Incendio nelle strutture di pregio storico e artistico (118 Swissfire)

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Schweizerische Feuerwehr-Zeitung | Journal des sapeurs-pompiers suisses Giornale dei pompieri svizzeri | Revista svizra dals pumpiers Gossau: Brand in Recyclingfirma Sierre: accident de car Monte Ferraro (TI): importante incendio 118 swissfire.ch 10.2012 www.swissfire.ch Fr. 10.–

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La Federazione dei Corpi Vigili del Fuoco volontari della Provincia di Trento in collaborazione con il Corpo Nazionale dei Vigli del Fuoco, Il Servizio Antincendi della P.A.T., l’Ordine professionale degli Ingegneri, il Castello del Buonconsiglio, i Vigili del fuoco volontari dell’Unione di Mezzolombardo e del Corpo VV.F.VV. di Ton, ha organizzato un seminario sull’incendio nelle “strutture tutelate”.

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Gossau: Brand in Recyclingfirma Sierre: accident de car Monte Ferraro (TI): importante incendio

118swissfire.ch

10.2012 www.swissfire.ch Fr. 10.–

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Sono vivi in tutti noi i concitati momenti del «salvataggio» della Sacra Sindone dal Duomo di Torino avvolto dalle fiamme, mentre dal soffitto piovevano ettolitri d’ac-qua, era la notte tra l’undici e il dodici aprile del 1987. Nove anni più tardi le fiamme avevano, invece, interamente di-strutto il Gran Teatro della Fenice e, nel 2010, era stata l’acqua di spegnimento a danneggiare una tela del Tiziano che si tro-vava fissata sul soffitto della Basilica della Salute di Venezia. Come intervenire quindi in un edificio tutelato, nella malaugurata ipotesi si sviluppi un incendio, quando la salvaguardia dei beni raggiunge un’impor-

tanza notevole? Come limitare al massimo i danni da acqua e come asportare e conser-vare le opere d’arte contenute nei fabbricati storici?

«L’importanza di formare i vigili del fuoco …»L’ingegner Bosetti (Direttore dell’Ufficio Prevenzione Incendi del Corpo Permanente VVF di Trento) ha rimarcato quanto sia no-tevole l’importanza della salvaguardia dei beni durante l’intervento in un edificio «tu-telato» dalla Sovrintendenza. Silvano Zam-boni (Castello di Buonconsiglio) ha sottoli-neato l’importanza di formare i vigili del

fuoco al trattamento e all’evacuazione dei beni culturali, dopo il fatto calamitoso. «I volontari vanno coinvolti e motivati», ha detto «quando un bene culturale va distrutto, è come aver perduto uno di famiglia», por-tando l’esempio della Fenice per i veneziani.

Dal maggio 2007, tra l’altro, anche in Italia è stata introdotta la possibilità di im-piegare l’approccio ingegneristico (Fire Sa-fety Engineering) per la progettazione della sicurezza antincendio degli edifici e delle attività produttive. Questo nuovo approccio risulta particolarmente efficace nella pro-gettazione delle costruzioni prive di norme tecniche specifiche, nell’ottenimento delle deroghe di prevenzione incendi, negli inter-venti sui beni culturali e sugli edifici com-plessi. Su questi aspetti hanno relazionato Emanuele Gissi (vicecomandante Co-mando Prov.le VVF di Genova), e Giovanni Longobardo (Direzione Centrale Preven-zione e Sicurezza Tecnica del CNVVF), quest’ultimo ha fatto un apposito studio sull’esodo in caso d’incendio proprio da Castel Thun.

Castel Thun, Provincia di Trento (I)

Incendio nelle strutture di pregio storico e artisticoLa Federazione dei Corpi Vigili del Fuoco volontari della Provincia di Trento in collaborazione con il Corpo Nazionale dei Vigli del Fuoco, il Servizio Antincendi della P.A.T., l’Ordine professionale degli Ingegneri, il Castello del Buonconsiglio, i Vigili del fuoco volontari dell’Unione di Mezzolombardo e del Corpo VVF di Ton, ha organizzato un seminario sull’incendio nelle «strutture tutelate». Ai lavori hanno partecipato an­che due rappresentanti del Corpo Civici Pompieri di Bellinzona.

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«Castel Thun rappresenta sicuramente un’interessante opportunità per l’applica-zione di quanto previsto nel DM Interno 9 maggio 2007 – Direttive per l’attuazione dell’approccio ingegneristico alla sicurezza antincendio» ha detto Longobardo durante il suo intervento. «Infatti il campo applica-tivo del Decreto Ministeriale comprende sia Insediamenti di tipo complesso o a tecno-logia avanzata, sia Edifici di particolare ri-levanza architettonica e/o costruttiva, ivi compresi quelli pregevoli per arte o storia o ubicati in ambiti urbanistici di particolare specificità.»

In una prima fase occorre valutare vin-coli progettuali derivanti, in questo partico-lare caso, da esigenze peculiari dell’attività, vanno altresì studiate le caratteristiche de-gli occupanti in relazione alla tipologia d’e-dificio e alla destinazione d’uso prevista. Vanno identificati gli «obiettivi di sicurezza antincendio», va garantita la sicurezza de-gli occupanti e dei soccorritori, occorre inoltre valutare il danno accettabile e le condizioni limite d’incendio.

Ma quali sono gli obiettivi indicati nella direttiva CE/89/106:

• Lacapacitàportantedell’operadevees-sere garantita per un periodo di tempo determinato.

• Lapropagazionedelfuocoalleoperevi-cine deve essere limitata.

• Glioccupantidevonoessereingradodilasciare l’opera o di essere soccorsi altri-menti.

• Deveesserepresainconsiderazionelasicurezza delle squadre di soccorso.

Questi obiettivi coincidono con la sicu-rezza antincendio che è orientata alla salva-guardia dell’incolumità delle persone e alla tutela dei beni e dell’ambiente. Questa d’al-tronde è la mission del CNVVF e anche dei Corpi VVF Volontari.

Nel processo d’individuazione degli sce-nari d’incendio di progetto, devono essere valutati tutti gli incendi realisticamente ipo-tizzabili, scegliendo i più gravosi per lo svi-luppo e la propagazione del fuoco, la con-seguente sollecitazione strutturale, la salva-guardia degli occupanti e la sicurezza delle squadre di soccorso.

La norma tecnica statunitense NFPA 101 fornisce utili indicazioni sugli scenari d’in-cendio.

Anche gli occupanti, con le loro caratte-ristiche comportamentali dovute a età, ge-nere, razza, personalità individuali, even-tuali disabilità, fanno parte integrante dello scenario di riferimento.

L’incendio di progettoL’incendio di progetto è la descrizione quantitativa di un focolaio previsto all’in-terno di uno scenario di incendio. Il termine scenario di incendio di progetto indica la descrizione qualitativa dell’evoluzione di un incendio che individua gli eventi chiave che lo caratterizzano e che lo differenziano dagli altri incendi. Di solito può compren-dere le seguenti fasi: innesco, crescita, in-cendio pienamente sviluppato, decadi-mento. In questa fase si deve anche definire l’ambiente nel quale si sviluppa l’incendio di progetto ed i sistemi che possono avere impatto sulla sua evoluzione, come ad esempio eventuali impianti di protezione at-tiva.

Nella seconda fase occorre dapprima scegliere il modello di calcolo. L’adozione di metodi calcolo sofisticati presuppone ov-viamente una particolare competenza nel loro utilizzo, nonché una approfondita co-noscenza dei fondamenti teorici che ne sono alla base sia della fluidodinamica

dell’incendio che delle teorie sull’esodo delle persone da ambienti confinati e in pre-senza di incendio.

I modelli di calcolo nell’ingegneria antincendioI modelli di fluidodinamica computazionale costituiscono l’asse portante dell’approccio prestazionale, ma occorre precisare che si può anche progettare mediante l’ausilio de-gli algoritmi di Fire Dynamics che possono essere reperiti nella letteratura internazio-nale. Anzi è consigliabile, sia in fase pre-progettuale che in fase di verifica, l’uso di

W «Questa d’altronde è la mission del CNVVF e anche dei Corpi VVF Volontari.»

Silvano Zamboni (Castello di Buonconsiglio) ha rimarcato l’importanza di formare i vigili del fuoco al trattamento e all’evacuazione dei beni culturali, dopo il fatto calamitoso.

Come intervenire in un edificio tutelato, nella mal­augurata ipotesi si sviluppi un incendio, quando la salvaguardia dei beni raggiunge un’importanza notevole? Come limitare al massimo i danni da acqua e come asportare e conservare le opere d’arte contenute nei fabbricati storici.

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tali algoritmi, di cui è però necessario co-noscere le ipotesi che stanno alla loro base ed i limiti di utilizzo.

Inoltre è necessario ricordare che anche altre «voci» dell’ingegneria antincendio sono descritte da modelli matematici:• laresistenzaalfuocodellestrutture;• lareazionealfuocodeimateriali;• irivelatoridifumoecaloreeletestine

sprinklers;• gliimpiantisprinklerewatermist;• ilcomportamentodeivetri;• l’esododellepersone.

Nei modelli di simulazione di esodo è necessario caratterizzare la popolazione di individui presenti in termini di dimensioni medie normalizzate, velocità, lunghezze e larghezze delle vie di esodo, descrizione dei percorsi orizzontali e suborizzontali (scale), coefficienti di handicap da applicare ad eventuali persone con disabilità, definizione

degli intervalli di tempo che concorrono a definire il tempo di evacuazione (tempo di rilevazione, tempo di allarme, tempo di pre-movimento e tempo di percorrenza).

«A titolo d’esempio», ha proseguito Lon-gobardo nel suo intervento, «le persone in movimento, mantengono una determinata distanza dalle pareti durante l’esodo (forza di repulsione). Inoltre, molto influisce la lar-ghezza delle porte (parrà paradossale ma vi sono ‹modelli› dove porte con larghezza in-feriore a 70 cm non danno luogo a esodo). Va detto anche che la ‹densità› gioca un ruolo importantissimo: 4/5 persone per mq comportano intollerabilità e panico (3,8 sa-rebbe il limite da non valicare).»

Ulteriori informazioni importanti riguar-dano la stima del tempo di evacuazione to-tale;inparticolare,devonoessereforniteapposite indicazioni per permettere di sti-mare la valutazione di:

• iltempodirilevazioneesegnalazionediallarme incendio che dipende da vari fat-tori: presenza di un impianto di rivela-zione automatica d’incendio, criterio di allarme utilizzato nella centrale di con-trollo e segnalazione dell’impianto, non-ché eventuale presenza di ritardo intro-dotta prima che venga diramata la segna-lazionediallarme,ecc;

• iltempodiinizioevacuazioneeivaloriche possono ritenersi accettabili nelle va-riecircostanze;

• iltempoperraggiungereunluogosicuroe le sue modalità di calcolo, conside-rando anche gli eventuali algoritmi che possono utilizzarsi qualora si voglia pro-cedere con una semplice determinazione manuale.Nella verifica di un sistema di evacua-

zione la variabile che interessa è il tempo, in particolare quello necessario per rag-giungere un luogo sicuro dove le persone possano fermarsi, tutelate dagli effetti dell’incendio;tempochedeverisultareno-tevolmente inferiore a quello in cui si svi-luppano le condizioni di incompatibilità ambientale. Questi valori vengono identifi-cati nei riferimenti internazionali con i ter-mini di RSET (Required Safe Escape Time) il primo, e di ASET (Available Safe Escape Time) il secondo.

La modellizzazione dell’esodo di Castel ThunPer le simulazioni di esodo si è usato il soft-warePathFinderdellaThunderHeadEngi-neering che è ben rappresentativo dei mo-delli basati sul movimento e che nell’ultima versione prevede anche una caratterizza-zione di ciascuna persona che lo avvicina ai modelli comportamentali.

PathFinder dispone di due opzioni per la descrizione del movimento delle persone (agents):• IlmodoSFPEcheimplementaiconcetti

diNelsoneMowrerriportatinelSFPEHandbookofFireProtectionEnginee-ring: è un modello di flusso dove le ve-locità di percorrenza sono determinate dalla densità degli occupanti dentro cia-scuna stanza ed il flusso attraverso le porte è controllato dalla larghezza delle stesse;

• IlmodoSteeringcheèbasatosull’ideadi comportamento di guida invertita tratto da un lavoro presentato da Craig Reynolds nel 1999.Il modello informatico elaborato da

Reynolds è basato su i «boids» ed è un modo per simulare i movimenti coordinati visti in stormi di uccelli o pesci. Il nome «boids» identifica un esempio delle crea-ture simulate.

Tipologie progettuali.

La modellizzazione dell’esodo nel castello di Thun.

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Il modello originale si basa su tre com-portamenti distinti:1 Il comportamento della separazione che

è stato utilizzato per prevenire situazioni in cui i membri del gruppo si accalca-vano uno sull’altro.

2 Il comportamento dell’allineamento che è stato utilizzato per guidare tutti gli ele-menti del gruppo in una direzione co-mune.Infine il terzo comportamento, di coe-

sione, serve al singolo «boid» per ricavare la sua posizione media in relazione ad altri «boids» e ad ostacoli naturali.

Per le simulazioni del castello di Thun è stato usato il modo Steering.

In PathFinder possono essere creati dei profili ad hoc per gli occupanti e tali profili possono essere assegnati a tutti oppure solo ad alcuni, avendo gli altri occupanti asse-gnati eventuali altri profili.

Nel caso in esame si è creato un Profile-Thun che è così caratterizzato:• Velocitàdeglioccupantidescrittodauna

funzione di distribuzione del tipo nor-male standard con:

Vmedia = 1,0 m/s dev. Standard = 0,25 m/s limite inferiore = 0,75 m/s limite superiore = 1,25 m/s• Larghezzadeldorsodescrittadaunafun-

zione di tipo uniforme con: limite inferiore = 42 cm limite superiore = 54 cm

Inoltre è stato creato un comportamento Thun caratterizzato da un tempo di pre-mo-vimento descritto da una funzione di distri-buzione di tipo uniforme con: limite inferiore = 30 s limite superiore=60 s

Si sono adottati tali valori in quanto il Castello di Thun è dotato di un tipo di ge-

stione di livello elevato classificato M1 se-condo BS PD 7974-6 ed un sistema di al-larme anch’esso di tipo diffuso e riportato ad una centrale operativa allocata all’in-terno della struttura stessa.

Infine si sono distribuiti i visitatori ai vari piani del castello, tenendo presente le pre-scrizioni procedurali che limitano i visita-tori totali a 240 unità, distribuiti in non più di 90 persone per piano. Nella simulazione ThunFull si ha la seguente distribuzione:Piano 3° – 87 personePiano 2° – 58 personePiano 1° – 35 personePiano T – 50 persone

Con queste ipotesi di progetto la simula-zione ha evidenziato un tempo totale di eva-cuazione pari a 4 minuti e 46 secondi. Il terzo piano è stato lasciato dall’ultima per-sona dopo 207 secondi.

Nella simulazione ThunPT si è invece ipotizzato un affollamento notevole solo al Piano Terra e al 1° Piano, per un totale di 103 persone.

Con queste ipotesi di progetto la simula-zione ha evidenziato un tempo totale di eva-cuazione pari a 116 secondi che però de-vono essere ben correlati con la simula-zione d’incendio che prevede il focolaio d’innesco al piano seminterrato. Infatti, poiché si sono evidenziate delle criticità in questo scenario, occorrerà indagare meglio sull’interazione con i prodotti gassosi dell’incendio.

MasePathfinderèunsoftware«proprie-tario», esistono applicativi «opensource»

molto validi ai fini della progettazione FSE (Fire Safety Engineering). FDS, versione 5 – ad esempio – è un modello di «fluidodi-namica computazionale» di un flusso ali-mentato col fuoco. Il modello risolve nu-mericamente una serie di equazioni Navier-stokes adatte per un flusso a velocità bassa, alimentato termicamente, mettendo in evi-denza fumo e calore prodotti dall’incendio. Nella soluzione parziale delle equazioni di conservazione di massa, tempo ed energia sono approssimate come differenze finite e

L’ingegner Bosetti (Direttore dell’Ufficio Preven­zione Incendi del Corpo Permanente VVF di Trento) ha rimarcato quanto sia notevole l’importanza della salvaguardia dei beni durante l’intervento in un edificio «tutelato» dalla Sovrintendenza.

Convegno e particolari manovre antincendio, si sono svolte nella caratteristica cornice di Castel Thun.

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la soluzione è aggiornata nel tempo su una griglia a tre dimensioni lineari. La radia-zione termica è calcolata usando una tec-nica a volume definito sulla stessa griglia del flusso solutore. Le particelle «lagran-giane» [1]sono utilizzate per simulare il movimento del fumo, lo scarico degli «splinkler» e gli «spruzzi» di combustibile.

Smokeview,invece,èunprogrammaas-sociato a FDS che produce immagini e «animazioni smokeviewed» dei risultati.Smokeviewècapacedivisualizzarefuocoe fumo in maniera corretta e realistica. Per via dei suoi «renderings» tridimensionali, Smokeviewèunaparteintegraledelmo-dello fisico poiché permette di valutare la visibilità all’interno di un compartimento incendiato in modo che i tradizionali soft-warenonriesconoafare.

Sebbene nessuna parte del kit FDS/SmokeviewsiastataadottatadalNIST(Na-tional Institute of Standards and Techno-logy) ci sono molte componenti aggiuntive al FDS – sviluppate da terze parti – sia di-sponibili commercialmente sia detenute da privati. La prima versione del FDS è stata rilasciata nel 2000. f

Antonio Ascanio Mangano, Direttore Responsabile

VFV Tecnica Antincendio e Protezione Civile

Tra le fonti: «Materiali del seminario», elaborati da Ing. Giovanni Longobardo (Direzione Cen-trale Prevenzione e Sicurezza Tecnica del CNVVF Area V – Protezione passiva)

«An introduction to Fire Simulation with FDS and Smokeview», autore Ing. Ema-nuele Gissi (Direttore Vicedirigente C.do Prov.le VVF Genova)

Si ringraziano: i relatori per il materiale fornito e per la disponibilità; il Corpo Vi-gili del Fuoco Volontari di Ton, l’Unione Distrettuale di Mezzolombardo e la Fede-razione dei Corpi VVF Volontari della Pro-vincia Autonoma di Trento per il supporto fornito e per la cordiale ospitalità.

[1] In matematica e fisica, e in generale nel cal-colo delle variazioni, l’equazione di Eulero-Lagrange, anche detta equazione di Eulero o equazione di Lagrange, è un’equazione dif-ferenziale la cui soluzione è tale da essere un punto stazionario per un dato funzionale. L’equazione è stata formulata da Leonhard Euler e Joseph Louis Lagrange nel XVIII se-colo. (fonte: Wikipedia)

W Castel Thun – Scrigno prezioso d’arte e di storia

Un lungo e peculiare lavoro di restau­ri ha reso possibile la sua visione attuale, rendendo questo imponente castello un’opera corale. Nel 1992 la Provincia autonoma di Trento acquisì Castel Thun, inclusi arredi e una par­te importante dell’archivio della fami­glia Thun. Il castello fu affidato alla direzione del Museo del Castello del Buonconsiglio, di cui divenne quarta sede e fu quindi oggetto d’una serie d’interventi. La conservazione della costruzione, l’individuazione e la va­lorizzazione di mobilie e suppellettili, nonché la reintegrazione delle dota­zioni disperse. Ovviamente occorse adeguare la struttura alle norme vi­genti, al fine d’agevolarne la visita.L’apertura al pubblico segnò un im­portante traguardo: il visitatore si ri­trova a percorrere un viaggio nel tem­po, nell’evoluzione dei modi e dei gusti dell’abitare. Giungere al castel­lo nelle diverse stagioni dell’anno, offre uno spettacolo affascinante; in molte tele sono infatti riprodotti i pae­saggi osservabili dalle finestre del

castello. Le porte fortificate ed i per­corsi obbligati che permettono ai visitatori, dapprima di salire, per poi discendere nel giardino all’italiana (costruito tra le cinte castellari) e, in­fine, il prato con la fontana ottagona­le che pare tutt’un paesaggio sino alla Rocchetta. Il castello si poggia su un colle boscato e ha come sfon­do le montagne, innevate d’inverno.Per restaurare Castel Thun, occorse un’articolata campagna di diagnosti­ca preliminare, al fine di puntare ad un restauro specialistico. Nel 2007 s’avviarono i progetti per l’impiantistica e per l’illuminazione e

si cominciarono le opere di restauro di secondo e terzo piano, lavori termi­nati nel 2009. Il Castello è raggiungibile a piedi at­traverso un breve sentiero nel bosco, quest’anno sono previsti il restauro del «cantinone» (spazio freschissimo dove si è tenuto il seminario antin­cendi) ed il restauro delle facciate.

La cronologia del restauro è tratta da: LE TRE VENEZIE testata

giornalistica multimediale di cultura, storia, arte e turismo

Castel Thun è un esempio raro e pre­zioso di dimora principesca, il più importante per la Provincia autonoma di Trento e, in particolar modo, per la Val di Non. Scrigno prezioso d’arte e di storia, il castello è da sempre un luogo di meraviglie, un richiamo costante di quello che dovettero signi ficare, per le genti trentine di un passato ormai lontano, il peso del potere, la forza dell’autorità, il fasto della ricchezza tradotto in edifici im­ponenti, in mura possenti.Un’autentica miniera di arredi originali, quadri e dipinti d’altissimo pregio ma anche di emozioni e rievocazioni al suo interno. Un viaggio a ritroso nella memoria, una piacevole «lezione di storia» che dà l’emozione di attraver­sare otto secoli del nostro passato.

Franco Panizza Assessore alla Cultura della Provincia

autonoma di Trento