iNBiCi magazine anno 6- n6 Giugno 2014

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periodico in distribuzione gratuita www.inbici.net Anno VI - N˚ 6 - Giugno 2014 20 LUGLIO 2014 - TRENTO

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LLa Regione di cui fa parte Pordenone si compone di due zone distinte, il Friuli e la Venezia Giulia. Questa caratteristica la rende una terra difficile da comprendere, soprattutto per la diversità dei dialetti, dei territori e dell’economia. Tuttavia, essendo una terra di frontiera, vicina al Nord Europa, questa Regione ha sviluppato un’autentica vocazione all’accoglienza nei confronti del turista, offrendo un’alta qualità delle strut-ture ricettive e dei servizi ad esse correlati. Pordenone, sia pur non immediatamente accessibile, essendo priva di un aeroporto proprio, è comunque raggiungibile attra-verso altre ed efficaci vie di comunicazione che portano il turista fino al cuore della cit-tà. La stazione ferroviaria, infatti, giunge in pieno centro e dista poco più di 600 metri dal Duomo. Non può sfuggire al visitatore, sin dal primo sguardo, l’impressione di essere arrivato in una città in cui l’attenzione al verde pubbli-co e ai servizi è al primo posto nella gestio-ne comunale. I giardini, infatti, incorniciano

le strade e le rendono piacevolmente per-corribili. Le biciclette, con le loro piste ci-clabili, consentono di pedalare senza rischi e di muoversi per tutto il centro cittadino.Corso Vittorio Emanuele II, porticato da en-trambi i lati, rappresenta il cuore del centro storico di Pordenone. Esso collega la viva-ce piazza Cavour con il Palazzo Comunale (1291-1365), che si staglia alla som-mità opposta del corso. La passeg-giata permette di ammirare palazzi in vari stili, dal go-tico al rinascimen-tale, come Palaz-zo Gregoris e la medievale Casa Vianello (o Casa dei Capitani) la cui facciata è deco-rata con affreschi policromi.

Pordenone, del resto, è famosa anche con l’appellativo di città dipinta, proprio per la presenza di palazzi dagli esterni decorati: ne sono altri esempi Casa Bassani e Pa-lazzo Mantica Tomadini. Alla destra del Pa-lazzo Comunale, caratteristico per la Torre dell’Orologio aggettante sulla facciata, si apre piazza San Marco in cui, tra i palazzi

rinascimentali che la caratterizzano, spicca la presenza del Duomo, di impianto tardo-gotico ma successivamente riadattato, e dell’alto campanile romanico. Sempre su corso Vittorio Emanuele, infi-ne, si trova il Museo Civico d’Arte allestito all’interno di Palazzo Ricchieri, mentre gli appassionati di arte contemporanea trova-no su Viale Dante e su via Bertossi le due sedi espositive del PARCO. Interessante da visitare in ogni stagione, in autunno Pordenone ospita anche il Silent Film Fe-stival, evento dedicato al cinema muto che negli anni ha assunto grande rilevanza per il settore.

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PORDENONE, L’ARTE IN GIARDINO

NEL SUO CENTRO STORICO PALAZZI AFFRESCATI E PORTICI, MA IL “VALORE AGGIUNTO” DELLA PROVINCIA FRIULANA È LA BELLEZZA INESTIMABILE DEI SUOI PARCHI RIGOGLIOSI

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TERAMO, UNA PICCOLA MESOPOTAMIA

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Una piccola “Mesopotamia” all’ombra delle imponenti cime dei Monti della Laga. Una metafora azzardata ma che rende appie-no l’immagine che Teramo offre di sé, visto dall’alto: una distesa di palazzi e chiese ubicate su un colle, che funge da naturale spartiacque dei fiumi Tordino e Vezzola.Edifici e musei di Teramo raccontano la sua lunga storia: dal Museo Archeologico, le cui collezioni partono dall’età preistorica, ai siti di studio dei resti romani, fino alla Pinacote-ca, che espone opere dal secolo XV in poi. Città di cultura, quindi, ma anche di buona tavola: la gastronomia teramana offre piatti gustosi come i maccheroni alla chitarra, le scrippelle  ’mbusse (in brodo), la ‘ndocca  ‘ndocca (a base di carne di maiale) e i dolci caggionetti alle castagne.Città tranquilla ed elegante, Teramo si apre su una piana tra due fiumi, dominata dalle cime del massiccio del Gran Sasso e aperta in direzione del mare. Il centro storico della città è piacevole da scoprire con una pas-seggiata tra raffinati caffè, palazzi rinasci-mentali e botteghe artigiane. Arrivando in Piazza Martiri della Libertà si può ammirare il Palazzo Vescovile, mentre a poca distan-za svetta il Duomo, con annessa torre sim-bolo della città.Proprio il Duomo, o Cattedrale di Santa Ma-ria Assunta (secc. XII-XV), conserva alcuni dei principali tesori artistici della città: il suo portale è decorato da mosaici e preziose sculture, mentre l’altare maggiore è impre-ziosito dal paliotto di Nicola da Guardiagrele. 

A poche vie di distanza, in-vece, si trova la chiesa pa-leocristiana di Sant’Anna (secc. VI-XII), che prima di essere distrutta da un in-cendio era la cattedrale cit-tadina. Nello stesso largo, gli scavi della Torre bruciata riportano – come i resti del teatro e dell’anfiteatro – alla più antica epoca romana. Tra gli edifici residenziali, meritano una visita il Castel-lo Della Monica, progettato dall’omonimo artista come sua dimora personale, e

il medievale Palaz-zo dei Melatino. Teramo è una città legata alle sue tra-dizioni, tanto che il calendario propone vari appuntamenti di rievocazione sto-rica, come i cortei rinascimentali della Festa dei Trionfi  e la sagra del Piat-to delle Virtù, che

ogni anno il primo maggio porta in piazza l’abitudine di condividere questa pietanza di antica origine. Tra le località di Teramo da visitare c’è Alba Adriatica, autentico cuore del litorale tera-mano, che sorge allo sbocco al mare della valle della Vibrata, una decina di chilometri a sud del confine regionale con le Marche. Ma anche Roseto degli Abruzzi, conosciu-ta anche con l’appellativo turistico di “Lido delle Rose”, una città della fascia costiera adriatica, figlia di Montepagano, antico bor-go che la sovrasta da una dolce collina. Principale centro della vallata del fiume Vo-mano, Roseto degli Abruzzi è posta di fron-te al massiccio del Gran Sasso d’Italia.

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Inbici Magazine Direzione e Amministrazione Via Delle Scalette, 431 - 47521 Cesena (FC)

Direttore Responsabile Mario Pugliese In Redazione Mario Pugliese, Dr. Roberto Sgalla, Massimiliano Muccini, Fabrizio Fagioli (Equipe Velòsystem), Equipe Enervit, Gian Paolo Mondini, Nicoletta Brina, Matteo Gozzoli, Aldo Zanardi, Anna Budini, Federico Tosi, Ricky Mezzera, Mario Facchini, Andrea Pelo Di Giorgio, Dr. Maurizio Radi, Gianluca Barbieri, Roberto Bettini, Paolo Mei, Roberto Zanetti, Dr. Alessandro Gardini, Dr. Piero Fischi, Luciana Rota, Lorenzo Comandini Fotografi Playfull, Studio5, Foto Castagnoli, Bettini Photo, Ido Talenti, Leonardo Morelli, Newspower Archivio fotografico Gianni Rocchi Distribuzione Italian Business Management LTD Responsabile Grafica Loredana Cramarossa Responsabile Facebook Gianni Rocchi Stampa Wafra Responsabile marketing Sara Falco

Diritti e proprietà INBICI MAGAZINE - SARA FALCO EDITORE - Reg imprese n° REA FO 323603 Iscrizione Registro Tribunale di Forlì nr. 3/2013 del 5 aprile 2013.Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale di articoli, foto e disegni senza autorizzazioni della SARA FALCO EDITORE.

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Inbici magazine Inbicimagazine

SOMMARIO

142La bici d’epocaa cura di Adriano Vispi e Dario Corsi

84Pagine Giallea cura della Redazione

138La playmate di giugnoa cura di Mario Pugliese

80Focus sulle aziendea cura di Roberto Zanetti

136Cicloscopioa cura della Redazione

62Donna In... Bici a cura di Mirko D’Amato

94Dossier Sport e Medicinaa cura del Dr. Maurizio Radi

16Dietro l’obiettivo: Ivan Bassoa cura della Redazione

98Il telaio idealea cura di Roberto Zanetti

4044a Gran Fondo Nove Collia cura della Redazione

88La denunciaa cura della Redazione

6Protagonistia cura di Paolo Mei

1165° Rally di Romagna MTBa cura della Redazione

44Sicurezza in garaa cura di Gianluca Barbieri

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a cura di PAOLO MEI

PROTAGONISTI

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Tempo di

lettura 9 minALESSANDRO BISOLTIL’ETERNA PROMESSASEMBRAVA UN PREDESTINATO E, INVECE, QUALCOSA SI È INCEPPATO NELLA CARRIERA DEL GRIMPEUR BRESCIANO. CHE DICE: «RIPARTO INSEGUENDO IL MIO SOGNO: UNA TAPPA AL GIRO»

Questa è la storia particolare, un po’ avvin-cente e un po’ deludente, di uno scalatore umilissimo nato nel 1985 e capace di domi-nare, a soli 21 anni, una delle corse più dure del mondo: il Giro Ciclistico Internazionale della Valle d’Aosta. Sembrava un predesti-nato, ma purtroppo qualcosa non ha girato nel verso giusto. Grinta e carattere non man-cano di certo all’esile scalatore bresciano che nel 2014 è rientrato tra i professionisti dopo un’annata di stop.

Alessandro Bisolti, nato a Gavardo 29 anni orsono: chi l’ha messa sul sellino e quando?«Ho iniziato da esordiente secondo anno, solo per poche corse alla fine della stagio-

ne. Un amico mi chiese di provare a correre e accettai. Mi dissero che per le corse sarebbe stato meglio aspettare l’anno successivo, ma mi invitarono comun-que ad un allenamento. Durante uno strappo (che allora era una sa-lita durissima!) rimasi da solo e cambiarono i programmi: “ragazzo – mi dissero – domenica tu corri!” Fino alla soglia del dilettantismo, per me la bici era comun-que un gioco: sempre

prima la scuola poi, nel tempo libero, sci in inverno e bici d’estate, magari con qualche par-tita ai giardinetti a

calcio con gli amici. Una cosa molto tran-quilla insomma!»

Alessandro Bisolti, 176 cm di altezza per poco meno di 55 kg: facile capire da questi dati le sue caratteri-stiche tecniche: scalatore. Ci parli di lei

tecnicamente.«Peso poco e me la cavo in salita o nelle corse più impegnative. Diciamo che mi piace pedalare quando la strada s’impen-

na, mi dà più soddisfazione. Credo di aver sempre avuto un buon recupero e di essere stato sempre molto regolare. Infatti sono

sempre andato bene nelle corse a tappe.»

Ripercorrendo la sua carriera, le vitto-rie ottenute sono poche, ma una in particolare, ottenuta otto anni fa al Giro della Valle d’Aosta, sembrava poter rappresentare la rampa di lan-cio di una carriera che, di fatto, non le ha regalato quello che promette-va. Giusto?«Non ho mai vinto molto, ma davan-ti, soprattutto da dilettante, ci arrivavo

quasi sempre, di piazzamenti ne ho sem-pre fatti un’infinità. Il Giro della Valle d’Aosta 2006 mi prospettava un futuro roseo e molte porte aperte. Poi purtroppo qualcosa non è andato nel verso giusto da professionista.»

In quell’anno, il 2006, l’asso della Palaz-zago, Bisolti precedette in classifica un irlandese, un certo Daniel Martin (nipo-te di Stephen Roche, ndr), che avrebbe poi vinto una tappa al Tour de France e la Liegi-Bastogne-Liegi. La classifica dei traguardi volanti andò a un giovanissimo belga: Greg Van Avermaet, che avrebbe poi vinto la classifica a punti alla Vuelta e un podio al Fiandre. Non le sale il nervoso solo a pensarci?«Eh già! C’erano tanti altri nomi di altissimo livello. A dire la verità un po’ sì, all’inizio mi in-nervosivo, però vedo anche il lato positivo:

Alessandro Bisolti

La grinta di Alessandro

foto BETTINIPHOTO

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io li ho battuti e ne sono orgoglioso, e la mia vittoria con loro dietro vale molto di più. Poi comunque è nato anche un bel rapporto con loro, quando li incontro ci salutiamo ed ora, quando vedo che i miei avversari di allora arrivano davanti, la cosa mi stimola a cercare di arrivare ai loro livelli e, magari, di ritornare ai miei.»

Dilettante di classe alla Palazzago, ap-punto. Le veniva tutto facile in quel pe-riodo. I risultati le permisero di sogna-re in grande: cosa sognava il giovane Alessandro?«Sognava di diventare un bel corridore, ma-gari un campione e di vincere il Giro d’Italia. In fondo sognare non è mai costato nulla a nessuno.»

Un anno da stagista alla Tinkoff per “as-saggiare” il mondo del ciclismo profes-sionistico. Poi, finalmente, nel 2009 l’e-sordio “vero”. Come fu l’impatto?«Con la Tinkoff ho fatto le mie prime due corse da professionista: furono emozio-nanti! All’inizio mi sentivo un poco timoro-so, catapultato in un mondo che guardavo solo da fuori e in TV. Poi, ascoltando il pa-rere delle persone che mi seguivano, ab-biamo deciso di rimandare il mio passag-gio al professionismo che è poi avvenuto nel 2009. Avendo iniziato tardi a fare sul serio effettivamente avevo ancora molto da imparare. Dovessi tornare indietro però deciderei di passare subito e crescere tra i professionisti.»

Furono anni importanti, tanto che nel 2010 partecipò al Giro d’Italia (74° in classifica generale, ndr). Che espe-rienza fu, per un ragazzo semplice come lei, affrontare una corsa così complessa?«Già il fatto di esserci fu una sod-disfazione enorme. Poi sono riu-scito a farmi vedere con qualche bella azione, soprattutto grazie ad una fuga nella 14esima tap-pa vinta da NIbali, quella con il Monte Grappa da scalare.

Mi trovai solitario al comando in diretta TV, con la gente che mi chiamava per nome, io con l’elicottero sopra la testa e le moto RAI, pensavo alla gente del mio paese a casa e nei bar davanti al televisore. È stata una gior-nata indimenticabile e magari con un po’ di fortuna avrei vinto una tappa e oggi starem-mo facendo un altro tipo di intervista.»

Dal 2011 passò con Scinto alla Farnese, quindi al Team Idea, per concludersi con un anno “nero”, fuori dalle corse. Cosa successe?«Con Scinto e Citracca non saprei, credo di essere andato bene. Dovevamo fare un bel Giro d’Italia poi, all’ultimo momento, hanno fatto altre scelte così come anche a fine sta-gione. Nel ciclismo ci sta, fa parte del gioco. Con il Team Idea invece ero allettato da un

bel progetto presentatomi da Davide Boifava che però non si è concretizzato e anzi è fini-to con la chiusura della squadra per quanto riguarda il mondo prof a fine stagione. Così non ho trovato un team per la stagione 2013 e ho smesso di correre. Però questo anno nero dal punto di vista sportivo mi è servito molto. Mi sono rimboccato le maniche ed ho imparato a lavorare, con mio padre, facendo il lattoniere. Poi ho ripreso in mano i libri e pre-so l’abilitazione alla professione di geometra che mi mancava dopo il diploma. Sono an-dato anche a convivere con la mia ragazza Sara ed abbiamo messo in cantiere il nostro capolavoro: Victoria, arrivata a gennaio!»

Dopo il temporale arriva sempre il sole e quest’anno la Vini Fantini Nippo le ha dato una grossa possibilità, ovvero quella di rientrare tra i professionisti. Nel frattempo è anche diventato papà. Una seconda chance, una seconda vita e so-prattutto tanta responsabilità in più. Cosa chiediamo a questo 2014?«Ho conosciuto Stefano Giuliani alla Farne-se nel 2011, abbiamo instaurato subito un bellissimo rapporto, che è sempre continua-to. Lui ha sempre creduto in me e, appena ne ha avuto la possibilità, mi ha chiesto se avevo voglia di scendere dai tetti e tornare a pedalare. Al 2014 chiediamo di recuperare il tempo perso, di ripartire con questo nuovo e ambizioso progetto e magari di vincere la mia prima corsa da professionista.»

Ora risponda in maniera sintetica e deci-sa. Il giorno più bello della sua vita? «Sportivamente: la fuga al Giro 2010; in as-soluto il 14 gennaio 2014: è nata Victoria.»

Il suo sogno nel cassetto? «Stare bene con la mia famiglia, in serenità e tranquillità, regalando a familiari e amici qualche emozione in bici.»

La sua corsa ideale?«Il Giro d’Italia.»

La corsa che proprio non ama?«Tutte quelle in cui vado piano.»

Il rimpianto più grande?«Direi non essere salito su qualcuno dei treni importanti che sono passati.

Solo nella ‘vita sportiva’ si intende.»

Per uno scalatore come lei, forse il Giro rimane la corsa dei so-

gni. Noi le auguriamo natu-ralmente di poterlo riassa-porare, come successe nel 2010. Quante probabilità ci sono di rivederla al via del-la corsa rosa?«Non saprei, io ce la metterò tutta, ci spero e sono ripartito per tornarci.»

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GIRO D’ITALIA

NASTRO ROSA PER QUINTANA MA NEL FUTURO C’È ARU

a cura della REDAZIONE

LA COLOMBIA CANTA LA PROPRIA GIOIA, L’ITALIA BRINDA AD UNA BEATA GIOVENTÙ CHE STA CRESCENDO. E INTANTO, DA BASSO A EVANS, SI ARRENDE LA GENERAZIONE DEGLI ULTRATRENTENNI

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Aspettando Nibali sulle rampe francesi, il futuro del ciclismo italiano, da oggi, si scrive in tre parole: Aru. Anche senza il “lie-to fine”, è lui l’astro nascente delle due ruote tricolori, l’uomo che – senza scomodare i “soliti” paragoni inetti – ha saputo riempire di adrenalina questa corsa rosa.Di Fabio entusiasma soprattutto la progressione in gara, quella sua capacità di alzare sempre l’asticella delle ambi-zioni, di piantare in asso la compagnia e “buonasera”, anche se alla “prova dello Zoncolan” gli è mancato lo spunto del campionissimo. L’Ital-ciclo è parti-ta dall’Irlanda con scarse possibilità di ben figurare: troppo stagionati o troppo acerbi i nostri interpreti. E, invece, siamo arrivati sull’inedi-to traguardo di Trieste con nuove certezze. Il giovane sardo, dopo ventuno tappe interpretate con la folle te-merarietà del giovane rampante (splendida, in particolare, l’ultima cronometro) si è arreso solo alla spensierata solidità del colombiano Nairo Quintana che, scortato da una squadra inossidabile, ha dimostra-to, da Belfast a Trieste, di essere il più forte. Questo il verdetto di un Giro che, fedele alla sua fama, ha regalato brividi, emozioni e tante polemiche.Il colombiano, che sotto il rosa ha vestito la maglia bianca di miglior giovane, riporta sul piedistallo della corsa uno scalatore vero, sen-za l’eleganza del passista ma innervato con la ruvida tenacia dell’uomo votato alla sofferenza.

Al diavolo la cifra stilistica, la maglia rosa quest’anno premia l’anima di un gregario mancato, uno di quegli spaccalegna che, quando la strada s’impenna, lo fermi solo a fucilate.Certo, la pagina dello Stelvio ha inciso eccome sul silicio della graduatoria, come ha ammesso anche un team manager navi-gato come Beppe Martinelli: «Magari Quintana avrebbe vinto lo

stesso il Giro, ma certo quel giorno non sarebbe arrivato al traguardo con quasi quattro minuti. E a quel

punto avremmo visto tutta un’altra corsa». Giusto e sacrosanto, ma non resterà trac-

cia di questa (fondatissima) polemica negli albi d’oro del Giro d’I-

talia. Quintana, detto an-che la Sfinge di Combita perché non cambia mai espressione, è stato in assoluto il gran-de dominatore del-la corsa e nessuno quest’anno avrebbe potuto sfilargli la ma-glia rosa. Già al Tour 2013 aveva mostrato le stimmate del cam-pione, ma quest’an-no si è preso il Giro senza scomporsi più

di tanto. Probabilmen-te non era nemmeno al

100% ma nella terza settimana ha corso da dominatore.

In mezzo ai ragaz-zi del ’90 – Quintana e

Tempo di

lettura 6 min

La presentazione delle squadre a Belfast in Irlanda del Nord, sede di partenza del Giro d’Italia 2014

Rigoberto Urán e Nairo Quintana in azione

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Aru – si colloca l’altro colombiano, Ciccio Uran, sempre sorridente e, soprattutto, bravo a legittimare il secondo posto sull’a-scesa decisiva dello Zoncolan, quella che non ammette bluff e che dunque regala i verdetti più credibili. Per tutti e tre i protagonisti di questo Giro D’Italia adesso si aprono scenari differen-ti e il Tour di luglio può far gola. È difficile pensare di essere competitivi in due grandi corse a tappe, ravvicinate e con due come Froome e Contador che hanno la maglia gialla come obiettivo stagionale. Quintana ha già detto che pensa alla dop-pietta per il 2015. Vedremo, per ora il pro-posito resta a mezzaria come una bella intenzione.

Potremmo, infine, discutere sul reale tasso tecnico di questo Giro, sul declino (annun-ciato) della generazione degli ultratrenten-ni (Basso, Cunego e nonostante la grinta Evans), sulla confusione di alcune decisioni dell’organizzazione e su ciò che ha funzio-nato e ciò che è da rivedere. Si parlerebbe all’infinito senza venire a capo di nulla.Questo è stato il Giro d’Italia 2014 e come ogni paragrafo di storia di ciclismo e del nostro Paese, va in archivio lasciando a ogni appassionato la facoltà di ricordarlo così come lo ha vissuto. Fuori dall’aspetto sportivo, il Giro verrà ricor-dato anche per la proposta di matrimonio nel bel mezzo della crono del Montegrappa. L’olandese Jos van Emden della Belkin, si è fermato, è sceso dalla bicicletta, si è av-vicinato all’ammiraglia e poi a bordo strada dove ha chiesto alla sua fidanzata Kimberly Herpelinck di sposarlo. Ovviamente sarà stato il corridore più felice a tagliare il tra-guardo quel giorno nonostante gli 11’ 56’’ di distacco dal vincitore, ma adesso do-vrà allenarsi per “preparare” bene il ma-trimonio dopo l’inevitabile sì di Kimberly. Fiori d’arancio dunque per i due promes-si sposi olandesi ma un bouquet di “fiori rosa fiori di pesco” sembra azzeccato.

Lo spettacolo scenario dello Zoncolan Un sorridente Nairo Quintana con la coppa del Giro

La grinta della giovane promessa Fabio Aru

Il podio del Giro 2014: Nairo Quintana, Rigoberto Urán e Fabio Aru

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10 L’EDITORIALEl’editore MAURIZIO ROCCHI

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IN COPERTINA

LA LEGGENDARIA CHARLY GAUL UCI WORLD CYCLING TOUR 2014TAPPA DI QUALIFICA NEL NOME DI CHARLY GAULDOPO IL SUCCESSO 2013, LA LEGGENDARIA CHARLY GAUL RICONFERMATA TAPPA DEL “MONDIALE” AMATORITRENTO, MONTE BONDONE, VALLE DEI LAGHI GIÀ SOGNANO NUOVE EMOZIONI SU DUE RUOTEDALL’AUSTRALIA ALLA SLOVENIA, IL LUNGO CALENDARIO DELL’UCI WORLD CYCLING TOUR

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In Trentino dal 17 al 20 luglio prossimi tor-nerà in sella uno dei più apprezzati appun-tamenti del panorama granfondo dedicati alle ruote fine: La Leggendaria Charly Gaul Trento Monte Bondone – Trofeo Wilier Triestina. Quella del 2014 sarà la 9a edi-zione di una gara che solo lo scorso anno era stata preambolo di pregio alla finale dell’UCI World Cycling Tour, il Campionato del Mondo di Ciclismo Amatori e Master che si è corso a settembre sulle stesse strade, dal cuore di Trento fin sulle pendici del Monte Bondone e nella Valle dei Laghi. Anche nel 2014 quindi la granfondo de-dicata all’Angelo della montagna, Charly Gaul, non si smentirà e si riconfermerà per la terza volta consecutiva unica tappa ita-liana di qualifica al “mondiale” amatori e master che approderà quest’anno in Slo-venia. In attesa di vivere nuove emozioni su due ruote, lo staff dell’ASD Charly Gaul Internazionale e dell’ApT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi guidato da Elda Verones ha rotto gli indugi e procede spe-dito con i preparativi.I percorsi rimarranno pressoché invariati rispetto alla passata edizione. Solamente nella prima parte di gara, dopo la salita di Palù di Giovo, ci sarà un piccolo cambio di programma con la corsa che non transite-rà più nei pressi di San Michele all’Adige, ma scenderà direttamente a Lavis puntan-do su Trento e poi sui chilometri restanti con un’unica certezza: la “salita Charly Gaul” che condurrà sul traguardo di Vason sarà ancora una volta lì ad attendere i tanti corridori per la prova decisiva.

Tra i numerosi ciclofondisti che hanno già strappato un biglietto per le gare del pros-simo luglio ci sarà anche il sudafricano Grant Lottering, che lo scorso anno era incappato in uno spiacevole incidente in gara. L’atleta nelle scorse settimane, ringraziando l’intero staff della manife-stazione ed i sanitari per le attente cure ricevute, ha dichiarato di voler tornare in pista per la 9a edizione della Leggendaria Charly Gaul e portare così a termine i chi-lometri iniziati nel 2013.Chi si imbarcherà per l’appuntamento su due ruote trentino potrà poi gustare non

solo il grande agonismo delle gare in programma, ma anche le numerose offerte che l’intero territorio di Trento, del Monte Bondone e della Valle dei Laghi avranno in serbo, tra manifesta-zioni, arte, cultura, storia, senza dimenti-

care i gustosi sapori della tradizione. Non ci sarà di certo da restare a bocca asciutta.

Info: www.laleggendariacharlygaul.it

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UCI WORLD CYCLING TOUR

IL MONDO UNITO DALLA BICICLETTA

a cura della REDAZIONE

A MAGGIO SI SONO DISPUTATE LE GARE DI QUALIFICAZIONE NEGLI STATI UNITI E IN FRANCIA. E INTANTO, IN UN CALENDARIO SPALMATO SU TUTTO IL PIANETA, CRESCE L’ATTESA PER LA SELEZIONE ITALIANA IN PROGRAMMA A TRENTO DAL 18 AL 20 LUGLIO

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Dopo tre stagioni di successi planetari, l’UCI World Cycling Tour (UWCT) si presenta, an-che quest’anno, con un ricco calendario di 14 appuntamenti spalmati su tutti i continenti (manca all’appello soltanto l’Asia).Oltre ai tradizionali paesi europei, quelli da sempre con una consolidata cultura ciclistica – come l’Italia, il Belgio, la Spagna, la Francia e l’Austria (a cui si aggiungeranno nel 2014 la Grecia e la Danimarca) – le manifestazioni si svolgeranno in tutto il mondo con tappe in Sud Africa, Brasile, Stati Uniti e Australia.

Nel mese di marzo e aprile sono state orga-nizzate due corse a tappe: una a Perth (28-30), sulla costa dell’Australia (una “tre giorni” con cronometro, gara in circuito e granfondo finale) e l’altra nell’isola di Creta, in Grecia (25-27 aprile), dove si sono disputate due cronometro ed una corsa su strada. I parteci-panti avevano, da regolamento, la possibilità di non correre almeno un giorno e quindi di prendere parte a due prove su tre. Come da tradizione, entram-be le tappe – divise tra loro da migliaia di chilometri – hanno

riscosso un grandissimo successo di pubblico e partecipanti. Lo stesso vale per le due tappe ufficiali di maggio, che si sono

disputate negli Stati Uniti, a Winston Salem, con il Tour of Winston-Salem e in Francia, a Nevers, con “La Look”. Giugno è partito con la Gran Fondo di Co-penaghen e proseguirà a Lubiana, in Slovenia che, dal 28 al 31 agosto, ospiterà anche la gara finale, che – novità per il 2014 – quest’anno ha ufficialmente cambiato la sua denominazione in UCI (Campionato del Mondo Amatori su Strada).Già definiti anche i tracciati di gara: il gruppo di cor-ridori appartenenti alla categoria più giovane dovrà coprire un percorso di 157 km, mentre la categoria di corridori più anziana si cimenterà su una distanza di 100 km. La cronometro sarà invece di 19 km, di-segnata su un tracciato totalmente piatto e tradizio-nalmente battuto dal vento.

Per quanto riguarda le licenze ammesse, i corridori che parteciperanno al Campionato del Mondo dovranno essere in possesso di una licenza nazionale, che inve-ce non sarà necessaria per le prove di qualificazione. Ricordiamo, infine, che per l’Italia, la tappa ufficiale di qualificazione sarà la leggendaria Charlie Gaul, in pro-gramma a Trento dal 18 al 20 luglio prossimi.

Per qualsiasi informazione consultare il sitowww.uciworldcyclingtour.com

Gran Fondo di Perth in Australia disputata dal 28 al 30 marzo 2014 facente parte dell’UCI WORLD CYCLING TOUR

Foto della Granfondo LA LOOK tenutasi il 18 maggio 2014. Fa parte del calendario UCI WORLD CYCLING TOUR

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www.uciworldcyclingtour.com

UCI World Cycling Tour è una serie di eventi in cui

i cicloamatori avranno la possibilità di vincere la maglia

iridata UCI. Attraverso prove di quali cazione in tutto il

mondo, i corridori potranno guadagnare un posto per

partecipare al Campionato del Mondo Strada Amatori,

che assegnerà il titolo di Campione del Mondo, strada e

cronometro individuale, per ogni categoria.

Il calendario 201415 Settembre ‘13 : Lorne, Australia26-27 Ottobre ‘14 : Pietermaritzburg, Sud Africa28-30 Marzo ‘14 : Perth, Australia25-27 Aprile ’14 : Chania, Grecia17-18 Maggio ‘14 : Winston-Salem, Stati Uniti18 Maggio ‘14 : Nevers, Francia30 Maggio - 1Giu ’14 : Copenhagen, Danimarca6-8 Giugno ‘14 : Ljubljana, Slovenia15 Giugno ‘14 : Sankt Pölten, Austria19 Giugno ‘14 : Botucatu, Brasile22 Giugno ‘14 : Andenne, Belgio18-20 Luglio ‘14 : Trento, Italia23 Agosto ‘14 : Vielha, Spagna28-31 Agosto ’14 : Campionato del Mondo strada Amatori Ljubljana, Slovenia Qualificazioni per 201514 Settembre ‘14 : Lorne, Australia12 Ottobre ‘14 : Durban, Sud Africa

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I GRANDI CAMPIONI RACCONTATI DAL FOTOREPORTER ROBERTO BETTINI

IVAN BASSO: ALL’INFERNO E RITORNO

a cura della REDAZIONE

DAI PRIMI SCATTI DA JUNIORES ALLA CONSACRAZIONE NEI GRANDI GIRI. NEL MIO OBIETTIVO LA STORIA DI UN CAMPIONE CHE HA SEMPRE GIOITO E PIANTO DA VERO UOMO

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Ivan lo conosco da quando correva negli juniores. Prima lo incon-travo solo nelle gare che, occasionalmente, riuscivo a vedere. Poi, col suo passaggio tra i professionisti, sempre più frequentemente. Posso dire di essergli stato vicino nei momenti di gioia, ma anche in quelli più amari.Nel 1995, mentre con Claudio Chiappucci facevo la ricognizione del percorso del mondiale di Lugano, in cima alla salita, mi fermai a fare la foto a Chiappucci con il cartello della Crespera, la salita dove Coppi nel 1953 vinse i mondiali. In quel frangente Claudio mi disse: «Fammi la foto anche con lui, che un giorno diventerà famoso». Era Basso con la maglia della Gornatese, era venuto con lui in allenamento.Poi la vittoria ai mondiali di Valkenburg e l’anno successivo, dopo il Giro Baby, ci vedemmo da Fior e gli scattai le prime foto da profes-sionista in maglia Asics. Poi i nostri incontri si fecero sempre più fitti.Ancora oggi siamo ottimi amici e ci rispettiamo moltissimo, non a caso Ivan mi chiama ogni qual volta ha bisogno di fare fotografie. Nel 2006 vinse il suo primo Giro d’Italia e nella tappa dell’Aprica prima passò tra due ali di folla in maglia rosa, giusto dietro la mia moto, e poi arrivò tenendo stretta la foto di Santiago appena nato. E come faceva ad averla? Sua moglie Micaela mi aveva mandato sul mio cellulare la foto, io avevo preparato una stampa e a Trento gli avevo fatto la sorpresa. Lui la mise in tasca e sul traguardo la alzò al cielo.Anche quando nacque Levante, il suo terzo figlio, mezz’ora dopo la nascita ero già con lui all’ospedale per fargli la foto. Il giorno dopo partivamo per l’Argentina e voleva un ricordo da portare con sé.Nei due anni di stop forzato dovuti all’Operacion Puerto, siamo stati molto vicini. Ci sentivamo spesso al telefono e, in quel periodo, dove andava lui c’ero sempre anch’io: dal semplice concerto di Mango, suo grande amico (lo fotografai mentre suonava la batteria

con lui), alle prime uscite in bici con i figli per arrivare al tour de force sullo Stelvio nel mese di

giugno. Anche senza impegni agonistici da affrontare,

scalava la

montagna dei ciclisti almeno due volte al giorno e cercava di man-tenere i ritmi delle gare.A gennaio andammo con le famiglie a Dubai per una vacanza. Peda-lò con il gruppo di cicloturisti della XSeven di Pinarello per le strade deserte degli Emirati Arabi. Quando si tornava in hotel, dopo oltre cento chilometri, lui allungava per altre due o tre ore. Voleva a tutti i costi mantenere gli standard di allenamento del periodo delle gare, per poi simulare negli stessi periodi le gare e le salite.Prima del via controllava sempre il suo mezzo: era me-ticoloso, preciso, attento a tutte le novità che avrebbero potuto portargli un giovamento.

Tempo di

lettura 7 min

DIETRO L’OBIETTIVO

foto BETTINIPHOTO

foto BETTINIPHOTO

Ivan Basso in Maglia Rosa sul Mortirolo

Ivan Basso vincitore del Giro d’Italia a Verona

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Un mese dopo andammo in India a trovare una piccola famiglia che aveva adottato qualche anno prima e non aveva mai avuto il tempo di incontrare di persona. Fu un viaggio faticoso ma toccan-te: vedere i luoghi in cui vivono migliaia di persone in condizioni estreme e in luoghi incredibili, ti segna per sempre. Nei pochi gior-ni di permanenza volle comprare delle biciclette per tutta la “sua famiglia indiana” e quando gliele portammo gli occhioni neri dei bimbi luccicavano di felicità. Siamo passati in quindici giorni dal lusso di Dubai alle baracche di lamiera di Pune in India, incredibile!Ormai il giorno del rientro si avvicinava e, almeno una volta ogni quindici giorni, lo fotografavo nei suoi allenamenti con i quali cer-cava di ritrovare il ritmo gara.Scalava spesso il Sacro Monte di Varese, saliva e scendeva alme-no tre o quattro volte, oppure dietro la moto guidata da Aldo Sas-si, percorreva con il suo completo nero chilometri di strada anche sotto la pioggia. Era tutto preparato nei minimi dettagli: gli orari d’uscita, la prova della bici da cronometro, le salite e le discese, la sua unica bestia nera. Finalmente alla fine del 2008 terminò il calvario della squalifica e rientrò alle gare in Giappone. Non potevo non esserci: appena seppi della sua decisone di par-tecipare all’ultima gara dell’anno, prenotai un volo e partii per To-kio. La Japan Cup si correva sul percorso disegnato per il mondiale del 1990 a Utsunomiya ma nel senso inverso. Gli spettatori erano numero-sissimi e accoglievano tutti i concorrenti come idoli, restavano per ore in coda per poter avere solo il loro autografo.Corse con una grinta incredibile ed arrivò terzo al traguardo. La sera mi invitò con i suoi nuovi compagni della Liquigas in un ristorante a mangiare sushi per festeggiare il suo rientro alle gare e, dopo molto tempo, il suo viso tornò ad essere sereno e tranquillo. Sprizzava gioia da tutti i pori. Cenam-mo seduti per terra, ripassando in al-legria anche i momenti più difficili.A gennaio partimmo per il Tour di San Luis in Argentina. Un viaggio lunghissi-mo: a causa di scioperi e ritardi, ci vollero quasi tre giorni per arrivare a destinazio-ne. Prima una notte a Madrid poi un’altra a Buenos Aires, infine atterrammo a Mendoza e impiegammo 5 ore di pullman per arrivare alla meta.Noi stravolti, lui con le sue cuffie per la musica, ogni tanto mangiava la sua barretta e al matti-no seguente, dopo le migliaia di chilometri fatti in aereo e le ore di fuso, era dai meccanici a

farsi montare il nuovo manubrio scalpitando per poter uscire in allenamento.Ogni tanto chiedevo di far qualche foto per contestualizzare i miei

scatti e Ivan non si tirava mai indietro.Certo, bisogna capire quando si può chiedere senza dar fa-stidio, questo è molto importante per poter stare al fianco dei campioni. La stagione del pieno rientro portò molti bei piazzamenti, ma nessuna vittoria di prestigio. Lo riportò,

però, con la testa a ragionare da campione. Nella stagione 2010 tornò al vecchio sistema di alle-namento. Appena il tempo lo permise, andammo a provare lo Zoncolan, la montagna terribile con le sue pendenze difficilissime. Qui studiò ogni minima curva, la sua mente era già a maggio, ogni tanto tornava in-dietro e rifaceva la curva o il pezzo di rettilineo ripido. Qui mi disse, «scatto e li lascio tutti». Sono cose che si dicono, un po’ per scaramanzia un po’ per gioco, ma quando nella 15ª tappa del Giro affrontammo lo Zoncolan, lui attese quel tratto e poi via solitario verso l’arrivo a conquistare il suo secondo Giro.

Io chiaramente mi ricordavo il posto e nel momento del suo scatto ero prontissimo ad immortalarlo: quella

sua espressione di grinta e la bocca aperta è una delle fotografie che amo di più. In quello scatto c’è tutta la vo-

glia e la convinzione di voler fare qualche cosa di entusia-smante a pochi chilometri dall’arrivo. Poi qualche giorno dopo arrivò il suo trionfo a Verona, l’abbraccio a tutta la sua famiglia e ad Aldo Sassi credo rimarrà nella storia del ciclismo.

foto BETTINIPHOTO

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Ivan Basso sullo Zoncolan

Ivan Basso con il compianto Andrea Pinarello a Dubai

Ivan Basso in India

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MARCIALONGA CYCLING CRAFTa cura di NEWSPOWER

DOMENICA 29 GIUGNO, TRA LE VALLI TRENTINE DI FIEMME E FASSA, TORNA LO SCIAME DEI GRANFONDISTI. ECCO TUTTO QUELLO CHE DOVETE SAPERE PER UN FINE SETTIMANA “NO PROBLEM”

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Uno sciame di granfondisti è pronto a dare l’assalto ai rinnova-ti itinerari di gara della Marcialonga Cycling Craft, in programma domenica 29 giugno tra le valli trentine di Fiemme e Fassa. L’8ª edizione della manifestazione, infatti, celebra il ritorno delle salite dolomitiche di Monte San Pietro, Passo di Lavazé, Passo San Pellegrino e Passo Valles, da quest’anno nuovamente inserite nei tracciati. La gara scatterà alle 8.00 da Predazzo e i ciclisti potranno sce-gliere fra i due percorsi messi a disposizione dal comitato orga-nizzatore: il “lungo” da 135 km e il “medio” da 80 km. La prova di Predazzo fa parte dei circuiti Alé Challenge e Nobili/Supernobili, oltre ad essere valida per assegnare il titolo italiano Maestri di Sci AMSI ciclismo su strada. La Marcialonga Cycling Craft è inserita anche nel calendario del 1° Giro d’Italia Recumbent, una manife-stazione cicloturistica organizzata dall’Associazione Propulsione Umana e riservata alle biciclette reclinate a due o tre ruote, i cosid-detti veicoli a propulsione umana (info: www.slywayprojects.com). La Marcialonga Cycling Craft, assieme ai percorsi spettacolari nel cuore delle Dolomiti, mette a disposizione di tutti i partecipanti tanti altri servizi utili come gli hotel convenzionati, che offrono sog-giorni ad hoc per l’evento di domenica 29 giugno e il cui elenco è rintracciabile sul sito ufficiale della manifestazione. Inoltre, la Mar-cialonga Cycling Craft è senza dubbio una delle gare più “social” del panorama italiano con i canali Facebook, Twitter e You Tube ricchi di news e spunti quotidiani dal mondo Marcialonga. Ma non è finita qui perché chi possiede uno smartphone può rimanere costantemente aggiornato grazie all’app Marcialonga, scaricabile gratuitamente su Google Play o sull’Apple Store. Andiamo ora ad analizzare quelle che sono le FAQ, le domande più frequenti, relative alla Marcialonga Cycling Craft del 29 giugno prossimo.

E LA MACCHINA DOVE LA PIAZZO?Un tema importante per tutti i granfondisti è quello legato al par-cheggio di autovetture o camper: il giorno della gara verranno segnalati i parcheggi per i partecipanti e sul sito ufficiale della ma-nifestazione è possibile scaricare la piantina di Predazzo, dato che sabato 28 e domenica 29 giugno tutti i parcheggi a pagamento in centro al paese saranno gratuiti.L’ApT Val di Fiemme ([email protected]) e l’ApT Val di Fassa ([email protected]) sono gli uffici turistici da contattare per tro-vare un alloggio. Inoltre, come detto, sul sito ufficiale della manifesta-zione sono disponibili gli alberghi convenzionati con la manifestazione.

RISTORI SEMPRE GRADITI… MA OCCHIO ALLE LANCETTESono complessivamente cinque i ristori previsti sul percorso: in località Monte San Pietro e Passo di Lavazè per entrambi gli itine-rari, mentre sul percorso “lungo” altri tre punti saranno posizionati a Predazzo, al Passo San Pellegrino e al Passo Valles. Il tempo massimo stabilito è di 5 ore per il percorso medio e di 8 ore per il percorso lungo. Coloro che non rientrano in questi tempi saranno considerati fuori gara. Inoltre, sono previsti i seguenti cancelli ora-ri: Passo di Lavazè (km 60) entro le ore 12.00; Predazzo (km 80) entro le ore 12.30, oltre questo orario tutti i concorrenti verranno deviati verso il traguardo del percorso “medio”, e Passo San Pel-legrino (km 100) entro le ore 14.00.

PASTA PARTY MA ANCHE MINICYCLING ED EXPOIl tradizionale pasta party conclusivo si svolgerà presso lo Spor-ting Center di Predazzo ed è aperto anche agli accompagnatori: ogni concorrente riceverà un buono pasto per sé e uno per l’ac-compagnatore. La cerimonia di premiazione, invece, è fissata per le ore 14.00 di domenica 29 giugno in Piazza SS. Apostoli nel cuore di Predazzo.Venerdì 27 giugno alle 18.00 si svolgerà la Minicycling, gara non competitiva riservata ai baby ciclisti in un circuito cittadino chiuso al traffico. Sabato e domenica, sempre in Piazza SS. Apostoli a Pre-dazzo, sarà aperto l’EXPO con tutte le novità dal mondo delle due ruote, mentre sempre nella giornata di sabato, alle ore 17.30, verrà organizzato uno speciale aperitivo con musica dal vivo. Domenica alle ore 10.00 il Nutella Party e l’animazione per bambini serviran-no ad ingannare l’attesa per l’arrivo dei granfondisti a Predazzo.

PACCO GARA RICCO E ISCRIZIONI FINO ALL’ULTIMOLe iscrizioni sono aperte sino al 28 giugno e il comitato organizza-tore propone delle vantaggiose promozioni riservate ai team. Tutti i dettagli su registrazioni e scadenze si possono trovare sul sito ufficiale della manifestazione. Assieme al posto in griglia, i partecipanti della Marcialonga Cycling Craft si porteranno a casa l’utile pacco gara della manifestazione che contiene una canotta intima Craft personalizzata, un proteggi-labbra Blistex, un tubetto di crema sottosella Ozone, una borraccia e delle barrette Enervit, una confezione di delizioso formaggio Tren-tingrana da abbinare alla pasta in omaggio del Pastificio Felicetti prodotta in valle.

Info: www.marcialonga.it

DOLOMITI, IL NIRVANA DELLO SPORT

Il gruppo di testa all’edizione della Marcialonga Cycling Craft 2013

foto NEWSPOWER CANON

foto NEWSPOWER CANON

Tempo di

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IL PERSONAGGIO

LA BICICLETTA? EROTISMO DA BORGHESI

a cura di GIOVANNI ZACCHERINI

ENNIO DIRANI, PIONIERE DELLE DUE RUOTE, È STATO IL FONDATORE DELLA “CICLISTICA ORIANI” DI RAVENNA. OGGI, TRA CULTURA E ICONOGRAFIA, CI SPIEGA IL RAPPORTO “ANTROPOLOGICO” TRA BICICLETTA E ROMAGNOLITÀ

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Lo si vede sfrecciare per le pianure e le montagne romagnole a cavallo della sua specialissima De Rosa, vestito della ma-glia giallorossa della “Ciclistica Oriani” da lui stesso fondata. In quelle pedalate, però, non ci sono solo muscoli, ma tutta una cultura della bicicletta che il ravenna-te Ennio Dirani ha contribuito a raccoglie-re e divulgare.È chiaro che anche se il suo “chliché” è quello del folletto delle due ruote, il pro-fessor Dirani ha dato e ha lasciato tanto altro alla cultura ravennate. C’incontriamo in quella che è stata, dal 1972 al 1995, la sua biblioteca, la “Casa Oriani”, di cui oggi è presidente onorario. La sente an-cora come una sua creatura e si sente gratificato dalla traccia che vi ha impresso in decine di migliaia di acqui-sizioni librarie, convegni, corsi tematici e i settembrini “Incontri del Cardello”, dove le dotte conferenze tematiche finiscono in una merenda ricca di sapori autunnali.Uomo di raffinata cultura, conquistata, letteralmente, con il sudore della fronte, perché, figlio di una famiglia di braccianti

di Lavezzola, per potersi permettere gli studi, d’estate aiutava i suoi in campa-gna, si laureò poi a Bologna con una tesi su Emile Zola e intraprese una felice car-riera di insegnante a Ravenna. Una cit-tà che Ennio ha vissuto non solo come studioso e bibliotecario, ma anche, negli anni sessanta, nel ruolo di amministra-tore, quando entrò nella prima giunta di centro-sinistra come assessore alla cul-tura. Questa sua esperienza politica mi porta a fare una domanda, a lui come storico, su che cosa è mancato all’Italia per risolvere gli ormai suoi secolari pro-blemi: «Oggi – mi risponde – tutti si sciac-quano la bocca col ‘riformismo’, ma nei primordi del socialismo italiano era come una bestemmia, prevaleva un massima-lismo impossibile nella nostra nazione, mentre un personaggio come Turati fu sottovalutato e si perse l’occasione per creare un forte partito socialista. D’altra parte, anche nel partito comunista ci fu per molti anni l’ancoraggio ad uno stato-

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Alfredo Oriani

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guida come l’URSS, che ne impedì una vera autonomia, basti pen-sare al poco peso che si diede alle riflessioni critiche di Gramsci in opposizione all’ortodossia togliattiana». E questa opposizione tra ortodossia e innovazione, Dirani - dall’alto della sua formazione e pratica ciclistica e dall’essere stato direttore della biblioteca che

porta il nome di quel gran ciclista di Alfredo Oriani – ce la dimostra anche nella contrapposizione tra chi, come gli anarchici e i socialisti radicali, inizialmente vedevano nelle due ruote uno strumento di im-borghesimento e chi, invece, ne coglieva le potenzialità proletarie.E il rapporto “antropologico” tra bicicletta e romagnolità? «In ge-nerale, i romagnoli degni di tal nome hanno, più o meno tutti, con la bicicletta un rapporto sfacciatamente erotico. Parlo dei ma-schi, naturalmente, quindi restiamo sul terreno del più tradizionale etero-erotismo, visto che la bicicletta è, se non proprio femmina, femminile».Un grande umanista, negli anni cinquanta direttore della Biblioteca Classense, Manara Valgimigli, aveva messo in guardia dallo stereo-tipo del romagnolo estroverso, “dalla rumorosità becera”, come lo “spavaldo” che attraversa il paese su un rumoroso calessino con tanto di frustino infilato tra i raggi delle ruote per attirare l’attenzione delle ragazze; la vera romagnolità si doveva cercare invece nell’inti-mità, nella discrezione dell’anti-retorica e dell’anti-oratoria. Ebbene, Dirani annota causticamente che questa gustosa descrizione gli fa gioco per riferirsi al presente: «Il ragionamento, chiamiamolo così, è questo. Se mai fosse vero che esistono due Romagne, e non più di due, come invece credo, non si potrebbe allora dire, parafrasan-do ed aggiornando Valgimigli, che c’è quella della bicicletta e c’è quella d’è mutòr? Che c’è il romagnolo che va in bicicletta e c’è quello che va in motocicletta? Aggiungendo, s’intende, che tertium non datur, per un romagnolo schietto. Se accettate per un attimo la metafora ed il chliché, vi prego di essere indulgenti con la malizia che la sottende, perché non sfugge ad alcuno che chi scrive assi-mila il romagnolo sul mutòr allo spavaldo fracassone dal calessino, e riconduce il romagnolo ciclista alla Romagna della discrezione, dell’intimità, della gentilezza. Con qualche per nulla disinteressata forzatura, s’intende…».D’altronde, questo amore di Dirani per il velocipede si può dire che sia ben ricambiato perché è stato una sorta di filtro dell’eterna gio-vinezza come affermano le sue ammiratrici e gli permette di dire, o meglio, di non dire la sua età, rispondendo a chi gliela chiedesse: «Sono nato nel Quadragesimo Anno», data che, ovviamente, nes-suno sa e lo mette in condizione di essere scambiato per il maturo-giovane atleta che in effetti è.

Sulla destra Ennio Dirani

Page 24: iNBiCi magazine anno 6- n6 Giugno  2014

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CHARLY GAUL TRENTO MONTE BONDONE TROFEO WILIER TRIESTINA

SULLA SCIA DEL RE DEI GRIMPEUR

a cura di NEWSPOWER

IL PROSSIMO MESE DI LUGLIO LA RASSEGNA DOLOMITICA SPEGNE LA SUA NONA CANDELINA. L’OCCASIONE PER PEDALARE SU SCENARI MOZZAFIATO, ABBINANDO L’AMORE PER LA BICICLETTA AL PIACERE DI UNA VACANZA RIGENERANTE

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Il Trentino e le due ruote ormai da tanti anni viaggiano… in tandem. Sono centinaia, infatti, gli eventi ciclistici ospitati da questo territorio, che offre anche un ricco campionario di proposte per le vacanze in sella grazie a centinaia di chilometri di pi-ste ciclabili, bike hotels, convenzioni con le aziende di promozione turistica e molto altro ancora. Uno degli eventi che nel corso dell’ultimo decennio si è conqui-stato un posto di rilievo internazionale nel mondo delle granfon-do è “La Leggendaria Charly Gaul Trento Monte Bondone-Trofeo Wilier Triestina”, che nel 2014 festeggia la sua 9ª edizione. Dal 17 al 20 luglio appassionati di tutto il mondo affolleranno le strade di Trento, del Monte Bondone e della Valle dei Laghi prendendo parte alle gare in programma: la cronometro di venerdì 18 luglio in Valle dei Laghi e la prova in linea di domenica 20, con i percorsi “granfondo” di 141 km e “mediofondo” di 57 km.La “GF Charly Gaul” anche quest’anno sarà tappa di qualificazio-ne dell’UCI World Cycling Tour, il campionato mondiale amatori e master, le cui finali si svolgeranno dal 28 al 31 agosto a Lubiana, in Slovenia. Durante la settimana della manifestazione, però, Trento e dintorni non offriranno solamente tanti chilometri di belle strade per affi-nare la gamba in vista della gara, perché il Comitato Organizza-tore dell’ASD Charly Gaul Internazionale e dell’ApT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi propone a tutti i partecipanti numerose opportunità per allietare il proprio soggiorno trentino.Per gli “irriducibili” delle due ruote giovedì 17 luglio apriranno i battenti dell’area Expo, mentre sabato 19 sarà la volta della “Mini Charly Gaul” con i baby ciclisti impegnati in una gara di abilità in Piazza Duomo a Trento. Sul sito www.discovertrento.it si trovano tutti i “pacchetti” dell’ApT per una vacanza nella Città del Concilio alla metà del mese di lu-glio e, fra una sgambata e l’altra, sarebbe un peccato non visitare le attrattive storiche, culturali e naturali che Trento e la Valle dei Laghi mettono sul piatto. Ad esempio, utilizzando la Guest Card Trentino, una preziosa tessera messa a disposizione degli ospi-ti degli alberghi convenzionati, si potrà entrare gratuitamente al MUSE, il Museo delle Scienze della Città di Trento. L’innovativa struttura museale esplora i temi legati a scienza, natura e socie-tà offrendo sei piani di esposizione ricchi di giochi, esperimenti, postazioni interattive che rendono la visita accattivante sia per i grandi che per i più piccini. Il museo, unico in Italia, dal mese di maggio offre ai visitatori anche un noleggio bici per visitare il resto della città.

La partenza da piazza Duomo 2013

foto NEWSPOWER CANON

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Gli amanti della storia, invece, dovranno fare una capatina alla mostra “I Trentini nel-la Guerra Europea (1914-1920)”, ospitata nel caratteristico spazio espositivo delle Gallerie di Piedicastello e inserita nell’ambi-to degli eventi dedicati al Centenario della Grande Guerra. “Pedalando” a ritroso verso il passato, ecco che nella Valle dei Laghi e a Trento si trovano anche i castelli medievali come Castel Drena o, in città, il Castello del

Buonconsiglio. Inoltre, nel centro storico, lo Spazio Archeologico Sotterraneo del Sass, un’area di 1700 mq sotto piazza Cesa-re Battisti ed il Teatro Sociale, permette di visitare un ampio quartiere dell’antica Tri-dentum, la Trento Romana, riportato in luce grazie agli scavi archeologici effettuati in oc-casione del restauro e dell’ampliamento del teatro. Oltre all’accesso gratuito ai musei, la Guest Card Trentino consente di viaggiare gratuitamente con i mezzi del servizio pub-blico locale, visitare parchi naturali e centri termali della provincia di Trento e molto altro ancora.

Insomma, le tante attrattive paesaggistiche e naturali di Trento e del-la Valle dei Laghi tireranno la volata a “La Leggendaria Charly Gaul Trento Monte Bondone” che, oltre ad essere valida per l’UCI World Cycling Tour, fa anche parte degli apprezzati circuiti ciclofondi-stici Alé Challenge, Alpe Adria, Dalzero.it e Nobili/Supernobili.

Le iscrizioni alla granfondo sono in piena corsa e fino al 30 giugno la quota sarà di 58 € per la gara in linea e di 45 € per

la prova a cronometro, mentre nell’ultima “finestra” il co-sto salirà a 68 €, con deadline fissata per il 14 luglio.

Inoltre, fino al 30 giugno, a soli 25 € si può anche acquistare la maglia in tessuto tecnico de “La Leggendaria Charly Gaul Trento Monte Bon-done”, dopodiché il prezzo verrà ritoccato al rialzo. Per tutti i dettagli sulle registrazioni basta

consultare il sito ufficiale della manifestazione.La scorpacciata di ciclismo a Trento e in Valle dei

Laghi non si esaurirà con “La Leggendaria Charly Gaul Trento Monte Bondone-Trofeo Wilier Triestina”, ma prose-

guirà durante la settimana successiva con la mountain bike, perché Trento ospiterà le due frazioni conclusive della celebre

Craft Bike Transalp. La gara che scatta dalla Baviera farà tappa a Trento venerdì 25 e sabato 26 luglio e i biker dovranno affrontare

l’ascesa, rigorosamente off road stavolta, al Monte Bondone.

Info www.laleggendariacharlygaul.it

Il gruppo di testa

Una suggestiva immagine della partenza 2013

Gli olimpionici Juri Chechi e Antonio Rossi con Elda Verones direttore ApT Trento, prima del via nell’edizione 2013

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2424 CENTROCITTÀ

CHE MODELLO DI BICICLETTA POSSIEDONO I ROMAGNOLI? QUALE UTILIZZO NE FANNO? SI SENTONO SICURI PER LE STRADE CITTADINE? ADOTTANO LE ADEGUATE MISURE DI SICUREZZA?

UNO STUDIO DELL’OSSERVATORIO LINEAR DISEGNA UN AGGIORNATO RITRATTO DI UNA TERRA CHE, DOPO LA MODA DEI MOTORI, SI SCOPRE CONSACRATA AL CICLISMO

LISCIO, PIADINA E… PEDALATE

a cura della REDAZIONE

Romagna terra di motori? Una volta, for-se. Oggi – complice la crisi economica e le campagne di sensibilizzazione sui “corretti stili di vita” – è di gran moda la bicicletta.Meno costosa, più funzionale alla linea, la bicicletta – in questa terra di piadina e Sangiovese – sembra aver ormai defini-tivamente scalzato i centauri motorizzati degli anni ’80.L’Osservatorio Linear dei Servizi (www.li-near.it) – in concomitanza con la giornata Nazionale della Bicicletta indetta dal Mini-stero dell’Ambiente lo scorso 11 maggio – ha messo in evidenza i vizi e le virtù dei ciclisti romagnoli: che modello di biciclet-ta possiedono? Quale utilizzo ne fanno? Si sentono sicuri per le strade cittadine? Adottano le necessarie misure di sicurez-za? Di seguito le risposte.

Romagnoli e biciclette amore veroRisparmio e benessere fisico? Forse sì ma, di fatto, l’83% dei romagnoli afferma di possedere una bicicletta, mentre uno su due (55%) la utilizza: questo è uno dei risultati che emergono dall’ultima ricerca dall’Osservatorio Linear dei Servizi.

Modelli e utilizzo della bicicletta in RomagnaIn assoluto la “più amata” risulta lei, la co-moda city bike con il 53% di preferenze, seguita a ruota con il 28% dalla solida e affidabile mountain bike. La “vecchia e in-distruttibile bici del nonno” si afferma al terzo posto con l’11% di intervistati con-tenti di utilizzarla.

L’utilizzoMa per cosa utilizzano le due ruote green i cittadini della Romagna? Presto detto: tempo libero (63%), shopping e commis-sioni (39%), sport e benessere per il 17%, scampagnate brevi 23% mentre il 21% de-gli intervistati ne fa un utilizzo casa-lavoro. I criteri di una sceltaCosa si privilegia nella scelta della bici-cletta: senza dubbio la comodità per il 76%, leggerezza per essere abili (30%), la maneggevolezza per districarsi fra le strade cittadine per il 53%. La sicurezza è importante fattore di scelta della bici per il 34%, mentre un 15% bada al portafoglio e pone la scelta esclusivamente sul fatto-re prezzo.

SicurezzaAppurato che la bicicletta la fa ormai da padrona nelle strade romagnole passia-mo al capitolo sicurezza, come si com-portano i ciclisti? In cosa peccano quan-do sono in sella alle loro biciclette e cosa recriminano?Il 46% degli intervistati afferma di sentirsi sicuro in bicicletta nella loro città. Ma, di questi, il 14% solo quando percor-rono piste ciclabili mentre un altro 9% solo di giorno quando c’è la luce. Di contro il 12% del po-polo delle due ruote ritiene di non sentirsi mai sicuro, l’11% degli intervistati attribuisce questa insicurezza agli au-tomobilisti, un 7% ritiene che la manutenzione delle strade sia carente, un altro 21% ritiene invece che non vi siano o che siano troppo poche le piste ciclabili.

Auto-bici: rapporto difficileQuali sono in particolare i maggiori rimproveri che i ciclisti muovono agli au-tomobilisti? Il 53% degli intervistati lamenta la man-cata segnalazione di svolta con le frecce di direzione, il 58% indica l’apertura improvvisa delle portiere dell’auto senza prima controllare. Parcheggi in doppia fila

(48%) e invasione delle piste ciclabili (29%) completano il quadro non roseo per la sicu-rezza delle due ruote in città.

Mea culpaMa la sicurezza non passa solo dai com-portamenti altrui, lo sanno bene i ciclisti che interpellati a riguardo ammettono le

loro “pecche”: solo il 5% afferma di uti-lizzare il caschetto protettivo, va

meglio se si prendo-no in considerazione le luci di indicazione: il 63% ammette di

accenderle.

Concludendo…Biciclette regine della Roma-

gna quindi, ma problema del-la poca sicurezza sulle nostre strade rimasto sostanzialmen-te invariato, come evidenziato dall’Osservatorio Linear dei servizi di un anno fa: «La sicu-

rezza nelle strade deve esse-re patrimonio comune – si legge nella nota di Linear –ciclisti e automobilisti sono entrambi artefici di essa ed una buona spinta potreb-be partire dalla sicurezza proattiva di entrambi. Noi auspichiamo al cambia-mento e saremo vigili sul tema, appuntamen-to fra un anno».

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Le Granfondo ciclistichecome veicolo di messagginon solo sportivi e agonistici,ma anche culturali,storici,ambientali.

Partecipa alle tre prove precedenti e potrai goderti “Le Cinque Terre” GRATUITAMENTE!

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«PER IL CICLISMO IN PIEMONTELA STRADA È SEMPRE IN SALITA»

QUATTRO CHIACCHIERE CON L’ORGANIZZATORE RENATO ANGIOI: «LA NOSTRA COPPA CONTINUA A CRESCERE, MA IN QUESTA TERRA LE DUE RUOTE INCONTRANO SEMPRE TROPPI OSTACOLI»

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La 13ª edizione della Coppa Piemonte ha fat-to registrare ancora una volta i consensi degli appassionati: 907 iscritti complessivi che si cimenteranno nelle sei prove in programma. L’incremento del numero di abbonamenti ri-spetto alla precedente edizione la dice tutta sulla “qualità del prodotto” e sul livello dell’or-ganizzazione sempre impeccabile di Renato Angioi, il suo “presidente” che, per l’occasio-ne, è anche il protagonista di questo servizio.

Renato, 907 abbonati al circuito di Coppa Piemonte: di questi tempi, come si usa dire tra i giovani (e non so) “tanta roba”… «Sono piacevolmente soddisfatto di que-sto dato che conferma, ancora una volta, quanto il nostro circuito sia apprezzato nella nostra regione e in quelle vicine. Mi riferisco alla Liguria e, in particolare, alla Lombardia anche se dobbiamo registrare la presenza di qualche emiliano e di alcuni toscani, senza tralasciare un nutrito gruppetto di stranieri: monegaschi, francesi e svizzeri. A tutti loro non possiamo che rivolgere un sincero rin-graziamento per questa partecipazione.»

A prescindere dal numero d’iscritti, in Coppa Piemonte, si pedala sempre con piacere. E allora, cosa spinge i ciclisti ad abbonarsi? È la convenienza del “pac-chetto”, la tradizione delle gare o ci sono altri fattori?«Il numero di abbonati di quest’anno, sep-pure in crescita rispetto allo scorso anno (870 fedelissimi), non costituisce un record assoluto, perché il picco storico si è regi-strato nel 2009 con 972 abbonati, cifra invi-diabile anche per molti altri circuiti italiani. La Coppa Piemonte, dal 2008 (883 abbonati) ad oggi, è sempre stata nella hit parade dei circuiti nazionali, classificandosi sempre tra i primi due per numero di abbonati. Le ragio-ni di questa vasta platea di consensi sono tante: prima di tutto direi che il merito è de-gli organizzatori delle singole gare che, negli anni, hanno fatto parte del nostro circuito garantendo, quasi sempre, un ottimo stan-dard organizzativo malgrado le accresciute difficoltà logistiche ed economiche. Altro

fatto positivo penso sia il lavoro della nostra segreteria, sempre disponibile a ogni tipo d’informazione e presente in tutti i campi gara. Per noi l’abbonato è prima di tutto un cliente a cui dobbiamo garantire un servizio pronto ed efficiente, che dura dal momento in cui ci si iscrive alla Coppa Piemonte fino alle varie fasi della stagione.»

A proposito di gare, una curiosità: in base a cosa scegliete gli eventi e le date da mettere in calendario? Ci sono eventi come Novi Ligure (GF Dolci Terre di Novi), Bra (GF Bra-Bra), Mondovì (GF Giro delle Valli Monregalesi) che fanno parte dello “zoccolo duro” del circuito e altri, invece, che si alternano. In base a quale criterio viene effettuata questa selezione?«In effetti, ci sono alcune gare che costitui-scono l’asse portante del circuito e, in parti-colare, Mondovì, che ne fa parte fin dalla sua istituzione nel 2002, seguita qualche anno più tardi da Novi Ligure e da Bra. Ovvio quin-di che, avendo maturato all’interno dell’even-to una lunga militanza, conoscano meglio di altri quali siano i principi ispiratori e le dinami-che per mantenerlo sempre ai massimi livelli. Nella Coppa Piemonte, dove non c’è nessu-no che comanda o impone le proprie scelte, le decisioni e le strategie vengono prese in cabina di regia, ovvero dal Consiglio Direttivo della Coppa Piemonte, dove siede un rap-presentante di ciascun CO delle gare che ne fanno parte. Io, dopo aver smesso di orga-nizzare la mia gara (la Gran Fondo Stockal-per ndr), nella mia qualità di Presidente, ho solo il compito di coordinare l’attività di un gruppo affiatato che mi segue con grande sintonia d’intenti. È ovvio quindi che le scelte delle new entry o le dismissioni di gare che entrano ed escono dalla Coppa Piemonte vengono decise dal CD sulle proposte di un qualsiasi membro dello stesso dopo attente valutazioni a riguardo della loro dislocazione geografica, delle date di effettuazione, delle caratteristiche generali della gara e sugli im-pegni degli organizzatori a recepire tutte le nostre regole. L’importante è che da parte di tutti ci sia la costante volontà di migliorarsi,

anche alla luce degli errori, piccoli e gran-di, che ogni anno s’incontrano nel difficile cammino che porta all’organizzazione di una granfondo. Infine, premesso che ogni anno riceviamo una decina di richieste di gare che chiedono l’ingresso nel nostro circuito, devo precisare che, salvo qualche rarissimo caso, i cambiamenti sono stati dettati dalla cancel-lazione di altre gare che, per ragioni dispa-rate, hanno terminato la loro storia. Cito la GF del Mottarone, la GF di Acqui Terme, la Prealpi Biellesi, la Stockalper, la GF di Saint Vincent; fino all’ultima, in ordine di tempo, la Giovanni Lombardi di Voghera.»

Tu vivi in provincia di Verbania (nel VCO – Verbano Cusio Ossola, ndr), sul lago d’Orta (NO), scenari ideali per correre, pe-dalare ed allenarsi; perché non si riesce più ad organizzare un bell’evento in zona come, per esempio una volta, l’affascina-te (e dura) GF del Mottarone ad Arona o la pittoresca (e durissima) Stockalper a Santa Maria Maggiore?«È un tasto dolente che mi rattrista tantissi-mo perché, prima di tutto, l’Ossola per anni è stata la zona dove in assoluto in Italia si orga-nizzavano il maggior numero di granfondo, arrivando addirittura a sei: la ‘Stockalper, la ‘Diablo’, la ‘Monterosa’, la ‘D come Domo-dossola’, la ‘Barale Barale’ e il ‘Dalla Vedova day’. Se oggi di tutte queste gare non ne è rimasta neppure una, ragione della lenta ma inesorabile implosione di queste attività, deve far riflettere soprattutto gli amministra-tori locali e altre associazioni che vedono il ciclismo e i ciclisti con irritazione e fastidio. Basti pensare che a me, quando organizza-vo la Stockalper, era quasi impedito toccare la statale del Lago Maggiore mentre oggi, su quelle stesse strade, si disputano altre manifestazioni sportive nelle quali il traffico veicolare viene chiuso per molte ore, con buona pace per tutti… Stesse difficoltà per la Gran Fondo del Mottarone. Il buon Gior-gio Ambrosini, che organizzava quella gara con il supporto della Società Ciclistica Aro-nese –dopo una prima sosta durata un paio d’anni – l’ha rimessa in piedi e, dopo questa

a cura di ROBERTO ZANETTIfoto di AC Mediapress – Ufficio Stampa Coppa Piemonte

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Lo start della granfondo Bra-Bra di domenica 4 maggio; evento record che ha totalizzato 1983 iscritti con ben 1808 partenti al via

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nuova esperienza durata soltanto un anno, ha dovuto definitivamente abdicare. Pur-troppo questo è un territorio che, pur aven-do dato al ciclismo molti sportivi di alto livello, non ama le due ruote. Le auto ed i rally au-tomobilistici, viceversa, non trovano ostacoli perché dietro di loro hanno un ente (leggasi ACI) che ha la forza di aprire anche le por-te del cielo; il ciclismo, invece, ha cento enti di promozione sportiva che son capaci sol-tanto di farsi la guerra per i ‘cadreghini’ ed una manciata di tessere. Ma quando mai, la FCI, L’UDACE o chiunque altro è intervenuto a fianco di un qualsiasi nostro Organizzato-re per rimuovere uno dei tanti ostacoli che si frappongono nella organizzazione di una guerra di questo tipo? Mai visto nessuno! L’Ossola ha avuto una parte importante nel-la storia delle granfondo del nostro paese, ma purtroppo oggi è diventato impossibile creare un evento di questo tipo; anche i più irriducibili come il sottoscritto, alla fine, han-no dovuto arrendersi all’evidenza e la cosa non può che dispiacere perché abbiamo dei paesaggi incantevoli e dei percorsi da fare invidia a chiunque.»

La Coppa Piemonte viene classi-ficata come circuito regio-

nale, ma nelle griglie si notano sempre

più ciclisti provenienti

anche

da altre zone d’Italia e non solo... Non sa-rebbe il caso, visto l’introduzione anche di prove all’estero, come quella del primo giugno in Francia a Valloire/Galibier (GF Pantani Forever), di chiamarlo “circuito nazionale”? «Sì e no. Mi spiego: la Coppa Piemonte è nata come circuito regionale e, ancor oggi, pur avendo una dimensione interregionale e direi anche internazionale, penso che deb-ba rimanere legata alle sue origini. Il bacino d’utenza principale degli abbonati prove-niene dalla nostra regione, in particolare da Torino e provincia e da Cuneo, zona nella quale c’è un grande fermento organizzativo testimoniato dalle quattro granfondo che si svolgono in questo territorio oltre che dal-la presenza di tantissime società ciclistiche con un gran numero di praticanti. Tanto per fare un esempio, cito la Società Passatore di Cuneo, diretta da Marco Bersezio, che quest’anno alla gara di Bra vedrà allineati al via oltre 100 suoi tesserati, di cui una ses-santina sono abbonati all’intero circuito. È un evento di portata storica per la Coppa Pie-monte, perché mai prima d’ora una squadra aveva avuto una partecipazione così nume-rosa ad una gara del nostro circuito. Purtroppo la provincia di Torino, pur anno-verando importanti società, tra cui Jollyeu-roprestige, CC Piemonte, Uova Fantolino, Cusati Bike, il Team Briko, ecc., non trova la forza di organizzare una gara di un certo livello e prestigio. Noi ci stiamo provando da

alcuni anni senza

grande fortuna, anche se è probabile che a breve si riesca finalmente a creare in Torino un grande evento, pari a quello che si svol-ge già in altre importanti città italiane. Voglio ricordare come la Coppa Piemonte sia stata la prima a prevedere una doppia classifica divisa tra le granfondo e mediofondo, ad istituire gli abbonamenti della solidarietà, la portabilità degli abbonamenti e premiazioni di società non in base al numero d’iscritti ma ai chilometri pedalati. Premi e premiazioni di tappa e finali che privilegiano le società a discapito dei singoli e non ultimo la guerra al doping ed agli ex dopati, impedendo la partecipazione al circuito a quanti in passa-to avessero avuto problemi con sostanze illegali. Nessuno ce ne voglia, ma possiamo dire di aver avuto il merito di indurre gli enti di promozione sportiva e la Consulta a venire finalmente allo scoperto nel dichiarare guerra al nemico numero dello sport: il doping.»

Visto che stiamo parlando di gare all’e-stero, peccato per la Granfondo di Montecarlo che era stata inserita nel programma; avrebbe dato un’ulteriore vi-sibilità al circuito. Come mai si è arrivati all’annullamento?«Preciso che, per quanto riguarda Monte-carlo, non si è trattato di un annullamento, ma di uno spostamento ad altra data (con ogni probabilità a fine settembre) e le ragioni sono molto semplici. Le avverse condizioni meteo che si sono abbattute a marzo su tut-ta la Riviera ligure e sulla Costa Azzurra, han-no causato diverse frane che hanno ostruito parte del percorso, con interruzione di ponti e danni ad altre infrastrutture. Visto che non c’erano strade alternative e considerato che le autorità monegasche non davano garan-zie certe sulla data di ripristino, si è perciò deciso di annullare la gara nella data previ-sta per il suo svolgimento e di rimandarla a settembre. Dato che questo slittamento non era compatibile con la durata del circuito ab-biamo deciso di trovare una valida alternati-va a Montecarlo. Tra le soluzioni prospettate, alla fine, si è deciso per la gara in Francia che avesse comunque un certo fascino, se non dal punto di vista della location almeno per ciò che rievocano le sue montagne. In questa gara si affronteranno salite come il Télégraphe ed il Galibier, teatro di grandi sfi-de al Tour ed al Giro d’Italia, ma soprattutto salite che fanno tornare nella memoria di tutti le prestigiose imprese di Marco Pantani.»

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Renato Angioi (a sinistra), con lo speaker ufficiale della manifestazione, durante le premiazioni della granfondo Dolci Terre di Novi di Novi Ligure (AL)

Una fase di gara della granfondo Bra-Bra che vede il gruppo di testa affrontare un impegnativo tornante in salita

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CIRCUITO DEGLI ITALICI ZUEGG

FRATERNALI E NERI IN POLE-POSITION

a cura della REDAZIONE

DOPO SEI TAPPE, PRIMI VERDETTI NEI GIRONI ETRUSCO E LATINO. E TRA LE SOCIETÀ, SENZA RIVALI L’AS ROMA CICLISMO

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Prosegue a gonfie vele il Circuito degli Italici Zuegg, ormai idealmente arrivato al suo “giro di boa”.Iniziato lo scorso 16 marzo con la Gran Fondo Davide Cassani (record di presen-ze e il CT azzurro in pole posizion), il Cir-cuito – diviso per la prima volta quest’an-no in girone Etrusco e girone Latino – è proseguito con la Gran Fondo dell’Amore di Terni, con La Garibaldina di Mentana, con la Gran Fondo Terre dei Varano di Ca-merino e con la Maratona degli Appennini di San Sepolcro.Il mese di giugno si è aperto con La Strasubasio di Spello e proseguirà, nel weekend dell’8, con una ghiotta conco-mitanza. Per il Circuito Etrusco, andrà in scena la Gran Fondo del Capitano di Bagno di Romagna e per quello Latino la Gran Fondo Fara in Sabina di Passo

Corese. A quel punto, alla conclusione del Circuito 2014, mancheranno solo tre tappe: quella del 29 giugno a Urbino con la Straducale, quella del 6 luglio a Caldarola con la Gran Fondo dei Sibillini e quella del 7 settembre a Forlì con La Magnifica. Intanto, però, la strada ha già fornito i suoi primi ver-detti parziali e dunque, a metà del guado della sta-gione, vale la pena fare il punto della situazione nel-le varie classifiche del Cir-cuito degli Italici.Per la classifica individuale del raggruppamento La-

tino (Lungo), per i qua-li – mentre andiamo in stampa – non sono ancora stati ufficial-mente vidimati i risultati della Granfondo Strasubasio, è al comando, al momento, Mat-tia Fraternali dell’ASD Fausto Coppi di Fermignano con 1385, che precede Andrea Borgia (Piesse Cycling Team) con 1190 punti e Matteo Zannelli (Cycling Rieti) con 1000 punti tondi. Per la classifica Lui&Lei, al comando la coppia Testoni-Rigon (AS Roma Ciclismo) davanti a Sopranzetti-Chiap-pini (ASD Newteam Essebi). Nella graduatoria a squadre al primo posto c’è nettamen-te, dopo sei gare, l’AS Roma Ciclismo con 126 punti. Al 2° posto, a distanze siderali, l’AD Newteam Essebi con 47

punti e sul terzo gradino del podio il Pies-se Cycling Team con 43 lunghezze. Per il raggruppamento Etrusco – sempre classifica individuale Lungo – in testa c’è Romano Neri (Individuale) con 830 punti, 25 in più di Fabio Cini (Pedale Senese) e davanti a Mirco Nencioni Cristian Pinton (Sc Colonna) con 775 punti. Per il ranking di società, comanda la Ro-magna: al primo posto – con 70 punti – il Team Passion Faentina davanti al GS Cicli Matteoni FRW (38 punti) e al Gianluca Fa-enza Team (37). Infine, oltre alle granfondo, il Circuito de-gli Italici si sta facendo notare anche per la grande qualità delle sue aree expò, a cui partecipa – ad ogni tappa – un fede-lissimo pool di aziende sponsor. Oltre a Zuegg, main sponsor del Circuito, i brand abbinati alle sedici granfondo del calenda-rio Etrusco e Latino sono Lunique Sport, Corri col Cuore Pissei, Fria, Pantacicli e Scaldì l’attiva calore.

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Partners ufficiali del Circuito degli Italici

Le maglie del Circuito

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SCARICA LA NUOVA APP FRUTTINO ZUEGG NATURAL ENERGY, RICARICA LE TUE ENERGIE E TAGLIA IL TRAGUARDO!

Zuegg, da sempre sinonimo di vita atti-va, sport e naturalità, corre al fianco degli amanti del ciclismo supportando IL CIR-CUITO DEGLI ITALICI ZUEGG, tante tappe del circuito ETRUSCO e LATINO all’insegna dello sport, del movimento e del benessere.

Prima della partenza, durante e dopo la gara, ZUEGG sarà al fianco di tutti i ciclisti con il Fruttino, lo storico snack ZUEGG, distribuito a tutti i partecipanti che potran-no gustarlo, insieme ai succhi Skipper, presso il corner ZUEGG allestito nel punto ristoro al termine del percorso, per fare il pieno di energie a tutta frutta!!

Per supportare ancora di più tutti i parte-cipanti alla gara e aiutarli a ottenere una prestazione ottimale, Zuegg ha realizzato la Mobile APP FRUTTINO Zuegg Natu-ral Energy. L’applicazione, scaricabile gratuitamente da App Store e Google Play, ha l’obiettivo di monitorare il con-sumo energetico durante la gara e avvi-sare l’utente su quando ricaricarsi con il Fruttino Zuegg per raggiungere l’obiettivo inserito e calcolato sulla base del profilo dell’utente (età, sesso, altezza, peso) e dello sport da praticare, in questo caso appunto il CICLISMO.L’APP FRUTTINO Zuegg Natural Energy e le tabelle di consumo calorico presenti sono certificate dal prof. Claudio Maffeis, Primario dell’unità di diabetologia, nu-trizione clinica e obesità in età pediatri-ca dell’ULSS 20 di Verona.

Il Fruttino, da oltre 60 anni, è il compagno di ogni attività sportiva, ideale per tutti co-

loro che stanno attenti alla propria salute e al proprio benessere, senza voler rinun-ciare a gusto e bontà! Nei gusti Cotogna, Albicocca e Mirtillo, il Fruttino è lo snack sempre a portata di mano da gustare in ogni momento della giornata, che piace sia agli adulti che ai bambini.

Zuegg, nata nel 1860 a Lana d’Adige come piccola attività agricola familiare, in oltre cento anni di storia, è diventata un gruppo industriale internazionale. Un per-corso che ha accompagnato, e continua a soddisfare, le abitudini alimentari di milioni di italiani appassionati di frutta, riuscendo comunque a mantenere ben salda la filo-sofia di rispetto e amore per la naturalità e la genuinità che l’hanno contraddistinta per generazioni. Con oltre 523 addetti ed un giro d’affari pari a circa 257 milioni di euro (fatturato 2013) mira a diventare il principale esperto di frutta a livello euro-peo, allargando la sua sfera di intervento anche all’agronomia, selezionando e lavo-rando i migliori cultivar in Italia e in Europa. Confetture e succhi di frutta nascono dal forte legame tra natura e ambiente per of-frire benessere e stile di vita sano.

Per informazioni visita il sito www.zuegg.it Seguici su Facebook www.facebook.com/zuegg

SCARICA L’APP su Download iPhone Apphttps://itunes.apple.com/it/app/fruttino/id870433332?mt=8e Download Android Apphttps://play.google.com/store/apps/details?id=com.metiswebdev.fruttino&hl=it

ZUEGG IN BICI AL CIRCUITO DEGLI ITALICI ZUEGG CON GUSTO, TANTA ENERGIA E L’APP FRUTTINO

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C’

LA FAUSTO COPPI LE ALPI DEL MARE

I PIÙ BUONI IN POLE POSITION

a cura di PAOLO MEI

ANTEPRIMA NEWYORCHESE PER GLI ORGANIZZATORI DELLA STORICA GRAN FONDO DI CUNEO. E INTANTO FERVONO I PREPARATIVI PER LA PROSSIMA EDIZIONE CHE PROPONE UN’ORIGINALE NOVITÀ: PER PARTIRE IN PRIMA FILA BASTERÀ UNA DONAZIONE AD UNA “NOBILE CAUSA”

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C’è attesa e trepidazione a Cuneo per la manifestazione ciclistica amatoriale più longeva ed importante del Piemonte: la Fausto Coppi Le Alpi del mare.L’Associazione Sportiva Dilettantistica Fausto Coppi On The Road, guidata dagli instancabili Emma Mana e Davide Lauro, è al lavoro da mesi con in testa un chiodo fisso: rendere ancora più appetibile e competitiva la loro rassegna, un vero e proprio ritrovo di appas-sionati che provengono da ogni parte del globo.La Fausto Coppi Le Alpi del Mare è partner dell’evento nella Grande Mela e una delegazione ha partecipato alla NYC Bike Expo, rassegna internazionale dedicata al mondo del ciclismo: «È stata l’occasione per promuovere Cuneo ad un pubblico che ancora non conosce le nostre montagne – spiega Davide Lauro, vice presidente dell’as-sociazione Fausto Coppi on the road, che ha anche partecipato alla gara ciclistica negli USA con partenza da New York e un percor-so nel New Jersey – abbiamo voluto, in particolare, mostrare agli americani le grandi potenzialità del nostro territorio alpino, sia dal punto di vista turistico e dell’ospitalità che per quanto concerne gli appassionati della bicicletta». A New York, grazie al centro estero per l’internazionalizzazione (CEI), su incarico dell’assessorato al turismo della Regione Piemonte, è stato allestito un grande spazio dedicato al Nord-Ovest. All’evento la regione Piemonte ha avuto un ruolo da protagonista e la NYC Bike Expo ha visto anche la visita del sindaco Bill de Blasio: il primo cit-tadino di New York ha ricordato, in particolare, le sue origini italia-ne e ribadito l’importanza di questo grande evento: nella metropoli americana negli ultimi dieci anni il numero di ciclisti è quadruplicato e sono stati raggiunti 1500 km di corsie e piste per le biciclette. Emma Mana: «Negli USA abbiamo avuto modo di conoscere diversi tour operator e questa è un’occasione per far conoscere la nostra gara all’estero, insomma un’occasione da non perdere».

Tornando alla manifestazione italiana, il percorso di gara, lungo e impegnativo, come da tradizione, partirà da Piazza Galimberti, vero cuore pulsante della città di Cuneo. Si tratta di una delle più grandi piazze italiane, all’interno della quale verrà inserita una prestigiosa zona expo che potrà essere visitata alla vigilia e nel giorno della gara stessa in attesa degli arrivi.Il percorso di gara sarà di 177 km con un dislivello di 4125 metri. Gara, dunque, per scalatori provetti. Partenza alle ore 7, passaggi a Busca, Costigliole Saluzzo, Piasco, Brossasco, quindi bivio per Valmala, la salita al santuario da dove sarà possibile raggiungere la località Pian Pietro (1354 m) per poi affrontare la nuova strada, con una discesa di circa 10 km dalle caratteristiche tecniche impegnati-ve, fino a Lemma. A seguire, ecco il tanto atteso collegamento con la Colletta di Rossana.I ciclisti raggiungeranno poi Dronero, Montemale, la Piatta Soprana (1136 m) per poi affrontare la salita al colle Fauniera (2480 m) e quindi scendere nel vallone dell’Arma fino a Demonte. Infine Festio-na, Madonna del Colletto (1310 m), Valdieri, Borgo San Dalmazzo e arrivo a Cuneo, in una coloratissima Piazza Galimberti.Naturalmente, esiste anche l’opzione del percorso medio. Ma at-tenzione, anche in questo caso le salite non mancheranno: 111 km per 2500 metri di dislivello. Non proprio una passeggiata, insomma. Del resto una manifestazione che lega il proprio nome a quello del corridore più leggendario dell’intera storia del ciclismo e dello sport, non poteva che prevedere un impegno gravoso per i coraggiosi partecipanti. Particolare attenzione andrà rivolta alle discese, da sempre particolarmente tecniche ed impegnative, alcune delle quali hanno scritto la storia, per esempio, del Giro d’Italia.Per coloro che proprio non possono fare a meno di partire in prima fila, ecco servita una bella opportunità, che unisce l’utile alla solida-rietà. Versando infatti un contributo di 100 euro, si potrà accedere

alla Griglia di Solidarietà, che precederà tut-te le altre griglie. I posti disponibili sono 150 e il ricavato verrà devoluto a favore dell’o-perazione “Salviamo le strade di montagna: nel 2014 il Fauniera.” I fondi serviranno a rendere percorribile il tratto di strada che da Castelmagno conduce alla cima di questo colle epico.Con i suoi 2485 metri il Fauniera è il segno distintivo di questa manifestazione, ma pur-troppo gli inverni rigidi e le varie precipitazioni non l’hanno mai risparmiato. Numerosi tratti richiedono l’intervento degli enti per poterlo rendere transitabile e sicuro. La Fausto Cop-pi è vicina al “suo” colle, quello della gloria, quello del sudore e dell’impresa. Questo colle viene chiamato anche il Colle dei Morti, ha un incredibile appeal mediatico e l’intento della manifestazione è proprio quello di man-tenere queste caratteristiche.

Il vice presidente dell’associazione Fausto Coppi on the road Davide Lauro

con il sindaco di New York Bill de Blasio

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lettura 6 min

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CIRCUITO MASTER CLUB TRICOLORE

GRANFONDO DEI COLLI AMERINI

a cura della REDAZIONE

IL 15 GIUGNO AD AMELIA (TERNI), NEL CUORE PIÙ VERDE DELL’UMBRIA, L’EVENTO DEL TEAM BATTISTELLI IN CUI SARÀ SORTEGGIATO, TRA TUTTI GLI ABBONATI, IL TELAIO PRESTIGIO DELLA SERIE EVO

[email protected]

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Dopo la Granfondo “Le strade di San Francesco”, che si è svolta il 1° maggio a Perugia, valida come prova unica del Campionato italiano Granfondo e Fondo della Federciclismo (al via 500 cicloama-tori), il Master Club rimane sempre nella Verde Umbria con la terza edizione della Granfondo dei Colli Amerini. L’evento è organizzato dal Team Battistelli in colla-borazione con il Comune di Amelia e pre-vede tre percorsi, Granfondo di 125 km, Mediofondo di 100 e Cicloturistico di 55.Visto il successo della scorsa edizione, è confermata la Cronoscalata in notturna che partirà da fuori le mura ciclopiche, snodandosi attraverso le vie del centro storico di Amelia per una lunghezza di due chilometri. Le pendenze massime sono del 17% e il traguardo è posto nel punto più alto della città dove risiede la famosa torre dodecagonale e la catte-drale amerina. La gara farà parte di una

speciale classifica in abbinamento alla Granfondo.Il percorso parte da Amelia e si snoda tra le verdi colline ricoperte di uliveti e vigneti e tra i boschi di macchia mediterranea, attraversa i centri di Penna in Teverina, Giove, Attigliano, Lugnano in Teverina, Alviano, Guardea, Montecchio, Melezzo-le, Castel dell’Aquila, Sambucetole, Por-chiano, per arrivare di nuovo ad Amelia.La particolare con-formazione del ter-ritorio, con continue pendenze collinari, potrebbe far appari-re il percorso molto impegnativo, in real-tà le pendenze non sono mai elevate, la massima è di 750 metri del GPM posto al Valico della Roc-

ca, circa a metà del percorso Granfondo. La Granfondo dei Colli Amerini, inoltre, può essere l’occasione per conoscere ed aprezzare luoghi inediti e poco “bat-tuti” dal turismo tradizionale, della Verde Umbria. Grazie a una recente partnership, tut-ti gli abbonati del Circuito Pedalatium-Granfondo del Lazio, che vorranno par-tecipare alla Granfondo dei Colli Amerini,

avranno diritto a una particolare scontistica sulla quota d’iscrizio-ne. Per maggiori det-tagli consultare il sito www.team-battistelli-amelia.itLe iscrizioni scadono il 10 giugno (25,00 euro agonisti – 20,00 euro cicloturisti e cicloama-tori non agonisti) per avere diritto al pacco gara. Ci si può iscrive-re anche il giorno della gara ma con sovrap-prezzo e sempre senza pacco gara. Il 10 giugno è vicino e conviene affrettarsi per avere diritto al “Gusto-so” pacco gara. Oltre alle premiazioni indi-viduali, sono previsti premi per le società e a sorteggio.

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SAN GIMIGNANO

foto NEWSPOWER CANON

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GRANFONDO DEI SIBILLINI

LA SESTA PROVA (LATINI) DEL CIRCUITO DEGLI ITALICI

a cura della REDAZIONE

ISCRIZIONE RIDOTTA PER LE SOCIETÀ PIÙ NUMEROSE E NEL PACCO-GARA UN GIUBBOTTO TERMICO. RICCHI PREMI ANCHE PER I VINCITORI

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Procede spedita la macchina organiz-zativa della  24ª Granfondo dei Sibillini, in programma il 6 luglio a Caldarola (MC). La manifestazione è valida come penultima tappa del Circuito degli Italici Zuegg, gara finale per il girone Latino. Tra le ultima novità comunicate dagli orga-nizzatori dell’ASD Sibillini ci sono i super-sconti per le società. Per quelle che iscri-veranno un numero di corridori compreso tra i 15 e i 25 atleti verrà infatti applicata una riduzione di 2 euro per ogni iscritto, mentre per le società dai 26 iscritti in su la riduzio-ne salirà a 3 euro. Sempre 3 euro di sconto saranno applicati ai soci del Bici Club Italia-no. Un’idea che sarà senza dubbio molto gradita a quelle società che decideranno di trascorrere una bella giornata di sport e di festa a Caldarola in occasione di questa granfondo, che fa parte del Prestigio quale alternativa alla Maratona dles Dolomites. Grandi novità anche sul fronte della sicu-rezza. Per quanto riguarda il percorso lun-go, infatti, ci sarà la chiusura permanente del traffico (in senso contrario alla corsa) sulla discesa di Montemonaco, sulla disce-sa che da Forca di Gualdo porta a Castel Sant’Angelo sul Nera  dalle ore 9.30 alle ore 12.30 e, sempre in modo permanente, sulla discesa che da Passo delle Fornaci porta a Pie’ Casavecchia. Inoltre, fino alle ore 14, ci sarà il divieto di sosta sul lato de-stro della strada nel tratto che da Forca di

Presta porta a Forca di Gualdo. Venendo al percorso corto, invece, il traffico sul trat-to che dal lago di Fiastra va a Fiegni sarà consentito solo nel medesimo senso della corsa. Inoltre, sia granfondisti che medio-fondisti potranno godere anche della chiu-sura della panoramica del Lago di Cacca-mo, sempre in senso contrario alla corsa.Intanto, l’organizzazione ha preparato, per l’edizione 2014 della Granfondo, un omag-gio davvero speciale. È il gadget che l’ASD Sibillini ha deciso di regalare a tutti gli iscritti: un giubbotto termico di colore rosso bor-deaux con cappuccio, che avrà i loghi della Granfondo dei Sibillini e del Prestigio. Un og-getto utile e di pregio, che resterà nel tempo come ricordo della Sibillini targata Prestigio. Anche le premiazioni saranno degne di quest’edizione così importante. Verranno premiati i primi sette di categoria sia del lun-go sia del corto e le prime quindici società con il maggior numero di partenti, somman-do quelli del lungo e del corto. Alla prima so-cietà classificata andrà un buono benzina di 500 euro, alla seconda uno di 300 euro, alla terza uno di 250 euro, alla quarta uno di 150 euro e alla quinta uno di 100 euro. Le società dalla sesta alla quindicesima riceveranno, in-vece, premi in natura. Previsti, inoltre, premi a sorteggio riservati alla terza griglia e a colo-ro che sceglieranno la partenza alla francese.In questi giorni è stato anche scelto l’omag-gio per coloro che aderiranno al  concorso

pulizia. Si tratta del libro “La Grande Via del Parco”, nel quale i ciclisti troveranno tutti gli itinerari per bici presenti nel Parco dei Sibillini.Sarà possibile iscriversi a 35 euro fino al 3 luglio, mentre venerdì 4 e sabato 5 luglio la quota d’iscrizione sarà di 40 euro. Le iscri-zioni chiuderanno al raggiungimento di quo-ta 2000.

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Partners ufficiali del Circuito degli Italici

Circuito degli Italici – latino, la maglia di questo girone verrà assegnata

al termine della Granfondo dei Sibillini

foto PLAYFULL NIKON

Gli splendidi paesaggi delle colline maceratesi

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GRANFONDO CITTÀ DI PADOVA-FONDRIEST

PEDALATE CON L’IRIDATO DI RENAIX

a cura della REDAZIONE

SI ANNUNCIA UN’ACCOGLIENZA COI “GUANTI BIANCHI” ALLA PRIMA EDIZIONE DELLA RASSEGNA EUGANEA. APRIPISTA IL GRANDE MAURIZIO FONDRIEST CHE HA PROVATO IN ANTEPRIMA PER VOI IL TRACCIATO DI GARA: «PERCORSO VARIO, BELLO SUL PIANO NATURALISTICO, MA IMPEGNATIVO DAL PUNTO DI VISTA TECNICO. UN CONSIGLIO? IN SALITA PEDALATE COL VOSTRO PASSO»

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Maurizio Fondriest ha testato di persona il percorso lungo della 1ª edizione della Granfondo Città di Padova, scortato dagli alfieri della SC Padovani. Ed il campione di Renaix ’88 è rimasto piacevolmente colpi-to dal fascino del percorso: «Mi è piaciuto perché è un tracciato molto vario: ci sono diverse tipologie di salite ed una grande varietà di paesaggi. Ce n’è per tutti i gusti: dalla salita pedalabile di Costigliola-Teolo all’impegnativo Zovencedo, dove è collo-cato il GPM, per passare poi al Roccolo, strappo duro ma breve e alla cosiddetta salita delle Grate, che porta a Calaone, temutissima ma a torto perché, come so-stengo sempre, l’importante è affrontare le salite con il proprio ritmo senza forza-re, diversamente, si rischia di non arrivare fino in fondo. 145 km, ad ogni modo, non sono propriamente una passeggiata e un minimo di allenamento sulle lunghe distan-ze è necessario. La fatica sarà poi ripagata quando si taglia il traguardo, arrivando nel-la mitica Piazza del Prato che ha consacra-to le gesta di tanti campioni».

Per chi non ama stare troppe ore in sella c’è sempre il percorso più corto: 97 km con un dislivello di 1351 metri. Quest’ul-timo, pur comprendendo le salite più im-portanti del percorso lungo, non include la parte della zona Colli Berici con l’impe-gnativa salita di Zovencedo dove è situato il GPM. Il fascino dei Colli Euganei e delle Terme rimane però immutato.All’arrivo i partecipanti saranno ripagati da un’accoglienza con i fiocchi: la maestosa Piazza del Prato ospiterà, infatti, un’im-portante area expo dove alcune aziende presenteranno le novità 2015. All’interno del Velodromo Monti ci sarà, invece, un Gourmet Party che prevede un primo, un secondo di pesce con patate, bibite e caffè. In concomitanza con la Granfondo partirà, sempre dal Prato della Valle, una pedala-ta eno-gastronomica e culturale all’interno della Città con una guida specializzata che condurrà i partecipanti a conoscere l’arte e la storia millenaria di Padova.Ricordiamo, infine, il ricco pacco-gara per tutti gli iscritti che prevede una t-shirt

personalizzata, un reggicatena TFM, Birra Scudata Antoniana, lattina Red Bull, brac-cialetto Fondriest, integratori Pro Action con borraccia personalizzata e pasta Jolly.La società con il maggior numero d’iscritti e quella con il maggior numero di arrivati, riceverà 2 Citybike, 5 telefonini, 20 bottiglie di vino Doc, un prosciutto crudo e tre trol-ley by Roncato.La notizia dell’ultima ora riguarda, invece, l’investitura della Granfondo Città di Pado-va a Campionato Italiano Dirigenti ACSI. Per chi viene da lontano, la Granfondo ha infatti stipulato una convenzione  con al-cuni alberghi della zona termale e di Pa-dova con possibilità, per gli alberghi delle Terme, di usufruire delle piscine e della sauna. Per maggiori dettagli è possibile consultare il sito della Granfondo www.gfcittadipadova.it Dal primo di giugno e fino al 22 le iscrizioni passano a 35 euro, conviene dunque af-frettarsi per prenotare “un posto speciale” alla prima edizione della Granfondo Città di Padova-Fondriest.

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foto LUIGI BARBIERO/DIADE DESIGN SAS

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PADOVA

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ZOVONTOARA

ZOVENCEDO ROCCOLO CALAONEBAONE

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VALSANZIBIO

TURRITERME EUGANEE

LOVOLO

COLLI EUGANEI

COLLI BERICI

Comune di Padova

Con il patrocinio del

29 GIUGNO 2014

www.gfcittadipadova.itinfo & iscrizioni su: - tel. 334 6964062

u n E V E n T O

Partenza e arrivo in Prato della Valle

Il fascino dei colli Euganei

Due percorsi avvincenti

La corsa che mancava... in Prato!

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6ª GRANFONDO TERRE DEI VARANO

CASTAGNOLI E MARCONI SFILANO ALLA TERRE DEI VARANO

a cura della REDAZIONE

A CAMERINO QUASI MILLE ISCRITTI, NUMEROSE ATTIVITÀ COLLATERALI E UNA MANIFESTAZIONE PROMOZIONALE DEDICATA AI GIOVANISSIMI. CRONISTORIA DI UN WEEKEND DA RICORDARE

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Consegnata agli archivi anche la 6ª Gran-fondo Terre dei Varano-Memorial Dario Drago, Francesco Gentili e Alberto Pen-nesi, organizzata a Camerino, lo scorso 11 maggio, dall’AVIS Frecce Azzurre del presidente Sandro Santacchi. Un evento a cui si sono iscritti oltre 920 ciclisti, tra cui diversi stranieri, il cui numero – dato non trascurabile – cresce ad ogni edizione.La manifestazione era valida anche come quinta prova del Circuito degli Italici Zuegg (Girone Latino). Dopo la partenza alla francese, gli agoni-sti iniziano a schierarsi battaglieri sulle gri-glie. Una volta terminata l’esibizione della banda-orchestra di Camerino, alle ore 9 prendono il via i granfondisti, seguiti dopo mezz’ora dai mediofondisti. Ad abbassare per due volte la bandierina è Gianluca Pa-squi, vicesindaco di Camerino, mentre alle premiazioni è intervenuto il responsabile na-zionale dell’ACSI Settore Ciclismo Emiliano Borgna. Presente anche Luca Panichi che, in sella alla sua carrozzina, ha scalato gli ulti-mi mille metri che portavano all’arrivo. Nel percorso granfondo, dopo poco più di 20 chilometri, al comando restano Federi-co Castagnoli della Cicli Copparo e Matteo Zannelli del Cycling Rieti. Lungo le rampe dell’ascesa di Sassotetto, Castagnoli re-sta solitario al comando. La sua cavalcata continua inarrestabile fino al traguardo, che taglia con ampio margine di vantaggio sul compagno di squadra Luciano Mencaro-ni e su Dmitry Nikandrov del Team Kyklos Abruzzo. In campo femminile vince la tera-mana Sandra Marconi della Cicli Copparo, che giunge al traguardo con la compagna di squadra Veronica Pacini, scortate da tutto il team. Terza Irene Marzoli dell’AVIS Frecce Azzurre.Nel percorso mediofondo, dopo vorticosi avvicendamenti, in testa si forma un folto gruppo di atleti. Quando mancano circa 25

chilometri al traguardo, Vinicio Rosario del-lo Studio Moda si porta al comando. Negli ultimi chilometri la situazione cambia e allo sprint, in salita, si presenta un drappello di atleti. A vincere è il fermano Alessandro D’Andrea dello Studio Moda davanti a Lui-gi Giulietti della Federazione Sammarinese Ciclismo e Luca Rubechini della Sauro Si-moncini. In campo femminile vince la pe-sarese Barbara Anita Manzato del Team Fausto Coppi Fermignano davanti a Debo-ra Morri della Medinox e a Deborah Ma-scelli dell’Effetto Ciclismo Fiano Romano. Anche quest’anno, sulla salita simbolo del-la manifestazione, quella di Sassotetto, si è svolta la cronoscalata Sarnano-Sassotet-to, che ha assegnato il Trofeo Dario Drago, vinto da Mencaroni. Il Trofeo Francesco Gentili è andato a Castagnoli, mentre il Trofeo Alberto Pennesi se l’è aggiudica-to D’Andrea. Tra le società vittoria per la Newteam Essebi.

Una volta giunti al traguardo, tutti a rifocil-larsi al ricco ristoro finale e poi a fare festa alla taverna del Terziere di Muralto, affasci-nante sede del pasta party. La grande festa di Camerino era però ini-ziata già il sabato precedente, quando nel pomeriggio, in piazzale della Vittoria, si era svolta una gara promozionale di abilità e velocità per bambini. Una manifestazione organizzata dall’Avis Frecce Azzurre e dalla Polisportiva Junior Matelica, che quest’an-no hanno allestito insieme una squadra di giovanissimi, che è stata presentata pro-prio il 10 maggio. Senza dimenticare il mercatino di prodotti tipici e le visite guida-te ai musei della città. Insomma, una grande festa dello sport, della promozione del territorio e dello stare insieme in allegria, che anche quest’anno ha portato tante persone da diverse regioni alla scoperta di questo splendido angolo delle Marche.

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Partners ufficiali del Circuito degli Italici

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44ª GRAN FONDO NOVE COLLI

DOPO 200 KM ARRIVO ALLO SPRINT!

a cura della REDAZIONE

INEDITO FINALE IN VOLATA PER LA GRANFONDO DI CESENATICO. NEL LUNGO SI IMPONE L’EX PRO RUSSO NIKANDROV, NEL MEDIO IL PRATESE CIPRIANI. IN 10.872 ALLA PARTENZA. TRA DI LORO ANCHE IL CT CASSANI: «IL BARBOTTO? NON ME LO RICORDAVO COSÌ DURO»

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Una splendida giornata di sole ha incorniciato la 44esima edi-zione della Nove Colli. Lungo il porto canale di Cesenatico, alle 6 di mattina, sotto un sole abat-jour, hanno preso il via – dato da Alessandro Spada, presidente della Fausto Coppi – in 10.872. Tra loro il ct della nazionale, Davide Cassani e gli olimpionici Jury Chechi, Antonio Rossi e Pietro Piller Cottrer. Il percorso medio si decide sul terzo colle, il Ciola, dove il prate-se Matteo Cipriani (Infinity) raggiunge il fuggitivo Michele Scotto D’Abusco, i due guadagnano sugli inseguitori e poi Cipriani se ne va in solitaria sul Barbotto. Intanto si avvicina il gruppo degli inseguitori composto da una dozzina di atleti. Tra questi due ex vincitori: Bernd Hornetz, Roberto Cunico e il sammaurese Tiziano Lombardi. Cipriani mantiene un vantaggio di 1’ 20’’ fino a Cesenatico. Il podio viene deciso con una volata a 11 che vede Matteo Cecconi prevalere su Leonardo Viglione, rispetti-vamente vincitori del percorso medio nel 2013 e nel 2012. Per il vincitore un tempo di 3:34:29.92 alla media dei 36,36.Tra le donne si impone la trentina Astrid Schartmuller (Gobbi-Mg Vis-LGL) che taglia il traguardo in 3:47:45 alla media dei

foto STUDIO 5

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34,25. Al secondo posto Olga Cappiello. Terza Claudia Gentili.Per quanto riguarda il percorso lungo, al km 155, al Passo delle Siepi, il gruppo di testa è composto da 29 atleti. Proprio sul sesto colle si avvantaggiano in tre: Hornetz, Zanetti e Salimbeni. Sul Gorolo, ultima asperità di giornata, il terzetto ha 50” di vantaggio sul toscano Falzarano. A 2’ 10” il gruppo. Poi Salimbeni cede, Zanetti cade in discesa e il solo Hornetz viene riassorbito. A Savignano sono in 15 in avanscoperta. Dopo 200 km si ar-riva così ad una imprevista soluzione allo sprint. Sul lungomare di Cesenatico ad avere la meglio è il russo Dmitry Nikan-drov (Team Kyklos), ex pro di 34 anni, che vince in 5:58:30.76 alla media dei 34,31. Secondo posto per il veneto Igor Zanetti (Cannondale). Terzo il piemonte-se Andrea Gallo (Pedala Sport).Tra le donne il team Gobbi-Mg K Vis con-quista tutti e tre i gradini del podio. Primo posto per Marina Ilmer (06:29:54.65) alla media dei 31,55, secondo posto per la compagna di squadra Chiara Ciuffini e terza la forlivese Monica Bandini. Il primo romagnolo è l’ex calciatore sammaurese Tiziano Lombardi, 14esimo. La mancan-za di spunto veloce però gli pregiudica la possibilità del successo. In 23esima posizione Ivan Ostolani (Cavallino-Spe-cialized) con poco più di sei ore; trentesimo Massimo Di Matteo (Faenza team) in 6h 13’. Va meglio nel medio dove il pri-mo romagnolo (è di Rocca San Casciano) è Marco Spada (Faenza team), ottavo a poco più di un minuto dal vincitore. C’è gloria per Mario Ceccaroni detto Bi-stecca (Santarcan-giolese), 21esimo assoluto a 55 anni e primo di categoria.

foto STUDIO 5

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La Fausto Coppi, società organizza-trice, mette in cantiere anche questa edizione e dà già appuntamento al 24 maggio 2015. «Abbiamo vissuto una bellissima giornata – dice il presidente Alessandro Spada –. Ringrazio i nostri mille volontari per il grande impegno dimostrato e per la loro straordinaria passione, senza di loro non sarebbe possibile mettere in piedi la Nove Colli». Grande festa anche per l’ultimo arriva-to, Paolo Taddeo 44enne tarantino. Gli sono servite 12 ore ma ha una valida scusa: aveva fatto anche l’edizione not-turna. In totale 18 colli in 24 ore. Per premio si è preso una cyclette della Technogym.

I commentiDavide Cassani ha chiuso la sua Nove Colli in in 3h 52’ 54” alla media di 33,49. Non male per un 53enne. A fine corsa il ct della nazionale ha commentato così la sua corsa: «Erano 20 anni che non vivevo il clima della Nove Colli. Il livello e la qualità sono no-tevolmente aumentati. Ricordavo la salita del Barbotto ma non ricordavo che fosse così duro, l’ultimo km in particolare».Parola poi a Nikandrov, il vincitore della granfondo. Il russo vive in Ita-lia da 18 anni ed era alla prima partecipazione: «Sono felicissimo an-che se è stata davvero durissima». Soddisfatto anche Igor Zanetti, il battuto: «Non mi ero allenato con costanza – dice il veneto –. Non pensavo nemmeno di arrivare in fondo. Purtroppo nel finale sono partito lungo e non sono riuscito ad avere la forza per impormi».Il toscano Cipriani, primo nella prova da 130 chilometri, aggiunge: «Non pensavo di vincere. Sono stato fortunato, sul Ciola sono riuscito a trovare lo spunto giusto per guadagnare abbastanza se-condi e per arrivare fino al traguardo». Il romano Cecconi, secon-do e vincitore del medio nell’edizione 2013 si accontenta: «Venivo da un incidente per cui la mia condizione era precaria, ho stretto i denti e sono molto soddisfatto della prova». Infine Claudia Gentili, seconda nel medio: «Ero partita per fare la 200 km ma non stavo bene e per onorare la corsa ho deciso di finire la 130 km, più di così proprio non potevo fare».

Sul podio della granfondo femminile, Marina Ilmer ,Chiara Ciuffini e Monica Bandini

Dmitry Nikandrov, Igor Zanetti e Andrea Gallo

LE CLASSIFICHE

Lungo Uomini 1° Dmitry Nikandrov (Kyklos) in 5.58.30

alla media di 34,31 km/h 2° Igor Zanetti (Cannondale) 5.58.31 3° Andrea Gallo (Sport Canale) 5.58.32

Lungo Donne 1a Marina Ilmer (Gobbi-Mg K Vis) 6:29:54

alla media di 31,55 km/h 2a Chiara Ciuffini (id.) 6:35:49 3a Monica Bandini (id.) 6:43:42

Medio Uomini 1° Matteo Cipriani (Infinity) 3.34.31

alla media di 36,3 km/h 2° Matteo Cecconi (Effetto ciclismo) 3.35.52 3° Leonardo Viglione (Team Ucsa) st;

Medio Donne1a Astrid Schartmuller (Gobbi-Mg K Vis) 3.47.45

alla media di 34,25 km/h 2a Olga Cappiello (Team Cinelli Santini) 3:52:50 3a Claudia Gentili (Ale Cipollini Galassia) 3:53:30

foto STUDIO 5

foto PLAYFULL NIKON

foto PLAYFULL NIKON

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USCUSI, LA TOILETTE?SI CURANO CON ATTENZIONE MANIACALE I TRACCIATI, I PACCHI GARA E LA SICUREZZA. MA SE MANCANO I SERVIZI IGIENICI, TUTTO VA… A ROTOLI

44 SICUREZZA IN GARAa cura di GIANLUCA BARBIERI

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Uno dei “punti deboli” nelle manifestazio-ni sportive è la carenza delle toilette. Dal-la pianificazione delle strutture alla cura dei servizi igienici, il tema, anche per questioni di senso civico, va affrontato a 360°. Ma non sempre è così. Girando con “occhio clinico” per gare e granfondo, sia su strada che in MTB, ci siamo accorti che agli organizzatori, a volte, manca quel “colpo d’occhio” ne-cessario per dimensionare le strutture in base al numero dei partecipanti.Altre lacune importanti, poi, vengono dalla gestione dei servizi, spesso sotto dimen-sionati o addirittura inadeguati non solo al numero dei partecipanti, ma anche del pubblico e degli accompagnatori che se-guono abitualmente gli appassionati.Qualche settimana fa ho visto con i miei occhi una manifestazione di 800 parteci-panti con tanto di accompagnatori, con la disponibilità di soli due bagni chimici a disposizione di tutti e posizionati nella piazza: tra l’altro la sera precedente l’or-

ganizzazione aveva predisposto sotto il tendone una bella serata rock: potete im-maginare al mattino com’erano ridotti…Voi non ci crederete, ma la credibilità e la qualità di una gara, passano anche at-traverso la gestione dei servizi igienici. In molti casi le lamentele e le critiche sulla manifestazione sono riferite proprio a que-sti servizi. Ottima cosa sarebbe propor-zionare i servizi igienici in base al numero delle persone legate ai partecipanti e pre-vedere una o più addetti che li tenga-no puliti.Anche nel-la scelta del numero dei tavoli per il pasta-party o delle docce, gli organiz-zatori a volte pagano da-

zio. Riporto il caso di una recente gara di MTB in cui i tavoli e le sedie erano chiara-mente sottodimensionate, per cui la gen-te non sapeva dove sedersi per mangiare.Certo, bisogna anche tener conto del co-siddetto “coefficiente di contemporaneità” che prevede che gli atleti arrivino in tempi e modi diversi all’arrivo, ma è altrettanto vero che più corta è la gara più ravvicinati sono gli arrivi, specie nelle classic in MTB di 40/45 chilometri.

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CONSIGLI E RIFLESSIONI

LO SPETTATORE “AGONISTA”

a cura di GIAN PAOLO MONDINI

C’È CHI STREPITA E SUDA SUL DIVANO E, AL TERMINE DELLA CORSA, È STREMATO COME IL CAMPIONE DALL’ALTRA PARTE DELLO SCHERMO. PROVIAMO A SPIEGARE L’ESPERIENZA “MISTICA” DELL’IDENTIFICAZIONE

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SSecondo Peter Brook, lo spettatore è una delle tre ‘corde’ che l’attore deve sempre mantenere equilibrate. Sbilanciarsi a favore dello spettatore rende infatti preponderante l’aspetto di ‘esibizione’ della rappresenta-zione teatrale, mentre una scarsa atten-zione al destinatario del racconto può far diventare il racconto stesso debole e privo di senso, se non nella elaborazione privata di chi lo esegue.Lo sport moderno corrisponde in toto alle modalità descritte dal drammaturgo Bro-ok. Basti pensare alla pura esibizione di Vale Rossi dopo una vittoria, oppure alle gags scenografiche di Bolt prima e dopo la gara... E come rinunciare ai balletti studiati dai calciatori dopo aver segnato un gol (or-mai al limite della demenza). La differenza (se proprio ce ne fosse una) tra lo spettatore “classico” e quello sportivo è la partecipazione.Per il secondo tipo guardare un evento spor-tivo significa viverlo, ovvero significa fare sport! Il coinvolgimento è a livelli talmente alti che anche fisicamente si manifestano tutte le caratteristiche dell’attività fisica completa.Il processo psicologico che interviene è l’i-dentificazione e aumenta in maniera espo-nenziale soprattutto negli ex-atleti, specie se l’evento è direttamente legato alla sua esperienza empirica. L’identificazione è il processo col quale un soggetto introietta dei tratti della personalità di un altro e mo-della le proprie azioni su di esso.L’identificarsi permette di aumentare la pro-pria autostima e avvertire un senso di be-nessere fisico effettivo.Ogni volta che guardo una gara di ciclismo in TV, mi succede la stessa cosa. Momenti

cruciali come uno sprint mi fanno let-teralmente saltare dalla

poltrona! Del resto, ancora oggi sen-

to persone che mi hanno visto vincere la tappa al Tour de France nel 1999 e mi di-cono: «Mi ricordo ancora! Spingevo anch’io con te!». Pensate che memoria!Lo stesso vale per la maggior parte degli sportivi “attivi”. Il grado di partecipazione e identificazione permette alla maggior par-te di essere più oggettivi e meno critici nei confronti degli “attori”.Infatti lo sportivo classico o “da bar” è co-lui che ama criticare, deridere e sminuire le imprese degli atleti professionisti. Riesce ad essere anche molto duro e caustico nel-le sue analisi, addirittura contraddicendo quello che lui stesso aveva sostenuto qual-che giorno prima. La causa di questo comportamento può essere il rimpianto per non essere riusciti ad emergere nello sport (o nella vita); infatti  si

manifestano molti casi di persone che

evitano qualsiasi tipo di esercizio fisico per non riaprire una “ferita mai del tutto guarita”.Poi ci sono i dubbiosi. Quelli che mettono in dubbio tutto e pensano alle più strane alchi-mie: doping, combine… nel caso di tempi record nell’atletica danno il merito al vento, al materiale della pista, ma mai all’atleta!Insomma vi invito a riflettere sul vostro “es-sere spettatore sportivo” e di cercare di mettere da parte le critiche e i dubbi sulle prestazioni degli atleti e di godervi le impre-se e le fatiche, come l’esaltazione dei vin-centi o la disperazione degli sconfitti, ricor-dando che il processo di preparazione che ogni atleta ha fatto per arrivare alla compe-tizione che state osservando è parte di un percorso difficile e doloroso.Buon divertimento!

foto FRANCK FAUGERE

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G

GRANFONDO FI’ZI:K

A MAROSTICA UNA GARA DA TREGENDA

a cura di NEWSPOWER

NELL’ULTIMA DOMENICA DI APRILE I DISPETTI DI GIOVE PLUVIO NON ROVINANO LA FESTA: AL VIA MILLE INTREPIDI CORRIDORI

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Granfondo fi’zi:k: quando il gioco si fa duro… i granfondisti di certo non si tirano indietro. Ultima domenica di aprile, primavera inol-trata secondo il calendario, ma non certo secondo Giove Pluvio che, per l’occasio-ne, indossa il vestito delle feste e si fa tro-vare in piena forma in quel di Marostica.Scacco ai granfondisti? Neanche per so-gno. In quasi un migliaio sfidano pioggia e freddo e, all’ombra del Castello Inferiore della cittadina in provincia di Vicenza, è fe-sta grande sulle due ruote, comunque sia.Allo start si vedono anche alcuni pro come Bernhard Eisel, Daniel Oss, David Millar, Da-vide Apollonio, Giovanni Visconti, Cristiano Salerno e Dario Cioni che comandano il ser-pentone di partecipanti in uscita dalle mura della città, e poi via per il “Mediofondo”, uni-co percorso agibile causa maltempo.La decisione da parte degli organizzatori di Asd B-Sport e Studio RX di rinunciare alla variante “Granfondo” arriva in prima mattinata, motivi di sicurezza giustamente addotti per il bene e il divertimento… sicuro di tutti. Il programma di gara prevede quindi 110 km complessivi di sali-scendi, o come

piace ai vicentini di “mangia e bevi”, sulle strade che solcano l’Altopiano di Asiago e, in prima battuta, verso Salcedo. Prima e successivamente in direzione Cogollo e Arsiero, vige lo studiarsi a vicenda in testa alla carovana: qualche strattone, qualche allungo ma le energie vanno conservate per la parte centrale di gara. Nella testa del-la corsa si individuano chiaramente alcuni protagonisti della stagione granfondistica 2014 e anche dell’Alé Challenge, di cui la GF fi’zi:k – Città di Marostica è terza del-le otto prove totali. Roberto Cunico, Devis Miorin, Leonardo Viglione, Emanuele Po-eta, Matteo Bordignon, Carlo Muraro con anche l’austriaco Klaus Steinkeller sono tra questi e sui tornanti di Pedescala proprio Steinkeller prende il largo con altri quattro e attacca la stretta e spettacolare salita del-la Verenetta, inserita come novità assoluta 2014 dagli organizzatori vicentini. Il meteo a questo punto continua a peggiorare e, dopo aver già annullato il tracciato “lungo” all’inizio, il CO si vede costretto a malin-cuore a chiudere la Verenetta al resto degli atleti, i quali svoltano direttamente verso il “resto” dell’Altopiano. Cunico fa la lepre e

guadagna un buon gruzzolo di secondi su Miorin e Bordignon lanciati all’inseguimen-to. L’alfiere del Team Beraldo viene però tradito dall’asfalto viscido e perde posi-zioni sul duo Miorin-Bordignon, entrambi decisi a far propria la GF fi’zi:k 2014. Nulla sembra deciso fino alla linea di traguardo, il veneziano in fondo riesce a spuntarla per pochi centimetri solamente, mentre in terza piazza chiude Carlo Muraro. Tornando a Klaus Steinkeller e al quintetto che era risalito sulla Verenetta, l’austriaco di Imst è uno abituato alle «fresche tem-perature di allenamento» – come lui stesso ha commentato in fondo – e sul finish di Marostica giunge per primo precedendo Viglione e Poeta. Nella gara femminile, il successo va a Sabrina De Marchi davanti a Gloria Bee e Matilde Molo. La Granfondo fi’zi:k 2014 rimarrà senza dubbio nella memoria di molti per le condi-zioni meteo da veri… duri, come si diceva in apertura, ma il plauso va anche al grup-po di organizzatori e volontari che hanno sfidato la giornata affinché l’evento riuscis-se nel migliore dei modi. Arrivederci a tutti nel 2015.

La partenza da Piazza Castello

Gruppo di atleti che affrontano un tornante

foto NEWSPOWER CANON

foto NEWSPOWER CANON

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a cura della REDAZIONE

SI È CONCLUSA A ZOLA PREDOSA LA PIÙ IMPORTANTE GARA ITINERANTE PER AMATORI CHE QUEST’ANNO HA FATTO TAPPA IN EMILIA ROMAGNA. NELL’ULTIMA GIORNATA TANTE EMOZIONI E QUALCHE LACRIMA

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Il Giro d’Italia Amatori ha regalato brividi ed emozioni soprattutto nell’ultima fra-zione, quella che ha visto il netto predo-minio della Melania Omm: Emidio Celani si è infatti aggiudicato la terza e ultima tappa, con partenza e arrivo a Zola Pre-dosa, davanti al proprio compagno di squadra Rocco Castellucci. È stato un successo con dedica: i due portacolori hanno infatti tagliato il traguar-do indicando il cielo in ricordo di Basilio Mercuri, il compagno di squadra prema-turamente scomparso durante il Giro di Sardegna e Giordani Gironacci, ammini-stratore del Gruppo Melania, deceduto a causa di un tragico incidente stradale.Alla gioia degli uomini della Melania ha fatto da contraltare il grande rammarico del tunisino Maher Tounsi (Team Calca-gni), che era partito con la maglia rosa e che ha dovuto alzare bandiera bianca a causa di una foratura a soli tre chilometri

dal traguardo. Il 19enne, spinto proba-bilmente dalla cattiveria agonistica, ha continuato la corsa con la gomma a ter-ra e ha chiuso la corsa al ventitreesimo posto. Per lui tanti applausi, ma nessuna menzione nell’albo d’oro della rassegna. Tounsi, che vive in provincia di Matera, ha soltanto diciannove anni e, dopo aver militato per due anni nella categoria Ju-niores, è determinato a tornare protago-nista assoluto tra gli Under 23. Quest’an-no non è potuto approdare alla categoria superiore per problemi burocratici e ha scelto di misurarsi tra gli amatori per ri-manere in attività in questo che, per lui, è un periodo di transizione.

La maglia rosa finale del Giro d’Italia Amatori prima fascia è stata conquistata così da Massimiliano Grazia (Green De-vils) per effetto dei migliori piazzamen-ti conquistati nelle tre prove, mentre la maglia rosa di seconda fascia è andata al 47enne Stefano Nicoletti (Max Team), che aveva stravinto la seconda prova dopo il successo ottenuto già nel primo giorno di gara.Tra le donne arriva invece la riconferma di Ilaria Lombardo (Pol. Cral Vigili del Fuo-co Genova), che bissa il successo dello scorso anno e veste la seconda maglia rosa consecutiva.«Siamo molto soddisfatti di com’è andata questa edizione del Giro d’Italia Amatori – spiega Fabio Zappacenere, presidente del comitato organizzatore – lasciamo l’Emilia Romagna e il prossimo anno ci trasferiremo come di consueto in un’al-tra regione. Abbiamo voglia di migliorare e di crescere ancora: ringraziamo tutte le aziende che hanno creduto nel nostro progetto che cresce stagione dopo sta-gione, la Polizia Stradale presente in forza e tutte le altre forze dell’ordine. Tra qual-che giorno annunceremo la location della nuova edizione del Giro d’Italia Amatori, manifestazione che, anno dopo anno, permette agli amatori di conoscere da vi-cino una regione diversa dell’Italia».Nell’ultima giornata della rassegna si era disputato anche il Gran Premio Città di Zola Predosa Memorial Finelli Masetti, prestigiosa gara per Allievi. Per testimo-niare la vicinanza tra il Giro d’Italia Amato-ri e il ciclismo giovanile, l’organizzazione della corsa rosa aveva collaborato attiva-mente per far sì che si svolgesse questa

GIRO D’ITALIA AMATORI 2014

BRINDISI ROSA PER GRAZIA, NICOLETTI E LOMBARDO

Tempo di

lettura 6 min

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gara giovanile malgrado la con-comitanza con la sfida degli ama-tori. 133 Allievi in rappresentanza di 32 società di Emilia Romagna, Veneto, Umbria, Marche e Repubblica di San Marino hanno anima-to una corsa che si è decisa nei chilometri conclusivi con un’a-zione di forza di Matteo Donegà che si è messo alle spalle Luca Longa-gnani e il marocchino Achraf Namli.

CLASSIFICA GENERALE A TEMPO1° Massimiliano Grazia (Green Devils Team)2° Maher Tounsi (Team Calcagni Fajarama) a 03° Stefano Nicoletti (Max Team) a 26”4° Fabrizio Amerighi (Borello Cycling Team) a 33”5° Sirio Sistarelli (Melania Omm) a 36” VINCITORI GIRO D’ITALIA AMATORI 2014Fascia 1: Massimiliano Grazia (Green Devils)Fascia 2: Stefano Nicoletti (Max Team)Donne: Ilaria Lombardo (Cral Vigili del Fuoco Genova) VINCITORI DI CATEGORIA Categoria Elite Sport: Maher Tounsi (Team Calcagni Fajarama)Categoria Master 1: Massimiliano Grazia (Green Devils Team)Categoria Master 2: Sirio Sistarelli (Melania Omm)Categoria Master 3: Enrico Saccomanni (Pol. Cral Vigili Fuoco)Categoria Master 4: Stefano Nicoletti (Max Team)Categoria Master 5: Valter Basili (Santarcangiolese)Categoria Master 6: Mario Ceccaroni (Santarcangiolese)Categoria Master 7: Giuliano Lipparini (Max Team)Categoria Woman 1: Ekaterina Chugunkova (Pol. Cral Vigili del Fuoco)Categoria Woman 2: Ilaria Lombardo (Pol. Crai Vigili del Fuoco)Categoria Stranieri: Alexey Gnuni (Russia)Categoria Paralimpics MC4: Carlo Calcagni (Team Calcagni Fajarama) CLASSIFICA GPM 2° FASCIA1° Stefano Nicoletti (Max Team)2° Maurizio Iaconisi (Team Calcagni Fajarama)3° Valter Basili (Santarcangiolese) CLASSIFICA GPM 1° FASCIA1° Massimiliano Grazia (Green Devils)2° Emidio Celani (Melania Omm)3° Maher Tounsi (Calcagni Fajarama) CLASSIFICA TRAGUARDI VOLANTI 2° FASCIA1° Stefano Nicoletti (Max Team)2° Valter Basili (Santarcangiolese)3° Renzo Mele (Team Kyklos Abruzzo) CLASSIFICA TRAGUARDI VOLANTI 1° FASCIA1° Massimiliano Grazia (Green Devils)2° Emidio Celani (Melania Omm)3° Maher Tounsi (Calcagni Fajarama)

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Marchi di pasta

0,80 €

500 gr

Pasta di grano duro Molisana

1,20 €

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Pasta di Gragnanotrafilata al “bronzo”

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C

5a GRANFONDO CITTÀ DI SANSEPOLCRO

LA MARATONA DEGLI APPENNINI: ZANETTI SFRECCIA IN ALTA QUOTA

a cura della REDAZIONE

IL VENEZIANO TRIONFA NELLA MARATONA DEGLI APPENNINI DI SANSEPOLCRO VALIDA COME SECONDA PROVA DEL GIRONE ETRUSCO. TRA LE DONNE L’ACUTO DELLA RIMINESE GABELLINI

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Con la quinta edizione della Maratona degli Appennini – vinta dal veneziano Igor Zanetti – è andata in archivio anche la terza tappa del Circuito degli Italici Zuegg (Circuito Etrusco), sponsorizzato anche da Lunique, Corri nel Cuore Pissei, Fria, Pantacicli e Scaldì. La corsa, che si è svolta nel borgo toscano di Sansepolcro, ha visto ai nastri di parten-za oltre 550 corridori, oltre ai circa quindici randonneur e alla trentina di partecipanti alla pedalata storica.La Maratona degli Appennini, infatti – come tradizione impone – non è stata solo ago-nismo, ma anche  randonnée “Sulle Strade Rosa”, che prevedeva la partenza da Sanse-polcro e l’arrivo a Firenze (e ritorno), e Mara-tona Vintage, una pedalata per bici d’epoca, che ha regalato alla manifestazione un affa-scinante tocco di poesia. Va ricordato, inol-tre, che il  percorso mediofondo era anche valido come prova del Campionato italiano forense AIMANC.Insomma, una festa a tutto tondo per questa terza tappa del Circuito degli Italici (Circuito Etrusco) che, il prossimo 2 giugno, passerà

nuovamente al girone Latino con “La Strasu-basio”, che si correrà tra gli splendidi scenari umbri di Spello. La settimana successiva – 8 giugno – una suggestiva concomitanza: per il circuito Etrusco, nel cuore dell’Appennino Tosco-Romagnolo, nella località termale di Bagno di Romagna, è in programma la Gran Fondo del Capitano, mentre per il circuito Latino, lo stesso giorno, ma nella località la-ziale di Passo Corese, si svolgerà la Gf Fara in Sabina. Tornando alla Maratona degli Appennini, la vittoria – come detto – nel percorso granfon-do è andata al veneziano  Igor Zanetti della Cannondale – Gobbi – FSA e, tra le donne, alla riminese Florinda Neri della Frecce Ros-se Rimini, mentre nel mediofondo si sono imposti il pesarese Gregory Bianchi del Team Saccarelli Alpin e la pistoiese Annalisa Frul-li  del GS Ramini. Tra le società vittoria per la Cavallino ASD Specialized.La corsa si è decisa attorno al chilometro 25, quando in testa è segnalato un drap-pello di atleti, su cui rientrano poi altre unità. Dopo la divisione tra i due tracciati, sul gran-

fondo  la situazione evolve fino a quando sulle rampe del Fumaiolo al comando si porta Igor Zanetti della Cannondale – Gobbi – FSA, che dopo una lunga cavalcata arriva a tagliare in perfetta solitudine il traguardo di Sansepolcro. Secondo è Michele Cartocci del Cavallino ASD Specialized e terzo Ales-sandro Calzolari. Tra le donne, come detto, successo per Florinda Neri della SS Frecce Rosse Rimini su Rita Gabellini del GC SGR Servizi SpA e Sabrina Raggiante dell’Infinity Cycling Team. Sul mediofondo allo sprint si presenta un gruppo di una trentina di at-leti. A vincere è Gregory Bianchi del Team Saccarelli Alpin, davanti a Francesco Roselli dell’Infinity Cycling Team e ad Alessandro Cellai del Team Olimpia Bolis. Tra le donne successo per Annalisa Frulli del GS Ramini davanti a Susanna Iscaro della Croce Verde Bike Viareggio e Marika Passeri del Cavalli-no ASD Specialized.Una volta terminata la fatica tutti al Palazzetto dello Sport per il pasta party e le premiazioni, degna conclusione di questa quinta edizione della festa sansepolcrese su due ruote.

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Partners ufficiali del Circuito degli Italici

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foto NEWSPOWER CANON

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IL MANAGER MATTEO MARZOTTO E L’AVV. CLAUDIO PASQUALIN AL VIA DELLA GRAN FONDO LIOTTO

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FROM “K” TO “K”a cura di ROBERTO ZANETTIfoto di ROBERTO ZANETTI e KEMO BIKE

DALLA “K” ALLA “K” STA A SIGNIFICARE UN METAFORICO PASSAGGIO DI CONSEGNE CHE, NELLA FATTISPECIE DI KEMO, È GIÀ DIVENTATO A TUTTI GLI EFFETTI UNA BELLA REALTÀ!

[email protected]

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Malgrado il nome richiami qualcosa di eso-tico, Kemo è un marchio italianissimo (l’a-zienda ha sede ad Albiate, nel cuore della Brianza) e appartiene alla Sintema Sport Srl, una società dei fratelli Comalli.Ma chi sono, in buona sostanza, i fratelli Comalli? In passato avrete già sentito parlare di Kuo-ta, un produttore di biciclette che una decina d’anni fa cominciò a far parlare di sé e ad in-serirsi autorevolmente nel mercato del ciclo.Ecco, Ermanno e Mario Comalli sono i fon-datori di Kuota che, dopo varie vicissitudini aziendali e personali hanno voltato pagina e creato il nuovo brand di settore “KEMO”.Kemo è un marchio italiano già esistente e Mario Comalli si occupa di ricerca, svilup-po ed ingegnerizzazione dei prodotti dalla sede svizzera Kemo AG. Con almeno dieci anni di esperienza conseguiti nella prece-dente avventura lavorativa e tanta buona volontà i due fratelli, coadiuvati da Andrea Puzzo (Sales Manager per l’Italia di Kemo Bikes) e i propri fedeli dipendenti, hanno

saputo di nuovo ritagliarsi un ruolo da protagonisti all’interno del settore.I telai Kemo, ingegnerizzati in Svizze-ra ma assemblati in Italia, si stanno facendo conoscere al grande pubbli-co per l’elevata qualità del carbonio utilizzato (Textreme Superlight Fiber) e per la tecnologia applicata alle lavo-razioni dei materiali (EPS Technolgy e Digital Cutting Technology), oltre che per lo stile e in design accattivante delle grafiche. La qualità è decisa-mente superiore alla media anzi, visto i modelli proposti nella gamma 2014, direi che il prodotto si può collocare in una fascia più alta dove Kemo può confrontarsi senza alcun timore al pari di marchi più noti e già affermati da molto tempo.

Andrea Puzzo, Sales Manager per l’Italia di Kemo Bikes

Una rastrelliera di telai Kemo già verniciati pronti per l’assemblaggio

Lo studio fotografico, adibito all’interno dell’azienda, nel quale si cura l’immagine

del marchio, il sito web e la gestione dei social network (Facebook, Twitter, Instagram, ecc…)

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LA VENDITA ON LINE:Nella mia visita in azienda, parlando con il direttore commerciale Andrea Puz-zo, mi è rimasta impressa una frase: «per noi il ne-goziante è inteso come un collaboratore»…Questo cosa significa? Kemo si è proposto ai propri clienti con un rap-porto diretto di vicinanza, ascolto e condivisione e, tramite le nuove tecnologie informatiche, ha creato un “negozio on line” aperto tutti i giorni 24 ore su 24. Un E-Commerce come già ne esistono ma nato ap-positamente per semplifi-

care la modalità di acquisto da parte dell’utente finale. È stata organizzata una struttura distributiva competente e affidabile dove la bicicletta ordinata sul sito (www.kemobikes.com) può arrivare direttamente a casa oppure essere spedita presso il dealer più vicino (Teach dealer o Premium de-aler), che provvederà a consegnarla assemblata garantendone anche l’efficienza e l’integrità.Insomma, Kemo mette a disposi-zione tutto il supporto necessario perché il cliente sia soddisfatto del proprio acquisto e anche, cosa di non poco conto, dell’investimento economico fatto per pedalare con la bici dei suoi sogni!

LA GAMMA KEMO BIKE 2014:

RoadKE-R8 KE-R5 KE-R1

CronoKE-T5

MTBKE-M5

Il Produttore e Distributore per l’Italia:

Sintema Sport SrlVia delle Valli, 7

20847 Albiate (MB)Tel: +39 0362 930406

E-mail: [email protected] site: www.kemobikes.com

Andrea Puzzo, Sales Manager per l’Italia di Kemo Bikes

Assemblaggio di alcune mountain bike Kemo a cura di un operatore specializzato

Il pullman di Kemo Bikes

KE-T5, il modello da crono di Kemo Bikes

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GRANFONDO DI CASTROCARO TERME

L’IRIDE TRA LE NUVOLE

a cura della REDAZIONE

LO SCORSO 4 MAGGIO A CASTROCARO TERME LA CICLOTURISTICA DEDICATA A MAURIZIO FONDRIEST. MALGRADO I CAPRICCI DEL METEO, AI NASTRI DI PARTENZA OLTRE 800 CICLISTI

[email protected]

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Castrocaro Terme (FC) – Un cielo plumbeo ha accolto, la mattina del 4 maggio, nella piazza Machiavelli di Castrocaro Terme, gli appassionati che hanno partecipato alla granfondo non competitiva intitolata al campio-ne trentino. Nonostante il maltempo, sono stati più di 800 i ciclisti che si sono ritrovati alle 7 del mattino per il raduno valido come quarta prova del Criterium Individuale UISP e come secondo appuntamento del circuito CT League. «Qui – ha affermato Lui-gi Pieraccini, sindaco del Comune di Castrocaro Terme e Terra del Sole – siamo abituati al turismo, ma vedere tante persone che sfidano il meteo av-verso e la strada, ci regala una grande soddisfazione e ci fa capire l’impor-tanza dei valori dello sport».Tra gli ultimi ciclisti partiti alla francese – ovvero a gruppi sparsi e senza griglie né cronometro – anche il Campione del Mondo di ciclismo in linea del 1988 Maurizio Fondriest, che non ha voluto mancare a questa manifestazione or-ganizzata in suo onore.«Ci sono tanti modi di pedalare – ha spiegato Dino Tamburini, responsabile del cicloturismo UISP –. Nei nostri raduni ognuno va alla propria velocità, avendo la possibilità di guardarsi intorno, scoprendo le bellezze del territorio e di fermarsi nei ristori a gu-stare un piatto tipico. Questo è il vero cicloturismo ed è questa filosofia che la UISP ha sposato».E infatti, dopo aver pedalato lungo uno dei tre percorsi di 46, 107 o 132 chilometri, i partecipanti si sono ritrovati per l’arrivo in piazza, finalmente al sole. Qui, ritirato il pacco gara con prodotti alimentari locali e materiale tecnico, hanno potuto pran-zare nel tradizionale pasta party con cui, da protocollo, si chiudono tutte le granfondo dell’Unione Italiana Sport per tutti. «Dar vita a un evento del ge-nere – racconta Daniele Piolanti, presi-dente dell’associazione organizzatrice Castrocaro Bike – è davvero impegna-tivo: bisogna unire le forze e lavorare con persone preparate e disponibili per gestire un numero così alto di ciclisti».La manifestazione si è conclusa con la premiazione delle società che ha di-stribuito vini e salumi alle 25 squadre con il maggior numero complessivo di chilometri percorsi: per la cronaca, prima classificata l’Aurora San Gior-gio seguita dall’AVIS Faenza e dall’Air Santarcangelo.

Il campione di ciclismo Maurizio Fondriest testimonial della granfondo

Il team Cosmos di San Marino presente alla Granfondo di Castrocaro Terme

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Montefalco (Perugia) – Giovane, carina, simpatica, dolce nella vita di tutti i giorni. Ma quando sale in bicicletta, la passione trasforma Marika Passeri in una ciclista determinata e pronta ad affrontare qualsiasi sacrificio.Ha scoperto la bicicletta soltanto diciotto mesi fa, ma oggi è una delle sue inseparabili compagne di vita. Per lei lo sport è un mez-

zo per scoprire angoli incontaminati e condividere con al-tri la sua stessa passione. Ha idee ben precise anche in quella che è l’attività sportiva e nelle gare amatoriali vor-rebbe confrontarsi solo con le donne. In una granfondo l’impresa è sicuramente ardua, ma nelle gare in circuito si potrebbero iniziare ad inserire questo tipo di sfide rosa. L’idea insomma è lanciata…

Come ti sei avvicinata al mondo delle due ruote?«Di punto in bianco! Praticavo un altro sport, l’atletica, mi dicevano di provare ad andare in bici perché poteva essere un’attività sportiva adatta a me, forse per la mia determi-nazione e la voglia di emergere. Ma a me il ciclismo non piaceva. Però quando sono salita per la prima volta sulla bici, è scoppiata la passione. Quella passione che oggi più che mai mi spinge a fare sacrifici e ad affrontare sfide con me stessa e le altre, sempre nel rispetto delle avversarie.»

Nelle categorie giovanili in quali squadre hai militato e quali i risultati centrati?«È solo un anno e mezzo che vado in bici. Prima non sape-vo nemmeno cosa fosse e per fortuna che l’ho scoperto.»

Da quante stagione gareggi tra i cicloamatori?«Questa e la seconda stagione.»

Che cosa vuol dire, per te, svolgere attività amatoriale?«Principalmente credo che la cosa più importante sia di-vertirsi. Proprio perché, non essendo prof e non avendo obblighi, la cosa che muove il tutto è solo la grande pas-sione… Poi al secondo posto metterei l’agonismo anche se questo è un aspetto molto più personale, perché c’è chi sente di più e chi meno la competizione.»

Per chi non ti conosce che tipo di ciclista sei?«Mah. Credo che dopo così poco tempo, definire il tipo di ciclista sia un po’ difficile. Devo ancora scoprirmi del tutto, anche se credo di avere buone doti di scattista e di sprinter.»

C’è un corridore al quale ti ispiri nel tuo modo di correre?

MARIKA PASSERI, NON FIDATEVI DEL SUO SORRISO

CARINA E SIMPATICA NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI. MA QUANDO SALE IN BICICLETTA DIVENTA UN CATERPILLAR: «IL SOGNO? UN CICLISMO SEMPRE PIÙ ROSA»

La grinta di Marika Passeri

Donna In... Bicia cura di MIRKO D’AMATO

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Tempo di

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«Uno in particolare non pro-prio, poiché ognuno di loro (prof) mi affascina nei propri modi di pedalare, chi per un verso o chi per l altro… Ma se proprio dovessi fare un nome, direi Cancellara.»

Un tuo pregio e un difetto...«Un mio pregio la determi-nazione e la costanza, un di-fetto? Mmm… L’impulsività credo.»

Hai altre passioni oltre al ciclismo?«Sì, la moto.»

Traccia un bilancio della tua stagione 2013…«Essendo stata la mia prima stagione, il bilancio è piuttosto positivo per quanto mi riguar-

da, con dei risultati inaspettati, tra cui due gare e un circuito vinto.»

Quali obiettivi ti poni per questa stagione?«L’unico obiettivo è quello di ritagliarmi qualche soddisfazione (qualunque esse siano) che ripa-ghino l’impegno e i sacrifici che si fanno tutti i giorni.»

Quali difficoltà incontri nella tua realtà di ogni giorno per svolgere attività?«Non ho grandi difficoltà, poiché ho la fortuna di avere abbastanza tempo libero.»

Finalmente molte ragazze si stanno avvici-nando al ciclismo: quali credi siano gli osta-coli maggiori per una ragazza nell’attività sportiva?«L’ostacolo principale è l’errata convinzione che sforzi intensi e prolungati possano nuocere e, co-munque, non essere adatti al corpo femminile, ad esempio si pensa che troppo allenamento faccia ingrossare le gambe. In realtà, la mia stessa espe-rienza mostra che, la pratica dell’attività ciclistica, migliora il tono fisico e diminuisce la percentuale di grasso corporeo, permette di mantenere sotto controllo il peso corporeo e l’efficienza dell’appa-rato respiratorio e cardiocircolatorio.»

Se ne avessi l’opportunità che cosa vorresti realizzare nel mondo del ciclismo a sostegno dell’attività femminile?«Sicuramente squadre solo femminili, in modo tale da poter avere un confronto reale e alla pari.»

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A destra Marika Passeri vincitrice del Master Club Tricolore

Marika esulta con la rivale amica Veronica Pacini Cicli Copparo

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L’INTERVISTA

IL “VECCHIO LUPO” DELLE GRANFONDO

a cura di ROBERTO ZANETTIfoto STUDIO FOTOGRAFICO FERRAGINA

PER LA SERIE “SQUADRA CHE VINCE NON SI CAMBIA”, SIMONE SGUERRI CI PRESENTA LA SUA “NUOVA” COMPAGINE: IL GENETIK CYCLING TEAM

[email protected]

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Simone, parlaci a “ruota libera” della tua squadra, il Genetik Cycling Team: quando e com’è nato?«Il Genetik Cycling Team è nato da una mia idea. Circa quindici anni fa collabo-ravo con il mio amico Angelo Citracca, oggi team manager delle Neri Sottoli, che in quei tempi aveva allestito una squadra di allievi. Quando Angelo arrivò nel mon-do del professionismo le nostre strade si sono divise ed è a quel punto che ho de-ciso di fondare il Genetik Cycling Team, un gruppo di forti corridori specializzati nel settore delle granfondo.»

Chi sono, oltre a te, gli atleti di pun-ta che compongono il vostro gruppo? Siete solo agonisti o ci sono anche dei cicloamatori (o delle donne, per esempio) che non hanno particolari velleità di classifica? «In questi anni in tanti mi hanno seguito in questa esperienza; atleti che poi, nel tempo, sono diventati anche grandi ami-ci. La nostra squadra è costruita per il mondo delle granfondo ed è composta da circa 25 atleti agonisti e altrettanti ci-cloturisti. Ti potrei elencare tanti ragazzi che hanno vestito la nostra divisa, però mi limito a ricordare quelli che hanno dato lustro alla squadra con vittorie importanti a livello internazionale. Primo fra tutti Go-

rini, un vero cinghiale, che più la corsa diventa dura e più si esalta; Cecchi, un ragazzo capace di stupire tutti con prove

stupende; Ugolini, che dà colore con il suo impagabile spirito di gruppo; Diddi, ‘un conte’ di nome e di fatto; Zenoni,

un imprenditore con la voglia della bici; Bacci, la perfezione; Ugolini, detto benzi-na, uno molto gene-roso. E poi la lista si completa con Cipria-no, Lorenzo, Anto-nio, Fabrizio, Pintore, Lupori, Sarti, Cor-tesi, Unelli, Maisto, Gaetano, Bolognini, Capecchi, Goti, To-nelli ed infine Simone Sguerri, ovvero me medesimo; che cor-ro, organizzo, deci-do e soprattutto mi godo un bel gruppo di amici!»

Si sa che una sta-gione ad alti li-velli comporta un

Il Genetik Cycling Team

Simone Sguerri

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budget importante di spesa. Vuoi raccontarci chi sono gli sponsor e le aziende che vi supportano nelle vo-stre attività? «Per sostenere una squadra come la nostra dobbiamo affrontare un sacco di spese perché corriamo da febbraio ad ottobre, con spostamenti continui per tutta l’Italia, con mezzi messi a disposi-zione dal team. Per fortuna abbiamo la collaborazione di alcuni partner che ci sponsorizzano nelle spese da affrontare lungo tutta la stagione; vorrei menzio-

nare, ringraziandoli, l’azienda Villoresi Alvaro, Fazzuoli, ZR di Zenoni, Studio Bartolini, Inox Montaggi, Birindelli BVM, CZ Informatica e Bolognini Tessuti. È so-prattutto grazie a loro che oggi possiamo continuare la nostra attività. Inoltre vorrei sottolineare la nostra cura per l’immagi-ne, con abbigliamento creato da me per-sonalmente nei minimi particolari. Inoltre, non ultimo, in questi dodici anni di attivi-tà, abbiamo messo in bacheca oltre cen-to gare assolute, tra granfondo e medio fondo. Davvero dei grandissimi risultati.»

Ti si può conside-rare a tutti gli effetti un “veterano” del settore. In queste poche righe prova a dare un tuo giudizio su come si è evolu-to in questi anni il mondo delle gran-fondo. Va bene così com’è o cambiere-sti qualcosa?«Visto che ne faccio parte da molti anni ti posso dire che pri-ma lo spirito era più sportivo e meno ago-nistico. Poi, col tem-po, sono arrivate le ammiraglie, i direttori sportivi e tanti ex pro-fessionisti… Secondo me, quelli trascorsi, sono stati gli anni più belli. Oggi le cose sono cambiate radi-calmente e, anche se non condivido alcuni passaggi dei nuovi regolamenti, li accet-to e li rispetto per-ché è giusto provare anche altre soluzioni. Purtroppo i risultati stentano ad arrivare, ci sono ancora cose poco chiare; staremo a vedere cosa succe-derà e nel frattempo cerchiamo almeno di divertirci.»

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CICLOTURISTICA “LA GINO BARTALI”

«L’È TUTTO SBAGLIATO…»

a cura della REDAZIONE

A 100 ANNI DALLA SUA NASCITA, IL 29 GIUGNO A MONTECATINI TERME L’OMAGGIO DELLA SUA TERRA AD UN MITO DEL CICLISMO MONDIALE. DUE I PERCORSI DISEGNATI TRA LE BELLEZZE NATURALISTICHE DELLA VALDINIEVOLE

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Esattamente un secolo fa a Ponte Ema, un borgo alla periferia di Firenze, nasceva un grande mito del ciclismo mondiale: Gino Bartali, di cui – il 18 luglio 2014 – ricorre il centenario della nascita.Quella dei Bartali era una famiglia pove-ra, con due fratelli: Gino appunto, e Giu-lio morto in corsa a soli 20 anni durante il campionato toscano del 1936 lungo la di-scesa da San Donato in Collina verso Ba-gno a Ripoli, poco prima di Osteria Nuova.Il loro padre, Torello, a soli 9 anni, fu il gar-zone nella bottega di biciclette gestita da Oscar Casamonti e lì coltivò l’amore per la bicicletta. Ma un giovane Gino Bartali, per partecipare – a 16 anni – alla sua prima gara ufficiale, fu costretto a procurarsi la bicicletta da solo. Vinse, ricordano le cro-nache di quel tempo, ma era troppo gio-vane e fu squalificato. La sua prima vittoria datata 5 ottobre 1931 fu ottenuta dunque all’Antella a due passi da Ponte a Ema.Erano i tempi in cui ogni vittoria valeva 50 lire e le prime scritte apparivano sui muri: «Se Dante a Firenze fu il poeta, Bartali di Ponte a Ema è un grande atleta». Furono anni di grandi duelli e sfide con il pratese Aldo Bini. A 22 anni s’impose nel suo pri-mo Giro d’Italia; fece il bis l’anno dopo e, intanto, nel ’38 arrivò anche il successo al Tour de France. Poi la parentesi della guer-ra, anni di inattività che gli fecero perde-re tanti successi. La serie riprese solo nel

1946 ancora con il Giro d’Italia e qui iniziò una serie di vittorie che completarono una carriera straordinaria.Per ricordare un simbolo dello sport non solo italiano, il prossimo 29 giugno, a Monteca-tini Terme, Gino Bartali verrà ricordato con una granfondo cicloturistica internazionale lungo le strade della Valdinievole. Un’occa-sione da non perdere per chi ama la bici.“La Gino Bartali”, inserita nel calendario dell’UCI, sarà un’occasione particolare e festosa per rendere omaggio – in allegria e spensieratezza – al grande campione fiorentino. L’evento si svolge sotto l’egida della “Montecatini Terme e Sport” che, col supporto tecnico del Folgore Bike, orga-nizza la Granfondo internazionale in colla-borazione con numerose società toscane, tra cui le Associazioni Dynamo Camp, We Are Bikers Respect Us e la Fondazione Bartali Onlus. Le iscrizioni sono aperte, e per i pri-mi 200 iscritti, c’è la possibilità di avere in omaggio la maglia rievocativa in ricor-do dell’avvenimento. Reso noto anche in maniera dettagliata il regolamento del-

la manifestazione con le sedi di ritrovo, partenza ed arrivo, i relativi orari, tutti i dettagli prima e dopo la corsa, le premia-zioni previste ed i vari servizi predisposti dall’organizzazione. Ogni informazione è consultabile collegandosi al sito www.montecatiniterme2014.it, dove è possibi-le studiare anche i due percorsi di questa prova iscritta nel calendario internazionale UCI, tanto che sono attesi numerosi par-tecipanti da fuori Italia.Il percorso lungo sfiora i 100 chilometri ed è disegnato lungo le bellezze naturalistiche della Valdinievole e delle zone circostanti Montecatini. Dopo il via dal Centro Com-merciale Ipercoop di via Biscolla, il lungo “serpentone” dei ciclisti attraverserà il cen-tro di Montecatini, spostandosi poi verso la

provincia di Lucca per incontrare la prima salita, quella di Montecarlo. Da qui un tratto in pianura verso le Colline delle Cerbaie e la zona di Poggio Tempe-sti, la Villa Medicea di Cerreto Guidi, quindi Vinci (Città di Leonardo) per tornare verso Montecatini dopo aver superato l’asperità del Vico dal versante della Nievole. L’arri-vo è collocato sulla pista dell’Ippodromo Sesana di Montecatini dopo 96 km e 800 metri di un itinerario affascinante, da per-correre senza l’assillo del successo.Nel percorso corto i chilometri da com-piere saranno invece la metà e, dopo la partenza ed il passaggio da Montecatini, i concorrenti punteranno verso la zona di Massarella con la salita dei Crocialoni, quindi Stabbia, Monsummano, Pieve a Nievole e arrivo a Montecatini.

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LA GRANDE FESTA DELL’ACSI

a cura della REDAZIONE

GRANDE SUCCESSO A MISANO ADRIATICO PER LA “TRE GIORNI” INTERNAZIONALE DEDICATA AI CICLISTI AMATORIALI. PREMIATE SOLO LE SQUADRE: TRA I MASCHI VINCE IL TEAM OLIVIERO ABBIGLIAMENTO, TRA LE DONNE E TRA I GIOVANI BRINDA IL CICLO CLUB SANDRÀ

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Doveva essere – e in effetti lo è stata – una grande festa del ciclismo popolare quella organizzata, a Misano Adriatico, dall’Ente di Promozione Sportiva ACSI. Una tre giorni nel cuore della movida romagnola, culminata con il Campionato Italiano di Cicloturismo. Un raduno internazionale di ciclisti amatoriali, quelli che pedalano senza velleità agonistiche per il puro pia-cere di fare un po’ di sport all’aria aperta. Un movimento in costante crescita, che nell’ACSI trova il suo habitat ideale. Anche a Misano l’obiettivo, a dispetto di ogni classifica, era quel-lo di promuovere l’anima più verace del ciclismo, favorendo – come da statuto ACSI – lo spirito di convivialità ed aggregazione.Per questo, al bando tutte le classifiche individuali e via libera alle graduatorie per squadra. A tal riguardo, ad aggiudicarsi la Classifica Generale del campionato ACSI è stato il Team Oliviero Abbigliamento, che ha preceduto il Ciclo Club Sandrà e il Team Scavolini. Ai piedi del podio Valconca Ottica Biondi, Ciclistica amatoriale Mulazzanese e Velo club Cattolica. Nel Campionato

Nazionale ACSI femminile, invece, la vittoria è andata al Ciclo club Sandrà davanti a Le pantere rosa Villa Fastiggi bike e ad Oliviero abbigliamento. Nel Campionato Nazionale ACSI giova-nile, successo del Ciclo club Sandrà, che ha condiviso il podio con Ciclistica amatoriale Mulazzanese e New Dorico. A corredo i tanti eventi collaterali voluti dal delegato nazionale, avvocato Emiliano Borgna, per il quale “la rassegna misanese doveva essere una grande occasione per stare insieme e pro-muovere i valori fondanti dell’ente”. Grazie al prezioso lavoro dello staff dell’ACSI, dunque, Misano ha vissuto una “tre giorni” di grande festa in piazza della Re-pubblica, con orchestra romagnola e una folkloristica gara di ballo tra walzer e mazurke. E ancora la sfilata di “Bici e Moto d’Epoca”, il mercatino del Bike-Village e le premiazioni delle attività “ACSI ciclismo” 2013, con gran finale in piazza, con orchestra dal vivo, rustida di pesce e vino romagnolo per tutti.

l’ASD Mulazzanese presente in forze al Campionato Italiano Cicloturismo ACSI

CAMPIONATO ITALIANO DI CICLOTURISMO

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GRANFONDO STRASUBASIO

IL SUCCESSO RADDOPPIA

a cura della REDAZIONE

NELLA SESTA TAPPA DEL CIRCUITO DEGLI ITALICI SUPERATI GLI 800 ISCRITTI. NEL GRANFONDO VITTORIE PER IL TERNANO CASTAGNOLI E PER LA SPEZZINA PASSALACQUA, MENTRE NEL MEDIOFONDO VINCONO IL PERUGINO MATTIOLI E LA ROMANA CAIRO. TRA LE SOCIETÀ PRIMA IL VELO CLUB SANTA MARIA DEGLI ANGELI

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Assisi (PG) – Un dato prima di tutto: in un anno gli iscritti si sono quasi raddoppiati: oltre 800 contro i 474 dello scorso anno. L’edi-zione 2014 della StraSubasio – Granfondo Terre di Assisi, valida come prova del Circuito degli Italici Zuegg (raggruppamento Lati-no), ha fatto davvero centro.Numeri importanti per questo evento, che si è svolto tra due gioielli dell’Umbria: Spello, sede della partenza, e Assisi, dove si sono te-nuti l’arrivo e la grande festa finale. Spettacolare è stato vedere i vari vincitori salire sul palco delle premiazioni, con la Basilica di Santa Chiara alle spalle. Senza dimenticare il passaggio dei ciclisti davanti alla Basilica di San Francesco e le tante suggestive località toccate nel corso dei chilometri. Venendo al lato sportivo, dopo la divisione tra i tracciati, nel gran-fondo è segnalato in fuga Federico Castagnoli della Cicli Coppa-ro, mentre nel mediofondo al comando si trovano Matteo Cecconi dell’Effetto Ciclismo Fiano Romano e Giordano Mattioli del Team Monarca Trevi. Nel percorso granfondo il ternano Castagnoli è im-prendibile e arriva tutto solo al traguardo. Secondo il compagno di squadra Hubert Krys, che vince la volata del drappello in-seguitore. Terzo Andrea Pezzotti della Bici-mania. Tra le donne successo per Daniela Passalacqua del Team Serravalle – Cicli Santini, che è di Ortonovo (La Spezia), da-vanti a Veronica Pacini della Cicli Copparo e a Debora Morri della Medinox. Nel per-corso mediofondo, invece, Cecconi fora e Mattioli, che è di Foligno (Perugia), resta solo al comando e arriva a vincere la gara. Sul secondo gradino del podio è salito pro-prio Cecconi. Lo sprint per il terzo posto lo vince Angelo Menghini dello Studio Moda.In campo femminile successo per la ro-mana Elena Cairo della Tranchese Cycling davanti a Milena Felici del Velo Roma e a Valentina Mabritto del Racing Rosola Bike. Tra le società vince il Velo Club Santa Maria degli Angeli.Il  percorso granfondo ha anche assegnato i titoli italiani per gli appartenenti agli albi forensi, all’ambito sanitario e all’ordine dei giornalisti.La StraSubasio non è stata, però, solo

agonismo: in molti, infatti, hanno scelto la modalità di partenza alla francese e quella cicloescursionistica.Va poi ricordata la visita guidata ad Assisi, condotta dal professor Giuseppe Bambini, che ha avuto un grande successo. La mani-festazione, inoltre, era stata anticipata il 31 maggio dalla Crono-scalata Spello-Collepino – I Memorial Mauro Burini per juniores e amatori, vinta dallo junior Rocco Fuggiano della Gulp e dal master 3 Serafino Lombardi del Team 2L Bike.Insomma, la StraSubasio 2014 è stata davvero un grande evento. Un tuffo in un territorio ricco di fascino, storia e misticismo.Alla manifestazione sono intervenuti il sindaco di Spello Moreno Landrini, il presidente della Federciclismo umbra Carlo Roscini e l’assessore allo Sport del Comune di Assisi Francesco Mignani. Presente anche Luca Panichi, appena tornato dalla scalata dello Zoncolan in sella alla sua carrozzina, effettuata in occasione della tappa del Giro d’Italia.

Si ricorda il sito della manifestazione: www.strasubasio.it

La partenza della StraSubasio 2014

Il vincitore della Granfondo Federico Castagnoli

foto PLAYFULL NIKON

foto PLAYFULL NIKON

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Partners ufficiali del Circuito degli Italici

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L’

HOTEL TOSCO ROMAGNOLOa cura della REDAZIONE

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L’hotel Tosco Romagnolo di Bagno di Ro-magna – a pochi chilometri dalla riviera adriatica, al confine tra Emilia Romagna e Toscana – è un luogo speciale in cui relax, buona cucina e natura si uniscono in un connubio perfetto. Qui da oltre trent’anni la famiglia Teverini accoglie i suoi ospiti con professionalità e passione. Origini lontane nel tempo e una secolare tradizione alberghiera fanno della struttura una garanzia di ospitalità, fascino e relax. Il complesso sorge nel cuore di un’area fa-mosa fin dall’antichità per le sorgenti termali sfruttate dai Romani. L’hotel offre 44 camere, una diversa dall’al-tra, e tre diversi ristoranti con sfiziose alternative gastronomiche, tutte coordi-nate dall’esperienza dello Chef Paolo Teve-rini che, in un’atmosfera intima, vi propone menù d’alta cucina e una cantina con oltre 2200 etichette. Inoltre, sempre all’interno della struttura, sorge il Ristorante Pret à Porter, giovane ed informale con scelta alla carta e un menù del giorno da €. 21 a €. 27 e il Buffet, veloce e dinamico con fantasiose proposte dagli antipasti ai desserts (€ 16 a pranzo e € 19 a cena). Per il relax, la piscina termale en plein air con zona solarium e sauna, è un punto rige-nerante della struttura, grazie alle proprie-tà terapeutiche dell’acqua termale. Inoltre il moderno e attrezzato centro benessere “Gaia Teverini Beauty Farm” con 25 propo-ne trattamenti di relax, d’estetica viso-corpo e dimagrimento.

Tempo di

lettura 6 min

DAL PASSO DEL CARNAIO AL FUMAIOLO, A BAGNO DI ROMAGNA CENTINAIA DI PERCORSI IDEALI PER GLI AMANTI DELLE DUE RUOTE. E DOPO L’ALLENAMENTO, FATEVI COCCOLARE DALLA FAMIGLIA TEVERINI

Cycle

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LA BENGODI DEL CICLISTA

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I PERCORSI PER I CICLISTIBagno di Romagna è un’incantevole loca-lità termale incastonata nel cuore dell’Ap-pennino Tosco Romagnolo. I territori che la circondano offrono un ricco campionario di tracciati naturali sia per i ciclisti su strada che per gli interpreti della MTB. A pochi chilometri di distanza, infatti, si tro-va il mitico monte Barbotto, la guglia della Nove Colli ed una delle salite più dure della Romagna con le sue pendenze tra il 15 e il 18%.Più “dolce” ma sempre impegnativo il Va-lico del Carnaio, che parte da Santa Sofia e si snoda lungo un tracciato di 12 chilo-metri con una pendenza media del 4,32%, ma con i primi tre chilometri con pendenze oltre il 10%.Molto più dura l’ascesa di San Piero in Ba-gno, 4 chilometri con una pendenza media del 7,85%. Da non perdere anche il Monte Fumaiolo: da Balze di Verghereto la salita è di soli 3,1 chilometri con pendenze tra il 6 e l’8%, mentre il successivo chilometro, transitando in una folta abetaia, conduce alla cima del Monte Fumaiolo con penden-ze di oltre il 10%.

L’ALIMENTAZIONE DEGLI SPORTIVIIl nome, Paolo Teverini, è una garanzia di affidabilità. Il masterchef dell’hotel Tosco Romagnolo di Bagno di Romagna, una pietra miliare della guida Michelin, è infatti una delle au-torità più celebrate dell’alta gastronomia italiana. Teverini propone una cucina cali-brata sulle esigenze specifiche degli spor-tivi senza rinunciare alle gioie del palato: «Il ciclista segue regimi alimentari talvolta spartani – spiega – spesso cena con un in-tegratore o con una barretta. La nostra filo-sofia è quella di proporre, invece, un menù d’alta cucina che, pur garantendo i princi-pi nutrizionali essenziali, esalti il gusto dei piatti». La cucina segue, anche negli orari, le esigenze specifiche degli atleti, con pos-sibilità di pranzare negli orari più congeniali per il proprio allenamento.

I CICLO-SERVIZIAll’hotel Tosco Romagnolo è in via di ultima-zione la nuovissima bike-room, uno spazio multi-service dedicato ai ciclisti. Qui si tro-vano biciclette d’alta gamma, accessori e componenti, un corner per lavare il mezzo ed armadietti dove riporre gli effetti perso-nali. Possibilità anche di affidarsi a fisiotera-pisti e massaggiatori, in grado di garantire il trattamento ideale per il “prima” o il “dopo” allenamento. Disponibile anche la ciclo-of-ficina, dove un meccanico specializzato è pronto a risolvere qualsiasi problematica del vostro mezzo.

Il Tosco Romagnolo è il primo bike-hotel di Bagno di Romagna, l’unico ad offrire un pacchetto all-inclusive studiato per gli amanti della bicicletta.

La proposta, a partire da € 65 (in camera standard), comprende:

• ricca colazione “del Campione” a buffet a partire dalle ore 6,00 del mattino

• aperitivo di benvenuto in giardino• deliziosa cena a buffet con

fantasiose proposte dagli antipasti ai dessert (tutti i menù sono preparati in base alle esigenze dietetiche e nutrizionali degli atleti)

• piscina termale panoramica all’aperto con idromassaggi e cascate defaticanti

• su tutti i trattamenti in Beauty Farm uno sconto speciale del 10%

• Materiale tecnico e promozionale con le mappe dei più suggestivi percorsi di cicloturismo

• Possibilità di visite guidate sui pedali

• Ciclo-officina 24h• Bike Room total-security• Massaggi riscaldanti e defatiganti

a prezzi scontati• Ristoro post-training• Pranzo al sacco per gli atleti• Palestra free

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CONFORTEVOLI, RESISTENTI E CON UN DESIGN DAVVERO ESCLUSIVO

GIST Italia, azienda leader in Italia nella distribuzione di ac-cessori per il ciclismo e titolare del marchio FIR Ruote, di-stribuisce in esclusiva per il mercato italiano i prodotti Tioga.La Spyder Stratum, anticipata lo scorso anno, come pro-totipo a Taipei, è l’ultima sella nata in casa giapponese Tioga. Si distingue senz’altro nel mercato per l’originale design. Tioga, per sostituire la necessità dell’imbottitura ha utilizzato un corpo sella molto flessibile. La linea Stra-tum introduce un materiale esclusivo a doppia densità per creare una sella confortevole e allo stesso tempo re-sistente e dal peso molto contenuto. Questa linea si va ad aggiungersi all’apprezzata D-Spyder e Spyder originale La Spyder Stratum ha superato tutti gli standard di sicurezza e strutturali. Può essere utilizzata sia Road che Off Road.

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TROFEO PASSO PAMPEAGO

IN SALITA CONTRO IL TEMPO

a cura di NEWSPOWER [email protected]

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Pampeago è un nome che evoca tanti ricor-di nella storia recente del ciclismo e, nel giro di soli tre lustri, la salita trentina è già entrata nell’immaginario di tutti gli appassionati del-le due ruote. Domenica 21 settembre la 3ª edizione del Trofeo Passo Pampeago cele-brerà questo “moderno” monumento del ci-clismo con una cronoscalata che partirà dal centro di Tesero e terminerà ai 2000 metri di quota del Passo di Pampeago/Reiterjoch, alle pendici del massiccio del Latemar.Quest’ascesa entrò prepotentemente nel mondo delle ruote fine nel 1998, quando Pantani e Tonkov duellarono sulle rampe verso l’Alpe di Pampeago per aggiudicarsi quell’edizione del Giro d’Italia: sul traguardo vinse il russo, ma il 1998, come tutti sappia-mo, fu l’anno del Pirata. L’afflusso di pub-blico e i contatti tv furono da record e così gli organizzatori del Giro replicarono subito l’anno successivo con un altro arrivo all’Al-pe di Pampeago. Nel 2003 a trionfare su quella tosta salita fu l’idolo di casa Gilberto Simoni, poi ancora 2008 e 2012 quando si impose il ceco Roman Kreuziger.

La tappa del 2012 è stata un punto di svolta perché la doppia scalata all’“Alpe” include-va anche l’ascesa fino al Passo di Pampe-ago, ai confini fra il Trentino e l’Alto Adige. In quell’occasione, infatti, venne asfaltata la stradina che portava al valico, nel cuore della Skiarea del Latemar, e il tratto “nuo-vo” è rimasto da subito chiuso al traffico, ad esclusivo uso di bici e pedoni. Così, in quel 2012, gli uomini dell’US Litegosa di Panchià (TN) decisero di organizzare una cronosca-lata 100% “made in Fiemme”, sui 10,5 km che vanno dal fondovalle di Tesero al culmi-ne della salita, fra i verdi pascoli del Passo di Pampeago. L’edizione 2014 sarà, dun-que, la terza per il Trofeo Passo Pampeago e a fine estate permetterà ai cicloamatori di confrontarsi contro il tempo e le arcigne rampe della salita trentina. Inoltre, lo scorso anno il Passo di Pampea-go ha anche vissuto la sua ribalta “polacca” perché il Trentino ospitò la partenza del Giro di Polonia, una gara inserita nell’UCI World Tour, il calendario che include le più impor-tanti corse ciclistiche del mondo dei pro

come Giro, Tour e tutte le classiche monu-mento. Il 28 luglio 2013 la seconda tappa del Giro di Polonia, la Marilleva-Passo Pordoi di 206 km, portò il plotone per la seconda volta sulle rampe del Passo di Pampeago prima di concludersi nella vicina Val di Fassa. La gara di domenica 21 settembre, invece, prende il via dal centro storico di Tesero e punta dritta verso Stava: i primi 3,5 km sono già tosti, visto che le pendenze medie supe-rano l’8%, ma il bello deve ancora venire per-ché quando si svolterà a destra in direzione dell’Alpe di Pampeago le pendenze cresce-ranno ancora con i 4 km successivi caratte-rizzati da lunghi rettilinei dove non si scende mai sotto il 10% e si affrontano rampe anche al 16%. Giunti ai 1740 metri di quota dell’Al-pe, la vegetazione si dirada e la carreggiata si restringe. Gli ultimi 3 km sono leggermente più “morbidi” perché le pendenze “scendo-no” al 9% e alcuni tornantini permettono di rifiatare o, se si è in forma, di rilanciare l’azio-ne. La finish line sarà piazzata in prossimità del Passo di Pampeago a circa 2000 metri d’altitudine, al termine di 10,5 km di crono-scalata e 1020 metri di dislivello verticale.Insomma, una salita per veri duri, dove sarà molto importante dosare le energie perché la pendenza media si attesta attorno al 10 % e aprire il gas troppo presto potrebbe ri-sultare fatale per le gambe. Il tasso tecnico di questa salita, come abbiamo appena vi-sto, è fuori discussione e dopo la cronosca-lata, magari in una di quelle belle giornate settembrine in cui il cielo è particolarmente terso, tutti i partecipanti potranno ricaricare le batterie rilassandosi nei prati ai piedi del Latemar o gustando le specialità che offro-no malghe e rifugi della zona. I trionfatori della scorsa edizione del Trofeo Passo Pampeago furono Jarno Varesco e Claudia Wegmann, e per provare a scalzarli dal trono quest’anno ci si può già prenotare seguendo le istruzioni sul sito www.latemar.it o inviando una mail a [email protected] deadline per prendere parte alla crono-scalata è fissata per il 19 settembre prossi-mo e la quota d’iscrizione è di 15 € e include il pasta party finale che si svolgerà presso l’Albergo Scoiattolo all’Alpe di Pampeago. Insomma, scalatori siete avvisati, è ora di cominciare a fare i conti con il cronometro perché a fine estate il Trofeo Passo Pampe-ago vi aspetta.

Info: www.latemar.it [email protected]

IL 21 SETTEMBRE, DAL CENTRO DI TESERO, LA CRONOSCALATA SULLE RAMPE RESE CELEBRI DA TONKOV E PANTANI

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GRAN FONDO DELLA VERNACCIA

A SAN GIMIGNANO LA CARICA DEI 1500

a cura di NEWSPOWER

SCENARI MOZZAFIATO, TEMPO IDEALE E UNA GRIGLIATA CONCLUSIVA: MEGLIO DI COSÌ NON POTEVA ANDARE QUESTA 18ª EDIZIONE. ALLA FINE TRIONFANO ALFONSO FALZARANO E DANIELA PASSALACQUA

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La 18ª Gran Fondo della Vernaccia è andata in scena lo scorso 11 maggio a San Gimignano (SI) e ha portato 1500 ciclofondisti sulle colline del Chianti e della Val d’Elsa. La partenza della gara è avvenuta dal cuore di San Gimignano, ai piedi delle torri della “Manhattan del Medioevo”. Illuminate dal sole e affollate di ciclisti, Piazza Duomo e le viuzze medievali del centro hanno offerto a spettatori e atleti uno spettacolo che poche prove in Italia riescono ad eguagliare. Inoltre, è cosa rara imbat-tersi in granfondo che offrono una succulenta bistecca alla griglia alla cena della vigilia, ristori a base di prosciutto toscano affettato sul posto e il pasta party finale arricchito da una grigliata mista di carne. Un plauso, dunque, va rivolto a Paolo Marrucci e a tutto lo staff del GC San Gimignano, gli organizzatori dell’evento che fa anche parte del circuito UNESCO Cycling Tour.Dopo lo start dato dal sindaco di San Gimignano, il Team Maggi ha fatto subito la voce grossa e, sulla prima salita di giornata verso Vico d’Elsa, Alfonso Falzarano ha messo alla frusta il plotone con uno scatto deciso. Pochi km più tardi, sulle rampe verso Pàstine, Cipolletta, Merlo e Calzolari riuscivano a ricucire sul fuggitivo, tal-lonati dal duo della Maggi, Cerri e Kivishev. In breve tempo i sei al comando hanno trovato l’accordo per procedere spediti: a Castel-lina in Chianti il vantaggio sul gruppone era di 1’ 30, mentre al bivio di Monteriggioni il gap saliva a 2’ 30. Qui, Merlo ha proseguito in solitaria sulla via del “medio”, mentre gli altri cinque battistrada han-no continuato d’amore e d’accordo sulle strade del “lungo” verso il Passo dell’Incrociati dove il vantaggio sugli inseguitori superava i 3’ e rendeva vana qualsiasi velleità di ricongiungimento. Le sorti del “medio”, invece, rimanevano incerte perché cinque contrattaccanti cominciavano a rosicchiare secondi a Merlo fin-ché, sulle rampe dell’ultima ascesa verso Pàncole, il fuggitivo è rimbalzato all’indietro, tanto da essere costretto al ritiro. A 5 km dall’arrivo è cominciata la bagarre e a spuntarla è stato il pratese Juri Gorini che, al termine dei 116 km di gara, ha regolato allo sprint Matteo Cipriani, mentre pochi secondi dopo Simone Or-succi riusciva a mettere la propria ruota davanti a quella di Alessio Marchini nella volata per il bronzo. Nemmeno il tempo di festeg-giare ed ecco il colpo di scena, con la giuria che ha squalificato Cipriani, reo di aver compiuto un “salto” di griglia alla partenza, e

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Piazza Duomo gremita di atleti prima della partenza

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ha riscritto la classifica con Orsucci secon-do e Marchini terzo. In campo femminile gloria per Laura Tollin, tosta granfondista veronese che si trovava in vacanza in To-scana e all’ultimo ha deciso di prendere parte alla granfondo, vincendo davanti a due protagoniste del Giro del Granducato come Silvia Cattani e Corinne Biagioni.

Anche il percorso lungo di 153 km si è de-ciso con una volata a due, in cui Falzarano è riuscito ad avere la meglio su Alessandro Calzolari, mentre Cipolletta ha chiuso al terzo posto. Un successo liberatorio per il corridore del Team Maggi: «Non sono an-cora in forma a causa del brutto inciden-te che ho patito lo scorso anno, ma oggi grazie alla squadra sono riuscito a vincere. È stata una vittoria del Team Maggi, non di Falzarano. Ringrazio la mia società che, nonostante tutto quel che è successo nel 2013, ha continuato a darmi fiducia.» Fra le donne, Daniela Passalacqua ha vinto rifi-lando distacchi abissali a Claudia Bertonci-ni e Kersti Leeman. L’esperta atleta spez-

zina ha così messo a segno una tripletta nelle gare del Giro del Granducato di To-scana dopo i successi ottenuti alla GF Pa-olo Bettini (PI) e alla GF della Versilia (LU). La GF della Vernaccia ha chiuso il 16° Giro del Granducato di Toscana decretando vinci-tori e vinti dello storico circuito, che quest’an-no ha visto 468 atleti conquistare l’ambito brevetto “Scudetto GGT 2014”.

Info: www.granfondodellavernaccia.it

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Il podio femminile mediofondo, da sinistra Corinne Biagioni, Laura Tollin e Silvia Cattani

Il gruppo ancora numeroso

Alfonso Falzarano conduce il gruppo

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FOCUS SULLE AZIENDE

IL BIKE FESTIVAL DI MARIN

a cura di ROBERTO ZANETTI

foto Rift Zone 2015 di CICLONLINEfoto Attack Trail e Mount Vision DI MARIN BIKE

TRA LE TANTE NEWS PRESENTI AL BIKE FESTIVAL DI RIVA DEL GARDA ABBIAMO VOLUTO DARE RISALTO A MARIN, UN MARCHIO STORICO CHE SI VUOLE RILANCIARE SUL MERCATO ITALIANO CON RINNOVATO ENTUSIASMO E TANTA VOGLIA DI CONFERMARE LA QUALITÀ DELLE PROPRIE BICI PRODOTTE IN CALIFORNIA, LA PATRIA DELLA MTB

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Superato con successo il traguardo del ventennale, il Bike Festival di Riva del Garda si è presentato al grande popolo delle “ruote grasse”, da giovedì primo maggio fino a domenica quattro, in una veste ancora più bella. Una formula vin-cente che si rinnova costantemente in-contrando una folla enorme di appassio-nati. Biker da tutto il mondo che vengono nel Garda/Trentino non solo per scoprire le più interessanti novità tecniche, per provare i nuovi modelli, per assistere a gare emozionanti, ma anche per farsi piacevolmente travolgere dall’atmosfera inebriante di un evento che, nel contat-to con la gente, esprime di sicuro la sua parte migliore.Nato come evento prediletto dai turisti te-deschi, il Bike Festival si trasforma anno dopo anno in una manifestazione spetta-colare a livello mondiale. Nei quattro giorni di lavoro sono stati calcolati quasi 35.000 visitatori che hanno potuto ammirare e provare le grandi firme dell’industria cicli-stica internazionale presente con circa 150 marchi espositori.

Tra questi un graditissimo ritorno che, grazie al suo storico distributore Freewhe-eling di Ravenna, torna a essere presente in Italia con delle interessanti novità e dei modelli davvero molto originali. Stiamo parlano di Marin, il brand californiano fon-dato nel 1986 e che, in un certo senso, ha rappresentato la storia della mountain bike ai suoi albori. Tramite Claudio Brusi, titolare con la moglie Liliana Raimondi di Freewheeling, Marin era stato conosciu-to e apprezzato come marchio leader agli inizi degli anni novanta quando venne di-stribuito sul territorio nazionale dall’azien-da ravennate. Dopo una pausa di rifles-sione, se così vogliamo chiamarla, Marin e Freewheeling hanno sancito un bellissi-mo déjà vu (“già visto”, in francese, ndr) tra due aziende che si sono sempre sti-mate e che già avevano fatto molto bene insieme.Tom Brown, director international sales & marketing e Aaron Kerson, product mana-ger-MTB di Marin ci hanno fatto vedere i nuovi modelli della collezione Marin MTB e illustrato i loro piani di comunicazione che

Claudio Brusi, anch’egli presente a Riva del Garda, potrà proporre come distribu-tore esclusivo alla sua affezionata clientela. Una clientela di qualità, una tipologia di ac-quirente dal palato fino che sa riconoscere le caratteristiche tecniche di un prodotto moderno, costruito con metodologie at-tualissime ma che non dimentica la storia che ha reso famosa Marin in tutto il mondo.

I modelli di punta Marin presentati al Bike Festival di Riva del Garda

Attak Trail 27,5”Attack Trail è una mountain bike full suspen-sion con ruote da 27,5” costruita specifi-catamente per l’enduro, la nuova frontiera delle “ruote grasse” che si sta ritagliando una fetta di prim’ordine nel mercato del ciclo. Escursione da 150 mm con sospen-sione Quad-Link 3.0, la Attack Trail adotta un telaio in carbonio con angolo sterzo di 66,5°, passaggio cavi interno e in dotazio-ne bash guard, guida catena per guarnitu-re a singola e doppia corona e reggisella telescopico  Rock Shox’s Reverb Stealth.

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Marin Attack Trail 27,5

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Rift Zone 29”Top di gamma tra i modelli della categoria Marathon, Marin Rift Zone 29er (alluminio 6061) nasce come risposta alle richieste di molti appassionati. Grazie alla dimensione della ruota da 29”, che permette di supera-

re meglio le aspe-rità del terreno, il biker trarrà bene-ficio nella corsa e nella spinta della forza espressa sui pedali. La maggior por-zione di battistrada che appoggia sulla superficie, sia ster-rata o di asfalto, dà alla mountain bike aderenza e stabilità ineguaglia-te. Dotata di un’e-scursione da 140 mm, possiamo af-fermare che la ge-ometria della Ma-rin Rift Zone 29er è ottimizzata per collocare il ciclista “dentro” la biciclet-ta e non “sopra”; la posizione di guida ideale per correre e divertirsi con un mezzo di questo genere.

Mount Vision 27,5”Mount Vision Pro 27,5 Carbon è una MTB creata e studiata ap-

positamente con la doppia ammortizza-zione (come nelle bici da Down Hill), dota-ta di escursione da 140 mm e geometrie molto più simili a MTB tradizionali che a una trail. Questa scelta è stata fortemen-te voluta dai progettisti di Marin al fine di

ottenere un compromesso ottimale tra il peso di una cross.country (che deve es-sere comunque contenuto) e le perfor-mance di una veloce MTB da 27,5” (che,a prescindere, sono molto importanti per il biker). Nello specifico la Mount Vision Pro 27,5 Carbon è stata costruita con un tela-io in carbonio CXR 60T, carro posteriore IsoTrack, assale passante 142x12 Thru-Axle e sterzo conico. Una bici che non fi-nirà mai di stupirvi ed accompagnarvi per lunghe escursioni sui sentieri di montagna e non solo…

La monocorona del cambio Sram XX1 montato sulla Rift Zone 2015 di Marin

L’ammortizzatore centrale Fox lavora in perfetta sinergia col carro posteriore per consentire di imprimere la trazione

ottimale alla ruota

La Marin Rift Zone 29” modello 2015, presentata in anteprima al Bike Festival di Riva del Garda

Marin Mount Vision 27,5”

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GRANFONDO “CITTÀ DI CESENA”

TRA PANORAMI E AMARCORD

a cura del prof. DINO PIERI

IL 15 GIUGNO IN ROMAGNA LA PRIMA EDIZIONE DI UNA MANIFESTAZIONE CHE PROMETTE SPETTACOLO. DUE LE FINALITÀ: PEDALARE IN UNA TERRA DI FORTI SUGGESTIONI E RENDERE OMAGGIO A DUE GRANDI CICLISTI DEL PASSATO

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Domenica 15 giugno, all’Ippodromo “Ric-cardo Grassi” di Cesena, a sfilare sull’anel-lo in terra battuta che ogni anno ospita il prestigioso Campionato Europeo, non sa-ranno i cavalli, bensì i ciclisti.La Romagna intera – che Sergio Zavoli de-finì “la piccola Cina” per l’alto numero di velocipedisti – parteciperà infatti alla prima edizione della Granfondo “Città di Cese-na”, organizzata dalle Società Sportive USD San Marco ed Ars et Robur. Due le fi-nalità della manifestazione: rendere omag-gio a due ciclisti meritevoli (Antonio Medri e Antonio Corzani) e abbandonarsi all’eb-brezza del profumo dei prati, del calore del sole e della schietta amicizia. La Società Sportiva San Marco, che ha sede nel quartiere di Case Finali, dove nac-que e visse Antonio Medri (1925-2013), col Memorial a lui dedicato nella sua Ce-sena, fregiata del titolo di “Città Europea dello Sport”, intende onorare un atleta che, nella sua vita, seppe far convivere la pas-sione per il ciclismo con un’attività di im-prenditore serio e lungimirante, fondando e dirigendo un’azienda specializzata nella distribuzione di porcellane, cristallerie e ar-ticoli da regalo.Antonio Medri (semplicemente “Toni” per gli amici), appartenne alla nutrita pattuglia di ciclisti cesenati che – dopo una brillante carriera tra i dilettanti, peraltro ostacolata dalla guerra – terminato il conflitto belli-co, passarono al professionismo: Arman-do Barducci, Dante Benvenuti, Gilberto

Dall’Agata, Bruno Evangelisti, Armando Fabbri, Alcide Raffoni ed Alighiero Ridolfi.Toni si mise subito in luce come buon passista-scalatore; lo attestano le quindi-ci vittorie da dilettante. Tre invece furono i successi nell’anteguerra. Nella ripresa, correndo per la “Mario Vicini” e la “Renato Serra”, si impose in competizioni di presti-gio a Faenza, Forlì, Cesena e Savignano. Le vittorie conseguite nel 1946-1947 (cin-que in totale corredate da un gran nume-ro di piazzamenti) ne fecero un corridore temibile e apprezzato. Si leggeva infatti in “Stadio”: «Medri è un ragazzo veramente in gamba e dotato di qualità atletiche; se continuerà con serietà la carriera intrapre-sa, avrà molte soddisfazioni. Egli ha dimo-strato di sapere andare forte anche in pia-nura, oltreché in salita».Negli anni successivi vince numerose gare di prestigio quali le Coppe Val Senio, Re-nato Serra, Città di Forlì, Igea Marina ed una impegnativa corsa in linea con arrivo a San Marino. Non riesce invece a vincere, battuto sempre per un soffio, la Bologna-Raticosa, nella quale si classifica secondo, quarto e per ben tre volte terzo.Di anno in anno, per problemi di lavoro, rimanda il passaggio al professionismo e quando, nel 1953, finalmente si decide, è già in fase declinante, avendo espresso il meglio di sé tra i dilettanti. Partecipa coi colori della “Bottecchia”, capitanata da Pasquale Fornara, a due Giri d’Italia e alle principali corse nazionali ottenendo deco-

rosi piazzamenti. Nel 1954, alla soglia dei trent’anni, abbandona il mondo delle corse con il rammarico di non essere passato al professionismo all’apice del rendimento.La bicicletta, tuttavia, una volta entrata nel sangue, resiste anche agli antibiotici. Così vediamo Toni, pur senza tralasciare l’azien-da (divenuta sempre più prospera), salire ancora in sella per gareggiare con ottimi risultati tra i cicloturisti. Nei mesi invernali si dedica invece allo sci. Lo sport infatti ha sempre fatto parte del genoma della fami-glia Medri: il figlio Maurizio è stato campione italiano di duathlon, il nipote Filippo ha per-corso una buona carriera di calciatore nelle squadre del Cagliari e del Cesena.La San Marco e l’Ars et Robur meritano quindi un elogio per aver organizzato un importante evento che, nel ricordo di at-leti del passato, offre a tutti i partecipanti l’opportunità di conoscere alcune tra le località più suggestive e ricche di storia della Romagna.

Antonio Medri

Armando Barducci con Antonio Medri

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PAGINE GIALLEa cura della REDAZIONE

NEL GIORNO EPICO DI CHARLY GAUL, IN UN’EDIZIONE CHE VIDE ARRIVARE AL TRAGUARDO SOLO 43 CONCORRENTI, LA GAZZETTA DELLO SPORT CELEBRA, CON IL LINGUAGGIO AULICO DELL’EPOCA, IL DRAMMA UMANO DEGLI SCONFITTI

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Era il 10 giugno del 1956 – l’anno del naufragio dell’Andrea Doria, della rivolta ungherese e del primo oscar ad Anna Magnani – quan-do a Milano, il 39° Giro d’Italia incoronò un giovane lussembur-ghese di nome Charly Gaul. Un’edizione tra le più dure della corsa rosa, con appena 43 atleti al traguardo. Tra questi, al secondo po-sto in classifica generale, staccato in classifica generale di 3’ 27’’, anche Fiorenzo Magni. La Gazzetta dello Sport di quel giorno – più giallo paglierino che rosa – celebrò quel “fenomeno di ritmo” in un bel redazionale a firma di Guido Giardini. «Tre anni fa – scriveva il cronista – incominciammo a leggere sui giornali belgi il nome di Charly Gaul. Lo credemmo uno specialista delle ciclocampestri, e fu anzi in questa specialità che il suo mentore, Albert Risch, ce lo raccomandò un giorno con una lettera che veniva dall’ospedale di Losanna dove lo sportivo lussemburghese era degente per un inci-dente. Lo incontrammo nel Tour del 1954 dopo che già aveva vinto qualche corsa minore in Lussemburgo e in Belgio. Ci impressionò per le caratteristiche singolari del suo stile, per lo slancio e le qualità di arrampicatore, per il temperamento audace. Sparì da quel Giro di Francia dopo aver lasciato grande impressione in tutti. Lo rive-demmo nel febbraio del 1955 a Montecarlo mentre era in allena-mento e in quell’occasione ci disse che attendeva ‘la maturazione’ per venire in Italia. Non volle venire alla Milano-Sanremo perché quella, diceva, non era corsa per lui. Sarebbe venuto al Giro d’Italia nel 1956. Mantenne la parola e fu fedelissimo al suo programma». Giardini rileva che Charly Gaul «ha vinto oggi la più dura battaglia della sua carriera ed è uscito dal Giro d’Italia come un autentico colosso della strada. Dopo Faber, dopo Frantz ecco un altro gran-de campione del Granducato e il Giro d’Italia dev’essere fiero di averlo consacrato tra gli atleti eccelsi del ciclismo mondiale».

Sempre in prima pagina della Ro-sea, l’editorialista Emilio Violanti fir-mò quel giorno un corsivo dal titolo «Pietà per i vinti». «È bello credere – scrive Violan-ti – nel giorno dell’apoteosi di Charly Gaul – giovane Prince del Granducato che ha fatto dell’Ita-lia terra di conquista – nel giorno della sfilata trionfale prodiga di applausi per tutti (“Fiorenzo tu sei una bandiera!” - “Fantini il do-mani è tuo” - “Maule e Coletto il ciclismo italiano è fiero di voi”: quanti di questi cartelli abbiamo trovato ieri lungo la strada?), è bello, dicevamo, ricordare quelli che non c’erano, quelli che tra i colli dolomitici o sull’erta infer-nale del Bondone hanno detto addio al Giro d’Italia. Un addio triste, malinconico, un addio che aveva le tinte fosche del dragone a carattere popolare.

GIRO D’ITALIA 1956: PIETÀ PER I VINTI

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L’esiguo plotoncino dei super-stiti passava tra una pioggia di fiori: e loro, i prota-

gonisti sino venerdì sera, non c’erano. Lungi da noi l’idea di farne degli eroi, dei martiri: troppo facile sarebbe l’usare una aggetti-vazione epica, per poi scivolare pian piano ma ineluttabilmente nella nobiltà della causa e nei futuri destini della Patria. Sarebbe grottesco e caricaturale, offenderebbe il loro amor proprio di atleti e di uomini. Hanno sofferto, hanno perduto. Ed è appunto il loro sacrificio che ha innalzato la prova degli altri, di quelli che hanno concluso all’Arena la loro fatica. È il loro sacrificio che ha ridato un

volto passionalmente drammatico a questa grande, pittoresca fe-sta di sport (…). Ricordiamo Pasqualino Fornara, maglia rosa sino al momento del crollo: il viso affilato color rosso mattone, l’occhio vitreo: uno scultore, modellandolo, avrebbe potuto farne il suo ca-polavoro (…). Ricordiamo Nino Defilippis, maglia rosa simbolica al traguardo di Levico: il panino inchiodato fra i denti, la faccia stra-volta. E ciondolava in mezzo alla strada come mosca inciucchita dalla luce nella prigione di un paralume. Ricordiamo Bruno Monti, altra teorica maglia rosa a Trento, in folle e solitaria fuga per ore ed ore. Ed ha poderi a casa sua ed un conto in banca che mette soggezione. Eppure ha sofferto l’inimmaginabile per inseguire con disperata tenacia un sogno forse più grande di lui». Sempre in prima pagina, in un trafiletto a sinistra, Giuseppe Am-brosini, con linguaggio aulico ed ampolloso, ci ricorda che, in que-gli anni, la grammatica italiana esigeva, tra avverbi e condizionali, doti intellettuali non comuni. «Se con questa manifestazione popolare – scriveva – Milano ha ancora una volta dimostrato la sua grande anima sportiva, biso-gna affermare che il Giro s’è meritato così entusiastiche accoglien-ze. Nella sua squisita sensibilità e nella sua semplice spontaneità, quest’anima ha voluto dire agli atleti quanto fosse stata avvinta dalle loro per fin eroiche gesta, quanto avesse vibrato, goduto, sof-ferto al succedersi delle alterne vicende della competizione, quanto intimamente vi avesse, pur di lontano, partecipato con la sua pas-sione, la sua ammirazione, le sue simpatie, la febbre del suo tifo. Quando dalle gradinate dell’Arena s’è levato l’urlo di quest’anima a salutare Piazza e il suo gruppo dei corridori, m’è parso che un’on-data di commozione e di esaltazione avvolgesse i reduci delle belle battaglie ciclistiche svoltesi per tre settimane sulle strade d’Italia e volesse tributar loro il premio e l’onore che spettano a chi sa valoro-samente lottare per l’orgoglio e la fortuna propria, per la gioia degli sportivi, per la grandezza dello sport. Non diversamente, del resto, il Giro era stato accolto ovunque era passato; sui quasi 4000 km che ha percorso nelle venti città in cui ha sostato esso ha vissuto ed operato in un’atmosfera d’intenso calore popolare, ha gettato a piene mani il buon seme della propaganda, ha raccolto i frutti della sua tradizione e della sua perenne vitalità. Vuol dire, questo, che il Giro ha conservato, anzi, arricchito il suo fascino, e che l’edizione di cui ieri è stata scritta l’ultima pagina possedeva e ha svolto motivi agonistici di estremo interesse sportivo».

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DA XERPA IL KIT CHE MANCAVAADDIO AL TRADIZIONALE BORSINO SOTTO-SELLA. PER I CICLISTI PIÙ “COOL” È NATO IL MINI-CONTENITORE SALVA-ESTETICA. PIÙ BELLO E PIÙ FUNZIONALE.

C’è ancora qualcosa da inventare nel mondo del ciclismo? Pare proprio di sì, almeno a giudicare dal geniale kit “Sos forature” proposto da Xerpa, dinamica azienda modene-se, che – per ragioni stilistiche e funzionali – ha sostituito il classico borsino sotto sella (voluminoso, ingombrante e anti-estetico) con un mini-contenitore più discreto e, so-prattutto, salva-look. Un prodotto pensato e brevettato per chi – pur non rinunciando al comfort – non sottovaluta mai il “valore aggiunto” dell’estetica.

Xerpa XP1, nome molto “ace” ideato per questo prodotto, è una rivisitazione del tradizionale borsino sotto sella a sbal-zo. È un contenitore in plastica rigida con agganci latera-li per essere inserito ed installato sotto la sella (indice di compatibilità con le selle in vendita sul mercato superiore al 90%). All’interno del box si trovano una bomboletta CO2 da 12 g e un mini erogatore (con rubinetto) per il gonfiaggio rapido della camera d’aria.Xerpa XP2 è invece un porta borraccia disegnato per inte-grarsi perfettamente nel look della bicicletta. È modellato in termoplastica, è universale (contenuto consigliato: 500-600 ml questo perché borracce più capienti aumenterebbero la percezione della lunghezza della borraccia insieme al fon-dello di XP2).La vera innovazione di XP2 sta nel basamento che è stato studiato per contenere una camera d’aria avvolta a spirale e le leve smonta gomme.XP2 viene fornito già con una camera d’aria (modello Su-perlight con valvola da 48 mm smontabile) inserita al suo interno.Il kit Xerpa è venduto all’interno di una confezione chiusa con blister trasparente 50n accoppiato da cartoncino 400 grammi con fustella per essere appeso a parete. Nella so-

luzione web, il kit Xerpa è proposto sempre dentro il blister, dentro astuccio da spedizione.«Il prodotto ha evidenziato sin da subìto riscontri impor-tanti sul mercato – spiega l’addetto marketing di Xerpa

Federico Lodesani – dovunque l’abbiamo presentato, ha ottenuti apprezzamenti pressoché unanimi. La sua univer-salità, ovvero il fatto che sia applicabile al 90% delle selle oggi in commercio, è un aspetto che ci consente di pun-tare su un mercato globale. Sia in Italia che all’estero, c’è grande curiosità e, prossimamente, con l’evoluzione della luce, pensiamo di aumentare ulteriormente il suo appeal».

Sos Forature

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THE MUTANT FACTOR.

Il NUOVO porta oggetti SOS foratureè piccolo, è compatto, è completo, è cool.È Xerpa.

Il rivoluzionario kit porta oggetti di altissimo design concepito per regalare un look pulito alla tua bicicletta, un sistema completo di tutto il materiale in caso di foratura. In termoplastica nera, elegante, leggera, resistente, pratica da pulire, pratica da utilizzare: l’idea è diventata la NOVITÀ del 2014! Mai più sotto sella invadenti e barattoli porta oggetti che tolgono la possibilità di utilizzare la doppia borraccia: Xerpa è la mutazione del concetto del porta oggetti. Per chi osa cambiare strada, per chi sfi da la tradizione, per chi si vuole sentire diverso.

Tu sei pronto per Xerpa? Scoprilo e compralo su www.xerpa.it

Concepito, progettato, realizzato e prodotto in Italia da Otto Srl - Formigine (MO) [email protected] - www.xerpa.it FB: xerpakit. Xerpa è un marchio depositato.

Peso netto sotto sella, compreso di materiale di fi ssaggio: 59 gr.Peso netto porta borraccia, compreso elemento contenitivo inferiore: 90 gr.Prodotti venduti anche separatamente su www.xerpa.it

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LA DENUNCIA

«MERCATO DEGLI INTEGRATORI ROVINATO DAI VENDITORI DI ILLUSIONI»

a cura della REDAZIONE

BENEDETTO CATINELLA, TITOLARE DI INKOSPOR ITALIA, LANCIA UN DURO ANATEMA CONTRO LE AZIENDE POCO SERIE: «IL CONSUMATORE SCEGLIE ORMAI CERTI PRODOTTI SOLO IN BASE ALLA PUBBLICITÀ, SNOBBANDO TRASPARENZA, GARANZIE E CERTIFICAZIONI. E IN QUESTO MODO FA IL GIOCO DI QUEI MARCHI CHE ANTEPONGONO LA LOGICA DEL PROFITTO ALLA SALUTE DEGLI SPORTIVI»

[email protected]

Benedetto Catinella è il vulcanico titolare della Inkospor Italia, azienda che ha una sede a Livorno, ma un respiro europeo.I suoi integratori sono infatti prodotti negli stabilimenti tedeschi di Roth – un paesi-no vicino a Norimberga – dalla Nutrichem Diät+Pharma, uno dei marchi di riferimen-to sul mercato internazionale dell’alimen-tazione clinica. Da qualche anno, Catinella è impegnato in una crociata culturale contro quelle azien-de d’integratori che alterano il mercato con prodotti di scarsa qualità, anteponen-do la logica del profitto alla salute dei con-sumatori: «In vendita – dice – si trovano integratori per lo sport che, a conti fatti, garantiscono gli stessi benefici dell’acqua calda. Ma in questo modo è tutto il settore ad essere penalizzato».Per questo, Inkospor è l’unica azienda ita-liana d’integratori che utilizza la cosidetta pubblicità comparativa, «l’unico strumen-to – spiega Catinella – che ci consente di dimostrare, in maniera oggettiva, le diffe-renze abnormi che esistono tra i nostri pro-dotti e quelli di altri marchi». Alla base di un mercato rovinato dai «ven-ditori di illusioni» c’è – secondo l’imprendi-tore Catinella – «corruzione e disinforma-zione. E a pagare è sempre il cittadino».

Benedetto Catinella, che cosa c’entra il vizio italico della corruzione con il mer-cato degli integratori?«C’entra eccome. I casi di corruzione di cui si parla in questi giorni su giornali e tg sono lo specchio fedele di una cultura ‘malata’, ostaggio della logica del profitto ‘ad ogni costo’, una mentalità che crede più nelle scorciatoie che nell’informazione e che, come al solito, pensa solo a fare soldi sulla pelle dei cittadini.»

E dunque?«E dunque è questo orientamento corrotto e scorretto che altera il mercato e penaliz-za il consumatore.»

Si vuole spiegare meglio?«Questo è un mercato in cui regna l’im-provvisazione e dove le competenze sono puntualmente svilite. Troppo spes-

so nei messaggi promozionali manca la trasparenza. Ma la pubblicità fasulla, per quanto persuasiva, non garantisce nien-te, se non un prezzo più alto per il con-sumatore finale.»

Perché questa crociata?«Perché, nel nostro paese, questa cultura errata della disinformazione ha passato la soglia di allarme. Oggi le persone fanno più fatica a distinguere le informazioni cre-dibili da quelle illusorie. I prodotti vengono scelti spesso per la pubblicità fatta e per il basso costo. In poche parole, si dedica un’attenzione scarsa e superficiale all’ana-lisi dei prodotti. Non li si confronta con altri né si verifica il reale rapporto qualità/prez-zo o le garanzie offerte, con tanto di certi-ficazioni, dal produttore al consumatore.»

E così aziende come Inkospor che, al contrario, puntano sulla qualità e l’informazione, restano ai margini del mercato…«Sì, perché sempre più spesso l’abitu-dine ci condiziona ed ha il sopravvento nella scelta dei prodotti che utilizziamo. In questo modo si snobbano altri marchi

che offrono garanzia, trasparenza e forni-scono una corretta informazione, a parità di prezzo.»

Ma in tempi di crisi, la gente si orien-ta sempre di più verso il prodotto low cost…«Niente di più sbagliato. Pensiamo all’ac-quisto di un’auto: comprereste mai una vettura senza garanzia? E, a parità di prez-zo, scegliereste un’auto in garanzia o fuori garanzia? La garanzia non è un’esclusiva delle automobili, ma dovrebbe essere ri-cercata in tutti i prodotti, con un’attenzione particolare verso quelli che incidono diret-tamente sulla salute.»

E allora come si rieduca il mercato?«Riteniamo sia necessario riportare l’at-tenzione sul prodotto e sul consumatore, offrendo garanzie reali, trasparenti e veri-ficabili, svolgendo una corretta informazio-ne e magari, per aziende che producono o commercializzano con questi principi di etica e professionalità, auspichiamo una collaborazione più stretta con le associa-zioni di tutela dei consumatori e degli orga-ni dedicati delle istituzioni.»

Benedetto Catinella, titolare di Inkospor Italia

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PRESTIGIO EXPERIENCE

GRAN FONDO DI SAN MARINO - PRESTIGIOIL TITANO SI ALZA SUI PEDALI

a cura della REDAZIONE

L’AZIENDA PRESTIGIO ORGANIZZA DALL’11 AL 13 LUGLIO NELL’ANTICA REPUBBLICA UNA “TRE GIORNI” DI EVENTI ED INIZIATIVE DEDICATE AL MONDO DEL CICLISMO. TESTIMONIAL DELL’EVENTO MICHELE BARTOLI

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Prestigio Srl, azienda leader nella co-struzione di telai in carbonio, organizza dall’11 al 13 luglio nell’Antica Repubblica di San Marino una “tre giorni” di eventi ed iniziative dedicate al mondo del ciclismo. Il progetto, redatto in collaborazione con i Bike Hotel di Riccione, intende offrire – in uno scenario d’impareggiabile fascino (tra la Romagna e l’Antica Repubblica del Titano) – una full-immersion nella cultura ciclistica di una terra che – per genealo-gia, storia e tradizioni – vive da sempre in simbiosi con le due ruote. La manifestazione, che avrà il suo epi-centro sul Mon-te Titano ma che toccherà anche la riviera adriatica, culminerà dome-nica 13 luglio con la 2ª edizione della Gran Fondo della Repubblica di San Marino “Patrimo-nio dell’Umanità UNESCO”.Obiettivi della “tre giorni”: promuove-re la pratica dello sport, valorizzare le bellezze storico-naturalistiche di San Marino e cre-are i presupposti per un nuovo filone turistico. Nel programma l’immancabile visi-ta guidata al Pre-stigio Lab con le-

zione teorica sulla bio-meccanica e demo pratica dimostrativa, un’occasione offerta a tutti i cicloturisti per correggere i vizi po-sturali in bicicletta ed ottimizzare la per-formance grazie a rilevamenti antropome-trici, elaborazioni digitalizzate, simulatori e telecamere. A seguire pedalata con Mi-chele Bartoli: il “Leone delle Fiandre” ac-compagnerà i corridori alla scoperta della storia millenaria dell’Antica Repubblica di San Marino. In agenda anche la visita allo show room di Prestigio, convegni, il Tour dello shopping nei fashion outlet del Titano, il tour ciclo-artistico by-night. E

ancora Happy hour con i campioni, Miss Bellezza in Bicicletta fino all’appuntamen-to di domenica 13 luglio con la partenza della 2ª edizione della Gran Fondo della Repubblica di San Marino “Patrimonio dell’Umanità UNESCO” organizzata dalla Federazione Sammarinese Ciclismo, con la collaborazione di tutto il movimento ci-clistico sammarinese e con il patrocinio della Segreteria di Stato per il Turismo e lo Sport. Una manifestazione giovane, ma dalle potenzialità sconfinate che, da quest’anno, avrà come main-sponsor l’a-zienda “Prestigio” di Giancarlo Di Marco,

foto ROBERTO TURCI

Una bella vista panoramica della Repubblica di San Marino

Giancarlo Di Marco e Michele Bartoli al Prestigio Lab

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brand emergente nella costruzione di telai in carbonio e nello sviluppo delle scienze motorie e della bio-meccanica.Il marchio sammarinese, famoso nel mondo per la filosofia della “bicicletta sar-toriale”, garantirà – il prossimo 13 luglio – la partecipazione di Michele Bartoli, il “Leone delle Fiandre” (vincitore in carrie-ra anche di una Liegi e di una Freccia Val-lone), il corridore che, a cavallo degli anni ’90, regalò spettacolo nella grandi clas-

siche del nord e che oggi è il consulen-te bio-meccanico dell’azienda Prestigio.È questo il “valore aggiunto” di una ker-messe che promette grande spettacolo anche grazie a due tracciati che, da un punto di vista tecnico, garantiranno una corsa ad alto indice di difficoltà. Due, in-fatti, i percorsi: 132 km e 2800 m di di-slivello per il lungo, 95 km e 1800 m di dislivello per il corto.La corsa, che avrà il suo quartier ge-nerale nella prestigiosa sala Multieventi Sport Domus di Serravalle (la “casa” de-

gli eventi e dello sport della Repubblica di San Marino), sarà valida anche come 5ª prova del circuito Romagna Challenge e come prova ufficiale del IX° Campiona-to Italiano di Ciclismo Banche di Credito Cooperativo “Memorial Cavalier Umberto Mazzotti”.Ovviamente già aperte le iscrizioni: fino al 30 giugno si paga 25 euro, poi dal 1° al 12 luglio la quota d’iscrizione sale a 30 euro.

www.lagranfondosanmarino.com

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GRAN FONDO DAMIANO CUNEGO

BORDIGNON E GALLO, GLI EREDI DEL PRINCIPE

a cura di NEWSPOWER

A VERONA LA NONA EDIZIONE REGALA SPETTACOLO E UN SOLE ESTIVO. E IN PRIMA FILA, ANCORA “FRESCO” DI GIRO, NON POTEVA MANCARE DAMIANO CUNEGO

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Festa della Repubblica e festa delle due ruote, lo scorso 2 giugno, a Verona per la Gran Fondo Damiano Cunego.La prova, organizzata dallo staff guidato da Sergio Bombieri, è scattata alle ore 9 da via Guido d’Arezzo a Verona e le note dell’Inno di Mameli, doveroso omaggio alla festività nazionale, hanno accompagnato il momen-to dello “sparo”.Centinaia di granfondisti si sono dati bat-taglia sui percorsi della Valpantena e della Lessinia – tracciati tecnici, spettacolari e baciati da un bel sole che si è fatto subito largo fra le nubi della mattinata.Il bresciano di Desenzano Matteo Bordi-gnon e la padovana Valentina Gallo si sono imposti sul percorso lungo di 145 km e 3300 metri di dislivello, mentre il veronese Davi-de Spiazzi e la parmense Ilaria Lombardo hanno vinto sul tracciato medio da 85 km.Prima del via ufficiale in griglia di partenza è andato in scena un bel momento dedica-to alla solidarietà, con l’iniziativa “Verona in Tandem” curata dall’associazione “amente-libera” in collaborazione con l’Unione Ciechi e l’Ente Sordi di Verona, con i tandem che hanno “aperto” la corsa. In prima fila non poteva mancare nemmeno Damiano Cune-go, che ha voluto onorare la granfondo no-nostante avesse terminato un giorno prima le fatiche del Giro d’Italia a Trieste. «Non po-tevo perdere quest’appuntamento, per me è sempre un onore essere qui e nei limiti del possibile faccio di tutto per partecipare all’evento. Faccio i complimenti all’orga-nizzazione». Assieme al corridore di Cerro Veronese c’erano anche le professioniste

Rossel la Calovi e Va-

lentina Scandolara, oltre a quindici cicloama-

tori brasiliani ospiti della granfondo. La prima salita, verso Erbezzo, è stata su-bito decisiva per le sorti del “mediofondo”: Davide Spiazzi e Ilaria Lombardo hanno la-sciato indietro i rispettivi rivali e hanno dato il via a due lunghe fughe, terminate con due vittorie in solitaria per entrambi gli atleti sot-to lo striscione di via Guido D’Arezzo.Lungo le rampe verso Erbezzo si è subito formato un plotoncino di 15 inseguitori con Kairelis, Fochesato, Cecchini e Minuzzo a gestire la situazione. Spiazzi intanto conti-nuava ad aumentare il margine e al bivio di Roveré Veronese imboccava la via del me-dio con il gap rassicurante di 1’ 40”, mante-nuto poi nella lunga discesa verso Verona. I big (Cecchini, Kairelis, Bordignon, Foche-sato e Pinton) proseguivano sul percorso

lungo, mentre gli altri componenti del gruppo imboccavano la via del medio verso la finish-line di via Guido d’Arezzo. La stra-da bagnata ha aiutato Spiazzi a mantenere il vantaggio in discesa e replicare così il suc-cesso ottenuto nel 2012. Dietro al vincitore, negli ultimi metri di gara, Stefano Fontana e Davide Magon lasciavano la compagnia e riuscivano a giungere al secondo e al terzo posto, completando così un podio tutto di stampo veronese.Tanta soddisfazione per Spiazzi, profeta in patria, al traguardo: «Sapevo che dovevo anticipare gli avversari, per cui sono partito presto per anticipare la discesa e la volata dove mi avrebbero sicuramente staccato».Corsa solitaria anche per la parmense Ilaria Lombardo, la portacolori dei Vigili del Fuoco di Genova, ha distanziato nettamente l’eter-na Dorina Vaccaroni e la giovane veronese Luisa Semprebon. Tanta soddisfazione anche per l’emiliana: «Ho visto che c’era-no anche le due professioniste al via e ho provato a partire subito forte per stare con

La partenza della Granfondo Damiano Cunego

Il gruppo di testa

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loro, così mi sono ritrovata sola al coman-do, è andata bene così».Nel “lungo” in testa una decina di corridori procedevano compatti sui saliscendi della Lessinia fino alla discesa prima dell’erta di Campofontana, dove Stefano Cecchini e Matteo Bordignon hanno tentato di evade-re dal gruppo. Domenico Romano, com-pagno di squadra di Bordignon, è stato poi bravo a rientrare sulla testa della corsa sulle rampe verso Campofontana: fra i tre è nato subito un ottimo accordo e in po-chi metri s’è capito che l’azione sarebbe stata quella decisiva. Nell’ultima ascesa di giornata, verso San Mauro di Saline, Cec-chini e Bordignon guadagnavano 200 metri di margine su Romano, ma nella picchiata verso Montorio e Verona tutti e tre gli atleti finivano a terra, causa del ghiaino in curva, lasciando la situazione immutata fino al ret-tilineo d’arrivo dove il gardesano Bordignon è riuscito ad imporsi sul lucchese Cecchini che ha sbagliato a cambiare i rapporti per lo sprint finale. Pochi metri più indietro giun-geva il napoletano di nascita ma gardesano d’adozione Domenico Romano.Bordignon, di Desenzano come il compagno, era molto soddisfatto al termine della corsa: «È stata una bella vittoria, la gara è stata

molto selettiva e Cecchini andava proprio forte in salita. Sono stato bravo a restare con lui, poi all’ultimo chilometro le corse si vincono e si perdono, oggi è andata bene a me, la prossima volta andrà meglio a lui».

In campo femminile intanto la padovana Va-lentina Gallo concludeva la sua prova trion-fando in solitaria, portando a termine la gara nonostante portasse sul volto i segni di una brutta caduta: «Il percorso era bellissimo, con tante belle salite. Mi sono ritrovata subi-to davanti da sola e voglio ringraziare il mio compagno di gara Erik Ferrandi per tutto il supporto che mi ha dato dopo che sono caduta». Alle sue spalle sono finite quindi sul podio Marcellina Dossi e Simona Giuntoli.Infine premiazioni di rito e gustoso riso party col risotto all’isolana e tante succose ciliegie, dolce epilogo della Gran Fondo Damiano Cunego 2014.

Info: www.granfondodamianocunego.it

Il podio maschile della Granfondo

Valentina Gallo in azione, vincitrice in campo femminile nonostante una brutta caduta

L’organizzatore Sergio Bombieri con Damiano Cunego e gli ospiti brasiliani prima del via

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94 DOSSIER SPORT E MEDICINA

IL GINOCCHIO DEL CICLISTA

a cura del Dr. MAURIZIO RADI*

[email protected]

Prima di parlare di dolore al ginocchio, dobbiamo fare una premessa sull’artico-lazione del ginocchio considerandolo un vero snodo e punto di carico della peda-lata, considerando inoltre che è vincola-to alla posizione del piede e del bacino. Nella pedalata l’articolazione del ginoc-chio è sicuramente quella maggiormente sollecitata. Dobbiamo considerare che la posizione del piede sul pedale e la posi-zione del bacino sulla sella possono in-fluire positivamente o negativamente sul movimento del ginocchio. La forza che viene sollecitata dall’arto inferiore passa attraverso il ginocchio considerando che i muscoli della coscia creano una spinta e il pedale esercita una forza contraria che si oppone al movimento. Inoltre la relativa libertà di cui gode il ginocchio, non solo di piegarsi e distendersi, ma anche di essere ruotato e portato ver-so l’interno e l’esterno, può determinare importanti e frequenti di disturbi dati da sovraccarichi. Essendo il ginocchio un punto importante di carico del gesto at-letico del ciclista, il dolore al ginocchio porta a periodi di stop che impediscono all’atleta di gareggiare e al cicloamato-re una vera sofferenza e di conseguen-za periodi di stop dall’attività ciclistica. Comunque i disturbi al ginocchio sono spesso causati da una errata posizione in bicicletta. In effetti la posizione ideale in bicicletta deve partire proprio metten-do il ginocchio nella condizione migliore per lavorare.

QUANDO PARLIAMO DEL GINOCCHIO COSA DOBBIAMO CONSIDERARE?

Partiamo dal fatto che il ginocchio è formato da due articolazioni. Una formata dall’osso della gamba “ti-bia”, e dall’osso della coscia “fe-more”. L’altra for-

mata dalla rotula e dal femore. Tra il fe-more e la tibia troviamo i menischi, la cui funzione è quella di migliorare i rapporti di scorrimento tra le due ossa ed avere funzione di ammortizzazione cercando di limitare l’usura. Il ginocchio viene mos-so dai muscoli della coscia. Il quadrici-pite femorale formato da 4 muscoli che si riuniscono in unico tendine (il rotuleo) ha la funzione ha la funzione di esten-sore. Nella parte posteriore troviamo gli ischi-crurali formati da bicipite femorale, semitendinoso e semimembranoso che hanno la funzione di flessori. Nel ciclista i disturbi si verificano principalmente nel tendine rotuleo e a carico del quadricipi-te in quanto principali strutture sovracca-ricate nel gesto motorio della pedalata. Nel ginocchio troviamo anche strutture legamentose (LCA, LCP, CM, CL e i me-nischi, ma che raramente creano proble-mi al ciclista. Si sono verificate diverse situazioni dove i ciclisti riescono a peda-lare anche con una lesione legamentosa senza dolore o disturbi.

QUALI SONO LE PATOLOGIE PIÙ FREQUENTI?

DOLORE ROTULEOL’articolazione femoro-rotulea è la parte del ginocchio che più facilmente va in-contro a problemi, questo dipende dal sovraccarico cui va incontro l’articolazio-ne durante la fase di spinta.

Il quadricipite quando distende il ginoc-chio schiaccia la rotula contro il femore e questa forza è tanto maggiore quanto più è piegato il ginocchio. La continua pressione ed il continuo sfregamento usura la cartilagine e determina dolori localizzati anteriormente e/o ai lati della rotula. In generale la zona dolente è più di frequente sul lato mediale della rotula. Queste problematiche possono dipendere da errate posizione sulla bici. Sella troppo bassa, troppo avanti, telaio troppo dritto?Altre cause predisponenti possono esse-re male allineamenti della rotula, che ten-de in genere a spostarsi verso l’esterno, oppure l’utilizzo di rapporti troppo lunghi ad inizio della preparazione e soprattutto programmi invernali di allenamento con i pesi che mirano al potenziamento del quadricipite.Ricordiamo come l’eccessivo carico ro-tuleo si ha quando si forza il ginocchio da una posizione di eccessiva flessione in estensione. Questo ci deve fare riflet-tere nell’eseguire esercizi di potenzia-mento per il quadricipite che dovrebbero essere prevalentemente esercizi in cui il

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ginocchio lavora solo negli ultimi gradi di estensione.Negli ultimi 30° gradi di estensione lavora difatti soprattutto una parte del quadri-cipite che ha la funzione di stabilizzare la rotula. Per curare e prevenire quindi questo tipo di patologia, chiamata “con-dropatia femoro-rotulea”, si deve cor-reggere la posizione in sella, e svolgere un intenso programma di rieducazione e potenziamento del ginocchio, facendolo lavorare negli ultimi 30° di estensione.

TENDINOPATIA DEL TENDINE ROTULEO E QUADRICIPITALEQuando parliamo di tendine rotuleo è quel tendine situato al di sotto della rotula la cui funzione è quella di estendere la gam-ba sulla coscia. Il tendine del quadricipite è situato sopra la rotula ed unisce il mu-scolo quadricipitale alla rotula stessa. Il tendine avvolge la rotula e diventa tendine rotuleo che si inserisce sulla tibia. Come tutti i tendini, se vengono sovraccaricati, possono diventare dolenti durante l’attivi-tà fisica e alla palpazione. La tendinopatia del tendine rotuleo e del tendine del qua-dricipite hanno cause simili a quelle de-scritte per la rotula. Cause predisponenti possono essere un ginocchio varo o val-go. Un programma pesistico errato o una scorretta preparazione possono essere cause scatenanti. Altre cause possono essere ricercate nel periodo invernale-primaverile, quando i ciclisti gareggiano in

condizioni atmosferiche pessime (pioggia, nevischio). In queste condizioni senza una adeguata protezione termica degli arti in-feriori, i tendini (in particolare il rotuleo) su-biscono un abbassamento ulteriore nella temperatura interna e una riduzione de-gli scambi nutritivi provenienti dai tessuti circostanti sottoposti a vasocostrizione. Ne consegue una sofferenza temporanea che si presenta con sintomi dolorosi dopo la gara o negli allenamenti successivi.

LE TENDINOPATIE HANNO TUTTE LA STESSA GRAVITÀ?Sicuramente no, perché per essere più precisi dobbiamo parlare di tendinite e di tendinosi. La tendinite vuol dire infiam-mazione del tendine e colpisce preva-lentemente gli atleti. La tendinosi è una patologia cronica. Al contrario dell’in-fiammazione acuta, la tendinosi ha una insorgenza più graduale ed è caratteriz-zata da micro-lesioni ed un ispessimento del tendine. La tendinosi provoca sintomi simili alla tendinite.

COME VIENE FATTA UNA DIAGNOSI?Il medico può essere in grado di deter-minare la diagnosi in base a segni e sin-tomi e a test clinici. Se la diagnosi non è chiara, potrebbe richiedere esami per escludere altre condizioni. I test e gli esa-mi potrebbero includere:• Esame fisico. Il medico può applicare

una pressione in diverse parti del gi-nocchio per determinare esattamente dove si trova il punto del dolore.

• Raggi-X. • Ecografia. • Risonanza magnetica (MRI).

La tendinite rotulea richiede un tratta-mento lungo. Il recupero potrebbe richie-dere alcune settimane o mesi, se la lesio-ne non è troppo grave, o fino a un anno o più per le persone che si sottopongono a un intervento chirurgico.La maggior parte delle persone affette da tendinite rotulea trovano sollievo con il trattamento conservativo.

CHE TIPO DI TRATTAMENTO PUÒ ESSERE EFFETTUATO PER CURARE UN DOLORE AL GINOCCHIO?

Inizialmente l’approccio è sempre con-servativo. Il medico può suggerire diver-se tecniche per ottenere questo risultato, tra cui:• Riposo. Riposo non significa rinuncia-

re a qualsiasi attività fisica, ma evitare di correre e saltare oppure ridurre l’in-tensità dell’attività.

• Regolazione meccanica del corpo. Un fisioterapista può aiutare a imparare a distribuire meglio la forza che si eser-cita durante l’attività fisica.

• Stretching. • Rinforzo muscolare mirato. Un fisio-

terapista può raccomandare esercizi specifici per rafforzare ed equilibrare i muscoli intorno ad esso.

• Fisioterapia strumentale: tecarterapia, laser ad alta potenza.

• Mesoterapia locale con Fans o corti-sonici.

• Terapia manuale: Massaggiare il tendi-ne può aiutare a favorire la guarigione del tendine.

QUANDO SI DEVE PENSARE AD UN INTERVENTO CHIRURGICO?Il tuo medico può prendere in conside-razione un intervento chirurgico per la tendinopatia rotulea, se approcci meno invasivi non stanno aiutando dopo 12 mesi di trattamento.

La maggior parte delle persone che han-no avuto un intervento chirurgico per la tendinite rotulea sono in grado di ripren-dere la preparazione atletica in circa sei mesi. In alcuni casi, tuttavia, il recupero può richiedere fino a 18 mesi.

CI SONO ALTRI APPROCCI DA TENERE IN CONSIDERAZIONE?Altri tipi di terapia possono fornire sollie-vo al dolore. Questi metodi vanno presi in considerazione dal medico specialista ed in modo accurato per singola patologia.Infiltrazioni di acido ialuronico per quanto riguarda le condropatie, oppure gel pia-strinico (PRP) sia per condropatie che per tendinopatie rotulee.

*Fisioterapista Centro Fisioradi Pesaro

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4ª GRANFONDO MARIO CIPOLLINI

ELETTRICO VINCE COME IL “RE LEONE”

a cura della REDAZIONE

LA GARA INTITOLATA AL PIÙ GRANDE VELOCISTAITALIANO DI TUTTI I TEMPI POTEVA DECIDERSI SOLO ALLO SPRINT:

TRIONFA AL FOTOFINISH IL PORTACOLORI DEL GS CALCAGNI SPORT. TRA LE DONNE

TUTTO FACILE PER CLAUDIA BERTONCINI

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Che il cambio di data, sebbene anche di un solo gior-no, potesse ripercuotersi sulle presenze, questo era già chiaro fin da subito, ma la manifestazione di Capan-nori non poteva certo essere orfana di Mario Cipollini.Così lunedì 2 giugno, alle ore 7 di mattina, in piazza Aldo Moro, di fronte al Municipio, dove è stata allestita tutta la zona logistica della 4ª Granfondo Mario Cipollini, si sono ritrovati 450 ciclisti dei 600, che avevano scelto di iscriversi alla manifestazione.

In testa al gruppo, riconoscibile per la sagoma imponente, “Il Re Leone”, il più grande velocista italiano di tutti i tempi, l’uomo che – lasciato il ciclismo dei professionisti – non rinuncerebbe mai ad una gradevole pedalata fra amici sulle strade della “sua” Lucca. Alle ore 8.30 precise, in presenza del neo eletto sindaco Luca Mene-sini, dell’assessore ai lavori pubblici Gabriele Bove e dell’assessore allo sport Serena Frediani, la bandiera a scacchi ha dato il via ufficiale.Il gruppo, con in testa Mario Cipollini e Luca Scinto, testimonial e ospite d’onore della manifestazione, si è diretto compatto verso Lucca, attraversandola per intero e proseguendo verso la Versilia, raggiunta svalicando il Monte Quiesa. Da qui si è tornati in Luc-

chesia attraverso il valico di Monte Pitoro, per addentrarsi nella zona collinare delle splendi-de ville lucchesi sopra Matraia. Un breve pas-saggio dal borgo di Montecarlo, per dirigersi verso il Monte Serra, la vera icona di tutti i ciclisti di zona. Il percorso di mediofondo lo ha evitato dirigen-dosi direttamente verso Buti e quindi tornarn-do a Capannori, solo dopo avere affrontato l’ultima ascesa di San Ginese di Compito.

I granfondisti invece si sono immersi nei boschi del Monte Serra af-frontato dal versante più duro di Sant’Andrea di Compito, discendo poi verso Buti, per reinnestarsi nel tracciato comune.La corsa è entrata nel vivo sulle prime rampe di Matraia, quando la testa della corsa si è ridotta ad una trentina di elementi. Al bivio di Sant’Andrea, sul percorso di granfondo si è lanciato un gruppo di cinque corridori. Sulla salita, lunga e impegnativa, il lucchese Fede-rico Cerri (Velo Club Maggi 1906) ha provato a fare selezione, ma il materano Tommaso Elettrico (GS Calcagni Sport) non si è lasciato intimorire rispondendo, colpo su colpo, agli attacchi. Inevitabile, a quel punto, la soluzione nello sprint finale.

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Tempo di

lettura 7 min

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All’ultima curva, è partita la volata e Tommaso Elettrico, forse ricor-dando proprio le imprese di Cipollini, ha “fulminato” letteralmente la concorrenza, battendo Federico Cerri per pochi millimetri (sarà necessario affidarsi al fotofinish). Terza piazza per Alessio Gori (San-soni Team).Sul percorso di mediofondo si è imposto invece il lucchese Roberto Benedetti (BBM-JollyWear-Stefan), che ha preceduto di una qua-rantina di secondi la volata del gruppo inseguitori regolata da Marco Madrigali (Cycling Team Zerosei) ai danni di Mirko Cocchi (Infinity Cycling Team).Vittoria per distacco anche nella granfondo femminile, dove la garfa-gnina Claudia Bertoncini (Velo Club Maggi 1906) ha inflitto una de-cina di minuti di distacco a Nicoletta Giannecchini (Viareggio Bike).Vittoria in volata nella mediofondo per la lucchese Maria Fanucchi (Cycling Team Zerosei), che ha superato – d’esperienza – Maurizia Landucci (Polisportiva Croce Rossa Italiana Lucca). Ha chiuso il po-dio la barghese Letizia Dini (Team Promotech).La lotta tra le società per numero di chilometri pedalati è andata alla ASD GFDD Altopack, il sodalizio organizzatore. Sul secondo gradi-no del podio è salita la BBM-JollyWear-Stefan, mentre sul terzo La Bagarre – Ciclistica Lucchese.La domenica mattina è stata impegnata dall’evento “Giovani Leoni”. Un centinaio i bambini che, in presenza della Polizia Municipale di Capannori, si sono divertiti su un percorso di educazione stradale.La manifestazione si è conclusa con il consueto pasta party, servito nella vicina tavola calda, e con le premiazioni che hanno consegna-to cesti alimentari e prodotti tecnici.«Sono estremamente soddisfatto di come sia andata questa edi-zione – sono le parole di Luca Franceschi, patron della manifesta-

zione –. Purtroppo il cambio di data ci ha penalizzato sul numero dei partenti, ma abbiamo avuto modo di coccolare chi ha preso il via. Mi rammarico solo per l’inciviltà di alcuni partecipanti, che hanno lasciato dietro di loro una vera scia di bottigliette, invece di gettarle nei pressi dei ristori. Mi chiedo se a casa loro si comportano in ugual modo».L’appuntamento è quindi fissato per il 2015 per la 5ª edizione della Granfon-do Mario Cipollini.

Tutte le informazioni sulla manifestazione sul sito ufficiale

www.granfondomariocipollini.it

GRANFONDO MASCHILE1° Tommaso Elettrico (GS Calcagni Sport); 03:52:21;

37,02 km/h2° Federico Cerri (Velo Club Maggi 1906 ASD); 03:52:21;

37,02 km/h3° Alessio Gori (ASD Sansoni Team); 03:52:21; 37,02km/h

GRANFONDO FEMMINILE1a Claudia Bertoncini (Velo Club Maggi 1906 ASD); 04:27:42;

32,1 km/h2a Nicoletta Giannecchini (Viareggio Bike); 04:37:12; 31 km/h

MEDIOFONDO MASCHILE1° Roberto Benedetti (BBM-JollyWear-Stefan); 03:00:31;

37,92 km/h2° Marco Madrigali (ASD Cycling Team Zerosei); 03:01:08;

37,85 km/h3° Mirko Cocchi (Infinity Cycling Team ASD); 03:01:08;

37,86 km/h

GRANFONDO FEMMINILE1a Maria Fanucchi (ASD Cycling Team Zerosei); 03:13:51;

35,34 km/h2a Maurizia Landucci (Polisportiva Croce Rossa Italiana Lucca);

03:13:52; 35,35 km/h3a Letizia Dini (Team Promotech); 03:13:54; 35,34 km/h

La partenza con Mario Cipollini e il sindaco Luca Menesini

Sul podio della Granfondo, Tommaso Elettrico, Federico Cerri e Alessio Gori

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IL TELAIO IDEALE98

ELEGANZA E SEMPLICITÀNAPA VALLEY PERSEGUE LA LINEA CHE L’HA RESA FAMOSA E SI CONSOLIDA COME MODELLO DI PUNTA DELLA GAMMA FRW. LA VERSIONE ULTEGRA 11V CON RUOTE MAVIC AKSIUM WTS PIACE PER SUA SOBRIETÀ, HA UN PREZZO ABBORDABILE E NON VEDE L’ORA DI ESSERE “LA VOSTRA BICI”

a cura di ROBERTO ZANETTIfoto statiche di ROBERTO ZANETTIfoto dinamiche di MONICA CUEL

[email protected]

Tempo di

lettura 8 min

Il test:La tendenza di FRW non è mai stata quella di stravolgere ma di mantenere e così è stato anche per la Napa Valley 2014. Pochi ritocchi, nuove grafiche e una vasta gamma di configurazioni che si possono tranquillamente scegliere sul portale Freewheeling Shop on line, il sito di Freewheeling che permette all’utente finale o al negoziante affiliato di acquista-re la propria bicicletta (e non solo, anche componenti e accessori) a prezzi molto concorrenziali.Prendendo in esame il modello testato e scorporandolo dal gruppo ho potuto constatare come la spina dorsale della Napa Valley è ancora una volta il mono-scocca in fibra di carbonio ad altissimo modulo (Ultra High Moduls and High Strenght). Questo affermato telaio, frut-to della sapiente ricerca e del costante sviluppo progettuale che in questi ultimi anni ha portato FRW ai vertici del settore, è sempre in grado di dare buone soddi-sfazioni e risposte affermative quando è messo sotto i riflettori. La lega con cui viene stampato è composta da un ma-teriale termoindurente che ha origine dal comparto industriale aeronautico e aero-spaziale, ovvero un “tessuto” di carbonio molto leggero che, accoppiato tramite un processo di riscaldamento a una resina epossidica e disposto in fibre nella stes-sa direzione (UD-PRE-PEG), conferisce al telaio una leggerezza sorprendente e un’alta resistenza alle sollecitazioni.Nella versione attuale tutta la parte infe-riore del frame set è sovradimensionata e irrobustita (compresa la forcella a ste-li dritti unita ad un possente avantreno) partendo dallo sterzo tapered con cu-scinetto inferiore da 1,5” per arrivare ai foderi del carro posteriore a sezione ala-re. Le dimensioni e le forme muscolose dei tubi – abbinate a una geometria che siamo abituati a vedere già da anni sulle Napa Valley – donano rigidità torsionale, flessibilità verticale e fluidità di guida a tutta la struttura che, riportate alla pro-va su strada, fanno di questo mezzo il compagno ideale per lunghe e piacevoli pedalate.

Questione di gusti:La grafica “All Black” della Napa Valley 2014 è senza dubbio aggressiva, di moda e fa tendenza (molti altri marchi, negli ultimi anni, hanno proposto queste grafiche nero opaco o lucido sui loro modelli). Purtroppo le scritte e i loghi, leggermente in ri-lievo, sono scuri come la restante tonalità cromatica della bicicletta smorzandone le forme e rendendola troppo anonima. FRW ha comunque in catalogo (consultabile sul Freewheeling Shop on line all’indirizzo internet www.shop.freewheeling.it) un’al-tra colorazione “White/Red” che mette in risalto la geometria muscolosa dei tubi al fine di accontentare un maggior numero di possibili clienti, sia privati che negozianti.

Test bike

Caratteristiche Tecniche

• Telaio: carbonio monoscocca Super HM Swing Arm

• Forcella: carbonio T60 SHM• Gruppo:  Shimano Ultegra 50/34 11V• Serie sterzo: Ritchey H-set WCS Logic Zero drop in tapered 1/8-

1.5• Spessori:

Washer Ritchey carbon 1”1/8 5 mm• Piega manubrio: Ritchey WCS Curve Blatte black 42 cm • Attacco manubrio: Ritchey 4 axis 84/6d blatte black 100 mm• Reggisella: Ritchey WCS 31.6x400 black• Nastro manubrio: FRW Eolo Msoft black• Cambio:

Shimano Ultegra 11V RD6800• Deragliatore: Shimano Ultegra FD6800 a saldare• Comandi: Shimano Ultegra ST6800• Guaine cambio: Shimano OT41SP• Fili e guaine: Shimano BC1051• Freni: Shimano Ultegra BR6800R+BR6800F• Movimento centrale: Shimano SM-BB72-41B press fit• Guarnitura: Shimano Ultegra FC6800 compact 50/34 172,5 mm• Cassetta: Shimano Ultegra 11V CS6800 11-28• Catena: Shimano Ultegra 11V CN6800• Cerchi: Mavic Aksium WTS • Pneumatici: Mavic Aksion 700 x 23• Camere: Butile valvole Presta• Pedali: Look Keo Easy (non compreso nell’allestimento base)• Sella: Selle Italia SLR flow • Colori:  all black (come bici testata in foto) e white/red• Peso: (come in foto): 8,00 kg completa di pedali

Page 101: iNBiCi magazine anno 6- n6 Giugno  2014

Consigli per l’acquisto, perché com-prarla?Napa Valley nasce per offrire un prodotto competitivo a un prezzo contenuto. Pro-prio per questa ragione, nella versione Ul-tegra 11V con ruote Mavic Aksium WTS da me testata in questo servizio, chi avesse a disposizione il giusto budget d’acquisto si porterebbe a casa un mezzo dai contenuti interessanti, senza però dover per forza li-tigare con la propria moglie o indebitarsi al monte dei pegni…

Il Produttore e Distributore per l’Italia:Freewheeling sasVia Barsanti, 1048124 Fornace Zarattini (RA)Tel. +39 0544 461525Fax. +39 0544 462096E.mail: [email protected] site: www.freewheeling.it

Le news del nuovo telaio:FRW, rispetto alla della Napa Valley 2013, ha appor-tato due modifiche significa-tive sul telaio di quest’anno:1) l’innesto dei cavi nel tubo

obliquo è più pulito e ha un invito in alluminio che lo protegge da inu-tili stress, determinati dal movimento dell’insieme guaina/filo;

2) la laminazione interna del carbonio nell’area dei forcellini posteriori è sta-ta incrementata per au-mentarne la resistenza e la rigidità.

Caratteristiche Tecniche

• Telaio: carbonio monoscocca Super HM Swing Arm

• Forcella: carbonio T60 SHM• Gruppo:  Shimano Ultegra 50/34 11V• Serie sterzo: Ritchey H-set WCS Logic Zero drop in tapered 1/8-

1.5• Spessori:

Washer Ritchey carbon 1”1/8 5 mm• Piega manubrio: Ritchey WCS Curve Blatte black 42 cm • Attacco manubrio: Ritchey 4 axis 84/6d blatte black 100 mm• Reggisella: Ritchey WCS 31.6x400 black• Nastro manubrio: FRW Eolo Msoft black• Cambio:

Shimano Ultegra 11V RD6800• Deragliatore: Shimano Ultegra FD6800 a saldare• Comandi: Shimano Ultegra ST6800• Guaine cambio: Shimano OT41SP• Fili e guaine: Shimano BC1051• Freni: Shimano Ultegra BR6800R+BR6800F• Movimento centrale: Shimano SM-BB72-41B press fit• Guarnitura: Shimano Ultegra FC6800 compact 50/34 172,5 mm• Cassetta: Shimano Ultegra 11V CS6800 11-28• Catena: Shimano Ultegra 11V CN6800• Cerchi: Mavic Aksium WTS • Pneumatici: Mavic Aksion 700 x 23• Camere: Butile valvole Presta• Pedali: Look Keo Easy (non compreso nell’allestimento base)• Sella: Selle Italia SLR flow • Colori:  all black (come bici testata in foto) e white/red• Peso: (come in foto): 8,00 kg completa di pedali

FRW Napa Valley Ultegra 11V Aksium WTS

L’accoppiata attacco e piega, come da tradizione FRW, è sempre Ritchey

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Accessori e materiali utilizzati per il test

Gli accessori e i materiali che ho usato per il test sono:• Casco: Ranking mod. Feather www.ranking-helmet.com• Occhiali: Tifosi mod. Veloce Gloss Carbon www.tifosioptics.com• Scarpe: Diadora Jet Racer www.diadora.com• Abbigliamento: Parentini by FRW www.parentini.com• Portaborraccia: Race One www.freeweeling.it

In vendita a partire da:Settembre 2013

Tempo di consegna:Due giorni lavorativi dalla data dell’ordine per biciclette e kit telaio già a magazzino

Prezzo: € 3.114,53 di listino al pubblico, IVA inclusa € 2.803,07 netto, acquistabile via internet, presso il Freewheeling Shop on line

La parte frontale della Napa Valley dove è alloggiata la serie sterzo 1/8-1.5 di Ritchey

La Selle Italia SLR Flow con l’ampia fessura centrale garantisce una seduta dal comfort assicurato

La scatola oversize nella quale si colloca il movimento centrale press fit BB72

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foto NEWSPOWER CANON

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1000GROBBE BIKE CHALLENGE

IN TRENTINO È IL TEMPO DEI FORTI

a cura di NEWSPOWER

DAL 13 AL 15 GIUGNO, SUGLI ALTIPIANI CIMBRI, TORNA LA DIVERTENTE “TRE GIORNI” TRENTINA. ALLA CONSOLLE SEMPRE LO SCI CLUB MILLEGROBBE DI LAVARONE

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Pronti a cavalcare gli Altipiani Cimbri in Trentino? Il mese di giugno è da tempo… il tempo dell’evento 1000Grobbe Bike Chal-lenge – 100 Km dei Forti e, dal 13 al 15 di questo mese, quasi a fare da epilogo alla primavera delle ruote grasse, torna la di-vertente tre giorni trentina. Il menu proposto dallo Sci Club Millegrob-be di Lavarone rimane lo stesso, vincente anche in questa stagione e fin dal venerdì si possono “tastare con ruota” i single track di queste zone con la Lavarone Bike, un otti-mo antipasto per tutti con 30 km scarsi di lunghezza. Sabato 14 sarà poi tempo della Nosellari Bike, una decina di chilometri in più, il dislivello che raddoppia e tocca quo-ta mille metri per cominciare a fare un po’ più sul serio prima del clou della domenica, quando la 100 Km dei Forti sarà al via con le due varianti Marathon di 92 km e Clas-sic di 57 km. La prova Classic si abbina alle due gare delle giornate precedenti e forma l’esclusivo 1000Grobbe Bike Challenge con classifiche e premi speciali. Sabato 14 giugno al pomeriggio il Parco Palù accoglierà anche i giovanissimi con la Mini1000Grobbe Bike, sempre chiassosa e in puro spirito off-road.

Forti, malghe e tanto divertimentoL’evento 1000Grobbe Bike Challenge – 100 Km dei Forti corre interamente tra i 1000 e i 1700 metri di quota, non ci sono le vette alpine o i passi insormontabili che spesso vengono abbinati al Trentino, ma pedalabilità e verde sono elementi caratteristici messi in risalto con piacere dai bikers stessi. Come tradizione, la 100 Km dei Forti scat-ta per tutti nell’ampia area verde del Parco Palù a Lavarone per poi chiudersi in località Gionghi, ancora a Lavarone. Ciò che di si-curo è importante è che da capo a coda il divertimento è assicurato, con i primi 5 km di riscaldamento in leggera salita per poi at-taccare la zona del Passo Vezzena sui 1400 metri di altitudine. In successione si toccano

Malga Millegrobbe e il centro del paese di Lu-serna prima della discesa in direzione Malga Laghetto. Il Monte Tablat attende tutti quanti poco dopo, prima di lasciar correre i pedali verso Forte Belvedere – una delle sette for-tezze di epoca bellica degli Altipiani. Passa-

ti Malga Pozze e il Lago di Lavarone e raggiunto il 50° km circa, i concorrenti del Classic puntano alla frazione di Car-bonare, al Comando Austro-Ungarico e rientrano all’arrivo dopo aver scavallato un’ultima salitella da non sottovalutare.

Tempo di

lettura 6 min

La partenza dell’edizione 2013

foto NEWSPOWER CANON

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I maratoneti nel frattempo si arram-

picano verso una triade di forti che faranno tornare indietro nel

tempo, Forte Cherle, Forte Sommo Alto e Forte Dosso delle Somme, pun-to più elevato di giornata a 1664 metri. La picchiata seguente di una decina di chilometri è di quelle da calibrare bene con i freni e, a differenza dello scor-so anno, stavolta non si transita per il centro di Folgaria, ma si punta diretta-mente verso la frazione di Francolini e Maso Spilzi. Verso il km 80 si sale sul Passo Sommo prima di far rotta ver-so l’abitato di Carbonare, il successivo Comando Austro-Ungarico e il finish, con il più che meritato pasta party a risollevare dalle fatiche di giornata. (www.1000grobbe.it)

Forti protagonisti per Trentino MTB presented by crankbrothersSette sono le meraviglie del circuito in provincia di Trento e la 100 Km dei Forti ne è parte fin dalla fondazione del-lo stesso nel 2009. Dopo la ValdiNon Bike di inizio maggio, ecco quindi un nuovo appuntamento per gli iscritti e a

seconda della variante scelta c’è un coefficien-

te di punteggio diverso, 1 per la Classic e 1,5 per la Ma-

rathon. Le altre gare della stagione di “Trentino MTB” sono la Dolomitica

Brenta Bike del 29 giugno tra Pinzolo e Madonna di Campiglio, la Lessinia Bike (27

luglio), la Vecia Ferovia dela Val de Fiemme (3 agosto), la Val di Sole Marathon (31 ago-sto), e la 3T Bike di chiusura dei giochi il 5 ot-tobre in Valsugana. (www.trentinomtb.com)

Mountain bike e tanto altro sugli AltipianiGli Altipiani di Lavarone, Folgaria e Luserna sono una vera e propria “destinazione pa-radiso” per chi ama natura, relax e sport. I percorsi da affrontare in fuori strada sono tanti e per ogni taglio di appassionato, an-che insieme alla scuola di MTB Altipiani Bike per ragazzi e adulti che propone affascinanti escursioni guidate (www.altipianibike.it). La stagione 2014 è anche quella dei Campio-nati del Mondo di Orienteering e Trail Orien-teering (WOC-WTOC, dal 5 al 12 luglio), come quella della prima volta del camp della Manchester United Soccer School per ragazzi fino ai 17 anni (13 - 19 luglio) e del raduno della Nazionale sperimentale di pal-lacanestro (11-20 giugno), seguito in luglio da quello della Nazionale maggiore. Sul sito www.alpecimbra.it si possono anche ritro-vare tutte le altre iniziative sportive e culturali a Lavarone e dintorni.

Il gruppo dopo la partenza dell’edizione 2013

Atleti tirano il gruppo dei primi della 1000Grobbe Bike 100 Km dei Forti 2013

foto NEWSPOWER CANON

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foto NEWSPOWER CANON

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SPORT & BENESSERE104

NOVITÀ CITOZEATEC

a cura del dottor ALESSANDRO GARDINI* [email protected]

È noto che l’infiammazione è un meccanismo di difesa non specifico, che costituisce una risposta protettiva, conseguen-te all’azione dannosa di agenti fisici, chimici e biologici, il cui obiettivo finale è l’eliminazione della causa iniziale di danno cel-lulare o tissutale, nonché avviare il processo riparativo.

La crema ATHLETIC FRESH, grazie ai principi attivi concentrati e lipofilici presenti nei derivati vegetali utilizzati, permette una rapida penetrazione degli elementi nutrizionali attraverso la pel-le per arrivare nel sito d’azione. Le caratteristiche degli ingredienti naturali di questa crema fan-

no sì che agisca naturalmente per favorire una miglior idrata-zione della cute e derma per migliorare la penetrazione del-le sostanze nutrienti. La particolare composizione favorisce i processi biologici di regolazione fornendo nutrienti primari alla cellula (glucidi, aminoacidi, vitamine, sotto forma di substrati nutrizionali) ottenuti attraverso specifici processi enzimatici in sequenza. È utile per stimolare i processi anti-ossidanti e quin-di per ridurre i danni da radicali liberi.

Trova impiego in tutte quelle situazioni caratterizzate da pro-cessi infiammatori derivati sia da traumi che di altra origine. L’attività lenitiva e rinfrescante è dovuta ad una particolare azione di evaporazione ed eliminazione delle sostanze di de-posito sulla pelle che favorisce una migliore penetrazione dei nutrienti presenti nella crema, con conseguente protezione e riattivazione delle cellule germinative adibite alla produzione di proteine, collagene, elastina e muco-polisaccaridi, favorendo, di fatto, la fase riparativa del processo infiammatorio.

I componenti naturali e l’azione fisiologica rendono il prodotto particolarmente adatto nell’attività sportiva.

Le particolari caratteristiche la rendono utile in tutti in casi in cui occorre un’attività rinfrescante e lenitiva in tutti i processi infiammatori superficiali di diversa natura e localizzazione, sia delle grandi e piccole articolazioni, lividi, traumi, ematomi, con-tusioni da attività sportiva (utilizzato rapidamente apporta un efficace sollievo).

Si consigliano 2 applicazioni al giorno, mattina e sera, sulle parti interessate, massaggiando leggermente fino ad assorbi-mento. In caso di traumi, contusioni, ecc., è utile intervenire nel tempo più breve possibile.

Materiale fornito da Citozeatec SRL Via Lambro 7/8 Peschiera Borromeo (Mi)

www.citozeatec.it - [email protected]

PUNTO VENDITA PRODOTTI CITOZEATECFARMACIA DEL BIVIO

Prestazione Salute e Benessere dello Sportivo Uscita E45 Bivio Montegelli (FC) Tel. 0547/315080

www.farmaciadelbivio.it

*Responsabile Reparto Sport e Benessere Farmacia del Bivio e Parafarmacia Dottor A. Gardini

LA CREMA BIODINAMICA AD EFFETTO RINFRESCANTE E LENITIVO

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OLTRE L’OSTACOLO106

“ANY TRAIL, ANY TIME”

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Il test:Chiariamoci subito le idee e cominciamo col dire che Scott, per quanto riguarda la Genius, suddivide i modelli in due categorie ben precise: la 900 con ruote da 29” e 130 mm di escursione, e la 700 con ruote da 27,5” e 150 mm di escursione. Il mezzo di cui vi parlerò in questo servizio è la “possente” Genius 930; inserisco volontariamente tra le virgolette “possente” perché credo sia l’aggettivo più appropriato per descrivere questo bul-ldozer su due ruote! Un’autentica tritasassi, una mountain bike dalle performance sorprendenti soprattutto quando la si spinge a fondo nei trail maggiormente scorrevoli dove le ruotone da 29”, in stretta collaborazione con l’innovativo telaio Genius in alluminio (disponibile anche, ovviamente per i modelli di gamma superiore, nella versione in carbonio), fanno emergere una grinta che solo mezzi di questo genere sono in grado di offrire. Stesse sensazioni e stessi riscontri in discesa, sullo sterrato con buche o sobbalzi i quali, puntualmente, vengono scavalcati con una facilità che in alcuni tratti pare imbarazzante.

Anche i 130 mm di escursione anteriore e posteriore fanno la differenza con il grandissimo plus di avere un comando remo-to sul manubrio (Twinloc) che regola le sospensioni in tre step ben definiti: il primo in modalità Climb (meno volume – damping bloccato); il secondo in modalità Traction Control (riduzione del volume – aumento del damping); il terzo in modalità Descend (massimo volume – damping totale). Grazie a questa esclusiva tecnologia di casa Scott, la Genius 930 ha dimostrato delle doti di trazione sul posteriore ecce-zionali che consentono al biker di avere il dominio totale della bici in tutte le condizioni di guida, anche in quelle estreme. Paradossalmente, più aumenta l’impegno dovuto all’imperfe-zione del terreno o alle condizioni atmosferiche avverse (fango, acqua, sassi, radici, pioggia) e più la conduzione del mezzo diventa divertente; quasi una sfida tra uomo e bicicletta per vedere chi dei due riesce a primeggiare nei confronti dell’altro. Davvero una bella lotta…

a cura di ROBERTO ZANETTIfoto statiche di ROBERTO ZANETTIfoto dinamiche di MONICA CUEL

LA SCOTT GENIUS 930 È UNA BICI DA ALL MOUNTAIN O, SE PREFERITE, UNA TRAIL BIKE ADATTA A LUNGHI TRAGITTI CHE È IN GRADO DI DARE ENORMI SODDISFAZIONI A TUTTI COLORO CHE VORRANNO METTERLA ALLA PROVA O, MEGLIO ANCORA, ACQUISTARLA

Test bike

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In evidenza:Il nuovo mono link (Mono ‘U’ Link Forgiato) ha una forma molto compatta che riesce a sopportare le sollecitazioni a cui è soggetta una mountain bike di questo tipo. I cuscinetti sono stati spostati nella parte esterna per incrementarne la ri-gidità nei collegamenti che, co-munque, è regolabile dall’am-mortizzatore.Basta premere il pulsante per variare l’altezza del movimen-to centrale di 6 mm e l’angolo del tubo sterzo di 0,4°. Anche questa, tanto per aggiungere qualità al mezzo, è un’esclusi-va assoluta della Scott Genius.

Da rivedere:Ho trovato strano che in una mountain bike così piena di tecnologia non vi sia installa-to un reggisella telescopico di serie. La Genius 930 è già pre-disposta per il Reverb Stealth, soluzione nella quale il cavo scorre all’interno del telaio.

Caratteristiche Tecniche

• Passo: 1.156 mm• Altezza BB: 335 mm• Forcella: Fox 32 Float Evolution CTD a 3 regolazioni – Twinloc Remote System• Escursione: 130 mm• Ammortizzatore: Fox Nude Scott custom con tecnologia CTCD a 3 regolazioni • Escursione: 130 mm• Deragliatore posteriore: Shimano XT Trail• Deragliatore anteriore: Shimano SLX (3 x 10)• Guarnitura: Shimano XT• Freni: Shimano SLX• Disco freno anteriore: 180 mm• Freno a disco posteriore: 180 mm• Ruote: Formula CL + Shimano SLX / Syncros XC-49• Pneumatici: Schwalbe Nobby Nic Evo 2.25 • Attacco e manubrio: Syncros in alluminio• Peso: 13.0 kg (senza pedali) come modello testato• Misure: S / M / L / XL• Telaio: Genius Alluminio 6061 custom butted• Angolo di sterzata: 68.5 °• Inclinazione della sella: 74 °• Tubo sella: 434 mm• Tubo Top: 597 mm• Tubo di sterzo: 99 mm

Test bike

L’ammortizzatore Fox Nude Scott custom, con tecnologia CTCD, a 3 regolazioni

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Come nelle versioni più acces-soriate già complete di que-sto componente ormai quasi indispensabile sulle bici da all mountain anche la Genius 930, a mio parere, potrebbe fare il salto di qualità e dare maggior importanza ai contenuti gene-rali presenti sulla bici.

Il ProduttoreScottwww.scott-sports.com

Il Distributore per l’Italia:Scott Italia SrlVia Provinciale, 11024021 Albino (BG)Tel. +39 035 756000E-mail: [email protected] site: www.scott-sports.com

Accessori e materiali utilizzati per il test:Gli accessori e i materiali che ho usato per il test sono:• Casco: Ranking mod. Morrison www.ranking-helmet.com• Occhiali: Tifosi mod. Veloce Gloss Carbon www.tifosioptics.com• Scarpe: Vaude mod. Placid RC www.vaude.com• Abbigliamento: X – Bionic www.x-bionic.it• Manicotti: Biotex www.biotex.it• Pedali: Shimano XTR www.shimano.com• Portaborraccia: Elite www.elite-it.com

Il carro posteriore della Scott Genius 930

La forcella Fox 32 Float Evolution CTD a 3 regolazioni – Twinloc Remote System

Il comando remoto sul manubrio Twinloc che regola le sospensioni

in tre modalità: Climb (meno volume – damping bloccato); Traction Control

(riduzione del volume – aumento del damping); Descend

(massimo volume – damping totale)

Tempo di consegna:Circa sette giorni lavorativi a seconda della disponibilità di magazzino

Prezzo: € 3.299,00 al pubblico, IVA inclusa

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CAPOLIVERI LEGEND CUP

LA GRANDE MTB SULL’ISOLA D’ELBA

a cura di ALDO ZANARDI

OLTRE 500 BIKER AL VIA DELLA 5ª EDIZIONE DELLA RASSEGNA ISOLANA DOMINATA DAL RUSSO ALEXEY MEDVEDEV. TRA LE DONNE TRIONFA L’ELVETICA SOFIA PEZZATTI DAVANTI ALL’AMICA KLOMP

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Si è aperta lo scorso 16 maggio – con la “Chiassi Cup”, kermesse serale tra i folclo-ristici vicoli di Capoliveri – la “tre giorni” di sport e festa nel suggestivo comune elbano.Nel borgo più caratteristico dell’isola d’Elba, è andata in scena la bellissima kermesse a batterie che porta i biker a percorrere i sug-gestivi vicoli (in elbano “Chiassi”), e le tortuo-se scalinate del centro storico di Capoliveri. Tanti i concorrenti al via, tra i quali spiccava-no i nomi degli atleti di tanti top team, Sil-max X-Bionic, Full Dynamix, Scapin Factory Team, oltre ad atleti di prestigio come Marzio Deho e Massimo Debertolis.Alle 18, nel centro di Capoliveri, “brulica-vano” numerosissimi biker che testavano il percorso, tra la curiosità dei turisti. Alle 19, espletate dai giudici della FCI le procedure d’iscrizione, venivano formate le prime bat-terie eliminatorie, dove quattro concorrenti si affrontavano e i primi due passavano al turno successivo. Lo speaker elbano Fabio Cec-chi, chiamava i concorrenti che si dovevano affrontare sui due giri previsti. La partenza era collocata nella bellissima piazzetta, alle-stita per l’occasione con transenne, striscio-ni e gonfiabili dei vari sponsor, per un “colpo d’occhio” davvero suggestivo.Subito dopo il via, attraversata la piazza e invertita la direzione, si affrontava una curva a destra per poi piegare a sinistra e buttarsi nella prima delle numerose scalinate da af-frontare. Fondamentale era entrare per primi in questo tratto, i sorpassi non erano certo agevoli e la maggior parte di questi avve-nivano per salti di catena causati dalle forti sollecitazioni generate nella percorrenza del-le scalinate. Col susseguirsi delle batterie numerosi big venivano eliminati.Terminate le fasi eliminatorie si dispu-tavano le due semifinali e, a seguire, le due finali: quella dal quinto all’ot-tavo posto e quella dal primo al

quarto.

Prima delle finali maschili prendeva il via la finale femminile, che vedeva vincere la forte atleta elvetica Sofia Pezzatti, davanti all’ami-ca Sandra Klomp.La finale maschile, tiratissima come tutte le eliminatorie precedenti, vedeva prevalere il russo Dmitrii Medvedev, davanti al compa-gno di team Elia Silvestri, vincitore dell’edi-zione 2013, terzo Johannes Schweiggl. Al termine le premiazioni, che hanno visto assegnare vacanze e soggiorni ai primi clas-sificati. La manifestazione è stata molto ap-prezzata da concorrenti e pubblico, facendo divertire anche i numerosi turisti, per la mag-gior parte tedeschi, che si trovavano casual-mente a passare per i vicoli di Capoliveri.Tanti gli eventi di contorno sia venerdì che sabato, come le evoluzioni di Alberto Lima-tore, i concerti e molto altro ancora.Domenica 18 il momento clou: la Capoliveri Legend Cup, una vera perla tra le gare italia-ne. Un percorso duro ma allo stesso tempo esaltante, con discese mozzafiato e passag-gi panoramici straordinari. La gara quest’an-no era marathon nazionale, con un percor-so di 63 km e 2050 metri di dislivello. Al via tantissimi Elite, campioni come Marzio Deho (Cicli Olympia) e Massimo Debertolis (Wilier Sat System), il team Silmax X-Bionic, il team Full Dynamix, la Scapin Factory Team, Fran-cesco Casagrande con tutto il Team Taddei, Mirco Balducci (Team Galluzzi) e tra le don-ne due nomi di spicco come l’elvetica Sofia Pezzatti e l’italo-olandese Sandra Klomp.Alle ore 10.00 il via della gara, dal

bellissi-mo centro del borgo elbano. Il lungo serpentone si snoda lungo le vie, per poi lanciarsi verso la prima salita (Zigurt) che, con le sue severe pendenze, origina la prima selezione.Samuele Porro (Silmax X-Bionic), i fratelli Medvedev (Full Dynamix) e Francesco Casa-grande (Cicli Taddei) allungano sul resto del gruppo. Sulla velocissima discesa dell’Asta il quartetto è ancora compatto.Anche alla miniera sono sempre loro al co-mando, ma proprio quando stanno iniziando la risalita, Samuele Porro paga un piccolo salto di catena e Alexey Medvedev ne ap-profitta per sferrare il suo perentorio attacco. A questo punto il fratello Dmitrii si mette a ruota e il compito dell’inseguimento resta sulle spalle di Porro.

CLASSIFICHE

Maschile1° Medvedev Alexey (Team Full Dynamix) 02:37:59.002° Medvedev Dmitrii (Team Full Dynamix) 02:41:56.643° Porro Samuele (Silmax X-Bionic Racing Team) 02:41:57.644° Chia Amaya Jaime Yesid (Team Full Dynamix) 02:41:58.645° Schweiggl Johannes (Silmax X-Bionic Racing Team) 02:43:56.14

Femminile1a Pezzatti Sofia (Vc3valli Biasca-Team Wittwer) 03:27:49.412a Klomp Sandra (ASD Albisola Bike) 03:36:51.183a Lunardini Alice (Arrampibike) 03:46:19.464a Mistretta Beatrice (Cicli Taddei) 03:49:40.275a Amadori Valeria (Cicli Taddei) 03:53:48.99

Il vincitore Alexey Medvedev

foto CASTAGNOLI

Partenza finale Chiassi Cup

foto ALDO ZANARDI

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lettura11 min

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Dopo la salita di “Sardina” la corsa entra sulla spettacolare discesa della “Polveriera”. Alexey Medvedev è sempre solitario al co-mando, ma nel gruppo al suo inseguimento rientrano Joannes Schweiggl (Silmax X-Bio-nic), a dare supporto a Porro, e Amaya Chia, terzo uomo Full Dynamix. Casagrande pas-sa con una manciata di secondi di distacco.Alexey prosegue come una furia, incremen-tando il vantaggio e nulla riesce a fare il duo Silmax X-Bionic al suo inseguimento, mar-cato stretto dai compagni di squadra del battistrada.Sulla spiaggia di Naregno, Alexey passa con gran margine su Porro, rimasto solo all’inse-guimento, tallonato dai due Full Dynamix. Al passaggio in paese a Capoliveri non cambia nulla e Alexey prosegue la sua cavalcata so-litaria anche nell’ultimo anello di 15 km. All’u-scita dalle discesa di “Val di Fosco” il russo è saldamente al comando, e qui manca solo l’ultimo tratto pianeggiante che riporta a Ca-poliveri. Per Alexey il passaggio tra i vicoli e le scalinate ha il sapore di una passerella trion-fale, giungendo solitario sul traguardo.Bisogna attendere quattro minuti per veder giungere gli altri protagonisti. Porro, sfiancato dal lavoro d’inseguimento, viene saltato negli

ultimi metri da Dmitrii Medvedev, riuscendo comunque a precedere Amaya Chia, garan-tendosi il meritatissimo podio.Joannes Schweiggl è quinto a due minuti da Chia. Sesto Francesco Casagrande, settimo Marzio Deho, incappato in una gior-

nata negativa, e ottavo Hannes Pallhuber. Roberto Crisi e Manuele Spadi completano la top ten.La gara femminile non ha avuto storia. L’el-vetica Sofia Pezzatti (VC3Valli Biasca-Team Wittwer) ha allungato subito. L’italo-olandese Sandra Klomp (Albisola Bike), ancora non al 100% per il grave incidente subito lo scorso anno, è sempre stata in seconda posizione, con Alice Lunardi (Arrampibike) ottima terza.Al termine della gara, grande soddisfazione espressa da tutti i concorrenti, intervistati dallo speaker elbano Fabio Cecchi. Elite e amatori hanno riconosciuto la Capoliveri Legend Cup come una gara unica, con un percorso entusiasmante, al 99% sterrato, da vera MTB.Il “pranzo party” ha soddisfatto anche i più difficili. Vari tipi di pasta, tre secondi, insala-ta, dolce, birra, un menu da leccarsi i baffi. Poi le ricchissime premiazioni, che hanno visto premiare i primi dieci di ogni categoria.La Capoliveri Legend Cup si è consacrata

come una manifestazione di nicchia, sa-pendo offrire tutto quello che un vero biker cerca in una gara. I sacrifici del viaggio e delle spese del traghetto sono ampiamente compensati dai servizi offerti e le convenzio-ni realizzate dai ragazzi del Capoliveri Bike Park abbattono notevolmente i costi. Le loro iniziative sono in continua evoluzione e ci hanno svelato un progetto interessantis-simo per il 2015.Siamo sicuri che, chi ha partecipato a que-sto evento, lo porterà nel cuore come un’e-sperienza speciale e sicuramente inserirà la Capoliveri Legend nel calendario della pros-sima stagione. Podio maschile

Podio femminile

foto ALDO ZANARDI

foto ALDO ZANARDI

Maglie leader MTB Tour Toscanafoto ALDO ZANARDI

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MENTE IN SELLA a cura di ALDO ZANARDI e CLAUDIA MAFFI

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«Praticare uno sport non deve fondarsi sull’idea del successo, bensì sull’idea di dare il meglio di sé»(Gabriella Dorio, medaglia d’oro nei 1500 metri piani alle olimpiadi di Los Angeles – 1984)

Lo sapevate che…Lo sapevate che il primo vero esperimento scientifico, realizzato nell’ambito della psico-logia dello sport, riguardava proprio la pre-stazione ciclistica?Fu un tal Norman Triplett, uno psicologo americano appassionato di questo sport che, nel lontano 1898, volle indagare gli ef-fetti dati dalla presenza di altri concorrenti sulla prestazione ciclistica. In particolare, egli osservò come gli atleti aumentassero la loro prestazione se si trovavano in gruppo, rispet-to a quando pedalavano singolarmente.Scorrendo la letteratura di riferimento è pos-sibile trovare molti altri esperimenti analoghi, condotti dai ricercatori nell’ambito sportivo che, tutt’oggi, si propongono l’obiettivo di capire quali siano gli aspetti psicologici mag-giormente correlati alla disciplina sportiva, così da favorire miglioramenti della perfor-mance del singolo atleta e delle squadre, in-dipendentemente dal tipo di sport praticato.Dedicherò ogni articolo di questa rubrica ad affrontare, una per una, le componenti psi-cologiche che più influiscono sulla prestazio-ne sportiva, prestando un’attenzione parti-colare al mondo del ciclismo, nello specifico della MTB che è poi l’ambiente che respiro ogni fine settimana. Ogni domenica assisto alle gare di MTB ed è proprio captando l’an-sia pre-gara tra gli sguardi tesi e concentrati

dei biker in griglia, partecipando alle gioie e ai brindisi delle squadre sotto agli stand colorati che fiancheggiano le strade delle città, così mi è venuta voglia di scrivere questa rubrica.Quante volte mi è capitato di leggere la delu-sione negli sguardi delle famiglie e degli amici alla fine della gara, preceduti da un brivido lungo la schiena durante la volata quando speri sia proprio lui/lei a tagliare il traguardo. Ho assistito agli abbracci delle fidanzate ai corridori, le pacche dei compagni di squa-dra e i baci congratulanti delle miss, ma ho anche raccolto le lacrime quando, dopo un anno di sacrifici e duro lavoro per raggiunge-re la forma, un guasto meccanico o una ba-nale influenza ti impediscono di competere per la vittoria.Questa rubrica nasce con l’intento di dif-fondere una cultura psicologica dello sport in modo che tutti, dagli atleti professioni-sti all’amatore della domenica, dai giovani che si avviano allo sport a chi dopo anni di onorato servizio, per vari motivi, si appresta a lasciarlo, ne conoscano ruolo e funzioni e comprendano l’importanza di non sottova-lutare gli aspetti mentali nell’esercizio della pratica sportiva.Infatti, la performance finale è influenzata da una molteplicità di fattori, di varia natura, che dipendono dall’interazione tra più livelli: alle-namento fisico, abilità tecniche e preparazio-ne mentale. Non è possibile limitare il talento all’una o all’altra componente. Quante volte nei “dietro le quinte” delle gare di MTB mi è capitato di sentire frasi del tipo «ha una gam-ba pazzesca, però basta un niente che va giù di testa!». Diversi atleti, per quanto fisica-mente dotati, non riescono ad esprimere ap-pieno le proprie potenzialità poiché sottova-lutano l’importanza dell’aspetto mentale ed emotivo e non si dedicano all’allenamento delle competenze psicologiche strettamente connesse alla performance.In ambito agonistico, lo psicologo accompa-gna l’atleta nel suo percorso di preparazione, in collaborazione con il preparatore atletico, mettendo a punto programmi personalizzati di preparazione mentale finalizzati ad incre-mentare la qualità della prestazione di atleti professionisti.

Psicologo dello sport, mental trainer, mental coach, motivatore: quali le differenze?Parecchia è la confusione che, ancora oggi,

regna non solo tra persone che di sport non si interessano, ma anche fra atleti professio-nisti i quali spesso utilizzano questi termini come fossero sinonimi. In realtà, fra queste figure professionali ci sono delle differenze importanti che devono essere chiarite:• Lo psicologo dello sport è in possesso

di una laurea in psicologia ed ha conse-guito una specializzazione tramite master o corsi in psicologia sportiva e per questo si vede riconosciute delle competenze aggiuntive rispetto ai colleghi sopra citati: oltre ad appuntare programmi di prepa-razione mentale ad hoc, lo psicologo è in grado di offrire all’atleta una consulenza per far fronte a problemi personali anche più profondi che interferiscono con la sua prestazione sportiva;

• Il mental trainer, mental coach o esper-to in psicologia dello sport non è in possesso di una laurea in psicologia ed in genere si tratta di preparatori atleti-ci, allenatori, ex atleti, laureati in scienze motorie o in altri settori, che però hanno frequentato corsi di psicologia dello sport. Queste figure si occupano esclusivamen-te di seguire l’allenamento e la prepara-zione mentale degli atleti, in modo che possano affrontare nel modo corretto allenamenti e competizioni, e migliorare così il rendimento personale. Esula dalle competenze del mental trainer occuparsi di eventuali problematiche più profonde dello sportivo che interferiscono con la sua prestazione.

• Il motivatore, anch’egli non psicologo, si limita a stimolare la motivazione dell’atle-ta, affinché riesca a dare del suo meglio in gara.

Detto ciò, quali competenze psicologiche sono richieste nelle situazioni agonistiche? E in che modo possono essere sviluppate e apprese? Come gestire l’ansia pre-gara? A queste e molte altre domande risponde la psicologia dello sport e nei prossimi articoli approfondiremo le abilità mentali che carat-terizzano un atleta di successo e quali stru-menti e tecniche aiutano lo sportivo a miglio-rare la propria prestazione.Vi invito a scrivermi le vostre curiosità ed eventuali domande inerenti ai temi trattati. E ricordate sempre: “Mente in Sella!”.

LA PSICOLOGIA DELLO SPORTLA SCIENZA IGNOTA

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114 L’OFFICINAa cura di LORENZO COMANDINI

REGOLARE LA SERIE STERZO

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FOCUS SUL MONDO DELLE DUE RUOTE

www.rossinbikes.it - www.speedbikes.it

Curare in maniera adeguata la regolazione della serie sterzo è molto importante, indipendentemente dal fatto che si possieda una serie sterzo tradizionale, aheadset o integrata.La serie sterzo ha la funzione di permettere alla forcella di girare liberamente rispetto al telaio senza lasciare spazio a fastidiose vibrazioni o a movimenti anomali. Stringere la serie sterzo in maniera troppo forte può impedire il corretto movimento della forcella mentre lasciare lo sterzo troppo lento può aumentare le vibrazioni.

Troppo stretta? Una volta montate tutte le parti la prima prova da effettuare è verificare la libertà del movimento. Basta sollevare la ruota anteriore tenendo la bici dal tubo superiore e muovere opportu-namente il manubrio.Attenzione a non farsi ingannare dalla presenza dei cavi di co-mando di freni e deragliatori. A seconda della loro posizione, infatti, possono irrigidire un po’ lo sterzo indipendentemente dalla forza di serraggio.

Troppo lenta? Al contrario, per valutare se lo sterzo è troppo lento bisogna mantenere la ruota anteriore a terra afferrando saldamente il manubrio tenendo bloccato il freno anteriore. A questo punto si provvederà ad esercitare una forza alternata sulla bici spingen-dola avanti e indietro e facendo attenzione ad eventuali vibra-zioni che riveleranno un serraggio troppo blando dello sterzo.

PreliminariPrima di intervenire sulla regolazione, però, occorrerà assicu-rarsi di aver allentato le viti di serraggio dell’attacco manubrio sul tubo forcella (ovviamente si parla di serie sterzo aheadset) altrimenti l’intervento sulla brugola di serraggio non porterebbe ad alcun risultato ma, anzi, si rischierebbe di danneggiare alcu-ne parti.

Per serrare di piùIn caso di serie sterzo troppo lenta il serraggio avverrà tirando la brugola nella parte superiore della testa forcella, altrimenti (con un modello tradizionale) occorrerà avvitare la ghiera inferiore e poi il controdado superiore in modo da bloccare il sistema nella posizione corretta.È bene effettuare questa operazione con estrema cura verifican-do continuamente la situazione per evitare di stringere troppo.

Per allentareSia con la serie sterzo tradizionale che con quella aheadset oc-correrà svitare leggermente le due ghiere e la vite del cappel-lotto di chiusura rispettivamente. Perché l’operazione avvenga con precisione è opportuno picchiettare a terra con la ruota anteriore per far sì che il sistema si assesti immediatamente senza correre il rischio di allentare eccessivamente.

Anche qui, una volta terminata l’operazione di regolazione si provvederà a bloccare di nuovo il tutto agendo sul controdado e sulle viti di serraggio dell’attacco manubrio a seconda della tipologia di sterzo utilizzata.

Le operazioni di montaggio tra serie sterzo di tipologia tradizio-nale e aheadset sono differenti rispetto alle operazioni neces-saria per i meccanismi integrati. Tecnicamente i sistemi hanno lo stesso tipo di funzionamento, ma le differenze di tipologia comportano adattamenti diversi nel montaggio.

Il primo passaggio da compiere, per serie sterzo tradizionale ed aheadset (ma non per le integrate) è il posizionamento delle calotte alle estremità del tubo di sterzo del telaio.Questa operazione è piuttosto delicata perché richiede una pa-rallelismo assoluto tra le due parti per assicurare una distribu-zione equilibrata dello sforzo. A questo punto va fissato il cono forcella (la pista di scorrimen-to alla base del tubo forcella).Il montaggio del cono forcella avviene attraverso l’apposito punzone che farà combaciare perfettamente le parti.

Il momento dell’assemblaggio vero e proprio delle parti deve tenere conto dello schema di montaggio dei componenti della serie sterzo. Basterà rispettare l’ordine di imballaggio (le serie sterzo vengono fornite già impilate nella sequenza precisa).A questo punto si può inserire il cannotto forcella nel tubo di sterzo e provvedere ad inserire il “ragnetto” all’interno dello tubo forcella.

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Il montaggio è praticamente eseguito. Per completare il sistema occorrerà ora montare l’attacco manubrio e gli eventuali spessori.Nella serie sterzo tradizionale si procede-rà invece ad avvitare la calotta superiore della serie sterzo e il controdado che ser-virà per bloccare il serraggio nella giusta posizione.

Abbondare col grassoIn queste operazioni tutte le parti mec-caniche vanno generosamente riempite di grasso. Quello in eccesso verrà rapi-damente espulso, ma quello che resterà all’interno sarà un valido riparo contro l’in-filtrazione dell’acqua.

Con l’attrezzo mostrato è possibile fresare il tubo di sterzo e montare la calotta supe-riore e l’inferiore in cui poi si appoggeran-no gabbiette e pallini.Ovviamente questo attrezzo è necessario per serie sterzo di tipo non integrato.

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5° RALLY DI ROMAGNA MTB

A RIOLO SI PARLA PORTOGHESE

a cura della REDAZIONE

IL LUSITANO RICARDO VICENTE DOMINA LA “CINQUE GIORNI” FAENTINA DAVANTI AL BELGA FARBERBOCK. TRA LE DONNE L’EX OLIMPIONICA IVONNE KRAFT SENZA RIVALI. CON IL SUCCESSO NELLA GRAN FONDO DEL GESSO DI LEOPOLDO ROCCHETTI (TEAM CINGOLANI) SI È CHIUSA UNA “CINQUE GIORNI” DI GRANDE SPORT ORGANIZZATA – IN MANIERA PERFETTA – DALLA ROMAGNA BIKE GRANDI EVENTI

[email protected]

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È stato il portoghese Ricardo Vicente il do-minatore assoluto della quinta edizione del Rally di Romagna MTB, andato in scena in una Riolo Terme “baciata” da un caldo sole estivo. Il campionissimo lusitano ha avu-to come unico avversario credibile il belga Mario Farberbock, ma anche il fiammingo, nella quarta e decisiva tappa, ha pagato da-zio arrivando con cinque minuti e mezzo di ritardo da Vicente, un gap che – di fatto – l’ha relegato nella piazza d’onore. «Sono state cinque giornate molto dure –spiega Vicente – perché abbiamo corso su tracciati tecnicamente molto impegnativi. Davvero entusiasmante, in particolare, il pas-saggio nella Vena del Gesso, un panorama che non si vede in altre parti del mondo. Mi congratulo con gli organizzatori per il livello della logistica e per la cura dei dettagli e il prossimo anno tornerò sicuramente qui a Ri-olo per difendere questa prestigiosa vittoria». A parte il prologo di mercoledì sera, vinto dal portacolori del Romagna Bike Grandi Eventi, il lughese Cristian Foschi, il porto-ghese ha dominato tutte e tre le frazioni, difendendosi con onore anche nell’ultima granfondo, chiusa al 31° posto col tempo di 2.04.50, un riscontro sufficiente per ag-giudicarsi a mani basse la rassegna riolese.L’epilogo della corsa non è mai stato in di-scussione. Vicente, che in questa rassegna ha dimostrato di essere una spanna sopra a tutti, anche nella quarta decisiva tappa, ha imposto da subito un ritmo forsennato alla corsa e, malgrado un errore di percorso verso metà gara, è rientrato rapidamente nel gruppo, originando una brutale selezio-ne (taglierà il traguardo in 3 ore 29 minuti e 54 secondi). Soltanto Farberbock ha man-tenuto il passo del lusitano, ma anche lui ha dovuto arrendersi e, a differenza delle prime tappe dove aveva contenuto il gap, è giunto

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sul traguardo con quasi sei minuti di ritar-do. Sul terzo gradino del Rally di Romagna Giorgio Rossini, davanti all’altro portoghese Pedro Retto e Paolo Paci.In campo femminile, successo nettissimo in classifica generale per la 43enne tedesca Ivonne Kraft (ex olimpionica), anche lei supe-riore a tutti nel corso delle cinque giornate (è giunta al 32° posto assoluto, dunque davanti alla maggior parte dei concorrenti uomini!). C’era grandissima attesa anche per la pri-ma edizione della Gran Fondo del Gesso di 48 chilometri, che ha lambito l’anello del Monte Mauro (la cima più alta del Parco) e la sua canonica del X secolo recentemente re-staurata, passando ancora dentro la Cava del Gesso di Monte Tondo, il vero “ombeli-co” di questa manifestazione. Si sono presentati in 872 ai nastri di par-tenza per la Gran Fondo di Riolo Terme (apripista il primo cittadino di Riolo Alfonso Nicolardi), terza tappa del Tour Tre Regioni, organizzata sotto l’egida di Ivano Ognibene. Un numero importante se si pensa che si trattava della prima edizione della rassegna. Alla fine, l’ha spuntata Leopoldo Rocchetti (Team Cingolani), che ha coperto i 48 chi-lometri del tracciato (1458 metri di dislivello) in 1 ora, 55 minuti e 56 secondi, tempo im-portante soprattutto se si considera il gran caldo che non ha dato tregua per tutto il tracciato.Dietro di lui Serghey Mikhailouski (Team Mondobici Tecnoplast), che si è arreso sol-tanto in volata, e Matteo Fabbri, anche lui portacolori del Team Cingolani, giunto ad una decina di secondi dal vincitore.Ai piedi del podio Roberto Rinaldini (Team Scott Pasquini Stella Azzurra) e Marco Pre-tolani (GS Torpado). Chiudono la top ten Matteo Garattoni (GC Santarcangiolese),

Simone Tassini (Cavallino), Marco Forzini (Team Scotto Pasquini), Federico De Giuli (Racing Rosola) e Luca Anelli (GC Santar-cangiolese). In campo femminile, successo invece per Roberta Monaldini (Gc Santar-cangiolese), che ha chiuso la sua fatica col tempo di 2.22.54. Ma il Rally di Romagna è stata, soprattutto, una grande festa popolare, con tantissimi eventi collaterali che, per un’intera settima-na, hanno trasformato questo spicchio di Romagna in un grande luna park della tra-dizione. Buona affluenza anche per il Bike Village, con in primo piano le aziende Finot-ti, Inkospor, Spielwiese Cycling, BH, Alce-

do, Decathlon e Coop Reno. Ricchissime, come sempre, le premiazioni che, dal primo all’ultimo classificato, non hanno dimentica-to davvero nessuno. «È stata un’edizione importante per noi – spiega il presidente del Romagna Bike Gran-di Eventi Stefano Quarneti – perché certifica una crescita globale per la quale avevamo lavorato tutti molto duramente. Sul piano tecnico, tutti gli atleti ci hanno manifestato il loro gradimento, complimentandosi per la bellezza dei tracciati e l’efficienza dell’orga-nizzazione. Sul piano degli eventi collaterali, ci sono senza dubbio aspetti della logistica che potranno essere migliorati, ma già oggi possiamo dirci soddisfatti perché questa manifestazione, uno splendido esempio di collaborazione fra pubblico e privato, ha di-mostrato di avere ancora delle grandissime potenzialità di sviluppo. Ringrazio per questo gli sponsor e tutte le istituzioni, a cominciare dal nostro sindaco Nicolardi, per la fiducia che hanno riposto nel nostro progetto. C’è ancora tanta voglia di crescere assieme e dunque diamo a tutti appuntamento alla prossima edizione che, non ho dubbi, sarà ancora più bella ed entusiasmante». E, infatti, questa quinta edizione è appena passata agli archivi che già si pensa alla prossima edizione, quando il Rally di Ro-magna stringerà una partnership con il Rally della Grigna di Lecco (1-5 agosto), orga-nizzato per la prima volta, nella Valsassina, da Franco Amati e Roberto Chiappa. L’o-biettivo è quello di organizzare un circuito a tappe che unisca idealmente, nel segno delle MTB, la Romagna con la Lombardia. Il format della gara brianzola ricalcherà quello del Rally di Romagna, ma non ci sarà il pro-logo iniziale e l’ultimo giorno si deciderà con una cronoscalata.

Il gruppo dei premiati del Rally di Romagna

Il sindaco Alfonso Nicolardi al via del Rally di Romagna

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a cura della REDAZIONE

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Roberto Cristofoli, come ti sei avvicinato al BMX?«Le mie prime vere pedalate? Se ricordo bene a undici anni, du-rante un corso nella pista di San Giovanni Lupatoto (VR), dopo aver insistito allo sfinimento coi miei genitori. Amavo andare in bici e avevo già avuto l’occasione di provare durante un centro estivo, ma non mi avevano mai lasciato fare sul serio.»

Cosa ami di più del tuo sport?«La cosa che più mi affascina è il carattere ‘infinito’ di questa disciplina: ogni pista è diversa, ogni passaggio è differente anche provando a replicarlo e, quindi, è sempre una sensazione nuova. Poi l’adrenalina dei salti e della gara è indescrivibile.»

Il BMX è uno sport per chi non teme emozioni estreme: qual è la gara più spericolata a cui hai partecipato?«La gara più spericolata resta la Red Bull Revolution del 2012 a Berlino. La pista ha sicuramente spostato i limiti di questo sport: erano anni che non mi venivano certi dubbi prima di partire per fare un salto… sembrava una pista da motocross!»

Nella vita di tutti i giorni sei più “spericolato” o prudente?«Nella vita sono molto prudente (non pauroso direi), infatti a volte mi sorprende da come riesco a sdoppiare la mia personalità, solitamen-te ragiono molte volte prima di fare qualcosa. Tuttavia devo ammet-

tere di non essere tra i rider più spericolati.»

Le Olimpiadi di Rio non sono lontane: quali sono le tappe de-cisive per la tua qualificazione?«La qualifica inizia con la fine di maggio e finisce dopo 2 anni esat-ti. Devo assolutamente migliorare i

miei risultati nelle competizioni mon-diali per guadagnare molti punti e

magari dare la possibilità all’Italia di portare a Rio due piloti. Ovvia-

mente punto ad esserci.»

Ti sei mai ispirato a qualche atleta del pas-sato o del presente nel corso della tua crescita agonistica?«Sono sempre stato un fan di Airton Senna, ho visto molti video e docu-mentari su di lui e resta sicuramente uno dei miei idoli. Il ventesimo dalla sua scomparsa è stato un modo per rivivere ancora certe emozioni. Nel corso degli anni mi sono ispirato anche a vari

atleti del mio sport, ma la strada per raggiungere alcune leggende come Kyle Bennett, Thomas Allier e Bubba Harris è ancora lunga!»

Quale consiglio daresti a un bambino che voglia intraprendere il tuo stesso percorso sportivo?«Raccomando la pazienza e l’impegno, il BMX è uno sport che ri-chiede molta pratica ed è normale che i passaggi non vengano al primo giro. Molti ragazzini vengono mandati in gara prematuramente e si stufano se non si piazzano subito. Oppure alle gare vedo bam-bini spinti eccessivamente dai genitori che piangono perché la gara va male o per la mancata vittoria. Ma lo sport, soprattutto a certi li-velli, deve essere sempre un divertimento, non una fonte di stress!»

Per te lo sport è ancora sempre fonte di divertimento o ci sono momenti in cui ti senti particolarmente sotto pressione, magari prima delle gare importanti?«Adoro quello che faccio, quindi mi diverto sempre! La gara fa parte del mio sport e quindi sono abituato a convivere con un pochino di tensione, ma cerco di farmi influenzare al minimo per non commettere troppi errori. Ovviamente in alcuni momenti sono un po’ più agitato, magari nei momenti di forma non ottimale o se le condizioni climatiche sono avverse, e devo perciò cercare di rilassarmi ancora di più.»

Com’è la tua vita al di là dello sport?«‘Fuori’ dallo sport sono un istruttore di bmx nello stesso club in cui ho iniziato. Sono anche studente di ingegneria meccanica con il desiderio di conseguire la laurea brevemente. Le mie altre passioni sono le automobili e l’elettronica, fin da quando sono piccolo.»

Il tuo sogno nel cassetto?«Il mio sogno nel cassetto è di andare a Rio con la mia laurea in tasca!!! Inoltre vorrei far conoscere il mio sport nelle zone italiane in cui non è praticato e creare un movimento con numeri molto più grandi. Ce la metterò tutta.»

«IL SOGNO? ANDARE A RIO CON LA LAUREA»LE PRIME PEDALATE A 11 ANNI, L’AMORE PER GLI SPORT ESTREMI E QUELLA PASSIONE PER AIRTON SENNA. ALLA SCOPERTA DI UNO DEI PIÙ GRANDI INTERPRETI ITALIANI DEL BMX

SALTI IMPOSSIBILI

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KTM SEMPRE PRESENTE!a cura di ROBERTO ZANETTIfoto STUDIO 5 – CESENATICO (FC)

POSSIAMO DEFINIRLO “UN ASSAGGIO” DELLA NUOVA COLLEZIONE 2015. LE DUE MTB FRONT DI KTM, FOTOGRAFATE SULLA SPIAGGIA DI CESENATICO, SONO SOLO L’ANTEPRIMA DI QUELLO CHE VEDREMO PRESENTATO IL PROSSIMO MESE DAL PRESTIGIOSO MARCHIO DI MATTIGHOFEN

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Ciclo&Vento, l’area espositiva della storica Nove Colli di Cesenatico, è diventata negli anni uno degli appuntamenti più importan-ti per molte aziende di settore; una vetri-na dove presentare in anteprima le news delle proprie collezione di prodotti. Tra i protagonisti dei marchi presenti, in que-sta ultima edizione, vi è sicuramente KTM; uno dei produttori maggiormente attivi sia nell’off road con una gamma invidiabile di proposte, sia nella strada con specialissi-me di alta qualità costruttiva al pari di nomi altisonanti che già da molto tempo si sono fatti apprezzare al grande pubblico.Nell’attesa della presentazione ufficiale alla stampa specializzata, che si terrà i primi di luglio in Austria, due sono i modelli di inte-resse che hanno suscitato la nostra curio-sità: la Myroon Limited dal classico colore arancione in puro stile KTM e la Aera Pro caratterizzata dalla particolare livrea nero/opaco, molto aggressiva e al contempo finemente elegante.

Qui sotto riportate le caratteristiche tecni-che delle due mountain bike in oggetto:

AERA PRO 29” E 27,5” (€ 1.999,00 al pubblico, IVA inclusa)• Telaio: Aera Carbon Performance• Gruppo: Shimano XT / SLX Disc - tripla• Forcella: Reba RL• Ruote: DT Swiss 466D alluminio con mozzo SLX• Attacco-manubrio-reggisella: KTM Team

Il Produttore e Distributore per l’Italia:KTM Fahrrad Gmbh

Harlochnerstrasse, 135230 Mattighofen (A)Tel. +43 7742 40910

Fax: +43 7742 409171E-mail: [email protected] site: www.ktm-bikes.at

MYROON LIMITED 29” E 27,5” (€ 2.999,00 al pubblico, IVA inclusa)• Telaio: Myron Carbon Performance• Gruppo: Shimano XT completo - doppia • Forcella: Rock Shox SID• Ruote: PMP cerchi ZTR alluminio• Attacco-manubrio-reggisella: Ritchey WCS

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DA PIAZZA A PIAZZA

MENSI VOLA, MA VINCE PAULISSEN

a cura di ALDO ZANARDI

A PRATO DOMINIO DEL TEAM TORPADO, CHE TRIONFA SIA NEL MASCHILE (ROEL PAULISSEN) CHE NEL FEMMINILE (DANIELA VERONESI). A COMPLETARE LA FESTA IL SECONDO POSTO ASSOLUTO DI RICCARDO CHIARINI, TERZA PIAZZA PER FRANCESCO CASAGRANDE. TANTA SFORTUNA PER DANIELE MENSI, FERMATO SOLO DALLA ROTTURA DI UN PEDALE

[email protected]

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Si è corsa a Prato la 26ª edizione della “Da Piazza a Piazza”, storica gara toscana orga-nizzata dal Team Avis Verag Prato Est. Un’e-dizione con tante novità, a partire dal nuovo percorso – 68 km per 2300 metri di dislivello – e il ritorno, dopo due anni, alla logistica col-locata in piazza del Mercato Nuovo.Quasi 900 i concorrenti complessivamente al via di una gara valida come terza prova degli IMA Scapin e quarta della Coppa Toscana.Nelle griglie di partenza erano schierati tan-ti big. Scott Racing Team, Torpado Factory Team, KTM Protek Torrevilla, Scapin Factory Team e tanti forti atleti come Francesco Ca-sagrande (Cicli Taddei).

Alle 9 in punto le griglie sono già affollate. Lo speaker Fabio Balbi ha il suo bel da fare per intervistare i tanti campioni al via. Il cielo è gri-gio e giungono notizie che nella parte alta del percorso sta piovendo.Alle 9.30 il via, sei chilometri su asfalto a velo-cità controllata, poi inizia la prima salita, sem-pre asfaltata, ottima per scremare il gruppo.Lungo la prima salita se ne vanno in quattro, i due Torpado, Paulissen e Chiarini, Men-si (Scott Racing Team) e Francesco Casa-grande (Cicli Taddei). Al loro inseguimento, solitario, il compagno di team di Mensi, Juri Ragnoli.Nel tratto successivo sulla salita delle Ca-vallaie, avvolta da una fitta nebbia, Mensi prende l’iniziativa e attacca con decisione. Il giovane bresciano prende rapidamente un buon vantaggio. Al suo inseguimento, a qua-si due minuti, Paulissen. Ancora più staccati passano Chiarini e Casagrande, con Ragnoli sempre quinto.Mensi prosegue solitario fino al quarantesi-mo chilometro, dove, in un tratto di discesa, picchia violentemente un pedale su di un sasso, rompendolo, dovendo cosi abban-donare gare e sogni di gloria. Anche Ragnoli è vittima di una foratura che lo attarda. Pau-lissen passa cosi al comando della gara, ini-ziando una cavalcata solitaria. Le sorprese sono finite e Paulissen giunge solitario sul traguardo. Dopo poco meno di due minuti

arriva Chiarini, che precede Casagrande di una manciata di secondi. Botero Salazar e Andrea D’Anneo (KTM Protek Torrevilla) sono rispettivamente quarto e quinto.La gara femminile non ha avuto storia. Danie-la Veronesi (Torpado Factory Team) ha preso subito il comando e non è mai stata insidiata dalle avversarie. Roberta Monaldini (Santar-cangiolese) è saldamente in seconda posi-zione per oltre metà gara, seguita da Pamela Rinaldi (Ciclissimo Bike). Anche la Monaldini è vittima di un incidente meccanico che la costringe al ritiro. Pamela Rinaldi passa così in seconda posizione, con Simona Mazzu-cotelli (Massì Supermercati) in rimonta. A po-chi chilometri dal traguardo il sorpasso, con la Rinaldi, vincitrice dell’edizione 2013, che riesce a mantenere la terza piazza.Quarta Cristina Roberti (Pro Bike) e quinta Antonella Incristi (Ki.Co.Sys.).Anche questa edizione della Da Piazza a Piazza va in archivio con un buon successo e tutto lo staff dà appuntamento al 2015.

HIGHLIGHTS

https://www.youtube.com/watch?v=o2IRY16wq9g

https://www.flickr.com/photos/solobike/sets/72157644669139143/show

Il podio, da sx Riccardo Chiarini, Roel Paulissen e Francesco Casagrande

Classifica maschile1° Paulissen Roel Tony (Torpado Factory Team) 02:55:35 2° Chiarini Riccardo (Torpado Factory Team) 02:57:24 3° Casagrande Francesco (Cicli Taddei) 02:57:50 4° Botero Salazar Jhon Jairo (KTM Protek Torrevilla MTB) 03:03:48 5° D’Anneo Andrea (KTM Protek Torrevilla MTB) 03:04:13

Classifica femminile1a Veronesi Daniela (Torpado Factory Team) 03:34:212a Mazzuccottelli Simona (Massì Supermercati) 03:50:113a Rinaldi Pamela (Ciclissimo Bike) 03:51:284a Roberti Cristina (Pro Bike) 03:56:225a Incristi Antonella (Ki.Co.Sys. Team) 04:00:16

foto GIANLUCA BARBIERI/SOLOBIKE.IT

foto GIANLUCA BARBIERI/SOLOBIKE.IT

La partenza

Tempo di

lettura 6 min

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FAUSTO SCOTTIa cura di PAOLO MEI

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Romano, classe 1966, è il selezionatore della nazionale azzurra del cross. Prima di vestire i panni del commissario tecnico è stato un ottimo interprete della specialità, tanto da ot-tenere anche un titolo di campione italiano nella categoria Elite, risultato che gli ha per-messo di vestire il tricolore nel 1999. Vanta anche tre annate tra i professionisti. Uomo dal carattere estroverso, personaggio schiet-to, ha le idee chiare anche nel difficile settore organizzativo del Giro d’Italia del cross.

Fausto, a bocce ferme, qual è lo stato di salute attuale del ciclocross in Italia?«Buono e attorniato da un’attività valida e importante. Siamo la prima nazione, ovvero quella con più praticanti nella categoria fem-minile. Devo dire che, tra numeri di praticanti e organizzazioni di gare, si cresce di stagione in stagione.»

Il Giro d’Italia di ciclocross sembra aver dato nuova linfa a questa specialità: vuo-le spiegarci perché è nata l’idea di questa manifestazione?«È nato tutto in uno dei tanti viaggi che fac-ciamo io e il mio amico e Collaboratore Tec-nico Luigi Bielli: abbiamo deciso di inventarci un nuovo progetto e, in sinergia con la FCI, abbiamo brevettato e partorito il GIC, un pro-getto al quale siamo legatissimi.»

Quali saranno, se ci saranno, le novità ita-liane per la stagione 2014-2015?«Le 6 tappe in programma saranno tutte in-ternazionali, saremo affiancati da nuovi part-ner televisivi e le novità sono al momento in fase di sviluppo, ma posso anticipare che saranno tantissime.»

Il cross è sport nazionale in Belgio. Cosa manca all’Italia, dal punto di vista orga-nizzativo e mediatico, per cercare di se-guire le orme dei fiamminghi?«A livello organizzativo siamo molto prepa-rati, come si evince dalle numerose gare di prestigio che ospitiamo nel nostro Paese. La cosa che manca sono i team in grado di se-guire gli atleti tutto l’anno e non soltanto per il ciclocross. Forse sarebbe necessario corre-re il ciclocross non solo per allenamento pro-pedeutico alla strada e/o alla mountain bike.»

Alcuni crossisti di caratura internaziona-le hanno già dimostrato, nel passato e nel presente, di sapersela cavare molto

bene su strada. Stybar forse è solo l’ul-timo “prodotto” “ciclopratistico” in grado di lottare per vincere, per esempio, una Roubaix. Non proprio una corsetta…«Un atleta polivalente può emergere su tutte le specialità, ma un atleta che arriva dal fuo-ristrada ha sempre un ‘valore aggiunto’, la classica ‘marcia in più’.»

Questa disciplina ha avuto un glorioso passato in Italia, con i vari Longo, Va-gneur, Di Tano. Dopo di loro sono arrivati Pontoni e Bramati, che sono stati suoi avversari. Era un cross diverso da quello attuale?«Negli ultimi 20 anni il cross è cambiato a li-vello internazionale, diventando molto più se-lettivo. Bisogna prepararsi tutto l’anno, tanto che in estate devi fare circa 50 gare su stra-da e almeno 15/20 in MTB: il fisico va prepa-rato nel periodo caldo con lavori specifici.»

Il nuovo millennio ha riproposto talenti italiani di altissimo livello, primo fra tutti un milanese di origini meridionali, Mar-co Aurelio Fontana. Medaglia Olimpica a Londra 2012 nella mountain bike, negli ul-timi anni ha deciso di concentrarsi mag-giormente sulle ruote grasse. Non crede che Marco Aurelio, preparato a puntino, potrebbe essere l’uomo in grado riporta-re l’iride in Italia nel cross?«Sì, ne sono stato sempre convinto ed è da ben 11 anni che ripeto questa mia convin-zione. Lui è uno dei ragazzi che seguo da sempre, siamo molto legati e vi garantisco che si tratta di un vero talento. È anche un uomo di parola, leale. Bisognerebbe trovare l’accordo con il suo team di mountain bike,

insieme a lui potremmo davvero fare gran-dissime cose e ottenere il risultato pieno.»

Parliamo di Enrico Franzoi. Caratteristi-che tecniche e psicologiche opposte a Fontana. Passista potente, carattere più introverso, pare abbia ritrovato il suo smalto proprio nell’ultima stagione. Già sul podio ai mondiali nel 2007, vanta un titolo mondiale tra gli Under 23 conqui-stato in Italia. Ha centrato anche la top ten alla Roubaix. Ma che corridore è dav-vero, Franzoi?«Un vero uomo e un atleta vero, casa fami-glia e bici, uno che ha fatto grandi sacrifici in tutta la sua vita. È un ragazzo che stimo mol-to, il settore gli deve tanto per i suoi risultati internazionali.»

Alle spalle di questi due atleti, cresco-no nuovi talenti. Primo tra tutti Gioele Bertolini…«Valido, furbo e soprattutto molto forte, io dico sempre che sarà il nuovo Fontana con qualcosa in più.»

A livello femminile qual è la situazione?«Molto buona. Come dicevo prima siamo la nazione col maggior numero di praticanti al femminile, alcune delle quali giovani e molto promettenti.»

Quanto sta investendo su questa specia-lità la FCI? «Sta investendo tanto, o meglio quello che ritengo sia giusto per questa magnifica disci-plina. Considerando i tempi magri per tutti, io non mi lamento. All’inizio del mio manda-to lavoravo sulla quantità, adesso lavoriamo sulla qualità, guardando con attenzione i set-tori giovanili e gli atleti polivalenti.»

Scotti, lei da atleta ha anche vestito il tri-colore. Cosa dà in più ad un corridore una maglia come quella?«Il passato è passato, la mia fortuna è stata quella di essere stato figlio di un ex corridore e tecnico. Papà è stato per 20 anni al mio fianco e mi ha permesso di correre ed esse-re un buon atleta conosciuto da tutti, ma la cosa migliore che ho imparato da lui e sta-ta quella di aiutare sempre il prossimo, ed è quello che mi riesce meglio lavorando con gli atleti. La maglia tricolore, invece, dà sempre un filo di motivazione in più e nel mio caso è un ricordo indelebile della mia carriera.»

DOPO UNA CARRIERA DA ATLETA DI PRIMO PIANO, L’AVVENTURA IN AMMIRAGLIA: «LE DONNE SONO IL NOSTRO FIORE ALL’OCCHIELLO, MA ANCHE TRA I MASCHIETTI SENTO PROFUMO DI IRIDE»

IL SIGNORE DEL CICLOCROSS AZZURRO

Fausto Scotti con Elia Silvestri

Fausto Scotti

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FROM ZERO TO THE TOP

L’IMPRESA MEMORABILE DI MARZIO DEHO

a cura di ALDO ZANARDI

IN MESSICO IL BIKER BERGAMASCO BATTE IL RECORD MONDIALE DEL MAGGIOR DISLIVELLO POSITIVO POSSIBILE, PARTENDO DAL LIVELLO DEL MARE

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Il biker bergamasco Marzio Deho, vincitore di oltre trecento gare in carriera, noto anche come quotato sciatore alpinista, è il de-tentore di un record incredibile, un record che richiede doti fisi-che e preparazione eccezionali solo per essere tentato. Prima di parlare della performance che Marzio Deho ha realizzato, vedia-mo di capire di cosa si tratta.L’idea di questa sfida balenò, nel 1997, nella mente del forte skyrunner Marino Giacometti, che ebbe l’idea di superare il mag-gior dislivello positivo possibile, partendo dal livello del mare, in 24 ore.Giacometti identificò, per realizzare l’impresa, il percorso con partenza da Genova per raggiungere il tetto d’Europa del Monte Bianco, a quota 4810 metri. Questo percorso prevedeva uno sviluppo di 320 km e un dislivello positivo totale di 5500 metri!Fu lo stesso Giacometti a cimentarsi per primo nell’impresa, rea-lizzandola in 23 h nette, partendo in bici da Genova, raggiungen-do i 1224 m di Courmayeur e salendo fino ai 1959 metri del Lago Combal. Da qui proseguì a piedi, passando per il ghiacciaio del Miage, rifugio Gonnella (3071 m), ghiacciaio del Dòme, colle di Bionassay e, infine, unendosi alla via normale francese, Capan-na Vallot (4362 m) fino a raggiungere la vetta del Monte Bianco a 4810 metri.La sensazionale impresa di Giacometti suscitò molta ammirazio-ne e spirito di emulazione, ma solo nel 2008 il record fu battuto da Andrea Daprai, che lo portò a 18 h 58’. Alcune polemiche seguirono la prova di Daprai, poiché lo re-alizzò affiancato a dei compagni d’avventu-ra, anche se non per l’intero percorso, e fu così istituita la cate-goria Team.Il 15 luglio 2013 Nico Valsesia, esperto atleta di prove en-durance, mette tutti d’accordo, realiz-zando, in solitaria, la tratta tra Genova e la vetta del Monte Bian-co con l’eccezionale tempo di 16 ore 35 minuti e 52 secondi, abbassando di ben 2h 22’ il tempo di Da-prai.Poiché la sfida con-siste nel percorrere nell’arco di 24 ore il maggior dislivello possibile partendo dal mare, nessuno obbliga a cimentarsi sul percorso ideato

da Giacometti. E così, nel 2010, nasce il progetto “El Reto Ve-racruz-Pico de Orizaba” in Messico, ideato da Marzio Deho con l’amico Johnny Cattaneo.Il programma prevedeva lo start dalla spiaggia di Veracruz, con la bici da strada, fino a raggiungere i 2700 m, qui era previsto il passaggio sulla MTB fino ai 4200 metri del rifugio Piedra Gran-de, per poi proseguire a piedi attraverso il ghiacciaio di Jamapa fino alla vetta del Pico de Orizaba che, con i suoi 5610 metri, è la vetta più alta del Messico e dell’America Centrale.Inizialmente si era pensato di compiere l`impresa entro le 24 ore ma, dopo aver rimandato il progetto un paio di volte per proble-mi organizzativi e logistici, il forte alpinista locale Hector Ponce de Leon, tra l’altro tre volte salitore dell’Everest, nel mese di apri-le del 2013, anticipava i due bergamaschi, realizzando l’intero percorso previsto in poco meno di 15 ore e mezzo. A questo punto l’obiettivo diventava quello di compiere l’impresa intorno alle 15 ore non stop.Finalmente, nell’ottobre 2013, i due bergamaschi, terminata la stagione agonistica europea, si recano in Messico per tentare l’impresa. Grazie all’appoggio della segreteria del turismo di Ve-racruz, entusiasta di poter partecipare a questa iniziativa, della polizia locale per la sicurezza stradale e di un gruppo d’amici al seguito per l’assistenza, capitanati da Gilberto Soliman e con la partecipazione di Gibo Simoni in veste di driver del mezzo di trasporto tecnico, tutto è pronto per il tentativo.

Marzio nel tratto con la MTB

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lettura 7 min

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Il 30 ottobre, alle ore 23.00, dopo le foto di rito con le autorità lo-cali, dal lungomare di Boca del Rio (Veracruz) viene dato lo start.Marzio e Johnny, in compagnia dell’amico danese Soren Nis-sen, partono per questa lunga impresa, scortati dalla polizia che blocca il traffico al passaggio dei ciclisti. Sono 150 i chi-lometri da percorrere con la bici da strada prima di passare in sella alla MTB.Tutto procede senza intoppi con buon ritmo, al di sopra delle aspettative, fino alla zona del cambio, quando si è già in quota e le pendenze si fanno importanti. Con la MTB si sale fino a Piedra Grande, dove i biker affrontano una lunga salita molto impegna-tiva, con il fondo sconnesso scavato dalle precipitazioni. Purtroppo, durante la salita al rifugio, Johnny Cattaneo accusa la fatica, causata anche dall’altitudine, ed è costretto a rallenta-re, proseguendo con il proprio passo, anche perché i chilometri da percorrere sono an-cora tanti, mentre ci si avvicina ai 4000 m di quota. A questo pun-to Marzio Deho pro-cede da solo e, dopo 8h e 24’, arriva ai 4200 m del rifugio, dove è prevista la seconda zona cambio. Indos-sata l’attrezzatura da montagna, prosegue a piedi, per la parte più impegnativa della pro-va, procedendo con un ottimo ritmo. Fino ai 5000 metri il passo di Marzio è buono ma da li, un po’ per la quota, un po’ per il fondo ne-voso poco compatto, causato dal sole che scioglie la neve sotto i suoi piedi, la salita inizia a essere un calvario. Con i ramponi ai piedi, salire il ripido pendio

ha il sapore della “mission im-possibile”, ma Marzio non è cer-to uno che si arrende, e questo ben lo sanno gli avversari di tante gare ciclistiche. Prosegue a testa bassa e, dopo aver percorso cir-ca 200 km e 7100 m di dislivello positivo, con l’incredibile tempo complessivo di 13 ore e 22 minu-ti, raggiunge i 5610 m del Pico de Orizaba, realizzando un’impresa difficilmente superabile.

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Marzio Deho in vetta al Pico de Orizaba

Marzio in azione con la bici da strada

Il gruppo con Marzio Deho, Gilberto Simoni e Johnny Cattaneo

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DOLOMITICA BRENTA BIKE

FIOCCO AZZURRO IN ALTA QUOTA

a cura di NEWSPOWER

IL CALENDARIO ITALIANO DELLE MARATHON DI MOUNTAIN BIKE SI ARRICCHISCE CON UNA NUOVA PROVA: IL 29 GIUGNO A PINZOLO GRANDI EMOZIONI PER I BIKERS

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Il calendario italiano delle marathon di mountain bike quest’anno si arricchisce con una nuova prova che porterà i bikers alla scoperta degli splendidi paesaggi delle Dolomiti di Brenta. Domenica 29 giugno la Dolomitica Brenta Bike di Pinzolo e Madonna di Campiglio of-fre a tanti bikers l’occasione per cimentarsi sugli sterrati e sui sentieri ai piedi del Grup-po del Brenta, in Trentino. La gara colma un vuoto importante, perché le montagne patrimonio dell’UNESCO da anni vengono “attraversate” da tante e apprezzate bike marathon, ma mai si era arrivati a gareg-giare alle pendici di queste splendide pa-reti rocciose. Il noto circuito “Trentino MTB presented by crankbrothers” ha colto l’oc-casione al volo e ha incluso la prova di Pin-zolo nel calendario della serie al fianco di tante “classiche” trentine del mondo delle ruote grasse. L’ASD Dolomitika Brenta Bike, in collabora-zione con l’agenzia viaggi Summer & Winter di Pinzolo, ha anche predisposto una serie di allettanti pacchetti vacanza per godersi al meglio le tante attrattive estive che la Val Rendena regala ai propri turisti.

PERCORSI ADATTI A TUTTI CON IL ROCK ED IL POPI due itinerari di gara coincidono per lunghi tratti, ma il tracciato Rock presenta l’acuto della salita al Rifugio Graffer, ai piedi del-le imponenti pareti del gruppo del Grosté: il chilometraggio è di 83 km ed il dislivel-lo complessivo di oltre 2900 metri. La… melodia Pop invece è un po’ più dolce e presenta una distanza di 65 km condita da 2300 metri di dislivello verticale. I bikers dovranno affrontare in entrambi i percorsi le salite di strada Nisafta, Passo Bandalors e Malga Zeledria, prima della picchiata fi-nale verso Pinzolo.

foto RONNY KIAULEHN

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FRA L’ADAMELLO E LE DOLOMITI DI BRENTA: VAL RENDENA DA SCOPRIREAttorno alle note località turistiche di Ma-donna di Campiglio e Pinzolo le attrattive sono veramente tante. La Val Rendena, in-fatti, è incastonata fra le pareti del Gruppo del Brenta, il lembo più occidentale delle montagne rosa, patrimonio dell’UNESCO, e i ghiacciai dell’Adamello e della Presanel-la. Il Parco Naturale Adamello Brenta è la più vasta area protetta del Trentino e, ol-tre ai percorsi di mountain bike, offre agli amanti della natura infinite possibilità e luo-ghi affascinanti da visitare come la Val di Genova, la cosiddetta Valle delle Cascate.

Per chi non vuole mai lasciare l’amata due ruote in garage c’è il Dolomiti di Brenta Bike Tour: una vacanza dedicata ai bikers che mi-sura 171 km conditi da 7700 metri di dislivel-lo complessivi. Il bike tour parte e arriva in Val Rendena e nelle sue varie tappe tocca tutte le vallate che si “affacciano” sul Gruppo del Brenta come la Val di Sole, la Val di Non, l’Al-topiano della Paganella e le Giudicarie. Inol-tre, esiste anche una variante soft del Dolo-miti di Brenta Bike Tour che affronta percorsi meno impegnativi sulle strade del fondovalle.Il Gruppo del Brenta, come è noto, è pa-radiso per gli escursionisti e per gli amanti dell’arrampicata con un’infinità di sentieri, traversate, vie e tanti accoglienti rifugi.

PACCHETTI VACANZA

A MISURA DI BIKERIl comitato organizza-

tore, in collaborazio-ne con l’agenzia viaggi

Summer & Winter di Pin-zolo, propone anche dei

comodi pacchetti vacanza per gustarsi le bellezze del-

la Val Rendena durante le giornate di gara. Sono a di-

sposizione sia proposte set-timanali che short term. Per

informazioni basta contattare [email protected]

TRENTINO MTB PRESENTED BY CRANKBROTHERS

La première della Dolomitica Brenta Bike è stata subito inserita

fra le prove del challenge “Trentino MTB presented by crankbrothers”, la serie off-road che dal mese di maggio fino ad ot-tobre tiene impegnati i bikers sugli sterrati della provincia di Trento. Dopo il debutto di inizio maggio in Val di Non, a giugno tocca alla 100 Km dei Forti sugli Altipiani di Lava-rone, Luserna e Folgaria, prima di approdare in quel di Pinzolo a fine giugno. Le successi-ve gare del circuito sono la Lessinia Bike del 27 luglio a Sega di Ala, la Vecia Ferovia dela Val de Fiemme il 3 agosto a Molina, l’altra new entry Val di Sole Marathon nell’omo-nima valle il giorno 31 agosto e la chiusura con la 3T Bike il 5 ottobre in Valsugana.

Info: www.dolomiticabike.com

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foto RONNY KIAULEHN

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Nella valle del monte Tezio, a pochi chilometri da Perugia, si trova dal 1864 il Casale dei Dotti, un antico edificio rurale, meta ideale per una vacanza “total green”

Il Casale dei Dotti è un antico casolare rurale risalente al 1864 di recente ristrutturazione circondato da un oliveto secolare con piscina e solarium che consente agli ospiti di immergersi nei colori, nei profumi e nella quiete della verde campagna umbra. Il Casale dei Dotti rappresenta al meglio “l’Arte di Vivere”, caratteristica tipica dell’Umbria, Cuore Verde d’Italia.

La struttura nasce dal desiderio della famiglia Dottorini di condividere con i turisti l’amore per la natura, preservando le antiche tradizioni della valle del Monte Tezio, una zona ancora incontaminata pur trovandosi a soli quindici minuti dal centro storico di Perugia. Circondato dall’azienda agricola della famiglia, che produce olio extravergine di oliva di altissima qualità, il Casale offre ai suoi ospiti l’esperienza

del contatto diretto con la natura circostante permettendo di vivere le emozioni più genuine e ruspanti della cultura contadina umbra.Il Casale dei Dotti si trova all’interno del Parco Regionale di Monte Tezio, un territorio ricco di percorsi adatti per escursioni in mountain bike, a passeggio ed a cavallo. In posizione baricentrica rispetto alle principali città d’arte e siti

turistici della Regione, si trova a soli tre

chilometri dal Golf Club di Antognolla.Il Casale è composto da sei accoglienti e spaziosi appartamenti dotati di ogni confort con ingresso indipendente. Con una capienza massima di 24 posti, la struttura ricettiva propone pacchetti personalizzati con la formula della mezza pensione, degustazioni, lezioni di cucina tipica umbra, lezioni di golf ed escursioni guidate a cavallo.L’intervento di recupero, terminato nel 2011, è stato ispirato al rigoroso rispetto dell’architettura tradizionale risaltando le antiche travi in rovere e la pietra locale che predomina sia le facciate esterne

Nel cuore verde dell’umbria

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che le pareti interne. Ogni appartamento ha mantenuto alcuni elementi caratteristici dell’antica destinazione d’uso della casa colonica in modo da narrare all’ospite che vi soggiorna le storie e le consuetudini della vita rurale.All’interno dell’appartamento “l’Etruschetto” è stata infatti realizzata una grande vasca da bagno in pietra,  recuperando parzialmente il canale dove originariamente avveniva la pigiatura dell’uva, all’interno della quale è possibile rilassarsi mentre si viene dolcemente irrorati dal getto d’acqua proveniente dal soffione.

Alcuni appartamenti sono provvisti di caminetto accendibile anche in camera da letto. Nei mesi invernali è possibile ritrovare il piacere della lettura davanti al fuoco acceso, magari degustando un bicchiere del pregiato vino che si produce nella zona, dimenticando così i ritmi frenetici della città.Il Casale dei Dotti offre ai propri ospiti e, in particolare, ai bambini l’esperienza

del contatto diretto con gli animali e la natura circostante con la possibilità di godere dei cibi sani e genuini tipici del territorio prodotti ancora secondo i tempi e le regole della terra. Gli ospiti hanno la possibilità di visitare l’azienda agricola e dare da mangiare agli animali allevati (pecore, agnelli, galline, vitelli, conigli). Nel periodo di ottobre e novembre gli ospiti che lo desiderano potranno partecipare alla raccolta delle olive e concludere il soggiorno ricevendo come souvenir una confezione dell’olio che avranno contribuito a produrre. Nel mese di maggio è invece possibile assistere e partecipare alla tosatura delle pecore.ll Casale offre una vasta serie di servizi: ampia piscina con solarium, lettini ed ombrelloni, area giochi per bambini e un grande parco esterno con tavoli, sedie, panchine e barbecue. La piscina ha una massima profondità di 1,5 metri permettendo così alle famiglie con bambini di fruirne in assoluta sicurezza.

Natura e paesaggio incontaminati, cultura e tradizioni, enogastronomia, borghi etruschi e medievali: una vacanza al Casale dei Dotti è un’ottima occasione per rilassarsi e scoprire da protagonisti l’Umbria, il Cuore Verde d’Italia.

www.casaledeidotti.it

Nel cuore verde dell’umbria

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S

GRAN FONDO DEL DURELLO

DAL FANGO SPUNTANO CASAGRANDE E FERRARI

a cura di ALDO ZANARDI

OLTRE SETTANTA ATLETI DELLA CATEGORIA OPEN AL VIA DELLA GRANFONDO DEL DURELLO. DA GIOVE PLUVIO L’UNICA NOTA NEGATIVA, CON LA PIOGGIA CHE HA RESO IL PERCORSO, A TRATTI, MOLTO INSIDIOSO

[email protected]

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San Giovanni Ilarione (VR), nella bella Val d’Alpone, incasto-nata tra le province di Verona e Vicenza, con il suo territorio vocato alla produzione vitivinicola, è da anni protagonista nel mondo della MTB con la sua rinomata granfondo. L’ASD Ba-salti, capitanata dal Presidente Davide Creasi, egregiamente coadiuvato da un dinamico staff, ha proposto anche quest’an-no la sua “creatura”, la GF del Durello appunto.Tanto lavoro organizzativo, percorso rivisitato per ovviare ai punti più critici in caso di pioggia, che, an-che quest’anno, purtroppo non è mancata. Tante le attività collaterali, come la “Durelli-na Cup Baby”, per i più giovani, il sabato pomeriggio e la “Du-rello Night Party”, dove i “golosi” presenti sabato sera hanno potuto gustare un piatto a base di frittura di pesce accompagnato da vino Durello e tanta buona musica. Insomma, a San Giovanni Ilarione non è mancato davvero nessun ingrediente per far divertire biker e famiglie.Purtroppo il temporale, abbattutosi sulla zona nel tar-do pomeriggio di sabato, ha raffreddato un po’ gli entusiasmi, con i biker preoccupati per le condizioni del percorso. Le previsioni erano nefaste per la do-menica, ma fortunatamente la pioggia ha iniziato a cadere solo un’ora dopo il via della gara e, salvo rari frangenti, è sempre stata leggera.

Alle 9.15 le griglie sono affol-latissime. Schierati in prima fila una quantità impressionan-te di atleti Elite, pronti a darsi bat-taglia sul percorso di 41 km e 1380 m di

dislivello. Paolo Malfer, speaker della manifestazione, ha il suo bel da fare per intervistare cotanti campioni. Alle 9.30 il via, con il gruppo che si lancia prima tra le vie del paese, per poi iniziare a salire sulle colline attigue.Fin dalle prime battute l’uomo più in forma sembra Alexey Medvedev (Full Dynamix), che rompe subito gli indugi allun-gando con decisione sugli inseguitori. Uno scambio di numeri tra lui e il fratello Dimitri trae in inganno gli osservatori e la

stessa TDS nella stesu-ra delle classifiche. Per Alexey sembra proprio una gran giornata, ma la sfortuna non lo ri-sparmia. Una foratura lo rallenta, facendolo rag-

giungere e superare dal gruppo degli inseguitori.

A questo punto è Michele Casagrande (Corratec-Keit)

a prendere l’iniziativa, riu-scendo ad allungare su Jaime

Yesid Chia Amaya (Full Dynamix), Johnny Cattaneo (Selle San Marco-

Trek), Dimitri Medvedev (Full Dynamix) e Walter Costa (Selle San Marco-Trek). Le

difficili condizioni del percorso non frenano la corsa di Casagrande che, con il tempo di 1h 45’ e 53”, vince la GF del Duello. Seconda posizione per Amaya Chia e terzo gradino del podio per Johnny Cattaneo. Quarto Dimitri Medvedev e quinto Walter Costa.

La gara femminile non ha subito scossoni. Anna Ferrari (Corratec-Keit) prende fin da subito la testa della gara, inseguita da Lo-renza Menapace (Titici LGL Pro Team) e Pa-mela Rinaldi (Ciclissimo Bike). Le posizioni restano cosi congelate fino al traguardo,

L’arrivo a braccia alzate di Michele Casagrande

La Partenza

foto GIANLUCA BARBIERI

foto GIANLUCA BARBIERI

Tempo di

lettura 5 min

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con in quarta posizione Simona Mazzucotelli (Massì Supermercati) e quinta Antonella Incri-sti (KI.CO.SYS. Team).Nel dopogara il clas-sico processo alla tappa, come da con-suetudine IMA Scapin, ha consentito, a tutti i presenti sotto al ten-done del pasta party, di assistere alle inter-viste dei protagonisti di giornata. A seguire le ricche premiazioni e l’appuntamento con l’ASD Basalti e la GF del Durello all’edizione 2015.

ASSOLUTA MASCHILE1° Michele Casagrande (TEAM CORRATEC-KEIT) 1:45:532° Jaime Yesid Chia Amaya (FULL-DYNAMIX) 1:46:023° Johnny Cattaneo (TEAM SELLE SAN MARCO-TREK) 1:46:344° Dimitri Medvedev (FULL-DYNAMIX) 1:46:545° Walter Costa (TEAM SELLE SAN MARCO-TREK) 1:46:54 ASSOLUTA FEMMINILE1a Anna Ferrari (CORRATEC-KEIT) 2:20:492a Lorenza Menapace (TITICI LGL PRO TEAM) 2:22:583a Pamela Rinaldi (CICLISSIMO BIKE) 2:24:484a Simona Mazzucotelli (MASSI’ SUPERMERCATI) 2:26:105a Antonella Incristi (KI.CO.SYS. TEAM) 2:32:30

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Il podio femminile

Il podio maschile

Le maglie leader IMA

foto

GIA

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A B

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foto GIANLUCA BARBIERI

foto ALDO ZANARDI

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a cura della REDAZIONE136 C CLOSCOPIO

IL FASCINO DELLA NATURALei si chiama Milena, ha origini scandinave ed è una delle modelle più ruspanti di Stefan Soell, un maestro del nudo fotografico che, nei suoi scatti, si diletta ad immortalare le gentili donzelle immerse nella natura. Location agresti, rigorosamente en-plein-air, Soell – che spigola sul sottile fil-rouge del soft-hard – è un appassionato delle modelle “format 90-60-90”. La nostra Milena avrà le misure giuste? Giudicate voi.

IL BIMBO? PORTALO FUORI STRADASi chiama “Kids Romagna MTB” ed è una scuola di ciclismo fuoristrada organizzata, sotto l’egida della UISP, dallo “Staff Bike 2000”. Si tratta di nove tappe di un circuito partito lo scorso aprile a Rimini e che si concluderà a fine settembre a Castel San Pietro Terme. In ogni tappa, seguiti da istruttori federali qualificati, i bambini partecipano a gare di XC, Cross country e gimkane. L’iniziativa, che ha finalità promozionali, è riservata ai bambini dai 7 ai 12 anni. Al termine del Circuito, dove non esiste classifica, ci sarà un premio per tutti. Il progetto ludico-sportivo è organizzato dalle società emiliano-romagnole affiliate alla Federazione. Prossimi appuntamenti il 29 giugno a Santa Sofia (FC), il 13 luglio a Verghereto (FC) e il 20 luglio a Fognano (RA).

MILLE RAGIONI PER PEDALARENel piacevole saggio intitolato “Andare in bici – le ragioni del pedalare” di Ercole Giammarco ci sono tutti i buoni motivi per scegliere di muoversi in bicicletta. Non si inquina, si risparmia tempo e denaro, non si fa rumore e si ingentilisce la città, si impara a vedere il mondo con occhi diversi rispetto a quando si sta chiusi nel loculo della propria auto. Si migliora persino il proprio carattere, secondo Giammarco, perché si impara a farsi quattro risate per un acquazzone e si diventa più tolleranti nei confronti dei piccoli contrattempi della vita quotidiana.

RECORD DELL’ORA: NUOVE REGOLE DELL’UCI Il Comitato direttivo dell’UCI ha annunciato un’importante modifica per quanto riguarda i tentativi di battere il record dell’ora: da oggi potranno essere utilizzate tutte le biciclette che rispondono agli standard UCI per le prove di resistenza del ciclismo su pista. Alla luce della norma vigente dunque, i record da battere sono quelli di Ondrej Sosenka (49,700 km) per gli uomini e Leontien Zijlaard-Van Moorsel (46,065 km) per le donne. Con questa novità l’obiettivo del presidente Brian Cookson è ridare fascino ad una prova che, dopo i gloriosi trascorsi, negli ultimi anni è caduta nell’oblio.

foto STEFAN SOELL

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Bar Ciccio - Via Romea, 120 Cesena (FC) 47522 - t. 0547 331984 - e. [email protected] - BAR CICCIO

Colazioni e aperitivi con ricco buffet

Servizio di pagamento bollette luce, gas, acqua, telefono e multe

Sala TV Sky con dirette sportive tutte le partite in diretta del Cesena con Sky HD

Sala giochi • Ricariche telefoniche • Wi-fi libero

Tutti i sabati ritrovo per escursioni in MTB

Il BAR CICCIO è il luogo di ritrovo dei ciclisti della riviera,in partenza per gli itinerari e percorsi

della Valle del Savio e colline romagnole.

Offre agli amici ciclisti, un punto di ristoro con un ampio parcheggio privato

e un prezioso servizio di lavaggio bici (rivolgersi al bar) per coloro che rientrano

dai percorsi del fuoristrada.

Orari abituali di partenze e ritrovi: • martedì ore 12.30 • giovedì ore 12.30 • sabato ore 13.00

foto 4EVER.EU

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Due gambe da watussi, il collo alla Modì, gli occhi da cerbiatta e quel profilo greco che la rendono una bellezza autentica ma poco “convenzionale”.Patrizia Mariotti, classe 1987, è di Morcia-no di Romagna e, come tutte le riminesi, è cresciuta a piadina e discoteca: «Il ballo è una passione che coltivo fin da quando ero bambina – spiega – e così, per me, dalla pista al cubo il salto è stato naturale».Dall’amore per la musica nasce uno dei suoi tanti sogni nel cassetto: «Con la mini e il tacco 12 sono a mio agio, ma da gran-de vorrei fare la deejay. Sto ‘studiando’ la materia e, con un po’ d’esercizio, spero di diventare abbastanza brava da poter dire: ‘ok lascio il cubo e passo alla consolle’.

E in alternativa penso di non sfigurare nep-pure come vocalist».Oggi, intanto, è una delle hostess più ricer-cate dalle aziende, ma dopo le passerelle ed i set fotografici, Patrizia si sente pronta, a 26 anni, per un’esperienza professionale più stimolante: «Il sogno da bambina è quel-lo di fare la valletta – dice – ma non pensate alla ‘bella statuina’ tipo la Edy Campagnoli di Mike Bongiorno. Io non sono una tipa in-vadente, ma se il copione lo permette, mi piace tirar fuori la mia personalità. Sfilare?

Lo faccio da quando ero bambina, sto solo aspettando l’occasione giusta». Con quel fisico da pin-up, Madre Natura le ha fatto un grande regalo, ma per mante-nere questa silhouette “Patty” lavora sodo in palestra: «Sono una buona forchetta – dice – a tavola non rinuncio a nulla. In com-penso cerco di fare tanto sport: dal nuoto alla palestra, mi alleno tutti i giorni con re-golarità». E il ciclismo? «Più da spettatrice che da praticante – ammette – anche se i ciclisti li trovo terribilmente sexy».

a cura di MARIO PUGLIESE

COME TUTTE LE RIMINESI, PATRIZIA È CRESCIUTA A PIADINA & DISCOTECA: «IL MIO SOGNO? PASSARE DAL CUBO ALLA CONSOLLE. I CICLISTI? TERRIBILMENTE SEXY»

«NON CHIAMATEMI BAD-GIRL»

LA PLAYMATE DI GIUGNO

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foto STUDIO 5

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PILA (VALLE D’AOSTA)

PARADISO DELLO SCI, TERRA DELLA DOWNHILL

a cura di PAOLO MEI

DOPO UNA SUPERBA STAGIONE INVERNALE, LA LOCALITÀ CHE AVEVA GIÀ OSPITATO LA COPPA DEL MONDO DI DISCESA IN MTB, È GIÀ PRONTA PER LA STAGIONE ESTIVA: LE PISTE SONO GIÀ PRATICABILI IN VISTA DELL’APPUNTAMENTO CLOU DELL’ESTATE: LA IXS EUROPEAN DOWNHILL CUP

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Ci sono località alpine che, riposto l’abito “bianco” dell’inverno, nella stagione estiva escono di scena in attesa della stagione successiva.Pila, 1790 metri sul livello del mare, minuscola località incastonata nel comune di Gressan, non fa parte di questo coro. A Pila, dalla fine del mese di giugno, si pedalerà su tutto il comprensorio, si sfideranno i single track e le discese impervie.Quest’anno ci sarà oltretutto l’apertura anticipata al 15 e 16 giu-gno, per una sorta di “anteprima” della bella stagione, in concomi-tanza con l’apertura della telecabina Aosta-Pila. Seguirà qualche giorno in “stand by” per poi aprire definitivamente per il periodo estivo a partire dal 21 giugno.La ricetta è molto semplice: sfruttare il comprensorio sciistico in inverno e trasformarlo in una palestra naturale per i biker. Gli ingre-dienti sono pochi, ma ben amalgamati: la natura, i panorami, che qui di certo non mancano, il divertimento e il movimento.

Pila non è solo un paese: è una balconata incredibile posizionata nella zona centrale della Valle d’Aosta. Da qui, il Monte Bianco è un tuffo al cuore. Da qui, la città di Aosta è un dipinto. Da qui, le piste di downhill sono un’opera d’arte. Da qui, il cielo, the “sky”, come dicono nel Regno Unito, lo puoi toccare con un dito.La mountain bike, già praticabile a partire dalla seconda parte del mese di giugno, diventa, con l’uscita di scena completa della neve, nel mese di maggio una grande valvola di sfogo per gli appassionati.Le piste sono ben organizzate e suddivise in base alle capacità dei biker. È possibile addirittura partire dalla parte più alta e rag-giungere addirittura la città di Aosta, in un viaggio immerso nella vegetazione, ricco di curve tortuose, radici da attraversare, pietre da saltare, parabole da superare. Non mancano le rock sections, non mancano i salti, i drop.Negli ultimi anni la località si è sensibilmente avvicinata allo specia-lista della discesa in mountain bike. La Pila SpA, guidata da Remo Grange, con l’importante apporto di Corrado Hérin, ha creato un team affiatato con il quale è stato possibile creare un vero e proprio centro operativo di questa meravigliosa disciplina. Ciliegina sulla torta un fornitissimo e anche aggiornato noleggio di biciclette di vario tipo, al fine di soddisfare ogni esigenza del praticante.

Tempo di

lettura 6 min

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Negli ultimi anni il solo fatto di aver creduto in questa disciplina ha letteralmente cambiato lo sviluppo turi-stico estivo di questa loca-lità, che nella prima metà degli anni ’90 aveva anche ospitato un arrivo del Giro d’Italia. Oggi Pila si sta davvero ritagliando un po-sto importante tra le loca-lità italiane e mondiali nelle quali è possibile vivere una vacanza, dalla settimana intera al semplice week end, a “misura di biker”. Lorenzo Suding, più vol-te campione italiano di downhill, da anni si allena proprio su queste piste e non è l’unico. Sono mol-tissimi gli stranieri, in par-ticolar modo australiani e

neozelandesi che hanno deciso di trascorrere l’estate qui, ad allenarsi.Insomma, a Pila non manca nulla: oltre alla bi-cicletta si può praticare trekking, arrampicata, volo in parapendio, pesca, nordic walking, free climbing. Non manca, a bordo pista, la possibi-lità di sfogare le proprie abilità in un fantastico parco avventura.La Valle d’Aosta sarà ancora una volta il cen-tro del mondo Gravity nella settimana più calda dell’anno, a metà agosto. Il weekend del 16 e del 17 agosto infatti diventerà, a Pila, il punto di ritrovo dei migliori biker del mondo per la prova di IXS European Downhill Cup. Il 15 agosto sarà dedicato alle prove del percorso, con seeding run il giorno 16 e gara il 17.La ridente località alpina, per l’ennesima volta, si metterà alla prova nell’organizzazione di que-

sto straordinario ed entusiasmante evento, composto da ben sette prove: apertura in Slovenia, nel mese di maggio a Maribor, chiusura a Leogang il 19 settembre in Austria in una località che ha già avuto l’onere e l’onore di ospitare i campionati del mondo di mountain bike. Due sono le prove italiane, con l’aggiunta quest’anno della Val di Sole che è orfana quest’anno della prova di coppa del mondo (sia di cross country, sia di downhill).I vertici dell’UCI hanno sempre espresso parole di apprezzamento nei confronti dell’organizzazione: le relazioni dei commissari dell’U-nione Ciclistica Internazionale hanno sempre valutato con il massi-mo dei voti la prova valdostana. Questo significa che, in prospettiva futura, a Pila potrebbero riorganizzare una prova della World Cup della disciplina più spettacolare del ciclismo.L’attesa è tangibile, le emozioni sono già percepibili in una regione, la Valle d’Aosta, che si è sempre dimostrata terreno ideale per gli amanti delle ruote grasse. Il comitato organizzatore, presieduto da Mauro Grange, è attivo da più di vent’anni. Nel 1993 Pila ospitò i campionati italiani di cross country (vinsero Mirko Bruschi e Paola Pezzo). L’anno successivo, fu la volta dell’Italian Cup, con due gior-ni di gara (cross country e cronometro). Da ricordare naturalmente, i campionati nazionali assoluti di downhill nel 1997 e nel 2008 e, naturalmente la prova di Coppa del Mondo nel 2005.

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LA BICI D’EPOCA

GINO BARTALI“L’UOMO DI FERRO” E LA SUA BICICLETTA MARCA LEGNANO

a cura di ADRIANO VISPI e DARIO CORSI

SUL MITICO TELAIO COLOR VERDE, IL GRANDE “GINETACCIO” OTTENNE TUTTI I SUOI MEMORABILI TRIONFI. STORIA DI UNA BICICLETTA CHE S’IMMEDESIMÒ COL SUO CAMPIONE

[email protected]

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Gino Bartali è nato a Ponte ad Ema (Fi-renze) il 18 luglio 1914 e, dopo una pro-mettente carriera dilettantistica, passò al professionismo debuttando alla Milano-Sanremo del 1935.Subito emerse la stoffa del campione e, nella classicissima di primavera, arrivò quarto, dopo che i primi tre corridori – come ammetteranno solo qualche anno dopo – avevano sfruttato la scia delle am-miraglie per rientrare. Il suo reclamo fu ac-colto, ma i tre corridori furono solo multati con una cifra in denaro e non retrocessi.Il 1935 lo vide in ogni modo vincitore del Campionato Italiano Professionisti. L’anno successivo Bartali riuscì a vestire la maglia gialla del Tour de France ma, dopo la storica vittoria di Grenoble, a causa di una brutta caduta nelle acque gelide di un torrente, dovette cedere il primato a Digne a causa di una bronchite.Bartali, dopo la memorabile vittoria nella tappa di Briancon, trionfò nel 1938 e a Pa-rigi fu il secondo italiano a vincere il Tour de France dopo Bottecchia nel 1925.Bartali riuscì a vincere la Grand Boucle an-che dieci anni dopo, nel 1948, in un pe-riodo del dopoguerra molto delicato per la neonata Repubblica italiana.Nei giorni dell’attentato a Togliatti la vittoria di Gino Bartali distrasse gli italiani dai reali problemi politici del paese e le turbolenze degli animi furono calmierate dalle imprese sulle vette alpine del Tour. Da quel momen-to, Gino Bartali – salvatore della patria – di-ventò per tutti “L’uomo di ferro”.Negli anni del dopoguerra la rivalità di Gino Bartali con Fausto Coppi riempirà le prime pagine dei giornali. Gino Bartali riu-scì in quegli anni a tener testa e a battere Fausto in tante corse e si rivelò l’avver-

sario più tenace e, seconco molti, di pari caratura atletica.Le vittorie di Gino si possono cosi riassu-mere: 3 Giri d’Italia (1936-1937 e 1946), 2 Tour de France (1938 e 1948), 4 Cam-pionati Italiani (1935, 1937, 1940, 1952), 5 Giri di Toscana, 3 Giri del Piemonte, 3 Giri di Lombarda (1936, 1939, 1940), 4 Mila-no-Sanremo (1939, 1940, 1947, 1950), 3 Giri dell’Emilia, 2 Giri di Svizzera (1946 e 1947), 1 Giro di Romandia e 1 Giro dei Pa-esi Baschi, 2 Giri della Campania, 1 Coppa Bernocchi, 1 Trofeo Matteotti, 2 Campio-nati di Zurigo e 5 Giri della Provincia di Mi-lano a cronometro.Bartali riuscì a vincere ben 45 corse per di-stacco e vestì per 50 giorni la maglia rosa del Giro d’Italia e per ben 23 giorni la maglia gial-la del primo in classifica del Tour de France.Tanti sono gli aneddoti su Gino Bartali, ma un episodio mostra l’affetto di tutti per questo campione tenero e ruvido: il pri-mo maggio del 1952 Bartali vince il Giro dell’Emilia proprio davanti a Fausto Cop-pi. Il giorno dopo i giornali non dovrebbero uscire, ma i tipografi del quotidiano “Sta-dio” (probabilmente bartaliani!) convinsero l’allora direttore Clerici a stampare un’edi-zione straordinaria e a ricevere quale paga una semplice cena con il loro campione ospite d’onore. Un episodio che rende l’idea della popolarità di Gino Bartali e di come erano vissute le sue imprese ciclisti-che in Italia.Bartali non riuscì mai a vincere un Campio-nato del Mondo, probabilmente penalizzato proprio dalla rivalità con Coppi. Certamente Bartali è stato un vero campione “mondiale” riuscendo a vincere tante corse internazio-nali e a emergere in un periodo di fortissimi campioni. Bartali corse nei professionisti dal 1935 all’inizio del 1954, quando – a causa di un incidente automobilistico – dovette sospendere l’attività sportiva. Senza la seconda guerra mondiale (1940-45), Bartali avrebbe sicuramente collezio-nato tante altre importanti vittorie che il conflitto sicuramente gli tolse. La sua car-riera è in ogni modo brillantissima e per il suo carattere tenace e da vero campione è rimasto nel cuore di tutti gli sportivi italiani.La sua frase «l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare» dimostra l’animo battagliero di un fantastico campione che ha saputo esalta-re folle di appassionati della bicicletta. Bar-

tali ha unito il suo nome ad una prestigiosa marca di biciclette: la mitica Legnano co-lor verde/oliva/legnano. In queste pagine presentiamo due biciclette Legnano: una con cambio Campagnolo due stecche del 1948 ed una col cambio campagnolo re-cord del 1958 modello Gran Prix.Le bici Legnano sono ad oggi molto ambi-te dai collezionisti ed appassionati di bici d’epoca, per il mitico colore ed anche per il campione Bartali che la condusse, più volte, alla vittoria.Nel 1958 un altro campione portò la Le-gnano a vincere il campionato del mondo: Ercole Baldini a Reims.La ditta Legnano fu fondata da Emilio Bozzi ai primi del 1900 e la Legnano che Bartali utilizzava era il cosidetto modello “Roma”.I modelli in dotazione alla squadra presen-tavano una numerazione progressiva cor-rispondente all’anno di produzione (prime due cifre) e al numero di biciclette prodotte (ultime due cifre).Ogni corridore possedeva due biciclette, ma Bartali probabilmente tre o quattro. Si calcola che la Legnano abbia prodotto an-nualmente circa venti biciclette corse per la squadra Legnano.Un particolare interessante era che le ca-lotte della serie movimento centrale erano entrambe sinistre per agevolare lo smon-taggio del movimento centrale senza parti-colari attrezzi a disposizione.

Tempo di

lettura 9 min

Gino Bartali

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Particolare dei telai Legnano di migliore fattura è la chiu-sura del reggisella che fu posto all’interno dell’incrocio del tubo piantone e del tubo orizzontale. Il morsetto di ser-raggio agisce direttamente sul cannotto reggisella.Caratteristiche di questa bici erano i mozzi da 40 e 36 fori, provvisti di foro per l’ingras-saggio e mollettina di prote-zione. Il logo classico Legnano appare come decalcomania sul tubo verticale. I freni erano Universal, la guarnitura ante-riore a 49 denti, i pedali FOM e le selle Brooks.Il logo della Legnano, in bron-zo di Alberto da Giussano po-sto nel tubo sterzo, denota la qualità delle migliori biciclette Legnano. Le biciclette Legna-no erano montate con nastro rosso, cavi color rosso e filetti rossi che correvano lungo i tubi di acciaio. La Legnano Roma del 1948 possedeva il cambio 2 stecche posteriore. Successivamente il modello Roma del 1952 era venduto in solo tre misure (cm 55-57,5-60) con cambio Campagnolo Gran sport, guarnitura doppia 47/50 denti con levette al ma-nubrio dei comandi cambio e deragliatore. La ruota libera aveva 5 dentature (15-17-19-21-23) ed i tubolari era-no Pirelli specialissimi corsa.I telai da corsa di qualità della Legnano presentano inoltre le estremità della forcella ante-riore e posteriore cromate. Da notare che nel 1952 la biciclet-ta da corsa era venduta an-che con i parafanghi. Un altro modello – la Legnano Roma Olimpiade del 1961 – presentava invece i comandi cambio al manubrio, i freni Universal a tiraggio cen-trale modello 61 e i mozzi a flangia larga e i rapporti della guarnitura 47 e 52 denti.Il peso delle biciclette raffigurate in foto è di 10,6 kg per il modello 2 stecche del 1951 e 11 kg per il modello Gran Prix del 1958. Le Legnano erano bici di ottima qualità e si deve anche a loro i trionfi, rimasti memorabili, di Gino Bartali ed Ercole Baldini.

Bici Legnano 1960

Bici Legnano 2 stecche

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PANTACICLI

IL RE MIDA DEI BIKE VILLAGE

a cura della REDAZIONE

NEI CICLO-EXPO È SEMPRE FACILE RICONOSCERE GIULIANO CIPRIANI. BASTA CERCARE LO STAND CON PIÙ RESSA: «IL SEGRETO? DISPONIBILITÀ E COMPETENZA»

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Nei bike village più prestigiosi il furgone di PantaCicli non manca mai. E mentre gli altri faticano a vendere anche una spilla, attorno al suo gazebo, per ragioni quasi mistiche, c’è sempre la ressa.Ma se Giuliano Cipriani – da anni nel commercio a due ruo-te – è ormai un’istituzione degli expò, la ragione, in realtà, non è per nulla casuale: «Il cliente ciclista è, per natura, molto informato e dunque particolarmente esigente – spiega – sa riconoscere un prodotto di alto livello da un altro di bassa fattura. Il segreto sta tutto nella qualità dei campionari e dun-que nella capacità di selezionare gli articoli più affidabili. Al mio stand il ciclista sa di poter trovare il meglio delle marche

oggi in commercio. E questa politica, anche se ridu-ce un po’ la marginalità degli utili, alla lunga, paga».Il suo fiore all’occhiello è la completissima collezio-ne di maglie tecniche da professionista: «Non me ne manca nessuna – dice con orgoglio – il fatto è che sono talmente tante che esporle tutte non mi è possibile».La domanda, di fronte al suo gazebo, sorge spon-tanea: perché Pantacicli? «Io Marco non l’ho mai conosciuto di persona – precisa Giuliano – ma c’è una certa somiglianza somatica con lui e dunque, nel mondo del ciclismo, questo è il soprannome che mi ha dato la gente. Il mio non vuol essere, per nessuna ragione al mondo, un traino commerciale, ma soltanto un omaggio al ciclista più grande». Nativo di Avezzano, ma residente a Marina di Car-rara, Cipriani è molto più di un semplice commer-ciante: «Sono anni che respiro ciclismo – dice – e ho visto cambiare questo sport dall’oggi al domani. Quello delle granfondo, ad esempio, è ormai un fe-nomeno consolidato. Io, durante l’anno, partecipo come espositore anche a manifestazioni professio-nistiche, ma il ciclismo più bello e verace – dice – è quello che si vede alle cicloturistiche».Per molti è il prototipo del venditore perfetto: simpati-co, persuasivo e sempre pronto alla battuta, ma an-che preparato tecnicamente come pochi: «Ci sono certe qualità che non t’insegna nessuno – ammette – la voglia di scherzare e di scambiare quattro chiac-chiere al di là della vendita è un aspetto che fa parte del mio carattere e della mia personalità. Però, a parte le battute, se un cliente ti chiede informazioni dettagliate su un articolo, tu devi saper rispondere con serietà e competenza, perché altrimenti quello gira i tacchi e se ne va. Il ciclista chiede, anzi pre-tende, assistenza. Io conosco perfettamente tutti i prodotti del mio stand e se qualcuno ha bisogno di un consiglio, una risposta credibile sono in grado di darla sempre». Giuliano Cipriani titolare di Pantacicli

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