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n 288 - Ottobre 2007 - Anno 90 Unione Catechisti In questo numero: Il Volto di Gesø nel suo mistero pa- squale (Benedetto XVI) La beatitudine della povert (R. Reviglio) Amore o disamore.. quale avvenire? (G. Pollano) Mons. Bagnasco sulla formazione pro- fessionale Il Coraggio della sofferenza Il 44 Capitolo dei Fratelli S.C. Bollettino dellUnione Catechisti di Gesø Crocifisso e di Maria Immacolata Maria, Regina mundi

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n° 288 - Ottobre 2007 - Anno 90°

Unione Catechisti

In questo numero:Il Volto di Gesù nel suo mistero pa-squale (Benedetto XVI)

La beatitudine della povertà (R. Reviglio)

Amore o disamore.. quale avvenire?(G. Pollano)

Mons. Bagnasco sulla formazione pro-fessionale

Il �Coraggio della sofferenza�

Il 44° Capitolo dei Fratelli S.C.

Bollettino dell�Unione Catechisti di Gesù Crocifisso e di Maria Immacolata

Maria, Regina mundi

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INDICE

Il bollettino è inviato gratuitamente ed è finanziato dalle libere offerte dei benefattori. c/c postale 15840101

Stampa: Tipoli - Tipografia Bigliardi - ChieriCons. Ed. Edizioni Mille Torino

3 Il volto di Gesù nel suo mistero pa-squalePapa Benedetto XVI

7 La beatitudine della povertàDon Rodolfo Reviglio

8 �Ottobre: mese del Rosario�Fr. Igino Trisoglio

Il Crocifisso, unica scienza

Catechesi ecclesiale e sociale 10 Amore o disamore: quale avveni-

re?Mons. Giuseppe Pollano

16 Formazione Professionale: una ri-sposta al disagioMons. Bagnasco - Ing. Bondone

21 Il 44° Capitolo Generale dei F.S.C.Vito Moccia

22 Visita del Presidente in AmericaLatinaLeandro Pierbattisti

24 Conclusione dell�anno formativodella Casa di CaritàVito Moccia

25 Due cuochi al servizio di Dio: FraLeopoldo e Suor FaustinaLorenzo Cattaneo

26 Ricordo del Catechista Bruno Ra-schio

Unione Informa

Il Coraggio della sofferenza

18 La compassione di Gesù verso imalatiVito Moccia

Bollettino dell�Istituto Secolare

Unione Catechisti del SS. Crocifissoe di Maria SS. Immacolata

C.so Benedetto Brin , 26 - 10149 Torinotel. / fax 011 290663

e-mail: [email protected] web: www.carmes.it/unione/

Direttore responsabile:Vito Moccia

Impaginazione e grafica :

Flavio Agreste

Autorizzazione del tribunale di Torino n. 443 del 23-4-1949

Sped. in A.P. �DL353/2003, convertito in legge

27/02/2003 art.1 comma 2 DCBTORINO�

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L�Amore a Gesù Crocifisso - n° 288 - Ottobre 2007 3

unica scienza

Dal libro �Gesù di Nazaret� di Benedetto XVIIl volto di Gesù

nel suo mistero pasquale- Papa Benedetto XVI -

Abbiamo dato questo titolo allo stralcio di tre riflessioni tratte dallibro �Gesù di Nazaret� di S.S. Benedetto XVI, edito recentemente daRizzoli (aprile 2007), per evidenziare come Papa Ratzinger ponga la percezione delvolto di Gesù nel riferimento alla Pasqua, cioè alla sua passione, morte e risurrezio-ne. E� innalzato sulla croce che Egli si rivela �il Cristo di Dio�, donando la sua vita nellapienezza di amore per il Padre e per ogni uomo.

Riteniamo che la pubblicazione di questi brevi passi sia altresì il modo migliore perpresentare quest�ultima magistrale opera del Papa, e indurne alla lettura, per unapiena e corretta conoscenza di Gesù, di tanto più necessaria nel nostro tempo in cuisul Redentore si è scritto da più parti, talora con superficialità ed erroneità sconcer-tanti.

Il battesimo di Gesù, �anticipazio-ne della croce�

[...]

«Ma Gesù gli disse: Lascia fare per ora,poiché conviene che così adempiamo ognigiustizia". Allora Giovanni acconsentì» (Mt3,15).

Il senso di questa risposta, che suonaenigmatica, non è facile da decifrare. Inogni caso nella parola árti - per ora - c'èuna certa riserva: in una determinata si-tuazione provvisoria vale un determinatomodo di agire. Per interpretare la rispo-sta di Gesù è decisivo il significato che siattribuisce alla parola «giustizia»: si deveadempiere ogni «giustizia». Nel mondoin cui vive Gesù, «giustizia» è la rispostadell'uomo alla Torah, l'accettazione dellapiena volontà divina, è prendere su di sé«il giogo del regno di Dio», secondo laformulazione giudaica. Il battesimo diGiovanni non è previsto dalla Torah, macon la sua risposta Gesù lo riconoscecome espressione del sì incondizionatoalla volontà di Dio, come obbediente as-sunzione del suo giogo.

Poiché nella discesa in questo battesi-mo sono contenute una confessione dicolpa e una richiesta di perdono per unnuovo inizio, vi è in questo sì alla piena

volontà di Dio in un mondo segnato dalpeccato anche un'espressione di solida-rietà con gli uomini, che si sono resi col-pevoli, ma tendono verso la giustizia. Soloa partire dalla croce e dalla risurrezionel'intero significato di questo avvenimen-to è divenuto chiaro. Scendendo nell'ac-qua, i battezzandi riconoscono i propripeccati e cercano di liberarsi dal peso diessere sottomessi alla colpa. Che cosa hafatto Gesù? Luca, che in tutto il suo Van-gelo presta una viva attenzione alla pre-ghiera di Gesù, e lo presenta costante-mente come Colui che prega - in dialogocon il Padre -, ci dice che Gesù ha ricevu-to il battesimo stando in preghiera (cfr.3,21). A partire dalla croce e dalla risur-rezione divenne chiaro per i cristiani checosa era accaduto: Gesù si era preso sul-le spalle il peso della colpa dell'interaumanità; lo portò con sé nel Giordano.Dà inizio alla sua attività prendendo ilposto dei peccatori. La inizia con l'antici-pazione della croce. Egli è, per così dire,il vero Giona, che aveva detto ai marinai:prendetemi e gettatemi in mare (cfr. Gio1,12). Il significato pieno del battesimodi Gesù, il suo portare «ogni giustizia» sirivela solo nella croce: il battesimo è l'ac-cettazione della morte per i peccati del-l'umanità, e la voce dal cielo «Questi è ilFiglio mio prediletto» (Mc 3,17) è il ri-

Il Crocifisso, unica scienza

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L�Amore a Gesù Crocifisso - n° 288 - Ottobre 2007 4

unica scienza

mando anticipato alla risurrezione. Cosìsi comprende il motivo per cui nei discor-si propri di Gesù la parola «battesimo»designa la sua morte (cfr. Mc 10,38; Lc12,50).

Solo a partire da qui si può capire ilbattesimo cristiano. L'anticipazione dellamorte sulla croce, che era avvenuta nelbattesimo di Gesù, e l'anticipazione dellarisurrezione, annunciata dalla voce dalcielo, ora sono diventate realtà. Così ilbattesimo con acqua di Giovanni ricevepienezza di significato dal battesimo divita e di morte di Gesù. Accettare l'invitoal battesimo significa ora portarsi al luo-go del battesimo di Gesù e così nella suaidentificazione con noi ricevere la nostraidentificazione con Lui. Il punto della suaanticipazione della morte è ora diventatoper noi il punto della nostra anticipazionedella risurrezione insieme con Lui. Nellasua teologia del battesimo (cfr. Rm 6),Paolo ha sviluppato questa relazione in-trinseca senza parlare espressamente delbattesimo di Gesù al Giordano.

[...] (cap. 1°, pagg. 37-39)

Il discorso della montagna e �ilfuoco dell�amore crocifisso�

[...]

La tradizione ha individuato in un'altu-ra a nord del lago di Genèsaret la monta-gna delle Beatitudini: chi vi è stato unavolta e conserva impressa nell'animal'ampia vista sulle acque del lago, il cieloe il sole, gli alberi e i prati, i fiori e il cantodegli uccelli, non può dimenticare la me-ravigliosa atmosfera di pace, di bellezzadella creazione, che ha incontrato in unaterra purtroppo così tormentata.

Quale che fosse l'altura della «monta-gna delle Beatitudini» - essa era certocontraddistinta da un po' di questa pacee di questa bellezza. La svolta dell'espe-rienza del Sinai, concessa a Elia, il qualeaveva sentito il passaggio di Dio non nelvento impetuoso nè nel terremoto nè nelfuoco, ma in un dolce e leggero soffio (cfr.1 Re 19,1-13), trova qui il suo compimen-

to. La potenza di Dio si manifesta ora nellasua mitezza, la sua grandezza nella suasemplicità e vicinanza. In realtà - non èmeno abissale. Ciò che prima si eraespresso in vento impetuoso, terremotoe fuoco, prende ora la forma della croce,del Dio sofferente, che ci chiama a entra-re in questo fuoco misterioso, il fuocodell'amore crocifisso: «Beati voi quandovi insulteranno, vi perseguiteranno...» (Mt5,11). Di fronte alla potenza della rivela-zione sul Sinai, il popolo si spaventò a talpunto che disse a Mosè: «Parla tu a noi enoi ascolteremo, ma non ci parli Dio, al-trimenti moriremo!» (Es 20,19).

Ora Dio parla molto da vicino, da uomoagli uomini. Ora scende fin nel profondodelle loro sofferenze, ma proprio anchequesto avrà, e ha sempre di nuovo, laconseguenza che gli ascoltatori - ascol-tatori che tuttavia si credono discepoli -dicono: «Questo linguaggio è duro; chipuò intenderlo?» (Gv 6,60). Anche lanuova bontà del Signore non è acquazuccherata. Lo scandalo della croce è permolti più insopportabile di quanto lo erauna volta il tuono del Sinai per gli israeliti.Sì, essi avevano ragione a dire: se Dioparla con noi «moriremo» (Es 20,19).Senza un «morire», senza il naufragio diciò che è soltanto nostro, non c'è comu-nione con Dio, non c'è redenzione. Ce loha già mostrato la meditazione sul bat-tesimo - il battesimo non è riducibile asemplice rito.

Abbiamo anticipato quanto solo nellariflessione sul testo può diventare piena-mente evidente. Dovrebbe essere ormaichiaro che il Discorso della montagna èla nuova Torah, portata da Gesù. Mosèaveva potuto portare la sua Torah solodall'immersione nell'oscurità di Dio sullamontagna; anche per la Torah di Gesùvengono previamente richieste l'immer-sione nella comunione con il Padre, le in-time ascese della sua vita, che proseguo-no nelle discese nella comunione di vitae di sofferenza con gli uomini.

[...] (cap. 4, pagg. 89-91)

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unica scienza

�Sulla croce le parabole vengonodecifrate�

[...]Se così ci è dato di interpretare tutte le

parabole come inviti nascosti e multifor-mi a credere in Lui come al «regno di Dioin persona», si frappone sulla nostra stra-da una parola di Gesù a proposito delleparabole, che ci sconcerta. Tutti e tre isinottici raccontano che Gesù, ai disce-poli che lo interrogavano sul significatodella parabola del seminatore, avrebbedapprima dato una risposta generale sulsenso dell'annuncio in parabole. Al cen-tro di questa risposta di Gesù sta unaparola di Isaia (cfr. 6,9s), che i sinotticiriportano in diverse varianti. Il testo diMarco secondo la traduzione accurata-mente ponderata di Jeremias dice: «A voi[cioè alla cerchia dei discepoli] Dio haconcesso il segreto del regno di Dio; aquelli che sono di fuori tutto è misterio-so, affinché essi (come sta scritto) "guar-dino, ma non vedano; ascoltino, ma nonintendano; a meno che si convertano eDio perdoni loro"» (Mc 4,12; Jeremias,p. 11). Che cosa significa tutto questo?Le parabole del Signore servono forse arendere inaccessibile il suo messaggio ea riservarlo solo a una piccola cerchia diprescelti per i quali è Lui stesso a inter-pretarlo? Forse che le parabole non vo-gliono aprire, ma chiudere? Dio è forse diparte, così da non voler il tutto - tutti -ma solo un'elite?

Se vogliamo comprendere questa mi-steriosa parola del Signore, dobbiamoleggerla a partire dal testo di Isaia cheEgli cita e dobbiamo leggerla nella pro-spettiva della sua via personale di cui Egliconosce l'esito. Con questa frase Gesù sicolloca nella linea dei profeti - il suo de-stino è quello dei profeti. Il testo di Isaianel suo insieme è ancora molto più seve-ro e impressionante dell'estratto citato daGesù. Nel Libro di Isaia si legge: «Rendiinsensibile il cuore di questo popolo, falloduro d'orecchio e acceca i suoi occhi enon veda con gli occhi nè oda con gli orec-

chi nè comprenda con il cuore nè si con-verta in modo da esser guarito» (6,10).Il profeta fallisce: il suo messaggio con-traddice troppo l'opinione comune, leabitudini correnti. Solo attraverso il falli-mento la sua parola diventa efficace.Questo fallimento del profeta incombecome oscura domanda sull'intera storiadi Israele e si ripete in certo qual modo dicontinuo nella storia dell'umanità. È so-prattutto sempre di nuovo anche il desti-no di Gesù Cristo: Egli finisce sulla croce.Ma proprio dalla croce deriva la grandefecondità.

Ed ecco svelarsi qui, all'improvviso,anche il rapporto con la parabola delseminatore, che nei sinottici è il contestoin cui si trova tale parola di Gesù. Colpi-sce quale importanza assuma l'immagi-ne del seme nell'insieme del messaggiodi Gesù. Il tempo di Gesù, il tempo deidiscepoli, è il tempo della semina e delseme. Il «regno di Dio» è presente comeun seme. Il seme, visto dall'esterno, èuna cosa piccola. Si può non vederlo. Ilgranello di senape - immagine del regnodi Dio - è il più piccolo di tutti i semi ep-pure contiene in sé un albero intero. Ilseme è presenza del futuro. Nascostodentro il seme c'è già quello che verrà. Épromessa già presente nell'oggi. Il Signo-re ha riassunto le molteplici parabole deisemi la domenica delle Palme e ne hasvelato il pieno significato: «In verità, inverità vi dico: se il chicco di grano cadutoin terra non muore, rimane solo; se inve-ce muore, produce molto frutto» (Gv12,24). Egli stesso è il granello. Il suo«fallimento» sulla croce è proprio la viaper giungere dai pochi ai molti, a tutti:«Io, quando sarò elevato da terra, atti-rerò tutti a me» (Gv 12,32).

Il fallimento dei profeti, il suo fallimen-to, appare ora sotto un'altra luce. É pro-prio la via per ottenere «che si converta-no e Dio perdoni loro». É appunto il modoin cui ora a tutti vengono aperti gli occhie gli orecchi. Sulla croce le parabole ven-gono decifrate. Dice il Signore nei discor-si d'addio: «Queste cose vi ho dette in

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similitudini [in linguaggio velato]; maverrà l'ora in cui non vi parlerò più insimilitudini, ma apertamente vi parleròdel Padre» (Gv 16,25). Così le paraboleparlano in modo nascosto del misterodella croce; non solo ne parlano - ne sonoesse stesse parte. Infatti, proprio perchélasciano trasparire il mistero divino diGesù, suscitano contraddizione. Proprio

laddove giungono all'estrema chiarezza,come nella parabola dei vignaioli omicidi(cfr. Mc 12,1-12), si trasformano in sta-zioni sulla via verso la croce. Nelle para-bole, Gesù non è solo il seminatore chesparge il seme della parola di Dio, ma èseme che cade nella terra per morire ecosì dare frutto.

[...] (cap. 7, pagg. 225-227)

Frontespizio del libro

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Gesù Crocifisso e le BeatitudiniLa beatitudine della povertà

- Can. Rodolfo Reviglio -

Gesù comincia ad annunciare il Regnodi Dio traducendolo in otto "beatitudini"(come abbiamo già visto nella puntataprecedente) e all'inizio - come prima Be-atitudine che, in un certo senso, apre laprospettiva verso tutte le altre - pone laBeatitudine della "povertà". È un iniziopensato e voluto; infatti, tutte le Beatitu-dini hanno la caratteristica di essere l'op-posto dei sogni e dei progetti dell'umani-tà non ancora evangelizzata.

Quante persone - come per istinto - de-siderano e sognano ricchezza, gioia, af-fermazioni di sé, superiorità sugli altri,soddisfazioni, piaceri! Gesù parte da unaprospettiva opposta, ma ci aiuta a com-prendere che proprio in questa diversaprospettiva è nascosta, e si trova in ger-me, la nostra vera felicità.

Cominciamo, come ha iniziato Gesù,dalla Beatitudine della povertà. Gesù,subito, la definisce "povertà in spirito",proprio per farci capire che la povertà -per essere amata e vissuta - va compre-sa nel suo vero significato e come via perraggiungere la vera ricchezza, la qualenon consiste in uno stato di benesseresolo materiale, che per di più termine-rebbe con la nostra morte. Ci convienepertanto approfondire questo primo mes-saggio e - diciamolo subito, per megliocomprenderlo -"vederlo alla luce del mi-stero di Cristo Crocifisso".

Fin dall'inizio della sua vita Gesù havoluto scegliere la povertà: a Betlemmeè nato in una stalla, è cresciuto in unambiente molto rozzo e non certo lussuo-so..., non ha fatto parlare di sé; da adul-to "non aveva nemmeno una pietra sucui appoggiare il capo" (Mt 8,20; Lc 9,58),non aveva proprietà di case e di campi,non guadagnava, si adattava all'ospitali-tà e all'aiuto degli altri.

Certamente, la povertà assoluta non è

un bene: abbiamo per-sone, nel mondo, chemuoiono di fame, chenon hanno una stanza e un letto per dor-mire, non hanno addosso se non straccie abiti consunti: e questo non va bene!Verso queste persone non dobbiamo li-mitarci a dire: «Accetta la beatitudinedella povertà»; dobbiamo aiutarle con-cretamente. A volte non si può offrirenessun altro aiuto se non il cibo, un letto,del denaro. In molti casi però - là dove ilpovero potrebbe servirsi delle proprie for-ze e capacità - l'aiuto migliore è sugge-rirgli, e offrirgli, la possibilità di "mante-nersi da sé", aiutandolo a trovare un la-voro e a vivere con dignità.

Ci sono però molti casi in cui il poveronon è in grado di autogestirsi, perchéanziano, infermo, disabile... e allora sononecessarie le varie istituzioni che dovreb-bero sorgere più numerose e meglio at-trezzate, e nelle quali molti cristiani po-trebbero inserirsi, proprio per "servireGesù nei poveri" (vedi Matteo 25). NellaChiesa, in diverse epoche della storia ein varie regioni e paesi, sono sorte molteiniziative per venire in aiuto ai poveri(pensiamo, a Torino, all'opera di san Giu-seppe Benedetto Cottolengo).

C'è però da tenere presente che la be-atitudine della povertà è vissuta non solodai poveri che vengono aiutati a vivere insemplicità e dignità, ma anche da chi liaiuta, privandosi del superfluo (e, talvol-ta, anche di qualcosa di necessario). Sonoesistite, ed esistono, persone che scel-gono uno stato di povertà (di "minimoindispensabile"), proprio per essere te-stimoni di questa prima Beatitudine. Esi-ste poi una forma di aiuto verso i poveri,che è stupendo: è quello di chi non solocerca il povero e gli va incontro con ge-nerosità, ma di chi accetta - e talvolta

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unica scienza

sceglie espressamente - di condividerela povertà dei miseri vivendo con loro,anche in abitazioni molto disagiate, aiu-tandoli nel condurre avanti la famiglia,associandoli al proprio lavoro e alla pro-pria personale situazione: insomma, fa-cendo unità di vita e di cuori.

È qui che splende il mistero della Crocedi Cristo! Come Gesù è il Figlio di Dio chesi è fatto uomo per condividere la nostraesistenza fino al livello più basso e dolo-roso (dalla povertà all'umiltà... fino allacondanna come assassino e alla penadella Croce), così il cristiano che vuoleavvicinarsi nel massimo modo e nellamisura più alta al mistero di Cristo Croci-fisso percorre il suo stesso cammino finoal suo vertice.

Proviamo anche noi... fin dove possia-

mo! Non dobbiamo dimenticare che Gesùè venuto in terra a vivere con noi, nonsolo per offrire la sua vita sulla Croce perla nostra salvezza, ma anche per indicar-ci il suo cammino, la sua scelta, come viaprivilegiata di amore: «Se qualcuno vuolvenire dietro a me rinneghi se stesso,prenda la sua croce e mi segua. Perchéchi vuole salvare la propria vita, la per-derà; ma chi perderà la propria vita percausa mia, la troverà» (Mt 16,24-25).

La più stupenda vocazione, per un cri-stiano, è seguire Gesù e salire con Luisulla croce, non limitandosi a osservare icomandamenti e a praticare superficial-mente la vita dei sacramenti: la più stu-penda vittoria di un cristiano è di essere- come ci insegna san Paolo (Gal 2,20) -"crocifissi con Cristo"!

Ottobre: mese del Rosario- Fr. Igino Trisoglio -

RosarioPratica antica.Cantilena recitata a memoria?troppo ripetitiva?senza inventiva?puerile?'magica'?

A volte è vero.Ma c'è altro.C'è la necessità di collegamentoC'è che noi siamo solicon noi stessifrustrati da povere sceltemeschinipaurosi di noispecialmente quando il conto della giornata si pre-senta inesorabile:figli prodighismarriti.Ci sentiamo soli.Esclusi.A chi ricorrere?

Lanciamo un appello verso l'AltoRipetutoInsistente"aprite... aprite... aprite... aprite..."Non è ripetizione.Non è monotono il grido lanciato mille volte...È gridoogni volta,è bisognoè necessità di essere ascoltati.È bussare coi pugnicol cuore

Altra volta il cuore canta perché è tranquilloperché sente che il dialogo è bello.Dialogo fatto di poche parole...quasi di sottofondo...perché già esiste il contatto.parole neppure esaminate volta per voltaScelte una volta per sempreE poi ripetutecon consonanza amichevolecon distensione di animoperché pieno è l'accordoperché c'è armonia"ave... ave... ave... ave.. ave..."

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unica scienza

È il dialogo degli innamoratiBrevi paroleSempre le stesseConosciute da tutti.Ripetute nei secoli.Le dicevano gli antichiLe dicevano i nonniLe dicono i giovani d'oggiLe diranno i figli domani

Le parole dell'amore.Comuni ai saggi e ai tapini, ai colti e agl'incolti.Sempre le stesseSempre calde di cuoreSempre gradite.Attese.Inalterabili

Dialogo della madre e del figlioletto intento ai primipassi:�Mamma!�"Eccomi!...""Mamma!" "Eccomi!..." "Mamma!..." così per lun-ghissimo tratto.Parole sempre ugualima sempre diverse,con eco gradita...IndispensabiliConferma e alimento di un rapporto profondo

Parole dette e sentite mille e mille volteogni volta con piacerecon eco nuovasempre con richiamo da prima volta...Voci dal timbro verogenerate da sentire interiore;esigenzabisognoincontenibile.Come l'uccello che ripete il gorgheggiomille volte per tutta la vitainebriandosi.E per tutta la vita tu lo senti con incantoSempre il medesimo gorgheggioSempre nuovo

II problema non è il ripetereII problema è avere un'anima dentroavere una parola che si vuole far giungere.A volte disperata e rabbiosaA volte gorgoglio di gioia

Rosarioun cantoche suppone corrispondenza.Corrispondenza.Lei, MadreNoi, figli in polveroso cammino,esposti a venti buoni e cattivi,zimbello al loro soffio variabile...A volte ben animati, a volte neghittosi,sovente, sovente distratti...Ma a volte attenti a richiami profondialla nostalgia dalle cose più altealla scelta del bene assoluto.Attenti a Maria, appagamento delle nostre aspetta-tive segreteAttenti a questo richiamo che si differenzia da ognialtro...

A Lei innalziamo il pensieroil cuore...e una rosa,poi un'altra rosa e un'altra e un'altra... un serto dirose,a esprimere la nostra speranza, la nostra ricono-scenza, la nostra attesa.con gioiafinché il cuore dettacon parola semplicecon palpito nuovo...Pensando a Lei che è vicinache è salvezzache è Madre...

"Ave Maria!"SalutoNostalgiaCollegamento...adesso e sempre:per tutta la vita,oltre la vita.E così sia!

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Catechesi

Amore o disamore: quale avvenire? *Conferenza di mons. Giuseppe Pollano a presentazione del suo libro �LaChiesa è carità�, tenutasi il 28 marzo u.sc. nel salone fr. Teodoreto presso laCasa di Carità Arti e Mestieri di Torino, a cura del Centro Toniolo

Nel precedente bollettino abbiamo già illustrato il libro �La Chiesa ècarità� di G.Pollano, riportandone alcuni squarci. Siamo lieti di pubbli-carne ora la sintesi, a cura dello stesso Autore, offrendo in tal modo ainostri lettori un ulteriore incentivo per una più ampia conoscenza di tale opuscolo,stringato ma densissimo di contenuti, che tanto può motivarci ad operare per l�av-vento della civiltà dell�amore.

1. Sguardo storico. �Il secolo diCaino�

Il titolo di questa conferenza non è unadomanda ipotetica, ma è una domandamolto responsabilizzante, quasi retorica:l�avvenire dell�amore è possibile, e per dipiù è nostro impegno di cristiani.

Ma la domanda si pone perché nasceda uno sguardo storico, di cui siamo statiprotagonisti o spettatori, sul secolo scor-so, definito da Giovanni Paolo II: �Il se-colo di Caino�, dell�uomo ucciso, quindidell�uomo uccisore. Una terribile defini-zione, così come quella di �secoloinnominabile�, per tutto ciò che è acca-duto e che sarebbe meglio dimenticare,non per leggerezza, ma per guardareavanti con speranza che si rinnova. Sipotrebbero moltiplicare queste definizio-ni negative di un tempo che pure ha co-nosciuto i più grandi progressi tecnicidell�umanità.

Si attribuisce a Stalin questa afferma-zione: �Una morte è una tragedia, unmilione di morti è una statistica�. Un�af-fermazione piena di cinismo ma anche direalismo; infatti noi oggi i morti li contia-mo a milioni, addebitandoli all�una o al-l�altra delle grandi idee e correnti politi-che del secolo scorso.

La situazione è dunque estremamentetragica dal punto di vista di ciò che degliuomini hanno saputo fare ad altri uomi-ni. Questo non ci può lasciare in pace,ma non basta deplorarlo: occorre che ci

sentiamo mobilitati da questo immenso�segno dei tempi�, come lo chiamerebbeil Concilio. Dobbiamo domandarci: conti-nueremo così?

2. La regola d�oroProviamo a porci questo interrogativo:

�Che cosa sarebbe successo � a livellopersonale, familiare, sociale, nazionale,internazionale � se si fosse applicata quel-la che Paul Ricoeur, un grande filosofo delsecolo scorso, ha chiamato �la regolad�oro�, e che non è altro che il Vangelo:�Ciò che volete che facciano a voi gli al-tri, fatelo anche voi�? Quanta storia di-versa se al momento giusto, guardandonegli occhi l�altro, e ricordando che erauna persona umana come noi, avessimoapplicato la regola d�oro! Anche nel pic-colo vissuto quotidiano vale lo stesso prin-cipio: nella vita a due o, in quella a milio-ni, è l�unica regola capace di risolvere,nel miglior modo possibile su questa ter-ra, la nostra convivenza.

Questa regola d�oro non è di per séimmediatamente applicabile, anzi non èneppure compatibile con i generi di co-noscenza che oggi dominano la nostracultura: l�economico, in primo luogo, equello politico. Né l�economia né la politi-ca, prima di tutto come interpretazionidell�uomo, potrebbero accettare questoprincipio. La politica perché, secondo ipolitologi più attenti, oggi essa è in posi-zione tale da esigere sempre il nemico:gli altri sono o amici o nemici. L�econo-

* Testo ricavato dallo schema e dalla registrazione della conferenza

Catechesi ecclesiale e sociale

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L�Amore a Gesù Crocifisso - n° 288 - Ottobre 2007 11

Catechesi

mia perché degrada la persona dell�altroa una cosa che ha un prezzo e un valore:�l�altro è una merce� non è un�afferma-zione marxiana, ma è ormai generalissi-ma.

3. Non c�è rimedio mondano aldisamore

In modo immediato, quindi, questa re-gola è destinata a rimanere estranea alvissuto di oggi. Siamo in un clima didisamore, cioè mancante di quell�amoresufficiente a farci vivere in modo umano.

E questo si può trovare nel cuore di unafamiglia come nel cuore di una società.Non c�è luogo in cui il disamore non pos-sa insinuarsi a rovinare la vita d�insieme.

Dobbiamo affermare senza pessimismo,anche se con realismo negativo, che ri-medio mondano al disamore non c�è. In-fatti la limitatezza creaturale tocca an-che l�amore di benevolenza, che soggiacealla misura di Protagora (V° sec. A. C.):�L�uomo è misura di tutte le cose, quelleche sono per ciò che sono, quello che nonsono per ciò che non sono�.

Misuriamo così con un brivido la distan-za tra quello che siamo e quello che sia-mo chiamati ad essere.

4. Il rimedio al disamore è l�In-carnazione

La soluzione a tale cruciale situazione èstata introdotta con l�Incarnazione di Dio,che è Carità, nel suo Verbo, Gesù Cristo.Ci è stata partecipata in Lui la realtà cheDio è relazione di Amore (cfr. Gv 1,1). Inmodo specifico Gesù ha dichiarato: �ComeTu, Padre, sei in me e io in te, siano an-ch�essi uno in noi� (Gv 17,21).

Portatrice e responsabile di tale eventostraordinario è la Chiesa, o Popolo di Dio,il cui cuore è �trasformato dalla forza delloSpirito Santo� (Deus Caritas, 19).

5. Il Popolo di Dio chiamato adannunciare e vivere la Carità

Introduciamo questo punto con un pas-

so della Lumen Gentium:

�E� piaciuto a Dio salvarci non individual-mente ma come popolo�. Dunque non cibastano i Santi, i quali sono stati cam-pioni nell�amore: la Chiesa non è i suoiSanti, bensì i santi che siamo noi. E que-sto può sfuggirci essendo abituati a con-siderare i Santi come un�aristocrazia spi-rituale, cui guardiamo con ammirazione,a cui ci rivolgiamo con devozione e di cuiconsideriamo soprattutto la distanza danoi. Una delle espressioni ricorrenti, quan-do si richiamano i cristiani a questa veri-tà, è: �Ma io non sono mica un santo!�.Procuriamo di non pensarla e di non dirlamai: è un grande errore teologico e puòessere segno di una grande viltà interio-re, di una rinunzia alla vocazione cristia-na.

La Chiesa è dunque responsabile per-ché, come ci ha detto il Papa nell�Encicli-ca, questo Popolo è trasformato dalla for-za dello Spirito Santo.

Abbiamo visto molti popoli trasformatida uno spirito umano, che li rendeva en-tusiasti, fanatici, fino a morire. QuandoBerlino era ormai assediata e la sua ca-duta era questione di pochi mesi, ci fu unultimo, grande richiamo di Hitler alla gio-ventù tedesca, i sedici-diciassettenni, cheandarono volentieri a morire per il Fuhrer.Da ciò emerge che ci sono entusiasmiumani terribilmente distruttivi.

Riteniamo per contro che un Popolo diDio, animato dallo Spirito stesso di Dio,sia in confronto più placido, più sbiadito,più mediocre? Ecco il punto della nostrariflessione attuale.

Dobbiamo tutti insieme accettare que-sta domanda. Ma allora: quanto siamoconsapevoli di questo mandato? Quantola teologia della Bibbia, la Rivelazione diDio, la presenza di Gesù e del suo Spiritoci motivano che noi siamo i protagonistidi questa avventura di Dio: la Carità ve-nuta in terra?

6. La carità, principio esclusivodella Chiesa

Page 12: In questo numeroRizzoli (aprile 2007), per evidenziare come Papa Ratzinger ponga la percezione del volto di Gesø nel riferimento alla Pasqua, cioŁ alla sua passione, morte e risurrezio-ne.

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Nel 1987 ci fu uno dei Congressi del-l�Associazione Teologica Italiana. Il temaera: �La Chiesa e la carità�, dunque at-tualissimo. Ma uno dei teologi, nella suatrattazione, pose questa domanda: �E sedovessimo porre la carità come principioesclusivo e assolutamente determinantedi tutta l�esistenza ecclesiale?� E� una sco-perta, un�ipotesi? In realtà è un interro-gativo bellissimo, ma tremendamente ri-tardatario: il fatto che venga posta que-sta domanda vuol dire che non è esatta-mente quello che abbiamo fatto.

Nel 1995 ci fu il III Convegno della Chie-sa italiana, quello di Palermo, e il temaera: �Il Vangelo della carità per una nuo-va società italiana�. Era il tentativo di farentrare la carità nella vita di tutti, graziealla presenza dei cristiani. Non è accadu-to ancora. La Chiesa ha acquisito recen-temente questa sensibilità: il grido vero,forte, ineludibile l�abbiamo avuto due annifa con la �Deus caritas est�. Per la primavolta nella storia delle encicliche e di tut-to il magistero petrino, è stato detto inmodo esplicito che Dio è amore, e cheoccorre regolarsi, per essere Chiesa, suDio Amore.

Ci siamo molto meravigliati quando Pa-olo VI andò, per la prima volta nella sto-ria dei Papi, in Palestina, ma c�è moltopiù da meravigliarsi per il fatto che unPapa abbia affermato in modo esplicito,non sottintendendolo più, che Dio è amo-re. E� un grido magisteriale importanteperché una prima enciclica è sempre an-che programmatica.

7. Consapevolezza dell�impegnoper la carità

Allora la Chiesa è pienamente impegna-ta. Non possiamo dire che questa Encicli-ca a tutt�oggi abbia avuto una grande ri-sonanza: non notiamo molti segni di ri-sveglio, ma l�Enciclica è stata scritta, ilPapa è vicario di Cristo, dice quello cheCristo vuol dire alla Chiesa, tanto più separla di amore. E� ancor tutto quasi dafare, la questione ecclesiologica è cen-trale, la sua soluzione urgentissima per

come la storia sta andando, perché il ter-zo millennio non è cominciato molto me-glio quanto a morti, a statistiche e atragicità della storia.

Nel libro �La Chiesa è carità� sono espo-sti i punti essenziali di questa ripresa dicoscienza.

8. La carità, essenza di DioIl Papa prima di tutto, con molta forza,

ci richiama semplicemente al fatto che Dioè carità.

Se ci intervistassero in strada doman-dandoci: �Chi è Dio?�, non è detto che larisposta sarebbe: �Dio è carità�. E� tal-mente essenziale e stupenda questa ri-velazione - perché il segreto di Dio è qui- che qualche volta non riusciamo a farlatrapelare, ci sfugge. Ma se noi, popolo diDio Carità, non sappiamo con spontanei-tà e prontezza rispondere: �Dio è agape�,abbiamo ancora molto da imparare. Nonci stiamo riferendo a qualche aspettomarginale del catechismo, ma all�essen-za di Dio, perciò del cristianesimo.

Il Papa dunque ci ha richiamati all�es-senza di Dio, perché sa quanto ci è faciledimenticarlo. Non più un Dio soprattuttometafisico, filosofico. Ad esempio, unarisposta tipo �Dio è l�Assoluto, è il Tutto�,sarebbe senza dubbio giusta, ma troppofilosofica. Per molti poi il concetto è cosìvago che, posti di fronte alla domandadiretta, resterebbero imbarazzati e forsedirebbero di rivolgersi a un prete. Ma chis-sà se tutti i preti risponderebbero: �Dio èagape�.

Il Papa ha voluto dirci: �Popolo di Dio,ricorda chi è il tuo Dio!�. Il primocapitoletto di �La Chiesa è carità� espri-me un bisogno di riflessione profonda: cisiamo dimenticati troppo di chi è Dio.

9. Percepire la realtà di Dio e far-ne trasparire l�amore

Poi il discorso prosegue: questo Dio cheè amore è Dio, cioè esiste, è vero, è piùvero di noi. Il suo realismo è più forte delnostro: io sono creatura di questo Dio,

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Egli è il mio Dio. Ma, se prendo sul serioquesto rapporto di realtà, allora la realtàdi Dio �pesa� su di me, esercita una pres-sione, mi fa sentire la sua grandezza.Questo comincia ad essere il realismo diquando una presenza conta, non è piùuna vaga idea. Invece, a volte, è il reali-smo dell�esistenza a pesare su di noi inmodo tale che quello di Dio si attenua:c�è una sproporzione di cui siamo tuttiabbastanza malati.

Il Papa vuole che da un Popolo che sentequesta pressione di Dio Amore traspaial�amore come da un cristallo traspare laluce. E non è concetto eccessivo, anchese siamo tutti allo stato nascente rispet-to a questa realtà, la acquisiamo a pocoa poco. Ma il Papa sarebbe già contentose accettassimo questa realtà con fede,umiltà e impegno.

10. Rieducarci a Dio Amore, inconversione

Si tratta di ricordare e di rieducarci aDio Amore. Infatti anche la nostra brevestoria autobiografica ci porta a riconosce-re, senza farne colpa a nessuno, che nonproprio così siamo stati educati. Ci han-no certo parlato dell�amore di Dio, ma nonce l�hanno presentato come l�essenziale.�Tu crescerai per amare Dio che ti ama�:fosse vero che tutti i papà e le mammel�abbiano ripetutamente sussurrato ai loropiccoli! Il catechismo, che ci è stato inse-gnato, spesso è stato più generico, piùteorico: c�era anche l�affermazione cheDio è amore, ma non era la verità cheemergeva.

Quando un�Enciclica del Papa ci richia-ma, non possiamo più sottovalutare l�im-pegno, che diventa culturale, crea unamentalità dentro di noi. Si tratta di ripen-sare la propria personalità, di rifarsi unpoco una vita. I Santi ci servono in que-sto come icone e modelli: in questi cri-stiani e cristiane, che sono semplicementeveri, vediamo una personalità completa-mente trasformata da Dio Carità, essisono spinti da Dio Carità, come dice Pao-lo nella lettera ai Galati.

11. Essere esperti di Dio AmoreQuesto significa ricominciare a valuta-

re Dio cominciando da Lui. E� davverostrano, teoricamente parlando, che unPopolo di Dio non sia esperto di Dio Amo-re: siamo esperti di usi e costumi italiani,delle nostre culture europee, e così viadicendo, mentre, pur essendo Popolo diDio, che pertanto gli apparteniamo, so-vente non siamo esperti di Lui. Paolo VIall�ONU parlò della Chiesa �esperta diumanità�: verissimo, ma non è solo que-sto. Dobbiamo avere il coraggio di dire:�La Chiesa esperta di Dio Carità�, e que-sto oggi - umilmente riconosciamolo -nessuno ha il coraggio di dirlo. E� moltotriste questa affermazione, ma è vera.

Essere esperti di Dio Amore: allo-ra, e soltanto allora, la carità diventa unastoria diversa, una Storia dentro la storiadi tutti. L�uomo e la donna che credono inDio evidentemente fanno una storia di-versa.

12. La carità che si fa �storia�Il secolo XX è stato anche giustamente

definito il periodo che, dopo i primi tresecoli, ha avuto più martiri. Martiri peramore di Dio, a cui non hanno rinunciato,e molto spesso anche per amore del pros-simo, a cui sono rimasti fedeli a qualun-que costo e, come martiri, a costo dellavita. Ecco il significato di una vita guidatadall�amore di Dio, che porta a costruireuna storia diversa. Nel concreto teniamopresente che, prima che uccidessero quel-la suora o quel laico o quella laica, quan-te storie di persone sono state modifica-te in meglio, quante lacrime asciugate,quante malattie guarite, quante animeilluminate dalla fede! Una storia meravi-gliosa: la storia dell�Amore che salva. EDio non ci salva senza di noi: siamo Chie-sa, siamo il corpo di Cristo, tralci dellaVite, ma tralci che hanno dentro una lin-fa che si chiama Amore.

Nel 1995, al citato convegno di Paler-mo, il card. Saldarini fu incaricato dell�in-troduzione, e affermò un�importante ve-

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rità: �Non bisogna più che la carità cri-stiana sia soltanto l�infermiera che si chi-na sulle piaghe umane: occorre che di-venti l�anima di una storia viva�. Guai seci rassegnassimo all�idea che la storia siammala e allora tocca a noi intervenire!Non è così che l�ha pensata Dio: certo lamisericordia è ovvia, ma Dio vuole unastoria risanata dall�amore, nel vissuto ditutte le professioni e responsabilità. Nongli basta una Chiesa che sia il buonSamaritano, sebbene questa sia una su-blime icona: vuole una Chiesa che costru-isca - per il bene di tutti, al meglio che sipuò e contrastando la corruzione che ildisamore continua a produrre - una sto-ria buona nel senso biblico della parola,dove il meglio che si può per tutti si rea-lizza, cosa che solo l�amore ci spinge afare, null�altro è tanto audace�.

13. Idea piena e non riduttivaUsi e costumi caritatevoli: qualche

esempio l�abbiamo già, come i filoni nuo-vi dell�economia che affrontano il proble-ma della condivisione dei beni - il mag-giore problema umano oggi -, e che co-minciano a parlare di gratuità. Fino a ieriera un cortocircuito insostenibile l�acco-stare economia e gratuità. Chi non hadenaro per pagare non ha diritto di vive-re, se non sei cliente sparisci: questa èl�affermazione lucida del neocapitalismo.

I nuovi filoni affrontano, e con non mi-nore vivibilità, la maniera diversa di trat-tare col denaro in mano, ma amando l�al-tro. E� una vera rivoluzione! Questo si-gnifica una Chiesa che non è soltantobuon Samaritano, ma che costruisce apoco a poco cattedrali di civiltà.

Infatti, e questo è molto importante, laChiesa stessa ha assunto questa espres-sione: �la civiltà dell�amore�, che fino aieri era un�espressione molto seria, giàusata da Papi, ma che sapeva un poco diesortazione, di sogno quasi. Nel 2004 laChiesa ha prodotto il �Compendio delladottrina sociale della Chiesa�, e la con-clusione è titolata: �Per una civiltà del-l�amore�. Si dice in essa: �L�amore deve

essere presente e penetrare tutti i rap-porti sociali. Specialmente coloro chehanno il dovere di provvedere al bene deipopoli alimentino in sé, e accendano ne-gli altri, nei grandi e nei piccoli, la carità,signora e regina di tutte le virtù�. La cari-tà deve entrare dentro il vissuto di tutti:�Solo la carità può cambiare completa-mente l�uomo�.

Fino a ieri avremmo detto - ed è evi-dente che non sono in opposizione -: �laverità� o �la giustizia�.

Oggi la Chiesa ha il coraggio di dire:�Per rendere la società più umana, piùdegna della persona, occorre rivalutarel�amore nella vita sociale - a livello politi-co, economico, culturale -, facendone lanorma costante e suprema dell�agire�. Ilfatto che questo non sia ancora avvenu-to, o che non sia avvenuto nella misuraproporzionata al bisogno del mondo, evi-dentemente non significa che non puòavvenire, anzi.

Il Papa, nell�Enciclica, sottolinea che civuole assolutamente giustizia - caritàsenza giustizia è una ipocrisia -, ma chenessuna giustizia risolverà mai il proble-ma della convivenza umana.

�Amore o disamore: quale avvenire?�è dunque un impegno.

14. L�Amore di Dio lo si vive. Lapreghiera

Allora, che fare? Alcune piccole conclu-sioni pratiche.

Ricordare che l�amore di Dio non è unconcetto su cui fare disquisizioni comel�amore umano: o lo vivi o non lo vivi. Ilprimo modo di praticare l�amore con DioAmore è donarsi a Dio Amore in quel donoessenziale che è l�orazione. Se tutti i cri-stiani capissero che, quando pregano, sidonano a Dio e che Dio si dona a loro, eche questa reciprocità è assolutamenteindispensabile, allora molte cose andreb-bero meglio.

Il Popolo di Dio mediamente pratica inmodo scarsissimo l�orazione proporziona-ta a lui, la gran parte degli adulti cristiani

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prega decisamente troppo poco e troppomale. Di conseguenza, il primo atto dal-l�amore tra noi e Dio, perché Egli è l�ama-to - �Amerai Dio con tutto il cuore� - vie-ne a mancare. Ed ecco subito un cristia-no indebolito perché non si è colmato diquesto incontro. Chi capisce ciò che dico,per esperienza sa quanto l�incontro a tuper tu con Dio - l�orazione profonda - fala personalità, dà un vivere, crea uno sti-le. Se la togliamo, tutto svanisce.

Che fare, dunque? Precisamente met-tere in questione il nostro modo di pre-gare: chiediamo troppo e diamo troppopoco a Dio. Bisognerebbe rovesciare que-sta proporzione: dà a Dio l�attenzione, ilsilenzio, l�amore, la volontà, il desiderio,dà tutto di te come Lui ha dato tutto disé, e cominci a trattare Dio come merita,perché è amore, e l�amore appunto sipratica.

In modo speciale teniamo presente il�Padre nostro�, vissuto come formulad�amore: è ancor più che una preghiera,è familiarità con Dio. Non recitiamo su-perficialmente il �Padre nostro�, non fac-ciamolo diventare una formula devota:conserviamo il carattere essenziale di unincontro affettuoso col Padre - rifaccia-moci a Gesù -, di un incontro che ci con-segna al Padre. �Padre, sia fatta la tuavolontà�: �Padre, farò la tua volontà, verràil tuo regno attraverso di me�. Questo èpregare il �Padre nostro�, al di là di unaformula astratta e generica. E questo èamore, perché non diremmo mai: �Pa-dre�, se non mossi dall�amore.

In questo dinamismo ci è madre Maria,modello della Chiesa perfetta, che dedu-ce se stessa dall�Amore di Dio.

15. La ricerca dell�altrui bene, pri-vato e sociale

Allora scaturirà l�effusione dell�amoreper gli altri, che manifesta quanto è buo-no Dio, e apporta bontà, pazienza e com-passione, genera il perdono, instaura lapace. Dovremmo rivolgerci così al pros-simo: �Vuoi sapere chi è Dio? Ascoltami,

guarda come ti tratto io. Non verrà Dio amandarti un angelo, sono io l�anghelos, ilmandato, e ti manifesto l�amore che Dioha per te: ti ascolto, mi curo di te�. Mani-festare questo amore agli altri, al di làdei nostri resistenti egoismi, non è comedirlo, ma è qui la novità cristiana.

L�esercizio di tutte le attività, nessunaesclusa, c�entra con l�amore. La motiva-zione, il perché profondo, l�avere cometermine dell�attività una persona, il vive-re per gli altri può riguardare ciascun la-voro o incarico.

16. L�uomo �caritatevole�La Chiesa può così davvero inculturare

l�amore, cioè mettere la carità dentro lacultura contemporanea. In tal modo ge-nera l�uomo caritatevole, che corona glisforzi dell�uomo intelligente, economico,politico, scientifico, il quale da solo nonpuò evitare l�uomo tragico. E� una sfida,ma il Papa ci ha risvegliati in questo im-pegno. Noi non vedremo questa civiltà,bisognerà che qualche generazione lacapisca bene, e soprattutto che abbiamoil dono come di una rinnovata Penteco-ste, però verrà.

O verrà o il disamore concluderà il suoomicidio. Non dimentichiamo che il ter-mine genocidio (omicidio collettivo) è sta-to forgiato nel secolo scorso. Dunque ildisamore avanza, assume dimensioni in-famanti: pensiamo ai piccoli, agli affamati,agli assetati, agli oppressi, ai persegui-tati.

O il disamore ucciderà - ma questo nonsi verificherà, perché Gesù è venuto - ol�amore si manifesterà. Ma occorre unaChiesa risvegliata, non mediocre, consa-pevole, responsabile.

Per cui il �quale avvenire� della doman-da iniziale, umilmente, ma anche corag-giosamente, sinceramente, può riguarda-re in parte anche noi. E che quello su cuiabbiamo meditato possa essere uno sti-molo, un lievito che ci fa pensare: è l�au-gurio che ci formuliamo reciprocamente.

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Formazione Professionale:una risposta al disagio

Dalla prolusione all�assemblea della CEI del17/9/2007 del presidente Mons. Bagnasco

L�appello sull�importanza dellaFormazione Professionale

[�] Attenta com�è alla persona umana,nella sua dimensione sociale e trascen-dente, la Chiesa non può disinteressarsidell�esperienza fondamentale del lavoroe dunque anche della Formazione profes-sionale. La giusta attenzione alla forma-zione permanente e alla riqualificazionelavorativa a favore degli adulti non devefar dimenticare � come sembra accaderein varie Regioni � l�attività di formazioneal lavoro da destinare ai giovani: se cosìsi facesse, si finirebbe col far aumentare,anche sotto questo aspetto, le differenzetra il Nord e il Sud del Paese, e si disper-

derebbe un patrimonioeducativo che è statogarantito per decenni da vari enti, anched�ispirazione cristiana. Il sistema dellaFormazione professionale � rivelatosi finoad oggi strumento valido per una cresci-ta basilare dei giovani e per il loro inseri-mento socio-lavorativo, oltre che prezio-sa opportunità di prevenzione dal disagiosociale e dalla dispersione scolastica �deve trovare oggi, attraverso un adeguatoraccordo tra provvedimenti nazionali eregionali, una nuova definizione che glifaccia superare disomogeneità e frantu-mazione e lo rilanci in tutto il territorio.[�]

Intervista all�ing. Bondone, presidente dellaCasa di Carità Arti e Mestieri e della Confap 1

Ci vuole illustrare la situazionedella formazione professionale inItalia e le differenze più marcatetra le Regioni?

"Mons. Bagnasco, che ringrazio per lagrande attenzione e sensibilità dimostra-ta nei nostri confronti, ha giustamenteposto l'accento su un fenomeno che inquesto ultimo tempo ha assunto dimen-sioni preoccupanti e cioè la disattenzioneche si verifica in molte Regioni nei con-fronti della formazione professionale dei

giovani. Ciò dipende damolti fattori: la denatalità,l'esigenza della scuola dimantenere le cattedre equindi rincorrere le iscrizioni,l'innalzamento al 16° anno dell'età del-l'obbligo di istruzione, l'orientamento sco-lastico al termine della Scuola media in-feriore fatto in un modo parziale e a voltefazioso, i problemi finanziari delle Regio-ni stesse, le posizioni ideologiche e pre-concette assunte da alcune Giunte regio-nali. Abbiamo situazioni diverse ma pos-

1 Intervista effettuata dal SIR (servizio informazione religiosa) della CEI, al presidente dellaConfederazione nazionale formazione e aggiornamento professionale (Confap), AttilioBondone. La Confap è costituita da 40 tra enti e associazioni nazionali di ispirazione cristiana,con un totale di 320 Centri dì formazione professionale, oltre 6.000 operatori e 90.000 allieviformati ogni anno. Bondone è presidente nazionale dal 2003, riconfermato nel 2006.

Rispetto al totale di oltre 2,6 milioni di iscritti alle scuole superiori, la formazione professionalerappresenta poco più del 10% delle scelte dei giovani.

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siamo dire che la formazione professio-nale è ancora presente in poche Regionid'Italia:

l'isola felice del Trentino Alto Adige, oveè riconosciuta e finanziata con pari digni-tà degli altri percorsi scolastici, e poi, consfumature diverse e in alcuni casi preoc-cupanti in Piemonte, Lombardia, Veneto,Friuli, Liguria, Lazio e Sicilia. Troppo spes-so e soprattutto nel Sud d'Italia non sonopresenti corsi di formazione professiona-le se non in forma integrata con i percor-si dell'istruzione".

Significa forse che le Regioni delSud sono meno sensibili alle esi-genze di formazione dei loro gio-vani?

"Certamente, per quanto evidenziatoprima, il Sud del Paese si trova in profon-da difficoltà rispetto al tema della forma-zione. Non credo si tratti tanto di unamancanza di sensibilità, quanto di unastoria e di una cultura diversa. È noto chenel Sud d'Italia si registrano i più alti tas-si di istruzione scolastica superiore e uni-versitaria mentre è fortemente carenteuna cultura che si rifà alle tecniche dellaproduzione e alla operatività professio-nale dei giovani".

Alcuni sostengono che la forma-zione professionale sia superata.

"Respingiamo con forza l'idea che laformazione professionale dei giovani siasuperata. Lo dimostra il fatto che i giova-ni si presentano ai Centri di formazionenonostante tutte le controindicazioni dicarattere operativo e psicologico presen-ti nel contesto socio culturale di oggi. Cre-do che l'incomprensione di cui è oggettola formazione professionale dipenda so-stanzialmente da alcuni fattori che han-no lo loro radici in posizioni ideologichepreconcette".

La formazione professionale puòprevenire la "dispersione scolasti-ca" come dice mons. Bagnasco?

"I dati delle più recenti ricerche sull'ar-gomento dimostrano che la dispersioneè maggiore proprio dove non esiste laformazione professionale. Certo potreb-be sembrare provocatoria la domandasulla apertura di nuovi Centri di forma-zione professionale: credo che sia neces-sario interrogarci su questo fenomenosociale, di disagio e dispersione, che staemergendo in modo così preoccupante,e che certamente la società italiana nonpuò permettersi".

Il governo Prodi ha chiuso il "dop-pio canale" previsto dalla riformaMoratti. Ora che si potrà fare pervalorizzare la formazione profes-sionale?

"Il titolo V, parte II della Costituzione,assegna alle Regioni competenze esclu-sive sul tema della formazione professio-nale ed è una lettura certamente non rac-cordata al contesto nazionale che ha pro-vocato disaffezione al tema e la situazio-ne a macchia di leopardo che ho descrit-to precedentemente. Occorre superarequesto dualismo tra Stato e Regioni perconsentire una lettura organica del temadella formazione professionale che devetrovare la sua giusta collocazione consen-tendo alle Regioni di valorizzare gli aspettimaggiormente significativi per il proprioterritorio. Occorre un grande lavoro cheaccanto alla valutazione delle situazionidell'emergenza (disagio sociale, disper-sione, extracomunitari ecc...) sappia co-gliere gli aspetti di qualità del sistema.Occorre inoltre unificare gli standard for-mativi minimi ai quali le Regioni si deb-bono adeguare".

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Il Coraggio della Sofferenza

La compassione di Gesù verso i malati- Vito Moccia -

1. La malattia nella vita umanaLa malattia e la sofferenza sono sem-

pre state tra i problemi più gravi chemettono alla prova la vita umana. Nellamalattia l�uomo fa l�esperienza della pro-pria impotenza, dei propri limiti e dellapropria finitezza. Ogni malattia può farciintravedere la morte1.

Così la Chiesa si esprime nel Catechi-smo con riguardo alla malattia, ed è beneche nelle nostre riflessioni, incentrate sulvalore che acquisisce la sofferenza, sesopportata in unione e per amore di GesùCrocifisso, ci facciamo guidare dall�inse-gnamento del Magistero, per essere con-solidati nella giusta dottrina, e trovare unvalido aiuto nella crescita della virtù.

Così prosegue il Catechismo:La malattia può condurre all�angoscia,

al ripiegamento su di sé, talvolta persinoalla disperazione e alla ribellione controDio. Ma essa può anche rendere la per-sona più matura, aiutarla a discernerenella propria vita ciò che non è essenzia-le per volgersi verso ciò che lo è. Moltospesso la malattia provoca una ricerca diDio, un ritorno a lui2.

Quindi anche nella malattia siamo sol-lecitati ad un atto di libertà, ad una as-sunzione di responsabilità interiore: ochiuderci in noi stessi, ma sperimentan-do ancora di più il nostro limite e la no-stra caducità, oppure aprirci a Dio, ac-cettare la sua volontà, nella consapevo-lezza che in essa è riposta la nostra pace,perché Dio è amore, e ci ama anche quan-do proviamo i morsi del dolore e le stret-te della sofferenza.

E� una soluzione di ripiego quest�ulti-ma, visto che non ci sarebbe altra scel-ta? Dio ci guardi dal formulare una simileipotesi! Che il dolore sia connesso allanostra limitatezza di creature, è un fatto

ovvio, per cui senza un par-ticolare intervento di Dionon possiamo sottrarci daesso. Ma possiamo pensa-re che l�intervento divino debba andaresolo nel senso da noi desiderato, e noninvece in quello opposto, senza che pari-menti la provvidenza di Dio sempre tra-bocchi di grazia e di predilezione per noi?S�innesta a questo punto il problema piùgenerale della presenza del male, su cuipertanto dobbiamo brevementesoffermarci per completezza.

2. La Provvidenza e lo scandalo del maleAnche a questo riguardo, per concisio-

ne, ma soprattutto per l�efficacia della for-mulazione, riportiamo le risposte del Ca-techismo:

Se Dio Padre onnipotente, Creatore delmondo ordinato e buono, si prende curadi tutte le sue creature, perché esiste ilmale? A questo interrogativo tanto pres-sante quanto inevitabile, tanto dolorosoquanto misterioso, nessuna rapida rispo-sta può bastare. E� l�insieme della fedecristiana che costituisce la risposta a talequestione: la bontà della creazione, ildramma del peccato, l�amore paziente diDio che viene incontro all�uomo con le sueAlleanze, con l�Incarnazione redentrice delsuo Figlio, con il dono dello Spirito, con ilradunare la Chiesa, con la forza dei sa-cramenti, con la vocazione ad una vitafelice, alla quale le creature libere sonoinvitate a dare il loro consenso, ma allaquale, per un mistero terribile, possonoanche sottrarsi. Non c�è un punto delmessaggio cristiano che non sia, per uncerto aspetto, una risposta al problemadel male3.

E ancora, con più aperto riferimento aGesù Crocifisso, principio e centro dellenostre riflessioni:

La fede in Dio Padre onnipotente puòessere messa alla prova dall�esperienzadel male e della sofferenza. Talvolta Diopuò sembrare assente ed incapace diimpedire il male. Ora, Dio Padre ha rive-

1 Catechismo della Chiesa cattolica, n° 1500.

2 Ibidem, n° 1501.3 Ibidem, n° 309.

Il Coraggio della Sofferenza

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Il Coraggio della Sofferenza

lato nel modo più misterioso la suaonnipotenza nel volontario abbassamen-to e nella Risurrezione del Figlio suo, permezzo dei quali ha vinto il male. Cristocrocifisso è quindi �potenza di Dio e sa-pienza di Dio. Perché ciò che è stoltezzadi Dio è più sapiente degli uomini, e ciòche è debolezza di Dio è più forte degliuomini� (1 Cor 1, 24-25). Nella Risurre-zione e nella esaltazione di Cristo il Padreha dispiegato �l�efficacia della sua forza�e ha manifestato �la straordinaria gran-dezza della sua potenza verso di noi cre-denti� (Ef 1, 19-22).4

E� necessario quindi che prendiamo pie-na coscienza di questa potenza di Dio,non solo sul piano della conoscenza e dellaconvinzione, ma soprattutto nel nostromodo di sentire, nell�atteggiamento in-teriore, negli abiti di vita, affinché il no-stro immedesimarsi in Cristo trovi neimomenti di dolore e di sofferenza un�al-ta intensità. Oltretutto, con il valore og-gettivo di tale intimità spirituale per l�unio-ne con Dio e la riparazione del peccato,ne consegue anche un sollievo psicologi-co, per la consapevolezza di operare, edi operare amando il Crocifisso, pur quan-do sul piano naturale tutto sembrerebbesoccombere.

3. Cristo-medicoE� intuitivo l�aiuto che ci può venire in

queste circostanze di prova dall�Adorazio-ne al Crocifisso lasciataci da fra Leopoldoe fr. Teodoreto come eredità spirituale. Ilcontemplare a una a una le piaghe delSignore, come in un mistico pellegrinag-gio sulla sua umanità santissima, favori-sce l�unione del nostro spirito con il suo,ci fa sentire la sua vicinanza, ci facilital�ascesa alla Croce, per essere attratti daLui senza opporre resistenza, in quell�ab-braccio ai suoi piedi così efficacementeespresso nelle immagini che illustranol�Adorazione, in conformità alla visioneavuta in sogno da fra Leopoldo nel 1893,nel Castello di Viale d�Asti.

In effetti il compimento dell�adorazio-ne, e perciò dell�amore al Crocifisso, nonpuò fermarsi alla contemplazione, madeve spingersi sino alla salita sulla Cro-ce, nell�accettazione della nostra limita-tezza di creature, con i dolori e le soffe-renze conseguenti, per essere veramen-te incorporati in Lui.

Offrire le sofferenze a Gesù crocifisso,e sentire la vicinanza di Lui innalzato sul-la Croce, unendo il nostro dolore al suodolore, meglio, confondendo il suo amo-re infinito con il nostro amore, limitatoma genuino, è una delle risposte al pro-blema del male, ma una risposta opero-sa, fattiva, proficua per le nostre inten-zioni, segnatamente per invocare dal Pa-dre onnipotente le vocazioni sacerdotali,religiose, familiari e di autentica testimo-nianza cristiana.

Questa aspirazione è così formulata neltesto di una Via Crucis edita a cura dellaCasa di Carità, alla stazione undicesima,la crocifissione:

E� sciolto il nodo del dolore umano:il sofferente ha il vincolo con Cristo,e il patire si perde e si tramutanell�alta fiamma che da Lui divampa.5

Più efficacemente tali concetti sonoesposti in un altro passo del Catechismo,che riportiamo a conclusione di tali rifles-sioni:

Commosso da tante sofferenze, Cristonon soltanto si lascia toccare dai malati,ma fa sue le loro miserie: �Egli ha presole nostre infermità e si è addossato lenostre malattie� (Mt 8, 17). Non ha gua-rito però tutti i malati. Le sue guarigionierano segni della venuta del Regno di Dio.Annunciavano una guarigione più radica-le: la vittoria sul peccato e sulla morteattraverso la sua Pasqua. Sulla croce,Cristo ha preso su di sé tutto il peso delmale e ha tolto il �peccato dal mondo�(Gv 1, 29), di cui la malattia non è cheuna conseguenza. Con la sua passione emorte sulla Croce, Cristo ha dato un sen-so nuovo alla sofferenza: essa può ormaiconfigurarci a lui e unirci alla sua passio-ne redentrice.6

4 Ibidem, n° 272.5 Via Crucis con illustrazioni tratte da H. Matisse.

Casa di Carità Arti e Mestieri, 2002.6 Catechismo cit., n° 1505

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Il Coraggio della Sofferenza

4. Offerta spirituale per le vocazioniQueste riflessioni sulla sofferenza, ri-

cavate dal Magistero ecclesiastico, ci in-ducono certamente a comprenderne sem-pre maggiormente il significato alla lucedella parola di Dio e della sua grazia, e arecepire il frutto spirituale ad essa con-nesso, cioè il carattere meritorio, se ac-cettata per amore di Gesù Crocifisso.

L�offerta delle sofferenze al Signore, conriguardo specifico alle vocazioni sacerdo-tali, religiose e laicali, ci innesta in quelfiume di grazia, di cui il nostro �Coraggiodella sofferenmza� è un componente, chetrasforma i dolori in amore soprannatu-rale, rendendoli meritori, e facendo di noidei promotori della vita consacrata.

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Il 44° Capitolo Generale dei Fratelli delle Scuole Cristiane"Essere Fratelli oggi: con occhi aperti e cuore ardente"

- V.M. -

Si è svolto negli scorsi mesi di maggioe di giugno il 44° Capitolo Generale deiFratelli presso la Casa generalizia diRoma, incentrato sugli aspetti della mis-s i o n eeducativa cuisono chia-mati i Fratel-li e iLasalliani nelnostro tem-po, nell�im-pegno di�ascoltare ilgrido�1 deglioppressi, e rispondere affinché il Regnodi Dio, proclamato da Gesù e realizzatoin lui, possa trasformare questo mondoin un mondo di speranza, di pace e dicomunione tra i popoli.

Tra gli adempimenti capitolari, dellamassima importanza è stata la nomina

del Superiore e delConsiglio Genera-le, e con nostraprofonda soddisfa-zione all�incom-benza di Superioreè stato rieletto Fr.Alvaro RodriguezEcheverria, al qua-le porgiamo le piùvive congratulazio-ni, con il ringrazia-mento di quantoha operato perl�Unione Catechistie per la Casa di

Carità Arti e Mestieri nel suo precedentemandato2 .

Nel Consiglio generalizio sono stati eletti

i seguenti Fratelli: Thomas Jonson, Vica-rio Generale, Alberto Gomez Barruso,Claude Reinhardt, David Hawke, EdgarGenuino Nicodem, Gabriel Somé, Jacquesd�Huiteau, Jorge Gallardo de Alba, RobertSchieler, con i quali ci rallegriamo, for-mulando l�augurio di buon lavoro.

Con riguardo alle molteplici e fecondetematiche sviluppate dai Capitolari, inrapida sintesi indichiamo i nuclei fonda-mentali, tutti articolati nella prospettivadi fondo esposta nel sottotitolo, cioè �Es-sere Fratelli oggi: con gli occhi aperti ecuore ardente�.

Il punto di partenza è sempre costitui-to dalla necessità di una Vita interiore edi una Vita comunitaria. Da essa sgorgail movimento crescente verso l�Associa-zione per il Servizio educativo dei Poveri,cui in particolare si sente interpellata lanostra Unione Catechisti, come sotto pre-cisato.

Speciale attenzione è stata prestata allaPastorale delle vocazioni di Fratelli e diLasalliani e, parallelamente, all�Accompa-gnamento dei giovani Fratelli in comuni-tà, tanto più che a cura di questi è statopresentato un documento che li riguardadirettamente: �Giovani Fratelli nell�Istitu-to�, espressione delle loro speranze e deiloro problemi.

Ma tornando al tema dell�Associazioneper il servizio educativo dei poveri, ne ri-portiamo le linee di azione, che si riferi-scono anche agli Istituti lasalliani di vitaconsacrata, nei quali è compresa l�Unio-ne Catechisti:

�Il governo dell�Istituto prenderà l�ini-ziativa di mettere in piedi, entro i prossi-mi due anni, un modello possibile di Fa-miglia Lasalliana secondo le nuove forme

1 "Ho ascoltato il loro grido - Io vi mando" (Cfr. Ex 3, 7-10)2 Ci limitiamo a ricordare, per l'Unione Catechisti il suo inserimento tra gli istituti associati intenzionali della congre-

gazione dei Fratelli, per la Casa di Carità la costituzione del diritto di superficie per la sede di Grugliasco (TO)

Fr Alvaro RodriguezEcheverria confermatoSuperiore Generale F.S.C.

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Casa Generalizia dei F.S.C. in Roma

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di vita presenti nella Chiesa, seguendo inciò l�orientamento dell�Assemblea inter-nazionale 2006.

Stabilirà contatti con i responsabili de-gli altri Istituti lasalliani di vita consacra-ta, con i gruppi e movimenti laicalilasalliani nei diversi ambiti.

In comunione con essi, metterà a pun-to le strutture che sembreranno più ido-nee per incarnare oggi con fedeltà

creativa il carisma lasalliano nella �Chie-sa popolo di Dio� e �Comunione�.�

L�Unione Catechisti, riconoscente pertale importante direttiva, si pone sin d�oraa piena disposizione per collaborare aquesto progetto, nell�umile ma ferma con-sapevolezza della validità per il nostrotempo del carisma secolare lasalliano ri-cevuto dal ven. fr. Teodoreto.

Visita del Presidente in America Latina- Leandro Pierbattisti -

La situazione a San Paolo in Bra-sile

Anche quest�anno ho effettuato l�annua-le visita in America Latina, conpermanenze in Brasile e in Perù. Partitoda Torino il 6 di settembre sono ritornatoil 3 ottobre 2007.

A San Paolo, prima tappa del mio viag-gio, ho notato che il gruppo dell�Unionefa sperare in una sua perseveranza, purdopo un periodo di crisi, dato che alcunigiovani di questa grande città hanno chie-sto di aderire come Catechisti. Questopresuppone la necessità di una loro for-mazione, il che purtroppo attualmente ri-sulta difficile, per la partenza della localeresponsabile, sig.na Hilda Turpo, trasfe-ritasi per qualche anno in Germania percompletare i suoi studi in teologia. Stia-mo valutando come risolvere tale proble-ma.

La situazione in Perù e in BoliviaIn Perù viceversa, ho ritrovato i mem-

bri dell�Unione nel pieno ritmo delle loroattività catechistiche-formative: là si eraal termine del locale anno scolastico. In-fatti il 23 settembre, giorno dell�inizio dellaprimavera, è stato vissuto dagli allievi di

tutte le scuole come ungioioso giorno di festa.

Ho avuto modo di in-contrare i membri del-l�Unione delle Sedi di Ñaña (Lima) e diArequipa ed anche la responsabile deigruppi di Requena, sig.ra Melina Rocio, eil responsabile del gruppo della Bolivia,Edward, venuto a trovarmi ad Arequipa.

Ciò che emerge di significativo nelleattività di tutte queste località, è l�avviodell�A.M.I., Associazione di Maria Imma-colata, che, come sappiamo, è un�operadell�Unione rivolta ai ragazzi e ai giovanicon l�intento di accompagnarli nelperseguimento di un�intensa vita cristia-na, con un�ottica vocazionale, fondatasulla spiritualità dell�Unione Catechisti.

I giorni di questo lungo viaggio sonostati intensi e ricchi di incontri con singo-le persone e con i diversi gruppi. In talicontatti, ho potuto constatare la vivacitàdell�Unione, ma anche verificare la realtàdi un ambiente prevalentemente povero.

Ho anche visitato la locale sede dellanostra scuola Casa di Carità Arti e Me-stieri, dove ho potuto incontrare inse-gnanti e allievi, constatando con soddi-sfazione l�impegno prestato e il profittoconseguito.

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Animazione cristiana giovanile at-traverso l�A.M.I.

Ciò che dà maggiore consolazione è lascelta di istituire l�A.M.I. in tutte le locali-tà dove operano i catechisti. In realtà di-versi gruppi A.M.I. sono già stati costitu-iti, alcuni dislocati in località molto pove-re, quale Sinchi Roca nel cuore della sel-va amazzonica, il che contribuisce al cam-mino di crescita, anche in ordine alla pro-mozione umana, di queste comunità.

Avvicinare e sostenere questi giovaninella vita cristiana è un compito urgente,perché anche qui ci troviamo in presenzadi un secolarismo galoppante chegradatamente emargina i valori religiosi,per dare spazio ad altri interessi consi-derati prioritari, quali lo sport, l�usoindiscriminato di internet, la ricerca del-l�affermazione e del successo, il divismosportivo, l�aspirazione verso il consumi-smo.

I ragazzi di quei luoghi sono ricettivi eben disposti, ma in questo momento ditransizione economica e culturale occor-re aiutarli perché non si lascino invischiarein attività che li distolgano dai veri valorie dalle responsabilità della vita.

Nell�insieme i giorni ivi trascorsi mi han-no offerto la possibilità di constatare an-cora una volta la vivacità dell�Unione edella nascente A.M.I. che svolge le pro-prie attività in un giorno distinto dal gior-no della catechesi.

Cinquant�anni di presenza del-l�Unione in Perù. Solidarietà per ilsostegno economico

Il prossimo febbraio 2008, l�Unione Ca-techisti compirà cinquant�anni di presen-za in Perù e altrettanti la Colonia Climati-ca di Camanà. Per commemorare questeimportanti date, sono previste significa-tive manifestazioni, con probabile parte-cipazione di qualche delegato della no-stra Sede Centrale.

I costanti vincoli di fraternità e di ami-cizia tra le nostre sedi si sono dimostratiancora una volta estremamente positivi.

Una grave difficoltà nella quale sempreci imbattiamo è il problema economico,con particolare riguardo al settore dellasanità a causa dell�onerosità per la mag-gior parte della popolazione di affrontarele costose cure mediche. Là non c�è, adifferenza dell�Italia, una copertura daparte di enti mutualistici pubblici ed ognu-no deve pagare sia i medici che le medi-cine prescritte.

Le richieste di tipo economico sono tan-te, insistenti e motivate. Noi cerchiamodi venire incontro a quelle più urgenti, dalmomento che anche le nostre disponibi-lità sono scarse e limitate. Speriamo tut-tavia sempre nella Divina Provvidenza chenon ha fatto mai mancare il necessario aqueste nostre comunità.

Arequipa - Gruppo di Aspiranti

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Casa di Carità Arti e MestieriRiunione del personale

a conclusione dell�anno formativoIncontro al Centro di Novi Ligure,

nel 10° anniversario della sua istituzione- V.M. -

Il consueto incontro di fine annoformativo degli operatori di tutti i nostriCentri della Casa di Carità, organizzatodall�Associazione del Personale, ha avutoluogo questa volta in Novi Ligure, vener-dì 13 luglio u.sc. per festeggiare il deci-mo anno della nostra presenza in tale cit-tà. Era infatti il 27 ottobre del 1997, quan-do presero il via i primi due nostri corsipresso il Collegio San Giorgio.

Per l�incremento dell�attività la sede èstata trasferita in strada Boscomarengo,nel cuore della zona industriale.

L�incontro è iniziato con la visita al Cen-

tro di formazione, cui è seguita la S.Messanella parrocchia del Sacro Cuore, per con-cludersi con il pranzo a Villa Pormela.

Gli onori di casa sono stati fatti dall� �in-faticabile� sig.ra Tiziana Uggetti, direttri-ce del Centro, che tanta parte ha avutonell�inizio e nello sviluppo di questa sede.

Oltre la Uggetti, hanno portato il salutoal personale Attilio Bondone � che ha trac-ciato il quadro della formazione profes-sionale sul piano nazionale � MarcoBilewski, Ezio Audano per l�associazionedel personale, e Vito Moccia, di cui ripor-tiamo le brevi riflessioni.

Formatori, ispirandoci al Crocifisso

Conoscere gli allieviIn un collegio d�oltre mare, come molti

di voi ricorderanno, avvenne alcuni mesior sono una sconvolgente tragedia: ungiovane universitario uccise 32 personenel collegio, e poi si suicidò.

Nella stessa giornata della tragedia igiornali davano notizia del suicidio di unaragazzina di 13 anni, gettatasi dal 7° pia-no dopo aver denunciato abusi sessualida parte di un gruppo di 8 ragazzi, 7 deiquali minorenni. E tale suicidio seguiva dipochi giorni quello di un giovane, per leironie sulla sua presunta omosessualità,che rendevano invivibile la sua conviven-za scolastica.

Perchè ricordare queste sciagure per-petrate da giovani? Per riflettere su unparticolare che potrebbe passare ancheinosservato, ma a mio avviso delicatissi-mo. La prima dichiarazione pubblica del-l'autorità di quel collegio duramente col-pito dall'orrendo massacro del giovanekiller è stata: "Sappiamo poco di lui".Quindi in un centro di formazione gli al-lievi potevano essere degli sconosciuti!

So che nei nostri centri di formazionele ragazze e i ragazzi che frequentanosono personalmente conosciuti e seguiti,tuttavia è bene che riflettiamo ancora:

quale percorso educativo potremmo of-frire se qualche allieva o allievo potesserestare, o di fatto restasse un perfettosconosciuto?

Non dimentichiamo che la parola Casa,con cui inizia la denominazione della no-stra Opera, non avrebbe senso se i nostriallievi fossero degli sconosciuti.

Quanti degli eccidi, suicidi e violenze dicui è funestato il mondo giovanile, hannola loro causa nella mancanza dicomunicabilità tra i giovani e gli educatori,siano essi insegnanti, o genitori, o cate-chisti, preti, istruttori, allenatori,formatori?

Il Crocifisso, pur profanato, èespressione d'amore.

Abbiamo toccato il fondo con l'episodioavvenuto in una scuola superiore diRovigo, in cui tre studenti, staccato dalmuro dell'aula il Crocifisso, hanno basto-nato il corpo del Cristo, come duemila annifa, urlandogli di morire mentre va in pez-zi?

Si ripete il "crucifige" di allora, sullebocche schiumanti dei nostri ragazzi,mentre i compagni, anziché provare di-sgusto (o anche solo esitazione), incita-no i carnefici, riprendendo il tutto con i

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telefonini: "Finiscilo, finiscilo! Deve mori-re!".

E' il fondo dell'empietà o della follia?Il discorso sarebbe lungo, e qui possia-

mo solo limitarci a qualche spunto.Se le cose stanno così, non dovrebbe

far meraviglia che i nostri "normali" ra-gazzi stuprino ragazze, torturino disabili,incendino treni.... Se si vogliono seguiree assecondare gli istinti, pretendendo anziche siano dei "diritti", l'ostacolo di fondosul piano morale è il Crocifisso, poiché èil Verbo incarnato che soffre e muore per

la giustizia e per amore.Ora comprendiamo meglio l'alta digni-

tà che ci compete, ma anche la respon-sabilità, di ispirarci, anzi di derivare laformazione che impartiamo dal Crocifis-so, che è l'unica scienza, e l'espressionedell'amore.

Dobbiamo annunciarlo agli allievi, ericollegare a Lui ogni formazione e ogniinsegnamento, anche di carattere tecni-co.

L'"Adorazione" di fra Leopoldo in que-sta missione ci è d'aiuto.

RECENSIONELorenzo Cattaneo

« Due cuochi al servizio di Dio:Fra Leopoldo e Suor Faustina »

Fra Leopoldo Maria Musso (1850-1922) frateconverso dell�Ordine dei Frati minori a Torino eSuor Faustina Kowalska (1905-1938) della Con-gregazione delle Suore della Beata VergineMaria della Misericordia a Cracovia in Poloniasono state due anime semplici, animate da unaviva fede in Gesù e in Maria.

Tutti e due cuochi e per questo motivo legatinella vita religiosa a questo ruolo impegnativo,giorno dopo giorno, con il sorriso sulle labbra econ il desiderio di fare bene il proprio lavoroper la gioia di tutti.

Su queste due anime candide si è appuntatal�attenzione di Gesù: una mattina nella Chiesadi San Dalmazzo a Torino a Leopoldo, non an-cora religioso, appena ricevuta la S. Comunio-ne, Gesù dice: �Tra me e te, in avvenire, cisarà una grande intimità�; a sette anni, la pic-cola Elena, futura Suor Faustina, durante i Ve-spri, davanti al SS. Sacramento esposto, sentenell�anima per la prima volta una voce che l�in-vita alla vita perfetta.

Il libro descrive la progressione di questa in-timità mistica che raggiunge il suo culmine conlo sposalizio dell�anima: per Fra Leopoldo 18giorni dopo la professione solenne e per SuorFaustina durante la funzione dei voti perpetui.

Che cosa hanno lasciato i due religiosi?Innanzitutto tutt�e due il modello della loro vitaper le loro esemplari virtù e per come si sonoofferti alla volontà di Dio con le loro sofferenzemorali e fisiche.

Fra Leopoldo, apostolo di Gesù Crocifisso, hacomposto la �Devozione�, la preghiera di ado-

razione a Gesù Crocifisso, dif-fusa oggi in tutto il mondo, da cui sono scatu-rite l�Unione Catechisti (istituto secolare fon-dato dal ven. Fratel Teodoreto) e la Casa diCarità Arti e Mestieri, opera dell�Unione e deiFratelli delle Scuole Cristiane. Nel 1941 è ini-ziato il processo di beatificazione del Servo diDio.

Suor Faustina, apostola della Divina Miseri-cordia, ha avuto il compito di diffondere il mes-saggio della Divina Misericordia rivolto al mon-do intero. Beatificata nel 1993, è proclamatasanta nel 2000 da Giovanni Paolo II.

I contesti storici in cui hanno agito i due re-ligiosi erano drammatici: per Fra Leopoldo lavigilia della prima guerra mondiale, per SuorFaustina la vigilia della seconda guerra mon-diale con la tragedia che riguarderà la sua Po-lonia.

Ma sulle rovine materiali della terra polacca,come sottolinea il libro, sorgono tre figureemblematiche, tre �K�: - Elena Kowalska, portatrice del messaggio di

Misericordia; - Massimiliano Maria Kolbe, morto il 14 agosto

1941 ad Auschwitz, offrendosi al posto di uncompagno condannato a morte;

- Karol Wojtyla, il sacerdote polacco, futuroPapa Giovanni Paolo II.

Con queste tre figure è sorto nel cielo dellaPolonia, ma anche nel cielo di tutto il mondo,un arcobaleno di pace che spetta solo agli uo-mini di conservare, in quanto Gesù Crocifisso eMisericordioso è sempre pronto a perdonare.

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Necrologio

Ricordo del Catechista Bruno Raschio

* 14 febbraio 1934 + 17 maggio 2007

È tornato alla Casa del Padre il catechista associato Bruno Raschio, dopo una lungamalattia sopportata con cristiana rassegnazione, anzi come strumento per maggior-mente unirsi a Gesù Crocifisso.

Già allievo della Casa di Carità Arti e Mestieri, frequentandoi corsi di formazione professionale ebbe modo di conoscerel�Unione Catechisti, alla quale aderì con vivo e profondo entu-siasmo, operando efficacemente nella diffusione dell�Adora-zione e inserendosi nell�attività del Gruppo Famiglia.

Coniugato e padre di tre figli, ha orientato la sua vocazionedi Catechista Associato ponendo Gesù Crocifisso quale mo-dello di vita ai suoi familiari.

Oltre all�attività lavorativa, aveva la passione artistica, spe-cialmente della pittura, e conserviamo tuttora una tempera

che ritrae Fr. Teodoreto in grandezza naturale.

Nel porgere le nostre più sentite condoglianze alla signora Maria, che con grandeamorevolezza lo ha accompagnato nella vita e assistito nella malattia, nonché ai figliRoberto, Sergio e Riccardo, pensiamo che il più efficace omaggio che possiamo ren-dere alla sua memoria, sia la pubblicazione del saluto che i figli gli hanno rivolto inchiesa alle esequie:

�Vorrei condividere con voi un pensiero�

È compito di noi figli dare voce a nostro padre in questomomento, come lui �ha dato voce� alla nostra vita�

Un uomo di principi, fermo e saggio, intraprendente e dol-ce, che ha riempito la sua vita di interessi, passioni, di cre-atività, mai risparmiandosi agli eventi�

La lunga malattia lo ha rafforzato e mai afflitto�Averlo fino all�ultimo presente nel suo humor, autonomo

nelle scelte e tenace nell�affrontarle, è stato un dono chesolo una grande fede, unita ad una grande fede nella vita enei suoi valori, può dare �

� e non può che arricchire tutti �

Uscire dalla vita terrena in punta dei piedi, �

� con leggerezza, �non può che essere un suo modo di salutarci,

� e noi siamo orgogliosi di avere avuto un maestro di vitascevro da compromessi e coerente nell�entusiasmo che riu-sciva a trasmettere � a grandi e piccoli�

Un plauso da tutti noi � Grazie papà!!!

Sergio�  Una tempera di Raschio su fr.Teodoreto

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Testi editi o in deposito presso l�Unione Catechisti

A) Scritti del Fondatore e del Consigliere Garberoglio Giovanni ven. fr. Teodoreto :

� Nella intimità del Crocifisso (Vita di fra Leopoldo Maria Musso O.F.M.) � IIIa ed. 1984� Idem. Edizione in francese� Quaderni per la formazione dei Catechisti:

1.L�ideale cristiano e religioso, 2. Mezzi di perfezione, 3. Pensieri sulle regole e costituzioni,4. Regole del governo individuale e collettivo dei Catechisti congregati - 1971

� Come nacque l�Unione � Riv. Lasall - 1934/1� Conferenza ai suoi Confratelli � 1940� Importanza degli esercizi spirituali� Senso della sofferenza. Vivere con Gesù

Musso Luigi Fra Leopoldo Maria Musso:� Diario: vol. I°, II°, III°, IV° � 1999� Epistolario: vol. I° e II° - 1999� Raccolta di messaggi per i Fratelli delle Scuole Cristiane

B) Scritti di Catechisti, Fratelli e altri Autori AA. VV. - Carta di lavoro della Casa di Carità Arti e Mestieri � 2000 - Casa di Carità Blondet Enrico � Diario dei colloqui con fra Leopoldo � 1999 - Unione Catechisti Cattaneo Lorenzo:

� Alla ricerca di fra Leopoldo - 2004 - Casa di Carità� Alla ricerca di fr. Teodoreto, educatore e fondatore � 2006 � Unione Catechisti� Maria, donna dei dolori � 2006� Due cuochi al servizio di Dio: fra Leopoldo e suor Faustina � 2007

Cesone Giovanni - La paternità spirituale di fr. Teodoreto. Conti Domenico:

� Il messaggio di fr. Teodoreto � Rivista Lasalliana � 1955� L�Unione Catechisti e gli Ex-Allievi Lasalliani � Congresso mondiale di Barcellona - 1964� Discorso commemorativo di J.-B. de La Salle - 1980 - Unione Catechisti� Conferenze al Congresso mondiale ex-allievi lasalliani � 1964� Osservazioni e proposte circa la figura del Catechista �Qualificato� � 1972� La causa di beatificazione di fr. Teodoreto � 1985� La perseveranza nella vita cristiana e la devozione a Gesù Crocifisso� La perseveranza nella fedeltà a Cristo e all�uomo in Cristo� Cristo Crocifisso è la manifestazione della misericordia del Padre � Commento all�enciclica �Dives in misericordia�� 40° anniversario della morte di fr. Teodoreto, antesignano della �Famiglia Lasalliana e della �Missione condivisa� � 1994� La formazione professionale nella Casa di Carità Arti e Mestieri � 1998� 80° anniversario del primo �Detto� di fra Leopoldo sulla Casa di Carità Arti e Mestieri � 1999� Commenti alle nuove costituzioni dell�Unione Catechisti. Artt. 2 e 3 � 1999� La Vergine Immacolata nelle nuove costituzioni dell�Unione � 1999� La proposta formativa della Casa di Carità Arti e Mestieri (coautore fr. Secondino Scaglione) � Rivista Lasalliana 2007/2

Cornelio (fratel) F.S.C. � Fratel Teodoreto � Elle Di Ci. Cuesta Polo Maria Teresa � Gli Istituti Secolari � 2002. D�Aurora Ezio � La santità è un�utopia? Vita di fr. Teodoreto � Città Armoniosa � 1983. Di Sales Gaetano � Origini della Devozione Furfaro Luigi fr. Gustavo F.S.C.:

� Fr. Teodoreto e l�Adorazione al Crocifisso � Riv. Lasall. 1979/2� Fr. Teodoreto oratore e scrittore

Leone di Maria (fratel) F.S.C. � Fratel Teodoreto (prof. Giovanni Garberoglio) � Ed. A.& C. � 1956 Maccono Francesco o.f.m. � Un apostolo di Gesù Crocifisso: il servo di Dio fra Leopoldo Maria Musso Moccia Vito:

� Lavoro Formazione Vangelo � Lineamenti della Casa di Carità Arti e Mestieri � 2000� Lineamenti storici e proposta formativa della Casa di Carità Arti e Mestieri - Schemi riassuntivi � 2000� Idem: edizioni in inglese, francese e spagnolo� Via Crucis (con illustrazioni tratte da H. Matisse e dal Crocifisso in inox di M.Ghiotti). Casa di Carità � 2000� La famiglia in Gesù, Il Crocifisso Risorto. Schemi riassuntivi. Edizioni in italiano e in spagnolo � 2007

Patarino Marisa � Fratel Teodoreto maestro di vita � Elle Di Ci � 2005 Pierbattisti Leandro � Proposte di riflessione � 2006 Pizzio Stefano:

� Il percorso mistico di fra Leopoldo Maria Musso. Qualche riflessione - 2000� Fr Teodoreto e l�umiltà � 2001� Opuscoli di profilo biografico sui seguenti Catechisti: Baiano Giovanni (1911 � 1941), Demaria Carlo (1901 �

1961), Cesone Giovanni (1898 � 1964), Cordiale Giovanni (1897 � 1981), Brusa Claudio (1927 � 1982), BagnaPietro (1922 � 1987), Fonti Giovanni (1911 �1993), Tessitore Carlo (1902 �1995), Fonti Francesco (1909 � 1999)

Riccardi fr. Armando F.S.C. � Maestro di vita oltre la scuola. Vita di fr. Teodoreto � Città Armoniosa � 1983 Risso Paolo - Una storia a due: Gesù Crocifisso e fra Leopoldo - Unione Catechisti - 2007 Rollino Leonardo:

� Chi siamo. Breve storia dell�Unione Catechisti � 2005� Raccolta di meditazioni di S.G.B. de La Salle - 2002

Savino fr. Emiliano F.S.C. � Fr. Teodoreto o della vita comune Tessitore Carlo:

� Presentazione dell�Unione Catechisti. I° Convegno Azione Cattolica F.S.C. � Riv. Lasalliana 1936� L�Unione Catechisti. Conferenza al Noviziato F.S.C. � 1950� Appunti sulla figura morale di fr. Teodoreto

Ughetto fr. Cecilio F.S.C. � Conferenza sull�Unione Catechisti ai Fratelli S.C. � 1953 Vasconi Renato O.P. � Itinerario spirituale di fra Leopoldo M. Musso � Gribaudi � 1984

Page 28: In questo numeroRizzoli (aprile 2007), per evidenziare come Papa Ratzinger ponga la percezione del volto di Gesø nel riferimento alla Pasqua, cioŁ alla sua passione, morte e risurrezio-ne.

Il Crocifisso, luce alle mentie fuoco d�amore

Il personale della Casa di Carità Arti e Mestieri convenuto a Novi Ligure, alla messa di fine annoformativo, nella chiesa del Sacro Cuore