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In questo numero... Sono Tutti Miei La Passione Oggi Offri la Tua Mano Alla Carica !!! Benvenuti in “Dar” VOICA Un Viaggio Verso il Regno di Dio Dalla Terra del Sudan Il Simbolo del Sudan Santa Bakhita, Esempio di Speranza Ritornando a Casa.. Ma... Una Lezione Imparata in Congo Eccomi, Sono Pronto Una Biblioteca ad Aru Una Sorgente di Speranza Noi, I Testimoni Formazione e Notizie. VOICA Via Aurelia Antica, 180 00165 ROME - ITALY Tel. +39 06 39375103 Fax +39 06 6385885 www.voica.org/en [email protected] 2 3 4 5 6 7 8 9 10 12 13 14 15 16 Notiziario del Volontariato Internazionale Canossiano Marzo 2009 Volume 7 · Numero 7 Iniziare l’anno con un viaggio è stata una magnifica esperienza, vagare tra le nuvole, sopra montagne e oceani, sentire che la vita è più grande delle nostre minuscole giornate passate al computer o correndo per la città… che bello sentire la vita! Poi sono atterrata in Togo, una terra dai colori magnifici che danno tanta energia al cuore! La vita, la vita mi batteva dentro il suo ritmo serrato come i tamburi che la sera si sentono risuonare dopo il tramonto. La Vita è tutto! Il viaggio è proseguito seguendo i sentieri delle vicende di persone, grandi e bambini, ragazzi soli che non sanno cosa fare, a chi appog- giarsi, persone grandi, ammalate che una patologia grave lascia senza possibilità di cura. Ho fatto tante corse all’ospedale, portando casi urgenti, caricati sulla automobile dei volontari. Per farli stare possibil- mente comodi… un piede sbucava dal sedile posteriore e mi arriva giusto, giusto sotto il naso, un altro doveva stendere la gamba ormai ingangrenita che portavamo ad amputare, e poi i bambini ormai senza fiato, azzittiti dal lungo soffrire, dalla mancanza di alimenti… Bisogna fare qualcosa, bisogna aiutare la Vita! Abbiamo girato per le campagne,la bruche togolese, in cerca di un campo grande abbastanza per produrre cereali in quantità. Abbiamo scritto un progetto: Agricoltura per la Vita. Vi invito a leggere le pagine che seguono con rispetto e silenzio della mente. Vi invito a pensare a cosa poter fare per aiutare. Vi invito a salire le montagne della bellezza e a sprofondarvi nel significato del vivere e poi cogliere il dono della sofferenza innocente. Vi invito ad intraprendere il cammino della solidarietà con chi ha bisogno di studia- re, di guarire, di mangiare il necessario perché la Vita risplenda!

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Marzo 2009 Volume 7 · Numero 1

In questo numero... Sono Tutti Miei

La Passione Oggi

Offri la Tua Mano

Alla Carica !!!

Benvenuti in “Dar” VOICA

Un Viaggio Verso il Regno di Dio

Dalla Terra del Sudan Il Simbolo del Sudan Santa Bakhita, Esempio di Speranza

Ritornando a Casa.. Ma...

Una Lezione Imparata in Congo Eccomi, Sono Pronto Una Biblioteca ad Aru

Una Sorgente di Speranza

Noi, I Testimoni Formazione e Notizie.

VOICA Via Aurelia Antica, 180 00165 ROME - ITALY

Tel. +39 06 39375103 Fax +39 06 6385885

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Notiziario del Volontariato Internazionale Canossiano Marzo 2009

Volume 7 · Numero 7

Iniziare l’anno con un viaggio è stata una magnifica esperienza, vagare tra le nuvole, sopra montagne e oceani, sentire che la vita è più grande delle nostre minuscole giornate passate al computer o correndo per la città… che bello sentire la vita! Poi sono atterrata in Togo, una terra dai colori magnifici che danno tanta energia al cuore! La vita, la vita mi batteva dentro il suo ritmo serrato come i tamburi che la sera si sentono risuonare dopo il tramonto.

La Vita è tutto! Il viaggio è proseguito seguendo i sentieri delle vicende di persone, grandi e bambini, ragazzi soli che non sanno cosa fare, a chi appog-giarsi, persone grandi, ammalate che una patologia grave lascia senza possibilità di cura. Ho fatto tante corse all’ospedale, portando casi urgenti, caricati sulla automobile dei volontari. Per farli stare possibil-mente comodi… un piede sbucava dal sedile posteriore e mi arriva giusto, giusto sotto il naso, un altro doveva stendere la gamba ormai ingangrenita che portavamo ad amputare, e poi i bambini ormai senza fiato, azzittiti dal lungo soffrire, dalla mancanza di alimenti…

Bisogna fare qualcosa, bisogna aiutare la Vita! Abbiamo girato per le campagne,la bruche togolese, in cerca di un campo grande abbastanza per produrre cereali in quantità. Abbiamo scritto un progetto: Agricoltura per la Vita. Vi invito a leggere le pagine che seguono con rispetto e silenzio della mente. Vi invito a pensare a cosa poter fare per aiutare. Vi invito a salire le montagne della bellezza e a sprofondarvi nel significato del vivere e poi cogliere il dono della sofferenza innocente. Vi invito ad intraprendere il cammino della solidarietà con chi ha bisogno di studia-re, di guarire, di mangiare il necessario perché la Vita risplenda!

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E’ l’inizio del mese, li vedi sbucare da dietro i cespugli della strada e dagli angoli del cancellone della missione, sono i ragazzi grandi, ormai orfani da anni, che vengono a prendere la mancia mensile per il loro vitto, cinquanta centesimi al giorno per vivere studiando finchè la preparazione sarà finita e si cercheranno un lavoro. Sono i ragazzi che diventano adulti in fretta, ma che lasciati a loro stessi forse sarebbero costretti a delinquere per sopravvivere. Non sono più bambi-ni piccoli per cui tanti di noi provano un senso di infinta pietà, sono grandi, ma abbandonati dalle situazioni della vita. Si tratta di aiutarli nella fase più delicata del loro sviluppo umano e culturale perché poi costituiscano una nuova fascia di popolazione, sopravvissuta all’Aids, capace di costruire il futuro di tutto il villaggio, del loro paese. La Provvidenza per loro è nella mano che passa a pagare le tasse scolastiche, che procura loro i libri di base e che allunga la mancia del mangiare… qualcuno ha detto, mentre arrivano, “eccoli, sono tutti miei”. Questo cuore grande fa loro da madre. PATER VOLUNTAS… È il nome della scuola del villaggio, una struttura abbastanza bella da queste parti; da una parte ci sono i bambini delle elementari, dall’altra le aule per le medie. Nel complesso lavora uno staff di 22 persone: 20 professori, un direttore e un bidello. In totale, gli alunni sono circa 450, di questi, 92 sono sponsorizzati per le rette scolastiche che vengono date direttamente al direttore in due trance annue. Oggi sono passata da loro per fare una foto, per avvicinarmi un pochino alla loro vita, per scambiare un sorriso, per dire che il mondo lontano, quello grande, non si è dimenticato di loro e che il loro diritto all’educazione è garantito da chi non conoscono, ma comunque qualcuno che crede in loro, nella loro dignità, nel loro avvenire. Il futuro è nelle pieghe di un’educazione completa, realizzata. Il vero sviluppo di un popolo è nell’indice di scolarità della fascia più giovane della popolazione. Ecco perché qualcuno si impegna a custodire il diritto all’istruzio-ne dei piccoli.

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14 GENNAIO 2009, ore 19:15, Ospedale Tokoin Lomè, TOGO

Yayra, una piccola di otto anni, pesa forse 8 Kg. I suoi genitori sono morti a causa dell’Aids, la maladie. Lei è nata sieropositiva, viene da un villaggio poco distante dalla capitale, ma sempre dentro la brusse, la campagna africana, lì non si parla francese... L’abbiamo incontrata all’ospedale ieri sera, la nonna è lì che l’ accompagna da più di tre mesi, Yayra è l’unica eredi-tà dei suoi figli ed ora anch’ essa si sta spegnendo. Le braccine sono piccole piccole, le manine lunghe, taglia otto anni, le treccine sul capo parlano della cura e dell’amore ormai nostalgico della nonna. Yayra ha un sondino nel naso per far correre giù un pochino di latte arricchito di vitamine, ha un ago nella vena della manina debole che però parla perchè si allunga verso lei, la bianca che l’aiuta... Yayra tende la mano per stringere quella di Maristella e seppur non parli, dice volumi di parole, un testo altissimo di sofferenza innocente, un grido silenzioso del sì alla

vita attraverso il riconoscimento della fraternità vera. Questa piccola è un dono che ridimensiona lo sguardo sul mondo, che azzittisce con tenerezza le chiacchiere del sapere, del possedere, del potere... eccola, Yayra, stremata eppur amante, colei a cui appartiene di diritto il Paradiso. “Yayra, angelo esile, emaciato dalla povertà e dalla malattia, neppur hai bisogno di perdonare il mondo, soltanto vivi in pienezza il tuo nome, benedizione*.”

Una mamma corre, corre con il suo fardello in braccio, ha visto qualcuno che potrà aiutarla anche se così diversa dalla gente solita del villag-gio. La mamma apre l’involucro di stracci coloratissimi e mostra la piaga dolorante della sua piccolina nata

con una malformazione grave, la spina bifida.... lei neppur sa cosa voglia dire, conosce solo il continuo pianto della sua figlioletta, le offre il seno per per farle succhiare qualche goccia di amore così da alleviarle la sofferenza... la tiene così, 24 ore al giorno attaccata al suo corpo... cos’altro potrebbe fare? Maristella guarda, l’accarezza, sta in silenzio, quasi piange, ma poi scorge sulla passerella dell’ospedale un medico specialista, lo ferma, lui si intrattiene, è la donna bianca che lo chiama. Questa bimba non ha molte chance, ma però bisognerebbe operarla subito,anzi è tardi! Ma il chirurgo della neurologia non ha gli strumenti per operare, è pronto, ma... la bimba continua a piangere, la mamma le dona il seno, le fanno la medicazione sulla protuberanza che si è logorata e poi???? Forse la risposta è da un’altra parte, forse tocca a noi allungare l’occhio e toglierci la cecità del nostro contenuto benessere... 29 GENNAIO

La giornata è iniziata bene, c’era festa in cappella per due fratelli inviati in missione in altre parti d’Africa. La preghiera al dispensario parlava della luce che si vede sul candelabro della carità… poi arriva Veronica, inaspettatamente. Doveva essere al corso per il programma nutrizionale, porta una notizia triste…Yayra è morta…è in macchina con la nonna che la tiene stretta nel pagne, sulla schiena, come si portano i bambini qui in Togo. Yayra sembra che dorma,

Mari, sta cercando

di alleviare le sofferen-

ze della piccola

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con la testina reclinata sul dorso della donna non ancora anziana, le treccine belle ben composte, una pace soffusa, solo disturbata dalle lacrime intense della sua nonna che irrorano il dolore, che piangono l’amore spezzato…il piedino, taglia otto anni, esce dal pagne, è bianco, cambia colore, ma è sempre al suo posto, attorno alla vita della donna che lo porta, lo porta a sepoltura dopo tanto soffrire. Yayra ha lottato per vivere, mi ha donato solo qualche minuto di vita per dirmi, con grande grazia, l’ingiustizia del mondo. Veronica piange mentre guida, anche lei ha lottato per trattenere la piccola in vita, ora sembra che ogni sforzo sia stato inutile (?) ma forse è stato temprato il suo cuore, diventerà cavaliere infaticabile per i piccoli scarni e affamati, diventerà grembo di cura e di preoccupazione costante per loro che soffrono.

Aiutaci a portare avanti il programma nutrizionale per bambini, che Veronica e gli altri volontari hanno iniziato nell nostro Centro Medico Sociale S.Bakhita in Togo, offrendo il tuo contributo in denaro o donando latte in polvere e pappe per bambini. Aiutaci a sostenere gli alunni e gli studenti che non hanno mezzi per andare a scuola... Avrai dato una mano a rimediare a delle situazioni penose che chiedono solidarietà e non possono aspettare. Per mandare un aiuto in denaro: BONIFICO A VOICA Onlus IBAN IT88 R030690503200002 3125633 Oppure C/C Postale 85686830 Causale: Progetti Togo Se invece vuoi donare latte in polvere o altromateriale, chiama: 06 39375103 / 339 1160529

“Yayra, sei morta piccola, ma sei passata da noi come un gigante che ha aperto i nostri occhi.”

(Veronica ha da poco fatto partire il Programma Nutrizio-

nale per i bambini denutriti dei villaggi circostanti il no-stro Centro Medico Sociale

S.Bakhita in Togo).

La parola Yayra, in Ewe,lingua locale,

significa benedizione.

Sr. Patrizia Livraga

Coordinatrice Internazionale,

VOICA*

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E’ sabato 7 marzo e l’ appuntamento è di quelli da non perdere! Finalmente si carica il container che salperà martedì 17 marzo per il porto di Lomè, la capita-le del Togo, fino a raggiungere la nostra Comunità Yayra. Alle ore 8.00 il cortile della cascina Decio a Orzinuovi (BS) accoglie i volontari. Il camion è già lì, ma solo all’ arrivo del carro attrezzi ci si inizia a “divertire”! Sì, l’ ambulanza donataci dalla Croce Rossa Italiana di Pergine, Trento, grazie alla perseve-ranza della sig.ra Michela Geronazzo(mamma di Sole, volontaria in Togo da ormai 6 mesi) è stata la prima a trovare posto, dopo essere stata riempita all’ inverosimile di generi alimentari (soprattutto dolci!) e materiale medico. Catene di braccia umane si formano tra un furgone ed un punto di scarico e smistamento sotto il portico, per poi ripartire in direzione del camion. Dall’ interno del container arrivano le direttive: scatole pesanti ed ingombranti piuttosto che scatolette di latta, o indumenti, o palloni per riempire gli spazi vuoti. I pacchi di cibo in scatola, omogeneizzati, latte in polvere, medicinali e detersivi si muovono veloci, grazie anche al fatto che le persone che li fanno girare sono aumentate! Siamo tutti qui, da Roma e Orzinuovi, Magenta e Vimercate, poi ancora da Pontevecchio, Pontevico, Robecco, Desio, Bussolengo, Rovato e Castrezzato, Treviso… Ci vogliamo proprio tutti quando si tratta di caricare le cose pesanti: macchine per la dialisi, tavoli e microscopi operatori, cappa a flussi lamellari, lettini da visita, motorini, armadi, computers, ecc.. TUTTI DEL VOICA

“... facciamo un passo indietro:intorno a metà febbraio a tutti i volontari è arrivata la mail in cui si spiegava in modo chiaro e semplice che era ne-cessario raccogliere del materiale (medico, agricolo, scolastico) per un container che sarebbe partito per il Togo. E’ iniziata subito una corsa contro il tempo a chi raccoglieva più materiale possibile; è stato stupendo coinvolgere amici, parenti, conoscenti, parrocchiani. Il Signore ha detto “chiedi e ti sarà dato” e così è stato, che grande miracolo! Nella grande cascina, messa a disposizione, oltre al container c’erano tantissime cose utilissime e ogni persona che arrivava portava un bel carico, chi in macchina, chi con un pulmino, chi a piedi! Eravamo davvero una bella squadra, con la voglia di lavorare, di divertirci e conoscerci meglio; questo ci ha permesso di fare piccole fatiche condivise senza neanche rendersene conto. A metà giornata i padroni di casa ci hanno offerto un pranzo da favola che ci ha ridato tutte le energie per continuare. Il tempo passava ma il materiale da caricare non diminuiva mai e il difficile era incastrare il tutto per occupare bene ogni spazio. A fine giornata il container era pronto per la spedizione con il suo bel carico... Una bella giornata da ricordare. “Quello che noi facciamo è solo una goccia nell'oceano ma se non lo facessimo l'oceano avrebbe una goccia in meno”. Grazie a tutti! Laura

"E' stata una gioia poter partecipare e coinvolgere amici e colleghi in questa raccolta." Stefania

"7 marzo...un occasione per fare del bene facendo del bene sopratutto a se stessi!....Certo lavoro,ma condivisione,gioia e tanta, tanta serenità! GRAZIE" Azzurra

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Cari ragazzi che seguite appassionatamente progetti, missioni e quanto ad esse correlato, è ora che qualcuno vi metta al corrente di quanto succede nella casina VOICA a Roma, la vostra casa, quella dei volontari!

Come saprete, la nostra Silvia si è trasferita…sì, è così! Nessun “ci ha lasciato” o “se n’è andata”, semplicemente ha seguito la sua strada e il suo cuore che l’hanno riportata al suo bel paesello, in provincia di Brescia. “Complimenti Zampa per il coraggio dimostrato nelle scelte e grazie per averci accompagnato durante questi 2 anni!” In ufficio con sr. Pat, la mamma di chiunque decida di far parte della famiglia, ora c’è Federica (o capitan fede, per gli amici stretti!)! Tornata dai due anni spesi, in Egitto il primo e in Sudan il secondo, non se l’è sentita di “tagliare il cordone ombelicale” col mondo missionario; ha deciso di rimanere qui a Roma, di dare una mano al Voica e a voi tutti che siete sempre più affamati di testimonianze, spunti di riflessione, risposte alle esigenze dell’ anima..

Ma, andiamo avanti con la carrellata ora e vediamo chi c’è nella saletta adiacente: è Diggy ! La ragazza più pazza delle Filippine!!! La sua allegria e il suo sorriso sono contagiosi e mettono a proprio agio anche i volontari più timidi e riservati. Collabora alla redazione del giornalino e alla formazione di quanti si preparano a salpare per la missione. Parla inglese, francese e italiano (pure il dialetto bresciano!) e impartisce anche lezioni di lingua. Non solo, si diletta spesso in cucina preparando pietanze intercontinentali molto appetitose! A tenerci compagnia ci sono Michela e Dario, quasi pronti a partire per il Brasile (Praia Grande) dove servi-ranno per due anni lei, per sei mesi lui . Anche loro non se la cavano affatto male ai fornelli… ci mancheranno!!!

Michele invece, tornato lo scorso dicembre, dopo il biennio brasilero (Praia) ha deciso di riprovarci! Partirà infatti a breve per il Togo. Sta quindi passando il portoghese ai due nuovi pionieri dell’ America Latina e studiando il francese con Adolfo, l’ultimo arrivato nella tribù Voica che si dedicherà per un me-setto circa alla missione congolese.

Ma c’è anche chi passa semplicemente per salutarci, spinto forse da un pizzico di nostalgia! Il primo week end di Febbraio, infatti, ci hanno raggiunto due “vecchi” amici, tornati entrambi dal Congo a dicembre dove hanno trascorso un anno. “Cari Fausto e Patricia, grazie mille della vostra visita, delle vostre testimonianze, del cuore grande che avete dimostra-to attraverso la semplicità delle vostre azioni e parole.”

Il venerdì sera, solitamente, andiamo a dare una mano alla Caritas dove circa 500 persone trovano un pasto completo, un ambiente accogliente e caldo e uno “staff” giovane e allegro che, oltre al servizio ai tavoli, si presta all’ascolto delle loro storie di vita. Questo è quanto succede da queste parti, cari ragazzi e tra una lezione e un'altra, un articolo e una traduzione, si trova anche il tempo per altri “lavoretti” quali, per esempio, lo smistamento di medicinali che andremo a caricare nel container in partenza per il Togo il 7/03. Per ora è tutto, ma prometto di ritornare e di tenervi aggiornati circa i prossimi sviluppi! Augurandoci di vedere qualche volto nuovo, vi aspettiamo…. Prossimo incontro per il volontariato estivo il 22 marzo. Pensateci! Noi ci saremo!!! A presto! Il Team VOICA P.S. “Dar” significa casa in arabo!

*Dar دار

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Fin dai giorni della mia infanzia, la canzone che continuo a ripetermi è sempre stata.. Qualsiasi cosa facciate al più piccolo dei miei fratelli, l’avrete fatta a me. (Mt 25:40) Avevo fame, mi avete dato da mangiare. Avevo sete, mi avete dato da bere (Mt25:35) Ora entra nella casa del Padre mio.

Per cominciare, mi imbarazza ammettere che non sono stata una fedele cristiana fin dall’infanzia. Non ero entusiasta dei riti della liturgia Eucaristica né alimentavo la mia crescita spirituale frequentando il catechismo e i corsi estivi di studio della Bibbia. Non riuscivo a riflettere su me stes-sa, dato che sono rimasta spiritualmente analfabeta per anni. È una vergogna che non abbia mai colto l’opportunità di capire l’amore che il Padre ci dona in abbondanza, a prescindere dal nostro carattere. Lui ha sopportato pazientemen-te tutti i miei peccati, che erano sufficienti a trafiggergli il cuore ancor più in profondità e a premere le spine sul suo capo fino a farne uscire il sangue. Cercavo così disperatamente il vero amore tra le persone, che non mi sono mai preoccupata di notare il suo cuore meraviglioso, pieno di grazia e di misericordia, amorevole e premuroso, e le sue mani spalancate per accogliere il nostro arrivo. Piuttosto sono finita con il cuore spezzato dal dolore, e mi sono guardata intorno in cerca di un rimedio per guarire le ferite. E lì c’era Lui, ad offrirmi un abbraccio così caldo e affettuoso da perdonare tutti i miei peccati. Ho messo la mia vita nelle sue mani e ho cominciato a camminare senza paura verso le tenebre dell’esistenza. Un viaggio di un anno mi ha mostrato misteri luminosi e bellissimi, alcuni dei quali vorrei condividere: 1. Dio ci benedice con le sofferenze affinché stiamo abbastanza bene da pregare per implorare pietà e grazia attraver-so le preghiere, quando ci imbattiamo nella sofferenza nella vita degli altri. Per di più, possiamo anche essere di aiuto con i fatti. I fatti contano più delle parole. 2. Bisogna accettare le persone per come sono in ogni momento del nostro viaggio. Meglio dimostrare di essere un esempio vivente del Padre, perdonando i nostri cari e accogliendoli in un abbraccio caldo, nonostante le ferite che a volte ci procurano quando non si rendono conto del nostro amore per loro. Potrebbe capitarci spesso di restare feriti da persone che ignorano il nostro amore. Ad ogni modo, possiamo scegliere di scacciare questi sentimenti aspri e ringraziare queste persone per le loro buone azioni nei nostri confronti. Condividere le nostre benedizioni spirituali alimenta una crescita migliore in noi stessi e negli altri. Condividere la nostra forza interiore con gli altri potrebbe raddrizzare la loro vita offuscata. Condividere i talenti con cui Dio ci ha benedetti potrebbe compiere meraviglie nella vita degli altri. Il miglior modo che mi viene in mente per spendere il mio tempo “per Lui” (seguendo i suoi insegnamenti), e la mia vita “con Lui” (attraverso la preghiera) è tramite il servizio volontario per le persone bisognose, assetate di aiuto fisico e mentale. Questo mi ricorda la splendida preghiera per avvicinarsi a Dio che insegnano nella nostra chiesa. Giorno per giorno, o Signore, tre cose ti chiedo: di vederti più chiaramente, di amarti più pienamente, di seguirti più da vicino, giorno per giorno. Era ben chiaro che non sarei riuscita a raggiungere quella vita, senza la Sua presenza e le benedizioni dello Spirito Santo. Mentre cercavo di qua e di là il posto giusto, mi sono imbattuta nel Voica attraverso la cartella RISPOSTA e mi sono offerta come volontaria a tempi lunghi. Per favore, ricordateci nelle vostre preghiere affinché siamo degni della Sua volontà, degni di spargere in tutto il mondo il suo amore e la sua premura. Mi piacerebbe concludere le mie parole con un’altra stupefacente canzone di Daniel O’Donnell che ho sentito ultimamente. Io, il Signore del cielo e della terra, Ho udito il grido del mio popolo Tutti coloro che abitano nelle tenebre e nel peccato La mia mano salverà: Io che ho creato le stelle e la notte Farò risplendere l’oscurità Chi porterà loro la mia luce? Chi manderò? Eccomi Signore, Sono io, Signore? Ho udito il tuo richiamo nella notte. Andrò, Signore, se tu mi guidi, Stringerò il tuo popolo al mio cuore. Mi delizia è fare la tua volontà, o mio Dio; la tua legge è nel mio cuore - Salmo 40:8 Castus Rebecca Xavier

Rebecca

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Il Baobab è un albero poco consapevole del tempo e delle critiche di chi lo tocca passandogli accanto. È un albero nodoso che cresce fino a raggiungere proporzioni gigantesche, in apparenza una cosa sconfitta, con poca acqua e poco nutrimento di ogni tipo, costretta a cercare conforto scavando in profondità nella terra martellata dal sole. E quando viene schiacciato con forza, continua a mangiare letteralmente la polvere, senza raddrizzar-si… a volte, non dobbiamo rialzarci e cercare un nuovo posto, ma piuttosto costruirci una casa lì dove siamo. Il

Sono passati già più di due mesi dall’ ultima S. Messa in arabo. La solida cattedrale di El Obeid, nel Sudan mussulmano del nord, si trasforma ogni domenica in una colorata campana di vetro dentro la quale ognuno di noi si sente LIBERO, libero di pregare. I cristiani che si radunano nei centri di spiritualità, sparsi in pochi villaggi, (la Chiesa fa innumerevoli sforzi, ma non riesce a raggiungere tutti per vari motivi, purtroppo), sono i sudanesi considerati “feccia”, disprezzati dai loro fratelli dalla pelle chiara del loro stesso Paese, che vorrebbe potersi dichiarare arabo e mussulmano,ma non africano e in parte cristiano. Solo qui, davanti al grande affresco in cui S. Daniele Comboni e S. Giuseppina Bakhita stanno ai piedi del trono della Beata Vergine Maria col bambin Gesu’, solo qui mi sento in Africa! E’ strano, dite?! Ma è l’unico posto in cui posso stare con i neri, coloro per i quali sono qui, stringere le loro mani, sentire le loro storie, i loro bisogni, e dar loro quanto il mondo gli nega: ascolto, conforto e speranza. Camice e abiti dai colori sgargianti si sostituiscono per un attimo alle bianche jalabie (camicione degli arabi) mentre i canti, i balletti dai tipici passi di danza tribale e le preghiere escono dalla bocca di tutti con solennità e orgoglio; sì, quello di essere cristiani e di poterlo esprimere . E’ qualcosa che non ho mai provato prima. Suona come una boccata di ossigeno dopo un momento interminabile di apnea forzata. Quando alzi la testa dall’ acqua il gusto di quella respirata non è indifferente! E’ vitale e serve per le immersioni seguenti. Il coinvolgimento è totale e la concentrazione non lascia spazio ad altro che non alla preghiera. La minoranza etnica alla quale apparteniamo ci fa sentire uniti, attraverso il mistero della Resurrezione, a tutto il mondo cristiano, che ora sembra proprio essere lì con noi, a sostenerci, a ricordar-ci che i perseguitati in nome del Signore un giorno saranno beati. La voce del muezzin propagata dai megafoni della moschea di fronte irrompe durante l’ offertorio, quasi a volerci riportare coi piedi per terra, a ricordarci che fuori di lì rispetto e libertà non saranno il nostro pane quotidiano e dovremo accettare nuove provocazioni, molestie e umiliazioni. Osservo i ragazzi del coro nei banchi davanti al mio; sembrano non sentire l’intrusione di questa voce. Alzo gli occhi e mi conce-do un altro respiro profondo. Al termine della celebrazione, ci si riversa nel cortiletto esterno per i saluti; mi trovo immersa in un mare di sorri-si, dove branchi di mani si intrecciano, si stringono, si abbracciano. Guardo la gente uscire nella strada polverosa che, sotto il sole rovente, si avvia verso casa, a piedi. Se ne vanno via lentamente, in pace, custodendo gelosamente le croci che portano al collo, dimenticandosi per un attimo quella che pesa sulle loro spalle. Federica Maifredi, VOICA, Roma

Pellegrinaggio sui passi di Comboni

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Baobab non punisce, ma viene punito. Eppure sa, come tutte le creature del Sudan, che troverà redenzione almeno nella breve primavera, anno dopo anno. O misterioso Gesù, nascosto nel profondo delle nostre anime, fa’ che troviamo il coraggio di sca-vare profondamente nella terra arida e sgretolata del nostro cuore, come fa l’umile Baobab. Fa’ che ti invitiamo a farci una casa proprio dove siamo ora, e ti chiediamo di generare una primavera perenne. Benedici le creature sofferenti del Sudan con questo simbolo di forza e sopportazione e porta pace e conforto a questa regione. -Nicole Roskowski

Si impone la domanda: in che cosa consiste la speranza che offre « redenzio-ne »? Il nucleo della risposta è dato nel brano della Lettera agli Efesini: gli Efesini, prima dell'incontro con Cristo erano senza speranza, perché erano « senza Dio nel mondo ». Giungere a conoscere Dio – il vero Dio – questo signi-fica ricevere speranza. Per noi che viviamo da sempre con il concetto cristiano di Dio e ci siamo assuefatti ad esso, il possesso della speranza, che proviene dall'incontro reale con questo Dio, quasi non è più percepibile. L'esempio di una santa del nostro tempo può in qualche misura aiutarci a capire che cosa significhi incontrare per la prima volta e realmente questo Dio. Penso all'africana Giuseppina Bakhita, canonizzata da Papa Giovanni Paolo II. Era nata nel 1869 circa – lei stessa non sapeva la data precisa – nel Darfur, in Sudan. All'età di nove anni fu rapita da trafficanti di schiavi, picchiata a sangue

e venduta cinque volte sui mercati del Sudan. Da ultimo, come schiava si ritrovò al servizio della madre e della moglie di un generale e lì ogni giorno veniva fustigata fino al sangue; in conseguenza di ciò le rimasero per tutta la vita 144 cicatrici. Infine, nel 1882 fu comprata da un mercante italiano per il console italiano Callisto Legnani che, di fronte all'a-vanzata dei mahdisti, tornò in Italia. Qui, dopo « padroni » così terribili di cui fino a quel momento era stata proprietà, Bakhita venne a conoscere un « padrone » totalmente diverso – nel dialetto veneziano, che ora aveva imparato, chia-mava « paron » il Dio vivente, il Dio di Gesù Cristo. Fino ad allora aveva conosciuto solo padroni che la disprezzavano e la maltrattavano o, nel caso migliore, la consideravano una schiava utile. Ora, però, sentiva dire che esiste un « paron » al di sopra di tutti i padroni, il Signore di tutti i signori, e che questo Signore è buono, la bontà in persona. Veni-va a sapere che questo Signore conosceva anche lei, aveva creato anche lei – anzi che Egli la amava. Anche lei era amata, e proprio dal « Paron » supremo, davanti al quale tutti gli altri padroni sono essi stessi soltanto miseri servi. Lei era conosciuta e amata ed era attesa. Anzi, questo Padrone aveva affrontato in prima persona il destino di essere picchiato e ora la aspettava « alla destra di Dio Padre ». Ora lei aveva « speranza » – non più solo la piccola speranza di trovare padroni meno crudeli, ma la grande speranza: io sono definitivamente amata e qualunque cosa accada – io sono attesa da questo Amore. E così la mia vita è buona. Mediante la conoscenza di questa speranza lei era « redenta », non si sentiva più schiava, ma libera figlia di Dio. Capiva ciò che Paolo intendeva quando ricordava agli Efesini che prima erano senza speranza e senza Dio nel mondo – senza speranza perché senza Dio. Così, quando si volle ripor-tarla nel Sudan, Bakhita si rifiutò; non era disposta a farsi di nuovo separare dal suo «Paron». Il 9 gennaio 1890, fu battezzata e cresimata e ricevette la prima santa Comunione dalle mani del Patriarca di Venezia. L'8 dicembre 1896, a Verona, pronunciò i voti nella Congregazione delle suore Canossiane e da allora – accanto ai suoi lavori nella sagrestia e nella portineria del chiostro – cercò in vari viaggi in Italia soprattutto di sollecitare alla missione: la liberazione che aveva ricevuto mediante l'incontro con il Dio di Gesù Cristo, sentiva di doverla estendere, doveva essere donata anche ad altri, al maggior numero possibile di persone. La speranza, che era nata per lei e l'aveva « redenta », non poteva tenerla per sé; questa speranza doveva raggiungere molti, raggiungere tutti. (Spe Salvi 3)

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Ciao a tutti! SONO TORNATO! Ebbene sì, due anni sono già passati, sono due giorni che sono in Italia a Roma ma ho l'impressione di non essermi mai spostato da qui. Il Brasile mi sembra già lontanissimo nel tempo e nello spazio. È una sensazione veramente strana, il tempo sembra letteralmente volato, mi sembra di non essere mai partito ma nello stesso tempo, se mi fermo a pensare, mi vengono alla mente tantissimi momenti felici passati in Brasile ed una forte nostalgia inesorabil-mente mi assale. Nella mia mente c'è un susseguirsi di volti sorridenti di adulti e bambini che hanno fatto parte della mia vita per lungo tempo e la maggior parte dei quali li sentivo come se fossero miei parenti stretti; luoghi tropicali in cui vivevo, che a volte mi ricordavano documentari visti in televisione in Italia che sempre mi affascinavano tanto (immaginate l'emozione a vederli dal vivo) senza parlare delle tantissime esperienze vissute che mi rimarranno scolpite nella memoria per lungo tempo. Tutto questo è stato per me il Brasile e la mia esperienza missionaria di questi due anni, per cui penso che mi possiate capire quando dico che una grande nostalgia mi sta stringendo il cuore e che nonostante sia appena arrivato già sto programmando un futuro ritorno che spero sia molto prossimo. Tornando alla missione vorrei innanzitutto ringraziare di cuore tutti coloro che hanno contributo sia da un punto di vista economico, che spirituale alla realizzazione di questo progetto. Mi dispiace di non aver dato tantissime notizie soprattutto ultimamente ma è stato un periodo molto ricco di avvenimenti che si sono succeduti a ritmo serrato e che non mi lasciavano neanche il tempo di pensare a cosa si stava facendo, ma adesso a mente lucida posso ripercorrere con calma questi avvenimenti e farvi un piccolo riassunto dei fatti degli ultimi tempi e dei progetti realizzati. I soldi inviati alla missione sono stati utilizzati soprattutto per quattro progetti, due di carattere strutturale e due di caratte-re sociale. Cominciamo da quelli strutturali innanzitutto. Come scritto nel progetto di quest'anno abbiamo ristrutturato il muro di cinta dell'oratorio che era piuttosto pericolante, è stato rinforzato a dovere e adesso è decisamente più stabile e sicuro; inoltre abbiamo riformato anche il campo che adesso grazie ad un bellissimo prato d'erba sarà possibile utilizzarlo anche dopo abbondanti piogge (cosa molto frequente in quella regione del Brasile). La seconda opera strutturale non era in programma ma è stata necessaria per adempiere alle norme igienico sanitarie, ovvero due fosse biologiche una per il salone che usiamo soprattutto per l'oratorio e l'altra per la cappella Santa Bakhita che è ad uso della comunità per le celebrazioni domenicali, la catechesi e il rosario del giovedì, ma fa comunque parte della struttura canossiana.

Passiamo ora ai due progetti di carattere sociale che sono stati ovviamente quelli che hanno dato maggio-ri soddisfazioni da un punto di vista umano. Nel mese di Novembre come premio a quei bambini che più partecipavano alle nostre attività durante l'anno (sia alle attività ludiche ma anche a quel le rel igiose) abbiamo portato 20 bambini maschi e femmine tra i 10 e i 13 anni a Rio de Janeiro per quattro giorni. Immaginate la gioia di questi bambini di andare in un posto che fino a quel momento conoscevano solo per mezzo della televisione e inoltre per molti di loro era anche la prima volta che stavano fuori di casa senza genitori per un periodo così lungo. Mi sembra superfluo sottolineare quanto sia stato emozionante e divertente per loro questa gita che sicuramente

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rimarrà impressa nella loro memoria per molto tempo, basti pensare che qualcuno a distanza di un anno ancora mi raccontava con tanta gioia e nostalgia della prima gita che avevamo fatto insieme ad Ilha Bella che era durata solo due giorni e in un posto deci-samente meno famoso. Senza dubbio questa di Rio de Janeiro farà parlare di sè per tanto tempo ancora. Per ultimo (ma solo in ordine di apparizione) per il Natale è stata organizzata l'ormai rino-mata festa di chiusura delle attività della comunità Bakhita, ma quest'anno è stata organizzata in maniera diversa dal solito. Oltre a distribuire cibo e bevande, è stata offerta la possibilità di divertirsi con alcuni giochi, tra cui grandissimo successo ha avuto la piscina gonfiabile, per giocare al calcio saponato, affittata con i soldi dei progetti estivi. È stato un grandissimo successo che ha soddisfatto tantissimo sia i patrocinatori locali che hanno offerto gli alimenti e alcuni regali, ma soprattutto tutti i bambini del quartiere che hanno trascorso un giorno intero a divertirsi come matti tanto da non avere più voglia di tornare a casa. La cosa secondo me più bella è che grazie all? idea di Madre Amelia di dare dei soldi falsi durante un mese a tutti quei bambini che partecipavano alle attività dell'oratorio, ma anche alle messe e ai rosari, i bambini hanno potuto comprarsi con i loro soldi guadagnati tutto ciò che volevano per quel giorno e, ovviamente, tutti coloro che più parte-cipavano sono stati in grado di approfittare di tutto ciò che c'era e in abbondanza. Direi di aver già scritto abbastanza! mi dispiace di non avervi dato notizie per molto tempo ma questo è un po' il riassunto di tutto ciò che è successo tra Agosto e Dicembre. In chiusura, oltre ai doverosi auguri di un Felice Natale, anche se in ritardo e di un prospero anno nuovo, vi lascio con una notizia che penso sorprenderà molti: è mia intenzione continuare la mia esperienza missionaria, solo che si sposta la mia destinazione, ovvero AFRICA. Lo stato ancora non mi è chiaro in testa ma spero presto di avere un'il-luminazione. Questo per dire che dopo il 2 di gennaio ma solo fino al 10 sarò di nuovo a casa (dei miei genitori a Vimercate) ma poi tornerò qui a Roma per prepararmi con la lingua francese e per insegnare il portoghese alla prossima volontaria che andrà in Brasile.

Un grande abbraccio e un bacione a tutti voi, a presto Michele Minunno

06 39375103 o scrivici [email protected]

Michele e i bambini durante l’”agosto feliz”

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Sono ormai passati più di tre mesi dal giorno della mia partenza prematura da Aru, D.R. Congo, quando ho dovuto lasciare la missione per ricevere cure mediche negli Stati Uniti. Ancora oggi continuo ad analizzare l'esperienza vissuta durante i 14 mesi di missione passati nel cuore dell'Africa, in questo piccolo paese circondato da verdeggianti colline, punteggiato da capanne con i tetti di paglia. Aru era un mondo così diverso dal mio in Colorado, ancor oggi mi stupisco che entrambi possano coesistere nello stesso tempo. Che cosa ho imparato vivendo in quest'altro mondo? La lezione che ho imparato può essere riassunta abbastanza bene, nel ritornello di una canzone scritta da Richard Mullins:

Noi non siamo così forti come pensiamo di essere. Siamo fragili. Siamo fatti in modo meraviglioso ma siamo anche pieni di paure. Forgiati nel fuoco delle passioni umane, Soffocati dal fumo di una furia egoista. E con questi nostri inferni e paradisi così poco separati da noi Dobbiamo essere così tremendamente piccoli, e non così forti come pensiamo di essere. Una delle mie preghiere durante la missione era quella di stare in un luogo dove avrei potuto essere più vulnerabile di fronte a Dio, e perciò più aperta alla sua volontà nella mia vita. Io ho ottenuto molto più di ciò che ho chiesto! Ad Aru, mi sono sentita tremendamente vulnerabile: fisicamente, emotivamente, spiritualmente e socialmente. Io volevo essere forte, auto-sufficiente, efficiente, indipendente? Era sconfortante scoprire, che nonostante tutti i miei sforzi, non potevo essere me stessa da sola, non potevo servire gli altri da sola, e non potevo sopravvivere senza la provvidenza di Dio. Naturalmente, non solamente ad Aru io ho avuto bisogno di Dio e degli altri, ma è lì che Dio mi ha toccato e mi ha inse-gnato questa lezione di umiltà, tra gli altri, per sperimentare la sua grazia costante. Io sono grata per aver avuto la possi-bilità di servire come volontaria VOICA e continuerò a pregare per il coraggio e la grazia dei volontari che stanno ser-vendo ad Aru e in tutte le altre missioni Canossiane sparse per il mondo. Patricia Pipkin

Fin da piccolo ho sempre sognato l’Africa, questo enorme continente imbevuto di sangue e di miseria. Ho sempre pensato di provare un’esperienza missionaria per dare una mano a chi non ha mai avuto il privilegio di vivere una vita dignitosa. Certo è facile dire “poverini” stando a casa con la pancia piena e i piedi caldi. Così l’anno scorso dopo la scomparsa di mia madre, ho sentito il forte sentimento della partenza. E’ stato il VOICA a bussare alla mia porta dopo tante richieste, ricordo ancora la voce di Sister Pat che mi diceva: (cont. a pg 13)

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La missione nella Repubblica Democratica del Congo è in costante espansione, cambiamento, e miglioramento. Alcuni dei progetti che stiamo attualmente sostenendo includono il supporto ad una scuola materna, una scuola ele-mentare, una scuola media, una clinica medica, una fatto-ria, un panificio, un centro per l’utilizzo dei computer, e un internet café. Non c’è bisogno di sottolineare che non ci annoiamo mai. Il nostro progetto più recente è la costruzio-ne di una biblioteca pubblica per gli studenti e per la comu-nità di Aru. Questo progetto è partito alcuni anni fa quando i volontari del VOICA hanno cominciato a conoscere una famiglia locale. Il padre aveva cercato di creare una biblioteca pub-blica ad Aru per anni ma con poche risorse a disposizione. Nel 2008 quest’uomo è morto e le suore insieme ai volonta-ri del VOICA hanno deciso di prender parte a questo pro-getto oltre agli altri già in vigore nella missione. Il progetto è partito lo scorso anno per questo centro che conterrà libri, computer, locali per l’ascolto di musica, per la visione di film, e un centro di studio. Questo centro sarà una grande risorsa per gli studenti e la comunità. Molti studenti si sforzano di dividersi tra gli impe-gni scolastici e le responsabilità che hanno in casa. Ritornano da scuola e devono fronteggiare il lavoro e prendersi cura della loro famiglia fino a tarda sera. Senza elettricità per la luce è molto difficile per gli studenti studiare e portare a termine i compiti con il buio. Con i pannelli solari in questo centro saremo in grado di offrire agli studenti un luogo per studiare e lavorare per più ore durante il giorno. Con il completamento del centro, i computer e l’internet café troviamo che, grazie a queste risorse, abbiamo abbastan-za spazi nella struttura esistente per avere una biblioteca efficiente. Questo farà risparmiare sui costi della costruzione e permetterà ad una persona di poter usufruire sia di un centro di computer che della biblioteca. Ora, abbiamo solo bisogno di libri! Attraverso la raccolta di libri, fondi e donazioni generose abbiamo già 4 computer portatili, 5 lettori CD, un proiettore, un lettore DVD, e più di 500 libri da collocare in biblioteca. Speriamo di continuare a costruire la nostra collezione di libri e aumentare le nostre risorse, ma abbiamo bisogno di aiuto! Stiamo cercando libri, CD, DVD, e programmi educativi per computer in Francese. Ora, siamo in procinto di costruire gli scaffali e fare un inventario dei libri e contiamo di aprire la biblioteca al pubblico entro i prossimi mesi. Vi chiediamo il vostro supporto e le vostre preghiere durante que-sto periodo di sviluppo della missione! Grazie, e che Dio vi benedica!

Elizabeth Ruginis Aru, Dem. Rep. of Congo

(cont. da pg.12) “potresti andare un mese in Congo, là servono i muratori”. Che emozione, il mio cuore impazziva, io semplice e piccola goccia, pronta a tuffarsi nel-l’immenso oceano per dare il mio contributo! E così eccomi qui, dieci giorni di formazione nella casa del VOICA, un’esperienza comuni-taria intensa, basata sulla fede e sulla condivisione, valori importantissimi che vanno via via scemando in questa nostra realtà fatta di ricchi epuloni. Voglio ringraziare Sister Pat e tutti i ragazzi con i quali ho vissuto questi splendidi giorni.

Spero di essere pronto ad andare come ultimo tra gli ultimi, come Gesù, poiché Lui ha sempre amato i poveri e i derelitti e l’ha dimostrato nascendo in una stalla e

“Morendo” sulla croce. Adolfo Rizzi

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Sia lode a Dio, Padre del Signore Nostro Gesù Cristo! Nella Sua grande misericor-dia ci ha fatto rinascere nella speranza viva attraverso la resurrezione dai morti di Gesù Cristo. (Ebrei 11:1) Gesù è morto a causa del suo amore abbon-dante per tutti noi ed è risorto per rafforzare la nostra fede e perché noi possiamo davvero credere che Lui è sempre con noi, dandoci così la speranza che c’è vita dopo la morte. Ma qual è il vero significato della SPERANZA, specialmente nei periodi di instabilità delle nostre vite? La speranza è la fede. Senza speranza non c’è fede. La fede senza la speranza non è niente.

E c’è davvero speranza quando vediamo una scintilla

di luce in mezzo alle tenebre. La speranza è presente quando, dopo aver perso qualcosa o qualcuno di prezioso, continuiamo a credere che verrà qualcosa o qualcuno di meglio. La fiducia in Dio ci porta a sperare nell’arcobaleno, quando attraversiamo un periodo di tempeste. In altre parole, la Speranza ci aiuta a credere che “Quando si chiude una porta, si apre un porto-ne” (come dice Alexander Graham Bell) e che tutto accade per una buona ragione. Sì, la speranza è viva quando crediamo che c’è vita dopo la morte! Potrebbe capitarci a volte di sentirci scoraggiati. Ma sta a noi gestire la situazione. Anch’io in alcuni momenti della mia vita ho provato un senso di desolazione, ma non le do un posto nel mio cuore. Non la cullo né la alimento, neanche nei miei pensieri. Possiamo essere tormentati da tanti problemi nel corso della nostra vita. Ma potremmo considerarli delle occasioni per crescere nella fede, che è il modo migliore di credere come persone. Non dobbiamo vedere solo il lato negativo della vita, perché la vita è come un albero che attraversa tutte e quattro le stagioni.

La primavera, quando tutto è fresco e nuovo, pieno di magnifici boccioli. L’estate, con fiori variopinti e frutti dolci, anche se a volte è arida. L’autunno spoglio e senza vita, quando le foglie cadono a terra. Il tetro inverno quando tutto ci sembra vuoto.

Non lottiamo con la vita, seguiamola dove ci conduce. “Dato che la vita è un viaggio, godiamoci la corsa.” Le diverse esperienze che facciamo in ogni stagione della nostra vita ci insegnano tutte qualcosa. Perciò non possia-mo giudicare la vita da una sola stagione. Queste esperienze ci aiutano a rafforzarci e a restare saldi anche nelle peggiori tempeste della nostra vita. A volte non riusciamo a capire perché succedono certe cose. Non dobbiamo capire tutto; dobbiamo solo avere fede in Dio. “Se ci ha portato fin qui, di sicuro ci aiuterà a superare questo momento.” La speranza è il dono perfetto per tutti noi, specialmente per coloro che soffrono e attraversano periodi difficili. Conti-nuare a sperare non è mai vano, neanche nelle circostanze più disperate e nella tempesta più violenta. Teniamo a mente che il raggio della speranza brilla attraverso le nuvole di ogni temporale. Non scoraggiamoci, perché con Dio c’è sempre speranza. Continuiamo a credere in Lui e a sperare anche quando non c’è ragione di farlo. Perciò, di fronte alle sfide, fissiamo sempre lo sguardo su Dio, la Primavera della Speranza! Possa il tuo amore essere sempre con noi, Signore, perché in Te riponiamo la nostra fiducia. (Sal 33:22)

Digna P. Esguerra, VOICA, Roma La fiducia in Dio ci porta a sperare nell’arcobaleno,

quando attraversiamo un periodo di tempeste.

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Non avrei mai immaginato di poter partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù, considerando poi che mi trovavo a El Obeid (Sudan) come volontaria Voica. Mai mi sarei aspettata di poter mostrare al mondo intero i volti, i sorrisi e la fede delle persone meravigliose con cui, da tempo ormai, condividevo giornate sabbiose, infuo-cate dal sole rovente, in una terra ostile, sopratutto ai cristiani. Non sono in grado di esprimere a pieno cosa ha significato per me questa esperienza; posso solo chiedervi di immaginare! Sono coi miei fratelli sudanesi africani, coloro i quali sono disprezzati, vittime dei loro stessi connazionali che si ritengono però arabi, assolutamente non africani e servi di Allah. Sono una pulce bianca, attorniata da circa 40 giovani, ragazze e ragazzi altissimi e nerissimi. Nonostante questo mi sento una di loro perché mi fanno sentire una di loro e, forse, dopo 18 mesi di convivenza coi sudanesi, un po’ lo sono davvero! Mi coccolano, mi incita-no, mi insegnano le canzoni che cantiamo insieme nei cortei o nei bus. In due soli giorni, don Santino (il leader) mi fa capogruppo e, con la bandierina dai colori di una libertà mai vista, me li porto in giro, tra Opera House e Harbour Bridge, da una celebrazione eucaristica di fronte all’oceano, ad una via Crucis per le vie del centro. L’entusiasmo è tale da farmi sentire come alla prima gita della mia vita. E’ quasi soprannaturale l’aria che respi-riamo, il profumo è di quelli che ti ricordano l’infanzia. Potete ricordare voi, il vostro primo gelato? La prima volta che avete visto il mare? La prima volta al ristorante? Come vi siete sentiti? Io ho potuto riassaporare e riva-lutare tutto questo grazie a loro, ai ragazzi del conteso Sud Su-dan, dove non esistono scale mobili e nemmeno monopattini, ma dove l’essere cristiano conta sopra ogni cosa, dove la fede viene difesa coi denti e pagata col sangue, ma mai accantonata. Per chi non ci è mai stato, in questa terra così contraddittoria, risulterà difficile capire. Pensate solo che metà di essa (Nord) è mussulmana ed abitata in preva-lenza da arabi, mentre il Sud è animista e cristiano; il governo centrale di Khartoum impone al popolo la legge islamica che vorrebbe estendere su tutta la regione. Risultato: al nord non c’è libertà di professare apertamente il nostro credo e al Sud si è fatta la guerra per 20 anni, finita solo nel 2005. Ora però, siamo qui, in Australia, liberi!, per le strade possiamo cantare “Jesus loves me” , inneggiare a Bakhi-ta e a Comboni senza paura, e si intravede quasi un raggio di speranza toccare la “nostra” bandiera, cosi diffi-cilmente identificabile dalla moltitudine di pellegrini presenti. Mai prima d’ ora ho sentito il dono della fede esse-re tanto prezioso. Il tema del pellegrinaggio è: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”. Quest’ ultima parola rimbomba nella mia testa. Nel mio cuore si accende il desiderio di esserlo concretamente, ora, qui, come pure a El Obeid dove tornero’ tra pochi giorni o in Italia, tra 5 mesi. Testimoniare l’amore del Padre,che è padre di tutti, bianchi e neri, che si è fatto uomo passando attraverso la carne di una donna e che tutt’ ora ci invita a “farlo passare”, ad essere i suoi “fili conduttori”. Possiamo essere tutti suoi testimoni. Allora, “facciamoLo girare” ragazzi, così da mantenerlo ancora vivo in mezzo a noi. Siamo in tempo di Quaresima, incrementiamo quei gesti di carità e solidarietà che spesso riman-gono “intrappolati” tra un impegno lavorativo e una festa di compleanno. La Pasqua sarà una gran festa allora, proprio come la si celebrerà in Sudan, anche se solo nel cuore dei nostri fratelli neri. Federica Maifredi

Federica con i giovani del Sudan alla GMG 2008 a Sidney

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Ecco il calendario degli incontri di preparazione per il Volontariato Internazionale Estivo 2009. Gli incontri si svolgono a Brescia per i volontari del Nord Italia e a Roma per quelli del Centro-Sud. L'evento

del 30 maggio-2 giugno 2009 è per tutti i volontari da tutta Italia, ci riuniremo in forma plenaria. 8 Marzo 2009 - dalle 9.00 alle 16.00 Brescia, Via San Martino, 13

22 Marzo 2009 dalle 9.00 alle 16.00 Costalunga-Brescia, Via Valbottesa 19.

26 Marzo - dalle 20.00 alle 22.00 incontro di preparazione a Roma

5 Aprile 2009 dalle 9.00 alle 16.00 Costalunga-Brescia, Via Valbottesa 19

7 Aprile - dalle 20.00 alle 22.00 incontro di preparazione a Roma

26 Aprile 2009 dalle 9.00 alle 16.00 Costalunga-Brescia, Via Valbottesa 19

30 Aprile - dalle 20.00 alle 22.00 incontro di preparazione a Roma

10 Maggio 2009 dalle 9.00 alle 16.00 Costalunga-Brescia, Via Valbottesa 19 14 Maggio - dalle 20.00 alle 22.00

incontro di preparazione a Roma

30 Maggio-2 Giugno 2009 Costalunga-Brescia, Via Valbottesa 19.

Tre giorni di convivenza e formazione per tutti i volontari.

21 Giugno 2009 dalle 10.00 alle 15.00 Mandato Missionario

Costalunga-BS, Via Valbottesa 19. 25 Giugno - dalle 20.00 alle 22.00

incontro a Roma

29 Dicembre ’08 — Michele Minunno è tornato dal Brasile dopo due anni di servizio. 1-5 Gennaio ’09 — un gruppo di volontari ha celebrato il capodanno a Roma nella casa del VOICA 1-31 Gennaio — Sr. Pat ha fatto visita alla comunità VOICA in Togo 2 Febbraio — Federica Maifredi si è trasferita a Roma per aiutare in Ufficio VOICA. 5 Febbraio — Dario De Masi di Benevento è arrivato per la formazione tempi brevi, andrà in Brasile con Michela che presterà servizio a tempi lunghi (2 anni). 16 Febbraio — Adolfo Rizzi si è aggiunto al gruppo per imparare il francese e prepararsi per un mese di volontariato in Congo. 7 Marzo — abbiamo un grandissimo container per il Togo a Orzinuovi (Brescia). 8 Marzo— inizia la formazione per il volontariato estivo 2009. 14 Marzo—Michele Minunno parte per il Togo per un anno. 24 Marzo— Michela Periccioli e Dario De Masi partono per il Brasile .

Grazie mille per la vostra disponibilità e generosità! Che voi possiate con-dividere sempre con tutti l’amore di Dio ovunque voi siate.