In questo numero - Confindustria Sardegna Meridionale ... · n. 312 del 28/02/1975 ... pesta...

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Periodico edito dall’Associazione IndustrialiProvince della Sardegna MeridionaleCagliari, Carbonia-Iglesias e Medio CampidanoCONFINDUSTRIA

DirettoreAlberto Scanu

Direttore responsabileLaura Mameli

Progetto grafico Puntotif

Impaginazione e graficaAntonio Ingrassia

StampaGrafiche Ghiani S.S. 131 km.17.450 09032 Monastir

Produzione e Pubblicità IGIA srlvia Roma, 101 - 09124 Cagliari Anno XXXIII - Dicembre 2008Reg.Tribunale di Cagliarin. 312 del 28/02/1975

Sped. in A.P. 70 per cento Cagliari

Distribuzione gratuita www.assindca.it [email protected]

I testi sono stati rivisti da Tiziana Deonette, titolare della “Visto si stampi”

Editoriale 4 di Alberto Scanu

Intervista al presidente della Confindustria sarda 6

L’era del metano: la grande sfida ingegneristica 8 Roberto Potì, Galsi 10

Appalti pubblici: varate le modifiche e le integrazioni 12

Viaggio nelle officine Incerpi, parla Enrico Marrazzi 14

Alla scoperta della nostra regione e dell’Europa su gomma 16

Incontro con il presidente nazionale Simona Leggeri 17 Intervista con Giuliano Murgia 18 L’impegno e le iniziative di Alcoa 20 La responsabilità amministrativa 22

Donne e impresa: il fattore “D“ 24

I vertici regionali di Confindustria 25

Visita nello stabilimento Heineken 26 Karel: Tecnica e Professionalità 27

Vita Associativa 28

Impegno, decisionismo e serietà: anche così si affronta

l.m.

Il presidente Alberto Scanu, si chiede se stiamo per passare “da una sorta di mitizzazione del capitalismo a una sua repentina e ingiustificata demonizzazione”. Per il leader della Confindustria regionale, Massimo Putzu, “in li-nea di principio siamo contrari a un intervento pubblico in economia”. Basterebbero queste due frasi, che ritrova-te in servizi più ampi all’interno del giornale, per sottolineare come anche la nostra Isola sia investita dai temi eco-nomici e finanziari di rilievo nazionale e internazionale. Tra gli altri pezzi troverete argomenti “sempre verdi” per noi come il ruolo della ricerca nello sviluppo e nella competitività delle imprese, in un’intervista con Giuliano Murgia, presidente di Sardegna Ricerche, che conferma che la spinta va “in direzione dell’attivazione delle piattaforme tecnologiche” da estendere anche “nei settori manifatturiero e metalmeccanico”. A proposito di tecnologia e di politica che guarda al futuro, alcune pagine le abbiamo dedicate al progetto Galsi per la metanizzazione, con un’intervista al presidente Roberto Potì. Un progetto in fase avanzata di realizzazione e di importanza fondamenta-le per togliere alla Sardegna l’ostacolo che maggiormente frena la crescita e la diffusione delle imprese. Sempre più impresa fa rima con tutela e impegno per l’ambiente e il benessere dei territori sui quali sorge; anche l’Alcoa è sensibile al tema e attraverso le parole del suo nuovo direttore Sergio Vittori, vedremo quali sono state le ultime ini-ziative in questo senso del colosso dell’alluminio. Spazio alle piccole ma solide realtà dell’imprenditoria sarda come la Dedoni Travel e lo storico laboratorio ortopedico Incerpi. I Giovani edili hanno incontrato il loro presidente Simo-na Leggeri con la quale hanno discusso le strategie per il settore. Il ruolo, le capacità delle donne nel mondo del lavoro e gli incentivi per fare impresa sono stati trattati in un convegno a Cagliari. Porte aperte alla Heineken, di Macchiareddu, che produce anche la birra Ichnusa, l’azienda di audiovisivi Karel e la conferenza stampa orga-nizzata dalla Confindustria Sardegna sulle priorità sulle quali concentrare l’azione della Regione prima delle elezio-ni della prossima primavera, chiudono questo ricco numero di Industria Oggi.

una pesante crisi che toccherà tutti noi

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L’editoriale di dicembre

di Alberto Scanu

L’editoriale

Stanno riemergendo, in questo periodo nel qua-le la crisi finanziaria ed economica sembra voler travolgere e stravolgere l’intero pianeta, tesi, teo-rie, ideologie delle quali, fino all’altro giorno, sem-

brava dovesse rimanere traccia unicamente nei libri di storia. Con la caduta del muro di Berlino, l’apertura al mercato dei Paesi dell’ex blocco sovietico, della Cina e, addirittura, della Cuba post Castrista, sembravano or-mai metabolizzati, pur con variabili tipo Venezuela o Co-rea del Nord, concetti come libero mercato, concorren-za, e via dicendo. E invece sempre più numerose sono le voci che tendono a far sorgere il dubbio: il capitali-smo è fallito? È questa la domanda che, con sempre maggiore fre-quenza, emerge nei dibattiti, si legge nei giornali o capi-ta qua e là di sentire. Il quesito, alla luce del liberalismo, da molti definito “selvaggio”,che, in qualche modo, sembra aver governato l’economia mondiale negli ul-timi decenni ed alla luce del precipitare dei mercati fi-nanziari degli ultimi mesi, non sembra, in effetti, del tut-to peregrino e campato per aria. E la crisi che pervade il pianeta, spandendosi a macchia d’olio, colpendo an-che Paesi fino ad ieri insospettabili e considerati non a ri-schio sembra, in qualche modo, dare ragione ai soste-nitori della tesi. Ma è veramente così? Oppure siamo, come sempre più spesso accade in questa nevrotica ed esagerata società nella quale viviamo, al cospetto di un nuovo eccesso, opposto a quello che ha caratterizzato gli ultimi decenni? Siamo cioè in procinto di passare da una sorta di mitizza-zione del capitalismo ad una sua repentina ed ingiustifi-cata demonizzazione?Come sempre non esiste una verità incontrovertibile e nessuno può dire di avere la ricetta capace di guarire questo nostro mondo da ogni male. Una risposta al que-sito di fondo, tuttavia, si può incominciare a dare, con chiarezza e serenità. E la risposta, credo traspaia anche da quanto appena detto, è altrettanto chiara e sem-plice. Non è il capitalismo, il capitalismo democratico, che ha dimostrato a più riprese di essere, pur con i suoi difetti, il sistema migliore per governare l’economia del mondo, ad essere fallito. Quelli che sono falliti sono gli eccessi conseguenti alla finanziarizzazione spinta della economia.Il dubbio tuttavia, proprio alla luce delle ultime vicissitu-dini, ha ragione di essere. Non ci troviamo qui davanti al solito bivio: più Stato o più mercato? Dobbiamo, piutto-sto, cercare di dare risposta ad una domanda più com-plessa ed articolata. Se sia meglio cioè, lasciare al libe-ro mercato la soluzione di ogni problema (accettando perciò anche il verificarsi di situazioni di crisi come quel-la che stiamo vivendo) o se sia più saggio (anche al fine di prevenire crisi violente come quella attuale) prevede-re, in talune situazioni e nei settori considerati “strategi-

ci”, l’intervento dello Stato come agente regolatore e calmieratore del mercato. Le risposte sono, ovviamen-te, molte e non necessariamente in contrasto o alterna-tive tra di loro. Credo che debbano, comunque, sempre ispirarsi ad alcune considerazioni di fondo.Il mercato, lo abbiamo appena detto, deve continuare a disciplinare le vicende economiche. E deve essere li-bero ed aperto alla concorrenza. Appare tuttavia indi-spensabile un tempestivo ritorno dal mondo della finan-za a quello della economia reale. L’unica veramente in grado di sostenere una crescita continua, equilibrata e diffusa del benessere. L’economia di mercato si è dimo-strata la migliore possibile. Non è tuttavia il caso di essere radicali. Ed è bene considerare che in taluni casi sia pos-sibile, opportuno o necessario l’intervento dello Stato.È il caso, ad esempio, degli ultimi provvedimenti, vara-ti anche dai regimi più liberisti, a sostegno degli Istituti di credito in difficoltà; ma potrebbe anche essere il caso del mercato delle fonti energetiche, nel quale la com-petizione sui mercati internazionali si svolge su un pia-no tutt’altro che paritario. Vi concorrono infatti imprese occidentali private, anche se di grandi dimensioni, con il cartello degli Stati possessori delle quasi totalità delle fonti energetiche mondiali, nei quali l’apertura al mer-cato è solo teorica o in fase appena embrionale.Lo stesso discorso, pur se con diverse motivazioni, po-trebbe farsi anche in altri campi: penso, ad esempio, al settore trasporti ed alla vicenda Alitalia ed a tanti altri ancora. In molti casi invece, vedi ad esempio la prolife-razione selvaggia e non necessaria delle “municipaliz-zate”, l’intervento del pubblico, sia esso Stato, Regione, Provincia o Comune, appare non solo improprio, ma ad-dirittura dannoso e pregiudizievole per gli interessi della collettività. In tutti i casi non sembra superfluo auspica-re un tempestivo recupero del vecchio, caro “buon sen-so”. Di quella cosa cioè che, come semplicemente ed efficacemente sostiene Giovanni Sartori, “fa dire e fare cose sensate “ e che si contrappone “all’insensato, al-l’insensatezza, al dementismo” e, aggiungo io, alla “cul-tura dell’eccesso” fino ad oggi imperanti. Sono, si badi bene, concetti applicabili a tutti i settori della nostra società. All’economia come alle relazioni sociali, alla politica come allo sport, ai rapporti interna-zionali ed alla vita delle comunità locali.Significano, ad esempio, che non bisogna confondere il decisionismo con il rifiuto del confronto o con la paura del contradditorio. Significano saper ascoltare anche le ragioni degli altri; avere il coraggio di ammettere i propri errori, di fare un passo indietro; non lasciarsi travolgere dai falsi miti o dal vortice delle “mode” e così via.Sono concetti semplici, forse banali, ma che, penso, se cercassimo di applicare quotidianamente al nostro agi-re, ci aiuterebbero a non compiere tanti errori.

La crisi del sistema finanziarioLibero mercato in una solida economia reale

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Libero mercato in una solida economia reale

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Se l’aspetto conta qualcosa nella valutazione di un per-sonaggio diventato (suo malgrado) pubblico, allo-

ra Massimo Putzu comincia ve-ramente bene. Da qualche setti-mana alla guida di Confindustria sarda ha un viso che comunica cordialità e dei modi che accom-pagnano adeguatamente la pri-ma impressione. Quarant’anni esi-biti con allegria, è il più giovane presidente dell’associazione de-gli industriali di una regione dove l’industria conta, ogni giorno che passa, un nuovo ostacolo da sal-tare sul suo percorso. Olbiese doc, sposato e con due bambine, fa parte di una famiglia a capo di uno dei principali gruppi di con-cessionarie auto della Sardegna e, a chi gli chiede cosa pensi di un settore che vive un momen-to di grande crisi, risponde solle-vando lo sguardo al cielo e rive-lando di aver aperto proprio di recente un nuovo punto vendita a Cagliari. Ammette che andare avanti e indietro tra il capoluogo e la Gallura, con puntate sempre più frequenti a Roma, costituisce un grande sacrificio, ma si vede subito che non ci tiene a passa-re per vittima costretto a trascor-rere gran parte del tempo lonta-no dalla famiglia e rivela di essere assurto ai livelli confindustriali più alti quasi per caso, partendo dal-la defezione di un collega che la-sciò l’incarico per una candidatu-ra politica.La crisi finanziaria che ha sconvol-to le borse è, naturalmente, l’ar-gomento principe di discussione ma, al di là degli obblighi del suo ruolo istituzionale, sembra davve-ro convinto del fatto che il perio-do nero non durerà molto e che, comunque, la Sardegna ha le po-tenzialità e la volontà per tirar-sene fuori. Il flop del referendum sulla legge salvacoste non sem-bra averlo sorpreso e nei confron-ti della giunta regionale e del suo presidente ha un atteggiamento

dubbioso, anche se poi sottolinea con favore l’azione regionale che ha portato a nuova vita l’ex car-tiera di Arbatax.

Crisi che si aggiunge a crisi. La tem-pesta finanziaria che ha sconvolto le borse farà sentire i suoi effetti in Sardegna in modo più pesante?Io credo che questa crisi, anche se così violenta, non possa durare molto a lungo. Certo è una delle più pesanti di quelle registrate ne-gli ultimi trenta, quaranta anni; cre-do che in questa situazione ci sia-mo trovati altre due, tre volte nel dopoguerra. Intanto, però ci attendiamo un an-damento negativo del PIL. Sta già comunque pesando. Ha genera-to un atteggiamento da parte del-le banche non ancora ammesso, ma di più stringente valutazione dell’imprenditore con conseguen-te restrizione del credito e aumen-to dell’indebitamento correlato al momento di difficoltà; ti danno di meno e quel che ti danno lo fan-no pagare più caro. È la storia che ci dice che queste crisi sono possi-bili, ma è la storia stessa che ci inse-gna che da queste situazioni si vien fuori. È giusto che i soldi della gente

vadano a ripianare i debiti delle banche?In linea di principio siamo contra-ri a un intervento pubblico in eco-nomia. Sotto la presidenza di Mon-tezemolo ci opponemmo a questo fenomeno anche a livello locale, contestando con forza il proliferare di aziende municipalizzate passate da 70 a oltre 700 in dieci anni. Però, obiettivamente, in questa situazio-ne di grande emergenza, di crisi generalizzata ammettiamo questo tipo di intervento che, però, non ci deve portare alla nazionalizzazione delle banche.Il cittadino deve capire che questo tipo di intervento alla lunga tutela il piccolo risparmiatore; salvare una banca significa che, in parte, ven-gono salvati anche i risparmi degli italiani. Il fatto che le banche ritro-vino respiro e serenità riflette effet-ti positivi sul modo di agire del si-stema delle imprese, restituendo fiducia e sostegno.

Il vostro presidente nazionale, Emma Marcegaglia, ha detto che si può anche fare a meno della CGIL, e cioè del sindacato più rap-presentativo, per cambiare la con-trattazione collettiva. È la fine della concertazione?

La crisi si può arginare con iniziative Intervista al presidente della Confindustria sarda

nel settore delle piccole impresedi Andrea Frailis

Economia

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No, non è la fine. Io credo che que-sta vicenda, però, abbia eviden-ziato un atteggiamento della Cgil di ostilità a prescindere da tutto. La componente della trattativa azien-dale però non è fine a sé stessa, bensì è parte di quella nazionale. Io credo, peraltro, che una mag-gior attenzione alla contrattazio-ne aziendale debba rappresentare uno stimolo per ciascun lavoratore. Una delle difficoltà più grosse che un imprenditore deve affrontare è quella di trovare le persone giuste, i collaboratori più adatti; perché le aziende le fanno le persone, se non c’è una squadra di persone moti-vate i risultati non arriveranno mai.

Proprio in questi giorni sono stati an-ticipati ai sindacati i contenuti della finanziaria regionale per il prossimo anno. Ci sono una cinquantina di milioni in più di incentivi alle impre-se, rimangono tasse sul lusso e an-ticipazioni sui crediti vantati con lo Stato. Voi siete stati molto critici con i provvedimenti della giunta Soru, sarà ancora così?Siamo stati ricevuti da Soru prima dei sindacati, quindi abbiamo avu-to anche noi come rappresentan-ti delle imprese le prime notizie sui documenti finanziari. Sul metodo di inserire in bilancio anticipazio-ni sui crediti siamo stati molto critici è vero, e da una prima valutazione dei documenti di quest’anno sem-brerebbe che la giunta regiona-le non abbia cambiato strada, ma dobbiamo valutare meglio. Temo che si stia commettendo il mede-simo errore seppure con l’obiettivo di ripartire su più annualità la ma-novra di rientro dall’indebitamen-to accumulato negli anni passati. Per le tasse sul lusso ci chiediamo a cosa servano, quali vantaggi hanno portato al nostro sistema economi-co. E poi, dal punto di vista dell’im-magine, si poteva benissimo farne a meno. Per due milioni di euro che hanno portato nelle casse regiona-li non valeva la pena, a mio avviso, produrre un danno di immagine al-l’esterno così evidente.

Il referendum sulla legge “salvaco-ste” che voi avevate appoggiato si è rivelato un flop. Ci siete anche voi tra gli sconfitti?No, perché riteniamo che il referen-dum rimanga l’unico strumento di democrazia diretta che abbiamo a

disposizione. Non ci siamo schierati apertamente, ma siamo stati coe-renti con le nostre posizioni e rima-niamo contrari a quella legge che riteniamo negativa. Forse non si è capito bene il quesito che era sta-to posto, e anche per le altre due domande sull’acqua la non co-noscenza era grande. Comunque adesso la partita si gioca in Consi-glio Regionale con la legge urbani-stica. Abbiamo fatto delle proposte sostanziali di modifica e auspichia-mo vengano accolte.

Ma lei ha capito su quale ipotesi di sviluppo si lavori per la Sardegna? Tutti quanti, maggioranza, opposi-zione, imprenditori e sindacati?La nostra contestazione all’atteg-giamento di Soru è proprio questo. All’inizio abbiamo condiviso alcu-ni principi, come la tutela dell’am-biente. La gabbia di ferro poteva andar bene per un certo periodo poi, però, andava fatto ben altro. Dove dobbiamo andare? In primo luogo dobbiamo conso-lidare l’esistente, chiudere alcu-ne partite importanti come quella della chimica che non trova anco-ra soluzione. Il turismo, inoltre, va in-terpretato in un’ottica di sistema, un sistema moderno allargato a tut-ti i settori collegati, che ci porti a svi-luppare l’artigianato, il commercio, la nautica. Ecco, una cosa molto positiva che ha fatto la giunta Soru è l’operazione di riconversione in-dustriale della cartiera di Arbatax in un polo per la nautica. Un’ope-razione che non solo riuscirà a re-cuperare quel numero di addetti che la fabbrica di carta aveva, ma che darà vita a un comparto che si svilupperà ulteriormente e porterà benessere e lavoro in quella zona, oggi caratterizzata da un grande deficit di sviluppo e di presenza di attività imprenditoriali. Io credo che la ricerca e l’innovazione siano alla base della cultura di impresa come valore economico; è importante investire in alta formazione, ma è dalla base che dobbiamo partire, dobbiamo intervenire fin dagli anni della scuola.

Cosa pensa del federalismo fi-scale? Secondo alcuni è un regalo alla Lega. Io non lo credo. Ritengo, però, che sia un’opportunità, ma un’opportunità che va gestita. D’al-

tra parte siamo ancora nella fase di lavoro sui decreti attuativi. Può es-sere un’occasione per avere auto-nomia maggiore, ma soprattutto per lavorare in termini di efficienza e quindi riuscire a liberare risorse da reimmettere, poi, nel sistema eco-nomico e delle imprese. Penso che tutto questo comporti una maggior responsabilità da parte di tutti, an-che nostra.

I vostri colleghi del Nuorese e del-le altre zone interne hanno lanciato l’allarme sulla emergenza sicurezza per gli imprenditori di quelle parti.La serenità è una delle infrastruttu-re immateriali che stanno alla base della nostra attività. Ma non vorrei che ci facessimo prendere da fat-tori contingenti; il tutto, però, va vi-sto in un’ottica di numeri, in un con-testo più generale. Poi, però, alla fin fine non è che possiamo dire che in Sardegna esista un ambien-te ostile per gli imprenditori. In Sici-lia abbiamo messo fuori da Con-findustria chi paga il pizzo. Da noi non abbiamo più sequestri e que-sto è un fattore decisivo; molti im-prenditori trent’anni fa rinunciarono a impiantare aziende in Sardegna proprio per paura dei sequestri, al-lora il rischio era elevatissimo. Oggi le statistiche ci dicono che anche gli assalti ai furgoni portavalori sono in calo; dall’esame di dati ogget-tivi risulta che in Sardegna ci sono le condizioni di tranquillità sufficien-ti a fare impresa. Ci manca il resto, però. Siamo agli ultimi posti della graduatoria de Il Sole 24 ore come dotazione di infrastrutture, quello è il vero freno allo sviluppo.

Infortuni nei cantieri. È una vera emergenza, ma voi ritenete che il decreto del precedente governo abbia inasprito troppo le sanzioni. Non è che volete fare i controllori dei controllati?Siamo tutti assolutamente interes-sati al fatto che questi episodi non accadano. Lavoriamo insieme ai sindacati per divulgare la cultura della sicurezza, dobbiamo essere capaci di trasmettere sensibilità ed è interesse soprattutto dell’impren-ditore la sicurezza. Nell’ente bilaterale costituito insie-me ai sindacati stiamo lavorando molto bene. Ma inasprire le sanzio-ni non serve a risolvere il problema, peggiora solo il clima.

Economia

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Energia e ambiente

L’era del metano: la grande sfida ingegneristica e tecnologica

Il ruolo e la posizione strategica della Sardegna

di M. Cristina Rivara

Avanti tutta!!!Direzione della rotta da tempo affannosamente ricercata, Algeria, Sarde-

gna, Italia.L’approdo, il punto di arrivo è dav-vero unico: la disponibilità anche per i sardi del gas metano, che do-vrebbe finalmente aprirci una nuo-va era.Parliamo della rotta del Galsi na-turalmente, del Gasdotto Algeria-Sardegna-Italia, di cui tanto si è di-scusso nel corso degli anni, ed ora finalmente, si scongiura, dovremo farcela davvero a colmare quel di-vario, quel “gap energetico” che sino ad oggi ci ha contraddistin-to da tutte le altre regioni d’Italia, penalizzando le nostre imprese, la nostra economia, l’intero sistema socio-economico nel suo comples-so. Il Galsi, insomma, è un bel “tu-bone” non poi così tanto comune, come ben sanno i nostri imprendi-tori che auspicavano di poter pren-der parte agevolmente alla rea-lizzazione della singolare opera, e che invece sono incappati in una maglia fittissima di requisiti per la qualifica che non lascia il minino spiraglio. Sarà lungo circa 900 km tra off shore ed on shore e con i suoi 2.885 metri di profondità massi-ma consentirà l’importazione in Ita-lia di gas naturale proveniente dal-l’Algeria. Dal 2012 permetterà di trasportare ben 8 miliardi di metri cubi di meta-no all’anno, e dall’Algeria arriverà a Porto Botte, nel Sulcis, per tocca-re lungo il tracciato ben 40 dei no-stri comuni, uscendo nella zona di Olbia per poi tuffarsi nuovamente in mare e raggiungere Piombino. Ma sia ben chiaro, il Galsi ha una valenza prettamente strategica, che con la rotta alternativa che attraversa la nostra isola, consen-tirà di far giungere il metano per-fettamente nel baricentro della do-manda italiana a costi competitivi, consentendo al contempo la me-tanizzazione della Sardegna, at-tualmente non fornita dalla rete nazionale. Opportunità, benefici,

certo ma anche aumento della si-curezza degli approvvigionamenti per la rete Trans europea dell’Ener-gia. Ovvero, diciamocela davvero tutta, non possiamo ritenerci gli uni-ci e veri beneficiari dell’opera, rea-lizzata per il bene del popolo sar-do, ma l’iniziativa va intesa come un coacervo di interessi tra i qua-li rientra l’opportunità di metanizza-re l’isola, perché le sorti di 1.658.000 anime sono davvero ben poca cosa in uno scenario di respiro inter-nazionale. Presa coscienza della reale situazio-ne e sgombrato il campo da false il-lusioni, sappiamo che dalla disponi-bilità di fonti energetiche dipende lo sviluppo ed il benessere di qual-siasi territorio; bene, la Sardegna di-pende per quasi il 75 per cento dal petrolio, per il 23 per cento dal car-bone, tutte fonti esauribili e per il re-stante 2 e qualcosa per cento dal-le Fer, una dipendenza energetica quasi totale, che mal si concilia con la necessità di diversificare le fonti energetiche, con un giusto mix bi-lanciato, per evitare situazioni a senso unico che portano ad un col-lasso e paralisi totale.E poi, che dire dei nostri consumi?Il nostro settore industriale è ener-gy intensive, assorbe circa il 40 per cento di quel 44 per cento di ener-gia utilizzato dalle industrie che sino ad oggi sono state costrette ad operare in costante difficoltà e no-nostante abbiano combattuto sino allo stremo, non sono riuscite ad ot-tenere agevolazioni sotto alcuna forma, aiuti alla mancata metaniz-zazione compresi.Ora con Galsi giungerà il metano, fonte di energia considerata tra le più pulite ed accessibili, che contri-buirà al miglioramento della qualità dell’aria e dell’ambiente, consen-tendo anche il più facile raggiun-gimento degli obiettivi di Kyoto e speriamo che il nostro bilancio ener-getico possa cambiare con questa grande sfida ingegneristica e tec-nologica. Attenzione però a non ol-trepassare la fatidica data del 2012 che segna l’operatività del meta-

nodotto, data già tante volte posti-cipata in un cronoprogramma che subisce continui slittamenti, perché altrimenti rischiamo davvero di re-star per sempre fuori da quello sce-nario nazionale, europeo, interna-zionale dell’energia e quindi fuori dal mondo.Chi ha memoria, sa che la metaniz-zazione dell’isola è datata 23 aprile 1997, cioè parliamo di ben 11 anni fa, di quando a seguito dell’appro-vazione del piano di metanizzazione del Mezzogiorno d’Italia, ad opera del Comitato delle Regioni meridio-nali, venne stipulato un “Protocol-lo d’intesa Stato-Regione”, nel qua-le vennero definiti gli impegni per lo sviluppo e la concretizzazione del Progetto di metanizzazione della Sardegna, che prevedeva la realiz-zazione dell’iniziativa in 5 anni.E mentre gli altri gasdotti sono stati realizzati, a noi oggi non resta altro che ancorarci bene e puntare su questa società, Galsi Spa, apposi-tamente costituita per lo scopo nel 2003 e che vanta una compagine societaria di primarie aziende inter-nazionali e nazionali che operano nel mercato energetico, come So-natrach 41.6 per cento, Edison 20.8 per cento, Enel Produzione 15.6 per cento, SFIRS 11.6 per cento ovvero leggi Regione Sardegna, Gruppo Hera 10.4 per cento. Intanto, recen-ti ed importanti steps come l’accor-do del novembre 2007 firmato con Snam Rete Gas, la società leader in Italia nel trasporto del gas natura-le, che diverrà realizzatore opera-tore e proprietario del tratto italia-no del gasdotto e la recentissima di riconferma degli impegni assunti da Snam firmata questo 30 settem-bre, nonché la chiusura dei termi-ni per la procedura di valutazione ambientale, ci fanno sentire in dirit-tura d’arrivo, con un inizio dei lavori previsto entro il 2010 ed una “mes-sa in gas” nel 2011. Ed allora, vie-ne spontaneo urlare a gran voce: avanti tutta, a tutto gas. E che l’in-citamento sia davvero di buon au-spicio per il raggiungimento imme-diato della provvidenziale rotta.

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L’opera che potrebbe impri-mere una svolta alle pro-blematiche energetiche italiane segue una tabella

di marcia piuttosto veloce ed effi-ciente: già dal 2012 infatti il metano dovrebbe cominciare ad arrivare nelle condotte italiane, attraverso il gasdotto sottomarino più profon-do mai realizzato, quello della rete che dall’Algeria arriverà fino in To-scana, passando per la Sardegna. Il Galsi è la società di sviluppo, rea-lizzazione e gestione del nuovo ga-sdotto che con il suo percorso lun-go quasi 900 chilometri di cui circa 600 in mare, e i suoi 2.885 metri dal-la superficie, rappresenta una sfida tecnologica e di sviluppo per i terri-tori coinvolti e per le aziende e isti-tuzioni partner (Sonatrach, Edison, Enel Gruppo Hera, la Regione Sar-degna e la Sfirs, la Snam Rete Gas che sarà realizzatore, operatore e proprietario del tratto italiano del gasdotto).Roberto Potì è il presidente di Galsi: laureato e specializzato in ingegne-ria nucleare a Torino, ha lavorato nell’Ansaldo Meccanico Nuclea-re, è stato Resident Engineer presso la General Electric Nuclear Division di San Josè in California e Diretto-re Generale della Ansaldo do Bra-sil (1981/1985) e Direttore Commer-ciale della Ansaldo Aerimpianti.

Presidente, il Galsi sarà il gasdot-to più profondo mai realizzato. Una grande sfida tecnologica ed inge-gneristica per il team di esperti im-pegnati nella progettazione: quali sono gli strumenti impiegati e qua-li le differenze rispetto alle opere di questo tipo realizzate in passato? Per la posa del gasdotto a mare Galsi utilizzerà navi di posa tecno-logicamente all’avanguardia, con posizionamento dinamico ed equi-paggiate di potenti macchinari e sofisticate strumentazioni per per-mettere la posa della tubazione in fondali molto profondi, come nel caso del Galsi, garantendo la mas-sima sicurezza. Le navi utilizzate sa-

ranno di stazza superiore alle 70.000 tonnellate. I metodi di posa potran-no essere “posa a J” e “posa a S”, che rappresentano tecnologie già ampiamente collaudate in altri im-portanti progetti quali il Medgaz ed il BlueStream.

La realizzazione del gasdotto che dall’Algeria arriverà fino Italia, pas-sando per la Sardegna, rappresen-ta certamente un’opportunità per molte ma non per tutte le imprese sarde: quali sono i requisiti non solo formali (in riferimento al volume del fatturato richiesto per la partecipa-zione ai bandi, ad esempio), ma anche sostanziali (in competenze, esperienza, aggregazione, risorse disponibili, ecc.) che dovrebbero possedere queste imprese?Un progetto della portata del Galsi rappresenta certamente una signi-ficativa opportunità per numerose realtà industriali nelle aree interes-sate dal progetto.In tale ambito, nel mese di luglio scorso si è tenuto a Cagliari un in-contro tra la Regione Sardegna, Galsi, SnamReteGas e le associa-zioni delle imprese sarde durante il quale è stato anticipato il quadro di riferimento generale in cui si po-trà configurare la partecipazione al progetto da parte delle impre-se sarde.

In particolare è prevista nel cor-so della prossima estate la pubbli-cazione da parte di SnamreteGas - che sarà responsabile della rea-lizzazione della sezione italiana del progetto - dei bandi per le gare di appalto: in termini generali, consi-derata la strategicità e l’alta visi-bilità del progetto, sarà necessaria un’elevata affidabilità delle impre-se coinvolte volta a garantire il suc-cesso del progetto nei tempi e co-sti previsti. In aggiunta a quanto sopra, sem-pre in termini di opportunità per le realtà locali sarde, mi interessa ri-cordare che è stato recentemente sottoscritto un accordo tra Galsi e l’Università di Cagliari per promuo-vere la cultura e la formazione nei settori scientifici e tecnologici lega-ti alla realizzazione dell’opera.

Quali sono i vantaggi dell’ope-ra per il sistema produttivo italia-no nel suo complesso e delle re-gioni direttamente coinvolte, e in che modo il singolo cittadino potrà concretamente fruirne? I vantaggi della nuova infrastrut-tura per il sistema produttivo italia-no e per le regioni coinvolte sono svariati e sono stati più volte sotto-lineati dalla stampa e dagli studio-si del settore. Per il sistema energe-tico italiano, il gasdotto Galsi, con una capacità di 8 miliardi di metri cubi di gas (pari a circa il 10% del-l’attuale fabbisogno nazionale), rappresenterà una rotta alternati-va per il gas algerino, contribuen-do a migliorare significativamente la sicurezza di approvvigionamen-to energetico nazionale. Per la regione Sardegna, il proget-to ne permetterà la metanizzazio-ne, con importanti benefici innan-zitutto di carattere ambientale. Inoltre, l’arrivo del gasdotto com-porterà ricadute positive sulle eco-nomie locali, con opportunità di sviluppo per le realtà imprendito-riali locali sia durante la fase di co-struzione che nella successiva fase di esercizio.

Roberto Potì, Galsi: “In Sardegna il gasdottoporterà sviluppo e benefici per l’ambiente”

Il metano sbarcherà sull’Isola nel 2012

di Francesca Madrigali

Grandi opere

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Quali secondo lei le possibili solu-zioni per fronteggiare la crisi ener-getica globale? Integrazione fra le fonti rinnovabili e il petrolio, fra questo e il gas naturale, il ritorno al nucleare o la necessità di una era di “austerity”?L’equilibrio del mix delle fonti di energia, associato ad una migliore razionalizzazione dei consumi, rap-presentano lo strumento necessario per fare fronte alle attuali difficol-tà. In tale quadro, risulta imprescin-dibile il ricorso alle fonti di energia rinnovabile e nel medio termine al nucleare circa il quale l’Italia ha la necessità di riequilibrarsi: mi sembra che il nuovo Governo stia positiva-mente accelerando in questa dire-zione. Nel breve e nel medio termi-ne, comunque, il gas rappresenta la fonte più affidabile e ambiental-mente compatibile.

Galsi ha prodotto uno Studio di Im-patto Ambientale per valutare le ri-cadute dell’opera sull’ambiente e i territori interessati. Quali sono le principali criticità che sono emerse e come verranno gestite? Lo Studio di Impatto ambientale del Galsi ha analizzato con cura tutti gli aspetti ambientali implicati: in par-ticolare il tracciato proposto è stato individuato valutando, tra le diffe-renti alternative, le soluzioni che ga-rantissero il massimo rispetto delle aree sensibili e dei vincoli ambien-tali. Lo Studio è stato presentato alle

autorità competenti il 31 luglio scor-so: considerata l’attenzione con cui è stato preparato il dossier, siamo fi-duciosi che l’iter si concluderà posi-tivamente, nei tempi previsti.

Dopo il recente inserimento del Galsi nella Rete Naziona-le Gasdotti, quali saranno i prossimi passi nella rea-lizzazione del gasdotto? In attesa della conclusio-ne dell’iter autorizzativo avviato a luglio, con l’ot-tenimento dell’Autorizza-zione Unica alla costru-zione e all’esercizio del gasdotto, Galsi complete-rà a breve l’ingegneria di dettaglio per l’intero pro-getto (sezione nazionale e sezione internazionale) e

procederà con le gare di appalto per l’approvvigionamento dei ma-teriali e la realizzazione della se-zione internazionale del gasdotto. La decisione finale di investimen-to degli azionisti è prevista nel cor-so del 2009.

Grandi opere

Società Finanziaria Industriale Rinascita Sardegna S.p.AVia Santa Margherita, 4 – 09124 CagliariTel. 070.679791 Fax. 070.663213www.sfirs.it e-mail [email protected]

Lavoriamo per una Sardegna migliore.

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Novità nella normativa di settore

Appalti pubblici: varate le modifiche

Con l’entrata in vigore del decreto legislativo n.152 dell’11 settembre 2008 si conclude il lungo iter del-

le modifiche ed integrazioni al Codi-ce dei contratti pubblici. Si potreb-be così considerare completata la complessa disciplina degli appalti pubblici, anche se qualche modifi-ca sarebbe, forse, ancora opportu-na. Inoltre non è ancora stato pub-blicato il Regolamento generale, la cui pubblicazione sembrava già im-minente nello scorso mese di mar-zo.Quanto al decreto preme eviden-ziare che è stato un provvedimen-to molto atteso e che, nel com-plesso, è da valutare positivamente in quanto contiene disposizioni di grande interesse per il comparto dei lavori pubblici. Su alcuni punti, in particolare, pare opportuno for-mulare alcune brevi riflessioni.In primo luogo circa la previsione che, ampliando il periodo di attivi-tà documentabile in sede di qua-lificazione, consente alle imprese, anche se transitoriamente, per al-cuni requisiti, di estendere il periodo di attività documentabile ai miglio-ri cinque anni dell’ultimo decennio, mentre per altri requisiti permette di considerare l’ultimo decennio. Si tratta di una disposizione da tempo richiesta dall’Ance, indispensabile per consentire alle imprese il man-tenimento della qualificazione in un mercato da tempo caratterizzato da una eccessiva scarsità di lavori.Un aspetto positivo è da riscontrare nella disciplina definitiva delle offer-te anomale.Infatti, lo schema del decreto sop-primeva la facoltà per le ammini-strazioni di prevedere nel bando, per gli appalti di importo inferiore alla soglia comunitaria, l’esclusio-ne automatica di tali offerte. L’An-ce ha invece sempre sostenuto che l’introduzione generalizzata della valutazione dell’anomalia è di dif-ficile applicazione concreta, in vir-tù del fatto che le Amministrazioni, soprattutto se di piccole dimensio-

ni, potrebbero non essere struttura-te per l’espletamento di tale valu-tazione. Sembra pertanto corretto che il provvedimento reintroduca la possibilità dell’esclusione automati-ca delle offerte anomale per gli ap-palti di importo inferiore o pari a 1 milione di euro.Un’altra novità che va considerata positivamente è, in tema di project financing, la scelta operata dal le-gislatore che, nel prevedere diverse procedure di affidamento, ha an-che ripristinato il diritto di prelazione a favore del promotore, anche se li-mitatamente ad alcune ipotesi pro-cedurali. Si tratta di una norma che ha avuto una gestazione travaglia-ta. Ricordiamo che precedente-mente la disciplina dell’istituto pre-vedeva un iter complesso, così che sembrava destinata a fallire il suo obiettivo principale: quello di attira-re capitali privati per la realizzazio-ne di opere pubbliche. Per quanto complesso il meccanismo era però supportato dalla prelazione. Abolita quest’ultima il meccanismo non po-teva evidentemente più avere nes-sun appeal per gli imprenditori. Le modifiche apportate nel terzo decreto correttivo tengono conto delle osservazioni della Commissio-ne europea, che aveva aperto una procedura di infrazione nei confron-ti dell’Italia per il non corretto re-cepimento delle direttive in diversi punti, tra cui quello relativo alla di-sciplina del promotore finanziario.Non solo: è stata anche recepita la generale esigenza di semplificazio-ne della disciplina, manifestata da-gli operatori del settore, tra cui l’An-ce, che ne ha più volte denunciato la farraginosità e l’inadeguatezza.Le modifiche ora introdotte preve-dono diverse procedure utilizzabili, che possono essere attivate sia per iniziativa dell’amministrazione, me-diante la pubblicazione di un ban-do, sia su iniziativa di soggetti priva-ti, mediante la formulazione di una proposta per la realizzazione di ope-re non previste dal programma del-l’amministrazione. La nuova discipli-

na può certamente essere ancora migliorata e snellita nelle sue diver-se fasi. Tuttavia bisogna dare atto che, con la seconda possibilità sue-sposta, viene di nuovo riconosciu-ta l’importanza della iniziativa e dei contributi collaborativi dei privati.Sarà poi la pratica a testimoniare quale delle procedure previste per il P.F. sia maggiormente funzionale e conveniente. Altra importante no-vità introdotta dal decreto è quel-la relativa ai consorzi stabili. È stato infatti rimosso il divieto secondo cui alla medesima gara cui partecipa il consorzio stabile non può parteci-pare anche il singolo consorziato.Tale preclusione è ora limitata ai consorziati per conto dei quali il consorzio partecipa alla gara, ed è stata così eliminata quella che costituiva una forte causa ostati-va alla costituzione dei consorzi tra imprese. Il diritto di prelazione inve-ce non può più essere esercitato nel caso delle opere di urbanizza-zione a scomputo totale o parziale degli oneri concessori. Secondo la disciplina precedentemente vigen-te, l’Amministrazione poteva preve-dere una modalità di affidamento consistente in una procedura simile a quella del project financing con il diritto di prelazione in capo al titola-re del permesso “promotore”, in vir-tù del quale questi poteva esegui-re direttamente le opere. Secondo la nuova disciplina, se queste sono di importo comunitario l’Ammini-strazione può prevedere il loro affi-damento con gara sulla base di un progetto preliminare predisposto dal titolare della concessione; sot-to tale soglia l’affidamento avviene con una procedura negoziata tra almeno cinque offerenti.Un’altra novità riguarda le cosi det-te opere super specializzate. Dopo i rilievi comunitari in tema di subap-palto, nello schema di decreto le-gislativo era prevista la possibilità di subappaltare tali lavori con il limite che non si poteva praticare al su-bappaltatore un ribasso superiore all’8 per cento.

di Lucia Zeddae le integrazioni al Codice dei contratti

Gare pubbliche

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Novità nella normativa di settore La disposizione di questo tetto mas-simo di ribasso, fortemente criticata dalla nostra Organizzazione, è sta-ta eliminata nel testo varato dal go-verno ed è stata introdotta la dispo-sizione secondo cui tali lavorazioni sono subappaltabili nel limite del 30% della categoria specialistica.Le categorie super specializzate hanno quindi, ora, una disciplina si-mile a quella della categoria preva-lente, con la reintroduzione parziale del divieto di subappalto. Un’altra novità positiva per le nostre impre-se, fortemente sostenuta dall’An-ce, è la disposizione che innalza da 750.000 a 1 milione di euro la soglia per il ricorso alla licitazione privata semplificata. Ancora, una impor-tante previsione introdotta nel de-creto è quella volta a contrastare il rilevante aumento del prezzo di al-cuni materiali da costruzione regi-strato in quest’ultimo anno. Questo problema, ormai è evidente a tut-ti, ha assunto dimensioni dramma-tiche, e sta determinando la fuo-riuscita dal mercato di numerose imprese del nostro settore. Settore, quello delle costruzioni, unico a non godere di un vero e proprio mecca-nismo di revisione prezzi, nonostante sia particolarmente esposto a forti e repentini aumenti. Come sappiamo, la nuova disposi-zione consente al committente, al verificarsi di certe condizioni, di ero-gare all’esecutore del lavoro som-me a copertura delle spese so-stenute per l’acquisto di specifici materiali indicati nel bando. Si trat-ta in sostanza di un’anticipazione del pagamento, meccanismo al-ternativo a quello del prezzo chiuso ed a quello della cosiddetta com-pensazione del prezzo d’appalto. È una misura importante, che in al-cuni casi può tamponare il proble-ma, ma non adeguata a risolverlo, sia per le condizioni e per la proce-dura stabilita, sia perché operativa solo in relazione ai materiali da co-struzione individuati nel bando.Peraltro, la nostra Organizzazione continua ad essere impegnata sul-l’argomento, interloquendo con il governo sulle misure da adottare.E’ delle scorse settimane la pubbli-cazione del decreto legge recante “Interventi urgenti in materia di ade-guamento dei prezzi dei materia-li da costruzione”, per il quale l’An-ce ha condotto una lunga e decisa azione nei confronti del Governo.

Il provvedimento non recepisce completamente le nostre istan-ze (per esempio, il campo di appli-cazione è limitato agli aumenti del 2008), ma è già un passo avanti. Nel testo vengono riconosciute le variazioni oltre l’8% e, contraria-mente a quanto il ministero voleva fare in un primo momento (solo am-ministrazioni dello Stato), è esteso a tutte gli enti appaltanti. Tornando al decreto correttivo, vi sono inserite diverse altre novità da approfondi-re: mi riferisco alle disposizioni rela-tive all’avvalimento, alla procedura di interpello, al leasing in costruen-do e ad altre ancora.Per problemi di spazio mi fermo tut-tavia qui. Lasciando ancora aperti alcuni dubbi su due problemi.Il primo riguarda la posizione di al-cuni giuristi secondo i quali la situa-zione che si è venuta creare sareb-be di dubbia costituzionalità: infatti il decreto è stato adottato in attua-zione della delega attribuita al Go-verno con la Legge comunitaria del 2004, delega che veniva a sca-dere a fine giugno 2008. Il Governo ha approvato prima di tale scaden-za solo lo schema del terzo decre-to correttivo. Nel corso del mese di luglio, poi, il Governo ha raccolto i pareri favorevoli dei due rami del Parlamento, quello della Conferen-za Unificata Stato-Regioni e quel-lo del Consiglio di Stato. L’approva-zione del decreto legislativo vero e

proprio da parte del governo è in-tervenuta solo il 1° agosto e quindi, secondo taluni, sarebbe incostitu-zionale perché fuori termine rispetto alla delega data dal Parlamento.Confermerebbe questa posizione anche il fatto che, in effetti, il De-creto Legislativo 11 settembre n.152 contiene non poche differenze, e non solo di stile, rispetto allo sche-ma di decreto trasmesso a giugno 2008 alle Camere per i pareri. Quin-di il Governo avrebbe emesso un provvedimento delegato, avente forza di legge, addirittura in parte ri-scritto dopo che la delega del Par-lamento era scaduta.L’altro elemento di dubbio riguarda in particolare, ma non solo, la nostra regione che, come è noto, lo scorso anno si è dotata di una propria leg-ge sulle procedure di aggiudicazio-ne degli appalti (n.5/2007). Si ripro-pone, dunque, l’annoso problema del rapporto tra la normativa nazio-nale e quella regionale, ora accen-tuato dalle ulteriori modifiche al te-sto nazionale. È opportuno, mi sembra, richiama-re ancora una volta l’attenzione su questo aspetto, sia per un pro-blema di equità (discipline diverse a seconda dell’ente appaltante) sia per le difficoltà applicative che le stesse amministrazioni potranno avere. Su ambedue i problemi si po-trà tornare in futuro per un utile ap-profondimento.

Gare pubbliche

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La storia delle Officine ortope-diche dottor Amedeo Incer-pi, risale alla fine della prima guerra mondiale, esattamen-

te nel 1922, quando il futuro Com-mendatore Giulio Incerpi a segui-to della Croce Rossa cominciava la sua attività. In seguito l’attività ven-ne proseguita dal figlio Amedeo che fondava la prima officina ortopedi-ca in Sardegna nella storica sede in Viale San Vincenzo.Oggi l’azienda ha i suoi uffici in via Simeto, che vennero inaugurati nel 1992. Al posto della vecchia offici-na, entrò in funzione quella più mo-derna. I locali sono grandi e razio-nali con gli artigiani che visibilmente mostrano come viene eseguito un manufatto ortopedico sanitario sot-to lo sguardo attento e vigile dell’in-gegnere e tecnico ortopedico Enri-co Marrazzi direttore responsabile e consulente dell’organizzazione In-cerpi. Il clima aziendale, è di grande entusiasmo e serenità questi maestri specializzati nei prodotti di ausilio sa-nitario, hanno una grande esperien-za e professionalità: c’è chi fabbrica scarpe ortopediche, chi prende le misure per le protesi e chi cuce i bu-sti. Complessivamente l’operato è coadiuvato dall’Ingegnere Marrazzi che offre ai clienti un supporto ag-giornato tecnico continuo. La ditta Incerpi, inoltre nella propria sede of-fre valutazioni posturali, l’esame ba-ropodometrico che consente di rile-vare le pressioni plantari in maniera computerizzata sia in statica che in dinamica, permettendo al medico prescrittore una diagnosi più accu-rata e fa si che il tecnico ortopedico realizzi dei plantari di contenuto tec-nologico più elevato. Molto impor-tante sempre da parte dell’azienda, il disbrigo delle pratiche Asl cioè le in-formazioni e la consulenza su come e dove ottenere i presidi, la pras-si da eseguire e la documentazione da produrre, il tutto sempre aggior-nati secondo le leggi vigenti in ma-teria. C’è inoltre la possibilità di affi-darsi alla ditta per il completamento effettivo di tutta la procedura buro-cratica; tra le diverse mansioni ga-

rantite c’è anche l’assistenza ai rico-verati negli ospedali. Ingegnere quali sono i vostri prin-cipali clienti e che tipo di attività svolgete?Fondamentalmente nelle nostre of-ficine realizziamo presidi ortopedi-ci che vengono commissionati dalle Asl e dall’Inail che ci mandano qua-si sempre i loro assistiti. Altri invece si ri-volgono a noi privatamente. Ovvia-mente dipende dal prodotto o dalla patologia: un plantare costa sui 70 euro o il prezzo di un busto si aggi-ra intorno ai 150 euro, ma quando si tratta di protesi, la cifra sale e inoltre c’è un percorso specifico da affron-tare.

Può spiegare qual è la prassi che il paziente che presenta questo tipo di problema deve seguire?Una protesi costa intorno ai 3000 euro. Il cliente tramite assistenza sa-nitaria pubblica viene seguito total-mente dalla nostra azienda e poi noi fatturiamo direttamente con le ASL, in base a dei tariffari nazionali, nei quali sono inseriti tutti gli articoli, i co-dici e i prezzi che forniamo. Il paziente viene che ha già l’autorizzazione me-dica per la realizzazione del prodot-to che deve utilizzare. Una volta che abbiamo consegnato l’ausilio sanita-rio, il medico si accerterà che il lavo-ro sia eseguito a dovere e che venga indossato bene senza nessun gene-re di problemi, una volta che il lavoro è stato completato, collaudato e te-stato, l’azienda viene pagata. Fortu-natamente questo servizio di assisten-za è garantito completamente dallo Stato a prescindere dal reddito per-sonale e dal prodotto ortopedico sa-nitario. Tale procedura non è rivolta solamente a chi necessità di prote-si ma anche chi richiede carrozzine, letti o sollevatori per spostare persone cioè quelli che vengono definiti pro-dotti commerciali già pronti.

Quali sono i prodotti che vengono venduti maggiormente?Come ho già evidenziato, gli artico-li già commercialmente pronti sono

quelli che nel mercato hanno più ri-chiesta: letti, materassi antidecubi-to, guanciali, carrozzine, stampelle, tripodi e montascale. Mentre i presi-di sanitari ortopedici da officina ne usufruiscono un altro genere di uten-za cioè gli invalidi in seguito ad inci-denti stradali, gli anziani è in numero sempre minore i poliomielitici o chi ha problemi vascolari o diabetici.

A prescindere dalla causa, quali ma-teriali vengono utilizzati per esegui-re una protesi e tecnicamente come viene adeguata all’arto amputato?Quando la ferita si rimargina, viene messa una protesi provvisoria, com-posta però da elementi definitivi. L’ar-to artificiale che è in contatto con la parte mutilata non è risolutivo. Dopo l’operazione, l’arto amputato non è sempre perfetto, tende a gonfiarsi e ad assumere una posizione che non è quella naturale, quindi si fanno dei bendaggi post-chirurgici che han-no il compito di riportare per quan-to possibile l’elemento fisico ampu-tato al suo stato originale per riuscire ad inserire la protesi. Infatti chi a subi-to un trauma del genere, deve ave-re poi un arto artificiale che appaia il più normale possibile, quindi se ad esempio si parla di gamba, bisogna valutare che nella postura ci sia il giu-sto allineamento. Oltre le medicazioni

Viaggio nelle officine Incerpi, parla Enrico Marrazzi

di Sonia Meloni

Negli storici laboratori cagliaritani i presidi

L’azienda

ortopedici frutto della tecnologia

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L’azienda

appropriate, il paziente verrà seguito con una ginnastica ed una fisiotera-pia appropriate. Senza questi pre-supposti non è possibile creare una protesi: il cliente dovrà portare l’ap-parecchio sostitutivo provvisorio per molti mesi in modo tale che si adegui alla forma del suo corpo. Quando il chirurgo o il fisiatra reputano che sia giunto il momento di realizzare la pro-tesi definitiva, si prende come base quella temporanea ed in alcuni casi si sostituisce la parte a contatto con il moncone: ad esempio, se si tratta di un arto inferiore, ginocchia e pie-de rimangono, altrimenti quando è necessario, l’arto artificiale viene co-struito dal principio, senza preservare nessun elemento che costituiva quel-lo precedente. Per quanto riguarda i materiali utilizzati, inizialmente questi prodotti sanitari venivano costruiti in acciaio, poi si è passati all’alluminio, adesso vengono adoperate leghe come il titanio, e le fibre di carbonio; vengono impiegati materiali resistenti ma allo stesso tempo leggeri.

Quali sono le zone della Sardegna a cui vi rivolgete?Principalmente il nostro bacino d’utenza, è nella provincia di Caglia-ri. In città oltre la sede in via Simeto numero 13, abbiamo altri due nego-zi, uno in via Azuni 120, e l’altro in via Petrarca 28, poi se eventualmente lo richiedono arriviamo in tutta la Sarde-gna. La strategia dell’azienda è stata quella di focalizzare la propria fetta di mercato nel campidano, perché or-mai è consolidata la nostra presenza in questa zona.

Quanti dipendenti conta l’Azienda Officine ortopediche Incerpi?In tutto sono dieci dipendenti, tra offi-cine e negozi.

Consiglierebbe questa professione ad un giovane ingegnere che vuole trovare uno sbocco anche nel cam-po della progettazione dei presidi or-topedici sanitari?Non so quanti ingegneri si dirigono verso questo sbocco professionale.A Cagliari ad esempio, è stata istitui-ta la facoltà di bio ingegneria, che ri-guarda più la costruzione di protesi interne che la creazione di arti artifi-ciali o supporti esterni. La patria lea-der del settore ortopedico sanitario sia a livello di tecnologia che a livel-lo di progettazione è tutto il nord Ita-lia ma specialmente la regione Emi-

lia Romagna. Oggi chiunque voglia fare il mestiere di tecnico ortopedico deve frequentare un corso universita-rio apposito che in Sardegna manca. Sono informato del fatto che esisto-no per questo settore ottime facol-tà in tutta Italia supportate da bra-vissimi professori che provengono sia dal campo dell’ingegneria, che da quello della medicina, ma il proble-ma è che questi studenti preparati teoricamente devono poi recupera-re dal punto di vista pratico, in quan-to i loro studi non sono supportati suf-ficientemente dalle strutture a livello di laboratori. Oggi, dunque, la figura dell’ingegnere è presente in tutti i set-tori e non solo in quello della proget-tazione. Personalmente credo che la Sardegna nel campo dell’officina or-topedica si debba aggiornare e ade-guarsi ai tempi di oggi e sia ancora molto indietro rispetto ad altre regio-ni italiane. Quindi suggerirei di anda-re fuori a chi voglia prepararsi ad af-frontare questa professione.

Quali sono le problematiche e le diffi-coltà che un’azienda come la vostra deve quotidianamente affrontare? Le aziende che si occupano della co-struzione di questo genere di prodot-ti nella nostra isola sono aumentate a dismisura, ecco perché noi preferia-mo una politica aziendale dei piccoli passi. Inoltre noi lavoriamo con dei ta-riffari nazionali che non vengono ag-giornati da molto tempo, comunque riusciamo con tanti sacrifici e sforzi a sopravvivere e ad avere una buona clientela.

Quali sono i punti di forza dell’Azienda?Oltre all’esperienza, consideriamo i nostri punti di forza la buona qualità dei prodotti offerti, l’affidabilità dell’ Azienda e, ove occorra, uno stretto rapporto di collaborazione con i me-dici per avere la certezza di fornire ad ogni cliente la migliore soluzione al suo caso. A conferma e garanzia della validità della nostra organizza-zione, nel 1998, abbiamo ottenuto la certificazione del sistema di qualità aziendale.

Brevemente il suo curriculum profes-sionale.Sono stato fuori dalla Sardegna circa dieci anni sia per motivi di studio che per motivi professionali. Ho lavorato per grandi industrie meccaniche e di progettazione a Milano, Roma e a To-rino. Nell’ultima città nominata ho ap-preso molto ovviamente alla FIAT: ero affiancato da persone che lavorava-no molto ed in serenità con ritmi len-ti ma alla fine arrivavano all’obiettivo prefissato. Mi sono laureato nel 1965 poi trent’an-ni dopo, nel 1995, ho preso il diploma di tecnico ortopedico. Mi ricordo che lavoravo anche dieci o dodici ore al giorno, poi il fine settimana partivo per frequentare il corso di tecnico. Quan-do ho preso il diploma in questo set-tore ero emozionato per tutti i sacrifici fatti, ed inoltre avevo una paura estre-ma di non farcela perché ovviamen-te studiavo nei ritagli di tempo dal la-voro. Alla fine ho raggiunto anche questo obiettivo e per me è stata una grande soddisfazione.

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L’azienda

Dedoni, dai primi autobus quarant’anni fa,

Simpatia, qualità e trasparen-za queste sono le caratteristi-che di Giulio Dedoni fondato-re e dirigente dell’omonima

ditta sarda “Gruppo Dedoni Turismo” che opera nel mercato del traspor-to passeggeri in ambito pubblico e privato. La sua specialità sono i viag-gi organizzati a bordo dei suoi auto-bus in collaborazione delle agenzie di viaggio “Intorno al Mondo” e “Sar-divet” . I cataloghi proposti fanno ca-pire che si può andare alla scoper-ta dell’isola ma anche in tour in tutta Europa e pellegrinaggi: insomma c’è una vasta scelta per ogni esigenza e tipologia di viaggiatore. Giulio Dedo-ni modestamente parla di piccola e media realtà produttiva nell’ambito del panorama economico sardo, ma si può azzardare a dire che il gruppo è nel proprio settore un’azienda lea-der sia in ambito locale che naziona-le. Oggi l’imprenditore, superata la soglia dei sessanta anni, può vantare anche della collaborazione preziosa dei suoi tre figli: la primogenita Danie-la che con un diploma in ragioneria ma anche un buon inizio di studi nel-la facoltà di economia e commercio all’Università Bocconi abbandonati poi per iniziare a lavorare da giova-nissima nell’azienda, si occupa della parte amministrativa; la secondoge-nita Simona laureata in lingue stra-niere, gestisce il reparto marketing e pubbliche relazioni. Infine il più picco-lo Antonio che insieme al braccio de-stro il caposervizio movimento Paolo Piras, collabora nella gestione opera-tiva dei mezzi. “Nel 1957 - racconta Giulio Dedo-ni - mi trasferii da Gerrei mio pae-se d’origine a Cagliari con tutta fa-miglia. Inizialmente con i miei fratelli, cominciammo a lavorare nell’edili-zia, poi nel 1967 comprai dalla ditta trasporti Bayre di Capoterra cinque autobus. Una volta ottenuti i per-messi regionali iniziammo a traspor-tare gli operai che lavoravano nella zona industriale di Macchiareddu” e successivamente Giulio prosegue da solo in quanto i fratelli scelgono altre strade professionali. In quarant’an-ni la ditta cresce: diversi riconosci-

menti nel settore trasporto e turismo, uno staff di cinquantaquattro perso-ne fra personale vario e i conducenti degli autobus. La sede operativa è a Cagliari in viale Monastir al chilome-tro 6,500 zona industriale Casic stra-tegicamente collocata a soli tre mi-nuti dall’aeroporto e a dieci minuti dal porto; dotata di spaziosissimi uf-fici e ampi capannoni con un par-co granturismo di mastodontici auto-mezzi pronti ad intraprendere i viaggi più affascinanti e misteriosi. Autobus a due piani con 72 posti, minibus da 20 e 2 posti, monovolume e vetture di rappresentanza. Il fiore all’occhiello della flotta sono i Mercedes Travego che permettono di offrire un servizio di alta qualità, ottimale in occasione di grandi eventi. Certo, tutto questo comporta gran-di sacrifici: più di venti ore al giorno di lavoro, sabati e domeniche sacrifica-ti, ma Giulio Dedoni è stato ampia-mente ripagato. Oltretutto la filosofia dell’azienda è quella di considerare il proprio personale non alla stregua di dipendenti ma dei veri e propri col-laboratori. Lo staff dei conducenti è formato con periodici e ripetuti ag-giornamenti sull’uso dei mezzi di servi-zio ed è tutelato da orari di lavoro for-mulati secondo le normative vigenti, in modo da assicurare una costante attenzione alla guida. Questa attivi-tà prevede grossi investimenti come sottolinea Giulio Dedoni: “Oltre al sa-crificio, ci vogliono anche grosse ri-sorse economiche per portare avanti un’impresa del genere. In questo pe-riodo nel trasporto pubblico locale si

sta andando incontro ad una serie di cambiamenti che riguardano an-che noi privati che operiamo nel set-tore. Presto per lavorare su una de-terminata linea, non si parlerà più di ottenere concessioni ma contratti di servizio. Come azienda privata stia-mo operando con la Regione sarda per avere gli spazi adeguati. Infatti è aumentata la competizione con la concorrenza del trasporto pubblico, poiché il servizio è nettamente mi-gliorato grazie al fatto che si è deci-so di investire sull’acquisto di autobus ecologici e dalle prestazioni avanza-te. La conseguenza è che per resta-re anche noi sulla piazza dobbiamo adeguarci ai tempi che si evolvono e che si sviluppano in una certa di-rezione. Devo dire che il sistema dei contratti di servizio garantirebbe una migliore programmazione dell’attivi-tà. Infatti, se la concessione dev’es-sere rinnovata annualmente, il con-tratto una volta che si vince la gara d’appalto dovrebbe durare dai sei ai nove anni”. Oggi Giulio Dedoni occu-pa incarichi importanti e di grossa re-sponsabilità nel suo settore: dal luglio 2008 è infatti presidente dell’Associa-zione nazionale viaggiatori su strada affiliata a Confindustria. Una sfida ul-teriore per il gruppo Dedoni è quel-la di organizzare tour all’interno della Sardegna: “Facciamo parte di diver-si consorzi, tra i quali è annoverato il Consorzio dei laghi che comprende la zona del Sarcidano, la Barbagia di Seulo e Orroli. Con questo strumen-to stiamo cercando di valorizzare an-che questa parte dell’isola”.

Alla scoperta della nostra regione e dell’Europa su gomma

ad azienda leader in un settore in evoluzione

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A Cagliari l’incontro con il presidente nazionale Simona Leggeri

Pianificazione, preparazione e collaborazione

La costituzione del gruppo giovani imprenditori sezione costruttori edili, è avvenuta lo scorso 20 maggio 2008 nella

sede di Cagliari in viale colombo.Il motivo che ha spinto a formare questo nuovo gruppo è stato quel-lo di coinvolgere i giovani che già operano nelle aziende di famiglia nella conoscenza diretta a appro-fondita del sistema associativo, ren-dendo tutti partecipi di un proget-to di ricambio generazionale, di crescita qualitativa e di sviluppo quantitativo del sistema stesso, fa-vorendo parallelamente l’arricchi-mento delle loro esperienze e delle capacità personali ma anche con l’obiettivo di stimolare nei giovani imprenditori edili lo spirito associati-vo e la libera iniziativa; esaminare i problemi specifici del settore; pro-muovere iniziative e ricerche per la qualificazione dell’immagine della categoria, contribuendo alla vita dell’Associazione con l’apporto di idee e progetti; mantenere con-tatti con organismi similari naziona-li e stranieri, nonché con quelli del mondo accademico, socio-cultu-rale e scientifico.L’elezione, avvenuta con la pre-senza di tutti i membri associati, ha fatto sì che si formasse un gruppo formato dal Presidente Simona Pel-legrini eletto all’unanimità, il Vice-presidente Stefano De Pascale e i consiglieri Maria Angius, Elena Buc-cellato, Efisio Fa’, Federica Menga e Andrea Pavan. Il gruppo giovani, compatto sin dall’inizio, ha dato ini-zio nell’immediato alla pianificazio-ne delle attività da svolgere per il primo anno di mandato, formando diversi gruppi di lavoro con relativi tavoli di discussione, atti a formare strategie di arricchimento tecnico-culturale per i propri iscritti. Per dare ai membri un’idea più concreta del lavoro da svolgere, si è organizza-to un incontro con il Presidente del Gruppo giovani Nazionale, Simo-na Leggeri che con il gruppo Ca-gliaritano, dopo aver fatto i miglio-ri auguri per la neo costituzione, ha affrontato gli argomenti caratte-

rizzanti i gruppi di tutte le altre re-gioni d’Italia, al fine di trasmettere tutte le esperienze e le metodolo-gie di lavoro effettuate dagli stes-si. Nell’occasione il Presidente del Gruppo Giovani di Cagliari, Simo-na Pellegrini ha illustrato il program-ma di attività e le iniziative che il gruppo intende sviluppare, attra-verso un percorso che mira a dare una formazione di base ai giovani sulle diverse attività attuali e future svolte sia nell`ambito delle proprie aziende edili sia in quello associati-vo. Simona Leggeri ha espresso ap-prezzamento per gli obiettivi espo-sti ed ha illustrato per grandi linee l`articolazione del sistema Ance e i principali obiettivi da questa perse-guiti. Si e` soffermata in particolare sull`organizzazione del gruppo gio-vani, sul ruolo di proposizione as-sociativa che questo svolge e sulle diverse iniziative che vengono rea-lizzate nel territorio. Il Presidente Simona Leggeri ha sol-lecitato inoltre la massima parteci-pazione dei giovani di Cagliari alla vita associativa, sia a livello loca-le che a livello centrale, quale im-portante occasione di crescita, ed ha invitato ad utilizzare tutti gli stru-menti di comunicazione presen-ti all`interno del sistema che, oltre

a fungere da veicolo di aggiorna-mento tecnico, consentono di dif-fondere e far conoscere le attività svolte dai vari gruppi territoriali.All`incontro hanno partecipato an-che Fabio Esposito e Filippo Del-le Piane presidenti, rispettivamen-te, del gruppo giovani di Milano e della Liguria, che hanno esposto le rispettive esperienze associative svolte sia a livello locale che nazio-nale. Successivamente, finiti i lavori del gruppo, i giovani del gruppo di Cagliari, hanno offerto ai loro ospiti, una cena consumata in un ristoran-te caratteristico sito nel territorio di Castello, antico quartiere cagliari-tano circondato dalle antiche mura erette dal popolo Pisano in epoca medioevale di sicuro effetto sceno-grafico per posizionamento e per veduta panoramica.La cena, mo-mento di maggiore comunicazione informale, ha fatto sì che i convivia-li, abbandonassero i ruoli ricoperti, per trasformare il tutto in un incon-tro tra giovani che parlavano del-le proprie esperienze lavorative e non, sia a livello familiare, per i pro-blemi incontrati durante la fase di ricambio generazionale, che loca-le, per la diversità che ogni regione presenta sia a livello antropico che culturale. Si è parlato anche di collabora-zione future sia a livello associati-vo che lavorativo, coinvolgendo tutti i presenti a discostarsi da tutte quelle abitudini che le preceden-ti generazioni hanno sempre avu-to, incitando tutti ad una maggiore collaborazione e ad oltrepassa-re il mare e annullare finalmente le distanze che la nostra terra ha da sempre dalle altre regioni d’Italia, sia per caratteristiche geografiche che culturali. Il presidente nazio-nale, positivamente impressionato dalla vivacità del gruppo incontra-to, ha invitato i presenti a parte-cipare ai meeting organizzati dal gruppo nazionale nelle varie sedi, per poter meglio comprendere an-che il modus organizandi delle altre realtà regionali partecipandovi at-tivamente.

L’impegno dei Giovani Imprenditori Edili

Confindustria

di Efisio Fà

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Innovazione

Intervista con Giuliano Murgia presidente di Sardegna Ricerche

Impresa e tecnologia, così la Sardegna

I risultati finora ottenuti sono buo-ni: ora gli obiettivi sono quelli di spendere i fondi europei secon-do i termini prestabiliti e portare

sempre avanti la cultura di avvicina-mento dell’imprenditoria alla tecno-logia e all’innovazione, indispensabili per competere nel mercato globa-le. Giuliano Murgia è il presidente di Sardegna Ricerche, l’organo creato dalla Regione nel 1985 con il nome di “Consorzio Ventuno”. Un nome diverso, ma la stessa mission di pro-mozione della ricerca e del trasferi-mento tecnologico e nello sviluppo dell’economia della conoscenza, nonché una attività di “intermedia-zione” e consulenza alle imprese che vogliono “svoltare”, attraverso i numerosi bandi pubblici dedicati ai più vari settori dell’economia sarda. Sardegna Ricerche si avvale di una struttura operativa che ha la sede principale nel Parco tecnologico, a Pula, in provincia di Cagliari. Sono inoltre presenti uffici a Nuoro presso l’AILUN e a Iglesias presso l’AUSI, As-sociazione per l’Università del Sulcis Iglesiente. Il Parco tecnologico ha anche una sede ad Alghero gestita dalla società Porto Conte Ricerche.Per il presidente Murgia il primo im-pegno professionale preciso è sta-to quello di animatore culturale alla Società Umanitaria di Cagliari, poi c’è stato l’impegno nella forma-zione sindacale della FLM naziona-le (sindacato metalmeccanici). Per tre anni ha diretto il sindacato in Emi-lia, e dopo il suo ritorno in Sardegna nel 1993 ha lavorato in CGIL come membro della segreteria regionale prima e come segretario poi. È stato assessore all’Industria e ha poi svol-to attività di consulenza e supporto per progetti di innovazione. “In CGIL sono stato uno dei propugnatori di una nuova idea di ‘nuova qualità dello sviluppo’ che partisse dall’in-novazione e il sostegno alle attività di ricerca e di alta formazione, già nel 1985-86”.

Si potrebbe fare di meglio in Italia e in Sardegna per quanto riguarda

le risorse destinate alla ricerca, al-l’Università, all’innovazione tecno-logica?Intanto va detto che il tema dell’in-novazione e della ricerca ha visto crescere la sua importanza nel tem-po, nel senso che la globalizzazio-ne ha fatto sì che anche in Sarde-gna, come in tutto l’Occidente, la competitività sulla base della ridu-zione dei costi sia diventata sempre più difficile, per cui o si smette di fare certe attività e si va a farle in Paesi a basso costo, o si cerca di affinare la produzione in modo tale da ave-re un incremento di valore delle mer-ci e dei servizi tale da compensare il più alto costo dei fattori di produzio-ne qui da noi.L’impegno per la formazione e l’in-novazione non è un optional, ormai è diventato una necessità per la so-pravvivenza delle imprese. L’Italia in-veste poco nella ricerca, lo Stato in-veste poco e l’impresa pochissimo, e questo è uno dei più grossi proble-mi, confermato da tutti gli indici eu-ropei. Bisogna distinguere tra spese per la ricerca e spese per l’innovazio-ne: in teoria in Sardegna si può fare innovazione anche senza fare ricer-ca, perché l’impresa sarda può at-tingere tutto il sapere che c’è in tut-to il mondo, è indifferente cioè per una impresa che una nuova tecno-

logia venga da Boston, da Quartuc-ciu o da Monserrato.Quindi c’è il tema di mettere le im-prese sarde allo stesso livello dei loro competitori esterni dal punto di vista delle tecnologie e quello di investi-re su alcuni elementi peculiari di ri-cerca in Sardegna per risolvere dei particolari problemi, come quello di malattie autoimmuni come diabete, sclerosi multipla, talassemia, per le quali i ricercatori, hanno raggiunto livelli di eccellenza notevoli rispetto al resto del mondo. In altri casi, pos-sono essere problemi specifici della nostra regione, come ad esempio il ripristino ambientale della miniere di-messe, e qui il trasferimento tecnolo-gico non basta, ma si tratterebbe di sviluppare la ricerca per trovare so-luzione adeguate.Ci sono poi i settori come l’ICT, che sono a livello avanzato nella nostra regione, come Tiscali. In questo caso è utile sviluppare la ricerca per crea-re nuovi prodotti che aumentino la competitività.E per quanto riguarda invece le pic-cole e medie imprese di dimensioni e anche possibilità inferiori a quelle di Tiscali, quali sono le loro disponi-bilità a spendere parte delle loro ri-sorse in innovazione tecnologica e che risposte ha Sardegna Ricerche sul territorio rispetto alle sue propo-ste e i suoi bandi?C’è un problema di scarsa doman-da di innovazione, credo dipen-da un po’ dalla dimensione dell’im-presa sarda e un po’ anche da una certa diffidenza: si pensa forse che intraprendere la strada dell’innova-zione tecnologica sia più complica-to di quanto non sia, che i costi siano eccessivi. In realtà, se ben conge-gnata, la quota di co-finanziamento che spetta all’impresa è abbastan-za bassa e può essere in larga misura anche fornita in natura: l’attrezzatu-ra, il tempo dei dipendenti ecc.. Qui ci sono una serie di attrezzature e di esperti, quelle che noi chiamiamo le piattaforme tecnologiche, cioè la-boratori che forniscono alle imprese servizi di innovazione e di ricerca a

di F. M.può competere nel mercato globale

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costi veramente bassi e con un at-teggiamento molto collaborativo e partecipativo. Inoltre l’attività di ri-cerca spesso coincide con una alta formazione dei dipendenti dell’im-presa. Io riscontro un fatto curioso: la propensione all’innovazione è quasi più diffusa nei settori più tradizionali che non in certe aree manifatturiere o metalmeccanico. Ci sono progetti di ricerca nel settore della vitivinicol-tura, nel lattiero caseario e anche nel settore edile per quanto riguar-da, ad esempio, il risparmio energe-tico. Fino a qualche anno fa il fatto di es-sere un’isola poteva essere un ele-mento di protezione dalla concor-renza, mentre oggi non ci sono più nicchie protette, per cui bisogna im-parare a nuotare in mare aperto.

Cosa deve fare una impresa che vuole rivolgersi a Sardegna Ricerche per una consulenza o un aiuto?Ci sono diversi livelli di rapporto con le imprese: ci sono delle attività di servizio, forme di partecipazione, delle attività di studio e ricerca su fi -loni specifi ci sulla base di valutazioni nostre e della Regione e sul confron-to delle organizzazioni imprendito-riali. Si tratta dei cosiddetti progetti cluster: le imprese vengono invitate a partecipare ad attività collegia-li nelle quali si affrontano i problemi

di un determinato settore e si ricorre a competenze esterne. Normalmen-te, l’impresa che desidera sviluppa-re un suo fi lone di ricerca partico-lare lo fa in proprio, anche perché non deve condividere le sue strate-gie e i suoi prodotti con gli altri, per cui si ha una assistenza individuale. L’impresa che tiene d’occhio il no-stro portale trova una serie di fi loni di sviluppo interessanti, come le bio-tecnologie o il riciclo delle scorie in-dustriali. Poi ci sono, periodicamen-te, i bandi di ricerca: ad esempio nell’ICT, nelle energie rinnovabili, c’è stato un grosso bando “de minimis” rispetto al quale ci sono un’ottanti-na di progetti ancora in corso. Oggi possiamo stimare in 120-140 i sogget-ti impegnati a vario titolo in qualche attività di ricerca nella nostra regio-ne. Ci sono poi dei settori molto spe-cializzati che riguardano il sostegno agli spin-off universitari e accademi-ci, o i bandi per le imprese innovati-ve di giovani laureati, con una trenti-na di progetti già approvati.

In quale proporzione i fondi europei, nazionali e regionali concorrono alla organizzazione e gestione di queste attività? In generale cerchiamo di conside-rare i nostri fondi di dotazione come fonte di co-fi nanziamento. Direi che secondo una stima pru-

dente il rapporto è di un terzo di fon-di regionali reperiti in Sardegna, e due terzi recuperati sul mercato, fra fondi europei e nazionali del Ministe-ro e fondi dei privati. Stiamo investendo molto sulle at-trezzature e le piattaforme tecnolo-giche perché entro dicembre dob-biamo riuscire a spendere i fondi del vecchio POR, ma comunque in futu-ro, nonostante l’uscita dall’Obietti-vo 1, ci saranno delle risorse notevo-li. Sono abbastanza ottimista perché vedo segnali nuovi nelle imprese e l’interesse dei giovani imprenditori, e nelle stesse organizzazioni di cate-goria come la Confi ndustria il livello di interlocuzione è molto interessan-te, così come il rapporto con l’Uni-versità.

Quali le prossime iniziative a breve scadenza?Per Sardegna Ricerche le prossime scadenze tecnico-amministrative saranno quelle relative alla gestio-ne della nuova legge sulla ricerca in Sardegna e l’avvio di un Piano spe-cifi co, e la programmazione comu-nitaria. Sardegna Ricerche inoltre in ottobre parteciperà alla V edizione di Bioforum 2008 a Milano, e allo Ze-roEmission Rome 2008, l’evento inter-nazionale dedicato alle energie rin-novabili, oltre che allo SMAU 2008 e al Cebit di Hannover nel 2009.

Innovazione

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L’impegno e le iniziative di Alcoaper migliorare la qualità della vita

I dodici mesi di attività della Fondazione del colosso dell’alluminio

di Alberto Urgu

Iniziative

“Il mese dei servizi Alcoa”, svol-tosi in ottobre, ha concluso l’attività di un anno dell’Al-coa Foundation, la fonda-

zione aziendale del colosso mondiale dell’alluminio che nel Sulcis Iglesiente, così come in tutti i territori in cui sono presenti gli stabilimenti Alcoa, si occu-pa di iniziative destinate al volontaria-to e all’impegno nel sociale. Nata nel 1952 a Pittsburgh, in Pennsylvania, l’Al-coa Foundation estende il suo rag-gio d’azione praticamente in tutto il mondo, grazie all’impegno dei con-tatti locali e regionali. La missione della Fondazione è di quelle decisamente impegnative: migliorare la qualità ge-nerale della vita nelle comunità dove Alcoa opera, puntando su nuove op-portunità educative, servizi medici e sanitari, impegni culturali. Non un sem-plice stanziamento di fondi però, ma una vera strategia di inserimento nel tessuto sociale, attraverso l’impegno diretto dei dipendenti Alcoa.Attraverso alcune linee guida, i pro-getti finanziati dall’Alcoa Foundation si sviluppano principalmente nei setto-ri dell’Ambiente e della Sicurezza, nel-la crescita professionale dei giovani, nella partnership con il territorio. Due i tipi di progetti finanziati; BIG, che su-perano un investimento di 15mila dol-lari e Small, con un budget inferiore ai 15mila euro. I finanziamenti attraversa-no una tripla valutazione e approva-zione, direttamente in loco, in seguito nella direzione europea e la terza e ul-tima nella casa madre di Pittsburgh. Progetti importanti che hanno un im-mediato riscontro nel territorio, come - fra i più recenti - la donazione al-l’Istituto nautico di Carloforte di un av-veniristico simulatore di navigazione o la creazione, nell’Istituto agrario di Villa-massargia, di un Laboratorio Caseario all’avanguardia, che permetterà agli studenti di mettere in pratica le cono-scenze teoriche acquisite in aula sui processi di produzione del formaggio, di un ecografo di ultima generazione alla Asl di Carbonia, di un laboratorio di fisica all’istituto superiore di Portoscuso. “Il senso della comunità, spiega il diret-tore dello stabilimento Alcoa di Porto-scuso Sergio Vittori, si crea attraverso

le persone. Questa è la nostra filosofia, che abbiamo portato avanti in questi dieci anni. Noi sosteniamo l’intervento dei nostri dipendenti nei progetti legati al sociale, mettendo a disposizione al-cune ore del loro tempo libero. Non si tratta mai di indicazioni che arrivano gerarchicamente, dall’alto, ma che si sviluppano all’interno della comunità dei dipendenti( gli alcoani), che spon-taneamente sviluppano idee, proget-ti e occasioni di intervento nel socia-le”. Come il progetto Action, in cui una squadra di dieci dipendenti si mette insieme per un intervento diretto che può riguardare il restauro di una chie-sa o la sistemazione di un campo spor-tivo e di un centro sociale polivalente. L’ambiente, come già detto, rappre-senta storicamente uno degli ambiti in cui l’Alcoa Foundation è maggior-mente impegnata. Entro il 2020 la Fon-dazione ha preso l’impegno di pianta-re dieci milioni di alberi. A livello locale, lo stabilimento di Portoscuso ha già contribuito con l’impianto di 10mila ar-busti in dieci anni e conta di arrivare a 50mila entro il 2020. Ma il progetto che forse maggiormente rispecchia lo spiri-to dell’Alcoa Foundation è il progetto Bravo, con cui l’azienda corrisponde un contributo ad ogni associazione di volontariato nella quale operi un suo dipendente per almeno 50 ore/anno. Un sistema che stimola gli stessi dipen-denti a partecipare e che crea una fi-delizzazione tra le associazioni operan-ti nel territorio e l’Alcoa stessa. Oggi su

un organico di circa 570 dipendenti ben 148 aderiscono al progetto BRA-VO operando in oltre 45 Associazioni di Volontariato. Subito dopo l’insedia-mento di Alcoa a Portovesme abbia-mo iniziato a coinvolgere i dipenden-ti nelle attività a sostegno del sociale, dandoci anche una struttura organiz-zativa, gestionale e finanziaria inter-na di modo che gli stessi dipendenti si sentissero protagonisti in prima per-sona del valore della Comunity attra-verso una struttura gestionale precisa, in cui si sentissero essi stessi protago-nisti delle iniziative. Ovviamente l’ini-zio è stato difficile, perché partivamo praticamente da zero, ma adesso ab-biamo un team per ogni reparto (cir-ca 50 persone in totale) impegnato a portare avanti iniziative sociali nel ter-ritorio; Sergio Vittori è dal giugno del 2008 il direttore dello stabilimento sul-citano. Una nomina che va a corona-re una carriera trentennale all’interno dello stabilimento di Portoscuso, attra-verso le diverse trasformazioni societa-rie dalle Partecipazioni Statali all’arrivo della multinazionale americana, data-to 1996. Lo stabilimento Alcoa di Porto-scuso è il maggiore dei due siti di allu-minio primario in Italia. Realizzato fra il 1968 e il 1972, si estende su 650.000 mq, di cui 130.000 coperti. Al suo interno la-vorano 600 dipendenti diretti, cui van-no aggiunti altri 200 provenienti dal-l’indotto. Un fatturato di 250 milioni di euro, per un impianto che ha il record nell’utilizzo di energia elettrica in Italia e che consuma il 20% di tutta l’ener-gia prodotta in Sardegna. Un’azienda importante, che agisce in un territorio complicato e depresso come quello del Sulcis-Iglesiente, in cui le attività di sostegno al territorio hanno un senso e un significato sicuramente diverso. In dieci anni di attività a Portoscuso, l’Alcoa Foundation ha speso circa 2 milioni di euro in progetti sociali sul ter-ritorio, nel 2008 sono oltre 600 i proget-ti che saranno avviati e conclusi. “Il mese dei servizi in realtà è solamente un momento di condivisione e comu-nicazione degli eventi che proponia-mo, tiene a precisare Sergio Vittori, ma che riguardano un’attività che non ha sosta praticamente in tutto l’anno”.

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Il perdurare del grave fenomeno degli infortuni sul lavoro ha por-tato, in questi ultimi decenni, al-l’adozione di strategie diversifica-

te da parte delle Istituzioni, finalizzate a combattere ed arginare una pia-ga dolente del nostro Paese.Risale ormai a più di venti anni fa il D. Lgs. 626/94, che introdusse una nuo-va concezione della sicurezza sul la-voro, di matrice comunitaria. Preve-nire divenne la parola chiave: non più, però, una prevenzione rimessa alla intuizione e alla discrezionalità del singolo datore di lavoro, bensì un obbligo procedimentalizzato. “par-tecipato” da tutti i livelli aziendali e riempito di nuovi contenuti. Se è vero che, a seguito dell’introduzione del D. Lgs. 626/94, il tasso di infortuni si è ridotto, è però altresì vero che siamo ben lontani dal poter considerare il pericolo di eventi mortali o comun-que gravemente lesivi dell’integrità fisica dei lavoratori come qualcosa di raro e remoto.Al contrario, le morti bianche e gli incidenti gravi sono, purtroppo, al-l’ordine del giorno. In parte perché disattese, in parte perché non ac-compagnate da una contestua-le maturazione e presa di coscienza del proprio ruolo da parte di tutti gli attori della sicurezza, le nuove norme non hanno pienamente sortito l’ef-fetto sperato. Nel corso degli anni sono dunque intervenuti provvedi-menti “rafforzativi”, fino al recente D. Lgs. 81/2008, meglio noto come Te-sto Unico in materia di salute e sicu-rezza sul lavoro. Di questi provvedi-menti, alcuni hanno natura di norme tecniche, che hanno tradotto in pre-cise prescrizioni le importanti acqui-sizioni scientifiche via via consolida-tesi; pochi hanno natura di norme a sostegno delle imprese ed alla diffu-sione della cultura della sicurezza sul lavoro; una buona parte di essi si oc-cupa invece di rafforzare il sistema sanzionatorio ed affittivo e di poten-ziare l’attività di vigilanza.È proprio da un rafforzamento del si-stema sanzionatorio che ha preso le mosse l’affollato Convegno svoltosi lo scorso 6 ottobre presso l’Associa-

zione Industriali Province Sardegna Meridionale, in tema di responsabilità amministrativa degli enti in presenza dei reati di omicidio colposo e di le-sioni colpose gravi o gravissime com-messi con violazione delle norme in materia di salute e sicurezza sul lavo-ro. L’importante novità è stata intro-dotta dall’art. 9 della legge 123/2007 (la legge delega dal quale è deriva-to il Testo Unico in materia di salute e sicurezza), e in seguito meglio artico-lata in seno al D. Lgs. 81/2008 (artt. 30 e 300). Si tratta di norme di forte impatto, non solo per le pesanti san-zioni pecuniarie ed interdittive che vengono introdotte ai danni delle so-cietà, ma, ancor prima, per il signifi-cato politico e giuridico che rivesto-no. Non può sfuggire, infatti, come il nostro ordinamento penale sia sem-pre stato improntato al principio della responsabilità penale persona-le, ossia della sola persona fisica, di cui era corollario il noto brocardo la-tino societas non potest delinqui, la società non può commettere illeciti penali.L’idea di una responsabilità non me-ramente civilistica delle persone giu-ridiche e di enti privi di personalità giuridica a seguito della commissio-ne di illeciti penali si è affermata, non a caso, solo a partire dal 2001, e per giunta come ipotesi eccezio-nale, circoscritta a reati di particola-re gravità. E’ il decreto legislativo n. 231/2001. infatti, che ha introdotto una responsabilità definita “ammini-strativa” – ma la dottrina maggiorita-ria la considera penale in senso stret-to, visto che discende da un reato e viene contestata ed accertata in un procedimento penale degli enti come diretta conseguenza della re-sponsabilità penale di alcuni sogget-ti apicali che abbiano commesso il reato - presupposto a vantaggio o nell’interesse degli enti medesimi. Una responsabilità “amministrativa” da considerare, come già detto, eccezionale, essendo stata corretta-mente circoscritta ad un numero li-mitato di ipotesi di reato di partico-lare gravità (reati contro la P.a., reati societari, infibulazione, terrorismo pe-

dofilia etc. ), che si sono però anda-te incrementando nel corso degli anni, fino alla recente introduzione dell’art. 25 septies in materia di sicu-rezza sul lavoro. La ratio della recen-te estensione del D. Lgs 231/2001 alla materia infortunistica è chiara.Da un lato si è voluto dare al Paese un ulteriore segnale della peculiare sensibilità delle Istituzioni a fronte del-le tante disgrazie che hanno colpito il mondo del lavoro poco prima del-l’emanazione del Testo Unico.D’altro lato si auspica che, a fron-te del pericolo di vedere coinvolto il patrimonio societario, vi sia un più in-tenso controllo da parte dei soci sulla regolarità e legalità dell’operato so-ciale in materia di sicurezza. Il risulta-to atteso è, dunque, di sensibilizzazio-ne e dissuasivo insieme.E’ evidente, peraltro, che una norma di tale portata non possa che desta-re preoccupazione e perplessità ne-gli operatori. Lo schermo societario, che fino a ieri garantiva una sostan-ziale impermeabilità del patrimonio dell’ente alle vicende penalmente rilevanti che avessero coinvolto il da-tore di lavoro, gli amministratori della società e, in generale, le figure api-cali, ora non è più sufficiente.L’apparato sanzionatorio, introdotto tramite l’art. 300 del testo unico, non è, tra l’altro, di poco conto. Le san-zioni pecuniarie possono infatti rag-giungere le mille quote. Le sanzioni interdittive possono sostanziarsi nel-l’interdizione dall’esercizio dell’attivi-tà; nella sospensione o revoca delle autorizzazioni, licenze o concessio-ni funzionali alla commissione dell’il-lecito; nel divieto di contrattare con la PA; nell’esclusione da agevolazio-ni, finanziamenti, contributi o sussidi e l’eventuale revoca di quelli già con-cessi. A fronte di questo quadro a tin-te fosche, va però sottolineato come il legislatore abbia contemplato, già nel D. Lgs. 231/2001, una “via d’usci-ta”: la prova in sede giudiziaria del-l’adozione ed efficace attuazione di un modello di organizzazione e ge-stione vale infatti come esimente.La normativa vigente (art.5 d. lgs.2e1/2001) prevede che l’ente

Le iniziative delle istituzioni per arginare la piaga

La responsabilità amministrativa degli entiin materia di sicurezza sul lavoro

Lavoro e sicurezza

di Sabrina Kalb

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vada esente da responsabilità ove provi che: a) l’organo dirigente ha adottato ed efficacemente, prima della commis-sione del fatto, modelli di organizza-zione e di gestione idonei a prevenire reati della specie di quello verificatosi; b) il compito di vigilare sul funziona-mento e l’osservanza dei modelli di curare il loro aggiornamento è sta-to affidato a un organismo dell’ente dotato di autonomi poteri di iniziati-va e di controllo; c) le persone hanno commesso il rea-to eludendo fraudolentemente i mo-delli di organizzazione e di gestione; d) non vi è stata omessa o insufficien-te vigilanza da parte dell’organismo di vigilanza appositamente costitui-to. I requisiti del modello di gestione sono fissati dal 2 comma dell’art. 5, ed integrati, con specifico riferimen-to alla materia della sicurezza sul la-voro, dall’art. 30 d. lgs.81/2008. Nor-me alle quali si rinvia, non potendosi in questa sede sviluppare adeguata-mente l’argomento.Il testo unico specifica peraltro che, in sede di prima applicazione della norma, i modelli di organizzazione aziendale definiti conformemente alle Linee guida UNI-INAIL per un si-stema di gestione della salute e sicu-rezza sul lavoro (SGSL) del 28 settem-bre 2001 o al British Standard OHSAS 18001:2007 si presumono conformi ai requisiti di cui al citato art 30 per le parti corrispondenti. Risulta dunque particolarmente importante proce-dere all’implementazione di uno di tali modelli di organizzazione, con l’ovvia avvertenza che gli stessi an-dranno plasmati sulla singola realtà aziendale, e integrati con i requisiti dei modelli di gestione prescritti dal-la normativa precedentemente ri-chiamata, ed in particolare dai cc. da 1 a 4 dell’art. 30 del d. lgs 81/2008 (a tacer d’altro, mancano nei mo-delli di organizzazione citati gli or-gani di vigilanza interni e l’appara-to sanzionatorio disciplinare prescritti dal Testo Unico). In tal senso un va-lido supporto può essere rappresen-tato dalle Linee Guida di Confindu-stria per la costruzione dei modelli di organizzazione, gestione e control-lo ex decreto legislativo n. 231/2001, formulate con lo specifico intento di fornire alle associazioni e alle im-prese indicazioni di tipo metodolo-gico su come predisporre un model-lo organizzativo idoneo a prevenire la commissione dei reati indicati nel

decreto. La prima versione delle Li-nee Guida, elaborata nel 2002, è sta-ta approvata dal Ministero della Giu-stizia nel giugno 2004. A seguito dei numerosi interventi legislativi che, nel frattempo, hanno modificato la disci-plina sulla responsabilità amministra-tiva degli enti, estendendone l’ambi-to applicativo a ulteriori fattispecie di reato, si è provveduto ad un aggior-namento, che ha ottenuto il placet ministeriale il 2 aprile 2008. Il Ministe-ro ha peraltro ricordato che la piena efficacia delle Linee Guida lascia im-pregiudicata ogni valutazione sulle modalità della loro implementazione e sulla concreta attuazione dei mo-delli di organizzazione e gestione da parte dei singoli enti, affiliati o meno all’Associazione. Non va taciuto, pe-raltro, come già a livello teorico l’ap-plicazione del D. Lgs.231/2001 alla materia della sicurezza presenti più di una difficoltà interpretativa, posto che si tratta di un sistema di respon-sabilità (e relativa esimente) pensato unicamente per reati dolosi, laddove la L. 123/2007 ed il Testo Unico con-templano invece reati colposi (omi-cidio colposo e lesioni colpose gra-vi e gravissime). In sede di stesura del testo di legge si è ritenuto, infatti, per la tipologia di reati contemplati, che sia del tutto improbabile che l’even-to dannoso sia oggetto di specifica previsione e volizione da parte del-l’autore del reato. Spetterà, in ultima analisi, all’autorità giudiziaria scio-gliere alcuni dei nodi ermeneutici già sottolineati dalla dottrina.Pone problemi, per esempio, il con-cetto di reato commesso a vantag-gio o nell’interesse dell’ente. In tal senso, accanto ad una tesi che ri-tiene implicitamente abrogato tale requisito nel caso in esame, ve n’è

un’altra che sostiene che il vantag-gio debba essere ricollegato ai man-cati investimenti economici finalizzati al corretto funzionamento del siste-ma di sicurezza aziendale (si pensa, per esempio, al mancato acquisto di nuovi macchinari più efficienti e sicu-ri o al mancato acquisto di dispositivi di protezione individuale). In tali casi, infatti, la società ha un beneficio in-diretto, rappresentato dal risparmio derivante dalla mancata adozione di misure di prevenzione e protezio-ne. Parimenti pone problemi il con-cetto di violazione fraudolenta del modello organizzativo. In conclusio-ne, riteniamo opportuno introdurre al-cuni dati. Dalle indagini condotte da importanti società di certificazione ri-sulterebbe che l’adozione di modelli di gestione ed organizzazione riguar-di solo il 10% delle aziende italiane. Un dato non incoraggiante, che va a di-scapito della sicurezza aziendale, se è vero quanto sostenuto dall’INAIL in un recente studio condotto a livello nazionale: all’adozione di un sistema volontario di gestione corrisponde la riduzione di diversi punti percentuali degli indici di frequenza e di gravità degli infortuni. Altro aspetto non ade-guatamente considerato dal mondo produttivo è poi quello connesso al-l’opportunità di una crescita azienda-le in termini di efficienza, efficacia e di rapporti con l’esterno.L’implementazione di un sistema di regole volte a ribadire la complian-ce aziendale non solo rispetto a nor-me giuridiche, ma anche a valori di tipo etico costituisce, infatti, un valido strumento per migliorare e rafforza-re l’immagine societaria nei rapporti con gli interlocutori esterni e per favo-rire la condivisione della mission azien-dale all’interno.

Lavoro e sicurezza

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Dibattito

A Cagliari un convegno organizzato dalla commissione Pari Opportunità

Donne e impresa: il fattore “D” indispensabile

Un sistema che marcia sen-za considerare, e incentiva-re, adeguatamente il lavo-ro femminile non è soltanto

discriminatorio e ingiusto: è soprattut-to poco conveniente dal punto di vi-sta economico, visto che laddove le donne lavorano in maniera massic-cia e tutelata anche il numero dei fi-gli è maggiore, i servizi più efficien-ti, e perfino l’occupazione nel settore terziario aumenta. Se ne è discusso in occasione del convegno naziona-le “Fattore D”- le donne, il lavoro, lo sviluppo,organizzato dalla commissio-ne Pari Opportunità della Provincia di Cagliari. Una partecipazione soprattut-to femminile per questo incontro ispira-to al libro del sociologo Maurizio Ferrera “il fattore D”, appunto, con l’eccezio-ne significativa di alcuni rappresentan-ti delle istituzioni e del mondo produtti-vo come il governatore Renato Soru, il presidente della Confindustria delle province della Sardegna meridionale Alberto Scanu, i presidenti delle provin-ce di Cagliari e Nuoro Graziano Milia e Roberto Deriu. Renato Soru, annotan-do che “…qui la presenza maschile è scarsa, e se voi non avete forse più bi-sogno di parlare di questi argomen-ti noi maschi avremmo certo bisogno di ascoltare”, ha tracciato un quadro della situazione generale della Sarde-gna: dal secondo trimestre del 2007 al corrispondente periodo del 2008, l’oc-cupazione femminile è aumentata di cinque punti percentuali. In parallelo, però, stanno aumentando anche i di-soccupati di sesso femminile, segno di un movimento nuovo e di un massic-cio ingresso delle donne nel mercato del lavoro.«La metà dei dirigenti della Regione -ad esempio i vertici della Sanità, del-l’Urbanistica, dell’Arpas - sono donne, e la stessa legge statutaria», ha ricorda-to Soru, «stabilisce una quota del 40% di presenza femminile alla guida degli assessorati, perciò le donne hanno fat-to passi avanti in maniera non preoc-cupante ma certamente sfidante per gli uomini». Concretamente, l’ammi-nistrazione regionale stanzierà com-plessivamente 33 milioni di euro per la costruzione di asili nido e per la realizza-

zione di quelli aziendali. Anche la Pro-vincia di Cagliari studia azioni e soluzio-ni per creare occupazione femminile, in particolare nell’ambito imprendito-riale. Gli assessorati alle Finanze, alle Politiche sociali e alla Formazione e Lavoro, assieme alla consigliera di pa-rità, hanno proposto l’istituzione di un Fondo di Garanzia a sostegno del mi-crocredito di complessivi 200 milioni di euro, illustrato dall’assessora al Bilancio Carla Medau. Pensato per i lavoratori atipici, le categorie svantaggiate e le microimprese, è il riconoscimento del-l’importanza che le piccole e medie imprese rivestono nel tessuto produtti-vo italiano e sardo. Maria Cocco (pre-sidente Comitato imprenditoria fem-minile della Camera di commercio di Cagliari) ha segnalato il trend di cre-scita delle imprese femminili (a giugno 2008 ben 5500 in più, e di queste 3921 sono di donne extracomunitarie). Fra i relatori del convegno, anche la vice presidente della consulta per la Pari opportunità dell’UPI (Unione Province Italiane) Giovanna Benelli, la segre-taria della CGIL Cagliari Luisa Sassu e Rita Corda (presidente Commissione Pari opportunità della provincia di Ca-gliari e membro della consulta nazio-nale), che ha ricordato i tre problemi principali: lo scarso lavoro femminile, per cui l’Italia è agli ultimi posti in Eu-ropa e lontana dagli obiettivi di Lisbo-na; la scarsa natalità (la Sardegna de-tiene il primato del tasso di fecondità più basso, che nel Medio Campidano è del 0,9%), e il rischio povertà per i mi-nori. Fra l’occupazione e la natalità, e

fra il lavoro e la povertà, ci sono lega-mi molto stretti, spiegati efficacemen-te dalla sociologa Maria Letizia Pruna. Le donne che lavorano fanno più figli, soprattutto se sostenute da politiche di servizi che le aiutano; e al crescere del-l’occupazione il tasso di povertà relati-va diminuisce (secondo i dati Istat, a un 51,3% di occupati nel Nord corrispon-de un 20,7% di poveri; al Sud le propor-zioni sono di 28,1% - 68,3% ). Il proble-ma, spesso, è il reinserimento dopo la maternità: Alberto Scanu per la Con-findustria, ricordando che “la base di partenza della Sardegna non è male, nonostante il nostro conservatorismo”, ha evidenziato come, all’interno del problema degli asili nido - unanime-mente riconosciuti essenziale strumen-to per la conciliazione dei tempi la-voro-famiglia - vi sia anche quello del principio per cui “più guadagno, più pago”, relativo alle loro rette: in que-sto modo però il lavoro straordinario e conseguente aumento della produtti-vità vengono scoraggiati. La “follia” è anche quella delle “liste elettorali che continuano a discriminare fra donne e uomini”, e per quanto riguarda il pro-blema demografico, la prospettiva è purtroppo quella di vedere diminuire in maniera significativa la popolazione sarda entro il 2050. “Non abbiamo evi-dentemente fatto abbastanza per fa-vorire il reinserimento”, ha concluso Al-berto Scanu, “un grande lavoro deve essere fatto in questo senso altrimen-ti il risultato sarà solo per metà, tenen-do sempre presente quelle che sono le esigenze delle imprese”.

per il successo del sistema economico

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In una conferenza stampa illustrate le priorità per l’Isola

I vertici regionali di Confindustria:impresa e politica insieme nel rush finale

Gli ultimi mesi della legi-slatura regionale in Sar-degna potrebbero es-sere importanti se non

addirittura decisivi: questo l’approc-cio della Confindustria Sardegna verso il tempo che resta prima del-le prossime elezioni del 2009, poco più di 200 giorni. Con uno spirito “co-struttivo” e avendo ben chiaro che non si tratta di una questione poli-tica quanto di concreta voglia di contribuire allo sviluppo della Sar-degna, l’associazione ha organiz-zato una conferenza stampa il cui filo conduttore è stato proprio quel-lo del “rush finale”, ovvero delle priorità sulle quali concentrare l’azione dell’esecutivo e del Consiglio regiona-le prima della prossima primavera.Il presidente della Con-findustria Sardegna recentemen-te eletto, Massimo Putzu, insieme ai presidenti delle Associazioni pro-vinciali della Sardegna Meridiona-le, del Nord Sardegna, della Sarde-gna Centrale e di Oristano Alberto Scanu, Stefano Lubrano, Salvato-re Nieddu e Paolo Ferrari, ha illustra-to quindi le misure più urgenti con le quali sollecitare la giunta Soru. “Sia-mo in una fase pre-elettorale e ab-biamo necessità di evidenziare che ci sono grandi risorse, circa 12 miliar-di di euro, da impegnare in proget-ti concreti per evitare di restituire de-nari importanti all’Unione Europea”, ha sottolineato Putzu. Fra i suggerimenti per lo sprint finale, ci sono le misure che si potrebbero adottare perfino entro i prossimi cen-to giorni, che talvolta costituiscono una vera e propria emergenza: è il caso della nomina del presidente della Commissione regionale per l’Industria, che è bloccata da mesi nelle sue potenzialità operative. Le quattro priorità più urgenti riguarda-no la Finanziaria regionale e il Bilan-cio, le politiche per il territorio, l’ener-gia e la questione dei trasporti e logistica. L’approvazione della finan-ziaria regionale entro il 31 dicembre 2008, l’incremento delle risorse per

il settore turistico e l’adeguamento dell’IRAP, insieme alla richiesta di so-stanziali modifiche alla proposta di legge di governo sul territorio, e alle complesse questioni dell’energia e della continuità territoriale delle mer-ci, sono alcune degli elementi per i quali si invoca una maggiore incisi-vità e operatività istituzionale. Il pre-sidente della Confindustria della Sar-degna meridionale Alberto Scanu, in particolare, ha sottolineato il la-voro svolto in questi ultimi mesi, an-che in seguito all’assemblea straor-dinaria di Confindustria tenutasi a Milano qualche giorno prima dell’in-

contro sul “Rush finale”. L’ac-cesso al credito e il sostegno ai Confidi (che garantiscono un volume di credi-

to di circa 10 miliardi di euro) costituiscono una

delle questioni più rilevanti per l’iso-la, insieme al problema dell’energia per il quale si chiede l’abbattimen-to dei costi per le imprese energivore e il sostegno all’azione di lobby sul-la Commissione Europea per risolve-re il problema tariffario. Proprio sulla questione dell’energia è assai ap-prezzato il sostegno del governo na-zionale. Scanu ha anche ribadito la necessità di un sostegno straordina-rio (stimato in 20 milioni di euro) a favore del fondo rischi dei Consorzi Fidi del comparto industriale, che dal 2000 non riceve contri-buti, perché in effetti “c’è un problema di garanzia pa-trimoniale”. Fra le azioni positive di questa legislatu-ra regionale, comunque, la Confindustria regionale ha ri-levato alcuni elementi della Fi-nanziaria, la sensibilità al problema dei Consorzi Fidi e all’indebitamen-to, e un complessivo rinnovamento della Pubblica Amministrazione che passa anche per la semplificazione amministrativa e il contenimento dei costi. Il punto cruciale è la volontà, e necessità, di far “squillare un cam-panello” per ricordare sempre quali

sono le misure utili, necessarie, talvol-ta molto urgenti per assicurare il rag-giungimento di alcuni obiettivi consi-derati prioritari. “Non vogliamo fare i politici”, ha puntualizzato Salva-tore Nieddu, presidente della Con-findustria della Sardegna centrale, un territorio particolarmente colpi-to dalla crisi generale, che si prepa-ra alla mobilitazione generale del 17 ottobre. L’accento viene fortemen-te messo sulla tenacia degli impren-ditori sardi, anche per quanto riguar-da l’importante riconversione della cartiera di Arbatax in polo nautico, percorso cominciato con una ban-do del 2002. Oltre i prossimi cento giorni, però, ci sarebbe una ulterio-re tabella di marcia da prendere in considerazione l’Associazione, fatta di attenzione al settore cruciale del turismo, alla chimica, ai lavori pub-blici e alla programmazione regio-nale. Nel primo caso, è ritenuta di fondamentale importanza l’appro-vazione della legge sulla classifica-zione alberghiera regionale, soprat-tutto per contrastare la concorrenza “sleale” dei Bed&breakfast e delle seconde case, oltre che l’attivazio-ne dell’Agenzia Sardegna Promozio-ne, che finora è stata “una scatola

vuota”. Tutto ciò, senza di-menticare l’azione necessa-

ria per l’internazionalizzazione e la promozione all’estero del-

le produzioni sarde. Dal punto di vista della cre-scita produttiva, i Poli di

sviluppo da sostenere sono quello Agro-veterinario del Nord-Ovest, quello nautico di Arbatax, il Distretto ICT, il Distretto Ricerca Energia e il Por-

to industriale di Cagliari. Altre priorità importanti da

segnalare alla Regione sono l’ag-giornamento del prezziario regiona-le per gli appalti pubblici, il Program-ma incentivi e la riorganizzazione della macchina amministrativa, l’av-vio dei contratti di programma sulla chimica e la predisposizione dei ta-voli compartecipati su Ricerca e in-novazione e ambiente.

Prima del voto

Positiva la semplificazioneamministrativa

La tenaciadegli

imprenditoriper la

riconversionedella cartiera

di Arbatax

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Far vedere come nasce un pro-dotto alimentare dalle sue ori-gini? Come dire l’azienda che invita i propri consumatori a

scoprire i suoi segreti per avere ulte-riori certezze. Lo ha fatto lo stabilimen-to Heineken in località Macchiareddu aderendo all’iniziativa della Federa-limentari l’associazione di categoria alimentare che ha invitato i produtto-ri ad aprire le porte delle proprie ditte al pubblico. Dunque una sessantina di persone hanno visitato lo stabilimen-to Heineken Italia diretto dal Dotto-re Leandro Ardu che insieme al suo team si è reso disponibile a far carpire al profano i segreti di come si produ-ce la birra. La prima fase del procedi-mento è stata spiegata da Giampao-lo Ortu responsabile servizi tecnici di stabilimento. Sostanzialmente vengo-no prese le materie prime del prodot-to: malto, mais acqua e luppolo che sottoposte al lievito vanno in fermen-tazione. Tutti i momenti della produzio-ne sono controllati e monitorati da un cervellone elettronico collocato nel-la stanza macchine che è il cuore pul-sante dell’azienda. Nello specifico le fasi sono diverse: la prima operazio-ne prevede l’estrazione delle materie prime che macinate, sono trasporta-te nella zona di miscela successiva-mente vengono filtrate e sottoposte ad ebollizione e rappresa in segui-to avviene la fermentazione che pre-vede due fasi distinte: la fermentazio-ne principale e quella secondaria (o maturazione), dopodiché la birra vie-ne filtrata ed è pronta ad essere con-fezionata. Basandosi sui principi gene-rali della produzione comunque ogni birra ha una propria ricetta specifica e segreta. L’Heineken in tutto produ-ce undici etichette di birra compresa quella sarda Ichnusa. Lo stabilimento si divide in zona calda e zona fredda: nella prima avviene l’ebollizione, nella seconda c’è la fermentazione, la ma-turazione ed il deposito. Prima di esse-re confezionate le birre vengono as-saggiate da degli esperti che hanno fatto studi approfonditi per questo ruo-lo. Uno dei maestri dell’assaggio dello stabilimento è Luigi Campus responsa-bile della formazione e informazione e

TPM (total project management) che afferma:”con cadenza settimanale siamo chiamati ad assaporare il pro-dotto per evidenziarne gli aromi e per segnalare anche gli aspetti negativi del prodotto”. La fase della degusta-zione avviene all’interno di una picco-la stanzetta calda e accogliente: la birra viene versata in un bicchiere scu-ro e vengono messi in evidenza pre-gi e difetti del prodotto con un criterio di votazione. La birra è sottoposta an-che a rigidi controlli chimici microbio-logici e nel suo aspetto esterno cioè oltre alla sostanza vengono analizzati anche le bottiglie, i tappi e le etichet-te. Il responsabile del confezionamen-to e Efisio Picci che ha illustrato tutte le fasi di imbottigliamento. La birra è co-fenzionata in bottiglie e fusti e ne ven-gono imbottigliate circa quarantami-la all’ora. Ovviamente il processo è completamente meccanico, robotiz-zato e computerizzato: bracci mecca-nici prendono le bottiglie, che vengo-no lavate, riempite del prodotto e poi etichettate. In seguito vengono mes-se sopra delle palette che vengono controllate da una macchina che ne garantisce la sicurezza. Infine una vol-ta assemblate nelle diverse confezioni sono messe su un bancale e poi una volta in magazzino sono pronte per essere trasportate e per essere vendu-te sul mercato. Il presidente Leandro Ardu mostra piena soddisfazione del-l’evento e afferma:”L’associazione Fe-deralimentari nel suo venticinquesimo anniversario ha invitato i propri soci ad aprire le porte al pubblico e noi del-

l’Heineken abbiamo mostrato gran-de entusiasmo a partecipare a que-sta iniziativa. Abbiamo cercato di far conoscere i procedimenti essenziali della birra, la sua integrità i rigidi con-trolli alla quale è sottoposta e come viene immessa sui circuiti del merca-to. Spero che il pubblico che ci cono-sce e che invece ci ha conosciuto in questa circostanza, abbia apprezzato il nostro intento. Un particolare pensie-ro lo voglio dedicare alla Birra Ichnu-sa, il prodotto in questo settore sardo per eccellenza. Infatti prima questo stabilimento era Ichnusa e produce-va a Cagliari, successivamente ci sia-mo trasformati in Heineken e ci siamo trasferiti nella zona di Machiared-du. Qua continuiamo a produrre an-che la nostra birra locale che tra qual-che hanno festeggerà un secolo di vita. Un buon successo commercia-le per una buona birra locale impor-tante anche per l’economia dell’iso-la perché è sopravissuta adeguando la propria produzione a sistemi moder-ni e tecnologici”. A fine giornata gli or-ganizzatori dell’evento hanno intratte-nuto gli ospiti con un delizioso pranzo nel quale hanno fatto assaggiare tut-ti i prodotti dell’Heineken omaggian-doli anche con diversi gadget e re-gali. L’impressione dei visitatori è stata quella di aver trascorso un paio di ore piacevoli e serene andando a cono-scere un prodotto che quotidiana-mente è presente sulle nostre tavole. Iniziative di questo tipo fanno capire al consumatore la serietà di ciò che si acquista.

Visita guidata allo stabilimento di Macchiareddu

La Heineken apre le porte ai visitatoriMais, malto e luppolo anche per la Ichnusa

Aziende aperte

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Non è un mistero che la co-municazione, in tutte le sue declinazioni, è l’ani-ma del commercio inteso

nel senso più ampio: prodotti, servi-zi, produzione di materie prime. Tut-te le aziende, prima o dopo, arriva-no all’esigenza di veicolare il proprio brand attraverso attività istituzionali che mettano in risalto i valori propo-sti quali capacità progettuale, ve-locità operativa, flessibilità, qualità, competenza. Ecco dunque diven-tare fondamentale investire in attivi-tà di pushing quando il mercato lo richiede: forte concorrenza, crisi di settore, complesse giacenze, neces-sità di espansione.Il settore multimediale ha assunto una forza determinante nella propo-sition aziendale, specialmente per quanto inerente le presentazioni del-le attività core: i supporti più usati sono i CD/DVD contenenti showreel, promo e spot, siti Internet dai quali scaricare od ottenere informazioni in streaming, installazioni e presenta-zioni multimediali nelle quali lo spet-tatore potrà cogliere tutti gli aspetti più interessanti dell’azienda propo-nente, in maniera coinvolgente e di-namica. Un esempio sono i promo-tional (promo), vere e proprie vetrine aziendali nei quali vengono raccon-tati la storia, lo sviluppo, le attività svolte e i progetti futuri della società: la fase della presentazione azienda-le proposta tramite slide-show è sta-ta superata dalla dinamicità e im-mediatezza di un prodotto finito che dalla televisione passa attraverso i monitor dei pc, TV LCD, proiettati su schermi o trasmessi su siti Internet. Lo stesso supporto (CD/DVD, chiavi USB, videocassette, ecc.) facilita la “por-tabilità” della proposition, spostando il lavoro di preparazione e il delica-to momento della presentazione a fasi più specifiche e meglio governa-te. Le società del settore per creati-vità, capacità tecnico organizzative e utilizzo di tecnologie avanzate, de-vono offrire un valido supporto per tutte le attività di produzione di co-municazioni multimediali. Per offri-re servizi ottimali le aziende devono

contare su una struttura flessibile e all’avanguar-dia nel settore della produzio-ne di audiovisivi. Sempre molto at-tenta all’evoluzio-ne della tecnica e dello stile del lin-guaggio televi-sivo, L’obiettivo costante deve es-sere sempre quel-lo di creare pro-dotti di qualità, rispondenti agli standard interna-zionali attuali. Devono essere in gra-do di realizzare riprese per ogni tipo di evento televisivo, dai promo agli spot, dai documentari fino a even-ti di respiro internazionale. Realizzare film istituzionali, educational e scien-tifici, videoclip, produzione di grandi eventi, cortometraggi, backstages, documentari, company identities, redazionali, prodotti multimediali, of-frendo una rosa di soluzioni creative per un effetto di grande impatto o di elegante professionalità. Inoltre ge-stisce intere campagne pubblicita-rie, dall’idea alla realizzazione, e la realizzazione di siti Internet. Il loro punto di forza deve essere la capacità progettuale ed organizza-tiva che consente di occuparsi sin dalle fasi preliminari di studio di fatti-bilità di un progetto passando attra-verso la gestione e il coordinamento tecnico dell’intera produzione sino alla consegna del prodotto finito. Particolare attenzione deve essere riservata alla ricerca effettuata co-stantemente attraverso lo studio e l’aggiornamento continuo sulle tec-niche di produzione e le nuove tec-nologie. Ogni produzione viene af-frontata studiando soluzioni sempre nuove e grazie a queste esperienze tra le società operanti in Sardegna nel settore va segnalata la Karel di Cagliari che può vantare un know-how elevatissimo nel campo delle produzioni video. Il suo know-how si concretizza nella capacità di:

a) Analisi dei progetti Offrire una soluzione per ogni tipo di comunicazione, mettendo a disposi-zione del cliente un team di persone e tecnologie all’avanguardia;b) ProgettazioneEsperienza e competenze consen-tono di impostare la produzione e la post-produzione in modo tale che la lavorazione proceda nel migliore dei modi adottando le soluzioni tec-niche più idonee;c) Produzione Coordinamento di tutte le fasi della produzione con particolare attenzio-ne all’ottimizzazione dei costi e alla valorizzazione delle risorse umane. d) Postproduzione L’esperienza maturata negli anni, la grande professionalità delle risorse in-terne e le preziose collaborazioni con i migliori professionisti del settore con-sentono di occuparsi con successo di ogni aspetto della postproduzione. È stata stipulata una convenzione con l’Associazione Industriali della Sardegna Meridionale per meglio veicolare i brand aziendali attraver-so la produzione di materiale au-diovisivo per promo, showreel, spot, istituzionali, installazioni, materiale d’archivio, documentari, anche per servizi multimediali. Una volta defini-to, l’accordo dovrà prevedere uno sconto del 20% sui costi previsti di pre-produzione, produzione e post-produzione sul listino allegato alla convenzione.

Karel: tecnica e know-how

Audiovisivi

La comunicazione multimediale strumento per le aziende

la professionalità nelle video produzioni

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Assemblea Annuale AssociazioneAlla presenza del Presidente della Regione Sarda, Renato Soru, si è tenuta, in forma privata, martedì 15 luglio, l’As-semblea Generale 2008 dell’Associazione. All’unanimità è stata approvata la relazione del Presidente Scanu che ha ripercorso l’intensa attività svolta dai vari organi dell’Associazione. Il Presidente ha sottolineato, in particolare, la sempre maggiore rappresentatività acquisita dall’Associazione grazie anche al costante incremento del numero dei soci, cresciuto, nell’ultimo anno, di oltre il 10 %. L’Assemblea ha approvato, pure all’unanimità, il bilancio Consuntivo 2007 ed il preventivo 2008. Ha quindi proceduto alla elezione degli otto probiviri che rimarranno in carica nel biennio 2008-2010. Sono stati riconfermati l’ing. Luigi Binaghi, il sig. Berto Balduzzi, il dr. Vittorio Pilloni il sig. Gigi Picciau, l’ing. Gianbattista Pavan, il sig. Gabriele Manso, il Sig. Ivano Conca ed il sig. Francesco Ciusa. È stato quindi nominato il collegio dei revisori contabili: sono stati confermati il dr. Gavino Pirri, il dr. Franco Dore ed il dr. Giuseppe Palomba ed i supplenti rag. Alessio Marcialis e Salvatore Pinna. Nella seconda parte dell’Assemblea si è tenuto l’incontro con il Governatore Soru, che ha illustrato le posizioni dell’Amministrazione regionale sui numerosi punti sottopostigli dal pre-sidente Scanu (Piano Paesaggistico, legge Urbanistica, semplificazione amministrativa, trasporti, energia, riforma dei consorzi industriali, incentivi alle imprese, tutela dell’ambiente e così via) ribadendo la volontà, sua personale e degli altri componenti della Giunta, di ascoltare e discutere le proposte avanzate dagli imprenditori. Un approfondito e vi-vace dibattito con gli associati presenti ha concluso i lavori.

Costruttori EdiliDopo l’Assemblea di sezione del 30 giugno, è continuata intensa l’attività della sezione Costruttori edili. Il 21 luglio si è svolto un interessante convegno sul CCNL di settore sottoscritto il 18 giugno che è stato illustrato dal dott. Giuseppe Acquafredda, dell’Area Relazioni Industriali dell’ANCE.Il 20 ottobre si è tenuta una riunione del Consiglio direttivo presieduta dall’Ing. Maurizio de Pascale. È stata illustrata e discussa l’attività degli enti paritetici e dei Giovani imprenditori. È stato quindi esaminato il progetto dell’Ispredil (Istitu-to sperimentale per l’edilizia) relativo all’edilizia scolastica. È stato anche affrontato l’argomento relativo agli impor-tanti investimenti programmati nell’isola e come le imprese locali dovrebbero organizzarsi per essere concorrenziali rispetto ad altre realtà aziendali. E’ stato infine approfondito il problema dei prezzi a base di gara, spesso fuori mer-cato, per valutare le azioni da adottare a tutela degli associati. Il 24 ottobre si è svolto il convegno sul Terzo decreto correttivo del Codice degli appalti. Oggetto dell’incontro è sta-to un provvedimento molto atteso dagli operatori del settore in quanto dovrebbe contribuire a stabilizzare la discipli-na dei contratti pubblici. Ai lavori hanno partecipato numerosi rappresentanti di aziende e di enti appaltanti. Sono intervenuti il Presidente della Sezione, ing. Maurizio de Pascale, l’ avv.Cesare Loria, Direttore dell’Area Legislazione Opere Pubbliche del-l’ANCE e l’Avv. Paola Da Forno, Funzionario della stessa Area, che hanno esaurientemente illustrato la disciplina in argomento.

Commissione Consultiva Sicurezza LavoroUn incontro sul tema “Le novità del Testo Unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro” si è svolto in Associazione il 16 giugno. Nel corso dell’ incontro sono stati esaminati l’impianto normativo del Dlgs. 81/2008 e le disposizioni di im-patto immediato per le aziende. Sono intervenuti il Presidente dell’Associazione, Alberto Scanu, il Direttore del Nucleo Affari Sociali della Confindustria, Isidoro Marino, il Coordinatore del Settore Ispezione del Lavoro della Direzione Re-gionale del Lavoro, Bruno Saddi, il Responsabile del Servizio Prevenzione e Sicurezza Lavoro della Asl Cagliari, Giorgio Marracini, l’avv. Roberto Di Tucci, dell’ Avvocatura dell’INAIL, il dr. Raimondo Ibba, Presidente dell’Ordine dei Medici di Cagliari e l’avvocato Roberto Nati.La Commissione Sicurezza, coordinata dal Consigliere incaricato dr. Ugo Benedetti, si è nuovamente riunita il 16 Lu-glio per esaminare con la D.ssa Elena Bonafè e il Dott. Marcello Franco, esperti del sistema confindustriale, le novità introdotte dal decreto in materia di valutazione dei rischi.

Sandalion Cagliari CupDal 28 luglio al 3 agosto si è svolta nelle acque del Golfo degli Angeli e nelle banchine del Porto Antico di via Roma a Cagliari, la “Sandalion Cagliari Cup”. Oltre 200 imbarcazioni e migliaia di partecipanti e visitatori hanno dato luogo ad un evento fortemente voluto dal Sandalion mare club, che con il decisivo sostegno dell’Associazione Industriali ha ripreso, dopo un anno di interruzione dovuta alla carenza di risorse, l’organizzazione di una manifestazione giunta alla sua dodicesima edizione e divenuta ormai un irrinunciabile appuntamento nel calendario degli eventi della cit-tà e dell’intera Sardegna.

Sezione TurismoIl Consiglio della Sezione Turismo si è riunito il 4 settembre, sotto la presidenza di Nicola Palomba. Sono stati discussi la regolamentazione del settore dei bed and breakfast e la programmazione dei collegamenti aerei da e per l’aero-porto di Cagliari Elmas. Sono stati inoltre esaminati i primi risultati della stagione turistica estiva 2008, il bando PIA turi-smo della regione Sarda e le strategie di comunicazione della Sezione. Il 29 ottobre Il Consiglio della sezione ha quindi incontrato, il Presidente della SOGAER, Vincenzo Mareddu. Oggetto dell’incontro sono stati i programmi e prospettive dell’aeroporto di Cagliari, la situazione dei nuovi collegamenti low cost, l’ipotesi di collaborazione e sinergie con gli operatori turistici del territorio. Il Presidente Mareddu ha illustrato lo stato di attuazione dei programmi di sviluppo dell’aeroporto, soffermandosi in particolare sui buoni risultati dati dal-

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l’attivazione dei nuovi collegamenti internazionali che ha dato luogo ad un notevole incremento dei passeggeri in transito raggiungendo la ragguardevole cifra di circa 3 milioni nell’ultimo anno.

Pia e contratti d’investimento. Cosa c’è da sapere, cosa c’è da fareUn incontro dibattito sul tema: “PIA industria, pia turismo e contratti di investimento: cosa c’è da sapere, cosa c’è da fare” si è svolto mercoledì 10 settembre in Associazione. Nel corso dell’incontro sono stati approfonditi contenu-ti, obiettivi e modalità di partecipazione ai bandi emanati dalla Regione. Sono intervenuti il presidente dell’Associa-zione, Alberto Scanu, il Responsabile regionale dei Bandi, Antonello Piras ed i rappresentanti di Unicredit Banca, sog-getto attuatore, Stefano Cocchieri e Francesco Mattioli.

Sardegna sostenibileIl progetto Sardegna Sostenibile promosso dalla Regione sarda e realizzato con il supporto dell’ANCI, per accresce-re ed aumentare la sensibilità e responsabilità ambientale dei cittadini, delle amministrazioni pubbliche e delle im-prese, ha fatto tappa presso la nostra Associazione. Si è svolto infatti l’11 settembre, il primo “Laboratorio sui rifiuti”. Relatori sono stati il dottor Giorgio Rustichelli e l’Ing. Vincenzo Rosino, Presidente della Commissione Ambiente del-l’Associazione.

Budget del personaleIl 18 settembre si è tenuto nella sede dell’Associazione un interessante corso di formazione, organizzato in collabo-razione con il Centro Studi INAZ, su come costruire il Budget del personale. Finalità del corso è stato quella di forni-re un aggiornamento in materia di rilevazione ed analisi dei costi del personale, consuntivazione e determinazio-ne dei criteri gestionali del Budget aziendale anche alla luce delle recenti disposizioni normative in materia fiscale e previdenziale.

Giovani Imprenditori Edili Intensa l’attività svolta in questi ultimi mesi del Gruppo Giovani Imprenditori Edili dell’Associazione, presieduto da Si-mona Pellegrini. Il 25 luglio ha incontrato il responsabile tecnico del Comitato paritetico prevenzione infortuni di Ca-gliari, Andrea Perra. Nel corso dell’incontro sono state approfondite diverse tematiche attinenti alla sicurezza nei cantieri. Il geometra Perra ha illustrato i servizi di assistenza e consulenza che il CPT garantisce alle imprese del siste-ma, oltre alle visite mediche gratuite, la formazione in materia di sicurezza, il servizio di rilevazione rumori e vibrazio-ni. Sono state inoltre illustrate le linee generali del nuovo T.U. sulla sicurezza. I giovani costruttori edili hanno quindi incontrato il Presidente nazionale dei giovani ANCE, Simona Leggeri, il presidente del Gruppo di Milano, Fabio Espo-sito e di quello della Liguria, Filippo Delle Piane. Simona Leggeri ha espresso apprezzamento per gli obiettivi del neo costituito gruppo di Cagliari ed ha illustrato il ruolo che i giovani svolgono nell’ambito del sistema ANCE. Ha inoltre sollecitato la massima partecipazione alle diverse iniziative nazionali, che sono fondamentali occasioni di confron-to e di crescita. I Giovani edili si sono quindi nuovamente riuniti il 14 ottobre per discutere diversi argomenti: in parti-colare il progetto “Continuità Competitiva d’impresa” il cui primo seminario si è svolto il 10 ottobre. Sono state pro-grammate nuove attività formative anche residenziali, che potranno favorire una più rapida coesione del gruppo di recente costituzione. I componenti del Gruppo hanno poi incontrato il coordinatore generale della Cassa Edi-le di Cagliari, dott. Alberto Ricci.

Commissione ComunicazioneLa Commissione Comunicazione dell’Associazione ha incontrato, Lunedì 27 ottobre, i giornalisti della Nuova Sarde-gna, Umberto Aime ed Alfredo Franchini. L’incontro era inserito nel ciclo che la Commissione presieduta dal Vice Presidente Maria Teresa Bocchetta ha organizzato con l’obiettivo di approfondire la conoscenza dei rappresentati della stampa sarda, discutere con loro delle principali tematiche economiche e per illustrare esigenze e problema-tiche delle aziende con particolare riferimento ai rapporti con le redazioni locali.

Bilancio e Pianificazione FinanziariaIL 9 e 10 ottobre si è tenuto il modulo formativo “Bilancio e Pianificazione Finanziaria” organizzato nell’ambito del Progetto Pre Net SUD e cofinanziato da Fondirigenti. Il modulo si inserisce in un piano formativo predisposto da Con-findustria e Federmanager, la cui realizzazione è stata affidata alla LUISS Business School ed a SFC - Sistemi Formati-vi Confindustria, con il fine di promuovere lo sviluppo manageriale ed imprenditoriale delle piccole e medie impre-se del Mezzogiorno aderenti a Fondirigenti.

Sicurezza sui luoghi di lavoroCon l’emanazione del nuovo T.U. in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro si è stabilito non solo l’ingresso della infor-tunistica sul lavoro nella disciplina della responsabilità delle persone giuridiche, ma si è anche sancito un ulteriore raf-forzamento del concetto di Responsabilità Organizzativa dell’impresa. È quanto ha sostenuto il Presidente dell’Asso-ciazione, Alberto Scanu, nel corso del convegno sul tema della responsabilità delle imprese in materia di sicurezza nell’ambiente di lavoro, tenutosi preso la sede della Associazione il 6 ottobre ed organizzato in collaborazione con Cer-tiquality. Vi hanno preso parte rappresentanti delle Istituzioni, degli Organi di vigilanza e delle imprese. Relatori son sta-ti il dott. Giordano, dell’Ufficio del Gip del Tribunale di Milano, il dott. La Rotonda, del Nucleo Affari Legali della Confin-dustria, l’Avv. Pierluigi Concas I lavori si sono conclusi con un intervento del dott. Mura, della sede regionale dell’Inail.

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Desta notevole preoccu-pazione la recessione economica attualmen-te attraversata dalle na-

zioni più evolute e che non rispar-mia il nostro Paese. Gli esperti ed i responsabili dei governi evidenzia-no le gravi conseguenze della per-sistente crisi e paventano scenari futuri allarmanti quali quelli legati ai finanziamenti alle imprese, inclusi i “corporate bond” in scadenza e ai “derivati” definiti, non a caso, qua-le massa abnorme.Viene inoltre evidenziato che non sono ancora valutabili le conse-guenze negative derivanti dalle carte di credito che negli Stati Uni-ti d’America sono di fatto carte di debito.In tale allarmante contesto la leva fiscale può assumere un’importan-za non trascurabile per sostenere i nuclei familiari in crescente diffi-coltà e le imprese, evitando quin-di tagli occupazionali che si tra-durrebbero in ulteriori riduzioni dei consumi.Al riguardo è stata da più parti evi-denziata la necessità di un rapido varo di un sistema coordinato di mi-sure anticrisi che possano consen-tire di affrontare in modo adegua-to la grave situazione ed il governo si appresta ad intervenire con una strategia diversificata che, al mo-mento della stesura del presente articolo, non è ancora definita.Il compito dell’esecutivo appare arduo tenuto conto sia della deli-catezza della situazione che, come accennato, non coinvolge soltan-to il nostro paese e sia in considera-zione degli impegni assunti a livello comunitario, che possono costitui-re un vincolo non indifferente da ri-spettare nel varo delle misure anti-crisi.Oltre agli interventi sul sistema dei controlli societari, soprattutto nel settore del credito, di cui la recente crisi ha dimostrato evidenti e gravi carenze, viene auspicata la sempli-ficazione dell’impianto normativo, la razionalizzazione del prelievo tri-butario e la riduzione della pres-

sione fiscale. Elementi qualifican-ti e concreti della strategia anticrisi sono stati individuati, ad esempio, nella rivisitazione delle disposizio-ni che limitano la deducibilità degli interessi passivi per le imprese e che escludono la deducibilità degli am-mortamenti anticipati; la riduzione della misura degli acconti delle im-poste che arrivano al 100 per cento di quelle dovute per l’anno prece-dente nonché la verifica e l’aggior-namento degli studi di settore che tengano in debito conto l’attuale crisi economica e che li rendano quindi maggiormente rispondenti all’attuale e difficile situazione dei diversi comparti produttivi.Si ipotizzano inoltre interventi volti ad incentivare l’innovazione anche mediante l’incremento e la raziona-lizzazione del meccanismo dei cre-diti d’imposta, il tutto, ovviamente nel rispetto dei vincoli imposti dagli accennati impegni assunti anche a livello comunitario.Deve trattarsi di interventi coordi-nati, taluni dei quali potrebbero es-sere temporanei (rinvio della data di versamento degli acconti) men-tre altri strutturali.Ulteriore esigenza avvertita, oltre alla razionalizzazione del prelievo, è quella della semplificazione de-gli adempimenti fiscali e di un qua-dro normativo, per quanto possibi-le, stabile.Al riguardo va rilevato che è ben vero che rispetto al modello della dichiarazione dei redditi degli anni novanta definito non a torto “luna-re” dallo stesso Presidente della Re-pubblica, sono stati compiuti, nel settore della semplificazione, note-voli progressi ma è altrettanto vero che la razionalizzazione e la sempli-ficazione vanno ulteriormente am-pliate.In proposito hanno suscitato vivo in-teresse gli elementi forniti dall’Agen-zia delle Entrate sul nuovo modello di dichiarazione fiscale da utilizzare nel prossimo anno.Le istruzioni saranno contenute in 26 pagine ed i dati da inserire nel modello saranno inferiori rispetto

al passato, con minore complessi-tà nella compilazione dello stesso modello, indubbiamente gradita ai contribuenti.Altro aspetto importante, che ri-sponde alle pressanti richieste dei contribuenti e sul quale sono state fornite assicurazioni, è quello rela-tivo alla certezza del “calendario” degli adempimenti ed in particola-re del termine per la presentazione delle dichiarazioni fiscali che, come noto, è stato sinora oggetto di fre-quenti proroghe, talvolta dell’ulti-ma ora e che, a regime, dovrebbe essere fissato al 30 settembre di cia-scun anno.Ulteriore impegno assunto dall’am-ministrazione finanziaria è quello re-lativo alla tempestiva disponibili-tà della modulistica che dovrebbe essere fornita con notevole antici-po rispetto agli anni precedenti e le cui innovazioni non dovrebbero es-sere particolarmente numerose.Se è quindi arduo ipotizzare un cor-poso alleggerimento della pressio-ne fiscale che potrebbe non essere praticabile per le esigenze dell’era-rio e per gli impegni comunitari, è comunque apprezzabile l’impegno assunto per le accennate semplifi-cazioni e razionalizzazioni.I correlativi provvedimenti potreb-bero finalmente permettere di di-sporre di un sistema fiscale più mo-derno e ragionevole, venendo incontro quindi alle richieste de-gli esperti del settore ed alle giu-ste esigenze dei contribuenti, non senza sottolineare che la raziona-lizzazione e la semplificazione gio-verebbero alla stessa amministra-zione finanziaria e contribuirebbero a creare un clima più sereno e col-laborativo tra contribuenti e pubbli-ca amministrazione.La semplificazione e la razionalizza-zione potrebbero anche permette-re all’amministrazione finanziaria di dedicare maggior tempo ed ener-gie alla lotta all’evasione fiscale che rappresenta sempre un obiet-tivo irrinunciabile in particolare nei momenti difficili per tutti i cittadini e soprattutto per i più deboli.

E’ necessario un sistema per affrontare la situazione

Dalla crisi internazionale dei mercati alla leva fiscale

Fisco

di Andrea Dore