Il bello dell’America: “la laicità aperta” Africa works · Reg. n. 119 del 17.10.1974 -...

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in PROSPETTIVA PERSONA Spedizione in A.P. 45% - Art. 2, comma 20/B L. 662/96 DCB/DC Abruzzo Pescara Reg. n. 119 del 17.10.1974 - Tribunale di Teramo - R.O.C. n. 5615 MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA Anno XXXV - n. 4 - Aprile 2008 Il bello dell’America: “la laicità aperta” Quando percepiamo nella cultura dominante un antiamericanismo di maniera, non possiamo nega- re di provare anche noi fastidio di fronte all’ecces- so di consumismo imposto al mercato, a costumi di trasgressione violenta e linguaggi da osteria, a certe tendenze imperialistiche di chi pensa di avere il compito divino di esportare la demo- crazia. Più realisticamente constatiamo che l’America è un Paese ricco di aspetti contraddittori in cui si può trovare tutto e il contrario di tutto. E, tuttavia, non pos- siamo non domandarci come mai i nostri padri hanno amato quella nazio- ne, perché a suo tempo accolsero Kennedy come un salvatore, perché tanti giova- ni hanno desiderato e desi- derano tuttora andare in America. Se proviamo ad interrogarli, ci parlano di un sentimento di indi- pendenza dal controllo sociale, di meritocrazia, di mercato libero che consente di mettere il curricu- lum su Interenet e il giorno dopo trovare chi ti assume per poi, se non va, abbandonare il posto di lavoro e cercarne uno migliore, senza restare inca- tenati a vita, di infinite possibilità di incrociare, nel mare magnum del melting pot della grande mela, chi ha i tuoi hobbies, i tuoi gusti, le tue piccole manie. È innegabile l’associazione mentale tra America e senso di liberà. “Storicamente - ha detto Benedetto XVI - non solo i cattolici, ma tutti i credenti hanno qui trovato la libertà di adorare Dio secondo i det- tami della loro coscienza”. Col suo viaggio il Papa ha voluto additare l’America come la terra che ha realizzato una ‘laicità aperta’, dove non si subordi- na la religione al potere politico, dove una questio- ne morale è anche questione politica perché non si teme di riconoscere il primato etico sulla politica in contrasto con la secolarizzazione del mondo occidentale. Sin dalle sua fondamenta la nazione americana non teme di affermare la sua origine cristiana, su cui fonda i principi di libertà affermati solenne- mente in antitesi alla oppressione della madrepa- tria. Infatti sin dalla Dichiarazione d’Indipendenza al Congresso generale del 4 luglio 1776, i Padri fondatori fanno esplicito riferimento al Creatore, all’uguaglianza tra gli uomini e ai diritti inalienabi- li, quali la vita, la libertà ed il perseguimento della felicità. Come mai in Europa risulta così difficile ricono- scere il dato di fatto dell’origine cristiana dei prin- cipi fondamentali delle persone? Sappiamo, infat- ti, che la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino fatta dai rappresentanti del Popolo fran- cese in Assemblea Nazionale (1789) più che del riferimento al Creatore, parla dell’“Essere Supremo”. E’ una notazione che Sturzo ha sottoli- neato chiaramente e che oggi risulta particolar- mente attuale, come ha ben messo in evidenza Flavio Felice (http://www.loccidentale.it/). Immaginiamo che siano quella laicità e quella cul- tura che hanno avuto il coraggio di mettere la que- stione morale in cima alla lista delle priorità pub- bliche. A. Danese e G.P. Di Nicola Africa works È consolante apprendere che finalmente l’umanità sta aprendo canali più credibili e durevoli per aiutare chi stenta la vita e più spesso la perde nella più tenera età. Finora la maggior parte di noi, al di là di qualche sguardo pietoso e qualche spic- ciolo inviato qua e là, molto altro non ha mai fatto. La comoda impotenza del “che posso fare di più? Io da solo non salvo il mondo…” fa sì che la povertà altrui resti per sempre una realtà altrui. Qualcuno, però, ha già da qualche tempo comincia- to a pensare che l’Africa, l’emergente per eccellenza, possa ricevere, oltre che ele- mosine, anche incentivi alla produzione, aiuti economici per lavorare, per allinear- si pian piano al resto del mondo. Forse così i plutocratici Paesi evoluti potranno vedere nell’affascinante continente nero, non più solo lo spettacolo di bimbi sche- letrici coperti di insetti e vecchi sdentati che macinano un pugno di granaglie per il pasto, se così si può chiamare, ma anche qualcosa d’altro come fabbriche, condu- zioni agricole pianificate, sistemi di sfrut- tamento delle ingenti risorse minerarie, spesso ancora inutilizzate. Sarà buona cosa che ci si creda, che non si molli la presa, facendo in modo che tutti si possa collaborare, con la certezza della fattività dell’unione, la sola che sa fare la vera forza. Questo progetto, partito già da due anni, si chiama Africa works, l’Africa che lavora, ed è uscito dalla mente di un premio Nobel. Tra i finanziatori c’è il gruppo Benetton e numerose stelle della musica mondiale si sono offerte a sostegno e dif- fusione dell’iniziativa, la prima che nasce per promuovere il microcredito, per il momento nel Senegal. Attraverso questo strumento i lavoratori potranno ottenere piccoli finanziamenti per le proprie attivi- tà e soprattutto tanta dignità in più. C’è da sperare che questo nuovo orizzon- te, cui poter cooperare senza difficoltà, si allarghi sempre più, che dia frutti visibili e incoraggianti, che conduca i paesi emer- genti a nuova dignità in modo che possa- no finalmente cominciare a camminare da soli verso un avvenire migliore, costrui- to con le loro idee e con le loro mani nella certezza di una graduale e più umana distribuzione del benessere nel mondo. d.b. M. De Filippis Delfico - Garibaldi nelle caricature dell’“Arlecchino” “Qualche volta il destino assomiglia a una tem- pesta di sabbia che muta incessantemente la dire- zione del percorso. Per evitarlo cambi l’andatura. E il vento cambia andatura, per seguirti meglio. Tu allora cambi di nuovo, e subito di nuovo il vento cambia per adattarsi al tuo passo. Questo si ripete infinite volte, come una danza sinistra col dio della morte prima dell’alba. Perché quel vento non è qualcosa che è arrivato da lontano, indipendente da te. È qualcosa che hai dentro. Quel vento sei tu.” (Murakami Haruki, Kafka sulla spiaggia) Il vero guaio di quella ‘certa età’ Si chiama LEGGE DELLA GRAVITA.’ La pelle divien pendula dovunque Sia per i magri che per chi è più pingue. E nascono così i chirurghi estetici Dai quali vanno, ahimé, pure i politici, nella speranza di sembrare giovani davanti a telecamere e microfoni. S’aiutano con creme e con ceroni, trapiantano i capelli e i padiglioni dei grandi orecchi tirano all’insu e le palpebre ritagliano più giù! Per loro soluzione ve n’è una: andassero a… migrare …sulla luna dove la forza gravitazionale è molto lieve : potranno anche volare! Gino Pardo Le leggi della fisica La tenda è anche on line sul sito: www.prospettivapersona.it

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in PROSPETTIVA PERSONA

Spedizione in A.P. 45% - Art. 2, comma 20/B L. 662/96 DCB/DC Abruzzo PescaraReg. n. 119 del 17.10.1974 - Tribunale di Teramo - R.O.C. n. 5615

MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURAA n n o X X X V - n . 4 - A p r i l e 2 0 0 8

Il bello dell’America: “la laicità aperta”Quando percepiamo nella cultura dominante unantiamericanismo di maniera, non possiamo nega-re di provare anche noi fastidio di fronte all’ecces-so di consumismo imposto al mercato, a costumidi trasgressione violenta elinguaggi da osteria, a certetendenze imperialistiche dichi pensa di avere il compitodivino di esportare la demo-crazia. Più realisticamenteconstatiamo che l’America èun Paese ricco di aspetticontraddittori in cui si puòtrovare tutto e il contrario ditutto. E, tuttavia, non pos-siamo non domandarcicome mai i nostri padrihanno amato quella nazio-ne, perché a suo tempoaccolsero Kennedy come unsalvatore, perché tanti giova-ni hanno desiderato e desi-derano tuttora andare inAmerica. Se proviamo adinterrogarli, ci parlano di un sentimento di indi-pendenza dal controllo sociale, di meritocrazia, dimercato libero che consente di mettere il curricu-lum su Interenet e il giorno dopo trovare chi tiassume per poi, se non va, abbandonare il posto dilavoro e cercarne uno migliore, senza restare inca-tenati a vita, di infinite possibilità di incrociare, nelmare magnum del melting pot della grande mela, chiha i tuoi hobbies, i tuoi gusti, le tue piccole manie. È innegabile l’associazione mentale tra America esenso di liberà. “Storicamente - ha detto BenedettoXVI - non solo i cattolici, ma tutti i credenti hannoqui trovato la libertà di adorare Dio secondo i det-tami della loro coscienza”. Col suo viaggio il Papaha voluto additare l’America come la terra che harealizzato una ‘laicità aperta’, dove non si subordi-na la religione al potere politico, dove una questio-ne morale è anche questione politica perché non siteme di riconoscere il primato etico sulla politicain contrasto con la secolarizzazione del mondooccidentale. Sin dalle sua fondamenta la nazione americananon teme di affermare la sua origine cristiana, sucui fonda i principi di libertà affermati solenne-mente in antitesi alla oppressione della madrepa-

tria. Infatti sin dalla Dichiarazione d’Indipendenzaal Congresso generale del 4 luglio 1776, i Padrifondatori fanno esplicito riferimento al Creatore,all’uguaglianza tra gli uomini e ai diritti inalienabi-

li, quali la vita, la libertà ed il perseguimento dellafelicità. Come mai in Europa risulta così difficile ricono-scere il dato di fatto dell’origine cristiana dei prin-cipi fondamentali delle persone? Sappiamo, infat-ti, che la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e delcittadino fatta dai rappresentanti del Popolo fran-cese in Assemblea Nazionale (1789) più che delriferimento al Creatore, parla dell’“EssereSupremo”. E’ una notazione che Sturzo ha sottoli-neato chiaramente e che oggi risulta particolar-mente attuale, come ha ben messo in evidenzaFlavio Felice (http://www.loccidentale.it/).Immaginiamo che siano quella laicità e quella cul-tura che hanno avuto il coraggio di mettere la que-stione morale in cima alla lista delle priorità pub-bliche.

A. Danese e G.P. Di Nicola

Africa worksÈ consolante apprendere che finalmentel’umanità sta aprendo canali più credibilie durevoli per aiutare chi stenta la vita epiù spesso la perde nella più tenera età. Finora la maggior parte di noi, al di là diqualche sguardo pietoso e qualche spic-ciolo inviato qua e là, molto altro non hamai fatto. La comoda impotenza del “cheposso fare di più? Io da solo non salvo ilmondo…” fa sì che la povertà altrui restiper sempre una realtà altrui. Qualcuno,però, ha già da qualche tempo comincia-to a pensare che l’Africa, l’emergente pereccellenza, possa ricevere, oltre che ele-mosine, anche incentivi alla produzione,aiuti economici per lavorare, per allinear-si pian piano al resto del mondo. Forsecosì i plutocratici Paesi evoluti potrannovedere nell’affascinante continente nero,non più solo lo spettacolo di bimbi sche-letrici coperti di insetti e vecchi sdentatiche macinano un pugno di granaglie per ilpasto, se così si può chiamare, ma anchequalcosa d’altro come fabbriche, condu-zioni agricole pianificate, sistemi di sfrut-tamento delle ingenti risorse minerarie,spesso ancora inutilizzate. Sarà buonacosa che ci si creda, che non si molli lapresa, facendo in modo che tutti si possacollaborare, con la certezza della fattivitàdell’unione, la sola che sa fare la veraforza.Questo progetto, partito già da due anni,si chiama Africa works, l’Africa che lavora,ed è uscito dalla mente di un premioNobel. Tra i finanziatori c’è il gruppoBenetton e numerose stelle della musicamondiale si sono offerte a sostegno e dif-fusione dell’iniziativa, la prima che nasceper promuovere il microcredito, per ilmomento nel Senegal. Attraverso questostrumento i lavoratori potranno ottenerepiccoli finanziamenti per le proprie attivi-tà e soprattutto tanta dignità in più.C’è da sperare che questo nuovo orizzon-te, cui poter cooperare senza difficoltà, siallarghi sempre più, che dia frutti visibili eincoraggianti, che conduca i paesi emer-genti a nuova dignità in modo che possa-no finalmente cominciare a camminareda soli verso un avvenire migliore, costrui-to con le loro idee e con le loro mani nellacertezza di una graduale e più umanadistribuzione del benessere nel mondo.

d.b.

M. De Filippis Delfico - Garibaldi nelle caricature dell’“Arlecchino”

“Qualche volta il destino assomiglia a una tem-pesta di sabbia che muta incessantemente la dire-zione del percorso. Per evitarlo cambi l’andatura.E il vento cambia andatura, per seguirti meglio.Tu allora cambi di nuovo, e subito di nuovo ilvento cambia per adattarsi al tuo passo. Questosi ripete infinite volte, come una danza sinistracol dio della morte prima dell’alba. Perché quelvento non è qualcosa che è arrivato da lontano,indipendente da te. È qualcosa che hai dentro.Quel vento sei tu.”(Murakami Haruki, Kafka sulla spiaggia)

Il vero guaio di quella ‘certa età’Si chiama LEGGE DELLA GRAVITA.’La pelle divien pendula dovunqueSia per i magri che per chi è più pingue.E nascono così i chirurghi esteticiDai quali vanno, ahimé, pure i politici,nella speranza di sembrare giovanidavanti a telecamere e microfoni.S’aiutano con creme e con ceroni,trapiantano i capelli e i padiglionidei grandi orecchi tirano all’insue le palpebre ritagliano più giù!Per loro soluzione ve n’è una:andassero a… migrare …sulla lunadove la forza gravitazionale è molto lieve : potranno anche volare!

Gino Pardo

Le leggi della fisica

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2 la tenda n. 4 - aprile 2008

ACCADIMENTI E RIFLESSIONI 2

Un sipario per due... stagioni teatrali

(Nella pampa sconfinata……)Dopo 14 ore di volo eccomi qui, a Buenos Aires,accolta in pompa magna da parenti stretti prati-camente sconosciuti, col programma abbastan-za ardito di rimanere 20 giorni in questo Paesedi cui si hanno generalmente conoscenze confu-se e miti un po’ sparpagliati, le bistecche argen-tine, il corralito (cioè la crisi economica del2001), Eva Peron, Maradona ,il tango, ManuelFangio per i più anziani, Che Guevara per tutti,Borges per nessuno.Cominciamo col famoso asado,cioè la carnecotta alla brace, buona senz’altro e con grandevarietà di tagli e di pezzi, compresa la nostrapaliata, che chiamano chinchulini,è il piattonazionale che si trova ovunque insieme al “dolcede leche,”praticamente una marmellata al gustodi mou, che sbuca dalle fette di torta, dallemedias lunas, cioè i cornetti, e fa capolino daigelati : la cucina è piena di ricordi ed echi spa-gnoli e indigeni, con precedenza assoluta per lacarne, che viene consumata praticamente matti-na e sera ,nella convinzione che il resto,verdure ebrodini, sia il mangiare dei vecchi o dei malati .Infondo è quello che pensavano i nostri padri nellarisorta Italia del dopoguerra, per dimenticare lamiseria anche gastronomica che li aveva afflitti eanche gli antenati indigeni delle Ande non ce livedo alle prese con fagiolini e spinaci… e alloraforza con la parrilla, il churrasco ,il lomo e il bife dechorizo!E adesso la città: è immensa, ma facilmente per-corribile nelle sue avenidas senza fine, ampie ealberate, e non si tarda a capire che la zonaNord,insieme al centro, è chic e curata,beipalazzi parigini, parchi rigogliosi con laghi e

canali, quartieri residenziali, ippodromi e clubsportivi,mentre la zona Sud è, per intenderci,quella divisa in lotti 10x20 metri, dove l’immi-grazione degli anni ’50 ha creato un alveare dicasette basse costruite “fai da te” in totale liber-tà edilizia, per cui accanto ad un garage malcon-cio sorge una graziosa villetta tirolese a sua voltaaffiancata da un galpone ( capannone industria-le), seguito a ruota da una baita di montagna inpietra grigia.Qui lo stato è lontano, ma forse è perchéBuenos Aires è troppo grande, la Gran BuenosAires, appunto, oltre 16 milioni di abitanti e icampesinos continuano a raggiungerla per siste-marsi in gigantesche bidonvilles chiamate “ villamiseria”, dove si arrangiano con allacci abusividi acqua e luce, lavoretti, furti, e l’immancabileantenna televisiva che svetta tra i panni stesi.E le tradizioni ? Il tango e Maradona sono insie-me fortemente presenti nel barrio della Boca,quartiere coloratissimo e famoso per una viuzzadetta “Caminito” e dove due secoli fa si mesco-lavano i tangueiros con le prostitute, le reti deipescatori genovesi e lo scintillio dei bicchieri divino delle cantine. Non chiedetemi cosa restaoggi di tutto questo, perché potrei risponderviche campeggiano solo le bancarelle e i danzato-ri che si esibiscono per i turisti ma, in compen-so, la vita si è trasferita nel vicino stadio BocaJunior, con i suoi inconfondibili colori giallo eazzurro, e perfino un Museo con il nostroDiegoArmando in bronzo, altero e muscolosocome il gigante di Barletta. Se non vi sieteaddormentati, pazientate : il meglio alla secon-da puntata!

Lucia Pompei

Dagli Appennini alle Ande - 1Mentre Gunter Grass scrive su Repubblica“Rifare il’68”, nel tourbillon di celebrazioni edanti-celebrazioni mediatiche, MarcelloVeneziani , intellettuale e scrittore, ha pubblica-to una raccolta di pensieri sul “conformismo dimassa” nato dal ’68.

MMaarrcceelllloo VVeenneezziiaannii è stato a Teramo, invitatodalla Banca di Teramo, il 9 aprile, per pre-sentare il volume ‘Rovesciare il ‘68’(Mondatori), recentemente uscito in libre-ria. Interessante l’inizio del libro che diseguito riportiamo:“Lo scontro del futuro pros-simo sarà tra chi ha fatto il 68 e chi lo ha subi-to. Ovvero tra i protagonisti del 68, i complici,i tifosi e i semplici continuatori di quell’ondalunga e corrosiva; e coloro che quell’onda laebbero in faccia o ne furono travolti alle spalle,quelli che il ’68 lo patirono perché furono suoibersagli e vittime, ed anche postume. Subirono il’68 precedessori e successori del parricidio gio-ioso della Contestazione, che si trovarono avivere tra le sue rovine e le sue orfanità. Quelliche, come me, non fecero in tempo a viverlo, peracerbi limiti di età. Arrivammo a festa finita, evivemmo tra i rottami, i fiumi e le carcasse cheavevano lasciato per terra. Ma ne scontiamoancora gli effetti. E sono ancora all’opera i suoisomministratori”.Il ’68 ha fatto i figli e perfino i nipoti. Èandato al potere ed è diventato conformi-smo di massa, anzi, canone di vita. Ha crea-to luoghi comuni e nuovi pregiudizi, codiciideologici, da rispettare implacabilmenteper essere ammessi al proprio tempo, comeil politically correct. Ma nel 2008, quaran-t’anni dopo, i sessantottini cominciano afarsi sessantottenni, ed è forse giunto ilmomento di fare i conti con la loro opera ela loro eredità. Veneziani propone unmanuale di “scomposizione” di tutto quantoil ’68 ha lasciato nella vita concreta, una rac-colta di precetti filosofici utili al quotidiano.Questo viaggio nella “piccola preistoria”degli attuali pregiudizi è una raccolta legge-ra ed i pensieri sono ispirati da una materia-lità quasi contadina, e da principi di ordine e

rispetto one-sti; un veloceinsieme dischizzi e fram-menti, di flashe immagini,foto di gruppoe istantanee dipensiero. Unozapping lam-peggiante ani-mato da untriplice pro-getto: descri-vere in brevecosa fu il ‘68,narrare cosaresta e qualisono le suerovine oggiingombranti

e, infine, capo-volgere il ‘68

attraverso l’uso creativo e trasgressivo dellatradizione.

Rovesciare il ’68

L’allestimento a Teramo di due stagioni teatrali,quella organizzata dalla Società del Teatro e dellaMusica Riccitelli e l’altra dall’ATAM, potrebbeapparire quasi una singolar tenzone; tuttavia, seamichevole disfida c’è stata, si è risolta con l’ap-porto positivo di una maggiore attenzione nellascelta degli spettacoli, che nel loro complessosono risultati buoni, con punte di eccellenza. E iltutto esaurito per gli abbonamenti sta a indicareun rinnovato interesse da parte del pubblico, cheè tornato ad avvicinarsi a questa antica e altaforma di spettacolo dal vivo, sottraendosi allespesso soporifere o distraenti proposte di unatelevisione che naviga tra giochi e sfide crudeli digiovani talenti e molto raramente propone delbuon teatro - e quando avviene, lo manda inonda in impossibili ore notturne. Per la Riccitelli,l’apertura è avvenuta con Luca Barbareschi, cheha saputo smorzare certi suoi toni provocatori eirriverenti, per diventare il malinconico e disin-cantato Principe di Salina, nell’UltimoGattopardo. È stato convincente AlessandroGassman, regista e interprete de La parola ai giu-rati, dramma che si svolge interamente in unaclaustrofobica stanza in cui dodici giurati devonodecidere il destino di un giovane meticcio accu-sato di parricidio. Fuori della scena, AlessandroGassman afferma: “ Ogni volta che salgo sul palco-scenico, so di affrontare una doppia sfida. Quella,comune a tutti gli attori, di conquistare il pubblico, el’altra, a cui vengo più o meno coscientemente sotto-posto, del confronto con mio padre. Il mio desideriopiù grande è di essere valutato per quello che sono,

per quello che so dare”. In questo dramma diReginald Rose, egli ha dato un’ottima, sorveglia-ta prova. Per Luca De Filippo, anche lui figlio diun attore e autore - forse il più grande che abbiaavuto l’Italia - è sempre stato naturale percorrerela strada del padre, riproponendone, con feliceasciuttezza, il repertorio. A Teramo ha interpre-tato una delle più emblematiche com-medie del padre Eduardo, Le Voci diDentro. Ma sono arrivate anche, conopportuno stacco, le magiche sugge-stioni de Le Cirque invisible di JeanBaptiste Thierrée e Victoria Chaplin,coppia di attori-mimi-acrobati che, inperfetta sintonia, porta sui palcosceni-ci di tutto il mondo una gaia parata dieffetti illusionistici, burattini e mario-nette, maschere e autentici piccoli ani-mali, anch’essi a loro modo adorabiliattori. Massimo Dapporto si è sdop-piato felicemente nell’antitetica perso-nalità dei goldoniani Due gemelliVeneziani, gioco spassoso ma non privodi un sottile amaro sarcasmo. Delleinteressanti proposte dell’ATAM, daricordare soprattutto Lunga giornataverso la notte, capolavoro di EugeneO’Neil, tormentata cronaca di uninferno familiare, i cui componenti sonocondannati a convivere e a torturarsi;indimenticabile il freddo livore, la caustica acre-dine di Annamaria Guarnieri.

m.l.

M. De Filippis Delfico - Garibaldi nelle caricaturedell’“Arlecchino”

la tenda n. 4 - aprile 2008 3

CULTURA3

Asterischi d’arte MMAAGGIICCII NNUUMMEERRIIIl ricorso a calcoli numerici per secoli non sempre è stato indice di unatteggiamento pratico ma piuttosto di una concezione mistica della realtà,per la quale si intende il numero come legge suprema e misteriosa dellanatura, come sintesi estrema di un sapere che, in termini verbali, è impos-sibile esprimere. L’ordine naturale concepito come manifestazione di unordine ideale, viene indagato nella sua natura matematica, attraverso laricerca di rapporti numerici con cui questo principio si esprime nel mondodelle cose materiali; esso accomuna, attraverso segrete geometrie, ogniforma esistente in natura. Pur se diversamente articolata, questa concezione informa la ricerca filoso-fica di Empedocle, Democrito, Pitagora. L’universo nel Pitagorismo èarmonia e numero, anzi, meglio, l’accordo tra i numeri costituisce l’armo-nia. Il numero dieci è in sé numero perfetto, in quanto risulta dalla sommadei primi quattro numeri (1,2,3,4) che, disposti su quattro linee in ordinecrescente, secondo una rappresentazione grafica puntiforme, formano latetraktìs, il triangolo equilatero formato da dieci punti (= 1+2+3+4) con illato di quattro. Essa era considerata figura sacra su cui i pitagorici pronun-

ciavano i giuramenti piùsolenni. Nella trasposizioneiconografica cristiana essaindica la Trinità, il passaggiocioè dall’Uno al multiplo.Aritmetica e geometria hannoesercitato un grande interesseanche sugli artisti, né potevaaccadere diversamente perchéessi di tempo in tempo, hannocondiviso con filosofi, mate-matici… un’analoga visionedel mondo. Sono gli artistigreci, parimenti architetti escultori, ad elaborare canoninumerici e a considerarecanone numerico saliente lasezione aurea (la suddivisionedi un segmento in modo chela parte più corta stia alla

parte più lunga come la parte più lunga sta al tutto). Nell’Apollo delBelvedere i lati del rettangolo in cui idealmente è inserita, la statua sono inrapporto aureo tra di loro, in un rapporto quindi di 1: 1,168. Ad assicurarearmonia è anche il rapporto di 1:7, altra guida privilegiata sia in scultura chein architettura.Gli artisti del Rinascimento considerano fondamentale, seguendo l’inse-gnamento della trattatistica classica, porre alle basi di ogni espressionefigurativa l’applicazione di norme stabilite da un canone. Nella loro conce-zione l’uomo è misura di tutte le cose, massima espressione del principio divi-no e come tale è posto al centro di ogni ricerca teorica sulle proporzioni :“L’uomo è detto dagli antichi mondo minore… Come dice il nostro Vitruvio, a suasimilitudine dobiam proportionare ogni edificio”Così sentenzia Leonardo sullascorta del De architectura di Vitruvio (I secolo a.c). Albrect Dürer (1471-1528), in un trattato pubblicato nel 1528, nello stu-dio per le proporzioni femminile certosinamente stabilisce i rapporti pro-porzionali tra le sue più piccole parti.A distanza di secoli Le Corbusier pone alla base del Modulor tre misure: le

proporzioni del corpo umano, la sezione aurea, laserie di Fibonacci (serie di numeri concepite inmaniera che ogni numero sia la somma dei dueprecedenti: 1-2-3-5-8-13-21-34…). Il Modulor ècalcolato sulla misura di un uomo di statura mediacon un braccio alzato (mt. 2, 26). Anche la nascita della scienza e del calcolo moder-no, da Galileo a Newton e Leibniz, è debitrice dellaconvinzione che il numero costituisca una leggeinterna alla natura e non un sistema d’interpreta-zione inventato dall’uomo. Si pensi ad esempio a pratiche magiche come lacabala per conoscere i numeri da giocare al lotto,volgarizzazione della quabbalah ebraica e del calco-lo ebraico. Tutte le pratiche oroscopiche, tese cioè avedere nel futuro, si fondano sull’idea che le vicende esistenziali possanoessere descritte attraverso l’unione di simboli e numeri. A questo puntopotrà sembrare meno strano che Mondrian, Kandinskij, Malevic condivi-dessero un credo mistico.Diversamente, il riscorso al numero nel Costruttivismo russo, in De Stijl enel Bauhaus rispose alla necessità pratica della produzione industrialequando gli oggetti e gli arredi incominciarono ad essere concepiti secondomoduli componibili, ripetibili razionali.

LLAA SSPPAAZZZZAATTUURRAATema attuale raccapricciante drammatico, potenziale, talmente deflagranteda far vacillare governi, LA SPAZZATURA come pure i detersivi in tempinon sospetti, siamo alla fine degli Anni Cinquanta, diventano quasi una“categoria del pensiero”, una parte della vita, che non aveva mai avuto que-sta rilevanza né sul piano materiale né, di conseguenza, su quello spirituale.Facce di una stessa ossessione per l’igiene e il consumo, sul piano urbani-stico danno vita ad enormi discariche per i rifiuti, che le città non sono ingrado di metabolizzare.Sulle due sponde dell’Oceano gli artisti non potevano che registrare unmutamento così rilevante, sul piano sociale e ambientale: all’Happening siassociò l’Environment (dall’inglese ambientazione), arte fatta di ambiente incui il visitatore poteva penetrare, che ebbe i migliori esempi nella “Casa” diJJiimm DDiinnee e nella “Strada” di Claes Oldenburg. La prima era un insieme diforme in cartapesta e di oggetti trovati, la seconda un ambiente pieno dioggetti di arredamento, stoviglie, stracci. In Francia con la mostra “Ilpieno”, AArrmmaann riempì i locali di spazzatura. In Italia MM.. RRootteellllaa e CCèèssaarr,esponenti del Nouveau Rèalisme, utilizzano gli scarti ma cercano di trovar-vi una forma e una dignità.

FF.. CCIIOONNII OOVVVVEERROO IILL DDIISSAAGGIIOO EESSIISSTTEENNZZIIAALLEE. Espressione di un male di vivere, di estraniamento causato da un vivere socia-le disgregato nelle megalopoli come ormai nelle piccole città, le tele diFranco Cioni, bolognese, sono con il loro insistente bianco-nero, un pugnonello stomaco, un invito alla riflessione sulla realtà contemporanea. Scelta di campo, il bianco-nero, declinato nel grigio, privo di sprazzi di bian-co, di una luce che possa rischiarare l’atmosfera fuliginosa degli ambienti,desolatamente abitati da poco presenze, assume un valore tattile tale da cat-turare l’osservatore per portarlo dentro le sue inquietanti rappresentazioni.Da Piziarte - Teramo - fino al 30 Maggio 2008.

Marisa Profeta de Giorgio

Musei vaticani- Apollo delBelvedere ( metà IV sec.)

homo quadratus o uomo vitruviano- 1521

A volte sono le donne che sanno trovare la chiave migliore per raccon-tare il mondo, gli eventi storici come quelli sottilissimi e ineffabili deisentimenti, le dinamiche universali come quelle impercettibili dell’inti-mità dei singoli. AAlliiccee MMuunnrroo narra,nella sua ultima raccolta Segreti Svelati (Einaudi), conla consueta e implacabile maestria, di Louise, Gail, Heater, Dorrie e dialtre donne: e attraverso le loro vicende evoca sentimenti e storie che ciappartengono. Fughe, amori, piccoli e grandi inganni,scelte, emozioniinsondabili consumati sullo sfondo di una provincia immobile e raccon-tati con una prosa asciutta ed efficace e inseriti in una struttura narrati-va eccezionale per rigore e ritmo. Indimenticabili. Persepolis- strabiliante graphic novel (Lizard)poi diventato uno splendido

film di animazione - è invece l’autobiografia indimenticabile dell’iranianaMMaarrjjaannee SSaattrraappii raccontata con tocco felice fatto di bianco e nero, bidi-mensionalità, ironia e arguzia. È il racconto della vita dell’autrice che siinterseca con la storia dell’Iran, con i tempi della storia minima – Marjanebimba che si crede l’ultimo profeta e poi Bruce Lee, che emigra in Europae scopre in un colpo solo i croissant, il freddo, la nostalgia, il sesso, e poiMarjane adulta che torna in patria e si sente aliena…- che si confondonocon il tempo della Storia e dei grandi eventi, dalla caduta dello Scià allarivoluzione, dall’obbligo del velo alle persecuzioni. Un flusso di coscienzache diventa romanzo necessario e prezioso e che, con il mezzo insolito delfumetto, racconta e incanta con poesia, malinconia e ironia.

Valeria Cappelli

Il talento delle donne LETTURE EXTRA MOENIA

4 la tenda n. 4 - aprile 2008

PARLIAMO DI... 4

Medicina

Tutto il calcio... infarto per infarto

Filosofia

La tragedia di Sofocle che celebra il mito diAntigone è sempre stata considerata un’ideale diperfezione, bellezza e armonia. Antigone,figlia di Giocasta ed Edipo, dopo lamorte del padre torna a Tebe con la sorellaIsmene. I due fratelli, Eteocle e Polinice, in lottaper il potere; nello scontro finale si uccidonoreciprocamente. Creonte, re della città,decretafunerali solenni per Eteocle, mentre stabilisceche Polinice – in quanto traditore della patria –rimanga insepolto. Antigone, in nome dell’affet-to e della pietà, decide di seppellire il fratelloponendosi contro la legge emanata da Creontema, scoperta, viene condannata a morte. La storia di Antigone è stata e continua ad esse-re oggetto di numerosi studi e di rappresentazio-ni teatrali, dall’antichità ai giorni nostri, forseperché in essa si esprime l’idea del contrasto ine-luttabile che domina i personaggi principali. Essenza di questa tragedia è, infatti, il dissidioche coinvolge da un lato i sentimenti e la vitaprivata dei protagonisti, dall’altro il valore dellagiustizia, considerata in modo duplice: valoreprivato, ancestrale, ctonio per Antigone; valorepubblico, sociale, razionale per Creonte.Lo scontro fra i due protagonisti è quello fravisioni del mondo e principi etici incompatibili,che non riescono a trovare un punto d’incontro:Antigone e Creonte sono modelli assoluti chepretendono di affermare ciascuno la propriaposizione, ma risultano entrambi sconfitti: duepersonaggi la cui dimensione tragica deriva dalFato.Il tema della giustizia, in primo piano in questa

tragedia, scaturisce dal dibattito culturale che sisvolgeva in Atene tra i Sofisti e Socrate: le leggihanno un fondamento trascendente o assoluto,oppure sono formulate dai governanti in funzio-ne delle necessità sociali? Nella tragedia di Sofocle i due protagonisti sipresentano come portatori di due diversi tipi digiustizia, ma entrambi pretendono di rappresen-tare un assoluto. Creonte è il “tiranno” che operae decide in nome della legge della polis,Antigone è la donna coraggiosa che osa sfidareil tiranno in nome della fedeltà alla famiglia e aleggi ancestrali non scritte; ma entrambi scelgo-no una linea d’azione e mantengono ferma lapropria scelta fino alla fine. Da un punto di vista oggettivo si può osservareche Creonte è esponente della violenza delpotere, ma è insieme colui che afferma lanecessità della legge di emanciparsi rispettoalla religione: in uno stato “di diritto” sarebbetroppo destabilizzante se ciascuno trasgredissela legge positiva per affermare la propria leggeinteriore. Chi amministra la giustizia devetener conto della legge scritta, che è uguale pertutti e deve essere applicata senza eccezioni,anzi quanto più è impersonale, tanto più pro-tegge dai soprusi.D’altra parte Antigone non può far riferimento anessuna legge scritta; perciò invoca una leggesuperiore a quella positiva, si appella a principigenerali custoditi dalla tradizione, cioè invocaun diritto che ha le sue radici nell’ Oltretomba,umanizzato e ridotto a pietas.

Emilia Perri

Antigone. Il tema della giustizia fra pubblico e privato

Cinema

Nella sua Ontologia dell’immagine fotografica,André Bazin annotava la duplice natura dellaSindone fra reliquia e riproduzione meccanica.Il corpo di Cristo risorto, sulla scia di questainterpretazione, è la danza durevole del cinema-tografo, figura dell’ineludibile presenza-assenzadi ogni immagine filmata: si ricordi la sequenzafinale di Philadelphia, ove le immagini videoregi-strate del protagonista sono ancora lui, e sonoper sempre la sua assenza. D’altra parte Gesùsorge, cioè si alza dalla tomba, ma anche si pre-senta in (al) pubblico. Come se nel buio delsepolcro, nella camera oscura di pietra che tuttii racconti – tranne quello del più ermeticoMarco – concordano nel definire “nuova”, ilsudario macchiato da una vera morte fosse ser-vito da negativo fotografico per la proiezione diquel corpo.

Nel magniloquente Gesù di Zeffirelli, colossale eantifilologico montaggio – rimpinzato di memo-rie pittoriche – di scene madri, c’è pure un’in-quadratura da salvare, che d’un tratto sembragiustificare il museo delle cere di quel film: ladonna di Magdala (erroneamente sovrappostaalla figura della prostituta), sconvolta davantialla tomba vuota stende il sudario in cui Gesùera avvolto, quasi tela o pellicola o schermo sucui accogliere l’impronta di quel corpo trasuma-nato. Colei che il Vangelo di Giovanni condannaalla contemplazione “visiva” del Messia risorto(noli me tangere) si fa depositaria – nell’appassio-nata interpretazione offerta dalla grande AnneBancroft – di quella reliquia e diventa, nel suolanguente desiderio di intimità fisica, il primoostensorio dell’immagine del Cristo redivivo.Nella tradizione di totale visibilità a cui è stataconsegnata la narrazione della vittoria di Gesùsulla morte, solo un film assume una posizioneeccentrica: con la pellicola deragliata dell’UltimaTentazione di Martin Scorsese l’arte cinemato-grafica, pur depositaria del significato figuraledella resurrezione, soccombe alla sfida della rap-presentazione; la bobina salta, alla morte delFiglio dell’Uomo, riconsegnandosi ai nostriocchi come unico supporto di una resurrezionepossibile: indice analogico di una differenziazio-ne, impossibile su pellicola, fra Gesù diNazareth e il Messia resuscitato.

Hans Ranalli

Le dimensioni dell’invisibile cinematografico.La resurrezione

Chissà quante volte durante una partita dicalcio abbiamo urlato e strepitato concita-ti, oppure abbiamo studiato il nostro vicinodi poltrona, che urlava strepitava e diventa-va rosso imprecando contro il televisore.Forse abbiamo pensato che tanta agitazio-ne potrebbe anche far male, e che ognitanto capiterà pure che uno debole dicuore ci rimetta le penne.La coppa del mondo di calcio del giugno-luglio 2006 (NB: Italia campione) è statal’occasione per studiare la relazione frastress emotivo e incidenza di fatti cardiova-scolari. A Monaco di Baviera sono staticonfrontati gli eventi cardiovascolari regi-strati durante il campionato (9 giugno-9luglio) con quelli registrati in periodi non dicampionato del 2005 e 2005 (periodi dicontrollo). In tutto sono stati studiati 4279pazienti, tutti tedeschi. Kvando ciocafa Crante Cermania gli eventicardiovascolari erano 2,66 volte più fre-quenti rispetto al periodo di controllo. Ma,contando solo gli uomini, gli eventi eranopiù che triplicati (x 3.26) rispetto ai perio-di non di campionato. Gli Autori hannocalcolato che il rischio di soffrire un eventocardiaco durante le partite era raddoppiatoper il soggetto senza cardiopatia nota eaddirittura quadruplicato per il cardiopati-co. Nella distribuzione oraria, ovviamente,i fatti cardiovascolari mostravano un picconelle due-quattro ore seguenti il fischiod’inizio del match.In questo studio sono stati inclusi solo glieventi gravi che hanno richiesto un ricove-ro urgente, ovvero infarto miocardico, arre-sto cardiaco, aritmia sintomatica. Questieventi sono - a Monaco - normalmente 10-20 al giorno.La Germania ha giocato sette partite, in seidelle quali il numero degli eventi cardiova-scolari è stato molto alto rispetto ai perio-dici controlli (la partita che non ha uccisonessuno era la finalina terzo e quartoposto). Nei giorni in cui la Germania nongiocava gli eventi erano i 10-20 normali.Nelle partite di qualificazione dellaGermania, la prima ha registrato unaumento dei fatti cardiovascolari (circa 45in un giorno), cresciuti in maniera espo-nenziale nella seconda (Germania-Polonia), mentre, a qualificazione già otte-nuta, la statistica subiva una diminuzionedi fenomeni. Le partite ad eliminazionediretta, tutte ad alto tenore emozionale,hanno ampiamente superato per stress lepartite del girone eliminatorio: l’incontrocon l’Argentina, vinto ai rigori, e quellocontro l’Italia, in cui la Germania è statabuttata fuori hanno fatto registrare 65 rico-veri al giorno.Infine, per la finale Italia-Francia, i fatticardiaci sono di nuovo diminuiti, ma non allivello normale, bensì a circa 30 in un gior-no (chissà per chi tifavano i pazienti ?…).

Emilia Carloni

M. De Filippis Delfico - Garibaldi nelle caricature dell’“Arlecchino”

la tenda n. 4 - aprile 2008 5

CRONACHE TERAMANE5

OSSERVATORIO

Un posto al soleEd ora, passata la sbornia elettorale, possiamo, tran-quillamente, pensare a trovare un posto al sole. Non sitratta di ricalcare le orme del ‘Posto al Sole’ parteno-peo, la fiction di successo di Raitre, ma molto più sem-plicemente un posto al sole in riva all’Adriatico.Perché oramai l’estate è alle porte e dobbiamo liberar-ci di tutte le angosce teramane. Archiviamo Lottozero, Discarica, via Arno, rotonde, viadotti e quant’al-tro ci angoscia, tanto avremo modo e tempo per ripar-larne. Pensiamo invece a ritrovare il solito ombrellone,con la possibilità che il viaggio di ritorno dal mare saràimpresa da Guinnes: troveremo le colonne di autoall’ingresso della città, ci renderemo conto che uscireed entrare a Teramo resta difficile e che senza svinco-li, viadotti ed altre realizzazioni in cemento e ferro,resteremo sempre isolati. Se è questo che vogliamo,restiamo immobili come oggi e saremo accontentati.Restare immobili significa anche arrendersi dinanzi adun “sassolino” che di antico non ha nulla e che bloccarealizzazioni di edifici, garages, ipogeo e chi ne ha piùne metta. Allo stesso tempo però basta arrivare alporto di Pescara per rendersi conto che laggiù i “sasso-lini” non hanno trovato seguito; basta arrivare alloScalo di Chieti per rendersi conto che le strade attra-versano i centri abitati e sfiorano le cucine dove è pos-sibile anche vedere le donne teatine che preparano ilsugo, e l’odore si avverte, perché si passa a pochi metridi distanza. Insomma due pesi e due misure: Teramo ècosì; se si può bloccare si blocca, oppure vengono rea-lizzate coperture tanto brutte da passare alla storiaproprio per la loro bruttezza (vedi piazza S.Anna ovedi Largo Madonna delle Grazie). Bisogna bloccare,bisogna far restare questa città eternamente isolata.Tornano alla mente alcune dichiarazioni programmati-che rilasciate dal sindaco Gianni Chiodi, all’atto delsuo insediamento, che meritano di essere riproposte esulle quali non si finirà mai di argomentare, cercandodi coglierne il senso più recondito:” Il Complesso degliimpegni per il futuro è stato talora liquidato come un “librodei sogni” e ciò paradossalmente proprio dalla coalizionedi centrosinistra che si è autodefinita il “popolo o l ‘arma-ta dei sognatori”. Noi rifiutiamo questa definizione. Anziabbiamo inteso restituire alla Città la voglia di sognare, diimmaginare il proprio futuro migliore del proprio passato.Il nostro impegno e contemporaneamente la nostra sfidasarà quella di mobilitare tutte le forze vive della Città arealizzare il sogno. Noi però non siamo il “popolo deisognatori”: siamo persone normali che lavorano, cheamano la città, che la vivono da anni, che da anni ascol-tano le persone e stanno in mezzo alla gente, che senzaessere di sinistra amano la letteratura, l’arte, la poesia, masoprattutto siamo persone che vogliono darsi da fare percostruire una città migliore. Gli elettori hanno preferito lanostra proposta e la nostra umiltà .Da oggi questo è ilnostro impegno”.Per questo, dopo aver meditato, andremo in spiaggiacon secchiello e paletta: ad ognuno di noi spetta… unposto al sole.

Gustavo Bruno

Un finestra sul futuro dei ...massimi sistemiPronto per l’inaugurazione il ‘Galileium’,Museo interattivo della Fisica edell’Astrofisica, sito nel centro Multimedialedel quartiere Gammarana.

Il Museo, Galileium, sorge all’interno delCentro Multimediale realizzato nel quar-tiere Gammarana, grazie al recupero fun-zionale degli stabilimenti dell’aziendaGavini . La struttura, ideata e voluta,dall’On. Antonio Tancredi (Dc) nel lontano1990, in restauro fin dal 2001, è stata com-pletata : già nel febbraio2008 è stata sotto-scritta la convenzione tra il Comune diTeramo e l’Istituto Nazionale di FisicaNucleare e Subnucleare (Infn), per lagestione dell’importante struttura, ‘gestita’direttamente dall’Istituto Scientifico suscala nazionale. Grazie anche alla intera-zione con il Laboratorio del Gran Sasso, èauspicabile che il Museo possa fungere davolano per una stagione di più intensa ecostante collaborazione tra l’Istituto ed ilnostro territorio. La gestione dinamica del Museo interatti-vo, che ospiterà anche gli exihibit creati

appositamente da Paco Lanciano e PieroAngela, sarà finalizzata ad accogliere e sod-disfare la domanda internazionale di turi-smo scolastico e scientifico, mentre la strettarelazione con i Laboratori del Gran Sasso,ne favorirà e stimolerà il ruolo divulgativoed esplicativo. Per i giovani, gli studiosi, glistudenti, per chi ama la scienza e la tecno-logia, Teramo si aprirà al mondo della cono-scenza e della sperimentazione galileiana,dialogando con il mondo intero. Accanto aidue padiglioni scientifici veri e propri dellaCittà della Scienza, saranno inaugurateanche le sedi del Consorzio Universitario edell’Eurispes. Sarà la Cittadella della cono-scenza dove incontrare gli scienziati perporre loro le domande fondamentali edinterrogarsi sui segreti dell’Universo in cuiviviamo, in un percorso museale interattivounico del suo genere in Italia. Il Museo, che si spera sia aperto in maggio,presenterà la riedizione aggiornata dellafortunata mostra I telescopi della fisica, unaserie di esposizioni in cui verranno propo-ste tutte le ricerche dei laboratori Infn.

da Nicola Facciolini

El Criticòn... tradotto a TeramoPresentato, presso l’Università di Teramo, ilvolume con la traduzione dell’opera ‘El criti-còn’ di BBaallttaassaarr GGrraacciiàànn, autore spagnolo delXVII sec. Curata dal prof. Elso SimoneSerpentini, è la prima traduzione moderna initaliano: un evento fortemente voluto e sostenu-to dall’Amministrazione comunale di Teramo

Il lavoro di Elso Simone Serpentini, ci dà lapossibilità di conoscere un’opera probabil-mente da pochi accostata. Il significatoprofondo di essa è la sintesi delle posizionidi pensiero che l’autore, prete gesuita deltempo di Ferdinando il Cattolico, assumeed esprime in tutte le altre sue opere. C’è da dire che Baltasar Graciàn (che per laprima pubblicazione de “El Criticòn” assun-se lo pseudonimo di di Garcia Morlanes),filosofo e saggista in tempi chiusi ad accet-tare qualsiasi libertà di pensiero, fu piùvolte punito dalla Compagnia di Gesù cuiapparteneva. La prima volta, per la libertàde “El Criticòn”, giudicata opera poco seriae lontana dal suo ministero; poi perché, nelpubblicarne la seconda parte, non avevachiesto l’autorizzazione. Questa secondavolta per lui volle dire il “confino”. In segui-to a ciò, l’Autore fece di tutto per uscire

dall’Ordine, senza, tuttavia, mai riuscirci.Tra le sue opere ricordiamo: “El politicoFernando”, scritto dedicato al modello digoverno del Re cattolico, e Agudeza y artede ingenio, trattato letterario, contributosaliente del Barocco teorico e vera ‘poetica’del concettismo’ opposto al ‘culturanesimo’caro a Gongora.“El Criticòn si può definire un romanzo filo-sofico ed è la storia di due personaggi, unSaggio ed un Giovane preso allo stato sel-vaggio, che, in tre fasi successive, passanodal visitare il Paese della Gioventù, doveper il discente ci sarà l’incontro conl’Amore Ingannevole, poi quello dellaMaturità, nel quale avverrà la conoscenzadi cultura ed arte, per finire con quello dellaVecchiaia. Qui ci sarà la contemplazionedei desenganos dell’esistenza, della ruota deltempo e della morte, finché non verrà rag-giunta l’eternità attraverso il cammino dellavirtù e del coraggio.E’ una drammatizzazione di carattere spi-rituale condotta dal gesuita in assenza diodio, di indifferenza verso le causemeschine e di grande amore per la Verità,anche la più dura. Ed è l’epilogo di unavolontà didascalica dimostrata sin dalle

prime opere con l’inten-to di mettere tutte leproprie risorse al servi-zio dell’Umanità, pro-getto disilluso proprioda quest’ultima. Restaevidente il dolore di unuomo che non riescepiù a nutrire fiducia neisuoi simili, per cui nonha che rivolgersi allasperanza dell’Eterno.

abc

M. De Filippis Delfico - Garibaldi nelle caricature dell’“Arlecchino”

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GGiioovveeddìì 1155Vogliamo bene al nostro cuore:

prevenzione e trattamento

FFRRAANNCCAA DDII RREENNZZOO

GGiioovveeddìì 2222Ascoli Piceno: Carlo Crivelli?

Gita didattica a cura diMMAARRIISSAA PPRROOFFEETTAA

GGiioovveeddìì 2299Concerto di Chiusura

a cura dell’IMP “G. Braga”

SSEERRAATTEE LLIILLIIAANNAA MMEERRLLOOTeatro Comunale - Teramo

Venerdì 9 maggio - ore 21.00RRoobbeerrtt NNoorrtthhTempus Fugit

KKrreeffeelldd TThheeaatteerrBBaalllleetttteennsseemmbbllee

Conferenza introduttiva La danza contemporanea: incon-

tro con Robert NorthIntroduce:

LLeeoonneettttaa BBeennttiivvoogglliioo(Università Teramo) - ore 17.00

CCOONNCCEERRTTOO JJAAZZZZTeatro Comunale - Teramo

Venerdì 16 maggio - ore 21.00MMaarriioo BBiioonnddii

“I Love You More – Live 2008”

6 la tenda n. 4 - aprile 2008

6

SSAALLOOTTTTOO CCUULLTTUURRAALLEE 2008 con il contributo della Fondazione TercasSALA DI LETTURA “PROSPETTIVA PERSONA” via N. Palma - Teramo

La mostra della pittrice MMaarriiaannttoonniieettttaa SSuullccaanneessee,, alle-stita presso la Banca di Teramo, in collaborazione con laFondazione Venanzo Crocetti di Roma, patrocinata dallaRegione Abruzzo e dal Comune di Teramo, rimarrà apertaal pubblico sino al 10 Maggio.

Melodie…di colore rivestono le pareti della sala ‘CarinoGambacorta’ con quadri nati dalla lenta riflessione del-l’artista pescarese sul tema della luce, energia che riflessasulla materia restituisce all’occhio una particolare cromia.La poetica della Sulcanese si materializza, infatti, inpolittici dalla duplice valenza: da un lato monocromidalle superfici ruvide e dure, matericamente pastose,rese vibranti da inediti impasti collosi, in successionedall’altro tele dai colori iridescenti, quasi liquidi, che

scivolano sulla superficie creando velature e sovrappo-sizioni in funzione dell’effetto di profondità (come adesempio Cinque versi di luce, La melodia del blu, Cinquememorie di luce ed altri). Sono polittici divisi nella loroentità fisica, volutamente scostati per sottolineare l’op-posizione e allo stesso tempo l’unità dell’insieme, irri-producibili per la preziosità dei colori cangianti, fruttodi un’attenta e ponderata tecnica sperimentale. Essiesprimono un’empatica effervescenza vitale e fungonotalora da catalizzatore ipnotico per l’osservatore chevoglia farsi trascinare in un’esperienza spirituale comead esempio in “Come una preghiera” o in “La melodia delvento” o ancora nello splendido “Angelo Metropolitano-evoluzione”.

Francesca Mosca

55 LLuunneeddììLibro in vetrina

G. Garibaldi nelle caricature di M.De Filippis Delfico

A cura di MMaarriiaa PPaaoollaa FFaabbiioocccchhii

77 MMeerrccoolleeddì Conosciamo gli artisti locali:

Omaggio alla pianistaEElleennaa PPaallmmaa

A cura di Green Clouds

88 GGiioovveeddììLibro in vetrina

Un Brindisi con Socratedi LLuucciiaannoo VVeerrddoonnee

1133 MMaarrtteeddììcc//oo CChhiieessaa ddeell CCuuoorree

IImmmmaaccoollaattooLibro in vetrina

Maria nella Sacra scrittura di AAllbbeerrttoo VVaalleennttiinnii

1144 MMeerrccoolleeddììIncontro con ….. De Chirico:

La figlia di IorioPresentazione di MMooddeessttaa CCoorrddaa

1155 GGiioovveeddììLogos e mithos

Antigone nella letteraturaa cura di BBeenneeddeettttoo DDii CCuurrzziioo

1199 LLuunneeddììObiettivo Visconti

Gruppo di famiglia in un interno a cura di LLuucciiaa PPoommppeeii

2211 MMeerrccoolleeddìì -- oorree 1166..0000cc//oo SSaallaa CCoonnssiilliiaarree

ddeell CCoommuunnee ddii TTeerraammoo Paul Ricoeur

a tre anni dalla mortea cura di

AA.. DDaanneessee ee MM.. SSaannttaarreellllii(Paul Ricoeur - Laurea honoris

causa in Scienze Politiche e cittadino onorario di Teramo)

2222 GGiioovveeddììLibro in vetrina Gente di Teatro

di MMaaddddaalleennaa LLeennttiia cura di

SSiimmoonnee GGaammbbaaccoorrttaae Voce recitante

2288 MMeerrccoolleeddììConosciamo gli artisti localiAAddeellee GGiiuulliiaannaa DDee MMaatttteeiiss,

pittrice

Dalla materia della luce alla luce della materia

A pochi mesi dalla conclusione del bicentenario dellanascita di Giuseppe Garibaldi, l’Associazione IlPoliorama, presieduta da Siriano Cordoni, propone laristampa di caricature di Melchiorre De FilippisDelfico dedicate all’Eroe dei due Mondi e pubblicatesull’ “Arlecchino - giornale caos di tutti i colori” tra il

1860 e il 1864;una sorta di conti-nuazione dellecelebrazioni diGaribaldi attraver-so la bellezza grafi-ca di piccoli capo-lavori irriverenti diuno dei disegnato-ri satirici più graf-fianti dell’800 ita-liano. Le caricatu-re riprodotte sonotratte dalla secon-da serie de l’“Arlecchino”, unodei più importantigiornali satiricidell’Ottocento ita-

liano, che vide dueedizioni. La prima, pubblicata a Napoli dal 18 marzodel 1848 fino alla metà del 1849, dal titolo “Arlecchino,giornale comico politico di tutti i colori”. La secondaserie riprese le pubblicazioni, dopo il lungo periodo di

interruzione, il 4 novembre del 1860 dalle ceneri dellaprima e dalla breve esperienza della “Torre di Babele”per chiudere dopo circa quattro anni, lasciando unatraccia indelebile nella storia della satira dell’Ottocento.E’ in questa seconda fase che collaborò, nella stesuradella pagina centrale Melchiorre De Filippis Delfico cheriuscì per tutto questo periodo a produrre ben tre tavolesatiriche a settimana, dimostrando una capacità artisticae una inventiva straordinaria.Le stampe, accompagnate da un saggio esplicativocurato da MMaarriiaa PPaaoollaa FFaabbiioocccchhii saranno presentate aTeramo, il 5 maggio presso la Sala di lettura‘Prospettiva Persona’.

Garibaldi nell’“Arlecchino”

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M. De Filippis Delfico - Garibaldi nelle caricaturedell’“Arlecchino”

M. De Filippis Delfico - Garibaldi nelle caricature dell’“Arlecchino”

la tenda n. 4 - aprile 2008 7

LA PAGINA DEL FAI Fondo per l’Ambiente Italiano7

a cura della Delegazione FAI di Teramo

Il Palazzo “De Pompeis” apre al FAI.LL’’aannttiiccaa aarrttee ddeellllaa MMaaiioolliiccaa ddaa CCaasstteellllii aa TToorrrree ddeeii PPaasssseerrii..

PPaallaazzzzoo ddee PPoommppeeiiss eesstteerrnnoo eedd iinntteerrnnoo..Il palazzo era costituito da un solo piano con balcone barocco in ferro bat-tuto, dotato, però, di decori e comodità. In un secondo momento, ai primidell’ottocento, fu costruito il secondo piano, così detto piano nobile.Attraverso la scalinata, si raggiunge il primo piano settecentesco e subitosaltano agli occhi le lunette delle porte affrescatecon scene dell’epoca, eseguite da maestri napoleta-ni. Si accede, poi, alla stanza degli antenati e qui sirimane stupiti di fronte ad una infilata di camereche crea una prospettiva incredibile. Si proseguenel saloncino blu, con un ritratto stupendo dellamadre del Dott. Dé Pompeis, un ovale arricchitoda una cornice barocca. In una teca, posta in unangolo, c’è un presepe del ‘700 di fattura leccese:infatti le statue sono tutte in cartapesta. Si giungealla stanza da letto nuziale. Qui oltre agli arredi del‘700 e lampadario di Murano, c’è un ritratto diGioacchino Muràt ospite in casa dé Pompeis. Lafamiglia, infatti, dopo l’arrivo dei francesi nel 1799,al comando del generale Rusha, rimase legata adessi, tanto che tutti i componenti ancora parlanosolo francese. Qui si possono ancora ammirare vasicastellani del ‘700, ultimi esempi della “produzione“alta”, ed il resto di una chiesola, anticamente postaal piano terra del palazzo, con un’iscrizione:“Pompei hoc actum fuit opus 1722”. Certo questa non può non rammentarel’iscrizione posta a Castelli sulla casa di Orazio Pompei “Haec est domusOratii figuli”; esse dimostrano la tendenza della famiglia a are non solo leloro opere, ma anche le loro proprietà. Osservando il vasellame si nota chela produzione Torrese è diversa da quella cinquecentesca e seicentesca diCastelli. Essa, infatti, ha inizio verso la fine del ‘600 con lavori che si rial-lacciavano a quelli castellani degli ultimi tempi, cioè la formula dei bianchicon decoro che più si adattava agli oggetti di uso quotidiano, ma davano lostesso risultati apprezzabili per grazia e bellezza, ed erano adatti e richie-sti sia dai nobili sia dai borghesi. Si passa, poi, al piano nobile, più sontuoso, secondo il gusto ottocentesco.Si è immessi subito in uno splendido salone denominato “Rosso” per ilcolore della tappezzeria alle pareti e per gli affreschi sul soffitto, rappresen-tanti, al centro le quattro stagioni, e ai lati lo stemma della famiglia: sufondo blu campeggiano un leone rampante che si abbevera alla fontana e

tre stelle. Le decorazioni sono tutte originarie, eseguite da un pittore napo-letano. I nomi delle stanze di questo piano sono dati dagli affreschi dei sof-fitti: adiacente al salone c’è, dunque, la camera dei “pizzi”, dove in una cre-denza sono raccolte le maioliche prodotte dai Pompei a Torre. I manufat-ti, tutti da farmacia, hanno una particolarità: sono dipinti in blu solo suldavanti, il lato da esporre, e le scritte sono in bitume. Queste maiolichesono state ritrovate a Parigi.

Nella stanza “delle rose”, aduna parete si può notare ilgioco “del lotto reale”: osser-vandolo bene potrebbe ricor-dare un misto tra la tombolaed il gioco dell’oca; la nume-razione, però, si ferma al 36 ecosì si pensa ad una specie diroulette, risalente ai primidell’ottocento.Particolarmente interessanterisulta anche la biblioteca,fornita di molti testi giuridicidell’800, sulle cui prime pagi-ne sono visibili firme e male-dizioni per coloro, che, unavolta avuti in prestito i libri,non li avessero restituiti. Sinotano ancora testi di AnticaMedicina (i componenti la

famiglia oggi sono tutti medici) e fa certamente sorridere un tomo intito-lato “De lo puzzar del fiato”. Una sorta di manifesto attira la nostra atten-zione: guardandolo bene si scorge una figura con un pugnale sollevato.Scopriamo così che i De’ Pompeis erano stati carbonari; la figura, infatti,rappresenta Muzio Scevola ed il nonno del Dott. Claudio De’ Pompeis,padrone di casa, era riuscito a recuperare il simbolo dei carbonari di Torredei Passeri, che porta la scritta “Muzio Scevola a l’O...(oriente) di Torre”.E’ ancora possibile ammirare una stanza in cui sono esposti altri oggetti diceramica, sempre castellana, ma più commerciali. Come mai? Nel 1737 ilMarchese Carlo Ginori diede inizio a Napoli alla produzione della porcella-na di Capodimonte, che determinò, poi, la fine della maiolica torrese. La for-nace Pompei riuscì, nonostante tutto, a resistere fino all’ultimo quarto del ‘700; poi, siccome il mercato si orientò verso la porcellana, la maiolica diven-ne artigianale e destinata ad un consumo strettamente locale e povero.

Gianna Cocciolito

ATTIVITÀ

L’Ordine dei Cavalieri di Malta, a Roma, apre al FAI di Teramo - seconda parteL’interno della chiesa del Priorato, S. Maria inAventino, è costituita da una navata unica, scan-dita da quattro nicchioni per parte, prima dellazona presbiteriale, dove è posto l’altare maggio-re, su cui la lanterna e la finestra retrostante,aperte dal Piranesi, riversano la luce lasciandovolutamente la parte frontale in penombra. Essoè costituito da tre sarcofagi sovrapposti: la parteinferiore riprende il motivo della facciata dell’ocu-lo, posto al centro con decorazioni; quella centra-le contiene un fascio di putti, posti a mò di prorache ripropongono la dualità militare e religiosadell’Ordine, quella superiore San Basilio in gloriafra gli angeli, in ricordo della prima sededell’Ordine nella demolita chiesa di San Basilio aiPantani. Le otto nicchie, invece, ospitano sepol-cri di Gran Maestri come Baldassarre Spinelli,Galeazzo di Thun, Bartolomeo Carafa, RiccardoCaracciolo ecc. con elementi connessi con legesta di ciascun defunto. La seconda nicchia adestra reca la statua del Piranesi, eseguito dalloscultore romano Giuseppe Angelini, che lo harappresentato nella toga di antico romano, men-

tre regge un rotolo con la mano sinistra. Sul roto-lo è stata individuata la pianta del tempioPoseidon di Paestum, sua ultima meta di lavoro.Nella terza nicchia a sinistra, invece, è posto un“altarolo reliquario” oggetto di una controversadatazione per la compresenza di elementi icono-grafici di gusto paleocristiani come la porta e“l’Agnus Dei” con altri più tardi, come la crocebenedicente (nella croce) e con influssi orientaliestranei all’arte romana.Anche la Villa Magistrale hasubito dei restauri nel tempo:l’aspetto odierno, con la carat-teristica torricella rotonda el’ultimo piano ad arcate cieche,si deve al Cardinale BenedettoPamphilj, gran priore dal 1681al 1730, quindi qui gli interven-ti di Piranesi furono solo margi-nali. Riorganizzò, invece, i giar-dini, le cui forme geometrichelo caratterizzano come giardinoall’italiana. Nei viali si trovano

numerosi frammenti archeologici, busti, una sta-tua di Venere, sarcofagi e la “Vera da pozzo”, checonserva la data del 1244; il reperto è addossatoad una nicchia dove due angeli reggono l’iscrizio-ne “Templariorum Ordinis Vestigium “ e lo stemmadei Chigi. Poco oltre una fontana eretta nel 700dal Cardinale Flavio Chigi. Al termine di una gal-leria formata dal verde delle piante si scorge laCupola di S. Pietro, che si staglia nell’azzurro del

cielo. Palme secolari spiccanotra la vegetazione di alloro,lecci, un cedro del Libano che sitrova in questo giardino da 600anni: la tradizione vuole chequesto sia stato portatodall’Oriente dai Crociati. Unpiccolo edificio, individuatocome “Caffe haus” risale ai lavo-ri di Benedetto Pamphilj, chesoleva intrattenervi il bel mondointellettuale e aristocratico delsuo tempo.

Gianna Cocciolito

Casa De Pompeis - Dipinto

La ribelle e drammatica incompiutezza di Saulcede il posto alla fragilità emotiva di David,considerato il primo e vero re di Israele. Comeprobabilmente in Saul, anche in questa contra-stata figura si può reperire il filo conduttore diun progetto evolutivo di natura politica cheDio concepisce per arrivare alla creazione di unUomo – Sovrano perfetto, che contemperi ilpotere secolare con l’ossequio alla moralereligiosa. In questo modo Dio apre lastrada alla riconciliazione con l’Uomo tra-mite una figura di monarca che appaiaanche la metaforica reincarnazione di unAdamo primigenio, non ancora resoimpuro dal Peccato Originale. E’ simboli-co quindi il fatto che Dio, nel definire ilsuo rapporto con David, dica: “Io sarò perlui un padre ed egli mi sarà figlio (…). Nonritirerò da lui il mio favore, come l’ho ritirato daSaul” ( Samuele II : 7, 14-15). Nel Misterodelle Sue intenzioni, Dio sembra considerareDavid una figura eticamente in fieri, nel cuicomportamento l’errore non è visto come even-to assoluto e definitivo, ma come un essenzialemomento di conoscenza di sé, cui segue il rav-vedimento. Esemplare è dunque il legame pas-sionale di David con Betsabea, bellissimamoglie dell’Hittita Uria. Il re vede per caso ladonna, se ne invaghisce e la rende incinta. Pernascondere l’adulterio manda poi a chiamare lo

stesso Uria, impegnato nell’assedio della cittàdi Rabba, nella speranza che egli possa giacerecon Betsabea. In questa torbida storia di pas-sione, l’Hittita gioca il determinante ruolo divittima sacrificale. Coerente nella sua fedeltàed ossequio a Dio e a David, egli si rifiuta diandare a dormire nella sua stessa casa: “ Uriadormì alla porta della reggia con tutti i servi del suo

signore, e non scese a casa sua” ( ibid 11,9). Al reche gli chiede il perché di tale comportamento,il soldato risponde : “ L’Arca, Israele e Giuda abi-tano sottole tende (…), e io dovrei entrare in casamia per mangiare e bere e per dormire con miamoglie? (…) Io non farò tal cosa” ( ibid. 11,11). L’uomo resiste ancora ad unterzo tentativo da parte del re, che lo invitanella sua tenda e lo fa ubriacare; anche così,però, “ Uria uscì per andarsene a dormire nel suogiaciglio con i servi del suo signore e non scese acasa sua” (ibid. 11, 12). Atterrito dalle conse-

guenze del suo peccato, il monarca compie unerrore ancora maggiore, approfittando del suopotere: scrive infatti una lettera a Ioab, coman-dante del suo esercito, chiedendo di porre Uria“ in prima fila, dove più ferve la mischia, (…) per-ché resti colpito e muoia” ( ibid. 11, 15). La pre-vista morte dell’innocente soldato crea traIahvé e David una frattura inevitabile ma non

insanabile. Il figlio appena nato del re e diBetsabea, morirà per volere supremo e sela morte dell’innocente Uria contrassegnail dissidio tra Dio e David, la fine di unaltro innocente, il bambino, sottolinea ilmomento della riconciliazione. Nel dolo-re della perdita bisogna quindi vedere nonsolo un momento catartico ma anche ilsegno di un rinnovato e più consapevolerapporto con Iahvé, e tale palingenesi sarà

contraddistinta dalla nascita di un altro figlio:“ David consolò Betsabea, sua moglie, entrò da leie giacque con lei: essa partorì un figliolo al qualeegli pose nome Salomone” ( ibid. 12,24). Altredisgrazie si abbatteranno sul sovrano e sul suopopolo, ma con la nascita di questo figlio estre-mo, la sofferenza originata dal peccato lasceràil posto alla corroborante saggezza del futuro reSalomone che inaspettatamente rinnoverà ilcorso della travagliata storia degli Ebrei e delloro legame con Dio.

B.D.C.

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IL GUSTO... LETTERARIO

– [ Betsabea] entrò da lui (scil. David) ed egli giacque con lei (…). Poi essa tornò a casa sua.

La donna concepì e lo fece sapere a David dicendo:“ Sono incinta”. –

(Samuele, II: 11,4-5)

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Per iniziativa dell’Università e della Prefettura di Teramo, è stato organizzato un incontro perricordare Giuseppe Garibaldi nel bicentenario della nascita: 1807-2007. Oltre all’incontro delgennaio 2008( nell’Aula Magna dell’Università) mi preme annotare, in particolare, la mostraorganizzata dalla Biblioteca Provinciale ( direttore Luigi Ponziani) ‘Garibaldi e Garibaldini tera-mani’ . E’ stato per me e per tanti teramani una sorpresa constatare che molti conterranei hannocollaborato con Garibaldi e ben 74 fotografie sono conservate nella Biblioteca Provinciale. Hofatto una scoperta: un certo Enrico Pagnottella di Notaresco ha partecipato alla spedizione deiMille e certamente è un antenato di Don Davide Pagnottella, parroco del Cuore Immacolato diMaria in Teramo e Vicario generale della nostra Diocesi: don Davide, infatti, è di Morrodoro esuo padre è originario di Notaresco.

don Giovanni Saverioni

I garibaldini teramani

Don Giovanni Saverioni, fondatore delnostro giornale e direttore onorario ha datoalle stampe le sue poesie, in un libro uscitoalla fine di marzo che s’intitola ‘Sfoghi poe-tici’. Nella prefazione leggiamo:“ Rovistandotra le carte del passato sono riuscito a ritrova-re diverse poesie con cui esprimevo i miei senti-menti e sfogavo i miei stati d’animo: poesie cheho pubblicato per accompagnare (a Natale e aPasqua) gli auguri agli amici. E tanti amici midicevano:” Perché non le pubblichi, le tue poe-sie, in un libretto?” Impegnato in parrocchia,

ed anche a fare il giornalista,a insegnare reli-gione all’Istituto V. Comi di Teramo: impegna-to soprattutto a fare le pratiche e , poi, acostruire il complesso parrocchiale della nuovaparrocchia di Villa Mosca (Teramo) non hopotuto mai farlo. Andato in pensione, ho lasciato la parrocchiae,sollecitato da alcuni amici sacerdoti, ho rovi-stato nei ‘bauli’ del mio passato, le ho raccolte epubblicate…”. Noi tutti ci rallegriamo conDon Giovanni.

La redazione

Sfoghi poetici