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2 In principio era la danza: la danza come valore nella storia umana Milena Garofalo La danza non è solo l’espressione e la celebrazione della continuità organica dell’uomo con la natura, è anche realizzazione della comunità viva degli uomini; è un modo totale di vivere il mondo: è insieme conoscenza, arte, religione. ROGER GARAUDY La danza è sempre esistita, fin dal principio della vita umana, nella storia dei popoli come nella storia dell’individuo. Ciò deve portarci a riconoscerla come un’attività umana antica, le cui radici profonde risiedono nella natura stessa dell’es- sere umano. Essa nasce nel momento in cui viene creato il mondo. Secondo la religione induista, il dio Siva crea il mondo nel corso di una danza sacra, il cui ritmo permette all’universo di nascere, evolversi e conservare il proprio equilibrio. Un inno sacro dell’India descrive la divinità indù come «il dio danzatore che, simile al calore del fuoco quando avvolge la legna, irradia il suo potere nello spirito e nella materia, e travolge anche loro nella danza» (si veda la figura 1.1). Anche per i cinesi l’armonia del cosmo ha origine da una danza: l’universo stellato è il palcoscenico del movimento rappresentativo dei pianeti e degli dei. Il filosofo e poeta ellenico Eraclito sosteneva, all’alba del pensiero greco, che il mondo fosse un «fuoco che si accende e si spegne a tempo»; movimento e ritmo consentono l’ordine cosmico. La tarda teologia ebraica e persino il cristianesimo, complice della «morte» della danza, pensavano che angeli e giusti danzassero attorno al trono di Dio. Nella Bibbia si riconosce «un tempo per danzare» (Ecclesiaste 3, 4) e il re Davide «danza con tutte le forze davanti al Signore», «salta e danza» (2 Samuele 6, 12-23). 1

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2In principio era la danza:

la danza come valorenella storia umana

Milena Garofalo

La danza non è solo l’espressione e la celebrazione dellacontinuità organica dell’uomo con la natura, è anche

realizzazione della comunità viva degli uomini; è un modo totaledi vivere il mondo: è insieme conoscenza, arte, religione.

ROGER GARAUDY

La danza è sempre esistita, fin dal principio della vita umana, nella storia deipopoli come nella storia dell’individuo. Ciò deve portarci a riconoscerla comeun’attività umana antica, le cui radici profonde risiedono nella natura stessa dell’es-sere umano. Essa nasce nel momento in cui viene creato il mondo. Secondo lareligione induista, il dio Siva crea il mondo nel corso di una danza sacra, il cui ritmopermette all’universo di nascere, evolversi e conservare il proprio equilibrio. Uninno sacro dell’India descrive la divinità indù come «il dio danzatore che, simile alcalore del fuoco quando avvolge la legna, irradia il suo potere nello spirito e nellamateria, e travolge anche loro nella danza» (si veda la figura 1.1). Anche per i cinesil’armonia del cosmo ha origine da una danza: l’universo stellato è il palcoscenico delmovimento rappresentativo dei pianeti e degli dei. Il filosofo e poeta ellenicoEraclito sosteneva, all’alba del pensiero greco, che il mondo fosse un «fuoco che siaccende e si spegne a tempo»; movimento e ritmo consentono l’ordine cosmico. Latarda teologia ebraica e persino il cristianesimo, complice della «morte» della danza,pensavano che angeli e giusti danzassero attorno al trono di Dio. Nella Bibbia siriconosce «un tempo per danzare» (Ecclesiaste 3, 4) e il re Davide «danza con tuttele forze davanti al Signore», «salta e danza» (2 Samuele 6, 12-23).

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Curt Sachs, musicologo tedesco (1881-1959), definisce la danza come la«madre di tutte le arti». Nessun’altra forma d’arte ha confini così ampi: essacoinvolge il corpo, la mente, l’anima, il bisogno e il desiderio di danzare. Tutti iconfini che l’uomo ha stabilito nei tempi si dissolvono nel corso di una danza:corpo e anima, espressione libera dei sentimenti, finalità utilitarie, socialità eindividualismo, gioco, lotta, culto e spettacolo divengono un’unica cosa.

Nel corso dei secoli, tranne che per un intervallo di 2000 anni di storiaoccidentale, i popoli hanno riconosciuto nella danza un importante strumento dicomunicazione e danzare ha significato, fin dalla notte dei tempi, esprimere, conla massima intensità, il rapporto dell’uomo con la natura, con la società, con lareligione. La danza è innanzitutto preghiera, sacrificio, devozione, riconoscenza,rito. L’uomo danza di fronte a ciò che è misterioso, ignoto, soprannaturale,poiché è l’unico mezzo che ha a disposizione per entrare in contatto con ciò chenon comprende. Le parole possono spiegare solo i semplici e comprensibiliavvenimenti della vita quotidiana, ma non le cose sconosciute. Se potesse espri-merle verbalmente, non avrebbe il bisogno di danzarle.

La storia della danza racconta la storia della cultura e dei costumi di unpopolo; l’uomo danza per sentirsi parte del proprio gruppo etnico, sociale eculturale. L’esploratore Livingstone racconta che il Bantu, incontrando unostraniero, non gli domanda «Chi sei?» ma «Che cosa danzi?», perché per l’africanoquello che l’uomo danza è la sua tribù, il suo costume, la sua religione, i grandiritmi umani della sua comunità.

Nelle civiltà primitive, gli uomini danzavano tutti i passaggi della propria vita:nascita, circoncisione, iniziazione, nozze, malattia, morte, ma anche lunazioni,semina e raccolto, caccia e guerra, onoranze ai capi, vittoria e conclusione dipace. Tutto diveniva il soggetto di danze rituali.

È possibile distinguere due generi di danza che hanno accompagnato l’uo-mo nell’evoluzione della sua vita: la danza astratta e la danza imitativa. La primasi pone al servizio di un’idea, di un fine religioso. Essa tende a raggiungere unostato di ebbrezza nel quale il danzatore trascende l’umano e il sensibile e, liberatodal suo Io, acquista il potere di partecipare agli eventi che governano il mondo. Ladanza estatica si esprime nella forma di un cerchio magico dove la forza di coloroche stanno all’esterno passa alla persona posta nel centro o, viceversa, da questaa coloro che la circondano. In alcune danze di guarigione, il malato viene depostonel centro del cerchio, mentre i danzatori, raggiungendo lo stato di estasi,dominano lo spirito del male e lo cacciano via. Nell’Australia nord-occidentale,presso alcuni popoli non cacciatori, gli uomini danzano attorno a un mucchietto«magico» di sassi per invocare piogge abbondanti e assicurarsi nutrimento, sia cheraccolgano frutta selvatica sia che coltivino il suolo. In Africa le danze di iniziazio-

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Fig. 1.1 Scultura di divinità indiana.

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ne mirano ad accrescere l’energia sessuale della ragazza all’interno del cerchio,necessaria per assicurare alla tribù una «sana discendenza».

Presso tutti i popoli la danza è protagonista dei riti di iniziazione degliadolescenti. In California, la ragazza alla sua prima mestruazione deve danzaresenza fermarsi, mentre un indiano Pawnee dell’America del Nord non viene accoltonella cerchia degli uomini se si stanca di danzare. La danza è anche al centro dellenozze e può esprimere il passaggio degli sposi da uno stadio della vita a un altro, latrasmissione dell’energia sessuale per la nascita di nuovi componenti nella tribùoppure avere una «finalità catartica». Nelle danze funebri astratte, spesso i danzatoriruotano attorno al defunto e ancora oggi in Danimarca parenti e amici danzanointorno alla bara. Le danze di guerra servivano sia a infondere coraggio ai combat-tenti sia a spaventare il nemico. A danzare erano gli stessi guerrieri oppure le donnee le fanciulle rimaste a casa, con l’intento di proteggere i loro uomini.

Nelle danze imitative, gli uomini tendevano, invece, a rappresentare eimitare gli avvenimenti desiderati per assicurarsi la loro realizzazione. I popoliprimitivi danzavano alcuni momenti della caccia e della battaglia, così come ilgiungere delle piogge per garantirsi raccolti abbondanti. Il danzatore è possedutodal suo ruolo: egli diviene l’individuo, l’animale, lo spirito, il dio che raffigura. Ilsoggetto che sceglie si impadronisce del suo corpo, cosicché possa agire comequesto agirebbe. Tra le tribù indiane d’America, quando il danzatore-aquilaindossa il suo costume e inizia a ballare, non rappresenta semplicemente ilrapace, ma diviene egli stesso il rapace. Divenire il soggetto che si rappresentapermette all’uomo di controllarlo, sottometterlo, sconfiggerlo, impadronirsi delsuo potere magico.

Il nostro attuale stile di vita riserva poco o nessuno spazio alla danza. Ilmusicologo tedesco Curt Sachs sottolinea come la danza oggi sia distante dai varimomenti della nostra esistenza e in particolare evidenzia come ormai manchinole preghiere danzate, ma ci rassicura sostenendo che «ciascuna civiltà racchiudeancora in sé, come germe spirituale, la nozione sacra che danza è ogni movimen-to soprannaturale e sovrumano» (Sachs, 1933). Attraverso il corpo, i gesti e ledanze, l’uomo ha potuto esprimersi, comunicare, conoscere se stesso e il suoambiente. Generalmente si riconosce che la danza sia nata con l’uomo: è nelventre materno che l’essere umano compie i suoi primi «passi di danza», e tuttoil percorso, fino all’incontro con il mondo, è una danza speciale. Nel suo libroStoria della danza e del balletto, Alberto Testa (1994) cita alcune parole di unantico libro cinese: «Nella gioia l’uomo pronuncia delle parole. Quelle parole nonsono sufficienti, le prolunga. Le parole prolungate non bastano, le modula. Leparole modulate non sono sufficienti neppure esse; senza che se ne accorga, lesue mani fanno dei gesti e i suoi piedi fremono». La danza ha comunicato e

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comunica ciò che è al di là del concetto e della parola, e nasce dal bisogno di direquello che non si riesce a spiegare.

Il coro della tragedia greca primitiva cantava e danzava ciò che non potevaesprimere e trasmettere attraverso il mimo e la parola. Il gesto del mimo descriveil concetto e la sua descrizione può essere facilmente traducibile in parole; ilmovimento del danzatore lo proietta: «Il mimo è la prosa del linguaggio delmovimento, la danza è la poesia delle azioni corporee nello spazio», comesottolinea Laban (1950). Proprio perché il suo linguaggio non verbale è autenticoe concreto, permette una comunicazione più sincera fra gli uomini.

La danza è inscritta nel profondo di ogni persona, appartiene all’uomo;eppure oggi egli soffre di una profonda divisione all’interno del suo essere. A ognisua sezione — spirito, corpo, sesso, mente — sono riservati luoghi e tempidiversi. Corpo, mente e spirito vivono realtà separate. L’uomo avverte la neces-sità di recuperare il senso dell’unità, ha bisogno di ritrovare il rapporto con il suocorpo e del suo corpo con il mondo. Non sono le palestre che promettonomiracolose trasformazioni in corpi aitanti, belli e atletici a far recuperare e vivereil senso dell’unità; esse propongono una serie di attività pseudosportive che nonconsiderano, però, l’individuo nella sua globalità. Le forme di movimento mag-giormente apprezzate dalle masse oggi sono quelle rappresentate dagli sport dicompetizione e di lotta, in una società caratterizzata da rapporti di concorrenzae rivalità, dove vince il più forte, chi ha più potere. La danza sembra non trovareil suo ruolo all’interno di questa società, se non quello di spettacolo che assicuradivertimento. Tuttavia, essa dona all’uomo qualcosa di più straordinario: lacompletezza. Tutto l’essere è impegnato: corpo, mente e spirito.

La rivoluzione della danza moderna

I danzatori moderni, liberando i loro corpi in innumerevoli nuovimodi, si rivolgono alla terra come supporto, come partner, non

evitano l’insistenza della gravità. Invece di scappare dal suolo, siadagiano su esso, si inginocchiano, si girano e rotolano sopra,cadono e si rialzano. Consciamente in contatto con la terra, il

loro movimento comunica la realtà terrena, acrobati di Dio,riportano la Dea in mezzo a noi.

JOAN DEXTER BLACKMER

Se si è giunti alla definizione e realizzazione del concetto di danza educativae creativa, è grazie sicuramente alla nascita ed evoluzione della danza modernanel corso del XX secolo.

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Presso i greci la danza ricopriva ancora un ruolo importante: essa venivariconosciuta come espressione di bellezza, di forza e di armonia fisica, e assumevauna funzione morale e educativa. Con i romani, invece, popolo di soldati,amministratori e giuristi, ogni forma d’arte venne rifiutata, distrutta e degradata.Fu poi il cristianesimo a condannare la danza, ritenendola «roba del diavolo». Ilcorpo venne disprezzato in quanto sede dei sensi ed espressione del male; essoostacolava lo spirito ove giaceva il bene nell’uomo. La danza continuò a soprav-vivere nella tradizione popolare fino al XII secolo e uomini e donne in girotondoaccompagnavano i salmi; in seguito venne assolutamente estromessa dalle litur-gie. Fu l’epoca rinascimentale a reintrodurre le arti e a considerare la danza qualestrumento educativo, finalizzato a costruire un certo tipo di uomo: laddoveesisteva un progetto di uomo poteva essere, a sua volta, realizzato un progetto disocietà, di cultura e di civiltà. Le arti in generale, tuttavia, divennero in seguito, perlungo tempo, l’espressione della ricchezza e della potenza degli aristocratici dicorte. Per circa due secoli, in Europa, la danza divenne un’arte decorativa,disumanizzata e imbalsamata.

Nel XX secolo accadde una vera e propria rivoluzione nel mondo delle formeartistiche: occorreva mettere in discussione tutto ciò che apparteneva al passato,a partire dai romani, e ricominciare da capo. Gli assiomi estetici rinascimentalinon erano più adatti a esprimere i bisogni e i sentimenti di uomini che stavanovivendo due guerre mondiali e forti cambiamenti. Il primo grande nome di questarivoluzione, nel campo specifico della danza, fu quello di Isadora Duncan, la qualeriteneva che la danza dovesse esprimere i sentimenti e le emozioni dell’umanità.La Duncan si fece promotrice della ricerca di una danza libera, espressiva,attinente alla vita dell’uomo, non più decorativa e acrobatica. Il merito di IsadoraDuncan fu quello di avere liberato il corpo da tutte le costrizioni, rendendolo fulcrodi energia. In contrasto con il balletto, ella danzava a piedi nudi e con addosso unasemplice tunica. Ciò che fu definita «danza naturale», incominciò a essere inseritanei programmi scolastici di educazione fisica negli Stati Uniti.

Ted Shawn e Ruth Saint-Denis, fondatori della «Denishawn», scuola di unadanza «libera», consideravano entrambi l’esigenza fondamentale di mantenerel’unità di anima, corpo e intelletto, e la danza aveva il compito di recuperare latotalità dell’uomo. Ted Shawn affermava, inoltre, che la danza fosse l’espressionepiù alta dell’essere. Martha Graham diede alla danza un nuovo vocabolario.Considerata la più autorevole figura nel campo della danza moderna americana,ella attinse da tradizioni occidentali e non. La Graham introdusse il concetto ditensione e i movimenti di contrazione e rilassamento del torso, rivelando così losforzo del movimento che continuamente s’irradia dalla parte centrale del corpo.La Graham sviluppò un vocabolario di movimenti che descrivevano emozioni in

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un linguaggio fisico piuttosto che verbale, usando le torsioni del corpo permostrare il senso del dolore o del desiderio. Martha Graham rivelava nella suadanza i problemi non solo dell’individuo, ma anche del suo paese e della suaepoca: «Io voglio dire i problemi del nostro secolo in cui la macchina sconvolge iritmi del gesto umano e in cui la guerra ha frustrato le emozioni, scatenato gliistinti» (Graham, 1992).

Quando il corpo ha ricominciato a essere considerato e vissuto comestrumento dell’espressione dei desideri e delle emozioni, quando l’uomo hasmesso di addestrarlo per l’esecuzione di movimenti codificati, la danza hapotuto recuperare il senso che essa aveva anticamente, presso i popoli primitivi.La «danza moderna», sebbene il termine risulti inadeguato data la grandericchezza e diversità di metodi e sistemi che comprende, rappresenta il supera-mento della restrizione dei modelli classici. Purtroppo oggi questo termine inItalia designa i movimenti televisivi o dei musical, modelli che sono espressionedi una danza caratterizzata da un vocabolario fissato del movimento, che deveessere eseguito nel modo in cui è prescritto per ottenere il massimo dellaperfezione. La danza classica sembra non avere legami con la vita dell’uomo enon tenere conto delle naturali tendenze del corpo. I danzatori moderni hannoriscoperto che la vera essenza della danza risiede nel movimento: esso puòvariare nello spazio, nel tempo, in qualità e intensità, ma rimane sempre unacostante. Nel balletto il movimento assumeva decisamente un ruolo di secondopiano e i ballerini classici si esprimevano attraverso pose e atteggiamenti; conla danza romantica qualcosa di importante cambiò e il sentimento, centro diinteresse maggiore, cominciò a essere comunicato per mezzo della musica.Tuttavia, il movimento non era ancora riconosciuto come materia essenzialedella danza. La danza romantica fu il principio di un cammino verso la liberazio-ne del corpo, ma si componeva ancora di gesti pantomimici, atteggiamenti epassi del balletto e pose prese in prestito dalle splendide raffigurazioni cherivestivano i vasi greci.

La danza moderna fece suo il concetto di «metacinetica», termine coniato daimetafisici per spiegare la teoria che fisico e psichico sono due aspetti di un’unicarealtà. Nella danza, più che in ogni altra forma artistica, universo interiore emondo esterno sono indissolubilmente legati. Un altro importante merito delladanza moderna sta nell’avere recuperato il senso di dinamismo: la danza non è piùcomposta da una serie di pose collegate, ma è la materia che connette le cose, èmovimento continuo e sostenuto. Si riconoscono in essa delle pause ma nonesistono elementi statici. Infine, con la danza moderna avviene il rifiuto dei canonitradizionali e la fondazione di un nuovo principio in base al quale ciascuna danzacrea la propria forma.

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I primi anni del Novecento sono quindi caratterizzati, in generale, da unviaggio all’interno dell’uomo e della conoscenza, grazie anche alle nuove scopertescientifiche e soprattutto psicoanalitiche. Queste ultime hanno infatti permessoun nuovo tipo di approccio alla persona, riscoprendo l’interiorità dell’essereumano, la psiche, e individuando i rapporti esistenti fra essa e il corpo, la partepiù materiale e concreta dell’uomo. Ogni individuo incominciava a essere pensa-to come persona che possiede una parte nascosta, che emerge e si manifestaattraverso un corpo, la parte più esterna dell’uomo. Non si pensava più a mentee corpo come realtà distinte e opposte, ma come due entità legate indissolubil-mente; le scienze sostengono che la persona non esiste se non ha il corpo cherivela la sua anima, e che l’anima non può esistere se non si manifesta attraversoil corpo. Si riconosce il carattere evolutivo di corpo e psiche, le quali vengono, diconseguenza, considerate entità plasmabili e modificabili dalle circostanze esternee, se interno ed esterno sono un’entità inscindibile, si ritiene allora possibile agiresul corpo per agire contemporaneamente sul mondo interiore della persona, eviceversa.

Alle origini della riscoperta del corpo vi è indiscutibilmente il contributo delMovimento Giovanile Tedesco, il quale si ribella a tutto ciò che è costrittivo estereotipato e riscopre il corpo nella sua natura di specchio dell’anima. In questoclima, la danza, profondamente rinnovata, assolve il compito di ricongiungerecorpo e psiche e di predicare l’assoluta libertà nei confronti del balletto, dei suoicodici e persino del suo abbigliamento. La danza si propone come strumento dieducazione del corpo, proprio perché porta il corpo all’armonia, al ritrovamentodi qualità sentite come buone perché naturali, innate, perché assecondano lemodalità anatomiche del movimento del corpo umano e quelle psicofisiche chelegano questo movimento all’espressione; così facendo diviene possibile, secon-do i pensatori della danza del Novecento, formare la persona perché, educandoil corpo, viene educato anche il sentimento, l’emozione, il pensiero e la volontà.

L’impatto della danzatrice americana Isadora Duncan sulla danza europea èstato decisamente intenso. Nel XIX secolo l’educatore tedesco Friedrich Froebelconiò il concetto di Kindergarten (asilo) e promosse l’allenamento fisico per losviluppo dei bambini. All’inizio del XX secolo, Emile Jaques-Dalcroze, musicistasvizzero, sviluppò una corrente detta eurythmics per l’educazione alla musica:egli incoraggiava l’esercizio musicale che prendeva spunto dai ritmi spontanei delcorpo, il quale, secondo lui, aveva ritmi ben definiti. I ritmi vennero trasformati indanza e i risultanti movimenti del corpo venivano a loro volta trasformati di nuovoin musica. Francois Delsarte, insegnante francese di musica e recitazione, influen-zò i ballerini della Germania e dell’Europa centrale e di conseguenza i danzaedu-catori statunitensi. Egli credeva nell’espressione libera e individuale, e sviluppò un

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sistema di movimento espressivo e di gestualità basato su come il corpo si muovein risposta a stimoli emozionali. Questa «ginnastica estetica», così come fu chia-mata, entrò a far parte dell’educazione fisica.

Rudolf Von Laban (1879-1958), danzatore e coreografo ungherese, fuprobabilmente la figura chiave nella danza educativa. Egli coniò il concetto dieffort shape (teoria dello sforzo) e affinò un metodo profondo di osservazione esperimentazione del movimento: insegnò a osservare quale tipo di energia simette in ogni tipo di movimento, distinguendone le qualità così come vienespiegato più avanti. I suoi studenti Joan Russel e Marion North contribuirono inseguito allo sviluppo della danza educativa negli USA. Russel pensava che glialunni dovessero esplorare gli elementi della danza e, una volta presa familiaritàcon questi, potessero poi creare i propri movimenti; North credeva fermamentenell’importanza di comprendere i bambini osservando i loro movimenti.

L’eredità di Rudolf Von Laban

Il movimento rivela molte cose diverse. È il risultato dellatensione verso un oggetto a cui si attribuisce valore, oppure di

uno stato mentale. La sua forma e il suo ritmo mostrano ladisposizione della persona che si muove in quella particolare

situazione. Può caratterizzare uno stato d’animo momentaneo euna reazione fugace, così come dei tratti costanti di una

personalità.

RUDOLF VON LABAN

Esprimere le emozioni attraverso il movimento fu lo scopo principale diRudolf Von Laban (Garaudy, 1999). La sua ricerca nel movimento nacque comeesigenza di formazione dell’essere umano e dell’artista. I viaggi insieme al padrelo avvicinarono alle danze popolari e religiose delle regioni che percorse. I duemetodi dell’osservazione e dell’analisi condussero le sue indagini, accurate edettagliate, verso la comprensione dell’espressività propria dei movimenti abitualidell’uomo.

Laban è un fondamentale punto di riferimento per tutta la danza contempo-ranea e per la danzaterapia, poiché dallo sviluppo delle sue idee emergono imetodi pedagogici e terapeutici propri della danza creativa e della danza-movi-mento terapia. Il danzatore ungherese riconobbe innanzitutto l’esigenza di delinearei parametri che costituiscono e fondano il movimento, manifestazione apparte-nente alla vita del mondo. Per Laban, tutto è movimento: l’attività del nostrocervello, le cellule che nascono e muoiono, il respiro, il battito del cuore, ogni

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manifestazione fisica e mentale. Egli riteneva necessario che ogni individuoimparasse a dominare il proprio movimento per trovare un equilibrio nel propriocomportamento espressivo-motorio e vivere con maggiore consapevolezza earmonia la relazione con se stessi e con gli altri. Nell’uomo esiste un profondolegame tra le azioni motorie e gli impulsi interiori che le determinano, impulsi chederivano da bisogni materiali, morali e spirituali; a differenza degli animali, i cuimovimenti scaturiscono da stimoli esterni, e quindi sono istintivi, l’uomo, attraver-so le sue azioni motorie, parla di sé. Le cause del movimento del corpo umanopossono essere spiegate razionalmente, servendosi delle leggi della fisica: il pesodel corpo segue la legge di gravità; lo scheletro può essere paragonato a unsistema di leve tramite il quale si coprono distanze e si seguono direzioni nellospazio; queste leve vengono attivate da nervi e muscoli che forniscono la forzanecessaria per sostenere il peso delle parti del corpo che si muovono. Il flusso delmovimento è controllato dai centri nervosi, i quali reagiscono a stimoli interni edesterni. I movimenti occupano un certo periodo di tempo, che può esseremisurato con esattezza. La forza che aziona il movimento è l’energia, prodotta daun processo di combustione che avviene negli organi del corpo. Una spiegazionemeccanica del movimento è quindi possibile e corretta, ma non è sufficiente: ognisingolo aspetto di esso, ogni gesto di qualsiasi parte del corpo, rivela un partico-lare della nostra vita interiore.

Secondo Laban, il movimento può nascere dalla tensione verso un oggettoal quale l’uomo attribuisce valore, oppure emergere da uno stato mentale. Puòrappresentare «uno stato d’animo momentaneo» o i «tratti costanti» della persona,oppure può essere influenzato dall’ambiente circostante. Nel suo libro Alleorigini della danza moderna, Eugenia Casini Ropa (1990), docente al Diparti-mento di Musica e Spettacolo dell’Università di Bologna, sottolinea come ilmovimento sia l’esperienza fisica più elementare della vita umana. Esso è presen-te nel vitale movimento funzionale della pulsazione che tiene in vita il corpo, comenell’espressione di tutte le emozioni. Il corpo spesso si serve di movimenti piccolie intensi per rivelare i nostri pensieri: quando siamo imbarazzati, il sangue sale alvolto e arrossiamo; quando siamo spaventati, il sangue fugge dal volto e impalli-diamo; quando siamo tristi; le lacrime salgono agli occhi. Il nostro corpo prendeparte a tutte le emozioni che viviamo e i nostri muscoli si contraggono e sirilassano in continuazione.

Il movimento fisico è il primo e normale effetto di un’esperienza intellettivao emotiva. Si distinguono, così, due principali categorie di movimento: quellofunzionale e quello espressivo. Il primo si pone una finalità materiale benprecisa, indica un’azione finalizzata all’ottenimento di qualcosa di esterno a noi,è guidato dalla razionalità e possiede direzione, tempo ed energia definiti. Il

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movimento espressivo ha, invece, come scopo quello di «rivelare» o veicolare unostato d’animo, un’emozione. La danza può essere solo movimento espressivoperché è un linguaggio del corpo che si serve di manifestazioni fisiche esteriori pertrasmettere contenuti emozionali interiori. Se si può, quindi, affermare che tuttala danza è movimento, non si può altrettanto dire il contrario, ossia che tutto ilmovimento sia danza. Il movimento funzionale è detto anche primario ed èsempre accompagnato da movimenti o serie di micromovimenti detti secondari.L’Io, impegnato totalmente nel raggiungimento del fine ultimo dell’azione, sem-bra non avere alcun potere di controllo su questi movimenti. Laban li ha definitimovimenti ombra proprio per la loro capacità di rivelare gli aspetti nascosti delsoggetto. Essi esplicitano i processi personali interiori e tradiscono l’immagineche l’individuo vuole trasmettere di sé al mondo e, probabilmente, a se stesso: sitratta di una sorta di «macchina della verità». «Pensare in movimento» significa,per Laban, far parlare al corpo il proprio linguaggio fatto di significati particolari,imparare a leggerlo e a comprenderlo, anche negli altri. Esso, a differenza delpensare in parole, non serve a orientarsi nel mondo, bensì aiuta l’uomo aorientarsi nel suo universo interiore, dal quale nascono di continuo impulsi chetrovano una valvola di sfogo nell’agire e nel danzare. Pensare per movimentisignifica, quindi, andare al di là della realtà già esistente e scorgerne un’altra chesta per nascere.

La Laban Movement Analysis è un vero e proprio sistema di esplorazione,osservazione e codificazione del movimento nelle sue forme e nelle sue qualità.Tale sistema sviluppa la consapevolezza dei gesti, delle posture, degli spostamentinello spazio, delle forme corporee, delle attitudini nei confronti della focalizzazio-ne spaziale, del peso, delle vibrazioni del flusso, dei ritmi, degli accenti, deifraseggi. Tutto diviene parte di un vocabolario che consente alla persona diascoltare e capire i messaggi del corpo che si muove o rimane immobile. Latraduzione del linguaggio del movimento è risultata, per lunghi tempi, complessae ha dato luogo, in alcuni casi, a fraintendimenti. Se, tuttavia, da una parte siriconosce l’impossibilità di esprimere a parole il significato profondo di unadanza, dall’altra diviene necessario trovare una modalità di trascrizione del movi-mento; nasce quella che viene chiamata «Labanotation», la notazione paragona-bile a quella che si usa per la musica. Il movimento, e quindi la danza, possiede unsuo vocabolario specifico, che la rende una forma artistica riconoscibile e ricono-sciuta.

Laban sottolinea, nella sua teoria del movimento, la presenza importante diuna qualità che definisce effort, «sforzo», ed è la quantità di energia impiegatadalla persona per compiere un’azione corporea. Secondo Laban, l’effort è ilmodo in cui una persona usa la propria energia ed esprime le proprie attitudini

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interne nei confronti del flusso, del peso, del tempo e dello spazio. A ogni azionecorporea dovrebbe corrispondere uno sforzo adeguato, ma, se ciò non accade,significa che quel movimento richiama alla memoria un’emozione particolare delsoggetto. Il flusso, infine, indica l’armonico fluire del movimento in tutto il corpo,e può essere «libero» o «controllato», qualità opposte che Laban definisce con duetermini specifici: free flow e bound flow. Il primo indica i movimenti centrifughi,quelli che vanno dal centro del corpo, dal torso, verso lo spazio esterno, leestremità degli arti; il secondo termine è riferito, invece, ai movimenti centripeti,che vanno dalla periferia del corpo, partendo da mani e piedi, per dirigersi versoil centro. In generale, i movimenti centrifughi fluiscono con maggiore libertàrispetto a quelli centripeti, in cui il torso rimane immobile quando gli arti inizianoa muoversi. Lo «spargere» e il «raccogliere» sono le due azioni corporee chesottendono questi movimenti. La conoscenza delle qualità del movimento per-mette al danzatore un ascolto autentico e una comprensione profonda del suo«linguaggio poetico».