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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XLI - N. 36 - 12 ottobre 2017 Facciamo fallire il referendum leghista s ull’autonomia della Lombardia e del Veneto DISERTA LE URNE Committente responsabile: M. MARTENGHI (art. 3 - Legge 10.12.93 n. 515) Stampato in proprio PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO Sede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected] -- www.pmli.it DISERTA LE URNE Facciamo fallire il referendum leghista sull’autonomia della Lombardia e del Veneto MESSAGGIO DEL PMLI ALLA CONFERENZA DI AMSTERDAM PER COMMEMORARE IL CENTENARIO DELLA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE “La Rivoluzione d’ottobre rappresenta lo spartiacque tra gli autentici marxisti-leninisti e i revisionisti” Torino. Tre giorni di lotta antimperialista per il lavoro IN PIAZZA CONTRO IL G7 DEGLI AFFAMATORI DEI POPOLI La polizia usa gli idranti e spara lacrimogeni. Arrestato Bonadonna, un leader di Askatasuna. La sindaca M5S Appendino esprime solidarietà ai manganellatori IN PIAZZA ANCHE IL PMLI, CHE SOLIDARIZZA CON BONADONNA IN PIAZZA PER L’ABORTO LIBERO E SICURO E CONTRO GLI STUPRI E LA VIOLENZA SULLE DONNE IL MINISTRO DELL’INTERNO ALLA FESTA DI FRATELLI D’ITALIA Minniti, il nuovo Scelba, applaudito dai fascisti “Il manifesto” trotzkista copre servilmente la vergognosa vicenda Milano, 28 settembre 2017. La manifestazione organizzata da Nonuna- dimeno sotto il Pirellone, sede del consiglio regio- nale della Lombardia. Al centro il cartello del PMLI (foto Il Bolscevico) PROVINCIA DI PARMA Il Gruppo consiliare Soragna Democratica boccia la mozione dei fascioleghisti “per la messa al bando dell’ideologia comunista” Presenti tante sezioni dell’ANPI COMMEMORATO L’ECCIDIO NAZI- FASCISTA DI MARZABOTTO Alcuni manifestanti si sono stretti attorno alla rossa bandiera del PMLI. Il ministro Orlando accolto da fischi Al vertice di Lione GENTILONI E MACRON D’ACCORDO PER “RIFONDARE L’EUROPA” Compromesso sul controllo dei cantieri Stx. Accordo sulla difesa, sulla TAV Torino-Lione e per creare “un’industria leader a livello mondiale” della cantieristica navale militare Al referendum popolare nel Kurdistan iracheno celebrato nonostante l’opposizione di Iraq, Turchia, Iran, Stati Uniti, ONU, UE e Regno Unito I curdi votano in massa per uno Stato indipendente L’Iraq chiude i valichi di frontiera e lo spazio aereo del Kurdistan. La Turchia si dice pronta “all’opzione militare”. Gli Stati Uniti “non riconosceranno mai il risultato del referendum”. BARZANI: “VOGLIAMO ARRIVARE A UNA SEPARAZIONE CONSENSUALE E SIAMO PRONTI A MESI, FORSE ANNI, DI NEGOZIATI” Nonostante la repressione fascista della polizia per impedirlo IL POPOLO CATALANO VOTA AL REFERENDUM SULL’INDIPENDENZA DELLA CATALOGNA. SÌ 91% NO 6,7%. 840 FERITI SCIOPERO GENERALE CONTRO LE VIOLENZE DELLA POLIZIA RICCO E INTERESSANTE IL DISCORSO DI CAMMILLI. SCUDERI CI TIENE UNITI E CI DA’ FORZA E CORAGGIO di Giada - Forlì PAG. 9 PAG. 4 PAGG. 2-3 PAG. 3 PAG. 11 PAG. 14 PAG. 10 PAG. 14 PAG. 15 PAG. 11

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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XLI - N. 36 - 12 ottobre 2017

Facciamo fallireil referendum leghista

sull’autonomia della Lombardia e del Veneto

DISERTA LE URNE

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PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO Sede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE

Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected] -- www.pmli.it

DISERTA LE URNE

Facciamo fallireil referendum leghista

sull’autonomia della Lombardia e del Veneto

Messaggio del PMli alla Conferenza di aMsterdaM Per CoMMeMorare il Centenario della rivoluzione d’ottobre

“la rivoluzione d’ottobre rappresenta lo spartiacque tra gli autentici

marxisti-leninisti e i revisionisti”torino. tre giorni di lotta antimperialista per il lavoro

In pIazza contro Il G7 deGlI affamatorI deI popolI

La polizia usa gli idranti e spara lacrimogeni. Arrestato Bonadonna, un leader di Askatasuna. La sindaca M5S Appendino esprime solidarietà ai manganellatoriin piAzzA Anche iL pMLi, che SoLidArizzA con BonAdonnA

In pIazza per l’aborto lIbero e sIcuro e contro GlI stuprI e la vIolenza sulle donne

il Ministro dell’interno alla festa di fratelli d’italia

Minniti, il nuovo scelba, applaudito dai fascisti“il manifesto” trotzkista copre servilmente la vergognosa vicenda

Milano, 28 settembre 2017. La manifestazione organizzata da Nonuna-dimeno sotto il Pirellone, sede del consiglio regio-nale della Lombardia. Al centro il cartello del PMLI (foto Il Bolscevico)

ProvinCia di ParMa

il gruppo consiliare soragna democratica boccia la mozione dei fascioleghisti “per la messa al bando dell’ideologia comunista”

Presenti tante sezioni dell’anPi

CoMMeMorato l’eCCidio nazi-

fasCista di Marzabotto

Alcuni manifestanti si sono stretti attorno alla rossa bandiera del pMLi. Il ministro Orlando accolto da fischi

al vertice di lione

GentIlonI e macron d’accordo per “rIfondare l’europa”

compromesso sul controllo dei cantieri Stx. Accordo sulla difesa, sulla TAV Torino-Lione e per creare “un’industria leader a livello mondiale” della cantieristica navale militare

Al referendum popolare nel Kurdistan iracheno celebrato nonostante l’opposizione di Iraq, Turchia, Iran, Stati Uniti, ONU, UE e Regno Unito

i curdi votano in massa per uno stato indipendente

L’Iraq chiude i valichi di frontiera e lo spazio aereo del Kurdistan. La Turchia si dice pronta “all’opzione militare”. Gli Stati Uniti “non riconosceranno mai il risultato del referendum”.

BArzAni: “VoGLiAMo ArriVAre A UnA SepArAzione conSenSUALe e SiAMo pronTi A MeSi, forSe Anni, di neGoziATi”

nonostante la repressione fascista della polizia per impedirlo

Il popolo catalano vota al referendum sull’IndIpendenza della cataloGna.

sì 91% no 6,7%. 840 ferItISciopero GenerALe conTro Le VioLenze deLLA poLiziA

riCCo e interessante il disCorso di CaMMilli. sCuderi Ci tiene uniti e Ci da’ forza e Coraggio

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2 il bolscevico / mobilitazione delle donne N. 36 - 12 ottobre 2017

28 settembre mobilitazione internazionale Non una di meno

Le donne riempiono Le piazze per L’aborto Libero e sicuro e

contro La vioLenza suLLe donneDal Nord al Sud cortei e presidi contro l’obiezione di coscienza, per la piena applicazione della 194,

contro la violenza maschile sulle donneApprezzAtA lA preSeNzA Del pMlI A MIlANo e CAtANIA

Nella giornata di mobilita-zione internazionale per l’a-borto libero e sicuro lanciata dal movimento Nonunadime-no argentino, il 28 settembre in oltre 30 città d’Italia grazie al movimento Nonunadimeno Italia, le donne sono tornate a riempire le piazze.

Tantissime ragazze, stu-dentesse delle medie supe-riori, universitarie, militanti dei Centri sociali, donne mature, lavoratrici e pensionate, ma anche tanti ragazzi e uomini.

Almeno tre le generazio-ni unite per rivendicare an-che nel nostro Paese il diritto all’aborto. Sì perché quantun-que la 194 sia in vigore, la sua applicazione è sempre osta-colata dalla condotta oscu-rantista antiabortista del Vati-cano e dei partiti legati a esso (come la DC), che non hanno mai smesso di attaccare quel-la legge sancita da un refe-rendum popolare nel 1978. Condotta che non si limita a scagliare anatemi sulla leg-ge e a colpevolizzare le don-ne che abortiscono ma che, in passato si è spinta a far pro-cessare i medici non obietto-ri, e oggi condiziona le scelte

dei medici nei reparti di gine-cologia e ostetricia, e persino la scelta dei tagli alla Sanità delle varie Regioni. Tanto che in alcune parti del nostro Pa-ese, specie nel Sud, è impos-sibile abortire in primis per la mancanza di strutture ospeda-liere e in seconda battuta per la quasi totalità di personale obiettore.

In molti cartelli trapelava il quesito di come può definir-si tutelato il diritto di aborto in Italia quando la media dei gi-necologi obiettori sul territorio nazionale è del 70%? O quan-do addirittura la Regione Lom-bardia del fascio-leghista Ma-roni in una delibera, fra l’altro in netto contrasto con la leg-ge 194, autorizza l’obiezione di struttura negli ospedali e nei consultori lombardi?

Giustamente il 28 settem-bre le donne nei cartelli e ne-gli striscioni hanno condanna-to all’unanimità l’obiezione di coscienza e chiesto alle isti-tuzioni che venga cancellata dalle strutture del Servizio Sa-nitario Nazionale. A gran voce hanno rivendicato più ospeda-li per l’applicazione della 194, più consultori e più informazio-

ne sessuale a cominciare nel-le scuole.

In molti casi come a Roma la presenza in piazza era stata prevista sotto forma di presi-di, ma la massiccia partecipa-zione li ha fatti inevitabilmente sfociare in manifestazioni per

le vie centrali delle varie città. A Milano sono a migliaia a

concentrarsi sotto il Pirellone. La partecipazione del PMLI e il suo cartello sono stati molto apprezzati, tanto da apparire nella foto a corredo della cro-naca della manifestazione de

“La Repubblica”. Le compa-gne e i compagni della Cellula “Mao” di Milano del PMLI han-no sfilato in maniera militante dietro lo striscione di Nonuna-dimeno per tutto il tempo del corteo (vedi articolo locale). A Bologna in piazza Re Enzo erano a centinaia le donne, a Parma invece si sono date ap-puntamento alla stazione per poter raggiungere insieme la vicina Piacenza e unirsi al cor-teo. Genova il concentramen-to in via Cairoli è sfociato in una nutrita manifestazione che ha attraversato la città vecchia. A Roma in piazza Esquilino ol-tre 3.000 le manifestanti.

E se in certe città non han-no avuto la forza di organizza-re una manifestazione sono comunque scese a volanti-nare come per esempio a Fi-renze in piazza Santissima Annunziata davanti all’ex con-sultorio, il primo creato nel ca-poluogo toscano negli anni ’70 grazie al movimento delle don-ne, e oggi soppresso dai tagli alla Sanità della Regione To-scana di Rossi (vedi servizio locale). A Pistoia è stato alle-stito un consultorio in piazza. A Pisa presidio in piazza XX Settembre. Bergamo un gre-mito presidio sotto la sede del-la Regione Lombardia.

A Siena le studentesse hanno tappezzato di cartelli e striscioni a favore dell’infor-mazione sessuale nelle scuo-le e dell’aborto libero le entra-te dell’università. Tanti i presidi davanti agli ospedali come a Lecce al Vito Fazzi, Brindisi al A. Perrino e Taranto alla Santissima Annunziata.

Cortei e presidi che hanno espresso in pieno la combatti-vità delle masse femminili, dal Nord al Sud, donne arrabbia-te, stanche di subire sulla pro-pria pelle, la violenza, i pre-giudizi e i ricatti sulla scelta di abortire.

Ma il 28 settembre la “ma-rea” delle donne ha ribadi-

to: Basta ai femminicidi e alla violenza sessuale e di genere contro le donne, i gay e le per-sone transessuali. In tutti i cor-tei era presente lo slogan “Le strade sicure le fanno le don-ne che le attraversano” conia-to dopo gli stupri di Firenze. “Respingiamo i consigli pater-nalisti di chi ci vorrebbe ras-segnate al nostro destino di angeli del focolare, fragili an-celle di una società misogina e patriarcale - si legge all’indo-mani in una nota di Nonuna-dimeno - Abbiamo riempito le piazze non solo con un’utopia, ma con tutta la nostra concre-tissima realtà: quella dei cen-tri anti-violenza, degli sportel-li autogestiti, delle consultorie transfemministe queer, delle studentesse e delle insegnan-ti, delle precarie, delle migran-ti, di tutt* coloro che quotidia-namente lottano contro ogni forma di violenza e subordina-zione, di sessismo e di razzi-smo”.

Anche la CGIL tramite la segretaria generale Susanna Camusso ha indetto nella gior-nata del 30 settembre a soli due giorni di distanza da quel-la di Nonunadimeno la mobi-litazione nazionale contro la violenza sulle donne sotto lo slogan “Riprendiamoci la li-bertà”, manifestazioni si sono svolte in 100 città. A Milano e Catania era presente il PMLI con le bandiere dei Maestri e del PMLI e cartelli (si vedano i servizi nella pagina succes-siva). A Roma è intervenuta la Camusso in piazza Venezia.

Sarebbe stato più efficace convogliare in un’unica giorna-ta la mobilitazione delle donne. E la giornata del 30 settembre è parso più un tentativo della segretaria CGIL di rincorrere il treno già partito della prote-sta femminile contro l’escala-tion di femminicidi e violenze sessuali di settembre. Dall’al-tra parte le manifestazioni che si sono svolte sia il 28 e anche il 30 anche se per quest’ultima non sappiamo come sia stata effettivamente la partecipazio-ne poiché le notizie sono ve-ramente poche, ci confermano che le donne possono essere una punta di diamante del ri-sveglio della lotta di classe nel nostro Paese.

Per questo le compagne del PMLI accolgono l’invito di Nonunadimeno a parteci-pare all’Assemblea naziona-le del 14 e 15 ottobre a Pisa. E nell’occasione cercheremo di portare il nostro contributo per dare forza alle nuove mo-bilitazioni femminili, in previ-sione anche di quella mondia-le contro la violenza maschile sulle donne del 25 novembre prossimo, e nel confronto sulla posizione che per ottenere la piena emancipazione femmi-nile, bisogna liberarsi del capi-talismo e conquistare il socia-lismo.

FireNze

Presidio e diffusione di Nonunadimeno per l’aborto libero, sicuro, gratuito

�Redazione di FirenzeIl 28 settembre Nonuna-

dimeno Firenze ha fatto suo l’appuntamento mondiale per l’aborto libero, sicuro, assi-stito. È stato organizzato nel pomeriggio un presidio e un volantinaggio in piazza SS. Annunziata, la piazza sede dell’Istituto degli Innocenti, al cui interno fino a poco tempo fa funzionava un consultorio molto frequentato nel centro storico. Oggi i consultori fun-zionanti in città sono ridotti a 5, e sono stati svuotati della loro funzione eliminando vari servizi e mantenendo solo l’ambulatorio ostetrico-gine-cologico.

Il volantinaggio è stato mol-to positivo, tante le donne e ragazze interessate, compre-se le immigrate; il presidio si è chiuso con il proposito di con-tinuare la mobilitazione, inve-stendo direttamente Careggi, il più grande ospedale citta-dino di cui è diventato prima-rio della Maternità l’antiaborti-sta Felice Petraglia, che vanta legami diretti con la Pontificia Accademia Pro vita.

Sempre il 28 anche la Cgil ha organizzato un pre-sidio in piazza Duomo, sot-to il palazzo della Regione e sullo stesso tema, a cui han-no partecipato un centinaio di manifestanti.

Firenze. Il presidio contro la violenza alle donne lanciato dalla CGIL sot-to la sede della Regione toscana che si è svolto il 28 settembre (foto Il Bolscevico)

Roma, 28 settembre 2017. Il corteo di Nonunadimeno per l’aborto libero e sicuro

Bruxelles, 28 settembre 2017. Manifestazione europea durante la giorna-ta per l’aborto libero e sicuro

Buenos Aires. La grande e partecipata manifestazione del 28 settembre 2017 per l’aborto libero e sicuro

N. 36 - 12 ottobre 2017 mobilitazione delle donne / il bolscevico 3Corteo di “Non Una di Meno” e presidio della CGIL

DoNNe IN pIazza a MILaNo per L’aborto LIbero e CoNtro La vIoLeNza MasChILIstaApprezzAto il cArtello del pMli

�Redazione di MilanoIn occasione della giornata

internazionale per l’aborto libero e sicuro, giovedì 28 settembre, a Milano in centinaia hanno preso parte al corteo partito alle 19 dal-la Stazione centrale e terminato in piazza XXV Aprile tra cori, slogan e striscioni. In prima fila donne e ragazze di “Non Una Di Meno”, il movimento che difende il diritto all’aborto libero, sicuro e legale.

La rivendicazione del diritto alla salute sessuale e riproduttiva è stata inserita nel contesto più ampio della libertà da ogni forma di violenza di genere e di violen-za maschile sulle donne. Sotto accusa è anche la propaganda xenofoba di regime per cui il ca-rabiniere che stupra è una “mela marcia”, mentre lo straniero che

stupra è “il classico esempio del-la sua categoria”.

La contestazione ha marciato davanti all’Ospedale Fatebene-fratelli, quello che a Milano ha il più alto numero di obiettori - per i quali se ne rivendica l’allontana-mento da ogni servizio preposto all’aborto legalmente assistito - e davanti alla sede del “Corriere della Sera”, in Via Solferino, per denunciare le campagne media-tiche xenofobe e maschiliste che strumentalizzano o giustificano, a seconda dei casi, la violenza ses-suale antifemminile.

Al corteo ha partecipato an-che la Cellula “Mao” di Milano del PMLI che ha portato in piazza un rosso cartello con il manifesto del Partito contro il governo Gen-tiloni e un manifesto con scritto

“Viva le donne in piazza!” con sotto sintetizzate le rivendicazio-ni femminili del PMLI concluse dalla scritta “Il diritto all’aborto non si tocca!”. La riproduzione di quest’ultimo manifesto è stata diffusa in centinaia di volantini ai manifestanti che sovente hanno espresso il loro apprezzamento esteso all’azzeccato manifesto che denuncia la natura neofasci-sta, piduista e di matrice renziana del governo Gentiloni.

Stessa qualificata partecipa-zione, con l’aggiunta d’una rossa bandiera del Partito, i nostri com-pagni milanesi l’hanno riservata al presidio svoltosi nella sera di sabato 30 settembre in Piazza Beccaria, organizzato dalla CGIL, contro la propaganda antifemmi-nile e maschilista che presuppone

e giustifica gli abusi sulle donne e i femminicidi. Conversando con delle manifestanti i nostri compa-gni hanno spiegato come questa ideologia antifemminile (foriera d’ogni violenza sulle donne) - per quanto possa essere momenta-neamente attenuata - sia sovra-strutturale e naturata alla società borghese e funzionale al sistema capitalistico che finché non sa-ranno abbattuti, e sostituiti col potere del proletariato e il sociali-smo, continueranno a rigenerarla a suo uso e consumo.

Milano, 30 settembre 2017. Mani-festazione organizzata dalla CGIL contro la violenza alle donne

NeLL’aMbIto DeLLa MobILItazIoNe NazIoNaLe proMossa DaLLa CGIL

partecipata manifestazione contro la violenza sulle donne e il femminicidio a Catania

�Dal corrispondente della Cellula “Stalin” della provincia di CataniaIl 30 settembre si è svolta, in

piazza Stesicoro a Catania, una partecipata manifestazione di denuncia contro la violenza sulle donne. Hanno risposto all’appel-lo della CGIL nazionale in diverse centinaia tra donne, uomini, fa-miglie, giovani e anziani per dire basta alla violenza sulle donne e al femminicidio.

Diverse le sigle che hanno aderito alla manifestazione da Nonunadimeno a Città Felice a Noi donne. È stata una serata di dibattiti, di dialoghi, di confronti dove c’è di tutto e di più.

Il PMLI ha partecipato alla ma-

nifestazione con la Cellula “Sta-lin” della provincia di Catania. I compagni portavano la solidarie-tà di classe al movimento delle donne in lotta contro femminici-dio e stupri che sono frutto della cultura borghese, patriarcale e antifemminile, con un bel cartello con la pagina “Il Bolscevico” n. 35 dedicata ad articoli sul femminici-dio e aperta dall’articolo “Femmi-nicidi e stupri sono il frutto della cultura borghese, patriarcale e antifemminile”. Sul retro campeg-giava il manifesto per le prossime elezioni siciliane “Marciamo sulla via dell’Ottobre verso l’Italia unita, rossa e socialista. Liberiamo la Si-cilia dal capitalismo, dalla mafia, dal sottosviluppo, dalla disoccu-

pazione, dalla povertà, dalla cor-ruzione, dagli imbroglioni politici con e senza le stelle. Astieniti”. Il cartello è stato ripreso e foto-grafato. Numerose sono state le discussioni coi manifestanti e una donna ci ha chiesto una copia de Il Bolscevico n. 35 lasciando un contributo e facendo degli elogi. “Un giornale interessante”, sono state le sue parole. Un’altra don-na ha voluto farsi fotografare mo-strando i cartelli del PMLI.

I compagni indossavano i cor-petti con Il Bolscevico n. 35 e il manifesto sul Centenario della Rivoluzione Socialista d’Ottobre. Manifesti che spiccavano in piaz-za e che davano un tocco rivolu-zionario marxista-leninista. È stata

colta l’occasione di questa mani-festazione per diffondere il volan-tino elettorale astensionista per le regionali, quello sul 40° della Fon-dazione del PMLI e volantino elet-torale astensionista e quello “Leg-gete il documento del Comitato Centrale del PMLI sulla Grande Rivoluzione socialista d’Ottobre”, tutti accettati con interesse.

Catania 30 settembre 2017. la ma-nifestazione nella centrale piazza Stesicoro organizzata dalla CGIL contro la violenza alle donne. Al centro per il PMLI, Sesto Schem-bri che tiene alto un cartello con una selezione degli articoli pubbli-cati sul Bolscevico sulla violenza alle donne (foto Il Bolscevico)

Il ministro dell’Interno alla Festa di Fratelli d’Italia

MINNItI, IL NUovo sCeLba, appLaUDIto DaI FasCIstI“il manifesto” trotzkista copre servilmente la vergognosa vicenda

Dopo la raffica di provvedi-menti contro i migranti in Italia e dopo aver fatto calare il flusso di profughi nel Mediterraneo pa-gando i loro carcerieri schiavisti affinché li tengano bloccati negli infernali lager sulle coste libiche, il ministro dell’Interno Minniti è diventato l’idolo dei fascisti e dei razzisti per meriti sul campo. La prova lampante ne è l’accoglien-za a dir poco calorosa che ha ricevuto alla festa dei fascisti di Fratelli d’Italia, Atreju.

Già il fatto che abbia accet-tato di andarci la dice lunga sul personaggio, ma come se non bastasse il nuovo Scelba non solo è stato accolto molto cor-dialmente, anzi molto “camera-tescamente” dalla Meloni e da La Russa, che evidentemente lo considerano ormai dei loro, ma si è sentito subito a suo agio tra il pubblico e sul palco, e a parte qualche fischio scontato si è guadagnato invece molti applausi. Soprattutto quando ha rivendicato in pratica di aver preso concretamente quei prov-

vedimenti antidemocratici e raz-zisti contro i migranti e contro le comunità musulmane che i suoi predecessori, anche di governi di “centro-destra”, avevano evo-cato a parole senza mai decider-si a realizzarli: “Io invece l’ho fat-to. Punto!”, si è vantato il nuovo Scelba, e giù applausi.

“Non applauditemi troppo – si è subito affrettato a raccoman-dare lui – altrimenti date ragione a quelli che mi accusano di es-sere di destra”. Una battuta che voleva essere scherzosa, ma che in realtà cercava solo di masche-rare la sua coscienza sporca. In-fatti ha cercato di riequilibrare raccontando che alla doman-da se in un governo di destra lo avrebbe accettato come suo ministro dell’Interno la Meloni aveva risposto di no: “Dentro di me ho detto ‘menomale’. Noi dobbiamo sapere quello anche siamo: noi siamo avversari po-litici, che non vuol dire nemici. Io ho vissuto una fase della vita (quando si diceva “comunista”, ndr) in cui gli avversari erano ne-

mici, non torniamo più a quella storia”. E per ribadire il concet-to, che per lui fascismo e anti-

fascismo sono ormai categorie superate dalla storia, ha ricorda-to che quando morì Berlinguer,

Almirante si presentò da solo a rendere omaggio alla sua salma: altri applausi.

Alla fine, per conquistare de-finitivamente la platea, si è fat-to ancora più audace facendo un’esaltazione neanche tanto mascherata del duce, giocando su una battuta sul cranio pelato in comune, e raccontando che “a Palazzo Chigi, da sottosegre-tario alla presidenza, mi trovai a occupare per caso la scrivania che fu di Benito Mussolini. Ven-ne a trovarmi Giuliano Ferrara, che poi scrisse: quella scriva-nia è in buone mani”: applausi a scena aperta.

E per buon peso ci ha mes-so pure un’esaltazione dello squadrista, aviatore e ministro dell’aeronautica fascista Italo Balbo, a cui la sala di Atreju era intitolata, raccontando che da sottosegretario gli era capitato anche di occupare quella che fu la sua stanza, in cui campeggia-va questo motto: “Chi vola vale, chi vale vola, chi non vola e non vale è un vile”. Motto della più

bieca e guerresca propaganda fascista, ma che il nuovo Scelba ha avuto la faccia tosta di difen-dere e legittimare, sostenendo che: “questa non è cultura della destra, a me pare cultura positi-va della vita che uno debba as-secondare la propria passione”: ovazione.

Raccontano le cronache che alla fine un vecchio camerata in sala abbia detto: “Avercene a destra di gente così”! Non si stenta certo a crederlo, vi-sto l’impegno che il rinnegato Minniti ci sta mettendo per so-migliare al suo duce: e non par-liamo della pelata, ma dell’arro-ganza e della mentalità fasciste con cui gestisce l’“ordine pub-blico”. E delle ambizioni che nutre nel sempre più affollato campo degli aspiranti premier del regime neofascista. Sen-nonché “il manifesto” trotzkista, che dopo aver rinnegato il suo passato “comunista” ora liquida anche l’antifascismo, ha coper-to il nuovo Scelba ignorando il vergognoso evento.

Il ministro degli interni, il nuovo Scelba Minniti, “cameratescamente” ac-colto da Giorgia Meloni alla Festa dei fascisti Fratelli d’Italia ad Atreju, visibilmente soddisfatto per i calorosi applausi del pubblico

4 il bolscevico / in piazza contro il g7 di torino N. 36 - 12 ottobre 2017

Torino. Tre giorni di lotta antimperialista per il lavoro

In pIazza contro Il G7 deGlI affamatorI deI popolI

La polizia usa gli idranti e spara lacrimogeni. Arrestato Bonadonna, un leader di Askatasuna. La sindaca M5S Appendino esprime solidarietà ai manganellatori

in piAzzA Anche iL pMLi, che SoLidArizzA con BonAdonnAIn occasione del vertice

G7 dei ministri dell’Industria, Scienza e Lavoro, svoltosi a Torino dal 26 settembre al 1 ottobre, migliaia di lavoratori, disoccupati studenti e preca-ri sono scesi in piazza nel ca-poluogo piemontese e per tre giorni di fila hanno duramen-te contestato la politica eco-nomica di lacrime e sangue perseguita dagli affamatori dei popoli riuniti nella reggia sa-bauda di Venaria.

La mobilitazione degli studenti

La lotta antimperialista per il lavoro promossa dalla rete Reset G7, il coordinamento contro il summit dei sette gran-di della terra che riunisce vari movimenti, centri sociali e as-sociazioni, è iniziata venerdì mattina con il combattivo cor-teo nazionale degli studenti.

Nonostante l’ingente schie-ramento di uomini e mezzi di-sposto dal nuovo Scelba Min-niti di concerto con la sindaca pentastellata Appendino e il questore Angelo Sanna a pro-tezione dei ministri del sum-mit, centinaia di manifestanti si sono riuniti dietro lo striscio-ne “Noi giganti, voi 7 nani” in piazza XVIII Dicembre per marciare uniti contro il vertice imperialista. In Corso Vittorio Emanuele II il corteo studen-tesco si è unito a quello dei No Tav partito dalla stazione di Porta Nuova dove i manife-stanti sono arrivati poco dopo le dieci in treno da Bussoleno.

Non appena il corteo ac-cenna ad alzare il tiro della protesta e tenta di raggiun-gere le sedi dell’Ufficio Sco-lastico Regionale e dell’Unio-ne industriale, in corso Vittorio angolo via Carlo Alberto, par-tono le prime violente cariche delle “forze dell’ordine” e due manifestanti, tra cui un mino-renne, vengono fermati.

Per qualche minuto in via della Rocca i manifestanti ri-escono a sfondare il cordo-ne di agenti in borghese ma la celere a suon di manganel-late e lacrimogeni li blocca in

via dei Mille e in via Plana im-pedendo così al corteo di vio-lare la “zona rossa” e portare la protesta fin sotto le finestre dell’hotel Carlina dove allog-giano i ministri e i rappresen-tanti dei Paesi imperialisti.

Occupata l’Università

La manifestazione si con-clude in tarda mattinata con l’occupazione di Palazzo Nuo-vo, storica sede delle facol-tà umanistiche dell’Università di Torino, a pochi passi dalla Mole Antonelliana, adibita a base della protesta e dimora per ospitare i manifestanti in arrivo da fuori Torino.

La mobilitazione è prose-guita per tutto il pomeriggio fino sera inoltrata con blocchi, cortei spontanei e iniziative di lotta per “fare pressione sulla ‘zona rossa’ posta a difesa dei rappresentanti del G7” e “non far dormire sonni tranquilli ai rappresentanti del vertice”.

Intorno alle 19 la prima as-semblea studentesca convo-cata a Palazzo Nuovo subito dopo l’occupazione si è tra-sformata in un “corteo selvag-gio” che si è diretto verso la centralissima piazza Vittorio per organizzare un blocco del traffico. Dopo alcuni minuti il corteo è poi ripartito, muoven-dosi velocemente per le vie del centro per aggirare i ten-tativi delle “forze dell’ordine” di bloccarne il passaggio sulla “zona rossa”.

Intorno alle 22 un secondo “corteo selvaggio” è ripartito in direzione delle vie del centro. Il corteo notturno ha cercato nuovamente di violare la zona rossa all’altezza di via Po con lanci di razzi e fuochi d’artificio verso i cordoni della polizia. Successivamente a una cari-ca dell’antisommossa gruppi di agenti in borghese hanno rincorso il corteo fino a piazza Castello, seminando confusio-ne tra gli stand della Notte dei Ricercatori. Tre ragazze sono state fermate e poi rilasciate dopo alcune ore con una de-nuncia a piede libero.

Nel tentativo di placare la protesta e soprattutto tenere al riparo i rappresentanti del G7 da qualsiasi contestazione, al termine della prima giornata di lotta gli organizzatori del verti-ce hanno annunciato la chiu-sura anticipata dei lavori. Ma non è bastato. Alla conferma della notizia la rete cittadina Torino Reset G7 ha deciso di raddoppiare gli appuntamenti della seconda giornata di mo-bilitazione.

La lotta prosegueFin dalla mattina del 30 set-

tembre un “presidio informati-vo in movimento” ha preso il via dal mercato di corso Cin-cinnato per raggiungere cor-so Toscana e poi unirsi al cor-teo di protesta: “Passiamo per strade e mercati per far capire alla gente che siamo con loro”, spiegano gli attivisti di Re-set G7 tutti “precari, lavoratori sfruttati, disoccupati”.

Nel pomeriggio oltre 5 mila manifestanti hanno preso par-te al grande corteo anti G7 partito da largo Toscana alla volta della reggia di Venaria difesa da un cordone di oltre 1.500 poliziotti in assetto anti-

sommossa, un elicottero e de-cine di autoblindo e idranti.

Alla testa del corteo il fur-gone del CSOA Askatasuna di Torino che attraverso un im-pianto audio ha permesso a tutte le componenti del corteo di esprimere le proprie ragioni di protesta contro il summit del G7. Tantissime le bandiere del Movimento NO TAV della Val Susa sempre presenti in ogni occasione di lotta popolare.

In “Lotta per la casa e la di-gnità”, “Contro sfruttamento e precarietà”, “la generazione sfruttata non starà a guarda-re”, “Roviniamo la vetrina dei padroni del mondo” sono tra gli slogan più gettonati dai ma-nifestanti e scritti a caratteri cubitali su tantissimi cartelli e striscioni.

La solidarietà della popolazione

Il corteo partito dalla peri-feria settentrionale di Torino ha marciato per diversi chilo-metri incontrando lungo il per-corso il sostegno aperto della popolazione. Quando il corteo ha raggiunto il Comune di Ve-naria Reale la popolazione ha accolto i manifestanti tra pu-gni chiusi e sorrisi di apprez-zamento. Molti abitanti si sono affacciati alle finestre delle loro case e incoraggiato il passag-gio del corteo prima di essere bloccato nel centro di Venaria, in piazza Vittorio Veneto, da dove è ben visibile la Reggia.

Pochi minuti dopo, al pri-mo accenno di sfondamento del cordone di poliziotti in via Mensa, gli sbirri di Minniti han-no selvaggiamente caricato il corteo a suon di manganellate e pesanti cariche con gli idran-ti e lacrimogeni. Le “brioches” di gommapiuma usate dalla prime linee del corteo per ten-tare di entrare in via Mensa si sono infrante contro le grate utilizzate dalle “forze dell’ordi-ne” a sbarrare l’accesso.

Manganellati molte studen-tesse e studenti determinati a

far sentire tutta la loro rabbia nei confronti dei politicanti bor-ghesi che rendono la vita un paradiso per i capitalisti e un inferno per i figli delle masse popolari.

Dopo gli scontri alcuni ma-nifestanti hanno inscenato la “decapitazione” in piazza dei fantocci raffiguranti Mat-teo Renzi e il ministro Giulia-no Poletti. “Ministro Poletti qui sotto c’è una festa, ci manca la palla... vogliamo la tua te-sta!” hanno urlato i manife-stanti. Mentre i tre attivisti di Reset G7 che hanno porta-to la ghigliottina a pochi passi dal cordone di polizia veniva-no immediatamente fermati e identificati.

Gli arresti di MinnitiLa caccia al manifestan-

te anti G7 è proseguita an-che nelle ore successive, ben dopo lo scioglimento del cor-teo, e si è conclusa in tarda serata con l’arresto in “flagran-za differita” di due manifestan-ti: Antony, un giovane attivista di Pesaro e Andrea Bonadon-na, esponente del movimen-to No Tav e del centro sociale torinese Askatasuna, fermato mentre rientrava a Bussoleno, in Valle di Susa, dove risiede. Un fatto gravissimo perché per la prima volta viene applicato sul campo il mostro giuridico del cosiddetto “arresto in fla-granza differita”, introdotto re-centemente dai fascistissimi decreti Minniti proprio per re-primere il dissenso e incarce-rare gli oppositori di regime.

I due arrestati sono sta-ti immediatamente tradotti nel carcere torinese delle Vallet-te senza che a loro carico fos-se prima formulata un’accusa precisa di reato.

Al corteo ha preso parte anche il PMLI.Piemonte che è sfilato sventolando inces-santemente le proprie rosse bandiere e in un comunicato stampa che pubblichiamo nel-le pagine successive esprime piena solidarietà ai due com-

pagni arrestati chiedendo l’im-mediata liberazione.

La mobilitazione è prose-guita anche domenica 1 otto-bre con “una prima iniziativa di solidarietà sotto il carcere del-le Vallette per portare un salu-to a Andrea e Antony e chie-derne l’immediata liberazione” bissata il 3 ottobre in piazza Carlina con un presidio musi-cale.

Appendino solidarizza coi manganellatori

Messa di fronte a netta scel-ta di campo, fra chi lotta contro l’imperialismo e il capitalismo per difendere i propri diritti e chi invece lavora per affamare i popoli, il Movimento 5 Stel-le e la sindaca di Torino Chiara Appendino si sono vergogno-samente smascherati come tra i peggiori nemici dei popoli e delle masse oppresse.

La sindaca infatti non ha detto una parola contro le bru-tali cariche dei manifesti o in difesa degli arrestati. Ma non ha perso tempo per esprime-re pieno “sostegno alle forze dell’ordine per gli attacchi su-biti e auguro pronta guarigio-ne agli agenti feriti. Ringrazio tutti coloro che hanno coordi-nato e partecipato alle opera-zioni, garantendo la sicurezza e l’ordine pubblico”.

Al suo fianco si è schiera-to Roberto Falcone, da poco più di due anni sindaco pen-tastellato di Venaria secondo cui: “Per fortuna, però, tutto è filato liscio grazie alla grande professionalità dimostrata dal-le forze di polizia”.

Mentre il neo candidato premier Luigi Di Maio ha ag-giunto: “Le violenze non fanno parte del Dna del MoVimento 5 Stelle ed è bene sottolinear-lo... La sindaca di Torino Chia-ra Appendino, in seguito agli scontri, ha espresso sostegno alle forze dell’ordine per gli at-tacchi subiti e augurato pron-ta guarigione agli agenti feri-ti. Io sto con lei, con la città e con l’amministrazione che si è messa a disposizione per il G7... Non mi è piaciuta e non è giustificabile, neppure la ma-cabra provocazione che ha vi-sto protagonista dei manichini con le sembianze di Renzi e di Poletti. Le nostre battaglie le abbiamo sempre fatte in parla-mento”. Dello stesso tenore le parole del neoduce Renzi an-che se ha voluto strumental-mente accusare dell’accaduto anche la giunta M5S di Torino.

Parole che dovrebbero far riflettere e indurre tutto il mo-vimento antimperialista e an-ticapitalista e abbandonare ogni illusione parlamentarista borghese e schierarsi salda-mente al fianco della classe operaia per distruggere e non governare questo marcio si-stema nella lotta per la conqui-sta del potere politico e il so-cialismo.

Torino 30 settembre 2017. Un momento del corteo contro il G7 alla Venaria reale. A sinistra si nota la bandiera del PMLI che ha partecipato alla manifestazione (foto Il Bolscevico)

La selvaggia carica delle “forze dell’ordine” contro il corteo

N. 36 - 12 ottobre 2017 interni / il bolscevico 57 professori arrestati

abilitazione nazionale truccata

59 docenti di diritto tributario indagatiFantozzi (ex ministro del “centro-sinistra”): “Voglio una cupola”

“Totale spregio per il rispet-to del diritto proprio da profes-sori che sarebbero deputati a insegnare il valore di esso”: con queste parole il gip di Fi-renze definisce il primo esito delle indagini che, partite dal-la denuncia di un tributarista della città del Giglio, aspiran-te professore universitario, si sono sparse a macchia d’o-lio investendo tutto il siste-ma dell’abilitazione scienti-fica nazionale (Asn) in Italia, portando 7 docenti agli ar-resti domiciliari, 22 interdet-ti dall’insegnamento e dalle funzioni accademiche per 12 mesi e ben 59 indagati. L’ac-cusa è di corruzione per ave-re truccato le procedure per l’Asn ed essersi scambiati re-ciprocamente favori per spar-tirsi l’assegnazione delle cat-tedre universitarie.

A partire dalla “riforma” Gelmini del 2010, infatti, per accedere ai concorsi per di-ventare professore universi-tario (associato o ordinario, quindi non a contratto a ter-mine) è necessario passare attraverso la suddetta abilita-zione, che è divisa per settori disciplinari, ognuno dei quali facente capo ad una commis-sione giudicatrice compo-sta da 5 docenti ordinari con il compito di analizzare e va-lutare la produzione scientifi-ca e l’esperienza accademi-ca del candidato. Già allora questo era uno dei punti più contestati dell’odiata contro-riforma berlusconiana: men-

tre sbandierava la meritocra-zia improntata su un sistema di valutazione della ricerca irreggimentato e standardiz-zato, favoriva clientelismo e baronato mettendo proprio dei docenti ordinari al vertice della procedura di abilitazio-ne. Ma il sistema è stato te-nuto in piedi, intoccato, anche da Monti, Letta, Renzi e Gen-tiloni.

L’indagine fiorentina è sta-ta curata dal procuratore ag-giunto Luca Turco e dal pm Paolo Barlucchi a seguito del-la denuncia di Philip Laroma Jezzi, 49 anni, tributarista an-glo-italiano. Nel novembre 2012 decide di presentare la candidatura all’Asn, scon-trandosi con un baronato che aveva già deciso chi avreb-be dovuto vincere la tornata. Il 21 marzo 2013 viene con-tattato telefonicamente da Pasquale Russo, professo-re di diritto tributario dell’Uni-versità di Firenze, che cerca di convincerlo a lasciare, per-ché deve passare un associa-to dello studio di Russo. La-roma lo registra: “Non siamo sul piano del merito, Philip”, “Smetti di fare l’inglese e fai l’italiano”, “Non puoi non ac-cettare”, fino all’affermazione più grave: “Che fai? Fai ricor-so? Però ti giochi la carriera così”. E infatti in questa logi-ca perversa di clientelismo e favoritismi “conviene” aspet-tare il proprio turno, poiché mettersi contro il sistema ba-ronale può significare vedersi

tagliate le gambe. Per fortuna Laroma va fino in fondo, porta le registrazioni agli investiga-tori e fa partire l’indagine.

Le esternazioni di Russo sono comunque molto chia-re e danno l’idea di come fun-zioni questo giro di nomine e favori, dove la qualità del-la ricerca non c’entra proprio niente, e lo ribadisce in una telefonata al collega Adriano Di Pietro, intercettata, dove sostiene che Laroma “come intelligenza e come laboriosi-tà vale il doppio”. Ad un altro collega, Guglielmo Franso-ni, membro della commissio-ne Asn, ora ai domicliari, dice: “Non è che si dice ‘è bravo’ o ‘non è bravo’. No, si fa questo è mio, questo è tuo”.

La procura di Firenze ag-giunge che fra i docenti di di-ritto tributario si erano formati veri e propri cartelli di corru-zione. In cui era presente pure Augusto Fantozzi, già professore di diritto tributario dell’impresa, attuale rettore dell’Università di Benevento con un passato nella politica istituzionale: è ministro delle Finanze con Dini e del Com-mercio nel primo governo Prodi, poi è deputato del “cen-tro-sinistra” dal 1996 al 2001. Successivamente viene scel-to da Berlusconi come com-missario straordinario di Alita-lia. Questo per avere un’idea della profondità della rete di consorterie accademiche, ad-dirittura nel 2014 Fantozzi, secondo quanto riportato dal

“Corriere della sera”, avreb-be caldeggiato la ricerca di un gruppo di “persone di buona volontà” con cui formare “un gruppo di garanzia che riesca a gestire la materia nei futuri concorsi”, che chiamava “una nuova cupola”.

Che le indagini prosegua-no e vadano più a fondo è na-turalmente auspicabile. Ma il problema è politico, di siste-ma. Il sistema di abilitazione così com’è, accanto a quel-lo di valutazione della ricerca che ne danneggia fortemente la qualità, è uno dei frutti più velenosi dell’imposizione in ambito accademico della cul-tura capitalista del mercato e della competizione. Va re-spinto, ma la soluzione non può essere, come caldeggia-to da più rettori, la chiamata diretta: essa non fermerebbe il clientelismo e anzi impor-rebbe altre logiche perverse, allargando il già considere-vole potere dei rettori, aggra-vando i divari fra le università più ricche e quelle più svan-taggiate e mettendo a rischio la libertà d’insegnamento e di ricerca. Né può bastare la fi-gura del “responsabile della trasparenza e della preven-zione della corruzione”, an-nunciato dalla ministra Fe-deli. Serve invece lottare per democratizzare l’università e i suoi processi. Una ragione in più per battersi per l’università pubbica, gratuita e governata dalle studentesse e dagli stu-denti.

escluse le associazioni lGBt dalla conferenza sulla famiGlia

largo posto invece alle associazioni familiari di destraTra il 28 e il 29 settembre si

è tenuta a Roma la III Confe-renza nazionale sulla famiglia, patrocinata dalla Presiden-za del Consiglio dei ministri e quindi personalmente da Gen-tiloni, che ha l’interim sulle politiche per la famiglia dalle dimissioni di Enrico Costa, mi-nistro di AP dimessosi a luglio, che però aveva avuto il tempo di prepararla e programmar-la in modo che potesse uscir-ne una perfetta fiera della fa-miglia cattolica e tradizionale, riempiendola di esponenti e posizioni conservatrici. Senza che né Gentiloni né la stessa Boschi, la quale ha la delega alle pari opportunità, abbiano trovato nulla da ridire.

Infatti, pur proponendosi come “un’occasione di rifles-sione, partecipazione, con-fronto e di dibattito sui temi della famiglia, considerata in tutte le sue componenti e pro-blematiche generazionali” per discutere le “linee generali del prossimo Piano Nazionale

per la Famiglia”, la Conferen-za ha tenuto fuori i rappresen-tanti delle associazioni LGBT, invitando solo Arcigay e Age-do (amici e parenti di persone LGBT) senza diritto di parola ed escludendo del tutto Fami-glie Arcobaleno e Rete Geni-tori Rainbow, le quali rappre-sentano invece famiglie con genitori omosessuali.

Queste ultime, insieme ad Agedo, hanno diramato un co-municato congiunto in cui af-fermano: “Il governo non può farsi promotore di un evento che si rifiuta di prendere in con-siderazione le istanze sia delle famiglie omoparentali di nuova costituzione cioè che hanno avuto figli all’interno della cop-pia omosessuale, sia delle nu-merose famiglie ricomposte in cui un componente della cop-pia omosessuale abbia avuto figli da relazione etero prece-dente, tutte realtà in cui sono presenti bambini e ragazzi che vanno tutelati”. “Chiediamo ai rappresentanti delle istituzioni

e del Governo più sensibili alle istanze del mondo Lgbt”, con-cludono, “di intervenire per an-dare oltre questa esclusione, o in alternativa di disertare un appuntamento che, così con-gegnato, è inaccettabilmente discriminante”.

La Conferenza, fra l’altro, è stata organizzata dall’Osser-vatorio nazionale sulla fami-glia, voluto nel 2009 da Giova-nardi e riattivato l’anno scorso, egemonizzato da rappresen-tanti cattolici e promotori del “Family day”, al quale è rico-nosciuta la paternità dei di-scorsi e progetti istituziona-li sulla famiglia. E infatti i vari gruppi di lavoro erano pieni zeppi di esponenti del Forum delle Associazioni familiari, che riunisce le varie sigle cat-toliche e di destra che hanno organizzato il “Family day”, si oppongono alla parità dei dirit-ti civili e vanno predicando fal-sità e castronerie sulla “teoria gender”.

Così facendo insomma la

Conferenza ha stabilito di non prendere minimamente in considerazione le esigen-ze particolari non solo delle famiglie gay, ma anche del-le famiglie mononucleari (un solo genitore), con figli adot-tivi, di fatto, e così via. Tutte queste tipologie per il gover-no non esistono.

Nel suo intervento Gentilo-ni ha reso “omaggio” alla fami-glia, definendola “pilastro del-la Repubblica e pilastro per affrontare questi dieci anni di crisi”. Parolone a cui sono se-guite poche briciole nella prati-ca, come il raddoppio dei fondi per il Reddito di inclusione so-ciale (Rei), o circa 1,5 miliar-di in più rispetto agli attuali 2, tuttora insufficienti rispetto alle esigenze delle famiglie pove-re. Perpetuando una visione assistenzialista e retrograda delle politiche sulla famiglia, da rafforzare nel suo ruolo di ammortizzatore sociale, ma-gari l’unico rimasto, visto che il governo non si fa problemi a

smantellare i servizi pubblici. Alla Boldrini il ruolo di incanta-trice delle forze alla sinistra del PD parlando più spigliatamen-te, ma anche genericamente e senza trarne le dovute conclu-sioni, di quanto il precariato e il lavoro nero impediscano ai giovani di crearsi una famiglia.

Questa vicenda dovrebbe mettere fine alle illusorie spe-ranze nutrite da diversi set-tori del movimento LGBT nei confronti del governo e del PD, che non si sono minima-mente attivati contro l’impo-stazione discriminatoria della Conferenza, salvo la prossi-ma posticcia ed effettivamen-te offensiva della Boschi di ri-cevere i rappresentanti delle associazioni omogenitoriali a parte in un secondo momento. E aprire un inevitabile dibatti-to su quanto i gruppi dirigenti di alcune associazioni, segna-tamente Arcigay, siano legati a doppio filo al PD finendo così per sottomettere la radicaliz-zazione della lotta agli interes-

si elettorali del partito di Ren-zi. La stessa Arcigay non ha disertato la Conferenza, come avrebbe dovuto, e si è limitata ad esprimere “rammarico” al ministro Boschi. Dove sono fi-nite le promesse di muovere le piazze per il matrimonio egua-litario dopo l’approvazione del-le unioni civili?

Proprio questa era, del re-sto, la trappola della storpia e parziale legge Cirinnà: a par-te qualche briciola di diritto e un riconoscimento minimo, le coppie omosessuali resta-no “formazioni sociali” di se-rie B, legalizzando e istituzio-nalizzando la discriminazione. Sul piano giuridico (e ideologi-co) la famiglia resta una sola, quella eterosessuale, mono-gamica e preferibilmente cat-tolica. Il movimento LGBT si stacchi definitivamente dal go-verno e dai partiti parlamen-tari, gli neghi ogni fiducia e ri-prenda a battersi senza vincoli e lacci per la piena parità dei diritti civili e sociali.

comunicato del pmli.piemonte contro il vile arresto di torino

solidarieta’ a andrea

BonadonnaIl Partito marxista-lenini-

sta italiano.Piemonte espri-me la propria solidarietà militante ad Andrea Bona-donna per il vile arresto po-litico subìto ad opera del-la polizia del ministro degli Interni, Marco Minniti, che in pieno stile mussolinia-no incarcera gli oppositori dell’attuale sistema econo-mico-politico che tutela gli interessi di un pugno di ric-chi borghesi mentre affama milioni di persone lascian-do il 35% dei giovani nella disoccupazione e, conse-guentemente, nella miseria.

L’intento politico dell’ar-resto di Andrea Bonadon-na, ordito al termine della grande manifestazione di protesta contro la riunione del G7 del Lavoro di saba-to 30 settembre a Venaria Reale (Torino), è particolar-mente chiaro in quanto egli è impegnato attivamente da anni nelle lotte in difesa del diritto alla casa per tutti, del diritto allo studio per miglia-ia di studenti figli delle classi popolari, contro la famigera-ta costruzione della TAV in Val Susa, un’opera faraoni-ca e inutile che fa gola solo ai signori del cemento a di-scapito della salvaguardia dell’ecosistema della Val Susa, oltre a mille altre bat-taglie sempre in favore del-la difesa degli interessi del-le masse popolari torinesi e piemontesi.

Il governo Gentiloni, fo-tocopia del governo Ren-

zi, sta mostrando i musco-li nei confronti di chiunque abbia il coraggio di ribellarsi allo stato di cose attuali ma, considerata la partecipazio-ne massiccia alla manife-stazione contro il G7 di sa-bato, che ha visto anche la partecipazione attiva di una delegazione del PMLI.Pie-monte, non avrà certo gioco facile anche perché, al pas-saggio del corteo la popola-zione di Torino e di Venaria Reale, disposta ai lati, ap-plaudiva i manifestanti e in più casi, affacciata dai bal-coni, alzava al cielo il pu-gno della rivolta contro un sistema economico-politico profondamente ingiusto che si basa principalmente sul-lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo!

Andrea e Antony liberi subito!

Per il PMLI.Piemonte - Gabriele Urban

Biella, 1° ottobre 2017

6 il bolscevico / studenti N. 36 - 12 ottobre 2017

Scandalo delle tangenti sul maxi appalto per il Mose

L’ex MiniStro faSciSta MatteoLi condannato a quattro anni per corruzione

Confiscati 9,5 miliardi di euro. I Comitati NoMose: “Dimostrata l’esistenza di una cupola”MatteolI Deve DIMettersI Dalla CoMMIssIoNe lavorI pubblICI

Lo scorso 14 settembre il tribunale penale di Venezia - al termine di un dibattimento lungo 16 mesi con 32 udien-ze (dopo le 11 preliminari) che hanno complessivamente vi-sto l’escusione di un centinaio di testimoni - ha pronunciato la sentenza relativa all’inchie-sta sulle tangenti del maxi appalto per il Mose, decisio-ne che ha visto quattro degli otto imputati condannati e altri quattro prosciolti dalle accuse.

All’ex ministro fascista Al-tero Matteoli, riconosciuto col-pevole di corruzione, è stata inflitta una pena di 4 anni più la confisca di 9,5 milioni di euro e l’interdizione dai pubblici uf-fici per cinque anni: il Tribuna-le ha infatti riconosciuto la sua responsabilità risalente all’e-poca dei governi Berlusco-ni in quanto, da ministro del-le Infrastrutture e Trasporti di quei governi dal 2008 al 2011, ricevette denaro e altre utilità, in cambio di favori e agevola-zioni per il progetto Mose, da Giovanni Mazzacurati, presi-dente del Consorzio Venezia Nuova, concessionario del mi-nistero delle Infrastrutture per

la realizzazione dell’opera, a sua volta accusato di aver condizionato l’assegnazione dei lavori con la creazione di fondi neri da destinare al fi-nanziamento illecito.

Nel processo che ha visto la condanna di Matteoli è sta-to proprio Mazzacurati il prin-cipale accusatore del politi-co del PDL, testimoniando di avere consegnato in diverse occasioni più di 400.000 euro, proveniente dalla casse del Consorzio, per le campagne elettorali di Altero Matteoli e, inoltre, di aver inserito nell’ap-palto per i lavori di bonifica del-la laguna di Venezia l’azienda di Erasmo Cinque, compagno di partito dell’ex ministro, su ri-chiesta pressante di Matteoli. È inammissibile che un corrot-to condannato a 4 anni di re-clusione continui a presiedere la Commissione lavori pubbli-ci del Senato. Deve immedia-tamente dimettersi.

Infatti anche Erasmo Cin-que, il quale dagli accer-tamenti del dibattimento è emerso chiaramente che in-tascò una parte degli utili de-gli interventi pur non avendo

lavorato mai, è stato condan-nato a 4 anni di reclusione per corruzione.

L’altro importante espo-nente politico imputato nel processo, l’ex sindaco di Ve-nezia Giorgio Orsoni del PD, invece, nonostante fosse ac-cusato di finanziamento illeci-to al partito di appartenenza e abbia tentato, senza riuscirci, la via del patteggiamento, ha potuto farla franca benefician-do della prescrizione del rea-to, nonostante sia stata accer-tata in almeno tre occasioni la ricezione in nero da parte sua di denaro contante desti-nato al PD (denaro non iscrit-to a bilancio) per un totale di 110.000 euro da parte dell’ex segretario di Mazzacurati, mentre è stato assolto nel me-rito per l’accusa di avere rice-vuto 450.000 euro che il Con-sorzio Venezia Nuova gli fornì per finanziare la sua campa-gna elettorale per le comunali di Venezia del 2010.

Durante il processo altri 31 imputati coinvolti a vario titolo nell’inchiesta del Mose ave-vano patteggiato la pena con la procura della Repubblica,

e su tutti spiccano i nomi di Giancarlo Galan del PDL, ex presidente della Regione Ve-neto e ministro dei beni cultu-rali, dell’ex assessore regio-nale del PDL Renato Chisso, dell’ex generale della guardia di finanza Emilio Spaziante e dell’ex funzionario del Ma-gistrato alle Acque Patrizio Cuccioletta, che hanno co-munque complessivamente dovuto versare all’erario im-porti di molte decine di milio-ni di euro.

Gli altri due condannati, entrambi a capo di aziende che lavoravano per il Consor-zio Venezia Nuova, sono l’im-prenditore Nicola Falconi, tito-lare della Sitmar di Venezia, che ha ricevuto due anni e tre mesi per corruzione e finan-ziamento illecito ai partiti, e l’avvocato romano, nonché ex presidente di Adria Infrastrut-ture, Corrado Crialese, che ha avuto un anno e dieci mesi per il reato di millantato credito, in quanto si mise a disposizione, peraltro invano, del Consorzio Venezia Nuova per corrom-pere i giudici del Consiglio di Stato con 340.000 euro.

Sono stati invece assol-ti Maria Giovanna Piva, ex presidente del disciolto ma-gistrato alle Acque - che, per chiarezza, non aveva funzio-ni giudiziarie, ma si trattava di una struttura che, creata all’e-poca della Serenissima, era da ultimo un organo decen-trato del Ministero delle Infra-strutture e dei Trasporti - per le imputazioni relative al col-laudo del Mose, l’architetto Danilo Turato che aveva se-guito la ristrutturazione della villa di Galan, e infine l’espo-nente del PDL Amalia Sartori che fu presidente del Consi-glio regionale veneto ed euro-parlamentare.

Con la sentenza di primo grado è quindi emerso chia-ramente un gigantesco si-stema corruttivo che si muo-veva intorno al Mose, la più grande opera pubblica che sia mai stata costruita in Ita-lia, i cui lavori sono stati affi-dati in concessione al Consor-zio Venezia Nuova guidato da Giovanni Mazzacurati il quale, dopo avere riempito pagine di verbali, è prudentemente ripa-rato negli Stati Uniti. Il proces-

so, dopo i 31 patteggiamen-ti, era partito a gennaio 2016 con non poche difficoltà, dovu-te soprattutto al fatto che Maz-zacurati, resosi uccel di bosco in America e per il quale inva-no è stata richiesta l’estradi-zione, non ha ripetuto le accu-se in aula dinanzi al Tribunale, e quindi i giudici hanno con-siderato comunque utilizzabi-li i verbali con le dichiarazioni precedentemente rese in fase di indagini, e il dibattimento è andato avanti fino alla senten-za di primo grado.

In una dichiarazione pub-blica il Comitato NoMose ha affermato che “questa è stata la gestione politica, da parte del governo Renzi e poi Gen-tiloni, del più grande scanda-lo del secolo. L’inchiesta della Procura ha dimostrato l’esi-stenza di una vera e propria cupola, costituita da Mazza-curati e dai manager delle ‘grandi’ imprese del Consor-zio e delle ‘piccole’ delle co-operative di tutti i colori, che si divideva lavori e dazioni da pagare a tecnici e politici più o meno eccellenti”.

convegno organizzato da no tap a MeLendugno

gli ambientalisti condannano le “grandi opere”Dal 15 fino al 17 settem-

bre il comitato NO TAP in lot-ta contro il gasdotto che dall’A-zerbaijan dovrebbe approdare sulla spiaggia di San Foca, in Salento, ha organizzato un convegno a Melendugno (Lecce), comune simbolo del-la battaglia, dal titolo “Grandi opere”. Le delegazioni di una

quindicina di comitati prove-nienti da tutta Italia hanno di-scusso soprattutto di politica energetica e delle sue conse-guenze socio-ambientali, a te-stimoniare che le loro battaglie locali sono tutti tasselli di una unica grande questione nazio-nale. Sullo sfondo dell’iniziati-va, le inchieste de L’Espresso

che ha definito TAP, il cosid-detto “Corridoio Sud del gas”, un “mafiodotto”, e dell’orga-nizzazione Re:Common che ne ha sottolineato l’inutilità, i rischi e la mancanza di tra-sparenza che caratterizzano il progetto sul quale sia il comu-ne di Melendugno che la Re-gione Puglia hanno più volte

ribadito la propria contrarietà. Ad ottobre, fra l’altro, dovreb-be giungere la sentenza sul ricorso presentato alla Corte Costituzionale per conflitto di attribuzione nei confronti dello Stato. La maggior parte delle associazioni che hanno parte-cipato all’iniziativa provengono dalle regioni interessate dalla

“Rete Adriatica”, il progetto di gasdotto presentato nel 2004 da Snam che dovrebbe tra-sportare gas da Massafra (Ta-ranto) a Minerbio (Bologna), interessando così ben dieci regioni italiane, per un totale di 687 chilometri, creando la spi-na dorsale dello smistamen-to del gas in Italia alla quale si allaccerebbe anche il TAP. Nonostante il percorso pro-blematico, attraverso parchi nazionali e aree protette, ma anche diverse aree sismiche che ne metterebbero a repen-taglio la sicurezza, il proget-to oltre ad aver beneficiato di procedure agevolate poiché di “interesse comunitario”, ha ot-tenuto lo scorporo delle proce-dure di valutazione di impatto ambientale in cinque tronconi indipendenti che nascondono nei fatti le enormi conseguen-ze e i rischi ambientali di tut-to il tracciato. Secondo Gian-luca Maggiore, portavoce del Comitato NO TAP, l’obiettivo della tre giorni è stato quello di “Redigere un documento co-mune a tutti i movimenti di re-sistenza al gasdotto, dalla Pu-glia all’Emilia, per dire che non stiamo affrontando solo pro-blemi circoscritti e locali come quello dell’espianto degli ulivi, ma piuttosto una grande ope-ra nazionale che deve esse-re valutata nel suo insieme”. I due gasdotti, nonostante tanti intoppi burocratici ed altrettan-te criticità nascondono enormi interessi; basti pensare all’in-frastruttura stessa, di dimen-sione europea, che porta in sé un enorme valore finanzia-rio e speculativo per tutte le aziende coinvolte nella costru-

zione, a prescindere dalla ne-cessità reale o al futuro utiliz-zo che, secondo le stime degli esperti, vede l’Europa e l’Italia in continua diminuzione in ter-mini di fabbisogno di gas natu-rale. Oppure, data per buona l’improbabile ipotesi che il gas azero serva, è bene ricorda-re che secondo Simon Pierani dell’OIES, la riserva azera ha buone probabilità di esaurirsi già nel 2021. Quaranta miliar-di di euro quindi, che i costrut-tori tentano di farsi finanziare da fondi pubblici, dal momen-to in cui già in ottobre, la Ban-ca Europea ed altre potran-no deliberare finanziamenti per alcuni miliardi ad azien-de coinvolte nel progetto an-che se inquisite e sotto inda-gine a partire dalla stessa Eni ed a Saipem. Le associazioni Re:Common e 350.org hanno lanciato una petizione on-line per chiedere alle banche eu-ropee di non erogare i fondi, anche se è chiaro a tutti che il blocco delle grandi opere del gas, inutili, costose e ad alto impatto ambientale, potrà av-venire sono se si svilupperà capillarmente una sempre cre-scente opposizione popolare quanto più unitaria possibile. Moltiplicare le manifestazioni di piazza e sfiduciare i partiti di regime tutti, nei fatti, promoto-ri e complici degli interessi pri-vati a discapito dell’ambiente, assieme all’UE che ne tira le fila a livello internazionale, è la sola strada per mettere il ba-stone fra le ruote alle lobby ed ai loro burattini nostrani, difen-dendo la natura e l’ambien-te, preziosa risorsa del nostro Paese.

carpiano (Milano)

Spedizione SquadriSta di padroncini contro picchetto aLLa Sda

Lo scorso 25 settembre in-torno alle 22 ci sono stati scon-tri violenti ai cancelli dell’hub Sda di Carpiano (Milano), dove un picchetto di operai iscritti al sindacato Si Cobas è stato fat-to oggetto di una vera e propria azione squadristica da parte di padroncini giunti da varie par-ti d’Italia.

Gli operai della Sda sono in agitazione ormai da molte set-timane in tutta l’Italia - oltre che a Carpiano sono in agitazione i magazzini di Brescia, Bologna, Piacenza e Roma - nell’ambito di una durissima controversia sindacale con l’impresa di spe-dizioni, interamente controlla-ta da Poste italiane spa, per protestare contro le condizio-ni di lavoro sempre più difficili, precarizzate ulteriormente dal Jobs Act di Renzi, e in modo particolare contro la decisione dell’azienda di mantenere l’ap-palto con una cooperativa su-bentrata nella gestione del la-

voro che ha comunicato di non voler rispettare gli accordi presi con il sindacato.

Tale situazione impedisce a molte centinaia di piccoli cor-rieri sparsi in tutta Italia, che fanno le consegne per conto di Sda, di entrare nei depositi dell’azienda per ritirare i pac-chi.

Per questi padroncini, che in gran parte lavorano quasi esclusivamente per Sda, resta-re fermi significa non guada-gnare nulla, e questo può spie-gare, ma non certo giustificare, ciò che è accaduto nel centro di smistamento e distribuzione di Carpiano.

La notte del 25 settembre scorso almeno duecento pa-droncini sono arrivati ad alta velocità con auto e furgonci-ni ai cancelli della Sda di Car-piano dove un picchetto di una settantina di facchini blocca-va l’entrata dello stabilimento. Scesi dai loro mezzi, i padron-

cini - provenienti soprattutto da Salerno, Napoli, Caserta, Bari e Roma - iniziavano immedia-tamente a provocare e quindi a minacciare verbalmente i lavo-ratori, intimando loro di cessa-re lo stato di agitazione e di ri-muovere il picchetto.

Alla reazione composta dei lavoratori, alcuni dei padronci-ni tiravano fuori dai loro auto-mezzi mazze, bastoni, martelli e anche qualche coltello, e così armati aggredivano fisicamen-te gli operai, i quali tuttavia si difendevano e costringevano infine gli aggressori a fuggire.

Alla fine dello scontro alcuni operai risultavano feriti e con-tusi. L’intervento della polizia, chiamata dai lavoratori, non faceva che constatare la fuga degli assalitori e i danni fisici ri-portati dai lavoratori.

Ovviamente la magistratura ha già aperto un’indagine, e già si è scoperto che le squadrac-ce filopadronali si sarebbero

organizzate da tempo contro gli operai anche su Facebo-ok, precisamente nella pagi-na denominata ‘SDA Express Courier’ i cui membri sono pa-droncini e dirigenti della Sda, piena di messaggi inneggianti al duce scritti da alcuni mem-bri, con tanto di invettive an-tioperaie e razziste, in quanto numerosi operai sono immigra-ti: tra i commenti che la polizia postale avrebbe già acquisito vi sono frasi agghiaccianti quali “ste merde rosse”, “se vogliono il barcone è già pronto a Lam-pedusa”, “tornatevene nei vo-stri paesi affamati”.

In una nota il Si Cobas af-ferma che “l’attacco è stato re-spinto con determinazione dai lavoratori e dalle lavoratrici, a cui si sono aggiunti in nottata numerosi solidali” e aggiunge che “il presidio continua e così anche lo sciopero con più for-za e determinazione di prima”.

N. 36 - 12 ottobre 2017 centenario della Rivoluzione d’Ottobre / il bolscevico 9Messaggio del PMli alla Conferenza di aMsterdaM Per CoMMeMorare il Centenario della rivoluzione d’ottobre

“la rivoluzione d’ottobre rappresenta lo spartiacque tra gli autentici

marxisti-leninisti e i revisionisti”Nei giorni 23 e 24 set-

tembre si è svolta ad Am-sterdam in Olanda una Conferenza internazionale per commemorare il cen-tenario della Rivoluzio-ne d’Ottobre. Promossa dalla Lega internazionale della lotta dei popoli, dal-le Risorse per la solidarie-tà internazionale e la mo-bilitazione di massa e dal Fronte nazionale demo-cratico delle Filippine.

Vi hanno partecipato 81 delegazioni rappresentan-ti 27 Organizzazioni di 23 paesi del mondo.

Qui di seguito pubbli-chiamo il messaggio della Commissione per le rela-zioni internazionali del CC del PMLI inviato alla Con-ferenza.

Alla compagna Boyen Baleva

Al Europe Organizing Committee October

Revolution Centennial Commemoration

Alla Internation League of Peoples’ Struggle (ILPS)

Al Resource for International Solidarity and Mass Mobilization (PRISMM)

Al National Democratic Front of the Philippines (NDFP)

Cara compagna Boyen Baleva, cari compagni,

calorosi saluti marxisti-le-ninisti, anticapitalisti e inter-nazionalisti proletari da parte del Partito marxista-leninista italiano (PMLI).

Molte grazie per il gradito invito a partecipare all’impor-tante Conferenza di Amster-dam da voi organizzata per celebrare il centenario del-la Grande Rivoluzione So-cialista d’Ottobre. Purtroppo non siamo in grado di inviare un delegato del nostro Parti-to, ciò nonostante desideria-mo far conoscere a voi, e a tutti i partecipanti alla Con-ferenza, che salutiamo con molto calore, la posizione del PMLI su tale glorioso evento che ha cambiato la storia del mondo e dell’umanità e che ancora ispira gli autentici co-munisti e tutti gli sfruttati e gli oppressi coscienti e informati dei vari paesi.

La Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre ha di-mostrato che il capitalismo e l’imperialismo non sono imbattibili. Un popolo unito con alla testa il proletariato, armato del marxismo-leni-nismo e sotto la guida di un forte e radicato Partito marxi-sta-leninista è in grado di ri-durli in polvere. Ha anche di-mostrato che il proletariato è capace di conquistare il po-tere politico ed edificare il so-cialismo.

Essa è l’esempio concre-

to del valore e della superio-rità del marxismo-leninismo rispetto al liberalismo e del socialismo nei confronti del capitalismo. Ancora adesso essa rappresenta lo spartiac-que tra gli autentici marxisti-leninisti e i revisionisti rinne-gati del comunismo.

La grande vittoria dell’Ot-tobre la dobbiamo soprattut-to alla straordinaria opera te-orica , politica, organizzativa, educativa e pratica di Lenin. A Stalin va il particolare meri-to di averla difesa e sviluppa-ta continuando l’edificazio-ne del primo Stato socialista della storia.

Lenin e Stalin hanno lot-tato strenuamente contro i revisionisti annidati nel Par-tito che sabotavano la rivo-luzione socialista e la realiz-zazione del socialismo. Solo che Stalin, anche per man-canza di esperienza, pensa-va di averli eliminati del tutto come le classi, quando se ne è reso conto era ormai trop-po tardi. Cosicché dopo la sua morte, i revisionisti gui-dati da Krusciov hanno potu-to abbattere l’Urss socialista e restaurare il capitalismo.

Una amara lezione che va tenuta presente anche quan-do, come oggi, lavoriamo per risvegliare la coscienza ri-voluzionaria delle masse e per dare al proletariato la co-scienza di essere una clas-se per sé. Il che significa non concedere alcuno spazio ai revisionisti, agli opportuni-sti e agli imbroglioni politici travestiti da comunisti che a parole inneggiano al sociali-smo ma in realtà intralciano il nostro lavoro politico rivolu-zionario. Significa anche at-tenersi fermamente al mar-xismo-leninismo-pensiero di Mao, facendo bene attenzio-ne a non inquinarlo con te-orie che non hanno nulla a che fare con il socialismo e il comunismo, come quelle per esempio di Gramsci e Cha-vez.

Come è accaduto in Urss e negli altri paesi già sociali-sti, a cominciare dalla Cina, il socialismo può essere ab-battuto dall’interno per ope-ra dei revisionisti. Mao però ci ha fornito l’arma teorica, politica e organizzativa per impedirlo attraverso la Rivo-luzione Culturale Proletaria che può essere ripetuta, in caso di necessità, più volte per difendere il socialismo e la dittatura del proletariato e per impedire la restaurazio-ne del capitalismo.

Il punto fondamentale è sempre quello, tenere a bada i revisionisti e metterli in condizione di non nuoce-re in tutte le fasi della lotta di classe, della costruzione del Partito e dello Stato sociali-sta. E questo può avvenire solo se educhiamo i membri

del Partito e le masse rivolu-zionarie col marxismo-leni-nismo-pensiero di Mao, se li mobilitiamo nella lotta contro i revisionisti e se applichia-mo correttamente la teoria rivoluzionaria alle condizioni concrete dei paesi in cui ope-riamo.

Il socialismo è l’unica e vera alternativa di classe al capitalismo. Quest’ultimo non potrà mai risolvere in-teramente i problemi, le in-giustizie sociali e le disugua-glianze territoriali sociali e di genere che esso stesso genera, meno che mai po-trà risolvere il problema del-lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, della esistenza

delle classi, della migrazione e così via. Esso si nutre del sangue e del sudore del pro-letariato, dei lavoratori e dei popoli che rapina e impove-risce attraverso le guerre di conquista e di dominio, come è accaduto in Medio Oriente, in Libia, in Afghanistan e in altri paesi.

C’è il rischio concreto che le contraddizioni interimpe-rialiste, specie quelle tra l’im-perialismo americano e il so-cialimperialismo cinese che stanno sullo sfondo, sfocino in una guerra mondiale. Noi dovremo approfittarne per rovesciare dal potere la clas-se dominante borghese dei nostri paesi, se vi prenderà

parte, e instaurare il sociali-smo. Dobbiamo prospettare fin da ora al proletariato e ai suoi alleati, in primo luogo i contadini, tale possibilità.

Qualsiasi popolo o movi-mento antimperialista si ri-belli al diktat dell’imperiali-smo, noi abbiamo il dovere rivoluzionario e internaziona-lista proletario di appoggiar-lo, e lo dobbiamo fare pure nei confronti dello Stato isla-mico, anche se non ne con-dividiamo l’ideologia, la stra-tegia e certi metodi di lotta, come gli attacchi terroristici alle masse innocenti e incol-pevoli.

Come dimostra la storia, solo il socialismo può dare al

proletariato e alle masse tut-to ciò che hanno bisogna sui piani politico, economico, so-ciale e culturale.

Ogni paese perciò do-vrebbe seguire la via dell’Ot-tobre, secondo le fasi richie-ste dalle proprie condizioni. Noi marxisti-leninisti italiani da 40 anni marciamo con for-za e fiducia sulla via dell’Ot-tobre verso l’Italia unita, ros-sa e socialista. Ciò prevede l’abbattimento, mediante la rivoluzione socialista, del ca-pitalismo e della classe do-minante borghese. Intan-to lottiamo contro il governo Gentiloni, ispirato dal nuovo duce Renzi, che cura i loro affari e pratica una politica di lacrime e sangue all’interno e di interventismo imperiali-sta all’estero.

Come ha detto il Comitato centrale del PMLI, in un do-cumento che sarà reso pub-blico il 21 Ottobre, “La via dell’Ottobre è ancora aperta, l’esempio della Grande Rivo-luzione Socialista Sovietica non si è spento, il valore del marxismo-leninismo-pensie-ro di Mao e del socialismo resta intatto. Prima o poi ri-conquisteranno la simpatia e l’appoggio del proletariato e gli daranno la forza per rove-sciare cielo e terra”.

Compagne e compagni ri-uniti alla Conferenza di Am-sterdam, teniamo alta la in-vincibile bandiera rossa del socialismo, uniamoci e co-operiamo affinché il sociali-smo trionfi in tutto il mondo!

Gloria eterna a Lenin, Sta-lin e ai marxisti-leninisti russi dell’Ottobre!

In solidarietà,

La Commissione per le relazioni internazionali del

Comitato centrale del PMLI

Lenin e Stalin allo Smolny (quartier generale dei bolscevichi) dirigono la Rivoluzione

7 Novembre (25 ottobre). L’assalto al Palazzo d’inverno che concluse vittoriosamnte la Rivoluzione di Ottobre

10 il bolscevico / PMLI N. 36 - 12 ottobre 2017

INDICAZIONI PER LA CAMPAGNA ELETTORALE ASTENSIONISTA DEL PMLI PER IL REFERENDUM SULL’AUTONOMIA DELLA LOMBARDIA E DEL VENETO DEL 22

OTTOBRE E PER LE ELEZIONI REGIONALI IN SICILIA DEL 5 NOVEMBREQui di seguito pubblichia-

mo alcune indicazioni per la campagna elettorale asten-sionista del PMLI per il refe-rendum sull’autonomia della Lombardia e del Veneto che si terrà domenica 22 ottobre e per le elezioni regionali in Sicilia che si terranno domenica 5 no-vembre.

Rimaniamo a disposizione di chi vuol partecipare alla cam-pagna del PMLI e necessita di chiarimenti e approfondimen-ti. Basta telefonare o faxare allo 055.5123164, inviare una mail a: [email protected] oppure

scrivere a PMLI via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 Firenze.

INIZIO DELLA CAMPAGNALa campagna elettorale è ini-

ziata ufficialmente venerdì 22 settembre per il referendum in Lombardia e Veneto e inizierà il 6 ottobre per le elezioni regionali in Sicilia. Le votazioni si terran-no nel solo giorno di domenica 22 ottobre in Lombardia e Vene-to e di domenica 5 novembre in Sicilia.

I MANIFESTISecondo la legge che disci-

plina la propaganda elettorale, durante la campagna elettorale, dal 30° giorno prima della data delle elezioni, cioè dal venerdì 6 maggio, non si possono affigge-re manifesti elettorali fuori dagli spazi consentiti dal Comune. La legge di stabilità 2014, comma 400 lettera h, ha abolito i tabel-loni elettorali per la propagan-da indiretta di chi non partecipa direttamente alla competizione elettorale, quella dei cosiddetti “fiancheggiatori”, di cui usufrui-va anche il PMLI per la sua cam-pagna astensionista marxista-leninista. Pertanto DURANTE

LA CAMPAGNA ELETTORA-LE NON POSSONO ESSERE AFFISSI I MANIFESTI DEL PMLI, neppure tramite le pub-bliche affissioni.

I manifesti, il cui file potrà es-sere scaricato dal sito del Partito, possono invece essere stampati e esposti in occasione di banchini, diffusioni, manifestazioni e altre iniziative di propaganda.

I VOLANTINII volantini, col Documento

elettorale dell’Ufficio politico del PMLI rispettivamente per il referendum in Lombardia e Ve-

neto e per le elezioni regionali in Sicilia, possono essere diffusi come in precedenza senza la ne-cessità di alcun permesso inclu-so il giorno delle votazioni, ma in tale data solo a una distanza di 200 metri dall’ingresso del-le sezioni elettorali. Per evitare provocazioni è meglio interrom-pere le diffusioni il giorno pre-cedente. Le istanze del PMLI, e chi partecipa alla sua campagna astensionista, provvederanno a stampare nella quantità occor-rente a livello locale i volantini del Partito, il cui file sarà reso di-sponibile sul suo sito.

I BANCHINILa richiesta del permesso per

i banchini, con la specifica della data, luogo e ora, va fatta al sin-daco presso l’ufficio elettorale preposto, indicando che si trat-ta di banchini per la propaganda elettorale. In questo caso non c’è nulla da pagare per l’occupazio-ne di suolo pubblico e nemmeno per le marche da bollo relative alla domanda. Approfittiamone. I banchini sono efficacissimi per la propaganda e per le discussio-ni con le elettrici e gli elettori in-teressati.

Ricco e interessante il discorso di Cammilli. Scuderi ci tiene uniti e ci dà forza e coraggio

di Giada - ForlìCare compagne e cari

compagni,vi ringrazio per la bellissi-

ma Commemorazione tenuta domenica 17 settembre a Fi-renze per l’Anniversario della

scomparsa di Mao.Il PMLI non si risparmia

mai in ogni evento che piani-fica e organizza, i compagni sono sempre bravi e disponi-bili e mi fa sempre molto pia-cere riabbracciarvi ogni volta.

Questa Commemorazione mi ha fatto ricordare qianto sia importante stare uniti, com-battere insieme per un futu-ro migliore e quanto sia mol-to più importante badar bene alla sostanza e non all’appa-

renza.Il discorso del compa-

gno Cammilli è stato interes-sante e ricco nei contenuti, rileggendolo su “Il Bolscevico” cercherò di capirlo al meglio per crescere e sfruttare la mia conoscenza nel miglior modo per il Partito.

Ringrazio ancora i com-pagni e i simpatizzanti pre-senti alla Commemorazione, un saluto a chi non ha potu-to partecipare ed un abbrac-cio speciale al compagno Se-gretario generale Giovanni Scuderi per i suoi consigli, la carica e l’affetto che mi dimo-stra ogni volta, senza di lui il PMLI sarebbe incompleto, ci tiene uniti e ci dà forza e co-raggio per andare avanti an-che quando la fiducia in noi

stessi vacilla.A presto compagne e com-

pagni, avanti con forza verso

l’Italia unita, rossa e socialista! Coi Maestri e il PMLI vincere-mo!

Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, saluta Giada intervenu-ta alla Commemorazione di Mao nel 41° Anniversario della scomparsa, svoltasi a Firenze il 17 settembre 2017

Da parte di compagni biellesi in visita a Mosca

MILITANTE OMAGGIO DEL PMLI A LENIN, A STALIN E ALLA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE

�Dal corrispondente dell’Organizzazione di Biella del PMLIDal 22 al 26 settembre al-

cuni compagni che fanno rife-rimento all’Organizzazione di Biella del PMLI si sono recati a Mosca per rendere un mili-tante omaggio a Lenin, a Sta-lin e alla Rivoluzione d’Ottobre nell’imminenza del Centena-rio della stessa.

Abbiamo avuto la fortuna di avere una guida molto esper-ta che in un ottimo italiano ci ha affiancati nelle visite pres-so i monumenti che ci interes-savano.

Abbiamo così visitato il Parco della Memoria dove sono state trasportate tante statue dei grandi Maestri del proletariato internazionale ri-mosse dalle loro sedi ufficiali dopo il colpo di Stato dell’ago-sto 1991. Ci siamo poi recati presso il Parco delle conqui-ste sovietiche (VDNKh) che è

in totale ristrutturazione con i lavori che dovrebbero termi-nare in tempo per i campio-nati del mondo di calcio che si svolgeranno in Russia nel 2018. Abbiamo scattato delle fotografie con la bandiera di Partito davanti alla statua di Lenin presente in tale parco e davanti al monumento “L’Ope-raio e la Contadina” della scul-trice V. Mukhina.

Abbiamo visitato il mau-soleo di Lenin sulla magnifi-ca Piazza Rossa ma non c’è stato possibile esporre la tar-ga del PMLI in quanto le guar-die che presidiano permanen-temente il mausoleo per conto del nuovo zar Putin ce l’hanno categoricamente proibito.

Siamo invece riusciti ad esporre la targa ed esibire la bandiera del PMLI davanti alla tomba di Stalin, lungo le mura del Cremlino appena dietro al mausoleo di Lenin, attirando l’attenzione e generando l’am-

mirazione di parecchi turisti.Abbiamo scattato alcune

fotografie per testimoniare la lunga fila di turisti, moscoviti e russi che costantemente, e per tutto l’anno, fanno visita al mausoleo del padre della Ri-voluzione d’Ottobre.

Mosca, settembre 2017. Le guardie del nuovo Zar Putin impediscono l’e-sposizione della Bandiera del Partito e della targa dedicata a Lenin nel 100° della Rivoluzione d’Ottobre. Accanto l’omaggio alla tomba di Stalin, sotto la bandiera del PMLI si nota la targa a Stalin (foto Il Bolscevico)

Mosca, settembre 2017. Uno scorcio della Piazza Rossa, sullo sfondo si nota la cattedrale di S. Basilio, con l’immensa fila di turisti, moscoviti e russi in coda per la visita al mausoleo di Lenin (foto Il Bolscevico)

SOTTOSCRIVI PER IL PMLI PER IL TRIONFO DELLA CAUSA DEL SOCIALISMO IN ITALIA

Conto corrente postale 85842383 intestato a: PMLI - Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 Firenze

N. 36 - 12 ottobre 2017 cronache locali / il bolscevico 11Provincia di Parma

il Gruppo consiliare Soragna democratica boccia la mozione dei fascioleghisti “per la messa al bando dell’ideologia comunista”

Riceviamo e volentieri pub-blichiamo l’e-mail del Gruppo consiliare Soragna Democrati-ca in provincia di Parma con-tro la provocatoria mozione dei fascioleghisti “per la messa al bando dell’ideologia comuni-sta”.

Ringraziamo di cuore il sud-detto Gruppo consiliare per

aver votato contro la mozione e appoggiamo in maniera mili-tante il suo appello a creare un Fronte unito di tutte le forze de-mocratiche contro le mozioni leghiste “per la messa al ban-do dell’ideologia comunista”.

Il comunismo è la più alta forma di libertà e di democra-zia per i lavoratori e le masse

popolari, il baluardo insormon-tabile del fascismo e del nazi-smo.

A seguito dell’approvazio-ne della mozione per la messa al bando dell’ideologia Comu-nista approvata dal Consiglio comunale del Comune di So-ragna (Parma, Italia!) presen-

tata dalla Lega Nord e votata anche dal sindaco del centro-destra Salvatore Iaconi Farina e dal suo vicesindaco (votata e approvata)IL GRUPPO DI OPPOSIZIONE

“LISTA CIVICA SORAGNA DEMOCRATICA”

oltre che aver votato con-trariamente alla suddetta mo-

zione ha inviato all’organo di stampa locale un comunicato stampa che verrà pubblicato oggi 29/09/2017 sul quotidia-no locale “Gazzetta di Parma” (che verrà puntualmente ridot-to in molte sue parti).

Riteniamo sia doveroso co-ordinare tutte le forze demo-cratiche affinché vengano im-

mediatamente interrotte e si crei una opposizione comune a mozioni leghiste “per la mes-sa al bando dell’ideologia Co-munista”.

Cordiali saluti.Il Gruppo Consiliare Soragna

Democratica Giovanni Rastelli - Capogruppo

Alessandro Pasetti

Presenti tante sezioni dell’anPi

commemorato l’eccidio nazi-faSciSta di marzabotto Alcuni manifestanti si sono stretti attorno alla rossa bandiera del PMLI. Il

ministro Orlando accolto da fischi �Dal corrispondente dell’Organizzazione di Modena del PMLIDomenica 1° Ottobre,

a Marzabotto, nel cuore dell’Appennino bologne-se, è stato commemorato il 73° anniversario dell’ecci-dio di Monte Sole, più comu-nemente chiamato eccidio di Marzabotto dal maggiore dei comuni colpiti. Fu un in-sieme di stragi compiute dal-le truppe nazi-fasciste dal 29 settembre al 5 ottobre 1944 nei comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi, Monzuno che comprendono le pendici del Monte Sole.

La strage di Marzabotto è un crimine contro l’umanità, i nazi-fascisti uccisero uomi-ni, donne e bambini per un totale di quasi 1.700 morti. Perciò viene ricordato a li-

vello nazionale, l’ha dimo-strato anche la presenza di molte associazioni, in preva-lenza ANPI che, oltre a veni-re dai comuni limitrofi, sono arrivate con pullman orga-nizzati dal Nord Italia, citia-mo ad esempio Genova e Milano.

A questa commemora-zione non poteva mancare il PMLI, che ha partecipato con le sue rosse bandiere in modo militante per tenere alti i valori della Resistenza e dell’antifascismo. Il nostro Partito ha ricevuto molti ap-prezzamenti da alcuni mani-festanti che hanno salutato a pugno chiuso i compagni e facendosi fotografare in-sieme alla bandiera. Oltre al PMLI era presente il PCI di Reggio Emilia diretto dal segretario provinciale com-

pagno Alessandro Fontane-si, con il quale prosegue un ottimo rapporto di rispetto, amicizia e fronte unito. Ri-cordiamo che ogni anno a gennaio in piazza Lenin a Cavriago i due partiti ricor-dano il grande Maestro del proletariato interazionale Lenin, una commemorazio-ne nata dal PMLI Emilia-Ro-magna diretto dal compagno Denis Branzanti e che ogni anno raccoglie a sé sempre più manifestanti e interesse dei media.

La commemorazione si è conclusa in Piazza Martiri delle Fosse Ardeatine dove ci sono state le orazioni del-le istituzioni borghesi locali e l’intervento del ministro del-la Giustizia Andrea Orlando, che appena ha preso la pa-rola si è beccato qualche fi-

schio. Un intervento come al solito copia-incolla di faccia-ta. Ha parlato di antifascismo a modo suo, denunciando l’avanzare dei gruppi fasci-sti e neofascisti. Ma a que-sto punto ci chiediamo come mai lui che “rappresenta” lo Stato italiano, non ha spe-so una parola sul fatto che si permetta ancora che i fasci-sti aprano sedi, manifestino liberamente, con il silenzio-assenso delle istituzioni che dovrebbero far rispettare la Costituzione, diventando quindi complici dell’esisten-za di tali gruppi.

Teniamo alta la bandiera della Resistenza, combattia-mo il regime neofascista e il suo governo Gentiloni, per il socialismo!

Coi Maestri e il PMLI vin-ceremo!

1 ottobre 2017. Un momento della commemorazione per il 73° Anniver-sario dell’eccidio nazi-fascista di Marzabotto. Insieme Antonio Lepa-rulo, Responsabile della Organizzazione di Modena del PMLI, e Ales-sandro Fontanesi (a sinistra), Segretario provinciale del PCI di Reggio Emilia (foto Il Bolscevico)

SchiaviSmo ad amantea (coSenza)

Pagati in base al colore della pelle

Arrestati due imprenditori agricoli che trattavano gli africani come bestie

OLIverIO dIMettItII carabinieri di Amantea, su in-

dicazione deI procuratore di Pa-ola (Cosenza) Pierpaolo Bruni, coadiuvato dalla pm Anna Chiara Fasano, hanno arrestato due fra-telli imprenditori agricoli di Aman-tea, Francesco e Giuseppe Ar-lia Ciommo, di 41 e 48 anni, con l’accusa di intermediazione illeci-ta e sfruttamento del lavoro ag-gravati dalla discriminazione raz-ziale.

Posta sotto sequestro preven-tivo la loro azienda agricola, sita in località Chiaia ad Amantea, e sequestrati beni per 2 milioni di euro.

I due reclutavano in nero mi-granti dal centro di accoglien-za ospitati nell’ex hotel “Ninfa Marina”di Amantea, gestito dal-la cooperativa “Zingari 59”, il più grande del cosentino (ospita ben 360 migranti a fronte dei 160 che potrebbe al massimo contenere, portando così l’incasso, derivan-te dai rimborsi, a oltre 2 milioni di euro, pur essendo carente an-che dal punto di vista sanitario), quindi li conducevano nella loro azienda agricola per sfruttarli con paghe da fame.

Gli altri migranti (romeni e in-diani) venivano pagati la mise-ria di 35 euro al giorno, mentre agli africani addirittura 10 euro in meno, non certo perché meno prestanti fisicamente (la selezio-ne fisica avveniva prima della de-

portazione nei campi), ma perché di colore e dunque ritenuti inferio-ri. Roba da Terzo Reich!

Inoltre, il trattamento nei loro confronti era particolarmente di-sumano: venivano alloggiati in baracche, spesso incatenati e fatti mangiare per terra, sotto gli occhi vigili e le minacce degli aguzzini.

Ennesimo spaccato delle terri-bili condizioni di vita dei migranti nella regione più povera d’Italia, governata dal filomafioso gover-natore Mario Oliverio del PD e del ministro dell’interno del PD, il nuovo Scelba Marco Minniti. I quali hanno rinsaldato la loro al-leanza (per meglio dire Oliverio si aggrappa a Minniti per sopravvi-vere politicamente, essendo fuori dalle grazie del nuovo duce Ren-zi) durante la squallida kermesse del “Cantiere Calabria” (una sorta di “Leopolda” del PD calabrese) tenuta all’Università della Cala-bria di Cosenza dal 14 al 17 set-tembre scorsi, in vista delle pros-sime politiche e regionali.

Occorre abrogare subito l’infa-me legge “Minniti-Orlando”, rico-noscere libero accesso e pari di-ritti ai migranti.

Spazziamo via il neofascista governo Gentiloni, fotocopia di quello di Renzi, nemico dei mi-granti!

Oliverio dimettiti, sei la vergo-gna della Calabria!

ancora menzogne e calunnie sulla rivoluzione d’ottobreVi segnalo un articolo dal titolo “La

verità sulla Rivoluzione d’Ottobre” ap-parso sul quotidiano confindustriale Il sole 24 ore, nell’inserto “Domenica”, del 1° ottobre scorso.

Leggendolo è possibile vedere fino a che punto la menzogna e la calunnia da parte della borghesia, assieme alla fantapolitica, sono arrivate nel com-mentare l’Ottobre.

Nel testo, oltre ai soliti argomen-ti noti sul “comunismo” si addossa re-sponsabilità alla Rivoluzione d’Ottobre anche d’aver favorito il nazifascismo che, secondo le penne di Walzer e Gentile, non si sarebbe affermato se il movimento marxista fosse rimasto unito, e quindi riformista.

Da notare il fatto che l’unica parola positiva di tutta la pagina è riservata a Trotzki per la sua “straordinaria abilità nel realizzarla”.

Anche ciò è significativo.Un compagno

Si legga tutto il testo di Stalin per capire cos’è il trotzkismoChe il trotzkismo si annidi in molti

movimenti pseudo-rivoluzionari inter-nazionali e anche italiani è noto; che anche Ezio Mauro indulga al trotzki-smo lo rivela lo stesso Mauro, nei suoi articoli su “Repubblica” come ci spie-ga, come sempre opportunamente l’articolo de “Il Bolscevico” n.33. Per-fetto quando ci ricorda Stalin in “Trot-zkismo o leninismo?”, testo del Discor-so alla riunione plenaria del gruppo comunista del Consiglio Centrale dei sindacati dell’Unione Sovietica, 19 no-vembre 1934 (Firenze, PMLI, 1995): “Il trotzkismo è la teoria della rivolu-zione permanente... È una rivoluzione che non tiene conto dei contadini po-veri quale forza rivoluzionaria”.

Se la Rivoluzione bolscevica, con-dotta gloriosamente da Lenin e Stalin, dal Partito bolscevico, non avesse te-nuto conto dei contadini poveri, sareb-be fallita miseramente, consegnando (come avrebbe fatto una “rivoluzione” guidata da Trotzki, peraltro) l’Unio-ne Sovietica ai controrivoluzionari e ai banditi di Nestor Makhno (in Ucrai-na). Come oggi avverrebbe e avviene in Latinoamerica, quando si bypassa-no le esigenze, per esempio delle co-munità indie (quasi esclusivamente composte da contadini poveri), come è successo, per fare solo un esempio, con il tanto decantato (soprattutto ne-gli anni Ottanta) sandinismo in Nicara-gua o, in forma rovesciata, nel Chia-pas del “Subcomandante Marcos” (grande amore di Fausto Bertinotti) che invece non ha considerato, prati-camente, il movimento operaio.

Ancora Stalin: “Il trotzkismo è la mancanza di fiducia nello spirito bol-scevico di partito, nel suo carattere monolitico, nella sua ostilità verso gli elementi opportunisti”. Il trotzkismo avrebbe disgregato l’URSS disgre-gando il partito, come succede oggi: com’era successo, purtroppo, nel Cile di Salvador Allende (44 anni esatti, in questi giorni, dalla presa di potere del massacratore nazifascista Augusto Pinochet), dove il governo di “Union Popular” era composto da un “Fren-te Amplio” composto da troppi partiti, di idee tra loro molto distanti se non (molto spesso) opposte. Come avvie-ne nel Venezuela “chavista-maduri-sta”, come sta avvenendo in Ecuador ma un elenco completo implicherebbe troppe citazioni di casi concreti.

Ancora “Il trotzkismo è la sfiducia verso i capi bolscevichi, il tentativo di screditarli, di denigrarli” (cito da p.13). Si pensi al neo-trotzkista Krusciov al ventesimo Congresso del PCUS, alle “sparate” dei revisionisti Tito, Berlin-

guer, eccetera, alle assurde “tirate” controrivoluzionarie mascherate da “ultrasinistri” di ogni risma che nel cor-so della storia e anche solo della no-stra vita ci è toccato-ci tocca di sentire.

Si legga tutto il testo di Stalin, per capire come i Maestri ci insegnino sempre, con equilibrio e lungimiranza vera, come si debbano valutare i feno-meni storici pseudo-rivoluzionari, ca-paci di “eccitare” momentaneamente, senza offrire alcuna prospettiva rivolu-zionaria, anzi al contrario favorendo la controrivoluzione e la reazione, sem-pre.

Eugen Galasso- Firenze

Sempre al vostro fiancoAbbiamo ricevuto “Il Bolscevico”

sulla Commemorazione del 41º Anni-versario della scomparsa di Mao. Gra-zie di cuore, sempre al vostro fianco!

Un rosso forte abbraccio.Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

Liliana, Anna, Maria - Cuneo

Casa del Popolo di Rufina (Firenze). In basso a destra la locandina dell’ini-ziativa dell’Organizzazione locale del PMLI per il Centenario della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre

12 il bolscevico / campania N. 36 - 12 ottobre 2017

I dIsoccupatI e I senza casa Interrompono la “Festa

del lavoro” dI mdp a napolIDe Luca prima fa lo spaccone annunciando la sua presenza poi diserta l’evento.

De Magistris riapre a D’Alema e compari �Dal corrispondente della Cellula “Vesuvio Rosso” di NapoliNella serata di giovedì 28 set-

tembre si è svolta la fantomatica “Festa del Lavoro”, organizza-ta da Mdp (Movimento Demo-cratico e Progressista)-Articolo Uno, svoltosi al chiostro di San-ta Chiara a Napoli con la parte-cipazione del leader di Sinistra Italiana l’arciopportunista Nicola Frantoianni, del sindaco arancio-ne di Napoli, Luigi De Magistris, dell’ex leader PD e CGIL Gugliel-mo Epifani e del presidente del-la Regione Campania Vincenzo De Luca. L’intento era di cercare un confronto “democratico” sul piano sociale e occupazionale ri-guardante la città partenopea.

Durante lo svolgimento del

dibattito in odore di propagan-da in vista delle elezioni politiche 2018, alle ore 20, i disoccupati del movimento di lotta “7 Novem-bre” sono riusciti ad entrare all’i-niziativa forzando il servizio d’or-dine e costringendo la direzione a far parlare dal palco i senzala-voro organizzati.

l portavoce del movimento “7 Novembre” assieme a uno dei portavoce per il diritto ad abita-re del movimento “Magnamme-ce o pesone” (mangiamoci l’af-fitto) hanno denunciato l’odioso “ping pong” istituzionale tra la giunta De Magistris e quella re-gionale di De Luca relativo all’oc-cupazione.

Nonostante il movimento ab-bia prodotto e presentato alle istituzioni vari progetti di lavoro,

quest’ultime continuano a nega-re un confronto diretto e concre-to coi disoccupati rimpallandosi le responsabilità. Inoltre i disoc-cupati organizzati hanno sottoli-neato come “inaccettabile invita-re sul palco certe persone come De Luca, che rappresenta chi sta massacrando questa Regione”. I senza casa, a loro volta, hanno denunciato la mancanza di assi-stenza e l’elevato tasso di senza tetto, unito alla costante e vergo-gnosa repressione dei movimen-ti in difesa del diritto ad abitare.

Durante gli interventi dei re-latori, i manifestanti rilanciava-no con grande veemenza gli slogan che rivendicavano il di-ritto al lavoro e la condanna del lavoro nero e dello sfruttamen-to del precariato. Grazie alla for-

te protesta dei movimenti di lot-ta, il governatore in camicia nera De Luca dopo aver annunciato di presenziare comunque (“non mi faccio intimidire da disoccupati e centri sociali”) ha rinunciato stan-dosene a casa con la coda fra le gambe.

De Magistris, incurante della protesta, apriva a Mdp definitiva-mente, bissando ciò che era ac-caduto il 1º aprile 2017 alla sta-zione marittima di Napoli dove la giunta arancione aveva ospita-to la prima assemblea naziona-le dei comitati promotori di MDP alla presenza di Bersani, D’Ale-ma, Speranza e con l’ex pm in prima fila che apriva il dialogo con il movimento mandando in sollucchero i rinnegati del comu-nismo.

secondo un progetto dI rIqualIFIcazIone dI pIazza garIbaldI

de magistris vuole chiudere il mercato storico di via bologna

Dura protesta degli ambulanti napoletani e migranti: “De Magistris preferisce le grandi firme al popolo”

�Redazione di NapoliNel mese di agosto, primo

appuntamento domenica 13, gli ambulanti napoletani e so-prattutto migranti si sono riu-niti nella zona di piazza Gari-baldi adiacente alla stazione centrale, per protestare du-ramente contro la decisio-ne della giunta De Magistris di chiudere lo storico merca-to di via Bologna, da quasi 20 anni punto di riferimento per le masse popolari napoleta-ne. L’ennesimo progetto di ri-qualificazione mai concluso prevederebbe, infatti, la con-clusione a breve dei lavori di “abbellimento” in piazza Gari-baldi e prevederebbe lo sfrat-to anche dei mercatini cir-costanti, prima di tutti quello frequentatissimo vicino all’en-trata della stazione ferrovia-ria. “Abbiamo scoperto che i lavoratori ambulanti saran-no gli unici a essere sposta-ti, quando finirà il cantiere”, dichiara Aboubakar Souma-horo, membro della segreteria nazionale del sindacato Usb, che mostra la cartina con la piazza Garibaldi che verrà.

Soumahoro ha convoca-to un’assemblea pubblica in piazza cui hanno partecipato un centinaio di ambulanti, du-rante la quale ha denunciato il progetto voluto dalla giunta arancione che di fatto distrug-gerà il mercato sostituendolo con un passaggio delle auto e un maxiparcheggio privato. A essere maggiormente dan-neggiati i lavoratori e le lavo-ratrici migranti provenienti da Senegal, Nigeria, Guinea, che lavorano in quel mercato che fu autorizzato nel 2000 gra-zie ad una forte battaglia degli ambulanti.

“De Magistris esprima una posizione chiara. – continua Aboubakar – Il Comune vuole che l’artigiano sia espulso dal-le grandi firme? Ai ceti popola-ri sarà accessibile piazza Ga-ribaldi?”. Chiaro il riferimento agli imprenditori destrorsi Dol-ce e Gabbana cui De Magi-stris mesi addietro diede le chiavi della città per scate-

nare la loro kermesse fatta di abiti costosissimi e inaccessi-bili per le tasche delle masse.

Pierre Pereira, presiden-te della comunità senegale-se, ha aggiunto: “fino all’anno scorso il Comune diceva che ci sarebbe stato un trasferi-mento del mercato nell’altra parte di via Bologna. Ma tanti interessi grossi fanno sì che il mercatino sia spacciato”. Mamad Loum, punto di riferi-mento degli ambulanti, spie-ga: “Il problema è se ci man-dano lontano dalla stazione. Noi qui abbiamo i depositi. Se andiamo da un’altra parte, come trasportiamo la merce? Non abbiamo auto”.

Si deve dire che ben lonta-na sembra essere la volontà di De Magistris di venire in-contro alle giuste esigenze degli ambulanti migranti e na-poletani. Appena tre mesi fa, a giugno, il mercatino era sta-to già sgomberato dalla “for-ze dell’ordine”, in primis i vigili urbani, salvo poi fare un die-trofront con l’intervento diretto dell’ex pm subissato dalle cri-tiche di lavoratori e sindacati, sottolineando il suo legalitari-smo di facciata (“voglio soste-nere chi vuole inserirsi nella nostra comunità nel rispetto

delle norme”), salvo poi inse-rire nel piano di riqualificazio-ne di piazza Garibaldi il nuovo sgombero che probabilmente avverrà entro la fine dell’anno a ridosso delle vacanze nata-

lizie. Dando così un altro du-rissimo colpo all’occupazione “licenziando” di fatto centinaia di ambulanti del mercato sto-rico di via Bologna che dà loro un reddito per sopravvivere.

manganellI e pIstole sono le nuove rIcette della gIunta comunale pd

la comunità senegalese di salerno: “de luca ci

vuole cacciare”Stessa linea e metodi dei fascisti e dei leghisti �Redazione di Napoli

Aggressioni dei vigli urbani, manganelli e addirittura intimi-dazioni con pistole. È durissi-mo il presidente della comuni-tà senegalese di Salerno dopo un agosto e settembre torridi sul fronte del rapporto tra gli ambulanti africani e la giunta di “centro-sinistra” guidata dal PD Vincenzo Napoli.

Daouda Niang, presidente della comunità senegalese di Salerno ha duramente critica-to l’attuale esecutivo che, in-dossando la camicia nera, sta letteralmente perseguitando, con l’uso indiscriminato della polizia locale, gli immigrati che lavorano come ambulanti sul bellissimo lungomare salerni-tano. Una cosa che ha sempre indispettito l’attuale governa-tore della Regione, Vincenzo De Luca, già quand’era sinda-co della città e che, secondo la comunità senegalese, sa-rebbe il regista occulto di que-ste indiscriminate repressioni. “I vigili si sono scagliati con-tro gli ambulanti con i manga-nelli, e non sapendo neanche usarli ne hanno perso uno che abbiamo recuperato. Erano quattro pattuglie e hanno tira-to fuori anche una pistola”, af-ferma Niang.

Egli denuncia un aumento del razzismo in una città sto-ricamente accogliente come Salerno, ma dove De Luca muove dietro le quinte come un pupazzo l’attuale sindaco Vincenzo Napoli. “L’Anva, l’as-sociazione dei venditori am-bulanti – continua il portavo-ce della comunità senegalese - difende solo i venditori bian-chi e ignora quelli di colore che poi sono il 90 per cento del to-tale. Tutto nasce da quando De Luca, da sindaco, decise che dovevamo andare via dal lungomare”. Nonostante la co-munità abbia siglato alcuni ac-cordi con l’attuale giunta, tutti disattesi a causa della regia oscura di De Luca che invece vorrebbe forzare l’attuale ese-cutivo a spostare in via Mar-coni gli ambulanti: “una deci-sione presa senza neanche ascoltarci. Senza analizzare se il luogo è adeguato alle esi-genze di un mercato”. Anche perché al posto degli ambu-lanti africani dovrebbero esse-re montate giostre dal dubbio gusto proprio sul lungomare, non risolvendo il problema, ma “spostandolo”. Né più né meno come i fascisti e i leghisti, De Luca e Napoli vogliono risolve-re la questione attraverso raz-zismo e repressione violenta.

comunicato del comitato/associazione salute e vita

gIusta la decIsIone della cassazIone dI non rIaprIre le FonderIe dI salerno

Il Comitato/Associazione Sa-lute e Vita, apprende con gran-de “speranza” la decisione del-la Cassazione, la III Sezione, che, nella Camera di Consiglio udienza del 28 settembre 2017, ha deciso di annullare l’ordi-nanza del Riesame di Salerno che riapriva lo stabilimento del-le Fonderie ed inoltre ha rinviato al Tribunale di Salerno la que-stione, importante sarà legge-re le motivazioni di tale positi-va decisione che ha ravvivato la speranza di ottenere presto giu-stizia riportando nell’alveo della legalità la vicenda delle Fonde-rie.

Resta forte la soddisfazio-ne perché ancora una volta la Cassazione ha confermato sia le tesi della Procura di Saler-

no, sia le preoccupazioni del-la popolazione che continua ad essere avvelenata quotidia-namente dal mostro di Fratte. Ennesima riprova che nulla è cambiato dal sequestro del 26 giugno 2016 è il video girato il 28 settembre da alcuni cittadini che hanno per l’ennesima volta dimostrato e documentato che l’impianto non è a norma con i fumi che fuoriescono dappertut-to tranne dai camini quindi non filtrati, e che continuano i mia-smi intollerabili e le polveri nere causate dalle Fonderie Pisano.

La decisione della Cassa-zione dunque da un lato met-te dei punti fermi ovvero certi-fica gli errori che il Riesame di Salerno ha consumato a dan-no della popolazione annullan-done il provvedimento, la cui entità la si potrà comprendere solo leggendo le motivazioni, e dall’altro chiede ad un nuovo Riesame di esprimersi sulla ne-cessità di continuare il seque-strare o meno dello stabilimen-to, noi restiamo convinti che debba essere immediatamente fermato, e che si sta permetten-do di continuare questo vero e proprio stillicidio, grazie alla la-titanza ed in alcuni casi grazie a vere e proprie complicità, de-gli organi preposti come Arpac, Regione Campania e Comune di Salerno. Ricordiamo che da più di un anno abbiamo in più occasioni chiesto di essere ri-cevuti sia dal vice presidente Bonavitacola sia dal presiden-te De Luca , inoltre ennesima richiesta è stata fatta al nuo-vo Commissario Arpac Stefano Sorvino che in linea con la Re-

gione ha ignorato vergognosa-mente il nostro grido dall’allar-me e di disperazione.

Per questo annunciamo che sabato 7 ottobre alle ore 11.00 terremo una conferenza stam-pa presso il Bar Libreria Verdi di Salerno dove esporremo le nostre tesi e le prossime inizia-tive in merito a tutta la vicenda e alle ore 18.30 terremo un’as-semblea pubblica con la popo-lazione presso la chiesa San-

ta Maria dei Greci “la Rotonda di Fratte”, convinti che presto otterremo giustizia piena e so-prattutto per riprendere con vi-gore la battaglia per fermare il Mostro di Fratte oltre ad impe-gnarci per ottenere che tutti i complici di questa annosa vi-cenda paghino fino in fondo il conto con la giustizia.

Il Comitato e Associazione Salute e Vita di Salerno

29 settembre 2017

comunIcato del cudaspresidio il 6 ottobre per difendere il reparto di

oncologia di Ischia e procidaRiceviamo e volentieri

pubblichiamo.Venerdì 6 ottobre il Cu-

das terrà un sit-in di prote-sta davanti al Presidio San Giovan Giuseppe (ex clinica) dalle 9,30 alle 12 per preten-dere che anche Oncologia di Ischia e Procida diventi Unità Operativa Semplice Diparti-mentale e che venga affidata al fondatore dottor Roberto

Mabilia per gli obiettivi che ha raggiunto e per il rapporto fiduciario con i pazienti.

Considerato il silenzio dei 6 amministratori, tocca al po-polo ribellarsi!

Partecipate tutti. Basta si-lenzio!

Comitato Unitario per la Difesa e il Diritto alla Salute – Barano d’Ischia (Napoli)

3 ottobre 2017

N. 36 - 12 ottobre 2017 contributi / il bolscevico 13

L’aLternanza scuoLa-forze armatedi Antonio Mazzeo -

MessinaIl 18 maggio 2017 si è te-

nuto a Catania, presso l’Aula Magna dell’Istituto di Istruzio-ne Superiore Statale “Car-lo Gemmellaro”, un corso di formazione nazionale per in-segnanti dal titolo “Le guerre e i grandi processi migratori: l’impegno della scuola, per comprendere il presente”, promosso dal CESP, il Centro Studi per la Scuola Pubblica.

Pubblichiamo una parte degli ultimi due paragrafi del-la relazione di Antonio Maz-zeo, rammaricandoci di non avere lo spazio sufficiente per pubblicare l’intera relazio-ne che smaschera in maniera argomentata e documentata la connivenza dell’Ateneo ca-tanese e degli alti istituti sco-lastici del capoluogo etneo, nonché la “Buona scuola” di Renzi e i ministri dell’Istruzio-ne e della Difesa con la po-litica guerrafondaia dell’impe-rialismo americano, che ha una potente base a Sigonel-la.

La relazione porta il tito-lo “Educazione alla pace o preparazione alla guerra? I protocolli d’intesa MIUR-Mi-nistero della Difesa”. Il testo integrale si può leggere sul blog di Mazzeo (http://an-toniomazzeoblog.blogspot.it/2017/05/educazione-alla-pace-o-preparazione.html).

Abbiamo avuto già modo di accennare come alla cosiddetta alternanza scuola-lavoro, il prov-vedimento sicuramente peggio-re e più pericoloso della “Buona scuola” del governo Renzi-Gian-nini, concorrono con sempre maggiore aggressività le forze armate e le maggiori industrie belliche italiane e internaziona-li. Nel febbraio 2017, ad esem-pio, è stata firmata a Catania una convenzione tra la Guardia Costiera e l’Istituto Tecnico Ae-ronautico “Ettore Majorana” di Gela, per effettuare tirocini e sta-ge della durata di 36 ore pres-so il 2º Nucleo Aereo con sede all’aeroporto di Fontanarossa. Un progetto formativo similare è in corso pure con il Politecni-co del Mare “Duca degli Abruz-zi”, altro istituto superiore etneo dove, tra l’altro, il 7 aprile 2017, nell’ambito del “percorso didatti-co mirato a creare una forte in-tesa con il mondo del lavoro”, gli studenti hanno incontrato ufficia-li della Marina militare per appro-fondire il tema de L’affascinante mondo dei sottomarini.

Sempre lo scorso aprile, 200 studenti di tre istituti scolasti-ci pugliesi (“Liside”, “Pacinotti” e “Righi”) hanno intrapreso un percorso di alternanza presso l’Arsenale della Marina militare di Taranto, affiancando le mae-stranze civili e militari nelle va-rie lavorazioni navali. Il 2 mag-gio 2017, la Marina ha avviato presso la Scuola Sottufficiali de La Maddalena, un progetto di

Alternanza scuola lavoro con il locale Istituto d’istruzione supe-riore “Giuseppe Garibaldi” che consentirà agli studenti di affian-care il personale della Scuola e “apprendere le tecniche impie-gate nella manutenzione di im-barcazioni a vela e motore, mo-tori fuoribordo, ecc”. Ad inizio anno scolastico è stata firmata pure una convenzione trienna-le con il Convitto Nazionale “Vit-torio Emanuele II” per percor-si formativi di piccoli gruppi di studenti presso le varie struttu-re della Marina militare a Roma.

Il Comando del Reparto Si-stemi Informativi Automatiz-zati dell’Aeronautica militare (Re.S.I.A.) ha sottoscritto un protocollo con l’Istituto Tecnico Tecnologico “Enrico Fermi” di Frascati e il Centro Studi Mili-tari Aeronautici (Ce.S.M.A.) per realizzare attività pratico-teori-che per una decina di studen-ti al fine di “sviluppare dei sof-tware gestionali utili alla Forza Armata”. Il Re.S.I.A. si occupa della formazione del personale dell’Aeronautica nel settore in-formatico, della realizzazione e manutenzione dei sistemi di gestione e controllo delle ban-che dati e della loro interopera-bilità interforze e internazionale; assicura, inoltre, la funzionalità delle infrastrutture di rete Ae-ronet, nonché la gestione con-tro le minacce cibernetiche. Il Centro Studi Militari Aeronau-tici e lo Stato Maggiore dell’A-eronautica hanno firmato una

convenzione triennale Alternan-za scuola lavoro anche con il Li-ceo classico “Dante Alighieri” di Roma al fine di “valorizzare le vocazioni personali, gli interessi e gli stili di apprendimento indi-viduali, avvicinando gli studenti al mondo della Difesa per toc-care con mano nuove dinami-che organizzative e di rapporto”. Altri tirocini formativi e di orien-tamento sono in fase di svolgi-mento presso il Servizio tele-matico e radar del 36° Stormo dell’Aeronautica militare con gli alunni delle quinte classi dell’I-stituto Industriale “Leonardo Da Vinci - Galileo Galilei” di Gioia del Colle (Bari) e presso il 41° Stormo Antisom di Sigonella con gli allievi dell’Istituto Tecni-co Commerciale e Aeronautico “Fabio Besta” di Ragusa (attivi-tà di controllo dello spazio ae-

reo e della meteorologia, manu-tenzione dei velivoli in forza ai Gruppi Volo). Ancora il 41° Stor-mo, con l’11° Reparto manu-tenzione velivoli dell’Aeronauti-ca di Sigonella, ha partecipato con propri mezzi militari all’11ª edizione dell’Orient@giova-ni, evento di orientamento uni-versitario e al mondo del lavo-ro organizzato a metà gennaio dall’Istituto Tecnico “Ettore Ma-jorana” di Milazzo (Messina), rivolto a tutte le scuole secon-darie siciliane. Nel corso della giornata dell’Orient@giovani è stato tenuto pure un laboratorio formativo sul tema della cyber-scurity, in collaborazione con la transnazionale informatica civi-le-militare Cisco.

Altro istituto superiore sicilia-

no distintosi nella predisposizio-ne di percorsi di alternanza-la-voro con aziende del complesso militare-industriale è l’Istituto Nautico “Caio Duilio” di Mes-sina che in partnership con In-termarine S.p.A. (gruppo leader nella progettazione e produ-zione di imbarcazioni per uso commerciale e militare che ha incorporato i Cantieri navali “Ro-driquez”) ha ottenuto lo scorso novembre il primo premio nazio-nale ex aequo al concorso Di-dattiva: la didattica per l’alter-nanza scuola-lavoro, promosso da Confindustria e Assoimpren-ditori dell’Alto Adige in collabo-razione con il MIUR. Il riconosci-mento ha consentito la stipula di una convenzione che “porterà il Caio Duilio a diventare istituto di riferimento di una delle più im-portati società italiane di costru-zioni navali, al fine di formare figure professionalizzate da in-serire più rapidamente nel mon-do del lavoro”.

Contro il dilagante processo di militarizzazione delle scuo-le italiane, Pax Christi-Italia ha lanciato nel 2013 la campagna Scuole smilitarizzate per chie-dere alle scuole primarie e se-condarie di rifiutare ogni attivi-tà in partenariato con le forze armate, propagandare l’arruo-lamento o far sperimentare la vita militare, organizzare visite a strutture riferibili ad attività mili-tari, ecc..

L’ingresso della base di Sigonella (Catania)

CALENDARIO DELLE MANIFESTAZIONI E DEGLI SCIOPERI

:AGOSTO FinO Al 31 OTTOBRE Movimento per la dignità della docenza universitaria – Continua lo

sciopero dei docenti e ricercatori presenti nelle 59 Università del Paese per l’intera durata della sessione autunnale di esami

OTTOBRE

F-FOTTOBRE Cobas Pt-Cub-Usb – Poste-Comunicazioni Poste italiane

Spa – Continua il blocco del lavoro straordinario in ogni settore e, nel settore recapito, le prestazioni in flessibilità operativa

O-KOTTOBRE Slc-Cgil - Telecom italia SpA - Blocco degli straordinari dei

lavoratori Tim SpA

C-G - Associazione nazionale Giudici di Pace, Federmot, Magistrati Onorari Uniti, Unimo, Anmo, Unagipa, Cgp –

Magistrati – Astensione dalle udienze dei Giudici onorari di tribunali, giudici di pace e vice procuratori onorari

E - Flc Cgil - Manifestazione nazionale a Roma per la stabilizzazione di tutti i precari

F -Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil – Telecomunicazioni – Sciopero generale dei lavoratori del gruppo Ericsson con manifestazione

nazionale a Roma e il blocco delle prestazioni straordinarie e della reperibilità dal 17 ottobre al 30 novembre

F– Fiom - Sciopero di 4 ore dei lavoratori della nokia

G - Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil – Sciopero di 8 ore per i lavoratori di tutto il Gruppo nestlè e Froneri

G- Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl – Regioni e autonomie locali - Sciopero per l’intera giornata di tutto il personale dipendente delle province e città

metropolitane

O – Rete contro le disuguaglianze- Giornata di mobilitazione in 50 città “AD AlTA VOCE – Contro la povertà e le disuguaglianze”

V – Manifestazione nazionale a Roma contro razzismo per la giustizia e l’eguaglianza

9– Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uilt-Uil, Ugl T, Unica Aereo – Sciopero di 4 ore del personale EnAV

comunicato di mondeggi Bene comune–fattoria senza padroni

La città metropolitana di firenze vuol fare terra bruciata intorno all’area autogestita di mondeggi

Riceviamo e volentieri pubblichiamo in ampi estratti.

Nei tre anni della nostra cu-stodia di Mondeggi, che è val-sa a recuperare il territorio dal degrado in cui era stato abban-donato dall’incuria e dall’assen-teismo istituzionale, molte sono state le iniziative rivolte anche all’esterno che abbiamo svilup-pato o favorito.

All’inizio dell’estate tuttavia, la Città Metropolitana di Firen-ze ha inviato all’associazione Il Melograno una diffida a svolge-re, come nello scorso anno, le attività dei propri Centri estivi nell’area auto-gestita da Mon-deggi Bene Comune, utilizzan-done spazi e strutture. Tale dif-fida ha fatto seguito all’altra indirizzata ai gestori del chiosco dei Giardini della Resistenza all’Antella, a cui è stato intima-to - pena il ritiro del patrocinio comunale e il conseguente for-tissimo aumento dei costi - di togliere dal loro programma di eventi estivi qualsiasi riferimen-to a Mondeggi Bene Comune.

Come è evidente, siamo in presenza del tentativo di fare terra bruciata intorno a Mon-deggi per spezzare le solidarie-tà territoriali e le relazioni socio-culturali che ne consolidano e

ne sviluppano il progetto. Che tali decisioni vengano prese sulla pelle dei bambini dei cen-tri estivi ai quali viene sottratta l’opportunità di muoversi in un ambiente più sano non sembra preoccupare più di tanto i solerti amministratori.

Non c’è da meravigliarsi: iso-lare le esperienze scomode e non conformi è una strategia adottata da tempo immemora-bile da ogni potere. Quel che francamente comincia a diven-tare seccante è che si continui a voler far passare questi provve-dimenti come inevitabili conse-guenze di una nostra presunta illegalità. A tal proposito, chia-riamo allora alcuni punti.

Primo. L’illegalità di cui ve-niamo accusati è inesistente in quanto tale, contrariamen-te a quella posta in essere da-gli amministratori pubblici che contravvengono il dettato co-stituzionale almeno per quanto riguarda la finalità sociale della proprietà (soprattutto l’art. 41) e il principio di sussidiarietà (art. 118). Tale interpretazione non è nostra, ma di alcune fra le figu-re della giurisprudenza italiana ritenute più autorevoli in cam-po nazionale e internaziona-le: come, per citare solo alcuni nomi, Stefano Rodotà (purtrop-

po appena scomparso), Ugo Mattei, Paolo Maddalena. Pro-prio quest’ultimo, ci ha recente-mente inviato alcune conside-razioni dalle quali emerge che per gli ordinamenti italiani nes-sun bene pubblico può esse-re ritenuto proprietà di qualsi-voglia istituzione e che quindi sono i cittadini, semmai, a de-tenere “la ‘proprietà collettiva’ di Mondeggi a titolo di ‘sovranità’”, il che tra l’altro impedisce di ri-tenere legittima qualsiasi inizia-tiva unilaterale delle istituzioni tesa all’alienazione di un bene pubblico. Sempre citando Mad-dalena, c’è inoltre “la questio-ne della ‘funzione sociale’ del-la proprietà. Se la Provincia è stata inerte, bene hanno fatto i cittadini, considerati come ‘par-te’ dell’intera Comunità, a pren-dersi cura della fattoria e non si può certo parlare di occupazio-ne abusiva”.

Secondo. A proposito di ille-galità: siamo proprio sicuri che la fallimentare gestione dell’A-zienda Agraria Mondeggi Srl di cui l’ex Provincia è socio uni-co, non configuri alcun profilo di reato? Non interessa davve-ro a nessun magistrato cercare di capire come è maturato l’e-norme disavanzo alla fine ripia-nato (tanto per essere origina-li) con i soldi dei cittadini che, in caso di vendita, si ritroverebbe-ro ad aver coperto gli amman-chi causati da altri per poi per-dere comunque la disponibilità del bene?

Terzo. Coloro che si appel-lano così maldestramente alla legalità sono comunque quali-ficati esponenti della categoria professionale italiana - ovvero i politicanti (definirli politici pare troppo) - di gran lunga a più alto

tasso di delinquenza, sebbene per una tipologia piuttosto ri-stretta di reati.

Quarto. Dato che siamo così illegali, com’è che si è fat-to ugualmente ricorso a noi per garantire la messa in sicurezza dei luoghi rispetto alle normati-ve anti-incendio in vigore nella stagione secca? Pare insomma che la nostra sia un’illegalità tal-volta tollerabile se risponde alle convenienze della Città Metro-politana.

Diciamola tutta. Se l’indiffe-renza etica, l’ipocrisia morale, la mendacia politica, l’arrogan-za del potere spesso connatu-rate ai politici di professione, non impedissero loro di togliere il disturbo obbligandoci così a ricercarne l’interlocuzione, evi-teremmo volentieri il rischio di comprometterci frequentando personaggi i cui comportamenti e la cui reputazione (collettiva, quando non personale) sono giustamente così dubbi.

Mondeggi Bene Comune–Fattoria senza padroni

Bagno a Ripoli (Firenze), 2 ottobre 2017

Direttrice responsabile: MONICA MARTENGHIe-mail [email protected] Internet http://www.pmli.itRedazione centrale: via A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055.5123164Iscritto al n. 2142 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze. Iscritto come giornale murale al n. 2820 del Registro della stampa del Tribunale di FirenzeEditore: PMLIISSN: 0392-3886

chiuso il 4/10/2017ore 16,00

14 il bolscevico / esteri N. 36 - 12 ottobre 2017

Nonostante la repressione fascista della polizia per impedirlo

Il popolo catalano vota al referendum sull’IndIpendenza della catalogna. sì 91% no 6,7%. 840 ferItISciopero generale contro le violenze della polizia

Dai risultati diffusi dal go-verno catalano risulta che il 1° ottobre al referendum sull’in-dipendenza circa 2,3 milioni di elettori, pari a circa il 91%, hanno votato Sì, il 6,7% No, bianche e nulle 2,3%. Alme-no 770 mila elettori, soprattut-to nelle maggiori città a partire da Barcellona, non sono po-tuti andare ai seggi dopo che la polizia ne aveva chiusi ol-tre 300 dei 2.300 previsti, pre-si d’assalto e espugnati dagli agenti a colpi di manganel-lo. Al voto ha partecipato cir-ca il 42% del corpo elettorale, un dato che ha permesso ai contrari all’indipendenza della Catalogna di sottolineare che la maggioranza era contraria, ma è evidente che nelle con-dizioni di Stato d’assedio or-dinato dal governo centrale del premier Mariano Rajoy re-stano in evidenza due dati: la maggioranza schiacciante del voto a favore dell’indipenden-za e il fatto stesso che la con-sultazione si sia comunque svolta.

A Girona si è registrata la

partecipazione più alta, il 53%, e la maggiore percentuale di Sì col 94,86%, fra le più basse per partecipazione Barcellona messa sotto assedio dalla po-lizia dove si è recato ai seggi il 40,78% degli aventi diritto, con il Sì all’88,57%.

Molti seggi erano stati pre-sidiati dal giorno precedente dagli attivisti indipendentisti e fin dalle prime ore del matti-no gli elettori si erano presen-tati allo scopo di proteggere l’arrivo delle urne per votare con le schede scaricate dalle rete dopo il sequestro di quel-le ufficiali decretato dal gover-no centrale. La polizia locale identificava i componenti dei seggi ma non eseguiva l’ordi-ne di bloccare il voto. Allo sco-po entravano in funzione guar-dia civil e polizia nazionale in assetto antisommossa che a colpi di manganello e in certi casi con l’uso di armi da fuoco con proiettili di gomma sgom-beravano parte dei seggi e se-questravano le urne. A bilan-cio restano almeno 840 feriti tra gli attivisti indipendentisti.

Al momento in cui scrivia-mo nella Catalogna è in corso uno sciopero generale contro le violenze della polizia nel-la giornata del voto indetto da una parte dei sindacati, Cgt, Iac, Intersindical Csc e Cos. Diverse centinaia di migliaia di manifestanti sono scesi in piazza in tutta la Catalogna. A Barcellona ha scioperato l’80% dei 10 mila dipenden-ti comunali e la maggior par-te degli edifici pubblici sono rimasti chiusi, i trasporti para-lizzati. A Barcellona, come a Girona e Tarragona i manife-stanti si sono ritrovati davan-ti alle sedi della Policia Nacio-nal a gridare “Fuori le forze di occupazione”. Applausi inve-ce alle delegazioni dei mossos de squadra, la polizia locale, e dei vigili del fuoco presenti nei cortei.

Lo sciopero era stato indet-to unitariamente dai maggiori sindacati spagnoli nella setti-mana precedente il voto con-tro la repressione scatenata dal governo di Madrid nel ten-tativo di impedirlo; a maggior

ragione è stato confermato dopo le aggressioni selvagge della polizia ai seggi ma due fra le maggiori organizzazio-ni si sono tirate fuori; le orga-nizzazioni sindacali vicine alla “sinistra” borghese, la socia-lista Ugt (l’Unión General de Trabajadores) e la revisionista Ccoo (Comisiones Obreras) condividevano le mobilitazioni contro “gli eccessi” della poli-zia ma facevano sapere che “in nessun caso appoggere-mo posizioni che avallino la di-chiarazione unilaterale di indi-pendenza”.

A urne appena chiuse il pre-mier Rajoy definiva il voto una “messa in scena” della demo-crazia e sentenziava “non c’è stato un referendum per l’auto determinazione della catalo-gna”, ha dichiarato. Il ministro della Giustizia Rafael Català precisava che il governo cen-trale userà “tutta la forza del-la legge” per impedire che la Catalogna dichiari l’indipen-denza, “anche se questo si-gnificherà ricorrere all’articolo 155”, ovvero quello che con-

sente a Madrid di sospendere l’autonomia catalana.

Il leader della Catalogna, Carles Puigdemont, sottoline-ava invece che “in questa gior-nata di speranza e sofferenza i cittadini della Catalogna han-no vinto il diritto a uno Stato indipendente in forma di Re-pubblica” e dichiarava che “nei prossimi giorni il mio gover-no invierà i risultati del voto di oggi al Parlamento catalano, dove risiede la sovranità del-la nostra gente, in modo che possa agire secondo quanto previsto dalla legge sul refe-rendum”.

La Catalogna ha già una certa autonomia dalla Spa-gna, ha inno, bandiera e una sua lingua, il catalano usata negli atti ufficiali. Frutto di ri-

vendicazioni autonomiste che per una parte del movimen-to hanno radici fin nelle “con-tee” che furono create alla fine del primo millennio nell’attuale Catalogna, allora provincia pe-riferica dell’Impero Carolingio. Istituzioni catalane che dura-rono fino al 1714, quando con la vittoria dei Borboni alla fine della guerra di successione spagnola il re impose un mo-dello politico centralista simi-le a quello francese. Nel ’900 la dittatura di Primo de Rive-ra e quella fascista di Franci-sco Franco perseguirono il ca-talanismo e tutti gli altri simboli che caratterizzavano la Cata-logna che furono soppressi o eliminati, compreso l’uso del-

vertice di LioNe

Gentiloni e Macron d’accordo per “rifondare l’europa”compromesso sul controllo dei cantieri Stx. accordo sulla difesa, sulla tav torino-lione e per creare

“un’industria leader a livello mondiale” della cantieristica navale militareL’inizio del comunicato fi-

nale del vertice di Lione del 27 settembre tra il presidente francese Emmanuel Macron e il presidente del consiglio ita-liano Paolo Gentiloni è esplici-to: “Il Presidente della Repub-blica francese e il Presidente del Consiglio italiano, con i Mi-nistri dei due Governi presen-ti oggi a Lione, hanno deciso d’imprimere un nuovo impul-so alle relazioni tra l’Italia e la Francia, in nome dei loro valori e interessi condivisi e della loro forte ambizione europea. Sono stati adottati congiuntamen-te dai Ministri progetti comuni, che costituiranno le loro ‘ta-belle di marcia’ per i prossimi mesi. I due paesi s’impegna-no a sviluppare ulteriormen-te un riflesso di coordinamen-to tra l’Italia e la Francia sulle posizioni europee ed interna-zionali”.

La “rifondazione dell’Euro-pa”, uno dei principali obietti-vi in politica estera annuncia-ti da Macron due giorni prima in un discorso alla Sorbona, può fare passi avanti se soste-nuta da “due paesi ambizio-si come i nostri” affermava al termine del vertice il presiden-te francese, trovando una im-mediata sponda in Gentiloni che ribatteva “ora è il momen-to dell’ambizione perché non avremo molte altre occasioni per questa rifondazione e ora invece le abbiamo”, a partire da “qualche vuoto geopolitico e Brexit”; come dire che con gli Usa di Trump che fanno passi indietro sugli accordi multilate-rali l’imperialismo europeo ha uno spazio di azione maggio-

re per contro proprio, una volta tra l’altro libero dalla “zavorra” filoatlantica di Londra.

Il rilancio dell’imperialismo europeo può avvenire sulla base delle dichiarate ambizio-ni di Parigi e Roma. Macron ha stretto l’asse con Berlino per una guida a due del treno eu-ropeo con la Francia accanto alla potenza tedesca, indub-biamente la più forte. Dalle re-centi elezioni politiche la Mer-kel è uscita vincitrice ma ha perso consensi e deve trova-re nuove alleanze per gover-nare; Macron si è congratula-to con la cancelliera per la sua rielezione assicurandole di vo-ler proseguire con determina-zione “la loro essenziale coo-perazione”. E intanto costruiva una alleanza altrettanto stret-ta con la terza potenza, l’Italia. Che non deve prendere il tre-no guidato da Macron per non essere tagliata fuori dalla lea-dership dell’imperialismo euro-peo.

Macron a Lione ha calato senza indugi il carico da no-vanta: definire con l’Italia un “trattato del Quirinale, come quello dell’Eliseo”, un tratta-to strategico del tipo di quello sottoscritto all’Eliseo nel 1963 tra la Francia e l’allora Ger-mania Ovest che nel disegno di De Gaulle apriva alla larga collaborazione tra i due pae-si per tentare anche di slega-re la Germania del cancelliere Adenauer dalla subordinazio-ne nei confronti degli Usa. Una proposta accolta da Gentilo-ni che, seppur non ancora de-finita in diversi dettagli, trova-va una prima applicazione nel

ponderoso documento sotto-scritto dai due a Lione, dove ai ripetuti richiami all’impegno dei due governi a lavorare per il rafforzamento della Ue in tut-ti i settori seguivano i primi ac-cordi bilaterali e la sanatoria di recenti divergenze.

“L’Italia e la Francia con-fermano l’importanza strategi-ca della tratta transfrontaliera della linea ferroviaria Torino-Lione, che fa parte delle reti transeuropee di trasporto e la cui realizzazione si basa su accordi internazionali. (...)

L’Italia e la Francia afferma-no la loro volontà di rafforzare la cooperazione in materia na-vale, nel campo sia civile che militare”, in due brevi paragra-fi del comunicato finale sono sistemati due aspetti di non poco conto. Uno, la riafferma-zione che la Tav si farà. Punto. Due che sarà sviluppata la co-operazione nel settore navale, soprattutto in quello militare.

“In tale spirito – prosegue il documento - è stato raggiun-to un accordo tra l’Italia e la Francia sull’azionariato di STX France dettagliato nell’accor-do quadro concluso tra i due Governi. Questo accordo equi-librato, che comprende un rag-gruppamento d’imprese loca-li, permetterà di preservare e sviluppare l’attività dei Cantieri di Saint-Nazaire e del loro tes-suto industriale. Forte del suo know-how, Fincantieri sarà l’o-peratore industriale in seno all’azionariato”, sanando con un accordo a parte il conten-zioso aperto da Macron che si era opposto al passaggio della società francese STX France

dai proprietari sudcoreani all’i-taliana Fincantieri.

Messa una pietra sulle re-centi divergenze in campo na-vale “in parallelo, l’Italia e la Francia hanno deciso di ap-profondire la loro cooperazio-ne navale militare, avviando i lavori in vista della costituzio-ne di un’alleanza tra Fincantie-ri e Naval Group”. Il primo pas-saggio sarà la costituzione di “un comitato di alto livello com-posto da rappresentanti dei due governi e da dirigenti del-le due imprese” che entro giu-gno 2018 predisporrà il proget-to che definirà assetti societari, quadro finanziario e dirigenti del nuovo gruppo.

L’obiettivo dichiarato nel co-municato finale del vertice è quello di creare “un’industria leader a livello mondiale” del-la cantieristica navale militare, che già è un obiettivo ambizio-so per i due paesi imperiali-sti che non sono gli ultimi ar-rivati ma ancora lontani dalle principali potenze marittime. Il progetto è comunque an-cora più ampio e ambizioso, come cita il documento nella parte che sottolinea che “l’Ita-lia e la Francia s’impegneran-no nel contempo a dare corpo all’Europa della Difesa. Con-tinueranno a lavorare per va-rare, entro la fine dell’anno, la Cooperazione Permanente Strutturata, sulla base di una visione comune, al contempo ambiziosa e inclusiva, e a far progredire rapidamente il Fon-do europeo di difesa”.

Nel capitolo del comunica-to finale dedicato all’argomen-to “Difesa” Macron e Gentilo-

ni, una volta sottolineato che “ci troviamo a dover affronta-re sfide quali quelle del terrori-smo in aree vicine e nei nostri Paesi, dei conflitti nell’area del Mediterraneo e le altre minac-ce che caratterizzano questo mondo instabile”, precisano che “concordiamo di persegui-re l’ampia prospettiva di una partnership industriale sulla cantieristica navale militare al fine di creare un’industria lea-der a livello mondiale, in parti-colare per quanto riguarda uni-tà navali complesse e con alto valore aggiunto, con un venta-glio di tecnologie di eccellenza relativamente a sistemi, equi-paggiamenti e piattaforme, con una forte presenza internazio-nale, e con migliori capacità di espansione in un mercato globale altamente concorren-ziale”. Si tratta di unità navali di primo livello, tipo portaerei e incrociatori, non dragamine o mezzi da guardia costiera, ov-vero di navi necessarie per in-terventi offensivi nel Mediterra-neo e nel mondo.

La cooperazione navale tra i due paesi riguarderà anche il “campo della Guerra Elettroni-ca e Subacquea (Siluri e Con-tromisure)”, “il settore missili-stico al fine di sviluppare una capacità strategica per la UE”, il progetto “sulla Nave di So-stegno Logistico” e “la nostra cooperazione spaziale a lungo termine”, che comprende anzi-tutto sviluppo e gestione delle reti satellitari militari, i satelliti meteorologici e i satelliti spia per la rete autonoma che già si è costruito l’imperialismo eu-ropeo.

Nel capitolo riassuntivo iniziale del documento fina-le, Macron e Gentiloni aveva-no sottolineato che “l’Italia e la Francia esprimono la loro condanna forte e senza equi-voci del terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni e s’impegnano ad approfondire la collaborazione in corso per prevenire e combattere le vio-lenze estremiste”, in linea con quanto deciso allo scorso G7 di Taormina. Un argomento immediatamente seguito, non a caso, dal tema del control-lo dei flussi migratori. Assieme Francia e Italia “rafforzeranno le iniziative volte ad interrom-pere le rotte dei trafficanti, in particolare nel Sahel e in Libia. A tale fine sosterranno progetti finalizzati allo sviluppo dei Pa-esi africani di origine e di tran-sito e a rafforzare le capacità delle autorità libiche, nigeri-ne e ciadiane nella lotta con-tro i trafficanti di esseri umani e nel controllo delle frontiere”, ovvero a pagare i paesi africa-ni affinché si accollino il lavo-ro sporco di bloccare i migran-ti e nel contempo di sfruttare la scusa del “contrasto all’im-migrazione illegale” per man-dare soldati intanto nei pae-si del Sahel a “supporto alle forze locali”. Vedi l’operazione Barkhane dei legionari france-si nella regione delle ex colo-nie.

L’Europa “rifondata” di Ma-cron e Gentiloni avrà anzitut-to solide basi militari, cui non mancherà il contributo del-la Germania, a supporto del-le ambizioni imperialiste della Ue.

Barcellona. Una delle grandi e partecipate manifestazioni a sostegno del referendum per l’indipendenza della Catalogna

SEGUE IN 15ª ➫

N. 36 - 12 ottobre 2017 esteri / il bolscevico 15Al referendum popolare nel Kurdistan iracheno celebrato nonostante l’opposizione di

iraq, turchia, iran, Stati Uniti, oNU, Ue e regno Unito

I curdI votano In massa per uno stato IndIpendente

l’iraq chiude i valichi di frontiera e lo spazio aereo del Kurdistan. la turchia si dice pronta “all’opzione militare”. gli Stati Uniti “non riconosceranno mai il risultato del referendum”.

Barzani: “vogliamo arrivare a Una Separazione conSenSUale e Siamo pronti a meSi, forSe anni, di negoziati”

Il 25 settembre i curdi ira-cheni hanno votato in massa per l’indipendenza dall’Iraq. Su 4.581.255 elettori aven-ti diritto ha votato il 72,61% (3.305.925). 3.085.935 sono stati i voti ritenuti validi: il Sì al quesito posto dal referendum popolare, “Volete che la regio-ne del Kurdistan e le zone cur-de fuori dalla regione diventino uno Stato indipendente?” ha stravinto col 92,73% contro il 7,27% di No. Ignorata del tut-to la contrarietà al referendum da parte di Iraq, Turchia, Iran, Stati Uniti, ONU, UE e Regno Unito.

Nella notte il presidente del-la regione autonoma del Kur-distan iracheno, costituitasi dal 1992, Massoud Barzani, ha annunciato dalla capitale Er-bil i risultati ufficiali della vitto-ria in un discorso alla televisio-ne, ribadendo che dopo il voto non seguirà subito una dichia-razione di indipendenza. “È necessario iniziare un dialogo costruttivo con Baghdad e la comunità internazionale – ha affermato mettendo subito le mani avanti -. Non c’è nessun motivo valido per minacciare il Kurdistan. Vogliamo arrivare a una separazione consensua-le e siamo pronti a mesi, forse anni, di negoziati”.

Una porta subito chiusa nel-la notte dal premier iracheno Haider al-Abadi che interve-nendo alla tv di Stato ha ribadi-to quello che è andato dicendo nei giorni precedenti alla con-sultazione popolare, ossia che il governo di Baghdad non è di-sposto a colloqui riguardo i ri-

sultati del voto con il governo regionale del Kurdistan. “Non siamo disposti a discutere o ad avere un dialogo riguardo i risultati del referendum per-ché è incostituzionale. Appli-cheremo la legge irachena in tutta la regione”. Tant’è che all’indomani nella seduta del parlamento iracheno i depu-tati hanno votato a favore del-la chiusura dei valichi di fron-tiera. Le merci che potrebbero attraversarle sono considerate “merci contrabbandate” è scrit-to nella dichiarazione del par-lamento iracheno. Il governo di Baghdad ha rincarato la dose intimando alle autorità del Kur-distan di consegnare il control-lo dei suoi due aeroporti regio-nali di Erbil e Suleimaniyeh alle autorità irachene. In caso di ri-fiuto, tutti i voli internazionali da e per il Kurdistan saranno proibiti. Un ultimatum respin-to dal ministero dei Trasporti di Erbil che ha precisato come gli aeroporti del Kurdistan sia-no “stati costruiti anche con i soldi della regione autonoma”. Dal 30 settembre lo spazio ae-reo del Kurdistan iracheno è così chiuso, con le principa-li compagnie del Medioriente, dalla Turchia al Qatar, Liba-no, Egitto e Iran subito alline-ate alle decisioni di Baghdad. Il ministero della Difesa irache-no ha annunciato altresì l’in-vio di tre convogli di truppe per assumere i controlli dei valichi di frontiera, in coordinamento con Turchia e Iran, gli altri pae-si frontalieri che da tempo ave-vano fatto pressione affinché il referendum non si svolgesse.

Durissima anche la reazio-ne della Turchia. Il dittatore fa-scista Erdogan ha accusato Barzani di tradimento e pre-annunciato il blocco di aiuti e rifornimenti: “Nonostante tutti i nostri avvertimenti l’Autorità regionale del nord Iraq ha volu-to tenere il referendum per l’in-dipendenza. Ora l’ha approva-to il 92%. Ma questo vale una guerra? Chi accetterà la vostra indipendenza? Solo Israele, ma il mondo non è solo Israe-le”. Il boia turco ha poi messo in guardia i curdi dal “rischio di una guerra etnica e confessio-nale” che potrebbe scoppiare se il progetto di indipendenza andasse avanti. Per evitarlo la Turchia è “pronta a considera-re tutte le opzioni, anche quel-la militare”. Nei giorni seguenti Erdogan è tornato ad attacca-re Barzani accusandolo di “es-sersi dato fuoco da solo”. “Non ci pentiamo mai di quello che abbiamo fatto in passato – ha aggiunto – , ma ora le cose sono cambiate, il governo re-gionale, che per lungo tempo abbiamo sostenuto, ha fatto un passo nonostante la posizione del nostro Paese. Quindi ne pagherà il prezzo”.

Sulla stessa linea l’Iran che per bocca del presidente Ro-hani ha definito il referendum e i suoi risultati “un pericolo per la stabilità dell’Iraq e per la si-curezza dell’intera regione. In questa importante questione l’Iran si schiera al fianco del governo iracheno”.

A caldo gli Stati Uniti hanno espresso “profonda delusione” per il voto, manifestando timo-

ri da un “aumento dell’instabili-tà” della regione. Ma il 29 set-tembre hanno dato la stoccata sentenziatrice all’alleato Bar-zani, per bocca del Segreta-rio di Stato Rex Tillerson: “Gli USA non riconosceranno mai il risultato del referendum uni-laterale per l’indipendenza del Kurdistan. Il voto e i risultati non sono legittimi e noi conti-nuiamo a sostenere un Iraq unito, federale, democratico e prospero”.

Da parte sua la Russia, che ha importanti interessi econo-mici nel Kurdistan iracheno, è stata più cauta e opportuni-sta, affermando di “rispetta-re le aspirazioni nazionali dei curdi”. Mosca ritiene però che “le controversie tra Baghdad e Erbil devono essere risolte at-traverso il dialogo allo scopo di trovare una formula di coe-sistenza all’interno dello Stato iracheno”.

Nelle altre aree a presen-za curda manifestazioni di ap-poggio alla vittoria del referen-dum si sono svolte a Kirkuk, dove l’affluenza al voto è sta-ta superiore alla media, città sotto il controllo dei peshmer-ga, l’esercito del Kurdistan ira-cheno, dal 2014 dopo la fuga dei soldati iracheni davanti alla poderosa avanzata dello Sta-to islamico, da cui il gover-no di Barzani estrae 400mila barili di petrolio al giorno sui 600mila che esporta verso la Turchia. Soddisfazione an-

che tra i curdi iraniani e siriani, mentre il PKK, il partito dei la-voratori curdi, ha ribadito l’av-versità alla politica del governo di Barzani: “Noi vogliamo – si legge in una nota – la libertà da Baghdad, ma il problema di questo referendum è che ri-guarda l’indipendenza del Kur-distan d’Iraq, ma il Kurdistan è anche in Siria, Iran e Turchia e questo governo non lo accetta, noi vogliamo la libertà per tutto il Kurdistan e tutti i curdi e non possiamo accettare un gover-no che ostacola i nostri fratel-li e che combatte contro Bagh-dad più per il petrolio che per le persone”.

Soprassedendo sui giochi di potere interni di Barzani e del suo clan nell’indire il refe-rendum, che governa ininter-rottamente da 25 anni di cui gli ultimi 5 senza mandato popo-lare, per riscuoterne i benefici alle prossime elezioni politiche che si svolgeranno nel Kurdi-stan iracheno ai primi di no-vembre, il referendum del 25 settembre e le reazioni dell’im-perialismo hanno confermato in pieno la nostra analisi illu-strata su “il Bolscevico” n.12 di quest’anno nelle pagine de-dicate “Sulla questione curda: storia e attualità”. Abbiamo af-fermato e dimostrato che l’al-leanza attuale dei curdi con la santa alleanza imperialista scatenata per cancellare lo Stato islamico è subalterna ad essa e che noi marxisti-lenini-

sti eravamo convinti che nes-suno degli attori imperialisti, USA in testa, una volta sconfit-to militarmente lo Stato islami-co con il decisivo apporto dei curdi, appoggeranno i diritti del Kurdistan e del suo popo-lo. L’attualità ci ha dato nuova-mente ragione.

La balcanizzazione del Kur-distan iracheno era già prevista come esito auspicabile dai pia-ni dell’imperialismo americano e sionista dell’inizio di questo secolo, fino alla creazione di uno Stato curdo e il suo sfrut-tamento come testa di ponte nel Levante in funzione antia-raba. Ma il delicato momento internazionale, con l’ascesa di Cina e Russia che contendo-no agli USA sempre più spazi economici, finanziari, politici e militari, fa sì che oggi è più im-portante non perdere l’allean-za con Stati strategicamente importanti come Turchia, Iran o Iraq che appoggiare la causa di uno Stato curdo.

Noi marxisti-leninisti italia-ni peroriamo la causa del po-polo curdo, vorremmo che tut-to il Kurdistan, non solo quello iracheno, fosse unito, libero e indipendente. Ma ciò non po-trà mai avvenire finché le sue istituzioni ed il suo popolo non recideranno ogni legame con l’imperialismo occidentale e orientale che da secoli lo illu-de e strumentalizza a proprio piacimento. Oggi nella guerra contro lo Stato islamico.

MeSSAGGio AUdio deL cApo deLLo StAto iSLAMico

Baghdadi: “distruggeremo ogni tiranno”

“i nordcoreani hanno cominciato a minacciare l’america e il giappone con la loro potenza nucleare”In un lungo messaggio au-

dio rilasciato il 28 settembre, il leader dello Stato islami-co (IS), il Califfo Abu Bakr Al Baghdadi ha fatto di nuovo sentire la sua voce rendendo omaggio ai caduti in Iraq, nel-la difesa di Mosul, e incitan-do i propri militanti assediati a Raqqa a resistere alle offen-sive militari delle coalizioni im-perialiste a guida Usa e Rus-sia. E dando l’indicazione di continuare comunque la bat-taglia finché “distruggeremo ogni tiranno”.

Nell’audio diffuso attraver-so l’organizzazione Al-Furqan legata al califfato, intitolato “Il vostro Dio sia sufficiente come guida e aiuto”, al Bagh-dadi affermava che “gli ameri-cani, i russi e gli europei sono terrorizzati dagli attacchi dei mujaheddin” e sottolineava che ora “i nordcoreani hanno cominciato a minacciare l’A-merica e il Giappone con la

loro potenza nucleare”. Ma si occupava soprattutto della si-tuazione mediorientale e cita-va “l’eroica resistenza irache-na” e il coraggio dimostrato dai “nostri uomini di Mosul che si sono rifiutati di consegna-re la terra dove vigeva la sha-ria se non pagando un terribi-le tributo di sangue e l’hanno ceduta dopo circa un anno di combattimenti”.

Riguardo alla situazione in Siria sottolineava il ruolo da protagonista della Russia che “sta approfittando della debo-lezza degli Usa per prendere in mano il dossier siriano” e ha costretto gli Usa a rincor-rerla per non essere emar-ginati nell’occupazione del paese, “cio che è successo nell’incontro di Astana (il ne-goziato sulla spartizione del-la Siria guidato da Russia, Turchia e Iran, ndr) da cui è emersa la debolezza degli Stati Uniti che non hanno avu-

to alcuna voce nell’assegna-zione dei nuovi territori tolti all’IS”. E rivolgendosi al popo-lo siriano chiede “qual è stato il vostro vantaggio nello strin-gere un patto con i vostri so-stenitori, se non essere truf-fati dagli sciiti? La Turchia e il Movimento del Risveglio non vi daranno nulla. Se non fosse stato per noi, sarebbe andata molto peggio”.

Rivolto ai militanti dello Sta-to islamico in ogni parte del mondo, al Baghdadi li incita-va a “distruggere ogni tiran-no, dentro o fuori” il territorio controllato dallo Stato islamico perché “il sangue dei miliziani uccisi in Iraq e Siria non deve essere stato versato invano” e perché “la vittoria o la sconfitta non dipendono dal perdere un territorio o dalla morte di alcu-ni credenti del Califfato”, indi-cando che la lotta comunque non finirà con la perdita dei territori in Siria e Iraq.

la lingua catalana. Alla fine della dittatura di Franco, nel 1979, prese vita il nuovo sta-tuto dell’autonomia catalana che riconosceva la Catalogna come una comunità autono-ma all’interno della Spagna. Lo statuto rimase in vigore fino al 2006, sostituito da uno nuo-vo che garantiva alla “nazio-ne” catalana maggiori poteri, soprattutto in campo finanzia-rio. Il Tribunale costituzionale spagnolo, nel 2010, dichiarò l’incostituzionalità di diversi ar-ticoli del nuovo statuto, tra cui quello in cui la Catalogna veni-va definita una “nazione”.

Nel 2012 il Parlamento ca-talano cercò di superare lo stallo approvando una risolu-zione che convocava un re-ferendum sull’autodetermina-zione della Catalogna, una votazione solo consultiva pro-grammata il 9 novembre 2014 ma che saltò per la bocciatu-ra della legge sempre da par-te del Tribunale costituziona-le. L’allora premier catalano Mas ripiegò su una consulta-zione informale alla quale par-teciparono poco più di un ter-zo di elettori, l’80% dei quali

si espresse a favore dell’indi-pendenza. Alle elezioni politi-che anticipate del 2015 vinse una nuova coalizione eletto-rale formata da Junts pel Sí (JxSí, Uniti per il sì) che ave-va nell’indipendenza catalana il punto principale del suo pro-gramma.

Lo scorso 6 settembre al parlamento catalano una mag-gioranza composta da JxSí e Candidatura d’Unitat Popular-Crida Constituent (CUP-CC), altra coalizione elettorale che rappresenta la “sinistra” indi-pendentista catalana appro-vava la “Ley del referéndum de autodeterminación vincu-lante sobre la independen-cia de Cataluña”, una legge che indiceva per il 1° ottobre il referendum con esito vinco-lante: in caso di vittoria del sì, le autorità catalane dovrebbe-ro dichiarare unilateralmente l’indipendenza della Catalo-gna. Catalunya Sí que es Pot (CSQP), la coalizione elettora-le che include anche Podemos e esprime la sindaca di Barcel-lona, si asteneva e votavano contro le forze catalane legate ai grandi partiti nazionali, Par-tito Popolare, Partito Sociali-sta e Ciudadanos, definendo la legge e le modalità della sua

approvazione “illegali”.Il Tribunale costituzionale

spagnolo interveniva a tambur battente e il 7 settembre so-spendeva la legge e vietava ai 948 sindaci della Catalogna e a 62 funzionari del governo di partecipare all’organizzazione del referendum. A ruota il Tri-bunale superiore di giustizia della Catalogna ordinava alle varie forze di polizia di seque-strare il materiale per il refe-rendum. La Guardia civile, un corpo di natura militare che di-pende dai ministeri degli Inter-ni e della Difesa spagnoli, per-quisiva anche sedi governative catalane e assieme al seque-stro di materiale elettorale arre-stava 14 funzionari del governo locale. Gli arrestati erano velo-cemente rilasciati ma il braccio di ferro tra il governo spagnolo guidato da Rajoy, rappresen-tante della borghesia di destra spagnola, e quello catalano del presidente Carles Puigdemont, rappresentante della borghe-sia locale catalana, prosegui-va fino alla scadenza elettorale. Uno scontro che Rajoy, comun-que vada a finire, ha perso. Noi comunque sosteniamo il diritto all’autodeterminazione del po-polo catalano in quanto nazio-ne.

➫ DALLA 14ª

Facciamo fallireil referendum leghista

sull’autonomia della Lombardia e del Veneto

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