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Anno LXXXVI - Numero 2 - Febbraio 2015 «In nome di Dio non si uccide. Non si insulta la fede degli altri» IN QUESTO NUMERO La preghiera coi fratelli ortodossi Gli allenatori nella comunità educante

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Anno LXXXVI -

Numero 2 - Febbraio 2015

«In nome di Dio non si uccide.Non si insulta la fede degli altri»

IN QUESTO NUMERO

La preghieracoi fratelli ortodossi

Gli allenatori nella comunità educante

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TRA LE GUGLIE2

Da Facebook Da Twitter

Nel cuore della Tre giorni di incontrotra i presbiteri della chiesa ambro-siana e dell’Arcidiocesi ortodossadi Italia e Malta del Patriarcato di

Costantinopoli, sono i due rispettivi Arcive-scovi, il cardinale Scola e il metropolita Gen-nadios, ad approfondire i temi e il futuro deldialogo ecumenico. L’Arcivescovo prendeavvio proprio dalle sfide di una Milano sem-pre più plurale. «Occorre comprendere il fe-nomeno di mescolamento in atto che iochiamo spesso “meticciato di civiltà” - nota -che a Milano come in altre parti del nostroPaese presenta il carattere singolare di es-

sersi prodotto in tempi brevi, assumendo di-mensioni imponenti solo negli ultimi diecianni. Questo spiega la necessità che laChiesa comprenda il fenomeno e sappiapresentarlo al nostro popolo senza irrigidi-menti e sterili contrapposizioni. Siamo difronte a un processo - la storia avanza attra-verso processi che non chiedono il per-messo di accadere, ma accadono - a cui sideve cercare di fare fronte», aggiunge. Dun-que, suggerisce ancora, si tratta «di leggerela storia con umiltà e atteggiamento criticotenendo conto che essa è guidata da Dio».Continua su: www.incrocinews.it

MILANOLegge regionale sui luoghi di culto,prematuro commentareIl Vicario monsignor Bressan: «Non es-sendo ancora disponibile il testo definitivo,non è possibile comprendere le conse-guenze effettive del provvedimento».Continua su: www.incrocinews.it

@chiesadimilano, 6 gennaio #Epifania idetenuti di Opera ospiti a pranzo di @angelo-scola «Grazie della straordinaria occasione»

@chiesadimilano, 23 gennaio Don Novazzi«missione ed @Expo2015Milano, opportunitàevangelica» domani Assemblea missionariadiocesana

Cooperare nell’unità, come cristiani, a una società giusta

Scene di vita diocesana

La photogallery

Da incrocinews sull’incontro ecumenico tenuto presso il Centro Pastorale di Seveso

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LA PAROLA DEL PARROCO

Quando alla mattina vado a comprare ilpane e il latte, incontro i ragazzi chevanno a scuola. Li saluto volentieri esono da loro ricambiato. Molti li vedo

alla domenica a Messa, altri li ho conosciuti al-l’oratorio estivo; e tra questi ci sono ragazzi pro-venienti da diversi Paesi. Anche arabi, e arabimusulmani. E in arabo li saluto: “Sabah el kheir,Ibrahim!”, “Sabah el noor, abuna”: “Buongiorno,Ibrahim”, “Buon giorno, don”. I ragazzi rispon-dono vivaci, e le ragazze sorridono abbassandogli occhi. L’ho fatto con risolutezza e maggior ca-lore nei giorni delle tragedie di Parigi e della Ni-geria. Pensavo: chissà come si sentiranno questiragazzi tra i loro coetanei, chissà cosa hannosentito, in casa e fuori casa, sulla religione, sul-l’Islam, su di loro; chissà cosa c’è nel loro cuoree nella loro mente dopo i giorni della barbarie delfondamentalismo. Questi ragazzi vanno tutelati:guai se si sentono umiliati e offesi, guai se li spin-giamo nel baratro dell’esclusione. Da lì vengonoi mali peggiori. Sono persuaso che il male si vincecol bene. Bisogna che essi sentano che vo-gliamo bene a loro e ai loro cari, semplicemente. Vorrei suggerire alle famiglie italiane, e certa-mente a quelle cristiane, di sentire questi figlicome propri: invitateli al compleanno dei vostrifigli, a studiare con loro, fate gli auguri nelle feste,ci sia cordialità e aiuto tra vicini di casa italiani eislamici. Scuola, società sportive, oratori, pos-sono fare moltissimo e già lo fanno.Certo, sarei un illuso se pensassi che si risolvecosì il pericolo del fondamentalismo e della vio-lenza barbara. I miei amici cristiani mediorientalimi mettono sempre in guardia sul rischio dell’in-genuità, e vanno ascoltati, perché conosconol’Islam da molto vicino e da molti secoli. La sto-ria delle tradizioni religiose è complessa, le cul-ture spesso sono distanti, gli scenari geopoliticicomplicati: ma bisogna osare.Per rapportarsi con l’Islam bisogna innanzitutto

essere cristiani davvero; e come europei, esserefieri delle radici della nostra civiltà. Ciò che fa dif-fidente l’Islam fino all’ostilità non è tanto il nostroessere credenti in Gesù (non sono loro a non vo-lere i presepi a scuola...) ma è il decadimentomorale e intellettuale dell’Occidente che pervadetutti noi. So bene che la comunità dell’Islam deve chie-dersi come mai trova spazio in essa l’uccidere innome di Dio e che deve sciogliere questa con-traddizione fra la sua tradizione religiosa e la vio-lenza; e farlo senza alibi. Va dettorispettosamente e francamente: “Noi cristiani ri-spettiamo l’Islam; e insieme, noi e voi, dobbiamovincere la violenza e l’odio, che Dio non vuole”. Ilconfronto con i cristiani può essere decisivo perl’Islam di casa nostra.So altrettanto bene che l’Occidente deve do-mandarsi che fare della sua libertà, valore irri-nunciabile: la libertà è autentica se èresponsabile, non se è senza limiti. Lo impariamofin da adolescenti; l’arroganza irridente e bla-sfema non è libertà, ma cattiveria ignorante. Nonsi insultano le cose sacre per l’altro: la libertà siautolimita non per paura, -mai deve farlo!- maper rispetto.So bene, infine, che è doveroso fermare il terro-rismo in modo forte, lungimirante e deciso. E checi costerà molto. Ma si può essere forti e decisisenza diventare anche noi barbari; ed essere ac-coglienti non significa essere irresoluti, insignifi-canti e deboli. Lo sanno quei genitori chevogliono davvero bene ai loro figli.Ma so ancora di più che la sconfitta del terrori-smo e della violenza passa solo attraverso ilcuore che vince con fermezza l’odio e con altret-tanta fermezza cerca il bene. La sconfitta dellabarbarie fondamentalista ha qui un crocevia chenon si può evitare. Ecco perché continuo a salu-tare con un sorriso i miei ragazzi musulmani.

Il prevosto don Angelo

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I miei ragazzi musulmaniLa vittoria sul fondamentalismo parte da noi

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Riposano in CristoORLANDO Antonella di anni 39CIVATI Giuseppina di anni 74FRASSINITO Carmela di anni 86COLOMBO Tersilla di anni 73CAPRA Felicita di anni 81

LIPPI Lina di anni 87BOTTO Natalino di anni 85CONTI Ida di anni 81FRANCO Giuseppe di anni 81RAGGI Mariuccia di anni 84MELCHIORRE Italo di anni 84

Rinati al fonte battesimaleCALABRIA Miriam GASPARRO Marina NICOLOSO Teresa

Legati del mese di febbraio3 ore 9.00 CINISELLI Pietro e TAGLIABUE Angela4 ore 7.00 TAGLIABUE Natale e RISI Maria

12 ore 17.30 Famiglia BIANCHI Giuseppe13 ore 7.00 DONZELLI Pierina e LIBANORE Bruno

ore 17.30 DONZELLI Angelo e LECCHI Letizia14 ore 9.00 RIBOLDI Lucia e Carlo18 ore 9.00 BIANCHI Edoardo e FUMAGALLI Ines20 ore 9.00 LECCHI Suor Onorina e Giuditta21 ore 9.00 MAZZOLA Enrico, Arturo e Olga23 ore 7.00 DI STEFANO Rosa e Antonio24 ore 7.00 Mons. RE DIONIGI Giuseppe, Felice e Adele

ore 9.00 LESMA Giuseppe, Guido e PACCHETTI Giuseppina25 ore 17.30 LAMANNA Ettore e CAFERRO Rosina26 ore 9.00 LESMA Colomba e Carlo, ANNONI Anna28 ore 9.00 RECALCATI Angelo, ORIANI Enrichetta e figli

Legati del mese di marzo7 ore 9.00 CAPPELLETTI Luigi e CONSONNI Santina

11 ore 7.00 BERETTA Felice e ORIANI Maria Dolores12 ore 7.00 MAURI Luigia e MANZONI Giovanni14 ore 9.00 Famiglia PAROZZI Pia, Angelo e figli

Nel 2015 scadono i legati 25ennalidi: STRADA LUIGI – CAVENAGO GIUSEPPINA, FEDERICO E SUOR FEDERICA -

CAVENAGO ENRICO E AMBROSONI MARIA – LAINATI CLELIA ED ERNESTO – MAURI LUIGIA E MANZONI GIOVANNI – CALLONI GREGORIO E ADELE –

CALLONI MARIA, SUOR ADELE E GIOVANNA –CAPRA FELICE E LECCHI LUIGIA – ROS-SONI CARLA E ORIANI LUIGI – AULETTA ANTONIO E AGOVINO SAVERIA

Se le famiglie intendono rinnovarlo, parlino col parroco.

Per verificare il calendario 2016 dei legati i parenti - qualora non l’avessero già fatto gliscorsi anni - passino in Segreteria Parrocchiale (lun-ven h. 17.30-19.00).

Sposati nel Signore----------

LA NOSTRA COMUNITÀ

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Gennaio per i preti...Girata la pagina dell’anno, un mite gennaioricco di programmazione per i prossimimesi. Bisogna sapere che la programma-zione della nostra comunità pastorale vienefatta globalmente sull’anno intero durantel’estate, dettagliata fino a gennaio-febbraioa settembre e dopo le feste natalizie si det-taglia la primavera fino all’estate. Tra un fu-nerale e l’altro (quanti…!) ecco cosa hapreso tanto tempo ai nostri preti nella dia-conia, organo esecutivo della comunità pa-storale.

…e per i laiciAnche i laici hanno avuto il gran bel daffare:i gruppi famigliari, i gruppi di ascolto, l’avviodel percorso verso il matrimonio, la Caritas,la San Vincenzo, le associazioni e i movi-menti, l’attività incessante del mondo dellapastorale dei ragazzi e dei giovani nei nostrioratori, lo sport, il cineteatro, la banda... èimpressionante quanto bene circoli grazieal mite contributo di tantissimi.

Il percorso al matrimonioNella nostra comunità si ha grande curadella preparazione al matrimonio. Le nuovecoppie, a differenza del passato, non sonosempre giovani e inesperte di vita comune:la gran parte di esse ha alle spalle una con-vivenza più o meno lunga e non mancanofuturi sposi con figli.Ciò chiede di rimodulare costantemente gliitinerari e i linguaggi. Quello che ci sta acuore è che chiunque sia accolto franca-mente e fraternamente e sia messo ingrado di guardare seriamente dentro il pro-prio amore e possa discernere in essonientemeno che il dito di Dio che disegnauna chiamata.L’inizio di ogni nuovo percorso avvienedentro una cena dove i partecipanti al per-corso precedente – in procinto di matrimo-nio – si ritrovano a cena in oratorio eaccolgono con calore e simpatia i nuovi,spesso un po’ rigidini e spaesati. Un buonsapore di comunità (che dalla foto ben tra-spare) sa sgelare anche i più scettici.

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NOTIZIARIO 3aETÀ

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Gruppo parrocchiale Terza EtàProgramma attività mese di febbraio

Se vivi la LIBERA ETA’, il giovedì dalle ore 15.00 alle ore 17.00 circa, ci incontriamo in ora-torio s. Giuseppe, via Galliano 6, per vivere momenti ricreativi, formativi-informativi e cul-turali, con alcune uscite per visitare luoghi significativi del nostro territorio: abbiamo inprogramma nei prossimi mesi l’Abbazia di Casoretto, i nuovi quartieri di Milano, e più inlà, la restaurata Villa Reale di Monza.Per il mese di febbraio abbiamo preparato questo programma:

Giovedì 5: Ore 15 I medici vengono a trovarciGiovedì 12: Ore 15 TombolataGiovedì 19: Ore 15 Festa di CarnevaleGiovedì 26: Ore 15 Scopriamo Milano

Inoltre si ricorda che tutti i mercoledì, alle ore 15, chi vuole può partecipareai lavori a maglia e in stoffa a favore dei nostri missionari.

GIOVEDÍ 12 MARZO 2015

CERTOSA DIGAREGNANO MILANO

UN SORPRENDENTETESORO DI BELLEZZA ALLE PORTEDELLA GRANDE CITTÀ

Iscrizioni fino a esaurimentoposti in sacristia ss Nazaro e Celso €15 (bus-ingresso)

Partenza h. 14.45 da p.za Martiri Rientro h.19 circa

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VITA DELLA COMUNITÀ9

Una bellissima serata quella di lu-nedì 19 gennaio. La nostra par-rocchia ha ospitato, su richiestadella Diocesi, la preghiera per

l’unità dei cristiani, con i fratelli ortodossi ro-meni, che dallo scorso giugno hanno unluogo di ritrovo, di preghiera e di celebra-zione della Divina Liturgia (così chiamano laMessa) nella nostra città, in una grandesala in via Bologna 9. Presieduta insiemedal vicario episcopale don Piero Cresseri edal parroco ortodosso padre Sergiu Arca-leanu, la veglia ha visto la presenza di moltepersone giunte coi loro preti dai decanati diBresso e di Paderno Dugnano che hannoriempito la chiesa.

Nella meditazione sul Vangelo della sama-ritana (Giovanni capitolo 4), a lui affidata,padre Sergiu ci ha detto: “Gesù è assetatoe ha bisogno dell’acqua, ha bisogno del-l’aiuto della samaritana.Tutti abbiamo biso-gno di aiuto!Molti cristiani ritengono di essere gli unici apossedere tutte le risposte e di non averebisogno di nessuno.Se manteniamo questa prospettiva per-diamo molto. Nessuno può raggiungere leprofondità del pozzo del divino isolata-mente. Abbiamo bisogno dell’aiuto dei no-stri fratelli e delle nostre sorelle in Cristo.Soltanto così potremo raggiungere la pro-fondità del mistero di Dio”.

La preghiera coi fratelli ortodossi

La settimana dell’unità dei cristiani nella nostra Comunità Pastorale

dalla redazione

Nessuno può raggiungere le profondità del pozzo del divino isolatamente

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VITA DELLA COMUNITÀ10

Il pellegrinaggio con la Diocesiin Terrasanta

Una coppia di parrocchiani racconta…

di Paola e Andrea

Il pellegrinaggio diocesano a cui abbiamopartecipato pochi giorni dopo il Natale ècominciato proprio a Betlemme. Per tuttiil primo gesto compiuto è stato la di-

scesa nella grotta della Natività per sostarein preghiera laddove Gesù è nato. «Tuttisiamo passati dal luogo che la grande tra-dizione dice essere il punto in cui Maria eGiuseppe hanno posto Gesù appena nato»ha ricordato il cardinale Scola. «Qui il Verbosi è fatto carne: questo leggiamo nellagrotta. Qui: questo termine è segno digrande concretezza. Dobbiamo recuperarealla nostra autentica fede, in questo pelle-grinaggio, la natura di avvenimento del cri-stianesimo». È stato un viaggio all’origine della nostrafede, un cammino guidato il cui senso piùprofondo lo ha richiamato il Cardinale du-rante l’omelia a Betlemme: «Noi siamo quiper calcare i luoghi che Lui ha calcato, lad-dove Dio si è fatto unocome noi per essere lavia, la verità e la vita. Vo-gliamo portare a casa daquesta esperienza unafede rinnovata dalla con-sapevolezza che Dio è vi-cino, come a noi sonovicini il marito, la moglie, ifigli».Abbiamo quindi prose-guito il nostro camminocon il desiderio di rinno-vare la nostra fede in Cri-sto Gesù presente oggi.Un cammino senza soste,un susseguirsi di incontri

e di esperienze profonde. Il terzo giorno del nostro pellegrinaggio èiniziato in modo veramente suggestivo: Ge-rusalemme era ancora avvolta nella nottequando assieme agli altri pellegrini ambro-siani abbiamo raggiunto la Basilica delSanto Sepolcro. «Come Maria di Magdala,al buio, è il nostro andare stamane – spiegail Cardinale Scola –. È l’andare nel buio mo-tivato per l’amore per Gesù, il bell’amorecapace di giungere obiettivamente al benedell’altro come altro, costi quel che costi». Alle 6.30, durante la Santa Messa l’atten-zione è grande, la preghiera intensa. L’Ar-civescovo di Milano ci dice: «Siamo nelluogo decisivo della storia. Al Venerdì santoarrivano tutti a riconoscere un giusto inquell’innocente impalato in modo ignomi-nioso sulla croce. A noi è stato dato il donodella fede per vivere il momento decisivoche egli ha qui compiuto: il passaggio da

Betlemme:Natività

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questo sepolcro alla vita definitiva, alla ri-surrezione». Che commozione quando più tardi, all’in-terno del Santo Sepolcro, su un drappo,leggiamo: “Cristo non è qui”. È risorto, ilfondamento della nostra fede. Proseguendo la sua omelia, il CardinaleScola mostra il compimento che attendeciascuno: «La croce è da vivere come con-dizione, non come mèta, perché la mèta èla vita piena in Dio, dove Gesù risorto consua madre Maria già si trovano con il lorovero corpo e ci aspettano», ma con la pro-vocazione a un cambiamento personale,perché la fede riguarda e coinvolge il pre-sente. E il Cardinale Scola cita come provaSan Paolo: «Se siete risorti con Cristo,scrive l’apostolo. Se siete, non se sarete.Perché la prospettiva – se non la rifiute-remo – è di essere nel nostro vero corpocon Lui e con sua Madre. In Lui è la nostravita. Noi ora abbiamo già una vita trasfor-mata e il primo anticipo della risurrezione èl’Eucarestia che stiamo celebrando qui congrande privilegio. E al sepolcro di Cristo,dopo la sua risurrezione, è ini-ziata una straordinaria vi-cenda che non può restarerinchiusa in quella grotta. Dalsepolcro lasciato vuoto dal Ri-sorto inizia una vicenda inin-terrotta di testimonianza cheraggiunge ciascuno ancoraoggi».È stato un viaggio in una terraviva, da calpestare e da in-contrare. Grazie alle nostreguide sono stati molti gli in-contri significativi, a partire dalcustode di Terrasanta padrePizzaballa, che ci ha richia-mati a quanto sia importantela presenza di noi pellegrinicristiani in Terrasanta: «Innan-zitutto perché portate lavoro:

molte famiglie cristiane vivono di questo, eil lavoro dona dignità. Inoltre, quando perle vie di Betlemme ci sono molti pellegrini,la presenza dei cristiani è concreta, viva, eagli occhi di tutti gli altri noi acquistiamomaggiore rilevanza e considerazione nellavita sociale e religiosa».Un altro incontro, profondo e toccante, èstato senza dubbio quello con il Patriarcalatino di Gerusalemme, Sua BeatitudineFouad Twal, che ci ha aiutato a immedesi-marci nella vita di Gesù e della Chiesa inquesto luogo sorgivo della nostra fede.Nell’affrontare il doloroso tema della guerrae dei conflitti con l’Islam ci dice: «Noi cre-diamo nell’educazione [118 scuole sonocattoliche, e sono riconosciute essere lemigliori], crediamo che se i ragazzi musul-mani, cristiani e israeliani studiano, giocanoe mangiano insieme, si realizza il miglioredialogo possibile per preparare una nuovasocietà. Un dialogo che, iniziando nei fatti,in una età molto giovane, vale molto più ditante altre esperienze» e aggiunge: «Ab-biamo difficoltà economiche, i cristiani fug-

Il card. Scola con il custode di Terrasanta,padre Pizzaballa

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gono, siamo divisi tra noi. Vero, siamo laChiesa del calvario, ma proprio questoluogo ci ricorda che la tomba è vuota per-ché Cristo è risorto. Noi siamo la Chiesadella risurrezione e della speranza, dob-biamo ricordarcelo proprio ora che viviamola prova della croce. A livello umano ab-biamo molta paura, ma per la nostra fedenon abbiamo diritto di essere stanchi e diavere paura». Le parole del Patriarca hanno implicita-mente dato una risposta ai dubbi e ai timoriche avevamo prima di partire, conoscendodi queste terre unicamente quanto daimedia si può apprendere in Italia. Ma, du-rante tutto il pellegrinaggio, mai vi sonostati motivi per temere. Sinteticamente conclude l’incontro il Car-dinale Scola: «Questa è una Chiesa chenon perde la speranza, perché sa che il Si-gnore viene e perché si sente parte dellaChiesa grande. Sua Beatitudine ci ha lan-ciato una sfida: Gerusalemme è la nostraChiesa. Ci insegna a non essere chiusi innoi stessi, autoreferenziali, ma ad assu-mere dentro le nostre parrocchie e movi-menti il respirodella Chiesa dio-cesana e univer-sale». Anche Violet,donna settantenneincontrata a Naza-reth, a cui è statapiù volte fattaesplodere la suafarmacia per il solofatto di essere cri-stiana, araba e pa-lestinese, ci hadetto: «Dopo l’ul-tima guerra a Gazasi è accentuatol’odio di uno con-tro l’altro, adesso

capisco bene cosa voleva dire Gesùquando diceva: ama il tuo nemico. Anchese siamo così pochi, noi cristiani siamochiamati alla speranza nonostante tutti isegni di morte. Io sono cristiana nel cuore,nel pensiero e nell’atto. Qui è la ChiesaMadre, quando mi sveglio al mattino nonposso non pensare che questo è lo stessocielo sotto cui è stato Gesù, che gli uccelliche cantano sono gli stessi». Il nostro pellegrinaggio si è concluso a Ce-sarea Marittima, il porto da cui San Paolo,prigioniero, partì alla volta di Roma. È statauna scelta ben precisa, ci è stato detto cheabbiamo un compito: testimoniare a tuttinella vita di ogni giorno le radici della no-stra fede. Il cristianesimo è un fatto cheriaccade oggi come allora. Per noi il viaggioin Terrasanta è stato un nuovo inizio, nullaè più come prima, ora ascoltare il Vangeloè diverso. Ci ha colpito come anche con inostri compagni di viaggio, sconosciuti finoal giorno prima, sia nata un’amicizia ina-spettata e profonda. Non possiamo cheaugurare a tutti di vivere un’esperienzacosì, e a noi di ritornare in quei luoghi.

Resti del porto di Cesarea Marittimadal quale partì S.Paolo alla volta di Roma

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13NON SOLO SPORT

Allenatori nella Comunità educante

Gli appuntamenti formativi delle nostre 3 società sportive

Lo scorso 7 giugno, Papa Francescoribadiva alle società sportive di base,presenti in piazza San Pietro, che losport è realmente una strada edu-

cativa e che “è bello quando in parrocchiac’è il gruppo sportivo, e se non c’è mancaqualcosa. Ma questo gruppo sportivo de-v’essere impostato bene, in modo coe-rente con la comunità cristiana”. Anche perquesto i tre gruppi sportivi che operano al-l’interno dei nostri oratori (PCG, San Carloe Bresso 4) hanno deciso un percorso co-mune per approfondirecome meglio essere adisposizione della Co-munità. Abbiamo ini-ziato alla scorsa Sagradella Madonna del Pila-strello con la presenta-zione dello “sport inoratorio” e dei suoi ca-pisaldi: il valore delgioco, l’autenticità degliincontri umani e l’impe-gno per una crescita integrale delle per-sone. Un secondo step: sullo spunto dal docu-mento della Commissione DiocesanaSport e FOM “Il tesoro del campo - Sport,educazione, comunità”, sono stati propo-sti tre momenti di approfondimento, rivoltiprincipalmente ad allenatori e dirigenti dellesquadre giovanili (che vedono quasi 800atleti/e tesserati complessivamente dalletre società, sul totale dei quasi 1.200 pre-senti). Al centro gli allenatori, dunque,agenti educativi strategici: innanzitutto per-ché trascorrono molto tempo con i ragazzie, parafrasando il Card. Scola, “sono la fi-gura più spontaneamente accettata, ac-

colta, ricercata dai preadolescenti”. Inoltreperché oggi ci muoviamo nell’ottica dellosviluppo delle Comunità educanti, chechiedono l’apporto di ogni adulto che ha ache fare coi ragazzi per un cammino orga-nico e unitario. Il primo incontro, tenuto da don Alessio Al-bertini, segretario CDS e assistente nazio-nale CSI, ha sottolineato come le realtàsportive sono protagoniste all’interno dellefuture Comunità educanti; il secondo, conla presenza di Alessandro Raimondi, presi-

dente del gruppo spor-tivo ASO di Cernusco,ha dato l’opportunità diconfrontarsi con unaesperienza già avviatadi Comunità pastoralee Comunità educante.Il terzo momento, ri-volto soprattutto aglieducatori dei preadole-scenti, è stato, infine,l’incontro di Natale con

il nostro Arcivescovo, che ha sottolineato ilsenso e l’importanza dello sport all’internodelle Comunità educanti, ribadendo l’indi-spensabilità degli allenatori per “allenare iragazzi alla vita”. L’invito del Card. Scola è quello, quindi,senza lasciare ciò che essi già fanno, di di-ventare parte di quella Comunità educanteche dà unità alla vita frammentata dei nostriragazzi. L’avvio delle Comunità educantisarà anche per la nostra Comunità unasfida affinché le persone che hanno a chefare con i ragazzi, come dice l’Arcivescovo,“creino tra loro un rapporto di comunità infunzione dell’esperienza educativa, anchesolo incontrandosi a raccontarla”.

di Antonio Zambelli

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APPROFONDIAMO14

DAL VOLO PAPALE – «Vede, non sipuò…Lei è francese? Andiamo aParigi, parliamo chiaro». Sul voloUL111 che decolla nella notte ita-

liana dallo Sri Lanka a Manila, Francescoraggiunge in fondo all’aereo i giornalisti chelo seguono da tutto il mondo e rispondecome di consueto a tutte le domande, acominciare dalla più urgente: è chiaro chesi stia parlando della strage nella redazionedi Charlie Hebdo e il Papa gioca a cartescoperte, «andiamo a Parigi…».Santità, ieri mattina durante la messa haparlato della libertà religiosa come dirittoumano fondamentale. Ma, nel rispetto dellediverse religioni, fino a che punto si può an-

dare nella libertà di espressione, che èanche quella un diritto umano fondamen-tale?«Grazie della domanda, intelligente. Credoche tutti e due siano diritti umani fonda-mentali, la libertà religiosa e la libertà diespressione. Non si può nascondere unaverità: ognuno ha il diritto di praticare lapropria religione senza offendere, libera-mente, e così dobbiamo fare tutti. Non sipuò offendere o fare la guerra o uccidere innome della propria religione, cioè in nomedi Dio. A noi quello che succede adesso cistupisce, no?, ma pensiamo alla nostrastoria: quante guerre di religione abbiamoavuto! Lei pensi alla notte di San Bartolo-

«In nome di Dio non si uccide.Non si insulta la fede degli altri»

Papa Francesco, in volo verso le Filippine, parla degli attacchi di Parigi

di Gian Guido Vecchi

E sulle minacce dei terroristi al Vaticano: «Il miglior modo di rispondere è sempre la mitezza»

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APPROFONDIAMO15

meo. Anche noi siamo stati peccatori suquesto. Ma non si può uccidere in nome diDio. È una aberrazione. Con libertà, senzaoffendere, ma senza imporre, senza ucci-dere… Parlava della libertà di espressione.Ognuno non solo ha la libertà, ha il diritto eanche l’obbligo di dire quello che pensaper aiutare il bene comune. L’obbligo! Seun deputato, un senatore non dice quellache pensa sia la vera strada, non collaboraal bene comune. Abbiamo l’obbligo di par-lare apertamente. Avere questa libertà, masenza offendere. E vero che non si può rea-gire violentemente, ma se il dottor Ga-sbarri(responsabile dei viaggi del papa,ndr), che è un amico, dice una parolacciacontro la mia mamma, lo aspetta unpugno! Ma è normale! Non si può provo-care. Non si può insultare la fede degli altri.Non si può prendere in giro la fede. PapaBenedetto, in un discorso, ha parlato diquesta mentalità post-positivista, della me-tafisica post-positivista, che portava allafine a credere che le religioni o le espres-sioni religiose siano una sorta di sottocul-tura: tollerate ma poca cosa, non sononella cultura illuminata. E questa è una ere-dità dell’illuminismo. Tanta gente che sparladi altre religioni o delle religioni, che prendein giro, diciamo “giocattolizza” la religionedegli altri, questi provocano. E può acca-dere quello che accadrebbe al dottor Ga-sbarri se dicesse qualcosa contro la miamamma! C’è un limite. Ogni religione hadignità, ogni religione che rispetta la vita ela persona umana, e io non posso pren-derla in giro. Questo è un limite. Ho presoquesto esempio per dire che nella libertàdi espressione ci sono limiti. Come quellodella mia mamma».Santità, c’è molta preoccupazione nelmondo per la sua incolumità. Secondo iservizi americani e israeliani il Vaticano sa-rebbe nel mirino dei terroristi islamici, suisiti fondamentalisti è comparsa bandiera

dell’Islam che sventola su San Pietro, siteme anche per la sua sicurezza nei viaggiall’estero. Lei non vuole rinunciare al con-tatto diretto con la gente. Ma a questopunto crede che sia necessario modificarequalcosa nei suoi comportamenti e nei suoiprogrammi? C’è anche timore per l’incolu-mità dei fedeli che partecipano alla cele-brazioni, in caso di attentati. È preoccupatoper questo? E più in generale, secondo lei,qual è il miglior modo di rispondere a que-ste minacce degli integralisti islamici? «Il miglior modo di rispondere è sempre lamitezza. Essere mite, umile, come il pane,senza fare aggressioni. Io sono qui, ma c’ègente che non capisce questo. A me pre-occupano i fedeli, questo mi preoccupa.Ho parlato con la sicurezza vaticana, con ildottor Giani che è incaricato di questo (Do-menico Giani, comandante della Gendar-meria vaticana, ndr) e mi aggiorna suquesto problema. Questo mi preoccupa.Ho paura? Lei sa che io ho un difetto, unabella dose di incoscienza. A volte mi sonoposto una domanda, ma se a me acca-desse qualcosa?, e ho detto al Signore:chiedo una grazia, che non mi faccia male,perché non sono coraggioso davanti al do-lore. Sono molto timoroso. Ma so che siprendono cura, le misure di sicurezza sonodiscrete ma sicure».http://www.corriere.it/esteri/15_gen-naio_15/intervista-papa-bergoglio

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APPROFONDIAMO16

«Temo che sarà il nostro 11settembre. Purtroppo credoche a livello europeo avrà unimpatto simile. La percezione

dell’Islam, in parte con l’Isis e in parte conil nuovo romanzo di Michel Houellebecq“Sottomissione”, è monopolizzata dalle aliestreme e rischia di tirar fuori il peggio».Paolo Branca, islamista dell’Università cat-tolica e responsabile dei rapporti conl’Islam per la Diocesi di Milano, riflette sullastrage a Parigi nella sede del settimanalesatirico Charlie Hebdo.Professor Branca, un fatto gravissimo…«Mi spiace essere così drastico, ma è undramma enorme. Simbolicamente è statoveramente devastante, contro la redazioneintera di un giornale che esprime molto lospirito francese, particolarmente parigino,senza nessuna giustificazione, perché la vi-gnetta era appena stata pubblicata e ri-guardava il califfo, nulla di sacro dal puntodi vista religioso».Alcune vignette in passato erano molto pe-santi contro l’Islam…«Sì, criticabili anche. Però qui si è passatoun limite, una linea rossa che temo favoriràmolto tutto quello che di populista e disciovinista sta venendo fuori in Europa,compresa la Francia».Infatti è di questi giorni la notizia di manife-stazioni anti-islamiche in Germania, di unfermento pericoloso in Europa che indivi-dua nell’Islam l’obiettivo da attaccare...«Si rischia di far passare un messaggio de-

vastante, che è nichilista: sono le religioniche dovrebbero essere eliminate per unmondo più pacifico. Mentre è vero esatta-mente il contrario: le religioni hanno per-duto o rischiano di perdere quella funzioneanche etica e spirituale che hanno avutoper secoli e quindi sono facilmente o stru-mentalizzabili o banalizzabili fino a questiestremi».Le comunità islamiche francesi hanno su-bito condannato pesantemente questo at-tentato, mettendo le mani avanti contro irischi di alimentare l’odio e invitando aprendere le distanze dalla strumentalizza-zione religiosa fatta anche da questi terro-risti...«È giusto, ma purtroppo non è sufficiente.Ci sono molti nodi che stanno emergendoe che non vengono risolti, come il giustorapporto tra religione e politica nel mondoarabo-islamico e che stanno facendo unnumero spaventoso di vittime innocenti.Non c’è una risposta chiara, per cui la con-danna va bene, ma bisogna assumersianche la responsabilità nel dipanare alcuneambiguità evidenti dalle quali non si riescea uscire da un paio di secoli. Come stu-dioso del mondo arabo-islamico posso direche stanno venendo al pettine molti nodiche non sono mai stati sciolti».La recente visita del Papa alla Moschea inTurchia e altre occasioni di dialogo rappre-sentano la strada giusta?«Certamente. Questo è l’aspetto principalee sul quale non dovrebbe esserci nessun

«Parigi è il nostro 11 settembre»

Dopo i fatti nella capitale francese (e non solo)

di Pino Nardi

Paolo Branca, islamista dell’Università cattolica e responsabiledei rapporti con l’Islam per la Diocesi di Milano, riflette sullastrage nella sede del settimanale satirico Charlie Hebdo.«L’unica strada possibile è il dialogo»

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APPROFONDIAMO17

dubbio: i musulmani e tutte le persone cheseguono qualsiasi religione meritano il no-stro rispetto, ascolto e solidarietà. Noncome ha detto anche Magdi Allam che nonbisogna concedere pari dignità all’Islam.Siamo arrivati a livelli che non credevo pos-sibili, altro che politicamente corretto! Peròa questo rispetto di fondo deve corrispon-dere un’assunzione di responsabilità daparte di tutti, perché in nome delle religioninon possano più avvenire fatti di questogenere, che sia veramente un tabù poterlifare in nome della religione. Tutto questo èancora da recuperare. Dobbiamo farlo cer-tamente insieme, però è un sintomo dellacrisi profondissima di tutti, non solo deimusulmani. Ma in particolare del mondoislamico, dove non c’è una distinzione tra idue livelli che porta a forme di confusioneche hanno poi conseguenze di questo ge-nere a danno soprattutto dei musulmanistessi. Quelli che muoiono tutti i giorni inSiria, in Iraq, in Libia, in Yemen, certo sonoanche i cristiani, ma il maggior numero divittime sono musulmani».Uno scontro violentissimo nell’Islam…«È una specie di guerra civile all’interno del-l’Islam che però non trova giustificazione innessun precedente storico. È stupefacentel’ignoranza di quello che è stato il califfatoper secoli. Qualcuno può agitare questomito e mobilitare una minoranza di pazzi,ma senza nessuna contestualizzazione. Ècome se io invocassi il ritorno di CarloMagno. Qui farei ridere, altrove la cosa nonè abbastanza evidente, purtroppo».Cosa si può fare nella realtà ambrosiana?«Credo che si debba fare molto con i mu-

sulmani della strada, i vicini di casa. Sono100 mila nell’area milanese, in maggio-ranza non fanno parte di gruppi organizzati,di sigle, di etichette, e a volte vengonoanche nei nostri oratori, frequentano le no-stre scuole, ormai hanno la seconda eterza generazione con i quali si è investitoun po’ poco. Ci sono stati molti incontri alvertice di pseudo-rappresentanti che si le-gittimano a vicenda. Mi pare che i tempisiano maturi per una svolta che faccia ma-turare il dialogo vero, che è quello tra lepersone della vita quotidiana. Tutto il restoha la sua importanza, ma incide molto re-lativamente».Questo è l’antidoto per evitare il proliferaredell’estremismo…«È l’unica ricetta, perché la realtà, per chila conosce, ha già superato tanti steccati.Conoscendo moltissimi musulmani nel-l’area milanese potrei raccontare decine dicasi in cui non c’è alcun problema di nes-sun genere nella convivenza pacifica e fe-conda. Ma non fanno notizia le buonenotizie, come si sa, e poi, soprattutto,come tutte le cose, richiedono un investi-mento. Se investissimo in queste cose po-sitive quanto investiamo in armi o inpropaganda, che ci schiera gli uni controgli altri, probabilmente emergerebbe unarealtà più equilibrata e ragionevole. Hopaura che la rappresentazione della realtàstia nascondendo la realtà, distorcendola.Questo vale un po’ per tutto, al di là del-l’Islam: per la vita quotidiana anche del sin-golo cittadino italiano, che nei media vededeformata la realtà nei suoi aspetti fra l’al-tro meno nobili e talvolta più effimeri».

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OLTRE IL CAMPANILE18

“Guardare oltre il campanile?E perché mai? Ma per pia-cere! C’è tanto di quel ‘dafare’ qui, che pensare ad

altre situazioni e altri problemi è propriotempo perso. Siamo qui e dobbiamo oc-cuparci dei problemi di qui”.Questa idea era molto diffusa fino a qual-che tempo fa e l’attenzione a quanto ac-cade lontano, “oltre il campanile”, erarelegata a qualche sparuto gruppo missio-nario, che si limitava a mandare aiuti eco-nomici a un padre o a una suora natiqualche decennio prima nel ter-ritorio della parrocchia. Ormai itempi sono cambiati, la gente sisposta più facilmente e anche imezzi di grande comunicazioneparlano – bene o male – di unmondo che non è fatto solo diguerre o miserie, ma anche deimeccanismi socio-politici chesono alla base di queste trage-die. La presenza poi nel nostroPaese di molte persone cheprovengono da Nazioni op-presse da guerre e fame ci in-terpella sicuramente e ci facapire come sia ormai ora vera-mente di “fare un po’ nostro” il dolore ditanti fratelli. In sostanza, credo che sia dovere di ognicristiano occuparsi, certamente, dei mis-sionari che spendono la loro vita per l’evan-gelizzazione, ma anche dei poveri, degli“ultimi”, che sono poi le persone che sap-piamo più vicine al cuore di Dio. In altre pa-role, quelle terre non sono solamenteterreno di diffusione del cristianesimo, maanche luoghi da eleggere come destinatari

di qualche nostra attenzione in più.La Repubblica Dominicana e Haiti sonodue Paesi in cui DONA UN SORRISOopera da diversi anni. Motivi storici hannovoluto che un’unica isola contenga questidue Stati, molto popolosi e molto diversi fraloro. La mia ultima visita in quei Paesi nonha fatto che confermare la situazione disempre: grandissime disuguaglianze so-ciali, molto razzismo, molta violenza. Raz-zismo? Certo, perché Haiti è popolata inmassima parte da discendenti di schiavi,quindi da popolazione nera. La Repubblica

Dominicana, che ha avuto una storia assaisimile, ha invece una popolazione preva-lentemente mulatta, cioè di origine spa-gnola mischiata con gli schiavi africani.Forti le differenze etniche e culturali. Forte il radicamento culturale haitiano neiriti voodu, di origine africana, una vera epropria religione di tipo sincretico (animi-smo africano con elementi tratti dal cristia-nesimo), che comunque costituisce unelemento unificante del Paese. E l’ele-

Speranza e disperazione

Un viaggio ad Haiti e nella Repubblica Dominicana

di Roberto Calmi

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OLTRE IL CAMPANILE19

mento unificante per i dominicani qual è?È l’essere anti haitiani, né più né meno: èl’odio per l’haitiano. E qui siamo arrivati acapire il cuore della tragedia. Nessuno sabene quanti siano i cittadini dominicani diorigine haitiana, quindi neri. Forse mezzomilione, forse un milione. Molti, soprattuttoi bambini, sono senza documenti. Vivonoin gran parte relegati nelle piantagioni dicanna da zucchero, ormai abbandonatequasi tutte, dove erano stati a suo tempodeportati come mano d’opera a buon mer-cato, e sono là ormai da due o tre genera-zioni, trascinando una vita di merasussistenza. Qualcuno va nelle città a farei lavori più degradanti, pericolosi e mal pa-gati. Salvo qualche eccezione, la Chiesa lo-cale non si occupa di questi problemi emostra propensioni verso le fasce più ab-bienti.La pubblicistica ci parla di Santo Domingo(così viene chiamata comunemente, iden-tificandola con il nome della capitale) comedi una specie di paradiso della natura:spiagge bellissime, barriera corallina epalme ripiegate verso il mare. Questo è unmondo negato alla gente del posto. Sonotutti villaggi turistici, cioè alberghi riservatiai ricchi, quasi tutti stranieri, ed è tutto unmondo artificiale, praticamente senza con-tatti con il resto dell’isola. Alla genterimane solo qualche posto di lavoro,ovviamente mal pagato. Calcolanoche nell’isola lavorino circa 25.000minorenni dediti alla prostituzione. Tutto negativo, tutto senza spe-ranza?Certamente quell’isola è un luogodove la speranza è un esercizio dif-ficile. Difficile, ma non impossibile.Ogni cristiano deve essere intriso disperanza. Sarà il Signore che poi si-stemerà tutto, lo sappiamo. D’altraparte non dobbiamo addormentarcisu questo pensiero. Il poco, o po-

chissimo, che possiamo fare è né più némeno che il nostro minimo dovere, di cuisaremo chiamati a rendere conto. Alcuni,per circostanze della vita, sono chiamati afare molto, mentre altri meno, questo ècerto. Ma tutti dobbiamo sentire nella no-stra vita il dolore dei nostri fratelli schiacciatidalla fame e dal degrado, e chiederci sefacciamo davvero qualche cosa per mo-strar loro la nostra vicinanza. Si fa presto a dire “fame”.Per i poveri di quella zona, soprattuttobambini, la fame è un problema serio.La foto rappresenta una mensa scolasticagestita da un organismo locale e finanziatada DONA UN SORRISO con i proventi del-l’iniziativa natalizia dei “regali alternativi”.Non sarà molto, ma ha un pregio: è unacosa concreta, e per quei bimbi trovarsiogni giorno davanti a quel piatto di cibo èuna vera festa.Sperare?In certi contesti la speranza è un eserciziopiuttosto difficile.Con i loro sorrisi, questi bambini ci inse-gnano che però è possibile. Nonostante leloro condizioni, impensabili anche per i piùpoveri di casa nostra, hanno voglia di“guardare oltre” gli steccati e pensare allaloro vita e al loro futuro.

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RECENSIONI20

India, oggi. A Mumbai un modesto impie-gato vede arrivare sul proprio tavolo unpasto che gusta con particolare piacere.

Ma quel pranzo (Lunchbox, che dà il titoloal film) era destinato a un’altra persona...Un equivocoche si pro-trae a lungo,fra messaggiepistolari ecolpi discena chep o t r a n n operfino cam-biare la vitadei protago-nisti.Lo spuntonarrativo diquesto cu-rioso film indiano – premiato dal pubblicoal Festival di Cannes del 2013 – parte dallarealtà: ogni giorno, infatti, a Mumbai unesercito di trasportatori consegna oltre200mila pasti caldi dalle case alle scrivaniedegli uffici, continuando una tradizione natanell’Ottocento. Da qui l’esordiente registaRitesh Batra costruisce una bella vicenda,realizzando una commedia di grande sen-sibilità, intelligente ed emozionante, consquarci poetici e sentimentali. Una propo-sta insolita che apre uno squarcio acutosulla immensa realtà dell’India contempo-ranea e che ci introduce in qualche modoal tema del cibo di Expo 2015.

Cinema San GiuseppeCineforum

giovedì 12 febbraio ore 21

L’Expo è alle porte e anche la Chiesa vipartecipa col proprio specifico: la ca-rità. Questa virtù, nel mondo, è molto

fantasiosa e il libro di cui trattiamo raccoglieoltre una ventina di progetti – attivi in altret-tanti Stati – in cui la Caritas Italiana è pre-sente e collabora con quelle locali permigliorare le condizioni di vita delle popo-lazioni e fronteggiare la carenza di cibo,con l’obiettivo di lasciare in eredità compe-tenze, strumenti e metodi a chi è del luogo.Un certo rilievo è dato poi anche ad alcune

iniziative di so-lidarietà pre-senti sulterritorio ita-liano in conte-sti urbani. L’Expo 2015,che ha comeslogan “Nutrireil Pianeta,Energia per laVita”, è l’occa-sione per co-n o s c e r e ,

promuovere e anche emulare questi pro-getti: del bene nel mondo c’è già.Pur proponendosi di dare al testo un ap-proccio descrittivo e concreto, gli autorinon mancano di introdurre la riflessione inun’ottica di fede (un capitolo commenta unpasso biblico, un altro indaga la tradizionemonastica). La prefazione è scritta daMons. Luigi Travaglino, Nunzio apostolicopresso la Fao.Massimo Pavanello - Veronica BragaLe quaglie e il pane del cielo. L’energia che nutre la carità del pianetaEdizioni San Paolo, € 14,50

L’Expo sempre più vicino

Le quagliee il pane del cielo

Kirikù, con degustazione di un piatto ti-pico indiano con riso basmati e tè!

«Lunchbox», dall’India con amore

di Luca Frigeriodi don Massimo Pavanello

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CINETEATRO SAN GIUSEPPE21

**CINEFORUM A PROPOSITO DI DAVISGiovedì 5 ore 21.00

*FILM THE IMITATION GAMESabato 7 ore 21.00Domenica 8 ore 15.00 - 17.30Lunedì 9 ore 21.00

**CINEFORUM LUNCHBOXGiovedì 12 ore 21.00

*FILM EXODUS: Dei e REVenerdì 13 Sabato 14 ore 21.00Domenica 15 ore 15.00 - 17.30

**CINEFORUM BLUE JASMINEGiovedì 19 ore 21.00

*FILM LA TEORIA DEL TUTTOVenerdì 20 Sabato 21 ore 21.00Domenica 22 ore 15.00 - 17.30

**CINEFORUM LA MAFIA UCCIDE SOLO D’ESTATEGiovedì 26 ore 21.00

*FILM NOTTE AL MUSEO Il segreto del FaraoneVenerdì 27 Sabato 28 ore 21.00Domenica 1° marzo ore 15.00 - 17.30

Il programma potrebbe subire variazioni non dipendenti dalla nostra volontà

Cinema Teatro San GiuseppeVia Isimbardi, 30 - Bresso - Tel. 02/66 50 24 94

Programma di febbraio

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22CALENDARIO LITURGICO

FEBBRAIO 2015

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FARMACIE DI TURNO23

FEBBRAIO 2015 (Bresso - Cormano - Cusano)a cura dell’Azienda Farmaceutica Cormano

GUARDIA FARMACEUTICA DALLE ORE 19.30 ALLE ORE 8.30DEL GIORNO SUCCESSIVO

123456789101112131415161718192021222324252627281234567891011121314151617

DomenicaLunedìMartedìMercoledìGiovedìVenerdìSabatoDomenicaLunedìMartedìMercoledìGiovedìVenerdìSabatoDomenicaLunedìMartedìMercoledìGiovedìVenerdìSabatoDomenicaLunedìMartedìMercoledìGiovedìVenerdìSabatoDomenicaLunedìMartedìMercoledìGiovedìVenerdìSabatoDomenicaLunedìMartedìMercoledìGiovedìVenerdìSabatoDomenicaLunedìMartedì

COMUNALE N. 5 - Bresso Via Vittorio Veneto, 26DEL CORSO - Cusano M. P.za Trento e Trieste, 4FORNASÈ - Cormano P.za Bernini, 1/ARIVOLTA - Cormano Via Caduti della Libertà, 10COMUNALE N. 2 - Bresso Via Ambrogio Strada, 56PALTRINIERI - Cusano M. Via Cooperazione, 20SCOTTI - Bresso Via A. Manzoni, 14COMUNALE - Cormano Via A. Gramsci, 44BAIO - Bresso Via Vittorio Veneto, 5/DCOMUNALE N. 3 - Bresso Via Piave, 23COMUNALE - Cusano M. Via Ticino, 5MODERNA - Bresso Via Vittorio Veneto, 51TESTI - Ospitaletto di Cormano Via XXIV Maggio, 21COMUNALE N. 5 - Bresso Via Vittorio Veneto, 26MORETTI - Cusano M. V.le Matteotti, 2COMUNALE N. 5 - Bresso Via Vittorio Veneto, 26BRUSUGLIO - Cormano Via V. Veneto, 27GIUGLIANO - Cusano M. Via C. Sormani, 89COMUNALE N. 1 - Bresso Via Roma, 87DEL CORSO - Cusano M. P.za Trento e Trieste, 4FORNASÈ - Cormano P.za Bernini, 1/ARIVOLTA - Cormano Via Caduti della Libertà, 10COMUNALE N. 2 - Bresso Via Ambrogio Strada, 56PALTRINIERI - Cusano M. Via Cooperazione, 20SCOTTI - Bresso Via A. Manzoni, 14COMUNALE - Cormano Via A. Gramsci, 44BAIO - Bresso Via Vittorio Veneto, 5/DCOMUNALE N. 5 - Bresso Via Vittorio Veneto, 26COMUNALE - Cusano M. Via Ticino, 5MODERNA - Bresso Via Vittorio Veneto, 51TESTI - Ospitaletto di Cormano Via XXIV Maggio, 21COMUNALE N. 4 - Bresso Via Papa Giovanni XXIII, 43MORETTI - Cusano M. V.le Matteotti, 2COMUNALE N. 5 - Bresso Via Vittorio Veneto, 26BRUSUGLIO - Cormano Via V. Veneto, 27GIUGLIANO - Cusano M. Via C. Sormani, 89COMUNALE N. 1 - Bresso Via Roma, 87DEL CORSO - Cusano M. P.za Trento e Trieste, 4FORNASÈ - Cormano P.za Bernini, 1/ARIVOLTA - Cormano Via Caduti della Libertà, 10COMUNALE N. 5 - Bresso Via Vittorio Veneto, 26PALTRINIERI - Cusano M. Via Cooperazione, 20SCOTTI - Bresso Via A. Manzoni, 14COMUNALE - Cormano Via A. Gramsci, 44BAIO - Bresso Via Vittorio Veneto, 5/D

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Orario Confessioni Parrocchia SS. Nazaro e Celsoferiali: ore 8.45 - 9.30sabato: ore 16-19

Indirizzovia Roma, 12 - 20091 Bresso

www.madonnadelpilastrello.it.e-mail: [email protected]

24I NUMERI DELLA COMUNITÀ

Direttore: Don Angelo Zorloni Redazione: Ambrogio Giussani - Luca BaraggiaWalter Baraggia - Flavio Campetti - Valentina VillaDario Landreani - Francesco Boso

Foto: Autori vari Copertina: Realizzazione grafica a cura di Luca Baraggia

Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 405 del 18-11-1978Grafiche Baraggia s.r.l. - Via Ornato, 14 - MILANO - Tel. 02.6425737 - Fax 02. 66104118 - e-mail: [email protected]

Direttore: ANGELO ZORLONI

Orari delle SS. Messe in Bresso

Numeri utili

SS. NAZARO E CELSO - feriali: ore 7 (escluso il sabato) - 9 - 17.30sabato e vigiliari: ore 18.30festivi: ore 7.30 - 9 - 10.15 - 11.30 - 18

Santuario della Madonna del Pilastrello - feriali: ore 17sabato e vigiliari: ore 17.30festivi: ore 10

SAN CARLO - feriali: ore 8 - 18.30sabato e vigiliari: ore 19festivi: ore 8.30 - 10 - 11.30 - 19

MADONNA DELLA MISERICORDIA - feriali: ore 17.30sabato e vigiliari: ore 17.30festivi: ore 10 - 17.30

Chiesa di San Francesco - feriali: ore 9 (escluso il sabato)sabato e vigiliari: ore 18.30festivi: ore 11

Prevosto - don Angelo ZorloniOrari segreteria parrocchiale: dal lun. al ven. 17.30 - 19Don Gianfranco RadiceOratorio - don Pierpaolo ZanniniCarabinieri BressoVigili del FuocoCroce RossaAmbulanzaServizio di guardia medicaComunePolizia LocaleOspedale BassiniAcliAssociazione Centro sociale anzianiAVISBiblioteca ComunaleCasa dell’AnzianoCentro della FamigliaCentro di ascolto CaritasCinema-Teatro San GiuseppeParrocchia San CarloParrocchia Madonna della Misericordia

02 610 08 82

02 610 17 7902 610 17 6802 610 89 51

11502 610 73 68

11802 34567

02 614 55102 614 554 00

02 5799.102 66 50 10 72

02 610 72 3602 614 00 95

02 614 55 34902 66 50 30 7002 66 50 34 39

366 489234302 66 50 24 94

02 614 26 6002 610 09 96

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