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Quinta lezione Il sostegno alla genitorialità Stefano Boschi Minicorso per educatori e pedagogisti in cinque lezioni Per una società armonica

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Quinta lezione

Il sostegno alla genitorialità

Stefano Boschi

Minicorso per educatori e pedagogistiin cinque lezioni

Per una società armonica

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In questa quinta ed ultima lezione affronteremo i seguenti temi:

Le tappe del percorso di crescita personale Ristrutturazione della propria visione del mondo

• La visione «dominante»• La visione «previdente»• La visione «esibizionistica»• La visione «compiacente»• La visione «ribelle»• La visione «mansueta»• La visione «giudicante»• La visione «vittimistica»• La visione «da Superman»• La visione «autarchica»• La visione «sacrificale»• La visione «penitente»

Riprendersi la «patata bollente» Training sulla «comunicazione libera dai conflitti» Il genitore come figura ad assetto variabile

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Le tappe del percorso di crescita personale

Il sostegno alla genitorialità si attua attraverso un percorso di crescitapersonale rivolto al genitore, percorso che si articola in quattro tappefondamentali:

Ristrutturazione della propria visione del mondo

Riprendersi la «patata bollente»

Training sulla «comunicazione libera dai conflitti»

Il genitore come figura ad assetto variabile

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Si tratta di ristrutturare il modo in cui il genitore vede le cose, il mondo, sestesso, il proprio figlio, il rapporto con lui, nella consapevolezza che talevisione è strutturata attorno ai valori più importanti del genitore e che talivalori appaiono, di regola, distonici rispetto alla realtà dell’essere umano eai suoi fondamentali bisogni.La nuova visione del mondo, che rappresenta una sorta di visione filosofica,non viene proposta come una nuova verità che dovrebbe sostituire quelladel genitore bensì come uno strumento che intende rivelarsi utile, evitandocosì il conflitto sul piano del vero-falso con la precedente visione.

Ristrutturazione della visione del mondo

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La visione del mondo, fatta essenzialmente di convinzioni e di valori, apparedettata dal modello adattivo con il quale il genitore appare identificato, anzi,da diversi modelli adattivi combinati assieme e che formano unacombinazione unica peculiare ad ogni individuo, come accade per leimpronte digitali che appaiono uniche e irripetibili.

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Passeremo ora in rassegna questi diversi modelli adattivi che rappresentanoveri e propri archetipi e come tali si rivelano comuni a tutte le persone,anche se ognuno sceglie più o meno consapevolmente di svilupparne alcunipiuttosto che altri, il che avviene sulla base delle proprie caratteristichecostituzionali e delle influenze ambientali.

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La visione «dominante»

Motto: «La miglior difesa è l’attacco!»

Convinzioni:

Non ci si può fidare di nessuno.

Gli altri ti vogliono sempre ingannare.

Si può solo comandare od ubbidire.

Valori:

(appetitivi) Controllare e dominare gli altri in modo rigido, sottomettendoli

anche in modo aggressivo.

(avversativi) Perdere il controllo sugli altri, essere sottomesso, controllato,

invaso o danneggiato.

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La visione «previdente»

Motto: «Prevenire è meglio che curare!»

Convinzioni:

Il mondo è pieno di pericoli.

Bisogna tenere sempre la guardia alzata.

Capita sempre il peggio quando meno te lo aspetti.

Valori:

(appetitivi) Garantire la sicurezza attraverso l’anticipazione di problemi o

pericoli e il mantenimento di uno stato di allerta.

(avversativi) Incappare in situazioni difficili, pericoli e malattie.

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La visione «esibizionista»

Motto: «Apparire per essere!»

Convinzioni:

Se gli altri non si accorgono di te non sei nessuno.

Se gli altri parlano bene o male di te non importa,

l’importante è che ne parlino.

La vita è un palcoscenico dove l’importante è apparire.

Valori:

(appetitivi) Essere al centro dell’attenzione in modo esclusivo.

(avversativi) Lasciare che qualcuno ti rubi la scena e attragga l’attenzione

degli altri.

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La visione «compiacente»

Motto: «Sarò come tu mi vuoi!»

Convinzioni:

Bisogna meritare l’apprezzamento degli altri.

L’importante è che gli altri parlino bene di te.

La vita ha significato solo se gli altri ti apprezzano.

Valori:

(appetitivi) Guadagnarsi l’apprezzamento degli altri.

(avversativi) Subire critiche.

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La visione «ribelle»

Motto: «L’unica regola e infrangere le regole!»

Convinzioni:

Bisogna pensare con la propria testa.

Se non ci si oppone alle regole poste dagli altri si

diventa una pecora nel gregge.

Si può essere davvero se stessi solo se ci si contrappone agli altri.

Valori:

(appetitivi) Opporsi agli altri, trasgredire alle regole, tutelare la propria

individualità.

(avversativi) Rispettare le regole senza prima metterle in discussione.

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La visione «mansueta»

Motto: «Vivi e lascia vivere!»

Convinzioni:

Arrabbiarsi o comportarsi in modo aggressivo è

inaccettabile.

Chi si arrabbia o si comporta in modo aggressivo

deve essere condannato.

La rabbia e l’aggressività sono sempre negative.

Valori:

(appetitivi) Assumere un atteggiamento mite e pacifico in ogni occasione.

(avversativi) Comportarsi in modo rabbioso o aggressivo.

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La visione «giudicante»

Motto: «La vendetta è un piatto da consumarsifreddo!»

Convinzioni:

C’è sempre qualcuno che si comporta in modo

ingiusto.

Nessun colpevole dovrebbe passarla.

Si deve agire sempre in modo giusto.

Valori:

(appetitivi) Condannare chi agisce ingiustamente e vendicarsi se ciò accade.

(avversativi) Subire ingiustizie.

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La visione «vittimista»

Motto: «Muoia Sansone con tutti i Filistei!»

Convinzioni:

Il destino è beffardo e malevolo.

C’è sempre qualcosa che non va per il suo verso.

Quando sembra che tutto vada bene è allora che succede

il peggio.

Valori:

(appetitivi) Vendicarsi in modo passivo attraverso la propria sofferenza,

assumere l’atteggiamento di vittima.

(avversativi) Essere consolato e accettare l’aiuto offerto da altri.

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La visione «da Superman»

Motto: «Meglio vivere un giorno da leone checent'anni da pecora!»

Convinzioni:

Bisogna sempre fare le cose al meglio, alla perfezione.

O si è i migliori o non si è nessuno.

Si deve riuscire a fare le cose che gli altri non sanno fare.

Valori:

(appetitivi) Eccellere, fare le cose alla perfezione, compiere imprese

straordinarie.

(avversativi) Esporsi al confronto con chi potrebbe dimostrarsi migliore.

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La visione «autarchica»

Motto: «Meglio soli che male accompagnati!»

Convinzioni:

Non bisogna mischiarmi con la gente comune.

Meglio soli che male accompagnati, chi fa da sé fa

per tre.

La casa di una persona è il suo castello.

Valori:

(appetitivi) Raggiungere una condizione di completa autonomia.

(avversativi) Prendere le distanze dagli altri sul piano emotivo e affettivo.

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La visione «sacrificale»

Motto: «Prima il dovere, poi il piacere!»

Convinzioni:

Gli altri prima di tutto.

Bisogna essere capaci di sacrificarsi per gli altri.

Bisogna saper rinunciare ai propri bisogni in favore

di quelli altrui.

Valori:

(appetitivi) Sacrificarsi per gli altri.

(avversativi) Anteporre i propri bisogni a quello degli altri.

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La visione «penitenziale»

Motto: «Mea culpa, mea culpa mea maxima culpa!»

Convinzioni:

Si è sempre colpevoli di qualcosa.

Bisogna espiare le proprie colpe.

La vita è una valle di lacrime e ognuno porta la propria

croce.

Valori:

(appetitivi) Soffrire per espiare le proprie colpe.

(avversativi) Godersi la vita.

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Riprendersi la «patata bollente»

È comune nell’essere umano la tendenza a perseguire ilpiacere e ad evitare il dolore, il che fa sì che i conflittiirrisolti della nostra infanzia tendano – come affermò Freud– ad essere allontanati dalla coscienza, in altre parole adessere rimossi.Questo dà vita ad una sorta di «parte bambina» che ancoroggi, in età adulta, continua ad essere rifiutata in quantoricettacolo dell’antica sofferenza infantile.Nel momento in cui nasce un bambino la parte bambinadel genitore vede in lui l’occasione d’oro per emergere,anche se indirettamente, passando a lui come si fa con iltestimone di una staffetta: questo fenomeno, chiamato«rifilare la patata bollente», determina il passaggio di unascomoda eredità dal genitore al figlio.

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Se la visione del mondo del genitore risulta facile da individuare, giacchécorrisponde alla combinazione dei modelli di adattamento con i quali questisi identifica e che rappresentano perciò i pilastri sui quali si regge la suapersonalità, il suo bambino interiore rifiutato, che tende ad essere passatoin eredità al figlio, si rivela invece tutto da scoprire.Esso rappresenta la sua parte in ombra, il lato oscuro della sua personalità,che si può individuare sia direttamente sia indirettamente.

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Il modo diretto è identificare quei «difetti» di nostro figlio che proprio nonsopportiamo, quello indiretto avviene proprio sulla base del nostro modelloadattivo dominante, dato che tale modello viene sviluppato per reazione alnostro bambino interiore.Per fare un esempio, se il nostro modello adattivo dominante è quelloprevidente, il lato oscuro della nostra personalità o il nostro bambinointeriore rifiutato sarà verosimilmente rappresentato da quello spaventato(vedi oltre): questo sarà probabilmente ereditato dal figlio come la patatabollente che non siamo riusciti a «sbucciare».

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Passeremo ora in rassegna i 7 fondamentali volti del bambino interiore chetende ad essere rifiutato, volti ai quali risulta associata soprattutto – anchese non in modo esclusivo – una particolare visione della nostra visone delmondo.

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Il bambino interiore «spaventato»

Lo ritroviamo soprattutto nel figlio di chi ha sviluppato una visione «previdente».

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Il bambino interiore «abbandonato»

Lo ritroviamo soprattutto nel figlio di chi ha sviluppato una visione «autarchica».

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Il bambino interiore «colpevole»

Lo ritroviamo soprattutto nel figlio di chi ha sviluppato una visione «penitenziale», «vittimista» e «sacrificale».

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Il bambino interiore «inadeguato»

Lo ritroviamo soprattutto nel figlio di chi ha sviluppato una visione «da Superman» e «giudicante».

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Il bambino interiore «invaso»

Lo ritroviamo soprattutto nel figlio di chi ha sviluppato una visione «dominante», «previdente» e «compiacente».

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Il bambino interiore «invisibile»

Lo ritroviamo soprattutto nel figlio di chi ha sviluppato una visione «esibizionista» e «autarchica».

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Il bambino interiore «disorientato»

Lo ritroviamo soprattutto nel figlio di chi ha sviluppato una visione «ribelle» e «mansueta».

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Il bambino interiore «arrabbiato»

Si tratta del corollario dei precedenti volti del bambino interno rifiutato, dato che a lungo andare ogni forma di sofferenza tende a sfociare nella rabbia.

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La visione del mondo del genitore ci rivela due cose: una è spesso (anche senon sempre ciò accade in modo diretto) il suo bambino interno rifiutato,l’altra è con maggior precisione quello destinato ad essere passato al figliocome una scomoda eredità.

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A questo punto si potrebbe pensare che lo stesso figlio tenderà a svilupparela stessa visione del mondo del genitore e così via, dando quindi vita ad unprocesso analogo alla fotocopiatura del mondo interno generazione dopogenerazione, anche se ovviamente non è così: esistono, infatti, un potentefattore modificatore costituito dall’interazione tra costituzione individuale eambiente.

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Nel momento in cui il genitore prende coscienza del proprio bambinointerno rifiutato può accoglierlo e cessare quindi di «utilizzare» il figlio comesuo erede, liberandolo così dal gravoso e ingrato compito di rappresentarlo.In tal modo si ottengono due vantaggi, uno a favore del genitore l’altro afavore del figlio e a ben guardare anche un terzo: a favore della lororelazione.

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Training sulla «comunicazione libera dai conflitti»

Per capire l’essenza e la funzione della comuni-cazione libera dai conflitti occorre prima com-prendere come il modo in cui normalmente co-munichiamo sia foriero di un numero potenzial-mente infinito di conflitti.Ciò che crea questa situazione di cui, di regola,siamo inconsapevoli è l’impostazione positivi-stica del nostro pensiero: mentre elaboriamo leinformazioni siamo, infatti, all’interno delle co-ordinate vero-falso e giusto-ingiusto o sbagliato,come se usassimo prevalentemente – quandonon esclusivamente – una certa bussola.

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C’è un luogo in cui le uniche cose importanti sono il vero e il giusto ed è iltribunale e le relazioni in tribunale sono ovviamente le peggiori.Ecco che nel momento in cui comunichiamo facendo appello a ciò che pernoi è vero e giusto ci ritroviamo – nostro malgrado – in tribunale, ossia inconflitto con il nostro interlocutore, il che accade anche al genitore e al figliopreadolescente o adolescente.Prima di questa età la comunicazione deve essere impostata sui criteri delvero-falso e del giusto-ingiusto o sbagliato, dato che la psiche ha bisogno disvilupparsi per contrapposizioni dicotomiche.

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Man mano che il figlio procede a larghi passi verso la preadolescenza, unavolta superata l’età in cui ha bisogno di contrapporre il vero al falso e ilgiusto all’ingiusto o allo sbagliato (all’incirca con l’inizio dellascolarizzazione), il genitore può gradualmente introdurre la visionesoggettivo accostandola a quella oggettiva, il che rappresenta l’antidoto aquello che altrimenti è destinato a divenire il veleno della loro relazione.Il genitore potrà quindi accostare un’altra bussola alla prima.

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Man mano che il figlio procede a larghi passiverso la preadolescenza, una volta superata l’etàin cui ha bisogno di contrapporre il vero al falsoe il giusto all’ingiusto o allo sbagliato (all’incircacon l’inizio della scolarizzazione), il genitore puògradualmente introdurre la visione soggettivoaccostandola a quella oggettiva, il che rappre-senta l’antidoto a quello che altrimenti è desti-nato a divenire il veleno della loro relazione.Il genitore potrà quindi accostare un’altra bus-sola alla prima.

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Il genitore come figura ad assetto variabile

Si tratta, molto semplicemente, di illustrare i contenuti della precedentelezione, mostrando come le diverse fasce di età del figlio richiedano funzionidiverse da parte del genitore.

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Questa quinta lezione è terminata e con essa il minicorso di ActiveEducation. Nella speranza che ti sia piaciuto non mi resta che salutarti …

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