In breve Credito. Dopo la riforma istituti e sindacati ... · Cisl, Fisac Cgil e Uilca ) si sono...

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Il Sole 24 Ore Impresa & territori 15 Martedì 31 Maggio 2016 - N. 148 LAVORO SCIOPERO/1 Tirreno Power, oggi stop dei dipendenti Incrociano le braccia oggi, e per l’intera giornata su tutto il territorio nazionale, i lavoratori del Gruppo elettrico Tirreno Power. «Il gruppo - spiegano i sindacati del settore Filctem-Cgil, Flaei-Cisl, Uiltec-Uil, promotori della mobilitazione - è investito da qualche anno da una pesante crisi industriale. Ma non mancherà l’erogazione dell’energia elettrica né tantomeno i servizi essenziali ai cittadini». SCIOPERO/2 Almaviva, è corsa per una soluzione Nuovo sciopero ieri dei lavoratori di Almaviva. La protesta arriva a ridosso della ripresa al Mise del vertice tra ministero, sindacati e imprese da cui dovrebbe arrivare una soluzione sul futuro dei 2.988 esuberi. È un passaggio importante, fondamentale individuare una soluzione. Scade oggi infatti il contratto di solidarietà. Senza un nuovo accordo dal 5 giugno scatteranno i licenziamenti. IMPIANTO CHIMICO Incendio a Ivrea: almeno 5 feriti Un incendio ha devastato ieri sera a Scarmagno, alle porte di Ivrea (Torino), lo stabilimento chimico Darkem. Feriti in modo leggero quattro pompieri e un carabiniere, due intossicati. Gravi i danni anche ad alcuni camion dei vigili del fuoco travolti dalle esplosioni. In breve Credito. Dopo la riforma istituti e sindacati tornano al tavolo per rinnovare il contratto scaduto nel 2013 Federcasse, riparte il rinnovo Per la parte economica chiesti 85 euro, in linea con l’intesa di Abi Recruiting. Funziona per un caso su tre Il lavoro si trova ancora grazie a parenti e amici Claudio Tucci ROMA p Parenti e amici continuano a essere il canale principale per trovare lavoro in Italia: un occu- pato su tre (vale a dire il 33,1%) deve il proprio impiego grazie all’intervento di un familiare o un conoscente. Al secondo po- sto, c’è l’autocandidatura (l’in- vio anche on line del curriculum vitae), che ha determinato diret- tamente un’assunzione al 20,4% dei candidati. E i servizi pubblici per il lavo- ro? Restano su performance de- cisamente modeste: i centri per l’impiego (Cpi) hanno assicura- to un contratto ad appena il 3,4% degli occupati (nonostante il 33% abbia dichiarato di essersi rivolto ai loro sportelli nella fase di ricerca). Percentuali bassissi- me di placement anche per scuole e università: solo il 3,7% di chi lavora lo deve a un loro in- tervento diretto. Fa un pò me- glio il segmento privato: le agen- zie di somministrazione sono state utilizzate da poco più del 30% degli attuali lavoratori con una percentuale di collocamen- to pari al 5,6 per cento. Il nuovo rapporto Isfol-Plus 2014 sui canali di intermediazio- ne (cioè le modalità con cui le persone cercano un’occupazio- ne) conferma il peso ancora pre- ponderante nel nostro Paese del canale delle “conoscenze”: il 60% degli occupati ha infatti chiesto “una mano” a queste reti informali nella fase di ricerca di un impiego; a testimonianza, spiega il numero uno dell’Isfol, e consigliere economico di palaz- zo Chigi, Stefano Sacchi, «di co- me le chance occupazionali e di carriera restino fortemente condizionate dalla famiglia d’origine, dalla storia personale e dal territorio di residenza (con una tendenza che si è accentua- ta durante la crisi). Ciò ha un ef- fetto: penalizza il merito e ridu- ce le opportunità di ascesa delle fasce più deboli», che solo in mi- sura marginale ottengono un aiuto dai centri per l’impiego. Ed è soprattutto la forte debo- lezza del servizio pubblico a in- cidere sulle performance degli altri canali. A partire dall’auto- candidatura presso un’impresa, che viene largamente utilizzata: per il 58% degli occupati è stata di ausilio nella fase di ricerca e per il 20% ha permesso in via di- retta un’assunzione. I contatti nell’ambito lavora- tivo e la lettura di offerte su stampa sono stati un canale di intermediazione indiretta ri- spettivamente per il 44% e il 36% dei lavoratori e un canale di intermediazione diretta, che ha portato cioè alla firma di un vero e proprio contratto, per il 10% e il 2,6%. Il 9% degli occupati affer- ma poi di aver trovato lavoro av- viando un’attività autonoma. Discorso a parte meritano i concorsi pubblici, il cui ruolo negli ultimi anni si è ridimensio- nato sia per la contrazione del perimetro della Pa che per il blocco delle assunzioni. Risul- tato? Le selezioni statali hanno garantito un posto ad appena il 10% degli occupati. © RIPRODUZIONE RISERVATA RAPPORTO ISFOL Al secondo posto: l’autocandidatura, in coda il pubblico. Meglio invece i privati: a loro si è rivolto il 30% dei disoccupati Cristina Casadei p Ritornati al tavolo per il rinnovo del contratto colletti- vo nazionale di lavoro, Feder- casse e i sindacati (Fabi, First Cisl, Fisac Cgil e Uilca ) si sono ritrovati a parlare in uno sce- nario piuttosto diverso da quello in cui si era interrotto il dialogo nell’autunno del 2015. Nel frattempo, infatti, c’è stata la riforma che rappresenta un nuovo punto fisso di cui le par- ti dovranno tenere conto per il negoziato che riguarda 37mila bancari. Il contratto delle Bcc è scaduto da due anni e mezzo, alla fine del 2013 e, da allora, tra una disdetta e un annuncio di disapplicazione, il contratto applicato è sempre rimasto quello dell’ultimo rinnovo. Ie- ri, alla ripresa del negoziato avvenuta dopo l’incontro po- litico tra i segretari generali del credito, Lando Maria Sile- oni (Fabi), Giulio Romani (First Cisl), Agostino Megale (Fisac Cgil) e Massimo Masi (Uilca) e il presidente di Fe- dercasse Alessandro Azzi è arrivata la richiesta di «un rin- novo in tempi brevi che non penalizzi i lavoratori», sinte- tizza Luca Bertinotti, segreta- rio nazionale della Fabi. Un rinnovo che «salvaguardi il potere d’acquisto dei salari, ri- conoscendo l’impegno quoti- diano dei lavoratori, e che raf- forzi gli ammortizzatori so- ciali per gestire senza traumi l’inevitabile trasformazione del settore dei prossimi anni», continua Bertinotti. Il prossimo incontro è previ- sto per il 15 giugno e in quell’oc- casione i sindacati comince- ranno a mettere sul piatto le prime richieste. Come quella economica, con l’aumento di 85 euro, come quello di Abi per- ché «altrimenti si genererebbe un dumping sociale intollera- bile», osserva Alessandro Spaggiari, segretario naziona- le della First Cisl. Ma sul piatto verrà messo un ragionamento complessivo sui sistemi d’in- tervento per affrontare le crisi locali e per gestire le eventuali fusioni. In particolare si discu- terà di come rendere operativo il Fondo per la nuova occupa- zione e utilizzarlo anche in fun- zione di ammortizzatore so- ciale per gestire la fase di tra- sformazione del settore e del- l’ipotesi governativa di aumentare il periodo di perma- nenza dei lavoratori sul fondo esuberi da 5 a 7 anni. Lo scena- rio profondamente mutato fa sì che la parte economica, pur im- portante, passi in secondo pia- no. Ciò che appare «prioritario è sostenere questa fase con gli strumenti adeguati - continua Spaggiari - per accompagnare i lavoratori alla pensione e per la loro ricollocazione, qualora ve ne fosse bisogno». Di diverso dagli ultimi incontri c’è adesso «la volontà reciproca delle parti di rinnovare il contratto per disporre di strumenti di ti- po solidaristico per accompa- gnare il cambianento del siste- ma - conclude Spaggiari -. Vi- sto che non si prevedono mi- glioramenti del contesto esterno è ragionevole pensare che si continuino a generare delle criticità anche maggiori a quelle già affrontate». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il progetto. Ieri al Mise incontro con i sindacati e il ministro Calenda dopo l’accordo sul piano sociale Italcementi, per 170 un posto in Germania p Il piano sociale di Italcementi, dopo la sottoscrizione dell’ipotesi di accordo con i sindacati, Fenea- lUil,Filca-Cisl,Fillea-Cgil(neipros- simi giorni verrà sottoposto a refe- rendum dei lavoratori) va avanti e Heidelberg ha già aperto le prime posizioni riservate a lavoratori Ital- cementi - in tutto saranno 170 - in Germania con un pacchetto di mi- sure a sostegno del trasferimento, tracuilapossibilitàdiavereper3an- ni il contratto italiano, mantenendo ferma la validità del resto del piano sociale allo scadere dei 3 anni. Il job posting a poco a poco si sta concre- tizzando, sono già stati fatti 35 collo- qui e non sono che i primi del per- corso individuato dal gruppo attra- verso il piano sociale per far fronte ai 415 esuberi. Piano sociale che nel- l’ipotesi di accordo è stato ritoccato e migliorato a favore dei lavoratori rispetto alla sua versione originaria (si veda il Sole 24 Ore del 6 maggio). Sono state infatti introdotte misure che adeguano l’incentivo moneta- rio all’anzianità di servizio, allo sti- pendio e ai carichi familiari. Il risul- tato è stato un pacchetto di misure che complessivamente vale circa 85mila euro per dipendente e che costituiscono per l’azienda un im- pegnoda35milionidieuro(origina- riamente erano 25 milioni). L’incontro di ieri al Mise a cui hanno partecipato oltre a Italce- menti e a Heidelberg Cement i sin- dacati,ilministroCarloCalendaeil viceministro, Teresa Bellanova, è stata l’occasione per fare il punto sulle principali novità. E cioè il via libera Ue alla fusione e la sigla del- l’ipotesi di accordo sul piano socia- le su cui c’è stato anche l’apprezza- mento del Governo. I sindacati, dal canto loro, continuano però a chie- dere una revisione del piano indu- striale. In una nota spiegano che «è necessario incrementare gli orga- nici al Centro di ricerca di prodotto (I.lab), poiché diventerà il punto di riferimento mondiale, e prolunga- re i termini della Cig. È necessario inoltrecheaBergamosicostituisca unsatellitediHCperilcentrotecni- co (ex CTG), dal quale far partire i tecnici a supporto di tutta l’area del Mediterraneo, e che siano mante- nuti inalterati tutti i siti produttivi presenti oggi in Italia, almeno sino al 2020». C.Cas. © RIPRODUZIONE RISERVATA ATTIVITÀ MARITTIMA TRANSHIPMENT Richiesta di Cigs a Gioia Tauro La società terminalista Medcenter container terminal ha fatto partire le procedure per la richiesta di Cigs per i portuali in servizio nel porto di Gioia Tauro. I dipendenti interessati saranno, secondo quanto è stato comunicato dalla società, 442 di media giornaliera tra i 1.292 attualmente in forza. La media è stata calcolata sulla base delle eccedenze che si sono registrate nel periodo da maggio 2015 a 2016 ma può essere rivista sulla base del piano di risanamento aziendale e dell’acquisizione di nuovi volumi. Alla base della richiesta di ammortizzatori sociali per un altro anno, una lunga crisi aziendale. Le procedure sono scattate con un incontro tra i vertici aziendali e le organizzazioni sindacali, ma anche con le comunicazioni indirizzate a Regione Calabria, Dipartimento lavoro, Direzione territoriale del lavoro e a Confindustria. Il confronto iniziato tra le parti dovrà concludersi entro 30 giorni. MERCI In crescita i traffici di Venezia Nel primo quadrimestre del 2016 il porto di Venezia ha movimentato 8,7 milioni di tonnellate di merci, con una crescita dell’8,1% rispetto al periodo gennaio-aprile 2015. Le merci varie si sono attestate a 3,1 milioni di tonnellate (+7%), di cui 1,9 milioni di tonnellate di merci containerizzate (+14,9%), pari a 204.499 teu (+15,5%). Nelle rinfuse liquide il traffico è aumentao del 7%. In breve Porti. Un report Nomisma-Prometeia-Tema studia le ricadute della filiera che aumenteranno col nuovo Prp Genova genera 122mila occupati Lo scalo ligure produce 9,5 miliardi di valore aggiunto in Italia Shipping. L’ente di classifica Usa a Roma Gli armatori italiani vedono la ripresa grazie al know-how p Nonostante gli armatori ita- liani «in termini di espansione della flotta e di nuove costru- zioni siano stati colpiti, come molti altri, dalle restrizioni sui finanziamenti del debito neces- sario per rinnovare le loro flot- te, nonché dalla contrazione dei volumi di scambio, riman- gono detentori di conoscenza, esperienza e competenza nello shipping. E nel momento in cui le condizioni generali del mer- cato miglioreranno, ci saranno nuove sorgenti di finanziamen- to e si apriranno per loro nuovi orizzonti nel commercio marit- timo». A sostenerlo è Kirsi Tikka, vicepresidente esecuti- vo di Abs (American bureau of shipping), una delle più impor- tanti e rigorose società di classi- fica al mondo, il cui Comitato nazionale italiano (presieduto da Cesare d’Amico) si riunisce oggi a Roma. Dopo aver spezzato una lan- cia a favore dell’armamento ita- liano, Tikka fa un’analisi genera- le dello shipping affermando che, nonostante la situazione del mercato marittimo, in particola- re per quanto riguarda i carichi secchi, sia poco felice, si perce- piscono anche segnali positivi. «L’eccesso di capacità – sottoli- nea - rimane il problema più grande della flotta mondiale, ag- gravatodallacrisifinanziariadel 2008 e dall’evoluzione della si- tuazione macroeconomica. Non vi è dubbio, però, che la do- manda di commercio marittimo rimanga forte e così continuerà ad essere anche nel futuro. L’in- dustria sta imparando a far fron- te a un elevato grado di volatilità, a effetti a breve termine e all’in- certezza sulla crescita della do- manda. Ciononostante, in que- sti mercati depressi, si intrave- dono opportunità. E coloro che riusciranno a cavalcare questa tempesta e a pianificare il futuro ne usciranno rafforzati e in una posizione di vantaggio». Tikka ricorda, inoltre, che ne- gli ultimi anni sono emerse nor- mative, sia per le navi cisterna che per quelle dedicate ai carichi secchi, che «rappresentano un notevole potenziale incremen- to del capitale investito e dei co- sti operativi di esercizio». E dato che la regolamentazione «è sempre stata un driver per i mer- cati marittimi, a partire dal di- vieto di costruire cisterne mo- noscafo», tutto questo potrebbe portare «alcuni armatori a de- molire il tonnellaggio più vec- chio della loro flotta. Gli armato- ri non solo saranno portati a ope- rare navi più nuove con maggio- re potenziale di guadagno, ma riconosceranno che sarà più fa- cile essere in conformità con i requisiti di classe e della bandie- ra, ma anche con i controlli dei port State (quelli svolti dalle ca- pitanerie dei diversi Stati, ndr)». Secondo Tikka, dunque, le nuove navi dovranno essere per forza all’avanguardia: eco-ship. «Un armatore – dice - che consi- derasse oggi una nuova costru- zione guarderebbe ad una vita operativa di 15-20 anni e opte- rebbe pertanto per una nave con la maggiore efficienza energeti- ca possibile. I progetti moderni e le navi nel futuro dovranno esse- re flessibili e risultare efficienti dal punto di vista economico per diverse condizioni di mercato». R.d.F. © RIPRODUZIONE RISERVATA NUOVI ORIZZONTI Tikka (vicepresidente Abs): «Il settore sta imparando a far fronte a un elevato grado di volatilità e all’incertezza della domanda» Raoul de Forcade p Il porto di Genova, oltre a es- sere il primo scalo italiano di de- stinazione finale dei container e uno dei principali del Mediterra- neo, dimostra di avere ricadute importanti sull’economia nazio- nale e, in particolare, delle regioni limitrofe. A metterlo in risalto è uno studio, presentato ieri, curato dal raggruppamento Nomisma- Prometeia-Tema, per conto del- l’Autorità portuale genovese. Dalla ricerca emerge che, a li- vello nazionale, lo scalo della Lan- terna «genera effetti diretti, indi- retti e indotti per oltre 9,5 miliardi di euro di valore aggiunto e crea 122mila unità di lavoro». Numeri che si alzeranno ancora, secondo lo studio, nel momento in cui sarà applicato il nuovo piano regolato- re portuale, già approvato dalla port Authority. «È la prima volta – ha spiega- to Massimo Guagnini, partner di Prometeia - che viene realiz- zata un’elaborazione attraver- so un modello input-output multiregionale che ha permes- so di fotografare l’impatto di- retto, indiretto e indotto della filiera portuale sia a livello re- gionale che nazionale». Ha poi proseguito spiegando che «i confini del primo scalo ita- liano si estendono ben oltre il ter- ritorio regionale, non solo dal punto di vista della delimitazione dell’hinterland ma anche quale effetto delle molteplici relazioni produttive, distributive, com- merciali attivate dalla filiera por- tuale. La domanda generata da questa filiera ha una dimensione tale, circa 9 miliardi trascurando gli effetti indotti, da generare sia importazioni dall’estero, valuta- te circa 800 milioni, sia importa- zioni di beni e servizi dalle altre regioni». Considerando, quindi, «gli effetti complessivi suddivisi per singole regioni – chiarisce Guagnini - alla Liguria viene as- sociato il 47,9% del valore ag- giunto generato dal porto, alla Lombardia il 18,5%, al Piemonte il 9,5% all’Emilia Romagna il 5,7%, alla Toscana il 4,4%, al Veneto il 3,9%, al Lazio il 2,4% e alle rima- nenti regioni il 7,7%». E se, per quanto riguarda la Li- guria, il porto di Genova garanti- sce una produzione di 10,9 miliar- di per 4,6 miliardi di valore ag- giunto e un impiego di 54mila uni- tà di lavoro (con un peso della filiera pari a 10,8% del valore ag- giunto e 8,3% dell’occupazione), i complessivi effetti a livello na- zionale «totalizzano (Liguria compresa) – si legge nello studio – 122mila unità di lavoro, distribu- ite come segue: 22.500 in Lombar- dia; 13mila in Piemonte, 7.600 in Emilia Romagna; 5.600 in Tosca- na; 5.100 in Veneto e 14.100 nelle rimanenti regioni». Per quanto riguarda la sola cit- tà metropolitana di Genova, in- vece, gli effetti della filiera per il territorio raggiungono i 3,2 mi- liardi di valore aggiunto e le 37mila unità lavorative (pari al 12,6% del valore aggiunto e al 9,7% dell’occupazione). La ricerca ha valutato anche gli effetti complessivi del nuovo pia- no regolatore portuale. Questi raggiungeranno «i 940 milioni di valore aggiunto (2,2% del totale regionale) e una crescita di 18mila unità di lavoro (2,8% del totale re- gionale), a fronte di un piano di in- vestimenti per circa 2 miliardi. Il programma previsto dal nuovo Prpcomporteràunaumentodella produzione di circa 6,1 miliardi e un valore aggiunto di 1,9 miliardi, con un aumento occupazionale di 42mila unità». E lo studio, ha detto Marco Sanguineri, direttore pia- nificazione e sviluppo della port Authority, «sarà parte integrante della valutazione ambientale del Prp». A fronte di questi numeri, il governatore ligure Giovanni Toti ha proposto di inventare, per Ge- nova, «un marchio vero e proprio da lanciare sul mercato: “porto d’Italia”, da far utilizzare a tutte le imprese e gli operatori». © RIPRODUZIONE RISERVATA Lo yacht totalmente custom di Otam Sarà consegnata ai primi di luglio, per poi essere presentata a fine settembre al Monaco Yacht Show, l’unità Otam Sd35 ( nella foto ) , che avrà tre ponti di 35 metri per una larghezza di 7,8 metri, ed è attualmente in costruzione (primo della linea Otam custom range) presso il cantiere Otam a Genova. La proprietà della barca è di un armatore italiano di esperienza, che era alla ricerca di uno yacht in alluminio totalmente su misura per soddisfare le esigenze specifiche del suo stile di vita. La costruzione in alluminio, spiegano al cantiere, permette di creare «una versione unica della barca che riflette il gusto personale dell’armatore, sia in termini di disposizione interna che di design delle linee esterne, in questo caso entrambi affidati allo studio Spadolini». Tra le varie caratteristiche dello yacht c’è l’ owner deck, sul ponte superiore, «che gode di privacy assoluta ed è stato fortemente voluto dall’armatore» In consegna a luglio L'ACCONTO PER IMU E TASI DOMANI LA GUIDA PRATICA DEL SOLE 24 ORE È ammesso il ravvedimento per chi paga meno del dovuto L'appuntamento per pagare entro il 16 giugno la prima rata delle imposte sulla casa: aliquote, ravvedimento, abitazioni di lusso, terreni, immobili in comodato ed eredità In vendita a 0,50 euro oltre al prezzo del quotidiano I NUMERI Genova ha totalizzato 2,2 milioni di teu (container da 20 piedi) nel 2015 e movimenta 51,3 milioni di tonnellate di merce Si ferma il 90% dei lavoratori I sindacati parlano di un’adesione pari al 90%. È il risultato della protesta organizzata ieri dai sindacati del settore dell’igiene ambientale. L’obiettivo della vertenza è il rinnovo del contratto ma non solo. «Abbiamo chiesto maggiore sicurezza e condizioni di lavoro migliori, anche in cambio di maggiore produttività», spiegano inuna nota. Rifiuti ANSA

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Il Sole 24 Ore Impresa & territori 15Martedì 31 Maggio 2016 ­ N. 148

LAVORO

SCIOPERO/1Tirreno Power, oggistop dei dipendentiIncrociano le braccia oggi, e per l’intera giornata su tutto il territorio nazionale, i lavoratori del Gruppo elettrico Tirreno Power. «Il gruppo ­ spiegano i sindacati del settore Filctem­Cgil, Flaei­Cisl, Uiltec­Uil, promotori della mobilitazione ­ è investito da qualche anno da una pesante crisi industriale. Ma non mancherà l’erogazione dell’energia elettrica né tantomeno i servizi essenziali ai cittadini». 

SCIOPERO/2Almaviva, è corsa per una soluzioneNuovo sciopero ieri dei lavoratori di Almaviva. La protesta arriva a ridosso della ripresa al Mise del vertice tra ministero, sindacati e imprese da cui dovrebbe arrivare una soluzione sul futuro dei 2.988 esuberi. È un passaggio importante, fondamentale individuare una soluzione. Scade oggi infatti il contratto di solidarietà. Senza un nuovo accordo dal 5 giugno scatteranno i licenziamenti. 

IMPIANTO CHIMICOIncendio a Ivrea:almeno 5 feriti Un incendio ha devastato ieri sera a Scarmagno, alle porte di Ivrea (Torino), lo stabilimento chimico Darkem. Feriti in modo leggero quattro pompieri e un carabiniere, due intossicati. Gravi i danni anche ad alcuni camion dei vigili del fuoco travolti dalle esplosioni.

In breve Credito. Dopo la riforma istituti e sindacati tornano al tavolo per rinnovare il contratto scaduto nel 2013

Federcasse, riparte il rinnovoPer la parte economica chiesti 85 euro, in linea con l’intesa di Abi

Recruiting. Funziona per un caso su tre

Il lavoro si trovaancora grazie a parenti e amiciClaudio TucciROMA

pParenti e amici continuano aessere il canale principale per trovare lavoro in Italia: un occu­pato su tre (vale a dire il 33,1%) deve il proprio impiego grazie all’intervento di un familiare o un conoscente. Al secondo po­sto, c’è l’autocandidatura (l’in­vio anche on line del curriculumvitae), che ha determinato diret­tamente un’assunzione al 20,4%dei candidati.

E i servizi pubblici per il lavo­ro? Restano su performance de­cisamente modeste: i centri per l’impiego (Cpi) hanno assicura­to un contratto ad appena il 3,4%degli  occupati  (nonostante  il 33% abbia dichiarato di essersi rivolto ai loro sportelli nella fasedi ricerca). Percentuali bassissi­me  di  placement  anche  per scuole e università: solo il 3,7% di chi lavora lo deve a un loro in­tervento diretto. Fa un pò me­glio il segmento privato: le agen­zie di somministrazione sono state utilizzate da poco più del 30% degli attuali lavoratori con una percentuale di collocamen­to pari al 5,6 per cento.

Il nuovo rapporto Isfol­Plus2014 sui canali di intermediazio­ne (cioè le modalità con cui le persone cercano un’occupazio­ne) conferma il peso ancora pre­ponderante nel nostro Paese delcanale  delle  “conoscenze”:  il 60% degli occupati ha  infatti chiesto “una mano” a queste retiinformali nella fase di ricerca di un  impiego;  a  testimonianza, spiega il numero uno dell’Isfol, econsigliere economico di palaz­zo Chigi, Stefano Sacchi, «di co­me le chance occupazionali e di carriera  restino  fortemente condizionate  dalla  famiglia d’origine, dalla storia personale 

e dal territorio di residenza (conuna tendenza che si è accentua­ta durante la crisi). Ciò ha un ef­fetto: penalizza il merito e ridu­ce le opportunità di ascesa dellefasce più deboli», che solo in mi­sura marginale ottengono un aiuto dai centri per l’impiego.

Ed è soprattutto la forte debo­lezza del servizio pubblico a in­cidere sulle performance degli altri canali. A partire dall’auto­candidatura presso un’impresa,che viene largamente utilizzata:per il 58% degli occupati è stata di ausilio nella fase di ricerca e per il 20% ha permesso in via di­retta un’assunzione.

I contatti nell’ambito lavora­tivo e la lettura di offerte su stampa sono stati un canale di intermediazione  indiretta  ri­spettivamente per il 44% e il 36% dei lavoratori e un canale diintermediazione diretta, che ha portato cioè alla firma di un veroe proprio contratto, per il 10% e il2,6%. Il 9% degli occupati affer­ma poi di aver trovato lavoro av­viando un’attività autonoma.

Discorso a parte meritano iconcorsi pubblici, il cui ruolo negli ultimi anni si è ridimensio­nato sia per la contrazione del perimetro della Pa che per il blocco delle assunzioni. Risul­tato? Le selezioni statali hanno garantito un posto ad appena il 10% degli occupati.

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RAPPORTO ISFOL Al secondo posto: l’autocandidatura, in coda il pubblico. Meglio invece i privati: a loro si è rivolto il 30% dei disoccupati

Cristina Casadei

pRitornati al tavolo per il rinnovo del contratto colletti­vo nazionale di lavoro, Feder­casse e i sindacati (Fabi, FirstCisl, Fisac Cgil e Uilca ) si sonoritrovati a parlare in uno sce­nario  piuttosto  diverso  da quello in cui si era interrotto ildialogo nell’autunno del 2015.Nel frattempo, infatti, c’è statala riforma che rappresenta unnuovo punto fisso di cui le par­ti dovranno tenere conto per ilnegoziato che riguarda 37milabancari. Il contratto delle Bccè scaduto da due anni e mezzo,alla fine del 2013 e, da allora, trauna disdetta e un annuncio didisapplicazione,  il  contrattoapplicato  è  sempre  rimastoquello dell’ultimo rinnovo. Ie­ri, alla ripresa del negoziatoavvenuta dopo l’incontro po­litico tra i segretari generalidel credito, Lando Maria Sile­oni  (Fabi),  Giulio  Romani(First Cisl), Agostino Megale (Fisac Cgil) e Massimo Masi (Uilca) e il presidente di Fe­dercasse  Alessandro  Azzi  èarrivata la richiesta di «un rin­

novo in tempi brevi che nonpenalizzi i lavoratori», sinte­tizza Luca Bertinotti, segreta­rio nazionale della Fabi. Unrinnovo  che  «salvaguardi  ilpotere d’acquisto dei salari, ri­conoscendo l’impegno quoti­diano dei lavoratori, e che raf­forzi gli  ammortizzatori  so­ciali per gestire senza traumil’inevitabile  trasformazionedel settore dei prossimi anni»,continua Bertinotti.

Il prossimo incontro è previ­sto per il 15 giugno e in quell’oc­casione  i sindacati comince­ranno a mettere sul piatto le prime richieste. Come quella economica, con l’aumento di85 euro, come quello di Abi per­ché «altrimenti si genererebbeun dumping sociale intollera­bile»,  osserva  Alessandro Spaggiari, segretario naziona­le della First Cisl. Ma sul piatto verrà messo un ragionamento complessivo sui sistemi d’in­tervento per affrontare le crisi locali e per gestire le eventuali fusioni. In particolare si discu­terà di come rendere operativoil Fondo per la nuova occupa­

zione e utilizzarlo anche in fun­zione di ammortizzatore so­ciale per gestire la fase di tra­sformazione del settore e del­l’ipotesi  governativa  di aumentare il periodo di perma­nenza dei lavoratori sul fondo esuberi da 5 a 7 anni. Lo scena­rio profondamente mutato fa sìche la parte economica, pur im­portante, passi in secondo pia­no. Ciò che appare «prioritarioè sostenere questa fase con gli strumenti adeguati ­ continua Spaggiari ­ per accompagnare ilavoratori alla pensione e per laloro ricollocazione, qualora ve ne fosse bisogno». Di diverso dagli ultimi incontri c’è adesso «la  volontà  reciproca  delle parti di rinnovare il contratto per disporre di strumenti di ti­po solidaristico per accompa­gnare il cambianento del siste­ma ­ conclude Spaggiari ­. Vi­sto che non si prevedono mi­glioramenti  del  contesto esterno è ragionevole pensare che si continuino a generare delle criticità anche maggiori aquelle già affrontate».

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Il progetto. Ieri al Mise incontro con i sindacati e il ministro Calenda dopo l’accordo sul piano sociale

Italcementi, per 170 un posto in GermaniapIl piano sociale di Italcementi, dopo la sottoscrizione dell’ipotesi di accordo con i sindacati, Fenea­lUil, Filca­Cisl, Fillea­Cgil (nei pros­simi giorni verrà sottoposto a refe­rendum dei lavoratori) va avanti e Heidelberg ha già aperto le prime posizioni riservate a lavoratori Ital­cementi ­ in tutto saranno 170 ­ in Germania con un pacchetto di mi­sure a sostegno del trasferimento, tra cui la possibilità di avere per 3 an­

ni il contratto italiano, mantenendoferma la validità del resto del piano sociale allo scadere dei 3 anni. Il job posting a poco a poco si sta concre­tizzando, sono già stati fatti 35 collo­qui e non sono che i primi del per­corso individuato dal gruppo attra­verso il piano sociale per far fronte ai 415 esuberi. Piano sociale che nel­l’ipotesi di accordo è stato ritoccato e migliorato a favore dei lavoratori rispetto alla sua versione originaria 

(si veda il Sole 24 Ore del 6 maggio).Sono state infatti introdotte misure che adeguano l’incentivo moneta­rio all’anzianità di servizio, allo sti­pendio e ai carichi familiari. Il risul­tato è stato un pacchetto di misure che complessivamente vale circa 85mila euro per dipendente e che costituiscono per l’azienda un im­pegno da 35 milioni di euro (origina­riamente erano 25 milioni). 

L’incontro di ieri al Mise a cui

hanno partecipato oltre a Italce­menti e a Heidelberg Cement i sin­dacati, il ministro Carlo Calenda e ilviceministro, Teresa Bellanova, è stata l’occasione per fare il punto sulle principali novità. E cioè il via libera Ue alla fusione e la sigla del­l’ipotesi di accordo sul piano socia­le su cui c’è stato anche l’apprezza­mento del Governo. I sindacati, dal canto loro, continuano però a chie­dere una revisione del piano indu­

striale. In una nota spiegano che «è necessario incrementare gli orga­nici al Centro di ricerca di prodotto(I.lab), poiché diventerà il punto di riferimento mondiale, e prolunga­re i termini della Cig. È necessario inoltre che a Bergamo si costituiscaun satellite di HC per il centro tecni­co (ex CTG), dal quale far partire i tecnici a supporto di tutta l’area del Mediterraneo, e che siano mante­nuti inalterati tutti i siti produttivi presenti oggi in Italia, almeno sino al 2020».

C.Cas.© RIPRODUZIONE RISERVATA

ATTIVITÀ MARITTIMA

TRANSHIPMENTRichiesta di Cigsa Gioia TauroLa società terminalista Medcenter container terminal ha fatto partire le procedure per la richiesta di Cigs per i portuali in servizio nel porto di Gioia Tauro. I dipendenti interessati saranno, secondo quanto è stato comunicato dalla società, 442 di media giornaliera tra i 1.292 attualmente in forza. La media è stata calcolata sulla base delle eccedenze che si sono registrate nel periodo da maggio 2015 a 2016 ma può essere rivista sulla base del piano di risanamento aziendale e dell’acquisizione di nuovi volumi. Alla base della richiesta di ammortizzatori sociali per un altro anno, una lunga crisi aziendale. Leprocedure sono scattate con un incontro tra i vertici aziendali e le organizzazioni sindacali, ma anche con le comunicazioni indirizzate a Regione Calabria, Dipartimento lavoro, Direzione territoriale del lavoro e a Confindustria. Il confronto iniziato tra le parti dovrà concludersi entro 30 giorni.

MERCIIn crescita i trafficidi VeneziaNel primo quadrimestre del 2016 il porto di Venezia ha movimentato 8,7 milioni di tonnellate di merci, con una crescita dell’8,1% rispetto al periodo gennaio­aprile 2015. Le merci varie si sono attestate a 3,1 milioni di tonnellate (+7%), di cui 1,9 milioni di tonnellate di merci containerizzate (+14,9%), pari a 204.499 teu (+15,5%). Nelle rinfuse liquide il traffico è aumentao del 7%.

In breve Porti. Un report Nomisma­Prometeia­Tema studia le ricadute della filiera che aumenteranno col nuovo Prp

Genova genera 122mila occupatiLo scalo ligure produce 9,5 miliardi di valore aggiunto in Italia

Shipping. L’ente di classifica Usa a Roma

Gli armatori italianivedono la ripresagrazie al know-howpNonostante gli armatori ita­liani «in termini di espansionedella flotta e di nuove costru­zioni siano stati colpiti, comemolti altri, dalle restrizioni sui finanziamenti del debito neces­sario per rinnovare le loro flot­te,  nonché  dalla  contrazione dei volumi di scambio, riman­gono detentori di conoscenza, esperienza e competenza nello shipping. E nel momento in cui le condizioni generali del mer­cato miglioreranno, ci saranno nuove sorgenti di finanziamen­to e si apriranno per loro nuovi orizzonti nel commercio marit­timo».  A  sostenerlo  è  Kirsi Tikka, vicepresidente esecuti­vo di Abs (American bureau of shipping), una delle più impor­tanti e rigorose società di classi­fica al mondo, il cui Comitato nazionale italiano (presieduto da Cesare d’Amico) si riunisce oggi a Roma.

Dopo aver spezzato una lan­cia a favore dell’armamento ita­liano, Tikka fa un’analisi genera­le  dello  shipping  affermando che, nonostante la situazione delmercato marittimo, in particola­re per quanto riguarda i carichi secchi, sia poco felice, si perce­piscono anche segnali positivi. «L’eccesso di capacità – sottoli­nea ­ rimane il problema più grande della flotta mondiale, ag­gravato dalla crisi finanziaria del2008 e dall’evoluzione della si­tuazione  macroeconomica. Non vi è dubbio, però, che la do­manda di commercio marittimorimanga forte e così continuerà ad essere anche nel futuro. L’in­dustria sta imparando a far fron­te a un elevato grado di volatilità,a effetti a breve termine e all’in­certezza sulla crescita della do­manda. Ciononostante, in que­sti mercati depressi, si intrave­dono opportunità. E coloro che riusciranno a cavalcare questa tempesta e a pianificare il futuro

ne usciranno rafforzati e in una posizione di vantaggio».

Tikka ricorda, inoltre, che ne­gli ultimi anni sono emerse nor­mative, sia per le navi cisterna che per quelle dedicate ai carichisecchi, che «rappresentano un notevole potenziale incremen­to del capitale investito e dei co­sti operativi di esercizio». E datoche  la  regolamentazione  «è sempre stata un driver per i mer­cati marittimi, a partire dal di­vieto di costruire cisterne mo­noscafo», tutto questo potrebbeportare «alcuni armatori a de­molire il tonnellaggio più vec­chio della loro flotta. Gli armato­ri non solo saranno portati a ope­

rare navi più nuove con maggio­re potenziale di guadagno, ma riconosceranno che sarà più fa­cile essere in conformità con i requisiti di classe e della bandie­ra, ma anche con i controlli dei port State (quelli svolti dalle ca­pitanerie dei diversi Stati, ndr)».

Secondo  Tikka,  dunque,  lenuove navi dovranno essere perforza all’avanguardia: eco­ship. «Un armatore – dice ­ che consi­derasse oggi una nuova costru­zione guarderebbe ad una vita operativa di 15­20 anni e opte­rebbe pertanto per una nave conla maggiore efficienza energeti­ca possibile. I progetti moderni ele navi nel futuro dovranno esse­re flessibili e risultare efficienti dal punto di vista economico perdiverse condizioni di mercato».

R.d.F.© RIPRODUZIONE RISERVATA

NUOVI ORIZZONTITikka (vicepresidente Abs):«Il settore sta imparando a far fronte a un elevato grado di volatilità e all’incertezza della domanda»

Raoul de Forcade

pIl porto di Genova, oltre a es­sere il primo scalo italiano di de­stinazione finale dei container e uno dei principali del Mediterra­neo, dimostra di avere ricadute importanti sull’economia nazio­nale e, in particolare, delle regionilimitrofe. A metterlo in risalto è uno studio, presentato ieri, curatodal raggruppamento Nomisma­Prometeia­Tema, per conto del­l’Autorità portuale genovese.

Dalla ricerca emerge che, a li­vello nazionale, lo scalo della Lan­terna «genera effetti diretti, indi­retti e indotti per oltre 9,5 miliardidi euro di valore aggiunto e crea 122mila unità di lavoro». Numeri che si alzeranno ancora, secondo lo studio, nel momento in cui saràapplicato il nuovo piano regolato­re portuale, già approvato dalla port Authority.

«È la prima volta – ha spiega­to Massimo Guagnini, partner di Prometeia ­ che viene realiz­zata un’elaborazione attraver­so  un  modello  input­outputmultiregionale che ha permes­so di fotografare l’impatto di­

retto, indiretto e indotto dellafiliera portuale sia a livello re­gionale che nazionale».

Ha poi proseguito spiegandoche «i confini del primo scalo ita­liano si estendono ben oltre il ter­ritorio regionale, non solo dal punto di vista della delimitazionedell’hinterland ma anche quale effetto delle molteplici relazioni 

produttive,  distributive,  com­merciali attivate dalla filiera por­tuale. La domanda generata da questa filiera ha una dimensione tale, circa 9 miliardi trascurando gli effetti indotti, da generare sia importazioni dall’estero, valuta­te circa 800 milioni, sia importa­zioni di beni e servizi dalle altre regioni». Considerando, quindi, 

«gli effetti complessivi suddivisi per singole regioni – chiarisce Guagnini ­ alla Liguria viene as­sociato il 47,9% del valore ag­giunto generato dal porto, alla Lombardia il 18,5%, al Piemonte il9,5% all’Emilia Romagna il 5,7%, alla Toscana il 4,4%, al Veneto il 3,9%, al Lazio il 2,4% e alle rima­nenti regioni il 7,7%».

E se, per quanto riguarda la Li­guria, il porto di Genova garanti­sce una produzione di 10,9 miliar­di per 4,6 miliardi di valore ag­giunto e un impiego di 54mila uni­tà di lavoro (con un peso della filiera pari a 10,8% del valore ag­giunto e 8,3% dell’occupazione), icomplessivi effetti a livello na­zionale  «totalizzano  (Liguria compresa) – si legge nello studio – 122mila unità di lavoro, distribu­ite come segue: 22.500 in Lombar­dia; 13mila in Piemonte, 7.600 in Emilia Romagna; 5.600 in Tosca­na; 5.100 in Veneto e 14.100 nelle rimanenti regioni».

Per quanto riguarda la sola cit­tà metropolitana di Genova, in­vece, gli effetti della filiera per il territorio raggiungono i 3,2 mi­

liardi  di  valore  aggiunto  e  le 37mila unità lavorative (pari al 12,6% del valore aggiunto e al 9,7% dell’occupazione).

La ricerca ha valutato anche glieffetti complessivi del nuovo pia­no  regolatore  portuale.  Questi raggiungeranno «i 940 milioni di valore aggiunto (2,2% del totale regionale) e una crescita di 18milaunità di lavoro (2,8% del totale re­gionale), a fronte di un piano di in­vestimenti per circa 2 miliardi. Il programma previsto dal nuovo Prp comporterà un aumento dellaproduzione di circa 6,1 miliardi e un valore aggiunto di 1,9 miliardi, con un aumento occupazionale di42mila unità». E lo studio, ha dettoMarco Sanguineri, direttore pia­nificazione e sviluppo della port Authority, «sarà parte integrante della valutazione ambientale del Prp». A fronte di questi numeri, il governatore ligure Giovanni Totiha proposto di inventare, per Ge­nova, «un marchio vero e proprioda lanciare sul mercato: “porto d’Italia”, da far utilizzare a tutte le imprese e gli operatori».

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Lo yacht totalmente custom di OtamSarà consegnata ai primi di luglio, per poi essere presentata a fine settembre al Monaco Yacht Show, l’unità Otam Sd35 (nella foto ) , che avrà tre ponti di 35 metri per una larghezza di 7,8 metri, ed è attualmente in costruzione (primo della linea Otam custom range) presso il cantiere Otam a Genova. La proprietà della barca è di un armatore italiano di esperienza, che era alla ricerca di uno yacht in alluminio totalmente su misura per soddisfare le esigenze specifiche

del suo stile di vita. La costruzione in alluminio, spiegano al cantiere, permette di creare «una versione unica della barca che riflette il gusto personale dell’armatore, sia in termini di disposizione interna che di design delle linee esterne, in questo caso entrambi affidati allo studio Spadolini». Tra le varie caratteristiche dello yacht c’è l’owner deck, sul ponte superiore, «che gode di privacy assoluta ed è stato fortemente voluto dall’armatore»

In consegna a luglio

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È ammesso il ravvedimentoper chi paga meno del dovuto

L'appuntamento per pagare entro il 16 giugno la prima rata delle imposte sulla casa: aliquote, ravvedimento, abitazioni di lusso, terreni, immobili in comodato ed eredità

In vendita a 0,50 euro oltre al prezzo del quotidiano

I NUMERIGenova ha totalizzato 2,2 milioni di teu (container da 20 piedi) nel 2015e movimenta 51,3 milioni di tonnellate di merce

Si ferma il 90% dei lavoratori I sindacati parlano di un’adesione pari al 90%. È il risultato della protesta organizzata ieri dai sindacati del settore dell’igiene ambientale. L’obiettivo della vertenza è il rinnovo del contratto ma non solo. «Abbiamo chiesto maggiore sicurezza e condizioni di lavoro migliori, anche in cambio di maggiore produttività», spiegano inuna nota.

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