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«PENSO CHE OGNI PONTIFICATO SIA UN MOMENTO DI GRAZIA E DI RINNOVAMENTO PER LA CHIESA, QUESTO PERÒ LO È IN MODO PARTICOLARE» AL SERVIZIO DEI POVERI Il cardinale Seán Patrick O’Malley, arcivescovo di Boston, in una struttura per senza fissa dimora. “Famiglia Cristiana” l’ha incontrato il Mercoledì delle ceneri. di Stefano Salimbeni da Boston Da una parrocchia al confine tra California e Nevada alla cattedrale di Boston. «Papa Francesco porta speranza», dice il cardinale O’Malley « I l suo messaggio, il suo stile hanno contagiato un po’ tutti: il fatto che sia il Time magazi- ne sia il Rolling Stone gli abbia- no dedicato la copertina la di- ce lunga». Al pensiero del “Pa- pa superstar” il solitamente compassato cardinale Seán Patrick O’Malley abbozza un sorriso mentre nella cattedrale ormai vuota di Holy Cross (Santa Croce), a Boston, capi- tale del Massachusetts, dopo aver saluta- to uno a uno i partecipanti al vespro del Mercoledì delle ceneri riflette con Fami- glia Cristiana sul primo anno di pontifi- cato di Francesco. E a giudicare dal nu- mero di fotografie (autoscatti con telefo- nini compresi, gli oramai famosi selfie) per le quali si è messo in posa con i fede- li in uscita dalla chiesa, lo stile di Bergo- glio sembra aver contagiato anche l’au- stero porporato americano, tra i favoriti in Conclave, un anno fa esatto. Ma qui, come in tutto il mondo e per certi versi più che altrove, la popola- rità del Papa argentino non è solo una questione di stile: il messaggio di Fran- cesco è visto, e soprattutto sentito, sia tra i fedeli sia nelle alte sfere della gerar- chia come una ventata forte di aria nuo- va, necessaria come non mai nella Chie- sa cattolica degli Stati Uniti. «Penso che ogni pontificato sia un momento di grazia e di rinnovamento per la Chiesa, questo però lo è in modo particolare», continua O’Malley ritro- vando l’aplomb, il tono serafico e la voce profonda di sempre, «nella nostra storia recente abbiamo avuto davvero tanti momenti bui. Questo invece è un mo- mento di gioia, che esprime quell’auten- tica gioia del Vangelo di cui il Santo Pa- dre parla di continuo e che finalmente sta ricominciando a coinvolgere tutti». Di fatto, tra il clamore degli scanda- li e il proselitismo aggressivo delle de- nominazioni protestanti di stampo evangelico, da almeno un decennio a questa parte le fila dei cattolici america- ni si sono via via assottigliate, specie tra i giovani e i residenti, per così dire, di vecchia data. Se il numero di membri della Chiesa di Roma, circa 70 milioni, è rimasto grosso modo invariato lo si deve alle sempre più numerose comuni- tà di immigrati degli ultimi anni, prove- nienti dal Centro e dal Sudamerica che insieme al bisogno – spesso disperato – di un futuro migliore portano con sé dai loro Paesi d’origine un’incrollabile fede cattolica. Non a caso, nel mercole- dì che dà il via alla Quaresima, il cardi- nale francescano di origine irlandese ha scelto di pronunciare l’omelia in due lingue, alternando frasi in inglese ad altre in uno spagnolo pressoché per- fetto. Nel frattempo sulla costa opposta, quella Ovest, dove la popolazione di ma- dre lingua spagnola spesso supera quel- la di lingua inglese, le Messe celebrate nelle due lingue ormai praticamente si equivalgono. Di domenica mattina a Barstow, cittadina di 25 mila abitanti in mezzo al deserto che separa la Califor- nia dal Nevada, a metà strada tra Los Angeles e Las Vegas, sul sagrato della parrocchia di Saint Joseph, classica struttura in legno sullo sfondo di un cie- lo blu cobalto, i latinos che escono al termine della Messa delle 7.30 si me- scolano agli anglosassoni in arrivo per quella delle 9.30, entrambe affollatissi- me, sebbene l’età media della prima sia nettamente più bassa. «I LOVE HIM, LO AMO». Eppure alla do- manda: «Cosa pensa di papa France- sco?», di getto, tutti rispondono: «I love him», «Lo amo». Ognuno, poi, precisa le proprie motivazioni: «È semplice», «è uno di noi», «è moderno», «include tutti», «condanna il peccato ma ama i peccatori», «per la Chiesa è un risve- glio, una boccata d’aria fresca, una ster- zata nella giusta direzione». E sono le stesse identiche risposte che, a 3 mila miglia di distanza geografi- ca e anni luce di distanza culturale, dan- no all’uscita della cattedrale di Boston i fedeli imbacuccati, le croci di cenere an- cora ben stampate in fronte, avventu- randosi in un’altra notte gelida di un in- verno che quest’anno sembra non voler finire mai. «Francesco sta infondendo nelle per- sone speranza ed entusiasmo», conclu- de il cardinale O’Malley nella maestosa cattedrale di Santa Croce, «e penso che in un anno ne abbia già “recuperate” tantissime riportandole all’interno del- la Chiesa e alla gioia del Vangelo». FC · VISTO DA LONTANO FC · IN ITALIA E NEL MONDO DA COSTA A COSTA STIMA E AFFETTO BOSTON GLOBE/GETTY IMAGES Stati Uniti 46 47

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«PENSO CHE OGNIPONTIFICATO SIA UNMOMENTO DI GRAZIAE DI RINNOVAMENTOPER LA CHIESA,QUESTO PERÒLO È IN MODOPARTICOLARE»

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NOME COGNOME

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AL SERVIZIO DEI POVERIIl cardinale Seán Patrick O’Malley,arcivescovo di Boston, in unastruttura per senza fissa dimora.“Famiglia Cristiana”l’ha incontratoil Mercoledì delle ceneri.

di Nome Cognome

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di Stefano Salimbenida Boston

(L'ISOLA)

Da una parrocchiaal confine tra Californiae Nevada alla cattedraledi Boston. «Papa Francescoporta speranza», diceil cardinale O’Malley

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[JENNIFER EHLE E COLIN FIRTH - 1995]

NOME

[MONS. OOOOOI]

«Il suo messaggio, il suo stilehanno contagiato un po’ tutti:il fatto che sia il Time magazi-ne sia il Rolling Stone gli abbia-no dedicato la copertina la di-ce lunga». Al pensiero del “Pa-pa superstar” il solitamentecompassato cardinale Seán

Patrick O’Malley abbozza un sorrisomentre nella cattedrale ormai vuota diHoly Cross (Santa Croce), a Boston, capi-tale del Massachusetts, dopo aver saluta-to uno a uno i partecipanti al vespro delMercoledì delle ceneri riflette con Fami-glia Cristiana sul primo anno di pontifi-cato di Francesco. E a giudicare dal nu-

mero di fotografie (autoscatti con telefo-nini compresi, gli oramai famosi selfie)per le quali si è messo in posa con i fede-li in uscita dalla chiesa, lo stile di Bergo-glio sembra aver contagiato anche l’au-stero porporato americano, tra i favoritiin Conclave, un anno fa esatto.

Ma qui, come in tutto il mondo eper certi versi più che altrove, la popola-rità del Papa argentino non è solo unaquestione di stile: il messaggio di Fran-cesco è visto, e soprattutto sentito, siatra i fedeli sia nelle alte sfere della gerar-chia come una ventata forte di aria nuo-va, necessaria come non mai nella Chie-sa cattolica degli Stati Uniti.

«Penso che ogni pontificato sia unmomento di grazia e di rinnovamentoper la Chiesa, questo però lo è in modoparticolare», continua O’Malley ritro-vando l’aplomb, il tono serafico e la voceprofonda di sempre, «nella nostra storiarecente abbiamo avuto davvero tantimomenti bui. Questo invece è un mo-mento di gioia, che esprime quell’auten-tica gioia del Vangelo di cui il Santo Pa-dre parla di continuo e che finalmentesta ricominciando a coinvolgere tutti».

Di fatto, tra il clamore degli scanda-li e il proselitismo aggressivo delle de-nominazioni protestanti di stampoevangelico, da almeno un decennio a

questa parte le fila dei cattolici america-ni si sono via via assottigliate, specietra i giovani e i residenti, per così dire,di vecchia data. Se il numero di membridella Chiesa di Roma, circa 70 milioni,è rimasto grosso modo invariato lo sideve alle sempre più numerose comuni-tà di immigrati degli ultimi anni, prove-

nienti dal Centro e dal Sudamerica cheinsieme al bisogno – spesso disperato –di un futuro migliore portano con sédai loro Paesi d’origine un’incrollabilefede cattolica. Non a caso, nel mercole-dì che dà il via alla Quaresima, il cardi-nale francescano di origine irlandeseha scelto di pronunciare l’omelia indue lingue, alternando frasi in inglesead altre in uno spagnolo pressoché per-fetto.

Nel frattempo sulla costa opposta,quella Ovest, dove la popolazione di ma-dre lingua spagnola spesso supera quel-la di lingua inglese, le Messe celebratenelle due lingue ormai praticamente si

equivalgono. Di domenica mattina aBarstow, cittadina di 25 mila abitanti inmezzo al deserto che separa la Califor-nia dal Nevada, a metà strada tra LosAngeles e Las Vegas, sul sagrato dellaparrocchia di Saint Joseph, classicastruttura in legno sullo sfondo di un cie-lo blu cobalto, i latinos che escono altermine della Messa delle 7.30 si me-scolano agli anglosassoni in arrivo perquella delle 9.30, entrambe affollatissi-me, sebbene l’età media della prima sianettamente più bassa.

«I LOVE HIM, LO AMO». Eppure alla do-manda: «Cosa pensa di papa France-sco?», di getto, tutti rispondono: «I lovehim», «Lo amo». Ognuno, poi, precisale proprie motivazioni: «È semplice»,«è uno di noi», «è moderno», «includetutti», «condanna il peccato ma ama ipeccatori», «per la Chiesa è un risve-glio, una boccata d’aria fresca, una ster-zata nella giusta direzione».

E sono le stesse identiche risposteche, a 3 mila miglia di distanza geografi-ca e anni luce di distanza culturale, dan-no all’uscita della cattedrale di Boston ifedeli imbacuccati, le croci di cenere an-cora ben stampate in fronte, avventu-randosi in un’altra notte gelida di un in-verno che quest’anno sembra non volerfinire mai.

«Francesco sta infondendo nelle per-sone speranza ed entusiasmo», conclu-de il cardinale O’Malley nella maestosacattedrale di Santa Croce, «e penso chein un anno ne abbia già “recuperate”tantissime riportandole all’interno del-la Chiesa e alla gioia del Vangelo». ●

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Il 22 settembre avevo partecipato alla Messacelebrata dal Papa a Cagliari. Appreso che Francescosarebbe passato in viale Fra’ Ignazio, l’ho atteso.Quand’è arrivato gli hanno regalato un dipinto...

Roberto Serpi, Guspini (Medio Campidano)

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