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LIM - Certificazione EIPASS Modulo 5 Test di verifica su: Informarsi.net «Impiego della LIM per una didattica di tipo inclusivo»

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LIM - Certificazione EIPASS

Modulo 5

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«Impiego della LIM per una didattica

di tipo inclusivo»

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Impiego della LIM per una didattica di tipo

inclusivo

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Le teorie dell'apprendimento Le basi teoriche sull'apprendimento

La teoria psicosociale dello sviluppo della personalità

La teoria comportamentista

La teoria cognitivista

La teoria costruttivista

La teoria costruzionista

Modelli di intervento didattico con la LIM Le basi teoriche e la LIM

Il modello pedagogico della LIM

Gli ambienti di apprendimento Insegnare? No, apprendere!

Gli ambienti di apprendimento

Gli ambienti di apprendimento e la tecnologia

La didattica inclusiva e la LIM Definizione di didattica inclusiva

DSA (Disturbi Specifici dell'Apprendimento)

La dispersione scolastica e la didattica inclusiva

Usare la LIM in ambienti di apprendimento inclusivi

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Le basi teoriche sull'apprendimento

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Le teorie di tipo costruttivista e costruzionista rappresenteranno l'indispensabile base teorico-concettuale per la realizzazione dei più idonei ambienti di apprendimento, e permetteranno di sfruttare al meglio le potenzialità della LIM e del software autore, o di presentazione, nell'ambito di azioni ben progettate di didattica inclusiva.

L'apprendimento è considerato come il processo di acquisizione o di modifica, da parte dell'individuo, di conoscenze, comportamenti, abilità, competenze, valori o preferenze

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Le basi teoriche sull'apprendimento

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Questo processo è influenzato da molti e diversi fattori, tra i quali:

modalità cognitive, stile di apprendimento;

gusti, preferenze, tendenze ed esperienze (individuali e no);

influenza da parte dell'ambiente circostante, stimoli (o condizionamenti) provenienti dall'esterno;

modelli, teorie, concettualismi e percorsi organizzativo-didattici proposti dalle agenzie educative di riferimento;

influenza dei media e dei processi che regolano l'acquisizione e la condivisione delle informazioni.

Le teorie dell'apprendimento più importanti fanno capo a quattro movimenti di pensiero:

teoria psicosociale dello sviluppo della personalità;

teoria comportamentista;

teoria cognitivista;

teoria costruttivista.

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Le basi teoriche sull'apprendimento

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La teoria psicosociale dello sviluppo della

personalità

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La teoria psicosociale di Erik Erikson afferma che in ogni organismo vivente esistono delle potenzialità, che possono essere "attivate" dalle esperienze individuali.

Sono poi queste esperienze che finiscono per regolare le interazioni con gli altri individui.

Erikson afferma che ciascun individuo dipende da tre processi:.

Processo biologico: regola il funzionamento del nostro corpo.

Processo psichico: razionalizza le esperienze attraverso una sintesi dell'Io.

Processo comunitario: è legato ai substrati e alle influenze culturali, ai contatti e alle interazioni che si instaurano con gli altri individui.

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La teoria psicosociale dello sviluppo della

personalità

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Basandosi sulle fasi freudiane di sviluppo psicosessuale, individua otto

fasi che si succedono nello sviluppo e nella vita di una persona,

associando a ciascuna di esse due atteggiamenti contrapposti in grado

di generare tensioni, conflitti, stati di crisi:

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La teoria psicosociale dello sviluppo della

personalità

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Tutte le fasi conflittuali possono essere risolte integrando le tendenze che di volta in volta si oppongono.

E’ questa integrazione, infatti, che riesce a generare una nuova forza psicosociale e un nuovo atteggiamento nell'individuo.

In presenza di tensioni contrapposte non adeguatamente risolte, ecco che si entra in stati di dolore, disagio e addirittura regressione.

Il processo di sviluppo è fortemente influenzato anche dal bagaglio di esperienze di ciascun individuo, che indirizza il comportamento e l'integrazione delle tendenze controverse e supporta il raggiungimento della fase successiva.

In questo processo, Erikson sgancia l'Io dalle esigenze dell'inconscio e della realtà e gli attribuisce una forza creativa: l'individuo, ovvero, non soggiace allo scontro tra pulsioni ed esperienze, ma trova nella crisi nuove possibilità esistenziali.

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La teoria comportamentista

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Secondo questa teoria, l'apprendimento si verifica quando si instaura

una connessione stabile e prevedibile tra stimolo (inteso come

segnale dell'ambiente), risposta (un comportamento) e rinforzo

(come conseguenza del comportamento).

La sequenza segnale - comportamento - conseguenza è alla

base di qualsiasi tipo di apprendimento, e man mano che questo

procede le esperienze pratiche tendono a rinforzare questa sequenza,

causando tra l'altro la progressiva diminuzione del tempo che

intercorre tra uno stimolo e il comportamento corrispondente.

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La teoria comportamentista

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Questa visione, detta anche modello trasmissivo o modello della trasmissione, ha fatto nascere una serie di approcci didattici fortemente basati sul condizionamento del comportamento del discente da parte dell'insegnante, al quale è riservato il compito di manipolare le risposte (e le loro variazioni) agli stimoli didattici scegliendo i rinforzi più opportuni.

Il docente guida gli alunni all'assunzione del comportamento desiderato e cerca di rafforzarlo fino a renderlo quasi "automatico".

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La teoria cognitivista

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In parziale contrapposizione alla teoria comportamentista, negli anni Cinquanta nacque il Cognitivismo, nel quale confluirono apporti di discipline assai diverse tra loro, tra cui teoria dell'informazione, cibernetica e neuroscienze, e che oggi accoglie contributi anche dall'informatica, dalle scienze della comunicazione e dall'intelligenza artificiale.

Secondo la teoria cognitivista, l'apprendimento risulta fortemente legato alle fasi evolutive dell'individuo, ciascuna delle quali corrisponde a uno specifico stadio della conoscenza che l'insegnante deve conoscere e prendere come punto di riferimento.

Secondo Jean Piaget, il più noto ed eminente studioso cognitivista, l'intelligenza è un processo mentale fondamentale, che aiuta l'organismo ad adattarsi all'ambiente che lo circonda.

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La teoria cognitivista

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Durante la crescita, infatti, i bambini conquistano strutture cognitive sempre più articolate, utili ad adattarsi al proprio ambiente (sintesi moderna).

È da questa visione che trae origine il Costruttivismo.

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La teoria costruttivista

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Questa teoria ipotizza che ogni persona, riflettendo sulle esperienze individuali, costruisce progressivamente la propria conoscenza, generando le proprie leggi e i propri modelli mentali.

L'apprendimento è, quindi, proprio la continua costruzione dei modelli mentali che in qualche modo si ergono a riferimento per le proprie esperienze.

Vi è quindi un passaggio dal modello trasmissivo, indipendente dall'individuo, a quello costruttivìsta, incentrato sulle esperienze individuali.

In questo nuovo approccio, il ruolo del docente assume le funzioni del "facilitatore del processo di apprendimento" e agisce sulle leve della collaborazione, della condivisione, dell'apprendimento attivo in contesto, favorendo la "libera scoperta" (Piaget) da parte dell'allievo.

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La teoria costruttivista

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Persino l’errore, in precedenza sempre considerato esclusivamente

con un accadimento negativo, come indice di incapacità di

apprendere, assume con il costruttivismo una valenza completamente

diversa rispetto al passato: l'alunno che commette un errore entra in

una fase di analisi, di verifica, di riflessioni sui propri comportamenti

che lo hanno portato a fallire.

L'errore si trasforma in stimolo per nuovi apprendimenti.

Seymour Papert è concordemente considerato il fondatore del

Costruzionismo.

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La teoria costruttivista

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La teoria costruzionista

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Papert è il primo a parlare di artefatti cognitivi, cioè di strumenti, oggetti, ausili da dare ai bambini perché li maneggino, ne discutano, li montino e smontino, favorendo quindi i processi di apprendimento.

Convinto assertore della grande utilità didattica dell'uso del computer, proprio come strumento utile a fare e a costruire, nel 1963 Papert inventa il LOGO, da lui stesso definito "linguaggio di programmazione e teoria dell'educazione", ancora oggi un punto di riferimento per insegnare i principi della geometria e dell'informatica ai bambini.

La novità di Papert si concretizza ulteriormente nel concetto di "set da costruzioni», secondo il quale ogni "costruzione mentale" è associabile a una serie di pezzi da assemblare assieme.

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La teoria costruzionista

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L'apprendimento, inteso proprio come costruzione mentale, migliora

se risulta accompagnato dalla costruzione di un prodotto materiale e

concreto, che possa essere mostrato, discusso e analizzato.

Per usare le parole dello stesso Papert, infatti, "fare qualcosa è

quanto di meglio e di più potente può esserci per

l'apprendimento«

Una teoria fortemente orientata alla valorizzazione del pensiero

concreto.

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Modelli di intervento didattico con la LIM

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Come si rapporta la LIM, non tanto intesa come insieme di hardware

e software ma essenzialmente come strumento didattico, con le

teorie sull'apprendimento analizzate ?

Per rispondere a questa domanda è sufficiente pensare a come una

LIM in classe, e nelle mani giuste, possa trasformare in meglio

modalità ed esiti dell'apprendimento per ciascun allievo.

Lo strumento LIM non solo si è adattato alle teorie

sull'apprendimento, ma ne ha addirittura influenzato

l'evoluzione.

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II modello pedagogico della LIM

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In generale, tutti i modelli didattici condividono gli elementi di base:

attore (alunni e insegnanti);

metodi e strategie didattiche;

modalità o categorie d'uso (pedagogia).

Il modello pedagogico in grado di guidare l'utilizzo di una LIM si può

articolare in un piano cartesiano, su due assi:

asse didattico (asse x): rappresenta la metodologia didattica della

sequenza insegnamento-apprendimento, e ai suoi estremi ci sono la

metodologia trasmissiva (estremo sinistro) e la metodologia

collaborativa (estremo destro);

asse pedagogico (asse y): indica l'utilizzo in classe della LIM, e

presenta ai suoi estremi la modalità di utilizzo strumentale (estremo

superiore) e la modalità di utilizzo critico-costruttiva (estremo

inferiore).

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II modello pedagogico della LIM

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Nei quattro quadranti individuati dall'intersecarsi dei due assi è ora

facile identificare le modalità d'uso della LIM.

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II modello pedagogico della LIM

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Trasmissivo-strumentale: la LIM è utilizzata come supporto per la

visualizzazione di contenuti didattici. Le fonti di conoscenza sono quelle

tradizionali (docente e libro) e gli allievi ne fruiscono in forma trasmissiva, quasi

passivamente.

Collaborativo-strumentale: pur mantenendo un approccio essenzialmente

trasmissivo, questa modalità affida agli allievi un ruolo più attivo: vengono cioè

sollecitate la fase riflessiva e quella di condivisione delle esperienze, magari

finalizzata alla raccolta di materiale didattico.

Trasmissivo-costruttivista: questa modalità prevede che docenti e allievi

collaborino in attività didattiche volte al conseguimento di un obiettivo, È un

approccio che ben si adatta al lavoro di gruppo (facilitato anche da software

didattico) in cui il docente diventa una sorta di tutor, con il compito di

stimolare e coinvolgere.

Collaborativo-costruttivista: gli attori collaborano e condividono

criticamente (discussione e confronto) obiettivi comuni, mediante processi di

co-costruzione della conoscenza. La LIM viene ora utilizzata come strumento di

apprendimento collaborativo

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II modello pedagogico della LIM

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Osservando questi quattro diversi approcci appare evidente che

una LIM può essere utilizzata semplicemente per una didattica

frontale con materiali multimediali oppure, in modo molto più

complesso e ricco, per introdurre e valorizzare adeguatamente

aspetti collaborativi (gli alunni possono intervenire

completando schemi e svolgendo attività di carattere

interattivo) e adottare dinamiche costruttivistiche,

sfruttando finalmente al meglio le potenzialità di un sistema

LIM.

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Insegnare? No, apprendere!

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Oggi la visione dominante concentra la sua attenzione su colui che

apprende, sui processi che gli permettono di apprendere e su come

facilitare gli esiti desiderati.

Ecco che, parlando di ambiente di apprendimento, diventa

abbastanza naturale non solo "uscire dall'aula", e ci riferiamo qui

ad ambienti virtuali legati alle reti di computer, ma anche "entrare

nella testa', spaziando cioè in luoghi mentali, culturali, emotivi.

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Gli ambienti di apprendimento

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Ambiente: contesto, intorno, condizioni, sfondo

Un ambiente di apprendimento può essere definito come:

insieme di attività strutturate, intenzionalmente predisposto dall'insegnante, nel quale organizzare le attività didattiche perché il processo di apprendimento possa conseguire con efficacia gli esiti desiderati;

spazio d'azione, non separabile da quanto in esso avviene, creato per stimolare e sostenere la costruzione di motivazioni, atteggiamenti, conoscenze, abilità, competenze.

È all'interno di un ambiente di apprendimento, reso fertile dalla condivisione di mezzi strumentali e di obiettivi, che hanno luogo le interazioni docente-alunno, alunno-alunno, alunno-ambiente.

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Gli ambienti di apprendimento

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All'interno del concetto di ambiente di apprendimento entrano tutti gli elementi che seguono:

azioni di docenti e allievi;

spazi (fisici e virtuali) a disposizione;

metodologie adottate;

materiali didattici (fisici e virtuali);

strumenti didattici (fisici e virtuali);

organizzazione della vita scolastica.

In un ambiente di apprendimento tutte queste componenti dovrebbero coesistere, evolvendo al suo interno secondo dinamiche ben percepibili e comprensibili da parte di tutti gli utenti.

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Gli ambienti di apprendimento

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Un ambiente di apprendimento dovrebbe:

evitare di generare disordine cognitivo negli allievi;

sostenere i processi di scoperta;

incoraggiare l'adozione di percorsi cognitivi e produzione di conoscenza autonomi;

facilitare il lavoro in gruppo, esaltando gli elementi di socialità dell'apprendimento;

concretizzare il percorso di apprendimento, la creazione di prodotti durante e/o al termine del processo di apprendimento.

In questa prospettiva, non sempre facile da mettere in pratica, l'apprendimento avviene quando un individuo, interagendo con uno spazio, con un contesto o con se stesso, si adatta all'ambiente di apprendimento, agendo su di esso e nel contempo modificandolo.

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Gli ambienti di apprendimento

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Il docente non deve limitarsi a facilitare il trasferimento di concetti predeterminati, ma deve assurgere al ruolo di attore protagonista nella creazione di un ambiente di apprendimento che faciliti l'attivazione e il completamento delle dinamiche elencate.

Il docente diventa produttore di ambienti di apprendimento composti da ambienti reali, che possono essere sia dentro sia fuori la scuola, e di attività da svolgervi, anche grazie all'utilizzo di strumenti adatti.

Il processo di creazione degli ambienti di apprendimento avverrà seguendo un percorso, di progettazione e di realizzazione:

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Gli ambienti di apprendimento e la tecnologia

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L'apporto più interessante che le tecnologie, con particolare

riferimento all'informatica, danno alla costruzione di un ambiente di

apprendimento può essere considerato sotto due aspetti.

Apporto multimediale: integrazione di più media che

concorrono alla trasmissione multimodale di un messaggio.

Apporto interattivo: un oggetto informatico interattivo è in

grado di rispondere in maniera adeguata alle sollecitazioni ricevute

da parte dell'utente. Le applicazioni Web in rete, in grado di

coinvolgere comunità enormi di utenti e di farli interagire

attivamente tra loro, stanno sempre di più determinando la

transizione dai media tradizionali ai cosiddetti social media.

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Gli ambienti di apprendimento e la tecnologia

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Gli ambienti tecnologici più rappresentativi

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LOGO: il linguaggio di programmazione per bambini, creato alla fine degli anni Sessanta da Papert,

Realtà virtuale:. Le applicazioni di realtà virtuale di carattere didattico hanno avuto una certa diffusione, favorite dalla possibilità per i loro utenti di muoversi esplorando spazi virtuali alla ricerca di conoscenza e anche di interagire gli altri utenti,

Realtà aumentata: permette la visualizzazione in tempo reale di contenuti multimediali come video, audio, oggetti 3D che appaiono su monitor o display di dispositivi mobili. Si attiva tramite marcatori (ARtags) o disegni stilizzati in bianco e nero che, mostrati alla webcam, vengono riconosciuti dal computer o da qualsiasi dispositivo mobile, grazie alla disponibilità di molte app per smartphone e tablet

Social network: sono oggi le applicazioni Web dominanti per la loro capacità di far nascere enormi comunità di utenti basate sulla condivisione di interessi, di favorire il libero scambio di idee e pensieri, di permettere la raccolta, la distribuzione e la rielaborazione di contenuti didattici da parte di gruppi di utenti.

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Definizione di didattica inclusiva

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La didattica inclusiva è: un processo per gestire e rispondere alle

diverse esigenze di tutti gli studenti incrementando la partecipazione

all'apprendimento, nelle culture e nelle comunità, e riducendo

l'esclusione dall'istruzione.

E’ necessario comprendere e assimilare termini apparentemente assai

simili tra loro e utilizzati in periodi diversi:

inserimento (anni Settanta),

integrazione (anni Ottanta) e

inclusione (dopo il 2007)

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Definizione di didattica inclusiva

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Lo scopo è quello di arrivare a un ambiente di apprendimento capace di favorire il raggiungimento degli obiettivi didattici e formativi di tutti gli alunni di una classe, o di una comunità scolastica.

Se i concetti di inserimento e di integrazione potevano suscitare più di qualche perplessità, parlare di inclusione e di didattica inclusiva è, forse, il positivo segnale di un'inversione di tendenza.

Il miglior modo di interpretare questo concetto è, probabilmente, definirlo attraverso la negazione del suo contrario.

Inserimento e integrazione esprimono un'azione svolta da qualcuno su qualcun altro, identificando ed etichettando in maniera inequivoca il destinatario dell'attenzione come un problema da risolvere.

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Inclusione: assenza di esclusione

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Parlare invece di inclusione capovolge i termini in gioco e

riconosce un diritto (inclusione) attraverso azioni di

contrasto del suo opposto (l'esclusione), puntando i riflettori su

tutti gli individui che appartengono a una comunità scolastica, e

sul loro personale stato in quanto persone autonome.

Non si esprime più alcuna necessità di omologazione e

normalizzazione delle diversità, ma si punta all'avvicinamento

di tutti al centro dell'ambiente di apprendimento, senza negare

la diversità di cui ciascuno di noi è portatore ma tendendo alla

rimozione di ogni forma di esclusione, piccola o grande, di cui

tutti noi, a vario titolo, soffriamo ogni giorno.

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il concetto di inclusione prevede che:

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si attivi un vero e proprio processo, alla ricerca dei migliori approcci per affrontare la diversità, imparando a inquadrarla come parte integrante della vita di tutti gli individui;

si lavori in maniera convinta allo scopo di identificare e rimuovere ogni tipologia di ostacolo, facilitando la partecipazione di ciascun alunno al percorso di apprendimento e stimolando la creatività e il problem solving;

al processo possano partecipare attivamente tutti gli alunni, adeguatamente accolti all'interno dell'ambiente di apprendimento e coinvolti in attività di condivisione e scambio affinché tutti possano ottenere dei tangibili miglioramenti in ogni fase del percorso formativo, non solo in occasione di verifiche o esami;

si ponga una particolare, ma non esclusiva, attenzione agli studenti a rischio, confermando così il paradigma non esclusivo (e quindi inclusivo) che caratterizza ogni fase di questa visione. Per questi studenti valgono le seguenti indicazioni: l'alunno a rischio deve rimanere in classe il più a lungo possibile e deve avere le

identiche opportunità formative degli altri, in pieno regime di didattica inclusiva;

deve essere coinvolto nelle stesse attività che fanno i suoi compagni di classe (lavori a coppie o di gruppo e così via).

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il concetto di inclusione

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Solo la presenza contemporanea, seppure su diversi livelli attuativi, di tutte queste azioni riesce a intervenire sulle molteplici cause di marginalizzazione, allontanamento o limitato miglioramento e permette la reale implementazione della didattica inclusiva.

Le azioni inclusive messe in campo dal docente diventano, in questo caso, un insostituibile strumento di prevenzione dell'esclusione e dell'emarginazione e favorisce la crescita personale e culturale di qualsiasi allievo, indipendentemente dal suo iniziale status economico e sociale.

La scuola deve promuovere il miglioramento e renderlo praticabile per tutti i suoi allievi attraverso la predisposizione dei più adeguati ambienti di apprendimento e l'attivazione di tutte le possibili misure inclusive che si riferiscono anche all'uso appropriato della LIM e allo sviluppo di materiale didattico interattivo e multimediale fruibile facilmente, e con profitto, da tutti i destinatari, nessuno escluso.

La LIM è quindi, a pieno titolo, considerabile come uno strumento didattico avanzato, in grado di favorire e supportare concretamente la didattica inclusiva, attraverso la progettazione e la realizzazione di azioni volte alla valorizzazione delle potenzialità e dei talenti di tutti gli allievi.

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DSA (Disturbi Specifici dell'Apprendimento)

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Il termine DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) indica:

l'incapacità di leggere in modo corretto e scorrevole, denominata dislessia;

la difficoltà a scrivere in modo comprensibile e/o senza ripetuti errori di ortografia (disgrafia e/o disortografia);

la difficoltà di eseguire correttamente e in tempi ragionevoli calcoli matematici, denominata discalculia.

Si tratta di disfunzioni neurobiologiche che interessano le attività legate ai processi di lettura, scrittura e calcolo ma che non colpiscono le funzioni cognitive globali.

Questi disturbi sono purtroppo spesso misconosciuti, e questo causa il più delle volte l'incapacità di riconoscerne cause ed effetti e il non sapere come affrontare queste situazioni, che finiscono, anche per colpa dell'inadeguatezza dell'ambiente di apprendimento nel suo insieme, con l'essere penalizzanti per gli alunni coinvolti oltre che fonte di marginalità ed esclusione

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La dislessia

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La dislessia, per esempio, è spesso detta disturbo invisibile, a

causa della mancanza di evidenti sintomi di carattere biologico.

Intervenire in maniera corretta richiede:

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aspetti fondamentali riguardanti i DSA

learning disabilities:

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hanno diversi livelli di gravità;

interessano abilità specifiche in soggetti con buone potenzialità cognitive;

non devono essere confusi con le difficoltà di apprendimento;

possono causare problemi nelle aree motivazionale, affettiva, relazionale;

non sono dovuti a ritardi mentali, deficit cognitivi, sensoriali o motori;

non sono dovuti a fattori emotivi o psicologici;

non sono dovuti a fattori legati al contesto familiare, socioeconomico,

culturale e scolastico;

non solo dovuti alla mancanza d'impegno.

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La didattica inclusiva

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La didattica inclusiva, anche in casi di questo genere, rappresenta una

buona soluzione, purché essa conduca a una complessiva revisione

dell'approccio didattico, riferito a tutti gli studenti.

Rivolgere una qualunque azione esclusivamente ad alcuni alunni,

infatti, finirebbe per mettere in maggiore evidenza il loro stato di

diversità allontanando gli studenti con DSA, impedendo la loro

convergenza e piena inclusione, e causando un comprensibilissimo

rifiuto di queste pratiche.

D'altra parte la didattica inclusiva è pensata per poter apportare

benefici a tutti gli alunni, attivando e rafforzando in ciascuno di essi il

senso di autonomia e di autostima.

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Azioni e strumenti per attivare meccanismi di

partecipazione, condivisione e inclusione.

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Scaletta degli argomenti: permette di anticipare la scansione degli argomenti, presentandone il relativo schema logico prima di iniziare la trattazione vera e propria.

Lavori di gruppo: garantiscono un elevato livello di partecipazione alle dinamiche di gruppo (discussione, scambio di opinioni e idee, accettazione delle idee altrui, cooperazione per la realizzazione di elaborati o prodotti).

Brainstorming: particolare tecnica di gruppo, in grado di esaltare gli aspetti creativi nella risoluzione di un problema.

Lettura selettiva: per anticipazione (per iniziare a maneggiare concetti prima della trattazione dettagliata); individuazione delle parole chiave in un testo, per schematizzare meglio, e delle intestazioni, che in un testo identificano concetti base, ordinati e strutturati.

Schemi, tabelle, multimedia, ipertesto

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La dispersione scolastica e la didattica inclusiva

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La dispersione scolastica è il fenomeno che si manifesta con l'assenza non autorizzata e non giustificata di un alunno.

Da un punto di vista strettamente normativo, la problematica è riferita agli alunni minorenni. Il concetto va comunque allargato e connesso all'insuccesso nella sua accezione più ampia, indipendentemente dall'età dell'individuo che, per qualunque ragione, si allontana dal mondo della scuola.

Genericamente, quando si parla di dispersione scolastica, ci si riferisce a insuccessi scolastici, evasioni e abbandoni, ritiri, bocciature, ma anche a ritardi nel percorso di studi.

Tali eventi sono molto spesso legati a situazioni di disagio e a criticità che il sistema scuola non può non affrontare.

Le variabili in gioco sono davvero tante, ma in tutti i casi il risultato si traduce in un insuccesso scolastico che impedisce il raggiungimento di adeguati livelli formativi.

Al contrario, affrontare e ridurre la dispersione scolastica significa favorire il successo scolastico

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Usare la LIM in ambienti di apprendimento inclusivi

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Una LIM:

permette di predisporre e attuare durante la lezione diverse tecniche di esposizione e di visualizzazione, riuscendo a indirizzare al meglio, e contemporaneamente, le esigenze di chi:

preferisce visualizzare le immagini accanto alle parole;

ha bisogno di sentire suoni o descrizioni audio;

trova giovamento nel manipolare oggetti, e così via;

garantisce un approccio multimodale (utilizzo contemporaneo di più canali comunicativi, testo, audio, video) e stimola più canali sensoriali, agevolando il mantenimento di un elevato livello di concentrazione, anche in presenza di allievi con disturbi dell'attenzione;

permette a tutti gli alunni di intervenire sul contenuto delle diapositive, agendo personalmente su quanto proposto dall'insegnante o da altri alunni;

permette agli alunni di riprendere e terminare il lavoro avviato in classe anche a casa, garantendo così un elevato livello di continuità ambientale casa/classe/scuola che risulta certamente molto prezioso nel caso di alunni con DSA.

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strumenti dei software autore utili nel caso di

disgrafia o dislessia

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cartine, immagini, mappe, tabelle, fogli e attività già predisposti, contenuti nelle librerie a corredo dei software autore;

strumenti di scrittura, per scrivere agevolmente (e in varie modalità) o disegnare a mano libera;

riconoscimento testo, per trasformare il testo scritto a mano in testo "di sistema", facilmente editabile e utilizzabile per altri scopi;

riconoscimento forme, per trasformare in perfette forme geometriche le forme disegnate a mano libera, funzione molto apprezzata dagli studenti con discalculia;

formattazione speciale (colori, grassetto, tipi di carattere facilmente leggibili, modifica del colore della pagina) per aumentare la leggibilità del testo (strumenti dispensativi);

correzione ortografica, particolarmente utile per gli allievi disortografici;

tendina (o pannello) che, visualizzando una riga di testo o una porzione di diapositiva alla volta, rende più facile la vita agli studenti dislessici;

strumenti per evidenziare (riflettore, faretto, zoom interattivo), molto utili per attirare e focalizzare l'attenzione;

strumenti matematici e geometrici (calcolatrice, riga, compasso, goniometro), assai utili in caso di discalculia.

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Ruolo chiave del sistema LIM nella didattica di

inclusione e nel lavoro di gruppo.

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Molto utile per tutti gli allievi è anche il Registratore, lo strumento LIM che permette la riproduzione (audio e/o video) in un secondo momento di quanto visualizzato e detto durante la lezione, assolvendo a due funzioni didatticamente molto importanti:

funzione metacognitiva: rivivere le esperienze fatte stimola le attività di analisi, confronto e riflessione;

funzione di rinforzo: la possibilità di rivedere le lezioni può rappresentare un grande aiuto nel caso di studenti con difficoltà di memoria.

Il sistema LIM, quindi, assume un ruolo chiave come:

elemento centrale per una didattica di inclusione per gli alunni diversamente abili;

strumento privilegiato su cui incentrare il lavoro di gruppo.

In più, proprio grazie alle sue caratteristiche, la LIM può porsi come risorsa per tutta la classe, non solo dedicata a chi manifesta maggiori difficoltà.

Insomma, ci sembra che si possa senza dubbio affermare che:

La LIM è uno degli strumenti didattici più potenti e maggiormente inclusivi