IMMAGINI DEL RISORGIMENTO - Itinerario storico verso l’Unità d’Italia.

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IMMAGINI DEL RISORGIMENTO Itinerario storico verso l’Unità d’Italia MOSTRA ICONOGRAFICA di dipinti, litograie, foto e cartoline d’epoca del Risorgimento Italiano Mentana, 19 Settembre - 18 Ottobre 2009 Galleria Borghese - P.zza Garibaldi - Mentana

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MOSTRA ICONOGRAFICA di dipinti, litografie, foto e cartoline d’epoca del Risorgimento Italiano

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IMMAGINI DEL RISORGIMENTOItinerario storico verso l’Unità d’Italia

MOSTRA ICONOGRAFICAdi dipinti, litogra<ie, foto e cartoline d’epoca

del Risorgimento Italiano

Mentana, 19 Settembre - 18 Ottobre 2009Galleria Borghese - P.zza Garibaldi - Mentana

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PROVINCIADI ROMA

COMUNE DIMENTANATesti, ricerca e riproduzione iconogra<ica

a cura di ADOLFO VALENTINI

Stampa delle foto

a cura di ADOLFO VALENTINIe SALVATORE INTILLATitolare del Progetto

“MENTANA INCONTRA... 2011”

Coordinamento artistico

a cura dell’Arch. SANDRA STELLA FINOZZI

Il materiale esposto nella Mostra, è stato presoda varie pubblicazioni.

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MENTANA INCONTRA…2011presenta la mostra iconografica di dipinti,

litografie, foto e cartoline d’epoca del Risorgimento Italianodal titolo “Immagini del Risorgimento”.

È un percorso espositivo, illustrato da una guida,che si avvale di due sezioni: fotografie e libri,

inseriti nel contesto di un itinerario storico verso l’Unità d’Italia,di cui si celebra il 150° anniversario (1861-2011).

Lo studio-ricerca delle fonti bibliograficheeffettuato presso biblioteche, centri espositivi,

raccolte private, archivi pubblici e privatiha coinvolto tutti i fondatori del Comitato.

In modo specifico Adolfo Valentiniha curato la ricerca-selezione delle foto e la stesura dei testi.

Adolfo Valentini e Salvatore Intillahanno condiviso la stampa fotografica con tecnica digitale.

Il tessuto narrativo in cui si intrecciano persone e fattiè proposto con un linguaggio chiaro ed essenziale,

didattico e culturale affinché emergaquello che abbiamo chiamato “metodo storico”.

Vogliamo e dobbiamo proporre una metodologiache sia quella di scoprire e riscoprire la storia

in cui la persona è al centro dell’evento,della scena e del ritratto.

È un recupero di un valore che da senso e significato ai gesti,alle esperienze, alle espressioni, ai volti, ai segni e ai simboli.

Attraverso queste immaginisi cerca di cogliere il tempo non come flusso ma valore.Attraverso queste immagini tra estetica e semiologia

cerchiamo di leggere: scopi ed ideali.La mostra che è una esposizione per comunicare,

dove per comunicare, intendiamo un processo socialeed inter-relazionale che rende la cultura produttiva,

generativa e non reattiva.La mostra vuole farsi interprete nel dire che il Risorgimento

non è soltanto quel periodo di temponel quale si crearono le condizioni nazionali ed internazionali

per la nascita, lo sviluppo e l’affermazionedi movimenti tesi alla realizzazione di uno Stato indipendente

ma fu anche l’idea per la realizzazionedell’Unità d’Italia.

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IMMAGINI DEL RISORGIMENTO

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L’EUROPA PRIMA DEL 1848

IMPERO AUSTRO-UNGARICO: monarchia retta da Francesco Giu-seppe d’Asburgo. L’Austria a partire dal congresso di Vienna del 1815si arrogava il diritto di essere il guardiano d’Italia, avendone occupatomilitarmente la Lombardia, il Veneto, il Trentino, l’Alto Adige, l’Istria ela Dalmazia. Manteneva eccellenti rapporti con il Granducato di To-scana, retto da un Asburgo-Lorena, con lo Stato della Chiesa, con ilRegno delle Due Sicilie, con il ducato di Parma e Piacenza, nonché conquello di Modena e Reggio (Reggio Emilia).

FRANCIA: governo repubblicano retto dal 1848 da Luigi Bonaparteche nel 1852 con un colpo di mano abolisce la Repubblica e restaural’impero assumendone il potere con il nome di Napoleone III, nemicodell’Austria ma fedele protettore del papato. Nel 1849 con un grossocorpo di spedizione reprime cruentemente nel sangue la neonata Re-pubblica Romana al termine della repressione lascia a Roma , per la di-fesa del papato, un forte contingente militare che per oltre unventennio rappresenterà un ostacolo insormontabile per l’annessionedello Stato pontiUicio al Regno d’Italia. Mantiene ottimi rapporti con loStato Sardo-Piementese, (Regno di Sardegna) considerato alla streguadi protettorato e comodo cuscinetto che lo separava dall’odiato “CeccoPeppe” (Francesco Giuseppe d’Asburgo).

INGHILTERRA: regime monarchico retto sin dal 1837 dalla ReginaVittoria. La rivolta di Messina nel 1848, repressa nel sangue da “reBomba” (Ferdinando II), era stata sostenuta anche dal governo ingleseche deteneva notevoli interessi in quella regione, gestiva in manieraquasi monopolistica, la produzione dello zolfo siciliano, inoltre era inforte contrasti con la politica repressiva, soprattutto nell’isola dei Bor-bone. In Inghilterra e a Malta trovavano asilo tutti gli italiani che lamagistratura borbonica perseguiva per Uini politici. Il Regno Unito erafavorevole alla cessazione del dominio austriaco sull’Italia e propen-deva per la creazione di uno Stato nazionale autonomo anche dallaFrancia. Auspicava uno Stato italiano sufUicientemente forte da man-tenere la propria autonomia ma nel contempo non così forte da osta-colare il dominio britannico nel Mediterraneo. A tal proposito, la reginaVittoria, qualche anno dopo la sua ascesa al trono, aprendo i lavori delParlamento inglese dichiarò: “mi sforzerò di ottenere per i popoli d’Ita-lia la libertà di decidere da loro stessi delle proprie sorti senza alcun in-tervento straniero” .

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Francesco Giuseppe edElisabetta Amelia Eugenia

Napoleone III, Eugeniae il principe Napoleone

La regina Vittoriae il principe Alberto

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L’ITALIA NEL 1848

Regno di Sardegna e Piemonte: sultrono siede Carlo Alberto di Savoia. Il regnocomprende l’Alta Savoia (oggi territoriofrancese) il Piemonte, la Liguria e la Sar-degna.

Granducato di Toscana: retto dal Gran-duca Leopoldo II della famiglia AsburgoLorena.

Ducato di Parma e Piacenza: sotto il go-verno di Carlo II di Borbone.

Ducato di Modena e Reggio: al potereFrancesco V d’Asburgo d’Este.

Territorio Lombardo Veneto: occupatomilitarmente dall’Austria e governato daun Vicerè.

Stato della Chiesa: governato da Pio IX, al secolo Giuseppe Maria Mastai Ferretti.

Lo Stato comprende:- il Lazio con le province di Roma, Viterbo, Civitavecchia, Sabina e Frosinone;- le Marche con le province di Ancona, Macerata, Urbino, Ascoli, Fermo e Camerino;- l’Umbria con le province di Perugia e Spoleto;- l’Emilia Romagna con le province di Bologna, Ravenna, Ferrara e Forlì.

Regno delle Due Sicilie: monarchia retta da Francesco II di Borbone (Franceschiello).

Il regno comprende :- Napoli, Terra di Lavoro, Principato Citro e Principato Ultra;- Calabria Ulteriore, Calabria Citeriore;- Capitanata, Terra di Bari e Terra d’Otranto;- Abruzzo Citeriore, Primo Abruzzo Ulteriore, Secondo Abruzzo Ulteriore;- Contado di Molise;- Provincia di Basilicata;- Sicilia, divisa in tre Province: Val Demone, Val di Noto e Val di Mazara.

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IMMAGINI DEL RISORGIMENTO

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IL RISORGIMENTO ITALIANOI PRODOMI: LA CARBONERIA

La Carboneria nacque come associazione segreta e il nome deriva dal fatto che i settari fon-datori avevano tratto il loro simbolismo e i loro rituali dal Mestiere dei Carbonai, dalla produzionealla vendita al minuto del carbone.

Chi si iscriveva alla Carboneria, Uin dal momento della sua ade-sione, non doveva conoscerne tutte le Uinalità.

I neoUiti venivano chiamati apprendisti, successivamente diven-tavano maestri, e si impegnavano a mantenere il più assoluto ri-serbo pena la morte.

La setta era organizzata gerarchicamente, in maniera assai ri-gida, le Baracche era il nome dato ai nuclei locali i quali dipende-vano dalle Vendite, agglomerati più vasti e che a loro volta eranosottoposti alle Vendite Madri e Alte Vendite.

Oggi conosciamo assai poco di questa Setta, ovviamente il fattodipende dalla necessità che aveva l’Organizzazione di operare emantenere il più stretto riserbo, evitando di afUidare a scritti o do-cumenti che se scoperti dalle varie polizie degli Stati in cui operavaavrebbero almeno portato al carcere se non al patibolo.

Quando poi si era costretti a comunicare per iscritto si ricorreva al sistema di cifrari segreticustoditi soltanto dal sommo Capo locale la cui identità era nota solo a pochi eletti.

La Carboneria e i suoi iscritti (quasi tutti appartenenti al ceto medio alto borghese e tutti ac-culturati) aspiravano alla libertà politica e ad un Governo costituzionale ed erano divisi in duelogge: la civile, destinata alla protesta politica, al proselitismo e propaganda, e lamilitare destinataalla guerriglia.

Aderirono alla Carboneria i seguenti personaggi dell’Italia risorgimentale, della prima metàdell’ottocento: Silvio Pellico, Antonio Panizzi, il giovane GiuseppeMazzini, Ciro Menotti, Piero Ma-roncelli e Federico Confalonieri, tanto per citarne alcuni.

Inizialmente la setta nacque come forma di opposizione alla politica filo napoleonica diGioacchino Murat e dopo la caduta di questi lottò contro la politica fondiaria di Ferdinando I delleDue Sicilie. Nel 1815 subito dopo il congresso di Vienna il movimento carbonaro assunse un ca-rattere prettamente patriottico e spiccatamente anti austriaco. Raggiunse una vasta diffusione so-prattutto nell’Italia del Nord grazie anche all’opera di Piero Maroncelli.

La Carboneria, nata principalmente come forma di protesta politico-sociale, alquanto paciUista,con l’adesione al patriottismo nazionale, subì una trasformazione che la portò successivamente adassecondare la volontà di interventi armati propugnati da alcuni capi, trascurando quelle cheerano le sue prerogative iniziali creando nel contempo una certa confusione all’interno della stessaorganizzazione.

I Carbonari, per esempio erano molto favorevoli all’indipendenza italiana ma non facevanominimamente cenno all’eventuale forma di governo che poi avrebbe dovuto governare l’Italia.

Moti Carbonari del 1820-21 a Napoli gli ufUiciali Morelli, Silvati e Pepe, membri della Carbone-ria decisero di marciare da Nola contro Napoli al Uine di indurre Ferdinando I a concedere una

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Santorre di Santarosa

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carta costituzionale, intimorito dalla sollevazione il Re concesse una nuova Carta Costituzionale el’istituzione di un Parlamento.

A Torino scoppiò una sommossa capeggiata da Santorre di Santarosa, che ottenne da VittorioEmanuele I la costituzione democratica.

A Napoli la Carboneria non aveva previsto l’intervento della Santa Alleanza che capeggiatadall’Austria spedì un forte esercito al Sud che sbaragliò quello degli insorti, inferiore per mezzi eduomini. Morelli e Silvati furono condannati a morte e giustiziati mentre Pepe subì l’esilio.

Dopo i fatti di Napoli, Vittorio Emanuele I, incapace aprendere una decisione pro o contro la Carboneria, decide diabdicare a favore del fratello Carlo Felice di Sardegna ilquale senza esitare fa intervenire l’esercito Austriaco peraver ragione dei rivoltosi (il non saper decidere dei Savoiasembrerebbe essere una tara ereditaria che passa da Vitto-rio Emanuele I a Carlo Alberto per Uinire con Vittorio Ema-nuele III che non sa decidere contro Mussolini portando diconseguenza il Fascismo al potere).

Per ripristinare l’ordine, l’Austria esercita una forte re-pressione contro la Carboneria in tutto il Nord Italia, dopola sconUitta Santorre riuscì a fuggire prima in Francia, poi aGinevra, mentre ben altra sorte toccò ad altri patrioti quelliche non Uinirono sotto il boia austriaco, Uinirono ai Piombisorte tocca a Pellico, Maroncelli e Confalonieri.

SconUitti ma non battuti i Carbonari italiani spronati anche dall’entusiasmo suscitato dalla vit-toriosa sollevazione di Parigi nel 1830 alla quale aveva partecipato la Carboneria francese a so-stegno della politica di Luigi Filippo, presero le armi a Modena.

Nel capoluogo emiliano l’iniziativa fu capeggiata da Ciro Menotti il quale tentò di coinvolgereil duca di Modena Francesco IV a partecipare alla guerra contro l’Austria, il Duca, Uilo austriaco,inizialmente fece Uinta di collaborare, poi, su suggerimento di Klemens von Metternich, arrestò econdannò al patibolo Menotti e gli altri rivoltosi.

La rivolta nello Stato della Chiesa avvenne l’anno successivo. Nel 1831 si ribellarono Bologna,Reggio Emilia, Imola, Faenza, Ancona, Ferrara e Parma. I carbonari raccolsero un esercito che nelleloro intenzioni avrebbe dovutomarciare su Roma e che invece fumassacrato dall’esercito austriacochiamato in soccorso da Papa Gregorio XVI.

Questa ulteriore disfatta fece riflettere e capire a molti Carbonari che militarmente ma so-prattutto da soli non avrebbero mai potuto competere con una delle più grandi Potenze d’Eu-ropa. Il primo ad intuirne il fallimento ideale e organizzativo, più che politico, fu Mazzini,uno dei più acuti e preparati Carbonari che fondò una nuova Società Segreta chiamata “Gio-vine Italia” nella quale, anche per le idee innovative, successivamente sarebbero confluitimolti degli ex aderenti alla Carboneria, la quale rimasta senza sostenitori, praticamente cessòdi esistere.

Il fallimento della Carboneria è da attribuire principalmente al tipo di organizzazione, al pes-simo collegamento tra i vari gruppi, anche se dovuto a motivi di sicurezza, sia locali, sia regionaliche nazionali, oltre all’ambiguità politica, il non pronunciamento tra Repubblica o Monarchiarese sempre difUidenti i piccoli monarchi italiani.

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Attilio ed Emilio Bandiera

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PRIMA GUERRA D’INDIPENDENZA

La morte di Gregorio XVI riempì d’ansia i liberali dello Stato della Chiesa e le autorità austria-che, temendo disordini, rinforzarono il presidio di Ferrara inviando nel contempo una squadra na-vale a presidio della coste dell’anconetano.

Ma tutto restò calmo, i liberali anziché insorgere reputarono che la miglior cosa da fare eraquella di far pressione sui Cardinali elettori afUinché eleggessero un papa di idee liberali e innova-tive per il riordino dello Stato e che andasse incontro alle aspettative del popolo.

Le magistrature di Osimo, Bologna, Ancona, Forlì ed Imola consegnarono ai rispettivi cardinalimemorandum o petizioni nei quali si chiedeva l’attuazione delle riforme proposte dalle Potenzenel 1831.

Tutte queste sollecitazioni spaventarono i cardinali elettori, iquali entrarono in Conclave il 14 giugno del 1846 in numero infe-riore al previsto e cioè senza attendere i legati che venivano daglialtri Stati europei.

Il 16 giugno, dopo solo quattro votazioni venne eletto Papa ilCardinale Mastai Ferretti che assunse il nome di Pio IX. A Roma poisi disse che l’Austria aveva ingiunto all’arcivescovo di Milano, Car-dinale Gaysruch di porre il veto durante il conclave sul CardinalMastai. La fretta dei cardinali annullò il veto perché l’arcivescovomilanese giunse a Roma dopo l’elezione.

Papa Mastai aveva 56 anni ed in precedenza aveva trascorso14 anni della sua esistenza in Romagna quindi conosceva le neces-sità e i desideri di quella regione avendone vissuto anche i moti del1831.

Era, secondo quanto scrive il Conte Pasolini, ammiratore e seguace delle idee liberali del Gio-berti. In poche parole Pio IX era consapevole che bisognava fare delle innovazioni per sanare e am-modernare il suo Stato e in ciò era non solo confortato ma anche spronato dai suoi collaboratoripiù stretti come Monsignor Giovanni Corboli Bussi, suo amico, da Padre Gioacchino Ventura suoantico condiscepolo e dall’esimio giurista Pellegrino Rossi, in quel periodo plenipotenziario a Romadi Luigi Filippo.

A luglio con l’editto “Perdono” grazia 394 carcerati detenuti per motivi politici e contempora-neamente consente il rientro di altri 605 profughi politici. Con questo atto di clemenza, tocca ilcolmo della popolarità, a Roma prima, poi, in tutto lo Stato esplosero manifestazioni di gioia e di-mostrazioni di gratitudine nei confronti del nuovo Papa.

La grazia concessa con l’editto non solo permetteva di rivedere e abbracciare amici e parentima alimentava anche la speranza di riforme e di buon governo. In quei giorni il popolo gli perdonòanche la concessione di premi e onoriUicenze ai militari che avevano represso la rivolta liberale diRimini. La popolarità cresceva di giorno in giorno ed esplose in manifestazioni di giubilo in agostoquando il Papa nominò Segretario di Stato il cardinale Gizzi, di idee, notoriamente, liberali e inse-diò una commissione perché esaminasse i progetti per la costruzione di linee ferroviarie tra Romae il Regno di Napoli, tra Roma e il porto di Anzio, tra Roma e il porto di Civitavecchia e una traRoma - Ancona e Bologna.

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Papa Pio IX

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La fama della liberalità del Papa solcò anche gli oceani, Gari-baldi, dagli Stati Uniti d’America gli scrisse una letteramettendo lasua spada al Suo servizio (offerta riUiutata perché Garibaldi era inodore di pirateria), Mazzini gli scrisse esortandolo a porsi a Capodi una confederazione di Stati Italiani indipendenti dal giogo del-l’Austria.

Una signiUicativa e innovativa riforma riguardò la liberalizza-zione della stampa, soltanto gli scritti di carattere politico sareb-bero stati preventivamente sottoposti al controllo della Censura,nello Stato a seguito di questa riforma nacquero diverse testategiornalistiche. A Roma Uino al 1815 veniva stampato un foglio bi-settimanale e Uino al 1846 non veniva stampato nessun quotidiano.

Altra innovazione apportata da Pio IX fu la Consulta per le Fi-nanze e l’Amministrazione composta da 24 Consultori, vennero istituiti i Circoli ed ogni ceto ebbeil suo. Si istituì la Guardia Civica in tutto lo Stato.

Nonostante tutte queste riforme e concessioni a Roma e nelle province avveniva il risvegliopreoccupante di elementi Sanfedisti e reazioni che iniziarono a fomentare disordini. Si ebberotumulti a Bologna, a Cesena, a Senigallia, Macerata e Viterbo. A Rieti si sparsero ad arte le voci chetruppe borboniche erano in marcia verso lo Stato della Chiesa. Si ebbero tafferugli a Terni, a Cittàdella Pieve venne assassinato Domenico Baldenti, capo dei liberali e della guardia civica di quellacittà. A Faenza i carabinieri pontiUici durante una dimostrazione popolare spararono sulla follafacendo 7 vittime. A questi accadimenti, ai quali forse non era stata estranea nel fomentarli, si ag-giunse anche la minaccia diretta dell’Austria la quale senza alcuna minaccia e senza alcuna ri-chiesta di soccorso, da Vienna il Metternich impartì ,motu proprio, l’ordine di rinforzare il presidiodi Ferrara con 3 compagnie di fanteria, due squadroni di cavalleria e un drappello d’artiglieriacon 3 pezzi. Le truppe lasciarono Verona, occuparono Ferrara e senza alcunmotivo indissero il co-prifuoco iniziando a perlustrare tutta la città con le loro pattuglie. A nulla valsero le proteste diRoma, l’Austria ancora una volta voleva dimostrare con la forza delle armi tutta la sua arroganzadi padrone. L’invasione di Ferrara era un chiaro modo di dimostrare il loro dissenso per le riformeapportate nello Stato della Chiesa.

Ma la Chiesa rispose ancora una volta con una riforma, la Uirmadell’Atto di costituzione di una lega Doganale, tra Piemonte, To-scana, e Stato pontiUicio, atto che avrebbe dovuto stabilizzare e cal-mierare le gabelle doganali tra i tre Stati.

L’Europa guardava con un certo interesse ciò che stavaaccadendo in Italia e il dissidio Roma Vienna per i fatti di Ferrarapreoccupòmolto le cancelleria di Prussia, Francia e Inghilterra per-ché poteva prendere una brutta piega, anche perché tutta l’Eu-ropa era percorsa da un forte fermento liberale che da unmomentoall’altro poteva esplodere anche da loro. La diplomazia si mise inmoto per appianare la questione. L’Austria dovette riconsegnare ilgoverno della città alle truppe pontiUicie e al Legato del Papa.

Il Metternich con la spavalderia di Ferrara sperava di spaventare il Papa e gli Italiani, ma ot-tenne l’effetto contrario, convinse il Papa che non poteva più contare nell’aiuto degli Asburgo per

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Giuseppe Garibaldi

Principe Metternich

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Page 10: IMMAGINI DEL RISORGIMENTO - Itinerario storico verso l’Unità d’Italia.

frenare l’entusiasmo patriottico dei liberali, mentre questi ultimi proUittando del dissidio cerca-rono di comprometterli ulteriormente facendo apparire il Papa come primo propugnatore dell’in-dipendenza italiana.

A tal proposito i Municipi e le Province fecero a gara per offrirgli soccorsi ponendo anche laloro vita per la difesa della Sua Santità e le loro sostanze per la difesa dello Stato.

Alla stampa poi non parve vero dilungarsi e allargarsi sulle questioni di unione d’Italia e d’in-dipendenza nazionale né tanto meno lesinò le misure nel predicare la resistenza

Il Papa impotente a frenare tanto slancio, lasciò fare gli armamenti decretando anche un campomilitare a Forlì. Tutti questi avvenimenti ebbero grande ripercussione in tutta la penisola, la stampasempre più diffusa mise in movimento nella vita politica un processo di accelerazione degli eventi,mentre l’opinione pubblica creò il mito del Papa liberale. Questa investitura unita alle concessioninello Stato della Chiesa costrinse il Granduca di Toscana e il Re del Piemonte a concedere la Costi-tuzione ed altre riforme.

I movimenti liberali propagavano per tutta la penisola, facendo sempre più proseliti.Al sud si sollevarono contro l’autoritarismo borbonico dapprima Messina e poi Reggio Cala-

bria, rivolte subito represse nel sangue dai Borbone.Nel Lombardo Veneto gli austriaci tentavano di prevenire le sommosse con arresti di massa di

patrioti, nonostante la stretta sorveglianza degli sgherri viennesi la stampa clandestina riusciva atenere costantemente aggiornati gli italiani. Nei primi giorni del 1848 i milanesi intrapresero unanuova forma di lotta, al Uine di arrecare un danno economico all’Austria che ricavava 15 milioni dilire dal gioco del lotto e dal fumo, smisero di fumare e di giocare. La protesta contro la più ottimi-stica previsione, fu quasi totale e i pochi inconsapevoli e che di proposito si mostravano in pubblicocon in bocca il sigaro venivano rimproverati o bastonati. Il Governo austriaco agli inizi non sipreoccupò di questi incidenti, ritenendo che lo sciopero avrebbe avuto vita breve.

Purtroppo per loro i milanesi facevano sul serio, allora il Governo ricorse alla provocazionesguinzagliando per la città malviventi prezzolati per provocare con il fumo i cittadini e provocaredisordini per poter poi intervenire con la polizia. Successivamente furono mandati per le vie, conil sigaro in bocca anche i poliziotti, i militari e gli ufUiciali i quali dovevano sofUiare in faccia ai pas-santi il fumo al Uine di provocarne la reazione. Si segnalò soltanto un caso di reazione, uno schiaffoad un ufUiciale.

Visto il perdurare dell’astensione al fumo e al gioco si passò alle mi-nacce, dalle minacce ai fatti la polizia iniziò a ricorrere all’uso dellaforza caricando con le sciabole sguainate la gente che passeggiava nellevie o che si era riparata nei negozi. Gli sgherri penetrarono nei negozifacendo man bassa delle merci, ferendo e uccidendo i clienti e i pro-prietari. Al termine dell’operazione i milanesi contarono 5morti e 59 fe-riti tra vecchi donne e bambini, alcuni dei quali per le ferite riportatemorirono nei giorni successivi. Le forze di polizia ebbero zero morti ezero feriti. A seguito di questi fatti, il 9 di gennaio Vienna lancia uneditto su Milano in cui accusa i cittadini di sedizione e di essere stati gliarteUici della repressione allo sciopero del fumo. Radetzsky per la primavolta inizia ad aver paura, allerta tutte le truppe del Lombardo Veneto.

Anche aVenezia l’Austria usò lamano pesante, per paura di sommossefece arrestare preventivamente Niccolò Tommaseo e Daniele Manin.

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Feld MarescialloRadetzsky

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A Milano vennero arrestati e spediti al carcere di Lubiana: Gaspare Rosales, Cesare StampaSoncino e Achille Battaglia, Manfredi Camperio e Ignazio Prinetti furono spediti al carcere di Linz.

Il 9 febbraio a Pavia e Padova ci furono scontri sanguinosi tra gli studenti e le truppe austria-che con morti e feriti da ambo le parti. A seguito di ciò il giorno 22 fu pubblicata la legge statuta-ria che comminava la pena di morte ai perturbatori dell’ordine pubblico, nel medesimo giornoinizia una sommossa a Parigi che avrebbe portato all’abbattimento dal trono di Luigi Filippo.

I moti di Parigi furono la miccia che scatenò la rivolta liberale in tutti gli Stati europei, si pro-pagarono prima in Germania, poi in Boemia indi in Ungheria ed inUine nello Stato più retrivo d’Eu-ropa: l’Austria degli Asburgo.

A Vienna gli studenti trascinarono alla sollevazionetutta la città, Francesco Giuseppe fu costretto a licen-ziare il Metternich, ad abolire la censura e introdurre lalibertà di stampa, a concedere la Guardia Civica e pro-mettere la Costituzione. Il 17 marzo vengono liberatiTommaseo e Manin durante un comizio i militari au-striaci sparano sulla folla uccidendo 6 civili, è la scin-tilla che fa saltare la “Santabarbara”, i veneziani siribellano e scacciano gli Austriaci a Venezia viene pro-clamata la Repubblica.

Il 18 marzo a Milano stanchi delle vessazioni austriache, i patrioti innalzano le barricate e siribellano, dopo 5 giorni di furiosi combattimenti scacciano gli austriaci dalla città.

La rivolta di Milano innesca una reazione a catena che si propagadapprima solo nel Lombardo-Veneto, poi in tutti i territori limitroUi, gliaustriaci sono scacciati dalla Lombardia e costretti a rintanarsi nel “qua-drilatero” (il “quadrilatero” era un sistemadifensivo basato sulle quattrofortezze di Peschiera, Mantova, Legnano e Verona), i Uilo austriaci di Mo-dena e Parma fuggono lasciando i ducati in mano dei patrioti liberali.CarloAlberto viene convinto dai suoi consiglieri a scendere in guerra con-tro l’Austria per liberare tutto il Lombardo-Veneto. Gli altri Stati italianipromettono aiuti: il Ducato di Toscana promette e invia 8.000 uomini,Pio IX in un momento di slancio patriottico promette e fa partire circa14.000 volontari, il Regno di Napoli 2 battaglioni di Fanteria e i due Du-cati minori inviano 2.000 uomini.

Appena partite le truppe Pio IXviene preso dalla paura della scissionedei cattolici d’Austria a causa del suo in-tervento in guerra.

In un primo momento sconfessa la sua partecipazione al con-Ulitto poi sconfessa la guerra contro l’Austria. Il Borbone di Napolici ripensa e richiama le truppe, infatti non avevamai rotto le rela-zioni con l’Austria, al momento dell’invio delle truppe l’ambascia-tore Austriaco era nella sua sede aNapoli. Nonostante la disparitàdi forze il Piemonte ottiene buone vittorie, anche grazie all’apportodi volontari toscani e di quelli napoletani diretti dal Pepe, batte gliaustriaci a Pastrengo, Goito, Curtatone-Montanara e Peschiera ,costringendoli a rintanarsi nel cosìddetto “Quadrilatero”.

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Manin proclama la Repubblicadi Venezia

Le 5 giornate di Milano

Re Carlo Alberto

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Carlo Alberto non seppe approUittare di queste vittorie, anziché incalzare il nemico che si riti-rava in posizioni più sicure in attesa di rinforzi dalla madre patria, iniziò a tergiversare sul da farsiconsentendo agli austriaci di rinforzarsi per poi poter contrattaccare. Il 10 di luglio, mentre CarloAlberto riceveva una delegazionemilanese capeggiata dal podestà Casati il quale gli recava l’esitodel plebiscito che sanciva l’unione della Lombardia al Regno Sardo, gli austriaci, dopo essersi rin-forzati passano alla controffensiva battendo l’esercito piemontese a Custoza.

Da qui Carlo Alberto inizia una ritirata ordinata e pro-gressiva Uino a Milano, qui il 4 agosto viene ancora battutodagli austriaci.

Dopo la disfatta di Novara i Piemontesi chiedono l’armi-stizio e la capitolazione. L’impero austriaco ritorna entro iconUini sanciti nel 1815 dal Congresso di Vienna. Tutte lecittà liberate tornano in possesso degli Asburgo, tranne Ve-nezia che si preparava a sostenere un lungo assedio.

Durante la tregua il governo Sardo e i patrioti cercavano di allineare più forze possibili, non po-tendo far conto sui Borbone, deUilati ancor prima di iniziare la guerra, restavano i Toscani che rei-terarono la loro lealtà verso la causa italiana confermando la prosecuzione della guerra all’Austria.A Roma Pio IX su cui non si poteva più fare afUidamento aveva imbavagliato i liberali portando acapo del governo romano quel tale Pellegrino Rossi che all’inizio del suo pontiUicato lo aveva con-sigliato di aderire alle richieste liberali, ma che iniziò a governare la città reprimendo con la poli-zia ogni minima attività antipapale e antiaustriaca.

Soltanto dopo il suo assassinio e la fuga del Papa a Gaeta, sotto la protezione del Regno di Na-poli il partito Democratico riuscì a trionfare e instaurare la Repubblica.

A Palermo e a Messina, i patrioti siculi già maltolleranti della signoria Borbonica irritati peril voltafaccia di Napoli, si sollevano, la rivolta viene sedata nel sangue con ferocia dai soldati bor-bonici.

Da Gaeta, il Papa chiede aiuto agli Asburgo e ai Francesi, ma come vedremo più avanti sarannosoltanto i francesi a venire in suo soccorso.

Gli austriaci non solo non ascoltarono l’appello ma gliinvaderanno una parte del suo Stato, per vendicarsi diaver solo osato pensare a portargli la guerra.

A Roma viene proclamata la Repubblica retta da untriumvirato, Garibaldi che appena rientrato dall’Americaera corso a mettersi al servizio dei Piemontesi fu accoltoassai tiepidamente dai Savoia. La sua partecipazione allaguerra si limitò a delle scaramucce di guerriglia nei pressidi Como, venuto a conoscenza dei fatti romani si presentaa Roma con due legioni di volontari, in camicia rossa.

Luigi Napoleone, non ancora proclamatosi Napoleone III, era deUinito il “parvenu d’Europa” siaper le sue origini, sia per l’ambiguità della sua politica, volendo dimostrare agli antagonisti internila bontà della sua politica, non senza critiche raccoglie un’armata, al comando del Generale Oudinot,che farà trasportare viamare a Civitavecchia e di li a marce forzate Uino a Roma dove il 30 aprile su-bisce una pesante sconUitta ad opera dei repubblicani romani. Oudinot si ritira a Civitavecchia in at-tesa di ulteriori rinforzi. Complessivamente i francesi inviano contro i romani più di 30.000 soldati,

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IMMAGINI DEL RISORGIMENTO

La disfatta di Novara

La proclamazione della Repubblica Romana

Page 13: IMMAGINI DEL RISORGIMENTO - Itinerario storico verso l’Unità d’Italia.

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IMMAGINI DEL RISORGIMENTO

REGNO DI SARDEGNA

REPUBBLICA DI VENEZIA

GRANDUCATO DI TOSCANA

REPUBBLICAROMANA

REGNODELLE

DUE SICILIE

REGNO DI SICILIA

GOVERNO PROVVISORIO DI PARMA

GOVERNO PROVVISORIO DI MODENA

UNITINELTRICOLORE

Page 14: IMMAGINI DEL RISORGIMENTO - Itinerario storico verso l’Unità d’Italia.

alcuni reparti di artiglieria e un possente parco d’assedio. I romani stremati da un’epidemia di co-lera più che dalla fame e dal soverchiante numero di francesi si arrendono il 2 luglio del 1849.

Garibaldi radunati 4.500 volontari fugge at-traverso l’Italia con l’intento di portarsi a Vene-zia che ancora resisteva. Durante il viaggio perdeAnita, intercettato dagli Austriaci riesce a ripa-rare in Liguria e da qui se ne torna in Americaospite del Meucci.

Il mese successivo stremati dalla fame e dalleepidemie si arrendono anche i veneziani: “ilmorbo infuria il pan ci manca/ sul ponte sven-tola bandiera bianca..”

La caduta di Venezia da il via libera agli Au-striaci che iniziano a punire i ribelli occupando iloro territori, ad uno ad uno conquistano i Ducatidi Parma e Modena, invadono la Toscana con Fi-renze e Livorno, non risparmiano neanche loStato della Chiesa, occupano l’Emilia e la Roma-gna le Marche, l’Abruzzo e l’Umbria, al Papa la-sciano soltanto il Lazio.

1852Cavour diventa Primo Ministro e cerca

alleanze per scacciare gli austriaci dal Lom-bardo-Veneto utilizzando non soltanto le vie di-plomatiche ma anche le vie della seduzione dellabellissima contessa di Castiglione, già ex amantedi Vittorio Emanuele II.

1855 & GUERRA DI CRIMEAL’Inghilterra fa partecipare il piccolo

Regno di Sardegna, a Uianco delle grandipotenze, nella guerra di Crimea, e al ter-mine della guerra vittoriosa farà sedere iPiemontesi tra i vincitori al tavolo dellapace al Congresso di Parigi.

1857Il 25 giugno avviene la tragica spedizione di Carlo Pisacane a Sapri. Fine dei moti carbonari.

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Garibaldi con Anita morente a Magnavacca

Difesa di Venezia contro le forze austriache

La Contessa di Castiglione

I Piemontesi in Crimea

IMMAGINI DEL RISORGIMENTO

Page 15: IMMAGINI DEL RISORGIMENTO - Itinerario storico verso l’Unità d’Italia.

1858 - SECONDA GUERRA D’INDIPENDENZACavour a Plombieres stipula un trattato segreto con Napoleone III: la Francia avrebbe aiutato

militarmente il Piemonte se questi fosse stato attaccato dall’Austria. Cavour provoca gli austriacicon manovre militari lungo i conUini. L’Austria ignara dell’accordo franco-piemontese attacca ilPiemonte. Cavour richiama Garibaldi e nonostante il parere negativo del Generale LaMarmora, lopone al comando dei Cacciatori delle Alpi, un forte raggruppamento di volontari italiani accorsi adar man forte contro l’odiato nemico austriaco.

Intervento Francese, gli alleati battono gli Austriaci a Montebello, Palestro, Turbigo, Magenta,Melegnano, Solferino e San Martino, Garibaldi con i Cacciatori delle Alpi conquista Varese, Como,Brescia e Bergamo.

Napoleone III dopo le succitate vittorie temendo di far troppo grande il regno di Piemonte,Uirma a Villafranca un armistizio con l’Austria, armistizio che verrà ratiUicato l’anno successivo conla Pace di Zurigo. L’Austria per umiliare il Piemonte cede la Lombardia alla Francia che a sua voltadovrà passarla ai Piemontesi.

Gli accordi di Plombieres prevedevano la conquista oltre della Lombardia anche del Trentino,del Veneto e di Bologna, il Piemonte avrebbe ceduto alla Francia come compenso per l’aiuto pre-stato i territori della Savoia e la città di Nizza. Poiché l’operazione non era stata portata a terminesecondo gli accordi, i Piemontesi si ritenevano esonerati dal rispettarli.

Napoleone temendo ritorsioni politiche interne per aver fatto una guerra senza compensi per-mise che il Piemonte si annettesse con plebisciti i Ducati di Parma, Modena, l’Emilia, la Romagnae la Toscana. Soltanto dopo il riconoscimento dal nuovo stato Cavour tenne fede agli accordi diPlombieres.

Il Papa, con il placet di Napoleone III e del Cavour, riconquista con la forza della armi le Mar-che e l’Umbria, acquisizione che sarà ricordata come uno dei più sanguinosi episodi e che sarà de-Uinito dagli storici: “Il massacro di Perugia del 20 giugno 1859”.

Garibaldi abbandona la politica del Cavour, anzi tra i due non corse più buon sangue, l’eroe deidue mondi riteneva il Conte colpevole di aver venduto la sua città natale ai Francesi lo accusava disudditanza a Napoleone III che non permetteva l’annessione dello Stato della Chiesa e di Romacome capitale del nuovo Stato Italiano.1860 & SPEDIZIONE DEI MILLE

Garibaldi in aperto contrasto con la poli-tica del Cavour trama per una spedizione inSicilia. Prende contatto con i patrioti sicilianie con gli esuli, intensiUica i rapporti con lamassoneria e la marina inglese. I Uiancheg-giatori nel Nord Italia raccolgono fondi peracquistare armi. Cavour avuto sento dell’im-presa fa sequestrare i carichi di armi destinatiai volontari e manda la Ulotta Piemontese apattugliare il Mar Tirreno. Garibaldi spedisceclandestinamente in Sicilia Rosolino Pilo con ilcompito di preparare e armare la rivolta.

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L’imbarco a Quarto

IMMAGINI DEL RISORGIMENTO

Page 16: IMMAGINI DEL RISORGIMENTO - Itinerario storico verso l’Unità d’Italia.

Parte da Quarto per Marsala, durante lo sbarco viene aiutato dalla Ulotta inglese che si inter-pone tra le navi di Garibaldi e la Ulotta borbonica che aveva iniziato a sbarrare lo sbarco con l’ar-tiglieria delle navi. I volontari sbaragliano, anche con il tradimento delle alte gerarchie dell’esercitonapoletano i Borbonici a CalataUimi, Palermo e Messina.

Cavour gli proibisce di passare lo stretto, Ga-ribaldi ignora il diktat, di notte passa lo stretto esbarca in Calabria, avendo ricevuto rinforzi di vo-lontari italiani, inglesi, polacchi e ungheresi, sba-raglia i borbonici a Reggio e in breve tempoarriva a Napoli. Francesco II di Borbone, dettoFranceschiello, lascia la Capitale del suo regno,crea un fronte di resistenza sul Volturno e si rifu-gia nella fortezza di Gaeta.

Il Conte non resta a guardare, temendo cheGaribaldi volesse, come in realtà voleva fare, ar-rivare Uino a Roma, al Uine di evitare l’interventodi Napoleone III, rompe ogni indugio, ordina al-l’esercito Piemontese di invadere una parte delloStato pontiUicio.

I Piemontesi sbaragliano l’esercito papale a CastelUidardo, per poi dirigere attraverso l’Abruzzonel Regno Borbonico bloccando i volontari di Garibaldi nei pressi di Gaeta.TEANO

Nel burrascoso incontro di Teano che secondo lo storico De Cesare avvenne nel quadrivio fraCajanello e Teano presso la Taverna della Catena...”in quel momento arrivò il Re. Garibaldi fecemettere in battaglia i pochi che aveva con lui e si mise a gridare: viva il re d’Italia e i suoi lostesso ma gli si vedeva in viso che era molto commosso e L’ESPRESSIONE ERA CUPA CUPA: Il regli tese la mano e gli disse con emozione: “come va Generale?”. Lui rispose : “bene” e seguì il refino a Teano”

Giunti a Teano Garibaldi si acco-miatò dal sovrano per tornare ai suoiaccampamenti nei pressi di Cajanello,il re invece si trattenne per circa novegiorni tra Teano e Sessa, quasi avessetimore di entrare a Napoli. Da Sessaindirizzò ai nuovi sudditi un pro-clama assai energico nel quale affer-mava che: “.... Il suffragio universalegli dava la potestà sovrana su quellenobili Provincie .... E che tutti i partitisi debbano inchinare innanzi allamaestà della Nazione che Dio vuolelibera e indipendente”.

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Garibaldi a CalataAimi

Lo storico incontro a Teano

IMMAGINI DEL RISORGIMENTO

Page 17: IMMAGINI DEL RISORGIMENTO - Itinerario storico verso l’Unità d’Italia.

Toglie a Garibaldi ogni comando, scioglie le compagnie dei volontari e finalmente il 7 di no-vembre decide di entrare a Napoli, esattamente due mesi dopo l’ingresso vittorioso di Garibaldi,aveva vicino a se nella vettura il Generale che aveva fatto prelevare dal suo accampamento dalGenerale Cialdini perché gli facesse compagnia nelle storica circostanza.

Il 9 di novembre Garibaldi si imbarca, o viene costretto dai Carabinieri Reali a imbarcarsi,come sostengono vari storici, sul mercantile “Washington” per Caprera.

Il De Cesare scrive “.....portando poche piante, un sacco di frumento, un sacchetto di legumie 1.300 lire dategli da Sartori. Rifiutò assegni e onori. Partì con l’animo disposto a benevolenzaper Vittorio Emanuele, ma soltanto per lui e i suoi volontari”. Aveva programmato e sognato diarrestare la sua marcia a Roma designata capitale della nuova Italia. Ancora una volta il Ca-vour aveva tradito le sue aspettative togliendogli anche la soddisfazione della capitolazione diGaeta e la fine del Regno Borbonico.

1861 - IL BRIGANTAGGIO NEL MERIDIONE E L’ASPROMONTEI Piemontesi iniziano il loro governo nel

meridione nel peggiore dei modi.Rinnegano tutte le promesse fatte da

Garibaldi, non danno corso alla necessariariforma agraria, abbandonano a loro stessie quindi alla miseria, la maggior partedegli ufUiciali e i soldati dell’ex esercito bor-bonico. Nell’arco di poco tempo si generaun forte malcontento tra la popolazione egli ex militari, malcontento fomentatoanche con il denaro dei Borboni, ospiti aRoma di Pio IX, i quali speravano di ripren-dersi il Regno con la sollevazione generaledel popolo.

La repressione dei rivoltosi, definiti falsamente “briganti”, fu assai cruenta e pagata a caroprezzo soprattutto dalla popolazione civile dei villaggi rea di aver ospitato e sostentato i ri-belli.

Garibaldi approUittando del malu-more al sud, pensò di portarsi in Calabriaa raccogliere un esercito di volontari, so-prattutto tra i rivoltosi, ma ancora unavolta Cavour lo precede, gli manda con-tro l’esercito comandato dal Cialdini, ilquale intercettando Garibaldi in Aspro-monte, non esita a far fuoco contro i vo-lontari. Garibaldi ferito ad una gambaviene preso prigioniero e tradotto al car-cere di Varignano.

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IMMAGINI DEL RISORGIMENTO

I Piemontesi massacrano i civili napoletani,rei di avere aiutato i “Briganti”

Cialdini arresta Garibaldi in Aspromonte

Page 18: IMMAGINI DEL RISORGIMENTO - Itinerario storico verso l’Unità d’Italia.

1866 - TERZA GUERRA D’INDIPENDENZALe crescenti tensioni tra la Prussia e l’Austria per la supremazia in Germania offrì all’Italia

l’opportunità di concludere l’alleanza militare con la Prussia del Principe Otto von Bismarck, gra-zie anche alla mediazione di Napoleone III.

L’8 aprile del 1866, il Governo italiano stipulò il trattato di alleanza con la Prussia. L’esercito ita-liano arriva alla vigilia della guerra con l’Austria acefalo poiché tre persone ne reclamavano il co-mando: La Marmora, Cialdini e lo stesso Re e tra i tre il meno idoneo era proprio il monarca inquanto mancava di preparazione militare. A tutto ciò si aggiunga la mancanza di un piano stra-tegico di guerra. Inoltre la situazione dell’esercito italiano era condizionata negativamente da duefattori:

- Lamancata fusione ed amalgama, nonostante fossero trascorsi 5 anni dall’uniUicazione, trale truppe Piemontesi e quelle dell’ex Regno Borbonico;

- La fortissima rivalità tra le principali marinerie conUluite nella Regia Marina Italiana, lamarina Piemontese e quella ex Borbonica, superiore nella preparazione e nel numero deinatanti, scarsamente disposte a riconoscere primogeniture di alcun tipo.

Nel mese di giugno Prussia e Italia dichiarano guerra all’Austria, la Marmora in Italia inizia amuoversi cercando di incunearsi tra Mantova e Peschiera. Intercettato dagli austriaci subisce unasonora sconUitta a Custoza.

Il Governo per rimediare alla sconUittadi terra con un’eventuale vittoria sul mareordina all’ammiraglio Persano di attaccarela Ulotta austriaca, inferiore per numero dimezzi, ancorata nella baia di Lissa in Dal-mazia. L’imperizia e l’arroganza del co-mandante lo inducono ad attaccare laUlotta nemica senza neanche aver provve-duto ad una semplice ricognizione. Nelloscontro la Ulotta italiana perde due grossenavi: il Re d’Italia e la Palestro, la Ulotta au-striaca comandata dall’ammiraglio Tege-thoff esce indenne dallo scontro.

Per il colmo Persano annuncia una grande vittoria e la disfatta degli austriaci. Il successo aLissa fece dire a Tegethoff: “uomini di ferro su navi di legno hanno battuto uomini di legno su navidi ferro”. E questo solo per porre in evidenza la superiorità dei mezzi navali italiani. Successiva-mente Persano verrà rimosso dall’incarico e degradato.

Garibaldi ancora una volta era corso in aiuto della patria con i suoi volontari, gli diedero l’in-carico di controllare le frontiere del Trentino e anche questa volta batté gli austriaci a Bezzecca eoccupò Trento e questa fu l’unica vittoria degli italiani.

Per nostra fortuna le sorti della guerra vennero determinate dalle vittorie prussiane sull’Au-stria, in particolare la sconUitta di Sadowa, costrinse gli Asburgo a ritirare dall’Italia un’armata perpoter difendere Vienna. La cessazione delle ostilità, soprattutto per l’intervento di Napoleone III,pago del ridimensionamento austriaco, venne sancita con l’armistizio di Cormons il 12 settembredel 1866, seguito dal trattato di Vienna del 3.10.1866.

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La battaglia navale nella baia di Lissa

IMMAGINI DEL RISORGIMENTO

Page 19: IMMAGINI DEL RISORGIMENTO - Itinerario storico verso l’Unità d’Italia.

Ancora una volta l’Austria umi-lierà l’Italia, cedendo alla Francia,che poi a sua volta avrebbe asse-gnato all’Italia la città di Mantova,l’attuale Veneto e il Friuli occiden-tale. Gli Asburgo restituirono spon-taneamente ai Savoia in data 4novembre 1886 la Corona ferreache fu riportata nella sua sede sto-rica il Duomo di Monza. Ancorauna volta le vittorie di Garibaldinon vennero menzionate nel trat-tato di pace, al Generale fu ingiuntodi restituire Trento all’Austria.

Come da prassi l’annessione dei nuovi territori venne sancita da un plebiscito che si svolse in unclima intimidatorio: i votanti furono costretti a passare fra due ali di militari armati. Vennero con-segnate due schede una per il SI e una per il NO e anche le urne erano diverse, una per il SI e unaper il NO. Il 7 di novembre Vittorio Emanuele compì una solenne visita a Venezia.

1867 - CAMPAGNA DELL’AGRO ROMANOIl leone di Caprera ruggiva pri-

gioniero nella sua isola. Da piùparti in Italia i Uigli, il genero e gliamici Uidati raccoglievano fondi,armi e volontari per invadere ilRegno del Papa. A ottobre i volon-tari varcano i conUini, invadono ilViterbese e la bassa Sabina, ci sonosoltanto scaramucce tra pontiUici ecamicie rosse. Garibaldi fugge daCaprera, a Passo Corese assume ilcomando dei volontari, assalta eprende Monterotondo e Mentana.

Roma non si solleva, Garibaldi desiste dal proposito di assaltare la città anche perchè viene in-formato dello sbarco a Civitavecchia di un forte contingente francese, modernamente armato di fu-cili a retrocarica, con l’appoggio della Cavalleria e dell’Artiglieria.

I Franco-PontiUici riescono a intercettare le camicie rossementre tentavano di ritirarsi sui montidella bassa Marsica a Casali di Mentana e dopo poche ore di impari lotta Garibaldi, battuto, per laprima volta, sì ritira su Monterotondo, poi dopo aver trattato la resa con i francesi varca nuova-mente la frontiera a Passo Corese. “Les Chassepots on fait merveille”.

Mentana in un certo senso segna la Uine del volontariato anche se tre anni più tardi a Digione.....

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La Corona Ferrea restituita ai Savoia

La battaglia di Mentana

IMMAGINI DEL RISORGIMENTO

Page 20: IMMAGINI DEL RISORGIMENTO - Itinerario storico verso l’Unità d’Italia.

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IMMAGINI DEL RISORGIMENTO1870 - PORTA PIA - DIGIONELa guerra tra la Prussia e la

Francia, consente Uinalmente allacoscienza dei Savoia di passare lefrontiere dello stato pontiUicio. Il 20Settembre le truppe italianeaprono, nei pressi di Porta Pia, unabreccia nelle mura Aureliane perfare afUluire in città i Bersaglieri. Siracconta che Nino Bixio, veteranodella battaglia di Mentana, attual-mente inquadrato tra le truppe re-golari italiane con il grado diGenerale, per vendicarsi dellasconUitta subita tre anni prima vo-lesse far bombardare con la sua ar-tiglieria, posta sulle pendici delGianicolo, la basilica di San Pietro.

Garibaldi, alla stregua del suo antagonista il Conte di Cavour, morto tre anni prima non potéassistere al fausto e tanto agognato evento. Era corso in Francia con i suoi volontari a dar manforte all’amico-nemico Napoleone III, a Digione batte i prussiani, ottenendo l’unica vittoria per ifrancesi contro i Prussiani.

La “breccia” a Porta Pia

Garibaldi, nella vittoriosa battaglia a Digione

Page 21: IMMAGINI DEL RISORGIMENTO - Itinerario storico verso l’Unità d’Italia.

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IMMAGINI DEL RISORGIMENTO

FELICE ORSINI:

VITA DI UN CARBONAROFelice Orsini nasce nel 1819 a Meldola nello Stato Pontificio, in tenera età viene

affidato alle cure di un facoltoso zio paterno. Nel 1836 uccide per rivalità amorosa taleDomenico Spada, cuoco della famiglia. La forte amicizia dello zio con il vescovo di Imola,Mastai Ferretti, futuro papa Pio IX lo salva dall’accusa di omicidio volontario.

Condannato a sei mesi per omicidio colposo, evita anche questa condanna entrandoin seminario.

Dopo qualche tempo lascia gli studi ecclesia-stici e da Ravenna passa a Bologna presso ilpadre e lo zio. Riprende gli studi e consegue lalaurea in giurisprudenza. Partecipa ai moti Car-bonari del 1843.

Dopo il fallimento dei moti fonda la SocietàSegreta Congiura Italiana dei figli della Morte,attività per la quale viene arrestato e condan-nato all’ergastolo.

Riacquista la libertà in virtù dell’amnistiaconcessa da Pio IX nel 1846. Seguace delle ideemazziniane svolge un’intensa attività rivoluzio-naria sia nello Stato della Chiesa che nel Gran-ducato di Toscana.

È deputato all’Assemblea della RepubblicaRomana, dopo l’intervento francese fugge aNizza dove intraprende attività commerciali.

A Nizza che a quei tempi apparteneva ancora al Regno di Sardegna entra in amiciziacon una facoltosa esule berlinese: Emma Siegmund, amicizia che gli tornerà utile in fu-turo. Nel 1853, su incarico del Mazzini, capeggia un tentativo di rivolta, fallito sul na-scere, nell’Alta Toscana. Nel 1854 si introduce clandestinamente nell’imperoAustroungarico, ma viene arrestato in Ungheria. Condannato è rinchiuso nel carcere diMantova dal quale riesce ad evadere con l’aiuto della suddetta Siegmund.

Nella rocambolesca fuga furono anche aiutati involontariamente dalla stessa gen-darmeria austriaca. La fuga di Orsini da una della fortezze del “quadrilatero”, ritenutedalle autorità austriache inespugnabile, fece sghignazzare tutta la stampa europea.

Prende la residenza a Londra, luogo comune, a quei tempi, per molti esuli Italiani.Qui sollecitato da laute offerte inizia a scrivere le sue avventure che pubblica nell’operaAustria Dungeons in Italy. In questo periodo rompe ogni rapporto conMazzini e inizia adideare l’assassinio di Napoleone III, ritenuto colpevole di aver distrutto la RepubblicaRomana e, nel contempo, aver tradito il giuramento che lo legava alla Carboneria.

Felice Orsini

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Nel 1858 con altri compagni è a Parigi per attuare il suo disegno. Davanti al Teatrodell’Opera Ganier lanciano tre bombe contro la carrozza dell’Imperatore. È una carnefi-cina: si contano 12morti e 156 feriti, mentre, Napoleone e la consorte, protetti dalla car-rozza blindata, ne escono indenni. Arrestato viene condannato a morte.

Dal carcere indirizza una lettera all’imperatore, non per chiedere la grazia ma perspiegare i motivi del suo gesto, la missiva si chiude con la seguente frase: “se rappelle quetant que l’Italie ne sera pas indépendante la tranquillité de l’Europe et celle de votre Ma-jesté ne seront qu’une chimère, que votre Majesté ne repousse pas le voeu suprème d’unpatriote sur les marches de l’échafaud, qu’elle délivre ma patrie et les bénédictions de 25millions de citoyens le suivrontdans la posterité” (*). Napoleone III, colpito favorevol-mente dal contenuto della lettera ne autorizza la pubblicazione sui giornali. Questi pre-sentarono Orsini come un eroe, sacrificatosi per la libertà della sua Patria.

Il Cavour profittando della popolarità e della commozione suscitata dal caso non esitaun istante ad aumentare la pressione politica sulla Francia. Felice Orsini venne ghigliot-tinato il 3 marzo del 1858.

(*) “ricordi sino a che l’Italia non sarà indipendente, la tranquillità dell’Europa e quellaVostra non saranno che una chimera. Vostra Maestà non respinga il voto supremo d’unpatriota sulla via del patibolo, liberi la mia patria e la benedizione di 25 milioni di citta-dini La seguiranno dovunque e per sempre”.

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IMMAGINI DEL RISORGIMENTO

L’esecuzione di Felice Orsini

Page 23: IMMAGINI DEL RISORGIMENTO - Itinerario storico verso l’Unità d’Italia.

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PRETI PATRIOTIUna gloriosa pagina del nostro Risorgimento fu scritta anche con il sangue di molti sa-

cerdoti patrioti, alcuni avversi anche al potere temporale della Chiesama unanimamentecontrari alla politica espansionista dell’Austria nel Lombardo Veneto.

La politica oppressiva perpetrata dal Feldmaresciallo Radetzky, condivisa e forte-mente sostenuta a Vienna dall’imperatore Francesco Giuseppe che appena poco più cheventenne, in Europa veniva indicato come “l’impiccatore”, marchio di attività dal qualenon si sarebbe più liberato e che terminerà con la messa a morte degli irredentisti Tren-tini nel primo conflitto mondiale del futuro secolo ventesimo.

Tale nomignolo non gli fu dato a caso, basti ricordare che in un solo anno, dall’agostodel 1848 al successivo mese di agosto del 1849, nel Lombardo Veneto vennero eseguite961 condanne a morte e 4.000 condanne al carcere duro contro patrioti italiani e fraquesti vi erano anche molti sacerdoti.

La dura repressione austriaca, soprattutto nei confronti del clero, ebbe anche l’ap-provazione di Pio IX, il quale ordinò che tutti i sacerdoti condannati alla pena dimorte perché coinvolti in moti rivoluzionari, fossero sconsacrati.

La sconsacrazione consisteva nel ritiro dei Paramenti Sacri che venivano tolti didosso e la raschiatura con la lama di un coltello della pelle delle dita che sorreggonol’ostia durante la Comunione.

DON ALESSANDRO GAVAZZI, a 16anni entra negli ordini religiosi.

A Bologna, dove frequenta l’Universitàconosce e diviene amico di Ugo Bassi.

Grande patriota di alto spirito liberalepercorre la penisola predicando le sueidee.

All’avvento di Pio IX, da libero sfogo aisuoi sentimenti liberali, diviene cappel-lano delle truppe inviate dal Papa a di-fendere i confini dello Stato pontificio.

A causa delle sue idee politiche, entrain contrasto prima con i Gesuiti poi anchecon Pio IX. Nel 1849 è a Roma a fianco diGaribaldi. Dopo la caduta della Repub-blica Romana ripara prima a Londra, poinegli Usa e in Canada. Nel 1860 è con Ga-ribaldi nell’impresa dei Mille.

Muore a Roma nel 1889, viene sepoltonel cimitero protestante della Capitale,fede che aveva abbracciato intorno al1850.

IMMAGINI DEL RISORGIMENTO

Don Alessandro Gavazzi

Page 24: IMMAGINI DEL RISORGIMENTO - Itinerario storico verso l’Unità d’Italia.

DON UGO BASSI(Cento, 12.8.1801 - Bolo-

gna, 8.8.1849). Cappellanogaribaldino, dopo la cadutadella Repubblica Romana,tentò con Garibaldi, Cice-ruacchio ed altri di raggiun-gere Venezia.

Venne catturato a Comac-chio fu condotto a Bologna,processato e condannato amorte mediante fucilazione.

DON GIOVANNI VERITÀ (1807-1885)

Ardente patriota, acerrimo avversario delPapa Re. Aderisce alla Carboneria, socio dellaGiovane Italia, partecipò a diverse sommosse po-polari.

Divenne un punto di riferimento e di rifugio pertutti i patrioti perseguiti dalla polizia pontificia.

Nel 1849 incontrò e aiutò Garibaldi, inse-guito dagli sgherri austriaci, dapprima nascon-dendolo nella sua casa a Modigliano poiaiutandolo a imbarcarsi per gli USA a Livorno.

Quando mori nel 1885, a causa della sua op-posizione al Papa, gli furono negati i funerali re-ligiosi.

DON GIOVANNI GRIOLI(Mantova 8.10.1821 – 5.11.1851)

Nel 1836 entra in seminario e qui conosce e diventadiscepolo di Don Tazzoli con il quale rimase sempre incontatto.

Sul finire del mese di ottobre del 1851 a seguito didenuncia viene arrestato e nella sua abitazione ven-gono trovati documenti e scritti definiti rivoluzionari.Dopo un breve processo sommario viene condannatoa morte, sentenza eseguita il 5 di novembre del 1851,tramite fucilazione.

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IMMAGINI DEL RISORGIMENTO

Don Giovanni Verità

Don Giovanni Grioli

Don Ugo Bassi, scortato per essere fucilato

Page 25: IMMAGINI DEL RISORGIMENTO - Itinerario storico verso l’Unità d’Italia.

AMantova, tra le oltre centopersone inquisite e condannatealla pena capitale e passatealla storia con il nome “I Mar-tiri di Belfiore” spiccano tre in-signi sacerdoti patrioti:DON ENRICO TAZZOLI, fer-vente mazziniano, nato a Can-neto sull’Oglio nel 1812condannato amorte, impiccatoa Belfiore il 9.12.1852;

DONOTTONELLIparroco di San Silvestro inMantova, impiccato aBelfiore con il Tazzoli;DON GRAZIOLI, arciprete di Revere, impiccato a Belfiore il 3.3.1853.

FRA GIOVANNI PANTALEO, nasce a Castelvetrano il 5.8.1831, all’età di 16 anni entranell’ordine francescano, a 22 anni viene ordinato sacerdote.

Successivamente consegue due lauree,una in teologia e l’altra in filosofia. Di ideeliberali partecipa nel ‘60 ai moti palermi-tani repressi nel sangue dai Borbone.

Nel 1861 incontra casualmente, sullastrada per Palermo, i mille di Garibaldi, siunisce a loro e ne diventa il Cappellano.

In aperto contrasto con la politica anti-liberale e filo austriaca di Pio IX butta la to-naca alle ortiche e si riduce allo statolaicale.

Seguirà Garibaldi in tutte le sue avven-ture, è presente in Aspromonte.

Partecipa, a fianco di volontari garibal-dini, con il grado di Sergente, alla 3^ guerrad’indipendenza.

Al termine del conflitto viene promossoSottotenente ricevendo anche l’encomio per-sonale di Garibaldi.

Nel 1867 lo troviamo prima a Montero-tondo, poi aMentana. Nel 1870, con il gradodi Capitano è con Garibaldi a Digione.

Nel 1872 si sposa a Lione poi si trasferisce a Napoli e nel ’76 a Roma, dove muore inmiseria nel 1879. I familiari furono aiutati da uno speciale Comitato di solidarietà (excommilitoni) che fece loro ottenere una modesta pensione e due licenze per Rivendite diSale e Tabacchi.

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IMMAGINI DEL RISORGIMENTO

Fra Giovanni Pantaleo

Congiura di BelAiore

Page 26: IMMAGINI DEL RISORGIMENTO - Itinerario storico verso l’Unità d’Italia.

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IMMAGINI DEL RISORGIMENTO

Mentana incontra...2011Via Giuseppe Cesare Abba, 15 - 00013 Mentana (Roma)

www.mentanaincontra.org - [email protected]

DIRETTIVO

Presidente: Antonio Alesiani

Segretario: Umberto Massimiani

Tesoriere: Antonio Oliverio

Consiglieri: Lucio Cantagalli

Salvatore Intilla

Roberto Tomassini

Adolfo Valentini

da sinistra: Antonio Oliverio, Adolfo Valentini, Salvatore Intilla, Antonio Alesiani,Roberto Tomassini, Lucio Cantagalli, Umberto Massimiani

Page 27: IMMAGINI DEL RISORGIMENTO - Itinerario storico verso l’Unità d’Italia.

ISTITUTODI STUDI SABINICENTRO STUDI“LUIGI GEDDA”COMUNE DIROMA

TENUTA“LA PAZZAGLIA”CASTIGLIONE IN TEVERINA 0VT1e-mail: laura.verdecchia2tiscali.it

eDILcERAMICHEtEMPESTAS.R.L.MENTANA

LODI SERVIZIS.A.S.CONSULENZA FISCALE E DEL LAVOROwww.lodiservizi.com

MINISTEROPER I BENIE LE ATTIVITÀCULTURALIPRESIDENZACONSIGLIOREGIONALEDEL LAZIO

PROVINCIADI ROMA

COMUNE DIMENTANATesti, ricerca e riproduzione iconogra<ica

a cura di ADOLFO VALENTINI

Stampa delle foto

a cura di ADOLFO VALENTINIe SALVATORE INTILLATitolare del Progetto

“MENTANA INCONTRA... 2011”

Coordinamento artistico

a cura dell’Arch. SANDRA STELLA FINOZZI

Il materiale esposto nella Mostra, è stato presoda varie pubblicazioni.

CON IL PATROCINIO DI: CON IL CONTRIBUTO DI:

SPONSORS:

Page 28: IMMAGINI DEL RISORGIMENTO - Itinerario storico verso l’Unità d’Italia.

IMMAGINI DEL RISORGIMENTOItinerario storico verso l’Unità d’Italia

MOSTRA ICONOGRAFICAdi dipinti, litogra<ie, foto e cartoline d’epoca

del Risorgimento Italiano

Mentana, 19 Settembre - 18 Ottobre 2009Galleria Borghese - P.zza Garibaldi - Mentana

SPONSOR UFFICIALE

PER BANCHE “differenti”AGENZIE “differenti”La ;iloso;iache fà degli Istituti di Credito Cooperativo“BANCHE DIFFERENTI”

AGENZIA 40 - SANTA LUCIA DI FONTE NUOVAVIA PALOMBARESE, 417 - TEL. 06.52865701AGENZIA 45 -MENTANAVIA A. MOSCATELLI, 168 - TEL. 06.52865746AGENZIA 118 - CASALI DI MENTANAVIA NOMENTANA, 106 - TEL. 06.52865251AGENZIA 137 - FONTE NUOVAVIA NOMENTANA, 543 - TEL. 06.52865406AGENZIA 139 -MONTEROTONDO SCALOVIA SALARIA, 110 - TEL. 06.52865416

Page 29: IMMAGINI DEL RISORGIMENTO - Itinerario storico verso l’Unità d’Italia.

ER R ATA CO R R I G EPag. 1 - rigo n. 30: La mostra è una... invece di: la mostra che èPag. 2 - Inghilterra al rigo n. 6: contrasto invece di: contrastiPag. 4 - I PRODROMI invece di: I PRODOMIPag. 7 - rigo n. 17: reazionari invece di: reazioniPag. 7 - rigo n. 23: inserire dopo la quale “intervenne”

Pag. 7 - rigo n. 29: suo invece di: loroPag. 8 - rigo n. 4: offrendo invece di: ponendoPag. 13 - rigo n. 20: del invece di: dalPag. 13 - Spedizione dei mille

al rigo n. 7: sentore invece di: sentoPag. 19 - rigo n. 32: inespugnabili invece di: inespugnabilePag. 19 - rigo n. 33: ritrovo invece di: luogo comune

DIDASCALIE FOTO:Pag. 12: Magnavacca invece di: Migliavacca

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