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Buone Feste Villafranca L’EDITORIALE di Diego Cordioli DICEMBRE 2012 Registrazione al Tribunale di Verona n. 1838 NOTIZIARIO DI INFORMAZIONE DEL COMPRENSORIO VILLAFRANCHESE Festeggiamenti solidali L’anno è quasi con- cluso; alle porte già bussa il prossimo 2013 che ci augu- riamo spazzi via tante delle difficoltà e delle problematiche che tutti ci sia- mo trovati ad affrontare e che con- servi tutte le soddisfazioni che questo 2012 ormai alla fine ha saputo por - tarci. Che, speriamo per voi, come è stato per noi, sono state tante. I pen- sieri di tutti probabilmente sono già ai panettoni, allo spumante, alle grandi tavolate, ai pranzi natalizi, ai regali... questo è il rituale delle feste, a cui tutti siamo abituati. E se pensassimo anche a delle festività non consuetu- dinarie? Nell’ultima pagina di questo giornale si raccontano episodi di quo- tidiano eroismo di persone che per portare un po’di acqua e di pane ai deportati (che, nell’ultimo confuso periodo della Seconda Guerra Mon- diale transitavano nella stazione di Villafranca) sfidavano i colpi di mitra e si privavano di quel poco che la po- vertà concedeva loro. Leggiamo: “L’e- ra la “Villafranca de ‘na ‘olta” quando la solidarietà era un valore talmente alto che per onorarlo in molti, alla bi- sogna, si tolsero non il superfluo ma il necessario.” Per tanti questo non sarà un Natale generoso. Tentiamo un sovvertimento del senso comune. La ricchezza è quel feticcio che da seco- li abbiamo imparato a venerare. E se iniziassimo, con uno spirito anche un po’zen, ad apprezzare quanto può li- Bar - Pasticceria - Caffetteria C. so Garibaldi, 79 - Villafranca di Verona (VR) tel. 045 2226007 www.pasticcerialadolcevita.com OGNI SABATO MUSICA LIVE CON BUFFET OFFERTO › segue pag. 2 Primarie: la democrazia partecipata dal basso PRIMO PIANO articolo a pag. 3 Il restauro del Tiro a Segno di Villafranca articolo a pag. 6 ATTUALITA’ X-mas days on the road. Prima tappa: sport articolo a pag. 20 GIOVANI Foto RENATO BEGNONI GDVilla DICEMBRE 2012.indd 1 10/12/2012 17:42:14

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Buone Feste VillafrancaL’ E D I TO R I A L E

di Diego Cordiol i

DICEMBRE 2012Reg is t raz ione a l Tr ibuna le d i Verona n . 1838

N OT I Z I A R I O D I I N F O R M A Z I O N E D E L C O M P R E N S O R I O V I L L A F R A N C H E S E

Festeggiamenti solidali

L’anno è quasi con-cluso; alle porte già bussa il prossimo 2013 che ci augu-

riamo spazzi via tante delle difficoltà e delle problematiche che tutti ci sia-mo trovati ad affrontare e che con-servi tutte le soddisfazioni che questo 2012 ormai alla fine ha saputo por-tarci. Che, speriamo per voi, come è stato per noi, sono state tante. I pen-sieri di tutti probabilmente sono già ai panettoni, allo spumante, alle grandi tavolate, ai pranzi natalizi, ai regali... questo è il rituale delle feste, a cui tutti siamo abituati. E se pensassimo anche a delle festività non consuetu-dinarie? Nell’ultima pagina di questo giornale si raccontano episodi di quo-tidiano eroismo di persone che per portare un po’di acqua e di pane ai deportati (che, nell’ultimo confuso periodo della Seconda Guerra Mon-diale transitavano nella stazione di Villafranca) sfidavano i colpi di mitra e si privavano di quel poco che la po-vertà concedeva loro. Leggiamo: “L’e-ra la “Villafranca de ‘na ‘olta” quando la solidarietà era un valore talmente alto che per onorarlo in molti, alla bi-sogna, si tolsero non il superfluo ma il necessario.” Per tanti questo non sarà un Natale generoso. Tentiamo un sovvertimento del senso comune. La ricchezza è quel feticcio che da seco-li abbiamo imparato a venerare. E se iniziassimo, con uno spirito anche un po’zen, ad apprezzare quanto può li-

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OGNI SABATOMUSICA LIVE

CON BUFFET OFFERTO

› segue pag. 2

Primarie: la democrazia partecipata dal basso

PRIMO PIANO

articolo a pag. 3

Il restauro del Tiro a Segno di Villafranca

articolo a pag. 6

ATTUALITA’

X-mas days on the road.Prima tappa: sport

articolo a pag. 20

GIOVANI

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berarci dall’ansietà dell’avere, il togliere, il privarci di quello che non ci è indispensabile? Se provassimo a pensare che anche nella povertà c’è qualcosa di bello e orientassimo i nostri desideri ver-so qualcosa che nessuna moneta può comprare? Certo, ci sono spese che tutti dobbiamo affrontare e non siamo qui a tentare di sconfessare o ridimensionare il valore del denaro, che, come merce di scambio e non solo, nella nostra società è irrinunciabile. Esistono però momenti impagabili, dati dal valore che nessun pro-dotto può possedere: quello delle persone. E’grazie alla ricchezza della loro creatività, delle loro parole, della loro inventiva, è attra-verso l’affetto di persone care e anche di sconosciuti, che pos-siamo ricevere quei doni che i negozi non espongono. Chi ha un portafoglio traboccante, però, o è riuscito a mettere via qualche risparmio, non si dimentichi dei negozianti, che anche loro stanno vivendo un momento di difficoltà e certo, chi ha potere d’acquisto, non manchi di essere generoso: anche gli oggetti sanno dare le loro irrinunciabili gratificazioni. Ma tutti, benestanti o meno, pos-sono comunque dedicare un po’del loro tempo festivo ad iniziati-ve benefiche e di solidarietà, scoprendo che in tante situazioni, a ricevere è chi dà. Si può offrire il proprio servizio ai senza tetto, servire alle mense dei più indigenti, andare a trovare gli anziani nelle case di riposo, i disabili… oppure offrire un dono prezioso: il sangue, di cui tanti ammalati hanno sempre urgenza. E poi, perché non dar valore al tempo trascorso in famiglia, armandosi di car-toncini, pennarelli e colla e donando ai propri conoscenti le opere della propria creatività, o improvvisando un concerto cantando insieme con amici e parenti sulle note di canzoni più o meno fa-mose? Senza dimenticare l’ambiente: facciamo un regalo anche a lui, a noi stessi, questo Natale, ricordandoci che comportamenti più responsabili sono un dono che offriamo a tutti. Ci auguriamo che queste feste siano un’occasione nuova per riscoprire come anche una musica ascoltata per le strade, un incontro inatteso da parte di persone che non si sentivano da molto tempo, una let-tera di auguri inaspettata… possano avere un valore inestimabile. Auguri, quindi, ad ognuno di voi.

Diego Cordioli

...continua da pag. 1L’ E D I TO R I A L E

2 12 12Primo Piano

A cura dI Diego Cordioli

Liste civiche o partiti?In attesa delle elezioni riflettiamo insieme ai lettori su quale sia la forma migliore con cui possono presentarsi i politici che concorreranno alle prossime votazioni, per le cariche di Sindaco e Consiglieri comunali di Villafranca.

E’ un dato di fatto che le liste civiche stiano prendendo sem-pre più piede, sia a livello locale che nazionale. Lo testimonia, ad esempio, la loro grande presen-za, lo scorso anno, alle elezioni di Verona e la vittoria, alle stesse elezioni, proprio di una lista ci-vica, quella che ora contribuisce ad amministrare la città scalige-ra. Sembra generale e in aumen-to il consenso che le liste civiche ottengono tra i cittadini, stanchi degli scandali che coinvolgono e sconvolgono i grandi parti-ti. Così gli schieramenti politici più consolidati, concorreranno anche a Villafranca con picco-le realtà politiche locali, spesso nate da poco, ma non per que-sto con meno capacità di par-titi che esistono da più tempo. Tendenzialmente i candidati che si presentano in una lista civica sono meno vincolati dei partiti alle grandi formazioni politiche nazionali, dalle quali dovrebbero essere più autonomi. Le liste ci-viche sono più legate alla realtà locale di appartenenza, che dà loro vita o ad una particolare fi-

gura leader e carismatica. Hanno spesso un nome generico che molto frequentemente richia-ma il territorio di riferimento. Il nome è importante, perché, se di lista civica si tratta, e non della circoscrizione locale di un partito nazionale, non può con-tenere riferimenti diretti, nel nome, ai grandi partiti nazionali. Molto spesso fanno parte delle liste civiche persone note a livel-lo locale, stimati professionisti, artigiani, professori, persone di ogni estrazione senza un parti-colare passato politico alle spal-le. Caratteristica che però non è esclusiva delle liste civiche, ma è condivisa anche dai partiti. Le liste civiche negli ultimi anni si stanno diffondendo, affiancando e a volte sostituendo i partiti nazionali, a livello locale, anche a causa della legge elettorale maggioritaria a turno unico che, nei comuni con meno di 15 mila abitanti, obbliga i partiti a riunirsi in coalizioni presentando insie-me un’unica lista. La nascita delle liste civiche è da associare anche al concetto di democrazia par-

tecipativa, dove i cittadini sono chiamati a partecipare diretta-mente alla vita civica, affrontan-do insieme, in modo orizzonta-le e non verticale, le principali problematiche che interessano il territorio. Dall’altra parte ab-biamo i partiti tradizionalmente intesi, sia quelli con una storia politica più lunga, sia quelli da poco nati, anche loro coinvol-ti comunque in un processo di innovazione e modernizzazione della politica, che li vede sempre più aperti alla società civile, con sempre più esponenti presi dalle varie professioni e personalità di richiamo per il mondo cittadino, pur senza trascorsi politici, che vi entrano a far parte. Non sap-piamo ancora chi amministrerà la Villafranca di domani: apriamo però il dibattito con la cittadi-nanza, chiedendo a tutti voi, a chi dareste la vostra preferenza, se vi ispira più fiducia un partito politico o una lista civica parti-colare. Dite anche voi la vostra: la posta in gioco, in ogni elezio-ne, non è niente meno che Vil-lafranca.

SONDAGGIO: Scegli tra Lista Civica o PartitoDopo il sondaggio che nello scorso numero ha riguardato la scelta di un potenziale candidato Sindaco, che i lettori avevano la pos-sibilità di nominare, in maniera ovviamente non ufficiale, esprimendo la loro preferenza, poniamo un altro quesito ai villafranchesi. Preferireste fosse una Lista Civica o un Partito ad amministrare la Villafranca di domani? Invitiamo qui la cittadinanza ad esprimere la propria preferenza in merito a quale delle due alternative vorrebbe guidasse politicamente Villafranca. Potete compilare il fac-simile della scheda elettorale che trovate qui sotto e portarla, di persona, in un’urna che allestiremo nel nostro ufficio di via Napoleone III, num.6. Oppure potete inviare il vostro voto telematicamente, via mail, all’indirizzo: [email protected] specificando nell’oggetto della mail: “Il mio voto per la Lista Civica/il Partito di Villafranca”. Cosa emergerà dalle vostre votazioni? E’ finita l’era dei grandi partiti o non è ancora il momento per le Liste civiche? Villafranchesi, questa è un’occasione importante per far sentire la vostra voce, per far capire alla classe dirigente e agli altri concittadi-ni, se preferireste essere amministrati da una Lista civica o da un Partito. E forse la vostra scelta potrà influenzare i raggruppamenti politici che si formeranno in vista delle prossime elezioni... Scrivete qui sotto o Lista civica o Partito, a seconda di cosa più vi convince.

Allora, forza, PARTECIPATE NUMEROSI!

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A cura dI Diego Cordioli

Primo Piano 3

Primarie: la democrazia partecipata dal bassoLe consultazioni Primarie del centrosinistra sono state un indubbio successo. Un successo di partecipazione popolare ed un successo anche di dialettica politica.

di Paolo Tovo

Anche gli osservatori più critici non han-no potuto evitare di prendere atto che, in un momento di grande (e per molti versi giustificato) distacco dalla politica, il po-polo ha risposto con interesse sorpren-dente alla richiesta di identificare il leader del centrosinistra per le prossime elezioni politiche, con un beneficio immediato per il Partito Democratico, che ha superato il 30% dei consensi anche secondo i sondaggi più pessimisti. L’analisi più attenta del “Fe-nomeno Primarie”, certamente non ancora entrato a far parte del DNA degli italiani, dice però qualcosa di più della semplice re-gistrazione dell’affluenza o delle percentua-li attribuite ai singoli contendenti. Il vero valore aggiunto delle Primarie risiede nella concezione stessa della democrazia e della partecipazione. Si affida a ciascun cittadino elettore la possibilità di contribuire attiva-mente alla proposta politica, mettendolo in condizione di conoscere, valutare ed infi-ne scegliere tra diverse strategie e visioni. E’ una modalità in grado – comunque la si pensi – di appassionare e responsabilizzare le persone rispetto alla gestione della cosa comune. Anche il Partito cambia di conse-guenza: non più (o non solo) luogo di ap-parati e gestione di potere, ma istituzione viva e presente nella società con proposte, visioni e volontà di cambiamento. La demo-crazia rappresentativa ne esce rafforzata: chi sarà eletto, infatti, potrà esercitare un mandato più forte e vero, proprio perché largamente partecipato. La lezione colla-terale ma non meno importante è quella della generosità e disponibilità dei volonta-

ri che hanno reso possibili le Primarie: mi-gliaia e migliaia di persone che con impe-gno gratuito hanno reso possibile il corret-to espletamento delle operazioni di voto in tutta Italia. Per chi è abituato a vedere nella politica il luogo dell’interesse per-sonale a scapito del bene comune questa resta una bella lezione di civiltà. Malgrado le imperfezioni questo meccanismo di par-tecipazione è oggi l’unico modello in cam-po in grado di favorire l’incontro dal basso tra le persone ed i Partiti ancora troppo distanti dalla vita reale. E non solo: favori-sce il superamento di barriere ideologiche e culturali, diffidenze e sospetti che hanno avvelenato la vita politica in questi vent’an-ni. Non pochi elettori che storicamente non appartengono al centrosinistra si sono recati ai gazebo o ai seggi, accettando per-sino di registrarsi come aderenti a questa parte politica, pur di partecipare a questo momento di protagonismo democratico. E poco rileva che molti abbiano scelto Renzi anziché qualcun altro, strumentalmente o meno. Emerge con forza tutto il bisogno che il popolo italiano ha di partecipare. Un bisogno largamente presente anche nelle file del PdL, che infatti aveva indetto le pro-prie consultazioni primarie prima di subire lo stop da parte del suo padre-padrone, Silvio Berlusconi. Una brusca frenata che ha irritato molti militanti di quella forza politica, disorientati rispetto al futuro. Ma, a mio parere, soprattutto una perdita di un’opportunità per valorizzare la politica bella e partecipata. Per poter esser più for-ti e credibili c’è bisogno di ricorrere alla partecipazione degli uomini e delle donne di buona volontà, senza trincerarsi dietro alcuna verità rivelata dall’alto.

A metà novembre è scattata l’operazione pneuma-tici invernali prevista dal nuovo codice della strada. Perché quindi è importante montare pneumatici

invernali? Il motivo principale è la maggior sicurezza a basse temperature: sotto i +7°C il freddo indurisce la mescola dei pneumatici estivi determinando una for-te diminuzione dell’aderenza. I pneumatici invernali, grazie all’aderenza delle mescole speciali, rimangono flessibili ed elastici garantendo un maggior grip ed una considerevole riduzione degli spazi di frenata su asfalto freddo, bagnato, innevato o ghiacciato. I pneumatici invernali d’oggi non si usurano più

velocemente di quelli estivi. Ciò permette di equili-brare il veicolo ad inizio stagione autunnale al fine di non lasciarsi sorprendere dalle condizioni invernali repentine fino a primavera inoltrata.

I pneumatici sono l’unico punto di contatto tra il veicolo e il suolo quindi sono essenziali per la sicu-rezza ma spesso vengono trascurati. E’ quindi impor-tante il controllo della pressione, lo stato di usura e dell’integrità strutturale, la conformità dei pneumati-ci alla carta di circolazione delle misure, dei codici di velocità ed indici di carico. La neonata associazione dei gommisti professionisti

veronesi raccomanda a chi usa l’automobile l’utilizzo dei pneumatici invernali che funzionano sempre a tutte le temperature mentre le catene vengono im-piegate solo in caso di neve. L’appello è arrivato du-rante la prima assemblea associativa nel corso della quale è stato raccomandato di rivolgersi a specialisti che curano la qualità dei pneumatici dai quali dipende la stabilità e la tenuta sulla strada.

La nuova associazione che conta già una sessantina di soci di tutta la provincia, è presieduta da Roberto Lazzarini, vice presidente Enrico Bonetti, consiglieri: Paolo Adometti, Matteo Bottazzini, Andrea Coltro, Loris Girelli, Marco Masiero, Cristian Pedrazzi, Luca Salgaro, Gianluca Scapini, segretario Genito Solina.Non ha fini di lucro e, tra l’altro, si propone di con-trastare con ogni più opportuna azione il fenomeno dell’abusivismo anche attraverso l’istituzione di un “albo professionale” a carattere selettivo in grado di configurare una vera e propria “patente di mestiere”.Per conoscere il gommista professionista aderente

all’associazione visita il sito:

www.associazionegommistiveronesi.it

Da metà novembre per circolare obbligo dei pneumatici invernali

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Si avvicinano le elezioni comunali e tutti parlano dell’Ospedale di Villafranca: tutti lo vogliono salvare e tutti, a parole, lo vogliono ampliare. Per capire un po’meglio la situazione, cerchiamo di ripercorrere la sua storia.

La storiaElezioni comunali del 1995: in

quel periodo la Regione con la Legge Regionale n° 39/1993 aveva previsto “la fine” del no-stro ospedale. Ecco che allora, in campagna elettorale, tutte le forze politiche e i candidati Sin-daci, fecero raccolte di firme o proclami per salvare l’ospedale. Poi si votò e divenne Sindaco di Villafranca Maurizio Facincani. Dal giorno dopo le elezioni ci risulta che nessuno di quelli che raccoglievano le firme per di-ventare Sindaco sia mai andato a Venezia in Regione e negli uffici competenti per salvare il nostro ospedale, tranne Maurizio Facin-cani. Qualcuno può dimostrarci il contrario? Prima tutti, a paro-le, volevano l’ospedale poi, chis-sà perché come sempre, tutti o quasi tutti sono spariti. Maurizio Facincani, Sindaco dal 1995 al 2004, da noi interpellato, ci ha come prima cosa confermato che non si candiderà l’anno pros-simo a Sindaco e ci ha ricordato che dal primo giorno della sua elezione, ogni settimana, si inte-ressò per salvare il “Magalini” e renderlo un ospedale di elevata qualità. Andiamo avanti con la storia: nel 1996 l’allora Ministro della Sanità, l’On. Rosy Bindi, di-vulgò una legge che imponeva la chiusura o la riconversione degli ospedali con un numero inferio-re ai 120 posti letto. L’ospedale Magalini di Villafranca all’epoca rischiava ancora una volta la chiusura in quanto non aveva 120 posti letto. Si salvò solo gra-zie al lavoro dell’allora Sindaco Maurizio Facincani che, con un’ intuizione, o meglio dire “scap-patoia” permessa dalla legge, scrisse alla Regione e spiegò con una relazione tecnica che il no-stro ospedale aveva anche alcuni

posti in “day-hospital” (quindi a tutti gli effetti posti letto ricono-sciuti) e pertanto superava per poco i 120 posti letto richiesti. Questo fatto non fu mai por-tato all’attenzione del pubblico perché avrebbe potuto essere strumentalizzato da chi voleva male a Villafranca. Il resto della storia che ne seguì la conoscete tutti meglio di me, dato che le vicende del nostro nosocomio le abbiamo dovute sopportare tutti in questo ultimo decennio.

Un impegno per il futuroQuello dell’ospedale Magalini

per noi dovrà essere l’impegno per il futuro, dovrà essere una preoccupazione settimanale, sia per telefono sia con la presenza in Regione; dovrà essere la pri-orità sia dei politici che dei can-didati Sindaco. Abbiamo bisogno del completamento dei lavori in corso per rendere “il Maga-lini” un ospedale di eccellen-za con tutti i servizi. Saremo a fianco di un Sindaco che ci darà queste garanzie. Oggi esigiamo amministratori che mantenga-no le promesse e che risolvano i problemi di tutti noi cittadini villafranchesi. Quindi oggi non ci interessa più il partito al quale apparteneva Facincani, ma visto come si impegnò Maurizio Fa-cincani, impegno che rappresen-ta il dovere di un Sindaco serio, il Sindaco che sarà eletto, se vorrà essere stimato una persona se-ria, dovrà ogni settimana o anda-re a Venezia o rendere conto ai suoi collaboratori e ai cittadini villafranchesi di cosa avrà fatto in quella settimana per l’ospeda-le di Villafranca.

Un ragionamento sfuggito a moltiUn ospedale di eccellenza oc-

cupa al proprio interno molti di-pendenti che ogni mese portano a casa lo stipendio. Io non voglio fare i conti, ma provate a pen-sare a centinaia di persone che ogni mese ritornano a casa a Vil-lafranca con uno stipendio sicu-ro. Ora capite perché il Sindaco di Isola della scala Miozzi ha mo-bilitato tutti i comuni, da But-tapietra a Legnago, per tenersi l’ospedale? Perché sono milioni e milioni di euro che ritornano a Isola della Scala e che vengono presi da tutte le tasche degli ita-

Ospedale Magalini: tante parole, pochi fatti

di Giorgio Negrini

12 12Attualità4

A cura di Giorgio Negrini

liani, tra le quali ci sono anche le nostre di villafranchesi. Chi è che tira fuori i soldi dalle tasche per distribuirli alle aziende ospedalie-re? La Regione Veneto. Come ab-biamo già messo in evidenza più volte, continuiamo a domandarci: chi abbiamo noi villafranchesi in Regione? Nessuno. Chi hanno i veronesi in Regione? L’Assesso-re alla Sanità Luca Coletto della Lega Nord, braccio destro del Sindaco di Verona Flavio Tosi. Il Sindaco di Verona ha già il suo bel da fare per salvaguardare gli interessi degli istituti ospedalieri di Borgo Trento e Borgo Roma e visto che nei dintorni non si vede qualche altra personalità politica di rilievo, ci domandiamo: chi si prenderà a cuore la defi-nitiva ricostruzione del Magalini? Noi vogliamo l’anno prossimo un Sindaco che ogni settimana vada a Venezia e magari lo faccia con il sostegno dell’Assessore Re-gionale alla Sanità Coletto e in accordo con il sindaco di Verona Flavio Tosi, che essendo già stato in Regione in anni passati, aveva già da allora sostenuto l’ospedale di Villafranca.

Le attuali reazioni in Regio-ne VenetoIl Presidente della V^ commis-

sione Sanità del Veneto, Leonar-do Padrin di Padova, che ha già avuto dal Governatore della Re-gione Zaia la garanzia della co-struzione del nuovo Ospedale di Padova per il quale sono previsti 600.000.000 euro, ha dichiarato

che nel veronese ci saranno tagli per 500 posti letto; ma soprat-tutto ha affermato che i piccoli ospedali sono solo “baluardi di campanilismo per campagne elettorali” e ha portato proprio l’esempio di Villafranca dove si voterà fra pochi mesi. Ecco per-ché dobbiamo fare squadra e far-la soprattutto con Verona e il suo Sindaco. Un ospedale che funzio-na garantisce salute e sicurezza e anche posti di lavoro.

Conti alla manoSeguendo questo ragionamen-

to, pensate a quante decine di milioni di euro ritornano ogni anno a Verona solo per avere gli istituti ospedalieri di Borgo Tren-to e di Borgo Roma. Un ospeda-le sarebbe la più grande fabbrica mai avuta e sarebbe soprattutto nel cuore di Villafranca. Capite ora perché il Sindaco di Isola del-la Scala si batte così tanto per il proprio ospedale? E non abbiamo nemmeno sfiorato i benefici sa-nitari di un ospedale di eccellen-za. Ora pensate, anche solo per un momento, di quanti milioni di euro siamo stati privati in questi ultimi 10 anni; e aggiungete poi i milioni di euro di cui saremo an-cora privati prima che il nostro ospedale possa rivedere la luce. Con la politica che è stata attua-ta in questi ultimi anni, ci siamo inimicati tutti, sia in Provincia che in Regione; siamo in coda a pae-si come San Bonifacio, Peschiera, Isola della Scala, San Giovanni Lu-patoto e tanti altri. Provate ora a

immaginare se in qualche modo ci alleassimo a Valeggio, Mozzeca-ne, Sommacampagna, Povegliano e paesi limitrofi; pensate a che potere potremmo avere in luo-ghi dove si maneggiano e si desti-nano i soldi che vengono elargiti sempre in minor misura da Roma alle Regioni per le problematiche nazionali che tutti conosciamo.

ConclusioniNon c’è sicuramente bisogno

che ci dilunghiamo oltre nel far capire questo ragionamento; l’u-nica strada che ci rimane, con l’eredità che purtroppo ci è stata lasciata, è quella che ci porte-rà ad allearci con chi in questo momento ha la maggior forza in Provincia e in Regione. Sarà compito di chi sarà nominato Sindaco provvedere a far sì che quest’unica carta da spendere che ci è rimasta sia spesa molto bene, perché allora si, altrimen-ti, che avremo veramente delle grosse gatte da pelare nel futuro immediato. Per il nostro ospeda-le, io ci sarò e se ci sarete an-che voi, dovremo solo ricordare i tempi in cui un Sindaco come Maurizio Facincani andava in Re-gione a difendere i nostri diritti e prendendo esempio da questo avremo a disposizione esperien-za ma soprattutto forza nume-rica, facendo squadra. Villafranca ha diritto ad un ospedale di ec-cellenza e un incendio non potrà mai bruciare i nostri diritti.

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Analizzando la situazione di una categoria di villafranchesi che negli anni passati ha contribuito a fare di Villafranca una città di attrazione per i paesi limitrofi, abbiamo riscontrato una realtà molto in difficoltà, con un futuro incerto e problematico. Per capire fino in fondo questo momento di grossa crisi, abbiamo domandato a Paolo Polato, storico commerciante delle botteghe del centro, cosa ne pensa.

Sig. Polato, come vede la si-tuazione attuale? Il momento, in tutta Italia, è

molto difficile per la mancanza di soldi delle famiglie; questo è uno dei problemi principali, per-ché la vendita del piccolo detta-glio, come nel caso delle nostre botteghe, deve fare i conti con l’eccesso di tasse che il governo ha imposto e quindi, combattere i costi della grande distribuzione non è più possibile. In questa po-litica che il governo sta portan-do avanti, nessuno ha pensato di tagliare il cuneo fiscale, che non è rappresentato da nient’altro che dai contributi che il datore di lavoro paga per fare in modo che il dipendente abbia uno sti-pendio più adeguato con il quale poter rimettere in moto la filiera del consumo. Essendo da mol-to tempo rappresentante della

ConfCommercio di Villafranca, vedo che i negozi stanno chiu-dendo a causa della crisi, a causa degli affitti troppo alti, a causa dei parcheggi, che non si dovreb-bero pagare nei Centri Storici, come non si pagano nei grandi centri commerciali che sono a titolo gratuito… la somma di tutte queste cose e di altre, con-tribuisce al degrado della nostra città.Come mai, secondo lei, sia-

mo giunti a questo punto? In questi ultimi cinque anni non

è stato fatto niente per l’abbel-limento del Centro Storico; i marciapiedi sono dissestati, ab-biamo una piazza dove mancano le pietre e che viene aggiustata con il cemento; dei lampioni che di sera fanno talmente luce che si fatica ad attraversare la stra-da… Non parliamo dei giardini pubblici ridotti ad un disastro o del piano della viabilità che non è stato fatto, dato che si ha paura di fare un senso unico…

e che dire delle fioriere che sono rimaste quelle che erano, o dell’assoluta mancanza di pan-chine, considerando che ormai l’invecchiamento della gente è in fase avanzata e soprattutto che non tutti possono permet-tersi di andare in un bar a bere qualcosa, con le spese famigliari aumentate in modo drastico? La nostra richiesta di non pagare il parcheggio di sabato è stata ri-fiutata dall’amministrazione co-munale e, con la probabile chiu-sura di tanti negozi a fine anno, la gente incomincerà a sparire e la nostra città andrà a morire. Per capire meglio l’attuale situa-zione, prendo l’esempio delle vie limitrofe del centro: in queste vie stanno ancora passando i mezzi pesanti. Mancando le piste cicla-bili, la gente prende addirittura la multa nel cercare di salvare la propria vita e quindi figuriamoci se viene in centro con la bici… Ci manca la “piazza”; dal sema-foro centrale di Corso Vittorio

Emanuele con Corso Garibal-di fino al castello si dovrebbe fare la “piazza pedonale”, dove si possano fare manifestazioni, giochi per i bambini, dove poter inventarsi qualsiasi manifestazio-ne in tranquillità e che questa amministrazione avrebbe dovu-to impegnarsi a realizzare, invece di spendere quei pochi soldi che c’erano in tutt’altre cose. I Cen-tri Storici sono il cuore di tutte le altre città del mondo, fonda-mentali per attrarre le persone... Cosa pensa delle manife-

stazioni che si svolgono a Villafranca? Per attirare la gente bisogna

fare delle manifestazioni di qua-lità e tanto per fare un altro esempio, basta prendere il mer-catino dell’antiquariato: quando era nato, aveva una identità pro-pria ed era molto bello da ve-dere. Aveva tutti gli ombrelloni dello stesso colore, aveva mer-ce in esposizione che era con-trollata e selezionata, aveva un

richiamo di gente soprattutto a livello provinciale. Quando si or-ganizzano queste manifestazioni occorre farlo in modo oculato e serio altrimenti è meglio lasciar perdere. Mi auguro che la pros-sima amministrazione sappia prendere in seria considerazione tutte queste cose che ho elen-cato anche e soprattutto perché Villafranca è una città molto bel-la e veder piano piano sparire la propria identità di città commer-ciale e vivibile è uno spreco di tutte quelle risorse ed energie che sono state adoperate in tutti gli anni passati.

Momento difficile per i commercianti villafranchesi

di Giorgio Negrini

A cura di Giorgio Negrini

5Attualità

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12 12Attualità6

A cura di Diego Cordioli

Presentato il progetto di restauro e riuso dell’ex Tiro a Segno Nazionale e delle aree di pertinenza: diventerà un grande spazio polifunzionale a disposizione dei giovani.

Il Tiro a Segno Nazionale di Vil-lafranca risale alla fine dell’Otto-cento. La struttura risulta essere dismessa dall’amministrazione militare sin dagli anni ’60, essen-do quindi trasferita dal demanio militare al patrimonio dello Sta-to con decreto interministeriale di classifica del 3 Ottobre 1969 e definitivamente consegnato all’amministrazione finanziaria con verbale del 20 Agosto 1970. In anni recenti, alcuni locali della palazzina di ingresso sono stati utilizzati come sede da parte di varie associazioni sportive che hanno mantenuto in efficienza i suddetti locali. Il corpo principa-le della palazzina di ingresso ha subito nel 2005 il crollo di parte della copertura lignea. Il comu-ne ha quindi provveduto al rifa-cimento del tetto ed alla messa in sicurezza dell’intera area che ad oggi risulta in disuso.

Il federalismo demaniale

Nel maggio dello scorso anno l’Amministrazione comunale ha provveduto ad inviare una missi-va alla Direzione Regionale per i beni Culturali per chiedere di attivare la procedura per l’ac-quisizione dell’immobile senza costi a carico del Comune, in

accordo con quanto previsto dalle norme del “Federalismo Demaniale”. In seguito l’Ammi-nistrazione è stata convocata a Venezia, dove è stato illustrato l’iter previsto per l’acquisizione del bene, che si articola in va-rie fasi. Innanzitutto è necessa-ria la redazione di un progetto indicante le finalità del bene da inviare alla direzione per i Beni culturali e all’agenzia del De-manio, i quali verificheranno, in accordo con la Soprintendenza, se vi saranno le condizioni per il trasferimento; infine, in caso di accoglimento della richiesta, si procederà alla sottoscrizione con il Comune di un accordo “di valorizzazione” in seguito al quale la proprietà del bene po-trà passare dal Demanio all’ente locale.

Il progetto di riuso e di va-lorizzazione

Oggi, dopo mesi di lavoro da parte degli uffici comunali e dell’Arch. Alessandro Bazzoffia, siamo giunti ad un progetto, ap-provato dalla Giunta comunale, che prevede la riqualificazione del bene e di tutta l’area verde di via Magenta. La sua posizione strategica, nelle immediate vici-nanze del Polo Scolastico delle superiori, ne ha favorito un riuso compatibile specialmente con il mondo giovanile e studentesco

Il restauro del Tiro a Segno di Villafranca

di Luca Zamperini

al fine di valorizzare l’intero complesso come luogo per lo studio e la ricerca ed inoltre come catalizzatore associativo. L’ampio atrio d’ingresso della Palazzina storica, dopo un ade-guato intervento di restauro, potrà essere utilizzato come spazio per la ristorazione, il re-lax e offrire servizi, con la pos-sibilità di poter allestire mostre ed esposizioni temporanee di opere d’arte, scultura e/o even-ti culturali. Date le sue modeste dimensioni, ad essa verrà colle-gata una nuova struttura. La nuova struttura polifunzionale, analoga per finiture, tipologia e in aderenza a quella esistente, si configurerà con un volume mo-

desto in ferro e cristallo tale da non arrecare impatto ambien-tale, in modo da rievocare un ridotto “campo da tiro” con le quinte ai lati, mentre lo spazio interno a due livelli completa-mente libero potrà essere de-stinato allo studio, alla cultura, allo svago, alla musica e al relax. Per sfruttare al meglio la limita-ta porzione di superficie, verrà realizzato anche un piano inter-rato per servizi, magazzini, de-positi, centrali tecnologiche ed inoltre è prevista una sala per registrazioni musicali, utilizzabi-le dalle tante band locali di gio-vani. Anche l’accessibilità sarà ampiamente garantita dall’eli-minazione delle barriere archi-

tettoniche. L’ampia sala polifun-zionale di circa 200 mq al piano terra avrà due setti laterali ri-vestiti in legno dove saranno al-loggiate alcune postazioni mul-timediali e pareti mobili inso-norizzate removibili. La grande sala potrà essere utilizzata dagli studenti come sala studio, quale alternativa alla biblioteca comu-nale, ma potrà inoltre ospitare convegni, meetings, riunioni e concerti per la musica. Anche gli spazi esterni di pertinenza saranno adeguatamente riquali-ficati con nuove piantumazioni di alberature ed ampie zone a prato, determinando zone con vocazione a servizi (lungo via Magenta) e zone per il tempo libero e la lettura. La possibilità di far prosegui-

re il percorso pedonale oltre la porta da riaprire della gran-de Quinta, delimitante il nuovo parcheggio pubblico per auto anch’esso riprogettato, permet-terà di andare a ricongiungersi con tutta l’area verde disposta lungo via Magenta, dell’origina-le superficie dell’ex Campo di Tiro a Segno Nazionale, ma con un più moderno programma di valorizzazione e di riconver-sione pubblica come un nuovo “polmone verde”, con spazi verdi attrezzati per bambini e i giovani, aree di relax, un “anfi-teatro verde” per spettacoli e manifestazioni pubbliche, capa-ci così di poter coinvolgere ed attirare non solo i giovani ma anche gran parte della popola-zione della città di Villafranca.

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Vivissimo successo ha ottenuto il primo Concorso nazionale di poesia “Memorial Luciano Nico-lis” promosso a cura del Circolo Artistico Culturale “La Carica” per onorare la memoria del fon-datore del Museo dell’auto, della scienza e della tecnica scompar-so improvvisamente lo scorso aprile. Oltre quattrocento sono state le liriche presentate dai concorrenti di quasi tutte le re-gioni italiane e una cinquantina quelle degli studenti degli istituti superiori di Villafranca che han-no preso parte al concorso loro riservato. La commissione giudi-catrice era presieduta dal chiaris-simo prof. Gian Paolo Marchi, già ordinario di letteratura italiana e preside della facoltà di lingue dell’Università di Verona e com-posta inoltre dal prof. Giuseppe Chiecchi, ordinario di letteratura italiana nella facoltà di lettere e filosofia, dal prof. Paolo Pellegri-ni, docente di letteratura italiana nella facoltà di lingue, dal prof. Lorenzo Carpanè, docente di letteratura italiana nella facoltà di scienze dell’educazione. Il segre-tario e presidente del Circolo e del concorso, Gr. Uff. Carlo Rigo-ni, ha cosi formulato, dopo lungo lavoro individuale e collegiale, la graduatoria di merito. Per la sezione lingua italiana, il

1° premio e medaglia d’oro sono andati a Giovanni Caso di Saler-no con la lirica “I vecchi giù al pa-ese”. Il testo - dice la motivazione del prof. Pellegrini - segnala la so-lida struttura metrica condotta nel solco della tradizione ma non priva di tratti di originalità; se-condo premio e medaglia d’oro a Filippo Pirro di Foggia con la li-rica “Il rettangolo”; terzo premio e medaglia d’oro a Maria Teresa Scolieri di Catanzaro con la lirica “All’alba, Natale”; quarto premio a Loriana Capecchi di Pistoia con “Senza chiedere sconti al tempo avaro”; quinto premio ad Andrea Venzi di Bologna con “Scritta nel sonno” e a Celestino Casalini di Piacenza con “L’amico”. Premio speciale medaglia del Capo dello Stato a Giuseppe Segalla di Lugo vicentino con “Quel goal fatto di volo”; premio speciale medaglia del Pontefice a Maria Francesca

Giovelli di Caorso con “L’ultima corriera”. Finalisti con premio: Filippa Siciliano di Pavia, Lorenza Zuccaro di Abano, Ivan Fedeli di Ornago, Lazzaro Mutti di Monti-chiari, Antonio Giordano di Pa-lermo, Rosanna Spina di Livorno, Francesca Croci di Predazzo, Pie-rangela Vesentini di Montagnana.Per la sezione dialetto del Tri-

veneto si è aggiudicato il 1° pre-mio e la medaglia d’oro Bruno Castelletti di Verona con la lirica “Dal barbier”. Ironica, scanzonata dolce elegia - dice la motivazione del prof. Carpanè – in memoria della bottega del barbiere che sta per chiudere, un pianto tra il serio e il faceto di memorie e di vita vissuta; secondo premio e medaglia d’oro ad Andrea Al-drighetti di S.Pietro in Cariano con “En fondo al coridoio”; terzo premio e medaglia d’oro a Sergio Gregorin di Gorizia con “’N sas”; quarto premio a Camilla Emili di Belluno con “El buràt”; quin-to premio a Luciano De Carli di Levico con “De matina bonora”; il premio speciale prof. Giusep-pe Faccincani a.m. è andato a Isaia Bonetti di Mozzecane con “Come alora”; il premio specia-le prof. Pierluigi Laita a.m. a Gel-mina Dalla Bona di Verona con “Na balila en ciel”. Finalisti con premio sono stati: Galdino Pen-din di Villaverla, Natalino Simon di Portogruaro, Stefania Paron di Rovigo, Guido Leonelli di Trento, Maurizio Marcolin di Pordenone.Per la sezione a tema “Il Museo:

la fatica del lavoro, la realizza-zione del sogno”, il 1° premio e medaglia d’oro se li è aggiudicati Giovanni Benaglio di S.Giovanni Lupatoto con la lirica “In pinpi-nela a‘n sogno”. La poesia - scrive nella motivazione il prof. Chiecchi – registra con stupore l’avverarsi di un sogno ritenu-to impossibile e lo rappresenta con la concretezza del dialetto, la lingua materna; secondo pre-mio e medaglia d’oro a Roberto Velardita di Venezia con “L’arca”; terzo premio e medaglia d’oro a Manuela Capri di Crevalcore con “Memorial Luciano Nicolis”; quarto premio a Giulio Redaelli di Milano con “Cercando eterni-tà”. Finalisti con premio: Graziel-la Bazzoni di Lavagno e Felicia Sirianni di Caserta. Particolarmente affollata la ceri-

monia conclusiva per la consegna

dei riconoscimenti che si è tenu-ta nella mattinata di domenica 2 dicembre nel salone convegni del Museo e ha visto la presen-za di molte autorità. Tra gli altri: il vice Prefetto Alberto Lorusso in rappresentanza del Prefet-to Perla Stancari, il procuratore capo della Repubblica Mario Giu-lio Schinaia e il presidente della Corte d’Assise Dario Bertezzo-lo, il comandante provinciale dei Carabinieri col. Paolo Edera, il comandante del Terzo Stormo e presidio aeronautico col. Marco Maistrello, il procuratore militare Enrico Buttitta, il provveditore agli studi Giovanni Pontara con la responsabile interventi edu-cativi contingente MIUR Anna-lisa Tiberio, il clinico ematologo dell’Università prof. Giovanni Pizzolo, l’ambasciatore SMOM cav.di Gran Croce Silvano Pe-drollo, i primari ospedalieri Fran-cesco Orcalli e Giuseppe Peco-raro, la delegazione del Comune

con l’assessore alla cultura Ma-ria Cordioli, l’assessore ai LL.PP. Francesco Arduini, il consigliere Domenico Campara, il preside dell’Istituto Anti Claudio Pardi-ni, la vice preside del liceo Medi Maria Cristina Lestingi, la vice preside dell’I.T.C. Bolisani Maria Rigo Fantoni. Presente anche una qualificata delegazione della Confraternita del Sovrano e No-bilissimo Ordine dell’Amarone e del Recioto guidata dal gran ma-estro Arnaldo Semprebon. Dopo la presentazione dell’evento a cura del presidente del Concor-so, il prof. Marchi si è sofferma-to sulla rievocazione della figura dello scomparso Luciano Nicolis, nel contesto della relazione sul merito delle liriche presentate, mentre l’assessore alla cultu-ra Maria Cordioli ha portato le congratulazioni e il saluto del sindaco e dell’amministrazione comunale. Sono poi intervenuti il Procuratore capo delle Repub-

blica Mario Giulio Schinaia che ha rivolto il suo saluto e il rin-graziamento ai poeti, soprattutto ai ragazzi “che nonostante l’età e il particolare momento che ci affligge dedicano le loro energie a questo meraviglioso aspetto della vita che è la poesia” e ha ringraziato “per l’iniziativa che si richiama a questo grande uomo, una persona geniale che ha la-sciato il segno e il cui lavoro, il cui operato è continuato oggi dai suoi figli che si danno molto da fare”. Hanno quindi preso la pa-rola il giudice Dario Bertezzolo, il provveditore agli studi Pontara e il procuratore militare Buttitta. E’ poi seguita la consegna dei premi ai vincitori per mano delle auto-rità, mentre le liriche sono state declamate dalla voce recitante dell’impareggiabile attore Tiziano Gelmetti accompagnato alla fi-sarmonica da Giuseppe Zambon.

A cura di Diego Cordioli

7Attualità

Il concorso nazionale di poesia ha visto la presenza di oltre quattrocento liriche presentate da concorrenti di quasi tutte

le regioni e dagli studenti degli istituti superiori di Villafranca. Affollata la cerimonia di premiazione al Museo dell’auto.

Successo del “Memorial Luciano Nicolis”

di Diego Cordioli

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Le ristrutturazioni di qualità sono sempre state una prerogativa impor-tante per l’impresa Specialedil Srl. Il Geom. Marco Perizzolo, titolare dell’im-presa, è anche l’ideatore e realizzatore di un progetto di “città intelligente”, voluto, studiato ed autofinanziato. “La Residenza VNL” afferma il Geom. Periz-zolo, “nasce dalla volontà di creare un servizio per tutti coloro che vogliono ristrutturare immobili godendo dei be-nefici della classe A+. Credo che in Italia ci sia tanto da riqualificare”. Specialedil offre ai proprietari di immobili la possi-bilità di soggiornare gratuitamente nella Residenza VNL per tutto il tempo ne-cessario alla ristrutturazione della loro abitazione; provvedendo anche al tra-sloco dei mobili ed alla conservazione degli stessi nei propri magazzini. L’inter-vento di riqualificazione che ha portato alla Residenza VNL è stato realizzato con criteri d’avanguardia sotto il pro-filo ambientale, sismico e di risparmio energetico. Tutto è stato pensato e vo-luto per far conoscere i benefici di una ristrutturazione ad elevato risparmio energetico. Le quattro unità abitative della Residenza VNL vengono messe a disposizione completamente arredate e corredate di ogni comfort. Anche la

scelta degli elettrodomestici è stata vo-luta e pensata per abbattere i consumi energetici. I consumi sono coperti dalla produzione di energia, l’energia in ec-cesso viene ceduta alla rete. “Il nostro obiettivo” afferma Marco Perizzolo “è quello di evitare che i nostri clienti vi-vano gli innumerevoli disagi che com-porta una ristrutturazione ed un traslo-co. Un servizio chiavi in mano, perché teniamo alla salute delle persone e alla salvaguardia dell’ambiente”. L’invito alla prova della Residenza VNL è possibile pianificarlo anche prima dell’inizio dei lavori di ristrutturazione, in fase di pro-gettazione; il cliente può godere di que-sto “soggiorno” nella Residenza VNL al fine di valutare concretamente giorno dopo giorno, i benefici di una ristrut-turazione ad elevato risparmio energe-tico. “Vogliamo far conoscere e divul-gare la positività della Residenza VNL” dice Perizzolo, “offrendo innovazione e competitività, attraverso la progetta-zione completa dell’intervento, la rea-lizzazione dell’opera e garantendo un servizio di manutenzione programmata dell’immobile stesso”. Dettagli tecnici ed informativi possono essere reperiti anche sul sito web: www.costruzionie-cosostenibili.com.

La redazione del Giornale di Villafran-ca crede fortemente nella promozione e nella collaborazione con le aziende del territorio villafranchese, per questo ha affidato all’agenzia CarloStancanelli Comunicazione d’Impresa, la gestio-ne sul web della testata giornalistica locale. CarloStancanelli è un’agenzia specializzata nella comunicazione d’im-presa e nella creazione di servizi web personalizzati ed innovativi. “Con la nostra agenzia” dice Carlo Stancanelli titolare dell’azienda, “si passa dalla pre-senza sul web al pieno sfruttamento delle sue enormi potenzialità”. Il team dell’agenzia è composto da professio-nisti cresciuti con la cultura del web e della soddisfazione del cliente, votati al raggiungimento dell’obiettivo. “Faccia-mo tutto quello che occorre per offri-re ai nostri clienti un posto privilegia-to nell’universo a volte dispersivo del web” afferma Stancanelli, “tutto quello che aiuta le aziende ad emergere, pro-muovere la propria immagine, il proprio brand, avere visibilità, reperire contatti”. Il continuo aggiornamento in ambito tecnologico permette all’agenzia Carlo-Stancanelli di offrire grandi prestazioni, con qualcosa in più che i “grandi” offro-no sempre meno: un orientamento al

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10 Salute & Sanità 12 12

A cura di Diego Cordioli

MEDICINA GERIATRICA a cura del Dott. Garzotti Dirigente Medico I° livello presso 1^ Geriatria O.C.M. Borgo Trento

Responsabile di Struttura Semplice di Malattie Reumatiche dell’Anziano Specialista in Medicina Interna

Come preannunciato nel precedente ar-ticolo anche oggi affronteremo il tema: “Osteoporosi”. L’obiettivo, in accordo con il fine di questa rubrica, è quello di dare un’in-formazione sintetica e semplice nonché di contribuire alla sensibilizzazione del lettore fornendo un utile strumento di prevenzione.Prevenire è sempre meglio di curare! Mai come nell’osteoporosi è necessa-rio comprendere che le scelte di vita, alimentari e comportamentali della gio-ventù e dell’età media, influenzeranno in modo determinante il futuro della quali-tà del nostro osso.Ricordo che per osteoporosi si intende una malattia dello scheletro caratteriz-zata da una progressiva riduzione della massa ossea e dall’alterazione della sua micro-architettura con secondario au-mento della fragilità dell’osso e del ri-schio di fratture.Sinteticamente, l’osteoporosi viene clas-sificata in osteoporosi primitiva e se-condaria.La primitiva, più importante numerica-mente, è rappresenta dalla forma post-menopausale e da quella senile. La secondaria, meno frequente, raggrup-pa una serie di patologie che presentano effetti negativi sulla qualità dell’osso. Tra queste ricordiamo le più frequenti:1) Malattie endocrino metaboliche quali: il diabete mellito tipo I° (insulino dipen-

dente), l’ipertiroidismo (tiroide che pro-duce troppi ormoni) o l’iperparatiroi-dismo (funzionamento eccessivo delle paratiroidi). 2) Alterazioni nutrizionali (celiachia o intolleranza al glutine), alcolismo, esiti di interventi all’apparato gastro-enterico. 3) Malattie della struttura dell’osso (osteogenesi imperfetta).4) Malattie reumatiche (artrite reuma-toide).5) Farmaci (cortisone, farmaci per l’epi-lessia, anticoagulanti). Per comprendere la dimensione del problema è necessario prendere co-scienza di alcuni dati epidemiologici. In Italia i pazienti affetti da osteoporosi sono circa cinque milioni, ogni anno si verificano 250.000 fratture da osteopo-rosi, di cui circa 70.000 di femore. Una donna su tre ed un uomo su dieci di età superiore a 50 anni è affetto da oste-oporosi. Una donna su quattro dopo i 50 anni va incontro ad una frattura da osteoporosi. Circa il 50 % delle fratture vertebrali non sono diagnosticate. Tra le persone anziane circa il 50%, dopo una frattura del femore, perde l’autonomia della deambulazione. Nel primo anno, dopo una frattura del femore, la morta-lità si incrementa del 20%. Infine, sorprendentemente, il 33% dei pazienti non riceve alcun trattamento medico dopo la diagnosi di osteoporosi e il 91% , dopo la frattura, avrebbe vo-

luto avere maggiori informazioni relati-ve alla prevenzione. Quali sono le per-sone più a rischio per l’osteoporosi?Le donne bianche, sopra i cinquanta anni, magre, in me-nopausa precoce, con una storia fa-miliare di fratture da fragilità ossea e con bassi valori di densitometria os-sea, sono il gruppo più a rischio. Quali sono i fattori esterni e modificabili che aumentano il rischio di osteoporosi?Fumo, abuso di alcool, alimentazione po-vera di calcio e vitamina D, vita sedenta-ria, uso improprio di farmaci che posso-no danneggiare l’osso (osteopenizzanti). Concludiamo questo appuntamento con una domanda che rivolgo al lettore.SEI A RISCHO DI OSTEOPOROSI?Le domande hanno lo scopo di eviden-ziare in modo semplice il rischio poten-ziale di incorrere in futuro nel problema dell’osteoporosi.1) Di che sesso ed età sei? Sei femmina e maggiore di 50 anni?2) Tu e i tuoi parenti avete avuto fratture per cause lievi?3) La tua dieta è scarsa di latte o dei suoi

derivati?4) Consumi abitualmente più di venti si-garette al giorno e bevi alcool? 5) Fai scarsa attività fisica?6) Sei entrata in menopausa prima dei 45 anni?7) Fai uso continuativo e per più di tre mesi di cortisone?8) Soffri di diarrea per cause gastro-in-testinali e di calcolosi renale recidivante?

Se rispondi positivamente a queste do-mande sei un soggetto a rischio osteo-porosi. Per questo devi contattare il tuo medico di fiducia e sottoporti ad uno screening finalizzato a porre una corret-ta diagnosi e un eventuale trattamento medico.

Come mantenere l’osso giovane

Per porre i vostri quesiti, potete scrivete direttamente al Dott. Garzotti alla mail [email protected] o alla redazione del giornale a [email protected]

UROLOGIA a cura del Dott. Pecoraro Primario di Urologia presso l’Ospedale di Isola della Scala Specialista in Urologia

Per porre i vostri quesiti, potete scrivere direttamente al Dott. Pecoraro alla mail [email protected] o alla redazione del giornale a [email protected]

Gentile dr Pecoraro,

So che lei dirige uno dei centri con più lunga esperienza in laparoscopia e ho letto che tale metodica viene eseguita insufflando del gas all’interno del corpo. Mi sorge qualche dubbio: non è che questo gas possa alla lunga procurare dei danni e inoltre chi ha subito un intervento in laparoscopia può affrontarne un altro?

Laparoscopia

Il gas che viene insufflato per creare uno spazio di lavoro adeguato è l’anidri-de carbonica. Finora non si è mai dimostrato un suo effetto dannoso sia a breve che a lungo ter-mine . Lo dicono tutte le pubblicazioni scientifiche mondiali finora prodotte e modestamente anche la

mia ormai lunga esperien-za, credo tra le più lunghe in Italia. Mai nessuno è tornato per conseguenze del gas insufflato.A volte qualche proble-mino lo crea in corso di intervento ma ormai tut-ti gli anestesisti sono in grado di gestire o talvolta (ma sono casi molto rari)

sospendere momenta-neamente l’intervento in attesa che si abbassino i livelli di anidride carbo-nica per poi riprende-re. Ripeto, ciò non avrà conseguenze sul paziente operato. Quanto al se-condo quesito, non vi è alcuna controindicazione nell’eseguire un secondo

o un terzo intervento in laparoscopia. A noi capita spesso di dover eseguire sempre in laparoscopia l’asportazione della pro-stata o del rene a chi ma-gari non molto tempo pri-ma aveva tolto la colecisti.Nella speranza di aver chiarito i suoi dubbi rice-va i miei più cordiali saluti.

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A cura di Diego Cordioli

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Il 1 Dicembre al Centro Diurno/Bottega Artigianale Celadon di Villafranca è stato inaugurato un nuovo progetto di riabilitazione per persone con disabilità o fragilità mentale, sostenuto da un contributo della Regione Veneto, assessorato ai servizi sociali, guidato da Remo Sernagiotto. Il progetto mira a produrre innovazione nelle modalità attraverso le quali si affrontano oggi i complessivi bisogni legati a condi-zioni di disabilità ed intende costruire: luoghi dove è possibile riappropriarsi del di-ritto di vivere una vita bella e di qualità; luoghi dove conoscere e costruire relazioni amicali; luoghi dove sperimentare un lavoro significativo; uno spazio denominato D.A.R.E. (dignità, amicizia, relazione, evoluzione); un “patto d’interdipendenza e di reciprocità”. I soggetti coinvolti in questo progetto organizzato dalla Fondazione Historie sono: Self Help, Cooperativa Sociale Onlus, ULSS 22, I Comuni di Vil-lafranca, Valeggio e Mozzecane, le Cooperative Sociali Centro Socializzazione di Villafranca e Centro Attività di Valeggio, l’Associazione Proposte Sociali e l’Asso-ciazione Psiche 2000 e ben 12 aziende del territorio che sostengono il progetto offrendo possibilità di stage e di esperienze di lavoro. Si dà molta importanza a questa fase del programma poiché costituisce una “buona prassi” futura in quanto la persona vive un’esperienza ricca di dignità, amicizia (si sente accolta), di relazione, di evoluzione; l’azienda che accoglie dimostra solidarietà poiché accetta la diversità, anche sul lavoro e ne apprezza le abilità residue. Il lavoro diventa così tramite per l’integrazione. Strumento centrale del progetto di Fondazione Historie è il Centro Celadon di Villafranca, di Via Cantore 6, che ha iniziato da un anno in collaborazione con i servizi sociali dell’ULSS 22, un progetto di Centro di Adattamento al lavo-ro (per brevità CAL) alternativo al tradizionale Centro Diurno. Il CAL propone percorsi di preparazione al lavoro e di stage per persone con disabilità, con la pro-gettualità di educatori e maestri di lavoro e senza l’impiego di figure d’assistenza. L’attività prevede anche laboratori artigianali di ceramica, tessitura e bricolage e proprio da questi il progetto inizia a prendere corpo ed a mostrarsi alla comunità diffondendo una cultura ed un’immagine della persona con disabilità, che sa farsi apprezzare con la qualità del proprio lavoro. Appunto per valorizzare l’importanza educativa e riabilitativa del lavoro sabato 1 dicembre è stata organizzata presso la Bottega del Celadon una giornata di vendita solidale di prodotti fatti a mano e articoli regalo. La cittadinanza ha potuto apprezzare i manufatti dei laboratori, acquistarli, conoscere l’entusiasmo con cui nei laboratori si lavora ed anche fare amicizia con i protagonisti di questa interessante esperienza.

Disabilità, la riabilitazione attraverso il lavoro

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Ricordando la Villafranca de ‘na ‘olta, è recentemente scomparsa una figura storica nel mondo dei bar della nostra cittadina: Giu-seppe Reggiani, detto Beppino, chiamato affettuosamente dagli amici “Pipa”. Figlio di Imelda Mo-linari e Cesare Reggiani “Citra-to”, classe 1939, insieme ai suoi due fratelli, Gianni e Luciano, il

mitico “ Brustolin”, ereditò da questi ultimi l’arte dell’ospitali-tà e la passione nella conduzio-ne del bar di proprietà, quello storico e centralissimo: il “ Ri-storante bar Al Corso” di c.so Vittorio Emanuele, a pochi passi dal duomo, che ha rappresen-tato per 50 anni uno dei punti di riferimento della vita sociale ed economica di tutta la cittadi-na, insieme al salotto nobile del caffè Fantoni. Il locale, a parti-re dagli inizi, nel lontano 1955, ebbe subito un notevole suc-cesso, grazie anche all’intuizione di installare il primo centralino pubblico che diede la possibilità ai forestieri di comunicare con i loro cari fuori Villafranca. Fu un servizio molto apprezzato so-prattutto dai militari del Terzo Stormo che venivano avvisati dal giovane Beppino, attraverso instancabili pedalate, dell’immi-nente telefonata concordata. Un’ altra carta vincente, dopo

l’accantonamento della risto-razione per motivi di spazio, fu l’aver investito i primi guadagni nell’acquisto di un televisore. Difatti, grazie ai bar e a qualche trattoria, in Italia la platea televi-siva ebbe un exploit incredibile, con la gente che si riversava in massa dentro il locale per assi-stere a quei programmi storici come “Rischiatutto”, “ Lascia e raddoppia”, “San Remo”, avve-nimenti sportivi o commedie

teatrali, che divennero in breve tempo dei veri e propri fenome-ni di costume amatissimi. Erano gli anni di un’Italia terribilmente povera, più semplice, con ancora i ricordi tristi di una guerra disa-strosa, ma sicuramente ricca di una fervida speranza che si con-cretizzò poco tempo dopo in un incredibile boom economico. Come non ricordare pertanto i mercoledì mattina del mercato settimanale, dove all’interno del bar era un lungo brulicare di: semplici avventori, donne che facevano la spesa tra le ban-carelle, mediatori di bestiame, piccoli imprenditori poi brillanti industriali, formaggiai… o le sa-gre estive dei santi Pietro e Pa-olo che vedevano nello storico locale condotto da Beppino e Gianni (nel frattempo Luciano, forte anche di una gavetta fatta in alcuni locali prestigiosi, ave-va aperto a sua volta un bar di successo in via Pace, condotto

in collaborazione con la moglie Stella) con le rispettive consorti, Teresa e Loretta, ed insieme ai giovanissimi figli, un graditissimo punto di incontro e socializza-zione. E via dunque a servire dal bancone ai numerosi tavoli: caffè, amari, vini di mescita ed in bot-tiglia, vermouth, aperitivi fran-cesi (Pastis e Ricard, orgoglio di Beppino), rabarbari ed infiniti campari col seltz (allora una no-vità), toast, granite e gelati fre-schissimi (come i primi pinguini), paste, torte e sfogliatine sfornati da quel grandissimo pasticcere “di famiglia”, Giancarlo Moli-nari che poi fondò l’omonima pasticceria. Inizialmente bisogna ricordare che non disponendo ancora di un vero e proprio laboratorio di pasticceria, nei primi anni le sfogliatine veniva-no cotte nel forno dai Carlini. Come dimenticare le uggiose serate invernali, dove durante una partita a carte, si potevano consumare polenta e salame o il delicatissimo “codeghin coi crauti” preparato con sapienza dalla Teresa, magari dopo aver giocato con tante “speranze” la fatidica schedina del totocalcio? O dopo aver scherzosamente battibeccato con Beppino su questo o su quel giocatore, su quel rigore dato o negato, ma-gari si brindava sul campionato vinto dal Verona o alla salute di colui che acquistò il biglietto vincente della lotteria da 75 mi-lioni, oppure si festeggiava l’ulti-ma impresa di Sante Gaiardoni o si “ciaccolava” in difesa della amatissima Juve, di cui il bar era tra l’altro sede di un club di tifo-si… Questa lunga attività lavo-rativa durò fino al 2001, quando, decidendo di seguire l’esempio del fratello Luciano, Giuseppe cedette la proprietà del bar an-dando definitivamente in pen-sione. La tradizione dei Reggiani ancora oggi è portata avanti dal fratello Gianni insieme al figlio Francesco e dal primogenito di Beppino, Massimo. Ultimamente

lo si vedeva, Beppino, nelle sue passeggia-te mattutine lungo il corso intrattenersi e chiacchierare con qualche giovane figlio di un amico o di vecchi clien-ti. Egli amava spesso citare passati ricordi nei suoi di-scorsi, come esempi di vita vissuta, giusto per ribadire il concetto che Villafranca ne-gli ultimi de-cenni era cambiata moltissimo nei suoi costumi, nei personaggi e nelle sue tradizioni, ed in taluni cambiamenti sicuramente Beppino faceva fatica a riconoscersi, come tanti di noi. Poche settimane fa il suo ultimo saluto in punta di piedi…

PUNTI di DISTRIBUZIONE del GIORNALEIl Giornale è inoltre disponibile presso le edicole di VILLAFRANCA e nei seguenti punti di distribuzione:Redazione de “Il GIORNALE DI VILLAFRANCA” via L. Prina, 71 MBE - Mail Boxes Etc. via Napoleone III, 6

Municipio di Villafranca corso Garibaldi 24 Liceo E. Medi Via Magenta, 9Ospedale “Magalini” - Via Ospedale, 2 Distretto A.S.L.22 - Via Ospedale, 5Casa di Riposo “Morelli-Bugna” - Via Rinaldo da Villafranca, 16 Centro Sociale CIRICUPE - Via Rinaldo da Villafranca, 9Supermercati Martinelli - Via Don Fumano, 3 / Viale del Lavoro, 1 Uffici INPS - Via Marconi, 18Staz. di servizio AGIP di Bernabeni - Via Mantova Piscine Comunali - Via Olimpia, 1

Il Giornale è inoltre disponibile presso le edicole di DOSSOBUONO, QUADERNI, PIZZOLETTA, ROSEGAFERRO, ALPO.

Il Personaggio 13

A cura di Diego Cordioli

In ricordo di Giuseppe Reggiani, barista del Corsodi Antonio Peru

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Tesori di Villafranca

A cura di Diego Cordioli

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L’associazione Contemporanea.Lab promuove percorsi storici al castello e nelle chiese del

centro storico per mostrare agli interessati i gioielli artistici e archeologici del nostro territorio

Aprono ogni domenica i cancelli del ca-stello e della chiesetta del Cristo e si pro-pongono di illustrare ai cittadini le bellez-ze e i segreti che il maniero cela dietro le sue mura. Sono i giovani dell’associazione Contemporanea.Lab, fondata da Andrea Tumicelli e Alessandro Luigi Riggi, laureati in storia contemporanea, a cui si è aggiun-to Luca Dossi, 25 anni, neolaureato in sto-ria medievale e animatore delle visite ai monumenti villafranchesi. «L’associazione nasce nel 2010, attraverso il bando “Chi più ne ha più ne metta”, con il quale abbia-mo proposto di poter illustrare ai visita-tori del Museo del Risorgimento il valore dei reperti che esso conteneva», spiega Tumicelli. «Dopo quella positiva esperien-za, abbiamo stipulato una convenzione con la fondazione CIS e il Comune di Vil-lafranca che finanziano, compatibilmente con le loro possibilità economiche, i pro-getti di promozione culturale di Villafranca che presentiamo». «Nel corso dell’ultimo anno – continua Luca Dossi – abbiamo re-alizzato due importanti eventi che hanno riscosso un certo interesse da parte del pubblico. Il primo è stato il Compleanno di Villafranca, lo scorso 10 marzo, duran-te il quale abbiamo fatto una visita guidata

del castello, soffermandoci in particolare sulle motivazioni storiche che hanno por-tato alla sua fondazione. Il secondo è sta-to Summer Friday, in collaborazione con l’associazione Villa Vive, con il quale abbia-mo costruito un percorso storico propo-nendo la visita di tre importanti chiese: la chiesa della Disciplina, il duomo e la chiesa di San Rocco». «La nostra attività si sta muovendo ora in due direzioni», continua Tumicelli. «La prima è quella di implemen-tare i percorsi storici al Castello e nelle chiese del centro. Speriamo presto di ag-giungere anche il Museo del Risorgimen-to che trova sede a palazzo Bottagisio. Ci stiamo muovendo anche sul fronte della promozione del territorio, contattando agenzie di viaggio e alberghi della zona che possano fornire il nostro materiale informativo. Questo è molto importante, perché ha permesso a molti turisti stra-nieri di venire a conoscenza del castello e di visitarlo. Il secondo progetto è quel-lo di realizzare dei cartelloni multilingue e degli schermi elettronici e multimediali per arricchire il contenuto delle visite». «Puntiamo anche ad estendere gli spazi visitabili del castello, in particolare del pia-no rialzato e delle torri», aggiunge Dossi. «Per fare ciò è prima necessario fare degli interventi strutturali di messa in sicurez-

Villafranca: la promozione dei suoi monumenti

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L’arte in Mostra

A cura di Diego Cordioli

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Un gioco drammatico e sottile quello di Alketa Delishaj, intrigante e controverso come l’Arte e la vita è giusto che siano.

“A volte anche l’inferno è un buon posto, se serve a dimo-strare con la sua esistenza che deve esistere anche il suo con-trario, cioè il paradiso.” Gregory Corso.

Nel cortile quadrato di Pa-lazzo Te, Giulio Romano spez-za la staticità della trabeazio-ne con l’inserimento di triglifi cadenti, ingenerando una ca-scata di effetti visivi destinati a destabilizzare l’osservatore e a rendere precario il so-lido equilibrio architettoni-co…Alketa compie la stessa operazione sugli skyline della memoria che sono al centro delle sue opere. La sensazio-ne che ne deriva è quella di paesaggi post-atomici, deva-stati, scomposti, destruttura-ti. Tridimensionalità esplose

e riassemblate in un vortice di linee spezzate e lampi di colore. Come immagini colte attraverso il finestrino di un treno o di un’auto in corsa in una giornata di pioggia, le luci diventano scie di colore, gli edifici si trasformano in mac-chie antropomorfe, gli alberi in spettrali nubi di fumo. Sono opere drammaticamente poe-tiche, sono visioni del mondo scorte attraverso un velo di lacrime che contribuisce, uni-tamente all’uso della spatola, a deformare ancor più la re-altà, fino a mutarla in sogno. I paesaggi di Alketa sono da lei intesi come luoghi della me-moria, icone irripetibili di un mondo fermato per un solo attimo dai suoi occhi. Abbia-mo assistito attoniti alla follia dell’uomo e all’imprevedibili-tà della Natura, ad eventi che possono mutare radicalmente, in un attimo, l’aspetto di una città, il suo skyline costruito

nel tempo, mattone su mat-tone. Ci siamo assuefatti alla distruzione de L’Aquila, ad una nuova immagine di New York, al suo profilo privo delle due torri gemelle, come una bocca senza incisivi, come un imma-ne memento mori. Come può un artista restare indifferente di fronte alla cancellazione del suo mondo poetico, dei suoi riferimenti culturali ed este-tici? Semplicemente non può. Nascono così immagini che galleggiano tra cielo ed acqua, sospese ad un filo fragile come un sospiro. Paesaggi precari, in disfacimento, tanto fantasma-tici da non essere neppure riflessi dall’acqua, confusi nel grigiore di un cielo corruc-ciato. A volte, al contrario, lo specchio acquatico sembra ricomporre profili urbani sfu-mati e incerti, come se rigene-rasse, raddoppiandoli, scorci paesaggistici che nella realtà sono ormai dissolti.

La stanza segreta di Alketa Delishajdi Carlo Micheli

CRITICO D’ARTE

BIOGRAFIANata a Shkoder (Albania) il 20 maggio 1982, vive a Verona dal 2001 a oggi. Fa parte dello Spazio Giovani Artisti di Mantova. E’ socia fondatrice dell’As-sociazione Culturale Artisti Villafranca “Officina d’arte MIconTI”. Nel 2011 insegna pittura con il “Progetto Piccoli Artisti” all’interno della scuola d’in-fanzia di Mozzecane.

PREMI4° edizione Premio Arte Villafranca “Sogno o desiderio- tra realtà e astrat-to”. Mostra concorso per il 5o° anniversario di Marilyn Monroe, settem-bre 2012 “Premio Marylin”; Premio speciale della 3° edizione del concorso di pittura “La pianura veronese” Sanguinetto, giugno 2012.

MOSTRE2012 - 31 agosto / 2 settembre, 4° edizione Premio Arte Villafranca “Sogno o desiderio-tra realtà e astratto. Mostra concorso per il 5o° anniversario di Marilyn Monroe.2012- 20 luglio / 8 novembre, esposizione temporanea presso Bar Venezia, Mantova.2012-11/16 luglio, Antica Sagra di Mozzecane, Mozzecane -Vr.2012, “Mantova & Friends” lungo lago, Mantova.2012-8/10 giugno, 3° Concorso la “Pianura Veronese” Sanguinetto - Vr.2012-3/18 marzo, Tracce d’arte, l’Arte giovane a Mantova, esposizione col-lettiva di 20 artisti. La mostra è stata organizzata dal Comune di Mantova con il patrocinio della regione Lombardia. Palazzo della Ragione, Mantova.2012-25 febbraio / 5 marzo, Colori e forme in Laguna, Venezia.2011-maggio, 2° collettiva con il gruppo Artisti Riuniti, Officina d’Arte MI-conTI, “Chi fa da sé...” Casa del Trattato, Villafranca - Vr.2011-aprile, 1° collettiva con il gruppo Artisti Riuniti, Officina D’Arte MI-conTI, “Chi fa da sé...” Villa Balladoro, Povegliano Veronese –Vr.2010-26 giugno / 4 luglio, “Sguardi senza confini di un mondo sempre in movimento...” Alketa Delishaj, Marco Corso, Mirco Zappon, organizzano la mostra di pittura e fotografia nei pressi di Corte Salvi, Bovolone - Vr.2010 - maggio, collettiva “Sulla mostra non ci piove” Casa del Trattato, Vil-lafranca -Vr.2010 - marzo, collettiva in occasione della festa della donna. L’associazione Donne Insieme organizza la mostra “Diversartedonna” Palazzo Bottacisio, Villafranca - Vr.2009 - 9-16 giugno , 9° concorso nazionale di pittura “Gaetano Morghese” riservato ai giovani artisti italiani iscritti nelle Accademie di Belle Arti d’Ita-lia. Chiostro delle Clarisse – Terlizzi- Bari. 2009 - maggio, L’Auditorium Comunale ospita la collettiva “C’è una poesia di non so chè...” Villafranca - Vr.2008 Seconda collettiva d’Arte Moderna e Contemporanea Onde Quadre “Versioneduepuntozero” Forte S.Mattia - Vr2008, Mostra di pittura e fotografia, Magnacavallo, Mantova.2008, Esposizione e Live Painting, S.Pietro di Legnago -Vr.2008, Concorso Onde Quadre “Versioneduepuntozero” Parco Raziol, Ca-stel d’Azzano - Vr.2008 - 9/11 maggio, collettiva “ Storie, fiori, cose viste e non viste” Casa del Trattato, Villafranca - Vr2008, esposizione + Live Painting, Arcole, Vr.

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A cura di Diego CordioliA cura di Diego Cordioli

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A cura del Centro Olistico IL SOFFIO

CENTRO OLISTICO IL SOFFIOConsulenza individuale e trattamenti Reiki con Laura Belligoli, pedagogista, mediatrice familiare e Reiki Master su appuntamento Venerdì 14 dicembre ore 20: Seminario serale di Costellazioni Fa-miliari con Hari Gunter LeoneDa giovedì 17 gennaio ore 18,30 – 20,00: “Come un fiocco di neve…” Percorso di gruppo per l’elaborazione del lutto, con Laura BelligoliVenerdì 11 gennaio ore 20,30: Presentazione gratuita del laborato-rio di scrittura “Viaggiatori senza tempo” a cura di Renata D’Amico, scrittrice e Counselor relazionale

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Il Centro Olistico Il Soffio si trova in Corso Garibaldi, 91 a Villafranca, vicino alla stazione FS.Tutte le informazioni sul sito: www.centroilsoffio.it Infoline: 349 [email protected]

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Molte persone sono convinte di non essere creative, di non avere un’indole artistica, di essere “naturalmente” predisposte per il ragionamento, il calcolo, la valutazione. Allo stesso modo accade il contrario ovvero di percepirsi con un animo emotivo, passionale, intuitivo e non convenzionale. Se da un lato alcuni tratti sono caratteristiche intrinseche del nostro essere dall’altro possedere cognizioni diversificate è il risultato di un buon allenamento all’uso dei due emisferi cerebrali che fanno parte della conformazione del nostro cervello. La convinzione di essere più o meno espressivi, più o meno istintivi nasce anche da un fat-tore culturale che premia la prospettiva logico razionale a scapito della meno considerata vena emotiva legata a percezioni e sentimenti. Ci dimentichiamo però che nessuna scoperta scientifica o realizzazione è MAI STATA COMPIUTA senza prima aver dato spazio all’idea generativa e talvolta geniale. Steve Jobs ne è stato un grande protagonista.

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Il mondo degli dei greci, con le sue vicende leggendarie e i suoi miti, esercita ancora oggi su noi, uomini e donne occidentali, un forte in-flusso attraverso il suo potere archetipico. Potremmo dire che i miti degli dei dell’Olimpo sono uno specchio in cui possiamo vedere ri-flessa la nostra “immagine” e le “maschere” che indossiamo, spesso inconsapevolmente, per corrispondere alle aspettative del mondo

esterno. Gli archetipi vengono esplorati attraverso tecniche introspettive e dinamiche, quali la visualizzazione, la danza, la meditazione, i giochi di ruolo e l’espressione creativa.

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PAMELA MORGIA, flauto, ha suonato nell’Orchestra Filarmo-nica della Scala di Milano, in tour-née con il Maestro Riccardo Muti.

L’Associazione Culturale OLOS – LA SCIENZA DELLA MEDITAZIONE si pro-pone di promuovere e divulgare la conoscenza della Meditazione come esperienza dell’Essere, attraverso varie proposte che aiutino ad avvicinarsi con semplicità e in modo gioioso al profondo contatto con se stessi che le tecniche di meditazione possono aiutare a sperimentare. Le tecniche proposte sono tecniche dinamiche, che utilizzano pertanto il corpo e perciò il movimento, la danza, il respiro, la voce.

Il Metodo Bates è una tecnica olistica che insegna ad utilizzare gli occhi e la mente in modo naturale, agendo sulla corretta funzione visiva, per arrivare, nei casi in cui sia possibile, a vedere bene senza occhiali. Come ben noto le lenti non rappresentano una cura per i difetti visivi, ma solo un mezzo di correzione per un difetto refrattivo che rimane comunque tale. William H. Bates medico oculista americano, non si accontentò della soluzione rappresentata dagli occhiali ed in modo geniale e rigorosamente scientifico, osservò che molti problemi visivi derivano da sforzo, tensione, ‘cattive abitudini’ acquisite inconsapevolmente nell’atto di vedere. Si propose quindi di insegnare a riacquisire consapevolmente le corrette abitudini visive, attraverso rilassa-mento, movimento oculare, centralizzazione visiva, uso della memoria. Chi vede bene, usa la sua vista in modo rilassato, fisiologico, naturale, ed è proprio questo che insegna il Metodo Bates, il quale non sostituisce le visite oculistiche che non vanno trascurate in caso di problemi visivi, ma incoraggia il lavoro naturale degli occhi insegnando il rilassamento e la consapevolezza, per farli funzionare al meglio.

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Il corso prevede l’insegnamento di esercizi e semplici posture (asana) per stendere la muscolatura e liberare la respirazione (pranayama). Verranno proposte varie tecniche di rilassamen-to, dando importanza all’ascolto e alla consapevolezza, per trovare un equilibrio interiore e andare verso la realizzazione della nostra vera natura.

Creata da Rolando Toro Araneda, di origine Cileno, psi-cologo, antropologo e poeta, “la Biodanza ci porta ad una percezione nuova e luminosa di noi stessi e dell’al-tro, una visione interiore ampia per percepire e gustare la realtà, una dimensione di libertà espressiva e di vastità emozionale” Rolando Toro Araneda. Non è necessario saper danzare, ma solo avere tanta voglia di divertirsi e di riscoprire la “Gioia di Vivere”.

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Inquinamento atmosferico: se lo conosci lo evitiDati allarmanti dall’ARPAV riguardo all’inquinamento dell’aria in Veneto. A Villafranca, la centralina di rilevamento da aprile non è più attiva. Bisognerebbe conoscere i livelli di inquinamento dell’aria che respiriamo per poter predisporre misure adeguate, per combattere questo fenomeno

A cura di Luigi Facincani

19Ambiente

di Luigi Facincani

Mentre ancora la Green Economy (con questo termine si intende in generale un’econo-mia rispettosa dell’ambiente, che attribuisce alla tutela e alla salvaguardia di tutte le risorse ambientali la stessa importanza che attribuisce al raggiungimento del profitto, indispensabile per garantire la sopravvivenza di un’attività economica) sta muovendo i primi passi alla ricerca di un equilibrio significativo, l’economista, imprenditore e scrittore belga Gunter Pauli, teorizza già un nuovo modello economico chiamato Blue Economy. Laureato in eco-nomia all’Università Sant’Ignazio di Loyola in Belgio, ha fondato la “Zero Emissions Research Initiative”, una rete internazionale di scienziati, studiosi, ed economisti che si occupano di trovare soluzioni innovative, progettando nuovi modi di produzione e di consumo a minor impatto ambientale. L’idea di fondo della nuova economia Blue (che, non a caso, è il colore simbolicamente associato all’acqua, la grande emergenza planetaria di questo secolo), è che l’economia deve funzionare secondo i cicli e le regole della natura, ispirandosi cioè ai suoi modelli di funzionamento e ai suoi stessi principi. In particolare uno: non c’è più “rifiuto” o “scarto”, ma tutto può e deve essere riutilizzato, dall’inizio alla fine, in ogni e qualsiasi ciclo di vita di qualsiasi prodotto. Quello che si elimina, cioè, è il concetto stesso di rifiuto. Ciò implica ovviamente un ripensamento completo dei processi economici, che non si limitino a minimizzare il loro impatto ambientale ma, appunto, lo eliminino del tutto. L’economia deve funzionare come la natura, dove non c’è nulla di superfluo e tutto quello che viene prodotto ha una sua funzione, altrimenti il pianeta non ha scampo. Una rivoluzione, insomma. E non solo nei colori.

BLUE ECONOMY

GLOSSARIO ECOLOGICO

Nel “Rapporto sugli Indicatori Ambientali del Veneto” emesso nel 2008 dall’ARPAV (Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto) in merito all’inquina-mento atmosferico è scritto, tra l’altro, che “La scarsa qua-lità dell’aria accomuna il Vene-to alle altre regioni del Nord Italia. Secondo studi condotti dalla Commissione Europea, la nostra regione si colloca in una delle aree più inquinate d’Europa, il bacino aerologico adriatico-padano (BAP), com-preso tra la catena Alpina, l’Ap-pennino settentrionale ed il mare Adriatico.” Nelle conclu-sioni della Relazione regionale

della qualità dell’aria, per l’anno 2011, pure questa predisposta dall’ARPAV, si dice, tra l’altro, che: “I risultati presentati evi-denziano che il monossido di carbonio, il biossido di zolfo, il benzene e gli elementi in tracce (piombo, arsenico, cadmio, ni-chel) presentano livelli inferiori ai rispettivi valori limite o valo-ri obiettivo, non manifestando criticità per il territorio veneto. Un ulteriore sforzo delle poli-tiche volte al risanamento del-la qualità dell’aria deve essere invece rivolto alla progressiva riduzione delle concentrazioni degli ossidi di azoto, del par-ticolato (PM10 e PM2.5), del benzo(a)pirene e dell’ozono, inquinanti su cui porre l’atten-zione maggiore per il futuro nel Veneto.” Ambedue le relazioni, al pari di molte altre presenti

nel medesimo sito ed in quello della provincia di Verona, sono alquanto articolate e di diffi-cile lettura sia per la notevole quantità e qualità di dati ripor-tati che per l’approccio specia-listico utilizzato e sono difficil-mente riassumibili se non con l’aiuto di esperti. Per questo motivo ne ho riportato alcune brevi parti che danno comun-que un inquadramento genera-le. Chi volesse approfondire lo può fare visitando il sito www.arpa.veneto.it. Le affermazioni sopra citate sono molto forti ma in breve tempo sono state prontamente rimosse dall’at-tenzione generale. Al pari di molte altre simili, ripetute con frequenza, sulla stampa e in te-levisione, a volte fornite di dati parziali, a volte con dati riferiti a zone vicine o simili o come in

questi casi all’intera Provincia di Verona o alla Pianura Padana in genere. Nel 2008 erano 56 le stazioni di rilevamento dislo-cate nel Veneto ed in provincia di Verona erano 11, di cui 5 a Verona e le altre a Boscochie-sanuova, Bovolone, San Bonifa-cio, San Martino Buon Albergo , Legnago e Villafranca. La stazio-ne di rilevamento di Villafranca, dislocata in via I Maggio, nella zona artigianale, era l’unico punto di riferimento per tutta l’area del sudovest veronese. Nei primi mesi del 2012 l’AR-PAV ha riorganizzato la rete regionale di rilevamento e ad oggi sono 41 le centraline che raccolgono i dati della qualità dell’aria in Veneto. In provincia di Verona sono attive 8 stazioni di rilevamento (5 in Verona, ed una 1 a Legnago, S. Bonifacio e Boscochiesanuova). Dal mese di aprile 2012 la centralina di Villafranca non è più operativa. Con l’avvicinarsi dell’inverno, l’amministrazione comunale di Villafranca, al pari di molti al-tri comuni della provincia, ha provveduto ad emettere una ordinanza di “Divieto di circo-lazione, con finalità preventive e di contenimento degli episodi acuti di inquinamento atmosfe-rico, in particolare quello da polveri sottili (PM10)” (vedi or-dinanza n. 28 del 23.10.2012). Si legge nell’ordinanza comunale che “la rete di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico, gestita da ARPAV, ha registrato numerosi superamenti del va-lore limite (50 mg/m3) per la protezione umana per il para-metro PM10” e che “numerosi studi scientifici hanno eviden-ziato gli effetti nocivi sulla salu-te degli inquinanti atmosferici. In particolare il PM10 è ritenu-to l’inquinante maggiormente associato con eventi sanitari avversi, come malattie cardia-che e respiratorie”. L’ordinanza stabilisce i divieti di circolazio-ne articolati per determinate categorie di autoveicoli con nu-merose deroghe ed altre dispo-sizioni aventi le medesime fina-lità. E’ ovvio immaginare che i “numerosi superamenti” di de-terminati valori dannosi per la salute si riferiscono a dati rac-colti a Verona e non certo nel

villafranchese. E’ vero che l’in-quinamento atmosferico non conosce confini e frontiere, ma tuttavia sarebbe il caso di inizia-re a conoscere con precisione la qualità dell’aria che respiria-mo a Villafranca e nelle frazioni, nei vari periodi dell’anno e nella varie fasce orarie. I fattori che ne determinano l’entità pos-siamo certamente immaginarli. Posizionando nel centro di Vil-lafranca, di Dossobuono e delle altre frazioni alcune centraline di rilevamento degli inquinan-ti nocivi nei punti di maggior traffico, rilevando i dati sia nel-le ore di punta che in quelle di minor traffico, ad esempio per circa un mese in ogni stagione, si realizzerebbe una approfon-dita indagine sull’inquinamento atmosferico presente. Dall’a-nalisi dei dati emergerà la si-tuazione reale nelle varie zone del comune e nelle varie fasce orarie, che andrebbe adeguata-mente resa pubblica allo scopo di informare, sensibilizzare e responsabilizzare i cittadini su un uso più attento dei mezzi di trasporto, degli impianti di ri-scaldamento e di altri eventuali agenti inquinanti. Una mostra, una pubblicazione distribui-ta capillarmente, conferenze e coinvolgimento delle scuole sui risultati delle analisi e sui comportamenti da tenere per limitare l’inquinamento atmo-sferico e per evitarne gli effetti potrebbero sortire risultati più significativi sulla cittadinan-za rispetto ad una ordinanza scritta come un dovere istitu-zionale, in uno stile burocratico e senz’anima e fondata su dati che si riferiscono ad un terri-torio limitrofo, per certi aspetti simile e per certi altri vera-mente diverso. Disponendo di tali dati l’Amministrazione Co-munale, cui compete anche la tutela della salute dei cittadini, sarebbe in grado di prendere in maniera più consapevole le migliori decisioni in materia di prevenzione e di contenimen-to dell’inquinamento atmosfe-rico. E la cittadinanza avrebbe gli strumenti per partecipare responsabilmente alle iniziati-ve tese a migliorare la qualità dell’aria che respiriamo.

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Domenica 25 novembre alcuni studenti dell’Istituto Carlo Anti di Villafranca di Verona, in occa-sione della presentazione dell’ul-timo libro di Umberto Massaro, già insegnante presso lo stesso istituto, hanno visitato la Graphi-studio, azienda con sede ad Arba in provincia di Pordenone, leader mondiale negli album di matri-monio. Ad Arba erano presenti gli allievi: Silvia Merzi, Silvia Tomelleri, Silvia Cappelli, Alessia Lughezza-ni, Debora Sartori e Luigi Verde, con i rispettivi genitori, presso la Graphistudio, che lo scorso mag-gio con squisita sensibilità aveva sostenuto per intero la pubblica-zione della brochure “Tra storie d’armi, nobili vini e cristalline Fon-ti: Custoza, coronamento dell’U-nità Didattica di Apprendimento”. Un’indagine storico-economica sul territorio incentrata sulla realtà vitivinicola di grandissimo

valore della zona, considerata un lavoro d’eccellenza universita-rio da parte di tutte le autorità economiche e amministrative del veronese intervenute alla pre-sentazione. La Graphistudio, nata dalla genialità e dalla tenacia di Tullio Tramontina, Enzo Piazza e Maurizio Corazza, vanta un per-sonale di duecento dipendenti ed una crescita annua di fatturato a due cifre, basandosi su un fattore essenziale: la continua innovazio-ne tecnologica. Non a caso l’a-zienda è partner della Microsoft per quanto riguarda i supporti in-formatici. La visita all’impresa ha svelato ai partecipanti un mon-do impensabile, suscitando tra di loro la più viva ammirazione e l’auspicio che tale visita possa poi essere riproposta anche agli altri studenti, tanto più per una scuola come l’Anti che vanta un indiriz-zo grafico. Nel pomeriggio, dopo la pausa pranzo presso le stori-che sale del palazzo d’Attimis in

piazza a Maniago, la rappresen-tanza ha partecipato, a Campagna di Maniago, alla presentazione dell’ultima pubblicazione del prof. Massaro, dal titolo: “Scene di ma-trimonio”. Due secoli di storia nei documenti e nelle foto del giorno più bello, progetto sem-pre sostenuto dalla Graphistudio. La comunità di Campagna rap-presenta un punto di riferimen-to culturale di altissimo livello per l’intero Friuli, sia grazie alla grande ed attenta partecipazio-ne del pubblico sia all’altissimo livello dei relatori. Quest’anno essi erano: il dott. Enzo Cainero, il dott. Paolo Petiziol, Console del-la Repubblica Ceca e Presidente dell’Associazione culturale Mit-telEuropa, l’avv. Alberto Cassini e l’autore, don Bruno Cescon, direttore de Il Popolo, settima-nale della Diocesi di Concordia retta dal nostro Vescovo mons. Giuseppe Pellegrini, presentati dall’avv. Fabiano Filippin. Assente

giustificato per la sua partecipa-zione al Job & Orienta, il Preside prof. Claudio Pardini, degnamen-te sostituito al tavolo dei relatori dall’allieva Alessia Lughezzani e dal dott. Ermanno Murari, agro-nomo e rappresentante, per l’oc-casione, della categoria nel vero-nese. Egli, in qualità di ispettore di zona dei Vivai Cooperativi di Rauscedo, dopo aver nuovamente sottolineato la bravura dei ragaz-zi nel lavoro svolto, ha concluso considerando gli innesti di Rau-

scedo come una delle più belle e nobili forme di matrimonio della natura, poiché dall’unione di due pezzi di legno, il portinnesto e la gemma, nasce la vite che dà uno dei prodotti più raffinati e ricer-cati dell’agricoltura, il vino. Infine l’allieva Alessia Lughezzani ha ringraziato il pubblico presente e la Graphistudio nelle persone dei titolari e di Edoardo Borean per le maestranze, per la sensibi-lità ed il mecenatismo dimostrato anche a così grande distanza.

Giovani20 12 12

Le eccellenze dell’Anti incontrano le eccellenze del Friulidi Umberto Massaro

I ragazzi dei vari istituti sono stati divisi in due gruppi di circa 200/250 studenti per ognuno dei due incontri, ciascuno della dura-ta di circa 2 ore. La giornata ha avuto inizio alle 8.45 nell’aula ma-gna dell’istituto Carlo Anti, con la presenza degli sportivi Alessan-dro Boni e Marco Meoni i quali, rispondendo alle domande degli studenti, hanno detto la loro su temi importanti come il fair play, la legalità e la collaborazione tra compagni di squadra. Hanno par-

lato inoltre dello scarso rispetto dimostrato a volte dagli avversari, del vero significato di essere un leader e del problema dei test anti doping e dell’attenzione che un atleta deve avere anche per il semplice utilizzo di alcuni comuni farmaci che potrebbero portare alla positività del test, rischiando così di creare un problema an-che per gli sportivi puliti. I due sportivi hanno infine parlato degli importanti sacrifici e sfor-zi che entrambi hanno fatto per raggiungere gli obiettivi, testimo-niando al contempo che, nono-stante tutto, se la passione è vera e personale, dura per tutta la vita.

X-mas days on the road. Prima tappa: sport

di Lucrezia Macrì e Diego Innaro

Il 16 novembre le classi quinte del liceo E.Medi, dell’Ist. Provolo, dell’Ist. Stefani, dell’Isiss. C. Anti e dell’Ist. Bolisani, si sono

riunite per il primo appuntamento della 4^ edizione del progetto X-mas days on the road 2012 dedicato allo sport.Alle 11.00, presso l’auditorium del liceo E. Medi, si è svolto il secondo incontro della giornata. E’ raro assistere ad un’assemblea d’istituto come quella svoltasi in quella occasione. L’ aula magna era col-ma di studenti, si percepiva chiaramente la curiosità dei ragazzi nei confronti dell’ argomento trattato. L’ ospite d’onore è stato niente meno che Damiano Tommasi, ex calciatore di serie A ed attuale presi-dente dell’ACI (Associazione Calciatori Italiani). La tematica dell’incontro era, ovviamente, lo sport. Tra interviste, filmati, provocazioni e sfide sportive (una gara di palleggi tra il campione ed alcuni studenti) il tempo è trascorso piacevolmente, lasciando ai par-tecipanti alcuni importanti messaggi. Si è appreso, ad esempio, che per diventare calciatori non servono solo le doti, ma anche un grande spirito di sacri-ficio, che il mondo dello sport ha bisogno di una “svolta meritocratica” e che, a volte, gli stereotipi arrivano prima dei fatti (emblematico l’ aneddoto raccontato da Tommasi del bambino che gli chiese di che colore avesse la Ferrari, partendo dal presup-posto che ne possedesse una in quanto calciatore). L’intera giornata è stata organizzata dagli studenti stessi: rappresentanze degli istituti Medi, Anti, Stefa-ni-Bentegodi e Bolisani si sono ritrovati, coordinati da Michele Sartori (responsabile del circuito Carta Giovani) e da Luca Zamperini (assessore alle poli-tiche giovanili del comune di Villafranca), per far sì che questo momento di riflessione sull’importante tematica dell’etica sportiva fosse possibile. Il pro-getto continuerà con due incontri inerenti il mondo dello spettacolo e con un momento conclusivo al Palacover, dove si parlerà di volontariato.

In foto: Damiano Tommasi In foto: Marco Meoni

A cura di Diego Cordioli

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Sport

A cura di Francesco BommartiniA cura di Diego Cordioli

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Karate, medaglia d’oro per Chiara MassagrandeAtleta della A.S.D. Arti Marziali di Villafranca si qualifica per il

Campionato Italiano Gran Premio Giovanissimi Esordienti A – Fijlkam

Un’ attenta preparazione atletica ha permesso a Chia-ra Massagrande di salire sul gradino più alto del podio alle Selezioni Regionali Esor-dienti A svoltasi presso il Pa-lazzetto dello Sport Azzurri d’ Italia a Noale (Venezia) il 28 ottobre scorso. Chiara ha saputo affrontare

con estrema concentrazione tutti gli incontri lasciando ogni volta le avversarie a zero. L’ atleta villafranchese si qualifica per il Campiona-to Italiano Kumite Esordienti A che si svolgeranno a Lido di Ostia-Roma. Un ringra-ziamento al Maestro Die-go Benedetti che ha saputo trasmettere energia al mo-mento giusto e un grosso in bocca al lupo a Chiara per le Nazionali...

A cura di Diego Cordioli

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Fatti & Misfatti 12 1222

Prendo la palla al balzo, lanciata dall’e-ditore Diego Cordioli, circa la par-tecipazione attiva sul “Giornale di Villafranca” di ottobre. L’argomento riguarda la diatriba pubblicata nella ru-brica “Fatti & Misfatti” tra l’assessore allo sport Roberto Dall’Oca e il Sig. Giorgio Negrini. Non entro nel meri-to della questione “rugby”, perché la mia riflessione riguarda un passaggio della risposta del Sig. Negrini circa la costruzione del palazzetto dello sport, non andata a buon fine, in zona ca-scina verde. Sono d’accordo col Sig. Negrini che un paese-città come Villa-franca debba avere spazi adeguati per lo sport, dato che non solo ci sono squadre di pallacanestro, pallavolo e hockey iscritte a campionati di livello nazionale, che hanno bisogno di strut-ture adeguate, ma soprattutto perché ci sono molti ragazzini/e e giovani che si avvicinano al mondo dello sport, che hanno bisogno di luoghi appropriati e accoglienti. Anche nel numero di no-vembre è stato rimarcato, giustamen-te, il concetto sulla penuria di palestre e sulle continue richieste di spazi, an-che per gli sport più disparati come la pesca alla mosca e quindi la necessità di avere strutture adeguate per sod-disfare, per quanto possibile, tutte le esigenze. Ritornando al flash sulla “ca-scina verde”, la mia prima impressione è stata quella che la costruzione del palazzetto in quella zona fosse solo un progetto commerciale più che la volontà di creare spazi nuovi per lo sport. Il palazzetto in zona cascina ver-de, zona commerciale, sarebbe stato una struttura fuori contesto… i nostri

vecchi avrebbero esclamato “ lè peso el tacon del buso!”. Il palazzetto dello sport, come per altro le palestre, de-vono essere costruite in zona impianti sportivi! Già sono stati fatti errori in passato… Per esempio il pala-ghiaccio ha avuto vita molto breve, realizzato fuori contesto e senza le necessarie strutture accessorie. Lo spazio del pala-ghiaccio, in origine, sarebbe sta-to lo spazio destinato al palazzetto e invece, dato che quella struttura non era costatata nulla ne era valsa la pena costruirla; questo a detta degli am-ministratori. Io replico dicendo che comunque è costata! All’apparenza, la comunità di Villafranca non ha sbor-sato nessun danaro, ma sappiamo che comunque una struttura pubblica è anche a carico dei contribuenti. An-che il campo da baseball è stato un errore di costruzione fuori contesto, collocato lontano da tutto e da tutti e per fortuna che, ogni tanto, alla do-menica è frequentato da un gruppo di Cingalesi che praticano cricket, altri-menti ci sarebbero le erbacce incolte tali e quali alla cascina verde. Mentre gli amministratori villafranchesi di un tempo hanno avuto la bella idea di acquistare un terreno per la costru-zione degli impianti sportivi, che allora sembrava una zona fuori dal mondo, non c’è stata altrettanta lungimiranza nella costruzione, nella stessa zona, del liceo e quindi del polo didattico. Se pensiamo, queste due zone sono mol-to vicine, una a destra e una a sinistra di via Custoza. La prima pietra è stata posata nello stesso periodo, sia per il liceo “Medi”, che allora era ancora

una succursale del liceo “Messedaglia” di Verona, sia per gli impianti sportivi della “Siena”. Pensiamo ora all’attività fisica nelle nostre scuole. Attualmente al liceo”Medi”, per esempio, a causa dell’organizzazione oraria si trovano in palestra contemporaneamente due classi, spesso tre classi, talvolta anche quattro. Come possono lavorare ade-guatamente i nostri ragazzi? Di contro al mattino agli impianti sportivi c’è il deserto o quasi. Immaginiamo, per un attimo, che le scuole fossero in zona Siena. Tutti gli impianti sarebbero a di-sposizione per i nostri studenti, dalla piscina alla pista di atletica, dai campi da tennis allo sferisterio per il tam-burello, dal nuovo campo sintetico di hockey a quelli di calcio, oltre alle pale-stre inserite nelle scuole… ci sarebbe l’imbarazzo della scelta! Quello che sto dicendo non è fuori dal mondo. Ad esempio, a Mirano una cittadina alle porte di Venezia, è stato costruito un polo scolastico con un’utenza di circa 3000 alunni all’interno della cittadella dello sport. Bellissimo! Sessanta classi che hanno a disposizione, oltre alle tre palestre scolastiche, tutti gli impianti comunali. Ma senza andare fuori pro-vincia, a Valeggio S/M, la scuola media è adiacente alla pista di atletica e vicina ad altre strutture sportive. Altro erro-re imperdonabile delle nostre ammini-strazioni è stata la progettazione di tre centri sportivi comunali in un raggio di 3 Km. Contemporaneamente in quegli anni, nascevano gli impianti in località Siena, quelli di Rosegaferro e quelli di Pizzoletta. Dopo vent’anni circa il risultato è che i campi di tamburello

e da tennis hanno avuto un cambio d’uso. Gli stessi soldi potevano esse-re usati per potenziare ancor di più l’impianto sportivo della “Siena”, zona centrale per Villafranca e frazioni, ma il campanilismo e probabilmente non solo, ha sovrastato la perspicacia e il buon senso. Basta errori! Basta soldi sprecati o spesi male, anche se pro-vengono da casse private. Infatti la mia tesi può essere contestata dal fat-to che il progetto e la costruzione in zona Cascina Verde sarebbe stata sov-venzionata da capitali privati e pertan-to liberi nell’azione. Le strutture, però, avrebbero avuto anche una funzione pubblica e sociale e pertanto tale co-struzione non solo sarebbe dovuta essere eticamente corretta, ma anche lungimirante sul territorio e sulla co-munità. In tempo di spending review forse è meglio ragionare in modo di-verso sulla funzionalità e sull’efficacia delle strutture. Concludo questa mia riflessione con una proposta semplice, ma penso di buon senso. Prima della costruzione di impianti sportivi, ma in generale prima di tutte le costruzio-ni pubbliche, non sarebbe opportuno indire un tavolo di discussione con i tecnici specifici? Nel nostro caso, la voce di insegnanti di Educazione fisica, come rappresentanti della scuola, la voce di molte società sportive, come rappresentanti del mondo dello sport, le idee della facoltà di scienze motorie che rappresenta il mondo della ricerca, assieme agli amministratori potrebbe-ro produrre un progetto comune che sicuramente risulterebbe idoneo, pra-tico e sicuramente con pochi errori.

Impianti sportivi: si salvi chi può!

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Come già emerso in altri articoli nei precedenti numeri del nostro giornale, la situazione impianti sportivi a

Villafranca è a dir poco sconfortante. Queste sono le riflessioni di un nostro lettore…

Lettera Firmata

A cura di Diego Cordioli

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“Le Reggiane, le zumele del canton de la stasion”

Cari amici, care amiche, ben ritrovati. Di solito con “Villafranca de na’ ‘olta” inten-diamo quel periodo che va dagli anni ‘20, da dopo la prima Guerra Mondiale e del quale ormai solo la Rosa del Fontanin, e pochi altri, sono testimoni, alla fine degli anni ‘50, periodo del quale i testimoni sono (siamo) ancora numerosi. Questa volta però attraverso la storia delle “Reggiane, le zumele del canton de la stasion” mi soffermerò su fatti che, pur accaduti in non più di una trentina di tragici durissimi giorni, hanno però coinvolto l’intero paese. Ma procediamo per ordine. Le gemelle Maria e Lidia Valentini, classe 1920, sono le figlie di Francesco, commerciante di olio, vino, granaglie, bestiame e soprattutto di legna da ardere. Fu recandosi sull’Appen-nino Reggiano, dove comprava interi boschi, che Francesco conobbe Faustina Ca-vazzoli che sposò e portò a Villafranca. Da lei derivò il soprannome dei suoi figli, “i Reggiani”, infatti nella loro casa di Villafranca, prima delle “zumele”, la Faustina ebbe anche Cesare, classe 1914, e Lucillo (Bepi), classe 1919. Maria e Lidia crebbero nella grande casa “sul canton, tra contrà mantoana e la stasion” che aveva anche una grande corte-bottega- magazzino che si estendeva fino alla ferrovia. Come si usava allora tutti davano una mano nell’attività di famiglia, ragazze comprese, che oltre a tenere in ordine la corte aiutavano a spostare botti, a sistemare granaglie e legna, particolarmente quando quest’ultima con grandi e rumorose macchine veniva se-gata e ridotta in “stele da camin o da stua”. E fu “stando in corte” che capirono che stava accadendo qualcosa di strano. Dai carri bestiame fermi in stazione provenivano invocazioni di aiuto: “Acqua! acqua!” Cosa stava succedendo? In quei giorni (l’8 settembre 1943) era stato diffuso dalla radio il “Proclama Badoglio” che annunciava l’avvenuta firma con gli Alleati dell’armistizio di Cassibile e gran parte della nazione lo intese come l’annuncio della fine della guerra. Accadde così che il nostro esercito, si trovò senza alcun preavviso tra l’incudine ed il martello, senza ordini e con da una parte gli eserciti alleati, che non avendo autorevoli interlocutori, avanzavano lentamente, dall’altra l’ex alleato tedesco che dalla sera alla mattina si ritrovò esercito di occupazione. In un clima, per noi, di totale confusione i tedeschi si mossero subito imprigionando seicentomila nostri soldati ed iniziando a deportarli in massa nei campi di concentramento in Germania. Erano appunto questi nostri connazio-nali che, ammassati nei carri-bestiame fermi in stazione, chiedevano acqua. Maria e Lidia non ci pensarono su due volte e spinte dal loro altruismo e dalla loro generosità accorsero in loro aiuto. Per più di un mese, tanto durò il passaggio di treni con prigionieri, con l’incoscienza della giovane età si prodigarono in ogni modo sfidando il divieto di avvicinarsi ai treni. Le sentinelle talvolta per intimidirle, altre per puro divertimento, sparavano raffiche di mitra appena sopra le loro teste costringendole a scappare piegate in due. Ma loro non si lasciarono scoraggiare, aiutate e sostenute dai fratelli e da altri volonterosi, dapprima riempirono le borracce che i prigionieri stessi passavano dagli stretti finestrini, poi si organizzarono per trovar loro anche qualcosa da mangiare. E non era come adesso, in tempo di guerra: la fame era già per tutti il primo problema di ogni giorno, eppure, quando iniziarono ad andare per negozi, forni o famiglie, in molti diedero qualcosa, seppur discretamente, perché la paura di rappresaglie era tanta. Pane, fondi di salame, qualche salsiccia, del lardo, qualche mela, qualunque cosa di commestibile. Maria e Lidia preparavano poi dei panini, a volte una carriola intera, ed andavano a portarglieli, aiutate anche dai ragazzetti della zona, che per la loro età (assieme anche a qualche altra donna) erano gli unici ai quali era consentito avvicinarsi ai treni. Cito per tutti Gianni e Gigi Rizzini, ma ve ne erano anche altri. Spesso i prigionieri erano riusciti a scrivere un foglietto con cui comunicavano la loro sorte alla propria famiglia. Nello scambio di borracce glieli affidavano pregandole di spedirli. Quante lettere spedite? Impossibile tenerne il conto. E non posso in questa occa-sione non scrivere quello che mi raccontò tanti anni fa Gianni Rizzini: “Una delle due gemelle, non so quale perché erano talmente uguali che neanche i genitori le distinguevano, mi diede un biglietto di uno che era di Povegliano e che scriveva di stare molto male, tanto di essere vicino alla morte. Era sera, partii in bicicletta per consegnare il biglietto ma giunto circa a metà strada forai. Era tardi e c’era il rischio di non fare in tempo a tornare a casa prima del coprifuoco. Rimasi un po’ indeciso, poi nascosi la bici in un fosso e proseguii a piedi. Trovai la famiglia e consegnai il biglietto. Qualche anno dopo seppi che i famigliari, raccolto il poco che avevano, erano riusciti in qualche modo a rintracciare il loro congiunto nella stazione di Dolcè e a farselo riconsegnare e che anche grazie alle cure ricevute era sopravvissuto”. Ma torniamo alle “zumele”, Lidia fu la prima a maritarsi. Nel 1948 si è sposata con Sergio Venturi detto “el marinar” ed ha avuto anche lei una coppia di gemelle, Nadia e Lilia e poi anche un maschio, Gianfranco, mio carissimo compagno d’infanzia. Maria si è poi sposata col medico veterinario dottor Vittorio Danese del casato dei “Bortolin” (nella foto, sul carretto alla sua festa di laurea: l’evento era allora così eccezionale che gli fu organizzata anche una sfilata per le vie del paese con tanto di banda in testa ed animali al seguito). Maria ha avuto due maschi, Luca e Massimo, tanto vicini da sembrare anche loro gemelli. L’era la “Villafranca de ‘na ‘olta”, quando la solidarietà era un valore talmente alto che per onorarlo in molti, alla bisogna, si tolsero non il superfluo, ma il necessario. Ora le “zumele” vanno per i 93. A loro, ed anche a voi, cari amici, auguri per le prossime festività. Alla prossima Rico Bresaola

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stampato in 23.000 copie con distribuzione gratuita nel comune di Villafranca di Verona

Società editrice: Pirite S.r.l.

Editore: Diego Cordioli

Direttore responsabile: Elisa Zanola Redazione: via L. Prina, 71 - Villafranca di Verona

Tel. 045.7903235 - Cell. [email protected]

Grafica e impaginazione: Sibilla Tenero - [email protected]: Centro Stampa Editoriale S.r.l. Grisignano di Zocco (VI)

Si ringraziano per il contributo gratuito: Giorgio Negrini, Paolo Tovo, Renato Begnoni, Dott. Giuseppe Pecoraro,

Dott. Paolo Garzotti, Ing. Luca Zamperini, Fabio Gatta, Antonio Peru, Carlo Micheli, Lucrezia Macrì, Diego Innaro,

Prof. Umberto Massaro, Luigi Facincani, Rico Bresaola

Registrazione al Tribunale di Verona n. 1838

Numero chiuso in redazione il 07/12/2012

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