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1,20 – Arretrati: 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Domenica 19 settembre 2010 – Anno 2 – n° 247 Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 www.ilfattoquotidiano.it La forza della gente di Antonio Padellaro dc N el chiedere al sindaco di Adro la “ri- mozione dal polo scolastico del sim- bolo leghista del Sole delle Alpi”, il ministro dell’Istruzione Gelmini ha il solo torto di arrivare con una settimana di ritardo. Per il resto, seppure con la massima cautela dovuta al prezioso alleato di governo, il suo comunicato si accorge finalmente dell’oltraggio perpetrato dal signor Lancini alla Costituzione della Repubblica italiana. La Gelmini riconosce dunque che i 700 simboli usati per marchiare mura, porte, finestre, banchi e persino gli zerbini della scuola di Adro sono gli stessi “utilizzati dalla Lega, mo- vimento al quale appartiene la maggioranza dell’amministrazione cittadina”. Ne siamo lieti poiché è stato Il Fatto, venerdì scorso, a rivelare che quel Sole era stato registrato dal Carroccio nel 1998. Sbugiardan- do così i capo-rioni leghisti nel ridicolo tentativo di farlo passare come un antico simbolo preesi- stente (anche la svastica, come è noto, esisteva prima del nazi- smo). Dice il ministro che la politica di parte non deve entrare nelle scuole, per la deli- catezza della funzione esercitata in quelle au- le. Ne prendiamo atto ricordando come in- vece ella, sul momento, avesse cercato di sottovalutare la gravità dell’incursione liqui- dandola come “folkloristica”. Infine, la nota di viale Trastevere sembra quasi giustificare il doveroso intervento parlando di “attenzione mediatica”. No, caro ministro, si chiama di- fesa di quel prezioso testo che proclama la Repubblica “una e indivisibile”, che lei e il suo premier farebbero bene ogni tanto a ri- passare. Quanto la pressione di giornali e tv, su questo fronte se ne sono visti davvero pochi. È stata una vittoria ottenuta, innan- zitutto, dalla dignitosa lettera dei 185 geni- tori di Adro. Con quella domanda che sarà certamente risuonata nei più alti Palazzi ro- mani: “Vi chiediamo se tale ostentazione sia compatibile con i valori costituzionali”. Una vittoria che si deve alla mobilitazione dei tan- ti che ieri nel comune bresciano hanno pa- cificamente dimostrato contro l’illecita oc- cupazione leghista. Ma è una vittoria anche dei nostri lettori che in poche ore hanno sommerso di firme l’appello del Fatto . Ac- canto a decine di migliaia di cittadini anche i gruppi parlamentari Pd e Idv oltre a nume- rosi deputati finiani. A dimostrazione che esi- ste un’altra politica oltre a quella che parla del nulla o che si vende al miglior offerente. Adesso ci aspettiamo che il sindaco Lancini e gli altri secessionisti della domenica cancel- lino subito il malfatto. E che non facciano i furbi. Noi, comunque, li terremo d’occhio. Il premier a Storace: presto anche voi al governo . Grazie al Caimano ci saranno di nuovo dei ministri fascisti VITTORIA Il ministro Gelmini cede: via i simboli leghisti dalla scuola di Adro. Vince la Costituzione. 35 mila firme raccolte dal “Fat t o ” Voce del verbo consolare di Marco Travaglio S econdo l’on. avv. Giuseppe Consolo, pregiato acquisto finiano, intervistato dal Pompiere della Sera, “in un Paese civile, al pari di quanto avviene in altri Paesi europei, sarebbe giusto uno scudo per il premier e i ministri”. Non precisa, l’On. Avv., in quali “altri Paesi europei” v i ge re bb e questo “scudo”, forse perché esso non esiste in alcun paese europeo, e nemmeno extraeuropeo. Ma questo buontempone del diritto, e soprattutto del rovescio, ha in serbo un’altra fraccata di balle da Guinness dei primati: “Berlusconi è stato raggiunto da cento processi” (falso: sono 17), “al termine della gran parte dei quali è stato assolto con formula piena” (falso: solo in due casi), “tranne qualche prescrizione” (falso: sono sette), “a cominciare dal famoso avviso di garanzia del ‘94” (falso: era un invito a comparire), “recapitato a Napoli” (falso: a Roma), “durante il G8” (falso: conferenza internazionale sulla corruzione), “per cui si è dovuto dimettere da premier” (falso: la Lega lo sfiduciò contro la riforma delle pensioni) “e che si è risolto in una bolla di sapone” ( fa l s o : assoluzione per “insufficienza probatoria” grazie alla falsa testimonianza prezzolata di Mills). Ora questo pallista da competizione propone un nuovo Lodo Salvasilvio, il Lodo Consolo appunto, da varare alla svelta “con legge ordinaria, perché una costituzionale ha tempi spaventosi”: “Serve a riaffermare che de v’essere non il magistrato, ma il Parlamento a stabilire se un eventuale illecito commesso dal premier o dai ministri sia o meno un reato ministeriale”. Domandina facile facile: se il Lodo riafferma una cosa, vuol dire che essa è già affermata, e allora che bisogno c’è di riaffermarla? Ma qui l’articolo 96 della Costituzione afferma tutt’altro: i membri del governo, se commettono un reato connesso con le loro funzioni, vengono giudicati dal Tribunale dei ministri, sezione distaccata di quello ordinario. Il Lodo Consolo invece afferma che il Parlamento può “sottrarre almeno all’inizio al giudizio del magistrato ordinario” tutti i delitti commessi da membri del governo, con “una sorta di autorizzazione a procedere limitata ai ministri” (l’esatto contrario di quanto prevede l’articolo 96, secondo cui i ministri vengono comunque processati senz’alcuna autorizzazione preventiva). In pratica – spiega il giureconsulto – le Camere potrebbero ritenere ministeriale “persino la violenza carnale commessa da un ministro nei confronti di un suo dipendente” e bloccare il processo. Com’è noto, infatti, rientra nelle funzioni dei ministri violentare le loro dipendenti (di qui forse l’espressione “membri del governo”). Resta da capire che c’entrino i processi a B.: la mazzetta a Mills risale al 1999, quando B. era capo dell’opposizione, e non c’e n t ra nulla con la politica; i fondi neri di Mediaset vanno dagli anni ‘90 al 2002 e quelli Mediatrade comprendono il periodo successivo, durante il quale B. è stato al governo e all’opposizione, ma né Mediaset né Mediatrade hanno alcuna attinenza col governo o col Pdl, a meno che Consolo non arrivi a sostenere che le funzioni ministeriali comprendono pure frodi fiscali, falsi in bilancio e appropriazioni indebite. Come pensa questo “simpatico dottor S t ra n a m o re ” (per citare il suo leader) di applicare il suo Lodo ai processi a B.? Semplice: facendo una legge e violandola subito dopo. Consolo è lo stesso personaggio che dieci anni fa rinunciò a una cattedra all’Università di Cagliari quando si scoprì che al concorso aveva presentato due saggi a sua firma scopiazzati per pagine e pagine da manuali e riviste altrui (al processo penale fu condannato in primo grado e assolto in appello). Nel maggio scorso, poi, si scagliò in piena Camera contro i vigili di Roma, rei di perseguitare a suon di multe i parlamentari (lui compreso) solo perché violano sistematicamente il Codice della strada, il che denota “un atteggiamento p re t e s t u o s o ”. Uno lo sente parlare e subito si domanda: che differenza c’è tra un finiano e un berlusconiano? Dopo una settimana un comunicato ammette che il Sole delle Alpi è un simbolo di partito. Premiata la mobilitazione dei genitori e dei cittadini del comune bresciano. Ora cosa farà il sindaco? pag. 2 - 3 z Berlusconi di nuovo contro Fini, il ruolo dei Servizi nella vicenda Montecarlo In Sicilia la scissione di Micciché Sul fronte opposto Veltroni organizza la minoranza pag. 4 - 5 - 6 - 7 z U di Furio Colombo QUELLO SUI ROM È RAZZISMO C he storia è? Che cosa è accaduto? Guerra della Repubblica francese con- tro gli zingari? Tutto è pos- sibile, sappiamo che conta la paura, pesa il pregiudizio e la politica è fatta anche di populismo. pag. 14 z n michele serra “Democratici in crisi Nichi Vendola penultima speranza” Telese pag. 6z n alexander stille “L’Italia annega nel conflitto d’interessi: non solo per le tv” Pagani pag. 5z n intervista De Magistris: “Grazie a Ciancimino, vicini alla verità su B.” Amurri pag. 9z CATTIVERIE La Libia ha sospeso il comandante della nave che ha sparato. Non ha preso nemmeno un pescatore www.quink.it U di Marco Politi PEDOFILIA, IL PAPA PIANGE CON LE VITTIME I nesorabile la nemesi degli abusi segue Benedetto XVI nel suo viaggio in Inghilterra. Al- la messa nella cattedrale cattoli- ca di Westminster il Papa ha espresso il suo “profondo dolore per le vittime innocenti di questi crimini indicibili”. pag. 11 z GUERRE NEI PARTITI x Pdl e Pd fra dossier e correnti TUTTI CONTRO TUTTI Qui e in alto, due momenti della protesta contro la scuola “leghista”, intitolata a Gianfranco Miglio (FOTO EMBLEMA, FOTO REGUITTI) y(7HC0D7*KSTKKQ( +z!"!;!#!}

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€ 1,20 – Arretrati: € 2,00Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

Domenica 19 settembre 2010 – Anno 2 – n° 247Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Romatel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

w w w. i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

La forza della gentedi Antonio Padellaro

dc

Nel chiedere al sindaco di Adro la “r i-mozione dal polo scolastico del sim-bolo leghista del Sole delle Alpi”, ilministro dell’Istruzione Gelmini ha il

solo torto di arrivare con una settimana diritardo. Per il resto, seppure con la massimacautela dovuta al prezioso alleato di governo,il suo comunicato si accorge finalmentedell’oltraggio perpetrato dal signor Lancinialla Costituzione della Repubblica italiana. LaGelmini riconosce dunque che i 700 simboliusati per marchiare mura, porte, finestre,banchi e persino gli zerbini della scuola diAdro sono gli stessi “utilizzati dalla Lega, mo-vimento al quale appartiene la maggioranzadell’amministrazione cittadina”. Ne siamolieti poiché è stato Il Fatto, venerdì scorso, arivelare che quel Sole era stato registrato dalCarroccio nel 1998. Sbugiardan-do così i capo-rioni leghisti nelridicolo tentativo di farlo passarecome un antico simbolo preesi-stente (anche la svastica, come ènoto, esisteva prima del nazi-smo). Dice il ministro che la politica di partenon deve entrare nelle scuole, per la deli-catezza della funzione esercitata in quelle au-le. Ne prendiamo atto ricordando come in-vece ella, sul momento, avesse cercato disottovalutare la gravità dell’incursione liqui-dandola come “folklor istica”. Infine, la notadi viale Trastevere sembra quasi giustificare ildoveroso intervento parlando di “attenzionemediatica”. No, caro ministro, si chiama di-fesa di quel prezioso testo che proclama laRepubblica “una e indivisibile”, che lei e ilsuo premier farebbero bene ogni tanto a ri-passare. Quanto la pressione di giornali e tv,su questo fronte se ne sono visti davveropochi. È stata una vittoria ottenuta, innan-zitutto, dalla dignitosa lettera dei 185 geni-tori di Adro. Con quella domanda che saràcertamente risuonata nei più alti Palazzi ro-mani: “Vi chiediamo se tale ostentazione siacompatibile con i valori costituzionali”. Unavittoria che si deve alla mobilitazione dei tan-ti che ieri nel comune bresciano hanno pa-cificamente dimostrato contro l’illecita oc-cupazione leghista. Ma è una vittoria anchedei nostri lettori che in poche ore hannosommerso di firme l’appello del Fa t t o . Ac-canto a decine di migliaia di cittadini anche igruppi parlamentari Pd e Idv oltre a nume-rosi deputati finiani. A dimostrazione che esi-ste un’altra politica oltre a quella che parladel nulla o che si vende al miglior offerente.Adesso ci aspettiamo che il sindaco Lancini egli altri secessionisti della domenica cancel-lino subito il malfatto. E che non facciano ifurbi. Noi, comunque, li terremo d’o c ch i o .

Il premier a Storace: presto anche voi al gover no. Grazieal Caimano ci saranno di nuovo dei ministri fascisti

VITTORIAIl ministro Gelmini cede: via i simboli leghisti dalla scuola

di Adro. Vince la Costituzione. 35 mila firme raccolte dal “Fat t o ”

Voce del verboconsolare

di Marco Travaglio

Secondo l’on. avv. Giuseppe Consolo, pregiatoacquisto finiano, intervistato dal Pompiere dellaSera, “in un Paese civile, al pari di quantoavviene in altri Paesi europei, sarebbe giusto

uno scudo per il premier e i ministri”. Non precisa,l’On. Avv., in quali “altri Paesi europei” v i ge re bb equesto “scudo”, forse perché esso non esiste in alcunpaese europeo, e nemmeno extraeuropeo. Maquesto buontempone del diritto, e soprattutto delrovescio, ha in serbo un’altra fraccata di balle daGuinness dei primati: “Berlusconi è stato raggiuntoda cento processi” (falso: sono 17), “al termine dellagran parte dei quali è stato assolto con formula piena”(falso: solo in due casi), “tranne qualche prescrizione”(falso: sono sette), “a cominciare dal famoso avviso digaranzia del ‘94” (falso: era un invito a comparire),“recapitato a Napoli” (falso: a Roma), “durante il G8”(falso: conferenza internazionale sulla corruzione),“per cui si è dovuto dimettere da premier” (falso: laLega lo sfiduciò contro la riforma delle pensioni) “eche si è risolto in una bolla di sapone” ( fa l s o :assoluzione per “insufficienza probatoria” grazie allafalsa testimonianza prezzolata di Mills). Ora questopallista da competizione propone un nuovo LodoSalvasilvio, il Lodo Consolo appunto, da varare allasvelta “con legge ordinaria, perché una costituzionaleha tempi spaventosi”: “Serve a riaffermare chede v’essere non il magistrato, ma il Parlamento astabilire se un eventuale illecito commesso dalpremier o dai ministri sia o meno un reatominister iale”. Domandina facile facile: se il Lodoriafferma una cosa, vuol dire che essa è già affermata,e allora che bisogno c’è di riaffermarla? Ma quil’articolo 96 della Costituzione afferma tutt’altro: imembri del governo, se commettono un reatoconnesso con le loro funzioni, vengono giudicati dalTribunale dei ministri, sezione distaccata di quelloordinario. Il Lodo Consolo invece afferma che ilParlamento può “sottrarre almeno all’inizio al giudiziodel magistrato ordinario” tutti i delitti commessi damembri del governo, con “una sorta diautorizzazione a procedere limitata ai ministri”(l’esatto contrario di quanto prevede l’articolo 96,secondo cui i ministri vengono comunque processatisenz’alcuna autorizzazione preventiva). In pratica –spiega il giureconsulto – le Camere potrebberoritenere ministeriale “persino la violenza carnalecommessa da un ministro nei confronti di un suodipendente” e bloccare il processo. Com’è noto,infatti, rientra nelle funzioni dei ministri violentare leloro dipendenti (di qui forse l’espressione “membr idel governo”). Resta da capire che c’entrino iprocessi a B.: la mazzetta a Mills risale al 1999,quando B. era capo dell’opposizione, e non c’e n t ranulla con la politica; i fondi neri di Mediaset vannodagli anni ‘90 al 2002 e quelli Mediatradecomprendono il periodo successivo, durante il qualeB. è stato al governo e all’opposizione, ma néMediaset né Mediatrade hanno alcuna attinenza colgoverno o col Pdl, a meno che Consolo non arrivi asostenere che le funzioni ministeriali comprendonopure frodi fiscali, falsi in bilancio e appropriazioniindebite. Come pensa questo “simpatico dottorS t ra n a m o re ” (per citare il suo leader) di applicare ilsuo Lodo ai processi a B.? Semplice: facendo unalegge e violandola subito dopo. Consolo è lo stessopersonaggio che dieci anni fa rinunciò a una cattedraall’Università di Cagliari quando si scoprì che alconcorso aveva presentato due saggi a sua firmascopiazzati per pagine e pagine da manuali e rivistealtrui (al processo penale fu condannato in primogrado e assolto in appello). Nel maggio scorso, poi, siscagliò in piena Camera contro i vigili di Roma, rei diperseguitare a suon di multe i parlamentari (luicompreso) solo perché violano sistematicamente ilCodice della strada, il che denota “un atteggiamentop re t e s t u o s o ”. Uno lo sente parlare e subito sidomanda: che differenza c’è tra un finiano e unberlusconiano?

Dopo una settimana un comunicato ammette che il Sole delle Alpiè un simbolo di partito. Premiata la mobilitazione dei genitorie dei cittadini del comune bresciano. Ora cosa farà il sindaco? pag. 2 - 3z

Berlusconi di nuovocontro Fini, il ruolodei Servizi nellavicenda MontecarloIn Sicilia la scissionedi MiccichéSul fronte oppostoVeltroni organizzala minoranza

pag. 4 - 5 - 6 - 7z

Udi Furio Colombo

QUE LLOSUI ROMÈ RAZZISMO

C he storia è? Che cosa èaccaduto? Guerra della

Repubblica francese con-tro gli zingari? Tutto è pos-sibile, sappiamo che contala paura, pesa il pregiudizioe la politica è fatta anche dipopulismo. pag. 14 z

nmichele serra

“Democratici in crisiNichi Vendolapenultima speranza”

Telese pag. 6z nalexander stille

“L’Italia anneganel conflitto d’interessi:non solo per le tv”

Pagani pag. 5z

ninter vista

De Magistris: “Graziea Ciancimino, vicinialla verità su B.”

Amurri pag. 9z

C AT T I V E R I ELa Libia ha sospeso il comandantedella nave che ha sparato. Non hapreso nemmeno un pescatore

w w w. q u i n k . i t

Udi Marco Politi

PEDOFILIA,IL PAPA PIANGECON LE VITTIME

I nesorabile la nemesi degliabusi segue Benedetto XVI

nel suo viaggio in Inghilterra. Al-la messa nella cattedrale cattoli-ca di Westminster il Papa haespresso il suo “profondo doloreper le vittime innocenti di questicrimini indicibili”. pag. 11 z

GUERRE NEI PARTITI x Pdl e Pd fra dossier e correnti

TUTTI CONTRO TUTTI

Qui e in alto, due momenti della protesta contro la scuola “l eg h i s t a ”, intitolata a Gianfranco Miglio (FOTO EMBLEMA, FOTO REGUITTI)

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Un momento della manifestazione di Adro (FOTO EMBLEMA) . In basso, Oscar Lancini (FOTO LAPRESSE)

Contro la “seces sione”oltre 35.000 “no”

GIÙ AL NORD

èGIUSEPPEAdesso bisognerebbecombattere, anche per tutte lealtre cose che nella scuola nonvanno, (sicurezza, precari,ricerca, ecc…).

è JOHNNY DIOIo se mi sentissi dire da unesponente del mio partito chequello non è il simbolo del miopartito se lo incontrassi glisputerei in faccia. Ma come sipermette di rinnegarlo cosìpubblicamente? Dicendo che è

un’altra cosa i primi a sentirsioffesi dovrebbero essere i verileghisti.

èM A RYGelmini ha chiesto la rimozionedei simboli leghisti dalla scuola diadro. Si è ricordata di essereministro dell’Istruzione per caso?Miracolo! Stupisce,negativamente, la posizione dei“finiani”. Cerchiobottisti assaipoco credibili, a quanto pare.

è INISMOR“Perché se un determinato segnosi vede sui portoni, nelle chiese, faparte della storia di un paese, nonpuò essere messo in una scuola?Non è colpa mia se la Lega lo usa”ha detto il neonato sindaco diAdro. Non vedo l’ora di vedere lescuole col fascio littorio in Lazio.

Migliaia di commenti allanostra iniziativa sono arrivatial nostro sito. Lettorisconcertati, avvilitio desiderosi di avere uncenno dal mondo politico.Eccone un’altra selezione

èMIKII bello è calpestare tutte lemattine quello zerbino, ne vogliouno uguale.

èLUIGIScommettiamo che se mimettessi a produrre carta igienicacol Sole delle Alpi il margheritoneverde smetterebbe per incanto diessere un simbolo universale ericeverei notizie dall’av vo c a t odella Società Editoriale Nord(Società Cooperativa AResponsabilità Limitata)?

èLUCAIl sindaco e i suoi soci della Legadevono pagare di tasca loro larimozione dei simboli.E pensarci venti volte prima difare della cosa pubblica cosa loro.La scuola non è padana, e lapadania non esiste.

èARISTIDE FLORENZANO“Ogni tempo ha il suo fascismo. Aquesto si arriva in molti modi,non necessariamente col terrore

dell’intimidazione poliziesca, maanche negando e distorcendol’informazione, inquinando lagiustizia, paralizzando la scuola,diffondendo in molti sottili modila nostalgia per un mondo in cuiregnava sovrano l’o rd i n e ”.(Primo Levi - Torino, 1919-1987).Cosa mai posso aggiungere, hotanta pena per questo Paese doveuomini e donne hanno e danno lavita.

èAPOLIDEE tutti gli altri dove sono? Quantomanca al sabato fascista? Quantomanca all’espulsione dei bambinidi determinate origini etnichedalla scuola?

èN I C O L E T TAHo delle idee precise suimmigrazione e integrazione, ma

qui si trascende.Mi sembra una sorta dimarchiatura come si fa alle vaccheo peggio come il marchio a fuocodei deportati. Peraltro la Legaparla di tradizioni e poi utilizza unsimbolo prettamente celtico, cèqualche discrepanza… Ci sonomolte cose che non miconvincono più in quello che eraun movimento “r i vo l u z i o n a r i o ”,vicino ai cittadini, pro federalista,contro Roma ladrona e chesventolava la bandiera dellalegalità!Oggi, vedo un assoggettamento aivoleri di B. e un cambiamento dirotta. Tra poco Roma ladrona sisposterà a Milano làdrun!

èCONNIESo per certo che nelle scuolepubbliche del territorio italiano è

obbligatorio esporre il tricolore ela bandiera dell’Europa, come èpossibile che nella scuola di Adrosi esponga solo il simbololeghista?Adro si trova forse al di fuori delterritorio italiano?

èMARCOPraticamente una scuola dipar tito!

èMORENO’SAlla destra italiana va chiesto:cosa avete da dire su Adro e suquesti atti presecessionistici?Alla destra di Fini, volete ancoragovernare con questi distruttoridell’unita nazionale e della legalitàre p u b b l i c a n a ?Alla sinistra chiedo: potrestecambiare registro (e occuparvidel famosissimo territorio)?

35mila adesioni all’appello che ieri ha sottoscritto ancheMimmo Pantaleo con la Flc Cgil. La lettera del ministro nonci ferma. Ecco il testo: “Ad Adro in provincia di Brescia, unascuola della Repubblica Italiana è stata trasformata in unistituto padano e ricoperta dai simboli leghisti su ordine diun sindaco che ha potuto contare sulla colpevole indulgenzadel ministro dell’Istruzione Gelmi-ni. Un sopruso e un oltraggio. Da-vanti all’inerzia delle pubblicheautorità che preferiscono girarela testa dall’altra parte chiediamol’immediata cancellazione di quei sim-boli tracciati con intenti secessionisti ein evidente spregio al principio costitu-zionale della Repubblica una e indivisibi-le”. Sul sito www.ilfattoquotidiano.it

CHE succede ora? Se il sindacodice “no”, tocca al prefetto

L a richiesta di rimuovere i simboli pa-dani del Sole delle Alpi dalla scuola di

Adro è arrivata al sindaco di Oscar Lan-cini tramite una lettera scritta dal diret-tore scolastico regionale della LombardiaGiuseppe Colosio, su richiesta del mini-stro dell’Istruzione Mariastella Gelmini.La prassi, infatti, prevede che a dialogarecon l’amministrazione, proprietariadell’edificio e degli arredi (in questo casomarchiati) sia il terminale ministeriale sulterritorio, ovvero l’Ufficio scolastico re-g ionale.Nella missiva sono contenuti i compli-menti per l’iniziativa della nuova scuolatecnologica e con pannelli solari, ma vie-ne sottolineato che i simboli del Sole del-le Alpi (circa 700 in tutto il complesso)possono sembrare di partito. “Per legge isimboli di partito non possono assoluta-mente entrare nelle scuole – dichiara Ma-nuela Ghizzoni, capogruppo del Partitodemocratico in Commissione Cultura al-

la Camera dei deputati – e la competenzasugli arredi è stabilita dal ministerodell’Istruzione e l’amministrazione è te-nuta a rispettare le norme. Se Lancini sirifiutasse di rimuovere i simboli si scate-nerebbe un conflitto di attribuzione tradue istituzioni”. Il ministro Gelmini haspecificato infatti che “il sindaco ha re-plicato che sono i simboli del suo terri-torio ma noi ne abbiamo chiesto la rimo-zione per evitare equivoci”.“A questo punto– spiega France-sca Puglisi, re-sponsabile scuo-la del Pd – se ilsindaco ponesseun veto sulla ri-mozione, la que-stione passereb-be nelle manidella prefettu-ra ”.

L’APPELLO DE “IL FATTO”CONTINUATE A FIRMARE

Sette giorni

di campagna stampa

a difesa della Carta

C’È LA LEGGEANCHE IN “PA D A N I A”

Cittadini in piazza ancora ieriAlla fine le istituzioni si sono mosse

di Elisabetta ReguittiA d ro

Tramonta il Sole delle Alpisulla scuola di Adro? Sem-brerebbe proprio di sì.Come un fulmine a ciel

sereno il dietrofront è stato or-dinato ieri pomeriggio dal mi-nistro dell’Istruzione Maria-stella Gelmini. “Ho chiesto alsindaco di Adro - recita la sualaconica nota - di adoperarsiper la rimozione dal polo sco-lastico del simbolo del Soledelle Alpi”. Il primo cittadinodel paese bresciano reagisceimmediatamente dice: “Sonostupito. Aspetto di leggerla. Almomento non posso sapere.Dalle dichiarazioni del mini-stro - prosegue -, mi parevaavesse preso atto che il Soledelle Alpi è del territorio e nondel partito”. Poi in serata: “Co-noscendo la coerenza del mi-nistro non credo avrà cambia-to idea. Non ho ricevuto nes-

suna lettera ufficiale. Se saròobbligato a toglierlo dallascuola lo toglierò anche dal pa-lazzo comunale”. Mentre la Le-ga annuncia ricorso si inseri-sce la precisazione del dirigen-te dell’ufficio scolastico regio-nale lombardo: “I simboli delSole delle Alpi possono sem-brare di partito. Il sindaco re-plica che sono del suo territo-rio ma noi ne abbiamo chiesto

Il primo cittadinodel CarroccioOscar Lanciniminaccia:“Allora levoil simbolo anchedal Comune”

la rimozione per evitare equi-vo c i ”. Il primo cittadino diAdro, si sa, ci ha abituati a tuttoe quindi solo quando luoghi eoggetti saranno stati comple-tamente ripuliti dallo sponsordel partito si potrà brindare. Sitratta comunque di un bel ri-sultato per quanti hanno cre-duto in un’azione democrati-ca, pacifica ma altrettanto de-terminata. Un piccolo meritoce lo prendiamo anche noi checon la nostra sottoscrizioneprima, e la scoperta che il Soledelle Alpi, dal 1988, è di pro-prietà del Carroccio poi, ab-biamo chiamato a raccolta tut-ti coloro (tanti) che ancora cre-dono nei diritti costituzionali.Con noi anche e soprattutto lemamme di Adro che hannoraccolto ben 185 firme tra ge-nitori e cittadini: un appellodalla grande forza che il Fa t t oQuotidiano ha deciso di pubbli-care appena ricevuto (cioè ieril’altro) mentre l’agenzia Ansane dava notizia solo dopo la co-municazione del ministro.

In piazzaper la Costituzione

L’INIZIATIVA di ieri era co-minciata già al mattino con lamobilitazione spontanea scan-dita dallo slogan “Fuori la Legadalla scuola”. Un presidio diprotesta partito da Facebook.Politici, ma soprattutto la socie-tà civile decisa ad esercitare ilproprio diritto. Un migliaio dipersone in movimento fin dalle9 arrivate e convinte del fattoche sia un diritto di ogni bam-bino frequentare ambienti sco-lastici liberi dalle ideologie.Molte le bandiere tricolori, me-no quelle di appartenenza a par-titi o movimenti. Tutti, per unavolta, hanno scelto di fare unpasso indietro in questa batta-

glia di civiltà. Ecco quindi il Po-polo viola, sindacati, commis-sione scuola, Anpi, lista civicaLinfa, sinistra europea, Idv, rete28 Maggio (centro sociale di Ro-vato) e Pd. I manifestanti hannomantenuto la promessa: rispet-tare i bambini facendo in modoche tutto si svolgesse entro lamattinata e rigorosamente pri-ma dell’uscita degli alunni. Nonè del tutto chiaro, per la verità,perché il solo vicepresidentedel Consiglio regionale della

Lombardia, il democratico Fi-lippo Penati, abbia scelto di ar-rivare alle 12 davanti all’ingres -so del polo scolastico, suonareil campanello e chiedere di ac-cedere alla scuola. Di contro sisono alzate le proteste dei geni-tori che aspettavano l’uscita deipropri figli. Detto questo, però,gli accordi presi e rispettati era-no chiari: il presidio si sarebbesvolto nella piazza principale esolo successivamente una dele-gazione si sarebbe spostata ver-

so l’ edificio scolastico per ap-pendere i tricolori alla cancella-ta. Così è stato nonostante alcu-ni esponenti della Lega ci aves-sero provato a sabotare questainiziativa popolare di ribellioneal simbolo del Carroccio im-presso su oggetti e luoghi dellascuola. Commenti per la noti-zia? Tutti certamente positivima con prudenza. La lista Civicaora chiede che le istituzioni “vi -gilino perché i simboli venganoeffettivamente rimossi”.

12 settembreIl Fatto Quotidiano riportal’incredibile notizia dicronaca. Ad Adro, il sindacoLancini, ha inaugurato allapresenza di diversi esponentidel Carroccio, la prima scuolaa marchio Lega Nord.

13 settembreMentre la notizia di una navelibica, con a bordo diversifinanzieri italiani, apriva ilnostro giornale, la vicenda diAdro era ancora in primapagina, legata al lavoro delministro dell’I s t r u z i o n e.

È passata una settimanadall’inaugurazione dell’annoscolastico nella nuova scuola

“pubblica” di Adro, in provincia di Brescia. Unanno “m a rc h i a t o ” dai simboli della Lega che, pervolere del sindaco Oscar Lancini, compaionoall’interno e all’esterno della struttura scolastica,intitolata a “Gianfranco Miglio”.

Domenica 19 settembre 2010

di Luca Telese

Come molti genitori pensavo alla scuola di Adro ognimattina, quando accompagnavo mio figlio all’asilo.Come molti genitori italiani, oggi festeggeremo que-sto meraviglioso giro di valzer che si chiude al gradozero, dal nulla al nulla, dalla Gelmini alla Gelmini.Con la Mariastella-uno che senza rendersi conto diessere una ministra ci raccontava comprensiva: “Ilsindaco di Adro ha specificato che il simbolo del Soledelle Alpi è stato scelto non perché simbolo dellaLega ma perché appartenente all’iconografia delC o mu n e ”. E la Mariastella due, folgorata sulla via diDamasco, che ricordandosi di essere una ministra

emanava una dura circolare con-tro se stessa, spiegando: “B i s og n arimuovere i simboli politici dallescuole”. Meraviglioso.

Come molti genitori, vedendo lafelice e innocente solarità con cui ibambini aderiscono alle cose e silegano ai loro luoghi preferiti, ognivolta che attraversavo il bel por-tone e i corridoi coloratissimi dellascuola di Esquilino che le maestrehanno ridipinto da sole e a speseproprie (il bricolage di guerra

dell’era tremontiana) mi appariva davanti agli occhila visione dell’orribile cubo del polo “Gianfranco Mi-glio”, sormontato dai suoi settecento simboli leghisti,impecettato e trasformato in un pannello di affissionia scapito della collettività. Ogni volta che appendevola giacchetta di Enrico nell’ingresso della mia scuola,in quel corridoio del pluralismo onomastico – Rid-geon, Carlotta, Denise – in cui le maestre regalanoun gancetto e un disegnino ad ogni bimbo corre-dandolo con il loro nome (Enrico aveva la banana) hopensato che ad Adro, dove tutti i bimbi fino a ieri,erano costretti ad affezionarsi a un’unico simbolopolitico, violentati in quel rito privato che è l’inizia-zione del mondo. Da un lato c’era la mia scuola, coni nomi di tutte le razze, dall’altro il cubo di Adro con ilsuo monocolore autoritario, le sue simbologie pa-taccare finto-celtiche.

Sta cambiando la scuola italiana.Porti tuo figlio a scuola, e incroci ungruppo di genitori con un carrellodella spesa. Chiedi: “Andate al su-permercato?”. Ti rispondono: “No,stiamo andando in classe”. Solo chesi va con il carrello, perché è con-siderato normale – ormai – nell’an-no sedicesimo dell’era tremontia-na, che più sale il livello scolasticopiù bisogna provvedere da sé. I ge-nitori portano i figli a scuola, e lariforniscono di tutto – dalla carta

igienica, alla cancelleria ai gessetti – perché l’alter-nativa sarebbe lasciare i loro figli a mani nude.

Il cubo verde e carcerario di Adro, chiuso nella suaclaustrofobia propagandistica, non è stato un epi-sodio occasionale, figlio di qualche genius loci pa-dano deviante, ma la metafora di una storia italiana.La declinazione leghista di un lavoro di scientificademolizione della scuola pubblica che - per miopia efollia - i governi di centrodestra stanno realizzandocon scrupolo. Uno dei paradossi più grotteschi, nellavicenda della prima scuola “e l e t t o ra l e ” della storiaitaliana, è che il sindaco Lancini – giustamente – nelmausoleo del Carroccio, non ci mandava suo figlio (loiscriveva alla privata, riservandosi di indottrinare ifigli degli altri). Due giorni fa, all’uscita del mio poloscolastico, mi hanno raccontato la rivolta dei genitoridel nido. Avevano scoperto, solo riportando i figli ilprimo giorno, che la Giunta Alemanno aveva tripli-cato la retta, da quasi cento a quasi quattrocentoeuro al mese. “È inevitabile – dicevano - c’è la crisi”.Ma con la consueta spensieratezza degli idioti, dopoaver dichiarato l’ineluttabile, hanno dovuto fare mar-cia indietro pure loro, dalla mattina alla sera, riman-giandosi l’aumento (però ci avevano provato).Pensavo ad Adro mentre vedevo i nostri bimbi dellanuova società multietnica correre in giardino. L’asiloelettorale non è solo una feroce offesa per chi le-ghista non è, ma soprattutto per chi è leghista. Ho unrispetto enorme per chi porta suo figlio sulle spalle aPontida o alla festa del Pd, non ne ho nessuno per chivuole fare la scuola “Umberto Bossi” o l’asilo “GigiS p e ro n i ” (almeno sarebbe divertente, corredato dicravatte a forma di pesce). Pensavo ai bambini chesciamano all’uscita di scuola ogni volta che chiude-vamo questo giornale, in questa piccola-grande set-timana in cui la libertà di tutti si è ristretta e lo statodi diritto e impazzito, perché il Fatto ha deciso che suquesta follìa non si poteva sorridere, e ha tenuto tuttii giorni lo scandalo in prima pagina. Abbiamo pen-sato ad Adro ieri, con un sospiro di sollievo. Quandosbulloneranno lo zerbino celtico diametro tre metri,mi piacerebbe che lo regalassero a qualche privatapadana. Così finalmente vedremo quanti sono i ge-nitori che sono disposti a pagare per farsi inserire lapubblicità elettorale nella cartella di scuola del pro-prio figlio.

ADRO, TRAMONTA IL SOLEIl ministro dell’Istruzione costretta a chiedere la rimozione

dei simboli leghisti dalla scuola pubblicadi Sara Nicoli

Il Fa t t o ha vinto un’altra bat-taglia. E forse, come dice ilfiniano Benedetto DellaVedova, adesso ci piace-

rebbe anche che qualcuno pa-gasse i danni. Non solo eraria-li. Soprattutto quelli politici: lapropaganda occulta – che inquesto caso non lo era neppu-re troppo - di danni ne provocasempre tanti. Sui giovani piùche mai. E non paga mai nes-suno.Ad Adro, però, oggi si volta pa-gina. Nella scuola del brescia-no, già intitolata all’i d e o l o godella Lega, Gianfranco Miglio,dovranno scomparire i simbo-li leghisti. Tutti. Anche quellisui cartelli che vietano di cal-pestare i prati o sui posacene-re che si trovano sui vialetti an-tistanti l’ingresso dell’e d i fi c i oscolastico.

PRESSATA da più fronti (igenitori hanno scritto anche alcapo dello Stato, che probabil-mente si sarà fatto sentire), allafine il ministro dell’Istr uzione,Mariastella Gelmini, ha decisodi mettere fine al suo complicesilenzio e ha mandato una let-tera al sindaco e al direttoredell’ufficio scolastico dellaLombardia imponendo di“adoperarsi per la rimozionedel simbolo del Sole delle Alpi

GIÙ AL NORD

IL COMMENTO

I NOSTRI FIGLINON SE LA MERITANOLA PROPAGANDA

dal polo scolastico”. Che saràpure, come ha più volte soste-nuto proprio il sindaco, il“m a rch i o ” di quelle terre, maoggi è soprattutto un simbolopolitico, la bandiera della Lega.Spiacenti, dunque, la scuola èdi tutti. E, soprattutto, la poli-tica deve stare fuori dalle aule.

NELLA LETTERA, fir matadal direttore del dicastero diviale Trastevere, Giuseppe Co-losio, si dà comunque atto alsindaco di Adro di aver realiz-zato “attrezzature didattichea l l ' ava n g u a rd i a ”, ma l’esposi-zione mediatica che ha subitola scuola in questi ultimi giorniha convinto il governo a riba-dire il “dovere dell’a m m i n i s t ra -zione di evitare che la politicadi parte entri nella scuola: ladelicatezza della funzione - silegge nel testo - impone di in-tervenire anche in caso di solosospetto, per evitare ogni pos-sibile strumentalizzazione”? LaGelmini, insomma, ha messouna pietro tombale a questosconcio leghista, laddove peròil Carroccio detiene la maggio-ranza nel consiglio comunale.E infatti pare che l’inef fabilesindaco del piccolo paese bre-sciano, Oscar Lancini, nonl’abbia affatto presa bene. An-zi. “Sono stupito”, ha risposto acaldo. E ha promesso: “Va d oavanti sereno”. Si vedrà.Perché ieri mattina, davanti al-la scuola, c’è stata una manife-stazione del Pd e a molti citta-dini di Adro non è affatto pia-ciuto essere etichettati a livellonazionale come complici dellapropaganda leghista.Applaudono alla battaglia vin-ta dal Fa t t o non solo le forze po-litiche che avevano aderitoall’iniziativa di lotta come l’Idve il Pd, ma anche – inaspetta-tamente – qualche illuminatodel Pdl. Come Fabio Garagnanidel Pdl, membro della commis-sione Cultura, scienze e istru-

zione della Camera, che condi-vide ''pienamente'' la decisio-ne del ministro Gelmini. “P ro -prio perché da sempre mi op-pongo a una strumentalizza-zione politica presente diretta-mente e indirettamente nellescuole bolognesi ed emiliane –si legge in una nota – r itengoche la scuola debba rimanereestranea a ogni forzatura poli-tica di destra o sinistra”.

PICCHIA DURO, i nve c e ,Benedetto della Vedova di Fu-turo e libertà: “La Lega ha ot-tenuto la pubblicità che voleva– ha commentato l’esponentefiniano – a questo punto speroalmeno che le spese per la de-leghizzazione del Polo scolasti-co non finiscano a carico deicittadini di Adro ma degli am-ministratori che hanno ancheprodotto un danno erariale alc o mu n e ”. Soddisfazione an-che da Francesca Puglisi,responsabile scuola segre-teria Pd, che aggiunge: “Fi -nalmente è arrivata l’e cl i s s idel Sole delle Alpi. Èuna vittoria della de-mocrazia e della socie-tà civile”. Comun-que, conclude Do-nadi dell’Idv, “il ri-tardo della Gelmi-ni è stato imbaraz-zante, e questa vi-cenda dimostraquanto il governosia incapace dira p p re s e n t a retutti i cittadini.

Della Vedova (Fli): “S p e roche le spese per ladeleghizzazione finiscanoa carico di chi ha prodottoil danno erariale”

Anzi no,è politica

“Ho chiestodi rimuoverei simboli dallascuola, perchépossonos e m b r a redi partito

È un simboloterritoriale

“Prendo attoche il sindaco diAdro ha dettoche il simbolo èstato scelto nonperché simbolodella Lega

LA RETROMARCIA

13-9-2010 18-9-2010

Il brandCosì hanno tappezzato la

scuola “Gianfranco Miglio” diAdro con banchi, panchine,

tappeti, cestini, con il simbolodella Lega Nord

14 settembreCon il titolo “C’è qualcunolassù?”, il Fatto scrive:“Passano i giorni e nessunoordina di cancellare i simbolipadani dalla scuola pubblica diAdro. Tutti tacciono, compresele più alte istituzioni”

15 settembre“Cancelliamoli con le firme”.Il Fatto rilancia la propriaazione con una mobilitazione.Un appello sul sito deilfattoquotidiano.it e unaraccolta di firme per chiederedi fermare lo scempio.

16 settembre“Padania l-adro-na”. Mentrecontinua la raccolta di firmeall’appello del nostro giornale, ilFatto documenta la “proprietà”del simbolo della Lega Nord. IlSole delle Alpi è registrato dallasocietà che edita “la Padania”

17 settembreLa notizia del giorno che apreil giornale è relativa alledichiarazioni di MassimoCiancimino. All’appello delFatto si unisce un altroappello, quello dei genitori deibimbi di Adro.

Un momento della protesta ad Adro (FOTO EMBLEMA)

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pagina 4

Da Boffo alla Mussolini:

quando la battaglia

corre sui giornali

D ossier per ogni esigenza e avversario.Una consuetudine per la politicaitaliana degli ultimi anni, segnata dal

“trattamento Boffo”. Il 28 agosto 2009, in un articoloin prima pagina, il direttore del Giornale VittorioFeltri accusa l’ex direttore dell’Av v e n i re di averpatteggiato una condanna per molestie telefoniche aidanni di una donna, moglie di un presunto amante di

Boffo. Come prova, Feltri pubblica un certificato delcasellario giudiziario di Terni e una lettera anonima.Un attacco contro “l’ipocrita Boffo”, reo di avercriticato i comportamenti privati di Berlusconi. Mapersino il premier prende le distanze. Boffo reagisceparlando di “killeraggio giornalistico”, e il 3settembre si dimette. Pochi mesi dopo, il Giornale dànotizia di un ricatto ai danni di Alessandra Mussolini,

per un presunto video hard in cui sarebbe ritrattaassieme al leader di Forza Nuova, Roberto Fiore. Siarriva a quest’estate, e all’attacco contro GianfrancoFini del Giornale e di L i b e ro. Entrambi lo accusano perla vendita di una casa a Montecarlo, che faceva partedel patrimonio dell’ex An, e che ora è affittata dalcognato del presidente della Camera, GiancarloTu l l i a n i .

B. CREDE DI AVEREI SUOI “ASCARI”

E SCARICA I FINIANIAlla festa di Storace annuncia accordicon alcuni Udc. E attacca i dissidenti

di Stefano Caselli

L’obiettivo di una mag-gioranza più ampia (aprova di Fini) per il 28settembre, Berlusconi

sembra averlo raggiunto. Ilpresidente del Consiglio loha confermato ieri sera allafesta della Destra di France-sco Storace a Taormina: “S o-no stato cercato da molti par-lamentari – annuncia il pre-sidente del Consiglio – moltisiciliani moderati in disac-cordo con il loro partito(l’Udc, ndr) che sta deciden-do di allearsi a sinistra. Que-sti deputati dissentono epensano di dare vita a unanuova formazione politica”. Inomi dei transfughi casinianidovrebbero essere quelli diSaverio Romano, Michele Pi-sacane, Calogero Mannino,Giuseppe Drago e LorenzoRia o Giuseppe Ruvolo e Do-menico Zinni, ma l’elencodei “responsa bili” si estendefino ai sottogruppi del Grup-po Misto, dal Movimento perle Autonomie a “Noi Sud”dell’ex ministro Dc Scotti.Guai a parlare di compraven-dita: “Non capisco perchéper i giornali della sinistra chiè eletto con i nostri voti e vain un altro partito fa una cosastraordinaria – sostiene B. –mentre chi torna da noi faun’operazione di calciomer-cato”.Già che c’era, tanto per nonfare la figura dell’ospite ma-leducato, Berlusconi ha poi

vezzeggiato anche il padronedi casa Storace: “Contro divoi ci fu un veto doloroso –parola di premier – d o l o ro s oanche per me. Fu una dellepoche battaglie che non riu-scii a vincere e il veto nonriuscimmo a superarlo. Sonoconvinto che andremo al vo-to tra tre anni – prosegue –anche dopo avere inseritouomini de La Destra con la Dmaiuscola al governo, senzapassare per ulteriori passag-gi elettorali”.

L’uomo con la pistolasulla scrivania

E SE GRAZIEall’espresso ab-biamo potuto ammirare SilvioBerlusconi nel 1977 con un re-volver sulla scrivania per di-fendersi dai rapimenti, oggi,nel 2010, lo potremmo imma-ginare per i corridoi di palazzoGrazioli armato di scacciacani,intento a parare i colpi dell’or -da di scissionisti che ne mina-no la tranquillità: ultimi, in or-dine di tempo, il “Partito delPopolo Siciliano” battezzatoda Gianfranco Micciché e la li-sta Scopelliti in Calabria, lan-ciata come movimento auto-nomo dallo stesso presidentedella Regione, nonostanteScopelliti sia anche coordina-tore regionale del Pdl.Movimenti interni al partitoche, per ora, preoccupanomeno dei fedifraghi di Futuro eLibertà: “Quando nei giorniscorsi sono andato a Bruxelles

– racconta il premier alla pla-tea di Taormina – i capi di Statomi hanno guardato con unpunto interrogativo, chieden-domi se ero ancora il capo delgoverno o non contavo piùniente. Questo è il risultatodella dissennata operazione difine luglio”. L’apparente ap-peasement post-estivo è dura-to poco, Pdl e Futuro e Libertàsono tornati a darsele di santaragione. Il Giornale di VittorioFeltri non molla l’osso sulla vi-cenda Fini-casa di Montecarlo.“I servizi segreti seguono la pi-sta che porta ai Caraibi” è il ti-tolo del pezzo comparso ve-nerdì sulle pagine del quoti-diano di famiglia; un riferimen-to all’intelligence – impegna -ta, secondo il Giornale“a toglier-si il dubbio sulla societàoff-shore che comprò l’immo -bile di An” – che conferma piùche indirettamente l’allar me“polpette avvelenate” lancia -to in estate da Carmelo Brigu-glio, deputato finiano e mem-

bro del Copasir. Secondo Gior-gio Stracquadanio l’ultimo af-fondo di Feltri potrebbe avereeffetti politici: “Qualche diffi-coltà all’interno di Fli – dichia -ra il deputato ultraberlusco-niano – la creerà. Se fosse veroche il contratto d’af fittodell’appartamento di Monte-carlo è stato siglato dallo stes-so proprietario verso se stes-so, è sempre più strano che Fi-ni non sapesse. Questo è unduro colpo alla credibilità di Fi-ni e per un piccolo gruppo co-me Fli, a cui molti hanno ade-rito per riconoscenza perso-nale al leader più che per con-vinzione politica, potrebbe es-sere il principio di un’incrina -t u ra ”.

Servizi segretie carte che scottano

“S T R AC Q UA DA N I O dicaquello che vuole – r ispondeCarmelo Briguglio – non ci sa-rà nessuna defezione. Quanto

L’INTERVISTA Flavia Perina

“Rai e Mediaset al servizio di un unico padrone”di Carlo Tecce

V enerdì c’era Filippo Rossi diFareFuturo nell’a re n a

dell’Ultima Parola di GianluigiParagone, risolto il “disguido”con il direttore generale MauroMasi, s’è precipitato a Milanoper fare da scudo umano a Gian-franco Fini: “E per fortuna... –sospira Flavia Ferina, direttoredel Secolo d’Italia – L’Ultima Parolaera un plotone d’esecuzione, lamancanza di una voce finianaavrebbe creato una puntatamonotematica. Non è tollerabi-le per il servizio pubblico. As-sistiamo a delle assurdità in fila,a cominciare da un aspetto sur-reale: il pubblico in studio c’èeppure non può applaudire,facce che diventano sagomesenza vita”.La circolare di Masi è la regola

al Giornale, prendo atto che siparla esplicitamente di Servizisegreti, come io denuncio datempo e che i Servizi sono staticostretti a smentire. Ma io nonme la bevo. È una cosa gravis-sima, ma ancora più grave èl’attacco al capo dello Stato suL i b e ro ”. Il riferimento è all’arti -colo comparso sul quotidianodiretto da Maurizio Belpietrodal titolo “Gli scheletri nell’ar -madio di Napolitano”, storia dipresunti rimborsi aerei gonfia-ti ai tempi in cui il presidentedella Repubblica era parla-mentare europeo.Qualunque sia la maggioranzache il 28 settembre, giorno incui Berlusconi si presenterà al-la Camera, voterà la fiducia algoverno, è assai probabile cheil braccio di ferro continuerà alungo, e non è detto che nonsia troppo logorante per B. Do-po lo strappo sulla giustizia –sipreannunciano estenuantitrattative su Lodo Alfano costi-tuzionale, nuovo legittimo im-pedimento in caso di boccia-

non scritta, nonostante la boc-ciatura in Consiglio di ammini-strazione: “L’hanno bloccata?Non mi sembra, anzi è già in vi-gore e i problemi sono visibili.L’obbligo preventivo delle sca-lette e degli ospiti incide sullalibertà di autori e conduttori esulla buona informazione diuna televisione di Stato”.

E COSÌ IL GRUPPO di Futuroe libertà ha presentato una mo-zione in Parlamento per il plu-ralismo in Rai e un espostoall’Agcom contro Mediaset:“Due iniziative non più rinviabi-li perché viale Mazzini sta se-guendo l’istinto storico di argo-mentare tesi di stretta osservan-za berlusconiana, ma ogni gior-no passa il limite: fare distorsio-ni che nel servizio pubblico so-no inaccettabili: c’è uno strap-

po al contratto di servizio che di-sciplina la funzione del serviziopubblico. La mozione serve acreare un po’ di dibattito salu-tare e capire come noi vediamola Rai e come la vedono gli altri”.E poi c’è Mediaset di proprietàdi Silvio Berlusconi, laddove ilTg4 di Emilio Fede ha dedicatozero secondi ai finiani: “Ci basia-mo sui dati stessi dell’Autorità digaranzia sulle Telecomunicazio-ni. E una statistica curiosa: i te-legiornali Mediaset concedonopiù tempo al partito di France-sco Storace, senza rappresen-tanti in Parlamento, e il nulla aFuturo e libertà che conta 34 de-putati a Montecitorio”.Rai come Mediaset, serviziopubblico come privato: sarà cheil conflitto d’interessi, ormaipassato di moda e pur sempreattivo, provoca la cattiva infor-

Flavia Perina, deputatofliniano e direttrice

de “il Secolod’Italia” (FOTO ANSA)

Fini alza le spallee rilascia un“no comment”Ma oramai èbattaglia (totale)dentro allamaggioranza

mazione? “Certo, tutto questoha origine nel conflitto d’inte -ressi: non si può esercitare il po-tere politico e il contropoteremediatico, i due devono esserbilanciati, qui sono associatinella stessa persona e con ec-cessi ora insopportabili”.Prendiamo un esempio, il Tg1 di

Augusto Minzolini.

LA PERINA APPENA sen -te pronunciare il nome del diret-torissimo: “Ah, non potevanonascondere la festa di Mirabello,ma potevano evitare di intervi-stare Fabrizio Cicchitto e Mau-rizio Gasparri, mi sembra un la-voro da servizio pubblico scor-retto. Non c’erano opinionistiesterni per commentare il di-scorso di Fini? O era meglio farneutralizzare le parole del pre-sidente della Camper dai suoiprincipali avversari?” For senemmeno Cicchitto e Gasparri

erano sufficienti per racconta-

re i finiani: “E dunque Minzoliniha convocato le telecamere nelsuo studio per l’ennesimo edito-riale che, sia chiaro, è legittimoper un direttore, ma non s’è maivisto un telegiornale dettare lalinea al presidente della Repub-bl i c a ”. Chissà il telespettatoredel Tg1 o di Mediaset che ideas’è fatto della crisi di governo:“L’idea che conviene a loro. Pro-prio perché vogliono tutelareuna falsità devono toglierci lavoce. Sono preoccupati dallanostra presenza perché rompeuna rappresentazione virtualedella crisi, dove i fuoriusciti so-no stati cacciati e i dissidentichiedono soltanto un dibattitonel partito. Questo specchio fa-sullo serve per trasmettere unmessaggio sbagliato agli italiani.Ma questo specchio andrà infrantumi se ci faranno parlare”.

La prima paginade “il Secolo” Il quotidiano

diretto dalla Perina titola:“Ma dove sta la tregua? Nel caso

Montecarlo spuntano i servizi”

tura da parte della Consulta eprocesso cosiddetto breve – ifiniani hanno aperto un nuovofronte caldissimo, quellodell’informazione, con unamozione parlamentare per ga-rantire il pluralismo in Rai euna mozione all’Agcom perchieder conto della comple-tezza dell’informazione nei tgMediaset”. Il mix giustizia-li-bertà d’informazione potreb-be davvero essere troppo perBerlusconi.

TUTTI CONTRO TUTTI

Domenica 19 settembre 2010

D omani alla Columbia University, uno degliatenei più prestigiosi del mondo, proveròa raccontare l’Italia di Berlusconi con

l’aiuto di Piercamillo Davigo, Marco Travaglio eBeatrice Borromeo”. Alexander Stille scandisce leparole. Con il fondatore di Human Rights WatchAreyeh Niere, Ann Cooper, ex direttrice di una Ongfondata per proteggere i giornalisti e la libertà di

L’appartamento di Montecarlo Qualche dubbio

Lo scoop de “il Giornale” e la legge francesedi Chiara Paolin

D a una settimana Vittorio Feltri eAlessandro Sallusti non scrive-

vano d'altro: abbiamo il documen-to decisivo per dimostrare che GianCarlo Tulliani è il vero proprietariodella casa di Montecarlo. Ieri, final-mente, il titolo a sei colonne in pri-ma pagina: "Ecco la carta che scot-ta", il contratto con cui MonsieurTulliani prende in affitto la celebremaison di Boulevard Charlotte dal-la società caraibica Timara Ltd. Inevidenza le due sigle che chiudonol'accordo: le preneur e le bailleur,l'affittuario e il locatore, firmano ilpatto con lo stesso identico sghiri-bizzo, una sigla illeggibile.Ergo secondo “il Giornale” (seguitoa ruota da “L i b e ro ”), Tulliani affittaa se stesso mettendo nero su bian-co il suo ruolo attivo nella Timara,l'off shore proprietaria (e locatrice)

dell'immobile. Un ragionamentoingenuo fino all'inverosimile: vistoche le firme sono identiche, il 'co-gnato' di Fini è anche un uomo dellasocietà cui An ha ceduto il bene (do-po un ulteriore passaggio off shoretramite Printemps). Ecco finalmen-te la dimostrazione certa che il pre-

sidente della Camera ha (s)vendu-to la casa del partito a un suo pa-rente strettissimo: orrore - e dimis-sioni immediate.In realtà, qualche punto di do-manda saggiamente piazzato quae là e un breve passaggio nell'ar-ticolone di pagina 3 lasciano inten-dere che una crepa nella ricostru-zione c'è, eccome. Scrivono GianMarco Chiocci e Massimo Malpi-ca: "Il 'cognato' sarebbe dunque af-fittuario di se stesso. Altra possibi-lità è che Tulliani abbia lasciato chel'amministratore della controparteTimara apponesse la propria firmasia come proprietario che per con-to dell’affittuario, o che, ipotesi de-cisamente remota anche a Monte-carlo, sia Tulliani che Timara abbia-no delegato un terzo a concludere ilcontratto per conto loro, ma ‘tra sèe sè’. A dirla tutta, nell’atto ufficialenon c’è traccia, nei dintorni e nelle

di Malcom Pagani

Nella camera newyorchesedi Alexandre Stille nonabita l’ottimismo. Le ma-cerie italiane, osservate

con l’accento di un apolide cheha fatto dello studio itinerante lapropria università somiglianoalla lava di Pompei. Cinquantot-to anni, giornalista, libri, saggi,cattedre, premi, indignazione.La parcellizzazione della nostrapolitica, appare a Stille come ladiretta conseguenza di una rivo-luzione mancata, il presente co-me il dazio da pagare per averevaso la realtà quotidiana concolpevole, reiterato compiaci-mento.L’ultimo atto della guerra traBerlusconi e Fini vede l’ir -rompere dei servizi segreti.Quando Nixon vi ha fatto ricor-so per spiare i suoi avversari hadovuto dimettersi.Il premier non ne ha alcunaintenzione .Uno dei mille disastrosi effettidel conflitto di interessi è l’im -

gerontocratica, poco demo-cratica e ricorda da vicino ilvecchio Pci, i nuovi stimoli,che pure esistono, sono ridottial silenzio.Come si spiega tutto questoa una platea americana.Non è semplice. L’ultimo an-no, con i suoi scandali in gradodi frantumare il centrodestra èstato poco raccontato. Il dram-

ma italiano dal 1994 ad oggi èun’epopea tolstojana.Nella trama recente quale èstato il peso dell’informa -zione ?Enorme e deleterio. In Ameri-

“Dossier e ricatti?Nixon si è dimessoper averli utilizzati”

ALEXANDER STILLE: È UNO DEI MILLECONFLITTI D’INTERESSI DEL PREMIER

firme in calce, di diciture ‘per conto’di alcuno né si fa cenno a procure odeleghe”.Ebbene, proprio l’ipotesi “decisa-mente remota” potrebbe risultarela più credibile. A Montecarlo lamaggior parte degli affari si fa tra-mite mediatore: come in ogni areafiscalmente ambita, il gran movi-mento di beni e denaro sfrutta undiritto agile che non prevede di do-ver indossare giacca e cravatta perandare da un notaio a mettere lafirma su un singolo foglietto parten-do magari dall’altra parte del pia-neta. Deleghe, procure e mandatisono il pane quotidiano, e anchenel caso in oggetto le due sigle han-no tutta l’aria d’essere un rapidosegno apposto da un mediatore cuile parti, separatamente, hannochiesto di concludere l’a c c o rd o .Inoltre, se uno soltanto degli attorifosse stato presente in carne e os-

sa, l’atto avrebbe dovuto indicareche l’altro era rappresentato da unterzo. Un timbro, una dicitura, unqualche segno per mettere sullostesso piano di riconoscibilità il con-traente presente e quello assente.Così si spiegherebbe, tra l’a l t ro ,l’assenza di documenti di delegadichiarata dai reporter in trasferta:se entrambe le parti erano rappre-sentate da uno stesso mediatorenon c’era necessità di indicarlo nelc o n t ra t t o .L’altra possibilità è che inveceesistano degli allegati in cui si spe-cificano mandati e rappresentanzecon effettivi ruoli e competenze so-cietarie: Il Giornale non li ha trova-ti? Li sta cercando per la prossimapuntata?Di certo la professionalità dellavecchia volpe Feltri non può caderein tranelli così fragili. Ma intanto ilFinigate continua.

ca non conoscono a fondo la mi-litare occupazione berlusconia-na della tv, l’uso strumentale, laviolenza ormai rodata del pro-cedimento.Soluzioni?È vero che la stampa italiana nonattraversa un’età dell’oro e l’a bi-tudine del cittadino al conflittodi interessi è stata introiettata alivelli di guardia. Ma non si tratta

solo di questo. C’è di peggio.Cosa?L’abbassamento generaledell’etica italiana e il fatto che inParlamento siedano avvocati dimafiosi pronti a redigere leggifavorevoli ai loro assistiti, è allar-mante. Una considerevole par-te di Paese è disgustata, anche seancora non ha trovato la formapolitica per esprimersi e diven-tare movimento.Quadro fosco.Una vita pubblica che si riduce afottere gli altri, non conduce auna società ideale. Si è perso ilsenso del bene comune, ma lavoglia di una prospettiva miglio-re c’è.Senza Berlusconi?Il modello autocratico è destina-to a tramontare, ma lascerà de-serto e rovine. Il dovere di co-struire qualcosa spetterà ad al-tr i.Anche a un frammento didestra italiana?Anche se con molto ritardo, i fi-niani si accorgono che non c’èpluralismo nella televisione ita-liana. Un buon segno.Passo indietro. Lei assistettea Mani pulite. Alla speranza,seguì la restaurazione.Dopo la decapitazione dei mag-gior partiti, l’indagine volle en-trare in altre aree come l’e vasio-ne fiscale, la gente temette e larivoluzione frenò.Si spieghi.Il refrain era: ‘Va bene incrimi-nare Craxi, ma lasciate stare ilnostro portafogli’. Il resto lo fe-ce Berlusconi. La magistraturaaveva appoggi quasi unaniminell’opinione pubblica, La con-trorivoluzione di B. si è concen-trata sulla demolizione dei giu-dici.Sintesi?La vecchia guardia è riuscita a ri-ciclarsi e a mantenere i proprifeudi di potere.La genesi dell’impero berlu-sconiano ha i suoi lati oscuri.In molte altre nazioni, elementicome la condanna di Dell’Utri ei suoi rapporti assodati con Co-sa Nostra sarebbero costati lastessa esistenza politica a B.Alcuni magistrati pensanoche il sacrificio di Falcone eBorsellino sia stato vano.Capisco la frustrazione per con-doni e leggi promulgate al soloscopo di vanificare i processi al-la criminalità organizzata. Manon tutta la lezione degli eroi èandata smarrita.In Italia c’è libertà di stampa?Parziale. Freedom House ha da-to una definizione perfetta.E la carta stampata?Persistono elementi di censurae di autocensura. Giornali comeLa Stampa e Il Corriere, subisconopressioni rilevanti. Il terzismo èil vestito ideale per non averegra n e .La prossima emergenza?La xenofobia. La Lega ha già det-tato la linea. SI gioca sulle paure,per agitare lo spettro della di-versità. Omosessuali, stranieri,lavoro. La nuova frontiera sa do-ve erigere il proprio checkpoint.

La mala-politicaitaliana

“In Parlamentosiedono avvocatidi mafiosip ro n t ia redigere leggiper i loroassistiti

“Il Fatto Quotidiano”

a New York: conferenza

alla Columbia University

provviso spalancarsi dei casset-ti. Quando si aprono, l’odore ènausea bondo.Chi li apre?Quando un uomo controlla iservizi e anche alcuni organi diinformazione, l’equazione nonè di difficile risoluzione. Ci sietegià passati.Quando?Il caso più eclatante è quello diMarrazzo. Giornali che deroga-no alla propria funzione e si tra-sformano in arma politica percollocare spazzatura e distrug-gere carriere.In quell’occasione?I fotografi provarono a vendereil materiale a Chi, il direttore delsettimanale chiamò il propriopadrone Marina Berlusconi e leia sua volta avvertì il padre.Finale?Berlusconi telefonò a Marrazzo‘Non hai niente di cui preoccu-parti Piero, non pubblicheremoniente’. Senza ellissi, un ricatto.Molto esplicito, chiaro, solo laprima puntata di una serie.Ci illustra il seguito?

Le voci sono tante, ma una cer-tezza c’è. Il nome del politicoche controlla questo giro di dos-sier imbarazzanti e fotografieumilianti. Un dato assolutamen-te sbalorditivo.Quanto pesano le ombre deidossier nella campagna ac-quisti dei deputati?Incidono. Già nel ‘94 Bossi de-nunciò il vizio di Berlusconi,parlando di soldi offerti ai depu-tati leghisti. Oggi è il suo miglioralleato. Ma nel 2007, in pienocaso Saccà, si venne a sapereche B. utilizzava i suoi buoni uf-fici nella tv di Stato per convin-cere un senatore del Pd, Bor-don, a cambiare schieramentodando in dote ruoli da attrice al-la moglie. Fatti documentati.Alla rissa nel Pdl, corrispon-de la specularità d’umore nelPd. Tempismo sospetto.Ignoro se ci sia dolo, ma so chel’autolesionismo della sinistra ela contestuale capacità di elimi-nare i propri leader approfittan-do del fuoco amico non ha con-fini. La nomenklatura del Pd è

TUTTI CONTRO TUTTI

Feltri pubblicail contratto dellacasa monegascae accusa Tullianidi essere anche ilproprietario dellasocietà off-shore

espressione nel mondo e con due firme del FattoQuotidiano, scelto “perché fare informazionecoraggiosa in Italia, purtroppo è un’anomalia”,proveranno a fare il punto sulla deriva di un conflittod’interessi che non ha eguali in nessuna nazionedemocratica del pianeta. Testimoni diretti (su spondedifferenti) di una rivoluzione infranta sul più bello,Travaglio e Davigo proveranno a spiegare a un pubblico

appassionato ma non del tutto edotto, il dipanarsi dellarecente e contraddittoria vita italiana, le tramepolitiche, il cesarismo autocratico di Berlusconi, leipotesi di successione di cui si discute senza sosta.Aprirà Travaglio, continueranno Davigo e Borromeo esi argomenterà con contributi video di informazioneglobale. Con il pubblico coinvolto e libero (almeno lì) difare domande e sciogliere curiosità.

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Il documento

che ha diviso il partito

e i 75 firmatari

Q uesta settimana l’ex segretariodemocratico Walter Veltroni hascritto un documento per

chiedere al partito “un ritorno allo spiritooriginario del Pd”. Veltroni ha poi spiegatodi non voler fare un suo gruppoparlamentare ma un movimento. “Pe rfortuna – ha detto Veltroni – oltre a un’unità

operativa nel partito ci sono tante culturepolitiche che si esprimono anche condocumenti. Il mio è un documento politico,come ce ne sono tanti e deve essere accoltopositivamente. Voglio dare un contributo arendere il Pd più forte. Non c’è nessunaansia, nessuno spirito polemico. Io lavoronel Pd per il Pd”. L’intento prefissato non è

stato raggiunto, anzi: nel partito si è creataun’ampia frattura e l’unico risultato è statoquello di spaccare anche la minoranza.Dario Franceschini, infatti, “delfino” esuccessore di Veltroni nel Pd, non haapprezzato l’iniziativa dell’ex sindaco diRoma.Il documento ha raccolto 75 firme, Tra i

“FA PIÙ POLITICA DON CIOTTIIN UN GIORNO CHE IL PD IN UN ANNO”Michele Serra: “Vendola è la penultima speranza”

di Luca Telese

Se c’è uno che ha raccontatola storia della sinistra è lui,Michele Serra. Giornalista escrittore, ha cominciato co-

me correttore di bozze ed è di-ventato un corsivista pungente.Partiamo dal Caimano. Checos’è per te il berlusconismo?È una forma estrema di arcitalia -nità. Cioè di individualismo amo-rale, di spregio per le regole, disuperficialità puerile. Anche se fi-nisse Berlusconi, l’humus che loha fatto prosperare rimarrebbe.Da quattordici anni l’eserci -zio preferito della sinistra èdichiarare morto Berlusconi,salvo poi scoprire che non loè. Ti senti di fare pronostici?Lo abbiamo pensato finito moltevolte perché il nostro punto divista è quello del 20% di italianiche sanno chi è Verdini.Cioè?Quel 20% di italiani che leggonoi giornali e si tengono informati.Fuori da questo recinto, che èmolto autoriferito, si pensa, si vi-ve, e si vota, in modo molto dif-fe re n t e .Siamo passati dalla Casta alCatasto, la qualità dei politicisembra sempre peggiorare.Negli ultimi vent’anni si è abbas-sato il livello di moralità diffusa,non vedo perché la classe diri-gente dovrebbe essere più vir-tuosa del paese che rappresenta.Ti diranno che sei un insop-portabile moralista...Per conquistarsi la patente di mo-ralista, vent’anni fa, bisognava es-sere dei notevoli rompicoglioni.Oggi basta dire “non si passa con ilro s s o ” e già sei considerato tale.Buona questa. Allora al peg-gio non c’è mai fine?Non so cosa rispondere perchéciò che per me è “pegg io”, permolti è “meglio”.Sembra che la realtà stia pre-valendo sulla satira.La satira è al perenne insegui-mento della realtà, ma non rie-sce mai a raggiungerla. Come lalepre con la tartaruga.Casi di scuola?Entità come Fabrizio Corona, o ilTg1 di Minzolini, non erano pre-ventivabili neppure dal più divi-natorio e pessimista dei satirici.Cosa significa fare satira suquesti personaggi?È una forma deviata della crona-ca: racconta quello che vede.Siamo così vecchi da dire: erameglio la Prima Repubblica?Diciamo che la Prima Repubbli-ca cercava di usare le posate a ta-vo l a .E la seconda?Questi mangiano con le mani, eruttano con soddisfazione.So che può sembrare provoca-torio: ma noi oggi ci chiedia-mo se esiste ancora il Pd, o al-meno il suo gruppo dirigente.Esiste soprattutto come bacinoelettorale in cerca di un conte-nitore purchessia.È il minimo vitale.Per me è semplicemente miraco-loso che più di un quarto degliitaliani continuino a votarlo per

puro atto di fiducia, o di affettoper un’idea di “s i n i s t ra ” s e m p repiù labile e slabbrata.È un declino deciso da astrimalauguranti?Al contrario. Dagli ultimive n t ’anni di storia italiana si de-duce che la sinistra è fortissima,almeno come ipotesi: altrimen-ti, perché chi ha meno di 40 annidovrebbe votare a sinistra? Perun comizio di Fioroni?Raccontami com’è uno diquesti eroici elettori che han-no resistito a tutto.Non è così facile, per loro, rinun-ciare all’idea di una sinistra po-polare e di massa. Chi non votaDi Pietro perché lo giudica di de-stra, non vota per i partitini neo-comunisti perché li giudica pre-suntuosi e residuali, non votaper Grillo perché non sopportale urla, o si astiene o vota Pd tu-randosi il naso.Sono molti secondo te?È il mio ritratto.Allora, visto che questa basemeriterebbe la santità, par-liamo dei gruppi dirigenti.Il dramma del Pd è il suo mode-ratismo congenito: con la finedel vecchio mondo bipolare ser-viva una nuova radicalità de-mocratica, da ricercareanche fuori dalla tra-dizione comuni-sta.Tu sei un post?La tradizione co-munista italiana èpiena di meriti ci-vili e sociali, chec-ché se ne dica. Mala benzina politicae culturale per rea-gire al degrado,all’egoismo, al fami-lismo, alla mafiositàdiffusa, negli ultimive n t ’anni è stata re-peribile soprattuttonei movimenti della socie-tà civile.Un altro esempio.Fa più politica in un giorno donLuigi Ciotti che in un anno la di-rezione del Pd.Sarai pure santo, ma anchem a l i z i o s o.Bisognava avere l’umiltà di ca-pirlo, di aprire davvero le portealla società – non a Calearo! – enon è mai stato fatto.Spesso si teorizza la diffiden-za verso la società civile.I cosiddetti uomini dell’appara -to, amministratori e militanti,bravissime persone, tendonotragicamente a difendere la pro-pria esistenza: come ‘anima’ diun partito, non basta.Sei riuscito a capire perché dave n t ’anni D’Alema e Veltronilitigano?Bisognerebbe chiederlo a loro. Maseparatamente, perché se lo chie-di a tutti e due insieme, litigano.Cosa non va nel dibattito vi-sceral-epistolare del Pd?Che quasi nessuna delle loro di-scussioni riesce a coinvolgere lapubblica opinione. Veltroni ciaveva provato, a modo suo, manon ha avuto la forza di resistereai nemici interni.

Ti ha deluso?Si è offeso e se ne è andato. Per farepolitica bisogna essere meno per-malosi.È un retaggio della vecchiapolitica, questo modo di com-battersi, o un nuovo vizio?Tanto la lotta fratricida quanto leapparenze ipocrite, nel vecchioPci, avevano un senso perchéper tutti, dirigenti ed elettori, al-la fine contava solo il partito.E oggi, invece?Nel Pd, quando scorre il sangue,non si capisce mai bene per qua-le scopo, e in nome di quale lineapolitica. E alla fine l’inevita bile,crudele conclusione degli elet-tori è che ci si azzanna, in quelpartito, solo per fini personali.Tu non sei mai stato su una li-nea così drastica. Ora pensi co-

me Nanni Moretti che con que-sti qui non vinceremo mai?Non è più un giudizio politico. Èuna verità anagrafica.Cosa pensi di Grillo? La sua èantipolitica?Non mi piace l’abuso che si fadella parola “antipolitica”. Grillofa politica, eccome, e dice alcu-ne cose sacrosante.Quindi ti piace.I toni oracolari e l’insulto indiscri-minato lo rendono invotabile per

chi ha, della politica,un’idea più articolata epiù dialettica. Ma per unragazzo di vent’anni, chenella politica cerca so-prattutto adrenalina, ca-pisco che Grillo possa fa-re presa.Vendola è una promes-

sa non mantenuta o l’ultimasperanza?È la penultima speranza. L’ulti -ma è sempre la prossima.Di Pietro è di sinistra o è po-pulista?È un populista classico, di destrao di sinistra a seconda delle cir-costanze.In che senso?Il suo essere uomo di legge lo ren-de naturalmente nemico di questadestra. Ma se Fini e la sua “d e s t rare p u bbl i c a n a ” e legalitaria doves-sero diventare una realtà politicadi qualche peso, penso che gli to-glierebbero parecchi voti.Un paradosso: nel centrosini-stra ci sono accenti molto an-tiberlusconiani, ma si ha mol-ta indulgenza con la Leganord. È giusto?La Lega è un partito popolare na-to su basi etniche e con fortissimevenature razziste e autoritarie(come si è visto ad Adro). Comeaggravante, aggiungo che pro-tegge e organizza alcuni tra i cetipiù retrivi e renitenti alle leggi,come i produttori di latte evasoriche fregano i loro colleghi one-sti.Perché il berlusconismo ha di-mostrato la capacità di digerire

Michele Serra vistoda Emanuele Fucecchi

Sull’addio dell’excandidato premier

“Wa l t e rsi è offesoe se n’è andatoPer fare politicabisogna esseremenopermalosi

tutto, qualsiasi scandalo?Facile: perché non lo percepiscecome scandalo.Andrebbe attaccato in unmodo diverso? Come?Andrebbe attaccato per i dannistrutturali, economici e socialiche infligge. Il problema è cheogni critica a Berlusconi è unacritica all'illusione sciagurata dimilioni di berlusconiani. E to-gliere illusioni a un paese chenon ha molto altro su cui pun-tare, rende odiosi.Così è quasi inattaccabile...L’aspetto più geniale della pro-paganda berlusconiana è statofar credere che chi critica lo faperché è sfigato e invidioso, chiride come un pirla e dice ‘comesono contento’ lo fa perché è fe-lice. Rimane un pirla: ma gli toc-cherà scoprirlo da solo.Ci sono elementi di berlusco-nismo che si sono trasmessianche a sinistra?Sì ma sono casi sporadici. Le‘due Italie’, con buona pace dei‘terzisti’, esistono non perché cisono dei faziosi che si divertonoa dividerle, ma perché riflettonoculture, gusti, modi di viveremolto differenti.O v ve ro ?Il leaderino di sinistra che voles-se imitare Berlusconi si farebbesubito scoprire, perché al mo-mento decisivo si rifiuterebbe diraccontare la barzelletta su Hi-tler e finirebbe in lacrime.Uno dei più feroci critici diBerlusconi, sul tema del co-stume, oggi è Paolo Guzzanti.Molti dicono: ma fino a ieristava con Berlusconi.Paolo Guzzanti è matto ma è una

persona intelligente e per bene.Credo che il suo periodo berlu-sconiano affondi le radici nell’an -ticomunismo quasi ossessivo dimolti ex craxiani. Quando si sba-glia nemico, si sbagliano anchegli amici, e viceversa.A chi bisogna aprire il comita-to di Liberazione?A tutti quelli che quando si dice‘Repubblica italiana’ e ‘Costituzio -ne’ sentono il brivido dell’appar -tenenza. Se la domanda è ‘anche aifi n i a n i ’, la risposta ovviamente èsì. Io lavoro con le parole e dunquesono costretto a credere nelle pa-role: e quelle di Fini e dei suoi, dalpunto di vista della lealtà repubbli-cana e costituzionale, mi sembra-no inappuntabili.Hai una tentazione finiana,come tutti gli elettori di sini-stra, confessalo.Sogno una destra legalitaria perpotermi sentire di nuovo di sini-stra, e cioè critico verso gli ec-cessi legalitari.Cosa pensi di Fini?Si è ricordato che destra e lega-lità possono coincidere.Un governissimo di salvezzanazionale è utile o dannoso?Se fosse davvero un governo di sal-vezza nazionale, cambiasse questaschifosa legge elettorale e ci ripor-tasse al voto, sarei favorevole…C’è un però?Temo sia un’illusione. Si voterà aprimavera con questa stessa leg-ge-merda, la sinistra non sarà an-cora pronta (non è pronta, la si-nistra, per antonomasia) e tuttosarà possibile, anche che rivincaBerlusconi e torni ancora piùostaggio di Bossi. Un orrore: per‘for tuna’ ci siamo abituati.

TUTTI CONTRO TUTTI

Conflitto democraticoNel grafico le posizioni prese

all’interno del Partitodemocratico dopo

il documento di Veltroni.A destra, bandiere del Pd,

Walter Veltroni (FOTO ANSA),e Arturo Parisi (FOTO DLM)

Domenica 19 settembre 2010

firmatari, 44 sono stati eletti alla Camera e 31al Senato. Questi i nomi dei firmatari: MarilenaAdamo, Benedetto Adragna, Mauro Agostini,Emanuela Baio, Gianluca Benamati, MariaGrazia Biondelli, Giampiero Bocci, CostantinoBoffa, Daniele Bosone, Daniela Cardinale,Renzo Carella, Marco Causi, Stefano Ceccanti,Mauro Ceruti, Carlo Chiurazzi, Pasquale

Ciriello, Maria Coscia, Olga D'Antona, LuigiDe Sena, Roberto Della Seta, VittoriaD'Incecco, Alessio D'Ubaldo, Enrico Farinone,Francesco Ferrante, Donatella Ferranti, AnnaRita Fioroni, Giuseppe Fioroni, GiampaoloFogliardi, Mariapia Garavaglia, EnricoGasbarra, Francantonio Genovese, PaoloGentiloni, Roberto Giachetti, Paolo Giaretta,

Tommaso Ginoble, Gero Grassi, Pietro Ichino,Maria Leddi, Luigi Lusi, Alessandro Maran,Andrea Marcucci, Andrea Martella, DonellaMattesini, Giovanna Melandri, Maria PaolaMerloni, Marco Minniti, Claudio Molinari,Enrico Morando, Roberto Morassut, MagdaNegri Luigi Nicolais, Antonino Papania, AchillePassoni, Luciana Pedoto, Vinicio Pedoto,

Mario Pepe, Flavio Pertoldi, Caterina Pes,Raffaele Ranucci, Ermete Realacci, AndreaRigoni, Nicola Rossi, Simonetta Rubinato,Antonio Rusconi, Giovanni Sanga, AndreaSarubbi, Achille Serra, Giuseppina Servodio,Giorgio Tonini, Jean Leonard Touadi, SalvatoreVassalo, Walter Veltroni, Walter Verini,Giuliano Rodolfo Viola, Walter Vitali.

I MILITANTI IDV

“ GRILLO VUOLE UN PARTITO, QUINDI É UN NEMICO”di Wanda Marra

Va s t o

N ei giardini di Palazzo d’Ava -los a Vasto c’è un rinfresco.

Ma non è legato all’incontro na-zionale dell’Idv che si svolge apochi metri, nel cortile. È un ri-cevimento di nozze. Con glisposi che fotografano AntonioDi Pietro mentre detta la lineadel partito davanti alle teleca-m e re .In un angolo, un nutrito gruppodi donne si riunisce per un la-boratorio che non ha trovatospazio nel programma ufficiale.Tonino sdrammatizza: “Va bbè,non c’era la volontà di escluder-le”. Ecco, l’Italia dei valori è unpo’ così: un leader che ancora siimpone su tutto, un clima dakermesse e le tensioni internetenute abilmente sotto traccia.A giudicare dall’atmosfera chesi respira a Vasto, il partito è inuna fase di fiducioso passaggio.Dalla lotta al governo. Dalla te-stimonianza all’alternativa. Cipensa “il Presidente” in tardamattinata ad andare all’attacco.Affondi contro i Democratici,(“Walter Veltroni è il radiologodi un Pd in decomposizione”) econtro Fini (“Gli concediamo ildiritto di resipiscenza operosa,ma gli diciamo che ora che si èaccorto che è stato complicedelle leggi ad personam per 15anni non può rimanere nella

coalizione”). Chiari inviti a elet-tori delusi e/o potenziali a guar-dare al suo partito. D’altra partel’Italia dei valori, che ad oggiconta 108 mila iscritti, comespiega il responsabile dell’Or ga-nizzazione, Ivan Rota, è unarealtà eterogenea: molti arriva-no da quella che fu la Dc, nonmancano i delusi del Pd (“manoi siamo un partito di poliziot-ti, stiamo attenti a non imbarca-re chi viene da noi solo perchénon ha ottenuto quello che vo-le va”) né gli orfani della sinistraradicale. E molti hanno sceltoquesto partito dopo aver strac-ciato la tessera di An (“Fini oggidice le stesse cose che diciamonoi da anni”, spiega ancora Ro-ta).

PUNTO DI FORZA, ma an-che possibili elementi di debo-lezza. Soprattutto in una fase ditransizione. E tanto più se il Mo-vimento 5 stelle di Grillo si strut-tura fino in fondo come partito eruba a Di Pietro il voto di prote-sta. “Grillo vuole costruire unpartito. E dunque sì che è un ne-mico”, spiega un gruppetto diiscritti all’Idv di Pozzuoli, dalla fi-sionomia inconfondibile, che nedice la provenienza: Dc. Etero-geneo non solo per cultura po-litica l’Idv, ma anche per età (il28 per cento degli iscritti ha me-no di 35 anni), per estrazione so-ciale e per geografia. Per la mag-

gioranza, indiscussa la leader-ship di Di Pietro. I più, interpel-lati sul “capo”, ne ribadiscono ilcarisma: “Il suo peggior difetto?É il suo pregio: l’istintività e lapassionalità”, la risposta quasistandard. Spiega Lucio Lugli daLecce, insegnante in pensione, 2anni nel Pd: “È un partito la cuileadership in questo momento èindiscutibile. Grillo? Un interlo-c u t o re ”.

PIÙ CHIARO Gianfranco Ma-scia, leader del Popolo Viola, chesorprendentemente dichiara:“Bisogna lavorare per passaredalla protesta all’alter nativa”. Lafiducia nel leader significa anchechiudere un occhio rispetto allaquestione morale nel partito. Te-ma che nessuno è disposto a ca-valcare. Rocco Scavone, anzianomanovale della Basilicata, prove-niente da FI, mentre ribadisceche Di Pietro non si tocca, se lacava così: “Questione morale nelnostro territorio? No, solo arrivi-smo”. Meno diplomatica CarlaMioni, ministeriale di Idri (Lati-na), ex candidata alle Regionali:“É normale che in un partitonuovo succedano anche coseche non dovrebbero capitare.Ma Di Pietro, ce la mette tutta”.Con la veemenza dei suoi 25 annie la maglietta del movimentogiovanile del partito, “Valori incor so”, Consuelo Savarese apreun fronte: “Di Pietro dovrebbe

di Paola Zanca

“Oh, Walterì!”. Fabri-zio, 53 anni, lavoraal mercato di fronteall’ingresso del Pa-

lazzo del Capitano del Popo-lo, a Orvieto. E quando lo vedearrivare non trattiene il saluto.Contento, che Veltroni è tor-nato? “Io so’ contento, è unabrava persona. Ha scritto unsacco di libri”. Provi a spiegar-gli che non è qui come scrit-tore, che tra poco spiegheràche cosa ha intenzione di farecon il suo movimento (con lam minuscola), che c’è una“scossa” nel partito. “Mah,non lo so, questi sono giochidi potere, noi siamo piccoliambulanti”. Veltroni intanto è

già circondato dalle telecame-re. Sta spiegando che “il Pd sa-rà sempre unito” e suggerisce“un’iniziativa pubblica, comeuna conferenza stampa, con ilsegretario e tutti i leader” perdenunciare lo scandalo dellacompravendita dei deputati edi un ministro dello Sviluppoeconomico che manca daquattro mesi e mezzo.

INTORNO non c’è la folla diuna volta – l’onorevole Moran-do non esita a dire che un po’di “ter rorismo” c’è stato, a co-minciare dal sito dell’associa -zione promotrice dell’assem -blea, Libertà Eguale, fuori uso dadue giorni –ma in tasca ci sonole firme di 75 parlamentari Pd,e l’ex segretario fa pure quel

nome, Berlusconi, che un tem-po era solo “il principale espo-nente dello schieramento av-ver sario”.Ma il brivido dura poco. Saràche il suo intervento viene su-bito dopo quello del battitorelibero Arturo Parisi, ma la sen-sazione è che “la scossa” si siagià esaurita. Non la dà PaoloGentiloni, co-fondatore delmovimento, che analizza la“crisi parallela”del Pd e del Pdle si rifiuta “di accostare il pre-dellino a l’U l i vo ”. Non la dàGiuseppe Fioroni, anche luianimatore dei 75, che non par-la dal palco, ma a margine notache “lo stupore per questa ini-ziativa è indice della sottovalu-tazione delle cose che sto de-nunciando da più di un anno”.Non la dà Sergio Chiamparino:dice che “l'iniziativa di Veltro-ni è utile”, che sbaglia chi “sipreoccupa che qualcosa simu ova ”, invita ad aprire fine-stre per “guardare quello chec’è fuori e far vedere quelloche c’è dentro”. Ma si fermaqui: dell’attesa candidatura al-le primarie, nel suo interventonon c’è traccia. Che sia anchelui, malignano fuori, uno diquelli che “aspetta che qualcu-no glielo chieda e magari poi sidegna di dire ‘potrei pensar-ci’?”.

MA NON È il giorno dellecose dette a mezza bocca. Ilmovimento non vuole ranco-ri. Arturo Parisi il documentonon l’ha firmato ma è feliceche si sia aperta la discussione:“Quando sentiamo il grido“unità, unità” d o bb i a m opreoccuparci assai. Così comequando i compagni di Bolognami dicono: “Chiudetevi in unastanza, fate pure a botte, mapoi uscite e diteci che fare”. Sa-ranno contenti, i compagni diBologna, della replica del se-gretario Bersani a Veltroni:“Giovedì c’è la direzione na-zionale, ne parleremo lì. Io daadesso parlo di Italia. Le altrecose ce le vedremo nei nostrior ganismi”.Ma tra le cose d’Italia, ricordaancora Parisi ce n’è una da af-frontare e si chiama Gianfran-co Fini. “Si è appropriato dellenostre parole, lo dobbiamo in-calzare: perché se passa dalleparole ai fatti, è finita la mag-gioranza. Se si ferma alle paro-le, e noi non lo diciamo, siamofiniti noi”.

Eccola, “la scossa”: “Cosaaspettiamo a chiedere una mo-zione di sfiducia per capire chista con Berlusconi e chi con-tro? Perchè non abbiamo mes-so in crisi il governo in Parla-mento?”. Parisi tira l’assist.Che non ha niente a che vede-re con la mozione di sfiducia alministro B., inteso come sosti-tuto di Scajola, che è stata an-nunciata da Franceschini e cheverrà discussa mercoledì nellaconferenza dei capigruppo.Per presentare la mozione ser-ve la firma del 10 per cento deiparlamentari e “solo il Pd puòfa r l o ”, perché è l’unico ad ave-re almeno 63 deputati e 32 se-natori. La richiesta per inserirela mozione in calendario vapresentata tre giorni prima

dell’eventuale voto. Quindi,“se non vogliamo arrivare alladata che lui ha già stabilito”,quel 28 settembre in cui Ber-lusconi andrà in Aula a illustra-re i “cinque punti”, bisogna fa-re in fretta, “è questione dio re ”. Domani, dopodomani:se il movimento di Veltronivuole scuotere l’immobilismodel partito, quale occasionemigliore? Di Pietro ha già dettosì.Walter sale sul palco. Ti aspettiquel bagliore di interventismoche solo un paio d’ore primahai intravisto davanti alle tele-camere. E invece eccolo parla-re dei “riflessi pavloviani delpassato” che non possono più“rispondere ai problemi delmondo”, del Patto per il lavoroda rifare, del Patto fiscale con ilpopolo delle partite Iva, dellaSalerno-Reggio Calabria. E lamozione di sfiducia? “C re d osia giusto discuterne, conside-ro la parlamentarizzazione del-la crisi un problema reale. Manon è compito mio”.

Dopo 24 ore “l’urlo” di Veltroniè già un lontano ricordo

PARISI PROPONE UNA MOZIONE DI SFIDUCIA A B.L’EX SEGRETARIO: “NON È COMPITO MIO”

capire che c’è anche qualcun al-tro che può fare il leader, LuigiDe Magistris. Molti di noi giovanivorrebbero questo. E l’a bbiamodetto chiaramente a Di Pietro alcongresso di Roma di febbraio”.In questa chiave è significativoche il dibattito più entusiastica-mente seguito (posti in piedi, co-retti, cartelli) sia quello sulla giu-stizia nel pomeriggio. Protagoni-sta? De Magistris. Salutato comeeroe nazionale, Fabio Granata.Ma poi il Presidente si riprendela scena e in diretta sul Tg3 rilan-cia: “Se non si va al voto antici-pato e si fanno, sono disposto ametterci la faccia. Io come Or-lando, De Magistris, Donadi. Per-ché stiamo strutturando unaclasse dirigente”. Generosità dagrande padre.

Bersani :“Giovedì c’è lad i re z i o n enazionale,valuteremo lì:da adesso parlod’Italia”

Antonio Di Pietroall’Incontro nazionale di Vasto

(FOTO ANSA)

TUTTI CONTRO TUTTI

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pagina 8 Domenica 19 settembre 2010

MARIA SOLE, CRONISTA DI PROVINCIACHE NON PIACE AI CLAN

Gli intrecci tra politica e criminalità sul litorale romano

di Nando Dalla Chiesa

Farai la fine delle cornac-chie. Le cornacchie sonoquelle disseminate a mazzidi cadaveri sul lungomare

di Sabaudia nei giorni che Ro-berto Saviano è stato ospite an-nunciato nella villa del banchie-re Alessandro Profumo. Il bi-gliettino con il messaggio è in-filato nel tergicristallo dell’au -to. La destinataria si chiama Ma-ria Sole Galeazzi e fa la giorna-lista pubblicista. Lavora da seianni nella redazione di LatinaOggi, già proprietà di Ciarrapicoe ora gestito da una cooperativadi giornalisti e poligrafici. LatinaOggi ha avuto negli ultimi anniuna sorte particolare. Di trasfor-marsi da quotidiano di una tran-quilla e pigra provincia in testi-mone degli assalti condotti dauna criminalità spregiudicataalla vita del basso Lazio. Di tro-varsi a dovere garantire la liberainformazione in un territorioassurto a caso nazionale. Graziea Fondi, il Comune che il pre-fetto Bruno Frattasi non è riusci-to a fare sciogliere, il consigliocomunale davanti al quale devealzare le mani anche il ministrodell’Interno Roberto Maroni.La fortezza degli intrecci co-struiti intorno all’ex sindacoLuigi Parisella dal senatore edex poliziotto Claudio Fazzone.

Oper azioniscomode

MARIA SOLE si è trovata lì, inquella redazione. Un’i n ge nu i t àcombattiva, forse impreparataalla dimensione degli eventi.

Tre n t ’anni, una laurea in Letteresu Savinio, come corrisponden-te da Fondi è finita a occuparsicon continuità dei clan di ‘ndran -gheta e di camorra. Dai PesceBellocco ai Casalesi. Nei primimesi del 2008 arriva l’operazio -ne Damasco 1 promossa dallaDda di Roma, poi nel luglio del2009 arriva la Damasco 2 da Na-poli. Le due operazioni sono col-legate. La prima finisce addossoagli imprenditori locali, la secon-da alla cosca dei Tripodo, il padreDomenico e i figli Carmelo e Ve-nanzio. E coinvolge anche fun-zionari e dirigenti del Comune(che vengono solo fatti ruotaredi incarico).“Che ho fatto? Ma nulla. Ho solodato conto di quanto stava scrit-to nelle ordinanze o nella relazio-

ne del prefetto. E ho scritto qual-che breve commento per inqua-drare. Se c’è una cosa che non vo-glio sembrare è l’eroina che hafatto indagini proibite. Ci sonomiei colleghi molto più esposti,per non parlare di quelli calabre-si e campani sempre sotto tiro.

Qui sopra, Maria Sole Galeazzi. In basso,la conferenza stampa su un’o p e ra z i o n e

della Dia di cui Galeazzi ha scritto

Il popolo dell’Acqua che diffida dei partiti (Vendola incluso)IL FORUM DEI MOVIMENTI RIUNITO A FIRENZE: “CHIEDIAMO LA MORATORIA SU TUTTI I PROCESSI DI PRIVATIZZAZIONE”

Per un po’di tempo non ho avutoaltro che telefonate mute e qual-che spintone di impazienza. Sa,qui succede ogni tanto con i cro-nisti. Una volta un mio collegavenne picchiato perché arrivò inun capannone che aveva subitoun incendio doloso e i proprie-tari non volevano parlare”.

Sa baudia:odore di clan

IL GUAIOè che fare le cose piùovvie a volte significa esporsi, senon le fanno pure gli altri. Se leconnivenze, come qui accade datempo, sono larghe e regalano aiclan e ai loro amici il sensodell’impunità. Così le pressioniaumentano quando Maria Sole

di Giampiero CalapàF i re n ze

S i respira aria di sinistra e c’èun leader che si chiama Ber-

sani, non Pier Luigi, ma Marco,di Attac Italia. Duecentocin-quanta persone ieri, altre ancoraattese oggi, per la due-giorni fio-rentina con cui il movimento deireferendari anti-privatizzazionedell’acqua tenta di dare formasolida a una struttura che più li-quida non si può, altro che par-tito veltroniano dei gazebo. Quii volti raccontano un Paese di-verso da quello dei comitati cen-trali dei partiti, diverso da quelloimbellettato e invelinato della tv,raccontano un protagonismo ci-vile impegnato che si è raccoltoattorno a una battaglia “di civiltàdal valore internazionale”, co-me ripete Monica, attivista di Ya

Basta!, del comitato trevigiano:“Perché non guardiamo soloall’acquedotto sotto casa nostra,questa è una lotta globale per idiritti anche di chi vive dall’a l t raparte del mondo: per questomolti di noi guardano al Messi-co, all’appuntamento di Can-cun, vertice della ConvenzioneOnu sul clima del prossimo no-vembre, come una tappa fonda-mentale per il movimento”.

SI PARTE, però, dal campo na-zionale, dalla sfida a quella leggefirmata dal finiano Ronchi chel’acqua l’ha liberalizzata, metten-do l’oro blu sul mercato. Comenella terra di Nichi Vendola, a cuimolti qui guardano con speran-za, dove a dicembre in Consiglioregionale è atteso il voto per laripubblicizzazione dell’Acque -dotto pugliese. Quando prende

la parola Federico del forum del-la Puglia, ragazzone di 25 anni,barba, maglietta e jeans, l’atten -zione è massima: “È vero, a di-cembre in Regione voteranno,ma i segnali al contrario di quelloche speravamo non sono inco-raggianti e le sorprese potrebbe-ro essere dietro l’angolo. Altri-menti, non si spiega la decisionedell’Acquedotto, il cui azionistaunico è comunque la Regione, dichiudere le unità territoriali diTrani e Brindisi, il che vuol direche se c’è un intervento da fare,gli addetti devono partire da Bari.I sindacati si sono lamentati, noianche, continuiamo a sperare sitratti di un incidente di percorso,ma non è un bel segnale”.

A NAPOLI c’è anche chi ha ilproblema opposto, ad esempio.Pur sostenendo la richiesta dimoratoria dei processi di priva-tizzazione in corso (in attesa delreferendum), per non rompereun fronte unito “e una logica co-munque giusta e assolutamentecondivisa”. Maurizio Montalto,quarantenne in giacca e cravattadel Comitato Campania, spiega,però, il paradosso napoletano:“Da noi il servizio idrico è gestitofino alla scadenza dell’af fidamen-to, il prossimo dicembre, da unaSpa a capitale pubblico, su cuiparte della politica non vuol mol-lare l’osso. La nostra richiesta alsindaco Rosa Russo Iervolino èquella di passare ad ‘azienda spe-ciale’, un vero ente pubblico, e

lei si è detta favorevole, come pa-re anche essere il resto della giun-ta. È in Consiglio che non ci sonoi numeri però, perché il Pd èspaccato: c’è chi non transigedalla società per azioni. Non vor-remmo che la moratoria fosseusata, quindi, per mantenere lasituazione attuale oltre il limitesta bilito”.Non ci sono pause, l’assemblea èdivisa in gruppi di lavoro, Beppedel coordinamento di Reggio,racconta della Sorical, società ri-sorse idriche calabresi: “Ha ap-plicato tariffe illegali a tutti i co-

muni, ma stiamo parlando dellasocietà che dal 2007 è indagatadalla procura di Catanzaro perl’inquinamento del fiume Alaco,il cui impianto di potabilizzazio-ne ha avuto problemi anchenell’agosto scorso, quando l’ac -qua era marrone e puzzava”.

Un movimento che cerca di or-ganizzarsi, perché nel caso di ele-zioni politiche anticipate il refe-rendum potrebbe slittare al2012, ammesso che Cassazioneprima e Corte costituzionale poidiano il via libera (a gennaio il ver-detto). “Dobbiamo essere prontia convincere un milione e quat-trocento mila italiani a firmareper i referndum adesso bisogne-rà convincerne ancora di più avotarli questi referendum”, arrin-ga Marco Bersani, che ha le ideemolto chiare anche sulle forzepolitiche di riferimento: “Non ci

sono. Con Di Pietro lo scontro èfrontale perché hanno pensatosolo alla loro visibilità, presen-tando un altro referendum. Matanti militanti dell’Idv sono qui,come molti del Pd, i cui vertici cisono ostili”.

LA GALASSIA della sinistrac’è tutta o quasi, insieme a mol-tissimi “gr illini”, impegnati dura-mente “al nostro fianco in unabattaglia di sinistra”, dicono quigli altri militanti, i “compa gni”,“per quanto Beppe Grillo si affan-ni a dire che la sinistra fa schifo”.

STORIE ITALIANE

diventa corrispondente da Sa-baudia, sua città di origine e luo-go di vacanza per la buona bor-ghesia romana e napoletana,ignara probabilmente di com-prare la frutta trasportata dal clanMallardo di Giugliano, monopo-lista sul mercato ortofrutticolo, odi prendersi il caffè al tavolinodel bar aperto con capitali rici-clati. Anche Sabaudia odora diclan. Ci sono arrivati con la be-nedizione dello Stato, al confino.Poi hanno fatto indisturbati quelche hanno voluto. Investimentiin immobili, nei rifiuti, nellepompe funebri. E la politica nonha certo tirato su le barricate. Ungrappolo di amministratori conproblemi giudiziari per interessicontrastanti con quelli del Co-mune. Un consigliere comunale

della maggioranza, Rosa Di Maio,rinviata a giudizio con padre efratello e il clan Cava, camorra.Coinvolta in due sequestri patri-moniali. E il padre che aveva ot-tenuto in affitto manciate di loca-li di proprietà della Regione, ac-cusato di subaffitto o di cambiodi destinazione abusivo proprioin faccia al municipio.“Ne ha tirato fuori pure un me-garistorante con terrazza, un lo-cale da parrucchiere. E io cheavrei dovuto fare? Tacere? Lo de-vo porre o no il problema di co-me faccia a restare un consiglierecomunale rinviato a giudizio inquella compagnia? Devo doman-dare o no al Comune perchè nonchiede in tempo alla Regione ifondi per demolire gli altri appar-tamenti sequestrati, costruiti aventi metri dal Parco del Circeo?Guardi qua le foto. Si rende con-to? Io non ho fatto alcuna inchie-sta, nessun articolo eccezionale,volendo sono cavolate. Peròdobbiamo evitare che la situazio-ne degeneri, perché a Sabaudiaormai le infiltrazioni sono for-ti”.

La finedelle cornacchie

L’AV V I S O delle cornacchie, in-fatti. Le mail. E le prime (inutili)lettere al direttore, AlessandroPanigutti, che cercano di deni-grarla, che l’accusano di esserein combutta con gli affaristi, ti-rando in ballo la mamma, impie-gata in provincia, e il padre tito-lare di una palestra e i suoi pre-sunti interessi. Maria Sole nonc’è stata più e ha fatto la denun-cia. “Per il resto posso fregarme-

ne, ma se tirano in ballo i miei ge-nitori in quel modo obliquo pro-prio no. Mio nonno materno, Di-no Bartolini, che è ancora vivo,quando era dirigente dell’O p e ranazionale combattenti, rifiutòuna tangente da un miliardo, siachiaro. E a mia madre, per le de-nunce che fece su alcuni cantie-ri, avvelenarono due cani. Vede,io ho i piedi per terra. Per un gior-nalista di provincia la più grandesoddisfazione arriva quando do-po un articolo su una buca perstrada o sull’immondizia telefo-na un cittadino comune e ringra-zia, dicendo che il problema èstato risolto ed è merito del tuoarticolo. Certo sarebbe bello po-tere fare un’inchiesta di quelleche chiedono giorni e giorni dilavoro. Però non è il mio compi-to. Solo, guai a fare un passo in-dietro. Lo hanno già fatto in tan-t i . . .”.

MARONI ci riprova:sanzioni ai comunitari

P rovate a raccontare alle famiglie sgomberate questasettimana a Roma come a Milano che l’emergenza è

praticamente risolta. Vi risponderanno da qualche al-tro luogo della città, dove hanno allestito l’ennesimogiaciglio abusivo. Eppure ne è convinto il ministrodell’Interno, che ieri è tornato a dettare la linea dura.Non in Parlamento, ma ai microfoni di Simona Ventura.“Abbiamo affrontato l’emergenza campi nomadi – hasostenuto Maroni – e l’abbiamo praticamente risolta.Nessuna espulsione di massa, solo applicazione dellal e g ge ”. Quella del più forte. Maroni ha poi rilanciatol’idea di una sanzione per i cittadini comunitari checontravvengono alla direttiva europea su circolazionee soggiorno nei paesi dell’Unione. Non avete un lavoro,un reddito, una casa? Non lamentatevi: avrete sicu-ramente i soldi per pagare la multa. (silvia d’onghia)

Banco di provaper Nichi,a dicembre votail consiglioI militantipugliesi:“Vi g i l e re m o ”

“Ho dato contodelle ordinanze,non voglios e m b r a rel’e ro i n adelle indaginip ro i b i t e ”

Intimidazioni,minacce,ma “guai a fareun passoindietro: lohanno già fattoin tanti”

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a cura di Roberto Corradi

Gelminàl

Enrico Montesano: “Vittorio Emanuele II fece l’Italia. EmanueleFiliberto Miss Italia. La monarchia si aggiorna”

Eppure di cose comiche ce ne so-no, cacchio! Gheddafi che spara

contro di noi con le nostre armi nellasorpresa di tutti quelli che credevanoche le nostre armi funzionassero so-lo contro gli altri e chissenefrega. Einvece no, ma dai! Oppure Berlusco-ni che viene riportato con i piedi perterra da un finestrino. Non c’era riu-scito nessuno, finora. O Stracquada-

nio e il suo aspettare nuove leve dellapolitica a gambe aperte. A braccia,aperte, pardon. Insomma, di robazuzzurellona ce n’è, per non parlaredella Lega. Ma com’è che le cose piùinquietanti sono sempre le sparizio-ni? Scompare sempre quello che eraqui un minuto fa e adesso... puff, nonc’è più. Sim sala bim! E ecco chericomincia l’anno scolastico e dal Li-ceo Classico è scomparsa Storiadell’Arte. Scomparsa, via, tagliata,azzerata, annichilita. Dov’è? Boh, chilo sa. Il Rinascimento diventa solol’invito del chirurgo plastico di San-dro Bondi e tutto il resto si vedrà. Eper non lasciarla sola, alè... tagliataanche Fisica. Sorge il dubbio cheadesso tutti i ministri porteranno lecose alla loro altezza. Dubbio chediventa terrore se si pensa a Bru-netta. Però, in fondo, che male c’è nelpotare qualche materia fondamen-tale, di qua e di là? È il programmadella Cicala di Montesano: avanti ve-loce verso l’azzeramento totale. Oh,ye a h !

Roberto Corradi

A sud di Adro,cioè in Italia

di Oscar Lancini*dc

Uèh, come vi permette-te di attaccarciììì?D ov ’è lo scandaloòòò?Per zittire i contestato-

ri di Roma –sempre ladrona! –ci sono incontrovertibili veritàstorico-scientifiche. Primo: ilSole delle Alpi è un simbolostorico della nostra comunità,lo si trova sia nell’androne delpalazzo comunale, sia nel ca-pitello del comune di Torbiato(che, come è noto, dal 1928 èfrazione di Torbiato) e nei di-pinti murali delle grotte delpleistocene delle nostre valli,

ben visibili nell’Era Glaciale 3(anche senza occhiali 3D), co-me sa chi studia la storia delnostro paesèee ...Lo so, alcuni provocatoridicono: il Sole delle Alpi è ilsimbolo della Lega. Bal -leèèè!! È presente nelle no-stre terre dal 1600 e sulleschede elettorali dal 1996.È una memoria dell’epocaceltica, il ricordo traman-dato ai nostri figli nel se-gno della t ra d i z i o n e . Ènelle chiese, abbiamotrovato persino fotoco-pie del XII secolo conquella imma gine. Po ch igiorni fa, due giornalistial soldo della propagandaterrona hanno paragona-to il nostro polo a un asilodecorato di falci e martel-lo. Bè, tosi belli! Questa

scuola, è fatta con i de-nari della gente di Adro,è costata 7 milioni di eu-ro, è stata costruita in unsolo anno! Così funziona-no le cose in Padania. Alcontrario che nel meridio-ne, ovvero a sud di Adro,cioè in Italia.(*Testo captato in lingua celtica

a Radio24 da Lutel)

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pagina II Domenica 19 settembre 2010

ristica solo a quei sacerdoti con addomi-nali in grado di competere con la tarta-ruga del Crocifisso; per quanto riguardale religiose, invece, solo le suore che ab-biano all'attivo almeno un calendario, unflirt con Ricucci e che siano state piz-zicate a sniffare coca nel cesso dell'Hol-lywood potranno interagire in occasionipubbliche: le altre tutte in clausura a farela calza.Stesso discorso per Cosa Nostra che stalentamente modificando la propria strut-tura partendo dai criteri di affiliazione;per poter assassinare un magistrato bi-sognerà avere almeno una terza di pet-torali, le sopracciglia rasate e mutandeD&G; per trattare con organi deviati delloStato sarà sufficiente avere il petto de-pilato, non superare di più di 5 kg il pesoforma e somigliare ad almeno uno deiBackstreet Boys. Tornando alla politica,visto il momento difficile per l'economia,in caso di elezioni anticipate farà fedeMiss Italia: le prime 50 saranno elette d'uf-ficio deputate al Pdl, mentre le ultime 50escluse entreranno in Parlamento nellefile del Pd poiché già abituate alla scon-fi t t a .

di Silvio Di Giorgio

Le dichiarazioni del deputato del PdlStracquadanio in merito alla liceitàdi sfruttare il proprio corpo per farecarriera in politica hanno scatenato

un vespaio di reazioni.Il primo a muoversi è stato Silvio Berlu-sconi. La frase incriminata lo ha fatto al-zare di scatto dal triclinio facendo caderea terra Mara Carfagna e Michela Brambillache erano sedute sulle sue ginocchia perimportanti questioni istituzionali; soloper un caso non si sono fatte nulla: Bondiera steso per il verso giusto e ha ammor-tizzato la caduta con la pancia. Dopo ledichiarazioni della deputata Napoli, Ber-lusconi era convinto che anche Stracqua-danio fosse un esponente di Futuro e Li-bertà e si era subito attivato per sfruttarela frase contro Fini, ma non appena Ca-pezzone ha starnazzato dal suo trespoloche il deputato era del Pdl, Berlusconi hafatto retro marcia ed è tornato a contare lesmagliature sulle autoreggenti dellaBrambilla. Stracquadanio ha precisato diaver solo detto che in Aula l'aspetto èimportante, volendo semplicemente evi-denziare come, algiorno d'oggi, l'aspet-to fisico sia una discri-minante da considera-re .Ed è vero. Non a casonon solo la politica,ma anche le altre duemaggiori S.p.a nazio-nali hanno iniziato giàda tempo una riformabasata sull'esteticaperché si sono reseconto della maggioreimportanza della bel-lezza rispetto alle ca-pacità effettive.La Chiesa, accortasidefinitivamente dellapoco credibilità deicontenuti, ha infattideciso di buttarsi sul-l'esteriorità affidandola celebrazione euca-

IL SIMBOLO

DELLA LEGA

di

Bertolotti &

De Pirro

di Emanuele Fucecchi

Toscani è l’uomo della nuova campagna pub-blicitaria della chiesa. Basta missionari sfi-gati e Cristi sofferenti. Il concept della cam-pagna sarà che essere Cristiani è vantaggio-

so. “Cazzo! Cristo è Risorto” ha esclamato l’acutopubblicitario. Gli antichi Romani si sono estinti,di Ebrei ne sono morti a milioni, i Cristiani hannofottuto tutti, sono ancora lì. La sua prima illumi-nante idea prevedeva preti di curia che trombanosu mercedes nere in stile Dolce e Gabbana, ma hatrovato l’opposizione del cardinal Narcisio Ber-tone: “troppo documentaristica”. Si è deciso dipuntare comunque su una serie di testimonials disuccesso. Il primo è Antonio Cassano che escla-ma “e che Ccriste!”, una versione moderna delcrociano “non possiamo non dirci cristiani”. Sul-lo sfondo il suo segno di croce col dito medio da-vanti alla curva avversaria dopo un gol. Il secondoprevede Alessandra Borghese in camicia di setabianca con un santino di padre Georg appuntatosui capezzoli. Il claim propone: “Cristo ha dato unsenso alla mia vita di nobile che si rompeva i co-glioni, adesso li scasso a voi”. Il terzo testimonial èVittorio Messori, il grande apologeta. Miscreden-te da sempre, ha avuto un quarto d’ora di dubbinel ’69 e da allora ha pubblicato 7000 titoli sullafede convertendo all’ateismo milioni di fedeli.Nella foto della campagna è in palestra con Mon-

signor Fisichella. Il claimproposto dal geniale To-scani è pieno di sottili al-lusioni: “Islamici di mer-da, arriviamo”. Ma le sor-prese non sono finite.Sembra essere ormai fattol’accordo con Gigi D’Ales -sio che nel suo nuovo cdproporrà “’o cardinale‘n n a mu ra t o ”, una bellastoria d’amore di un prela-to che uccide a duello uncamorrista per la sua sa-grestana ucraina. La Tatan-gelo, del resto, guideràuna sezione a Xfactor de-dicata ai parroci cantanti.Non sono nuove le figuredi preti televisivi ma que-sta volta per loro è in paliouna sede vescovile di mon-

tagna. L’ultimo sacerdote in classifica nel televotoverrà invece sospeso a divinis.L’arte di Gigi D’Alessio ha riportato alla luce unantico dilemma della gerarchia di fronte alla cri-minalità mafiosa: tollerarla o promuoverla? In unmomento così difficile si è deciso di chiedere di-rettamente aiuto alla ’ndrangheta, con spot miratisolo per la Calabria. Una delegazione di parrocimeridionali si è recata in carcere da Alvaro ‘uscannapiccir illi, il boss di Goia Tauro, recando indono una piantana luminescente a forma di Ma-donna di Polsi. L’anziano criminale ha opposto uncortese rifiuto ritenendo poco cristiana l’inizia -tiva pubblicitaria. Ma questa delusione è stata mi-tigata dalla spontanea iniziativa di Bruno Vespache ha dedicato dieci puntate ai misteri del Va-ticano, dal simpatico titolo “Tumori ai detratto-r i”. Ogni puntata infatti si conclude con orrendidecessi di oppositori della Chiesa. Nello studiocampeggia un plastico della monaca di Monza agambe aperte, più volte compulsato a fini illustra-tivi dal grande giornalista nel corso della trasmis-sione.In questo clima appare ormai difficile che la Chie-sa ritrovi il feeling con il declinante presidente delConsiglio. Sembra venuto direttamente da Berto-ne l’assenso per Famiglia Cristiana a pubblicareun dossier sulla masturbazione in cui si allude alpremier, decisamente il delitto più tremendo dicui si è macchiato l’anziano cabarettista.

Domenica 19 settembre 2010 pagina III

L’evoluzione degli “yes man”

Darwin aveva ragione: l'evoluzionec'è. Non abbiamo bisogno di essereHawking o Dawkins per capirlo. Ba-sta guardare come stanno cambian-

do gli yes men berlusconiani dopo la fuo-riuscita di Fini, per renderci conto che l'e-voluzione è in azione. Quelli che fino ierici apparivano come “yes men sapiens” og -gi, al cospetto della nuova specie emer-gente, scadono a livello di australopidiel-letechi. La nuova specie è più adatta al si-stema, perché essendo diminuita la popo-lazione e non potendosi più limitare ad al-zare la manina a comando per mortificaree annichilire il Parlamento è costretta a in-tervenire nel dibattito pubblico per ali-mentare l'ignoranza necessaria al raggiun-gimento degli scopi del Capo. Non si è an-cora capito se si tratta di tratta di scaltrapremeditazione o di limite strutturale. Gliesperimenti degli antropologi hanno mes-so in luce che questi individui cresciuti incattività, se posti davanti a pezzi hardwaree a circuiti scollegati di un cellulare, igno-rando deliberatamente il libretto delleistruzioni allegato, sono in grado di assem-blare in un batter d'occhio un superbo wa-ter in stile romanico - liberty dotato di an-tenne paraboliche. Al di là dell'innegabilecontributo dato al design made in Italy daquesti “cess men” (così è stata denomina-ta provvisoriamente la nuova specie, an-che se molti propendono per “latrin lovere re c t u s ”), ciò che sorprende sono le giu-stificazioni che danno al loro operato. Setu gli dici che quelli erano i pezzi di un

telefonino, ti rispondono che non è vero,se gli fai notare che le istruzioni scritte dal-la casa produttrice sono chiare ed eviden-ti, controbattono sostenendo che la casaproduttrice non capisce un cazzo e che ilcesso romanico – liberty con le antenneparaboliche, facendo pendant con un'e-ventuale vasca idromassaggio gotica orbi-tante, rappresenta il reale desiderio del-l'acquirente. Per dimostrarlo tirano in bal-lo la storia che quando uno dice “Devo fa-re una telefonata” in realtà deve andare apisciare, e avvalorano la loro tesi affer-mando che comunque, al di là di tutto, unwater è più utile di un iPhone. Bene, que-ste stesse persone, che potremmo defini-re “iconoclasti delle regole”, sono le stesseche davanti alla Costituzione (che poi è illibretto delle istruzioni del nostro Stato)tendono a non rispettarne i dettami per-chè per loro c'è sempre un water da co-struire. È un problema di ordine culturale.Il “cess man” sa solo costruire tazze da ba-gno e qualunque cosa tu gli metta davanti,che sia ceramica, cartone, l'adamantio diWolverine o la Gioconda, lui riuscirà sem-pre a trasformarla in un water. Il giorno incui si estingueranno il nostro paese saràfinalmente un cesso libero. Per ora è oc-cupato. Proprio come un telefonino.

di Giulio Volàno

Dopo tanto lavoro finalmente il sogno è di-ventato realtà: la Lega ha una scuola tuttasua. Lega-Scuola: i maligni potrebberoconsiderarlo quasi un ossimoro come fe-

cero a suo tempo con il decreto Carfagna controla prostituzione, ma chi vi scrive inorridisce difronte a tanta cattiveria. La scuola leghista nonpoteva che sorgere ad Adro, paese già noto allecronache per la vicenda dei bambini “m o ro s i ”:piccoli evasori in grembiulino che mangiavanoa sbafo nella mensa scolastica credendosi in di-ritto di farlo solo perché avevano fame. Pochiconoscono la vera genesi di questa opera mo-numentale. L'idea del polo scolastico leghista ri-sale infatti a qualche anno fa, quando la famigliaBossi fu costretta ad ammette-re che l'unico modo per far an-dare avanti negli studi Renzoera quello di costruirgli unascuola intorno a lui. In princi-pio, quindi, doveva trattarsi diun istituto superiore in cui ilgiovane Renzo, che sarebbestato l'unico ospite, avrebbepotuto trascorrere serenamen-te l'adolescenza seduto nel suobanco a guardare con le ditanel naso le mosche sbatterecontro le finestre e poi, a lavoriultimati, diplomarsi con il mas-simo dei voti e farsi regalare dalpadre un impiego statale. Con-tro ogni logica Renzo è riuscitoperò a diplomarsi prima delprevisto dopo solo tre boccia-ture alla maturità in un istitutonon leghista e il polo scolasti-co è diventato un problema.Cosa farne? La prima opzione èstata quella di tastare il terrenoin casa Bossi e chiedere ad Um-berto se volesse provare a met-

tere al mondo un altro figlio. Bossi ha declinatol'invito quando ha visto Renzo correre a quattrozampe in giardino cercando di acciuffare un fre-sbee lanciatogli dal suo chihuahua. La secondaipotesi era quella di trasformarla in una moscheaperché Borghezio aveva difficoltà a trovare unospazio confortevole in cui grufolare con i suoimaiali leghisti. Ipotesi scartata a causa della puz-za: i vicini avrebbero sopportato quella dei maia-li, ma quella di Borghezio no. Non restava chefarne un'operazione propagandistica, intitolareil polo scolastico a Gianfranco Miglio, marchia-re col simbolo leghista qualunque suppellettilepresente nella scuola, bidelli compresi, e pro-seguire così il progetto politico della Lega: fareincazzare gli italiani con un QI di almeno duec i f re .

di Stefano Ferrante

“Voglio ricordare Ana-cleta Birzioni, la don-na che ogni mattinaaiutava Pippo, il randa-

gio miope del quartiere, ad at-traversare la strada. Per questaItalia nel Pd di oggi non c’è piùposto. Ma ora bisogna fare il be-ne del paese, bisogna riparti-re . . .” Ai giardinetti Togliatti diRinziano , in provincia di Mo-dena, inizia il tour di Walter Vel-troni per rilanciare il Pd. Nonun pullman, questa volta, maun’Apecar guidata a turno daVerini e Fioroni. L’ex segretariofa una pausa. Indica il prato sucui scorrazza un dobermannche annusa l’erba, una lacrimagli solca il volto: “Qui c’e ra n otante persone con le bandiere,gridavano il mio nome…” Po isi ricompone e continua:

“…per il futuro dell’Italia biso-gna…” Parla per un’ora. Dueanziani su una panchina, pro-prio di fronte all’Apecar loguardano: “Mario, mi pared’averlo già visto quello là cheparla”. Veltroni intanto vaavanti: “…una scommessa perle giovani generazioni, un nuo-vo patto…”“Scusi signore, non è che po-trebbe parlare un po’ più pia-no, sto addormentando il bam-bino” lo interrompe una ragaz-za con una carrozzina”. Veltro-ni si blocca, come ipnotizzato.Le vene del collo gli si gonfia-no. Appallottola il discorso sa-le in piedi su una panchina. Ini-zia ad urlare. “Ma lo volete ca-pire che bisogna fare qualcosa!Berlusconi è alla frutta, il cen-trodestra è diviso, qua c’è il ri-schio che Bersani vinca, facciail premier e D’Alema vada al

Quirinale. Io c’ho già le coli-ch e ”. “Walter ti prego calmati”interviene Verini. “Ma stai zit-to” continua l’ex segretario“ché metà delle cazzate che hodetto me le hai scritte tu! E’ o radi dire le cose come stanno. Vo-gliono tradire la vocazionemaggioritaria del Pd. Anzi oravi spiego che significa: il Pd hala vocazione a dare una manoalla maggioranza ogni voltache scricchiola. E se siamo inmaggioranza noi aiutiamo l’op -posizione. Io sono il più bravo.D’Alema per far cadere Prodi ciha ammorbato mesi con la Bi-camerale, le crostate. Io inve-ce: due foto con Berlusconi,due pernacchie a Diliberto eMastella, missione compiuta.Però la gente è ingrata, dimen-tica tutto. Parlano di Sarkozyche caccia i rom, ma il primo arispedirli a casa e fare incazzare

i rumeni sono stato io. Ma poi ame non me ne frega un cazzo!Pur di fottere Bersani e D’Ale -ma alle primarie sono pronto asostenere Montezemolo, il Ma-go Otelma, Vendola, JessicaRizzo, Toto Cutugno. Datemitempo di convocare un po’ diorfani, vedove, superstiti, qual-che regista con le cambiali pro-testate, due cantanti stonati,un po’ di quelli che abbiamopiazzato alla Rai e vedi che listeti faccio. E’ una vita che mi toc-ca ad andare ai funerali a fareorazioni funebri e scrivere ro-manzi sui disgraziati. Io non so-no buono. Mi hanno rotto i co-glioni tutti!” Una palla gli rim-balza davanti. Un bambino ur-la: “Ce la tira indietro?” Veltro -ni prende in mano il pallone,tira fuori un chiodo dalla tascae lo buca: “No stronzo, va’ agiocare da un’altra parte”. La trasformazione di Veltroni nella sua nemesi vista da Gisella Ruccia

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pagina IV

blemi veri, toccanti e corpo-si che possano liquefare lamateria grigia, il talamo e ilposto dove si tromba (nel ca-so di certuni scegliete voi ilsesso prefe- r ito o –re n z i a l eda attribuire).E preso atto che, tutto que-sto avviene per raggiungerefinalmente un encefalogram-ma piatto e una totale igno-ranza cerebrale, il comitatocentrale della Cicala r ingra-zia Italia Uno e la tv tuttanella meritoria opera di aiutop re s t a t a .Per quanto riguarda poi il

raggiungimento di un’a l t raignoranza, quella del palatoe dell’insipienza alimentare,la Cicala si chiede: e la pizzanapoletana? Una noia morta-le, si risponde, così comecerte ricette dei divi-cuochi.Erano più di 150 anni, infatti,che detta pizza veniva fattaallo stesso modo dai solitioscurantisti passatisti cheutilizzavano pasta di granolievitata, il pomodoro pomo-doro e la mozzarella mozza-

rella. Per superare la noiasummenzionata, la Cicalapropugna il ricorso ad un im-pasto multietnico con granirussi, indiani, australiani ca-paci di favorire, durante la di-gestione, rutti da tour ope-rator, consigliando, per icondimenti, un pomodoroalla chissà da dove viè e unaspecie de cacio, in nome delmulticulturalismo caseario,che non fila ma fa mappa! Lamappa del tesoro dove il te-

soro è il conto, viatico per iltrionfo del sano capitalismo:evviva! La pizza delle ban-che centrali, dunque, la piz-za Federal Reserve che pe’di-gerilla te reserve un litro deCoca-cola che poi con unrutto de questa ce spettiniMario Draghi. Un euro emezzo di costo per dieci eu-ro di guadagno!! E me so’te-nuto stretto!E col trionfo dell’i g n o ra n z aanche del palato, la Cicalaregistra un altro traguardonel raggiungimento del crol-lo di questa Torre di Pisa cheè l’Italia: una Torre di Pisache pende, che pende e chemai non vien giù.Alla luce di tutto quanto fin

renti presentati dallaTatangelo e che in tv sipiange assai (si pian-

ge perché siperde, per-ché si vince,

perche ci si emoziona,perché ci si incontra… maiche si pianga per una cosaser ia…cr ibbio!!).Preso atto che la Tv parladi se stessa (è autoreferenzia-le, come dicono gli istruiti),che E m a n Fi l i intervista La-po su infradito, canotta e bo-xer, facendo in modo che fi-nalmente si affrontino pro- Immagine di Enrico Montesano

Il programma dellaC.I.C.A.L.A. (Cittadini Ita-liani Corrotti Arraffoni La-dri Approfittatori)

Comunicato n°4

P reso atto che il proble-ma fondamentale è il

perchè eliminano i concor-

Domenica 19 settembre 2010

di Malcom Pagani

Un bar, i passanti distratti all'inseguimento di qualche ora diillusoria requie dal lavoro, gli occhi liquidi di Iaia Forte alleprese con un telefono che squilla e che lei, a stretto di-giuno tecnologico, maneggia con timorata, inconsape-

vole circospezione. Il violino dell'adolescenza e delle partitureincompiute al Conservatorio è un tassello di memoria sgranata.La musica ora è un frusciare di vestiti nel dietro le quinte, ilrumore delle ruote dell'esistenza itinerante che l'attrice di Mar-tone, Corsicato, Ferreri e De Berardinis si è scelta come ombratra gli alberghi anonimi, le platee e il consenso della critica.Napoli è un angolo di nostalgia. Prove nel pomeriggio, i Pro-messi Sposi rivisitati da Testori a un passo.“Mio padre insegnava all’Università, ma aveva una sincera, paz-zesca, malata passione per il cinema d’autore. Con un cineastasuper underground, Adamo Vergine, (un suo amico d’i n fa n z i ache aprì uno dei primi cineclub napoletani), costringeva noi figlia spaventose visioni marziali di grandi classici (anche muti) . Unanoia mortale, aggravata dall’imposizione. A Natale, quando glialtri bambini nuotavano tra Bambi e Barbapapà, io e i miei fratellipassavamo dal Nosferatu di Murnau a Rossellini. Confesso cheho odiato intensamente, anche se dopo, in un riflesso con-dizionato, quando è stato utile ricordare, ho recuperato queiframmenti rivalutandoli con gratitudine”. Crescendo, la situa-zione non migliorò. “Io vestita e pronta per la discoteca e miopadre con il libretto del grande maestro tedesco sotto il braccioo con il cedolino di iscrizione alla società congiunta Italia-Urss,con il solo scopo di farmi imparare il russo”. Iaia Forte conoscel’ironia. La stessa che spinse il regista che lo lanciò, Pappi Cor-sicato, innamorato della poetica almodovariana, a imbucarsi auna festa del regista spagnolo, frequentare il suo set, dare allaluce L i b e ra , il coloratissimo, eversivo film che turbò un festival diBerlino di metà anni ‘90, rivelando il talento di Maria TeresaForte, in arte e sempre in seguito, Iaia.

Amici, sodali,compagni di strada

IAIA RESPIRA, guarda in alto, ricomincia. Sembra felice. “Nellamia cosmogonia ideale c'erano Ferreri, Ronconi, Tiezzi. Li ho in-contrati. Ho lavorato con loro. Mi sono arricchita, con qualcosa chenon ha nulla a che fare con il conto in banca. Mi considero una pri-vilegiata per aver svolto un lavoro in spazi fisici e cognitivi che micorrispondevano fino in fondo”. Poi ci sono gli amici. Quelli cheancora frequenta : “Perché alla tribù mi affeziono e tendo a ricrearecostantemente un ologramma di nucleo familiare”. Quindi IsabellaFerrari, Pappi Corsicato, Toni Servillo, Paolo Virzì, Mario Martone,Roberto De Francesco. “Corsicato era un mio compagno di giochinapoletani. A Roma, vennero altre conoscenze. Frequentando ilCentro sperimentale sotto lo sguardo benevolo e prezioso di PeppeDe Santis, conobbi Paolo Virzì e Roberto De Francesco”. Ci pensa,ed è come se tornasse per un momento alle disordiante architetturedi un tempo: “Il regalo più importante del Centro sperimentale èstato il determinarsi concreto di un'utopia. Avevamo vent’anni an-ni, eravamo stretti intorno all'idea di poter fare un cinema di uncerto tipo, a una rivoluzione visiva”. Loro credevano. “In sala stu-diavamo Bergman e Kurosawa, e alla fine, tra una sigaretta eun’ipotesi improbabile, davamo vita a discussioni infinite in-torno ai loro film. Quei campi lunghi accendevano pos-sibilità e ambizioni senza confine, indirizzate a una mes-sa in scena che speravamo potesse rivelarsi non con-venzionale, diversa, innovativa”. Ragionamenti nonsempre produttivi: “Pippe. Pure pippe. A volte senzadirezione. Ma io adoro i discorsi sognanti, che nonabbiano per forza un risultato immediato e razio-nale dietro l'angolo del ragionamento”.

I tempi, le cosee gli scenari cambiano

I TEMPI sono mutati, quei consessi al princìpiodell’85 sulla Tuscolana con i Castelli romai sullosfondo non torneranno più: “L'anno prossimo alCentro, un ente di Stato pagato dai contribuenti,entreranno sedici persone. Otto uomini, sette ra-gazze e la seconda classificata di Miss Italia”. Il mo-tivo è oscuro, imperscrutabile, confuso nell’epo -ca corrente. Iaia sospira. La cercano, qualcuno lariconosce, lei è gentile ma non meccanica. L’esi -stenza degli attori somiglia, con meno esasperazio-ni, a quella del protagonista di S o m ew h e re , il film diSofia Coppola premiato a Venezia. “Da quella de-riva mi hanno protetto i miei amici. Mi hanno con-vinta che essere attori non è un secca dimostrazio-ne di pura tecnica, ma significa esercitarsi e svilup-pare la propria immaginazione su ciò che ti affasci-na. L'aspetto ossessivo dell'attesa e della dipenden-za nel mio mestiere è faticoso. Inquina e e altera ilquotidiano, ma io conosco a fondo la mia fragilità eper preservarmi dai meccanismi stritolanti, dai qualiforse non mi sarei salvata, in aiuto è arrivato il teatro.Se il cinema e i suoi ritmi possono annichilirti, sul pal-co il rapporto con ciò che ti circonda è diverso. L'au-tonomia artistica rappresenta molto e ho imparato chesentirsi una nullità in relazione a chi ti guarda, è un in-ganno. Nella biografie nuotano successi e fallimenti,ma più di tutto conta il gesto”. Il coraggio di osare. “In unmomento del nostro cinema, in cui la malattia del con-formismo è senza antidoto c'è bisogno di rischiare”. Chil’ha fatto, è stato ripagato. “Non a caso Gomorra e il Divo

di Garrone e Sorrentino hanno prodotto risultati, e sventolavanopoetiche precise e originali, capaci di distaccarsi sensibilmente dalcoro dominante”. Iaia non vorrebbe parlare di Bondi, della cappaopprimente, dei tagli al Fus, del deludente immaginario al potere.“Ora sostenere che tutto ciò che trionfa sia legato all’intrattenimen -to e al consumo, pare retorico. La proiezione di un esercizio cul-turale, sullo sfondo di un laboratorio umano che in questi anni havisto un lavorìo teso a trasformarlo in una culla di ignoranza, è stra-niante, forse perdente. Rispetto a 15 anni fa, la situazione è peg-giorata moltissimo. Si ritiene che Il pubblico vada rassicurato. Checi debbano essere coscienze da intorpidire, tinello e pantofole, ba-nalità. Da lì, non c’è un cazzo da fare, non si evade”. E la sperimen-tazione, di cui Iaia e il suo gruppo, facevano bandiera, nascosta,zittita, eliminata. “A Corsicato, che desiderava girare un filmsull’omosessualità, hanno detto che era meglio se avesse cambiatoin fretta soggetto d’indagine. ‘Non potrebbe mai andare in primas e ra t a ’, gli hanno fatto sapere”. Facile allora, per analogìa, scivolaread Adro e dintorni, ai bambini usati come clava, all’infanzia ingan-nata, utilizzata, aggredita. “Agghiacciante. Una strumentalizzazionedi tipo nazista con l’idea di una società ariana che neanche troppocelata, alberga nei bassifondi leghisti. Al di là della genesi del nostroStato e di discorsi sui quali non sono neanche troppo preparata,pulsa una mortificazione. Quella delle parole della Lega. Il loro lin-guaggio mi disarma, mi fa schifo e non di rado, come abbiamo im-parato fin troppo bene, il pensiero è legato alla parola”.

Bilanci, pulsionie monache di Monza

SE LE CHIEDI se guardandosi indietro, si senta soddisfatta, Iaia tiguarda e non dice nulla. Poi, lentamente, si svela: “Ho interpretatoruoli atipici. Ho partorito osservando un film di Chaplin in un’o p e radi Ferreri, recitato sui palchi di tutta Europa. La cosa più interes-sante del lavoro dell’attore è quanto il tuo percorso possa alimen-tare la tua fantasia”. Ora tocca a Manzoni, in scena da ottobre per laregia di Tiezzi e la complicità di Testori a Milano. “Manzoni è statoscelto perché rappresentava la lingua italiana nel 150° dell’Unitànazionale. A proposito di Lega e contemporaneità, i Promessi sposiè un testo attualissimo. I deboli maltrattati dal potere, l’impossibilitàdi avere voce”. Testori lo riscrive con modernità. “Immaginando ungruppo di attori che provano a mettere in scena il testo. Senza di-menticare l’eros e desiderio che nell’idea del Manzoni sono un filoconduttore che non abbandona mai le pagine”. Iaia, che all’ana -grafe denuncia 57 invisibili anni è una Monaca di Monza che seduce,concupisce, esagera: “Per una tragica come me, due amanti sono ilminimo”. Ride, ride spesso, ride di gusto. Ma non è ottimista: “Sonoun po’ apocalittica, in giro c’è un falso concetto di civiltà. Più lanostra epoca si definisce nella sua forma tecnologica e più la sen-sazione di una barbarie antropologica incombente mi abbraccia”.Quindi la Lega: “Pensiero celtico, debole”. Sollevato da una battuta,l’ultima, che lei attribuisce a Carlo Cecchi. ’Quanno vuie stavateinte ‘e caverne, nuie eravamo già ricchioni’. “Non è bella?”. Sipa-r io.

Iaia Forte vista da Emanuele Fucecchi

qui esposto, dunque, la Ci-cala propone, in conclusio-ne e come summa comples-siva, una pizza con Lapo eEmanuele Filiberto per l’af-fondamento rapido di que-sta società che mantiene fin-ti pizzaioli, spacciatori di ci-bo, pusher di cucina etnica,riciclatori di farine inquina-te, cuochi cinesi, coltivatoridi ortaggi camorristi e di ver-dure da discariche abusive,ristoratori de ‘sta minchia(fattura o ricevuta o me dia50 euri e stamo a posto co-sì, dottò?), un trittico de pri-mi, gli involtini primavera,le alghe fritte e gli stronziessiccati, e che tollera lan-terne rosse fuori dai risto-ranti e kebbabisti da strapaz-zo.Ricordate, quindi: la Cicala,per un’enterocolite rapidadella nazione!

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pagina VI Domenica 19 settembre 2010

ro, dove generosi volontari cucinavano ec-cellenti salsicce e gnocco fritto, ma è statochiuso dall´Asl dopo la scoperta che il co-lesterolo degli alunni delle elementari eraschizzato a livelli da 70enni.

SCUOLA DELL´INFANZIA «ANTONIO DIPIETRO»Rispetto delle regole, onestà, e soprattuttomanine sempre pulite: questi i principi fon-danti dell´asilo targato Italia dei Valori, chegià nel nome smentisce le accuse di ecces-sivo protagonismo del suo fondatore. Quil´educazione alla legalità non si fa con lapaura, ma con il divertimento, garantito dal-la mascotte Robespierino, un monello tuttopepe che fa perdere la testa ai disonesti.Grazie a lui i bimbi imparano che portare unfiore alla maestra può configurarsi cometentata corruzione, che il nascondino sichiama «latitanza», e che se la casetta co-struita con i Lego non è prevista nel pianoregolatore cittadino va spianata con le ru-spe. Nell´intervallo, dedicato in salutari la-vori campestri, gli alunni possono consu-mare la merenda, sempreché possano esi-bire il relativo scontrino che ne attesti lalecita provenienza.

SCUOLA MEDIA «FUTURO E LIBERTA´»La nuova proposta didattica lanciata a Mi-rabello ha attirato molto interesse fra i ge-nitori di destra, malgrado la scuola sia an-cora ospitata in un camper parcheggiato invia della Scrofa, in attesa che qualche no-bildonna nostalgica tiri le cuoia lasciando aGianfranco Fini un immobile con giardinonel centro di Montecarlo. Ma a pochi giornidall´inizio delle lezioni alcuni ragazzini giàsi lamentano: quando un compagno fa ilbullo, gli insegnanti finiani lo sgridano solodopo sedici anni. Che sono molti, ma ri-spetto ai sessanta che ci sono voluti all´in-ventore di FL per capire che anche Mus-solini un po'bullo era, sono un bel progres-so.

Cose buone dal mondo

Un popoloA CUL TURATO

L’Artefatto: Il Pensatoredi RobCor

Auguste Rodin - Il Pensatore.Nella Francia del 1800 c’è fer-mento culturale, artistico e co-mico. Chi scolpisce, chi dipinge,chi compra pitture e sculture (seno uno che fa l’artista a fa’?), eovunque è gioia. Rodin si impo-ne sulla scena internazionalecon un impegno preciso: il pa-radosso. L’obiettivo non è deipiù semplici ma lo scultore sfidala storia e si cimenta. Dapprimabutta giù l’idea per un Silvio Po-tente, una statua piccolissima incui un uomo di aspetto estrema-mente mediocre viene rappre-sentato come un plutocrate ege-mone. Oltre a bullarsi con gliamici del bar dell’e s p re s s i o n e“plutocrate egemone”, Rodincapisce la portata della stronzatasparata e si dà ad altro. Prova al-lora un Vespa Insensibile al po-t e re , ma ride durante l’esecuzio -ne e lascia perdere. Si dà quindi aipotizzare un complesso di vet -ture Fiat belle, cioè... belle co-me quelle delle altre case, non sose rendo, ma niente. Al massimogli viene uno scooter Piaggiopassabile. Una sera decide di esa-gerare e per il volto del Pensato-re ricorre a Renzo Bossi. Quandosi dice il colpo di genio, no? Glicitofona, quello scende in stradaconvinto di rispondere a una te-lefonata, s’accovaccia su unaroccia e se mette a pensa’. Ro-din, folgorato, plasma l’argilla inquattro e quattro otto, poi fila acasa per lo stampo e la colatabronzea. C’è chi dice che Renzosia ancora lì. A pensare. E che aqualcuno che gli abbia chiesto “ache pensi?” abbia risposto “pen -si...in che senso?” Forse non sa-premo mai la verità. E forse, me-glio così.

di Lia Celi

Non vi va che i vostri bambini diven-tino leghisti? Okay. Volete che non re-stino analfabeti? Bè, adesso pretende-te troppo dalla scuola italiana. Accon-tentatevi di mandare i rampolli ascuole più lontane da Adro e più vi-cine al vostro orientamento politico.L´offerta è ormai vasta: ecco alcunep ro p o s t e .

ELEMENTARI PER LA LIBERTA´ «NOEMILETIZIA»Intitolato all´eroica staffetta partygiana diCasoria, l´istituto si ispira al pensiero delCavaliere - quello fisso, come dimostra lapianta dell´edificio, a forma di gnocca - maper ragioni statiche è situato a muro con lescuole leghiste, perché senza il loro appog-gio si sgretola. La scuola, frequentate daalunni dalla prima alla quinta classe e damaestre dalla quinta alla nona misura, sipropone come il laboratorio della rivolu-zionaria «Pedagogia della Libertà»: uno sco-laro esibizionista e indisciplinato nondev´essere punito, ma eletto premier. At-tualissimo il programma di studio ideato dalministro Gelmini, che consiste unicamentein una bella gita a Reggio Calabria per ot-tenere la promozione senza fare una mazza;abolito l´obsoleto libretto delle giustifica-zioni, sostituito da quello dei «legittimi im-pedimenti», obbligatoria la divisa (comple-to blu per i maschietti, tubino nero e truccoleggero per le femminucce). Le aule sonoimpreziosite dai busti degli Eroi della Li-bertà, da Vittorio Mangano a Maurizio Ga-sparri (la più somigliante: è priva di testa).Ad esprimere l´equilibrato rapporto del Pdlcon la Chiesa e Stato, sulla parete c´è unCrocifisso con la faccia di Napolitano.

PLESSO COMPRENSIVO «PD»Perché questo nome? Perché bisogna es-sere di sinistra per chiamare una scuola"plesso" e molto,molto comprensiviper accettare la per-petua confusionedei programmi, icontinui battibecchifra dirigenti,l´inge-renza di vecchi baro-ni ormai screditati,che caratterizzano lavita di questo istitu-to, un tempo così au-torevole. Nel giardi-no ormai incolto,languono piantestecchite, Ulivi steri-li, Querce cadute enumerosi cespugliparassiti, mentre nelgabinetto di Scienzesi impolvera PieroFassino, costretto asostituire lo schele-tro, passato ad Al-leanza per l´Italiacon Rutelli. L´unicacosa che funzionavaera il punto di risto-

il Misfatto

Quando lo riusciamo finalmente a trovare al telefonolo sentiamo impegnato a tirare sul prezzo. Poi, ci ri-sponde e lo incalziamo “Ma cosa stava facendo, dot-t o r. . . ? ” Ci blocca e sbotta con un “Niente nomi, viprego! Abbiamo già tanta pubblicità che non ce neserve altra. Stavo sperimentando una novità di que-st’anno. Abbiamo cominciato col teramano ma con-tiamo di arrivare presto a tutta l’Italia”. “Ci dica, or-bene”- chiediamo. “E’molto semplice” - ci rispondeil funzionario del Ministero dei Trasporti che da set-timane ormai mantiene l’anonimato per non essereadditato come unico promotore della innovazioni alCodice della Strada. “Veda, il traffico sta diventando

un problema. Prostituzione, rapimenti, rapine, ag-gressioni o scippi avvengono tutti per strada. E seogni malandrino o zozzone va con la sua macchina,siamo fritti. Un tempo ogni puzzone viaggiava in co-mitiva, quasi sempre con delle Alfa Sud. Adesso ognifetente ha la sua vettura. Perciò, preso atto dell’im-possibilità di sanare il paese, abbiamo risolto almenoil problema delle file durante le azioni nefande”. Ri-maniamo ammirati e domandiamo se rimarrà un pro-getto isolato. “Certo che no” - ci risponde alterandola voce e imitando quella di Baudo tanto per depi-stare. “Già da quest’anno proibiremo le violenze neiCentri storici almeno in orari di lavoro e nei festivi.Violenza sì, ma nel rispetto delle regole. Adesso sìche il Paese è più sicuro!”

di Sandra Amurri

Ho sognato che le donne avevano smesso di darla amaschi dall´incerto fascino per essere clementi incambio di una poltrona che trasuda di potere e soldio di una casa di un gioiello di un´auto di lusso e

avevano iniziato a darla per piacere proprio, sì per goderecuore e corpo assieme o anche separatamente che malec´è! Avevano smesso di affaticarsi per stare al posto giustonel momento giusto e avevano iniziato a stare dove ama-vano stare. I maschi improvvisamente avevano iniziato acogliere tutta la tristezza di una vita che non vede, nonode, non sente se non che oggetti semplici. La luna ap-pariva in cielo senza vergogna. Il sole sorgeva sorridendo.Il vento era fresco e leggero. I maschi avevano imparato a

confrontarsi con le donne a rispettarle consapevoli della loro preziosa e necessar iadiversità per costruire un neoumanesimo. E quando mi sono svegliata anche dal FattoQuotidiano erano scomparsi tutti gli adorabili maschi. Incredula e disorientata mi sonodetta: ma la storia non ha sempre il passo più lento della nostra fretta?

Domenica 19 settembre 2010 pagina VII

MARIASTELLA GELMINIL’anno scolastico è ripartito e il Mi-nistro della Pubblica Distruzionericomincia a galoppare. Mariastel-la si è detta favorevole alla letturadella Bibbia nelle scuole: solo l’i n-tervento divino, infatti, può ormaisalvare la scuola pubblica italiana.Per quanto invece riguarda ladrammatica condizione dei preca-ri in Italia, la Gelmini ha specifi-cato: “ Il problema del precariatonon è sorto certo con il nostro Go-verno. Tutto quello che noi pos-siamo fare è cercare di aggravarlo,ma nulla di più”. Poi, sempre inconferenza stampa, Il Ministro halanciato all’opposizione un temadi riflessione comune: “E’ n e c e s-

saria, a vostro parere, l’e s i s t e n-za della scuola per poter con-cedere alle famiglie il serviziodel doposcuola?”. Indubbia-mente, si aprirà nel Paese unampio dibattito. Come ha avutomodo di chiarire in più occa-sioni, la visione didattica dellaGelmini pone gli studenti alcentro. “Se andassero al centroa fare una bella passeggiata – hadetto Mariastella - a comprarejeans e scarponcini o a mangia-re un gelato, non ci sarebbe piùbisogno di continuare a tenereaperte ‘ste benedette scuole,che peraltro, ci avrete fatto ca-so, sono anche sporche e fati-scenti. E’ anche un discorsod’igiene, e che miseria!”

FRANCO FRATTININon è casa Scajola il solo immo-bile sospetto nel centrodestra: an-che il Ministro degli Esteri Frattini,in fatto d’immobilità, non è secon-do a nessuno. La Guardia Costieralibica, anche per ingannare il tem-po, nei giorni scorsi ha aperto ilfuoco su un peschereccio italiano,ma questo episodio non ha scal-fito minimamente la loro stima neinostri confronti, come dimostra ilfatto che ci hanno sparato controda una delle motovedette regalatedal nostro governo. L’Alleanza èsolida, dunque. Da fonti molto vi-cine al colonnello Gheddafi, sem-bra che il rais sia rimasto moltodeluso dall’atteggiamento pocoamichevole degli uomini di Maza-ra del Vallo: mentre i militari mi-tragliavano, infatti, i pescatori ita-liani si muovevano continuamen-te, rendendo l’operazione assaidifficile. Riguardo all’accusa mos-sa dai vescovi di essere rimastoinerte come un fermacarte in pel-tro, il Ministro Frattini ha preci-sato attraverso una nota della Far-nesina “Da più parti mi si tira per lagiacchetta, chiedendo una durapresa di posizione verso l’i n o p i-nato attacco libico, ma io tengo aprecisare che la competenza suipescatori in acque internazionalinon appartiene a codesto Ministe-

ro, bensì a Capitan Findus e ai suoira gazzi”

FRANCESCO NUCARAQuest’uomo andrebbe tutelato co-me un guerriero mohicano: è luil’ultimo dei Repubblicani. Ci sa-rebbe anche La Malfa, ma in effettiè come essere soli. Nucara é unbrillante inventore, creatore diuno splendido meccanismo chetutto il mondo c’invidia, il Gruppodi Responsabilità. Funziona comeun gruppo elettrogeno: c’è un mo-tore che, se opportunamente ali-mentato (il Presidente del Consi-glio Silvio Berlusconi, con grandegenerosità, si era offerto di alimen-tarlo personalmente), tramite ungeneratore fornisce tutta l’e n e r-gia necessaria al Governo e glipermette di andare avanti per treanni. Un autentico gioiello.L’eclettico Francesco Nucara,sprezzante del pericolo e deicongiuntivi, non ha esitato unmomento a testare su di sé la pro-pria invenzione, poi ha coinvoltovari colleghi, tra cui due templa-ri, un lucumone etrusco e unsommo sacerdote azteco. Un so-lo aspetto dell’opera del Nucara(Nucara Inferiore, da non con-fondere con il fratello Nucara Su-periore che insegna ad Harvard)lascia perplessi gli osservatoridella politica nostrana ed è forseil motivo per cui il progetto è fal-lito: sarebbe stato sufficiente un

Impegnato ad ampliar la maggioranzaper timor dei finiani traditori,par pronto a rinnovar la vecchia usanzadi comprare deputati e senatori.

Dai verbali di Arcangelo Martino,dalle intercettazioni con Saccàe dai racconti di Randazzo Ninopar che per dare a Prodi l’altolà

si offrissero aiutini alla tivù,assegni milionari, posti in lista,sottosegretariati e ancor di più.La stessa strategia par messa in pista

per salvar la poltrona del premier,affidando a una vecchia nullitàil trovar per lo men venti lacchéper “Nazional Responsabilità”.

Nucara cerca troie all’a r re m b a g g i oper la voglia arretrata assai voraci,sempre disposte al far libertinaggionei confronti del re dei contumaci

che ha da sempre una sola qualità:comprar quel che gli serve coi quattrini.Comprò giornali, donne, società,testimoni, ministri burattini,

comprò ville da orfane fanciulle,comperò giocator, leggi, lenoni,comprò televison, cactus, Betulle.“Fra di noi non ci son più mascalzoni… ,

poiché cacciammo a calci nel sederechi osò invocare la legalità!”ai giovani assicura il Cavaliere.Ma il vero mascalzone ancor ci sta!

di Fulvia Abbate

L’ altro giorno ho vi-sto un’amica tutta

rifatta. Sembrava unapalla di cera lì lì persciogliersi. Mi ha fat-to senso. Lo soche rifarsi la fac-cia è un gestod’ava n g u a rd i a ,allo stesso modo di un’artista francese,tale Orlan, che ha voluto un paio dicorna in fronte. Significa dire a se stes-se: mi faccio schifo, sai che ti dico?, va-do dal chirurgo. Quello, paraculo, mi-ca però ti dirà mai: “Cara, resti com’è,meglio cesso che mostro squagliato”.Figurati. L’amica, un tempo, era, dico-no a Roma, bonarella, tanto che chiun-que avrebbe voluto darle “du’ botte”.Ora invece, grazie all’avanguardia chi-rurgica, mette paura perfino ai labra-dor, sembra perfetta per un ruolo diuna infermiera (o anche semplice por-tantina) insanguinata. Fulvia avevaperfino voglia di dirglielo, così: “Sce -ma, ma che ti è venuto in mente?” Lodico ben sapendo che ormai esiste unarazza femminile assai ulteriore, a metàfra le Ande, la Polinesia, Catanzaro eSacrofano, roba da costringere ad ag-giornare gli atlanti di antropologia cri-minale. La mia amica, evidentemente,ha deciso di diventare un capolavorovivente. Disposta allo spareggio perfi-no con il famoso orinatoio di MarcelDuchamp, il dadaista. Ormai c’è per-fino il rischio che, in finalissima, possaconquistare la Cima Coppi del cessod’a u t o re .

w w w. t e l e d u r r u t i . i t

SOGNARE FORSELa secessione è cominciata, daAdro. Ho visto il sindaco, semprepiù arrogante da quando va intivù, negare che la scuola coi se-gni della Lega è una scuola dipartito, e glissare sul fatto cheAdro sia in Italia. Non c’è ancorarisposta alla domanda che cifacciamo in tanti: e Napolitano?Perché sta zitto? Ma è di coccio?Nina Rocca, Roma

Io parlerei con più rispetto di unuomo che sta attraversando la tem-pesta del dubbio: “io esisto oppureno? Essere o non essere un Presiden-te della Repubblica Italiana che nonc’è più? Ma allora non ci sono nem-meno io? Se il tricolore è una pro-vocazione, io allora che rappresen-to? Questo mi chiedo, se valga più

patire i colpi e le offese alla dignitàdello Stato, oppure dire almenomezza parola contro quegli impu-niti fuorilegge? Morire, dormire, so-gnare forse. Sì, è questo l’inciampo:e se nei sogni mi tornano le scuoletimbrate Lega e i poliziotti italiani

che fermano quelli con la bandieraitaliana per compiacere le bandierepadane e io muto, e i pirati di Ghed-dhafi che ci sparano addosso e iosordo, e gli insulti di Travaglio chemi chiama Ponzio Pilato?...Ehi pe-rò, in fondo non è male. Se il sin-daco di Adro, per essere riconosci-bile come quello che affama i bam-bini poveri è diventato unastar…Oggi conta solo avereun’identità. Ponzio Pilato: è comun-que un titolo, e me lo sono meritato.Quello che importa è essere ricor-dati, la ragione non conta. Segre-tario, porta una bacinella con l’a c-qua e chiama la stampa. Mi devonovedere tutti mentre me ne lavo lemani. Se non la gloria, la memoria.Basta un gesto per passare alla sto-r ia”.

LA DONNA IDEALE OGGI E’UNUOMOHo scoperto che il mio compa-gno va coi trans. La statistica nonmi consola, che ci vadano tanti

mariti non mi risarcisce delleballe che mi racconta da sei anni.Lui mi spiega, mi spiega, ma ioresto della mia idea: gli piaccio-no i maschi punto e basta. Ma habisogno dell’alibi che sono “a n-che” donne.

Non è un alibi, è vero: i trans sonotrans, non “semplicemente” uomininé donne ed entrambe le cose e altroancora. Andare con un trans non èdi per sé omosessualità repressa. Seiferita e tendi a negare che ci sia unfascino “propr io” nel trans, e noncome travestimento del maschio.Nel film La moglie del soldato(1992), il protagonista si innamoradi una moretta meravigliosa, cheperò non vuole spogliarsi mai. Fin-ché le strappa il vestito di dossoe…lei ha un sesso maschile. E ades-so? La amerà per sempre. La donnaideale oggi è anche un uomo.

Spedite le vostre mail a:barbara.alber [email protected]

gruppo di ventidue parlamentariitaliani per mettere insieme laquantità di responsabilità necessa-ria a far funzionare la strabiliantei nve n z i o n e ?

FRANCESCA TESTASECCALa bella mora in questione è lanuovissima Miss Italia, esposta inquesti giorni nelle vetrine di tuttii notiziari televisivi: insomma,Augusto Minzolini non è più lasola testasecca rintracciabile neinostri telegiornali. Francesca pe-rò non è come le altre decine diMiss che l’hanno preceduta. Lanostra stampa, con la grande ca-pacità d’approfondimento e lalucidità che la caratterizzano, haindividuato in questa splendidaVenere di Foligno un aspetto deltutto inedito, che fa sperare inuna svolta profondamente inno-vativa del popolare concorso dibellezza: è la prima concorrentetatuata. Era ora. Francesca ha di-chiarato di voler fare l’attrice, co-me la maggior parte delle ragaz-ze reclutate per Salsomaggiore:lasciamogliela fare, in nome diDio, il Paese non è in grado disostenere l’impatto di una secon-da Mara Garfagna. La Testaseccaè stata compagna di stanza dellatanto discussa Alessia Mancini,l’aspirante Miss accusata di esse-re una trans e l’ha sempre difesastrenuamente. Francesca ha ra-gione, si tratta certamente di unacalunnia: lo dimostra chiaramen-te il fatto che nessun rappresen-tante delle Istituzioni si sia maiinteressato a lei.

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pagina VIII Domenica 19 settembre 2010

ATTICISMO MILITANTE 2 - A VOLTE RITORNANO di Stefano Disegni

Misfatto numero 30, 19 settembre 2010

La copertina è di: Emanuele FucecchiI cartelli di: theHand

Ci leggiamo fra sette giorni. Per tutte lesegnalazioni scriveteci a:re d a z i o n e @ i l m i s fa t t o . i t

di Dario Vergassolae Marco Melloni

Sabato 11 settembre- Per ricordare l’attentato alle Twin To-wers, il mondo ha osservato 4 minuti disilenzio. Si sentiva soltanto Berlusconiche sparava cazzate da Mosca.- Brunetta sostiene che, senza Napoli,Caserta e la Calabria, saremmo il primopaese d’Europa. D’accordo, ma poiquanto cacchio dovremmo farlo lungo ilPonte sullo Stretto!?- Inchiesta P3: i magistrati vogliono con-vocare Berlusconi. Per riuscire a parlarci,però, si dovranno far raccomandare daVerdini e Dell’Utr i.Domenica 12 settembre- Berlusconi oggi ha raccontato una bar-zelletta su Hitler. Anche perché tutti gli

altri dittatori sonoamici suoi.- Festival di Venezia. La Parietti inciampasul tappeto rosso e cade rovinosa-mente.La protesi è riservata.- Bossi spera che Fini torni da Berlusconiin ginocchio. E no, Umberto, quello sem-mai sarebbe Bocchino...Lunedì 13 settembre- Paparatzinger ribadisce il suo no a qual-siasi unione che non sia tra uomo e don-na. A queste parole, Padre Georg è scop-piato a piangere.- Berlusconi assicura che i mascalzoni delPdL sono stati cacciati. Ha preso lui l’in -ter im.- I veltroniani smentiscono un’ev e n t u a l escissione. Ma ognuno a modo suo.Martedì 14 settembre- Arrivano venti nuovi deputati per il PdL

alla Camera. Si riconosconodal ciondolo a forma di far-fa l l i n a .- Per Napolitano è un be-ne se il Governo prosegueil suo mandato. Voglia di

lavorare saltami addosso,eh!?- Penelope Cruz è incinta da 4

mesi. Ma non guardate me.Mercoledì 15 settembre- Ieri Napolitano ha dichiarato: “Il ricor-so al popolo non è un balsamo per ognife b b re ”. D’accordo, ma sempre megliodella supposta del Dr. Berlusconi!

- La Ducati regala due motoa Papa Ratzinger. Il proble-ma ora è: come ti vesti!?- La Gelmini si dice favore-vole alla lettura della Bibbianelle scuole. La consiglie-reisoprattutto ai precari checredono ancora in un mira-colo.Giovedì 16 settembre- Per un guasto al finestrinol’aereo del Premier è statocostretto a un atter¬rag-giod’emergenza. Il pilota nonse l’è sentita di continuaresapendo quanto a Silviodiano fastidio le correnti.- Sarkozy e Berlusconi insie-me contro i Rom. Devonoessersi impauriti per quella

storia che gli zingari rubano i piccini.- RAI. Non passa in CdA il decalogo diMasi. A nulla gli è valso giurare chegliel’aveva dettato un roveto ardente.Venerdì 17 settembre- Nel suo incontro con la Regina Elisabet-ta, Paparatzinger ricorda che gli inglesi siopposero al nazismo. Non gliel’ha anco-ra perdonata.- Berlusconi rinuncia al comizio a PiazzaDuomo previsto per il 3 ottobre: una brut-ta notizia per i venditori di souvenir.- Leggera scossa di terremoto in Puglia.Così leggera che agli amici di Balduccinon gli è scappato neanche un sorrisino.

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Domenica 19 settembre 2010 pagina 9

di Sandra Amurri

Epifania Scardino, moglie diDon Vito Ciancimino, sin-daco mafioso di Palermo,racconta ai magistrati di es-

sere stata presente alle cene trasuo marito, Berlusconi e alcuniimprenditori siciliani. Cene che– secondo la signora – si sareb-bero svolte a Milano in alcuni ri-storanti nei pressi del Duomo, apochi passi da via Chiaravalle,dove aveva sede le società “Inimi m m o b i l i a re ” di Francesco Pao-lo Alamia (presunto referente diCiancimino, già assessore al Co-mune di Palermo, esponente dispicco della corrente ciancimi-

niana) e di Alberto Dell’Utri, fra-tello del senatore condannato, ela “E d i l n o rd ” di Berlusconi.Pronta la risposta dell’onore vo-le Pdl Niccolò Ghedini nella ve-ste di avvocato del premier:“Berlusconi non ha mai cono-sciuto Don Vito Ciancimino”.Eppure nel 1975-76-77, anni incui sarebbero avvenuti gli incon-tri, Vito Ciancimino era solo l’exsindaco di Palermo ed un espo-nente di spicco della Dc sicilia-na, e i costruttori Franco Bonurae Nino Buscemi non erano anco-ra stati inquisiti per mafia: dun-que averli incontrati non sareb-be stato un reato. I primi guaigiudiziari di Ciancimino, infatti,

ebbero inizio negli anni ‘80 conle inchieste di Giovanni Falco-ne. Don Vito nei suoi appunti,decine e decine di fogli, scritti amano e a macchina, si definiscecon Dell’Utri e indirettamentecon Berlusconi “figli dello stessosistema… della stessa Lupa”. E sichiede come mai lui venga con-dannato e gli vengano sequestra-ti i beni, mentre Dell’Utri e Ber-lusconi restino persone “pulite”al di sopra di ogni sospetto.Materiale prezioso al vagliodei magistrati di Palermo eCaltanissetta, che per la pri-ma volta potrebbero darecorpo ai tanti sospettisull’origine del successo del

Berlusconi imprenditore. Ècosì, onorevole De Magistris?Deve essere ineludibile la verifi-ca giudiziaria di come sorge, pri-ma ancora che il Berlusconi po-litico, il Berlusconi imprendito-re. Siamo a un punto di non ri-torno. La magistratura deve an-dare avanti per svelare quelloche è il problema più inquietan-te: come ha realizzato il suo im-pero economico? Lo ha fattodavvero anche grazie ai soldi del-la mafia? Storie di collusioni chesi riallacciano al ruolo decisivodi Dell’Utri – suo stretto consu-lente e poi co-fondatore di ForzaItalia.Questo spiegherebbe la ra-gione per cui Berlusconiavrebbe la necessità di salvar-si giudiziariamente da un latoe di salvare il suo impero eco-nomico dall’a l t ro ?Certamente. Vuole salvarsi daun punto di vista giudiziario evuole salvare l’impero. Quinditeme il processo Mills, che cercadi bloccare con il Lodo Alfano, econtemporaneamente teme leindagini, che cerca di bloccarenegando il sistema di protezioneai collaboratori di giustizia co-me nel caso di Spatuzza. E lo faattraverso i suoi sodali: il mini-stro Alfano e il sottosegretarioall’Interno Mantovano.E a quanto pare non dispensaneppure l’informazione, af-finché i fatti che lo riguarda-no vengano oscurati e gliospiti pericolosi come Massi-mo Ciancimino censurati.È ovvio che il lavoro debba es-

sere portato a termine e a questopensano i sodali alla Rai e neigiornali. Alla magistratura impe-disce di indagare e all’infor ma-zione di raccontare. Ci auguria-mo che la verità venga ricostrui-ta per il bene del Paese, affinchési capisca che per molti anni sia-mo stati governati da chi ha fattoaffari con pezzi criminali, con lamafia. Questo spiega anche la ra-gione per cui continua a tenersicome consigliere Dell’Utri, con-dannato in appello per fatti dim a fi a .Il solito giustizialista! Nonsiamo di fronte a una senten-za definitiva.Alcuni fatti come quelli di cui èaccusato Dell’Utri non hanno bi-sogno di sentenze definitive: po-liticamente sono sufficienti, omeglio, sarebbero sufficienti inun Paese normale per emettereun giudizio e forse anche per sta-re in galera.Ritiene possibile che la solu-zione per salvare se stesso e ilsuo impero possa esserequella, che molti accredita-no, di un Berlusconi presiden-te della Repubblica o di sua fi-glia Marina, presidente dellaMondadori, candidata pre-mier?Escluderei la prima ipotesi, vistoche il partito dell’amore si è tra-sformato nel partito dell’odio.Che il sultano pensi di farsi so-stituire da qualcuno della sua di-scendenza non lo escludo. Staràagli italiani impedirglielo. Con lasperanza che abbiano aperto glio c ch i .

Un “gran pignolo” per VareseMAURO DELLA PORTA RAFFO SFIDA (SENZA UN PROGRAMMA) L’ASSE LEGA-PDL

CRONACHE

Luigi De Magistris (FOTO LAPRESSE)

di Simone CeriottiVa re s e

“S ono il migliore tra i candidatipossibili. E farò il sindaco per

fermare il declino di Varese e l'ina-deguatezza di chi la amministra”.Mauro della Porta Raffo non si di-stingue certo per la modestia. E ierisi è ufficialmente proposto per leamministrative, sfidando l'asse LegaNord-Pdl in uno dei feudi blindatidel Carroccio (alle ultime regionali idue partiti hanno raccolto il 60 percento dei consensi). A livello nazio-nale è famoso con il soprannome di“Gran pignolo”: così lo ha ribattez-zato Giuliano Ferrara, che gli ha af-fidato per anni una rubrica su Il Fo-glio, in cui Raffo annotava tutti glierrori e le imprecisioni degli altrigiornali. Ora lo scrittore, classe1944, torna nell'arena della politicadopo la militanza nel partito Libe-rale negli anni '70. Lo fa proponen-do una lista civica (che non ha an-cora un nome, “potrebbe chiamarsiL e g ge re z z a ”, dice) e presentandosiper ora con il sostegno del partitodei Pensionati: “Anche se – spiegaironico – io, non avendo mai lavo-rato, non posso appartenere alla ca-tegor ia”.Così il quadro varesino comincia adelinearsi. E' data quasi per scon-tata la ricandidatura del sindaco le-

ghista uscente Attilio Fontana, so-stenuto anche dal Pdl. Il Partito de-mocratico, invece, ha intenzione difare le primarie di coalizione, ma hagli stessi problemi che si presenta-no su scala nazionale: “Vor remmoriuscire a unire tutte le forze di cen-trosinistra – spiega Giuseppe Ada-moli, ex consigliere regionale lom-bardo ed esponente dell'assembleanazionale dei democratici – dal-l'Udc a Sinistra e libertà”. I tempi,quindi, sono lunghi e il nome delcandidato definitivo si scoprirà for-se con l'anno nuovo. La forza che inteoria dovrebbe sentirsi più insidia-ta dalla candidatura di Mauro dellaPorta Raffo è il Pdl. Raffo non famistero di appartenere, idealmen-te, a quell'area, ma a chi gli chiededi fare un passo indietro e confluirenel Popolo della libertà rispondepiccato: “Confluiscano loro nellamia lista”. Non la pensa così il se-gretario cittadinodel partito di Berlu-sconi: “Se Raffo sicandida da solo –spiega Aldo Colom-bo – gli faccio tantiauguri, ma le listeciviche a Varesehanno storicamen-te scarso succes-so”.Eppure della Porta

Raffo si propone, senza mezzi ter-mini, come “l'unico in grado di at-tuare un'inversione di tendenza nel-la Città Giardino (così è chiamataVarese, ndr) che ultimamente è di-ventata una città-cortile. Fontana?E' una persona intelligente, certa-mente voterà per me”. Lui, il Granpignolo, vive nel salotto buono del-la città, passeggia in corso Matteot-ti, organizza eventi culturali al cafféZamberletti, critica le erbacce checrescono attorno alla basilica di SanVittore e ammette di conoscere benpoco delle periferie: “Per ora nonho un programma-vangelo”, preci-sa. E allora? Quali sono i temi fortiche lo contrappongono al centro-destra? Alla domanda sulle prioritàper la città Raffo si limita, appunto,alle pignolerie: bidoni antiestetici,lampioni spenti, scarsa attenzioneper certe iniziative culturali. Quasinulla, invece, su temi come le in-

frastrutture, le piccole imprese chechiudono, l'università dell'Insubriache è spaccata al suo interno comenon mai, i fatti sempre più frequentidi cronaca nera, segno di un disagiosociale in aumento. “Per il program-ma – dice – c'è tempo, penseremo atutto”. Per ora, Mauro della PortaRaffo (“nom de plume di Mauro Ma-ria Romano della Porta Rodiani Car-rara Raffo di casa Savelli”, scrive sulsuo sito), vuole incantare i varesiniraccontando il suo personaggio, lasua storia. Dice di sé nella brochuredi autopresentazione: “Sposato epadre, pressoché sommerso da de-biti conseguenti ad un vivere fami-liare ben al di sopra dei mezzi di-sponibili, abbandonati lavoro e car-riera politica, cerca nel gioco unaimprobabile soluzione”. E ancora:“Carnivoro, non si fa mai la barba dasolo, preferendo offrire guance egola al rasoio del barbitonsore”. In-somma, sembra uscito da un ro-manzo di Piero Chiara. Anche perquesto, ai varesini, potrebbe piace-re .

Quasi scontatala ricandidaturadel sindaco uscenteFontana. Centrosinistraancora senza un nome

DE MAGISTRIS:VICINI ALLA VERITÀS U L L’IMPERO DI B.

Quelle cene con Don Vitoall’ombra della Madonnina

NI SOLDI DI BRUSCA

Sorella di Falcone:“Tr a s a n d a t e z z a ”

“M i consola che iltentativo di

Giovanni Brusca disottrarre al sequestroparte dei suoi beni siastato scoperto, ma nellostesso tempo mi chiedoquale sia stata ladisfunzione che haconsentito l’operato delcollaborator e”. Lo affermaMaria Falcone, sorella delmagistrato ucciso nellastrage di Capaci. Fuproprio l’ex boss di SanGiuseppe Jato a pigiare iltelecomando che fecesaltare in aria il giudice, lamoglie e gli uomini dellascorta. “Spero – aggiungeMaria Falcone – che siapossibile rimediare aquesta trasandatezza”.

AB O RT O

Radicali a Torinocon la Ru486

R adicali in piazzaoggi a Torino con

un sacco pieno dipillole Ru486.L’iniziativa rientranell’ambito dellamanifestazioneannuale “Laici inPiazza” della ConsultaTorinese per la Laicitàdelle Istituzioni. “In 5mesi – ha fatto sapereil ginecologo SilvioViale – 331 donnehanno scelto l'abortomedico (un quinto deltotale delleinterruzionivolontarie digravidanza praticatenell'ospedale torinesein questo periodo) esolamente 10 di lorohanno deciso dirimanere in ospedalefra la prima e laseconda assunzionedella pillola, a distanzadi tre giorni”.

OMICIDIO CON BALESTRA

Assassino fandi Rosa e Olindo

E ra un fan di Rosa eOlindo, gli autori

della strage di Erba, lozio assassino diMonica Anelli, uccisa aRimini con un colpo diBalestra. Ai coniugiRomano l’uomo, uningegnere in pensione(che dopo l’omicidio siè suicidato) avevascritto una lettera, incui li definiva “vittimedella magistratura”.

MILANO

Ragazzo muoretravolto da tram

U n ragazzo di 23anni, di origine

cinese, è morto ieri aMilano investito da untram. Il giovane hascavalcato letransenne ed è statotravolto dal mezzo,che non è riuscito afrenare. L’autista deltram è stato portato inospedale sotto choc.

Castel Volturno

OLTRAGGIO ALLA MEMORIANon c’è pace per i sei africani uccisi a CastelVolturno il 18 settembre 2008 dalla camorracasalese. L’inaugurazione di una lapidecommemorativa da parte delle associazioniantirazziste ha scatenato le proteste delsindaco Scalzone: “Si rischia di celebrarequella che forse era una banda di spacciatori enoi faremo la fine degli indiani d’America:moriremo sotto il peso dell’immigrazione”.Ma le associazioni si chiedono “come siapossibile che tra la camorra più spietata e seivittime innocenti, il sindaco non si schieri conle vittime”. E la deputata Pd Pina Piciernoaggiunge: “Basta con gli oltraggi alla loromemoria”. (vin. iur.)

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pagina 10 Domenica 19 settembre 2010

Quando B. regalavaBrindisi a Blair

LE IMPRESE INGLESIVOLEVANO IL RIGASSIFICATORE

di Pierluigi G. CardoneBr indisi

Gli scenari diplomaticiinternazionali comescacchiera, i territoricome pedine da utiliz-

zare nella partita. A prescin-dere da tutto (le leggi in ma-teria ambientale) e da tutti(gli enti locali e la gente). Intale contesto, ai primi annidel nuovo secolo la città diBrindisi era considerata unpedone dall'allora presidentedel Consiglio Silvio Berlusco-ni da usare per consolidare isuoi rapporti personali con ileader stranieri. O almeno èquanto si evince dagli ultimisviluppi del processo che cer-ca di fare chiarezza sul primoiter autorizzativo del rigassi-ficatore che doveva sorgerenel capoluogo pugliese.Due giorni fa è stato chiamatoa deporre Franco Tatò, 78 an-ni, ex numero uno di Enel dal1996 al 2002. Il pm chiede, ilmanager risponde. “Perché ilrigassificatore a Brindisi?” do-manda il Pubblico ministero

Giuseppe De Nozza. “Pe rch éSilvio Berlusconi lo aveva pro-messo al primo ministro in-glese Tony Blair” replica Tatò,che subito dopo precisa di es-ser venuto a conoscenza del-l'accordo durante una con-versazione con l'allora amba-sciatore inglese in Italia. Nonsolo. Sempre secondo le con-fidenze del diplomatico bri-tannico, il premier avrebbeassicurato a Blair che non cisarebbe stato nessun ostacoloalla realizzazione dell'impian-to. Senza preoccuparsi deivincoli ambientali.

La magistraturadecise di indagare

DA ALLORA A OGGI però,sono successe tante cose: lagente di Brindisi ha fatto barri-cate, il rigassificatore non è mainato, la magistratura ha decisodi indagare. Nel 2007 sono statiarrestati l'ex sindaco della cittàGiovanni Antonino (esponen-te di centrosinistra), un agentemarittimo e tre importanti ma-

nager della British gas, la socie-tà inglese ex monopolista pub-blica ora privatizzata che vole-va costruire l'impianto e chetuttora è costretta a fare i conticon la giustizia italiana: il can-tiere in cui sarebbe sorta lastruttura, infatti, è ancora sottosequestro. Pesanti le accuse:corruzione e reati di natura am-bientale. Secondo gli inquiren-ti, l'allora primo cittadino diBrindisi avrebbe incassato 360milioni di euro di mazzette(sotto forma di contributi elet-torali, donazioni ad associazio-ni sportive e consulenze affida-te a società intestate a parentidel sindaco e ad imprenditoricollegati all'affare) in cambiodei permessi necessari per edi-ficare il rigassificatore. Coltempo, però, i reati di corruzio-ne sono caduti in prescrizione,

mentre permangono quellicontro l'ambiente. Ed è pro-prio in tale ambito che rientrala testimonianza di Franco Ta-tò, voluto alla guida di Enel dalgoverno Prodi nel 1996. Chec'entra l'Enel col processo? Nel2001 la British gas aveva biso-gno di un partner italiano perconcludere gli affari legati allacostruzione di una serie di ri-gassificatori sul territorio na-zionale (Savona, Trieste e ini-zialmente Taranto, poi Brindi-si) e così decise di rivolgersi al-l'Enel, magari nella speranzache questa facesse da mediato-re col governo. Tatò incontrògli emissari della British, ma inun primo momento non se nefece nulla. “Taranto ci sembra-va un sito adeguato per ragionidi carattere ambientale – ha di-chiarato Tatò due giorni fa –

S o p raun rigassificatore;

qui a lato, SilvioBerlusconi e Tony Blair

(FOTO ANSA)

Brindisi no, non l'avevamo maipresa in considerazione datoche in quel territorio già c'era-no due centrali a carbone e unpolo petrolchimico”. Eppurel'Enel era disposta a cambiareidea, a patto che la contropar-tita –come ha detto Tatò – “fos -se stata l'ingresso di Enel nellamovimentazione del gas inGran Bretagna”. In pratica, sipoteva trattare. Così non av-ve n n e .

Parola dell’exgovernatore Fitto

PRODI TERMINÒ il suomandato, venne eletto SilvioBerlusconi, Tatò lasciò l’incari -co nel 2002 e le cose cambia-rono. L'iter partì, si costituì laLng Brindisi (British gas ed Enelsocie al 50 per cento), ma il pro-getto dopo alcuni anni fu ab-bandonato (ed è l'altro aspetto

ECONOMIA

della vicenda ancora da chiari-re). Perchè fu scelta Brindisi enon più Taranto? A rispondereal quesito Massimo Romano,un altro ex dirigente Enel citatocome testimone: “Vole vamocostruire a Taranto – ha dichia-rato nell'udienza di venerdì –ma ci spostammo su Brindisiquando capimmo che questoera il volere della Regione”. E ilpm De Nozza: “Chi fu a dirviche c'era questo interesse dellaReg ione?”. Il testimone: “L'al -lora presidente Raffaele Fitto”.Un'altra dichiarazione, quindi,che come quella di Tatò, vieneaccolta con grande soddisfa-zione dal principale imputato,l'ex sindaco Giovanni Antoni-no, che tramite il suo legale hachiesto e ottenuto dal Tribuna-le la testimonianza di Silvio Ber-lusconi. Il processo riprenderàl'8 ottobre, il presidente delConsiglio sarà ascoltato neiprossimi mesi.

L’ex capo dell’Enel Tatò rivela che ilgoverno aveva promesso l’impianto:Berlusconi chiamato a testimoniare

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Domenica 19 settembre 2010 pagina 11

la provincia di Nangahar. Nellaprovincia di Herat, un bus ca-rico di persone che stavanopresumibilmente andando avotare è saltato su un ordigno:sei i morti e cinque i feriti.

IL GOVERNATORE di Kan-dahar, Toryali Weesa, è uscitoilleso da un attentato, mentrealtre esplosioni hanno uccisoalmeno sette uomini della sicu-rezza afgana nella provincia di

Baghlan, a Nord.Impossibile tenere ilconto degli incidenti aiseggi. Un episodio poli-ticamente significativo èil sequestro di 1.500schede false per un ex vi-ce-ministro del governo

la notte, gli insorti avevano col-pito con un razzo l'area delquartier generale della Forza in-ternazionale di assistenza allasicurezza (Isaf, sotto comandoNato) nel centro di Kabul, sen-za fare vittime o danni. Poco do-po, una bomba è esplosa in unquartiere a sud della capitale,facendo un ferito, mentre unasalva di razzi veniva sparatacontro una base della Nato nel-l'Est a Jalalabad, capoluogo del-

“DOLORE PER GLI INNOCENTI”: IL PAPASI COMMUOVE INCONTRANDO LE VITTIME

Anche la messa a Westminster segnata dal caso pedofilia

male, ma “mediante la testimo-nianza di vite vissute integral-mente, fedelmente e santa-mente”. Fedele alla sua visionedi un cristianesimo purificato,Benedetto XVI ha messo inguardia da una religiosità pas-siva. Guai a ignorare, ha detto,la “profonda crisi di fede so-praggiunta nella società”. Guaia confidare che i principi cri-stiani ereditati dal passato pos-sano continuare automatica-mente a “plasmare il futurodella nostra società”. Serve unun impegno personale percambiare il mondo secondo ivalori del Vangelo. È il messag-gio che lascia ai cattolici bri-tannici. Del tentato attentato aLondra non si parla quasi più.La polizia lascia capire che nel-la fretta ha preferito interveni-re preventivamente. Forse inetturbini non cospiravanoper niente.

SANGUE SULLE URNE

COSÌ SI VOTA IN AFGHANISTAN, SFIDANDO LA PAURA E LA MORTE

raccontano dal suo entourage.Ma alcune delle vittime, si èpoi saputo, non volevano ve-nire in cappella, perché pro-prio in chiesa erano state vio-lentate. Il Papa ha assicuratoha assicurato collaborazionecon la giustizia.Ma tutto questo non basta perplacare le polemiche. SueCox, una donna sopravvissutaagli abusi del clero, lo ha bol-lato come “show emotivo”, ag-giungendo: “Avrebbe dovutoportare i dossier segreti e farliconoscere, allora sarebbe stataun’altra cosa”. Diecimila con-testatori hanno organizzatouna marcia di protesta controBenedetto XVI da Hyde Parkalla residenza del primo mini-stro a Downing Street, scan-dendo lo slogan “Arrestate ilPa p a ”. Molti anche i cartelli.Fra i tanti, “L’omofobia di Be-nedetto costa vite”. Ironico uncartellone con la sua foto e lascritta “Non è il Messia, ma unragazzo birichino”. Tra i mani-festanti Peter Tatchell, leaderdel movimento gay, rimprove-ra a Ratzinger di “scusarsi pergli altri”. Al Murray, comme-diografo, incalza: “Invece di fa-re lezioni di morale agli altri,guardi a ciò che succede nellasua organizzazione”. IanMcKellen, l’attore fatto baro-netto dalla Regina, ha marcia-to esibendo una maglietta conscritto “Alcune persone sonogay, fatevene una ragione”. La

non accettazione dell’omoses-sualità da parte delle gerarchievaticane rappresenta uno deimotivi di contrasto più fortetra la Chiesa e la società laica inGran Bretagna. Eppure, per al-tri aspetti, la visita è stata unsuccesso. Decine di migliaia difedeli cattolici hanno seguito ilpellegrinaggio papale con en-tusiasmo. Alla veglia di ieri se-ra a Hyde Park sono venute piùdi ottantamila persone. L’in-contro con il premier è statocordiale. La cena di lavoro divenerdì tra il cardinale Berto-ne e le autorità di governo in-glesi ha registrato piena con-cordanza nell’impegno controla povertà nel Terzo mondo enell’affrontare la questione deicambiamenti climatici. L’i nv i -to a parlare nella WestminsterHall era un evento storico do-po lo scisma del Cinquecen-to.

OGGI A BIRMINGHAMprima di partire, BenedettoXVI celebra la beatificazionedel cardinale John Henry Ne-wman: vero scopo del suoviaggio. Alle veglia di HydePark il Papa ne ha esaltato laprofondità della conversione ela lotta contro l’idea di una re-ligione ridotta a fatto pura-mente privato. Il pontefice haesortato i giovani a compren-dere che la verità cristiana nonsi trasmette semplicemente at-traverso un insegnamento for-

di Marco Politi

Inesorabile la nemesi degliabusi segue BenedettoXVI nel suo viaggio in In-ghilterra. Passo dopo pas-

so Ratzinger è costretto ad af-frontare l’argomento. Allamessa nella cattedrale cattoli-ca di Westminster il Papa haespresso il suo “profondo do-lore (rivolto) alle vittime inno-centi di questi crimini indici-bili”.Parlando del sangue versatoda Cristo sulla croce, il pon-tefice ha elencato il sanguedei martiri, le sofferenze di co-loro che sono perseguitati perla fede e in questo contesto didolori ha ricordato “l’immen-

sa sofferenza causata dall’a bu-so di minori, specialmenteall’interno della Chiesa e daparte dei suoi ministri”. Comegià in altre occasioni Benedet-to XVI ha ribadito la “ver go-gna e umiliazione” che tutti icredenti hanno subito a causadi questi “peccati” e si è au-gurato che questo “c a s t i go ”contribuisca a guarire le vit-time e purificare la Chiesa.

PIÙ TARDI nella cappelladella nunziatura, il ponteficeha incontrato cinque vittime eha pregato con loro. “Si è com-mosso, ascoltando la loro sto-ria e ha espresso profondo do-lore e vergogna per le sofferen-ze loro e delle loro famiglie”,

NFRANCIA

Delinquenzain crescita a Parigi

P er la prima volta inotto anni, e proprio

mentre il presidenteNicolas Sarkozy varava ilsuo giro di vite per lasicurezza, ladelinquenza a Parigi èaumentata del 1,2%rispetto al 2009 con unpicco di +29% di furti edi +9% delle aggressioni.Lo ha reso noto laPrefettura di Parigi. Instraordinario aumento(+38%) gli scippi,mentre si segnalano incalo i reati di naturaeconomica e finanziariae quelli originati dacriminalità organizzata.

GERMANIA

Manifestazionecontro il nucleare

A lmeno centomilapersone sono scese

in piazza ieri a Berlinocontro la politica nuclearedel governo tedesco econtro la decisione dellaMerkel di prolungare di 12anni l’uso delle centrali.L'intero quartieregovernativo della capitaleè stato circondato dabandiere e striscioni e dapersone di ogni età. Lamanifestazione non haprecedenti negli ultimianni ed è stata organizzatacongiuntamente dalleopposizioni Spd, Verdi eSinistra insieme conmolte organizzazioni dibase.

USA

Nessuna grazia:Lewis deve morire

I l governatore dellaVirginia non concede

la grazia e il prossimo 23settembre la 41enneTeresa Lewis sarà uccisadall’iniezione letale. È laprima donna a entrare nelbraccio della morte inVirginia da 100 anni. Ma lanon concessione dellagrazia suscita polemiche: isostenitori della donnaritengono che la Lewisnon debba essere uccisaperchè mentalmenteritardata e manipolata daabili cospiratori.

CILE

Pelé invia unalettera ai minatori

A ncora, più o meno, 35giorni. I gruppi di

soccorso che da settimanestanno lavorando perestrarre i 33 minatoriintrappolati a 700 metrinella miniera di San José,sperano di liberare gliuomini entro fine ottobre.Ieri una trivella ha infattiraggiunto i i 33,accelerando le operazionidi soccorso. I minatorihanno poi “partecipato” aifesteggiamenti per ilbicentenario del paese ePelé ha inviato loro unalettera e una maglia della“Seleçao” brasiliana con lasua firma.

DAL MONDO

Diecimila adHyde Park control’omofobianella Chiesa:“Esistono i gay,fateveneuna ragione”

Benedetto XVI all’ingresso di Westminster (FOTO ANSA)

Poliziotto afghano in un seggio (FOTO ANSA)

di Giampiero Gramaglia

P er gli afghani è stato il gior-no del coraggio, di quelli

che sono andati a votare. Ma èstato anche il giorno della pau-ra, di molti di quelli che non cisono andati. Ed è stato un gior-no di violenza e di sangue, conscontri, attentati, incidenti,con almeno 14 vittime (ma ilbilancio, alla fine, risulterà cer-tamente più grave).Per i militari italiani, è stato ungiorno complicato, difficile,terribilmente pericoloso, av-velenato dal dolore per l'ucci-sione venerdì del tenente Ro-mani.La provincia di Herat, nell'O-vest, proprio quella affidata alcontingente italiano è stata l'e-picentro degli incidenti piùgravi. Ci sono pure stati spari erazzi contro le basi degli italia-ni: tiri di kalashnikov a BalaMorgab, razzi a Bala Baluk.Nessun ferito, gli alpini hannorisposto con i mortai. S'affac-cia il dubbio che i talebani stia-no spostando la loro azione mi-litare nella zona di Herat. Sefosse vero, il contingente ita-liano, che ha già subito 30 per-dite, si troverebbe in prima li-nea: un'ipotesi inquietante,mentre la salma di AlessandroRomani, che ha ieri ricevutol'omaggio dei suoi commilito-ni, è in viaggio per l'Italia. Do-mani, giorno di lutto a Roma,camera ardente al Celio e poicerimonia funebre a Santa Ma-ria degli Angeli.La giornata elettorale è stataconfusa e caotica. L'impressio-ne è che la “d e m o c ra z i a ” afga -na non abbia superato la prova

d'appello, dopo le contestatepresidenziali, anche se fontimilitari Usa e Isaf giudicano leviolenze in calo.L'Onu dà giudizi cauti e nonpienamente positivi, perché lasicurezza del voto non è statagarantita. L'affluenza alle ur-ne, specie fuori dalle grandicittà, non è stata alta come inpassato: bassa a Sud e ad Est,contrastata a Ovest.Sono solo impressioni, sensa-zioni, perchè i dati sono scarnie poco attendibili. Si calcolache solo il 40% dei 10,5 milionidi potenziali elettori afgani ab-biano votato per scegliere i249 deputati della Wolesi Jir-ga, la Camera bassa, fra oltre2000 candidati. Almeno 68eletti, per legge, saranno don-ne.

L ' A P P U N TA M E N TO elet -torale era avversato dai talebaniche avevano lanciato un appel-lo al boicottaggio e che, per te-nere la gente lontana dalle ur-ne, hanno compiuto violenzeed attentati e hanno ingaggiatocombattimenti. I seggi sono ri-masti aperti nove ore, dalle 7 al-le 16 (ma il 10% delle stazioni divoto sono rimaste chiuse).Tutto il territorio afgano è statopresidiato da forze dell'eserci-to e della polizia, appoggiate, incaso di emergenza, da reparti dipronto intervento americani oalleati. Gli italiani hanno com-piuto diversi interventi. Tutto ilterritorio nazionale è presidia-to da forze dell'esercito e dellapolizia afgane, appoggiate perle situazioni di emergenza dareparti di pronto interventoamericani e alleati. Già durante

talebano (1996-2001), Rehma-tullah Wahidyar, in corsa per unseggio: un indizio che l'atteg-giamento dei talebani potreb-be cambiare, soprattutto quan-do i soldati americani e alleaticominceranno a ritirarsi.Il presidente Hamid Karzai havotato in una scuola vicino allasua residenza, auspicandoun'alta affluenza. L'esito delleelezioni, i cui risultati sarannonoti solo fra settimane, condi-zionerà i progetti del capo del-lo Stato di portare avanti unatrattativa di riconciliazione coni talebani.Ma Karzai, per essere credibileagli occhi degli afghani, devepure combattere corruzione enepotismo.

Affluenza al40%, attentatinella zonaaffidata agliitaliani mentre lasalma di Romanirientra in patria

DE S T RA xe n o fo b a ,ago della bilancia svedeseE ntreranno in Parlamento? O il partito dei Democratici di

Svezia (Sd) non raggiungerà lo sbarramento del 4%? Se isondaggi dell’ultima ora danno l’opposizione di centro si-nistra in rimonta, ma sempre dietro al centro destra al go-verno, protagonista del voto di oggi in Svezia è l’e s t re m adestra della Sd, guidata dal 31enne Jimmi Akesson. Tra le suedichiarazioni: “l'Islam è la più grande minaccia per la Sveziadalla II Guerra Mondiale” e “l’immigrazione rovina il wel-fa re ”. Se la coalizione del premier Reinfeldt non otterrà unavittoria di maggioranza, la formazione xenofoba potrebbecosì diventare l’ago della bilancia nel governo di un paesecomposto per il 14% da immigrati. L’ipotesi preoccupa Rein-feldt (alcuni sondaggi danno la Sd addirittura al 7%) e il mi-nistro delle Finanze Borg ha chiesto agli elettori “per il benedella Svezia”, di non votare per Akesson. Da sabato sera, in-tanto, il sito della Sd è stato hackerato da pirati informatici: lasua homepage è stata sostituita con un’a l t ra .

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pagina 12 Domenica 19 settembre 2010

SECONDOTEMPOS P E T TA C O L I , S P O RT, IDEE

LohanLindsayci ricasca:positiva allacoca: rischiail carcere

Baron CohenI n t e r p re t e r àFre d d i eMercury inun film (masenza acuti)

BertèPer i suoi 60anni canteràcon RenatoZero a VillaBorghese

CalcioLa Lazio vince2-1 in casadellaFiorentina (trai fischi viola)

RADIO SENZA VOCE

La silenziosarivolta

dei cronisti localidi Luca De Carolis

Raccontavano il pallone conl’occhio e i toni del tifoso, eintanto allevavano talenti.Conquistavano sponsorsull’onda di derby vinti e sal-vezze all’ultimo respiro, dapiccole imprese appese alpallone. Ormai il passatoper le radio locali, a cui laLega di Serie A ha tolto lavoce, dichiarando fuorileg-ge le radiocronache daglistadi. L’ente che rappresen-ta i club ha venduto i dirittiradiofonici sulle partite allaRai, e ora pretende che leemittenti locali tacciano.L’articolo 4 del regolamentodella Lega per la cronaca ra-diofonica concede solo pic-colissimi spazi: sei finestreinformative di tre minuti cia-scuna a gara. Per giunta, noncon la classica diretta. Neibrevi intermezzi consentiti,il radiocronista può solo fa-re un riassunto di quanto ac-cade in campo. Così vuole la

legge della Lega. L’anno pas-sato nessuno volle applicar-la, mentre ora le tribunestampa si sono riempite dicontrollori. Per chi sgarra,sanzioni draconiane da par-te dell’Autorità garante del-le Telecomunicazioni: si ri-schia la chiusura dell'emit-tente per almeno due mesi. Iclub insomma hanno sceltola linea dura, per tutelare uncontratto importante. E cen-tinaia di radio e tv locali sisono sollevate.

Un fenomenonazionale

LE CRONACHEdelle parti-te di Serie A valgono ascolti esponsorizzazioni. Risorse vi-tali per molte emittenti, chesenza le dirette sul pallone ri-schiano di morire. Da Roma,primatista per numero e pesodi radio private, a Milano, pas-sando per le città di provinciadove la squadra locale e le ra-dio camminano allo stessopasso, è una continua epreoccupata protesta. A rac-coglierle, un fronte politicobipar tisan.Esemplare il caso di Roma,dove contro il divieto di radio-cronaca hanno parlato il sin-daco Gianni Alemanno, il pre-sidente della Provincia, Nico-la Zingaretti, e la presidentedella Regione Lazio, RenataPolverini. Ma si sono mossianche diversi parlamentari.

Così sulla Lega prosegue unlavoro diplomatico per spin-gerla a chiudere un occhio. Ingioco c'è anche il diritto dicronaca, difficile da limitarein confini precisi. Molte radiosono pronte a invocare la Co-stituzione, e intanto minac-ciano di collegarsi con decinedi cronisti improvvisati, ovve-ro tifosi comuni dotati di tele-fonino. Uno spauracchio agi-tato anche da diverse di quel-le tv locali che si collegano viaradio con i corrispondenti.“Ma i collegamenti con l’in -viato allo stadio può farli solola trasmissione “Quelli che il

Calcio” su Rai2” r icordanodall’emittente pubblica. Do-ve ribadiscono che l’e s cl u s i vaè stata lautamente pagata, eche ogni contratto prevedetutele. Non solo: più d’unoparla dell’esigenza di riporta-re ordine negli stadi, presid’assalto da cronisti troppospesso improvvisati.

L’a m a rc o rddei cronisti

PIERLUIGI PARDO, tele -cronista per Mediaset Pre-mium, formatosi a Telero-ma56, ricorda: “Divieti e limi-tazioni per le radiocronachelocali non sono una novità. Miricordo che a metà degli anni‘90, quando mi collegavo dal-lo stadio Olimpico per Telero-ma, dovevo descrivere le azio-ni sempre al passato. Così im-poneva il regolamento, co-stringendomi a racconti piut-tosto surreali, ma comunquediver tenti”. Di certo, lavorareper emittenti locali è formati-vo. “Per me è stata una pale-stra preziosissima, perché miha abituato a cavarmela nellesituazioni più complicate”conferma Pardo, che sottoli-nea “il valore della scuola ro-mana”. A conti fatti, radio e te-levisioni della capitale hannoallevato quasi metà dei tele-cronisti italiani. Prodotto diuna città dove le vicende dellaRoma e della Lazio invadonoogni canale privato. “Buonper i cronisti, perché questo

lavoro lo impari solo facendo-lo, e rubando idee da qualchem a e s t ro ” aggiunge Pardo,che conclude: “Per il mondodelle radio nutrirò sempre af-fetto e riconoscenza”. In quelmondo è cresciuto anche unaltro romano doc come FabioCaressa, cronista di Sky. An-che lui ricorda vecchi divieti:“Dipende dai contratti stipu-lati di volta in volta. Nel 1989,per Teleroma56, fui costrettoa raccontare un Sampdo-ria-Roma al telefono da sottola scrivania di Radio Babbo-leo, un’emittente genovese.Me ne stavo nascosto tra le

gambe dei colleghi”. Anniruggenti e complicati, in cui siimparava il mestiere anchesfuggendo ai controlli dei fun-zionari della Lega. Caressa liricorda come “un periodo diformazione fondamentale”,per poi precisare: “Le radio lo-

cali sono un grande patrimo-nio collettivo, ma chi ha ac-quisito i diritti investendograndi somme è legittimato atutelarli. E poi va detto chequalche emittente ha esagera-to, puntando sulle risse e in-dicando nemici. Poche radiohanno inasprito il clima gene-ra l e ”. Clima complicato, co-me conferma AlessandroRampani, direttore dell’Asso -ciazione radio locali: “Le re-strizioni della Lega rappre-sentano un pugno nello sto-maco per centinaia di radiolocali. I danni a livello di spon-sor sono enormi, e per diver-se emittenti sarà difficile reg-ge r l i ”. Rampani spera ancorache il giro di vite della Legapossa allentarsi. “Noi comun-que ci siamo attivati, e stiamolavorando a un consorzio del-le radio per tutelarci anche suquesto fronte” spiega il presi-dente dell’Airl, che afferma diaver messo assieme già unacinquantina di emittenti.Rampani conclude: “Spessoquando si parla di radio priva-te si pensa solo ai grandi net-work. Ma le emittenti localisono quelle che meglio cono-scono il territorio. Molte arri-vano a 150.000 ascoltatori dimedia: pensate alle conse-guenze di non raccontare lo-ro il calcio, in un Paese come iln o s t ro ”. Ipotesi molto con-creta, nell’Italia dove le radiolocali sono in castigo. Nellasperanza di uscirne presto,prima di essere travolte.

Un’immagine di unaradio “p re i s t o r i c a ”,

quando la diretteerano un’e s clu s iva

della Rai. Qui SandroCiotti e Enrico Ameri

(FOTO LAPRESSE)

in & out

LEONARDO Lesamaestà e coraggio

G azzetta dello Sport, pagine due e tre. Leonardo, exallenatore del Milan allontanato con brutalità a col-

loquio con Luigi Garlando. Intervista vera. Leonardonon si contiene. E parla. Della sua vita, della filosofia dilavoro, del traumatico divorzio dal Milan. Del suo exdatore di lavoro, Berlusconi Silvio, verga un ritrattonon apologetico. Messaggi (non amichevoli) nella bot-tiglia del rimpianto e frasi che faranno male. Era daitempi di Zaccheroni (medesimo confino di Leonardo)che sul patron del Milan con la manìa di mettere boccae becco nelle formazioni, nessuno si spingeva cosìoltre. “Me ne sono andato per ragioni di incompa-tibilità e di stile”. E Leonardo, sostiene, certi concettiaveva già avuto modo di esprimerli con il diretto in-teressato, viso a viso. “A Narciso tutto quello che non èspecchio, non piace”. Poi, tolto il primo sasso, la frana.Il giornalista gli chiede: “Berlusconi dice che , da mi-ster, avrebbe vinto lo scudetto. Risposta: “Il te l’ave vodetto dopo che le cose sono andate male è un giochinobanale”. Poi, l’uppercut inatteso che dà il via al con-teggio: “Non so perché parli tanto di me. Dentro di luideve esserci qualcosa che non è a posto”. È qui cheLeonardo incontra Veronica Lario. Ed è fuori dalla por-ta, senza mai più rientrare, per entrambi, il fotogrammad e fi n i t i vo .

Fabio Caressa:“I divieti ci sonosempre stati,tanti anni faraccontaiuna gara da sottoun tavolo”

8 MILIONI dalla Raiper “Tutto il Calcio”

O tto milioni di euro. Questa la cifra che la Rai verseràalla Lega di Serie A per i diritti radiofonici sulle

partite delle prossime due stagioni (2010-2012). A ge-stire la trattativa è stata la Infront, l’advisor (mediatore)della Lega, che aveva messo in vendita anche i “secondidir itti”. Ovvero, quattro spazi di due minuti ciascunoper ogni gara. Ma la proposta è caduta nel vuoto. La Raisi è assicurata i diritti radiofonici anche sui prossimidue campionati della B, ormai separata dalla Lega dellamassima serie. L’Associazione radio locali invece fa iconti dei possibili danni: “Per un’emittente locale unastagione calcistica può valere ricavi sino a 200.000euro, tutti da sponsorizzazioni. Moltiplicate questa ci-fra per qualche decina, e avrete il calcolo delle per-dite”.

l.d.c

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Domenica 19 settembre 2010 pagina 13

TELE+COMANDOIL PEGGIO DELLA DIRETTA

B ut t a f u o c o,l i b e r at i !

di Fulvio Abbate

S ere fa, scoprendo d’i m-provviso, su Rai2, Pietran-

gelo Buttafuoco ospite dellatrasmissione di Gianluigi Pa -r ago n e , “L’ultima parola”,versione in “scala N” di “A n-n o z e ro ”, nel senso che l’i m-pianto registico è pressochésimile a fronte di ben altri in-tenti, ho provato sollievo in-tellettuale e insieme amarez-za politica, soprattutto alpensiero di quanto un pen-satore irregolare sia costrettoa scontare se sceglie di venirea patti con un contesto dovela contingenza taglia le aliall’incanto, e forse perfino gliattributi virili stessi del mal-capitato. Fosse anche lì pre-sente un De Pinedo, un Coc-ciolone o magari, perché no,il trasvolatore atlantico ItaloBalbo. Quest’ultima citazio-ne, assodata la presenza delfascista Buttafuoco vivenell’aria dei suoi miti. Nonimmagino l’uso delle virgo-lette perché è lo stesso Pie-trangelo, cui voglio sincera-mente bene, a dirsi egregia-mente tale, fascista. Accantoa lui, dimenticavo, ho scortoVittorio Feltri, Peter Go-mez (cui il padrone di casa –però! – ha cercato di non farcitare l’onorato nome di Schi-fani), Sgarbi, Filippo Rossi, e

soprattutto, in effigie, Gian-franco Fini con appresso ilcarro dei suoi sinonimi ulti-mamente consolidati: … Ah,se solo sapesse Almirante;Contessa Colleoni; Monte-carlo; rogito; cognato in Fer-rari (ultimo tipo!); Rai-ufficiocontratti; giovane moglieamante dei colpi di sole; suo-cera ingorda; ecc. Quanto ba-sta per oscurare il limpido Sil-vio Berlusconi. Ma riecco ilprimissimo piano del conter-raneo Buttafuoco, scrittore,uomo di mondo, aspirante aun califfato siculo- intellet-tuale che faccia giustizia diogni miseria contingente,prima fra tutte la mascheratragico-caricaturale del NanoGhiacciato, che tuttavia èpur sempre parte in causanell’esistenza di un inviato di“Pa n o ra m a ”, cioè sempreButtafuoco. Posso dire chemi inquieta essere sfioratodal dubbio che il caro fascistache sento amico, tempratodalla grazia guerresca di Yu-kio Mishima, dal comunea m o re Céline, dagli scrittidel martire dell’i n d i p e n d e n-tismo siciliano, Antonio Ca-nepa, non sia toccatodall’istinto di una possibile

dissociazione dalla “ro n d adei prigionieri”, dal caravan-serraglio, dalla Casa del Pas-seggero berlusconiani? Mi di-rete: gli dici così per ragionidi buon gusto etico-politico,per via di quel conflitto d’i n-teressi o magari delle parolepronunciate dal Cav. pro“Santo Mangano, mafioso”?No, glielo dico per molto dimeno, che poi in questo ca-so, parlando fra hidalgos si-ciliani, va molto oltre. Glielodico per ragioni che appar-tengono innanzitutto al cielodello stile e della grazia, do-minio di una vera aristocraziaintellettuale. Una testa in-guardabile come quella diBerlusconi, palesemente pit-turata a mordente, come unpupo siciliano di fattura ca-tanese (sono più sontuosi dei“paler mitani”, ed è bene chesi sappia!) nel migliore deicasi, caro P i e t r a n ge l o , po-trebbe figurare in una farsatragica di gusto afro-islami-co-tirolese, dove sia possibileraccontare miserie e bassez-ze, il “cupio dissolvi” o sepreferisci l’ammazzacaf fèdei pessimi senza veri titoli,da affidare a un tuo volume diprossima uscita. Che c’entr i,insomma, tu, sì, che c’entra ilfascista uomo di mondo con ibrutti, con i proci?

w w w. t e l e d u r r u t i . i t

TG PAPI

Pe n s at o icortinesi

L’editorialista di Panoramae scrittore,

Pietrangelo Buttafuoco

SECONDO TEMPO

di Paolo Ojetti

T g1Alessandra Di Tommaso a

Cortina. Lassù, con sprezzodel pericolo, è salito il Pdl per“discutere il rilancio”. Invece,guarda le combinazioni, nelPd le “acque sono agitate”. Ba-sta con il “panino” g iurassico,meglio il “paso doble” fra lemeraviglie dei berluscones ele sciagure degli altri. Ma, perservire il Capo come nessunomai, ecco una gita a Montecar-lo di Grazia Graziadei con“Il Giornale” e “L i b e ro ” sotto -braccio: ha scoperto che –ahi, ahi – qualcuno ha com-prato una casa. Non basta. Se“R e p u bbl i c a ” si azzarda a scri-vere che il Tg1 perde ascolti avantaggio di Mentana, che lapagina politica (articolo di Fi -lippo Ceccarelli) slecca sem-pre e comunque Berlusconi eche l’ informazione pubblicaè a livello tombino, ebbeneecco che Minzolini ha ordina-

to un goffo servizio per dimo-strare che la sua è la strada delfuturo, che gli ascolti lo pre-miano e che sono i giorna-li-partito ad essere in crisi. Edei giornali-padrone (e chi sa-rà mai costui?) vogliamo par-lare in un’altra puntata?

T g2Sull’edizione pomeridia-

na per sordomuti, ma non peranalfabeti, finalmente la buo-na notizia, tutto merito del no-stro giornale: la ministra Gel -mini ha inviato una circolareal sindaco di Adro, chiedendodi togliere i simboli leghistidalla scuola verdina. Vedremocome reagiranno i celti, ma fi-nalmente la Gelmini ha capitoche la scuola di Odino – o l t reche per la Repubblica – e raun’offesa per lei, che della Re-pubblica è ministra. La paginapolitica del Tg2 ha parlato del“nuovo strappo” nel Pdl a cu-ra di Gianfranco Micciché. Inodio a La Russa fonda il par-

tito del popolo siciliano e, dinuovo, compare la Gelmininelle vesti di Giovanna D’ Ar -core: “Non prestiamo il fian-co a chi ci rema contro”.

T g3Le grandi cerimonie di

espiazione del Papa a Londra,i mea culpa reiterati, la com-mozione e le autocritiche delcorpo mistico della Chiesacon cui il Tg3 ha aperto, dimo-strano che lo scandalo dellapedofilia ha avuto dimensionienormi. Ciò che è venuto allaluce, nelle diocesi cattolichedi mezzo mondo, sembra es-sere solo – come si dice – lapunta dell’iceberg. Riflettorisu Berlusconi che, alla dispe-rata caccia di voti e consensi,piomba in Sicilia a corteggiareStorace, che è come raschiareil fondo del barile. Non saràmercato, ma shopping sì.Grande servizio su Adro, conle mamme dissidenti dellascuola Miglio. E si capisce fi-nalmente che Bossi e i capi le-ghisti raccontano (grazie an-che ai Tg compiacenti) unabufala storica: il Nord non è le-ghista al cento per cento, adAdro le manifestazioni con iltricolore di chi della Lega sisente vittima sono state mas-sicce e rumorose. Sono bellenovità e abbiamo molte spe-ranze che la nostra storia nonsia del tutto morta.

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pagina 14 Domenica 19 settembre 2010

di Marina Boscaino

Una buona notizia. Proteste, diffide e clamoremediatico sono serviti. Con una lettera fatta in-viare dal direttore scolastico della Lombardia alsindaco di Adro, Gelmini ha chiesto di «adope-

rarsi per la rimozione dal polo scolastico del sole delleAlpi». Si tratta di un’icona leghista e l’a m m i n i s t ra z i o n edeve fare in modo che “la politica non entri nella scuo-la”. Per una volta – e dobbiamo darne atto – non mi-nacce contro i professori sessantottini (quali, ormai?),ma il rispetto per l’alto valore simbolico di un edificioscolastico.Voltiamo pagina, purtroppo. "I risultati Ocse confer-mano le nostre valutazioni sul sistema scolastico e lanecessità di proseguiresulla strada delle rifor-me". Italia penultima su33 paesi nella quota di Pilper l'istruzione; e Gelmi-ni trova nei dati motivoper continuare l'opera dimacelleria socio-cultura-le e i tagli di 8mld di euro.Merkel, in una Finanziariadi fuoco, ha stanziato 12mld di euro per l'istruzio-ne. Gelmini conferma lesue (sue?) convinzioni eprocede. La scuola soffreenormemente da ben pri-ma che Mary Star facessela sua brillante comparsae ribaltasse – “ghe pensimi” - ogni ragionevole lo-gica di intervento costrut-

tivo per ridarle respiro culturale.Ma ecco “Il manuale della rivoluzione”, dedicato allascuola da “Sette”, inserto del Corriere. Fanfara media-tica e acritica a uso della riforma. Curioso: Gelmi-ni-Tremonti-Brunetta partoriscono una delle più di-

struttive “rifor me” dellastoria europea e contanosull’eco di una grande te-stata, celebrazione disin-formata dell' “epocale ri-for ma”. Vano commentaregli strafalcioni. Evidentel'intento celebrativo.“Boom del liceo musica-le”. Su che base? I musicalisono meno di 2 a Regione,e quindi molte richieste

sono state deluse. 6 indirizzi liceali (non è ve-ro, i licei sono 13) a fronte di 396 tipologieprecedenti: certo, fa effetto, ma si dimenticache sono state cancellate le sperimentazioniche hanno qualificato l'offerta formativa e co-struito professionalità. La mistificazione giun-ge al parossismo con “una materia del V annoche sarà insegnata in inglese”: sono a scuola dagiorni, insegno al liceo classico, ma non ho no-tizia né nella mia né in altre scuole di tale no-vità. Tantomeno di insegnanti formati in talsenso. Il top della propaganda si ha con tecnicie professionali – segmenti distrutti dalla “r i-for ma”- rilanciati “come risposta alla crisi del-l'economia” e con “più ore di laboratorio”, ol-tre allo scandalosamente trendy: “si lavora peraree culturali, con laboratori e classi aperte”.Non è vero: a regime -25% di laboratori (datiFlcgil). Intervistati, tutti più o meno entusiasti.

FATTI di VITAÉdi Silvia Truzzi

IL LATO UMANODI CARLÀV oleva un marito che potesse maneggiare la bomba atomica.

Carlà – discussa, bella, strachic, odiatissima – première damedi Francia se l'è preso. E ora se lo ritrova accusato da mezzo mondoper le odiose misure contro i Rom. Anche se “su consiglio diObama” non leggono più i quotidiani a colazione, gli attacchi (deigiornali e di bile) sono solo differiti. Le piace parlare delleconversazioni amichevoli con il presidente degli Stati Uniti: lui nonsolo maneggia l'atomica ma è l'uomo più potente del mondo. E lasignora ha sempre avuto un debole per il potere: escono, in questigiorni, due biografie. E l'immagine che ne viene fuori non èlusinghiera: irosa, litigiosa, prepotente. Dipendente dallaperfezione della sua immagine, divoratrice di maschi: “in unaserata a casa dell'attore Vincent Perez (un suo ex), avenueMontaigne, a Parigi, nel febbraio 2004, su 20 ospiti, almeno 4avevano condiviso la vita con lei”. La storia della doppiettaEnthoven, padre e figlio sedotti in sequenza, ha fatto il giro delmondo. Ma gli intrecci pericolosi non le hanno mai fatto paura: hascelto Pierre Charon, ex di Cécilia Sarkozy, come consulente per lasua immagine presidenziale. Et voilà: ecco Carlà, discreta, modesta,borghese. La nuova Jackie. Però Carla Bruni è anche la donna chedurante il G8 a L'Aquila s'impegnò immediatamente a contribuirealla ricostruzione. Che si è esposta per bloccare la lapidazione diSakineh, la 43enne iraniana condannata con l'accusa di adulterio ecomplicità nell'omicidio del marito. Per questo Il quotidianoultraconservatore iraniano Kayhan prima l'ha definita “p ro s t i t u t aitaliana” poi l'ha gentilmente condannata a morte. Si è sempredetta di sinistra. Anche dopo il matrimonio con il presidenteconservatore, nel salotto di un adorante Fabio Fazio: “Prima disposarmi le mie posizioni erano di sinistra, ma non sono mai statauna militante. Mio marito sapeva che idee avevo e non mi ha maichiesto di cambiarle. Ma lui non mi considera di sinistra, piuttostopensa che io sia più attenta alla parte umana mentre lui deve

essere più rivolto al lato tecnico. Non mi intrometto mainella vita politica. Alla sera gli dico quello che pensocome persona e questo gli è utile perché, con tutti gliimpegni che ha, non ha molte occasioni di aver contatticon le persone”. Non sarebbe una cattiva idea se lapremièr dame – magari dopo l'aperitivo – s u s s u r ra s s edue paroline all'orecchio del marito a proposito deiRom. Giusto per evitargli sparate al sapore di pogrom.Alcune donne hanno dovuto arrendersi, forse dopouna lunga e insensata battaglia, come VeronicaBerlusconi. Comunque non senza lasciare unatraccia (il famoso “ciarpame senza pudore” sulleveline candidate). Altre first lady sono riuscite arendere vero il detestabile detto “dietro un grandeuomo c'è una grande donna” (detestabile perché alposto di “d i e t ro ”, dovrebbe esserci “accanto”). Ilprimo nome che torna alla memoria è EleanorRoosevelt, anima del New Deal, impegnata in primapersona per i diritti delle donne, degliafroamericani, madrina della dichiarazioneuniversale dei diritti dell’uomo . “Meno male che c'èCarla Bruni”, cantava ironicamente SimoneCristicchi a Sanremo. Magari si potesse dired a v ve ro .

PIAZZA GRANDENiente sofismi, sui Rom è razzismo

di Furio Colombo

Che storia è? Che cosa è ac-caduto? Guerra della Re-pubblica francese controgli zingari? Tutto è possibi-

le, sappiamo che conta la paura,pesa il pregiudizio e che la poli-tica è fatta anche di quel bruttoingrediente che è il populismo,ovvero la voglia di piacere allemaggioranze facendo qualcosa dicattivo e di ingiusto ai danni delleminoranze. Ma due cose non tor-nano in questa vicenda. La primaè che la presenza nomade deglizingari, gitani, rom dura da secoliin Europa, come testimonianostoriografia, letteratura, poesia,musica, folklore, proverbi e co-stumi. Ci sono sempre momentiin cui qualcuno crede di scoprireciò che c’è sempre stato e pensadi denunciarlo come intollerabi-le. La seconda è che i rom gitani ozingari dispersi per l'Europa sonopochissimi. Poche decine di mi-gliaia di persone in comunità(campi) che spesso non arrivanoa cento persone. Come è possibi-le che un fatto così antico e cosìpiccolo colpisca prima l’attenzio -ne, poi l’ira, infine produca l’edit -to di cacciata dal Paese del presi-dente di una grande Repubblica?La cosa è ancora più difficile dacapire perché il Paese è la Franciae il presidente è Sarkozy. Era sem-pre sembrato in grado di tenere inequilibrio il suo temperamentonervoso di uomo iperattivo con leesigenze di personaggio al som-mo delle istituzioni francesi. Cer-to, alcuni aspetti del suo passatopolitico non sono un buon prean-nuncio, come le violenze di tipoleghista scatenate anni fa dalla suapolizia nelle banlieu parigine,contro giovani figli di immigrati,cittadini francesi. Ma, da presi-dente del Paese che si identificacon il valore della libertà e dei di-ritti civili, Sarkozy aveva dimo-strato di saper tenere a distanza lesquilibrate spinte a certi tipi diazione e persecuzione della de-stra di Le Pen e dei suoi eredi.

Zingar i,sfogo ideale

Q UA L C O S A è scattato, vuoinella vita pubblica (sondaggi, po-polarità in declino) vuoi nella vitaprivata di Sarkozy (di questo nonsappiamo nulla e non ospiteremocattiverie suggerite da francesi ma-levoli) per rompere in modo cosìclamoroso l’equilibrio della più al-ta istituzione francese, dunque delsuo governo, dunque dei suoi mi-nistri e della sua polizia. Un percor-so utile per capire ciò che sta ac-cadendo è la vicenda giudiziariache da qualche tempo insegue Sar-kozy (fondi illegali versati alla suacampagna elettorale). I giudicifrancesi non mollano. Molte cosesono possibili quando si confron-tano il senso di impotenza di qual-cuno molto potente con una co-munità di persone (i rom) senzapotere e senza rappresentanza edel tutto privi di difesa. Per lo sfogod’ira di Sarkozy, per lo stato di nonequilibrio in cui, per qualche ragio-ne, il presidente francese è caduto,gli zingari sono l’ideale. Primo, di-struggere i campi, che non sonocerto di cemento armato. Secon-do, forzarli a “tornare a casa”, co-me se dei nomadi avessero una ca-sa. Terzo, trasportarli verso Paesidell’Est, certe volte individuati acaso, badando bene a fingere che sitratti di “r impatr io” (raramente irom fanno conferenze stampa persmentire); badando a far notare laelargizione di una buonuscita di

300 euro per famiglia, alla presen-za delle telecamere, in modo che idetrattori del presidente siano ser-viti. Si tratta di partenze “assistite”e “spontanee”. In tal modo siamocostretti a vedere di che cosa è ca-pace il presidente Sarkozy quandogli va la mosca al naso. Ecco unoche non scherza. Un vero uomo,direbbe se potesse dire tutto, Sar-kozy, di se stesso.

Amici in Italia,estranei in Europa

MA SIAMO solo a metà della sto-ria. Segue prima l’imbarazzo, poi lacondanna europea. E quando laCommissione Europea, con il pre-sidente Barroso gli resiste, i pre-senti al summit di Bruxelles parla-no di uno scontro con scambio diurla. Una vera scenata del sempremeno equilibrato Sarkozy controquel punto debole – però simbo-lico – che è la Commissione Euro-pea. Forse la situazione di squili-brio e quel volare di insulti hannoattratto l’attenzione di Berlusconi,che si unisce subito, nel senso cheanche lui (unico in Europa) procla-ma non solo che l’iniziativa di Sar-kozy è sacrosanta, ma che lo faràanche in Italia: persecuzione deglizingari, che non hanno alcun go-verno per proteggerli e alcuna for-za politica. Del resto quella perse-cuzione è già in atto a pieno regimea Roma e a Milano, oltre che in tutti“ter ritori” della Lega. Dunque Ber-lusconi si pronuncia ma gli accadeil solito incidente che lo tormentafuori dall'Italia. Non solo la stampafrancese (o quella europea) nonfanno cenno della Santa Alleanza:

Dicono che sonotanti, chep re n d e r a n n oil sopravventoe imporrano il giogoislamico: i Romsono pochi, sonocristiani, sonocittadini europeie degli stessi Paesiin cui vivono

La celebrazione gelminianaStrano: sanno che i precari hanno bloccato lo strettodi Messina? La tensione sociale sui problemi dellascuola si tocca con mano ogni giorno: in che mondovivete, in via Solferino? In quello del presidente del-l'Associazione Nazionali Presidi, l'orgoglioso Remba-do: “Bisogna comporre un curriculum coerente conla domanda di formazione che viene dal territorio”,dimenticando che – prima di diventare “p ro ge t t i s t i ” -insegnanti e personale Ata devono preoccuparsi ditappare i buchi lasciati dalla falcidie di 140.000 postidi lavoro, gestire classi numerosissime, far fronte a bi-lanci in rosso degli istituti e diminuzione di ore man-tenendo inalterati i contenuti delle materie. Né po-teva mancare il totem “tecnolog ico”. Sempre Remba-do commenta l'imminente irruzione dei testi digitali:“i contenuti elettronici saranno a tal punto flessibiliche potrebbero essere prodotti dagli stessi istituti sco-lastici”, seguito da Biondi, dirigente del ministero, im-marcescibile evergreen buono per tutte le stagioni: “siabbasseranno notevolmente i costi del materiale cheoltretutto potrà essere aggiornato in tempo reale”. E ilproblema dell'autorevolezza dei contenuti? Non in-teressa, c’è altro a cui pensare. Ad esempio, negareche ci siano stati tagli di massa: dati, esistenze e con-dizioni delle scuole sconfessano questa impudica di-chiarazione Ad esempio, bocciatura con 50 giorni diassenza. Non continuiamo, per favore, a dire che que-sta non è una riforma: lo è. Con la complicità di granparte dei media, destruttura dalle fondamenta la scuo-la della Costituzione a colpi di demagogia a basso co-sto. Modernità, semplificazione, merito, flessibilità:formule magiche per millantare un progetto culturalevalido e mascherare l’attacco a lavoro e diritti. Il “ma -nuale della rivoluzione” dei neofan del governo B.concretizza una articolata manovra, oltre che so-cio-culturale e di manipolazione delle coscienze.

SECONDO TEMPO

Carla Bruni, sotto Sarkozy e Gelmini (ANSA)

tutta la Francia e tutta l’Italia controi rom. Ma si dà un caso curioso. Sar-kozy, che nella disciplinata stampaitaliana ringrazia ripetutamenteBerlusconi (testualmente: “E’ cosìche si vedono i veri amici”) nellairata conferenza stampa a Bruxel-les non lo nomina mai. Questa bat-taglia è sua e se la gestisce lui. Quiperò finiscono la parte mondana equella giornalistica della insolita estupefacente vicenda. E cominciala verifica, non secondo principiumani e morali, che non sarebbemale includere in questa storia. Macomincia la riflessione del buonsenso.

Cittadinida secoli

BASTA riprendere la storiadall’inizio. Abbiamo detto che laFrancia (e poi la Francia e l’Italia,150 milioni di persone in due deipaesi più ricchi del mondo) sischierano contro i rom. Deve trat-tarsi di un rischioso progetto: libe-rare i rispettivi paesi dalla invasio-ne degli zingari. Ci sarebbe un pri-mo ostacolo: gli zingari sono citta-dini europei. Qui dovrebbe soffer-marsi il diritto. Il buon senso si fer-ma molto prima. Il buon senso av-

verte che i rom – sommando i duepaesi – non sono neppure 400 mi-la, dispersi in campi di poche cen-tinaia, a volte decine di persone.Metà sono donne, metà sono bam-bini. C’è un altro dettaglio che at-trae l’attenzione del buon senso eavverte che qualcosa non vanell’equilibrio di questi due stati:una buona metà dei perseguitatisono cittadini francesi o cittadiniitaliani da secoli. Qui, nella guerraai rom, mancano le ragioni (vere efalse) con cui gli untori scatenanola guerra contro l'immigrazione. Tidicono che sono tanti, che sonotroppi che prenderanno il soprav-vento e imporrano il giogo islami-co. I rom sono pochi, sono cristia-ni, sono in giro da secoli, sono cit-tadini europei e, spesso, sono cit-tadini dei paesi in cui ormai vivonocon cui condividono scuola e lin-gua. Purtroppo tutto ciò ci portaverso un’unica, triste, squallidaspiegazione: questo è razzismonella sua forma più rozza e più pu-ra. È tutto qui. Ma è come diagno-sticare, nel cuore dell’Europa, ilpeggiore dei mali.

Sette del Corseradedica al ministroun’acriticaapologia senzac o n t r a dd i t t o r i oPura fanfaramediatica a usodella riforma conl’aggravante dimolte imprecisioninel merito

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Domenica 19 settembre 2010 pagina 15

Furio Colombo A DOMANDA RISPONDO7

MAIL B OXIl burqa in Italiapermetterlo o vietarlo?Sinceramente non so se il burqasia da vietare - come in Francia -o no, non mi è mai capitato divedere una signora vestita conburqa nero. E mi chiedo comemai il burqa debba essere di co-lore nero, cosa succederebbe sefosse invece di un bel verde isla-mico? Il giorno in cui vedrò unasignora vestita con il burqa, avròuna mia opinione in merito. Tro-vo comunque intellettualmentepiù appagante la discussione sulsesso degli angeli, se ne incon-trassi uno, una, con quali parolemi dovrei rivolgere a lui/lei? E seportasse il burqa? Verde? Ma nonabbiamo un sacco di problemive r i ?Thomas Findeis

Emma Marcegagliae la sua costanzaMa il presidente di Confindu-stria Emma Marcegaglia quantevolte ha richiesto ufficialmente:“Ora le riforme” ? 1,10,100 o1000?Evidentemente non ha ancoracapito la risposta! Con questogoverno perennemente “impe-gnato” a salvare dai processiBerlusconi e a incentivare l’ev a -sione fiscale e’ evidente che la ri-sposta e’ mai. Peccato però chenon è l’unica a non comprende-re. Però lei almeno una volta algiorno lo ricorda.Massimo Traldi

Da "Lo Zecchino d'Oro"a "Ti lascio una canzone"Amici del "Fatto",volevo esprimere la mia indigna-zione riguardo al programma "Tilascio una canzone", in onda suRaiUno, in prima serata. Se annifa, infatti c'era lo Zecchino d'O-ro, una trasmissione in cui bam-bini cantavano canzoni scritteper loro e piene di fantasia, oggidobbiamo assistere al tristespettacolo di bambini privatidella loro infanzia, che cantanocanzoni da adulti, atteggiandosida adulti. La meraviglia con cui leindubbie doti canore di questipoveri bimbi sono ammirate daigrandi, ricorda lo stupore dei vi-sitatori dei circhi provocato daifenomeni da baraccone. Il fattoche la televisione pubblica, so-stenuta con i soldi di tutti i con-tribuenti, ci sottoponga ripetu-tamente all'utilizzo dell'immagi-ne infantile allo scopo di alzare loshare è sconvolgente tantoquanto il fatto che nessuno neparli. Non è questo, in fin deiconti, sfruttamento del lavoro edell'immagine minorili? Qualidanni può provocare un'espe-rienza del genere su un minore?Quali conseguenze sulla sua vitafutura? Stanno forse preparandoi futuri protagonisti di "Amici"?Giusy Novello

Coerenza e soluzionibasterebbe una spallataSono un elettore del Pd, non de-luso, ma amareggiato perchè dalbasso dove sono, cioè fra il po-polo vedo decine di "soluzioni",vedo poca voglia di risolvere evedo poca coerenza. La sinistra

governo, e racconto le stessecose di Grillo (ma prima che luicomparisse sulla scena!). Rac-conto alla gente che c'è chi fa op-posizione e presenta leggi perabbattere la spesa pubblica: abo-lizione delle province, cancella-zione dei vitalizi parlamentari eper i consiglieri regionali, rein-troduzione del falso in bilancio,eliminazione auto blu, evasionefiscale, ecc... Creare dei cloni ciconserverà Berlusconi per altri10 anni!Giovanna Fedeli

Il piccolo grande crogiuolodella politica italianaNon è sufficiente mettere due opiù metalli in un crogiuolo perottenere una lega: serve moltocalore per fonderli e legarli. Si-milmente non basta mettere in-sieme due partiti, quali FI ed ANoppure DS e Margherita, per ot-tenerne uno nuovo: serve il fuo-co della politica, fatto di deter-minazione nella volontà di riu-scirci, rinunce all'individualismo,lavoro duro per smussare le ori-ginali differenze, valorizzazionedei reciproci punti di forza. Solocosì, con la sinergia delle cono-scenze ed esperienze degli unicon quelle degli altri, si può spe-rare in un effetto moltiplicativo enon solo additivo delle forzemesse insieme, scongiurandol'effetto sottrattivo che si ha

quando l'insieme dei due partitiraccoglie meno voti di quanti es-si ne avessero separatamente.Ascanio De Sanctis

I Rom come i politicigli estremismi fanno maleMolti italiani sono convinti che irom siano tutti ladri e vadanoespulsi. Altri italiani ritengono

che i politici siano tutti ladri e va-dano incarcerati. Non è forse ilcaso di smetterla di ragionare at-traverso pregiudizi e generaliz-zazioni? Se si continua a utilizza-re l'estremismo e il fanatismocome metro di valutazione, nonci sarà più alcun spazio per laconvivenza civile. Infatti l'equili-brio è del tutto assente, e ciò chesegue il fanatismo è sempre laviolenza irrazionale. E dubitoche la violenza sia una soluzioneai problemi.Cristiano Martorella

Una colazione particolarein compagnia di un leghistaQuesta mattina, mentre facevocolazione al bar, leggevo la primapagina del "Fatto". Al mio fiancoun uomo con "strabismo di ve-nere", si pavoneggia orgogliosodopo avermi detto che il giorna-le che tenevo in mano era quellodella Lega (evidentemente nonleggendo il titolo "Padania La-drona") estrae dal portafoglio emi mostra la tessera della Leganord. Questo avatar padano ve-dendo il sole delle alpi ha scam-biato il nostro giornale per quel-lo del suo partito. La colazionemi si è fermata sullo stomaco.Dopo aver riguardato con gli oc-chiali il leghista si allontana. Nonè fantasia, ma verità! Questi esal-tati vedono il sole in ogni dove!Una vostra affezionata lettricedalla provincia di Varese,Pregnolato Carla

C aro Furio Colombo,la caccia in mare contro i

nostri pescatori (su una barca conbandiera italiana) da parte di unamotovedetta italiana regalata ailibici, con ufficiali italiani a bordo, èdurata cinque ore (dalle ore 18 alleore 23) con ininterrotta sparatoriaad altezza d’uomo, altro cheincidente. Tutto il racconto delnostro governo sembra falso eadesso l’inchiesta la fanno i libici suilibici. Si saprà mai la verità?

Lionello

LA VERITÀ purtroppo è che ilibici hanno commesso un solo errore che harivelato tutta la brutta trama. L’errore èstato di sparare, in acque internazionali, auna nave da pesca italiana con unequipaggio abile nella manovre (è evidenteche la barriera di fuoco li ha raggiunti solo inparte, come è evidente che i libici sparavanoper uccidere) ma anche coraggioso neldenunciare e senza alcuna intenzione diritrattare o sminuire le accuse di tentatoomicidio. In tal modo è stato svelato il sensodell’oscuro trattato di affari e di vite umaneratificato da tutto il Parlamento italiano nel2009, tranne (nell’opposizione) la ribellionedei parlamentari Radicali e di tre del Pd.Tutti gli altri, a destra e a sinistra, hannoaccettato la direttiva Berlusconi-D’Alema divotare sì senza fare domande. Ma ledomande tornano adesso. Ecco alcuni puntisu cui riflettere: 1) Che cosa significa“respingimento in mare”, pratica barbara eincivile? Significa, evidentemente, fare fuocosui natanti. Se non si commette l’errore di

colpire proprio “L’Ar iete”, nessuno potràandare a dirlo a nessuno. 2) I lettori avrannonotato che il patto omicida con la Libia èstato la carta vincente nel successo leghistadelle ultime elezioni, il vanto di una “svoltaepocale” (Maroni, 2009). Adesso, dopo ladenuncia dei pescatori, salta fuori che tuttoè opera di Prodi e di Amato. Dimenticandole frecce tricolori nel cielo di Tripoli volute daBerlusconi e la consegna delle motovedetteitaliane fatta personalmente e con la dovutacelebrazione dal ministro leghista Maroni.3) Con che armi i libici hanno sparato aipescatori italiani durante un inseguimento dicinque ore e con la evidente intenzione diuccidere? Le motovedette consegnateavevano armi fisse di dotazione. Adesso,dopo “l’incidente”, ci dicono che sono stateconsegnate “navi senza armi”. Dati gliarticoli del trattato, il fatto è strano e appareinventato. Nel suo resoconto al Senato lasottosegretaria Craxi (Esteri) ha detto che ilibici hanno usato kalashnikov. Il fatto nonera mai apparso in altri rapporti o suigiornali. Chi gliel’ha detto? 4) Quali sono leregole d’ingaggio di ufficiali italiani a bordodi un’unità da combattimento libiche?Perché ci dicono, come la cosa più naturaledel mondo che, in caso di scontro, devonosubito recarsi sotto coperta senza alcunpotere di intervenire? Brutta storia, comevedete, e brutta amicizia non fra due popolima fra due personaggi senza scrupoli incerca di opportunità d’affari. Temo che laserie di non verità non si fermerà qui.

Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano00193 Roma, via Orazio n. 10l e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

LIBIA, PARTE 2LE BUGIE

IL FATTO QUOTIDIANOvia Orazio n. 10 - 00193 Romal e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

LA VIGNETTA

SECONDO TEMPO

L’abb o n at odel giorno

VIVIAN ROSSET

Gentile redazione de IlFatto quotidiano, mi sonoabbonata alla versione pdfall'inizio della vostracampagna promozionale,senza conoscervi e cioè ascatola chiusa. Ho avutofiducia. E in questo primoanno non è mai venutameno. Grazie.Nellafo t osono allago delMiage inVa lVe ny,chissàse sonola primaad averlo portato quassù?Complimenti per ilgiornale e continuate così,

Raccontati e manda una foto a:a bb o n a t o d e l g i o r n o @

i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

IL FATTO di ieri 19 settembre 1960Per il loro giornale al vetriolo, l’allegra banda di autori edisegnatori anarchici e insolenti, voleva un titolo “cour tet choc”. Qualcuno tirò fuori “Hara Kiri” e, col bozzettodi un samurai col ventre squarciato in copertina, ilmensile satirico-cult di François Cavanna e GeorgesBernier, cominciò, nel settembre ‘60, la sua avventuratra le strade di Parigi. Vendita “colpor tage”, 1 Fr e 90,formato poche, sottotitolo “journal bête et méchant”,ripreso da un’invettiva di un lettore infuriato. Humournaif, rivoluzionario, e tabù che crollano. Per ifranchi-tiratori della redazione non ci sono paletti. Si faharakiri su tutto. Morale, potere, religione, patria,famiglia, sesso, vecchiaia, morte. E, nei ruggenti anni’60 del consumismo, il focus si concentra sullapubblicità, rifiutata, per scelta, sulle pagine delgiornale . “La publicité nous prend pour des cons, lapublicité nous rend cons“ proclama Hara Kiri, e via conla demolizione di spot e rèclame, con lacontropubblicità parodistica di marchi e prodotti digrido, con la caricatura degli show-business. Unalibertà d’insolenza a tempo per Hara Kiri che, dopocensure e blocchi, alla fine degli anni ’60 confluirà nelmitico Charlie Hebdo.

Giovanna Gabrielli

italiana divisa è perdente a priorie tutti questi documenti e lette-re non fanno chiarezza. Voi delFatto avete scritto 10 articoliper la lotta all'evasione, ma sonorimasti li sul vostro giornale, ilgoverno è al ridicolo storico ebasterebbe una spallata, anzi unsoffio, ma niente.M o re n o

Perché li chiamiamoancora onorevoli?Se le persone che ci governanoavessero dignità, almeno do-vrebbero rinunciare a tale titolo.Ma non ne hanno, lo vediamotutti i giorni! Da dieci anni passoil mio tempo libero a informarela gente sulle malefatte di questo

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