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1,20 – Arretrati: 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Martedì 14 settembre 2010 – Anno 2 – n° 242 Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 www.ilfattoquotidiano.it Il solito Stracquadanio confessa: per la politica ci si può anche prostituire . Come dire: Puttane della libertà GHEDDAFI CI SPARA CON LE NOSTRE NAVI L’accordo di B. gli concede poteri assoluti Una motovedetta libica con a bordo finanzieri italiani mitraglia un peschereccio di Mazara del Vallo L’inciucio buono di Marco Travaglio S ergio Rizzo, una delle poche firme ancora leggibili sul Pompiere della Sera, domandava ieri che fine abbia fatto il disegno di legge anti-corruzione annunciato in pompa magna dal Consiglio dei ministri il 1° marzo, che ora riposa in pace in un cassetto del Senato dove tiene compagnia alla legge Grillo sull’incandidabilità dei condannati. “Purtroppo – scrive Rizzo – la lotta alla corruzione è scivolata in fondo all’agenda”. Naturalmente, avendo scritto con Stella La Casta e poi La cricca, Rizzo sa benissimo che fine ha fatto quel ddl e perché. Il governo presieduto da un noto corruttore di giudici, testimoni, finanzieri e politici non può approvare una seria legge anti-corruzione per un motivo antico come il mondo: il principio di non contraddizione. L’unica speranza che una legge del genere venga approvata è che ci pensi il Parlamento, con una maggioranza diversa da quella di governo. Ora, almeno a parole, questa maggioranza sembra essersi materializzata sabato mattina alla Versiliana, alla festa del Fa t t o Quotidiano: lì Antonio Di Pietro (Idv), Fabio Granata (Fli) e Claudio Fava (Sel) hanno pubblicamente sottoscritto la proposta di legge anti-corruzione avanzata sabato dal nostro giornale e sollecitata sul nostro palco anche dal Procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco (che ha chiesto pure norme più rigorose sul finanziamento illecito dei partiti). Nelle stesse ore Luigi Zanda, vicepresidente dei senatori Pd, annunciava che anche il suo partito ci sta. Purtroppo quello di Fava in Parlamento non c’è. Ma sia Di Pietro sia Granata si sono impegnati a chiedere, alla conferenza dei capigruppo dove si decide il calendario dei lavori della Camera, che la legge venga messa in discussione al più presto. Poiché i gruppi parlamentari sono sette (Pdl, Lega, Fli, Pd, Idv, Udc, Misto), ai tre che hanno già aderito dovrà aggiungersene un quarto, poi la “n o s t ra ” legge potrà iniziare il suo percorso. Con gli scandali che si susseguono a ritmo quotidiano, sarà interessante vedere quali partiti diranno pregiudizialmente no a una legge che finalmente combatte corruzione e reati finanziari collegati, aiutando il nostro Stato squattrinato a recuperare risorse dall’enorme serbatoio dell’illegalità: 60 miliardi dispersi ogni anno in tangenti, 120 in evasione fiscale (con 400 miliardi di imposte evase accertate ma non incassate dall’Amministrazione), 150 in attività mafiose e così via. Basterà che i 206 deputati del Pd, i 24 dell’Idv, i 35 di Fli trovino 51 alleati fra i 38 dell’Udc e i 31 del Misto, e si raggiungerà la fatidica quota di 316, cioè la maggioranza assoluta della Camera. Ma ne basteranno anche meno, visto che mai l’aula di Montecitorio si presenta a ranghi completi. Non ci illudiamo che il percorso di una legge tanto rigorosa sia una passeggiata. Ma la sfida è lanciata. E in controtendenza con quanto accaduto in Parlamento negli ultimi 16 anni, quando destra e sinistra si mettevano d’a c c o rd o per votare leggi bipartisan pro mafia e pro corruzione. Per la prima volta, sullo stesso palco, finiani e dipietristi (con l’adesione a distanza dei piddini) hanno sottoscritto una legge bipartisan anti-mafia e anti-corruzione. Un “inciucio buono”. Ora vedremo se alle parole seguiranno i fatti e il nostro giornale, chiamandosi Il Fatto, tallonerà i partiti per tener loro il fiato sul collo. Ma la notizia c’è tutta. Eppure ieri non ne abbiamo trovato traccia su alcun quotidiano (né in alcun telegiornale, figuriamoci). Erano tutti troppo impegnati a inseguire i deliri di B, i battiti d’ali di Casini e Uolter, le pernacchie e i diti medi di Bossi. Le solite menate politichesi. Si conferma dunque ancora una volta che la lotta alla corruzione “è scivolata in fondo all’agenda” non solo del governo e della maggioranza. Ma anche dei giornali. Che sono ormai la prosecuzione del governo e della maggioranza con altri mezzi. Il loro motto, sui problemi seri, è quello di José Mourinho: zero tituli. LA NOSTRA PROPOSTA x Dopo l’ok di Idv e finiani arriva il sì del Pd No ai corrotti, la legge del “Fatto” va Il governo ha aperto un’inchiesta. Ma è stato lo stesso ministro Maroni, nel 2009, a regalare alla Libia sei unità navali per i pattugliamenti in mare D’Onghia, Gramaglia pag. 5 z Presidente dica basta di Antonio Padellaro dc N on tireremo il presi- dente Napolitano per la giacchetta (ci man- cherebbe altro), ma c’è una domanda che vor- remmo, molto rispettosa- mente, che prendesse in considerazione. Quante al- tre scuole dello Stato italia- no, pagate con i soldi degli italiani subiranno, dopo quella di Adro, l’onta dei sim- boli col Sole delle Alpi im- pressi ovunque (banchi, ce- stini dei rifiuti, zerbini, tavo- li, cartelli, finestre) prima che qualcuno pretenda dal sindaco leghista, magari con l’ausilio della forza pubblica, il rispetto dell’articolo 5 del- la Costituzione italiana: “La Repubblica è una e indivisi- bile”? Qualcuno, Presidente, dirà alla signora Gelmini che un ministro dell’Istruzione (una volta pubblica) non può trasmettere al suddetto sindaco il suo “vivo apprez- zamento personale” per quella scuola marchiata ma definita “modello di riferi- mento? Vero che la ministra ha poi ritirato la mano defi- nendo “folkloristico” il pri- mo cittadino (si fa per dire) dello sfortunato comune bresciano. Eppure, signor Presidente, sono almeno vent’anni che tutte le matta- ne leghiste vengono così de- finite: folkloristiche. Un ali- bi, soprattutto, per quella si- nistra a cui conviene far finta di non vedere i manifesti pa- dani della razza. E i ministri padani che dalle stanze del governo alacremente lavora- no per la secessione padana. Mentre intitolano le scuole padane e insultano il trico- lore. Lei, Signor Presidente, che rappresenta l’unità na- zionale, non si sente ribollire il sangue? U di Michele Boldrin FUORI I MEDIOCRI DALLE AULE R iflettiamo sul clamore e lo sconquasso generato dai recenti provvedimenti del ministro Mariastella Gelmini. Il problema di fondo mi sem- bra il seguente: nessuna delle due parti ha come priorità la scuola “per sé”. pag. 18 z U di Luca Telese PD, FAIDE A L L’OMBRA DI FREUD P ier Luigi Bersani chiude la festa di Torino. In piedi, sca- miciato, solo. Per la prima volta un leader del Pd parla senza an- geli custodi, senza alfieri, senza l’abbraccio dei due principali dirigenti del partito, immanca- bilmente vicini a lui. pag. 8 z n inchiesta P3 Comprati e venduti così affondarono il governo Prodi Zanca pag. 2z Una gigantografia di Berlusconi e Gheddafi che compare su un palazzo di Tripoli CATTIVERIE Berlusconi ha ragione: gli arbitri sono di sinistra. Osservano una competizione giocata da altri, sbagliano spesso... www.spinoza.it LA PROTESTA x Adro e tagli, la scuola della Gelmini Il senatore democratico Zanda: “Perché Udc, Lega e Pdl dovrebbero opporsi? Solo i collusi possono boicottarla” Calapà pag. 3 z Si è aperto l’anno scolastico con mobilitazioni in tutta Italia. Dai precari all’istruzione leghista Perniconi, Reguitti e Sansa pag. 6-7 z y(7HC0D7*KSTKKQ( +"!z!;!#![

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€ 1,20 – Arretrati: € 2,00Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

Mar tedì 14 settembre 2010 – Anno 2 – n° 242Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Romatel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

w w w. i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

Il solito Stracquadanio confessa: per la politica ci si puòanche p ro s t i t u i re . Come dire: Puttane della libertà

GHEDDAFI CI SPARACON LE NOSTRE NAVI

L’accordo di B. gli concede poteri assolutiUna motovedetta libica con a bordo finanzieri italiani

mitraglia un peschereccio di Mazara del Vallo

L’inciucio buono

di Marco Travaglio

Sergio Rizzo, una delle poche firme ancoraleggibili sul Pompiere della Sera, domandava ieriche fine abbia fatto il disegno di leggeanti-corruzione annunciato in pompa magna dal

Consiglio dei ministri il 1° marzo, che ora riposa inpace in un cassetto del Senato dove tiene compagniaalla legge Grillo sull’incandidabilità dei condannati.“Purtroppo – scrive Rizzo – la lotta alla corruzione èscivolata in fondo all’a genda”. Naturalmente, avendoscritto con Stella La Casta e poi La cricca, Rizzo sabenissimo che fine ha fatto quel ddl e perché. Ilgoverno presieduto da un noto corruttore di giudici,testimoni, finanzieri e politici non può approvare unaseria legge anti-corruzione per un motivo antico comeil mondo: il principio di non contraddizione. L’unicasperanza che una legge del genere venga approvata èche ci pensi il Parlamento, con una maggioranzadiversa da quella di governo. Ora, almeno a parole,questa maggioranza sembra essersi materializzatasabato mattina alla Versiliana, alla festa del Fa t t oQuotidiano: lì Antonio Di Pietro (Idv), Fabio Granata(Fli) e Claudio Fava (Sel) hanno pubblicamentesottoscritto la proposta di legge anti-corruzioneavanzata sabato dal nostro giornale e sollecitata sulnostro palco anche dal Procuratore aggiunto di MilanoFrancesco Greco (che ha chiesto pure norme piùrigorose sul finanziamento illecito dei partiti). Nellestesse ore Luigi Zanda, vicepresidente dei senatori Pd,annunciava che anche il suo partito ci sta. Purtroppoquello di Fava in Parlamento non c’è. Ma sia Di Pietrosia Granata si sono impegnati a chiedere, allaconferenza dei capigruppo dove si decide ilcalendario dei lavori della Camera, che la legge vengamessa in discussione al più presto. Poiché i gruppiparlamentari sono sette (Pdl, Lega, Fli, Pd, Idv, Udc,Misto), ai tre che hanno già aderito dovràaggiungersene un quarto, poi la “n o s t ra ” legge potràiniziare il suo percorso. Con gli scandali che sisusseguono a ritmo quotidiano, sarà interessantevedere quali partiti diranno pregiudizialmente no auna legge che finalmente combatte corruzione e reatifinanziari collegati, aiutando il nostro Statosquattrinato a recuperare risorse dall’enor meserbatoio dell’illegalità: 60 miliardi dispersi ogni annoin tangenti, 120 in evasione fiscale (con 400 miliardi diimposte evase accertate ma non incassatedall’Amministrazione), 150 in attività mafiose e cosìvia. Basterà che i 206 deputati del Pd, i 24 dell’Idv, i 35di Fli trovino 51 alleati fra i 38 dell’Udc e i 31 del Misto,e si raggiungerà la fatidica quota di 316, cioè lamaggioranza assoluta della Camera. Ma ne basterannoanche meno, visto che mai l’aula di Montecitorio sipresenta a ranghi completi. Non ci illudiamo che ilpercorso di una legge tanto rigorosa sia unapasseggiata. Ma la sfida è lanciata. E in controtendenzacon quanto accaduto in Parlamento negli ultimi 16anni, quando destra e sinistra si mettevano d’a c c o rd oper votare leggi bipartisan pro mafia e pro corruzione.Per la prima volta, sullo stesso palco, finiani edipietristi (con l’adesione a distanza dei piddini)hanno sottoscritto una legge bipartisan anti-mafia eanti-corruzione. Un “inciucio buono”. Ora vedremo sealle parole seguiranno i fatti e il nostro giornale,chiamandosi Il Fatto, tallonerà i partiti per tener loro ilfiato sul collo. Ma la notizia c’è tutta. Eppure ieri nonne abbiamo trovato traccia su alcun quotidiano (né inalcun telegiornale, figuriamoci). Erano tutti troppoimpegnati a inseguire i deliri di B, i battiti d’ali di Casinie Uolter, le pernacchie e i diti medi di Bossi. Le solitemenate politichesi. Si conferma dunque ancora unavolta che la lotta alla corruzione “è scivolata in fondoall’a genda” non solo del governo e della maggioranza.Ma anche dei giornali. Che sono ormai laprosecuzione del governo e della maggioranza conaltri mezzi. Il loro motto, sui problemi seri, è quello diJosé Mourinho: zero tituli.

LA NOSTRA PROPOSTA xDopo l’ok di Idv e finiani arriva il sì del Pd

No ai corrotti, la legge del “Fa t t o ” va

Il governo ha apertoun’inchiesta. Ma è statolo stesso ministro Maroni,nel 2009, a regalarealla Libia sei unità navaliper i pattugliamenti in mare

D’Onghia, Gramaglia pag. 5z

Pr e s i d e n t edica basta

di Antonio Padellarodc

Non tireremo il presi-dente Napolitano perla giacchetta (ci man-cherebbe altro), ma

c’è una domanda che vor-remmo, molto rispettosa-mente, che prendesse inconsiderazione. Quante al-tre scuole dello Stato italia-no, pagate con i soldi degliitaliani subiranno, dopoquella di Adro, l’onta dei sim-boli col Sole delle Alpi im-pressi ovunque (banchi, ce-stini dei rifiuti, zerbini, tavo-li, cartelli, finestre) primache qualcuno pretenda dalsindaco leghista, magari conl’ausilio della forza pubblica,il rispetto dell’articolo 5 del-la Costituzione italiana: “LaRepubblica è una e indivisi-bile”? Qualcuno, Presidente,dirà alla signora Gelmini cheun ministro dell’Istr uzione(una volta pubblica) nonpuò trasmettere al suddettosindaco il suo “vivo apprez-zamento personale” perquella scuola marchiata madefinita “modello di riferi-mento? Vero che la ministraha poi ritirato la mano defi-nendo “folklor istico” il pri-mo cittadino (si fa per dire)dello sfortunato comunebresciano. Eppure, signorPresidente, sono almenove n t ’anni che tutte le matta-ne leghiste vengono così de-finite: folkloristiche. Un ali-bi, soprattutto, per quella si-nistra a cui conviene far fintadi non vedere i manifesti pa-dani della razza. E i ministripadani che dalle stanze delgoverno alacremente lavora-no per la secessione padana.Mentre intitolano le scuolepadane e insultano il trico-lore. Lei, Signor Presidente,che rappresenta l’unità na-zionale, non si sente ribollireil sangue?

Udi Michele Boldrin

FUORII MEDIOCRIDALLE AULE

R iflettiamo sul clamore e losconquasso generato dai

recenti provvedimenti delministro Mariastella Gelmini.Il problema di fondo mi sem-bra il seguente: nessuna delledue parti ha come priorità lascuola “per sé”. pag. 18 z

Udi Luca Telese

PD, FAIDEA L L’OMBRADI FREUD

P ier Luigi Bersani chiude lafesta di Torino. In piedi, sca-

miciato, solo. Per la prima voltaun leader del Pd parla senza an-geli custodi, senza alfieri, senzal’abbraccio dei due principalidirigenti del partito, immanca-bilmente vicini a lui. pag. 8 z

ninchiesta P3

Comprati e venduticosì affondaronoil governo Prodi

Zanca pag. 2z

Una gigantografia di Berlusconi e Gheddafiche compare su un palazzo di Tripoli

C AT T I V E R I E

Berlusconi ha ragione: gliarbitri sono di sinistra.Osservano unacompetizione giocata daaltri, sbagliano spesso...w w w. s p i n o z a . i t

LA PROTESTAx

Adro e tagli,la scuoladella Gelmini

Il senatoredemocraticoZanda: “Pe rc h éUdc, Lega e Pdld ov re bb e roopporsi? Soloi collusi possonoboicottarla”

Calapà pag. 3zSi è aperto l’annoscolastico conmobilitazioni intutta Italia. Daiprecari all’istruzioneleghista

Perniconi, Reguittie Sansa pag. 6-7z

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La P3, Sica e la volontà

di Cesare: contattate

e convincete

L a conferma di Martino el’inchiesta sulla “nuova loggia”,detta P3, nata da uno stralcio

sulle indagini dell’appalto sull’eolico inSardegna. Tre i personaggi principali, finitiagli arresti: l’imprenditore Flavio Carboni,l’imprenditore edile Arcangelo Martino e ilgeometra Pasquale Lombardi, in carcere

dall’ 8 luglio scorso. Coinvolti anche altribig come il senatore Marcello Dell’Utri, e ilcoordinatore del Pdl, Denis Verdini. Tra ifiloni dell’inchiesta: il business dell’eolico inSardegna, il sostegno al lodo Alfano e lenomine al Csm. Dopo oltre un mese dismentite, è nell’interrogatorio del 18agosto che Martino fa le prime ammissioni,

e parla del governo Prodi e delle trame perfarlo cadere. Centrale il ruolo di ErnestoSica, poi assessore alla Regione Campania,secondo Martino è l’uomo di collegamentotra Silvio Berlusconi (chiamato “C e s a re ”)e i vari senatori (compreso GiulioAndreotti) contatti per la famosa “spallata”alla maggioranza.

COSÌ PRODI FU AFFONDATOLe rivelazioni di Martino e la conferma di Boccia:

ecco come riuscirono a far cadere il governo di centrosinistradi Paola Zanca

“Io li inseguivo in tutte leparti d'Italia e del mon-do. Li chiamavo al tele-fono per capire che in-

tenzioni avessero. Insistevo. Eogni volta mi sentivo risponde-re: ‘Veniamo, non ci sono pro-bl e m i ’. E poi non si faceva vede-re nessuno”. Antonio Boccia perdue anni ha fatto il pallottolieredel governo Prodi. Segretariod'aula al Senato, dal 2006 al 2008passava le giornate a contare ericontare i voti che tenevano inpiedi la risicatissima maggioran-za di centrosinistra. E non sonosolo numeri quelli con cui ha do-vuto avere a che fare. Tra crisi dicoscienza, litigate e spaccature,il rischio che i corteggiamentidel centrodestra affondasserocome un coltello nel burro erauna costante quotidiana. “Fin -ché ci si prova è un conto. Mapoi se qualcuno ti si avvicina echiede ‘Che ti serve?’, cambiatutto”. Ecco, quella domanda,

nei lunghi mesi di agonia del go-verno Prodi se la sono sentita fa-re in molti. “E in tanti se la sen-tono fare anche oggi. Certo, cisono colleghi che per quieto vi-vere non lo vanno a raccontareai giornali”.

MA PER CHI ogni giorno do-veva governare i colleghi cheavevano ceduto al corteggia-mento – e che secondo uno degliarrestati nell’inchiesta P3, Arcan-gelo Martino, venivano convintida profumate somme di denaro –le parole non servivano. I segnalili riconoscevi subito. Boccia ri-corda che l'innamoramento peril centrodestra del senatore elet-to all'estero Luigi Pallaro, peresempio, non aveva bisogno dispiegazioni. “Sin dall'inizio luidisse che era un ‘indipendente’di centrosinistra. Ma ha semprevotato con noi, fino a quandonon si sentì cominciare a parlaredella cosiddetta ‘compravendi -ta. Cominciò ad assentarsi in mo-do sempre più frequente, mi as-sicurava che avrebbe partecipa-to al voto e poi non partiva nem-meno dall'America. A volte eraaddirittura in Italia e non si face-va vedere. So per certo che alme-no una volta in Sudamerica in-contrò Berlusconi. Non pensoparlassero di politica. Certo, nonci sono prove concrete dell’‘ac -quisto’, ma eravamo in una situa-

zione di instabilità tale che i suoicomportamenti non erano giu-stificabili. Le nostre insistenzeerano tali, che il fatto che non ve-nisse a votare era chiaramente in-dicativo della volontà di lasciarela maggioranza”. E così fu: nem-meno quel 24 gennaio del 2008,quando Prodi chiese la fiducia alSenato, Pallaro era in aula.

ALTRE VOLTE, che qualcosaera cambiato, lo capivi dai giochid'astuzia. “I diniani erano tre – r i-corda Boccia – Dini, Scalera eD'Amico. D'Amico è rimastosempre coerente con il centrosi-nistra, gli altri due a un certo pun-to hanno cominciato con i com-portamenti equivoci. Si astene-vano, pur sapendo che al Senatol'astensione è un voto contrario.Ogni volta io li chiamavo. Loro di-cevano “Veniamo, non ci sonop ro bl e m i ”. Soprattutto Scalera,faceva la parte del mediatore, mapoi alla fine seguiva la posizionedi Dini. Si comportavano anchemaliziosamente: arrivavanoqualche minuto dopo che il votoera iniziato. Il loro era quasi unatteggiamento goliardico: la pre-sa di distanza c'era nei fatti, manella sostanza non doveva appa-rire. Sui loro voti, non si potevafare affidamento”. Decisamenteno: tra i 161 no alla fiducia cheportarono Prodi alle dimissioni,c'era anche quello di LambertoDini. Scalera si astenne. Martino,nell’interrogatorio, ha parlatoanche di lui: Scalera sarebbe sta-to avvicinato dall’ex assessorecampano Sica per conto di Ber-lusconi. E Dini nel 2008 ha rice-vuto un versamento improvvisoda un imprenditore amico dellostesso Sica.Ci sono i casi più noti, quelli deisenatori Sergio De Gregorio e Ni-no Randazzo. Il primo, eletto nel-le liste dell'Idv, diventò presiden-te della commissione Difesa gra-zie ai voti del centrodestra e fon-dò il movimento Italiani nel Mon-do. Finì indagato per corruzionedalla Procura di Napoli (che poiarchiviò il caso), per un versa-mento da 700 mila euro da partedi Forza Italia. Il secondo ricevet-te la proposta indecente duranteun pranzo a Palazzo Grazioli. Poiscrisse una lettera a Berlusconiper rispondere “no, grazie” alsuo invito a passare nell'altra me-tà dell'emiciclo.Boccia ricorda anche i “casi di co-scienza”, gli addii dal sapore tut-to politico: Turigliatto, Fisichella(influenzato, dice l’ex segretariod'aula, “più dalla gerarchia eccle-siastica che da quella berlusco-niana”), la Binetti, “una delle pri-me a non votare la fiducia al go-ver no”. Non fu di stampo politi-co, ma al massimo “p o l i t i ch e s e ”,sostiene Boccia, l'atteggiamentodei senatori Bordon e Manzione.“Cercavano un contraccambiopolitico, ma non posso dire chetrattavano con il centrodestra:non ci furono episodi tali da farpensare che fossero caduti nellarete della compravendita”.Non crede alle ragioni dell'orto-dossia, Boccia, nel caso di Ferdi-

nando Rossi. “Il suo caso lo chia-merei 'contrattualistico': ognivolta che dava un voto ci volevauna contropartita. Cominciò adastenersi, ad assumere posizioniequivoche. Noi avevamo qual-che dubbio che il prezzo da pa-gare fosse sempre più alto soloper arrivare alla rottura. Il sospet-to venne a tutti: ci faceva mettereal voto emendamenti talmentepretestuosi che sembrava andas-se alla ricerca di una scusa per an-dar sene”. Interpellato, Rossi nonsi scandalizza: “Lo aveva già det-to Bertinotti in una riunione deiparlamentari del Prc: ‘Attenti cheRossi se lo sono comprati’. Sonostato tanti anni nei partiti comu-nisti: il miglior metodo per de-molire gli avversari è dire che so-no agenti del nemico”.

CERTO, la parola responsabili-tà, ricorda Boccia, a quell'epocanon si poteva nemmeno nomina-re. “Mussi e Salvi si erano portativia dieci senatori, poi era arrivataanche la rottura di Angius. In unclima di questo genere – r icordaBoccia – le vicende delle perso-ne singole finivano per esaltarsi:se provavi a parlare con i Manzio-ne, i Bordon, i Dini, quelli ti ri-spondevano: ‘Che andate cer-cando? Vi preoccupate se io fac-cio un po' di manfrina quandoavete gruppi interi che vanno dasoli?’. La verità – conclude Boc-cia – è che danno la colpa a Ma-stella e lui è stato solo l'ultimo adandarsene. Certo, sia lui che Dinisono finiti nel centrodestra. Vuoldire che qualche discorso se l'e-rano fatto...”.

SORVEGLIANTI SPECIALI

NEO BERLUSCONES

NUCARA: 20 DEPUTATI DARANNO LA FIDUCIAL’uomo di fiduciadel professorebolognese,raccontagli stranimovimential Senato

S T RAC QUA DA N I O lo ammette:è giusto prostituirsi per la politica

R ieccolo. L’incontenibile Giorgio Stracqua-danio, l’animatore del Predellino, ieri ha

dato nuova e sempre più provocatoria provadi sé. Tema di scottante attualità: è lecito pro-stituirsi per la carriera, soprattutto parlamen-tare? A sollevare involontariamente il tema,perché caduta nella trappola di Klaus Davi,era stata nei giorni scorsi la deputata Fli An-gela Napoli che “non aveva escluso” la pos-sibilità che alcune deputate avessero fatto illoro ingresso in Parlamento dopo essersi, inqualche modo, prostituite. Ieri ci ha pensatoStracquadanio a far tornare d’attualità l’ar go-mento aggiungendo la sua verità. E la sua le-gittimazione pro premier e pro deputate/mi-nistre sfiorate da sempre dal sospetto: “È as-

solutamente legittimo che per fare carrieraognuno di noi utilizzi quello che ha; dire ilcontrario è stupido moralismo”. La prima adarrabbiarsi è stata proprio Angela Napoli: “So -no frasi offensive per le donne che fanno po-litica”. “Appunto – ha risposto di rimandoStracquadanio – perché quelle persone di cuisi chiacchiera in Parlamento spesso sono lemigliori, le più presenti, le più assidue e le piùleali deputate che ci siano”. Di provocazionein provocazione, il direttore del Predellino, èarrivato anche a dire che “se una deputata oun deputato facessero coming out e ammet-tessero di essersi venduti per fare carriera,questo non sarebbe comunque un buon mo-tivo per lasciare la Camera o il Senato”. s .n.

di Sara Nicoli

A lla faccia della compravendi-ta. Ieri, dopo l’ennesimo

scongiuro delle elezioni lancia-to dal Cavaliere dagli schermi diCanale 5 (“il governo conferme-rà la sua maggioranza, la situa-

zione è sotto con-trollo e andremoavanti fino al2013”) FrancescoNucara, segreta-rio del Pri e alcunisuoi seguaci sonosaliti a PalazzoGrazioli per fare laconta della com-pravendita dei de-putati che servi-ranno alla maggio-ranza per azzerarela perdita finiana.

O, almeno, per mettere un mo-mentaneo stop all’emorragia divoti che si è verificata il 29 lu-glio, giorno dell’ultimo voto al-la Camera quando le quotazionidel Pdl più la Lega fecero segna-re un inesorabile 299; all’appel -lo ne mancavano una ventina. Eora questi voti li avrebbero tro-vati. Giusto 20.

O ALMENO così ha annuncia-to trionfalmente proprio Nuca-ra: “Ci sono i numeri, costituire-mo il gruppo di responsabilitànazionale poco prima delle di-chiarazioni del presidente Ber-lusconi in aula”. Proprio quelloche voleva il Cavaliere per azze-rare i finiani. Che però restano35 e forse a breve diventeranno36 grazie all’ingresso di un uo-mo Udc. Si parla di Calogero

Mannino, che infatti non andràcon Nucara ma che ormai è aiferri corti con Casini.Chi sono, allora, questi deputatipronti a salvare la patria ma so-prattutto Berlusconi in cambio –di certo – di una futura ricandi-datura certa del Pdl? I cinque de-putati del movimento Noi Sudcapitanati dal sottosegretarioagli Esteri Enzo Scotti, i tre libe-raldemocratici Melchiorre, Ta-noni e Grassano, Nucara e Fran-cesco Pionati, i due della Svp euno dell’Union Valdotaine. Cisono poi movimenti in zonaUdc, anche se sia Mario Tassoneche Lorenzo Ria, Giuseppe Dra-go e Mario Pisacane hanno ne-gato di essere in procinto di tra-dire Casini, ma nulla si sa, invecedel coordinatore regionale Save-rio Romano.

QUALCUNO, ieri sera alla Ca-mera, ha fatto anche i nomi di Sa-vino Pezzotta e di Francesco Bo-si come papabili Udc pronti a“t ra d i re ” per la sopravvivenzadel governo. “Ma quello che ave-vo previsto, che stesse peresplodere il partito – sintetizzaFrancesco Pionati – è ormai sot-to gli occhi di tutti; dopo questi20 verranno anche altri, persinodall’Italia dei Valori!”. Insomma,con il gruppo capitanato da Nu-cara, Berlusconi sarebbe in gra-do di navigare tranquillamentealla Camera anche qualora i finia-ni votassero contro. Per regalodi compleanno (il 29 settembre)Berlusconi vorrebbe una mag-gioranza “stra biliante”. “For searriveremo a 360 – ha detto ieriai suoi –di sicuro arriveranno an-che dai finiani”. Sulla fiducia an-drà così, ma poi il Cavaliere do-vrà trattare su tutto. Con tutti.

Martedì 14 settembre 2010

I n sintesi il testo elaborato dal Fa t t o con l’aiutodi giuristi, magistrati e altri esperti, prevede:1) il recepimento della Convenzione penale

del Consiglio d’Europa sulla corruzione, sottoscritta aStrasburgo dagli Stati membri nel 1999 e mai ratificatadall’Italia; 2) introdurre nuove fattispecie di reato persanzionare i più moderni crimini dei colletti bianchinell’era della globalizzazione (come l’autoriciclaggio, la

corruzione fra privati, il traffico di influenze illecite);3) ripristinare il falso in bilancio abolito dal secondogoverno Berlusconi nel 2001-2002; 4) mettere mano alsistema della prescrizione; 5) cogliere il meglio dallamiriade di proposte e disegni di legge giacenti inParlamento da varie legislature; 6) l’idea di partenza èquella avanzata per la prima volta a Cernobbio nelsettembre del 1994, in piena Tangentopoli, dal pool

Mani Pulite e da un gruppo di giuristi e docentiuniversitari: A) Legislazione premiale per incentivare il“pentitismo” anche in questo tipo di reati; B) i reati dicorruzione e concussione diventano uno solo; C) lineadura con chi arriva fuori tempo massimo, o nonconfessa tutto, o viene colto con le mani nel sacco;custodia cautelare obbligatoria per corrotti ecorruttori, come per i mafiosi, con aumenti delle pene.

Alla VersilianaA destra il convegno

organizzato da il Fatto;in alto il Palazzo di

Giustizia di Milano; adestra, nel 2008, il

senatore Strano mangiala mortadella per

festeggiare la cadutadel governo Prodi; in

basso a sinistral’onorevole Nucara del

Partito Repubblicano

PUNTO DI SVOLTA

C’è un sì trasversalealla legge anti-corruzione

proposta dal FattoDOPO IDV E FINIANI,

ANCHE IL PD DÀ IL VIA LIBERAdi Giampiero Calapà

Anche il Partito democrati-co dice sì alla proposta dilegge anti-corruzione,elaborata da giuristi e ma-

gistrati, proposta dal Fatto Quo-tidiano.Dopo aver incassato il “sì” diItalia dei Valori nell’opposizio -ne e quello dei finiani di Futuroe libertà nella maggioranza, ar-riva l’impegno preso dal vice-capogruppo del Pd in Senato,Luigi Zanda: “Ho già firmato unddl dei Democratici che contie-ne principi d’impostazionemolto simili. Però, quello delvostro giornale contiene nor-me ulteriori: mi riferisco in par-ticolar modo ai temi dell’au -to-riciclaggio e del falso in bi-lancio. Prendo un impegno:nei prossimi giorni presenteròun ddl arricchito unendo le dueproposte, nel tentativo di cer-care un’azione più larga possi-bile in Parlamento”.

“Solo i corrottinon approveranno”

DEL TESTO del Pd, spiegaZanda, “vorrei recuperare l’in -troduzione della figuradell’agente provocatore, per po-tenziare l’attività d’indagine de-gli inquirenti, le norme in mate-

ria di prescrizione, da sospende-re se si tratta di illeciti ammini-strativi e tutte le aggravanti per ireati commessi da pubblici uffi-ciali”. Un percorso parlamenta-re che, per l’ottimista Zanda,“non può che trovare d’a c c o rd otutte le forze politiche, non soloPd, Idv e finiani; anche l’Udc, maLega e Pdl perché mai dovrebbe-ro votare contro?”. Una legge delgenere, conclude il senatore,può “non essere approvata sol-tanto dai corrotti”.

Di Pietro e Granatadanno il loro appoggio

ALLA FESTA del Fa t t o di Pietra-santa, domenica mattina, il prov-vedimento presentato da MarcoTravaglio su queste pagine, ave-va ottenuto il consenso sia di An-tonio Di Pietro sia di Fabio Gra-nata, oltre a quello di Claudio Fa-va di Sinistra ecologia e libertà(che però non ha rappresentan-za parlamentare). “I capigruppodecidono l’ordine del giorno –ha esordito Di Pietro – dettandol’agenda dei lavori parlamentari,quindi se si decide di farlo il testopuò arrivare alla discussione inaula. Speriamo non sia una di-scussione di tre anni, però. Al-meno prendiamo solo i punti suiquali non possiamo che esseretutti d’accordo e approviamoli.Penso alla ratifica della conven-zione internazionale, alla rottu-ra del patto tra corrotto e corrut-tore. E poi vediamo chi vota e chinon vota”. Il finiano Fabio Gra-

nata ha accettato l’invito: “Noi cistiamo, lo voteremo e lo soster-remo. Saremo in prima linea sulddl anti-corruzione. Perché sia-mo coerenti come lo siamo statisul ritiro della candidatura Co-sentino in Campania e non fate-mi ricordare chi ha candidato ilcentrosinistra (il discusso sinda-co di Salerno Vincenzo De Luca,ndr). Oppure come lo siamo statisul processo breve con normaretroattiva che mai avremmo vo-tato e che mai avrà il nostro con-senso”. Tanto che Di Pietro si èspinto oltre: “Oggi c’è la condi-zione per mettere in minoranzaBerlusconi perché c’è una mag-gioranza di parlamentari che ri-conosce una questione moralein questo Paese”.

Un’i n i z i a t ivac o n c re t a

SE LE PROMESSE dei politicisaranno mantenute, l’i n i z i a t i vadel Fatto Quotidianodiventerà leg-ge dello Stato. Una legge “permettere le mani in tasca alle cric-ch e ”, ha spiegato Marco Trava-glio: “Loro le mani ce le stannomettendo al collo, almeno aquelli che pagano le tasse. Datoche lo Stato non funziona gratisle mani le mettono nelle taschedi chi le tasse le paga. È ovvio chela lotta alla corruzione non puòfarla Berlusconi, figuriamoci.Combattere la corruzione pen-sando che a farlo sia l’uomo dellemafie è una contraddizione”.Perché “l’Italia è tenuta in ostag-gio per una sola persona, entratain politica per risolvere i suoiguai giudiziari e i suoi debiti. E lesue due promesse le ha mante-nute, salvandosi dai processi eassicurando guadagni alle sueaziende. È chiaro che la corru-zione aumenta, che cresce l’eva -sione fiscale, che si gonfino i pa-trimoni delle mafie che usano loscudo fiscale. Ha messo lo Statonelle mani di personaggi impro-babili: la scuola alla Gelmini, aBondi la cultura – ha conclusoTravaglio – perché a lui non in-t e re s s a ”.È ottimista sul ddl il direttore delFa t t o Antonio Padellaro: “Aven -do un sostegno autorevole an-che da parte del Pd penso che lepossibilità che questo disegno dilegge vada avanti esistano. Que-sta è la dimostrazione che anchenoi giornalisti (che facciamo in-formazione e non siamo certa-mente un partito politico) pos-siamo recepire proposte di que-sta importanza, organizzarle,metterle insieme e fare in modoche abbiano uno sbocco parla-mentare. Con il ddl anti-corru-zione ci stiamo riuscendo”.

“DAL ’92 SOLOO S TAC O L I ”

Le colpe dei governi

“Sono statepromosse unaserie dic o n t ro r i f o r m eche hanno resopiù complicatoil lavoro

”“D al 1992 a oggi non è

stato fatto nulla a livel-lo legislativo, anzi sono sta-te fatte delle controriformesia nel diritto penale sostan-ziale sia in quello proces-suale che hanno reso piùcomplicato il nostro lavoro.Direi che la cosa peggiore èstata l’aver dimezzato iltempo di prescrizione dellacorruzione da quindici annia sette anni e mezzo con lanorma ex Cirielli. Ex per-rché lo stesso Cirielli nonl’ha più voluta riconosce-re .

LE UNICHE cose positivesono avvenute è perché im-poste in parte da conven-zioni internazionali. Ma re-centemente ci siamo ac-corti che la principale rifor-

ma che era stata introdotta,la responsabilità della per-sona giuridica, varata perratificare la convenzioneOcse sulla lotta alla corru-zione internazionale, nonsi applica proprio alla cor-ruzione internazionale. Enon ho capito se è stata unascelta o una dimenticanzadel legislatore, sta di fattoche abbiamo preso in girol’Ocse, a cui avevamo dettoche avremmo introdotto laresponsabilità della perso-na giuridica con questa leg-ge proprio per contrastarela corruzione internaziona-le. Ma, appunto, il legisla-tore si è dimenticato di ri-chiamare la norma sullacorruzione internazionale!Credo che in questo caso, ilParlamento dovrebbe risol-

vere la questione in un mi-nuto, perché è un impegnointernazionale che abbia-mo assunto solennementee invece sono passati già di-versi mesi e nessuno è an-cora intervenuto. Non stia-mo facendo una bella figu-ra con l’Ocse.

I N O LT R E , quando si par-la di corruzione non si devepensare a un fenomeno insé; in realtà la corruzione èil collante, è lo strumentoper realizzare forme di cri-minalità economica. E, in-fatti, tutte le convenzioniinternazionali che si occu-pano dell’argomento, e so-no tante (e nessuna di que-ste è stata ratificata o im-plementata in Italia), quan-do parlano di corruzione in

realtà si riferiscono ad al-tro: dicono che ci deve es-sere trasparenza nei flussicontabili, investendo quin-di tutto l’apparato anti-rici-claggio: dal falso in bilan-

cio alla frode fiscale.Infine, tutte queste conven-zioni puntano l’accento suquello che gli americanichiamano e n fo r c e m e n t , cioéla capacità di reazione del si-stema. Da questo punto divista se uno pensa alle con-dizioni in cui versa la Magi-stratura e a tutta quella seriedi leggi che sono intervenu-te in questi anni, è chiaroche noi siamo andati in unadirezione opposta rispetto aalla auspicata implementa-zione dell’e n fo r c e m e n t nellalotta alla criminalità econo-mica e alla corruzione.

*È parte dell’intervento delProcuratore aggiunto di Milano,

domenica mattina durante lafesta de il “Fatto Quotidiano”

alla Versiliana

Francesco Greco*

L’intervento

Affari di palazzo

ALFANO “B L O C C A” ROMA PER UN CAFFÈ CON BOCCHINOALLE DIECI DEL MATTINO del primo gior-no di scuola del nuovo anno scolastico, bloccarecon le auto blu delle scorte uno dei principali pontidi Roma, il Cavour, è molto discutibile. Ma bisognavedere se il rischio che si corre – quello di esserelinciati –vale la candela. In questo caso il rischio erada correre. Almeno per uno dei protagonisti: sulmarciapiede di un lungotevere in delirio, è infattiandata in scena la trattativa per la sopravvivenzadella legislatura e, forse, quella politica del Cava-liere, una sosta, insomma, che val bene un ingorgo.Protagonisti dell’improvvisato rendez vous il mi-nistro della Giustizia, Angelino Alfano e il capo-gruppo di Futuro e libertà, Italo Bocchino. Il primo,dalla sua macchina con un’auto di scorta davanti edue dietro, ha intravisto il “collega” mentre scen-deva dalla prima delle sue due per entrare nel bar.

Di scatto, Angelino Alfano si è lanciato fuori dallamacchina urlando “Italo, Italo!” e l’altro, veden-dolo, ha sorriso e lo ha invitato ad entrare, lascian-do nel panico le scorte e le auto in mezzo alla stra-da. Ma è stato, di sicuro, un caffè importante: Al-fano, infatti, avrebbe chiesto a Bocchino rassicu-razioni e delucidazioni sul parere dei finiani in me-rito al passaggio sulla giustizia del prossimo discor-so che il premier terrà alla Camera il 28 settembreper ottenere la fiducia sui cinque punti. Sembrache Bocchino abbia dato il proprio placet sullaquestione della revisione del legittimo impedi-mento per bloccare la Consulta e che Alfano abbiaassicurato che non verrà menzionata la questionedel processo breve, ma che il discorso sul temaverterà sulla necessità di una radicale riforma dellagiustizia, incassando il “sì” di Bocchino. s .n.

I punti chiave studiati

ed elaborati per

combattere il malaffare

Page 3: ILFT20100914

pagina 4 Martedì 14 settembre 2010

Dall’inchiesta di Trani al

passato di Schifani: un

anno del nostro giornale

I l Fatto Quotidiano ha festeggiato il suocompleanno lo scorso fine settimana aPietrasanta, ma l’anno esatto cade il 23

settembre. Giorno del primo numero con iltitolone “Indagato Letta”, l’editoriale deldirettore Antonio Padellaro che rispondeva a unadomanda: “Quale sarà la nostra linea? LaCostituzione”. In prima pagina c’era anche la

colonna a destra di Marco Travaglio che parlava diAugusto Minzolini e l’informazione in Rai, un temache ha riempito decine di pagine in quest’anno divita. Di giorno in giorno, di lettore in lettore, lapiccola redazione del Fa t t o è diventata più grandecon l’arrivo di altri giornalisti. E il giornale hafesteggiato a giugno la nascita del sito diretto daPeter Gomez che veleggia oltre i 200 mila contatti

unici al giorno. Mentre il giornale ad agosto havenduto 76 mila copie più gli oltre 40 milaabbonati. Nel primo anno abbiamo raccontatol’inchiesta di Trani sulle pressioni di Berlusconiper chiudere A n n o ze ro, il passato di avvocato aPalermo di Renato Schifani e seguito l’altra Italia,quella in protesta davanti Montecitorio, sui tetti oall’Asinara. L’isola dell’isola.

ANNIVERSARI

IN VENTIMILAPER UN COMPLEANNO

EMOZIONANTEGrande successo per la festa

del Fatto a Marina di Pietrasanta

GALLERIA

IL CAPPELLINO DI DI PIETRO E LA CALCA DEGLI ABBONATI. POI TUTTI SUL PALCOIo c’ero

Letizia, che venerdì arriva tre ore prima.Tommaso, il più giovane dei lettori - dieci anni -

con una poesia sull’equo canone (!). Lacontestazione (finta), dei nostri redattori, al finto

Tremonti, al finto Belpietro, e al finto Minzolini,intervistati dal nostro direttore (quello vero) nello

spazio delirante del Misfatto. La contestazione(quella vera) domenica mattina, della gente che siaccalcava sulle transenne, malgrado l’arena fosse

piena “Fatemi entrare sono un abbonato!”.“Allora fate entrare me, ho pure il coupon!!” (tiè).

Di Pietro, a rischio insolazione vuole uncappellino: rifiuta una coppola, accetta solo un

berretto del Fatto; rischio congelamento neidibattiti a notte fonda, tutta la redazione sul

palco, uno per uno come nemmeno nei sottotitolidei kolossal hollywoodiani. E poi l’incontro tra

noi e i lettori, stupendo. “Ora siamo unac o mu n i t à ”, dice Padellaro. È vero, come bene sa,

solo chi può dire: “Io c’ero” (Lutel)

di Carlo Tecce

Questa è una strana coppia.Il Fatto Quotidiano e l’Eco delR o d i t o re , il giornale più ri-nomato di Topazia. Marco

Lillo racconta una conversazio-ne surreale con sua figlia di die-ci anni, appassionata del carto-ne animato Geronimo Stilton.La festa del Fatto Quotidiano staper finire, ultimi sorrisi nel par-co la Versiliana di Pietrasanta,un teatro nel verde, definito dadon Andrea Gallo, l’a n t i c a m e radel paradiso. Avete mai visto uncompleanno di migliaia di per-sone? Tutti insieme! Il primo an-no del Fatto Quotidiano, di edito-ri, giornalisti, grafici, segretari,ma anche di Emiliano da Pisa,Luca da Verona, Nilla da Bolo-gna, Davide da Messina. E cosìper centinaia di nomi e decinedi città. Per capire chi ringrazia-re per la torta, le candeline, lamusica, dovete ascoltare Lillo.

“Di sabato o di domenica por-tavo mia figlia all’E s p re s s o , unpalazzo enorme di undici piani,aveva spazio per giocare men-tre lavoravo. Aveva saputo delmio trasferimento al Fa t t o , e michiese: ‘Papà, potrò venire qual-che volta in redazione? Quant’ègrande, quante stanze?’”. Lilloprende fiato: “P i c c o l i n o . . .” Labambina insiste, curiosa di casee immobili come il papà: “Maquanti piani? Uno...”. E poi giù aridere: “Ma papà! L’Eco del Rodi-t o re di Geronimo Stilton ha trepiani!”. Lillo guarda Peter Go-mez: “Ho accettato subito l’of -ferta del Fa t t o . All’inizio vedevosoltanto scrivanie, dissi a Peter:ci saranno i computer? Ora c’èun grande giornale, pieno di no-tizie e di futuro, e solo grazie avoi lettori!”. Applausi. Quelliche fanno rumore (e tanta emo-zione, confessiamo), e non saida dove arrivano, un po’ dal pal-co e un po’ dal pubblico. La tre

giorni di Pietrasanta l’a bbiamoconservata in valigia, trascinatacon noi sul treno per Roma tranotti insonni e nostalgia. Abbia-mo dozzine di album da riem-pire con fotografie artistiche:l’ospitalità del sindaco Domeni-co Lombardi, i suoi collaborato-ri Maria Paola Civili e LucianoBorzonasca, i ragazzi volontari,la fondazione Versiliana, LucaTelese in versione strillone, lecorse di Cinzia Monteverdi, laresponsabile marketing del Fat -to e Amanda Pisi per accogliereventimila persone, le zanzared’assalto su Antonio Massariconcentrato sulle carte dellaP3. E poi: il sole, il mare, l’af fet-to dei lettori. Per discutere dicorruzione, e non per un incon-tro di gheddafine, il cancellodella Versiliana sembrava l’in -gresso di Wimbledon. Le sedie ele tribune erano piene, in cen-tinaia aspettavano dietro un filodi plastica. Per un attimo cala il

silenzio e, sommerso dalla follatra pioppi e frassini, spunta Te-lese agitatore di popoli: “Li hofatti scavalcare io! Largo, lar-go …”. E scappa all’uscita, ochissà dove. Per onore di crona-ca, domenica a mezzanotte di-rà: “Ragazzi, vado a dormire. Hoesaurito l’a d re n a l i n a ”. Perchétre giorni passano d’un fiato: di-battiti su mafia, arte, religione,

politica, e il sito, la satira, il Mi -s fa t t o . In tre giorni conosci i co-niugi di Pistoia che abitano a Bo-logna, vestiti con la maglia di‘Adesso Basta del 5 dicembre’ ecarichi di libri: “Ci siamo pro-prio divertiti, facciamo bis?”.(Ps: avvertire la Monteverdi condelicatezza). E in tre giorni sco-pri Chiara (16 anni) che cono-sce il legittimo impedimento ele vecchie amicizie di RenatoSchifani meglio di Schifani stes-so. E poi rifletti: se pensiamo inpiccolo voi lo fate in grande. LaMonteverdi conta e riconta:“Iniziamo dal Caffè Letterario.Ci sono 400 posti, sarà più facileevitare vuoti”. Cosa? Il teatro sa-rà (sempre) strapieno. È più bel-lo cambiare direzione in veloci-tà. Come Federico Mello che inviaggio per Pietrasanta, precet-tato per la serata sul fattoquoti -diano.it, viene travolto dall’an -sia: “Vediamo, cosa dirò neimiei cinque minuti?”. Cinque?

Gomez ha una sorpresa: “Bene,Federico, stasera conduci tu”.Andrà forte, Federico. ComeEdoardo Novella. Non c’è pauradi sbagliare se i tuoi lettori tiperdonano e ti abbracciano. Erestano fermi sulle sedie, anchese l’umidità di mezzanotte tirapugni: “Qualcosa si muove – di -ce Marco Travaglio – la gente èpiù informata e loro, i politicidelle censure, iniziano a preoc-cupar si”. E il direttore AntonioPadellaro svela un trucco: “Ci la-sciano delle praterie. Spesso na-scondono le notizie in una rigadi pagina dieci, noi la prendia-mo e la scriviamo”. Queste pa-role le sappiamo a memoria. Laredazione del Fa t t o guardava ilpalco per capire quando, come(e forse perché) entrare. ConStefano Caselli che imitava Fer-ruccio Sansa, e viceversa. Poi ildirettore premette: “Domanileggerete di Pietrasanta sul gior-nale”. Detto, Fatto.

Il racconto piùapplaudito,quello di Lillo:“In un piccoloappartamentoè nato un grandegiornale”

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Martedì 14 settembre 2010 pagina 5

Cavalli berberi

e hostess convertite

L’ultima visita del Raìs

A vvenire la definì una “i n c re s c i o s amessa in scena”, “unboomerang”, “una lezione,

magari pure per i suonatori professionisti diallarmi sulla laicità insidiata”. Fatto sta chela visita del colonnello Muhammar Gheddafiin Italia, nella fine dell’agosto scorso, èpassata alla cronache più per le hostess

pagate e convertite e per i cavalli berberi,che per un effettivo peso politicodell’iniziativa. Nella sera del 30 agosto, dauna caserma dei carabinieri di Roma, laSalvo d’Acquisto, davanti a 800 ospiti “vip”,Gheddafi pronunciò la richiesta che fecesobbalzare le “cancellerie” europee .Domandava “5 miliardi di euro l’anno” alla

Ue per ottenere un impegno nel contrastoall’immigrazione dalle coste libiche versol’Europa. Le critiche per la visita arrivaronoda più parti. I “finiani” di Fli affermaronoche il nostro Paese era diventato la“Disneyland di Gheddafi”. Il ministro degliEsteri Franco Frattini scrollò le spalle: “Lapolitica estera è complessa”.

TI SPARO, IN AMICIZIAMitragliate contro motopesca italiano vicino alla Libia

Sulla nave (donata dall’Italia), la Guardia di Finanzadi Giampiero Gramaglia

L’amico Gheddafi ci sparaaddosso, con armi proba-bilmente italiane da unamotovedetta italiana e

con a bordo militari italiani perinsegnare ai libici come si fa. È ilmodo del dittatore di ricambia-re all’Italia l’amicizia appena ce-lebrata a Roma in pompa ma-gna: l’accordo del 2008 “fa ac-qua”, anzi poteva ridursi a uncolabrodo. E non è neppure laprima volta che Gheddafi ci tiracontro: nel 1986, ci sparò duemissili, senza prenderci –l’obiettivo era un’installazionemilitare Usa a Lampedusa -.

PER CARITÀ!,Gheddafi e i li-bici possono pure averci le lororagioni: allora, nel 1986, un raidaereo Usa aveva appena bombar-dato il territorio libico, facendodecine di vittime a Tripoli e aBengasi, fra cui una figlia adotti-va del colonnello; e questa volta,il motopesca Ariete di Mazaradel Vallo aveva forse violato lepretese acque territoriali libi-che. Ma non è che spararci ad-dosso, a rischio di fare vittime,fosse, domenica sera, l’unica op-

zione. La sventagliata di mitra-glia contro l’Ariete, motopescad’altura di Mazara del Vallo, 32metri, è stata preceduta dall’in -timazione a fermarsi, ma il pe-schereccio è riuscito ad evitarel’abbordaggio e, ieri mattina, ègiunto a Lampedusa. I colpi han-no sforacchiato la fiancata e rag-giunto la cabina di guida e ungommone utilizzato come ten-der. Nessun dei membridell’equipaggio, una decina dipersone, è rimasto ferito. “Sia -

mo vivi per miracolo –ha riferitoun marinaio - Hanno sparatoall’impazzata”, rischiando diprovocare l’esplosione dellebombole di gas che erano a bor-do.

LA MOTOVEDETTA libicaera una delle sei unità della Guar-dia di Finanza che il governo ita-liano ha consegnato a Tripoli (trenel maggio 2009 e tre a inizio2010) nel quadro dell’a c c o rd oper contrastare con pattuglia-

menti congiunti l’i m m i gra z i o n eclandestina. Oggi, le sei unità so-no libiche a tutti gli effetti e bat-tono bandiera libica: i finanzieria bordo fanno da osservatori eforniscono consulenza tecnica(chissà se avranno suggerito l’al -zo da usare per tirare control’Ar iete).Mentre si scatenano le polemi-che e l’opposizione chiede al go-verno di riferire in Parlamento, laGuardia Costiera conduce l’in -chiesta, i cui atti andranno alla

REGIMI

Procura di Agrigento per even-tuali sviluppi giudiziari. Il co-mandante del peschereccio, Ga-spare Marrone, è stato il primo aessere ascoltato: l’attacco è avve-nuto a circa 30 miglia dalle costelibiche, vicino alle acque tunisi-ne, mentre l’Ariete non stava pe-scando. La versione del coman-dante sarà confrontate con i datidella “blue box”, una sorta di“scatola nera”.La “guer ra” tra pescatori mazare-si e autorità libiche, e pure tuni-

sine, va avanti da molti anni. Pri-ma dell’estate, il 10 giugno, i li-bici avevano sequestrato tre pe-scherecci mazaresi, rilasciandolitre giorni dopo per intervento diBerlusconi. Il contenzioso di pe-sca nasce dalla pretesa di Ghed-dafi che tutte le acque del Golfodella Sirte siano libiche, ben ol-tre i limiti del diritto internazio-nale. Italia e Libia si sono impe-gnate a trovare un’intesa in ma-teria di pesca, ma non l’hannoancora raggiunta.

LA FARNESINA sta cercan-do di capire come sono andatedavvero le cose. L’a m b a s c i a t o relibico in Italia Abdulhafed Gad-dur annuncia “ un comitato d’in -chiesta sui motivi dell’incidente,aperto anche agli italiani che vipotranno partecipare”.In passato, l’Ariete aveva più vol-te soccorso barconi di migrantiin difficoltà, contribuendo a sal-vare oltre 700 persone. Per il co-mandante Marrone “la legge delmare impone di aiutare chi è indif ficoltà”. Gesti e parole che val-sero a lui e all’equipaggio un pre-mio del commissariato dell’O nuper i rifugiati. Ora, l’amico Ghed-dafi li ha premiati a modo suo.

Amicid’oltremare

A sinistra unagigantografia di

Berlusconi eGheddafi che

compare su unpalazzo di Tripoli

(inviata da unnostro lettore). A

destra il motopesca“Ariete” fat t o

oggetto di colpid’arma da fuoco

nei pressi dellecoste libiche.

LA GUERRA DEL MEDITERRANEO Pattugliamenti congiunti contro i clandestini

B., Maroni e Gheddafi permettono questodi Silvia D’Onghia

N oi gli diamo la possibilità di farlo e luici spara. E’ stato il governo Berlu-

sconi a cedere definitivamente alla Li-bia sei unità navali della Guardia di Fi-nanza, lasciando a bordo personale ita-liano (teoricamente nel ruolo di “osser -va t o re ”). E anche se ora Maroni annun-cia l’apertura di un’inchiesta per veri-ficare se l’utilizzo dei nostri mezzi siacoerente con gli accordi, resta il fattoche la mano di Gheddafi l’abbiamo ar-mata noi.Il primo accordo tra Italia e Libia in ma-teria di lotta al terrorismo, alla crimi-nalità organizzata, al traffico di droga eall’immigrazione clandestina risale al13 dicembre 2000. Porta la firma del-l'allora ministro degli Esteri LambertoDini, e parla genericamente di scam-bio di informazioni e di cooperazionenella formazione del personale. Setteanni dopo, il 29 dicembre 2007, il mi-nistro dell’Interno Giuliano Amato fir-ma un protocollo nel quale si affermache le parti si impegnano ad intensi-ficare la cooperazio-ne. In particolare, ilnostro Paese si impe-gna a cedere “tempo -ra n e a m e n t e ” 6 unitànavali, che avrannoequipaggi misti e ilcompito di “control -lo, ricerca e salvatag-gio nei luoghi di par-tenza e di transito del-le imbarcazioni dedi-te al trasporto di im-migrati clandestini,sia in acque territoria-li libiche che interna-zionali, operando nel

rispetto delle Convenzioni internazio-nali vigenti”. Nella stessa data, a firmadel capo della polizia, Antonio Man-ganelli, viene siglato anche un Proto-collo aggiuntivo, che specifica che lesei unità navali (della Guardia di Finan-za) da cedere a Tripoli debbano essereprive di insegne, che il personale ita-liano debba essere progressivamenteridotto e si debba istituire un Coman-do operativo interforze.

L’accordo di controllocon Gheddafi

PASSA qualche mese, cambia il gover-no, e il 30 agosto 2008 Berlusconi eGheddafi firmano l’ormai celebre “Trat -tato di amicizia, partenariato e coopera-zione”. Quello che deve chiudere defini-tivamente il “doloroso capitolo del pas-sato”. Il punto 2 dell’articolo 19 recita:“Le due parti promuovono la realizzazio-ne di un sistema di controllo delle fron-tiere terrestri libiche. Il governo italianososterrà il 50% dei costi, mentre per il re-

stante 50% le due partichiederanno all’Unio -ne europea di farsenecar ico”. Tutti amici,tutti contenti. Il Tratta-to viene ratificato dalParlamento italianoqualche mese più tar-di, il 4 febbraio 2009.Esattamente nelle stes-se ore, però, il ministrodell’Interno RobertoMaroni sigla, assiemeal Segretario del comi-tato popolare per laPubblica sicurezza libi-ca, un altro documen-

to, quello che di fatto sancisce l’inizio deirespingimenti. Si tratta di un “P ro t o c o l l oconcernente l’aggiunta di un articolo alP ro t o c o l l o ” del 2007, quello di Amato.“Le due parti organizzano pattugliamen-ti marittimi con equipaggi congiunti dielementi italiani e libici equivalenti in nu-mero. I mezzi navali offerti dalla parte ita-liana alla parte libica saranno ceduti inpropr ietà”. Poi lo scopo del testo: “Cia -scuno dei due Paesi provvederà al rim-patrio degli immigrati clandestini dalproprio territorio”.Tra l’11 e il 13 marzo 2009 si riunisce laCommissione incaricata dell’attuazionedei protocolli, che decide che il pattu-gliamento sarà effettuato per tre anni eche le attività congiunte saranno avviateil 15 maggio. E già su questo c’è da se-gnalare un’anomalia. Il primo pattuglia-mento, e quindi la riconsegna dei primi231 immigrati, verrà effettuato il 6 mag-gio, in anticipo. La Commissione dice an-che che il personale deve svolgere il ruo-lo di “osser vatore”, non potendo “in nes-sun caso emanare ordini o direttive, nèeseguire materialmente controlli a per-sone e mezzi navali”. Si sottolinea chenessuno dovrà indossare una divisa e chele unità navali dovranno essere riverni-ciate di grigio e inalberare la bandiera li-bica.

L’Unioneci chiede conto

È A QUESTO punto che l’Europa co-mincia a chiedere spiegazioni. Il 15 lu-glio 2009 la Direzione generale Giustizia,libertà e sicurezza vuole sapere qualcosain più sulle attività che si svolgono in ac-que internazionali. E il ministero è co-stretto a rispondere. Racconta delle otto

operazioni (tra il 6 maggio e il 30 agosto),durante le quali sono state rispedite in Li-bia 757 persone, sostiene che “l’unità na-vale di uno Stato può fermare nelle acqueinternazionali un natante privo di nazio-nalità e ricondurre gli stranieri nel Paesedal quale sono partiti, su richiesta delpaese cui appartiene o si presume appar-tenga l’unità navale”. Se un barcone pie-no di immigrati parte dall’Egitto, ma nes-suno lo dice, lo si può rimandare comun-que in Libia sulla base di una presunzio-ne. Non solo: il ministero ribadisce chel’Italia “ha sempre operato in conformitàal principio del ‘non refoulement’ (non rin-vio, ndr), poiché non ha negato ai clan-destini la possibilità di chiedere asilo”.Anzi, il personale ha riferito che “duran -te le operazioni di soccorso gli stranierinon hanno chiesto alcuna forma di pro-tezione internazionale, nè fatto sapere diessere perseguitati nel loro Paese”. Affer-mazione difficile da contestare, non es-sendo lì. Rimane però il dubbio che nes-suno abbia rivolto a quelle persone alcu-ne domande. Inoltre il capo della Dire-zione, Jonathan Fall, nella sua rispostadel 13 novembre, ri-corda che “l’interessa -to deve essere adegua-tamente informato delpaese nel quale si in-tende ricondurlo”, laLibia, e che l’Italia do-vrebbe “verificare cheil trattamento dellepersone ricondotte siaconforme ai terminidell’accordo bilatera-le”. Spesso gli immigra-ti, quando riescono asbarcare sulle nostrecoste, non sanno nean-che dove si trovano.

Qualche malumore comincia a trapelareanche tra gli addetti ai lavori. Tanto che laDirezione centrale dell’i m m i gra z i o n edel ministero inoltra a Guardia di Finan-za, Stato maggiore della Difesa e Capita-neria di porto un approfondimento lega-le, in cui ammette che, nei casi italo-libi-ci, non si può parlare di respingimentonè di espulsione. È vero che gli stranierisono trasbordati su unità navali italiane(e quindi su territorio dello Stato), manon si può procedere alla loro identifi-cazione, né alla loro espulsione, in quan-

to non si possono con-testare loro dei reati ela loro condotta è “pas -s i va ” e non “a t t i va ”.Una definizione, inso-lita dal punto di vistagiuridico, che porte-rebbe - a parere del mi-nistero - ogni essereumano, ogni donna,ogni minore presentesui barconi a non esse-re identificato, a nonpotere, pur volendo,chiedere protezione.Perché di questo si trat-ta.

Nel protocolloaggiuntoal “Tr a t t a t o ”tra i duepaesile rondemarittime

L’Unionee u ro p e aha già chiestocontodel “sistema”al nostroPaese

Immigrazione: il Viminale non vuolel’identificazione degli stranieri a bordo

delle navi italiane

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pagina 6 Martedì 14 settembre 2010

Gli effetti

dei cambiamenti

con la nuova legge

L a riforma “epocale” targataGelmini usa le forbici più che lapenna. Saranno 132 mila le

persone che non troveranno più un postodi lavoro nella scuola in 3 anni. Tutti hannolavorato continuativamente negli annip re c e d e n t i .Secondo il ministro i precari che lavorano

nella scuola sono “un numero spaventoso”.229 mila se si contano tutti coloro che hannofatto almeno un giorno di supplenza.E allora come fare? Meno cattedre significameno insegnanti a disposizione dei ragazzi.Via le compresenze, gli insegnanti di sostegno,il tempo lungo.La riforma prevede poi inasprimenti

disciplinari: chi farà più di 50 assenze in unanno verrà automaticamente bocciato.Prevista anche una riforma della scuolasuperiore, dove nonostante lasperimentazione del liceo musicale, sarannocancellate tutte le altre, riducendo i licei a 6con offerta formativa ridotta nei classici escientifici con meno ore di lezione.

TAGLIA E LA CLASSE S’AFFOLLALe sforbiciate del governo ammassano 34 ragazzi

Stretti come sardine in una sola aula con infissi pericolantidi Ferruccio Sansa

G e n ov a

Bello fare amicizia, cono-scere nuovi compagni discuola. Però condividereun’aula con 34 persone è

davvero troppo. E figurarsi per ipoveri professori che si trovanoa “frontegg iare” un piccoloesercito di adolescenti. Tagli al-la scuola, mancanza di fondi. Ti-toli che si leggono sui quotidia-ni. Ma poi all’apertura dell’annoecco che diventano realtà. Sia-mo all’Istituto ProfessionaleOdero di Sestri Ponente, qui do-ve per decenni ha battuto il cuo-re operaio di Genova e oggi vedicapannoni vuoti. Qui dove si in-crociano tante crisi: della scuo-la, dell’industria, di una città incerca di vocazione. É un ragaz-zino di 16 anni a raccontare:“L’anno scorso c’erano due se-conde. Poi i corsi sono stati ac-corpati e ci siamo trovati in 34 inaula, roba da far mancare l’ar ia.Un casino pazzesco”. No, nonce l’ha con il preside o con i pro-fessori. Sono vittime della situa-zione. Come lui.

BISOGNA entrare in una scuo-la per capire che cosa sia davve-ro la crisi dell’educazione in Ita-lia. L’Odero è un istituto apprez-zato in città, con professori chece la mettono tutta. Ma è dura:34 persone che devono passarecinque ore al giorno su sedie sbi-lenche vecchie magari di decen-ni, che sono costrette a stare unaattaccata all’altra per studiare o,semplicemente, per respirare.Sergio Spinoglio, professore,racconta: “Ogni anno ci chiedo-no le previsioni della composi-zione delle classi a gennaio o, almassimo, a marzo. Servono perdistribuire finanziamenti e defi-nire il numero degli insegnanti.Ma è un calcolo impossibile, per-ché poi si aggiungono i bocciati

e i ragazzi che arrivano dalle altrescuole”. E il registro scoppia. Im-possibile continuare così. É unaquestione – quasi – di sopravvi-venza. Genitori e insegnanti pro-testano, ricordano che per legge34 studenti in una classe non cipossono stare. Però chiedereaiuto al ministero è come mun-gere una vacca esanime. Allora ilpreside Gennaro Schettino cer-ca una soluzione: “Bisognerà pa-gare i docenti perché svolganocorsi supplementari separati.Attingeremo ai fondi a disposi-zione dell’istituto”, spiega Spi-noglio, mentre insieme con i col-leghi cerca di far quadrare il cer-chio di inizio anno. Mica facile inun istituto con oltre 600 studen-ti: dagli orari, alla mancanza difondi. Spinoglio è uno di queiprofessori che, nonostante tut-to, sembrano crederci ancora:“L’operazione costerà circaquindici mila euro”. Tutto risol-to? Si fa per dire, perché la co-perta è cortissima. Quei soldi do-vevano servire per pagare i me-diatori culturali, fondamentali inuna scuola dove sono sempre dipiù gli studenti stranieri che ven-gono per imparare un mestiere einserirsi nel lavoro e nella vita.Pazienza, ci sarà una bella sfor-biciata. Ma non basta: si dovran-no tagliare anche gli psicologiche aiutavano i ragazzi in diffi-coltà. Un caso che è arrivato finoa Roma: “I tagli del governo agliorganici stanno spingendo gli uf-fici scolastici provinciali a com-piere accorpamenti delle classi,con i ragazzi pigiati come buoi inuna stalla. Il tutto spesso in vio-lazione delle norme di sicurezzae di agibilità. Il ministro Gelminivada all’Istituto ProfessionaleOdero e dica se questa è la qua-lità che i ragazzi meritano”, ac-cusa Francesca Puglisi, respon-sabile Scuola della segreteria na-zionale Pd. Alla fine la nave dellaterza operatori termici in qual-

che modo salperà. Ma questescuole somigliano sempre più aincrociatori mangiati dalla rug-gine, proprio come le finestredelle aule dell’Odero. Già, chissàquanti italiani accetterebbero divivere in una casa ridotta comele aule dove mandiamo ognigiorno i nostri figli: quaranta me-tri quadrati per venti persone.

INFISSI che sembrano sul pun-to di cadere, vetri opachi che tipar d’essere in cella, sedie fatteapposta per provocare la scolio-si. L’equipaggio della Odero – in -segnanti e bidelli – ce la mettetutta, ma viene voglia di arren-dersi: in segreteria c’è solo unapersona per venti classi e seicen-

D-ISTRUZIONE

Tutta l’Italia contro la riformaAPERTURA DELL’ANNO ALL’INSEGNA DELLE PROTESTE: INSIEME PRECARI, DOCENTI E STUDENTI

di Caterina Perniconi

G rembiuli, fiocchi, zaini. E molteproteste. L’anno scolastico si è

aperto ieri con un allarme che per-corre l’Italia da nord a sud: la scuo-la è ridotta a pezzi, e con lei in-segnanti e studenti.Il ministro dell’Istruzione, Maria-stella Gelmini, è riuscita a mettered’accordo tutti: i primi provati dalcaos cattedre e dalla mancanza difondi che costringe 150 mila di lo-ro a restare precari. I secondi co-stretti a studiare in classi super af-follate senza punti di riferimentostabili e senza strumenti.

ASSEDIO AL MINISTERO. Ildicastero dell’Istruzione è statopreso d’assalto ieri in diversi mo-menti della giornata. La mattina unadelegazione dell’Italia dei valoriguidata da Antonio Di Pietro e Ste-

fano Pedica ha occupato simboli-camente le scale del ministero perchiedere alla Gelmini “di rimetteresul tavolo gli 8 miliardi tagliati allascuola dal Governo Berlusconi cosìda consentire a decine di migliaia diinsegnanti precari che si trovano inmezzo ad una strada di tornare al avo ra re ”. Nel primo pomeriggio,invece, insegnanti senza cattedra estudenti decisi a difendere la scuolahanno protestato bloccando il traf-fico a viale Trastevere.

DAVANTI ALLE SCUOLE Nelfrattempo migliaia di ragazzi si sonopresentati davanti alle scuole con icaschetti gialli da lavoro, “simbolodelle macerie che Gelmini e Tre-monti hanno lasciato dopo aver de-molito la scuola pubblica”.

FERMATI AL GEMELLI Un’al-tra contestazione è avvenuta davan-

ti al Policlinico Gemelli dove il mi-nistro Gelmini ha visitato i piccolidegenti per aprire l’anno scolasti-co. “Non ricordo un anno che nonsia stato accompagnato da una se-rie di polemiche e proteste” ha det-to il ministro. Ma questo è diversodagli altri. Il taglio di 8 miliardi allascuola sta producendo effetti deva-stanti. E gli esponenti di SinistraEcologia e Libertà che volevano re-galare un libro di don Milani al mi-nistro, sono stati fermati dalle forzedell’ordine che hanno sequestratoalcune locandine raffiguranti il sa-cerdote fiorentino. “Evidentemen-te – ha detto il coordinatore di Sel,Claudio Fava – il ministro Gelminiha paura di chi protesta, di chi pen-sa, di chi vuole studiare, di chi vuo-le insegnare”.

PRECARI INCATENATI. Ier ipomeriggio, a Terni, un centinaio

di precari e docentidi ruolo della scuo-le della provincia sisono radunati intor-no alla fontana dipiazza Tacito e si so-no incatenati.

TUTTI IN PIAZ-ZA A Torino, pre-sidio dei precari inpiazza Castello sot-to gli uffici della Regione. Si pro-trarrà per tutta la settimana e gliinsegnanti terranno lezioni pubbli-che sulle materie di competenza.Mercoledì i precari chiederanno aisindacati “cosa pensate di fare pernoi?”.

DRAMMA ABRUZZO I preca-ri dell’Aquila, devastata dal sisma,definiscono la provincia “la più col-pita dai tagli della riforma Gelmini”.

Si parla di 1.033 iscrizioni in menoe almeno 700 sono studenti aqui-lani costretti a trasferirsi altrove.

FIOCCHI GIALLI A Padova stu-denti e docenti sono andati a scuolacon un fiocco giallo. Negli ultimidue anni la provincia ha avuto3.600 alunni in più, mentre sonoandate perse 31 classi e 440 inse-gnanti. Eppure per il ministro, è unanno uguale a tutti gli altri.

Il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini (FOTO DLM)

to ragazzi. E poi ci sono i mac-chinari e i computer che per unistituto professionale sono tut-to. “Finora reggiamo, ma quan-do dovremo rinnovare l’aula in-formatica saranno dolori”, allar-ga le braccia Spinoglio. Raccon-ta: “E pensare che i ragazziuscendo di qui trovano quasi tut-ti lavoro”. Merito degli stage – acosto zero – nelle imprese. Maanche dei corsi avanzati, comequello chiamato “terza area”.Peccato, però, che sia stato can-cellato per mancanza di fondi.Forse gli studenti saranno con-tenti: quattro ore in meno di le-zione alla settimana. Ma anchetante occasioni di lavoro che ri-schiano di sfumare.

Viaggio tra i corridoi e le stanzedel Professionale Oderonel cuore operaio di Sestri Ponente

La manifestazione davanti al ministero dell’Istruzione (FOTO DLM)

Pochi soldi a Genova“Niente merenda”

G e n ov a

B ambini troppo grassi o casse pubbliche troppo magre? Ne-gli asili comunali genovesi è il giallo di inizio anno: il taglio

delle merende. Al pomeriggio ai bambini non verrà più distri-buito cibo. Appena la notizia si è diffusa sono cominciate leproteste: raccolte di firme, ma soprattutto di fondi per com-prare yogurt, frutta e biscotti. Non basta: addio, pare, anchealle lezioni di musica (che non fanno ingrassare). Alcuni asilinon se le possono più permettere. Tutto comincia il 21 luglioscorso quando la direzione politiche educative del Comune diGenova firma un documento. Il titolo è lapidario (si risparmiaperfino sugli articoli): “Esclusione merende scuole dell’infan -zia”. Si legge: “La presente per comunicare che… in linea conle indicazioni sanitarie in materie di lotta all’obesità, si prevedel’esclusione dal menu scolastico, a partire da settembre 2010,delle merende”. Addio pasto del pomeriggio, insomma, i bam-bini genovesi sono troppo grassi. Il documento prosegue:“Nell’attuale contesto sociale le problematiche alimentari nonriguardano tanto le carenze quantitative quanto gli effetti ne-gativi di una eccessiva accumulazione calorica e si assiste a unosviluppo precoce del sovrappeso e dell’obesità, vera e propriamalattia sociale… Occorre imparare a mettere i bambini da-vanti a una scelta varia, ma tendenzialmente austera con pro-dotti il più possibile naturali, non confezionati, con riduzionedi bevande innaturalmente dolci”. Motivi dietetici, ma non so-lo: “La modifica è stata considerata anche dal punto di vistaetico e di lotta agli sprechi”. Chissà, gli asili comunali genovesigodono di ottima fama: insegnanti preparati, strutture immer-se nel verde. Ma di fronte alla circolare in tanti – insegnanti egenitori – storcono il naso. Il dubbio è semplice: si maschera dascelta etica un taglio impopolare imposto dalle casse vuote delComune. Laura, mamma di una bimba di quattro anni che fre-quenta un asilo comunale del Levante genovese, racconta:“Ormai andiamo avanti grazie alla buona volontà delle maestree del personale. Noi paghiamo già una retta di oltre 150 euro albimestre. Poi ci hanno chiesto 30 euro per le lezioni di gin-nastica. E vabbé, abbiamo perfino fatto una raccolta di fondiper comprare il materiale didattico. Ma adesso è troppo: tol-gono anche le merendine e parlano di eliminare le lezioni dimusica. Che la colpa sia del Governo o del Comune non im-porta, alla fine a pagare la crisi sono i bambini, i più deboli”.Dubbi condivisi dagli insegnanti, da Ponente a Levante: “É ve-ro, ci sono dei bambini grassi. Ma non si può togliere la me-renda a tutti. I piccoli di tre anni devono crescere. E tanti ri-schiano di restare tutto il pomeriggio senza mangiare. Qui cistanno tagliando ogni cosa, rischiamo di restare senza i ban-ch i ”. (f.sa.)

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Martedì 14 settembre 2010 pagina 7

Un istituto

nella bufera

da più di cinque mesi

I n aprile scoppia il caso della mensa diAdro un comune di circa 7 mila abitantiin Franciacorta nel bresciano. Un

benefattore decide di fare un bonifico di 10 milaeuro accompagnato da una lettera anonima (incui spiega le sue ragioni) per pagare il debitocontratto da alcune famiglie con la mensa dellascuola. Debito che nelle intenzioni del sindaco

leghista Oscar Lancini, doveva escludere daipasti 42 (poi dimezzati) bambini in larga partefigli di immigrati. Il gesto del benefattore (un delsettore informatico della zona omonimo delsindaco) viene considerato uno schiaffo morale.È bene ricordare che la mensa, gestita da oltre30 anni da un’associazione di genitori epresieduta - gratuitamente - da Giuseppina

Paganotti, non aveva alcun ammanco di cassabensì un “t e s o re t t o ” di oltre 100 mila euro.Cosa accade dopo? Che durante l’estate ilsindaco è riuscito nel suo intento di sostituire laprecedente gestione con quelladell’amministrazione pubblica. Coronando ilsogno di inaugurare anche il polo scolasticopadano. E.Reg.

SCUOLA LEGHISTA?“UN MODELLO”PER LA GELMINI

La benedizione nel discorso del ministroMa ora via i simboli del Carroccio

di Elisabetta Reguitti

Il ministro dell’Istr uzioneMariastella Gelmini infondo considera la vicen-da della scuola di Adro

una burletta. Usa il terminefolklore all’indomani della bu-fera che si è scatenata sul nuo-vo polo scolastico marchiatoLega (intitolato a GianfrancoMiglio) inaugurato dal sinda-co Oscar Lancini. Fatto sta,però che con tanto di banda,sabato era stato lo stesso pri-mo cittadino a leggere, consoddisfazione, quel messag-gio inviato dal capo del dica-stero dell’Istruzione. La lette-ra in cui Gelmini si diceva “di-spiaciuta” per non poter es-sere presente è stato letto eprotocollato. Dunque le ipo-tesi sono due: o il ministro hapeccato di ingenuità inviandoun messaggio ufficiale senzaaccertare che quello fosse ilcontesto giusto, oppure, bensapeva che quell’i n a u g u ra z i o -ne sarebbe stata una buonaoccasione per un sipariettoelettorale. Credere alla primaipotesi, per la verità, è piut-tosto difficile visto che Maria-stella Gelmini è nata, cresciu-ta e vive a Brescia e dunqueconosce luoghi e soprattuttopersone di quella parte di pro-fondo Nord. Ma se questo nonbastasse i ben informati sichiedono che ruolo abbia gio-cato, in tutto questo, un fe-delissimo del ministro: il di-rigente scolastico regionaleGiuseppe Colosio.

Il messaggiobenaugur ante

PROMOSSO da Brescia e Mi-lano e nominato responsabileregionale, stranamente, al-la vigilia dello sbandierato(mai applicato e pure boc-ciato in tribunale) tetto del30% degli stranieri in classe.Mentre tutti insomma oggicadono dalle nuvole, OscarLancini, giustamente questavolta, sventola con orgoglioquel messaggio tanto ufficialequanto benaugurante in cui ilministro prometteva, entro unpaio di mesi, di fare visita a que-sta scuola definita testualmen-te “modello di riferimento. Unprogetto encomiabile che creabenessere ed entusiasmo” ol -tre ad esprimere “un vivo ap-prezzamento personale”.Scuola materna, elementare emedia marchiata dalla simbolo-gia del Carroccio riprodotta suibanchi, sui cestini della raccol-ta differenziata, sugli zerbini,sui cartelli messi nel giardino,

sul tetto e se non bastasse an-che sulle vetrate dell’i n gre s s odella scuola materna dove sonostati raffigurati dei bimbi tenutiuniti dal “sole delle Alpi”. Tuttociò è cronaca già letta e dunquedove sta la novità? Che ieri mat-tina oltre allo squillo della pri-ma campanella, dalla scuola siarisuonato anche il testo (tardi-

vo) della comunicazione uffi-ciale scritta dal dirigente Cadeie indirizzata al sindaco OscarLancini in cui verrebbe espres-samente chiesto di rimuoveretutti i simboli. Pure la lastra inmarmo con l’immagine di Mi-glio sistemata all’ingresso dellascuola o la gigantesca scrittadella intitolazione messa sulla

facciata principale? Dettagli an-cora sconosciuti come del re-sto non si sa come verrà risoltoun altro grave problema: quellocioè della mensa ora che la ge-stione è passata dall’associazio -ne dei genitori direttamenteall’amministrazione comunaleche promette menu padano.Detto che sulla vicenda della

GIÙ AL NORD

scuola di Adro nessun espo-nente politico dell’opposizio -ne (da provincia a Parlamento)ha mai detto una parola gli uni-ci che ieri sono intervenuti so-no gli stessi consiglieri di mino-ranza che qualche settimana fasi erano rivolti alla Prefettura diBrescia che li aveva liquidaticon una telefonata. In un co-municato hanno voluto preci-sare che la scuola (che Lanciniha definito federalista perchéfatta senza un centesimo pub-blico ma con dona-zioni) è stata invecefinanziata “con lacessione di due pre-cedenti strutturescolastiche di pro-prietà pubblica ce-dute ai privati e tra-sformate o da trasfor-m a re ”. Non solo: “Acarico dell’ammini -strazione resteranno

inoltre 1.360.000 euro di unprossimo mutuo con cui ri-comprerà una parte dell’a re asenza esserne obbligata da con-tratto. Tale debito resterà a ca-rico dei cittadini”. Poi quellapesante denuncia sui soldi datidati dai benefattori. “Sulle do-nazioni invitiamo chi di doveread approfondire il perché in unPaese dove mancavano 8.600euro per la mensa dei bambini ècosì facile trovare i soldi perbanchi e le lavagne”.

Ecco il manuale dei secessionistiTUTTI I TENTATIVI DI IMPORRE LA CULTURA “PA D A N A ”: DAL BONUS BEBÈ FINO ALLE RONDE

I l vero sogno della Lega, si sa, è met-tere le mani sui programmi scola-

stici. La scusa è sempre quella dellasalvaguardia dell’identità popolarema in realtà è imporre l’ideologia le-ghista nella scuola pubblica. Nelfrattempo però il Carroccio si deveaccontentare di quel che passa il mi-nistro dell’Istruzione che pur dicompiacere i compagni di coalizio-

ne a febbraio si era inventato la bufalaelettorale del 30% di stranieri. La Le-ga Nord prosegue la sua crociata con-tro i presidi meridionali avviata, perla verità nel 2008 in Friuli VeneziaGiulia e la battaglia contro i 7 di-rigenti scolastici del Sud. Allora siera parlato del fatto che “nessuno diloro avesse radici in questa Regione,quattro arrivano dalla Calabria, duedalla Campania e uno dalla Sicilia”.

RIMANENDO in tema di bambiniecco la recente vicenda, raccontatada Il Fatto Quotidiano, in corso a Tradate(Varese) dove il sindaco (segretarioprovinciale della Lega) Stefano Can-diani, per difendersi nel ricorso per isuoi “bonus bebè” (nazionalisti eche escludono anche i bimbi nati dal-le coppie miste) ha ben pensato diformulare la difesa sulla base del fattoche il bonus “altro non vuole essere enon è se non un mero segnale di in-

coraggiamento in nulla e per nulla at-tinente a situazioni di bisogno néall’appartenenza etnica o razzialebensì scaturente da considerazionicirca il futuro della cultura europeacome indissolubilmente legata ai po-poli dell’Europa medesima. Del tuttoovvio che alla morte dei popoli si ac-compagna, ineludibilmente, la mortedelle rispettive culture”. Ergo: biso-gna preservare la razza europea ri-spetto alle altre con incentivi alla na-talità di 500 euro. Un altro tormento-ne padano è la sicurezza. Possibil-mente però non affidata alla Polizia diStato ma, piuttosto, a polizia locale,ora provinciale ma soprattutto, in fu-turo quella regionale. Come ci hannoprovato? Naturalmente con il p ro -getto “ro n d e ” naufra gato.

SECONDO gli ultimi dati infatti:nessun iscritto a Milano, nessun asse-dio neppure alle prefetture di Torino,Roma e Verona. E così in tutta Italia. Iregistri sono stati un flop nonostanteil decreto Maroni autorizzasse la na-scita delle ronde. E se qualcuno aves-se dubbi basta sfogliare la rassegnastampa e leggere i comunicati sinda-cali di polizia concordi nel dire cheper le città non se ne vede nemmenol’ombra. Chi sta lavorando però, difatto, all’autodeterminazione (che ipiù traducono in secessione) è coluiche alcuni militanti di Pontida hanno

definito “belli capelli”: il governatoredel Veneto Luca Zaia. Lui la sua bozzal’ha fatta mettendo nero su biancoche prima vengono i veneti e poi glialtr i.

IL PASSO successivo potrebbe esse-re quello del referendum sull’auto-determinazione ma Zaia sa di nonpoter contare sui veneti (quelli orgo-gliosi della Serenissima) che di Pada-nia non ne vogliono neppure sentirparlare. Dal leader Umberto Bossipoi, verso maggio, la boutade dei sa-lari territoriali, le gabbie salariali edunque le buste paga diversificate tranord e sud del Paese. Da Venezia poilo stesso leader leghista, in tema dimagistratura, si era espresso in que-sto modo: “Tra poco i magistrati sa-ranno eletti dal popolo. Potrebbeessere prima di andare al voto. Il Ve-neto avrà i suoi magistrati. Non se nepoteva più di non avere un magistratove n e t o ”. Cambiando fronte e parlan-do del trattamento riservato ai citta-dini stranieri si possono ricordare, adesempio, le delibere relative al vinco-lo di presentazione della busta pa-gaper ottenere la residenza. Salvo poiscoprire, come avvenuto qualchegiorno fa, un traffico di lavoratori sta-gionali ai quali venivano chiesti dai 7mila ai 9 mila euro per un lavoro e unalloggio. Dove? A Verona la città delsindaco verde Flavio Tosi. E.Reg.

Ieri la comunicazioneufficiale del dirigenteCadei al sindaco:c a n c e l l a regli emblemi

In alto il complesso scolasticodi Adro (FOTO MYLESTONE)

Sotto, l’i n g re s s odella scuola (FOTO ANSA)

A sinistra, un manifestoleghista (FOTO REGUITTI)

Senza dimenticareil tetto del 30% ai bambiniimmigrati, i salariterritoriali e il vincolo bustapaga per la residenza

La PadaniaLa prima pagina

del quotidiano leghistatitola con un inquietante grido

di battaglia: “Nessuno può fermareil popolo padano”

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pagina 8 Martedì 14 settembre 2010

PSICHIATRIA DE M O C R AT I C AI giovani turchi, Ferrero e i gruppi veltroniani

Fotografia di un partito perennemente in analisidi Luca Telese

ANTEFATTO ICONO-G R A F I C O. Guardate perun attimo la foto di questapagina. Pier Luigi Bersani

chiude la festa di Torino. In piedi,solo. Per la prima volta un leaderdel Pd parla senza angeli custodi,senza alfieri, senza l’abbraccio deidue principali dirigenti del parti-to, immancabilmente vicini a lui.Quanta distanza dal rituale di tuttigli altri anni: il segretario sul pal-co, e tutti i leader, simbolicamen-te stretti intorno. Magari ipocrita-mente, stretti, ma tutti, almenouna volta l’anno, lì, come nella fo-to della classe all’inizio dell’anno.Ora abbandoniamo la foto, e pas-siamo al calvario della cronaca,dalle faide dei giovani turchi ai ru-mors di scissione, ai motivi percui Orvieto potrebbe diventareuna “Mira bello” di centrosinistra.

RETROSCENA REDAZIO-NALE. Per una volta vale la penadi raccontarvi come si può decide-re un articolo nella riunione diquesto giornale. Eravamo appenatornati dalla meravigliosa festa del-la Versilia, e già i nostri telefoni tril-

lavano su un unico tema: il Pd. Unveltroniano ti dice peste e corna diun dalemiano e viceversa (fin quinulla di nuovo); poi arrivano ag-giornamenti, ritrattazioni, agen-zie, colpi di scena. Quindi la giran-dola della rassegna stampa. In duegiorni, dal documento dei quaran-tenni anti-veltroniani, alle correntistoriche, un fermento criptato eindecifrabile per chi non possiedei codici delle faide antiche. A que-sto punto il direttore si mette a sol-feggiare e a parafrasare: “Pi.... Di....,Pi... Dì... Psichiatria Democratica”. Ov-vero: ci sono chiari segni di distor-sioni dell’ego e di alterazione dellepercezioni dell’io, in quel partito.Lettere para-psicanalitiche ai gior-nali, mezze verità, indiscrezioni pi-lotate, colpi bassi. Per dire. Secon-do Il Corriere della sera, la settimanascorsa Bersani avrebbe stretto unpatto con Paolo Ferrero per eleg-gere dieci parlamentari nelle listedel partito, con una “ospitata” tec -nica stile radicali. Cerco il segreta-rio di Rifondazione al telefono percapire se le sue smentite siano ri-tuali o credibili. Lui è furibondo:“Se stiamo dialogando con Bersa-ni? Certo! Lo dico da mesi. Se è ve-ro che abbiamo stretto un accordo

per eleggere i nostri dirigenti? As-solutamente no - si indigna - è unafollia paranoica, messa in giro conmalizia dai veltroniani, magari perfar piacere a Vendola”. Chiedi: inche senso? E lui: “È una cosa chenon sta nè il cielo nè in terra - rin-cara la dose Ferrero - ma che puntaa farci apparire come dei dirigentiall’asta che vanno da Bersani perfarsi garantire con il piattino in ma-no. Beh - ruggisce il segretario -non è così!”. In fondo basta questosfogo per capire che la situazione èincandescente, e che la frattura in-terna influenza anche i rapporticon gli altri. Però restano dei fatti:le dichiarazioni entusiastiche diFerrero e Oliviero Diliberto sul“Nuovo Ulivo” bersaniano, e glieditoriali dei giornali amici (adesempio quello di Stefano Meni-chini su E u ro p a ) che la settimanascorsa davano già per certo l’ac -cordo. Frammenti di schizofre-nia?

ENDORSING FAGIOLINO.La nostra riunione finisce così, el’articolo, è commissionato. Ore13.15 (non è uno scherzo), sulleagenzie arriva l’endor sementdi Mas-simo Fagioli, psichiatra e ricerca-

tore della mente, che ufficializza lafine del rapporto con l’ex leaderpresidente della Camera FaustoBertinotti: “Attualmente la simpa-tia è per Bersani”. Le ironie sono

fuori luogo. Sembra piuttosto unsegno, la spia di un disagio, il tur-binare di un cortocircuito fra po-litica e psiche. Come è noto Fagioliera stato un fan accanito di Berti-notti, fino a che non era apparsasulla scena Nichi Vendola. Dopo diallora lo psichiatra non aveva fattomistero di considerarlo “de viante”

per la sua omosessualità. Ora Fa-gioli spiega la sua nuova predile-zione per Bersani: “È il solo in gra-do di provare a rimettere insiemela sinistra, l'unico che ancora man-tiene laicità e saggezza”. Ma davve-ro c’è una crisi di identità nel Pd?L’ultima crisi di identità, è la grot-tesca storia dei cosiddetti “G i ova n iTu rch i ”, un gruppo di quarantennivicini a D’Alema, che scrivono undocumento caustico contro il fon-datore del Pd convocando una riu-nione ad Orvieto: “La politica in-terpretata come Hollywood, comeun tour promozionale per propa-gandare se stessi”. La vera accusa aVeltroni è, ancora una volta, psica-nalistica: quella di essere inconsa-pevolmente berlusconiano, affet-to da protagonismo e bisogno dileadership. Però “i giovani turchi”non hanno la tempra di Ataturk.Basta il pronunciamento di due exveltroniane bersaniane, StellaBianchi e Annamaria Parente per-chè sia annullata l’iniziativa, previ-sta per il 25. Una indubbia vittoriadei veltroniani. Ma Orvieto è la cit-tà dove è nato il Pd, e dove Veltroniin un celebre discorso parlò per laprima volta della vocazione mag-

gioritaria: “Non so quando saran-no, so che alle prossime elezioniandremo da soli”. Lo disse il saba-to, il lunedì Mastella abbandonò lamaggioranza, il giovedì cadde Pro-di. Il 25, a Orvieto, si tiene ancheun convegno di Libertà eguale (lacomponente ex riformista del par-tito) con Veltroni e Sergio Chiam-par ino.

I GRUPPI AUTONOMI. Macosa c’è di vero nell’ipotesi avan-zata ancora una volta dal Corr iere,che i veltroniani vogliono fare ungruppo autonomo”. Una follia? Oun inconfessabile desiderio incon-scio? Walter Verini, braccio destrodi Veltroni sorride: “Balle”. E in se-rata Veltroni interviene: “Nientegruppi: c’è bisogno che il Pd recu-peri forza, si deve lavorare per faredel Pd”. Ma a Orvieto Veltroni po-trebbe meditare un nuovo strappo.Magari un appoggio tecnico al sin-daco di Torino, già con un piedefuori dal partito, all’insegna delloslogan: “Oltre il Pd per tornare av i n c e re ”. Fini torna nella “sua” Mi -rabello per costruire un’altra de-stra. Veltroni nella “sua” Or vietoper un altro centrosinistra.

L’ANOMALIA SICILIANA

L’UDC VUOLE LA TESTA DI LOMBARDO. LUI: “RESTO DOVE STO”

POLITICA

Il 25 settembreVe l t ro n ia OrvietoP o t re b b ediventare la“Mirabello” dic e n t ro s i n i s t r a

di Sandra Amurri

“N on mi sento in bilico. Resto dove sono.Determinato ad andare avanti. Se i par-

lamentari delibereranno di dimettersi neprenderò atto. Ma lo ritengo un evento im-proba bile”. Risponde così, il presidentedella Sicilia Raffaele Lombardo dell’Mpa aldeputato Saverio Romano, che da Chian-ciano Terme, dove si è appena concluso ilmeeting dell’Udc, ha detto: “Mai con il Pd econ Lombardo, il suo governo ha dato esitidisastrosi. La parola torni agli elettori”.

L’incognitaMicciché

GOVERNO DISASTROSO , ha capito?“Romano per esprimere giudizi non ha titoliné politici né morali” commenta Lombardoche aggiunge: “Non abbiamo bisognodell’Udc. O meglio, non abbiamo bisognodell’Udc di Romano. Il Pd garantirà il soste-gno esterno. Contiamo sull’Api di Rutelli e suifiniani. Vedremo cosa farà Micciché”. Comedire che Micciché dopo i distinguo annuncia-ti sta tornando all’ovile? “Il suo atteggiamen-to che di punto in bianco è divenuto anti-Pd epro-Udc genera più di qualche timore. Stare-

mo a vedere. Di certo non mi strappo i capellianche perché ne ho pochi e non ricorro alcerone per nasconderlo. Ribadisco che lastrada su cui andremo avanti è quella delle ri-for me”. Cioè? “Significa aderire alla propostade Il Fattodi un ddl anti-corruzione”. Tradotto?“Continuare il disboscamento delle societàpartecipate, l’abolizione delle province, il de-centramento dei poteri regionali ai comuniaffinché possano organizzarsi in un liberoconsorzio. La politica agricola fondata sull’as -sistenzialismo deve finire, vanno smantellatigli enti che mangiano soldi e generano clien-telismo. Una legge anti-corruzione è neces-saria ma chi ha il compito di governare deveanche eliminare le occasioni che la genera-no”. E in Parlamento l’Mpa come si compor-terà se i finiani faranno mancare la fiducia algoverno Berlusconi, ad esempio sui tempidella giustizia? “Si comporterà come nel casoCaliendo, astenendosi”. Cioè lavandosi le ma-ni come Pilato? “No. Abbiamo lanciato unmessaggio preciso: non far mancare la mag-gioranza relativa ma esprimendo un dissensoin modo da fargli capire che non avevano piùla maggioranza assoluta. Siamo contrari allacaduta del governo. Le elezioni ora sarebberouna vera rovina. Ma se la situazione precipi-terà saremmo propensi ad un governo di tran-sizione con il compito almeno di cambiare la

legge elettorale. Ma a quanto pare Berlusconisulla giustizia ha avuto un’illuminazione, pro-blemi non ce ne saranno”. Bella provocazio-ne per dire che dopo la paventata caduta delgoverno, il premier ha alzato bandiera biancasui temi della giustizia. Mentre Casini, nono-stante abbia in casa Cuffaro, ha invitato il Pro-curatore nazionale antimafia Piero Grasso al-la festa del suo partito. Riposizionamenti allavelocità della luce.

L’i nv i t oal Procuratore Grasso

LOMBARDO SORRIDE , sospira e dice:“Cosa vuole che dica, sarà così. Di certo l’in -vito a Grasso ha fatto saltare i nervi a qual-cuno nell’Udc”. A Cuffaro certamente ma an-che a Romano che detiene la cassaforte deivoti in Sicilia. “Anche l’Mpa sarebbe moltoonorato di avere Grasso alla sua festa che sitiene a Catania dal 24 al 26 di questo mese,chissà se accetterà”. Un dubbio che nasceforse da quella richiesta di arresto nei suoiconfronti rivelata da Repubblica mesi orsono?“La Procura di Catania ha trasmesso gli atti alGip senza alcuna richiesta di arresto nei mieiconfronti. Questa è una notizia vera. Attendofi d u c i o s o ”.

AT R E J U La vita vista da B.Hitler vivo e gli arbitri comunisti

A treju, gran finale con il premier SilvioBerlusconi senza freni, davanti ai suoi ra-

gazzi, gli ex giovani di Gianfranco Fini. Ad-dirittura dal cilindro del prestigiatore di Ar-core esce una barzelletta su Hitler. Ma ilmassimo è il gran finale. Microfono ancoraaperto sul bavero della giacca di Berlusco-ni, mentre piovono gli applausi e il ministrodella Gioventù, Giorgia Meloni, padrona dicasa, è pronta ai saluti. “Giorgia, lo striscio-n e . . .”, ricorda bisbigliando il premier al mi-nistro che, prontamente: “Ah, già, è ve-ro . . .”, prima di protendere il braccio per in-dicare lo striscione, appunto, dei giovaniaquilani inneggianti a Silvio per lo sforzoprofuso a favore dei terremotati. Così dapoter far fare bella figura a un Berlusconi

felice di ricordare il suo impegno perL’Aquila. All’inizio, il duetto era cominciatoinvece così, con uno dei consueti tributidel premier all’universo femminile: “Comefacciamo ad abbracciare tutti, dividiamoci:tu abbracci i ragazzi e io le ragazze...”. Manon basta, come già più volte ha ricordatodi avere “una fila di aspiranti mogli perchésono simpatico e ho un po’ di grano e pen-sano che alla mia età possa morire presto”.Ma il tocco di classe è stata la barzelletta suHitler ancora vivo, a cui un gruppo di sim-patici nazisti chiede di ritornare al potere:“Sì ma a una condizione, questa volta cattivieh!”. Una perla che segue la battuta postpartita (Cesena-Milan 2 a 0) di sabato sera:“Spesso incontriamo arbitri di sinistra”.

Il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, alla chiusura della festa Democratica a Torino (FOTO ANSA)

A nche Vittorio Feltri a un certo puntoperde il filo. Non capisce più il suo B. E

allora “il Giornale” ieri titola “Caro Silvio, oraci dica cosa succede”. Scrive Feltri: “Noi comu-ni mortali siamo in difficoltà per mancanza dimateria prima, cioè della realtà stessa che cam-bia ogni cinque minuti e quindi sfugge ai nostriocchi”. Poi passa a elencare tutte le giravoltedel premier dal giorno in cui “dice di non po-terne più di Gianfranco Fini” a quello in cui in-vita i figli di Atreju alla “calma, continueremo a

governare, votare sarebbe da irresponsa-bili”. Il finale rivela tutto lo smarrimento,autentico o studiato ad arte che sia, del cro-nista di razza di fronte al suo leader poli-tico di riferimento: “Berlusconi sta alla fi-nestra e medita il da farsi, e non fa. Siamoincapaci di intuire le sue congetture. Ab-biamo solo un desiderio: che si dia unamossa. Perché fuori l’aria è cattiva”.

IL GIORNALE

Feltri disorientato:non capisco niente

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Martedì 14 settembre 2010 pagina 9

indirizzo o non si sa cosa. È irrin-tracciabile. E l’Ambrogio Vivairesta col cerino in mano. Adessolo gira al sindaco della Pivetti el’opposizione sospetta un pa-sticcio. Per il buon nome del pae-se chiede di sistemare le cose e seper caso le tasche sono vuoteprovveda personalmente. E senon è in grado di provvedere an-che alle spese della tipografia(quel manifesto a colori) l’oppo -sizione invita la benefattrice Pi-vetti a chiudere il girotondo co-minciato per sua intercessione.Sacrificio non terribile per chi hagovernato Montecitorio: pen-sione da deputato, cachet Tv,collaborazioni ai giornali (daqualche mese è diventata giorna-lista professionista), presidentedell’Iptv, sistema per diffondereaudiovisivi attraverso Internet abanda larga. Il futuro é rosa: sa-telliti, Youtube eccetera. Tele-com, Fastweb e Infostrada si so-no accordati per un decoder co-mune e il traffico è cresciuto del70 per cento nel primo semestre2010: un milione di utenti. Pol-trona d’oro. Cosa sono mai le bri-ciole dei 12 mila euro che ingen-tiliscono il cimitero?

di Maurizio Chierici

Non sono rose e fiori perIrene Pivetti che ricomin-cia con la politica. Nellevacanze di agosto la gran-

de chiamata: assessore al comu-ne di Reggio Calabria. Deleganel vago, immagine o territo-rio? Chissà. Entra raggiante neigossip dei giornali d’estate do-ve la signora riversa l’entusia -smo di una milanese che prepa-ra le valigie per il sud. L’a bbrac-cio d’amore ai bronzi di Riace èla prima dichiarazione ufficia-le.

La specialistadegli autografi

MA I POLITICI locali la pren-dono male. Perché la giunta delsindaco facente funzione è soloun corridoio verso le elezioni diprimavera. Campagna elettoraleormai accesa. Lei cosa c’e n t ra ?Lei cosa sa? Fra cinque mesi simette in lista, ma con chi? Bron-tolii così. E col fa i re della signoradi buona famiglia manda (solle-citata) due righe al sindaco f.f.:grazie, non è il caso. Insomma,resta sull’Appennino di Bercetodove un anno fa è cominciato ilsuo ritorno: assessore che firmaautografi dopo ogni comparsa intv. Ricordi incancellabili di quan-do ballava sotto le stelle o divide-va con Platinette il piccolo scher-mo. O del pomeriggio nella Raidi Sposini per confessare, occhibassi, che il suo matrimonio è fi-nito e che lo racconta per la pri-

ma e ultima volta non sopportan-do i pettegolezzi. Gli autografi diBerceto raddoppiano e la Pivettici ripensa: allarga la par condicioad ogni angolo frivolo delle tele-visioni. Firma per la felicità delsindaco (Lucchi) al suo fianco inogni immagine dei giornali loca-li. Orgoglioso come un pavoneche fa la ruota la trascina nelle sa-gre, Madonna pellegrina delDuemila. Berceto è sotto il passodella Cisa: 2300 persone, voca-zione turistica che impallidisceperché l’albergo è uno solo e i ca-mion attraversano il passeggiodei villeggianti, e gli scheletri diun palazzo e di un albergo (nonfinito malgrado i soldi della Re-gione) rattristano il paesaggio.Segni lasciati dal sindaco quandonon era sindaco. Anche a Berce-to il dicastero della Pivetti restanel vago: non si sa se assessorealla cultura o assessore alla pienaoccupazione. È la parola “piena”a confortare l’ottimismo di chi vi-ve in montagna, spaventato dallenotizie che salgono dalla pianu-ra. Mentre le città intristiscono,in altura tutto a gonfie vele.

Manifesti coloratiin onore di Irene

INCONTENIBILE la felicitàdel sindaco: “La presenza di Ire-ne Pivetti è una benedizione perla mia amministrazione”. Eccoun’ombra che sgualcisce l’idil -lio. Intrigo che passa dal cimite-ro. Sul tavolo della Procura di Par-ma arriva un esposto firmatodall’opposizione, una denuncia

argomentata in consi-glio comunale e accol-ta con silenzio profon-do. Piccola storiadell’Italia piccola chediventa appena gran-de per la presenza diuna protagonista che è stata pre-sidente della Camera, terza cari-ca della Repubblica. Un anno fa,

vigilia del 2 novembre, Bercetosi copre di manifesti coloratistampati dal Comune. Annun-ciano un “bellissimo gesto propi-ziatorio dell’assessore Irene Pi-vetti. Il vivaio Ambrogio di Leno,Brescia, ha provveduto, gratuita-mente, a mettere a dimora diver-se piante di fiori nelle aree dicompetenza del cimitero del ca-poluogo. Esempio che speriamosia seguito da altri privati per i di-versi cimiteri del comune”. Fir-ma del sindaco il quale concludecon un fraterno abbraccio allapopolazione. Insomma, trionfo.Che traballa qualche settimanafa quando l’intera opposizionegira alla procura l’inter rogazio -ne, caduta nel silenzio. Voglionosapere dal sindaco se è al corren-

te che l’aziendaAmbrogio Vivai(quella dei fiori re-galati) pretende daBerceto 12 mila eu-ro per gli addobbidel cimitero. La Pi-vetti non ne avevagarantito la genero-sità? Si apre il minilabirinto che ricor-da, sempre in mi-

niatura, i rimbalzi contabili dellecricche di cui si parla tanto.

Se l’intrigo finiscea Brescia

A L L’AMBROGIO VIVAI e rastato chiesto (da chi?) di riscuo-tere la fattura dalla Tecnoimpian-ti Srl, altra azienda di Brescia: noncoltivava fiori, non si occupavadi cimiteri ma di impianti antin-cendio. Per caso, era stata invita-ta a trattativa privata dal Comunedi Berceto a fornire dissuasori divelocità dei quali il paese avevaurgente bisogno. Ma il diavolomette le zampe: l’azienda degliallarmi non solo non onora il pa-gamento, ma sparisce, cambia

Quelle domande dietro al sequestro BuglioneNEL PASSATO DELL’IMPRENDITORE DELLA VIGILANZA PRIVATA, CONTATTI CON I CLAN E DUE INCHIESTE

Il “bel gesto”per il 2novembre costa 12 milaeuro: interrogazionein Consiglio, la vicendafinisce in procura

CRONACHE

L’ex presidentedella Camera, oggi assessore

a Berceto, Irene Pivetti(FOTO ANSA)

di Vincenzo IurilloNapoli

I l movente del sequestro di AntonioBuglione, l’imprenditore 54enne

della vigilanza privata prelevato dome-nica sera nei pressi della sua abitazioneda un commando di uomini armati, èun rebus che spacca il cervello degliinquirenti. Regolamento di conti? Mes-sinscena? Azione compiuta da perso-ne alle quali Buglione deve denaro?Perché qui, al sequestro a scopo diestorsione, ci credono in pochi. E laDda di Napoli che sta indagando sullavicenda si trincera dietro il silenziostampa, prende con le molle la richie-sta di riscatto da 5 milioni di euro chesarebbe arrivata sul cellulare del fratel-lo Carlo, e non ha organizzato quelleoperazioni di pattugliamento – elicot -teri in volo, perquisizioni, perlustra-zioni nelle campagne circostanti – ch esono la prassi in caso di sequestro di

persona. I dubbi nascono dalle anoma-le modalità dell’agguato, ma principal-mente dall’oscuro passato dell’uomo.

BUGLIONE sarebbe stato portato viaa bordo della sua stessa auto, una Pandaritrovata poco lontano, mentre rincasa-va dal circolo ricreativo dove aveva gio-cato a carte con alcuni amici. Gli inqui-renti confidano di avere notizie utili dal-le telecamere poste lungo la strada checollega la casa del rapito al luogo dove èstato avvistato l’ultima volta. Nel 1993Buglione era già sfuggito ad un agguatoa colpi di pistola, rimanendo ferito.Sempre negli anni ‘90 è stato accusatodi associazione camorristica nell’ambi -to di un’inchiesta sui rapporti tra i clan egli istituti di vigilanza privata che toccò

il prefetto di Napoli, Umberto Improta,poi prosciolto da ogni addebito. Anchel’imprenditore venne assolto. Ma conmotivazioni che ne hanno certificato ilegami coi clan dominanti del nolano,in primis il clan del superboss CarmineAlfieri, poi pentitosi, col quale avvenneanche un incontro durante la sua lati-tanza. Più recentemente Buglione è fi-nito in due inchieste che hanno fatto ru-more nei palazzi della politica. Nellaprima è stato arrestato nel febbraio2008 insieme al consigliere regionaleRoberto Conte (all’epoca Pd) con l’ac -cusa di aver costituito insieme a lui unasocietà immobiliare per spillare alla Re-gione Campania un fitto da 421mila eu-ro annui tramite un’assegnazione “pilo -tata”. Nella seconda deve rispondere di

concorso in banca-rotta fraudolenta conil senatore e sindacoPdl di Afragola, Vin-cenzo Nespoli, titola-re occulto di un’im -presa di vigilanza, laGazzella. A maggioNespoli è stato rag-giunto da un’ordinan -za di arresto, respintadal Parlamento. C’e rauna richiesta di arre-sto anche per Buglio-ne, ma il Gip l’ha ri-gettata. Il Riesame ladiscuterà a ottobre.

Buglione è anche parte lesa di un pro-cesso per estorsione in cui sono coin-volti esponenti del clan Fabbrocino.

L’I M P R E N D I TO R E insieme al fra-tello Carmine, è stato titolare di diverseaziende operanti nel settore della vigi-lanza privata. Tra i suoi clienti Asl, fer-rovie, banche, enti pubblici. Tra le im-prese di proprietà dei Buglione spiccala International Security Service srl, so-cietà che fino a pochi mesi fa ha gestitoil servizio di vigilanza del Consiglio re-gionale della Campania. Ad aprile l’Issha subito l’interdittiva antimafia e hadovuto dire addio all’appalto in Regio-ne da 4 milioni e mezzo di euro. Lascian-do in mezzo a una strada circa 400 di-pendenti, che per settimane hanno pre-sidiato l’ingresso degli uffici del Consi-glio. Nel luglio sarebbero partite le pri-me istanze di fallimento: tre dipendentiaffiliati al Sindacato Nazionale delleGuardie Giurate affermerebbero di van-tare un credito complessivo di circa72.000 euro. Ma non sarebbero gli uni-ci. La sorella di Buglione, Rosa, è sinda-co di Saviano dal 2007. Ed in paese losgomento è comprensibile. Nelle azien-de della famiglia Buglione sono transi-tati centinaia di giovani e di padri di fa-miglia. Tanto che c’è chi si spinge a de-finirlo “un benefattore”. Sul cui seque-stro – se di questo si tratta – sono moltele domande rimaste ancora senza rispo-sta.

Nel 1993 era scampatoa un agguato, domenicanotte è stato prelevato dallasua auto. “Chiesto unriscatto da 5 milioni di euro”

LA PIVETTI DONA FIORIAL CIMITERO

IL CONTO? AL SINDACOAssessore a Berceto, “re g a l a ”al Comune addobbi e un debito

NLAV O R O

Morta uccisadall’a s c e n s o re

È rimasta incastrata conla testa tra la ringhiera

delle scale e l’ascensore chearrivava. Così è morta inuno stabile romano PieraPronti, 46 anni, dipendentedi un’impresa di pulizie. Laprocura di Roma ha apertoun fascicolo in merito aldecesso. Non si esclude ilreato di omicidio:l’ascensore non avrebbedovuto essere in funzionementre la donna puliva lagrata interna del vano.

REGOLARIZZAZIONI COLF

Domandeinevase: 130mila

A un anno dall’avviodella

regolarizzazione di colf ebadanti, a fronte di300.000 domande, ce nesono ancora 130.000(ovvero il 41%) senzarisposta. A fornire i dati èil responsabiledell’uf ficioimmigrazione della Cgil,Pietro Soldini. Ilsindacalista ricorda chenon sono state ancorachiuse neanche ledomande del decretoflussi del 2007 e del 2008e gli sportelli unici sonoal collasso perchè laFinanziaria ha tagliato1.300 operatori. “C'è unasperanza – chiedeSoldini – che i ministridell’Interno e del Lavoroaffrontino lasituazione?”.

PO RT O DI GE N O VA

Intossicati 35lavoratori

L a reazione di unasostanza chimica,

rovesciata nella stiva diun portacontainerall’ormeggio nel porto diGenova, ha costretto 35operatori a ricorrere acure e controlli medicitra sabato e ieri. LaCapitaneria di porto e laAsl hanno aperto unfascicolo: l’ipotesi direato è disastro colposo acarico delle persone cheavevano la responsabilitàdi manovrare i container.

FIRENZE

R i s t o r a t o resuicida per i debiti

H a dato fuoco alproprio ristorante

poi si è tolto la vita. E’morto così unimprenditore fiorentinodi 57 anni: all’origine delgesto ci sarebbero motivieconomici. Secondo iriscontri dei carabinieri,l’uomo aveva un debitoin banca di circa 20milaeuro e diveva alcunistipendi arretrati ai suoidipendenti. Prima disuicidarsi, ilcinquantasettenne hainviato alcuni sms: unoalla direttrice dellabanca, in cui le chiedevascusa; altri, più duri, adalcuni suoi collaboratori.

AntonioBuglione

(FOTO ANSA)

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pagina 10 Martedì 14 settembre 2010

BONANNI AVRÀLA SUA PIAZZA

Insieme alla Uil di Angelettiper le richieste sul fisco

Rimaste finora ai marginidella mobilitazione dipiazza, etichettate co-me organizzazioni fi-

lo-padronali, Cisl e Uil rilan-ciano un profilo di movimen-to e lo fanno su un terrenosquisitamente politico, quel-lo della riforma fiscale. Ieri idue segretari generali, Raffae-le Bonanni e Luigi Angeletti,hanno infatti presentato lamanifestazione nazionale in-detta per il 9 ottobre a Romache chiederà al governo“un’efficace politica econo-mica”.

IL CENTRO delle richieste èla riduzione delle tasse per illavoro dipendente a partiredall'aumento delle detrazioni.Ma Cisl e Uil si spingono fino achiedere la riduzione delle ali-quote sui redditi, in particolarmodo la prima e la terza, por-

tandole rispettivamente al 20per cento e al 36 per cento.Proposti anche meccanismiche neutralizzino gli effetti delfiscal drag su redditi e pensioni(quell'aumento di prelievo de-rivato dall'aumento nominaledei salari cui non corrispon-de, per effetto dell'inflazione,un aumento reale). A questerichieste generali i due sinda-cati affiancano il cuore dellaloro rivendicazione salariale,centrata sul salario di produt-tività, da tassare con un ali-quota di vantaggio al 10 percento, estendendo il benefi-cio anche al settore pubblico.Chiesta anche un'aliquotamaggiore sulle rendite finan-ziarie, al 20 per cento con l'e-sclusione dei titoli di Stato e ilparallelo abbassamento dellatassazione sui depositi banca-ri, oggi al 27 per cento. Insom-ma, l'impressione è che ci sia

un tentativo di recuperare tra-mite la politica fiscale quanto isindacati non riescono a otte-nere dal lato dei salari. La ri-duzione delle tasse, in assenzadi entrate certe, rischia peròdi portare subito a una ridu-zione immediata dei servizierogati proprio a lavoratori epensionati.

NON MANCANO a n ch eaccenti “antipolitici” con l'in-vito a esponenti di partito anon partecipare alla manife-stazione perché potrebberoavere “qualche pernacchia”.Sicuramente non fumogeni néfischi, dice il segretario Cisl ri-cordando la contestazione su-bita alla festa del Pd di Torinopochi giorni fa, ma “per nac-chie sì”. Una posizione “ter-zista” quella di Bonanni chenon vuole abbracci con nes-suna delle due coalizioni e che

SENZA CONFLITTO

ASCESA (SENZA DECLINO) DEL SINDACATO GIALLO

strizza l'occhio alla rabbia delPaese puntando il dito controquella politica “troppo indaf-farata a discutere di temi lon-tani dalla realtà e ci ha stufa-to”.In realtà il primo a dichiararsiin sintonia con le affermazionidi Bonanni è il capogruppodel Pdl alla Camera, FabrizioCicchitto secondo il quale “leriflessioni fatte dai leader Cisl

ECONOMIA

e Uil chiedono una attenta va-lutazione da parte delle forzepolitiche e del governo”. Maanche il Pd, con il responsa-bile economico, Stefano Fas-sina, parla di “obiettivi gene-rali e soluzioni specifiche am-piamente condivisibili, in par-ticolare l'aumento delle detra-zioni Irpef per il sostegno allefa m i g l i e ”. Chi viene tenuta adebita distanza dalla piazza di

Cisl e Uil è certamente la Cgilche nemmeno su un punto dilargo consenso e in cui la con-troparte è soltanto politicaviene considerata un'alleatacredibile. “Molte richieste so-no condivisibili e fanno partedi piattaforme unitarie prece-denti. Pertanto non si capisceperchè, su questioni che ri-guardano i lavoratori e i pen-sionati e sulle quali sarebbepossibile trovare una sintesicomune, Cisl e Uil abbianoescluso un rapporto con laCgil, che aveva dichiarato lasua disponibilità”, afferma ilsegretario confederale dellaCgil Danilo Barbi.

(Sal. Can.)

I sindacati sono sempre più divisi, da una parte la Cgil (con la Fiom), dall’altra la Uil di Angeletti e la Cisl di Epifani (FOTO ANSA)

di Salvatore Cannavò

C hissà se la Cisl alla fine rias-sorbirà quella scissione del

lontano 1957 che diede vita alSida, Sindacato italiano dell'Au-to, nato a Torino. Fu un fattomarginale nella storia sindacaleitaliana, anche se allora la rap-presentanza del sindacato cat-tolico alla Fiat ne fu sconvolta.Con i Liberi lavoratori demo-cratici (questo il nome dellacomponente interna alla Cislprima della scissione) si schie-rarono infatti 104 commissarisu 114 (allora non esistevano leRsu ma le Commissioni interne)d'accordo nel sostenere il pun-to di vista fondamentale che l'a-

zienda torinese professava già aquel tempo: la collaborazionetra azienda e lavoratori.

D iv i e t odi commistione

N A S C E VA il sindacato gialloconosciuto in Usa negli anni Ven-ti prima che la legge Wagner del1935 sancisse la libertà di orga-nizzazione collettiva e il divietodi pratiche restrittive da parte de-gli industriali. Una impostazionegiuridica che sarà poi ripresa inItalia dalla Legge 300 del 1970 (loStatuto dei lavoratori) che all'ar-ticolo 17 dice chiaramente che“è fatto divieto ai datori di lavoro

e alle associazioni di datori di la-voro di costituire o sostenere,con mezzi finanziari o altrimenti,associazioni sindacali di lavora-tor i”.La Fiat, diretta dal poco diploma-tico Vittorio Valletta, trovò un im-portante sostegno negli espo-nenti dei Liberi lavoratori demo-cratici –come il tecnico EdoardoArrighi, fortemente spalleggiatodal deputato democristiano Giu-seppe Rapelli – in una fase chepreannunciava una forte recru-descenza delle lotte. Solo qual-che anno dopo, nel 1962, si ve-rificarono i fatti di piazza Statutocon l'assalto alla sede Uil che pro-prio assieme al Sida, il SindacatoItaliano dell’Auto di Arrighievoluzione dei Liberi lavoratoridemocratici, aveva firmato ilcontratto separato. La scissionedel Sida fu piuttosto traumaticaper la Cisl avendole sottratto an-che il controllo sul giornale Il la-voratore Fiat. Alle elezioni di Com-missione interna del 1958, subi-

to dopo la scissione, si verificauna rimonta della Fiom che giun-ge al 25,3 per cento mentre i Li-beri lavoratori democratici ot-tengono il 31,2 per cento, la Uil il28 per cento, la Cisl il 12, 9 percento.Su quanto la nascita del nuovosindacato sia dipesa concreta-mente dalle scelte aziendali nonc'è unanimità di vedute. Lo sto-rico Marco Scavino, ad esempio,sostiene che la direzione torine-se osservò con apprensione e uncerto timore quello che stava av-venendo in casa Cisl, temendoche a guadagnarci fossero alla fi-ne i socialcomunisti: “Nella so-stanza la Fiat negò il proprio ap-poggio ufficiale alla nuova orga-nizzazione presso i potenti sinda-cati americani, mostrando dipuntare ancora sulla Cisl e la Uil”.Questo ebbe una ripercussionenegativa sul Sida provocandoneuna crisi interna e poi la rigene-razione con la nascita del Fismic(nome attuale del Sida) e l'adesio-

ne all'Internazionale dei sindaca-ti cristiani. Quel sindacato, però,sarebbe stato utile anche perchéaveva una presenza operaia inne-ga bile.

L’ava n z a t adella Fismic

IL FISMIC oggi dichiara unapresenza anche nelle Telecomu-nicazioni (Filcom), nel commer-cio (Filc) e tra i lavoratori in som-ministrazione (Sala), ma sostan-zialmente è presente nel settoreAuto dove continua a essere ilquarto sindacato. Alle ultime ele-zioni Rsu di Mirafiori ha ottenuto1600 voti, sui circa 8000 espres-si, con il 21,8 per cento dei con-sensi, dietro la Fiom (26,3), laFim (22,6) e avanti alla Uil (14,6),all'Ugl (7,9) e al sindacato di baseSdl (6,7). Una presenza operaia,dunque, che storicamente è natacome reazione a una stagione diforte politicizzazione e di fortepredominio della Cgil, ma anchein ossequio alla teoria della col-laborazione “per cui l’operaio siintegra nel suo gruppo, sente diappartenervi e in questo senti-mento di appartenenza vede ri-conosciuta la sua individuale,specifica, irriducibile umanità”,come scriveva il sociologo Fran-co Ferrarotti. Ma a fondamentodella sua presenza c’è anche unapolitica, fortemente supportatadall'azienda, di contrattazionedel salario aziendale, definito“perno della contrattazione”ch edeve avvenire quindi in azienda“vicino ai lavoratori e vicino alluogo dove si produce la ricchez-

za”. Una tesi che oggi si ritrovapienamente nelle posizioni di Ci-sl e Uil.Una forma di “sindacato giallo” èconsiderata anche l'organizza-zione della marcia dei 40 milache contribuì a chiudere la stori-ca vertenza Fiat dei 35 giorni nel1980. Che non venne realizzatadalla Fismic ma dall'Unionqua -dri di Luigi Arisio il quale ha re-centemente ricordato come l'i-dea di sfilare in città venne a Car-lo Callieri, uno dei massimi diri-genti della Fiat. Arisio ha poismentito che la Fiat abbia pagatol'iniziativa o abbia avuto un qual-che ruolo ma la sua carriera po-litica – eletto deputato nel Pri, ilpartito preferito dagli Agnelli –induce a pensare che il legamecon l'azienda fosse molto solido.Comunque in quel caso non fu laFismic a intervenire e il ruolo di“sindacato giallo” fu assunto daun altro tipo di organizzazione,quella dei quadri aziendali, i capidella Fiat, senza alcuna rappre-sentanza operaia.Oggi, in un contesto industrialemolto cambiato, c’è chi vede ilconcetto di sindacato giallo incarnato nella filosofia sindacaledi Cisl e Uil (ci sono anche dueappositi gruppi su Facebook): lapratica della collaborazione conl’azienda, una certa diffidenzaper il Contratto nazionale, l’ade -renza delle rivendicazioni alla si-tuazione concreta dell’aziendacon la centralità del salario inte-grativo, sono tutti temi che la Cislcontrastava negli anni Sessanta eche oggi difende a spada tratta.Che sia venuto il tempo di ricu-cire con Fismic?

Un’immagine della marcia dei Quarantamila quadri Fiat nel 1980 (FOTO OLY C O M )

di Loris MazzettiRai, il contrattod i m e n t i c at o

S i dibatte molto su Augusto Minzolini, direttore del Tg1.Che Minzolini sia lì perché voluto da B. è ovvio, come

in passato Rossella e Mimun, Riotta e Lerner (Prodi) oBruno Vespa (Dc). Nonostante la perdita di ascolti (in unanno l’edizione principale, quella delle 20, è passata dal32 al 25% di share), il Tg1 rimane il più seguito con unamedia di oltre 5 milioni di telespettatori. Il direttore ge-nerale Masi lo difende, il presidente Garimberti lo at-tacca. La consigliere Rai Bianchi Clerici, in quota Lega,precisa: “Un direttore di testata può dire la sua così comefanno i conduttori dei programmi di approfondimentopolitico”. Marco Travaglio ci mette del suo: “È ridicoloprendersela con Minzolini perché fa il Minzolini”. Il pro-blema è l’editoriale di Minzolini o la qualità dell’i n f o r-mazione del suo tg? È lecito, che sull’edizione principaledel Tg1 la rivelazione dell’ex assessore Marino (indaginesulla P3), che il nome in codice Cesare corrisponde alpremier, il vice è Dell’Utri e il maresciallo è il generaledella Finanza Mainolfi, sia ignorata? Il contratto di undirettore di testata prevede autonomie e responsabilità.Ricordo a chi paga il canone che la Rai rappresenta ilservizio pubblico in virtù di un Contratto nazionale con il

ministero dello Sviluppo economico. L’articolo 4ha il seguente titolo: “Qualità dell’informazione”.

Sta scritto: “La Rai assicura la qualità dell’informazionequale imprescindibile presidio di pluralismo, completez-za e obiettività e garantisce un rigoroso rispetto delladeontologia professionale da parte dei giornalisti e deglioperatori del servizio pubblico, i quali sono tenuti a co-niugare il principio di libertà con quello di responsabilitànel rispetto della dignità della persona, contribuendo intal modo a garantire la qualità dell’informazione dellaconcessionaria. La Rai è tenuta all’equo bilanciamentodelle trasmissioni di approfondimento informativo sututte le tre reti generaliste, assicurando che le stessesiano caratterizzate in special modo da canoni di cor-rettezza, lealtà e buona fede dell’informazione e rispet-tose della identità valoriale e ideale del Paese e dellasensibilità dei telespettatori, adeguate ai livelli di re-sponsabilità che competono al servizio pubblico radio-t e l ev i s i vo ”.Due domande al telespettatore: “All’atto del pagamentoannuale del canone le è stato consegnato il Contratto diser vizio?”. Se la risposta è no si chieda perché. Secondadomanda: “Il tg che guarda prevalentemente, corrispon-de ai requisiti contenuti nell’articolo 4?”. Se la risposta èno si chieda perché chi è preposto al controllo non con-t ro l l a .

La diffidenza per il contrattonazionale è una costantedei sindacalisti amici dell’azienda

In ottobre manifestazione senzala Cgil per chiedere interventi fiscalia favore dei lavoratori dipendenti

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Martedì 14 settembre 2010 pagina 11

rispettano i parametri di so-lidità, le autorità di vigilanzapossono imporre limiti aibonus da pagare ai managere, quel che più conta, ai di-videndi da pagare agli azio-nisti. In teoria, quindi, si in-troducono forti incentivi alimitare gli eccessi.Per questo molti istituti, acominciare da DeutscheBank, sono pronti ad opera-zioni di aumento di capitale

(cioè a chiedere soldi ai propri azionisti) perrafforzarsi prima dell’entrata in vigore dellenuove norme ed evitare così le sanzioni. Lebanche più grandi, però, temono un effettoperverso: i nuovi vincoli riducono le possibi-lità di profitto, questo deprime il valore delleazioni in Borsa, quindi si riduce il valoredell’azienda e di conseguenza i parametri (es-sendo calcolati come percentuali del capitale)diventano ancora più soffocanti.

QUALI SONO LE CONSEGUENZEPER I CLIENTI? Visto che l’accordo di Ba-silea introduce di fatto nuovi costi per le ban-che, il timore è che questi possano essere sca-ricati sul cliente finale. I più esposti a questorischio sono i risparmiatori europei, perché inEuropa i privati ottengono il 75 per cento deifinanziamenti dal sistema bancario, mentrenegli Stati Uniti la percentuale è soltanto il 25(sono molto più diffuse forme di credito alconsumo come gli acquisti rateizzati). Va peròricordato il vantaggio collettivo: con le nuoveregole il rischio che gli Stati debbano salvare lebanche – come è successo spesso durante lacrisi, basti ricordare il caso della britannicaNorthern Rock – si dovrebbe ridurre drasti-camente. Quindi, quello che il consumatorefinale paga in più di interessi e commissionidovrebbe essere più che compensato da mi-nore debito pubblico e interessi più bassi.

COSA CAMBIA PER LE IMPRESE? Ilconcetto cardine di Basilea 2, ripreso e raffor-zato da Basilea 3, è che i clienti di una bancanon sono tutti uguali. Se un credito è ad altorischio, perché l’imprenditore che ha ottenu-to il finanziamento difficilmente lo restituirà,deve essere poco considerato nel valutare lasolidità di quella banca. Le attività, si dice, ven-gono ponderate per il rischio. Le imprese han-no protestato – e protesteranno – perché di-cono che con questo metodo si introduconodegli automatismi nel processo decisionale (achi prestare? di chi ci può fidare?) che finisco-no per penalizzare le aziende più piccole. Lebanche italiane, giura il governatore della Ban-ca d’Italia Mario Draghi, “saranno in grado dimuoversi verso livelli patrimoniali più elevaticon gradualità assicurando al tempo stesso ilsostegno alle imprese e all’economia”. MaConfindustria e la Lega Nord, che recepisce itimori dei piccoli imprenditori, sono moltomeno ottimiste. Il lato positivo dovrebbe es-sere che i “cuscinetti” di capitale accumulatinei tempi buoni consentiranno alle banche dilasciare aperti i rubinetti del credito anchequando l’economia va male.

QUANDO ENTRE-RANNO IN VIGORE LENUOVE REGOLE? Man -ca ancora un passaggio for-male, l’approvazione delG20 a novembre (per orahanno detto sì i governatoridelle Banche centrali, devo-no ancora pronunciarsi i go-verni). Poi, dal 2012 al 2019,cominceranno a entrare invigore i vincoli sul patrimo-nio. Tra un decennio, crisipermettendo, le banche do-vrebbero essere più solide.La vera incognita è però seBasilea 3 verrà recepita an-che dagli Stati Uniti, che nonhanno mai applicato Basilea2. Se così non sarà, l’E u ro p asi ritroverà con banche piùsolide e meno competitiveche operano in un ambientefinanziario pericoloso esat-tamente come quello attua-le.

IL VIZIETTO DELLE BANCHEPiù rischi per salvare i risultati semestrali

L’ irresistibile tentazione di abbellire il bilanciodi Vittorio Malagutti

Milano

Evviva, evviva, la Borsa fe-steggia le banche a suon dirialzi. Almeno per un gior-no, dimenticati i problemi

del credito all'italiana, gli opera-tori hanno comprato a man bas-sa le azioni degli istituti nostrani,privilegiando proprio quelli chenegli ultimi mesi erano stati piùpenalizzati, dalla Popolare di Mi-lano a Unicredit al Banco Popo-l a re . Stesso film sulle piazzeestere, trainate dai titoli finan-ziar i.

Eufor iaprovvisor ia

TUTTA QUESTA euforia, pro-babilmente effimera, si spiegacon Basilea 3, le nuove regole sul-la dotazione di capitale la gestio-ne dei rischi varate domenica nel-la città svizzera dai governatori ditutti i principali paesi del mon-do. Regole meno strin-genti di quel che si te-meva da principio e so-prattutto con tempi emodi di attuazione assairilassati (addirittura set-te, otto anni). Di conse-guenza, nel breve termine,i banchieri non saranno co-stretti a raccogliere nuoverisorse sul mercato, farannopiù utili e potranno distribui-re ricchi dividendi ai loro so-ci. Queste almeno sono lesperanze degli speculatori diBorsa, forse destinate, e nonsarebbe certo la prima volta, atramontare nel giro di pochigiorni. Perché a badare ai nume-ri, e non agli scenari futuribili diBasilea 3, i bilanci spiegano conchiarezza che la gran botta dellarecessione non è stata ancora as-sorbita. E i banchieri fanno quelloche possono per indorare la pil-lola a investitori e analisti.Prendiamo le ultime relazioni se-mestrali, chiuse a giugno e pre-sentate al mercato nelle settima-ne scorse. “Il sistema tiene” è laparola d'ordine lanciata dal quar-tier generale delle banche e pron-tamente raccolta da schiere dianalisti. A dir la verità, se si guardaall'ultima riga del conto economi-co, i risultati in calo rispetto al giu-gno del 2009 non mancano dav-vero: Unicredit, Monte dei Paschie Popolare di Milano su tutti. Maper molti istituti poteva andare afinire molto peggio se i banchierinon avessero aperto alcuni prov-videnziali paracadute contabili.

S o r p re s esemestr ali

P RO B L E M A principale da risol-vere: l'anno scorso e nei primimesi del 2010 il calo costante delmargine d'interesse (differenzatra gli interessi incassati sui pre-stiti e quelli pagati ai depositanti)era stato compensato dagli utilida trading gonfiati dai mercati fi-nanziari in rialzo.Senonchè questi proventi, pari acentinaia di milioni di euro per lebanche più grandi, si sono ridottifino quasi a scomparire nel se-condo trimestre dell'anno. Chefare per tappare la falla e presen-tarsi in gran forma sul mercato?Basta inventarsi un bel lifting con-tabile. Molti analisti, per esem-pio, hanno notato che qualcheistituto ha limato gli accantona-menti sui crediti a rischio, cioè i

LA CRESCITA IN EUROPA

QUESTIONE DI STIMAG li aggiornamenti sull’andamento

dell’economia, le sue prospettive e isuoi sussulti sono ormai così frequenti chesi rischia di non capirci più nulla. Dopol’Ocse e l’Istat, ieri è arrivata laCommissione europea. Nonostantesfumature differenti, il quadro è ormaichiaro. L’Unione europea nel 2010crescerà, in media, di circa l’1,7 per cento.Ma la media è frutto di situazioni moltodiverse che si compensano. La locomotivaè continentale, con la Germania e laPolonia che vanno più forte di ogniprevisione (a dimostrazione che i numerivanno presi con le pinze) e marciano al

+3,4 per cento all’anno. Poi ci sono i Paesicome la Spagna e la Grecia, che ancoranon sono usciti dalla fase più dura dellacrisi, e gli altri che chiaramente vivono diluce riflessa. Beneficiano della ripresa manon ne sono protagonisti, sono vagoni enon locomotive. A questa categoriaappartiene anche l’Italia che, dopo lerevisioni di stima della Commissione, sipensa crescerà dell’1,1 per cento.Peccato che il governo ha tarato lapolitica economica e la manovracorrettiva su una crescita dell’1,5 percento. E prima o poi dovrà prendere attodella differenza.

ECONOMIA

di Stefano Feltri

“L’ incertezza è il nemico da battere”, rias-sume Jean-Claude Trichet, il presidente

della Banca centrale europea. Si riferisceall’incertezza che le banche internazionalisiano davvero solide e che i loro bilanci pos-sano sopravvivere ai momenti di panico suimercati. Per questo, nel weekend, i banchiericentrali di mezzo mondo riuniti nel comitatodi Basilea hanno stabilito i nuovi vincoli daimporre alle banche. L’intesa raggiunta vasotto il nome di “Basilea 3” (ce ne sono giàstate due che non hanno ottenuto grandi ri-sultati).

COSA STABILISCE BASILEA 3? Le ban-che potranno prestare meno soldi e dovrannoaccumulare più riserve per evitare che l’inca -pacità di alcuni debitori di ripagare il dovutone metta a rischio la sopravvivenza. La sommadi capitale azionario e riserve (quanto vale labanca e quanti soldi ha) deve essere almeno il4,5 (e non più il 2) per cento delle attività dirischio in cui sono investiti i soldi dei depo-sitanti. Il parametro che misura la solidità diuna banca, il cosiddetto Core Tier 1, devemantenersi almeno al sei per cento. A questosi aggiunge il tentativo di trasformare le cicalein formiche: le banche dovranno mettere daparte più risorse quando le cose vanno beneper affrontare poi i momenti critici. Ogni Sta-to può imporre agli istituti di credito di creareun “cuscinetto” con un valore compreso tra lo0 e il 2,5 per cento del capitale da usare in casodi bisogno. I critici fanno notare che si inter-viene solo su quanto le banche possono inve-stire, non su come, dove e con quali rischi.

COSA CAMBIA PER LE BANCHE?Se leregole funzioneranno, le banche dovranno ri-nunciare ad alcune occasioni di profitto, per-ché una parte dei capitali che ora investonodovrà rimanere inutilizzata. Se le banche non

L’ACCORDO DI BASILEA 3

COME FUNZIONANOE PERCHÉ SERVIVANO

NUOVI PALETTI NEL CREDITO

prestiti di cui si fatica a ottenere larestituzione. Le risorse risparmia-te su questa voce vanno a ingras-sare il conto economico. IntesaeUnicredit, per esempio, hannodato una bella sforbiciata. La ban-ca guidata da Corrado Passera èscesa dai 1.892 milioni degli ulti-mi sei mesi del 2009 ai 1.552 mi-lioni segnalati a giugno. Per Uni -c re d i t invece siamo passati da4.232 a 3.507 milioni. Eppure nelfrattempo i crediti deteriorati diIntesa sono aumentati di quasi400 milioni. E l'incremento sa-rebbe stato ancora maggiore setra un semestre e l'altro la bancacon il permesso della Vigilanza diBankitalia, non avesse cambiato ilcriterio di classificazione dei mu-tui immobiliari riuscendo così arisparmiare oltre 40milioni su questispecifici accan-tonamenti.Si può dire

quindi che questi banchieri si so-no presi qualche rischio in piùpur di dare una mano al contoeconomico. D’altra parte sia Inte-sa che Unicredit possono per-metterselo visto che hanno mes-so da parte riserve che copronooltre il 40 per cento dei loro cre-diti deteriorati. Per altre banchedi minore dimensione C a r i ge ,Banco Popolare, Popolare Mi-lano,Veneto Banca, questo rap-porto si trova a un livello inferioreal 30 per cento. Nessuna di que-ste banche ha però aumentato inmodo sostanziale gli accantona-menti nel primo semestre del2010.

Pur di salvareil conto economico

MA NON È solo questione dicrediti deteriorati. Il Monte Pa-schiha aumentato di quasi 20 mi-liardi le attività detenute per la ne-goziazione (in gran parte titoli diStato) e questo avuto l'effetto dilimitare il calo del margine d'inte-resse. Sul fronte patrimoniale pe-rò questa operazione finanziariaha provocato una riduzione deimezzi propri di quasi 900 milionia livello di mezzi propri della ban-ca. Molti analisti, e molti grandi in-vestitori, non hanno apprezzato.Poi c'è il Banco Popolare, che hasalvato il conto economico(esclusa la controllata Italease)

con proventi per quasi 260 milio-ni, rivalutando i titoli emessi neglianni scorsi. Tutto bene. Tutto re-golare. Ma forse prima di cantarvittoria per la tenuta del sistemaconverrebbe capire fino a quan-do le banche riusciranno a salvar-si in corner con queste mano-v re .

I banchieri fannoil lifting ai contiaccantonandomeno soldiper proteggersidai debitorii n a ff i d a b i l i

Le banche viste daMarilena Nardi

e, a fianco,il presidente dellaBce Jean-Claude

Trichet (FOTO LAPRESSE)

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pagina 12 Martedì 14 settembre 2010

UNO STUPRO,LA FEMMINISTA

E L’UOMO DEL TEMPOIl processo che appassiona

e divide la Germaniadi Alessandro Oppes

Chissà se dietro quell’ar iascanzonata, il sorriso ac-cattivante, la battuta sem-pre pronta che lo ha tra-

sformato in showman, el’espressione rassicurante dichi, ogni giorno, ha l’a rd u ocompito di convincere milionidi persone che, dopo la piog-gia, tornerà il sereno, si nascon-de un maltrattatore incallito. InGermania lo conoscono tutticome il meteorologo più pro-fessionale e brillante. Ma mainessuno era andato a frugarenella vita privata di Joerg Ka-chelmann. Mai, fino a sei mesifa, quando una sua vecchia

compagna di lunga data (unamisteriosa giornalista radiofo-nica alla quale la stampa ha at-tribuito i nomi di Tanja, Sabineo Simone) lo ha denunciato perviolenza sessuale e minacce dimorte. Immediato l’ar resto,quando l’“uomo del tempo”,52 anni, nato in Svizzera, rien-trava nella sua patria d’adozio -ne dai Giochi Olimpici di Van-c o u ve r.

E POI QUATTRO mesi filatidi carcere preventivo, giustifi-cati dai giudici con il timore difuga, proprio per il fatto che Ka-chelmann dispone di passapor-to elvetico.Ma quello che, in circostanze si-

mili, suole essere un fatto rele-gato dai giornali nelle brevi dicronaca - o addirittura ignorato,data la tragica frequenza con cuisi ripetono anche in Germania ifenomeni di violenza sessuale –ha finito per essere il casodell’estate. Un caso da coperti-na, e mica solo per la stampa po-polare. Anzi. Fiumi d’i n ch i o s t rosui settimanali Stern, Der Spiegele Fo c u s , sulla Süddeutsche Zeitunge su Ta ge s s p i e ge l : tutti alla caccia,quasi morbosa, di informazioni,dettagli, particolari persino pic-canti, sviscerati mano a manocon lo stesso impegno in generededicato a svelare i retroscenadegli scandali politici o dei casidi corruzione finanziaria. Perquesto proprio lì dentro, nelleredazioni di quelli che sono sto-ricamente conosciuti come i“giornali di qualità”, la sorpresaè stata doppiamente grandequando il principale concorren-te “p o p o l a re ”, la vituperata Bild– milioni di copie di diffusione,quasi ogni giorno una ragazzanuda in prima pagina – ha ingag-giato per seguire il caso niente-meno che la più celebre tra lefemministe tedesche.

ALICE SCHWARZER , 67anni, ex direttrice della rivistaEmma, di cui è stata anche la fon-datrice, ha spiazzato tutti. Nonsolo per la scelta del chiacchie-ratissimo giornale, che in passa-to aveva più volte criticato per la“c o m m e rc i a l i z z a z i o n e ” del cor-po femminile, ma persino per lesue analisi per nulla scontatedella vicenda Kachelmann.La “papessa” delle femministe,come l’hanno definita, non si faproblemi a riconoscere che l’af -fascinante meteorologo le è“sempre stato simpatico”. An-che lei stregata dall’affabilità e

dal sorriso di quest’uomo che,ogni giorno alle 5 del pomerig-gio, entrava nelle case di tutti itedeschi dagli schermi della re-te pubblica A rd ? Non è solo lamagia della tv. Schwarzer, che èstata più volte ospite nel pro-gramma dell’“uomo del tem-po”, ammette di essere semprerimasta colpita dal suo “modo diessere leggero e scanzonato”.Troppo poco, in effetti, per chiha speso la vita a rivendicare idiritti delle donne, per lanciarsi

in una difesa d’ufficio di un uo-mo che, secondo l’accusa,avrebbe ferito l’ex fidanzata conun coltello, e poi l’avrebbe spin-ta in camera da letto – nel suoappartamento di Schwetzin-gen, nel Baden-Württemberg –minacciandola di morte. AliceSchwarzer non si sbilancia:“Speriamo che il tribunale rie-sca a stabilire se la supposta vio-lenza c’è stata davvero”, scrivesulla Bild, aggiungendo che, per

Alice Schwarzer e Joerg Kachelmann (FOTO ANSA)

Gli 007, le Monde e la miliardaria: è scoppiato il SarkogateIL PRESIDENTE AVREBBE USATO I SERVIZI SEGRETI PER SCOPRIRE CHI DAVA AL GIORNALE LE NOTIZIE SUL CASO BETTENCOURT

DAL MONDO

il momento, è solo la parola dilei contro quella di lui.Sarà il tribunale di Mannheim acercare di sbrogliare la matassa,fino ad arrivare a pronunciare lasentenza, presumibilmente en-tro l’ultima settimana di otto-bre. Ieri si è svolta la secondaudienza del processo, in un’at -mosfera elettrica di attesa. Unaad una, sfileranno più di venti te-stimoni, la maggior parte donneche hanno avuto una relazione

con Kachelmann che, se verràritenuto colpevole, rischia unacondanna a 15 anni. Ma è chiaroche si tratta di un’attenzionespropositata per un caso di cro-naca nera. “Questa storia ha tut-ti gli ingredienti di una soap ope-ra ”, ha dichiarato alla DeutscheWelle l’esperto di media JoGroebel. “Non sarebbe mai fini-ta sotto gli occhi del pubblico sefossero state coinvolte due per-sone ‘nor mali’”.

Stati Uniti

L’HOTEL DI ROBERTKENNEDY È UNA SCUOLA

L'hotel Ambassador di Los Angeles dovevenne assassinato Robert Kennedy nel 1968 èstato trasformato in un centro scolastico cheha preso il nome del senatore (FOTO)

Il giornalepopolare Bildarruola lapaladina deidiritti delle donnecontro la stampadi sinistra

di Gianni MarsilliPar igi

N on è più “l’affaire Bettencourt”.Da ieri nelle redazioni parigine si

chiama “s a rko g a t e ”. Accade infattiche Le Mondeaccusi l’Eliseo - e quindisporga conseguente denuncia con-tro ignoti - di aver bellamente violatole leggi della Repubblica. Una leggein particolare, quella che recita così:“Il segreto delle fonti dei giornalisti èprotetto nell’esercizio della loro mis-sione d’informazione del pubblico”.Il giornalista e la sua fonte, a menoche non si sia in presenza di “un pre-ponderante imperativo di interessep u bbl i c o ”, non devono subire inda-gini extragiudiziarie, pedinamenti,intercettazioni, violazioni della pri-vacy. Lo scorso luglio è invece acca-duto l’esatto contrario.A metà di quel mese il quotidiano pa-rigino rivelò quanto Philippe de Mai-stre, amministratore dell’immensopatrimonio di Liliane Bettencourt,aveva raccontato al magistratonell’ambito dell’inchiesta prelimina-re, e in particolare di come avesse as-sunto alle sue dipendenze la signora

Florence Woerth su richiesta del ma-rito ministro del Bilancio (oggi delLavoro), e di altri scambi di favori. Es-sendo Woerth una pedina essenzialedel sistema Sarkozy (amministratoredel suo partito, prima di diventareministro), l’Eliseo entrò subito in fi-br illazione.

FU SU ORDINE dello stesso capodello Stato che il controspionaggio(Dcri), al di fuori di qualsivoglia pro-cedura giudiziaria, si mise alla cacciadella talpa che aveva informato Ge-

rard Davet, il giornalista di Le Mondeche aveva firmato l’articolo. All’in -chiesta preliminare sull’affaire Bet-tencourt avevano accesso la guardiadi finanza, il ministero degli Interni, lagerarchia giudiziaria, l’Eliseo, tuttipassati al setaccio. A forza di intercet-tazioni gli 007 sguinzagliati da Sarko-zy sono giunti ad una conclusione: lafuga di notizie veniva dall’ufficio delministro di Grazia e Giustizia, Michel-le Alliot Marie. Lì lavorava il consiglie-re per gli affari penali del ministro,l’alto funzionario David Senat. E

spiando le comunicazioni telefoni-che di Senat gli 007 si erano accortiche uno dei suoi interlocutori era pro-prio il cronista Davet. Hanno fattodue più due e hanno presentato le lo-ro conclusioni all’Eliseo, che ha pre-teso l’immediato allontanamento delfedifrago. Le Monde racconta la storianei dettagli: la gerarchia del ministe-ro, pressata dal palazzo presidenziale,che convoca David Senat, che ne “ac -cetta” le dimissioni (era l’uomo chepiù di altri si dedicava alla riforma del-la procedura penale) e che lo spedi-sce seduta stante alla Caienna, nellaGujana francese.

NON AI FAMIGERATI bagni pe-nali, oramai chiusi, ma con la scusa didover organizzare laggiù una Corted’Appello, della quale nessuno, pare,ha mai sentito la necessità.Colto con le mani nel sacco, l’Eliseoieri ha smentito “totalmente” quantoriportato da Le Monde. Smentita scon-tata, vista l’entità della colpa, cosi’ si -mile ai traffici spionistici di RichardNixon durante il suo Watergate. Piùmisurata la reazione dell’Ump, il par-tito del presidente: che la giustizia fac-

cia il suo corso, ha detto il portavoceFrederic Lefevre, per una volta sotto-tono. Quella legge che tutela la libertàdi stampa, peraltro, è stata approvatalo scorso gennaio, quindi sotto l’at -tuale presidenza. La quale ha però de-ciso di farsene beffe davanti al rischiodi veder scoperchiato un pentoloneassai maleodorante: quello dei rap-porti tra la destra al potere e il grandecapitale, che con il “p re p o n d e ra n t einteresse pubblico”non ha nulla a chefare. Il putiferio politico è stato imme-diato. Da sinistra (socialisti, verdi) edal centro di François Bayrou ci sichiede retoricamente se sia questa la“Repubblica irreprensibile” che Sar-kozy promise all’atto del suo insedia-mento, mentre aumentano i sospettisugli scambi di favori tra potenti, sulfinanziamento della campagna eletto-rale di Sarkozy, sulle regalie fiscali, sul-la condotta del ministro Woerth, cheSarkozy e il premier Fillon hanno sem-pre difeso a spada tratta, lanciandostrali contro “l’ignobile campagna distampa” della quale era vittima il loropupillo. L’incendio, che hanno volutospegnere in maniera illegale, ha ripre-so vigore e adesso si allarga.

ROM R e t r o m a rc i adopo la circolare razzistaL a pubblicazione di una circolare del ministero dell’In -

terno francese che riferiva esplicitamente lo sgom-bero degli accampamenti ai Rom ha scatenato un’on -data di polemiche; ma poche ore dopo la rivelazione del-l'esistenza del documento datato 5 agosto, il governo haparzialmente corretto il tiro. Il ministro dell'Interno, Bri-ce Hortefeux, autore della circolare incriminata, ha vo-luto firmare “per sonalmente”una nuova circolare ai pre-fetti relativa all'evacuazione dei campi abusivi per“sgomberare qualsiasi malinteso su un'eventuale stig-matizzazione” dei Rom. E chiede di perseguire lo sgom-bero dei campi illegali “chiunque siano gli occupanti”.La circolare precedente, firmata da Michel Bert, capo digabinetto di Hortefeux e considerata razzista dalle or-ganizzazione umanitarie, chiedeva “un’iniziativa siste-matica” della polizia. “Trecento campi o insediamentiillegali saranno evacuati entro 3 mesi, e quelli dei Romsono una priorità”, era scritto; l’allusione diretta ai mem-bri dell'etnica smentiva le dichiarazioni dei ministri diInterno e Immigrazione che la politica dell'espulsioninon si concentra su un gruppo etnico specifico.

Assunzionidi favore eregali finanziarial partito delleader delladestrafrancese

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Martedì 14 settembre 2010 pagina 13

LA VENDETTA PER IL CORANOA FUOCO SCUOLA CRISTIANA IN KASHMIR

Sangue sulle manifestazioni musulmane: 14 morti

“tutti i musulmani a proteggere imembri delle comunità delle mi-noranze e i loro luoghi religiosi”.“Dobbiamo mantenere a ognicosto la secolare armonia e fra-tellanza tra comunità - ha detto -per cui il Kashmir è famoso nelmondo”. “Condanniamo conforza coloro che hanno incen-diato la scuola cristiana”, ha det-to. “Chiedo ai musulmani di pro-teggere le minoranze e i loro luo-ghi di culto”, ha aggiunto.Intanto il governo si è riunito perdecidere la revoca parziale dellostato d'emergenza decretato inquattro distretti del Kashmirvent'anni fa nel tentativo dismorzare la tensione e porre finealle manifestazioni.Il Jammu-Kashmir è il solo statodell'unione indiana dove la po-polazione è a maggioranza mu-sulmana. L'altra parte del Ka-shmir è controllata dal Pakistan.La parte indiana è teatro da ven-t'anni di una rivolta contro l'am-ministrazione di Nuova Delhiche ha provocato più di 47milamorti dal 1989.

ha detto monsignor Celata inun’intervista a S ky T g 2 4 -, una vio-lenza contro ogni ragionevolez-za, perchè contro la vita di per-sone innocenti, creature di quelDio che si vorrebbe onorare eser vire”.Profonda indignazione e “asso -luta riprovazione”, è stataespressa dal ministro degli EsteriFranco Frattini.

“LA COMUNITÀ inter nazio-nale si faccia carico in manieracorale e senza esitazioni dell'ob-bligo di difendere, in ogni con-testo, il principio della libertà diculto, che costituisce un dirittoumano fondamentale”, ha ag-giunto il ministro degli Esteri.Il leader separatista Syed AliShah Geelani, agli arresti domi-ciliari da settimane, ha esortato

La minaccia del falò corani-co annunciata e ritirata daun reverendo ultrà ameri-cano realizza la sua carica

di violenza in Asia, in uno deiluoghi dove la tensione religio-sa è più alta: il Kashmir, regionedivisa tra India e Pakistan. Neigiorni della protesta islamicacontro l’annuncio di Terry Jo-nes di bruciare il libro sacro deimusulmani il boomerang me-diatico creato dalla piccola co-munità del reverendo america-no si arriva alla “ve d e t t a ”c o n t roi cristiani alle pendici dell’Hi -malaya. Centinaia di manife-stanti hanno assaltato e incen-diato una scuola missionaria cri-stiana. La folla, scandendo slo-gan contro gli Stati Uniti e i dis-sacratori del Corano, ha appic-cato il fuoco all'istituto scolasti-co privato che si trova a 45 chi-lometri dal capoluogo Srinagare che appartiene a un gruppomissionario cristiano. Le forzedell'ordine sono intervenuteuccidendo tra 5 e 7 persone e

ferendone una ventina. La follaha impedito ai vigili del fuoco diraggiungere l'edificio di legno,che è stato del tutto distruttodal fuoco, poi ha preso d'assaltoedifici governativi, veicoli, abi-tazioni e danneggiato altre pro-prietà governative.

IL FALÒ della violenza si è pro-pagato a Budgam, Bandipora eSaraf-e-Sharif dove sono morti al-tri dimostranti che hanno fattosalire il bilancio dei morti dellagiornata a un totale di 14. Fra levittime c'è un poliziotto. E dimo-stranti anti-americani ieri aveva-no assaltato anche una chiesanello Stato indiano del Punjab.Immediata la reazione del Vati-cano: “Sono notizie che genera-no tanta pena”. Così il segretariodel Pontificio Consiglio per ilDialogo interreligioso, è interve-nuto sulle violenze nel Kashmirindiano e l’attacco ai cristiani inseguito alle profanazioni del Co-rano negli Stati Uniti. “Pur trop-po a violenza è seguita violenza -

NTURCHIA

58% di sìal referendum

T itoli a tutta paginasui giornali turchi

dedicati al risultato delcruciale referendumsulla riformacostituzionale che havisto la vittoria del sì conil 58%, contro il 42% deino, limitando il poteredei militari e in qualchemodo “italianizzando” lamagistratura. “T uttihanno vinto” lafrase-simbolo deldiscorso post-voto tenutodal premier Erdogan.

UNIONE EUROPEA

Bocciato ricorsosull’italiano

I l Tribunale Ue harespinto il ricorso

dell’l’Italia che avevachiesto di annullare, perdiscriminazione, due bandidi concorso perchépubblicati integralmentesolo in francese, inglese etedesco.

FRANCIA

Il ministro Bessonsi sposa in segreto

S’ è sposato in gransegreto nel suo

ufficio a Parigi alle 20 e 30Eric Besson, ministrofrancesedell’Immigrazione, alcentro delle polemiche peril giro di vite controimmigrazione e Rom, chein un primo tempo avevapensato di sposarsi a Romaper evitare i fischi deicontestatori. A officiare lenozze civili, la sua excollega Rachida Dati,parlamentare a Strasburgo,nonché sindaco del 7°arrondissement di Parigi.

STAT I UNITI

Numero record dipoveri: 45 milioni

N el 2009 il tasso dipovertà negli Usa è

balzato dal 13,2 %dell’anno scorso al 15%.Emerge dall’ultimocensimento-studio sulleconseguenze della crisieconomica. Vuol dire che45 milioni di americani,uno su 7, vive in stato diindigenza. Cifra record daquando, nel 1959, si studiail reddito dei cittadini Usa.

CUBA

Tagli per 500milaposti statali

C uba taglierà oltremezzo milione di posti

statali nel 2011 epotenzierà laricollocazione deidipendenti pubblici innuove occupazioni:affidamento in gestione dipiccoli negozi, usufrutto,cooperative e liberaprofessione. L’85% dei 5milioni di lavoratori sonoimpiegati nello Stato (ilpersonale in esuberosarebbe di almeno unmilione).

DAL MONDO

Jean LouisBruguiére è ilr a p p re s e n t a n t edell’Ue presso gliUsa per la lottaal finanziamentodel terrorismo

Segno dei tempi

Benedetto XVI, l’ultimopapa in una Londra cristiana?

PER PAPA Benedetto XVI, la visita in GranBretagna, che inizierà giovedì, “sarà dura”: loprevedono il Chicago Tribune e altri media Usa,che, pubblicando un dispaccio della Ap,confrontano questa missione papale conquella di Giovanni Paolo II, che “ebbeaccoglienze da eroe” nel Regno Unito.Eppure, osserva il G u a rd i a n , “le sfide diBenedetto XVI impallidiscono di fronte aquelle del suo predecessore”, che arrivòmentre l’Inghilterra era in guerra nelleFalkland con la cattolica Argentina. Lepremesse di questa visita sono cosìcontroverse che il FT la giudica già“ap p a n n a t a ” da polemiche e critiche, travicende di pedofilia e contrasti sul ruolo della

donna nella Chiesa. L’ingresso a pagamento adalcuni eventi non migliora il clima: proprio perquesto, secondo l’Independent, la messapapale non sarà “tutta esaurita”. Il Daily Mailscrive che i vescovi inglesi temono che unaguida alla visita li esponga al ridicolo e fa i contiin tasca alla sicurezza, che costerà alla poliziaun milione e mezzo di sterline. L’Independentattizza i fedeli (“Cattolici, è su di voi chequesto papa commette abusi!”), mentre lospagnolo Abc vola alto: “Benedetto XVI aLondra difenderà la separazione tra Chiesa eStato”. E, citando padre Piero Gheddo,Te l e g ra p h e Daily Mail prospettano un’E u ro p apresto islamica per ragioni demografiche.

Giampiero Gramaglia

Roghi e proteste Una bandiera americana bruciata in Pakistan. Una delle manifestazioni di protesta (FOTO LAPRESSE)

Osama Bin Laden (FOTO ANSA)

L’I N T E RV I S TA

NARCOS E AL QAEDASANTA ALLEANZA IN AFRICA

di Leo Sisti

P er i militanti di Al Qaeda nelMaghreb africano assicura-

re fino a destinazione, scortan-doli, i carichi di cocaina deinarcotrafficanti è diventato ilnuovo modo di finanziarsi”. AlFatto Quotidiano Jean-Louis Bru-guiére, francese, per decenni,da magistrato, cacciatore diterroristi islamici, raccontaquale salto di qualità abbia fat-to l’ala oltranzista seguace diOsama Bin Laden che agiscetra Mali e Mauritania. Dopoaver ricoperto il ruolo di vice-presidente del Tribunale diGrande istanza di Parigi, e avertentato la carriera politica,monsieur Bruguiére è ora il rap-presentante dell’Unione euro-pea presso gli Stati Uniti per la

lotta al finanziamento del ter-rorismo. E, in questa veste,spiega com’è nata l’inedita al-leanza, in nome dei dollari, tra icolombiani e gli uomini guida-ti da Mohktar Belmokhtar, lea-der di Al Qaeda nel MaghrebIslamico (Akmi).Che cosa ha convinto i piùspietati trafficanti di droga aun simile passo? Casualità oc o nve n i e n z a ?In realtà dovevano trovare nuo-vi sbocchi operativi. Ormai ri-correre alla tradizionale rottadei Caraibi era diventato sem-pre più pericoloso, a causa del-le operazioni di contrasto dellevarie forze di polizia. E quindiavevano bisogno di individua-re rotte più sicure, cioè l’Afr i-ca. Sappiamo che il traffico èsempre più esteso, al punto

che oggi la Guinea Bissau è loroosta ggio.Come entrano in scena gliafricani di Al Qaeda?Gli uomini dell’Akmi hannofatto sapere, a chi voleva tra-sportare la droga in quelle zo-ne, che si doveva passare da lo-ro. Avrebbero così garantito ilcosiddetto controllo di sicu-rezza “accompa gnando” lamerce attraverso il deserto: incambio, ovviamente, di dolla-ri, per un servizio che, è beneprecisarlo, non prevede perl’Akmi l’acquisto della cocai-na.A quale prezzo?Non ho le statistiche delle fre-quenze dei viaggi e delle quan-tità “a s s i c u ra t e ”. Dipende an-che dal prezzo e dal peso dellacocaina. Comunque si tratta di

parecchi milioni di dollari.Come arrivano gli stupefa-centi in Africa?Con jet privati, ma anche bimo-tori, che attraversano l’Atlanti -co e atterrano in genere a suddi Dakar, per proseguire conscali successivi in Guinea, Gui-nea Bissau, Mali e Mauritania.In questi ultimi due paesi poisono gli islamici dell’Akmi a“p ro t e g ge re ” i carichi avuti inconsegna durante la traversatadel Sahel. Quel che succede inseguito non è più affar loro.Dopo che accade?La cocaina, impacchettata,viaggia su Tir che la portano se-guendo due rotte. Una ad est,via Ciad e Sudan, ma anche So-malia, fino ad arrivare in Liba-no e, di qui, in Europa Orien-tale. L’altra punta su Sahara Oc-cidentale e Marocco. La mètafinale è la Spagna. Un paio diepisodi hanno contribuito acapire la dinamica del traffico.Quali?Il primo è capitato nel novem-bre del 2009. C’era in ballo unapartita di cocaina di ben diecitonnellate: era nella pancia diun Boeing decollato dal Vene-zuela. Questa è la particolarità.Droga colombiana, esportataperò dal Venezuela. Quell’ae -reo, i narcotrafficanti se l’era -no comperato, a caro prezzo,dalla Libia. Non poteva più vo-

lare, ma era stato rimesso a po-sto e in condizione di ripren-dere il volo. Ed è così atterratosu una pista di fortuna nel de-serto del Mali. Qui sono suben-trati quelli dell’Akmi per l’atti -vità di “s i c u re z z a ”.E il secondo episodio?È più recente. Risale al marzoscorso, quando gli eserciti delMali e della Mauritania hannointercettato due veicoli dueveicoli dei narcotrafficanti e al-tri due dell’Akmi. Ci sono statidegli scontri molto pesanti.C’è collaborazione da que-sti due paesi?In Mauritania sono più sensibi-li, di meno in Mali, più corrot-to.I Tir carichi di droga subi-scono ispezioni doganali?Sì, ce ne sono. A questo puntocomunque tutto rientra nellanormale routine che segue ilmeccanismo classico di ognitraffico di droga. E’ cambiatasoltanto la geografia del tra-sporto, dall’America Latinaall’Afr ica.Quanti sono membridell’Akmi?Direi 400-500. Vorrei però ri-cordare che quello della cocai-na è per loro il secondo busi-ness. Il primo è quello dei se-questri di persona. Sono statirapiti, com’è noto, italiani,francesi, austriaci, spagnoli.

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pagina 14 Martedì 14 settembre 2010

la parola "traslazione", e lì si pro-ceda nel migliore e possibile deimodi, pira o coccodrilli o ghiotto-nerie per cannibali secondo i co-stumi locali, basta non mi si com-pia attorno alcun tipo di rito di al-cuna sorta; (…) “E poi ancora:“Non ci sarà, va da sé, alcuna fun-zione religiosa né veglia né espo-sizione pubblica delle spoglie, lagente se ne stia a casa propria evi-tando di sporcarmi in giro almenostavolta, grazie. Non voglio in al-cun modo che ci sia in alcun luo-go, e tanto meno a Montichiari,

una lapide nemmeno simbolicadove possano adunarsi i so-liti fanatici dell'omaggio po-stumo, lasciando magariletterine con pretese let-terarie. Spero non si osi in

alcun luogo mai usare una stradaper fregiarsi dell'immeritato ono-re di averla dedicata al mio no-me”. In coda, l'ultimo vezzo. Losberleffo che ribalta le convenzio-ni, attenua la rabbia, confonde lecarte perché con Busi, sia chiaro,le distribuisce lui. Un post scriptumcha abbraccia l'addio di Pavese: “Ipettegolezzi verranno forniti apar te” e nulla più. Così, rosi daldubbio, con i siti di informazioneche giocano con la notizia senzasaperle dare forma, ci mettiamoin collegamento con il naufragoche non ha ancora reciso i fili conl’univer so.

Se telefonando, Aldosi spiega

“È BELLO stare al mondo e nonè triste neanche lasciarlo, ma sic-come sono stato e ancora sono, lapiù bella intelligenza italiana degliultimi due secoli, merito rispetto,soprattutto postumo e desideromi venga risparmiato il dolore pe-

loso del prete davanti al feretro,l'ipocrisia di regime, il falso difronte al vero”. Quindi vento,silenzio, superficie sconsacra-

ta: “Ma anche questo termine èingannevole e orrendo, meglio

n e u t ra ”e addio comunque riman-dato, perché l'immortalità è partedella boutade, l’eternità una cer-tezza letta attraverso le (sue) pa-gine e senza tesi, antitesi e confu-tazione, chissà dove saremmo noie chi sarebbe Busi: “S o p rav v i ve r òanche all'Atomica iraniana, machiarirmi con il dovuto anticipo,era doveroso”. La terra, natural-mente, sia lieve a tutti gli altri.

SECONDOTEMPOS P E T TA C O L I , S P O RT, IDEE

RobertsJulia giovedìa Romap re s e n t al’ultimo filmdi Murphy

VinciguerraAddioClaudia,critico tve voltot e l ev i s i vo

RomaSensi eDaffina,l’advisorRothschild, sii n c o n t ra n o

PellegriniP ro t e s t a :rivuole lapiscina deiMondialis e q u e s t ra t a

di Malcom Pagani

Un telefono, due squilli, la voce sa-nissima. Aldo Busi non sta mo-rendo: “Il mio è solo un profon-do atto politico teso a scongiu-rare funerali di Stato, feste indet-te dagli idioti sulla mia tomba, or-rori che nel Paese in cui i leaderpolitici imbandiscono oscene ta-vole e mausolei nelle loro stessecase, mi suonerebbero intollera-bili”. Sostiene Roberto D'Agosti-no, al princìpio di un pomerig-gio non ancora autunnale in cuidi estivo soffia solo la nostalgia,che la lettera testamentaria in-viata da Aldo Busi al suo sito Da-gospia, gli sembra “Bellissima,poetica, soave, colta. Una dellecose più commoventi che Aldoabbia mai scritto”. E D'Agostino,che del cinismo ha fatto una co-perta per ogni stagione, non siintenerisce facilmente. La missi-va, nuda come si conviene a un62enne che della giovinezza ri-corda soltanto: “L'esaltazionepsichica ed erotica, la rabbia, ildesiderio di vendetta”e se pensaal passato, sente salire un fuoco“che morirà dentro di me”, ballatra la provocazione el'addio anticipato,con toni lontani dalricercato trivio dicerti titoli choc di unrecente ieri: “Biso -gna avere i coglioniper prenderlo nelculo”. Toni distantidalle polemichettedi retroguardia a usotelevisivo tra palmee bambù, luci dellaribalta e conduttriciesagitate in gara coni propri ospiti. “Sic -come temo che la mia volontàvenga distorta, fosse pure invo-lontariamente, desidero rende-re pubblico il mio pensiero sultrattamento funerario del mioc a d ave re ”. Seguono 50 righe iro-niche e dolenti, eccessive e de-liranti, commistione di linguag-gio burocratico e lampi inventiviche spiazzano, facendo correre

il pensiero alla morte vera. Quel-la che non lascia tempo, ma solorimpianto. Non siamo nel terre-no di Dragadze e Pasolini e nean-che in quello più prosaico delladottoressa Tirone e Renato Gut-tuso. Oltre, qui si va oltre. Nellariflessione sui mutamenti dellamodernità e dei mezzi mediaticidisposti ad accogliere il messag-gio, D'Agostino è il suo improv-visato notaio e il Web la piatta-forma su cui sperimentare liberi,in azzardo sul ciglio del filo checollega pensiero e parola. “Desi -dero essere cremato tre giornidopo la mia morte: dopo una vitaapparente, mi mancherebbe so-lo una morte apparente persbroccare del tutto; anche se atale riguardo e procedura nonho provveduto in anticipo, dati icontinui spostamenti da un po-sto all'altro, penso non sia ditroppo disturbo far prelevare ilmio cadavere e destinarlo al piùvicino forno crematorio. Avreipreferito una fossa comune in unterreno neutro senza lapidi nécontrassegni idolatrici di sorta,ma purtroppo non c'è”.

Quando l’addio cirende tutti uguali

E NON ESSENDOCI, va da sé,nella democrazia dell'addio, an-che il sedicente: “Più grande scrit-tore italiano” è uguale agli altri, atutti gli altri. Polvere. “‘Io non vo-lo in cielo’o altrove né ‘r iposo’co -me un comune animale umano,una volta morto, sono morto e ba-sta”. Aldo Busi è da sempre unanebulosa. Linguaggio alto, mo-

delli elevati, ipervalutazione dellapropria opera, talento spesso dis-sipato in rissa e chiacchiericci,improvvisi eremitaggi gonfi di al-terità, disprezzo e indiscusso co-raggio. Letterati messi in un ango-lo: “Per il seminario sulla gioven-tù, Roberto Calasso mi diede unanticipo di 800 mila lire, un furto.L'avevo scritto per 14 volte e al-trettante bruciato, perché sonoun piromane”. Quindi esistenzaritirata: “Esco in media una voltaogni tre settimane, non ho amiciné amanti, fissi o passeggeri chesiano”, dichiarazioni di onestà“perché tiene alla larga gli scoc-

ciator i” e ultime volontà in li-nea con i predetti caposaldi:“Il cadavere non subiscetrasporti, nel senso chese muoio in un ospeda-le in Italia la partenzaverso il forno crema-torio più vicino parte

Dagospia pubblica le ultime volontàdello scrittore, lui esagera:

“Voglio essere cremato, senza preti, squallidi omaggi letterari o funerali di Stato”da lì e le ceneri vengono versateseduta stante nel contenitore piùa tiro, senza dover subire il ridico-lo rito della "dispersione" in un da-to luogo "della memoria" (mi so-no tutti indifferenti, dalla roggiasotto casa alla prima ansa di auto-strada al sacco della raccolta car-ta, visto che, tignose, perdureran-no parecchie cellule di cellulosaanche a combustione sopravve-nuta); stessa cosa vale se muoio al-l'estero, mi si lasci dove vengo,eventualmente, trovato, dato il ri-brezzo che mi fa la so-

ALDO BUSI

T E S TA M E N T ODI UN VENDITOREDI COLLANT

in & out

Noir insaccato

POLIZIOTTI CHE SCRIVONO DI SBIRRITRA LE COLLINE E L’ELOGIO DEL PROSCIUTTO

L’invettivadi Aldo

“Non vorreifinire nell’oscenogorgo deifunerali pubblicio dei mausoleimarci

di SilviaD’Onghia

Langhirano (Parma)

L e strade sonotappezzate di

p ro s c i u t t o :stand gastronomici, locandine sulla“Pig art”, persino le gioiellerieespongono il prodotto locale piùprezioso. Il tutto tra una scia di per-sone che accorrono qui da tuttol’hinterland, sfoggiando i propri abi-ti migliori. Il luogo in cui si svolge larassegna “I colori del giallo”, all’in-terno del “Festival del prosciutto”, èun po’ defilato: è il cortile interno

dell’unica chiesa del paese, da unlato le campane, dall’altro il cine-mateatro. Come sempre accade inEmilia, accanto alle sedie, davanti alpalchetto, ci sono i tavoli per man-giare. Prosciutto, naturalmente, e ilmaiale in tutte le sue forme. Gli scrit-tori siedono in cerchio, tra gli odorie i sapori di un tempo. Non sonoscrittori come tutti gli altri: sono po-liziotti, o maggiori dell’esercito. Ap-partenenti alle forze dell’o rd i n e ,persone che indossano o hanno in-dossato la divisa e che hanno tro-vato, però, nella scrittura, il modoper dare completezza al propriomodo di essere. C’è il prefetto An-

soino Andreassi, per esempio, ex ca-po della polizia, uno dei pochi (senon l’unico) che ha pagato per i fattidel G8 di Genova. Presenta il suolibro, Voglio vivere così, un romanzocorale negli anni di piombo. “Nonfaccio più previsioni di ottimismo –ci racconta –. I segnali di disagio chearrivano in questo periodo dalla so-cietà, e che l’intelligence ancoracomprende, vengono ignorati dallapolitica, distratta da se stessa”. E Ge-nova? “Una disgrazia per il Paese”.Accanto ad Andreassi c’è poi un ra-gazzo che dimostra pochi anni, mache è già un maggiore dell’e s e rc i t o .Ha scritto Il canto delle sirene, un po-

liziesco ambientato all’inter nodell’opificio delle pietre dure di Fi-renze. Un hobby, la scrittura, chespera si possa trasformare in qual-cosa di più. C’è anche Maurizio Bli-ni, che dopo 32 anni di investiga-zioni nella Digos e di sindacato, èandato in pensione ed è già al suoterzo romanzo (L’uomo delle lucer-tole), portandosi dietro gli stessiprotagonisti: un sostituto commis-sario di polizia e un ex poliziottoinvestigatore privato. “Due antie-ro i ”, li definisce, “pelati, con la pan-cia e un matrimonio fallito, vittimedi quello in cui hanno creduto, maancora romantici idealisti”. E poi cisono Antonella De Carlo, Andrea Ri-bezzi e Francesco Di Lorenzo. E c’èla locandina di questo evento, rea-lizzato col patrocinio del Siulp: sin-golare anch’essa, se si pensa che adisegnarla è stato il maresciallo deicarabinieri di Langhirano.

Lo scrittore brescianoAldo Busi, visto

da Emanuele Fucecchi

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Martedì 14 settembre 2010 pagina 15

seguente referendum: per il busi-ness della telecamera meglio ungol o un calciatore che fa vedere ilsuo membro interno, per ac-chiappare audience? Proviamo,domenica prossima? A chi lo chie-diamo, pagandolo bene? E se fos-se il calciatore che segna il pros-simo gol al Milan e poi si esibiscecome detto, sarebbe magari unmembro della “solita sinistra co-mu n i s t a ”? Quante cose ci insegnaBerlusconi, anche senza volere..

Rafa, l’impieg atospagnolo

NEL FRATTEMPO è ovvio chela preoccupazione per la Cham-pions rallenta le performancedelle interessate in campionato,che il Milan più equilibrato sareb-be assai forte ma solo se gioca dav-vero, come in ogni caso fa un’In -ter almeno già rodata non avendocambiato nessuno. In campo. Inpanchina ha mutato Mister, unRafa ancora in bilico tra un santo-ne e un mezzemaniche da catasto(ma via, più il primo, no?). E restain ballo al momento assai più laSampdoria della Juventus, a mag-gior ragione se consideriamo ilrapporto investimento-resa, etutte quelle squadre che privile-giano il gioco al fumo dello spet-tacolo che ormai è appunto un’al -tra cosa. Una volta per spettacolosi intendeva una formazione chegiocasse bene a calcio, meglio sevelocemente e di prima: oggi ilGrande Fratello, o il Piccolo Nipo-te (del calcio di una volta) ha cam-biato anche il significato del ter-

mine “spettacolo”. Enon è più tanto spet-tacolare la giocata insé, quanto chi la fa acondizione che siauna delle figurineprincipali dell’al -bum. E questo guastail gioco alle radici.E naturalmente pervendere questo “pro -dotto” a d u l t e ra t o ,questo pallone daOGM come molto al-tro della nostra socie-tà, questa sfera gene-ticamente modifica-ta, c’è bisogno di“complici”se non ad-dirittura di “cor rei”:dico degli imbonitori

che spacciano ogni partita per“una gran bella partita” anche sesi son viste cose da inorridire etrattano alla stregua di giocate“straordinar ie” qualche simula-zione tecnica anche solo abboz-zata. Scoprono Giaccherini, delCesena, ma solo contro il Milan,dedicandogli per qualche giornoun’attenzione degna del vincito-re del Superenalotto. Poi la cosascema, e si rivende bene Ibrahi-movic che nel frattempo magariha ripreso a giocare. E pensareche in Federazione si ciancia di vi-vai: ma hanno idea di che cosa siaun vivaio, della responsabilitànon solo tecnica ma sociale e cul-turale (in chiave sportiva e non)che può e deve rivestire un vi-vaio? Naturalmente no: sono in-vecchiati fregandosene, non siporranno certamente problemidel genere adesso. E sì, deve es-sere proprio diventata un’Italia disinistra, ha ragione il presidentedi Milanello: ma... di sinistra, omancina?

OGNI MALEDETTA DOMENICA

PALLONE TROTSKISTAIl premier attacca gli arbitri: “Di sinistra”

mentre la provincia ride e i ricchi piangonodi Oliviero Beha

Se non ci fosse bisognerebbeinventarlo: adesso ha sco-perto gli arbitri di sinistra,che in fondo non sono che

dei magistrati in mutande schie-rati con l’opposizione. Aspettocon fiducia dentisti di sinistra,idraulici di sinistra, elettricisti disinistra che rispettivamente co-stituiscano la ragione di carie, di-sidratazione e black-out del Pae-se. E credo che davvero Bersanie c. (anzi n. non c’era la propostadi chiamare gli pseudodemocra-tici “nativi”?) debbano fare dan-ze della pioggia perché Berlu-sconi abbia lunga vita politica,così da giustificare evocandolala “s i n i s t ra ” in Italia. Altrimenti,chi lo farebbe? Quale straccio disinistra vedete in giro (necessa-ria quanto la destra per un equi-librio vero della realtà) ? E dovetrovate un politico così sinceronei fatti, se non nelle parole, co-me il Gran Silvio, il Re Solicello?Ti compra le punte, Ibrahimovice Robinho, per un Milan stellarein salsa preelettorale, natural-mente specie agli inizi, il campodimostra che un conto è correree soffrire un altro un album di fi-gurine, e lui dice dei fischiettiche fischiano a sinistra perché

annullano un gol probabilmen-te buono di Pato. E Della Valle, loZapatero nostrano, che dovreb-be dire dopo le due sberle arbi-trali prese dalla Fiorentina (golfasullo abbonato al Napoli e golbuono annullato a Kroldrup aLecce)? Che gli arbitri sono didestra? E se invece fossero sem-plicemente meno capaci di quelche si dice, e ancor meno capacii loro assistenti muniti di bandie-r ina?

Il pallone, metaforadel Paese reale

SE SEMPLICEMENTE il calciostesse andando indietro cometutto il Paese, e Cesena e Chievo eCagliari costituissero almenodapprincipio esempi virtuosi delrapporto qualità-prezzo, o moti-vazione-sacrificio anche nella ro-tondocrazia? Se anche solo peruna manciata di giornate la clas-sifica illudesse i veri amanti delcalcio che “stavolta è tutto rego-l a re ”, che altri non previsti posso-no vincere il campionato al di fuo-ri del business delle solitetre/quattro aziende, come erauna volta, come il Verona di unquarto di secolo fa? Salvo scoprireben presto che non è così, che

non può essere così, che il calcioè ormai (definitivamente?) un’al -tra cosa? È precisamente quella“cosa”, diversa dal Pds di NanniMoretti buonanima (non Nanni,il Pds...), che per le tv criptate chemantengono con i denari per i di-ritti e la pubblicità per le tv tutto ilbaraccone rappresenta “il grandespettacolo prima degli incontri enell’inter vallo”: quando primavedi come in un Grande Fratellomiserando gli spogliatoi in cui igiocatori scuotono la testa o si al-lacciano le scarpe, e poi, nell’in -tervallo, le domande vertono sul-

lo scibile umano versato in 45’ inattesa che succeda magari il con-trar io.Ma facciamo un bel sondaggio: achi importa (se non per la curio-sità di una volta) una telecameranegli spogliatoi? E il rischio - ossiala certezza - non è quello che tuttigli spogliatoi siano eguali e quindi“spettacolar mente” di una noiamortale? E non è piuttosto un mo-do di denudare quello straccio dipathos pre-gara, di emozione, ditensione, che fa dello sport quellacosa ineguagliabile che è o era,ben al di là di qualunque forma dispettacolo differente? Non simanca di rispetto a un’idea chequalcuno, magari qualche fan-ciullino sparuto, ancora alberga?E i giocatori, quando verranno de-

finiti dal primo Stracquadanio incircolazione dei “p ro s t i t u t i ” ch ehanno venduto la loro privacy aldiavolo (del piccolo schermo)?Per responsabilità o colpa dellaLega di A che adesso fa il bracciodi ferro con il sindacato calciato-ri, che minaccia uno sciopero traquindici giorni per avere almenoil tempo di incontrare e trattarecon la controparte che non se lofila proprio? Sì, certo, se la termi-nologia è la stessa per Marchion-ne e i licenziati di Melfi e Beretta ei “milionar ios” capisco che suonisorda, suoni male. Ma se fossel’occasione per rivedere un po’tutto un meccanismo che nonfunziona e non solo un modo perrestaurare l’antico e lasciare i sol-di dove si vuole che stiano? Se an-

Braida, Berlusconi e Galliani in tribuna, sotto Ibrahimovic ( FOTO ANSA)

SECONDO TEMPO

Intanto SkySport entranegli spogliatoire s t i t u e n d oimmaginidi raramestizia

PA L L O N AT Edi Pippo Russo I NOSTRADAMUS DELLA G A Z Z E T TA

IL TOCCO MAGICO DI SEVERGNINI E LE PROFEZIEDELLA “M I L A N I S TA ” BOCCI SU IBRAHIMOVIC

Q uando ci si mette, la Gazzetta delloSport ha degli straordinari effetti

propiziatori. Battezza qualcuno, e perquello lì sono fatti suoi. Non parliamo poi diSportweek, il magazine settimanalespecializzato in piccole marche e, appunto,indirizzamento della buona sorte. Chifinisce su quelle pagine sa già cosa l’aspettaa breve-medio termine, e ormai su ciòesiste una vasta aneddotica. Il massimo siraggiunge nella perdibilissima rubrica ‘Ilpodio’ del Severgnaus, l’uomo che persenso dell’umorismo potrebbe batterselacon l’agente Jenkins di Dylan Dog.Nell’edizione di sabato 11 settembre, i trepersonaggi che il Severgnaus ha messo sulpodio settimanale sono stati Ibrahimovic,Ranieri e Rinaudo. Effetto? Immediato.Ibrahimovic all’esordio col Milan sbaglia unrigore. Ranieri e la sua Roma beccano 5pere a Cagliari. E Rinaudo? Per sua fortunanon mette piede in campo con la maglia

della Juventus. Ma stia tranquillo che ce l’hain banca. Anche nelle pagine del quotidianogli esercizi di propiziazione sono elementoforte. Ne ha confezionato uno AlessandraBocci, la Federico Moccia del giornalismosportivo italiano. Da quando Ibrahimovic èsbarcato in rossonero, la Moccina ne èdiventata la più appassionata groupie,mostrando verso lo svedese le medesimesmanie agiografiche tempo fa esibite perShevchenko. Il titolo dell’ar ticolopubblicato nell’edizione di sabato 11settembre faceva già presagire comesarebbe andata a finire: “Partenza con ilgol? Ibra sa come si fa”. Per chiarire megliocome avrebbe dovuto funzionare ilgiochino, la Moccina si è avventurata nellarievocazione storico-statistica: “Ha detto:‘Questa volta è diverso’. Il Milan spera chesia uguale almeno per un fatto: i gol. ZlatanIbrahimovic ha segnato alla prima dicampionato con la Juve, poi con l’Inter e

anche con ilBarcellona. Ilgol gli èsfuggito nel campionato olandese, masenza segnare Zlatan portò fortuna: 1-4 perl’Ajax a Groningen il 30 settembre 2001.Ibra aveva già piedi grossi e fini. Due annidopo mezza Europa lo stava cercando”.Adesso sarà lo svedese a cercare.D’ev i t a r l a .Penserete mica che tocchi solo al Milan e aisuoi giocatori? Nossignore: anche l’Inter hala sua razione. Nell’edizione del 9 settembreun articolo di Matteo Dalla Vite si occupavadella crisi di Milito. Pronosticando fin dal ti-tolo come sarebbe andata a finire: “Tr a n -quilli, il Principe torna il sabato sera”. Cosaintendeva dire Dalla Vite? Presto spiegato:“Diego ancora a secco, ok. Problemi? Paure?Ansie? Zero virgola zero. Diego Milito è unoche i bonus se li crea all’infinito: per questonon sa cosa sia la naftalina e per questo at-tende il sabato sera come la notte dell’in-terruttore. On. Gol”. Sabato sera control’Udinese. Voti in pagella che oscillavano trail 4,5 e il 5.

TG3, Behanon c’è

A nche domenica scorsa, Oliviero Beha èscomparso dai radar. Niente consueta fi-

nestra sportiva sul Tg3 e nessuna comuni-cazione ufficiale, fa sapere il giornalista, da-gli organismi sindacali della testata, né dalladirezione. Dopo le polemiche anche asprecon Bianca Berlinguer, direttrice del Tg3,silenzio assoluto. In proposito, si attendonolumi.

che il discorso di Sky nei cessi conqualche idolo in mutande entras-se in una differente valutazionesu che cosa è ed è diventato il pal-lone, cui è stato scippato lo stadio(altro che tessera del tifoso, si vaverso il deserto dei Tartari) e po-tenziato lo studio appunto daGrande Fratello in sedicesimocon risultati, a mio modestissimoavviso, penosi? Se lanciassimo il

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TELE+COMANDOTG PAPI

Precar i:specie estinta

di Paolo Ojetti

T g1Gloria, gloria e ancora

gloria per la ministra Gelmi-ni, così ha cantato il Tg1. Laministra si congratula con sestessa e bacia bambini sfortu-nati fra gli applausi. Non c’ènemmeno un fotogrammaper bilanciare questa festacon le manifestazioni dei pre-cari cancellati dal mondo dellavoro, nessun giornalista delTg1 (sono una specie estin-ta?) che abbia fatto due contisui tagli che hanno falcidiatola scuola pubblica, spalancan-do le porte (a chi ha la “gra n a ”direbbe l’elegante Berlusco-ni) delle “pr ivate”. Ci sonodue punti della “rifor ma” ch emeritano una deviazione. Pa-re che “l’ultimo anno” unamateria sarà insegnata diret-tamente in inglese. Se fossereligione, Jesus Christ d i ve n -ta Superstar? Storia contem-poranea: Is Mr. Berlusconithe best prime minister? E un

secondo punto riguarda il li-ceo scientifico senza latino.Ebbene, proprio ieri la mini-stra ha esordito: “La ratio cheinforma questo cambiamen-to…”. La “ra t i o ”, cosa saràmai questa ratio? Passer mor-tuus est.

T g2Più corretto, il Tg2 man-

da in onda tanta Gelmini maaltrettante proteste. Manca –lavorare stanca – una schedao qualcosa di simile sui tagli esui danni di questa riforma. Sisa, per esempio, che nel pri-mo municipio di Roma (cen-tro storico) le famiglie si tas-sano: manca tutto, carta igie-nica, lampadine e persinobanchi e sedie. Italia studen-tesca, in piedi! Un frettolosoe superficiale servizietto par-lava anche degli aumenti dibenzina e gasolio (mai che di-minuiscano). Nessun contat-to con la realtà: in alcuni pun-ti vendita (di ladri, a dire ilvero) la verde non sta – come

dice il Tg2 – a 1,39 euro, maha toccato quota 1,48. Rifor-nirsi per credere.

T g3Difficile dialogare con

una ministra che, portata sulterreno della scuola leghistadi A d ro , non solo fa spalluc-ce e minimizza, ma che di-chiara al Tg3: “Oh bè, ma al-lora cosa dire quando entra-no in classe i simboli della si-n i s t ra ? ”. Siamo alla proto-dia-lettica, alle argomentazionicavernicole, di quando la raz-za umana stava ancora cer-cando la via migliore per do-tarsi di neuroni cerebrali ade-guati. C’era anche il servizioda Arno dove una signora,che cercava di smarcarsi daquestoleghismo ridicolo e forsenna-to, veniva liquidata come unapovera subumana da altre si-gnore più stupide che mili-tanti. Sintomi di un’Italia ir-riconoscibile e alla deriva.L’apertura però era per il pe-schereccio di Mazara m i t ra -gliato dai libici sotto l’o c ch i ovigile di un militare italiano abordo della motovedetta diGheddafi. “Sapete perchés p a ra n o ? ” ha spiegato EmmaBonino. “Non per la pesca,ma per impedire il soccorsodei migranti”. Magari poi rac-contano come sono stati trat-tati nei lager del pittorescoamico di Berlusconi.

di Fulvio Abbate

C hi, riflettendo sul difficile decollo delle do-verose manifestazioni per il 150esimo an-

niversario dell’Unità d’Italia, magari ricordan-do le meraviglie del centenario trascorso contanto di emissioni filateliche e antiche fanfaregaribaldine ancora attive e operanti al limitedella suggestione “l i ve ”, bene, costui, cieco,non ha davvero occhi per scorgere la realtàdelle cose recenti. Se solo egli facesse, infatti,caso al quotidiano televisivo si accorgerebbeche il precipitato massimo della nostra storiapatria di segno risorgimentale – mettendodunque da parte ogni dettaglio successivo, daPorta Pia 1870 a Porta San Paolo 1943, alla stes-se Olimpiadi del 1960 – assume il nome e ilvolto da ottimo pierre di un discendente degliaugusti sovrani –Vittorio Emanuele II e Um-berto I –che riposano nella penombra del Pan-theon romano. Il suo titolo, e qui rapidamentepassiamo dalla pittura a olio di Giovanni Fat-tori alle tinture coprenti di Cristiano Malgio-glio, è quello di Principe di Venezia, Gran Col-lare dell’Annunziata, ossia Emanuele Filibertodi Savoia, figlio ed erede, con tutti gli annessi e

i connessi, di VittorioEmanuele e MarinaDoria. Quanto allaprofessione, l’ultimosuo collocamento co-nosciuto ne indica lapresenza sul palco diMiss Italia, e cioè, co-me si suole dire pro-saicamente, “la mor-te sua”. Nel senso chel’uomo, il ragazzo, ilcampioncino è appe-na risultato perfettonel ruolo, nella postu-ra, nella pettinatura;

un vero principe, insomma. Cordiale e pernulla intimorito dalle probabilità di auto-sput-tanamento (sia pure remunerato) che giungo-no dalla frequentazione di contesti ben piùidonei a un Lele Mora, a un Fabrizio Corona.Intendiamoci, facendo ritorno alla questionedell’esilio cui sono stati soggetti i discendentimaschi della casata che sappiamo, è bene ri-cordare che il ragazzo, l’uomo, il pretendenteEmanuele Filiberto, come ha dimostrato per-fino sul palco di Sanremo dello scorso anno,sia in veste di cantante sia nei semplici pannidi ospite, è un autentico capolavoro di demo-crazia e laicità mediatiche. É, come direbbe unpersonaggio chiave del capolavoro di EttoreScola, “C’eravamo tanto amati”, davvero “piùo l t re ”. Lo si potrebbe perfino, direttamente daSalsomaggiore, prelevare e condurlo perfinoal fianco, metti, di un Nichi Vendola, e nes-suno avrebbe da ridire, nessuno avrebbe dapensare che si tratti di una profanazione, di uncrimine pari all’infanticidio politico. I prodro-mi di una simile “nor malizzazione”? Quando ilgiovane Emanuele Filiberto, pettinatura da le-vriero svizzero-afgano, si presentò al dopofe-stival dei dopocomunisti: chiunque si sarebbeaspettato un anvedi ‘sto fijo e nipote de ‘nfa -moni…E invece giù con gli applausi e quelli di“Blob” lì pronti per eternare l’incontro impre-vedibilmente cordiale, ma che dico?, lingua inbocca fra il Principe di Venezia e quegli altri,gli amanti del cinema di Nanni Moretti. Laverità? Nessuno come lui riesce a dispensarebanalità di senso assai incompiuto, e tuttaviaperfino i discendenti dei No alla monarchia altempo del referendum sembrano conveniresul fatto che, visto il rampollo, i pericoli di ri-gurgiti monarchici sono da ritenere nulli. Sia-mo passati dalla casta al casting, insomma.

w w w. t e l e d u r r u t i . i t

IL PEGGIO DELLA DIRETTA

Risorg imentocon principe

Emanuele Filibertoc o - c o n d u t t o redi Miss Italia

SECONDO TEMPO

Martedì 14 settembre 2010 pagina 17

èYOUTUBE E LO STREAMINGSPERIMENTAZIONI IN CORSOIl Tg di La7 viene mandato in direttastreaming su YouTube: è una primavolta italiana, ma ora il portalevuole investire su questa strada. Ilsito di video-sharing, di proprietà diGoogle, ha infatti annunciato un test di trasmissioneche sta coinvolgendo alcuni canali. “Apriamo per duegiorni un nuovo capitolo del live streaming di YouYube –scrivono sul blog aziendale –. Iniziamo a sperimentareuna nuova piattaforma di streaming in diretta insieme aquattro nostri partner”. I canali coinvolti sono quelli diHowcast, Next New Networks, Rocketboom e YoungHollywood, che mostreranno alcune trasmissioni indiretta su YouTube. “In base ai risultati di questo trustiniziale - ha fatto sapere la società - valuteremo seestendere la piattaforma ad altri partner”.

f e e d b ac k$Commenti al post suilFattoQuotidiano.it:“Diritti sul lavoro: annoz e ro ” di Furio Colombo

è INCONTRERANNO iloro mostri e sarà la resa deiconti.

Deadman87

èPURTROPPO pertroppi anni il sindacato hadifeso le persone che nonavevano voglia di lavorare ascapito di quelle obbligate alavorare anche per i lavativi.Ho lavorato per circa 40 annie ne ho viste troppe di questepersone che se ne stavano inmalattia senza avere niente ese ne vantavano oppureerano presenti ma lavoravanocon la moviola. A fine mese illoro stipendio era uguale aglialtri. Adesso si paga lo scottoe si torna indietro. Ilsindacato dovrebbericonoscere i suoi errori edessere più malleabile.

Gabr iella

èSE ANCHE ci sono statiabusi, come in qualunquealtro ambito della vita ve nesono, non per questo bisognacancellare i diritti di tutti.Basta solo perseguire iprofittatori. Questi peròstanno bene al padrone che,usando come scusa le loroazioni, cancella i diritti di tuttigli altri.

Sergio Durelli

è IL CAPITALISTA duro epuro secondo me è l’unicoessere sulla faccia della terrache pur di fare male agli altririesce a fare male pure a sestesso. I nostri capitalististraccioni appoggiati da ungoverno che vuole attuare ilprogramma della P2spacciandolo per modernitàstanno lanciando unboomerang che quandotornerà indietro gli faràmolto male, difatti in unafabbrica senza diritti e diconseguenza col costo dellavoro sempre più prossimoallo zero chi comprerà i loroprodotti? forse Bonanni.

S a ro

è IN ITALIA si producesempre meno, e quel poco vain gran parte all’estero. Iconsumi interni si sonoazzerati progressivamente, edobbiamo affidarci aeconomie più forti. Dunquechi vuole conservare il postodi lavoro deve assoggettarsi aricatti sempre più subdolidegli imprenditori, di cuiMarchionne è il “campione”.Il ‘capitalismo selvaggio’ è alleporte e in pochi sembranorendersene conto… Eccetto“il Fatto”.

Mar shak

èPER contrastare ilmostro economico cinese sidiceva di far in modo che ilavoratori cinesi avessero glistessi diritti di quelli Italiani…a quanto pare il grandemanager Marchionne hapensato bene di fare ilcontrario… si era capitosubito che Pomigliano era unsemplice cavallo di Troia neidiritti dei lavoratori e che laConfindustria non vedessel’ora di cavalcarlo comeeffettivamente staaccadendo… e temo che nonfinirà qui.

Alex78

èNESSUNO ci obbliga asottostare alle condizioni diquesto cosiddetto mercatoglobale. Se per noi non vabene abbiamo il diritto e ildovere di chiedere gliopportuni aggiustamenti.

Gipi44

MONDO WEBPROGETTO OPEN SOURCE A LECCE

A scuolail libro è gratisI

eri, primo giorno di scuola,al liceo scientifico Lussanadi Bergamo gli alunni della4L avrebbero dovuto – pr imi

in Italia – iniziare le lezioni uti-lizzando iPad ed eBook al postodi libri e quaderni. Ma al momen-to della connessione è arrivata lasorpresa: non era stato predispo-sto alcun collegamento wirelesse il tutto, inevitabilmente, è statorinviato. Nonostante il contrat-tempo, il liceo lombardo è sim-bolo delle scuole – e non sonopoche – che nonostante i taglidella Gelmini, tentano in tuttimodi di innovare. Simile il casodel liceo scientifico Banzi Bazolidi Lecce dove il professore di ma-tematica Antonio Bernardo, 50anni, ha messo in pratica un’ideache, se adottata massicciamen-te, porterebbe risparmi ai di-scenti e soddisfazioni ai docenti.Tutto è cominciato con un sito,Matematicamente .it: una commu-nity di professori, studenti e ap-passionati di matematica. I nu-merosi animatori del sito fonda-to dal prof. Bernardo hanno pen-sato: perché non creare un libro

di Federico Mello

GRILLO DOCETEFFETTI SENZA CAUSESono scomparse lecause, rimangono solo

gli effetti. Viviamo in una società dieffetti senza cause. Il fumogeno lanciatoverso Bonanni è un effetto chiuso in séstesso, di padre ignoto e di morti sullavoro, e così i fischi a FassinoinSerafini(plurideputati a vita) e a Schifani. Le cause rimangonosempre misteriose, inesplorate, mai raccontate. L’e f fe t t osenza causa è propaganda, indigna a senso unico, è l’ultimaparte di un racconto, il capitolo finale. L'intera storia, gliavvenimenti che portano alla (logica) conclusione:all’effetto, sono cancellati dai media. L’Italia non è solo unPaese senza memoria, è anche un Paese senza cause.

L’effetto arriva sempre improvviso, come un fulmine aciel sereno, che sia una disgrazia o unacontestazione a questa democrazia dicartone. Il terremoto dell’Aquila, le frane inprovincia di Messina, il rogo di Viareggio sonoeventi che nascono e muoiono in sé stessi.Avvenuti qui e ora come in una nuova teoriacreazionista, all’improvviso, senza una ragione.Chi indaga sulle cause è trattato da eretico, danovello Galileo Galilei: o abiura o è cancellatodall’informazione. La causa, della legge porcata sec'è, è inconoscibile e quindi trascurabile, mairiconducibile a una persona, a un’organizzazione, unpar tito.Un mondosenza cause èun mondo senza

colpevoli e senzasoluzioni. Viviamocosì, in un continuopresente a sorpresa,un giorno dopol’altro, per vederel’effetto che fa.

èCORTEO FUNEBRE BALLANDO “THRILLER”IRONIA WINDOWS SU IPHONE E BLACKBERRYLa battaglia tra i big dell’informatica è ormai senzaesclusione di colpi e si combatte anche a colpi dicreatività. Per celebrare l’uscita di Windows Phone 7, ilnuovo sistema operativo per smartphone, i dipendentiMicrosoft hanno messo in scena una processionefunebre ironizzando sulla “mor te” dei rivali nelle stradedi Redmond, Washington, dove ha sede la casa fondata

da Bill Gates. Sulle note di “Thriller” diMichael Jackson, hanno anche offerto alpubblico un balletto e portato a manogrosse riproduzioni dei concorrenti iPhonee Blackberry (non il sistema Android semprepiù diffuso). La presentazione ufficiale delPhone 7 avverrà probabilmente l’11 ottobre.

èCARICA-BATTERIE SENZA FILIDAL 2012: SFRUTTANDO IL MAGNETISMOStop a fili e carica batterie: tra qualche mesericaricare il proprio telefono portatile etutti gli altri apparecchi potrebbe diventaremolto più semplice. I ricercatori Fujitsustanno studiando un sistema per dire addioal collegamento con la rete elettrica: saràsufficiente lasciare i propri gadgettecnologici nella stessa stanza deicaricabatterie per fare il pieno di energia. Ilsistema sfrutta la risonanza magnetica, checonsente di trasferire elettricità da unapparecchio trasmittente a uno ricevente adistanza di alcuni metri, anche in presenzadi oggetti metallici e magnetici chepotrebbero influenzare il trasferimento. Iricercatori giapponesi sono riusciti adisegnare un ricevitore di piccoledimensioni e hanno creato dei prototipi dicellulari che integrano il caricatorewireless: durante i test il sistema hadimostrato un’efficienza dell’85 per cento.Prodotti con queste caratteristichepotrebbero essere disponibili al pubblicogià dal 2012.

SECONDO TEMPO

La copertina del volume open source;il prof. Antonio Bernardo;

il funerale dell’iPhone;il Tg La7 su YouTube

è VALIGIA BLU: “È CENSURA”APPELLO CONTRO IL PORCELLUMValigia Blu, il gruppo di cittadini attivo suInternet che si batte per la liberainformazione, ha lanciato nei giorni scorsiuna petizione online contro la leggeelettorale attualmente in vigore: ilPorcellum. Nonostante le numerosissimeadesioni, però, Valigia Blu denuncia che dalloscorso 8 settembre Facebook impedisce diaggiornare la bacheca dell’apposito gruppo“Ridateci la nostra Democrazia” che contaoltre 20 mila iscritti; “È censura”denunciano. Dal social network fannosapere che sono in corso approfondimenti.

di testo con licenza “f re e ” da farscaricare gratuitamente? “I ma-nuali li scrivono i docenti e li usa-no gli studenti – ci dice il prof. –ma per arrivare dagli uni agli altrisi alimenta un circuito (rappre-sentanti, case editrici, librerie)del tutto esterno alla scuola”.Così è nato Algebra 1 un manualecompleto in ogni punto – eser -cizi compresi –per il primo annodelle superiori che si può scari-care su Matematicamente .it (cihanno lavorato oltre quarantapersone). “Se si vuole stamparlo– ci spiega Bernardo – si spendo-no pochi euro: sei scuole l’han -no già adottato. Inoltre saremmogià in grado di realizzare manualiper tutte le materie scientifichee per tutte le classi”. Sembra l’uo -vo di Colombo, anche se le re-sistenze non mancano: “Nellemie classi ancora non sono riu-scito ad adottarlo: a scuola hotrovato molto scetticismo” diceil docente. Innovare in effetti èsempre faticoso. Ma il prof. chevede lontano non ha intenzionedi mollare.

f . m e l l o @ i l fa t t o q u o t i d i a n o . i t

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PIAZZA GRANDEdi Michele Boldrin*

Riflettiamo sul clamore e losconquasso generato dairecenti provvedimenti delministro Mariastella Gel-

mini. Il problema di fondo misembra il seguente: nessuna del-le due parti (semplificando: mi-nistro e governo da un lato, “do -centi in lotta” e sindacato dall’al -tro) ha come priorità la scuola“per sé”. Entrambi difendono in-teressi di parte giocando a gua-dagnare punti mediatici nelloscontro che oppone i due tenta-coli della casta, quello (mal)de-stro e quello sinistro.

Gli obiettividimenticati

IN COSA consistono gli interes-si della scuola “per sé”? Nell’offri -re agli studenti e alle famiglie unservizio di qualità a costi compa-tibili con il reddito nazionale delPaese. La qualità del servizio, nellascuola, non si misura dal processoma dai risultati. Una scuola è buo-na se i suoi studenti apprendonocose utili e, quindi, fanno megliodegli altri nei test standardizzati enegli ordini di studi superiori, ol-tre ad avere vite e carriere lavora-tive maggiormente produttive esoddisfacenti. Il grembiulino o ipiccoli gruppi, i progetti o gli esa-mi, il tempo pieno o i compiti percasa, i laboratori o il libro di testo,non sono fini ma mezzi. Poiché leteorie pedagogiche differiscono(con buona pace degli ideologidell’una o dell’altra parte) el’esperienza pratica confermache al fine desiderato si può arri-vare per vie diverse, occorre per-mettere a studenti e famiglie discegliere, e di valutare i risultatidella propria scelta. Questo signi-fica che un sistema scolastico pro-priamente funzionante deve es-sere meritocratico, sia con i di-scenti (onde valutare se appren-dono e offrire loro gli incentiviper farlo) che con i docenti (pervalutare chi produce risultati e chino).Tutta l’evidenza obiettiva a nostradisposizione dice che, anno dopoanno, gli studenti italiani d’ogniordine e grado apprendono sem-pre meno sia rispetto ai loro ge-nitori che ai loro coetanei in Paesia reddito pari al nostro. L’eviden -za dice anche che esiste un’enor -me disparità nella professionalità

di insegnanti e scuole, una dispa-rità maggiore di trent’anni fa diquella che c'è in altri Paesi.L’obiettivo di qualsiasi riforma do-vrebbe essere, dunque, ridurreed eliminare questa ingiustificabi-le diversità nell’offerta educativafacendo, al contempo, crescere lamedia dei risultati. In due parole:occorre far uscire dalla scuola gliinsegnanti e i dirigenti che nonsanno, o non vogliono, far bene ilproprio lavoro, e attrarre e pre-miare quelli che sanno, e voglio-no, farlo. Questo fa sia crescere lamedia che ridurre la varianza del-la qualità educativa: due piccionicon una fava. E occorre farlo conuna spesa, in proporzione al red-dito nazionale e al numero di stu-denti, non dissimile a quella deinostri vicini. Le “rifor me” propo -ste dal ministro Gelmini mirano aquesto? Assolutamente no. Sonoqueste le ragioni delle proteste edelle controproposte di sindacatie insegnanti in lotta? Nemmeno.

Lo sprecodel risparmio

LE RIFORME Gelmini servonosolo per risparmiare soldi. A ri-prova della sua scarsa competen-za in materia economica, GiulioTremonti (l’uomo che aveva

“messo in sicurezza” i conti pub-blici) ha scoperto alcuni mesi fad’aver preso un granchio. Privo diqualsiasi piano di controllo razio-nale della spesa ha tagliato alla di-sperata dove poteva. Non ha ten-tato di ridurre i costi di politica eapparato centrale dello Stato, nélo spreco pensionistisco, né leperdite che le aziende pubblichefintamente privatizzate genera-no. Maramaldamente, ha tagliatoinvece i fondi per istruzione e ri-cerca: una delle poche voci in cuisiamo al di sotto della media eu-ropea! Il ministro Gelmini, politi-camente e intellettualmente suc-cube, ha aggiunto la propriaall’incompetenza del collega. Per-ché, ammesso e non concessoche si debba tagliare la spesa perl’istruzione, si può cercare di far-lo, se si conosce il proprio mestie-re, premiando il merito e penaliz-zando il demerito, generando in-centivi perché i buoni insegnantilavorino più e meglio ed espellen-do i cattivi. Il tempo per farloc’era, soprattutto perché le ridu-zioni di spesa sono tanto più utiliquanto più razionali, programma-te e durature sono. Ma non si puòcavar sangue dalle rape: se unanon ce l’ha, non può certo sco-prirsi talento e passione per lo stu-dio e la conoscenza solo perchénominata, dal capo, responsabiledelle medesime. Il risultato sonole due, tecnicamente imbarazzan-ti e distruttive, “rifor me”di scuolae università firmate quest’annoda Mariastella Gelmini.Ma sindacati e docenti in lottanon dimostrano maggior sensodel bene collettivo, né maggiordesiderio di cambiare l’organiz -zazione scolastica al fine di mi-gliorarne i risultati, ossia di servi-re studenti e famiglie. Le loro ri-chieste sono meramente corpo-rative: mantenere lo status quo,possibilmente rendere inamovi-bili anche quella minoranza d’in -segnanti che oggi non lo sono,non introdurre alcun criterio diselezione e premio meritocrati-co del corpo docente. A sentircostoro tutto andrebbe bene nel-la scuola italiana se solo il mini-stero invece di tagliare aumen-tasse i fondi disponibili. Balle: ifatti provano che la qualitádell’insegnamento e delle cono-scenze acquisite degeneranop ro gre s s i va m e n t e .Questo processo vafermato e invertito: ilcorporativismo sin-

dacale danneggia i giovani italia-ni tanto quanto il mercatismo pe-dagogico della coppia Tremon-ti-Gelmini.

Meglio le cooperativedi docenti

ALCUNI GIORNI fa uno deitroppi sindacalisti che le impostedegli italiani stipendiano invece distipendiare insegnanti, ha snobba-to con sufficienza la mia propostadi decentrare la scelta educativa ed’introdurre elementi di merito-crazia attraverso la creazione dicooperative d’insegnanti perchéquesta aumenterebbe la “precarie -tà”! Qui casca l’asino: per il sinda-cato il lavoro cooperativo è “preca -r io” mentre io pensavo, ingenuo,che la cooperativa fosse uno stru-mento attraverso cui i lavoratori siriappropriano del potere di deci-sione e gestione! Una scuola gesti-ta da chi vi insegna, garantirebbel’introduzione dal basso di criteridi selezione e premio meritocrati-ci molto più efficaci di qualsiasiconcorso o valutazione ministeria-le. Chi insegna sa quali siano i col-leghi che fanno adeguatamente ilproprio lavoro e quali no. Tutto ciòche il ministero dovrebbe forniresarebbero programmi guida edesami standardizzati sull’intero ter-ritorio nazionale. Dall’eliminazio -ne della mastodontica e inutilemacchina burocratica (ministero eprovveditorati) verrebbero rispar-mi sostanziali e socialmente effi-cienti. Le famiglie, acquisita la li-bertà di scegliere dove iscrivere iloro figli, potrebbero, attraverso ilbuono scuola e, se lo ritengono, unulteriore contributo proprio, offri-re incentivi economici adeguati aquelle scuole-cooperative che me-glio di altre vengano incontro alleloro esigenze. Gli insegnanti, re-sponsabilizzati dalla gestione di-retta della propria scuola, trove-rebbero maggiori soddisfazioninel proprio lavoro e maggiore di-gnità nel proprio ruolo. I più me-ritevoli fra di essi, infine, ricevereb-bero anche un maggior compensoeconomico per un lavoro ben fat-to. Lavoro che dovrebbe consiste-re, non scordiamocelo, nell’inse -gnare cose utili ai cittadini di doma-ni.

*Washington University in St Louis

n o i & l o ro Édi Maurizio Chierici

L’11 SETTEMBREDI ALLENDEN essuno ha ricordato l’altro 11 settembre: 37 anni fa, a

Santiago, moriva Salvador Allende travolto dal colpo distato di Pinochet. Tremilatrecento persone sono state uccisedopo lo sfinimento della tortura. 400 morti in più delle Torrigemelle. Quasi un milione di cileni hanno preso la stradadell’esilio piangendo il sogno di una convivenza civile che ilpiccolo presidente stava costruendo “dalla parte della gentenon con la dittatura del popolo”. Disegnava una democraziadiversa dalle democrazie che Washington affidava agliautocrati devoti del continente latino. Ecco perché loconsideravano pericoloso. L’esempio di Allende potevaanticipare la frantumazione del potere militare dellemultinazionali. E la Casa Bianca si spaventa. Risolve con 12milioni di dollari pagati dall’amministrazione Nixon edistribuiti da Kissinger (premio Nobel per la Pace ) a rivoltosi,killer o editori in monopolio come Agustin Edwards, famigliadi banchieri, proprietario e direttore del “Mercurio”, unicogiornale che arriva in ogni angolo del lunghissimo paese.Edwards torna da Washington con due milioni di dollari,allora, una fortuna. Ogni giorno scatena il Mercurio, radio eTv contro Allende con la serietà di un signore che rispetta ilcontratto e il suo impero si gonfia nella benevolenza diPinochet. Kissinger prepara colpo di Stato e delitti eccellentiper eliminare intellettuali e generali fedeli alla Costituzione.Lo prepara insinuando l’immagine ipocrita di una nuova Cubain fondo all’America. I documenti segreti che Bill Clintondistribuisce prima di lasciare la Casa Bianca, raccontano lastoria esemplare del grande paese terrorizzato non dal“c o mu n i s m o ” che a parte l’isolamento cubano ha animatoguerriglie perdenti e piccole élites, ma dall’idea di noncontrollare le risorse del subcontinente dove gli Usa regnanoda quasi un secolo. Serviva una morte preventiva perraggelare gli entusiasmi di chi preferiva la democrazia. Leparole con le quali Nixon commenta il rapporto di Kony,ambasciatore Usa in Cile, non lasciano dubbi su cosa sta persuccedere: “I bastardi finiranno così”. Batte la mano sul tavolodove è aperto il piano preparato da Kissinger (seduto nellasedia accanto) per far fuori il piccolo presidente. L’Europa siindigna: ambasciate chiuse, marce nelle strade, scaricatori delporto di Genova che non scaricano le navi cilene. 37 annidopo nessuno si arrabbia. Ricordo impallidito negli affanniquotidiani che avviliscono la sicurezza dei sessantennicresciuti nelle scuole dedicate ad Allende. 187 istituti solo inItalia. Adesso, non so. E poi la voglia di seppellire gli intrighidella Guerra fredda, squadre della morte del Kgb di Putin,squadre della morte della Cia, famiglia Bush. Tanto freddanon era. Se Mosca tranquillizza con i suoi carri armati laGermania Est (1953 ). Ungheria (’57), Cecoslovacchia (‘68), gliStati Uniti insediano in Iran “un governo amico” (1953 ),invadono il Guatemala (’54 ), Repubblica Domenicana (’65)senza contare Corea e Vietnam. In questi giorni si discute se ilcinema sia più efficace della Tv nella diffusione dellapropaganda che esalta le buone cause.I sessantenni smemorati sono cresciuti con film chetrasformavano in difensori del mondo libero gli 007 della Ciaprotagonisti che incantano Hollywood: bianco e nero di JackRyan, Harrison Ford a colori, in lotta con gli agenti senzapietà del Kgb.L’educazione sentimentale di due generazioni si è formatacosì. Angeli da una parte, assassini dall’altra. Ormaisappiamo che la crudeltà ha accompagnato ogniprotagonista delle guerre segrete non importa la bandieraera falce e martello o stelle strisce. Cinismo delle poltrone diMosca o del Pentagono. Allende era la speranza nel cuore dichi guardava da lontano, ma dopo tanti film e tanta Tv, iragazzi cosa sanno?

m c h i e r i c i 2 @ l i b e ro . i t

Addio Pietro,amico sincero

di Corrado Giustiniani

Quando morì Lucio Battisti,gli dedicò l'intera prima pa-gina del “Messa ggero”, co-me se fosse venuto a man-

care un presidente della Repub-blica, oppure un Papa. Pietro Ca-labrese era questo, un giornali-sta imprevedibile, capace dispiazzare e di scandalizzare, col-to e popolare insieme, amantedelle buone letture, che guidava-no le sue notti spesso insonni,quanto delle battutacce e dellebelle donne. Una contaminazio-ne vivente. Del resto, non avevafatto il militare nei paracadutisti,finendo persino a mollo nell'A-driatico durante un'esercitazio-

ne, e però aveva il sacro terroredi volare in aereo, preferendo digran lunga il treno o l'auto per isuoi spostamenti da inviato?Aveva di certo il fiuto per quelloche il pubblico vuole, se è veroche durante la sua direzione, trail 1996 e il 1999, il giornale ro-mano raggiunse il massimo sto-rico delle copie vendute.

ERA STATO scandaloso, anniprima, anche il suo esordio da re-sponsabile della cultura. La suaprima vetrina aveva per titolo“Una rotonda sul mare”, e la firmaera di Fred Bongusto. Di lì, vennechiamato a dirigere le pagine diCultura e Spettacoli dell'Espres-so. Era appassionato di musica

leggera quanto di mu-sica classica, avendoereditato dall'amicoVittorio Emiliani lapassione per Gioac-chino Rossini e anchela convinzione che ilpesarese fosse un for-midabile menabuo-no. Tornò da vicedi-rettore al Messaggeroed era assolutamentecerto che la sua car-riera fosse soltanto al-l'inizio. Un giorno dis-se a Paolo Bonaiuti:“Uno di noi due di-venterà direttore”. Epronunciò queste pa-role con un timbronella voce, con una lu-ce negli occhi che lasciavano in-tendere che sarebbe stato lui ilprescelto. Francesco GaetanoCaltagirone, che Pietro aveva co-nosciuto durante la sua breveesperienza di presidente del Co-mitato promotore delle Olimpia-di del 2004, lo designò come pri-

Occorre far usciredagli istitutigli insegnantie i dirigenti chenon sanno, o nonvogliono, far beneil proprio lavoroe attrarree premiare quelliche invece sannoe desiderano farlo

SECONDO TEMPO

mo direttore del giornale appenaacquistato. E Calabrese introdus-se il costruttore nell'ambientedella politica, presentandoglipersonaggi come Prodi, D'Ale-ma, Veltroni. Fu un direttore diestablishment, e non certo all'ar-ma bianca, ma seppe tutelare i

suoi giornalisti. Dal Messaggeropassò a dirigere una divisioneRai, e poi a guidare Capital, quin-di la Gazzetta dello Sport al postodi Candido Cannavò, e infine Pa-n o ra m a .

IL TUMORE al polmone lo col-se all'improvviso, nell'autunnodel 2009, ma seppe esorcizzarlo,o quanto meno guardarlo in fac-cia, raccontando e commuoven-do i lettori attraverso il personag-gio di Gino, su Sette, il newsma-gazine del Corriere della Sera.Non è riuscito a sopravvivere al-l'uscita dell'”Albero dei mille an-ni” il libro che racconta la storiadella sua malattia ma anche dellasua vita, che uscirà per Rizzoli il29 settembre, e se ne è andato al-l'età di 66 anni. Ma Calabrese pri-ma che direttore è stato un gran-de inviato. Capace di missioni im-

possibili, come raccontare la vitadelle piccole città d'estate, tro-vando storie gustose e rendendo-le in modo delizioso. Scoprì che aChieti, ad agosto, tornavano i fa-mosi cuochi da tutto il mondo escovò quello di Roosevelt, checucinava vegetariano per il pre-sidente che era diabetico. NelCremonese trovò l'inventore Pin-fari, che da aggiustare i trattoriera passato ad ideare le grandiruote dei luna park di Roma e diTokio. A Montegranaro tirò fuorichi aveva ideato la scarpetta diMaradona. Straordinaria poi, lasua serie “donne di cuori” ida El-vira Sellerio e Serena Grandi. Ave-va da sempre un libro nel casset-to, un romanzo ambientato in Si-cilia. Ne fece leggere alcuni capi-toli a Giorgio Bassani che lo definì“un po' barocco”. Ricordo unacena intima con lui, a lume di can-dela, in un ristorante di Bologna,alla vigilia di Natale del 1984. Era-vamo stati inviati entrambi dalgiornale sulla strage del Rapido904.

Sopra, il ministroMariastella Gelmini.

A fianco, Pietro Calabrese (FOTO LAPRESSE)

Scuola, errori di una protesta giusta

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Martedì 14 settembre 2010 pagina 19

Furio Colombo A DOMANDA RISPONDO7

MAIL B OXDa dove vienela discriminazioneCome dice il nostro bellissimoArticolo 3 della Costituzione“I cittadini hanno pari dignitàsociale e sono eguali davantialla legge, senza distinzione disesso”. Uguaglianza civile,concetto fondamentale di pa-ce e coesione. Tutto benedunque finché intorno agli an-ni ’90 alcune parlamentaricrearono un organismo checon ulteriore scrupolo con-trollasse l’applicazione di que-sto articolo: il ministero dellePari opportunità. Dall’av ve n t odi tale ministero però succe-dono strane cose: quote rosa,discriminazioni positive, leggidi genere, addirittura finanzia-menti erogati non in base almerito dell’iniziativa impren-ditoriale ma al sesso dei socifondatori. Il ministero crea irelativi “assessorati” e questoè ciò che recitano gli Statutiregionali: “L’assessorato Pariopportunità è composto daun numero massimo di ventidonne”. Per la prima volta nel-la Repubblica viene negatol’accesso a organi e funzionipubbliche in base alla propriacostituzione fisico-sessuale.Dunque suggerisco l’a b o l i z i o-ne degli organismi pari oppor-tunità tra i principali produt-tori di discriminazione e atticontro la Costituzione, con-tro l’uguaglianza, il merito,contro la pace e la convivenzasociale .M. Rossi

terno sorriso stampato sullafaccia (ma quando torna a casanon le dolgono le guance?) diMilly Carlucci, ma EmanueleFiliberto, no, non voglio ve-derlo. E non perché ricordi an-cora che nel 2007 pretendevadallo Stato italiano un risarci-mento di 260 milioni di euro.Sciocchezze! Il motivo è assaipiù serio. Si tratta di un'altramia debolezza, che supera digran lunga la prima: sono af-fetta da una particolare formadi razzismo. Non faccio diffe-renza alcuna tra uomini giallibianchi o neri, giacché nelle lo-ro vene scorre lo stesso san-gue rosso, ma non sopportogli esseri umani di sangue blu.Appena ne vedo uno sto male.Unica eccezione: la sventurataprincipessa Diana. Ma forse,chissà, il suo sangue non eraproprio blu.Miriam Della Croces

Vecchia guardia inutileGrillo vada avantiBellissima Ferilli, la mia attricepreferita sotto tutti i punti di-vista, ma il suo attaccamentoalla "vecchia guardia" dimo-stra solo che sono lontanis-simi gli anni in cui con la Dya-ne 6 girava Roma per recla-mare i dibattiti con Pajetta.Altri tempi, altra storia. Oggidopo 30 anni di vita da mi-grante a Bologna, e 17 passatia cercare di contribuire all'in-terno del PCI-PDS per mi-gliorare e contribuire al me-glio per una nuova società, mi

sono arreso, disgustato daigiochetti politici di gruppi di-rigenti che hanno a cuore so-lo il loro benessere economi-co e quello dei propri amici.Beppe Grillo non si candidaper nessuna carica pubblica.È un cittadino comune cometanti altri. Presenta propostedi legge serie e valide che an-cora adesso sono inevase dal-lo Stato: il dimezzamento del-le spettanze economiche par-lamentari, il dimezzamentodel numero dei parlamentari,la nuova legge elettorale e ilreinserimento della preferen-za, al massimo due legislaturee poi a lavorare. Sarei dispo-sto a rivotarlo il Partito de-mocratico solamente se neltempo che rimane alla fine diquesta legislatura realizzassequanto citato sopra.Michele Marra

Insegnanti e genitoricontro le riforma GelminiLa mobilitazione nazionaledelle scuole ha toccato ancheRoma. La scuola “Iqbal Masih”ha avuto anche lei un buonesordio, i genitori e gli inse-gnanti del coordinamento conil volantino “Tutti devono sa-pere che solo i cittadini pos-sono fermare la distruzionedella scuola” hanno inteso te-nere viva l’attenzione delle fa-miglie e di tutti gli insegnantisul tema della difesa dellascuola pubblica: dicono no allariforma Gelmini, allo spezza-tino di orario, all’abolizionedelle compresenze che quali-ficano in modo peculiare lascuola del tempo pieno.Quella scuola dove le cono-scenze sono tali perché si co-stituiscono in modelli condi-visi tra pari; genitori e inse-gnanti chiedono che alla scuo-la pubblica siano restituite ri-sorse per l’edilizia, per il ri-sanamento ambientale, per laprogettualità, per le gite, perle mense, per le supplenze. Leinsegnanti inoltre ritengonoche non vada assolutamenteperso il patrimonio di saperi edi esperienza professionaleaccumulata da anni da tuttiquei precari che oggi vengonolasciati senza cattedre con ilconseguente abbattimento diorari di lezioni con un ulte-riore aumento degli alunniper ogni singola classe.Antonella

C aro Colombo,sono un ragazzo di 18 anni. Da

1-2 anni ormai sento con insistenzache il Pd è in crisi perché non haun'identità. Ma cosa fa l'identità di unpartito? E quali partiti oggi hannoun'identità? O l'identità coincide conil leader del partito?

Erik

È LA DOMANDA chiave delmomento che stiamo vivendo nella politicaitaliana. La fondazione, l’esistenza, lacondizione di un partito ricorda, se per unmomento non si parla di valori, la situazione diun’azienda. Puoi costruirla, puoi nominarti ofarti nominare capo. Ma tutto dipende dalladomanda fondamentale: per fare cosa? Leaziende sono il prodotto. I partiti sonol’identità. Il momento italiano che stiamovivendo ha voluto che tutte le identità storichesiano andate dismesse, abbandonate orespinte. Ogni giorno è nuovo, bisognaammettere che solo la Lega ha una forteidentità che nasce dal suo programmaoriginario, la "secessione". Nonostanteaccurate mimetizzazioni e finte campagne, laLega mantiene il suo impegno e i leghisti losanno. Ha cambiato strategia. Invece discontro frontale la Repubblica si spacca daRoma, occupando posti chiave come ilministero dell’Interno (che però è ancheministero degli Esteri perché ha imposto iltrattato anti-immigrati con la Libia). Il partito di

Berlusconi vive di luce fissa, coincide con il suocapo. Non sarà una ragione onorevole ma èforte e chiara. Il nuovo movimento finianopropone con forza una destra moderna. Poichéuna destra moderna in Italia non c’è, l’identitàè forte. Casini tiene insieme persone diverse eforse elettori diversi identificandosi con i valoricristiani. Non sarà esattamente vero, però ilsegno identitario è chiaro e funziona. L’identitàdell’Italia dei Valori scatta subito: legalità,giustizia. Il Pd non sembra essersi accorto che,con il dichiararsi riformista, non dichiara nulla.In senso letterale tutti sono riformisti, ancheQuagliariello e Cicchitto. In senso politico sichiamavano riformisti i partiti di sinistra chelottavano per la difesa del lavoro marifiutavano la rivoluzione. Allora era unadefinizione non da poco. Adesso è niente.Nessuno vuole la rivoluzione. L’anomalia ègrande. Il secondo partito italiano, che avrebbeanche potuto essere il primo, non ha una fraseo una parola per definirsi, visto che ha scrollatovia anche la parola "sinistra". S’intende che ilPd è pieno di gente che viene da un mondocarico di valori, Ma, forse per evitareesibizionismo, non ne espone nessuno. Direteche non va bene, che bisogna farsi avanti efarsi conoscere e avere delle parole per dirlo edelle idee per battersi e farsi valere.Risponderò che avete ragione.

Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano00193 Roma, via Orazio n. 10l e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

PD, IDENTITÀDA DICHIARARE

IL FATTO QUOTIDIANOvia Orazio n. 10 - 00193 Romal e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

LA VIGNETTA

SECONDO TEMPO

L’abb o n at odel giorno

SALVATORE GIAMPICCOLO

Nella foto il mio amicoSalvo, che ha convertitome e molti altri al Fatto.Ce nefo s s e rodilettoricomelui!Ve r a .

Raccontati e manda una fotoa:a bb o n a t o d e l g i o r n o @

i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

IL FATTO di ieri 14 Settembre 1943Sono le 14:30 del 14 settembre ’43, quando Mussolini, a duegiorni dal rocambolesco blitz di Campo Imperatore, giungenella “tana del lupo” di Rastenburg. Ad attenderlo, “inun’atmosfera di grande armonia”come noterà Goebbelsnel suo Diario intimo, il Furher, con alcuni gerarchi nazisti eil figlio Vittorio. Ed è proprio lì, nella cupa forestaprussiana, che, tra lacrime di gratitudine e arcigni progettidi resurrezione del fascismo, ha inizio l’ultimo tragicocapitolo della nostra storia recente. Con il duce,certamente provato, ma risoluto e collaborativo fin dalprimo istante col capo del Reich, che, come primo atto diriconoscenza, gli chiede la testa dei traditori del GranConsiglio e che lo esorta a “mettersi subito al lavoro”.Particolari emersi dall’analisi di recenti carte tedesche chesmontano la “tesi sacrificale” di un Mussolini ostaggiospaurito del Fuhrer che minaccia rappresaglieapocalittiche e accreditano l’immagine dell’alleato-ser vo,pronto ad avallare il cinico piano di occupazione nazista e amettersi alla guida di un nuovo governo fascista. QuellaRSI che, in nome della sciagurata fedeltà al Reich,parteciperà con zelo, alla persecuzione e allo sterminiodegli ebrei.

Giovanna Gabrieli

facciata al potere il debitopubblico italiano era di 1.200miliardi di euro, oggi 1.870 mi-liardi. Adesso ho capito, ha re-plicato mio figlio.Francesco Degni

La Lega di Bossie le sua filosofiaÈ di questi giorni la discussio-ne teosofica, alla quale anchel'insigne dottor Mancuso havoluto dare il proprio contri-buto, se sia più opportuno an-dare a nuove elezioni, comedice la Lega quando è a Casteldi Trebbiano di Ticino, frazio-ne Calderasco, oppure prose-guire il mandato. Di certo, se sidovessero leggere chiari e ine-quivoci segnali di uno scetti-cismo divino ante litteram,quali potrebbero essere, cheso, una trota che risale il fiumein senso contrario per nonmancare all'appuntamento ri-produttivo dei salmoni, sta-rebbe agli indovini della mag-gioranza di trarne le dovuteconclusioni.Valentino Castriota

Abbasso Miss Italiacon tutto il principeQuest'anno ho deciso ferma-mente di non cedere alla miasolita debolezza: guardare l'e-sito finale di una manifestazio-ne che ho sempre disappro-vato: l'elezione di Miss Italia.Quest'anno non guarderòneppure per dieci secondi.Avrei anche sopportato l'e-

Le feste dei partiti.Ma che c’è da festeggiare?Oggi mi ha chiamato mio figliodalla Svizzera, mi ha detto:“Ho visto il telegiornale italia-no che annunciava per oggi di-verse feste dei partiti. La festadei giovani appartenenti al Pdl,parlerà Berlusconi, la festadell’Udc, parlerà Casini, la fe-sta del Pd, parlerà Bersani esoprattutto la festa della Lega,parlerà Bossi e mi ha chiestoche cosa hanno da festeggiare?Qui in Svizzera me lo chiedo-no tutti, non capiscono. Me lopuoi spiegare tu?”. Ci ho pen-

sato un po’ su, poi gli ho detto:“Berlusconi festeggia le rifor-me epocali fatte dal suo go-verno tipo la “robin tax”, leronde, lo scudo fiscale, il le-gittimo impedimento ecc...Casini sicuramente festeggeràil voto favorevole dato nel di-cembre del 2005 alla nuovalegge elettorale che tanto be-ne ha fatto al Paese. Bersanifesteggerà la forte opposizio-ne ma soprattutto la strategiaadottata da tutto il partitocompatto per contrastare ladestra. Bossi senz’altro festeg-gerà il risultato della Lega chesi misura così: quando si è af-

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