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MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE PER IL LAZIO ISTITUTO COMPRENSIVO NETTUNO IV Via Ennio Visca n° 26/B - 00048 NETTUNO (RM) Cod. Mecc. RMIC8D300T distretto 43° Tel. & Fax 06 9881670 - E-mail [email protected] C.F. 97713390587 Il volto rosa delle scienze Il volto rosa delle scienze Il volto rosa delle scienze Il volto rosa delle scienze (raccolta di biografie di donne) Classe 3 sez. B di scuola Secondaria

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MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA

UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE PER IL LAZIO ISTITUTO COMPRENSIVO NETTUNO IV

Via Ennio Visca n° 26/B - 00048 NETTUNO (RM) Cod. Mecc. RMIC8D300T distretto 43°

Tel. & Fax 06 9881670 - E-mail [email protected]

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Classe 3 sez. B di scuola Secondaria

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Tina Anselmi (25 marzo 1927 – 1 novembre 2016)

Nata a Castelfranco Veneto il 25 marzo 1927, era figlia di un aiuto farmacista socialista perseguitato dai fascisti mentre la madre gestiva un’osteria. Tina Anselmi frequentò il ginnasio nella città natale e l’istituto magistrale a Bassano del Grappa. Il 26 settembre 1944, i nazistifascisti costrinsero lei e altri studenti a vedere l’impiccagione di 31 prigionieri per rappresaglia: decise così di entrare nella resistenza e diventò staffetta e prese il nome di battaglia “Gabriella” nella brigata “Cesare Battisti” guidata da Gino Sartor, poi passò al comando regionale veneto del corpo volontari della libertà. Finita la Seconda Guerra Mondiale, Tina Anselmi si iscrisse all’Università Cattolica di Milano laureandosi in Lettere e nel frattempo entrò a far parte del Democrazia Cristiana prendendo parte attivamente alla vita del partito. Insegnò alle scuole elementari e contemporaneamente si dedicò all’attività sindacale CGIL e poi CISL (fondata nel 1950). Sul finire degli anni 50, Tina Anselmi venne scelta come incaricata nazionale della Democrazia Cristiana e l’anno successivo venne a far parte del Consiglio Nazionale dello Scudo Crociato. Nel 1968 fu eletta deputata per il partito nella circoscrizione Venezia-Treviso. Nel 1976 venne eletta ministro per il governo Andreotti III come ministro del lavoro e della Previdenza Sociale e contribuì in maniera decisiva alla riforma che portò alla nascita del Servizio Sanitario Nazionale. Nel 1981 venne nominata, durante l’VIII Legislatura, presidente della Commissione di inchiesta sulla loggia massonica P2 di Licio Gelli che si concluse 4 anni dopo Nel 1992 il settimanale satirico “Cuore” la propose come candidata per la presidenza della Repubblica, ricevendo anche il sostegno di un gruppo parlamentare La Rete a votarla. In quell’anno, però, fu costretta a lasciare il Parlamento dopo essere stata inserita da Arnaldo Forlani in un seggio perdente. Nel 1998 Tina Anselmi ricevette l’onorificenza di Dama di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. Nel 2006 un gruppo di blogger la sostenne attraverso una campagna mediatica che prendeva le mosse dal blog “Tina Anselmi al Quirinale”. Nel 2009 le venne assegnato il “Premio Articolo 3” a riconoscimento delle attività svolte nel corso della sua vita, da giovanissima staffetta partigiana a guida esemplare della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Loggia P2. Tina Anselmi morì all’età di 89 anni nella sua città natale, Castelfranco Veneto , il 1° novembre 2016.

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Coco Chanel (19 agosto 1883 – 10 gennaio 1971)

Gabrielle Bonheur, soprannominata “Coco” Chanel, è stata una stilista francese che ha rivoluzionato il mondo della moda. Nata il 19 Agosto 1883 in un ospizio dei poveri a Saumur (Francia)., dopo la morte della madre fu affidata insieme alle due sorelle alle suore del Sacro Cuore presso l’orfanotrofio di Aubazine. Quando compì diciotto anni, Coco iniziò a lavorare come commessa in un negozio di biancheria e maglieria ma il sogno della sua giovinezza era essere un’artista. Infatti mise tutto il suo impegno per realizzarlo lavorando come cantante presso il caffè –concerto di Moulins. Qui le fu dato il soprannome di Coco, sembra dalla canzone “Qui qu’a vu Coco?”. Quando Coco si rese conto che non avrebbe avuto successo nel mondo dello spettacolo, terminò la fase della sua vita piene di feste sfrenate per dedicarsi nell’attività in cui aveva talento : la moda. Incominciò la sua carriera disegnando cappellini di paglia ornati da semplici fiori di raso o singole piume diversi da quelli a cui erano abituate le donne di quell’epoca e aprì un negozio a Parigi per vendere le sue creazioni e in poco tempo l’alta società parigina scoprì il suo talento e le sue creazioni divennero molto popolari. Il suo primo successo dopo i cappellini fu la vendita di un vestito che lei aveva ottenuto trasformando un vecchio maglione e il risultato fu strepitoso e da quel momento confezionò altri vestiti per chiunque li volesse. Nella sua vita privata Coco ebbe varie relazioni ma quello che lei considerò l’amore della sua vita fu Boy Capel ,un industriale che incoraggiò e finanziò il suo lavoro. I due andarono a vivere insieme a Parigi ma non si sposarono mai a causa della diversa estrazione sociale, lei orfana di origini incerte, lui alto borghese. Grazie ai finanziamenti di Capel, Chanel aprì vari negozi prima a Parigi poi anche a Deauville. Coco Chanel ha rivoluzionato la moda: il suo stile si ispirava alla vita comune delle persone che la circondavano: ispirandosi ai marinai al lavoro, realizzò maglioni con lo stesso scollo delle loro maglie. Inoltre ha inventato il tailleur femminile, i pantaloni di alta moda per le donne, il tubino nero (un capo che non costava molto, grazie al quale non era possibile distinguere una persona ricca da una povera per l’abbigliamento), la celebre borsa 2.55 e le spille di camelie. Ha introdotto un look maschile e abiti minimalisti per le donne con un’impronta casual e sportiva che ha consentito loro di liberarsi da abiti frou-frou e capi che non consentivano di camminare e persino respirare a causa dei corsetti. Negli anni ‘20 lanciò la moda del capello corto ma a causa di una fatalità: essendosi bruciata i capelli su un fornello, decise di tagliare il resto. Da quel momento tante donne imitarono il suo taglio. Nel 1921 uscì sul mercato il suo profumo ancora oggi famoso “Chanel N°5”. La fragranza era innovativa, venne realizzato con molecole sintetiche e prese il nome di N°5 in quanto corrispondeva alla quinta essenza scelta da Chanel . Al N°5 seguirono altri profumi. Negli anni ‘30 Chanel si dedicò alla realizzazione di gioielli e dedicò il suo talento anche nelle opere teatrali e cinematografiche e con l'avvento della seconda guerra mondiale chiuse il suo atelier per riaprirlo solo alla fine del conflitto Chanel morì il 10 gennaio 1971 in una camera dell'Hôtel Ritz, all'età di 87 anni e lasciò il suo patrimonio alla fondazione Coga.

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Maria Curie (7 novembre 1867 – 4 luglio 1934)

Maria Sklodowska, meglio nota come Maria Curie, nacque il 7 novembre del 1867 a Varsavia (Polonia), figlia di Wladyslaw Sklodowska e Bronislawa Boguska e ultima di cinque figli. Maria iniziò i suoi studi da autodidatta con il padre e li proseguì poi a Varsavia e infine all’Università della Sorbona a Parigi, laureandosi in fisica e in matematica. Nella famiglia Sklodowska rimasero impressi tre episodi legati all’infanzia di Maria. All’età di 15 anni Maria concluse i suoi studi nel Ginnasio, ottenendo la medaglia d’oro. Per un po’di tempo Maria e sua sorella Bronia, con la quale rimase molto legata, trascorsero momenti di tranquillità e di divertimenti insieme ai parenti. Il rapporto tra Maria e Bronia era così stretto che le due sorelle rimarranno unite fino alla morte. Bronia era esuberante, materna, espansiva e aveva un grande amore verso la sorella; invece Maria era intransigente, chiusa e controllata. Tornata a Varsavia, Maria aderì clandestinamente al Positivismo attraverso un progetto chiamato l’”Università volante”. Maria rifiutò ogni forma di religiosità a 17 anni e nel 1885 cercò lavoro in un’agenzia di collocamento, a causa delle difficoltà economiche della famiglia, e trovò lavoro come governante presso varie famiglie. Dopo il suo primo lavoro, a Maria venne offerto un nuovo posto dagli Zorawski e lei accettò, con uno stipendio più elevato, ma dovette accettare anche di lasciare Varvasia. Dopo un anno di servizio dagli Zorawski accade che il figlio primogenito degli Zorawski, Casimiro, si innamori di Maria. Maria nasconde i suoi sentimenti a tutti fino a che decide che è il momento per il matrimonio con Casimiro, ma i Zorawski si oppongono. Casimiro allora ritornò a Varsavia per proseguire i suoi studi, mentre Maria restò dagli Zorawski fino alla fine del contratto, per aiutare la sorella Bronia. Nel 1891 Maria lasciò il lavoro e si trasferì a Parigi dalla sorella Bronia e dal marito Casimiro Dluski per proseguire i suoi studi. Quindici anni più tardi Maria sarà la prima donna ammessa a insegnare all’Università di Sorbona. Nel 1894 Maria conosce il fisico e matematico parigino Pierre Curie, che lavorava come istruttore di laboratorio nella Scuola di fisica e chimica industriale, dove studia i fenomeni della piezoelettricità. Tra Maria e Pierre nacque una solida amicizia basata sullo studio e sulla ricerca, che saranno le basi del loro matrimonio nel 1895. Maria dedicò la sua vita allo studio del radio e del polonio, presenti in piccole quantità nel pechblenda. Il pechblenda è un minerale radioattivo ed è una delle fonti naturali di uranio. Maria e Pierre notarono che alcune parti del pechblenda sono più radioattive se formati da uranio puro perciò il pechblenda è formato da più elementi. Per questo i coniugi Curie decisero di esaminare varie tonnellate di pechblenda, riuscendo ad isolare una piccola quantità di un nuovo elemento che ha le caratteristiche del tellurio ed è 330 volte più radioattivo dell’uranio. Maria decise di chiamare il nuovo elemento “polonio”, in onore del suo paese di nascita. Dopo i loro studi e le loro scoperte, l’Accademia delle Scienze di Parigi donò ai coniugi Curie un credito di 20.000 franchi per l’estrazione delle materie radioattive. Il 19 aprile del 1906 Maria si trovava in campagna con le figlie mentre Pierre era a Parigi. Pierre stava percorrendo la rue Dauphine quando una carrozza lo travolse e lui morì schiacciato dagli zoccoli e dalle ruote del carro. Fu seppellito nel cimitero di Sceaux, dove riposava sua madre. Maria ottenne da questo lutto la cattedra di fisica generale, che era stata precedentemente occupata dal marito. Durante la prima guerra mondiale Maria diede una mano al fronte con apparecchiature radiografiche per il trattamento dei soldati feriti. Dopo la guerra divenne attiva nella Commissione Internazionale per la Cooperazione Intellettuale, per migliorare le condizioni di vita degli scienziati.

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Maria, negli ultimi anni della sua vita, fu colpita da una forma di anemia aplastica, una malattia contratta a causa dell’esposizione troppo prolungata alle radiazioni. Maria Curie morì nel sanatorio di Sancellemoz il 4 luglio 1934 e tutti i suoi appunti sono stati conservati in scatole piombate per la loro pericolosità e possono essere consultati solo se si indossano abiti di protezione.

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Eleonora Duse (3 ottobre 1858 – 21 aprile 1924)

Eleonora Duse nacque a Vigevano nel 1858 da una famiglia di attori clodiensi e andò in scena fin da bambina interpretando all’età di 4 anni la parte di Cosetta nella rappresentazione teatrale de “I Miserabili” e trascorrendo la sua infanzia con la compagnia girovaga del padre Alessandro Vincenzo Duse e della madre Angelica Cappelletto. Nel 1878 divenne la prima amorosa nella compagnia Ciotti-Belli Blanes e, a soli vent’anni fu a capo di una compagnia con Giacinta Pezzana e si procurò ben presto l’adorazione del pubblico e della critica grazie a importantissime interpretazioni entrando poi a far parte della compagnia di Torino di Cesare Rossi. Negli anni Ottanta Eleonora Duse compì scelte decisive per la sua carriera rielaborando drammi celebri come quelli di Victorien Sardou e di Alexandre Dumas figlio secondo le proprie ideologie e pensieri attraverso i quali rappresentava la borghesia esattamente come risultava nella realtà mettendone a nudo i comportamenti evidenziando l’impossibilità nel provare emozioni sincere in una società nella quale tutto è influenzato dal denaro. Successivamente venne evidenziato come Eleonora Duse visse la sua interiorità femminile in modo alienato, nevrotico attraverso il suo repertorio moderno e di forte richiamo a partire dalla “Cavalleria rusticana” di Giovanni Verga, appartenente al Verismo, fino ad arrivare ai drammi di Victorien Sardou e Alexandre Dumas che provocarono una rivalità con l’attrice francese Sarah Bernhardt. Nel 1884 Eleonora Duse si legò a Arrigo Boito con il quale ebbe una relazione che rimase segreta e durò alcuni anni nonostante i costanti alti e bassi tra loro. Boito durante questa relazione segreta riadattò “Antonio e Cleopatra” per la Duse. Grazie a Boito Eleonora Duse frequentò gli ambienti della Scapigliatura che le fecero arricchire il suo repertorio con i drammi di Giuseppe Giacosa, un amico di Boito. Nel 1890 Eleonora Duse portò sulle scene italiane i drammi di Henrik Ibsen. Prima di incontrare Boito però, Eleonora, si sposò con un attore appartenente alla sua compagnia, Tebaldo marchetti, con il quale ebbe una figlia di nome Enrichetta. Nonostante la bambina nata da questo legame, i due si separarono vista l’infelicità tra loro. Nel 1909 Eleonora Duse abbandonò successivamente il teatro e recitò nel suo unico film “Cenere” e, in suo onore, venne cambiato il nome al teatro Brunetti di Bologna che venne chiamato Teatro Duse. Pochi mesi prima della sua morte soggiornò nella villa dell'armatore Riccardo Garré e, successivamente, morì a Pittsburgh durante la sua ultima tournée statunitense il 21 aprile 1924; lasciò scritto di voler essere sepolta nel cimitero di Sant’Anna ad Asolo, località nella quale alloggiava spesso. La Duse, inoltre, lasciò scritto anche di voler essere sepolta rivolta verso il Monte Grappa in onore dei soldati che ella stessa assistette durante la Prima Guerra Mondiale. Durante la sua vita, Eleonora Duse, incontrò Gabriele D’Annunzio, il quale più volte tentò invano di conquistarla. D’annunzio non si arrese nel tentativo di conquistarla e, per questo motivo, le scrisse una dedica (Alla divina Eleonora Duse) in un esemplare delle sue “Elegie Romane”. A seguito della pubblicazione di quest’opera la Duse volle incontrare D’Annunzio. Nel 1894 la Duse incontrò nuovamente D’Annunzio a Venezia e tra i due nacque un legame sentimentale e artistico che durò una decina di anni e contribuì in modo determinante alla fama di D’Annunzio in quanto la Duse portò sulle scene i drammi dannunziani spesso finanziandone lei stessa la produzione e la realizzazione. Durante questi dieci anni passati insieme si alternarono spesso crisi e rotture fino alla rottura definitiva nel 1896 quando D’Annunzio preferì Sarah Bernhardt per la prima rappresentazione francese de La ville morte.

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Dopo l’allontanamento dei due, D’Annunzio pubblicò il romanzo “Il Fuoco” che raccontava della relazione tra lui e la Duse ma questo romanzo venne ripetutamente criticato dagli ammiratori della Duse.

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Amelia Earhart (24 luglio 1897 – 2 luglio 1937)

Nata il 24 luglio 1897 in Kansas, Amelia Earhart nel 1914 decise di frequentare i corsi per diventare un’infermiera, che la porteranno a prestare servizio in una base militare in Canada durante la I Guerra Mondiale. Nel 1920 partecipò ad una manifestazione aeronautica presso il Daugherty Airfield a Long Beach in California e lì salì per la prima volta su un biplano. Lì cominciò la sua passione per il volo: iniziò a frequentare lezioni di volo e di lì a un anno acquistò un biplano. Numerosi i primati da lei conseguiti nel volo: nell’aprile 1928 è la prima donna a attraversare l’Atlantico; l’8 aprile 1931 stabilì il record mondiale di altitudine, raggiungendo i 5613 metri; all’inizio del 1932 fu la prima donna a compiere una trasvolata in solitaria; il 24 agosto 1932 fu la prima donna ad attraversare in volo gli Stati Uniti senza scalo; fu anche la prima aviatrice ad attraversare il Pacifico. All’inizio del 1936 La Earhart iniziò a pianificare il giro del mondo in aereo e nel luglio 1937 iniziò questa impresa. Durante il tentativo di compiere il giro del modo la Earhart scomparve senza lasciare traccia nonostante fossero iniziate subito le operazioni di soccorso che durarono per molto tempo.

Artemisia Gentileschi (8 luglio 1593 – 31 gennaio 1654)

Artemisia Gentileschi nacque l’8Luglio 1593 a Roma. La ragazza, fin da piccola assunse il cognome Gentileschi per distinguersi dal suo fratellastro Aurelio, che successivamente divenne pittore. Essa, fin da giovane si esercitò nell’arte e nella pittura, dimostrando immediatamente una

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grande tenacia e abilità; affinò il proprio stile presso la bottega paterna, e superò in poco tempo anche gli altri apprendisti di Orazio. Negli anni successivi Artemisia crebbe circondata dalle opere di artisti che in quegli anni stavano lavorando a Roma ed in particolar modo dei capolavori di Caravaggio, il quale conosceva il padre della ragazza poiché spesso prendeva degli attrezzi per il lavoro proprio dalla sua bottega. La pittrice, essendo una donna, non poteva frequentare le usuali scuole d’arte e poté migliorare il proprio stile da autodidatta e studiando i lavori realizzati dallo stesso Caravaggio. A dimostrare la forte influenza della pittura caravaggesca nei lavori di Artemisia Gentileschi, ci fu la realizzazione a diciassette anni del quadro «Susanna e i vecchioni», probabilmente completato grazie all’aiuto del padre.

Fabiola Gianotti (29 ottobre 1960 – vivente)

Fabiola Gianotti è una rinomata fisica italiana che ha vinto numerosi premi. Nata a Roma il 29 ottobre 1960, è considerata una delle migliori ricercatrici italiane. Si è laureata in fisica con indirizzo sub-nucleare nel 1984 presso l'Università di Milano dove ha svolto un dottorato di ricerca sulle particelle elementari.

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Nel 1987 divenne membro del CERN, che è l'organizzazione europea per la ricerca nucleare nonché il più grande laboratorio scientifico al mondo di fisica delle particelle. Qui ha partecipato a una lunga serie di esperimenti nell'ambito dell'accelerazione delle particelle (tra cui UA 2 al Super Proton Synchrotron e ALEPH al LEP) e ha avuto un ruolo fondamentale nell'esperimento ATLAS già dalla sua nascita, nel 1992, coordinandone i lavori dal 1999 al 2003 e poi di nuovo dal 2009 al 2013. Nel 2012 proprio Fabiola Gianotti ha annunciato al mondo la scoperta del bosone di Higgs,

la "particella di Dio", dopo 20 anni di esperimenti. ATLAS è considerato l'esperimento scientifico più grande mai realizzato al quale hanno collaborato oltre 3000 scienziati di tutto il mondo. L'analisi della Gianotti indica che la funzione di Higgs è entrata in azione dopo un centesimo di miliardesimo di secondo dallo scoppio del Big Bang. Tale processo ha dato vita a varie particelle di cui alcune composte da massa ed altre completamente prive. Inoltre fa riferimento alla composizione della materia e alle energie che stimolano la funzione delle particelle, come ad esempio il fotone che viaggia alla velocità della luce ed è totalmente privo di massa e composto da pura energia. L'esperimento ha voluto mettere in risalto una scoperta fondamentale a riguardo, ovvero che tale processo scaturiva dalle diverse interazioni che le particelle manifestavano con il bosone. Peter Higgs l'ha voluta al suo fianco nel 2013 quando gli è stato assegnato il premio Nobel per la fisica grazie all'intuizione sulla "particella di Dio", verificata anni dopo grazie agli esperimenti del CERN. La Gianotti quindi è stata una figura rappresentativa nell'ambito della fisica e della ricerca tanto da entrare a far parte del comitato consultivo per la Fisica al Fermilab negli USA. Non solo, ha svolto il medesimo ruolo anche presso delle Accademie prestigiose, in particolare per il gruppo di scienze fisiche. Questi importanti incarichi durante l' arco della sua carriera l'hanno portata anche ad assumere il ruolo di professore onorario all'Università di Edimburgo. Nel 2014 è stata scelta sempre dal consiglio CERN per svolgere l' incarico di direttore generale. La fisica è nota per essere stata la prima donna ad aver ottenuto questi importanti incarichi nel corso del suo avanzamento professionale. E quindi, Fabiola Gianotti è ufficialmente Direttore Generale del CERN dal 2016. Tra le sue passioni, oltre la fisica si trova anche l'amore per il pianoforte. Infatti, essa si è diplomata per lo studio di questo strumento presso il Conservatorio di Milano. Ha anche affermato di essere credente spiegando che lo studio della natura e della sua eleganza le suggerisce che sia tutto frutto di una "mente intelligente ordinatrice", affermando allo stesso tempo che la fede e la scienza possono essere compatibili semplicemente se vengono poste su due piani differenti.

Margherita Hack (12 giugno 1922 – 29 giugno 2013)

Nata a Firenze il 12 giugno 1922, figlia di padre protestante e madre cattolica entrambe i quali hanno abbandonato la propria religione per aderire alla Società Teosofica Italiana. I genitori le

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trasmettono i valori fondamentali di libertà e giustizia e la scelta vegetariana mentre per il resto non la condizionano, tanto che lei prende presto la via di un rigoroso ateismo. Compiuti gli studi presso il Liceo Classico “Galileo” di Firenze senza sostenere gli esami di maturità a causa della guerra, si laureò in fisica nel 1945 con una tesi di astrofisica sulle Cefeidi, realizzata presso l’osservatorio di Arcetri quando ne era direttore Giorgio Abetti, che per lei restò sempre un modello di scienziato. In gioventù la praticato vari sport, pallacanestro e atletica leggera ed è stata campionessa di salto in alto e in lungo nei campionati studenteschi. Nel 1944, sebbene inizialmente contraria al matrimonio religioso per il suo ateismo, ha sposato in chiesa il letterato Aldo De Rosa, suo compagno di vita fino alla sua morte avvenuta il 29 giugno 2013. Notevole è stata la sua attività scientifica: professore ordinario di astronomia all’Università di Trieste dal 1964 al 1992; prima donna italiana a dirigere l’Osservatorio Astronomico di Trieste dal 1964 al 1987; direttore del Dipartimento di Astronomia dell’Università di Trieste dal 1985 al 1991 e dal 1994 al 1997; membro dell’Accademia dei Lincei. Ha lavorato presso numerosi osservatori americani ed europei ed è stata per lungo tempo membro dei gruppi di lavoro dell’ESA e della NASA. In Italia, con un’intensa opera di promozione ha ottenuto che la comunità astronomica italiana espandesse la sua attività nell’utilizzo di vari satelliti giungendo ad un livello di rinomanza internazionale. Ha pubblicato numerosi lavori originali su riviste internazionali e numerosi libri sia divulgativi sia a livello universitario, centinaia di libri scientifici, testi universitari e libri di grande successo, ha fondato anche varie riviste. Nel 1995 ha ricevuto il Premio Internazionale Cortina Ulisse per la divulgazione scientifica. Pur contraria alla costruzione di centrali nucleari in Italia, fu invece favorevole alla ricerca sul nucleare sottolineando anche la necessità di sviluppare al massimo le energie rinnovabili per soddisfare parte del fabbisogno energetico. Margherita Hack ha svolto anche una notevole attività sociale e politica candidandosi più volte alle elezioni politiche anche se ogni volta che è stata eletta ha rinunciato per proseguire la sua attività scientifica. Margherita Hack ha ricevuto varie onorificenze come il titolo di Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della repubblica Italiana, la medaglia d’oro ai benemeriti della scienza e della cultura, la Civica benemerenza del Comune di Trieste. L’Unione Astronomica Internazionale le ha intitolato un asterioide denominato “8558 Hack”.

Nilde Iotti: prima Presidente della Camera (10 aprile 1920 – 4 dicembre 1999)

Leonilde Iotti, detta Nilde, è stata la prima donna nella storia dell’Italia repubblicana a ricoprire una delle tre massime cariche dello Stato, la Presidenza della Camera dei Deputati, dal 1979 al 1992.

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Figlia di un ferroviere e sindacalista socialista, Egidio, licenziato a causa del suo impegno politico, visse gli anni dell’adolescenza in una situazione di forti difficoltà economiche. Rimase orfana del padre nel 1934 e poté proseguire gli studi grazie a borse di studio che le permisero di iscriversi all’Università Cattolica di Milano, dove si laureò in lettere nel 1942. Insegnò in alcune scuole tecniche della sua provincia natale fino al 1946 fino a quando decise di lasciare l’insegnamento per occuparsi di politica, spinta anche dal suo spirito profondamente antifascista. Dopo l’8 settembre 1943 si avvicinò al PCI e partecipò alla Resistenza, svolgendo inizialmente la funzione di porta-ordini, aderendo poi ai Gruppi di difesa della donna, formazione antifascista del PCI, diventando organizzatrice e responsabile. Fu presidente dell’Unione Donne Italiane di Reggio Emilia e nella primavera del 1946 fu eletta nel Consiglio comunale della città di Modena come indipendente nelle fila del PCI, a cui aderì dopo poco, e nel giugno dello stesso anno fu eletta all’Assemblea Costituente nella quale fece parte della Commissione dei 75 della Camera dei Deputati incaricata della stesura della Costituzione. Rieletta nel 1948 alla Camera dei Deputati, rimase a Montecitorio fino al 1999 e per lungo tempo presiedette l’Assemblea, fu infatti eletta Presidente della Camera dei Deputati dal 1979 al 1992. Nel 1987 ottenne un incarico di governo con mandato esplorativo da parte del Presidente della Repubblica Cossiga, anche se senza esito, e fu la prima donna ed esponente comunista ad arrivare molto vicino alla Presidenza del Consiglio. Nel 1991, a seguito di indiscrezioni riguardanti una sua eventuale nomina a senatrice a vita, fece sapere di non essere interessata, preferendo rimanere Presidente della Camera. Nel 1992 fu candidata alla presidenza della Repubblica. Durante la sua vita ricoprì numerosi incarichi di prestigio come la presidenza della Commissione bicamerale per le riforme istituzionali dal marzo 1993 al 7 aprile 1994, la presidenza della Delegazione italiana presso l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (1996-1999), di cui fu anche vicepresidente. Il 18 novembre 1992 rinunciò a tutti gli incarichi a causa di gravi problemi di salute e la Camera dei Deputati accolse le sue dimissioni con un lunghissimo applauso. Morì pochi giorni dopo le sue dimissioni il 4 dicembre 1992, per arresto cardiaco, alla clinica Villa Luana di Poli, vicino Roma. I suoi funerali furono tenuti con rito civile secondo le sue disposizioni, poiché era atea, e fu sepolta presso il cimitero del Verano di Roma.

Rita Levi-Montalcini (22 ottobre 1909 – 30 dicembre 2012)

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Rita Levi-Montalcini nacque in una famiglia ebrea, figlia di Adamo Levi, ingegnere elettrotecnico e matematico, e della pittrice Adele Montalcini, ed ebbe tre fratelli: la sorella gemella Paola, nota pittrice, Gino, scultore e architetto noto negli anni ‘30, e Anna. In merito alla propria educazione familiare, Rita Levi Montalcini scrisse: “La mancanza di complessi, una notevole tenacia nel perseguire la strada che ritenevo giusta e la noncuranza per le difficoltà che avrei incontrato nella realizzazione dei miei progetti, lati del carattere che ritengo di aver ereditato da mio padre, mi hanno enormemente aiutato a far fronte agli anni difficili della vita. A mio padre come a mia madre debbo la disposizione a considerare con simpatia il prossimo, la mancanza di animosità e una naturale tendenza a interpretare fatti e persone dal lato più favorevole. Questo atteggiamento, che si manifestò anche più spiccatamente in mio fratello Gino, mi colpì sin dall'infanzia e determinò, almeno in parte, l'incondizionata ammirazione che avevo nei suoi confronti”. Entrambi i genitori erano molto colti e instillarono nei figli il proprio apprezzamento per la ricerca intellettuale. Trascorse l'infanzia e l'adolescenza in un ambiente sereno, sebbene dominato da una concezione tipicamente vittoriana dei rapporti con i genitori e dei ruoli femminili e maschili e dalla forte personalità del padre convinto che una carriera professionale avrebbe interferito con i doveri di una moglie e di una madre. Nonostante l'opinione del padre, nell'autunno del 1930 decise di studiare medicina all'Università di Torino; la scelta di medicina fu determinata dal fatto che in quell'anno si ammalò e morì di cancro la sua amata governante Giovanna Bruatto. All'età di vent'anni entrò nella scuola medica dell'istologo Giuseppe Levi (padre di Natalia Ginzburg), dove cominciò gli studi sul sistema nervoso che avrebbe proseguito per tutta la vita. Ebbe come compagni universitari due futuri premi Nobel, Salvador Luria e Renato Dulbecco. Tutti e tre furono studenti di Giuseppe Levi, verso il quale si sentirono in debito per la formazione in scienze biologiche e per aver insegnato loro come affrontare i problemi scientifici in modo rigoroso. Nel 1936 il rettore dell'Università di Torino, Silvio Pivano, le conferì la laurea in Medicina e Chirurgia con 110 e lode; successivamente si specializzò in neurologia e psichiatria, ancora incerta se dedicarsi completamente alla professione medica o allo stesso tempo portare avanti le ricerche in neurologia. Rita Levi-Montalcini è stata nominata senatrice a vita dal Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi il 1º agosto del 2001. Oltre al premio Nobel, ha ricevuto numerosi altri riconoscimenti fra i quali cinque lauree honoris causa: dall'università di Uppsala, dal Weizmann Istitute di Israele, dalla Saint Mary University e dalla Constantinian University (USA), dall’Università di Bicocca (Milano), dal Politecnico di Torino Nel 1963 è stata la prima donna scienziata a ricevere il Premio Max Weinstein, donato dallo United Cerebral Palsy Association per contributi eccezionali nel campo della ricerca neurologica. Ha ricevuto il William Thomson Wakeman Award dalla National Paraplegia Foundation (1974), il Lewis S. Rosentiel Award per il notevole lavoro nella ricerca medica dalla Brandeis University (1982), il Louisa Gross Horwitz Prize of Columbia University (1983), l'Albert Lasker Basic Medical Research Award (1986). È stata membro dell’Aamerican Academy of Art and Sciences e dell’Accademia Nazionale delle Scienze Ha vinto inoltre il Premio internazionale Saint-Vincent e il premio Feltrinelli e figura anche tra i membri onorari del CICAP fin dalla sua fondazione ed è Membro dell'Albo d'Onore della UNINTESS di Mantova. Il 30 settembre 2009, per i suoi studi sul sistema nervoso, ha ricevuto il Wendell Krieg Lifetime Achievement Award, riconoscimento internazionale istituito dalla più antica associazione internazionale dedicata allo studio del sistema nervoso, il Cajal Club È diventata anche Presidente Onorario del Comitato Nazionale della Bioetica. Rita Levi-Montalcini muore il 30 dicembre 2012, all'età di 103 anni, nella sua abitazione romana nel viale di Villa Massimo, nei pressi di Villa Torlonia .Il 31 dicembre viene allestita la camera ardente presso il Senato e il giorno seguente la salma viene trasferita a Torino, accolta da una breve cerimonia privata con rito ebraico. Il 2 gennaio 2013 si svolgono i funerali in forma pubblica. Dopo la

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cremazione le sue ceneri sono state sepolte nella tomba di famiglia nel campo israelitico del Cimitero monumentale di Torino.

Madre Teresa di Calcutta: la madre degli ultimi (26 agosto 1910 – 5 settembre 1997)

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Nata a Skopje in Kosovo (il suo vero nome era Anjeze Gonxhe Bojaxiu), è stata una religiosa albanese di fede cattolica , naturalizzata indiana, fondatrice della Congregazione religiosa delle Missionarie della Carità. Il suo ruolo instancabile tra le vittime della povertà a Calcutta in India l’ha resa una delle persone più famose al mondo e le valse numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Nobel per la Pace nel 1979. Proclamata beata da papa san Giovanni Paolo II il 19 ottobre 2003, è stata proclamata santa da papa Francesco il 4 settembre 2016. Rimasta orfana di padre da bambina, frequentò assiduamente la parrocchia del Sacro Cuore di Skopje e nel 1928, a 18 anni, decise di prendere i voti entrando come aspirante nelle Suore di Loreto, un ramo dell’istituto della beata Vergine Maria, che svolgeva attività missionarie in India. Inviata inizialmente in Irlanda, nel gennaio 1929 giunse in India e si recò alle pendici dell’Himalaya per completare la sua preparazione. Qui si fermò due anni, studiando le lingue inglese e bengali e insegnando nella scuola annessa al convento svolgendo anche un'attività come aiuto-infermiera che la mise in contatto con la realtà dei malati e dei poveri. Il 24 maggio 1931, prese i voti temporanei, assumendo il nome di Maria Teresa. Presi i voti, si recò a Calcutta dove insegnò per 17 anni presso il collegio cattolico di Saint Mary’s High School, frequentato soprattutto dalle figlie dei coloni britannici. Nel 1937 pronunciò i voti perpetui, diventando per tutti Madre Teresa, e tornò a Calcutta dove nel 1944 divenne direttrice della scuola. Nell’agosto 1946 Madre Teresa uscì dal collegio per cercare cibo e rimase impressionata dalla devastazione che ebbe modo di vedere iniziando una profonda riflessione interiore che la portò a una svolta decisiva nella sua vita. Madre Teresa decise quindi di uscire dal convento e mettersi al servizio dei "più poveri tra i poveri”. Dovette comunque aspettare due anni per convincere le consorelle e l'arcivescovo di Calcutta, e ottenere le approvazioni necessarie vincendo le numerose resistenze che incontrò. Nel 1948 ebbe infine l’autorizzazione dal Vaticano ad andare a vivere da sola nella periferia di Calcutta, a condizione che continuasse la vita religiosa. Lo stesso anno prese anche la cittadinanza indiana, evidenziando così la profondità del suo legame con le persone che voleva servire. Recatasi per un breve periodo presso le suore di Patna per acquisire nozioni sanitarie, tornò a Calcutta e alla fine del 1948 cominciò la sua missione al servizio dei poveri trasferendosi a vivere nello slum di Motijhil dedicandosi all’insegnamento e all’assistenza dei bambini poveri sella zona. Affiancata da un gruppo di volontari e aiutata da uno di questi, nel febbraio 1949 si trasferì in una casa decidendo di dedicare una stanza all’assistenza dei malati e dei moribondi dopo aver visto morire per strada una donna. Nel 1950 fondò la congregazione delle Missionarie della carità, il cui compito era prendersi cura dei “più poveri dei poveri” e di tutti coloro che si sentivano non voluti, non amati, un peso per la società. Come divisa dell’ordine da lei fondato scelse un semplice sari bianco a strisce azzurre. Cresciuto rapidamente il numero dei seguaci di madre Teresa, l’Ordine si spostò in una nuova sede messa a disposizione dall’arcidiocesi di Calcutta, tittora casa madre dell’Ordine. Nel 1952 inaugurò la “Casa Kalighat per i morenti” per offrire cure e assistenza ai numerosi malati rifiutati dagli ospedali cittadini. Le persone portate all’ospizio venivano assistite e avevano, nel caso, la possibilità di morire con dignità secondo i riti della propria fede. Gli inizi tuttavia furono difficili, non mancando resistenze e sospetti di proselitismo. Superate le diffidenze, però, la struttura venne sostenuta ed appoggiata sia da volontari sia da persone di diverse fedi. Nel 1957 Madre teresa decise di dedicarsi anche alla piaga della lebbra e cominciò ad assistere e curare alcuni lebbrosi aprendo un centro per i malati di lebbra a Tigarah, alla periferia di Calcutta, nel 1958. Nel 1961ricevette dal Governatore del bengala un terreno a circa 300 km. Da Calcutta dove realizzò la “Città della pace”, dove i lebbrosi potevano vivere e lavorare, coltivando campi, allevando animali e volgendo attività di artigianato. Nel febbraio 1965 papa Paolo VI concesse alle Missionarie della Carità la possibilità di espandersi anche fuori dall’India e così furono aperte case in Venezuela, nello Sri Lanka, in America, Africa,

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Asia e Europa. Negli anni ’80 del Novecento nacque l’amicizia con papa Giovanni Paolo II e grazie all’aiuto del papa Madre Teresa riuscì ad aprire tre case a Roma e altre 50 case sparse in tutti i continenti. Nel 1979 Madre Teresa ottenne il Premio Nobel per la Pace. Dalla fine degli anni ’80 le condizioni di salute di Madre Teresa andarono peggiorando: già affetta da artite reumatoide, nel 1989 ebbe un infarto, nel 1991 si ammalò di polmonite, nel 1992 ebbe ancora problemi cardiaci, nel 1993 contrasse la malaria e nel 1996 cadde rompendosi una clavicola. Il 13 marzo 1997 lasciò definitivamente la guida delle Missionarie della Carità e mosì a calcutta il 5 settembre 1998.

Malala Yousafzai: la paladina dell’istruzione ( 12 luglio 1997 – vivente)

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Malala Yousafzai è una semplice ragazza pakistana alla quale hanno assegnato il premio Nobel per la pace per il suo impegno nell’affermazione dei diritti civili e per il diritto all’istruzione. Nata il 12 luglio 1997, Malala trascorre la prima parte della sua vita con tranquillità fino a quando i Talebani non prendono il potere nel suo Paese e tutto cambia, soprattutto per le donne perché il loro diritto allo studio e al lavoro viene messo in discussione. All’inizio del 2009 Malala inizia a scrivere un blog nel quale commenta e discute il regime talebano che era contrario ai diritti delle donne; al fine di nascondere la propria identità si firma con un falso nome, “Gul Makai”. Successivamente, Malala e la sua famiglia vengono a sapere che i Talebani l’avevano minacciata di morte e nell’ottobre del 2012, mentre stava tornando a casa da scuola in autobus, subisce un attentato e i proiettili le colpiscono la parte sinistra della testa fino al collo. Rimasta gravemente ferita, Malala viene portata immediatamente all’ospedale dove viene operata e poi trasferita con tutta la sua famiglia a Birmingham, nel Regno Unito, dove viene sottoposta ad ulteriori cure. Purtroppo però i Talebani la minacciano nuovamente facendole arrivare un biglietto con sopra scritto che qualora fosse riuscita a sopravvivere sarebbe stata di nuovo oggetto di attentati. Malala però non si arrende, continua a lottare per i suoi diritti e i diritti di tutte le donne e il 12 luglio 2013, giorno del suo sedicesimo compleanno, parla al Palazzo di Vetro, sede dell’ONU , lanciando un appello per l’istruzione delle bambine e dei bambini di tutto il mondo e nell’ottobre 2014 riceve il Premio Nobel per la Pace, diventando la persona più giovane a ricevere un premio di importanza così elevata.

Angela Merkel: la prima donna cancelliera (17 luglio 1954 – vivente)

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Nata ad Amburgo il 17 luglio 1954, figlia di un pastore luterano e di un’insegnante di inglese e latino, a pochi giorni dalla nascita si trasferisce con la famiglia a Quitzow, piccolo paesino di 300 abitanti nella regione di Prignitz, nel Brandeburgo (Repubblica Democratica Tedesca) dove il padre aveva ricevuto il suo primo incarico di pastore dopo gli studi teologici ad Amburgo. Conseguita la laurea nel 1978, si interessa attivamente alla politica dalla fine del 1989 quando ormai il regime comunista è finito. Dopo averi inizialmente con scarso interesse alla PDS (partito del socialismo democratico) nato nella Germania dell’est nel 1989, aderisce al Demokratischer Aufbruch (“Risveglio democratico”) che alcuni mesi dopo si allea con la CDU per le prime elezioni libere nella Germania dell’est. Da questo momento la sua carriera politica sarà in rapida ascesa: prima è portavoce dell’ultimo governo della Germania dell’est, poi diventa deputata del Bundestag, ministro per le Donne e la Gioventà. Ministro dell’Ambiente, segretario generale e poi presidente del partito nell’aprile 2000 (la prima donna a ricoprire tale carica) e del gruppo parlamentare della CDU. La sua elezione a presidente della CDU suscitò molta sorpresa per la sua fede evangelica e le sue origini protestanti mentre la maggioranza del partito è composto da uomini conservatori e con forti radici cattoliche. Dopo le elezioni del 2005 Angela Merkel è diventata il nuovo Cancelliere tedesco e da allora è sempre stata rieletta a tale incarico. Filoamericana, nel 2002 si è espressa a favore della politica americana in Iraq e ha sostenuto una serie di riforme sul sistema economico e sociale tedesco: ha promosso cambiamenti nelle leggi che regolano il lavoro, ha favorito un rapido abbandono dell’energia nucleare.

Ada Natali: la prima sindaca d’Italia (5 marzo 1898 – 27 aprile 1990)

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Ada Natali nasce il 5 marzo 1898 a Massa Fermana (Ascoli Piceno). Nel 1916, all'età di 18 anni, si diploma alle magistrali ed inizia a fare l'insegnante. Nella zona dove visse era conosciuta ed è ricordata coma la "Maestra Ada", perché la partigiana e politica è sempre stata prima di tutto la maestra del paese, quella che nel pomeriggio faceva il giro per le strade a controllare che i ragazzini studiassero e li prendeva a scappellotti se baravano, che andava a insegnare a leggere e a scrivere ai contadini analfabeti. E' stata sindaco per il Pci: dal 1946 al 1959. Comunista ma anche cattolica praticante perché mantiene i rapporti con la chiesa locale, con i sacramentini e con il santuario del Santissimo Crocifisso di Mogliano, al quale elargiva consistenti contributi. Ada era figlia di Giuseppe Natali, il sindaco socialista ridotto in fin di vita dalla squadracce fasciste nel 1922; la madre, Argia Germani, ne morì poco dopo di dolore e Ada viene mandata al confino in una frazione montana di Roccafluvione. Nel 1936 chiede di essere avvicinata a Macerata per poter continuare gli studi. Viene trasferita ad Appezzana di Loro Piceno, una località dove non c'erano ancora le strade, sempre controllata a vista dai Carabinieri. A piedi si trasferiva a Passo Loro dove poteva prendere il pullman per recarsi a Macerata per sostenere gli esami. Benché abbia passato quasi tutta la vita a Massa Fermana, pochi sanno che Ada era anche laureata in Giurisprudenza. Partecipa anche a due battaglie durante la Liberazione: Pian di Pieca e San Ginesio. Ma per Ada, le battaglie non finiscono con la Liberazione e tanto meno con l’elezione a sindaca, per il Pci, nel 1946, e a deputata nelle liste del Fronte popolare (Pci-Psi) nel 1948. Nel 1946, in qualità di Sindaco, inventa le colonie per bambini a Massa Fermana ma solo come pretesto per dare un piatto di minestra ai bambini delle famiglie più povere. Nel 1948 Palmiro Togliatti, allora Segretario generale del Partito comunista, la spedisce in Unione Sovietica, unica donna delle delegazioni che instaurarono regolari rapporti diplomatici con la potenza comunista vincitrice. Nel 1953 Togliatti la manda anche in Sicilia per avviare una politica attiva delle donne nelle istituzioni perché Ada si è sempre battuta per i diritti femminili. Dopo la guerra è stata processata più di una volta perché le sue battaglie davano fastidio: negli anni Cinquanta si è battuta perché le operaie delle fabbriche marchigiane di cappelli ottenessero regolari contratti di lavoro. Si racconta che ordinò ai dipendenti del comune di raccogliere la legna nel bosco che circondava il convento dei frati francescani, perché le operaie riunite in assemblea permanente, potessero scaldarsi. E così viene denunciata e processata. A difenderla una squadra di avvocati capeggiata da Umberto Terracini, ex presidente dell’Assemblea costituente. Ada ancora una volta viene assolta. Poi, per tentare di salvare una Natività del pittore rinascimentale marchigiano Vincenzo Pagani (l’opera era stata abbandonata dalla Soprintendenza), vende alcuni oggetti di scarso valore storico e artistico. L’opposizione al Consiglio comunale la denuncia con l'accusa di alienazione di oggetti artistici comunali. Processata, è assolta con formula piena. Ritiratasi a vita privata, mantiene i rapporti con il movimento femminile e con alcuni parlamentari come Arturo Colombi, Amendola, Ingrao, Ugo Pecchioli, Nilde Iotti e altri. Negli ultimi anni della sua vita si spostava, anche se a fatica per le sue non buone condizioni fisiche, dovute ad una grave forma di artrosi, tra Massa Fermana e Montappone per dare da mangiare ad un numero enorme di gatti dei quali era diventata la protettrice. Non si è mai allontanata da Massa Fermana dove è vissuta fino al 27 aprile 1990; oggi riposa accanto ai genitori nel cimitero di Massa Fermana. Alla sua morte numerose sono state le testimonianze pervenute da diverse località d'Italia ed in particolare dalla Presidenza della Camera dei Deputati. Non dovrebbero ricordarla solo i paesani (ad Ada Natali è stata initolata una via a Massa Fermana) perché quello di Alda Natali, primo Sindaco donna d’Italia, è un esempio unico di impegno civile e politico per la rinascita dell’Italia dopo la seconda guerra mondiale.

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Florence Nightingale: la “signora con la lanterna” (12 maggio 1820 – 13 agosto 1910)

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Florence Nightingale nacque a Firenze il 12 maggio del 1820 da una famiglia benestante. Nonostante le donne non potessero lavorare in ospedali, Florence vi andò lo stesso durante la Guerra di Crimera. Florence Nightingale e un team di esperti medici, migliorarono notevolmente le condizioni igieniche dell’ospedale in cui si trovavano riducendo notevolmente il numero di decessi. Nel 1860 fondò l’ospedale “San Tommaso” e la scuola di addestramento per infermieri degli usignoli. Florence Nightingale fu un’ “eroina” venerata nel tempo e morì il 13 agosto 1910.

Rosa Parks: la donna che cambiò la storia con un

“no” (4 febbraio 1913 – 24 ottobre 2015)

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Rosa Parks nacque il 4 febbraio 1913. Questa donna viene ricordata come attivista dei diritti civili perché fu capace di dire “no” a un autista di un bus di Cleveland. Il 1 ° dicembre 1955, dopo una lunga giornata di lavoro in un grande magazzino di Montgomery dove lavorava come sarta, Rosa Parks salì sul bus di Cleveland Avenue per andare a casa. Prese posto nella prima delle numerose file destinate ai passeggeri "colorati". Il codice della città di Montgomery richiedeva che tutti i trasporti pubblici fossero separati e che i conducenti di autobus disponessero dei "poteri di un ufficiale di polizia della città mentre erano in carica per qualsiasi autobus al fine di attuare le disposizioni" del codice. Durante la corsa di un autobus i conducenti dovevano fornire sistemazioni separate ma uguali per i passeggeri bianchi e neri assegnando i posti. ai passeggeri bianchi nella parte anteriore dell'autobus e ai passeggeri afroamericani nella parte posteriore. Mentre il bus stava continuando il suo percorso, iniziò a riempirsi di passeggeri bianchi. Alla fine, l'autobus fu pieno e l'autista si accorse che diversi passeggeri bianchi stavano in piedi nel corridoio. L'autista dell'autobus allora fermò l'autobus e chiese a quattro passeggeri neri di rinunciare ai loro posti spostando in dietro il cartello che separava nell’autobus i posti per i bianchi da quelli per i neri. L'ordinanza degli autobus della città non specificava all'autista il diritto di chiedere a un passeggero di lasciare un posto a chiunque, indipendentemente dal colore, tuttavia i conducenti di autobus di Montgomery avevano adottato l'abitudine di spostare indietro il cartello che separa i passeggeri in bianco e nero e, se necessario, chiedere ai passeggeri neri di rinunciare ai loro posti per i passeggeri bianchi. Se il passeggero nero protestava, l'autista dell'autobus aveva l'autorità di rifiutare il servizio e poteva chiamare la polizia per farli rimuovere. Tre degli altri passeggeri neri sull'autobus di Rosa accettarono le condizioni dell’autista, ma Rosa rifiutò e rimase seduta. L'autista chiese: "Perché non ti alzi?" al che Rosa rispose, "Non credo che dovrei alzarmi in piedi". L'autista allora chiamò la polizia e la fece arrestare. Più tardi, Rosa ricordò che il suo rifiuto non era perché era fisicamente stanca, ma che era stanca di arrendersi. Quella notte, mentre Rosa Parks veniva arrestata e poi rilascita dietro cauzione, cinquanta leader della comunità afroamericana, guidati da Martin Luther King, si riunirono e decisero il boicottaggio di mezzi pubblici di Montgomery, protesta che durò per 381 giorni. Dozzine di autobus restarono fermi per mesi finché nel 1956 non venne abolita la legge che legalizzava la segregazione sui pullman pubblici in Alabama. In conseguenza del suo “no” Rosa Parks ricevette numerose minacce di morte e, non riuscendo più a trovare lavoro all’inizio degli anni ’60 si trasferì a Detroit (Michigan) continuando a lavorare come sarta e dal 1965 al 1988 fu assunta come segretaria di John Convers, membro del Congresso e nel 1999 ottenne la Medaglia d’ro del Congresso. Rosa Parks morì a Detroit il 24 ottobre 2005, all’età di 92 anni.

Le “Streghe della notte”: l’incubo dei Nazisti (Seconda Guerra Mondiale)

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È la storia delle eroiche ragazze-pilota dell’Unione Sovietica che bombardarono le truppe naziste con i loro aerei durante la seconda guerra mondiale. Per bombardare utilizzavano un biplano di legno e tela, il Polikarpov, monomotore biposto, a doppio comando, progettato alla fine degli anni Venti del secolo scorso. I tedeschi lo chiamavano “aereo da granturco”, perché prima della guerra era impiegato per spargere prodotti chimici in agricoltura. Nella sua semplicità era estremamente affidabile, volava in condizioni avverse, quando altri velivoli tecnologicamente più avanzati non riuscivano a mettersi in moto. Fu utilizzato come bombardiere leggero, soprattutto per missioni notturne. Per la sua leggerezza e maneggevolezza, poteva volare a bassa quota e tra i palazzi dei centri abitati. Le notti russe erano rigide e le carlinghe degli aerei erano scoperte, ma, senza alcun timore, le donne-pilota decollavano e “picchiavano duro”. Molte avevano meno di vent’anni. Nell’estate del 1942, nessuno poteva immaginare che a contrastare l’invasione nemica vi sarebbero state studentesse e operaie e quando i Nazisti le scoprirono, le soprannominarono le “Streghe della notte” o “Streghe volanti”. Questa unità di addestramento delle aviatrici sovietiche fu costituita tre mesi dopo l’invasione tedesca in Unione Sovietica. Marina Raskova, l’aviatrice che nell’agosto 1935 aveva partecipato alla prima trasvolata femminile da Leningrado a Mosca, il giorno dopo l’inizio dell’Operazione Barbarossa cominciò a ricevere lettere dalle giovanissime aviatrici russe che chiedevano di essere impiegate in prima linea. La Raskova, si recò presso le Autorità militari, perorando la causa di queste ragazze, che avevano preso il brevetto di volo negli aeroclub, prima della guerra. Le Autorità preposte erano favorevoli, ma il via libera doveva darlo Stalin che aveva qualche riserva. Proprio in quei giorni, alcune aviatrici respinte presero un aereo da caccia e volarono in prima linea. Finalmente arrivò l’autorizzazione e fu stabilito che dal 1° dicembre 1941 tre unità femminile sarebbero state costituite e preparate per le linee di volo. La Raskova programmò e organizzò il gruppo aereo, con l’inserimento delle donne-pilota, delle navigatrici di rotta e delle armiere, dando vita a tre reggimenti: il 586 (caccia bombardieri), il 587 (bombardieri in picchiata) e il 588 (con apparecchi per i bombardamenti “leggeri” notturni). Per incrementare il numero delle missioni, le “Streghe della notte” decisero di raggruppare le specialiste in modo che assistessero tutte insieme l’aereo che atterrava, chiunque lo pilotasse. In questo modo, diventava possibile rifornirlo e riarmarlo in soli cinque minuti. Fino ad allora, infatti, contando soltanto sul proprio armiere e sul proprio meccanico, non era stato loro possibile compiere più di un paio di missioni a notte. Al termine del conflitto, le missioni compiute furono più di 24.000. Trentadue giovani donne-pilota morirono, 23 furono nominate “Eroine” dell’Unione Sovietica, 2“Eroine” della Russia e 1 della Repubblica del Kazakhistan.

Valentina Tereskova: la prima donna nello spazio (6 marzo 1937 – vivente)

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Nacque a Bol'šoe Maslennikovo, nei pressi di Jaroslavl' sul fiume Volga in una famiglia bielorussa, figlia di un carrista caduto durante la Seconda guerra mondiale, e per questo motivo ebbe un'infanzia difficile. Da giovane lavorò in una fabbrica produttrice di pneumatici e successivamente in un'azienda produttrice di fili. Per sette anni ha svolto la professione di sarta e stiratrice all'interno di quest'azienda. Oltre al lavoro ha frequentato corsi serali per diventare tecnica, diploma che ha conseguito nel 1960. Già a partire dal 1955 Valentina Tereškova divenne un'appassionata paracadutista. Grande ammiratrice di Jurij Gagarin, si candidò più volte per frequentare la scuola per aspiranti cosmonauti. Nel 1962 riuscì a partecipare all'esame di assunzione per il primo gruppo di donne cosmonaute; superò con merito l'esame insieme ad altre quattro candidate (Žanna Ёrkina, Tat'jana Kuznecova, Valentina Ponomarëva e Irina Solov'ëva) e iniziò, così, il suo addestramento. A bordo della navicella Vostok 6, Valentina Tereškova il 16 giugno 1963 venne lanciata dal cosmodromo di Bajkonur per una missione nello spazio durata quasi tre giorni interi. La missione effettuò 49 orbite terrestri. Come comandante di una navicella spaziale scelse il nomignolo di Чайка (Čajka, "gabbiano") per i collegamenti via radio. Il 19 giugno Valentina Tereškova atterrò nelle vicinanze di Novosibirsk, dove venne accolta e calorosamente festeggiata dalla folla. Pochi giorni dopo le venne conferita a Mosca un'alta onorificenza, cioè il titolo di Pilota-cosmonauta dell'Unione Sovietica. Del primo gruppo di donne cosmonaute selezionato nel 1962, Valentina Tereškova fu l'unica a volare nello spazio e la sua popolarità fu grande negli anni successivi alla sua impresa spaziale. Le fu dedicato un francobollo nel 1963 e una linea di apparecchi fotografici prodotti dalla sovietica BELOMO dal 1965 al 1974 fu chiamata Čaika dal nomignolo con cui era nota. Nel novembre del 1963 Valentina Tereškova sposò Andrijan Grigor'evič Nikolaev, cosmonauta che aveva partecipato alla missione Vostok 3. Il matrimonio venne celebrato a Mosca e fu seguito con molta enfasi dai media sovietici. Agli sposi venne assegnato un appartamento sul Kutusovskij Prospekt. Nel 1964 nacque la loro figlia Alenka. Successivamente Valentina Tereškova studiò presso l'accademia per ingegneri dell'aeronautica militare sovietica Žukovskij. A maggio del 1966 venne eletta a far parte del Soviet Supremo dell'URSS e a maggio del 1968 divenne presidente del comitato donne dell'Unione Sovietica. Nel 1971 divenne membro del Comitato Centrale del PCUS. A partire dal 1974 fece parte del Presidium del Soviet Supremo e dal 1976 in poi fu vicepresidente della Commissione per l'educazione, la scienza e la cultura dell'Unione Sovietica. Nel 1982 divorziò dal primo marito Andrijan Grigor'evič Nikolaev per sposarsi con Jurij Šapošnikov, del quale è rimasta vedova nel 1999. Nel 1994 venne nominata dal governo russo direttrice del "Centro russo per collaborazione internazionale culturale e scientifica". Nel 2007, in un'intervista, Valentina Tereškova decise di rivelare per la prima volta alcuni drammatici retroscena del suo primo volo orbitale. Il 7 febbraio 2014 ha partecipato alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali di Sochi 2014 portando, insieme ad altre 7 personalità russe, la bandiera olimpica.

Ondina Valle (20 maggio 1916 – 16 ottobre 2006)

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Trebisonda Valle, questo il suo vero nome, nacque il 20 maggio 1916 a Bologna dopo quattro fratelli maschi e cominciò ad essere chiamata “Ondina” dopo che un giornalista sbagliò ascrivere il suo nome chiamandola Trebitonda. Ondina fin da piccola si distinse per la velocità nella corsa, quando a 12 anni vinse i campionati studenteschi contro ragazze più allenate e grandi di lei. L’anno dopo diventa campionessa assoluta e viene convocata in nazionale per partecipare ai Giochi Olimpici di Los Angeles del 1932. Purtoppo non poté prendere parte alle Olimpiadi perché il Vaticano fece pressioni ritenendo sconveniente che una ragazzina di 16 anni, unica donna, compisse il viaggio transoceanico sola tra tutti uomini. Quattro anni dopo, a 20 anni, Ondina partecipa alle Olimpiadi di Berlino 1936: arriva in finale, ce la mette tutta, corre senza mai fermarsi, senza guardarsi intorno, va dritta al suo obiettivo e lo ottiene stabilendo un primato mondiale (11,6 secondi) che sarà battuto solo da Bolt nel 2004. In seguito Ondina porterà a casa ben altre 16 medaglie: una nei 60 m., due nei 100 m., 6 negli 80 m. con ostacoli, una nella staffetta 4x100 m., cinque nel salto in alto, una nel salto in alto da ferma, una nel pentatlon. Dopo le Olimpiadi purtroppo fu costretta a rallentare l’attività agonistica per un problema alla schiena pur continuando a gareggiare fino ai primi anni ’40. Dopo essersi sposata si trasferì a L’Aquila dove morì il 16 ottobre 2006.