Il valore economico della bici nelle Regioni · 2018. 2. 9. · con la media europea, dove questo...
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Il valore economico della bici nelle Regioni
L’A Bi Ci - Rapporto Legambiente sull’economia della bici in Italia e sulla ciclabilità nelle città1 - realizzato
in collaborazione con VeloLove e GRAB+ - ha presentato una inedita e innovativa analisi sul valore
economico della bicicletta nel nostro Paese. E’ stato evidenziato che Il settore del cicloturismo in Italia,
movimenta attualmente 2.050.000.000 euro/anno. L’insieme degli spostamenti a pedali (al netto delle
vacanze in bici) è invece capace di generare un fatturato annuo di 4.156.587.766 euro frutto della somma
delle seguenti voci:
€ 1.161.540.000 mercato bici, componentistica, accessori, riparazioni
€ 1.054.059.446 benefici sanitari legati ad attività fisica e a conseguente riduzione sedentarietà
€ 960.000.000 benefici sanitari e sociali per i bambini
€ 193.180.000 benefici derivanti dalla riduzione dell’assenteismo sui luoghi di lavoro
€ 94.391.611 riduzione dei costi ambientali dei gas serra
€ 428.000.000 riduzione dei costi sociali dei gas serra
€ 18.266.921 miglioramento della qualità dell’aria
€ 12.840.000 contenimento dei danni sanitari causati dal rumore
€ 127.309.788 risparmio di carburante
€ 107.000.000 contenimento costi delle infrastrutture e dell’artificializzazione del territorio
Si tratta di un patrimonio considerevole, soprattutto in considerazione del carattere adolescenziale della
ciclabilità in molte parti d’Italia. E’ possibile parlare di un vero e proprio capitale umano: ogni utente
abituale della bici, ovvero la sua modalità di spostamento human powered, produce un vantaggio diretto o
indiretto per la collettività che - nelle Regioni dove la diffusione di questo mezzo di trasporto è maggiore
- vale tra i 180 e i 200 euro pro-capite.
Partendo dal valore nazionale di 4,156 miliardi di euro è stato possibile realizzare l’approfondimento
territoriale, disaggregando su scala regionale le percentuali di utenti che utilizzano sistematicamente
questo mezzo di trasporto e la ricchezza prodotta dalla pedalatori spa.
Per costruire questa ulteriore analisi e specificare il valore economico della bicicletta nelle Regioni è stata
utilizzata la stessa metodologia di calcolo del 1° Rapporto sull’economia della bici in Italia e sulla ciclabilità
nelle città. E’ stato possibile determinare questo miglior livello di dettaglio facendo ampio ricorso ai dati
Istat dell’indagine multiscopo sulle famiglie Aspetti della vita quotidiana2 e in particolar modo alle
informazioni statistiche sulle abitudini di mobilità di circa 32 milioni di italiani che escono di casa per andare
al lavoro, a scuola o all'università.
Il dato complessivo, riferito all’Italia, segnala che nel 2015 in Italia (anno di riferimento della nostra
indagine) il 3,5% degli occupati ha usato abitualmente per il percorso casa-lavoro.
Sempre nel 2015 è pari al 2,4% la percentuale di bambini e studenti fino a 34 anni che pedala per andare
a scuola o all’università.
In numeri assoluti, nel nostro Paese, usano sistematicamente la bicicletta per motivi di studio o di lavoro
1.012.000 persone. Mentre, come già segnalato dal 1° Rapporto sull’economia della bici in Italia e sulla
ciclabilità nelle città, sono complessivamente 1.729.696 i residenti in Italia che scelgono le due ruote come
mezzo di trasporto.
1 Legambiente VeloLove GRAB+ - 1° Rapporto sull’economia della bici in Italia e sulla ciclabilità nelle città. Maggio 2017
https://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/rapporto_la_bi_ci.pdf 2 Istat - Aspetti della vita quotidiana, 2017 - https://www.istat.it/it/archivio/129956
La ciclomobilità nelle Regioni: il percorso casa-scuola e casa-lavoro
In alcune aree del nostro Paese l’uso quotidiano della bici come mezzo di trasporto è pienamente in linea
con la media europea, dove questo stile di mobilità interessa l’8% dei cittadini comunitari3.
Tre Regioni, più delle altre, sono interessate da alti livelli di ciclabilità. L’8,4% della popolazione del Trentino
Alto Adige usa la bici per coprire il tragitto casa-lavoro e lo stesso fanno il 7,8% dei residenti in Emilia
Romagna e il 7,7% di chi vive in Veneto.
In questi tre territori si registrano le quote più elevate di ciclabilità anche lungo il percorso casa-scuola: in
Emilia Romagna pedala il 9,3% di alunni e studenti, in Veneto il 7,3%, in Trentino Alto Adige il 6%.
Oltre alle aree appena citate, buone performance si riscontrano anche in Friuli Venezia Giulia (il 5,5% degli
abitanti va in bici al lavoro, il 4% va in bici a scuola), in Lombardia (rispettivamente 4,7% e 2,7%), in Toscana
(4,1% e 3,4%), nelle Marche (3,1% e 3,5%).
Occupati di 15 anni e più che utilizzano abitualmente la bici per andare a lavoro (% su totale)
Regione %
Trentino Alto Adige 8,4
Emilia-Romagna 7,8
Veneto 7,7
Friuli-Venezia Giulia 5,5
Lombardia 4,7
Toscana 4,1
Marche 3,1
Piemonte 2,7
Umbria 1,9
Abruzzo 1,9
Valle d'Aosta 1,2
Liguria 1,2
Campania 1,1
Puglia 0,9
Sardegna 0,8
Basilicata 0,6
Calabria 0,6
Sicilia 0,6
Lazio 0,5
Molise 0,5
Fonte: Istat. Anno 2015
Diametralmente opposti sono i risultati di cinque Regioni centromeridionali - Lazio, Sicilia, Sardegna,
Calabria e Molise - dove la bici come mezzo di trasporto (almeno fino al 2015) è un’opzione che ha
coinvolto meno dell’1% dei lavoratori e degli studenti.
3 EU Eurobarometer - Special Eurobarometer 422a Quality of Transport
http://kerekparosklub.hu/sites/default/files/EUROSTAT%202014%20tablazat.pdf
Come si evince bene sia dalla tabella precedente che da quella successiva, tante altre Regioni sono
distantissime non solo dalla frequenza con cui si ricorre alla bici per spostarsi in Olanda e Danimarca (dove
pedala quotidianamente una quota di persone compresa tra un terzo e un quarto della popolazione totale)
ma anche dal più abbordabile modal share delle UE-28 che come detto è attestato all’8%.
Bambini dell'asilo, della scuola dell'infanzia e studenti fino a 34 anni che utilizzano abitualmente la bici
per andare a scuola o all'università (% su totale)
Regione %
Emilia-Romagna 9,3
Veneto 7,3
Trentino Alto Adige 6
Friuli-Venezia Giulia 4
Marche 3,5
Toscana 3,4
Lombardia 2,7
Puglia 1,7
Basilicata 1,6
Piemonte 1,1
Molise 0,7
Valle d'Aosta 0,6
Umbria 0,5
Abruzzo 0,3
Lazio 0,2
Sardegna 0,2
Campania 0,1
Sicilia 0,1
Liguria 0
Calabria 0
Fonte: Istat. Anno 2015
Tornando alle prime della classe, fa una certa impressione notare che in Trentino Alto Adige - in valori
assoluti - gira in bicicletta quasi lo stesso numero di persone di quattro Regioni del Mezzogiorno -
Campania, Sicilia, Calabria, Puglia - nonostante tutte insieme abbiano una popolazione 16 volte più ampia.
Ed altrettanto marcato è il gap tra Veneto (4,9 milioni di abitanti) e Lazio (5,9 milioni di abitanti): nella
Regione del nordest andare a scuola o al lavoro in bici è un’attività che fanno almeno 215mila persone,
nelle province di Roma, Rieti, Viterbo, Latina e Frosinone non si arriva nemmeno a 15mila.
E’ pur vero che in alcune parti del Sud ci sono dei segnali di una maggiore attenzione verso una mobilità
nuova: in Puglia, ad esempio, nel 2016 la bici è stata usata dal 2,1% delle persone per il tragitto verso il
lavoro (era lo 0,9% l’anno prima), in Calabria dall’1,9% (+1,3% rispetto al 2015) e in Sicilia dall’1,2% (il
doppio rispetto all’anno precedente).
L’auspicio è che questi trend vengano migliorati ovunque, nelle Regioni che sono già salite in sella come in
quelle che ancora sono rimaste ferme quasi esclusivamente al volante.
Il PIB, il Prodotto Interno Bici delle Regioni
Ricorrendo come detto alla metodologia di calcolo del 1° Rapporto sull’economia della bici in Italia e
incrociando i dati di quel report con le percentuali territoriali di mobilità ciclabile enumerate in precedenza,
Legambiente ha potuto stimare la cicloricchezza delle Regioni.
Ebbene si scopre così, ad esempio, che tutti gli abitanti del Veneto - grazie ai concittadini frequent biker -
beneficiano ogni anno di un bonus ambientale e sanitario pro-capite pari a 179,5 euro, che diventano 190
euro in Trentino Alto Adige e sfiorano i 200 euro in Emilia Romagna.
Questo bonus virtuale - frutto di attività dirette legate al mercato delle bici e di una serie di esternalità
positive che spaziano dal risparmio di carburante e dal calo dei costi per le infrastrutture all’aumento
dell’aspettativa di vita in buona salute, alla riduzione di gas serra, smog e rumore - è superiore ai 100 euro
in Friuli Venezia Giulia mentre in Lombardia, Toscana, Marche e Piemonte è compreso tra 50 e 100 euro.
E’ invece molto basso, inferiore ai 15 euro pro-capite, in Campania, Sardegna, Lazio, Sicilia e Calabria.
Benefit economico per ogni singolo abitante della Regione generato dagli utenti abituali della bici
Regione Euro/abitante
Emilia-Romagna 199,44
Trentino Alto Adige 190,02
Veneto 179,66
Friuli-Venezia Giulia 114,35
Lombardia 97,67
Toscana 87,75
Marche 71,83
Piemonte 51,29
Umbria 32,26
Valle d'Aosta 32,25
Abruzzo 27,86
Puglia 22,16
Basilicata 21,47
Liguria 18,30
Campania 12,63
Sardegna 12,38
Lazio 9,76
Sicilia 7,28
Calabria 6,25
Molise * nv
(* i dati del Molise non sono sufficienti per una valutazione)
Fonte: Legambiente, VeloLove, GRAB+ - Rapporto sull’economia della bici in Italia e sulla ciclabilità nelle
città. Il valore economico della bici nelle Regioni
Settembre 2017
Ancora più interessante è quello che potremmo definire il PIB - il Prodotto interno Bici - generato nelle
Regioni dall’uso sistematico delle due ruote. Con gli attuali livelli di ciclabilità il valore economico di questo
veicolo ecologico sia in Emilia Romagna che in Veneto supera gli 880 milioni di euro l’anno. In Trentino
Alto Adige è invece di oltre 200 milioni di euro l’anno. In altre parole queste tre Regioni, da sole,
producono circa un quarto dell’intero PIB del Paese.
Il PIB regionale più consistente (conseguenza ovvia della consistenza della popolazione superiore ai 10
milioni di abitanti) è comunque quello della Lombardia (circa un miliardo di euro/anno) e corposi sono
anche quelli di Toscana, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Marche.
Valore economico della bici nelle Regioni (mercato della bici ed esternalità positive della ciclabilità)
Regione Euro
Lombardia 977.537.400
Emilia-Romagna 887.176.800
Veneto 883.069.500
Toscana 328.584.000
Piemonte 225.901.500
Trentino Alto Adige 201.257.700
Friuli-Venezia Giulia 139.648.200
Marche 110.897.100
Puglia 90.360.600
Campania 73.931.400
Lazio 57.502.200
Abruzzo 36.965.700
Sicilia 36.965.700
Liguria 28.751.100
Umbria 28.751.100
Sardegna 20.536.500
Basilicata 12.321.900
Calabria 12.321.900
Valle d'Aosta 4.107.300
Molise nv
(* i dati del Molise non sono sufficienti per una valutazione)
Fonte: Legambiente, VeloLove, GRAB+ - Rapporto sull’economia della bici in Italia e sulla ciclabilità nelle
città. Il valore economico della bici nelle Regioni
Settembre 2017
Va peraltro messo bene in evidenza che questo patrimonio economico della ciclabilità è senz’altro
sottostimato per almeno due motivi. Andrebbe aggiunto a questo tesoretto delle Regioni il giro d’affari di
oltre 2 miliardi di euro del cicloturismo che però - a causa della penuria di informazioni statistiche sul
settore - è praticamente impossibile dividere tra i vari territori.
Inoltre non siamo stati ancora in grado di calcolare con precisione tante altre esternalità positive (e
relative ricadute economiche) della ciclomobilità, come la diminuzione dei tempi di percorrenza dovuta a
una diminuzione della congestione o il valore aggiunto di uno spazio pubblico che acquista qualità con la
diminuzione del traffico motorizzato.
In ogni caso i diversi PIB regionali mostrano che quello della ciclabilità è un asset su cui - le città in particolar
modo e anche le Regioni e il Governo - devono investire con sempre maggior decisione, per i vantaggi che
produce da un punto di vista ambientale, sociale, sanitario oltreché economico e per il contribuito
straordinario che un diverso stile di mobilità offre alla rigenerazione urbana, alla ridistribuzione dello spazio
pubblico, alla sicurezza dello spostamento, all’abbattimento della congestione, dell’inquinamento
atmosferico e della rumorosità.
Le città italiane bike friendly
A determinare alti livelli di ciclabilità nelle città è l’approccio innovativo allo spazio pubblico e alla
sostanziale redistribuzione dei pesi tra le diverse componenti del trasporto unita a una pianificazione
urbana che mette al centro le esigenze della persona e non del veicolo e punta alla migliore efficienza
dell’intero sistema locale degli spostamenti. L’accessibilità di una città - intesa come facilità per la
popolazione di muoversi - non riguarda solo la praticabilità e la sicurezza ciclopedonale delle strade, ma
anche la riappropriazione dello spazio pubblico da parte dei cittadini. Alcune città stanno già lavorando per
garantire questo diritto alla buona mobilità, altre hanno grandi potenzialità che aspettano solo di trovare
applicazione compiute. Hanno ad esempio già raggiunto ottimi livelli Bolzano e Pesaro, dove la bici è il
veicolo privilegiato di circa uno spostamento su tre (il 28%).
Bolzano ha via via collegato tra loro, formando una sorta di grande anello ciclabile, le zone
scolastiche, sportive e ricreative cittadine determinando un passaggio da un uso quasi
esclusivamente ricreativo della bici a un utilizzo per i movimenti sistematici casa-scuola e
casa-lavoro. Poiché la scarsa larghezza di molte carreggiate urbane non consentiva la
realizzazione di corsie ciclabili senza interferire con la sosta su strada, in molti tratti si è
data priorità alle due ruote eliminando il parcheggio a raso o regolamentandolo in modo
differente. Tanti gli interventi mirati sui punti critici (in particolare i grandi incroci, dove
poteva esserci maggior conflittualità tra motorizzati e ciclisti) resi sicuri dando priorità agli attraversamenti
ciclopedonali. La riorganizzazione della segnaletica ha contribuito a convincere gli abitanti che esiste ormai
un vero sistema ciclabile che ha la stessa importanza e dignità degli altri sistemi di mobilità.
Pesaro ha lavorato sul mix infrastrutture leggere/comunicazione creando la
Bicipolitana. E’ una metro di superficie, dove al posto delle rotaie ci sono percorsi
ciclabili e al posto dei vagoni ci sono le bici. Lo schema utilizzato è quello tipico delle
subway: linee di diversi colori collegano i vari quartieri. Nel 2016 la rete della
Bicipolitana era lunga 85 km e, visto il successo, continuerà a estendersi. Come a
Bolzano, anche a Pesaro si è lavorato alla messa in sicurezza dello spostamento non motorizzato (ottenuta
in alcune zone anche attraverso la moderazione della velocità dei veicoli a motore a 30 o a 20 km/h), alle
pedonalizzazioni e alla sottrazione di spazi alla sosta, alla costruzione di una rete dedicata e a una diversa
narrazione che fa diventare chi si muove con le proprie gambe il principale interprete della città smart.
Milano. Tra le città bike friendly del futuro, invece, l’auspicio è che compaiano presto le
nostre principali metropoli, dove è più forte il peso della congestione e della mal’aria. Milano
ad esempio ha aperto la strada del cambiamento. Stanno crescendo insieme trasporti
pubblici e sharing, sono state adottate misure di limitazione del traffico come l’Area C, sono
stati rifunzionalizzati spazi urbani prima riservati in via esclusiva all’auto. E già oggi il 6% dei
milanesi si sposta in bici.
Roma - dove solo lo 0,5% dei residenti pedala - ha la possibilità di cambiare passo anche
realizzando con precisi standard qualitativi il progetto del GRAB, il Grande Raccordo
Anulare delle Bici ideato da VeloLove, Legambiente, Touring Club Italiano e tante altre
realtà associative insieme ai partner tecnici Piano b architetti associati e TeamDev.
Questo anello ciclopedonale di circa 45 chilometri, che si sviluppa completamente
all’interno della città di Roma e ricuce centro storico e periferie, è stato finanziato dal MIT
con la legge di Stabilità 2016. La ciclovia urbana del GRAB può diventare un volano della ciclabilità grazie
alla qualità dei suoi principi progettuali e delle scelte che propone: accessibilità, semplicità, sicurezza,
redistribuzione dello spazio pubblico, sostenibilità economica e ambientale, forte carattere identitario,
approccio diverso e partecipato alla cura del percorso accompagnate da provvedimenti che la città aspetta
da anni come la pedonalizzazione dell’Appia Antica e del Colosseo.
Le città del mondo che pedalano verso il futuro
Si sa che Amsterdam e Copenaghen sono le Capitali della bici. Ma sono tante le città che aspirano a
percorrere le orme di queste due capitali europee o addirittura a superarle. Ecco alcuni esempi
internazionali di bike cities.
Parigi, Francia. A Parigi dal 2014 si è consolidata una tendenza: l'uso
dell'auto è in caduta (-4% rispetto al 2013), mentre metropolitana,
biciclette e bus hanno sempre più utenti. Velib, il sistema di bici a
noleggio, ha dato significativo impulso alla ciclabilità, che ora
raggiunge una quota modale del 5%. In 1.800 cicloparcheggi distanti
non più di 300 metri l’uno dall’altro, parigini, pendolari e turisti
hanno a disposizione 23.600 biciclette. La precedente
amministrazione aveva elaborato un programma poliennale (Plan
Vélo), ripreso e ampliato dall’attuale sindaca Anne Hidalgo: con un
investimento di 150 milioni di euro fino al 2020 saranno raddoppiati i percorsi per le bici (dai 700 km attuali
a 1400 km con 200 km nuovi di zecca che dovrebbero esser pronti già a fine dicembre) e verrà creato un
Réseau Express Vélo, una rete di corridoi veloci per le due ruote. Target dichiarato: triplicare il numero di
utenti giornalieri. Il piano prevede inoltre la costruzione di 10mila posti bici e l’ulteriore estensione delle
zone a 30 km/h (già in due terzi della città si viaggia a velocità ridotta) e delle strade a senso unico dove è
ammesso il controsenso ciclabile.
Berlino, Germania. Per molti berlinesi è il principale mezzo di
locomozione: il 18% si muove prevalentemente in bici contro
il 17% che usa soprattutto l'automobile. La ciclorivoluzione
però non si ferma e vuole ampliare la rete che già ha
superato 1.000 km. Entro la fine dell’anno partiranno i
cantieri delle nuove superciclabili (100 km di percorsi protetti
con larghezza minima di 4 metri), in vista anche 100mila
nuove rastrelliere nei principali nodi di scambio col trasporto
pubblico su ferro e di superficie, l’impegno a far diventare
placidi e tranquilli i 30 incroci più pericolosi della città. Mobilità extraurbana: la linea ferroviaria che
collegava Potsdamer Platz e Potsdam via Schöneberg e Zehlendorf potrebbe diventare ciclabile e un’altra
proposta interessante è quella di Radbahn Berlin (progetto gemellato col GRAB capitolino) di una pista
ciclistica coperta costruita sotto i viadotti della metro sopraelevata: nove chilometri al riparo dalla pioggia
tra Charlottenburg e Friedrichshain.
New York, USA. Il Dipartimento dei Trasporti di New York ha realizzato una
serie di infrastrutture per la ciclabilità che hanno determinato una crescita
dell’80% degli utenti della bici negli ultimi 5 anni. Si partiva da un livello
basso e tuttora i numeri non sono straordinari, ma la strada imboccata pare
essere quella giusta: nel 2015 45mila persone hanno pedalato
quotidianamente sul percorso casa-lavoro, circa 778.000 sono i ciclisti urbani
occasionali (la usano qualche volta al mese) e 1.594.000 cittadini inforcano
una bici almeno una volta l’anno. La rete ciclabile tra il 2010 e il 2015 è cresciuta di quasi 300 miglia (45
sono in sede protetta) e solo nell’ultimo anno sono state inaugurate ulteriori 18 miglia di strade per le due
ruote. E’ vero. New York è lontana da Amsterdam. Tuttavia il trend va dritto in alto: gli spostamenti in bici,
infatti, hanno fatto segnare un +7% tra 2014 e 2015, un +80% tra 2010 e 2015 e un +350% tra 1990 e 2015.
Helsinki, Finlandia. Il City Planning Committee di Helsinki ha lanciato un piano
poliennale con l’obiettivo di far muovere in bici, nel 2020, almeno il 15% della
popolazione. Le azioni per dare un nuovo impulso alla ciclabilità urbana sono partite
nella primavera del 2013, quando già l’11% degli abitanti della capitale finlandese
ricorreva sistematicamente alle due ruote come mezzo di trasporto, mentre il 34% si
spostava a piedi, il 32% col trasporto pubblico e appena il 22% in auto. Nell’area
metropolitana di Helsinki ci sono 1.200 chilometri di percorsi ciclabili. Il progetto della
struttura pubblica di programmazione urbanistica prevede, a fronte di un investimento
annuo di 20 milioni di euro, di completare e migliorare le relazioni ciclabili (con
particolare attenzione alla sicurezza), inaugurare nuovi cicloposteggi e connettere le ciclabili a tutte le
stazioni ferroviarie e alle principali fermate del trasporto pubblico di superficie, così da facilitare al massimo
l’intermodalità. Sono inoltre in cantiere alcuni corridoi della ciclabilità che, sottraendo spazio alla
circolazione e alla sosta dei veicoli a motore, garantiranno entro il 2025 la presenza di larghe corsie
dedicate, lineari e scorrevoli, lungo tutte le principali direttrici e i percorsi più congestionati. E’ in corso
anche una revisione delle attività di manutenzione dei percorsi, tesa a garantire una percorribilità delle vie
per le bici anche durante il rigido periodo invernale.
Utrecht, Olanda. Per i 311.367 abitanti è già una città
decisamente bike friendly. Ma l’espansione delle due
ruote non si ferma. Nel triennio 2016-2018 il governo
locale ha cicloinvestito 186 milioni di euro. 66 milioni
sono finalizzati alla creazione di nuovi percorsi e
all’ammodernamento di quelli esistenti e 34,5 milioni
alla costruzione di nuovi ponti e tunnel ciclopedonali. Il
grosso dello stanziamento - 73,5 milioni di euro - è
destinato a terminare i lavori di quello che si candida a
essere il cicloparcheggio coperto più capiente del mondo, presso la Central Station. Gli spazi aperti ad
agosto accolgono 6.000 bici e entro la fine dell’anno ci saranno altri 1.500 cicloposti. La chiusura definitiva
del cantiere porterà la capienza totale a 12.500 posti alla fine del prossimo anno, anche se si pensa già a
uno sviluppo ulteriore (33.000 stalli) da realizzare non oltre il 2020. Sempre recentemente è stato
inaugurato un vero gioiello per i frequent biker, il Dafne Schippers Bridge: sul percorso ciclabile che collega
la parte vecchia di Utrecht con il nuovo quartiere Leidsche Rijn - in prossimità del canale Amsterdam-Reno -
si incontra una morbida salita che, passando sul tetto di una scuola, immette nel ponte di 110 metri che
scavalca il corso d’acqua.
Barcellona e Siviglia, Spagna. La metropoli catalana ha programmato
un investimento di 32 milioni di euro destinato a una rete di
infrastrutture ciclabili “coerenti, connesse e complete”. Durante la
prima metà del 2016 sono stati avviati lavori per completare quattro
nuove piste ciclabili e i cantieri di altre cinque sono stati aperti poco
dopo. Barcellona passerà dagli attuali 116 chilometri di ciclabili a 308
chilometri entro la fine del prossimo anno, quando il piano
dell’amministrazione municipale stima che il 95 per cento della
popolazione potrà imboccare una corsia riservata alla bici a meno di 300 metri dal portone di casa. In
cinque anni Siviglia ha incrementato del 72% la quota di frequent biker, passando da un quota modale degli
spostamenti in bici del 3,2% nel 2007 al 5,6% nel 2012. E’ stata la prima città spagnola a puntare
decisamente sulla bici grazie a un quinquennio di investimenti, di pedonalizzazioni e tante nuove
infrastrutture (35 i milioni di euro spesi) che hanno portato a 180 km la rete ciclabile urbana e offerto 2.600
veicoli di bike sharing. Il numero di spostamenti a pedali (60-70mila viaggi/giorno in una città di 720mila
abitanti) ha smesso di crescere, ma ora l’amministrazione rilancia con il nuovo Programa de la Bicicleta
2016-2020. Obiettivo: far sì che la ciclabilità soddisfi il 15% della domanda di mobilità.