Il valore del miele

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| ANNO 12 N. 96 | FEBBRAIO 2012 | valori | 1 | | ANNO 12 N. 96 | FEBBRAIO 2012 | valori | 1 | Cooperativa Editoriale Etica Anno 12 numero 100. Giugno 2012. € 4,00 GIUSEPPE GERBASI / CONTRASTO Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento Contiene I.R. Finanza mafiosa Strumenti creativi per ripulire i tesori della criminalità organizzata Finanza > Nuove bolle immobiliari pronte a scoppiare: la crisi del mattone non è finita Economia solidale > La guerra non è un buon investimento, l’istruzione conviene di più Internazionale > Grecia fuori dall’euro. Una bomba che l’Europa avrebbe potuto evitare 100 N U M E R O Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità

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| ANNO 12 N. 96 | FEBBRAIO 2012 | valori | 1 || ANNO 12 N. 96 | FEBBRAIO 2012 | valori | 1 |

CooperativaEditoriale EticaAnno 12 numero 100. Giugno 2012.! 4,00

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Poste Italiane S.p.A.Spedizione in abbonamento postaleD.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB TrentoContiene I.R.

Finanza mafiosaStrumenti creativi per ripulire i tesori della criminalità organizzata

Finanza > Nuove bolle immobiliari pronte a scoppiare: la crisi del mattone non è finita Economia solidale > La guerra non è un buon investimento, l’istruzione conviene di piùInternazionale > Grecia fuori dall’euro. Una bomba che l’Europa avrebbe potuto evitare

100N U M E R O

Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità

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N eonicotinoidi e dumping cinese.Riassumere in appena due fatto-ri i potenziali rischi di crisi di un

settore economico puzza di eccessivasemplificazione. Ma questi due fattori(vedi alle pagg. 51 e 52) sono gliunici a preoccupare (e molto) gli espertiai quali abbiamo chiesto notizie sulla sa-lute del miele italiano e di chi lo produce.Senza quelle due spade di Damocle, sta-remmo al cospetto di una filiera senzaombre: moltissimi piccoli produttori,prodotti (artigianali e industriali) di altaqualità e invidiabili percentuali di vendi-ta diretta, all’avanguardia nella traspa-renza dell’etichettatura, in grado di assi-curare profitti adeguati agli apicoltori.

Nonostante non sia considerato unbene di prima necessità, il miele mostra direggere l’impatto della crisi economica e,anzi, «il settore cresce – rivela Diego Paga-ni, apicoltore e presidente di Conapi (Con-sorzio Nazionale Apicoltori) – ed è vistocome prospettiva di lavoro da parte dimolti giovani in cerca di occupazione».

Al netto delle due (minacciose) nubi all’orizzonte, il miele italiano evidenziaquindi elementi di vivacità impensabili inmolti altri settori agricoli. La nota dolen-

te è nei numeri: di precisi e inconfutabilinon ne esistono. Gli stessi tecnici forni-scono dati diversi. Secondo Raffaele Ci-rone, presidente della Federazione api-coltori italiani (Fai) «nel nostro Paeseraccogliamo ogni anno diecimila tonnel-late di miele, attraverso una rete di 75mila apicoltori, 1,1 milioni di alveari e 60miliardi di api, per un controvalore di 35milioni di euro». Cifre sottostimate perGiancarlo Naldi, presidente dell’Osserva-torio nazionale miele, che indica in 25 mi-la le tonnellate prodotte. Differenze cau-sate da censimenti degli alveari tutt’altro

che cristallini, soprattutto al Sud (non acaso gli ultimi conteggi attendibili fannoriferimento al 2006), e dal consistente fe-nomeno delle produzioni amatoriali, chesfuggono ai calcoli ufficiali («nel caso delmiele tali produzioni raggiungono quan-tità significative: il 15-20% dei consumi to-tali», osserva Naldi). A rendere complessoi conteggi, anche la drammatica moria diapi del 2007-2008.

Al di là dei numeri, non cambia la va-lutazione degli esperti: sono quantità rile-vanti, che fanno dell’Italia uno dei primiproduttori della Ue, ma che non riesconoa coprire interamente i consumi naziona-li (che si attestano sui 450 grammi pro ca-pite). «Il tasso di autoapprovvigionamen-to è attorno al 60%», secondo FrancescoPanella, presidente di Unaapi (Unione

ARTICOLI

Decine di migliaia di apicoltori, prodotti di qualità eccellente, canali di venditadiretta utilizzati da un terzo degli italiani, prezzi che assicurano guadagniadeguati. La filiera è in salute. Ma pericoli esterni la minacciano

di Emanuele Isonio

Il miele italiano in lottacontro pesticidi e sindrome cinese

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| economiasolidale | made in italy a rischio/puntata 15 |

Al quadro sostanzialmente positivo del miele tricolore non fanno eccezione le produzionibiologiche, che rappresentano ormai il 10% del totale e fanno segnare incrementi a doppia cifra. Gli alveari certificati hanno raggiunto quota 125 mila. Un prodotto moltoapprezzato soprattutto dagli amatori del miele (secondo un’indagine Nielsen il clientetipo ha 30-50 anni con alti livelli di reddito e d’istruzione). Il processo biologico, infatti,vieta l’uso di rimedi artificiali per contrastare le patologie di piante e insetti. Un bel fioreall’occhiello per l’Italia, con ricadute positive sul resto del mercato. Il fattorepreoccupante sta nel fatto che produrre miele secondo i criteri bio costa di più, ma il prezzo di vendita non permette di recuperare i maggiori costi: «A fronte di un aumento di costi del 30%, la maggiorazione di prezzo si ferma al 10%», spiegaDiego Pagani, presidente di Conapi.

IL BIOLOGICO CRESCE. MA CONVIENE POCO

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Nazionale Associazioni Apicoltori Italia-ni). «Ecco perché – aggiunge Cirone – sia-mo costretti a ricorrere alle importazio-ni: nel 2011 abbiamo comprato oltre 15mila tonnellate di miele, spendendo 41,6milioni di euro». Va poi considerato che ilmiele italiano è molto richiesto in altriStati Ue. «Primo fra tutti la Germania – spiega Pagani di Conapi – che usa il no-stro miele per “tagliare” quello prodottoin patria».

Tra professionismo e hobbyL’aspetto interessante è che i dati positivisul miele italiano sono raggiunti grazie a

una filiera sui generis nel nostro panora-ma agricolo. Accanto ai grandi marchiindustriali, da Nord a Sud si contano al-meno 8-10 mila agricoltori che usano leproduzioni per arrotondare i propri red-diti («solo nel 15% dei casi, gli apicoltoriguardano ai mercati come veri e propriimprenditori economici» commenta Ciro-ne). Per altre 30 mila persone invece, ilmiele è un hobby o poco altro. «Nel nostrosettore – osserva Panella – il sistema del-la cooperazione funziona molto bene,grazie a un percorso iniziato trent’anni fa.In Italia esistono una decina di cooperati-ve che permettono anche ai piccoli pro-duttori di rimanere sul mercato». Almenodue i vantaggi: i costi di produzione scen-dono e chi cede il proprio miele al circuitoindustriale riesce a ottenere prezzi decen-ti. «Il prezzo all’ingrosso varia tra 3,5 e 5,5euro al chilo e in generale ci stiamo dentro

con i costi di produzione» continua Panel-la. Ovviamente prezzi e analisi cambianocon il variare dei tipi di miele. «Ma in ge-nerale ci stiamo dentro con i costi di pro-duzione». I momenti critici arrivano incoincidenza con annate in cui la produ-zione mondiale è molto alta: «a quel pun-to, i prezzi scendono e anche gli apicoltorihanno problemi a far quadrare i conti»,spiega Naldi.

C’è però una scialuppa di salvataggioche, almeno in Italia, sembra essere sem-pre pronta per i piccoli produttori: lavendita diretta. Che assicura maggiorimargini a chi produce e spesso soddisfala richiesta di qualità dei consumatori.«Noi stessi siamo rimasti esterrefatti –ammette Panella di Unapi – quando, daun’indagine Nielsen, è emerso che il 37%degli italiani acquista miele direttamen-te dal produttore». !

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LINKOGRAFIAOsservatorio nazionale miele www.informamiele.itConapi www.conapi.it Fai www.federapi.bizUnaapi www.mieliditalia.it

Sulla sacrosanta strada della trasparenza, il miele rappresentaun’avanguardia rispetto ad altri settori alimentari. È infatti statotra i primi a imporre sull’etichetta l’indicazione obbligatoriadell’origine del miele, del lotto d’appartenenza e della data di scadenza. Per consentire ai consumatori di avere tutte le informazioni possibili e adatte a un utilizzo più consapevole,l’Osservatorio nazionale miele ha lanciato un’idea, attualmentein fase di sperimentazione: l’inserimento nelle etichette del codice “QR”. Una sorta di “codice a barre” leggibileattraverso qualunque smartphone, che permette di ricevere sul

proprio telefonino molte notizie in più sul miele che si sta peracquistare: le foto e la localizzazione Gps dell’apiario di provenienza, il telefono e l’indirizzo dell’azienda, le informazioni sulle certificazioni possedute, l’analisiqualitativa e organolettica. Volendo, si possono aggiungereanche informazioni sui cibi con cui meglio si accompagna.Spiega Giancarlo Naldi, presidente dell’Osservatorio: «Vogliamo aiutare il consumatore a conoscere e capire le peculiarità che ogni miele ha in sé. Solo così si valorizzanodavvero le eccellenze del nostro made in Italy».

ETICHETTE TRASPARENTI. LA NUOVA FRONTIERA È IL CODICE “QR”

di Emanuele Isonio

Dalla collaborazione tra il Gas Biorekk di Padova e un apicoltore locale, una nuova strada nei rapporti tra consumatori e produttori. Con soddisfazione per tutti.E una lezione per l’intera filiera

Se siete convinti che i grandi cambiamenti non possono partiredalle piccole novità, se ritenete che le svolte epocali richiedanointerventi dall’alto, risparmiate il vostro tempo: saltate quest’articoloe passate oltre. Perché qui si parla di una manciata di famiglieunite da una stessa visione del mondo e dei rapporti umani (anche

quando si fa la spesa), di qualche centinaio di barattoli di miele e di un piccolo apicoltore per il quale questa è una tra le varie fonti di reddito. Una piccola idea, che non sposta praticamente nessunapercentuale rilevante fra i fatturati del settore. Ma, forse, apre una strada. Lancia una proposta. Mostra una via diversa, che renda i consumatori più consapevoli e i produttori più trasparenti.

Prezzo competitivo anche se condivisoNon per essere venali, ma partiamo con il dato che più ci ha stupito: 6,8 euro per un vasetto da un chilo di miele di acacia, certificato biologico. Un prezzo più che competitivo,vista la qualità del prodotto e il modo in cui è stato formato.

Il miele? “Apprezzarlo” conviene

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S trano il destino dei nostri apicolto-ri. Capaci di resistere alla moriadelle api che ha allarmato addetti

ai lavori, biologi, zoologi, addirittura cli-matologi. In grado di passare – più o meno– indenni attraverso una crisi economicache sta mordendo le gambe di molti altrisettori che pure hanno fatto la storia del-la gastronomia tricolore. Eppure messi inpericolo – potenziale, ma tutt’altro che ir-reale – quando si considerano i dati del-l’import. O meglio. Di un import che ha unindirizzo ben preciso e contiene un virusmolto pericoloso: il dumping.

La Cina è uno dei massimi produttorimondiali e ha già superato la Ue. Ma il da-to dal quale partire è contenuto in un rap-porto della Commissione europea. Bruxel-les ha pubblicato i prezzi di importazione

dei mieli di tutto il mondo. Se non si consi-dera quello cinese, la media è di 2,26 euro alchilo. Pechino importa il proprio prodottoa 1,26 euro. Una differenza dell’80%. Ancorpiù impressionante la differenza di costotra la pappa reale cinese (venduta a 40 eu-

ro al chilo) e quella italiana (500-600 euroal chilo). «Differenze tali non possono chesquassare il mercato» denuncia il presi-dente di Unaapi, Francesco Panella. Unaconcorrenza sleale possibile grazie adadulterazioni che sfuggono ai controlli.

Il dumping di Pechinoallarma gli apicoltoridi Emanuele Isonio

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L’idea è partita tra le trecento famiglie del Gas padovano Biorekked è stata trasformata nel progetto “Apprezziamolo” grazie allacollaborazione con Aiab, la Cooperativa El Tamiso e a un bandodella Fondazione Culturale Responsabilità Etica. Obiettivo:trovare un produttore interessato a un tipo diverso di commercioe disposto a mettere sul tavolo le varie voci di costo (vedi ).«Le abbiamo analizzate una a una – racconta Angelo Sanità, delBiorekk – e per ognuna, tutti insieme abbiamo deciso qualefosse il prezzo giusto. Abbiamo aggiunto una percentuale di guadagno che il produttore ritenesse equa e un fondo di coproduzione da destinare a incontri con i consumatorie a lezioni nelle scuole». Ed ecco spiegati i 6,80 euro finali. Un risultato che vale triplo. Non solo per il prezzo assaicompetitivo ma anche perché le famiglie del Biorekk hannopotuto porre dei punti fermi che ritenevano imprescindibili: mielelocale, certificato biologico, frutto di autoproduzione (l’apicoltore

scelto crea da solo i fogli di cera pergli alveari ed effettua la rimontadegli sciami). Inoltre, la venditadiretta e concordata con i gasisti ha permesso di ridurre costi inutili,ottimizzando il numero di barattolida acquistare o eliminando le etichette («a noi non servonoperché sappiamo perfettamente che miele stiamo acquistando»). Ovviamente pensare che una simile

iniziativa sia replicabile facilmente e ovunque sarebbe un errore:«Da noi è stato possibile – spiega Sanità – perché abbiamo moltiagricoltori preparati e pronti a fare ragionamenti diversi da quelli della classica filiera produttore-consumatore. Senzaquesti presupposti, il progetto sarebbe destinato al fallimento».

TABELLA

Miele “tagliato” con gli zuccheri del riso, utilizzo di pollini Ogm: nella Ue si moltiplicano le denunce per i metodispregiudicati usati dai cinesi per abbattere i costi di produzione. Ma, intanto, le importazioni volano. A prezzi stracciati

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I NUMERI DEL MIELE CON GLI OCCHI A MANDORLA

Produzione [tonnellate] Importazione in UE 27 [tonnellate] Prezzo medio d’importazione [euro/kg]

Materie prime 0,92 ! 14%Costo lavoro di produzione 2,34 ! 34%Attività di formazione 0,28 ! 4%Ammortamenti 1,27 ! 19%Certificazione bio 0,32 ! 5%Spese generali 1,00 ! 15%Iva al 10% 0,61 ! 9%Totale apprezzamento 6,73 ! Fondo di co-produzione 1% 0,07 ! 1%

PREZZO “GIUSTO” al kg6,80 !100%

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Costi bassi e adulterazione«Attraverso un processo industriale –spiega Panella – vengono tolti i pollini, ilmiele viene pastorizzato e poi si “allunga”con zuccheri del riso, non rilevabili con leanalisi di laboratorio. Il miele finale è unaschifezza ma il costo è infinitamente piùbasso». Se a questo si aggiunge la scarsitàdi controlli alle frontiere italiane, le ansie

degli apicoltori italiani appaiono più chegiustificate, tanto più che l’importazionedalla Cina è triplicata nel 2011. «Mesi fa iNas hanno sequestrato al porto di Napo-li grosse quantità di miele cinese già con-fezionato ed etichettato come miele bio-logico italiano da immettere nei circuitidiscount» racconta Diego Pagani, presi-dente di Conapi. «Ci siamo costituiti par-

te civile e la nostra richiesta è stata ac-colta. D’ora in poi lo faremo sempre. Atutela del nostro lavoro e dei diritti deiconsumatori». La stessa Commissioneeuropea ha infatti lanciato l’allarme chenel miele importato dalla Cina potrebbeesserci polline Ogm. Una coltivazioneche, in Italia, dovrebbe essere vietata ecomunque non commerciabile. !

P er capire l’impatto dei nuovi inset-ticidi sulle api basta fare un saltosu Youtube, cercando “morìa delle

api”. Nessun video di dubbia provenienza.La fonte è autorevole (Vincenzo Girolami,docente di Entomologia agraria all’univer-sità di Padova): nel filmato due api entra-no a contatto con una sola goccia di neo-nicotinoide, una categoria di potentissimiinsetticidi (un grammo produce gli effettidi oltre 7 chili di Ddt). L’attenzione su que-sti insetticidi ha raggiunto il livello d’allar-me dopo che nel 2007 le popolazioni di apiin Europa si sono dimezzate in pochi mesi(solo in Italia, secondo l’Istituto Superioreper la ricerca ambientale, si persero 200mila alveari in pochi mesi). Un disastroeconomico per i produttori, ma anche (eforse soprattutto) ambientale. Una ridu-zione dal 30 al 50% del patrimonio apisti-co ha effetti su tutta la produzione agrico-la: questi insetti impollinano infatti oltreun terzo delle coltivazioni.

«Secondo due importanti studi la mo-ria di api non dipende dai farmaci usati inagricoltura», provò a giustificarsi Agrofar-

ma. Ma bastò vietarli per far tornare il nu-mero di alveari a livelli “pre-crisi”. Il bandoperò scadrà il prossimo 30 giugno. E saràcompito dell’Autorità europea di sicurez-za alimentare (Efsa) decidere un’eventua-le proroga. La Commissione Ue ha intantoinviato all’Efsa due ricerche francesi e ita-liane che evidenziano lo stretto legame trai neonicotinoidi e l’impressionante deci-mazione di insetti impollinatori. Dovreb-be essercene abbastanza per stare al si-curo da eventuali sorprese. Ma c’è chidenuncia pericolosi legami tra i ricercato-ri dell’Efsa e le multinazionali della chimi-ca. Più o meno le stesse su cui ha indagatola Procura di Torino. Il pm Raffaele Guari-niello ha accusato la Syngenta Italia e laBayer CropScience di Milano di «diffusio-ne di malattie di animali pericolose per ilpatrimonio zootecnico e per l’economianazionale». Pena prevista: da uno a cinqueanni. «Quegli insetticidi – commenta Giro-lami – non aiutano le produzioni. Nellaconcia del mais sono stati vietati ma laproduzione è cresciuta. Gli unici vantaggisono per chi li commercializza».!

Moria delle api, è scontrosull’insetticida killer

Secondo molti ricercatori i neonicotinoidi sarebbero i responsabili diretti del dimezzamento degli alveari avvenuto nel 2007. Ma il divieto di usarli scade a fine giugno. E le pressioni per non prorogarlo sono enormi

di Emanuele Isonio

SULLE API, IL MEDIATOREINDAGA LA COMMISSIONE UEIn attesa di capire quali decisioni prenderàl’Unione europea sulla questioneneonicotinoidi, la Commissione europea è però già nel mirino di un’altra istituzionecomunitaria: il Mediatore, che ha il compito di verificare i casi di cattiva amministrazionedelle istituzioni europee, ha apertoun’inchiesta per appurare se Bruxelles ha effettivamente preso tutte le adeguatecontromisure contro il drammatico aumentodi mortalità delle api. L’iniziativa del Mediatore – il greco NikiforosDiamandouros – ha preso spunto da unadenuncia presentata dal Collegio che riuniscei Mediatori austriaci (meglio noti come“Ombudsman”). A questo punto, la Commissione europea sarà obbligata a fornire una risposta presentando un proprioatto di difesa entro il 30 giugno prossimo. Se l’esecutivo europeo non dovesse fornirespiegazioni ritenute adeguate o le indagini delMediatore dovessero rilevare inadempienze,Diamandouros potrà presentare un progetto di raccomandazione e interessareufficialmente della questione il Parlamentoeuropeo.