Il turismo: cenni storici - Comune di...

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Il turismo: cenni storici -Dalle prime forme di viaggio al turismo post-industriale.Il tempo libero come opportunità di crescita culturale. -Il Turismo oggi: Sostenibilità e Accessibilità.

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Il turismo: cenni storici

-Dalle prime forme di viaggio al turismo post-industriale.Il tempo

libero come opportunità di crescita culturale.

-Il Turismo oggi: Sostenibilità e Accessibilità.

Le prime forme di viaggio.

• Anche se il fenomeno turistico è uno dei più significativi tra quelli che caratterizzano la società moderna, ha una storia antica complessa durante la quale la pratica turistica e in particolare il viaggio, ha assunto una serie di significati che spesso perdurano ancora. Una rilevante corrente di pensiero vede nel turismo una fonte di esperienza esistenziale: un valore rintracciabile nella storia dei viaggi e dei viaggiatori.

L’epoca classica.I giochi.

• Già in epoca antica è documentato il tentativo di evadere dalle occupazioni (e preoccupazioni) quotidiane organizzando gare e giochi come è testimoniato da Omero nell’Iliade e da Virgilio nell’Eneide.

• Gli spostamenti dei greci in occasione degli eventi sportivi più importanti erano veri e propri piccoli movimenti di massa

La religione.

• Gli spostamenti per motivi religiosi erano frequenti. Così avveniva in Grecia, per recarsi al santuario di Apollo ( a Delfi, nella Focide), dove veniva reso l’oracolo della Pizia.

• Giochi bruscamente religiosi erano usanze molto diffuse, ristretto ad esigue minoranze era invece l’abitudine del viaggio. Non si possono considerare viaggi le spedizioni compiute per ragioni politiche e di conquista, né tantomeno si possono considerare diari di viaggio le relazioni che ne derivano.

La Villeggiatura.

• Sono di epoca romana le prime forme di villeggiatura . I Patrizi trascorrono gran parte dell’anno nelle loro ville in campagna dedicandosi al riposo, alla caccia oppure alle terme. La plebe occupa il tempo libero recandosi negli stadi e negli anfiteatri.

L’ospitalità.Il concetto di ospitalità viene codificato e lo straniero ha diritto di essere accolto, così come il cittadino

romano che si rechi altrove. La ricettività è ancora prevalentemente privata, ma per i ceti più abbienti le autorità delle diverse province si accordano per garantire l’assistenza, mentre per i più poveri esistono locande di varia categoria.

Medioevo e Rinascimento.• Con la caduta dell’impero romano gli spostamenti di uomini e cose

diminuirono, anche i viaggi di piacere non si sottrassero a questa tendenza. Gli spostamenti più rilevanti erano quelli degli eserciti.

I pellegrini.• L’unico flusso non di natura militare era quello dei pellegrini che, spinti dalla

Fede, si incamminavano verso i luoghi sacri. • Fu proprio la Chiesa a farsi carico dell’organizzazione dell’ospitalità (nelle

abbazie e nei locali urbani messi a disposizione dei Vescovi).

La ripresa economica.• Durante il passaggio dall’alto al basso medioevo si verificarono sostanziali

modificazioni in aspetti non secondari della vita sociale ed economica della popolazione: una consistente ripresa economica ed un discreto incremento demografico aumentarono l’entità del flusso dei viaggiatori e diversificarono le motivazioni stesse del viaggio. In questo periodo appare una nuova categoria di viaggiatori, gli studenti che confluiscono, in numero crescente, verso l’Università.

• L’elevato numero dei viaggiatori non è più compatibile con le forme di ospitalità privata o elargita dai conventi, nascono in questo periodo le prime strutture ricettive di tipo alberghiero: ostelli e locande.

L’oste.• Nell’11º secolo si delinea la figura dell’oste

che offriva vitto e alloggio a chi si fermava più giorni nei centri commerciali e religiosi. Cominciarono organizzarsi in corporazioni in tutta Italia (a Milano nel 13º secolo se ne contavano già 150).

• I viaggiatori nobili preferivano invece alloggiare in spaziose case private appositamente affittate.

Il Rinascimento

• Il Rinascimento e i movimenti religiosi riformatori del cinquecento, con la carica di novità culturali che comportavano una nuova visione della vita, determinarono modifiche nell’approccio dell’uomo col mondo circostante, offrendo nuove motivazioni e nuovi stimoli che non potevano non ripercuotersi anche sul turismo. Va rilevato che tra le popolazioni residenti nelle regioni aderenti alla riforma si attenuò fino a scomparire, la tradizione dei pellegrinaggi: la Riforma nega l’esistenza dei santi e della Madonna, cui molti luoghi di culto, meta fino a quel momento di pellegrini, erano dedicati.

• L’affermazione dello spirito individualistico legato alla riforma protestante non poteva non incentivare gli europei benestanti a viaggiare per dimostrare la propria libertà indipendenza. I viaggiatori sono attirati dalla possibilità di arricchire il proprio bagaglio culturale, attraverso nuove esperienze personali.

Il Gran Tour. Tra politica e cultura• Nel 18º secolo si fa strada una nuova esigenza, quella di conoscere meglio i luoghi e

le atmosfere legate al mondo classico, un viaggio con un approccio di matrice prevalentemente culturale: il Gran Tour.

• Questi viaggi sono i primi esempi del gran tour, che vantava antenati nobili nell’Inghilterra dei secoli 15º 16º, ma che si affermò definitivamente, fino a diventare un’esigenza imperante tra i giovani gentiluomini europei, nel Settecento, ogni giovane di buona estrazione sociale non poteva esimersi dal conoscere i luoghi storici della cultura europea: aveva una durata di circa tre anni, comprendeva diverse tappe, Parigi e la Francia, seguita da un lungo soggiorno in Italia e poi la conclusione in Svizzera, Germania e Paesi Bassi.

Il viaggio in Italia.

• Particolare interesse rivestiva il periodo destinato all’Italia la distribuzione delle mete italiane era squilibrata situate perlopiù nel centro-nord o della penisola; tra esse si annoveravano di solito Milano, Firenze, Roma e Venezia, e anche Verona, Padova Ferrara; praticamente del tutto ignorate la Campania, la Calabria e la Sicilia, tralasciate per motivi storici politici e approdati al turismo solo il tempi più recenti

• Il viaggio in Italia veniva consigliato soprattutto per approfondire gli studi, per confrontare le diverse forme di governo, per la ricchezza dei tesori storici archeologici che il nostro paese offriva e, non ultimo, come esempi di comportamenti raffinati da imitare. È interessante rilevare che i protagonisti di questi viaggi non appartenevano soltanto alla nobiltà o all’aristocrazia, ma anche ad alcune fasce, le più facoltose, dei ceti borghesi: il gran tour delineava la classe dirigente europea come espressione di una cultura comune, frutto di sensibilità e conoscenze condivise.

Aspetti sociologici del gran tour• Il viaggio turistico oggi conserva gran parte dei significati del

gran tour degli aristocratici prima, i rampolli dell’alta borghesia poi, hanno praticato dal 17º 19º secolo. Tali significati consistono nella pulsione alla conoscenza di luoghi diversi e di differenti modi di vita, nella scoperta di se stessi e delle proprie capacità e nel contributo essenziale nella formazione di una personalità cosmopolita.

• In particolare il gran tour rappresenta il viaggio disinteressato, senza scopo di lucro che il giovane aristocratico inglese compie in Europa, accompagnato dal suo precettore alla fine del 17º secolo il gran tour diviene un’istituzione consolidata per i figli dell’aristocrazia e dei possidenti terrieri e nel tardo 18º secolo anche per i figli degli appartenenti al ceto medio professionale. Durante questo periodo, tra il 17º e il 19º secolo, si passa da una concezione didattica del viaggio ad un viaggio in qualità di testimonianza oculare. Si tratta di un’esperienza giovanile di viaggio che ha lo scopo principale di addestrare il giovane nobile alla sua futura vita di relazione.

• La meta di questi viaggi è determinata da considerazioni politiche, ma è anche necessario inserirvi itinerari qualificati da obiettivi artistici culturali. Verso la fine del 17º secolo il gran tour diviene un modello di comportamento anche per il mondo borghese, ma rimane sempre prerogativa di un ristretto strato sociale. Viaggiare diviene un’aspirazione diffusa nello strato più elevato della borghesia, sulla spinta di una letteratura di viaggio relativamente vasta e stereotipata.

• Oggi la pratica turistica come strumento di formazione, la fruizione dei beni culturali, rivestono un ruolo pedagogico preciso nella costruzione di una personalità completa. Si tratta in definitiva dell’acquisizione, da parte di sempre più ampie quote della popolazione, della consapevolezza acquisita alcuni secoli prima dall’elite. La formazione di un gentiluomo deve essere completata da esperienze che nessuna scuola può offrire e che, invece, possono essere acquisite attraverso i viaggi.

• Il pellegrinaggio le scoperte geografiche e la colonizzazione evocano alcuni significati del turismo attuale. Il viaggio turistico a scopi religiosi è la forma moderna del pellegrinaggio.

• Il turismo d’avventura o l’acquisto di una seconda casa in paesi esotici o sottosviluppati rimanda ad alcuni aspetti della colonizzazione. Alcuni comportamenti turistici fanno parte di una logica di sfruttamento che lega ricchezza e povertà del pianeta.

Il 19º secolo.• Il turismo in questo secolo rimane una pratica a

prevalente carattere aristocratico, sebbene l’aristocrazia non domini più la vita economica e la politica, domina ancora la vita sociale, è il bel mondo, la buona società: emarginata dal progresso industriale, tende a imporre il primato in attività come il gioco, il rischio, il viaggio.

• I romantici, primi scrittori di giornali di viaggio, avendo una vasta cultura, sanno vedere e raccontare: vedere un luogo cogli occhi di Goethe, Byron, Shelley o Hugo, non significa allontanarsi dalla realtà, in particolare per paesi come la Svizzera e l’Italia: provare le emozioni del passato nello spazio percorso nel presente, sulle rive del Reno o in Italia per ritrovarsi nel medioevo o nel Rinascimento.

Il 20º secolo.• Parallelamente alle conquiste nel campo del

tempo libero nasce il turismo di massa come turismo delle classi operaie, insieme alla nascita e allo sviluppo delle stazioni balneari. Si parla di turismo popolare, di turismo sociale, di turismo per tutti, infine di turismo di massa.

• Il turismo rappresenta la decadenza del mito del viaggiatore, notabile o aristocratico. Ma parola turista ha preso una connotazione peggiorativa, l’immagine si è venuta svalutando con la diffusione stessa del fenomeno.

Il turismo di massa• L’etichetta “turismo di massa” deriva dalla diffusione della pratica turistica nelle

società industrializzate, ma anche dalle connotazioni “passive” che la caratterizzano.

• La cultura di massa determina la passività nei suoi fruitori, così il turismo di massa, che di tale cultura fa parte, si fonda sull’omologazione dei comportamenti sulla mancanza di criticità nell’attuarli. La possibilità che avevano pochi aristocratici si è diffusa tutte le classi sociali: ciò è dovuto ad un complessivo miglioramento della qualità della vita, all’aumento della capacità di spesa e di tempo libero da parte delle classi lavoratrici, e il conseguente desiderio di imitazione di alcuni comportamenti legati all’apposizione sociale.

• La gente che non viaggia vede abbassare il proprio status sociale. I viaggi le vacanze costituiscono un elemento caratteristico e significativo della vita moderna, ma contemporaneamente tendono a trasformarsi in inattesi veicoli di conformismo.

• Essere un turista è una delle caratteristiche dell’esperienza moderna: la vacanza oltre ad essere un indicatore di status è considerata come un’importante attività sociale.

• Il turista diventa sul piano sociale culturale un consumatore. Si può considerare il turismo un agire sociale, in quanto da un punto di vista socio-economico è un fenomeno migratorio di masse da una località ad altre. Ma la differenza con quanto si verificava nel 17º 19º secolo è proprio in questa concezione: il turismo di massa è un comportamento collettivo.

Il turismo postindustriale.

• L’agire di consumo rappresenta probabilmente la parte preponderante dell’agire collettivo di ogni giorno, non è più sufficiente rilevarlo in una concezione puramente economica, ma soprattutto quale valore sociologico culturale. Si verifica il passaggio da un capitalismo organizzato, detto “ fordista”, ad uno disorganizzato, chiamato “postfordista”,con uno spostamento dei consumi di massa verso un consumo di tipo individuale.

• Per fordismo si intende un sistema socioeconomico basato su relazioni industriali stabili, caratterizzate da una classe operaia forte a livello sociale e politico, un elevato intervento dello Stato soprattutto nello sviluppo dei sistemi di Welfare, l’esistenza di uno stretto legame tra consumi produzione di massa, una crescita costante del benessere economico, la regolazione di relazioni economiche internazionali attraverso la stabilità del dollaro e il mantenimento dei sistemi finanziari, infine l’egemonia degli Stati Uniti a livello mondiale.

• Questo sistema è progressivamente fallito in varie parti del mondo industrializzato e ha aperto la porta a processi di ristrutturazione importanti, che sono stati identificati con l’agenda della globalizzazione postfordista.

• Il consumo di massa, tipico del sistema economico “fordista”, è caratterizzato dall’acquisto di merci che derivano dalla produzione di massa, in questo tipo di produzione e il produttore che domina sul consumatore.

• Nel consumo a carattere più individuale, tipico del sistema globale “postfordista” e il consumatore che domina sulla produzione condizionandola, vi è una differenziazione nelle modalità di acquisto, pertanto la produzione deve essere diversificata, sviluppando una gamma più bassa di prodotti, preferibilmente non realizzati massa.

• I produttori ,pertanto, sono costretti ad avere una maggiore attenzione nei confronti del consumatore, specialmente nel caso dell’industria dei servizi

• Nell’era post moderna il consumo spesso non è più momento passivo, ma momento attivo cui motivazione e azione provocano sempre nuove proposte che comportano nuove risposte. Il consumatore postmoderno fa dello stile di vita un progetto esistenziale.

• Così come il consumatore postmoderno, anche il turista postmoderno alcune connotazioni particolari. L’esperienza turistica non è altro che la conferma di ciò che è già stato consumato attraverso la stampa, la televisione, Internet. L’esperienza turistica autentica si trasforma in sguardo turistico.

• Il turista postmoderno è interessato al cambiamento e si compiace dell’offerta differenziata sua disposizione. Di volta in volta vuole la cultura, la bellezza, il sacro, il diverso.

• Il problema dominante per la riflessione sociologica contemporanea rivolta al fenomeno turistico è rappresentato dal passaggio dei modelli comportamentali del turismo di massa, omogeneo e standardizzato, alla più ampia e inafferrabile articolazione del periodo post industriale, nel quale si assiste in particolare al recupero del marginale e dell’alternativo.

• Sotto l’etichetta “turismo alternativo” coesistono forme di turismo molto diverse tra loro: rurale, gastronomico, enoturismo, culturale, verde, viaggio studio, viaggio avventura…..

• Ognuna di queste forme ne sottolinea il carattere autonomo e individuale in contrapposizione a quello condizionato e massificato, ne sottintende un valore della vacanza anche dal punto di vista culturale, di conoscenza e di accrescimento personale.

• La domanda di sempre maggiori plus di servizio incorporate nei beni di consumo e di sempre maggiore personalizzazione delle prestazioni trova oggi una sua specificazione nella ricerca di percorsi, di esperienze, di attività del tutto peculiari, la cui valenza non può essere condivisa livello di massa.

• Il modernismo implica la differenziazione strutturale e lo sviluppo separato di sfere diverse (economia, famiglia, Stato…); il postmodernismo comporta una rottura della peculiarità delle varie sfere, in modo tale che ciascuna si mescoli con le altre (ad esempio la multimedialità).

Il turismo oggi.• Agire come un turista è uno dei caratteri che definiscono l’essere “moderni”. Si verifica la

tendenza in sede istituzionale e organizzativa a dividere la vita collettive in settori e di conseguenza l’offerta di servizi si fa sempre più ampie balia, al fine di massimizzare il profitto. Importanti mutamenti socioculturali per le quali la ristrutturazione dell’uso sociale del tempo riguardante la divisione del lavoro, l’organizzazione dei servizi, l’uso del territorio e la crescita della mobilità territoriale soprattutto per quanto riguarda il numero e le ragioni degli spostamenti, caratterizzano dinamicamente il fenomeno turistico.

• Le varie forme di turismo rappresentano altrettanti modi di sfuggire alla massificazione e di affermare la propria personalità e si incontrano con un’offerta sempre più ampia e multiforme che risponde e induce alle esigenze di differenziazione.

• Spostamento del turista non è che in apparenza individuale, il suo comportamento dipende dalle correnti socioculturali: così, ad esempio, l’infatuazione post 68 per la natura ha costituito la fortuna del turismo verde.

• La dimensione del reddito sembra essere una variabile importante per l’accesso al mondo della vacanza, infatti oltre 50% della popolazione risulta non fare vacanza, altri elementi sembrano comunque importanti come quelli legati allo stile di vita individuale: il processo di personalizzazione del ruolo del turista mette in luce le differenze simboliche fra le generazioni, tra uomini e donne, tre membri della famiglia, formalizzando atteggiamenti comportamenti innovativi, spesso motivati dalla volontà di definire la propria identità attraverso appropriati processi di distinzione.In questo senso il viaggio e la vacanza diventano processi di ricerca.

• La diversificazione dei regimi di orario di lavoro che ne consegue comporta una crescente individualizzazione dei tempi ed una frantumazione dei ritmi di vita collettivi. La riorganizzazione degli orari, che finora ha interessato in misura prevalente l’industria, dovrà coinvolgere anche gli altri settori e in particolare i servizi di loisir, i cui orari di offerta dovranno diversificarsi a fronte di una domanda temporalmente sempre più segmentata.

• Una delle caratteristiche del mercato turistico a livello mondiale è la sua forte segmentazione. Tra le cause,almeno cinque sono rilevanti:

1. Il prodotto turistico non ha limiti geografici2. Molte imprese necessitano di bassi investimenti iniziali3. Il il turismo è considerato un business facile e attrae forza lavoro

giovane soggetta a un elevato turn over4. Il mercato cambia con i bisogni del consumatore dando vita a

nuove opportunità e nuove nicchie5. I meccanismi economico finanziari messi in atto dalle attività

turistiche sono considerate da tutti paesi in via di sviluppo, creando nuova offerta e generando nuova domanda

Il sistema turistico italiano• Il sistema turistico italiano si basa su una segmentazione

esasperata in alcuni ambiti e quasi del tutto assente in altri, caratterizzato da fantasia creativa e capacità di adattamento ,spiccato individualismo e propensione al lavoro autonomo, basso tasso di scolarizzazione, scarso interesse alla formazione posto scolastica e allo studio delle lingue straniere.

• In Italia esiste un elevato numero di agenzie di viaggi, di tour operator, una bassissima percentuale di agenzie consorziate o associati in gruppi o il reti distributive organizzate, un elevatissimo numero di esercizi alberghieri indipendenti ed una modesta presenza di catene alberghiere di portata internazionale, una situazione di monopolio per il trasporto ferroviario.

• Ad esempio, avere un elevato numero di alberghi a conduzione familiare da un lato conferisce l’offerta turistica italiana caratteri di che di unicità del prodotto, dall’altro indebolisce l’offerta stessa sul piano della competitività internazionale o sul piano della omogeneità dei livelli qualitativi o degli aspetti di attenzione e di soddisfazione della clientela.

Infrastrutture.• Un’altra criticità del sistema italiano alla fragilità delle

infrastrutture. Punto forte ma critico lo stesso tempo è poi patrimonio artistico storico culturale del nostro paese. Patrimonio invidiato da tutto il mondo, ma il cui sfruttamento a fini turistici è modesto, affidato ad iniziative singole più che ad un’azione organica. L’Italia si presenta come un sistema d’offerta ormai maturo, anche se non del tutto in grado di sfruttare adeguatamente l’opportunità connesse ad una crescente diversificazione della domanda.

• L’evoluzione del modello di comportamento turistico necessita di nuove soluzioni di soggiorno, di vacanza e di impiego del tempo libero, ma anche l’organizzazione di un’efficiente rete di servizi e infrastrutture atte a soddisfare tutta la clientela.

L’Urbsturismo.• Appare oggi è evidente che, accanto alla figura del turista

stereotipo, si va delineando un turista incuriosito da molteplici attività che rendano più interessanti le sue giornate, creando così le condizioni più favorevoli per un prolungamento della stessa permanenza perché le variabili che influenzano i consumi turistici sono la cultura, l’istruzione e l’informazione.

• Nasce lo Heritage Tourism che, accanto al turismo artistico dei centri storici, si sviluppa sull’attività museale, sulla conservazione dei beni storici architettonici, sulla rivitalizzazione dei patrimoni storico culturali, sulla salvaguardia delle coste e dei siti naturalistici (ecoturismo).

• Si definisce “urbsturismo” l’incontro tra una nuova domanda di benessere ecologico e un’offerta di recupero integrativo di molte risorse nelle piccole città, ciò comporta il favorisce la necessità di preservare la qualità dei patrimoni ereditati dal passato.

• Nasce quindi, gli inizi degli anni 90, l’esigenza di dare corpo culturale ad una nuova forma di relazione tra vacanza, viaggio ed ospitalità, collegata con le esperienze di natura ecologica ed urbana, spostando il centro degli interessi sul rapporto città-natura-cultura ed in particolare sulle piccole città.

• In questo tipo di turismo si vuole ritrovare quel benessere che vive in un’integrazione unitaria di risorse, che solo nelle piccole città immerse nella natura sa offrirsi come insieme ospitale, ecologico ed economico di terre patria.

Uno sviluppo turistico sostenibile. • Il termine “sostenibile”è utilizzato nell’accezione che

sottende la possibilità di realizzare uno sviluppo che soddisfi i bisogni delle persone, senza compromettere le opportunità delle generazioni future di soddisfare i medesimi bisogni. Tuttavia il termine sostenibile assumere accezione più ampia complessa se ci si interroga sul fine della sostenibilità. Per chi deve essere sostenibile il turismo? Non soltanto, come affermato, per le generazioni future, ma anche per la comunità locale, per l’ecosistema e per la stessa industria turistica.

• Sviluppo turistico dovrebbe attuarsi parallelamente a quello delle infrastrutture di uso più generale e garantire il massimo beneficio possibile alla comunità locale. Le attività le infrastrutture turistiche devono rispettare la scala, la natura, il carattere e la capacità di assorbimento dell’ambiente (naturale e sociale) dei luoghi interessati e così pure le risorse naturali, il paesaggio, il patrimonio e l’identità sociale e culturale dei luoghi stessi.

Una rivoluzione nella definizione di salute e disabilità

La Classificazione ICF (classificazione internazionale delle funzionalità) rappresenta una autentica rivoluzione nella definizione e quindi nella percezione della salute e della disabilità, ed è estremamente

importante il fatto che, per la prima volta, si tiene contodei fattori ambientali, classificandoli in maniera sistematica.La nuova classificazione prende infatti inconsiderazione gli aspetti contestuali della persona, epermette la correlazione fra stato di salute eambiente arrivando cosi alla definizione di disabilitàcome: una condizione di salute in un ambientesfavorevole.

• Il concetto di disabilità cambia e secondo la nuova classificazione (approvata da quasi tutte le nazioni afferenti all'ONU) e diventa un termine ombrello che identifica le difficoltà di funzionamento della persona sia a livello personale che nella partecipazione sociale.

• Quella dell'ICF è una prospettiva multidimensionale, che non si limita solo ai fattori organici, definiti come "funzioni" e "strutture corporee". In effetti l'intero schema dell'ICF è fondamentalmente una ripartizione in due macrocategorie, a loro volte ulteriormente suddivise:

• Parte 1: Funzionamento e disabilità, comprendente i fattori organici; – Strutture corporee (organi e strutture anatomiche in genere) – Funzioni corporee (le funzioni fisiologiche espletate da tali

strutture) • Parte 2: Fattori contestuali;

– Fattori ambientali (ovvero dell'ambiente fisico - sociale) – Fattori personali, consistenti nella capacità d'interazione con

l'ambiente fisico - sociale.

C O N V E N Z I O N E S U I D I R I T T I D E L L E P E R S O N E C O N D I S A B I L I T À

(Preambolo)

g) Enfatizzando l’importanza di includerenelle politiche ordinarie i temi della disabilità come

parte integrale delle strategie pertinenti dello sviluppo sostenibile.

(k) Consapevoli del fatto che, nonostante questi vari strumenti ed impegni,

le persone con disabilità continuano a incontrare barriere nella loro partecipazione come membri

eguali della società e violazioni dei loro diritti umani in ogni parte del mondo,

(m) Riconoscendo i preziosi contributi, esistenti e potenziali, apportati da

persone con disabilità in favore del benessere generale e della diversità delle

loro comunità, e del fatto che la promozione del pieno godimento dei diritti

umani, delle libertà fondamentali e della piena partecipazione nella società da

parte delle persone con disabilità porterà ad un accresciuto senso di appartenenza ed a significativi progressi nello sviluppo umano,

sociale ed economicodella società e nello sradicamento della povertà,

(p) Consapevoli delle difficili condizioni affrontate dalle persone con disabilità,

che sono soggette a molteplici o più gravi forme di discriminazione sulla

base della razza, colore della pelle, sesso, lingua, religione, opinioni politiche odi altra natura, origine nazionale, etnica, indigena o

sociale, proprietà, nascita,età o altra condizione,

(s) Enfatizzando la necessità di incorporare una prospettiva di genere in tutti

gli sforzi tesi a promuovere il pieno godimento dei diritti umani e delle libertà

fondamentali da parte dalle persone con disabilità, (v) Riconoscendo l’importanza dell’accessibilità

all’ambiente fisico, sociale,economico e culturale, alla salute, all’istruzione,

all’informazione e alla comunicazione, per permettere alle persone con disabilità di godere pienamente di tutti i

diritti umani e delle libertà fondamentali,

Articolo 19Vita indipendente ed inclusione nella comunitàGli Stati Parti di questa Convenzione riconoscono l’eguale diritto di tutte lepersone con disabilità a vivere nella comunità, con la stessa libertà di scelta

dellealtre persone, e prendono misure efficaci e appropriate al fine di facilitare il

pienogodimento da parte delle persone con disabilità di tale diritto e della piena

inclusionee partecipazione all’interno della comunità, anche assicurando che:(a) le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere, sulla base dieguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere enon siano obbligate a vivere in una particolare sistemazione abitativa;(b) le persone con disabilità abbiano accesso ad una serie di servizi di

sostegnodomiciliare, residenziale o di comunità, compresa l’assistenza personalenecessaria per permettere loro di vivere all’interno della comunità e di

inserirvisie impedire che esse siano isolate o vittime di segregazione;(c) i servizi e le strutture comunitarie destinate a tutta la popolazione sianomesse a disposizione, su base di eguaglianza con gli altri, delle persone condisabilità e siano adatti ai loro bisogni.

Il tempo libero.• Gli studi sull’evoluzione del fenomeno turistico sono strettamente connessi a quelli sugli sviluppi

cambiamenti del tempo libero e i due campi sono interdipendenti.

• Il tempo della società industriale è simboleggiato dal tempo della produzione economica: il crescente livello di divisione raggiunto ha determinato una netta separazione spaziale tra attività produttive e attività riproduttive, quindi tra un tempo dedicato al lavoro e un tempo dedicato al non lavoro, il cosiddetto tempo libero

• Il diritto al lavoro proclamato nel 1848 e riconosciuto nel 20º secolo, nel suo progredire ha comportato anche il diritto al riposo settimanale, al congedo per malattia o per maternità, alle ferie annuali e, infine, il diritto alla pensione.

• In Francia il 1939 può considerarsi una data emblematica, e la memoria collettiva è saltato: il fronte popolare ha ottenuto le ferie pagate, ciò implica il diritto alle vacanze e contribuisce a diffondere oltre il turismo stesso, anche il cinema, il teatro lo sport o ponendo il concetto di tempo libero a quello di tempo lavorativo e intendendo il primo come tempo sociale da dedicare ad attività non tendenti a salvaguardare la sopravvivenza materiale dell’individuo.

• L’accezione di loisir è più indicata del termine italiano tempo libero, perché essa rievoca l’idea di divertimento e ricreazione sociale, ma anche attività in cui l’individuo ricerca la propria gratificazione attraverso specifici comportamenti liberamente scelti, provando una sensazione di coinvolgimento totale, priva di noia. Il tempo libero, esteso sempre più dalle trasformazioni indotte dall’innovazione tecnologica del lavoro, non è solo da considerare destinato ai divertimenti alla ricreazione, accezione dopolavoristica, ma è vissuto come una dimensione molteplice entro cui l’individuo e gruppi sociali possono muoversi. Il tempo libero secondo la teoria sociologica oggi in corso, è visto sempre meno come un completamento del lavoro, invece sempre più una fonte di vita ideale, possibilità che gli individui hanno di appropriarsi di uno spazio che può essere oggetto di autonoma progettazione, il diverso modello di vita, di una costruzione sociale originale.