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Il triangolo no: PMI, banche e mercati
finanziari
RomaTre, 7 dicembre 2017
Gabriele Barbaresco
Area Studi Mediobanca
Banche italiane:
Qualche confronto internazionale Sezione 1
3
Le banche italiane in Europa: NPLs e coverage
Banche italiane: qualche confronto internazionale Sezione 1
Alcuni indicatori e loro traffic light thresholds (EBA Risk Dashboard, Q2 2017)
Area Studi Mediobanca su EBA, Risk Dashboard
NPL ratio
< 3%
> 3% < 8%
> 8%
Coverage ratio
> 55%
< 55% > 40%
< 40%
2,2% 5,4% 3,4% 1,7%
12,0%
-40,0% -33,5%
-19,4%
-49,0%
-29,3%
DE ES FR GB IT
Livello giu-17 Var. % su dic-14
40,7% 44,7%
50,8%
31,4%
49,9%
17,6%
-1,8% -1,9%
-15,8%
10,3%
DE ES FR GB IT
Livello giu-17 Var. % su dic-14
4
Perché i NPLs italiani sono così alti?
Banche italiane: qualche confronto internazionale Sezione 1
Evoluzione dei NPL ratio in Italia e in altri Paesi (2007-2015 e 1998-2015)
Area Studi Mediobanca su: FRED , World Bank. ECB e Giovanni Sabatini, Crediti bancari deteriorati, Arel, 16 f febbraio 2017
Il NPL ratio italiano è elevato da molti anni, già prima della
crisi
Molte le cause: fiscalità svantaggiosa (recupero delle
perdite), giustizia civile inefficiente, difformità nel
riconoscimento dei NPLs (più severo in Italia), ipotesi
“Zingales”, …
Dove la crisi è stata più severa (It, Es, Pt, Gr, …) i NPLs sono
cresciuti di più
Secondo l’Abi, l’80% della crescita dei NPLs italiani tra
2007 e il 2014 è dipesa da tre “spread” italiani: giustizia
(49%), bassa crescita (34%) e tassi (17%)
1,0
3,0
5,0
7,0
9,0
11,0
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
Multiplo italia Spagna (volte) Multiplo Italia Portogallo (volte)
0,0
4,0
8,0
12,0
16,0
20,0
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
Portogallo Giappone Spagna Italia
5
Banche italiane: qualche confronto internazionale Sezione 1
Area Studi Mediobanca su dati propri
Le banche italiane: la bassa asset quality affonda i risultati
5,6 7,0 8,5 11,7 21,6 20,1 23,0 41,0 56,1 42,4 23,6 54,3
67,8 67,7 72,9 78,3 89,0 88,9 94,3 114,6 125,0
110,3 90,2
134,7
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016
Sval. crediti in % dei ricavi Costi operativi (cost income +sval) in % dei ricavi
4,2 5,0 6,5 10,1 13,6 15,3 18,4 30,5 41,3 50,2 48,5 38,9
73,1 70,0 68,0 75,3 86,6 92,1 90,7 99,1 114,6 124,4 127,0 118,9
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016
Sval. crediti in % dei ricavi Costi operativi (cost income +sval) in % dei ricavi
Banche Spa
Banche Bcc
Banche Popolari
15,4 9,8 8,9 15,4 16,2 15,6 19,3 40,6 45,2 63,1 43,6 60,9
83,4 73,1 70,0 81,7 77,5 81,7 88,4 112,0 112,8
130,9 120,7 148,9
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016
Sval. crediti in % dei ricavi Costi operativi (cost income +sval) in % dei ricavi
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Banche italiane: qualche confronto internazionale Sezione 1
Area Studi Mediobanca su dati EBA EBA, Risk Dashboard
Le banche italiane: un problema di efficienza?
Cost income ratio
75,3%
50,9%
71,2%
61,7% 56,4%
-1,1%
5,6% 3,6%
-6,1% -10,9%
DE ES FR GB IT
Livello giu-17 Var. % su dic-14
7
“(In Italy) there were around 400 consolidated banking groups and about 200 subsidiaries in end-2016 (…) (Italian
banking reforms) are expected to result in a more concentrated banking sector over the course of the next few
years with around 140 consolidated banking groups” (IMF)
“Germany and Austria are the two countries with the highest number of less significant institutions. Both systems
are highly fragmented. (..) Neither of them have done all their homework yet, I am sorry to say” (Andreas
Dombret, Executive Board Deutsche Bundesbank, Sept. 2016)
Banche italiane: qualche confronto internazionale Sezione 1
Area Studi Mediobanca su dati ECB e FDIC
Dimensione media per istituto (€/Usd mld)
6,9
19,4
4,8
13,0
3,1 5,0
11,2
3,0
7,9
1,7 4,4
10,1
2,9
9,2
2,3
Italia Francia Germania Spagna USA
Total asset Crediti Depositi
Indice di concentrazione bancaria (Herfindal)
452 572
277
937
Italia Francia Germania Spagna
Le banche italiane sono nane? Nel caso, non le sole
8
Banche italiane: qualche confronto internazionale Sezione 1
Area Studi Mediobanca su dati ECB e FDIC
Non basta avere banche grandi, se sono ‘sovra-filializzate’
Popolazione per filiale (2016) Dipendenti per filiale (2016)
Total asset per filiale (€/Usd mil., 2016)
2.067 1.794
2.575
1.613
Italia Francia Germania Spagna
10,6 10,8
19,7
6,5
Italia Francia Germania Spagna
140
219 245
94
Italia Francia Germania Spagna
75,2
48,3
80,6
68,5
Italia Francia Germania Spagna
Dipendenti per 1 mld di total asset
Il finanziamento delle PMI: va sostenuto?
Se sì, da chi?
Sezione 2
10
Asimmetria informativa: le banche hanno difficoltà a valutare l’affidabilità creditizia delle PMI, con rischi
di razionamento creditizio (‘credit crunch’) e di erogazione sub ottimale (‘market failure’); l’opacità
informativa delle PMI dipende da motivi organizzativi-manageriali (soft information e relationship lending
versus hard information e transaction banking)
In prospettiva dall’abbandono di prassi valutative statico-contabili (‘incurred loss’) a favore di approcci
dinamico-probabilistici (i.e. ‘expected loss’ ex Ifrs 9); a banche e imprese si richiederà sempre più di
prevedere l’evoluzione prospettica degli affidamenti e non solo di registrare il loro stato corrente
Il finanziamento delle PMI comporta costi fissi per ogni euro erogato più elevati (maggiori costi di
istruttoria/monitoraggio su somme erogate contenute); le PMI meritorie non accedono al credito,
ritenendo i tassi non equi, ma quelle scadenti accettano tassi elevati (selezione avversa e ‘zombie
lending’); all’insufficiente offerta di credito si aggiunge una sua allocazione inefficiente
Le banche finanziano contro la prestazione di garanzie reali (collaterale: cespiti, titoli, patrimoni
personali), mentre le start-up offrono solo un ritorno atteso in base al proprio piano industriale (non
bancabilità degli intangibles); la crisi ha accresciuto la ‘risk aversion’ delle banche e la loro domanda di
collaterale; se le start up sono razionate, si riduce il grado di innovazione dell’economia
In prospettiva l’affermazione dell’economia digitale e il crescente contenuto di servizi nei prodotti
manifatturieri accrescerà la rilevanza della proprietà intellettuale rispetto a quella dei cespiti materiali
Rilevanza delle PMI: rappresentano tra il 50% e il 70% della forza lavoro manifatturiera, quindi in fasi di
elevata disoccupazione le PMI meriterebbero un sostegno particolare (la loro riduzione produce
esternalità negative)
Il finanziamento delle PMI Sezione 2
Area Studi Mediobanca su European Economy, Who takes the risk for funding SMEs?, 2015.2
Il finanziamento delle PMI: perché aiutarle
11
LA ricchezza si genera a monte e valle
Il finanziamento delle PMI Sezione 2
1970s 2000s
Valore
aggiunto
Attività
pre-produttive
Produzione
fisica
Attività
post-produttive
Fasi del
ciclo
Servizi
post-vendita
Logistica
Marketing Design
Produzione
“fisica”
Logistica
R&D
OECD presentation at Bruegel workshop, Brussels, 27 June 2013
Contributo in termini di valore aggiunto delle fasi del ciclo produttivo
12
Le PMI (specialmente le start-up innovative) operano con limitata dotazione di capitale, ampia leva e
grande alea circa le proprie prospettive di successo (imperfect monitoring); l’imprenditore può avere
insufficiente incentivo alla gestione efficiente e propendere all’azzardo morale (il finanziatore esterno
beneficia dei risultati positivi più del capitale di rischio)
Il relationship lending (relazioni bancarie di lungo periodo basate per lo più su soft information e.g.
conoscenza diretta e personale della famiglia imprenditoriale) consente all’impresa di ‘farsi conoscere’
dalla banca e rende il finanziamento meno pro-ciclico (cfr. grafico seguente)
Il finanziamento delle PMI Sezione 2
Area Studi Mediobanca su European Economy, Who takes the risk for funding SMEs?, 2015.2
Altre complicazioni nel rapporto tra PMI e banche
Limiti del relationship lendeng e ‘hold up problem’: la banca ha incentivo ad estrarre benefici (via tassi
più alti) contando sulle barriere all’ingresso verso nuovi finanziatori delle PMI, poichè la soft information è
difficilmente trasferibile
Bank credit to larger firms tends to be more cyclical (in % del Gdp)
13
Il finanziamento delle PMI Sezione 2
Area Studi Mediobanca
Bankit e la mobilità delle imprese nel mercato del credito
“Turning to a new bank is costly in terms of a one-shot reduction of the indirect benefit a firm receives from its lending relationship (...) it turns out that banks offer lower interest rates to their new customers to cover part of these costs (...). The magnitude of that discount is non-negligible: on average it amounts to about 44 basis points and is equal to 7 percent of the average interest rate” (Barone G., Felici R., Pagnini M., Switching costs in local credit markets, Temi di discussione n. 760, June 2010, Banca d’Italia)
“Because of asymmetric information between borrowers and lenders, the ability of banks and firms to initiate new relationships is imperfect. (...) Credit market mobility was uneven, affected by the characteristics of borrowing firms and lending banks and by the existence of relationship lending built up over time. Firms that started new banking relationships were generally large, while access to new
credit lines was more difficult for small and more opaque firms, to which a long-term 20 relationship with the main bank has been the most effective way of overcoming financial constraints. Finally, geographical proximity between borrowing firms and lending banks was significant in maintaining continuity of relations” (Arnaudo D., Micucci G., Rigon M., Rossi P., Should I stay or should I go? Firms’ mobility across banks in the aftermath of financial turmoil, Temi di discussione n. 1086, October 2016, Banca d’Italia)
“Firms that had enjoyed longer relationships with banks experienced stronger credit growth and lower interest rates on both revolving credit lines and term loans. The insulation effects of relationship lending was still present during the European sovereign debt crisis. In terms of the real effects, we find that (...) firms that had maintained longer banking relationships used the insulation to maintain stronger investment and employment growth” (Ryan Banerjee, Leonardo Gambacorta and Enrico Sette The real effects of relationship lending, Temi di discussione n. 1133, September 2017, Banca d’Italia)
14
Il finanziamento delle PMI Sezione 2
Area Studi Mediobanca su dati ECB, SME access to finance in the euro area: barriers and potential policy remedies, Monthly Bulletin, July 2014 e European Economy, Who takes the risk for funding SMEs?, 2015.2
Gli spread delle SMEs: tassi e perdite su crediti più alti
Svalutazioni e accantonamenti crediti in % dei
crediti lordi (costo del rischio)
Spread sui tassi tra piccoli (<1€
mil) e grandi finanziamenti (>1€
mil), proxy LEs vs SMEs
15
Il finanziamento delle PMI Sezione 2
Area Studi Mediobanca su dati BCBS, Andrew G. Haldane, Constraining discretion in bank regulation, Federal Reserve Bank of Atlanta Conference on ‘Maintaining Financial Stability: Holding a Tiger by the Tail(s)’, 9 April 2013 e European Economy, Who takes the risk for funding SMEs?, 2015.2
Basilea ci ha messo del suo? Questione aperta
BCBS, 2015: “Risk weights on SMEs are, on average, higher than risk weights on other corporate. In particular,
according to the data collected, the average IRB risk weight of large internationally active banks on SME
corporates is more than double the average IRB risk weight on other corporates”
“The question, then, is whether and how far high capital requirements simply reflect the higher risk of loans to SMEs or whether they reflect some bias in the regulatory framework (…) it could still be argued that regulatory requirements are more demanding than this higher risk would in fact require” Finanziare un investimento in start up o PMI genera esternalità positive e sostiene l’economia reale; finanziare altre banche accresce l’interconnessione del sistema finanziario, ne aumenta l’instabilità, portando esternalità negative Ad maiora: le banche minori hanno una struttura ponderale più penalizzante per la loro minore sofisticazione (metodo standard) rispetto a quello dei rating interni). Ulteriore la penalizzazione delle PMI, se sono per lo più servite da banche locali
16
Il finanziamento delle PMI Sezione 2
Area Studi Mediobanca su dati Eurostat
Perché non aiutare le PMI: trade-off occupazione-produttività
54,5 46,2
76,5 70,1
Francia Germania Italia Spagna
Quota di occupazione manifatturiera (occupati delle PMI in % di quelli manifatturieri)
27,4
44,5 55,5
69,6 79,3
0-9 addetti 10-19 addetti 20-49 addetti 50-249 addetti > 250 addetti
Produttività delle imprese manifatturiere italiane (€ migliaia per dipendente)
La quota occupazionale delle PMI è molto elevata in Italia (76,5%) e Spagna (70,1%), meno accentuata in
Germania (46,2%) e Francia (54,5%). La tutela occupazionale appare quindi più un tema regionale che non
comunitario
Inoltre, le PMI hanno produttività più bassa rispetto alle fasce dimensionali superiori. Consentire loro un accesso
privilegiato/agevolato al credito è un obiettivo auspicabile a livello sistemico?
17
Il finanziamento delle PMI Sezione 2
Area Studi Mediobanca su Albertazzi U., Marchetti D. J., Credit Supply, Flight to Quality and Evergreening: An Analysis of Bank-firm
Relationships after Lehman, Temi di discussione n. 756, April 2010, Banca d’Italia e Wehinger G., SMEs and the credit crunch: Current
financing difficulties, policy measures and a review of literature, Financial Market Trends, OECD, Volume 2012/12
Ma la banca piccola è più paziente
Albertazzi and Marchetti (2010) point out the role “evergreening” and “patience” for which they provide corroborating evidence Evergreening: providing cheap credit to a risky borrower in order to postpone credit losses from the lender’s default is presumably easier for a smaller bank where discretion in lending
decisions is higher and the weight of credit scoring is lower than for a larger bank, where lending decisions are based on more automatic procedures Patience: forbearance lending or debt restructuring to help a potentially profitable lender
through temporary difficulties and to regain its competitiveness, is also easier for small banks to apply. They can act as non-myopic lender that do not only have to rely on a firm’s (current)
balance sheet information and credit scoring but can also take into account more forwardlooking measures of a firm’s economic prospects and other, “soft” information. The study also highlights the role of relationship lending. As other studies (have found, there is a positive link between several measures of relationship lending and firms’ credit availability after Lehman.
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Il finanziamento delle PMI Sezione 2
Area Studi Mediobanca su dati ECB, SME access to finance in the euro area: barriers and potential policy remedies, Monthly Bulletin, July 2014
collateral + track records: “senza lilleri, non si lallera”
Effetto marginale sulla probabilità di non ottenere credito da parte di una SME (o di ottenerlo a condizioni peggiorative di quelle richieste); modello probit Le imprese con maggiore leva e oneri finanziari hanno maggiore probabilità di razionamento; profitti, liquidità e collaterale riducono la probabilità La profittabilità rileva di meno in Spagna e Italia ove l’effetto discriminante va interamente alle variabili relative alla struttura finanziaria (debito, liquidità e collaterale)
Medie imprese e binomi conflittuali: Appartenenza vs competenza, chiusura vs apertura, prossimità vs distanza, crescita vs stabilità …. et cetera Sezione 3
20
PMI e binomi conflittuali Sezione 3
Area Studi Mediobanca su dati ECB SAFE databse, Banca d’Italia e Cucculelli M., Romano L., L’imprenditoria familiare: punti di forza e debolezza, in L. Paolazzi, M. Sylos Labini , F. Traù (eds.), Gli imprenditori, Venezia, Marsilio, 2016
La governance delle MI: appartenenza vs competenza
% di PMI a controllo familiare
82,2
76,9
87,3 86,2 82,9
EU28 France Germany Italy Spain
48,3 46,0
75,3
40,5
13,5 16,7
59,4
35,3
Francia Germania Italia Spagna
< 50 dipendenti > 50 < 250 dipendenti
% di imprese familiari
con management familiare
45,0 48,9
16,4
24,8
Francia Germania Italia Spagna
% di imprese familiari con remunerazione
del management basata sulla performance
21
La governance delle MI: Apertura vs chiusura
55%
18%
27%
Risolto Affrontato ma non (ancora) risolto Non affrontato
Predisposizione verso il passaggio generazionale Elementi ostativi al passaggio generazionale
46%
40%
14%
Difficili equilibri familiari Assenza di competenze in famiglia
Frazionamento azionariato
5,0
5,5
6,0
6,5
7,0
7,5
8,0
0% Fino al 50% Da 51% al 75% Dal 76% al 100%
RO
I
% di familiari in posizione apicale nei board
Redditività e quota familiare in posizione apicale nei
board
5,6 10,0 13,9
70,5
0% Fino al 50% Dal 51% al 75% Dal 76% al 100%
Quota di imprese in base alla % di familiari nel
board
Mediobanca-Cineas, Osservatorio sul Risk Management nelle medie imprese, settembre 2017
PMI e binomi conflittuali Sezione 3
22
La governance delle MI: monocrazia vs collegialità
Distribuzione delle cariche consiliari: medie imprese, verso altre imprese vs industriali quotate
PMI e binomi conflittuali Sezione 3
Elaborazioni Area Studi Mediobanca su dati Infocamere
40,9 29,2
15,7 14,1 0,2
49,2
23,0 18,6 8,8 0,5
72,4
8,7 12,3 3,3 3,2
C AD + AU P + VP P/VP anche AD Altri
Medie imprese Altre imprese (medie non autonome) Quotate industriali
6,2 5,3 -2,9
-8,3
20,5 10,8 3,3
-31,5
AD + AU P/VP anche AD P + VP C
Differenziale medie imprese - altre imprese Differenziale medie imprese - industriali quotate
Differenziali nella composizione dei board : medie imprese vs altre imprese e industriali quotate
Numerosità mediana del board nelle quotate industriali: 8 membri
Numerosità mediana del board nelle medie imprese non autonome : 4 membri
Numerosità mediana del board nelle medie imprese: 3 membri
23
La governance delle MI: maturità vs gioventù
Composizione dei board per fasce di età: medie imprese vs altre imprese e industriali quotate
PMI e binomi conflittuali Sezione 3
Elaborazioni Area Studi Mediobanca su dati Infocamere
8,9
51,0 40,2
6,4
68,3
25,3
4,7
63,2
32,1
<=40 anni > 40 <=60 > 60
Medie imprese Altre imprese Industriali quotate
0,7 1,8
-1,2
-4,5
-7,3
-4,4
0,7
3,6 4,3
6,4
<=30 anni > 30 <=40 > 40 <=45 > 45 <=50 > 50 <=55 > 55 <=60 > 60 <=65 > 65 <=70 >70 <=75 > 75
Differenza "Medie imprese" meno "Altre imprese"
Differenziali nella composizione dei board per fasce d’età: medie imprese vs altre imprese e industriali
quotate
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La governance delle PMI: maturità e comando
Età media per carica: medie imprese vs altre imprese
PMI e binomi conflittuali Sezione 3
Elaborazioni Area Studi Mediobanca su dati Infocamere
Differenziali di età per carica: medie imprese vs altre imprese
66,2 64,6
62,7
59,2 56,9
54,8 54,8
57,8 58,1 59,4
56,8 58,6
54,2 53,4 53,6 54,9
P P + AD AU VP VP + AD AD C Età media
Medie imprese Altre imprese
8,1
5,2 5,9
0,6
2,7 1,4 1,1
2,9
P P + AD AU VP VP + AD AD C Età media
Età "Medie imprese" meno età "Altre imprese"
25
MI e mercati esteri: prossimità vs lontananza
% di PMI che esportano per fasce di export
PMI e binomi conflittuali Sezione 3
Elaborazioni Area Studi Mediobanca su dati Cineas-Mediobanca e ECB Safe database
69,7
17,4 5,1 6,6 1,2
55,6
25,4 9,5 8,3 1,1
58,5
21,1 8,1 11,1 1,2
62,1
19,5 7,9 9,0 1,4
0% =< 25% >25% >= 50% > 25% NA
France Germany Italy Spain
Nord America: 8%
Sud America: 3%
Eurozona: 65%
Europa Centro-
Orientale: 6%
Nord Africa e Middle-East: 6%
Oceania e Sud Est Asiatico: 4%
Cina: 3% Russia: 3%
India: 1% Africa sub-sahariana 1%
26
MI e finanza: “Banks will remain dominat in funding SMEs” PMI e binomi conflittuali Sezione 3
Elaborazioni su dati Area Studi Mediobanca
100,0
306,3
17,9 8,5
104,9
55,2
1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
N. indice dei debiti finanziari v. banche a ml termine Obbligazoni in % del debito finanziario a ml termine Debt equity ratio
Alcuni indicatori di indebitamento finanziario
2,8 2,7 2,3
1,5 2,1 2,1
1,4 1,5 1,9
0,5 0,7 0,5 1,2
1,6 0,8
0,0 -0,1 0,4
0,8
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
Spread tra il costo del debito obbligazionario e quello non obbligazionario
Spread tassi obbligazionari vs costo del debito bancario
27
Non mi fido delle banche, ma non posso farne a meno PMI e binomi conflittuali Sezione 3
Elaborazioni su dati Area ECB Safe database
Do you feel confident talking about financing with
banks and that you will obtain the desired results?
73,9 75,4
58,3
72,2
18,3 16,8
32,2
16,8 7,8 7,8 9,5 11,0
France Germany Italy Spain
yes no don't know/NA
17,8 29,0
9,4 20,0
39,5 28,8
60,4
27,2
42,7 42,2
30,2
52,9
France Germany Italy Spain
yes no don't know/NA
Do you feel confident talking about financing with
equity investors/venture capital enterprises and
that you will obtain the desired results?
73,7 66,3
73,0 72,3
9,1
18,5 14,7 12,6
5,7 5,0 2,8 4,2 11,5 10,1 9,5 10,8
France Germany Italy Spain
bank loan loan from other sources equity investment other
If you need external financing to realise your growth ambitions, what type of external financing would you prefer most?
28
MI e Borsa: Listing or not listing? PMI e binomi conflittuali Sezione 3
Elaborazioni Area Studi Mediobanca su dati propri e Giordano L., Modena M., Implicazioni e possibili
motivazioni della scelta di non quotarsi da parte delle medie imprese italiane, Discussion paper n. 7,
Settembre 2017, Consob
La scelta di quotarsi può porsi se un’impresa ha necessità di realizzare investimenti che non è in grado di sostenere attraverso l’autofinanziamento o debito bancario a causa della leva
elevata. La gerarchia delle fonti di finanziamento è postulata dalla order pecking theory
La scelta di non quotarsi può coinvolgere con maggiore ferequenza start-up innovative che devono finanziare investimenti di importo relativamente limitato ma che coinvolgono tecnologie pionieristiche e molto complesse (dimensione limitata e opacità limitano il ricorso al pubblico indistinto); in questo caso sono più adatti venture capital, private equity o
crowdfunding (grazie alla maggiore diversificazione del rischio)
4,5
4,0
4,8 4,6
4,3 4,0
3,8
4,7 4,6
6,0
4,4
4,0
3,6 3,8
3,4 3,7
3,4
3,9
4,6
5,6
2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016
Medie imprese Manifattura
83,6
92,0
76,9 74,7 73,5 72,0 74,6
61,4 63,3
51,8
77,0
91,9 94,3
81,7 88,6
76,1
86,7
76,6
68,2
58,3
2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016
Medie imprese Manifattura
Cash-flow in % del fatturato Investimenti in % del cash-flow
29
Altri motivi per la non quotazione PMI e binomi conflittuali Sezione 3
Elaborazioni Area Studi Mediobanca su dati propri e Giordano L., Modena M., Implicazioni e possibili
motivazioni della scelta di non quotarsi da parte delle medie imprese italiane, Discussion paper n. 7,
Settembre 2017, Consob
“La rinuncia alla quotazione può essere dettata dal timore di perdere il controllo dell’impresa, anche se la possibilità di mantenere una quota superiore al 51% dei diritti di voto dopo l’IPO rende questa spiegazione poco plausibile. Inoltre, per l’imprenditore, in teoria, e sempre
razionale cedere una parte della propria partecipazione per diversificare la propria ricchezza, sfruttando la funzione tipica di risk sharing del mercato azionario”. Addendum: non è solo il timore di perdere il controllo, ma il desiderio di non introdurre collegialità
“La rinuncia alla crescita può essere dettata anche dalle difficoltà di gestire processi di
ricambio generazionale e dalla riluttanza al coinvolgimento di manager esterni al gruppo familiare. Difficilmente, tuttavia, questo fattore riesce a spiegare un aspetto strutturale cosi fortemente persistente nel tempo e che caratterizza il nostro Paese a partire dal dopoguerra” “I benefici privati del controllo possono essere tali da indurre le aziende a rimanere private, ma l’estrazione di benefici privati non e necessariamente di natura dissipativa perchè non incide sull’efficienza e la redditività. Il controllo familiare non è correlato con una minore redditività, mentre è correlato con una minore probabilità di insolvenza”
Ma la scelta di non crescere è sempre e necessariamente una rinuncia,
ovvero una scelta che si sarebbe fatta in assenza di vincoli esterni,
oppure può essere una decisione che razionalmente permane anche in
assenza di vincoli finanziari?
30
piccole che non crescono o grandi che decrescono?
Manifattura: incidenza % del numero di addetti e variazione ponderale (1971-2011)
Area Studi Mediobanca su Censimenti Istat
24,2
14,9 16,0
10,1 9,2
2,7
6,7 5,2
11,0
5,2 6,9
4,2
0,5 -0,1 0,0 -0,9 -1,6
-14,3
1-9 10-19 20-49 50-99 100-199 200-249 250-499 500-999 >1000
Peso % addetti (2011) Var. peso 2011-1971 (in punti)
PMI e binomi conflittuali Sezione 3
31
Regresso del grande, esuberanza del piccolo, tenuta del medio
Manifattura: andamento del numero medio degli addetti, dato generale e disaggregato per fascia dimensionale
(1971=100)
Elaborazioni su Censimenti Istat
100,0
93,7
90,0
85,2
87,1
1971 1981 1991 2001 2011
Addetti medi per impresa (1971=100)
116,6
<101,6
> 98,1 100,0
62,9
1971 1981 1991 2001 2011
1-9 10-19 20-49 50-99 100-199 200-249 250-499 500-999 >1000
PMI e binomi conflittuali Sezione 3
32
La scelta di non crescere può essere razionale ed efficiente
Elaborazioni Area Studi Mediobanca su dati Eurostat
PMI e binomi conflittuali Sezione 3
Rapporto % tra la produttività manifatturiera italiana e quella di Francia, Germania e UK, per classi di addetti
Produttività manifatturiera italiana in k€, per classi di addetti
67,8
93,0 106,4 113,3
87,4
0-9 addetti 10-19 addetti 20-49 addetti 50-249 addetti > 250 addetti
27,4
44,5 55,5
69,6 79,3
0-9 addetti 10-19 addetti 20-49 addetti 50-249 addetti > 250 addetti
33
MI e condivisività: “The great decoupling”? Non le tocca PMI e binomi conflittuali Sezione 3
Elaborazioni su dati Area Studi Mediobanca
133,4
160,8
100,0
132,9
160,3
1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
N. indice costo del lavoro (1996=100) N. indice produttività (1996=100)
“Productivity gains haven’t translated into broadly shared gains for the entire workforce” (Bunker 2015])
“Boosting productivity growth(…) will not lead to broad-based wage gains unless we pursue policies that reconnect productivity growth and the pay of vast majority” (Bivens e Mishel [2015])
“Se i salari aumentassero meno dell’incremento della produttività, la distribuzione del reddito peggiorerebbe, il consumo delle famiglie lavoratrici crescerebbe meno del prodotto nazionale e la crescita sarebbe compromessa”(Paolo Leon , Il Capitalismo e lo Stato, 2014)
Dinamica del costo del lavoro pro-capite e della produttività (1996-2015)
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“Questo Paese cattolico non tollera il successo” (Caprotti)
Serio L. (a cura di), Medie eccellenti, 2017, Guerini
PMI e binomi conflittuali Sezione 3
“La sinistra marxista era convinta della loro (le imprese minori) inefficienza tecnica, ma vedeva in loro gli alleati naturali nella battaglia contro il capitale monopolistico. I democristiani consideravano le piccole imprese come una manifestazione della
vitalità della società civile, e in questa ottica vi vedevano uno dei luoghi in cui sopravvivono i sani valori della tradizione, da difendere contro i pericoli della modernità. Per ragioni diverse, quindi, soprattutto nella legislazione civilistica e fiscale, le imprese minori sono state a lungo difese sia dalla destra che dalla sinistra” (Brusco e Paba, 1997)
“In emphasizing the role of small firms, the DC was heir to the very problem that had
eventually urged Catholics into the political arena: the struggle to deflect the proletariat from the attractions of socialism. (…) If large firms engendered class struggle, smaller units fostered interclass solidarism and social cohesion, thus trascending the capital-labor divide. (...) So, in the DC’s view, the State had to promote small undertakings and, at the same time, combat (…) the large capitalistic or monopolistic concentrations (…) DC tendend to identify big business
tout court with the monopolies” (Colli e Rinaldi, 2012).
Grazie per l’attenzione
Area Studi Mediobanca
Milano – Foro Buonaparte, 10
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