Il terzo libro della giungla

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come si viveva nel branco dei lupi

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ANTEFATTO

Rudyard Kipling scisse il Libro della Giungla nel 1894. Nel 1895 uscì il Secondo Libro della Giungla.

È noto che intendeva continuare la fortunata serie con un terzo libro di racconti, sempre ambientati nella giungla, ma l’anno successivo, 1896, lasciò gli Stati Uniti d’America e prese a girare il mondo. Negli anni che seguirono, scrisse altri libri, tutti di ambientazione marina e solamente nel 1901 ritornò ad interessarsi della giungla con il romanzo Kim.

Ho trovato un manoscritto a Bombay. Era il 1983.

Il ritrovamento è avvenuto così.

Alla destra della Gateway of India, volgendo le spalle all’Oceano, si erge maestoso il Tai Mahal Hotel, forse il più bell’Albergo di Bombay.

Passandogli di fianco e tenendo sempre alle spalle la Gateway, si attraversa una piazza alberata, dove trovano rifugio numerosi avvoltoi. Le due prime strade sulla sinistra, proprio appena oltrepassato l’Albergo, sono un susseguirsi di negozi per turisti.

Lì si parlano tutte le lingue, compreso l’italiano. E lo parlano anche i bambini che ti assalgono per una rupia.

Accompagnati da una ragazzina, che diceva di chiamarsi Maria, mia moglie ed io entrammo in un oscuro androne, attraversammo un cortile puzzolente circondato da abitazioni fatiscenti, che sembravano sul punto di rovinarci addosso, e finimmo in un bugigattolo pieno fino all’inverosimile di ogni sorta di merce. Si poteva trovare e comperare qualsiasi cosa: dalle sete ai cotoni, alla borsa di Gucci con marchio originale ma totalmente falsa, alle tavolette di avorio con incise le scene tratte dal Kamasutra, dalle stupende stampe strappate da chissà quali manoscritti, alle statuine di legno di probabile provenienza nepalese.

Era sufficiente chiedere e la risposta suonava sempre la stessa: “Non fa problema, signore”.

Palpeggiando delle stupende sete di Madras, gettate alla rinfusa su di un tavolo, mi capita fra le mani un quaderno con copertina di cartone e fogli di scadente carta di riso.

Lo aprii e mi accorsi che alcuni nomi ricorrevano: Akela, Shere-Khan, Danzee, Kaa. Nomi noti a qualsiasi, anche modesto, lettore del Libro della Giungla di Kipling.

Lo acquistai per poche rupie e, tornato a casa, ad un più attento esame, ebbi la sensazione che fossero tracce di racconti ambientati nella Giungla di Kipling. Forse avevo trovato un manoscritto del premio Nobel, appunti da lui stesi

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durante le visite che in quegli anni faceva ai suoi genitori che risiedevano ancora in India, prima di trasferirsi in Inghilterra.

Lo acquistai anche se la dedica che appariva nel frontespizio diceva my daugther Daniela, fatto che rendeva incerta la paternità dello scritto. Non mi risulta, infatti, che Kipling avesse una figlia di nome Daniela. Ma forse quella dedica era stata scritta da un possessore del manoscritto che lo aveva comperato per farne dono alla figlia.

Ora il manoscritto si trova alla British National Gallery di Londra, dove sono conservati la maggior parte degli scritti di Kipling, per stabilirne l’autenticità.

Quello che voi vi accingete a leggere è una mia interpretazione e sviluppo degli appunti contenuti in quel manoscritto.

Antonio Sandri

NB. Molti amici cui ho fatto leggere questi racconti, mi hanno detto in faccia che ritenevano i racconti frutto della mia fantasia e che non esisteva un manoscritto di Kipling relativo ad un fantomatico Terzo libro della Giungla.A voi la decisione dopo averli letti.Talvolta la verità ha molte facce e molte braccia così come il dio Shiva.

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INDICE

La giungla

Alla scuola di Baloo- La via delle scimmie e quella del lupo- Lo splendore del pelo- Il culo di scimmia- Quelli dell’Alce Nero

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Sognare ad occhi aperti 27

La storia del lupo Without, il senza branco

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Storia di Keptup, l’avvoltoio della Torre del Silenzio 42

Anche i fratelli rossi del Popolo Libero di Shindu hanno fame 47

Storia di Tiarak, il lupo impuro 58

Il Canto dell’amicizia 64

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ALLA SCUOLA DI BALOO

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LA VIA DELLA SCIMMIA E QUELLA DEL LUPO

Negli antichi libri sacri indù, a partire dai Veda alla Upanischad fino alla Bhagavad Gita, si parla di due maniere diverse di affrontare le marga o vie della crescita.Una viene chiamata la via delle scimmie.Tutti nella Giungla sanno che i cuccioli delle Bandar-log, appena nati, si attaccano a peli del petto della madre, contando, fin dall’inizio, sulle loro sole forze per volare di ramo in ramo senza cadere. Si procurano da soli il cibo strappando le foglie più delicate. Sopravvivere o morire dipende unicamente dalla forza delle loro braccia.L’altra via della crescita è conosciuta come la via del gatto o, come si preferisce dire nella Giungla, del lupo.Un cucciolo di lupo, appena nato, piagnucola, si nasconde sotto la mamma, sa solamente attaccarsi alle sue mammelle e disputare il latte con i suoi fratellini, ma non sa cercarsi da mangiare. Se non lo si aiuta, muore. Ha bisogno di essere allevato ed educato per crescere.Baloo, non conosceva i libri sacri, ma queste cose le sapeva benissimo da quel grande conoscitore della giungla e dei suoi abitanti che era diventato.Baloo sapeva di sapere.I cuccioli di scimmia imparavano da soli, per questo erano senza legge. Nessuno la insegnava loro. Le Bander-log vivevano appagate di saltare da un ramo all’altro, di cibarsi degli insetti che si nascondevano sotto la corteccia degli alberi e di mangiare foglie tenere e germogli di frutta.Così crescevano dispettose e villane e quando Baloo, orso maestoso, pieno di pulci e maestro della Giungla – ma anche un po’ troppo pieno di sé, come dicevano le mamme lupo - passava sotto gli alberi, veniva spesso bersagliato da rami secchi e frutta marcia.Baloo, per antica esperienza sapeva che bisognava fare finta di niente, se voleva che le Bander-log, volubili quali erano, la smettessero per dedicarsi ad altri giochi. Anche perché Baloo non sapeva arrampicarsi sugli alberi e nemmeno scuotendoli mentre si grattava la schiena, riusciva a farle cadere. Aveva imparato che era molto meglio conservare la propria dignità ed andarsene.Rimanevano delle grandi rompiscatole. Potevano permettersi questa mancanza di educazione, poiché pochi mangiatori di carne sapevano salire sugli alberi e di questi nessuno dava loro la caccia.Concludendo, Baloo e tutta la Giungla sapevano che le Bander-log erano senza legge, dispettose e volubili. Non andavano a scuola ma seguivano la via delle scimmie. L’unica legge che rispettavano era quella della Giungla: la legge che ogni mangiatore di carne o di erba, il popolo del veleno, il piccolo popolo delle api, gli abitanti del cielo e quello dei viventi sotto la terra dovevano rispettare. Quella era la legge della vita, se veniva rispettata, la Giungla, con tutti i suoi abitanti poteva vivere, altrimenti sarebbe morta.I cuccioli di lupo erano tutt’altra cosa e, pensandoci, Baloo si inteneriva. Non sapevano, non conoscevano niente: erano batuffoli di pelo bisognosi di tutto. Avevano bisogno di mamma lupo, di papà lupo, dei fratellini lupo, ma, ad una certa età, anche del vecchio Baloo, mastodontico orso che si aggirava sulle colline di Seeonee.Lo chiamavano sonnacchioso, mangiatore di mohwa, ladro di miele selvatico, pidocchioso e con molti altri epiteti non ripetibili, visto che uscivano dalle

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bocche dei lupacchiotti che avevano assaggiato la forza ammaestratrice delle sue zampate.Ma con tutto ciò era amato e riverito dai Lupi del popolo libero del Branco di Seeonee, nome delle colline ove si estendeva il loro territorio di caccia. Poteva sedersi sotto la rupe del consiglio dei lupi ed aveva diritto di parola.Akela ed i vecchi lupi erano coscienti che, se il Branco di Seeonee era famoso in tutta la Giungla e stimato il più astuto, coraggioso, ottimo cacciatore ed esempio per il rispetto delle leggi, molto lo dovevano a Baloo e alla sua scuola .Ma ancora più lo stimavano le mamme lupo che si sentivano sicure solamente quando i loro cuccioli erano con Baloo. Non sempre erano d’accordo con quel saccente e petulante di un orso, anche perché ficcava troppo il naso nelle loro cose di femmine. Ma Baloo era Baloo.

È per questa fama che Hathi, l’elefante, ed i suoi tre figli avevano scelto come luogo per rinfrescarsi il fiume Waingunga che attraversava le colline di Seeonee.E forse per questo o forse per caso era capitata in quel luogo Bagheera, la pantera nera, quando era scappata dalla gabbia del principe di Oodeypore, dove era stata prigioniera fino dalla nascita. Era riuscita a fuggire perché la serratura della gabbia si era rotta. Riuscì a raggiungere la Giungla dove giunse stanca, male in arnese, con la pelliccia irsuta, ma quel che era più grave, incapace a cacciare: nessuno glielo aveva insegnato.Sarebbe morta di fame, ma incontrò Baloo. Sopravvisse e rimase. La storia di questo incontro è una altra storia; quello che ora ci interessa è sapere che rimase come cacciatore solitario ed assistente di Baloo.Il lavoro di Baloo cominciava a primavera, qualche mese dopo il tempo del nuovo parlare, che poi non era altro che il tempo degli amori.Era il tempo in cui i lupi del Popolo Libero del Branco di Seeonee si radunavano attorno alla Rupe del consiglio, per la presentazione dei cuccioli appena svezzati.Quello era il giorno più importante per le mamme lupo e non certo per i cuccioli che capivano solo come fosse una occasione eccezionale per divertirsi e fare baccano.Akela, seduto sopra la Rupe del Consiglio, gridava: “Guardate, guardate, o lupi!”, ed i cuccioli venivano spinti avanti dalle madri. Nel farlo, esse fissavano negli occhi i maschi, vogliose di scorgere nel loro sguardo un balenio di soddisfazione e di gratitudine.

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Baloo, da poco lontano, osservava quel rito dedicandosi a grattarsi la schiena su un albero di peepul. Si annoiava: sapeva che difficilmente qualche cucciolo non sarebbe stato accettato. Vi erano, infatti ben pochi lupi che osavano affrontare una femmina inferocita qualora fossero stati messi in dubbio la bellezza e la salute del suo cucciolo.“Cocchi di mamma” bofonchiava Baloo, che proprio non riusciva a capire da dove, ogni anno, le femmine ricavassero quell’aria di stare per presentare al Branco chissà quali fenomeni.“Per la serratura rotta che mi ha liberato – gli faceva eco Bagheera – a me sembrano sempre gli stessi cuccioli petulanti”.La cerimonia sanciva ufficialmente che i cuccioli facevano parte del Branco di Seeonee. Da quel momento i cuccioli non erano solo una appendice piagnucolosa delle femmine, ma lupi anche se ancora senza nome. Quello sarebbe venuto dopo. Akela terminava il rito della presentazione proclamando, a voce alta, una parte importante della legge della Giungla, quella che si riferiva ai lupi:“La forza del Branco è il lupo, la forza del lupo è il Branco”Tutti gli astanti, maschi, femmine e cuccioli, ululavano la risposta:“Questa è la legge della Giungla, antica e vera come il cielo, ed il lupo che la osserverà prospererà, mentre il lupo che l’infrangerà. morirà”.

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LO SPLENDORE DEL PELO

La scuola di Baloo cominciava la mattina dopo la cerimonia ed anche quella era una scena che si ripeteva da sempre.Baloo e Bagheera la sera prima disseminavano di thuu, pezzi di tronco fradicio, tutto il terreno attorno all’Albero della Saggezza, così chiamato perché era l’albero dove Blaoo si appoggiava e si grattava la schiena durante le lezioni.All’ora stabilita, quando il sole era alto sopra gli alberi, Baloo si piazzava ben piantato sulle quattro zampe con una aria solenne e un cipiglio maestoso, ed aspettava. Bagheera, con gli occhi gialli ben aperti per l’occasione, si posizionava al suo fianco.I cuccioli cominciavano ad arrivare. Per primi quelli più spavaldi, che rifiutavano di farsi accompagnare dalla mamma. Camminando con il muso ben alzato per sembrare più grandi, fiutavano l’aria tutt’intorno ma non prestavano attenzione a dove mettevano le zampe. E così immancabilmente, prima l’uno poi un altro, inciampavano sul thuu e capitombolavano a terra inzaccherandosi tutti.Si rialzavano con strane contorsioni. Spingevano prima in su la coda, poi il sedere, facendo forza sulle zampe anteriori. Cercavano, quindi, di scrollarsi di dosso il fango e la sporcizia, ma erano talmente maldestri che se lo gettavano uno addosso all’altro.Sporchi, ma sempre pieni di sé, ripartivano con il muso per aria tentando di sfoggiare un’aria marziale ed ignorando lo stupido incidente, e, come era facile prevedere, cadevano per avere inciampato ancora sul thuu.Baloo e Bagheera guardavano impassibili quei cuccioli che avanzavano lentamente, impegnati a superare quella specie di percorso di guerra. Finalmente arrivavano davanti a loro, in condizioni tali da renderli irriconoscibili, ma nonostante tutto pieni di fierezza e di spavalderia.Giungevano, intanto, da dietro i cespugli, piagnucolii e qualche ringhio. Poi appariva un gruppo di cuccioli che avanzava incerto e timoroso, sospinto un po’ con le buone e un po’ con le cattive dal muso delle madri. Erano cuccioli belli, puliti, con la pelliccia lucente per le ultime leccate delle madri e andavano a piazzarsi con la testa bassa davanti a Baloo.Bagheeera, con una decisa durezza, faceva sloggiare le mamme lupo, che convinte di essere le sole capaci ad accudire ai cuccioli, volevano fermarsi nello spiazzo della scuola, per controllare l’opera di Baloo e di Bagheera.Baloo si dava una scrollata, annusava intensamente attorno a sé, bofonchiava “cocchi di mamma” e li passava in rassegna, in silenzio, guardandoli fisso uno per uno. Tornato sotto l’albero, proclamava ad alta voce:- “Le chiazze sono la gioia del leopardo; le corna sono l’orgoglio del

bufalo. Sii pulito perché la forza del cacciatore si rivela dallo splendore del pelo”. Come mai i miei occhi vedono per metà cuccioli di lupo e per l’altra metà cuccioli di cinghiale che si sono appena rivoltati nel fango? Un lupo, che non sa tenere pulita la sua pelliccia, non può venire alla scuola di Baloo!

E rivolto ai cuccioli, che da spavaldi erano diventati mogi mogi, mentre i più timidi ringraziavano dentro di loro mamma lupo per l’ultima leccata, Baloo riprendeva:- Lucide e splendenti devono essere! Giù nel fiume Waingunga a pulirsi.

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Così aveva luogo la processione. In testa Baloo, seguito dai cuccioli sporchi, silenziosi e mogi, seguiti da quelli belli e puliti che sghignazzavano e si divertivano un mondo. Chiudeva la fila Bagheera, attenta a che nessuno si perdesse o scappasse.Baloo sceglieva per scendere dalle colline di Seeonee al fiume un sentiero scosceso e umido.I cuccioli si reggevano a malapena in piedi e il capitombolo immancabile di uno trascinava tutti gli altri, in una rovinosa caduta tra grida, pianti e risate.La discesa aveva termine nell’angolo del fiume dove erano soliti bagnarsi Hathi, l’elefante silenzioso ed i suoi tre figli.Quella che raggiungeva il fiume, non era una fila, seppure disordinata di cuccioli di lupo, ma un groviglio indescrivibile di zampe, teste, bocche aperte e occhi spalancati, senza più distinzione tra cuccioli sporchi e puliti per il semplice motivo che di pulito non c’era più nessuno.Baloo se ne stava in riva al fiume con accanto Bagheera. Vi era un tacito accordo con Hathi: finché i cuccioli erano in acqua , Jacala il coccodrillo non doveva avvicinarsi.Gli unici dispetti provenivano dalle solite Bandar-log, ma esse dovevano essere ignorate, fino a che era possibile.La parità tra i cuccioli era così stabilita: spavaldi e timidi avrebbero dovuto lavarsi da soli la pelliccia ed imparare a scuotersi di dosso l’acqua rimanendo ben piantati sulle quattro zampe, senza perdere l’equilibrio e cadere a terra ad ogni scuotimento.La prima lezione finì con la proclamazione di una altra massima di Baloo:“Una pelliccia lucida è l’orgoglio del cacciatore solo se è lui stesso che sa tenersela pulita.”

Per fare entrare questa massima nella zucca di tutti i cuccioli ci volevano normalmente tre lezioni. Alla quarta interveniva direttamente Hathi che usava la sua proboscide per annaffiare con getti violenti di acqua i più timidi o i più incapaci o coloro che preferivano giocare e restare sporchi. Solo che l’intervento di Hati era come un uragano. Se poi ci si mettevano anche i suoi tre figli, qualche osso ammaccato era di prammatica.Colpevoli di questa lentezza nell’apprendere che ognuno doveva tenersi pulita la sua pelliccia non erano però solo i cuccioli, ma anche di qualche mamma

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lupo, che si incaponiva a volere aiutare il loro piccolo, considerandolo incapace di arrangiarsi da solo.La quinta volta era la paura, la più diffusa legge della Giungla, ad essere chiamata in causa.I cuccioli refrattari e troppo indisciplinati, , non trovavano Hathi ed i suoi figli , ma vedevano spuntare dal pelo dell’acqua del fiume Waingunga, gli occhi rossastri di Jacala, il coccodrillo. Con la paura nessuno scherzava più e Baloo e Bacheera percorrevano su e giù la riva del fiume , vigili perché non capitasse niente di male ai loro allievi. Rimanevano in guardia fino a che anche l’ultimo cucciolo non era uscito dall’acqua.E finalmente le pellicce erano splendenti e pulite ed ogni cucciolo si dava da fare perché rimanessero tali.

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IL CULO DI SCIMMIA

Baloo e Bagheera dovettero affrontare ben presto il problema della paura, che è senza dubbio il più importante problema che deve risolvere un cucciolo per diventare un lupo.Ma, in realtà, la paura è il problema di tutti i popoli della Giungla; anche di Shere-Khan il tigre zoppo, di Hathi l’enorme elefante silenzioso e selvaggio, di Kaa il pitone, di Testa Piatta il cobra, di Rama il toro, dei mangiatori di carne e dei mangiatori di erba, del popolo dell’aria e del piccolo popolo delle api.Anche Baloo e Bagheera hanno avuto e talvolta hanno ancora paura.Baloo insegnava questa massima: “Chi non ha mai avuto paura non è mai divenuto adulto.”I cuccioli hanno però uno strano modo di avere paura. Se sono vicini a mamma lupo sono spavaldi, ma soprattutto curiosi, fiutano tutto, ficcano il loro muso in tutti i buchi, giocano con quanto loro capita tra le zampe. È la curiosità che trionfa, non la paura, la curiosità che fa conoscere il mondo ma che non spesso fa ignorare dove si mettono i piedi e dove si infila il muso.Se, invece, il cucciolo si sente solo, magari perché un albero nasconde la tana o mamma lupo, guaiscono ad ogni stormire di fronde e perfino Chikai, il piccolo topo saltatore fa loro paura se mette fuori i baffi dalla tana e così Danzee, l’uccello tessitore, li fa tremare se vola basso sulle loro teste.Altra massima di Baloo: “dove non arriva lo sguardo di mamma lupo, la curiosità cessa e comincia la paura. Cacciare la paura e rimanere curiosi: questo è crescere.”La prima lezione a proposito della curiosità e della paura, quella volta fu piuttosto movimentata.Baloo e Baghera prepararono con cura la lezione.Andarono da Ikki, il porcospino, e parlarono a lungo con lui.Iniziarono con il rituale: “Siamo della stessa razza tu ed io”, ma non riuscirono a convincerlo:- Solo se anche Chua, il topo, e Chuchundra, il topo muschiato, daranno il loro

assenso e contributo, io ci starò.

Aveva evidentemente paura delle reazioni: per un porcospino anche un cucciolo di lupo è una bestia grande, piena di forza e, per di più, intemperante ed imprevedibile.Quello che, alla fine, più convinse Ikki e, dopo un lungo conciliabolo, Chua e Chuchundra fu l’espressione di disgusto e di minaccia di Bagheera:- E poi non andate a lamentarvi con il Picchio Rosso o con Danzee se i cuccioli

di lupo vi rovinano le tane, perché li aiuterò anch’io. Così mi mangerò qualche bistecca di topo, anche se, a dire la verità, non mi piacciono molto. Vuol dire che lascerò molta carne attaccata alle ossa, per la gioia degli sciacalli e delle iene.-

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A Baloo la fase di preparazione che seguì costò una giornata di pazienza e fatica, ma infine nello spiazzo, attorno all’Albero della Saggezza, si poterono ammirare mucchietti di terra, sparsi qua e là.La giornata di scuola era appena iniziata, quando cominciarono i primi sgniffi, sgniffi dei cuccioli che fiutavano. Dopo, si videro le schiene inarcarsi, le code sbattere violentemente l’aria ed i musi sfiorare l’erba: i cuccioli si dirigevano in esplorazione verso i mucchietti di terra.Non si seppe mai chi fu il primo , ma per quel che ne seguì non ha importanza alcuna.-Ahi!- ed un muso cominciò ad essere scosso con violenza nel tentativo di liberarsi di un aculeo di porcospino che si era infisso dentro una narice.Gli Ohi! Ahi! Aiuto! Dopo un po’ divennero generali: non c’era cucciolo di lupo che non avesse il muso sanguinante.Le urla si udirono fino alle Tane Calde e le mamme lupo si misero in allarme.Le urla si fecero ancora più acute quando i tentativi di liberarsi dagli aculei si dimostrarono vani.Spinte come da un segnale convenuto, le mamme lupo corsero verso cuccioli e questi verso le mamme lupo.L’incontro avvenne nella massima confusione e con il massimo degli strepiti, perché i cuccioli, sentendosi compresi e compatiti, diedero fiato alle loro gole.Più loro urlavano, più le madri ringhiavano, più loro si sentivano compresi e più urlavano e così via.Le Bander-log non perdettero una occasione del genere per aumentare la confusione con urla e lancio dall’alto di ogni possibile oggetto.I mangiatori d’erba – daini, cerbiatti e perfino Nighai, la mucca azzurra – sentendo lo strepito e le urla disperate dei cuccioli, pensarono che i terribili Dhole, i cani rossi, fossero entrati nel terreno di caccia di Seeonee e iniziarono una fuga precipitosa travolgendo tutto quello che incontravano.Perfino il popolo del veleno si fece vivo per vedere cosa succedeva.Hathi interruppe per un attimo le sue abluzioni quotidiane e Jacala, il coccodrillo, si avvicinò alla riva, rimanendo in attesa, poiché, per esperienza, sapeva, che più grande era la confusione più facile era che qualcuno sbadatamente entrasse in acqua senza controllare chi ci fosse. Lui non voleva perdere una occasione per un buon pasto.Ben presto gli abitanti della giungla si accorsero che era tutto uno strepitare per nulla: le Bander-log trovarono un altro passatempo e tutto si quietò.Tutto? Quasi tutto, perché le mamme lupo non dimenticarono le grida ed il pianto dei loro cuccioli e si diressero, con fare minaccioso e ringhii raschianti e poco promettenti, verso l’Albero della Saggezza, decise di fare una strage di topi e di porcospini.Però non riuscirono ad entrare nello spiazzo: di guardia c’erano Baloo e Bagheera che dimostrarono chiaramente che non sarebbero passate indenni.Ci furono ringhii e qualche zampata di assaggio e tanti, ma tanti, improperi.Topi e porcospini intanto raggiunsero tane più sicure: questo d’altronde era il patto con Baloo.Il non avere potuto dare una lezione ai topi ed ai porcospini, irritò ancora più le femmine che, fatto dietro front, tornarono alle tane calde, accolte dai piagnucolii interessati dei cuccioli.Si posero, con fare minaccioso, di fronte ai lupi maschi e pretesero da Akela l’immediata convocazione del Branco sotto la Rupe del Consiglio per giudicare

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il comportamento incosciente, violento e poco pedagogico di Baloo e del suo assistente Bagheeera.Non si poté rifiutare ed il Branco fu radunato quella sera stessa. Akela, palesemente infastidito di dovere presiedere una riunione che prevedeva agitata – lui quando c’erano di mezzo le femmine si sentiva sempre a disagio – diede inizio alla assemblea gridando il rituale: “Ascoltate o lupi, ascoltate!”Fu Riah, una femmina dalla splendida pelliccia grigia, a cominciare, poi, anche le altre, fecero sentire le loro voci di accusa contro Baloo ed il suo assistente Bagheera. L’obbiettivo principale rimaneva, però, Baloo ed il suo metodo di insegnare.- Ha buttato in acqua il mio cucciolo, quando vicino nuotava Jacala, il

coccodrillo- Ha fatto inzaccherare i miei, mandandoli a camminare in posti umidi e

fangosiSi era ancora agli inizi, il seguito fu sempre più concitato, senza che Akela riuscisse ad arginare gli interventi. A dire la verità, nemmeno ci provò: conosceva per esperienza personale cosa volesse dire avere a che fare con delle femmine esasperate.- Si è messo d’accordo con Ikki, il porcospino- Ha chiamato anche Chu, il topo- Tutto per trarre in inganno i cuccioli- Ha fatto apposta perché si facessero male- Adesso avranno paura di tutto- Al mio sanguina ancora il muso- Mi domando se questo è il sistema per insegnare- Che Baloo cambi sistema.Baloo non rispondeva, rimaneva silenzioso ridosso alla pianta che più amava, grattandosi ostentatamente la schiena. Bagheera le era accovacciata vicino, con gli occhi semichiusi come era sua abitudine, così non si sapeva mai se fosse sveglio o se stesse dormendo.Akela, infine, si rivolse a Baloo:- E allora?- E allora, cosa?- Non hai sentito le accuse delle femmine?- Akela, di chi sei figlio?- Di Haur, lo sai?- Chi ti ha insegnato a cacciare?- Il Capo Branco Denti Aguzzi- E poi?- E poi i miei fratelli lupi del Branco- Chi ti ha messo in guardia dal piccolo popolo della Rupe, le api?- Ho visto un nugolo di api investire una Bandar-log e lasciarla morta per

terra.- Chi dalle fauci di Jacala?- L’ho visto azzannare uno sciacallo e trascinarlo nei gorghi del Waingunga- Chi dal Fiore Rosso, il fuoco?- Rann, il nibbio che l’annunciò. Ma sono stufo di domande. Che cosa vuoi

dimostrare? Sei tu sotto accusa e non io.- Pensa di quanti abitanti della Giungla hai avuto bisogno per crescere,

diventare un cacciatore, ed essere scelto come Capo Branco. Qualcuno è

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anche morto, perché tu rimanessi vivo. È tutta la Giungla che educa e non tutti i sistemi educativi sono leccate di mamma lupo.

- Quello che tu dici è vero. Ma c’era bisogno di rovinare i musi dei cuccioli per insegnare loro la prudenza? – interruppe Riah, per niente soddisfatta della piega che stava prendendo la riunione e non convinta ed impressionata dal discorso di Baloo.

Bagheera si alzò, si stirò pigramente, afferrò con i denti un corpo viscido e senza vita e si diresse verso la Rupe del Consiglio.- Ma è un Karait – si gridò.Karait è un serpentello di colore sabbia, che vive nelle radure tra l’erba e i suo veleno è mortale anche per i lupi. Bagheera lo depose proprio davanti al muso di Riah che, istintivamente, rinculò di un passo.- L’ho ucciso mezz’ora fa davanti alla tua tana,Riah guardò fisso Bagheera e disse:- Bugiarda!- Sì! Sono una bugiarda. L’ho ucciso vicino al fiume. Ma poteva essere

benissimo vicino alla tua tana e, allora, al posto di un cucciolo col muso bucato, avresti avuto un cucciolo morto.

- E tu, Baloo, orso pidocchioso – gridò esasperata Riah – piantala di grattarti la schiena su quell’albero e ricordati che siamo noi, le mamme lupo, responsabili dell’educazione dei nostri figli. Sta attento a che uno dei nostri cuccioli non si faccia male, perché allora non ti basterà né la tua parlata, né l’astuzia di Bagheera, né la infingardaggine di Akela…

Tacque e lasciò la minaccia sospesa per aria. Girò su se stessa e tornò alla sua tana.E così terminò la riunione sotto la Rupe del Consiglio.La vita nella Giungla riprese, così come la scuola di Baloo.I cuccioli impararono a fiutare gli odori, a come comportarsi si fronte ad un oggetto ignoto. Ma la vera Giungla era ancora là, fuori, mentre la vita dei cuccioli si svolgeva tra le Tane Calde delle femmine e l’Albero della Saggezza.Venne, perciò, il momento in cui i cuccioli dovevano imparare ad uscire da soli nella Giungla.L’addestramento fu lungo.Per molto tempo ancora uscirono con Baloo e Bagheera. Impararono a distinguere quando i rami e le foglie erano smossi dal vento e quando dai salti delle Bandar-log o, invece, dal peso di Ka, il pitone, che si metteva in posizione sui rami in attesa che una preda gli passasse sotto.Impararono a riconoscere il ticchettio del Picchio Rosso e seppero che, se smetteva di picchiare, significava che qualche cosa di nuovo o qualche estraneo si aggirava nelle vicinanze.

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Impararono a percepire il fruscio di Testa Piatta, il cobra, quando striscia sull’erba.Impararono ad osservare le evoluzioni del volo di Chil, l’avvoltoio, per conoscere dove stava dirigendosi un cerbiatto ferito o malato.Ma, soprattutto, impararono a fiutare.“Il daino, il capriolo, l’alce nero, la mucca azzurra hanno odori diversi. Se non li conosci sbagli caccia e non sai dove devi andarli a cercare e non ti renderai conto se sei in grado di abbattere la preda da solo o se devi chiamare in aiuto il Branco” – ripeteva Baloo.Impararono a valutare le distanze con il solo fiuto e ad identificare le orme lasciate sul terreno.Seppero capire dal canto di Danzee e dai suoi voli se qualche altro mangiatore di carne era entrato nel territorio di caccia del libero popolo dei lupi del Branco di Seeonee.Poi venne il giorno: ogni cucciolo doveva partire da solo, esplorare la Giungla e tornare il mattino dopo.Baloo e Bagheera, il giorno prima, si aggirarono nella Giungla, dicendo ad ogni abitante secondo il loro linguaggio. “Siamo dello stesso sangue tu ed io”. Lo dissero ad Hathi, a Rann, a Kaa e ad altri ancora, avvisandoli che il giorno dopo un branco di cuccioli inesperti e dai piedi teneri si sarebbe aggirato nella Giungla: che fossero comprensivi con loro.Non furono avvisati gli sciacalli perché malfidenti, le iene perché non di parola, le Bandar-log perché con poco cervello, né Jacala il coccodrillo perché sempre troppo affamato, né naturalmente l’uomo, perché quello era la grande ineliminabile paura.Vi è un proverbio della Giungla che Baloo ripete spesso:Le quattro cose perennemente insoddisfatte, che mai si sono saziate da quando la rugiada cade sulla terra, sono queste: la bocca di Jacala, la gola dell’Avvoltoio, le mani della scimmia, gli occhi dell’uomo.I cuccioli partirono per la loro avventura.Il giorno e la notte furono lunghi per Baloo, Bagheera e le femmine. I maschi volevano mostrare la loro forza d’animo e la loro capacità di non commuoversi tanto facilmente e che tutto sommato non era altro che una avventura da “cocchi di mamma”.Però Tabaqui, il solito sciacallo perfido e pettegolo, raccontò di avere visto più di un lupo sgattaiolare nella foresta in un’ora non adatta né per andare a caccia, né per andare a bere.I cuccioli ritornarono il giorno dopo alla spicciolata e attorno all’Albero della Saggezza cominciò la confusione dovuta specialmente alle mamme lupo che Bagheera, quella volta, non aveva avuto il coraggio di cacciare via. Ma questa fu ancora poca cosa rispetto a quello di cui furono capaci i cuccioli.Investivano il primo che incontravano con un fiume di parole e raccontavano, raccontavano, raccontavano.Chi giurava di avere intravisto Shere-Khan lungo il sentiero che stava percorrendo e che il tigre aveva dovuto lasciargli il passo.Chi diceva di avere individuato le orme di un gigantesco alce nero e di averle seguite per tutta la notte e che, quando oramai l’aveva raggiunto e stava per azzannarlo, uno stupido uccello aveva spaventato e fatto fuggire la preda.Chi aveva intrapreso una epica lotta con le Bander-log che volevano trascinarlo, senza riuscirci, nelle Tane Fredde e mostrava orgoglioso i segni della lotta.

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Vi era chi aveva beffato Testa Piatta, il cobra, facendo un balzo tanto alto che il serpente, pur allungandosi per quanto era lungo, non era riuscito a sfiorarlo.Era successo di tutto, ma loro erano ritornati a raccontarlo anche se tremavano ancora un po’. “Per la stanchezza” dicevano tra loro le mamme. Qualcuno riteneva fosse un residuo di paura, ma trovava prudente rimanere zitto.Baloo sentenziò:“La paura, quella che prende dentro e costringe a stare fermi, che fa tremare per un niente, che impedisce di distinguere, di vedere, di annusare, quella paura i cuccioli l’hanno vinta e questo é l’importante”.Solo dopo parecchio tempo si accorsero che mancava Kii, un cucciolo dalla pelliccia scura. Ad accorgersene fu Bagheera, che avvisò Baloo, che informò Danzee, che lo disse a Hathi, che lo precisò a Rann e, dopo un po’, tutta la Giungla seppe che un cucciolo di lupo non era tornato dalla sua prima avventura.Già Rann chiamava la notte ma di Kii nessuna notizia.Arrivò con le prime ombre della sera, sbucando dal fitto dei cespugli. Si trascinava più che camminare, sporco, con le mascelle serrate per non piangere e gli occhi lucidi per la stanchezza.La causa di quel camminare strascicato fu presto palese: il sedere di Kii era pieno di lunghe spine profondamente ficcate nella carne, tutto intorno alla coda.

Qualcuno cominciò a sorridere, ma Baloo si accorse, dallo sguardo del cucciolo, della sua umiliazione e zittì coloro che gli stavano vicino con un cupo brontolio e una zampata, tutt’altro che affettuosa, Condusse il cucciolo dalla madre, dentro la tana e si mise di guardia di fuori: lui, con la sua mole, non sarebbe potuto entrare nemmeno se avesse voluto.Non si udirono né pianti né grida, né ringhii, ma il giorno dopo , sotto l’Albero della Saggezza, all’ora in cui cominciavano le lezioni, arrivò anche lui: Kii.Dapprima fu silenzio assoluto, poi sguardi ironici, poi risate a crepapelle ed un urlo: “Guardate, è tutto spelacchiato! Quello è un culo di scimmia”.Cominciarono a ballargli intorno cantando: “Culo di scimmia! Culo di scimmia!”Purtroppo per cavargli tutte le spine era stato necessario spelacchiarlo proprio nel sedere, là dove è attaccata la coda.Non fu facile per Baloo riportare disciplina e silenzio tra i cuccioli, ma al povero Kii rimase il soprannome di Culo di scimmia e nessuno voleva più giocare con lui.Kii, sebbene interrogato a lungo, non volle dire cosa gli era successo e come si era ridotto in quelle condizioni.

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Muto, sopportava gli sberleffi con gli occhi pieni di lacrime, ingaggiando, di tanto in tanto, terribili zuffe. Ne usciva quasi sempre sconfitto, non fosse altro che per il numero di coloro che gli erano contro.Baloo seppe la verità da Mor, il pavone, che aveva assistito alla avventura del cucciolo.Questo fu il racconto che Mor il pavone fece a Baloo e Bagheera.“Kii stava fiutando la pista di un daino e la seguiva guardingo, quando, d’improvviso, davanti a lui, sbucando da una siepe, comparve uno sciacallo.Lo sciacallo digrignò i denti e increspò le labbra, mentre i suoi occhi si facevano cattivi e un ringhio sordo lo scuoteva tutto. Kii capì, per istinto, che da cacciatore era diventato preda: lo sciacallo aveva fame e non gli capitava spesso di trovare un tenero cucciolo di lupo, solo e lontano da mamma lupo.Kii ebbe paura, ma non volle scappare. Mostrò, anche lui, le sue piccole zanne , ma il ringhio che riuscì ad emettere assomigliò ad un grattare di gola.Ma fu sufficiente questo perché lo sciacallo attaccasse deciso, spingendo avanti il muso ed aprendo le fauci.Kii, che era attentissimo, fece un balzo indietro per porsi fuori portata, ma finì incastrato con il sedere in un cespuglio di rovi.Fu per il male che gli procuravano le spine conficcate nella carne, fu per la rabbia di sentirsi così sfortunato, fu il coraggio del cucciolo che diveniva lupo nel pericolo, fu, probabilmente, per tutti questi motivi messi insieme – Mor, il pavone, non lo seppe dire - che Kii scattò in avanti con la bocca spalancata, i denti ben in evidenza e le unghie delle zampe protese, dritto addosso allo sciacallo.Questi non si aspettava un simile attacco, scartò di lato, ma fu raggiunto su di un fianco da una zampata. Per Mor, fu più per lo stupore che per la paura o il male, ma quello che vide fu lo sciacallo che si girava e fuggiva nella foresta.Sul terreno era rimasto Kii, tremante e con un terribile dolore nel sedere. Non pianse, ma facendo forza sulle zampe anteriori, si trascinò lentamente fino sotto l’Albero della Saggezza.”Questo fu il racconto.Baloo tenne la storia per sé, ma disse a Mor di tenersi pronto. Come tutti i veri maestri della Giungla, egli era un buon psicologo e conosceva l’importanza della messa in scena.Durante la riunione che si svolse qualche giorno dopo sotto la rupe del Consiglio, non appena apparve Kii, fu un coro schiamazzante di “Culo di scimmia! Culo di scimmia!”Baloo aspettò che ritornasse la calma ed affrontò Akela:- Come permetti questi schiamazzi sotto la Rupe del Consiglio? – e rivolto alla

Assemblea - Chi di voi sa che cosa è successo a Kii?- Perché tu lo sai, orso pidocchioso? – disse la solita voce strafottente che

anche in un Branco di lupi purtroppo non manca mai.Baloo non rispose ma chiamò Mor, il pavone. Questi si presentò con le piume della coda tutte aperte, come gli aveva consigliato Baloo, e si sentì un: “Ooh, che meraviglia!” Quando fu sotto la Rupe, si volse in modo che tutti lo potessero vedere e incominciò a raccontare l’avventura di Kii.Il racconto finì nel più assoluto silenzio. Baloo, ad alta voce, disse:- Questa è stata l’unica vera avventura accaduta quel giorno nella Giungla. Kii

prima ha vinto la sua paura, poi lo sciacallo. Meglio avere un culo di scimmia che la testa di una Bandar-log. Ed io ne vedo tante qui riunite.

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Se ne andò, seguito da Mor che teneva le sue penne ben aperte Chiudeva il piccolo corteo Bagheera che bofonchiava: “Per la serratura rotta che mi ha liberata”

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QUELLI DELL’ALCE NERO

A Baloo non importava molto che i cuccioli – ora però erano divenuti lupacchiotti e così d’ora in poi dovremo chiamarli – imparassero a memoria tutta la legge della Giungla. Lo riteneva inutile.

“È più importante rispettarla che impararla a memoria”- soleva ripetere.Il solito Tabaqui, lo sciacallo, andava dicendo in giro che non la faceva imparare a memoria, perché non la ricordava nemmeno lui.Hathi, l’elefante, più saggio, sospettava invece che non la facesse imparare a memoria perché così ogni tanto ne poteva inventare un pezzo. A dire il vero, Hathi, parlandone con i suoi tre figli, usava l’espressione “scopriva nuovi insegnamenti”.Per Baloo e la Giungla andava bene in tutti i modi.Peggio, invece, si mettevano le cose, quando Baloo voleva insegnare ai lupacchiotti, le lingue dei vari popoli della Giungla Al di là di qualche urlo di Hathi o di Chil, l’avvoltoio, o di Danzee, l’uccello tessitore, quando annunciavano qualche calamità, non riusciva a fare ad apprendere le lingue della giungla.I lupacchiotti impararono anche, e fu il massimo, il significato dell’urlo del Pheel e come si doveva fuggire quando lo si sentiva.Baloo e Bagheera erano convinti, per esperienza, dell’importanza delle lingue, non tanto per esibirsi a parlarle, ma perché permettevano di capire.Vi era una massima che Bagheera ripeteva spesso:“Per la serratura rotta che mi ha liberata! Lotta e combatti sempre quando stimi sia necessario, ma, prima, cerca di capire perché anche il tuo avversario lotta con la stessa tua veemenza. Spesso scoprirai che stai lottando per questioni sulle quali anche il tuo avversario è perfettamente d'accordo, ma né tu né lui lo sapete perché non avete imparato come dirvelo. Per la serratura rotta che mi ha liberata!”Baloo ascoltava e, dopo una grattata alla schiena tale da scorticare mezzo l’albero, aggiungeva: ““La Giungla è stata fatta così grande perché ci sia posto e pericoli per tutti. Inutile aggiungere ancora più pericoli, solamente perché gli abitanti della Giungla non sanno parlarsi fra loro.”Sagge parole che entravano da un orecchio per uscire subito dall’altro: i lupacchiotti erano troppo orgogliosi per capire e troppo pieni di desiderio di cominciare a cacciare per prestare la benché minima attenzione a tutte quelle chiacchiere. E, così, Baloo e Bagheera si rassegnavano pensando che un lupacchiotto non può avere tutto: forza, giovinezza, voglia di vivere e anche saggezza.C’era solo da augurarsi che la Giungla rimanesse sempre un luogo capace di inculcare loro la saggezza un po’ per volta, con l’esperienza, lasciando loro il tempo necessario per imparare.La prima prova di caccia consisteva nell’inseguire, raggiungere e toccare Bagheera.La pantera nera si piazzava in fondo alla radura, dall’altra parte i lupacchiotti. Baloo dava il via.

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Bagheera si allontanava veloce e silenziosa mentre la seguiva un ululare, un ringhiare che, nelle intenzioni dei lupacchiotti, avrebbero dovuto spaventare non solo un daino, ma anche Rama, il toro, se non addirittura Hathi, l’elefante.I lupacchiotti correvano ventre a terra, all’impazzata, ululando. Ce la mettevano tutta, proprio tutta. Era una gara tra di loro, più che una caccia a Bagheera: ogni lupacchiotto voleva dimostrare agli altri che lui era il più veloce

e che sarebbe riuscito per primo a toccare la pantera nera.Bagheera correva senza apparente sforzo, lasciando intravedere ai lupacchiotti solo il suo sedere e la sua coda.Dopo una corsa che ai lupacchiotti sembrò folle e senza fine, essi si trovarono nella radura dalla quale erano partiti, stanchi, con la lingua penzoloni, ansimanti, incapaci di muovere un altro passo.In fondo alla radura se ne stava la pantera nera, un po’ ansante, ma composta, che guardava i lupacchiotti con i suoi occhi gialli e sornioni.“Stupidi, senza cervello! Altro che appartenere al Popolo Libero delle colline di Seeonee. Forse, supplicando, qualche gruppo di iene vi accoglierebbe. Fareste bene a divenire mangiatori di erba e non di carne – li investiva gridando Baloo – Pensavo che non occorresse molto a capire che è la selvaggina che deve essere stancata e non sono i cacciatori che devono stancarsi. Si corre con la testa ed il cuore e non solo con le zampe. Tenere e molli, come le vostre, per giunta! Questa è la prima regola per un cacciatore: risparmiare il fiato ed utilizzare al meglio le proprie forze”.La seconda regola la impararono il giorno dopo.Bagheera partì al comando di Baloo ed i lupacchioti le furono subito dietro con molti meno schiamazzi e con una corsa fatta di balzi regolari. La pantera nera correva veloce e presto scomparve dalla loro vista. Ammaestrati dalla volta precedente, i lupacchiotti non accelerarono ma tutti, correvano leggeri e veloci mantenendo compatto il gruppo, seguendo con il fiuto l’odore della pantera nera. La scorsero, di nuovo, davanti a loro: sembrava affaticata; i lupacchiotti stavano guadagnando terreno. La sentivano ansimare ed i suoi balzi si facevano sempre meno eleganti e sicuri.I lupacchiotti sentivano la preda vicina e l’orgoglio riempì il loro cuore, dando maggiore energia alle loro zampe, ma facendo dimenticare loro una raccomandazione di Baloo: “Non è importante chi tocca per primo Bagheera, lo scopo della caccia è che uno la tocchi. Per questo correte in Branco e non da soli.”Erano orgogliosi ed ognuno di loro voleva raggiungere e toccare per primo Bagheera. Ormai distavano solo un salto e quello che l’avrebbe toccata per

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primo sarebbe stato accolto come un eroe dal Branco e avrebbe potuto raccontare la sua impresa a Baloo.La pantera nera aspettava proprio questo atteggiamento. Se ne accorse perché il gruppo tendeva a frantumarsi e cominciavano ad ostacolarsi l’un l’altro. Allugò leggermente il passo, facendo attenzione a tenerseli il più vicini possibile, in modo che seguitassero a pensare che oramai ce l’avevano fatta. Passò con un balzo in mezzo ad uno strettissimo passaggio che si apriva tra due enormi piante.Per i lupacchiotti fu non solo una forte delusione, quella venne dopo, prima vi fu una notevole zuccata.Infatti non riuscirono né a fermarsi in tempo, né tanto meno a passare tutti assieme tra le due piante e così cozzarono chi contro l’albero di destra, chi contro quello di sinistra e due si incastrarono in malo modo nella fessura che Bagheera aveva saltato con tanta eleganza.Tornarono da Baloo. Qualcuno zoppicava, un paio sanguinavano dal naso, un altro si era mezzo strappato un orecchio.Baloo li guardò con lo stesso sguardo che rivolgeva alle Bandar-log, quando cercavano di provocarlo. Era un atteggiamento di indifferenza e non considerazione.Con voce calma, fatto strano per lui che era abituato a gridare, disse: “ Non vi siete mai chiesti perché il Branco ha un Capo branco? E non vi siete mai chiesti perché il Capo branco è anche il Capo caccia? Allora via di corsa – ordinò – andate subito a chiedere ad Akela cosa ci sta a fare sulla Rupe del Consiglio.”Akela se li vide comparire dinanzi mogi, mogi, un po’ acciaccati. Gli fecero pena. Accettò, non senza un certo sussiego, a spiegare loro che:“Primo: non si va a caccia in Branco solo perché siamo tutti fratelli e si sta bene insieme, ma per aiutarsi a vicenda, senza intralciarsi.Secondo: per questo è necessario un Capo caccia che assegni a tutti un compito preciso e tutti devono ubbidire, altrimenti, l’unico felice sarà il cervo che riuscirebbe a scappare.Terzo: Il Capo caccia corre sempre in testa, proprio dietro alla selvaggina, gli altri a ventaglio dietro di lui. Così se la selvaggina scarta a destra troverà i lupi sulla sua strada, lo stesso succede se cerca di scappare a sinistra. I lupi sono sempre là pronti ad abbatterla. I continui spostamenti a destra e a sinistra, nell’inutile tentativo di scappare, stancheranno la selvaggina e, così, potrà essere più facilmente abbattuta.In questo modo i lupi del Branco di Seeonee – concluse tutto orgoglioso Akela – sono riusciti ad abbattere anche bufali selvaggi”.Altro giorno e altra prova di caccia per i lupacchiotti. Questa volta, però, nominarono un Capo caccia. Scelsero Kii-Culo di scimmia.La caccia fu appassionante e Bagheera era oramai in trappola; a destra e a sinistra, ovunque tentava di girare per scappare trovava un lupacchiotto. Però anche questa volta l’inaspettato era in agguato, quello che non doveva capitare, successe e mandò letteralmente fuori dai gangheri i lupacchiotti.Bagheera, dopo avere tentato due o tre finte, riprese a correre il più in fretta possibile diritto dinanzi a sé. Superò un albero di peepul che sorgeva in mezzo ad un folto cespuglio e fu l’ultima volta che Kii-Culo di scimmia ed il branco la videro.Ci misero un po’ per accorgersi che avevano perduto la preda. Arrestarono la loro corsa e fiutarono per scoprire dove era andato a cacciarsi. L’odore parlava

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chiaro: Bagheera, appena passato l’albero di peepul si era fermata per nascondersi in mezzo al cespuglio e si era lasciata così sorpassare. Poi era tornata nella radura da dove erano partiti e dove li aspettava anche Baloo.Arrivarono arrabbiati e trafelati e gridarono a Baloo:- Non è giusto! Si è nascosta in modo non lecito. Si è nascosta!Bagheera, stesa per terra, fingeva di sonnecchiare.- Sei stato tu, Kii – rispose sarcastico Baloo – ad insegnare alla selvaggina

cosa è lecito e non è lecito fare per salvarsi?Kii-Culo di scimmia non tentò nemmeno di rispondere.- E, allora sei stato tu, Kreek?Rilanciò:- Devo allora congratularmi con te, Lamk o con te, Hore?Silenzio.- Ma se non è stato nessuno a dirglielo, come fa la selvaggina a conoscere

cosa non è lecito? Piantatela di pensare che la selvaggina che inseguite debba comportarsi come piace a voi. Voi imparate bene il vostro mestiere di cacciatori e lei imparerà bene il suo di come scappare. Questa è la legge della Giungla!

E concluse:- Beh! La prossima volta proverete con un vero daino.A quell’annuncio, i lupacchiotti, ormai rassegnati ad ascoltare la continuazione della ramanzina, rimasero dapprima interdetti, poi scoppiarono in un Urrah! fragoroso che fu udito fino agli estremi limiti delle colline di Seeonee.Bagheera, alcuni giorni dopo, avvisò Baloo che vi era un daino sulla riva del Waingunga che si stava abbeverando.Baloo radunò i lupacchiotti, parlò loro del daino e augurò buona caccia.Partirono con alla testa Kii-Culo di scimmia.Baloo e Bagheera li seguivano da lontano: la prudenza non è mai troppa e poi erano curiosi di vedere come i lupacchiotti se la sarebbero cavata.La ricerca fu breve, il Branco fiutò l’odore della selvaggina. I lupacchiotti si disposero a ventaglio e la caccia cominciò.L’odore si faceva sempre più forte ed i lupacchiotti intravidero tra gli arbusti il daino. Subito scattarono veloci e silenziosi, prima che questi si accorgesse di loro.Ma anche le cose meglio preparate e condotte secondo le regole, non sono esenti da imprevisti. Anche gravi.La preda che il Branco aveva fiutato e stavano assalendo, non era un daino, ma un enorme Alce nero maschio. Baloo e Bagheera, troppo presi a controllare i lupacchiotti, se ne accorsero tardi: il Branco era partito e non si poteva più fermarlo in tempo. La paura e la preoccupazione li attanagliarono: affrontare un Alce Nero era pericoloso anche per un Branco di lupi esperti. Gli stessi Shere-Khan, il tigre zoppo, e Bagheera, la pantera nera lo facevano di rado e malvolentieri e solo quando la fame strigeva loro lo stomaco.L’Alce Nero fiutò i lupacchiotti e si mise a fuggire. Presto però si trovò come imprigionato: davanti gli sbarrava la strada una rupe scoscesa, a destra un fossato e dalle altre parti udiva il ringhio e l’ansimare dei lupacchiotti che si avvicinavano.Si girò di scatto, abbassò la testa e si tenne pronto a caricare con le sue terribili corna.

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I lupacchiotti, che non si erano ancora accorti di niente, sbucarono dagli alberi in piena velocità, ma di fronte a quell’enorme mangiatore di erba e alle sue corna, si fermarono di botto.Non sapevano più cosa fare e come comportarsi.Avvertivano il pericolo, poiché l’Alce Nero cominciava a raspare con gli zoccoli anteriori il terreno: segno che stava per attaccare.Fu Kreeek che salvò la situazione.Era piazzato all’estremità della parte sinistra del Branco e vedendo la minaccia che incombeva sui suoi fratelli di caccia, scattò d’istinto.Avvertiva la paura in tutto il corpo, ma non poteva non farlo e, nello slancio, addentò una zampa posteriore dell’Alce Nero.Si sentì squassare, sbattere a destra e sinistra , ma non mollò la presa. Gli occhi gli si riempivano di sangue, la testa gli scoppiava e si sentiva lacerare la zampa destra. Venne scagliato con violenza contro la rupe e perse conoscenza.Per liberarsi di Kreek, l’Alce Nero era stato costretto a girare la testa ed i lupacchiotti, spinti da una stessa rabbia ed incoscienza, si lanciarono addentando la gola indifesa della preda.La lotta fu violenta e breve.I denti dei lupacchiotti non lasciarono la presa, per quanto sballottati da tutte le

parti.Gli azzannarono e squarciarono il ventre e l’Alce Nero, dopo avere lottato disperatamente, crollò.Quando Baloo e Bagheera furono sul prato, videro l’enorme mangiatore di erba con la gola ed il ventre squarciati e tutto intorno lupacchiotti ansanti, con gli occhi lucidi, tremanti in tutte le membra. Qualcuno sanguinava. Un po’ più in là, Kreek giaceva immobile, malconcio e con una zampa spezzata.L’annuncio alla Giungla fu dato da Tabaqui. Lo sciacallo, per una volta, non aggiunse nessun commento maligno.L’impresa di un Branco di lupacchioti che, da solo, aveva abbattuto un enorme Alce Nero maschio, era talmente inusitata che anche Hathi, l’elefante, di solito così indifferente a quello che succedeva nella foresta, volle conoscere tutti i particolari.

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Kreek fu il vero eroe: tutto il Branco del popolo libero di Seeonee lo riconobbe. Lo chiamarono Kreek, lo sciancato, perché la zampa non si aggiustò molto bene ed il Branco fu conosciuto come Quelli dell’Alce Nero.Akela si sentì in dovere di convocare una Assemblea straordinaria sotto la Rupe del Consiglio e Quelli dell’Alce Nero, partiti tempo prima come “cocchi di mamma”, venivano ora ricevuti per essere inseriti come lupi del popolo libero di Seeonee, con tutti i diritti, compresi quelli di poter parlare durante il Consiglio e votare.Nel giorno previsto, partirono da sotto l’Albero della Saggezza, salutati da Baloo e Bagheera.In testa Kii-Culo di scimmia, chiamato ancora così anche se qualche pelo attorno alla coda cominciava a spuntare, dietro di lui Kreek, lo sciancato, poi tutti gli altri marciando al ritmo del canto

Siamo dell’Alce Nero i lupi,sono duri calli e forti gli artigli,né fossati profondi né dirupipossono fermare la nostra caccia.La paura abbiamo conosciuto,la paura abbiamo vinto,la legge ci era ignota,la legge ora seguiamo.

Furono accolti con ululati di gioia e si disposero, con sussiego, attorno alla Rupe del Consiglio. Subito dietro loro, per una volta, le mamme lupo con il pelo splendente e gli occhi pieni di orgoglio.Hore guardò sotto l’albero dove era solito mettersi Baloo, ma non vide né lui né Bagheera.Lo disse subito a Lamk, a Kii, a Kreek e agli altri. Tutti si girarono, ma Baloo e Bagheera non c’erano.Akela, dall’alto della Rupe del Consiglio, si accorse degli sguardi e dei mormorii e disse:“Baloo e Bagheera se ne sono andati affinché sappiate che non hanno più niente da insegnarvi. Ora avete la Legge ed il Branco. Molte cose dovete ancora conoscere, ma sarà la Giungla ad insegnarvele, se ascolterete attentamente”.

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SOGNARE AD OCCHI APERTI

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Touk! Il colpo fu secco, anche se non molto rumoroso. Fece più rumore l'’Ahi!"”di Mowgli e la sua caduta lungo disteso per terra. Era andato a sbattere contro un albero.Baloo, l’orso sonnacchioso, si mosse il più velocemente possibile, compatibilmente con la sua mole, mentre Bagheera, la pantera nera, gli fu vicino con un unico salto.Ma Mowgli si stava già alzando . Controllava con una mano la crescita del bernoccolo sulla sua fronte e con l’altra si tastava il naso, per rendersi conto se era ancora sano e prominente o se era divenuto tutto schiacciato, come quello delle Bandar-log, le scimmie.- Come hai fatto a non vedere un albero così grosso? Sembri un cucciolo

d’uomo che non sia mai entrato nella Giungla!- Pensavo ad altroRispose Mowgli, continuando a massaggiarsi.- Come ad altro?Chiese Bagheera, guardandolo con i suoi occhi gialli.- Ad altro!Concluse Mowgli e se ne andò.Sarebbe più giusto dire che si squagliò in fretta, con la sua andatura così diversa dai suoi fratelli lupi del Branco di Seeonee e che lo faceva sembrare ancor più ad un ranocchio.- Bah!Disse Baloo.- Per la serratura rotta che mi ha liberata!Concluse Bagheera. Ambedue preoccupati: c’era qualche cosa in Mowgli, da un po’ di tempo, che non andava e che non riuscivano a capire.Ancora meno capirono e si preoccuparono maggiormente, quando sentirono lo sfogo di Lupo Grigio, il compagno inseparabile di Mowgli.- Ranocchio di un ranocchio, cucciolo di uomo spelacchiato, riscattato da una

pantera sfregiata – Bagheera fece sentire un sordo brontolio, non amava che le ricordassero la cicatrice che portava sul collo, ricordo della sua schiavitù passata in una gabbia del Palazzo Reale di Oodeyopore e non capiva il perché dell’offesa di Lupo Grigio, che, troppo arrabbiato per fermarsi continuò ad urlare – riscattato da un toro rognoso, zoppo e mezzo cieco – artigli bianchi fecero capolino dalle zampe di Bagheera – come hai fatto a lasciarti sfuggire Mighai, la mucca azzurra? Ti è passata sotto il naso, non occorreva che tu corressi, né che ti affaticassi. Bastava che ti alzassi in piedi e Malghai avrebbe cambiato direzione e sarebbe caduta subito sotto le mie zanne. Cosa ti ha preso?

- Non l’ho vista! Non me ne sono accorto! Stavo pensando!Rispose Mowgli. A quella riposta un urlo morì nella strozza di Lupo Grigio e quasi lo soffocò. Baloo e Bagheera capirono che qualche cosa di importante non andava e che non era il caso di sottovalutarla. Non era concepibile che si potesse pensare ad altro durante la caccia!Non sapevano, però, cosa fare e come intervenire.Tornò loro alla mente come ultimamente Mowgli inciampasse con facilità sulle asperità del terreno o sui rami caduti e mezzo marciti degli alberi e come, un giorno, avesse pestato Ikki, il porcospino, gettando la confusione nelle colline di Seeonee per le urla di dolori e gli squittii di disperazione.

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Cominciarono a pensare fosse un tipo di sbadataggine propria dei cuccioli d’uomo e, perciò, sconosciuta dagli altri abitanti della Giungla.Era un pensiero, però, che non li soddisfaceva del tutto, perché non diceva se era un bene o un male.Da quel che si vedeva, erano propensi verso la seconda ipotesi, anche se finora c’erano state più zuccate che altro.Risultava, però, inequivocabile che Mowgli sognava ad occhi aperti.

Un pomeriggio di un giorno della stagione secca, l’afa ed il caldo incombevano sulla Giungla.Hathi, l’elefante detto il Silenzioso, ed i suoi tre figli si erano immersi nelle acque del fiume Waingunga ed i mangiatori di carne se ne stavano sdraiati nel folto della foresta a godersi l’ombra delle piante, in attesa della sera, tempo propizio per la caccia.Tutto era immoto e silenzioso. Solo qualche scimmia si lanciava, di tanto in tanto, da un ramo all’altro, inseguendo chissà quale momentaneo desiderio.Ma si sa, le Bandar-log sono esseri senza legge e perciò capricciose, dispettose e villane.Mowgli se ne stava, come era il suo solito, sprofondato tra le spire di Kaa, il pitone, che si arrotolava per formare una comoda poltrona. Vicino sonnecchiava Baloo e Bagheera teneva socchiusi gli occhi gialli in modo che nessuno sapeva se stava dormendo o se guardava di sottecchi.In alto, molto in alto, nel cielo terso e senza nubi, si librava Rann, il nibbio, che inanellava cerchi su cerchi, con le ali immote, lasciandosi trasportare dalle correnti d’aria.- Mi piacerebbe essere un nibbio – sbottò d’improvviso Mowgli.Baloo ebbe un sussulto e si trovò in piedi, ritto su due zampe, Bagheera spalancò gli occhi e Kaa si srotolò e così Mowgli si trovò incastrato dentro le spire del serpente con le gambe e le braccia per aria ed il sedere per terra.- Ma che cosa ho detto di strano? Ho detto che mi piacerebbe volare come

Rann. Pensate! Potrei vedere dall’alto non solo le colline di Seeonee, ma tutta la Giungla, potrei scoprire dove si nasconde la selvaggina. Poi potrei volare sopra le tane degli uomini, seguire il fiume e scoprire cosa c’è al di là della Giungla. Per la serratura rotta che mi ha liberata, come si fa a pensare di divenire qualcun altro? Un nibbio poi!

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Cominciò Bagheera.- Ma c’è qualche cosa oltre la Giungla? Qualche cosa che valga la pena di

conoscere? Disse Kaa allungandosi tutto e facendo ruzzolare per terra Mowgli.- Bah!Disse Baloo, assumendo una posizione più dignitosa di quella con due zampe per aria. Proprio in quel momento, incrociò gli occhi di Mowgli e si accorse che riusciva con difficoltà a sostenerne lo sguardo.Anche quella volta il problema delle stranezze di Mowgli e del suo sognare ad occhi aperti non fu approfondito. Il sole stava calando, il canto di Rann chiamava la notte, la brezza serale portava l’odore della selvaggina e tutti i mangiatori di carne si preparavano alla caccia.Pochi giorni dopo, il Branco del Popolo Libero di Seeonee era radunato sotto la Rupe de Consiglio ed Akela aveva appena concluso la cerimonia di accettazione dei nuovi cuccioli, quando Mowgli si alzò e disse:- Sono alcune giorni e alcune lune che un pensiero non mi abbandona. Ieri

pensavo così intensamente, mentre camminavo per raccogliere bacche presso le Tane Fredde, che non solo non trovai nessuna bacca, ma senza accorgermi caddi dentro una buca. Per fortuna passava di lì una Bandar-log che mi aiutò ad uscire.

Già questo gelò tutto il Branco che, come si sa, non stima le scimmie e preferisce ignorarle.- Pensavo che forse il Branco sbaglia sistema di caccia. Noi andiamo a caccia,

disponendoci a ventaglio, con Akela in testa. Quando vediamo la preda, Akela scatta e noi dietro. Tutto sbagliato! Pensate alla selvaggina che cattureremmo se ci distribuissimo su tutto il territorio di caccia, in un grande cerchio, e poi, al segnale di Akela avanzassimo tutti insieme verso il centro, ululando. La selvaggina spaventata si disperderebbe in ogni direzione, ma non potrebbe scappare, perché ovunque si dirigesse, troverebbe un lupo ad attenderlo. Che caccia, fratelli!

Il silenzio calò sul Branco, Bagheera, non solo aprì del tutto gli occhi, ma scosse con veemenza la testa per assicurarsi di essere sveglia e perfino i cuccioli smisero di giocare. Qualcuno osava pensare di cambiare il modo di cacciare! Non poteva essere vero!Stupito dall’effetto delle sue parole, Mowgli si guardò attorno. Fissò Akela. Il lupo non riuscì a resistere al suo sguardo, girò infastidito la testa , rinculò e rischiò di cadere dalla rupe.Mowgli girò lo sguardo sorpreso e un po’ irritato. Dapprima incrociò gli occhi di Baloo, poi quelli di Bagheera , quindi dei suoi fratelli lupo, compreso il suo migliore amico, Lupo Grigio. L’effetto fu sempre quello: dopo un po’, tutti chiudevano gli occhi, giravano la testa e rinculavano.Successo lo stesso con Kaa che, non solo chiuse gli occhi, ma, senza accorgersi, allentò le spire del suo lungo corpo e così perse la presa sul ramo e cadde con un tonfo per terra.Il tonfo pose fine alla riunione. Baloo fu il solo a capire che nessuno poteva resistere allo sguardo di Mowgli, il ranocchio, il cucciolo d’uomo, perché era l’unico della foresta che sapeva sognare a occhi aperti.Ma non finì così. Andando in cerca di bacche e miele selvatico, Baloo fu interpellato da Mowgli:

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- Pensa Baloo. Se riuscissimo ad allargare l’alveo del Waingunga, proprio sotto la Rupe della Pace, dove ora si restringe e l’acqua diviene veloce e profonda tanto che nessuno può abbeverarsi. Si formerebbe così una grande pozza e daini e cerbiatti in gran numero verrebbero ad abbeverarsi. Ed allora che caccia!

Mowgli parlava più a se stesso che a Baloo, dimenticandosi di cercare bacche e non vedendo gli ostacoli. Finì che diede un calcio ad una pietra, gridò “Ahi!” e zoppicò per un po’ di tempo.Per la prima volta, Baloo pensò che sarebbe stato molto meglio, per tutta la Giungla, se Mowgli fosse ritornato tra gli uomini.Sognare ad occhi aperti, non solo portava ad avere uno sguardo al quale nessuno abitante della Giungla riusciva a resistere, ma anche a ritenere di poter cambiare la Giungla.- Cambiare la Giungla e la sua legge! – borbottò – Di questo sono capaci gli

uomini, i cui cuccioli sanno sognare ad occhi aperti.Ebbe la certezza che Mowgli ed il Branco degli uomini avrebbero cambiato la Giungla. C’era da sperare solo che, in questi cambiamenti, Mowgli si ricordasse dell’insegnamento “Siamo dello stesso sangue tu ed io” ed il cambiamento, qualunque esso fosse, permettesse a tutti gli animali di vivere secondo la loro legge che era la Legge della Giungla.Come la liana avvolge il tronco dell’albero, così la legge tutti ci cinge.C’era solo da sperare che Mowgli e il Branco degli uomini lo capissero.

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LA STORIA DEL LUPO WITHOUT IL SENZA BRANCO

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Akela era davanti a lui. Anche questa volta il vecchio lupo ce l’avrebbe fatta ad abbattere il cerbiatto e si sarebbe assiso sulla Rupe del Consiglio nella sua qualità di Capo branco.Il giovane lupo che lo seguiva, si sentiva forte, sapeva correre, conosceva a menadito il terreno di caccia del popolo libero di Seeonee e sapeva cacciare. Come cacciatore, non aveva ancora un nome e una femmina, ma presto avrebbe avuto e l’uno e l’altra.Proprio allora il cerbiatto scartò a destra e Akela, sorpreso e trascinato dall’impeto della corsa si trovò spiazzato.Fu un attimo ed il giovane lupo saltò con un balzo la siepe alla sua destra e piombò sul cerbiatto, lo addentò alla gola e lo uccise mentre ancora stava cadendo.Ma quando alzò il muso sanguinante, vide vicinissimo al suo quello di Akela. Aveva le narici dilatate, il pelo irto e le labbra socchiuse che mostravano gli appuntiti denti bianchi.Intorno il Branco era immoto, guardava e tratteneva il fiato.Fu il ringhio cupo e sordo di Akela a rompere il silenzio:- Brutto cucciolo senza nome e dalle gambe molli, come hai osato? Il cerbiatto

era mio e io dovevo ucciderlo.- Ti era sfuggito. Io l’ho ucciso. Non sono più un cucciolo ma un cacciatore.

Ora avrò diritto ad un nome ed ad una femmina.Con quella risposta il giovane lupo sfidava Akela.In queste situazioni la legge del Branco era chiara: il giovane lupo aveva il diritto di battersi con il Capo branco. Poteva, se voleva, ancora ritirarsi.Quello che non aveva alcuna intenzione di rifiutare la sfida era Akela che ringhiò e si accovacciò preparandosi per il combattimento. Poi guardò fisso lo sfidante.Avrebbe fatto anche a meno di combattere perché era vecchio, ma era il Capo branco e non poteva ritirarsi. Se lo avesse fatto il Branco di Seeonee si sarebbe disciolto, perché i lupi non avrebbero avuto più rispetto per la figura del capo, qualunque fosse stato. Un Branco senza fiducia nel capo non poteva sussistere: anche ciò fa parte della legge.Colui che era senza nome si guardò attorno e guardò i suoi fratelli. Li vide immobili, in semicerchio e si ricordò dell’insegnamento di Baloo:“Se sfiderai il Capo Branco, ricordati che è come dichiarassi di fronte al Branco che sei diventato adulto, che sei responsabile non solo di te stesso ma capace

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di assumerti responsabilità verso i tuoi fratelli. Quindi non puoi chiedere aiuto agli altri. I tuoi fratelli non te ne daranno.”Il giovane lupo non si sentì ancora pronto alla lotta ed indietreggiò lentamente, allontanandosi dal cerbiatto. Poi si girò di scatto e se ne andò. Non tenne la coda fra le gambe perché non aveva paura: non si sentiva ancora pronto, ecco tutto.Tutta la Giungla fu subito informata dell’accaduto. Se lo dissero gli uccelli, lo seppe Chil l’avvoltoio che lo raccontò alle scimmie, le Bandar-log.Ma a Baloo e Baghera, la pantera nera, lo disse il malevolo e pettegolo Tabaqui, lo sciacallo, indispettito perché, dopo quello che era successo non aveva avuto il permesso di andare a spolpare le ossa del cerbiatto ucciso.Baloo e Bagheeera trovarono il giovane lupo senza nome, disteso sull’erba con gli occhi semichiusi, che ringhiava piano, ma con insistenza:- Sono cresciuto, sono diverso! Non sono più un cucciolo, sono un cacciatore.

Ho ucciso da solo un cerbiatto. Sono stato più astuto di Akela e posso correre più veloce e più a lungo di lui.

- Perché l’hai fatto?Chiese Balloo. Toccava infatti a Baloo e Bagheera sapere i perché e consigliare. Sapere subito i perché e consigliare bene era importante per tenere unito, in un Branco, il popolo libero di Seeonee.- Perché l’hai fatto?Ringhiò anche Bagheera.- Sono un cacciatore! Disse Baloo:- Questo è vero, ma la legge del Branco dice che dovevi aspettare. Solo

Akela, presso la Rupe del Consiglio, davanti a tutto il Branco può darti un nome e dichiararti cacciatore. E l’avrebbe fatto se tu non l’avessi sfidato.

Concluse Bagheera, socchiudendo gli occhi gialli:- Questa è la legge del Branco- Io non sono più un cucciolo, sono un cacciatore. Non ho tempo di aspettare.Baloo e Baghera non risposero. Pensare a lungo è importante quando si pensano pensieri importanti.Dopo molto tempo Baloo sentenziò:- Non hai sfidato Akela e questo è stato saggio, ma ti proclami cacciatore e

non vuoi rispettare le leggi del Branco. Allora vattene. Hai diritto ad avere un nome e d’ora in poi sarai conosciuto come Without, che significa il Senza Branco. Vattene e buona caccia.

Without si alzò, si stiracchiò con fare indolente per mettere in mostra i suoi muscoli, mostrò i denti e se ne andò senza parlare.Bagheera gli gridò dietro:- Sei responsabile di te stesso e delle tue azioni, Non sarai tenuto a dare aiuto

e non riceverai aiuto. Non sei tenuto a rispettare la legge del Branco ma ricordati che sei responsabile verso la legge della Giungla.

Così cominciò la storia di Without, il Senza Branco.Without era giovane, forte, coraggioso e divenne anche astuto.Siccome era responsabile solo di se stesso, all’inizio rispettò la legge della Giungla e siccome era orgoglioso, ogni notte dopo la caccia, quando Rann, il nibbio, chiamava la notte e prima che la foresta si addormentasse, cantava perché tutti sapessero:

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Io sono Without – out – out – outil cacciatore senza branco – ooo - ooo – oooio sono Without –out – out – oute ululo le mie imprese – eee – eee - eeeLa Giungla sappia e ammiri – iii – iii – iiile imprese di Without – out – out – outil cacciatore senza branco – ooo – ooo – ooo

Ed il Branco conosceva e soffriva per quelle imprese.Without cacciava in maniera diversa dal Branco.Akela aveva dietro di sé i lupi e spesso i lupacchiotti, doveva guidarli alla caccia insegnando e rendendo sicura l’impresa.Ma per questo doveva aspettare che la preda uscisse dal folto del bosco e si avvicinasse alla savana o ai prati coltivati, proprio là dove la cerva, il bue o il daino erano ostacolati nella corsa dalle piante ad alto fusto e dai cespugli e, dove, invece i lupi del Branco Seeonee potevano correre senza pericoli ed impacci.Without cacciava mentre la selvaggina non era ancora entrata nel terreno di caccia e dove gli alberi erano stretti l’uno all’altro in un fitto sottobosco.Era un modo di cacciare adatto ai lupi solitari e forti.Wiyhout uccideva molte prede, ma ogni cervo o daino o bovino selvatico ucciso, tre fuggivano spaventati senza entrare nel terreno di caccia del Branco di Seeonee, rinunciando di andare ad abbeverarsi nel Waingunga.Se molte erano le uccisioni, molti erano gli avanzi ed al seguito di Without si posero Tabaqui, lo sciacallo, ed una quindicina di suoi fratelli.Nella Giungla, per bocca delle Bandar-log, si diceva che c’erano anche delle iene. Ma come si sa, le scimmie sono chiacchierone ed è difficile sapere quando dicono la verità.Without amava circondarsi di sciacalli, perché in cambio del permesso di spolpare le ossa delle sue prede, essi si accucciavano intorno a lui e lui raccontava per ore e ore le sue imprese. Raccontava come aveva abbattuto un grosso bue da solo e vicino al fiore rosso, il fuoco; come aveva vinto una cerva in corsa, come il daino era stato addentato alla gola mentre ancora correva, di come, nella Giungla, i suoi piedi non lasciassero traccia e come i suoi occhi vedessero al buio.Without queste due ultime abilità le canticchiava, perché erano parte del canto di caccia del Branco di Seeonee le diceva apposta per far dispetto.

Piedi nella Giungla che non lasciano traccia!Occhi che vedono al buio…buio.

Sapeva che Tabaqui l’avrebbe subito riferito al Branco.Una sera tornò dalla caccia e fu il più strepitoso racconto che orecchi di sciacallo avessero mai udito. Quella notte ascoltarono in silenzio anche Kaa, il serpente, il nibbio Rann ed il pipistrello Mang. Tra gli alberi si poteva scorgere anche qualche Bandar-log , ma con loro non si poteva mai sapere. Without aveva conteso un cerbiatto a Shere- Khan ed aveva vinto.Si parlò di zanne, unghie , denti, peli arruffati, ringhii e ululati. Poco si capì dei particolari, perché Without, come tutti i cacciatori, mescolava diverse bugie ed esagerazioni alla verità e, dopo un po’, nemmeno lui era più in grado di dire come esattamente era andata.

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Forse fu il coraggio di Without, forse fu perché il sistema di caccia del senza branco impoveriva di prede tutto il territorio, forse per motivi a noi sconosciuti che Shere- Khan lasciò il terreno di caccia del Branco di Seeonee e scese a sud, guadando il Waingunga in direzione di Khanhiwara.Il cibo per il Branco si faceva sempre più raro ed Akela era costretto a condurre i lupi in posti sempre più rischiosi, vicino a dove si abbeverava Hathi, l’elefante, e Rama, il toro, o, di notte, sgattaiolare dentro i recinti dove gli uomini rinchiudevano le mandrie.Questo significava che parecchi lupi e lupacchiotti non ritornavano più nelle tane calde e le loro carogne erano preda delle iene, dei cani. Parecchie loro pelli erano appese nelle capanne degli uomini.Le femmine, specialmente le madri, si lamentavano e ricevevano ringhiando ed in malo modo i lupi che tornavano dalla caccia con poca selvaggina, neppure sufficiente a sfamare i cuccioli nelle tane.Ed ogni volta il canto di Without, il senza Branco, che magnificava le sue imprese suonava vergogna ed invidia.Akela radunò il Branco presso la Rupe del Consiglio. Era presente il Branco al completo.Akela gridò l’inizio:“Voi conoscete la legge! Voi conoscete la legge! Parlate lupi del Branco di Seeonee”,Tutti tacquero, le madri fecero zittire i cuccioli con un paio di zampate. I cuccioli si accorsero che non erano zampate per giocare e ammutolirono.La prima a parlare fu una femmina, chiamata Speedea, la veloce figlia di Ratsha il demonio:- Non siete più capaci di cacciare, avete fatto le gambe tenere e preferito

divenire sciacalli che mangiano i resti e cab, cani, che obbediscono all’uomo.

Una femmina non poteva parlare per prima in Consiglio, ma nessuno ebbe il coraggio di farglielo notare. E fu un silenzio lungo tra i lupi di Seeonee.Un giovane lupo, dal pelo fulvo, prese la parola:- Without è bravo a cacciare, ma non è più bravo di noi. Noi cacciamo in

Branco ed abbiamo i lupacchiotti con noi. Dobbiamo insegnare loro. Ma questo ci fa perdere tempo e la poca selvaggina ci sfugge. Lasciamo a casa i lupacchiotti con le femmine e andiamo a caccia solo noi, cacciatori esperti.

Quello che aveva parlato si chiamava Shaggy, l’irsuto. Vi fu silenzio. Ancora una volta non erano state rispettate le consuetudini; si era nominato Without, il Senza Branco ed aveva parlato un lupo giovane e non uno anziano.Si era in un periodo di emergenza e il fatto non fu rilevato. Ci fu solo un lungo silenzio.- Pouh!- disse Bagheera – Pouh!- Voi non siete un popolo libero – cominciò Baloo – meglio avrei fatto ad

insegnare la legge alle Bander-log, avrei ottenuto migliori risultati. Se non insegnate ai cuccioli ed ai lupacchiotti a cacciare quando è l’età giusta, dopo di voi il Branco andrà in rovina ed i vostri figli avranno il pelo rognoso, si comporteranno come Tabaqui, cercheranno di intrufolarsi nelle tane altrui per poter rosicchiare un osso. Meglio avrei fatto ad intrattenermi con le Bandar-log che insegnare a voi la legge del Branco.

Rimase senza fiato per la tirata e girò la schiena alla Rupe del Consiglio, in segno di disprezzo.- Pouh!

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Commentò Bagheera e chiuse definitivamente gli occhi.- Ma chi crede di essere quel mangiatore di miele selvatico, orso

sonnacchioso e petulante. È forse lui sulla Rupe del Consiglio al posto di Akela?

Disse un lupo grigio, un vecchio cacciatore solitario.Akela chiamato in causa, proprio nel momento in cui tentava a pensare con maggiore intensità, disse:- State zitti, branco di piagnucoloni e di egoisti. Noi siamo il Branco di

Seeonee e non una accozzaglia di cani o di iene. E Baloo ha ragione: cacciare insegnando ai cuccioli ed ai lupacchiotti è la nostra legge. Violarla è fare morire il Branco.

Nessuno fiatò. Shaggy l’irsuto si rodeva dentro, odiava Baloo, Bagheera e Akela. Desiderava essere come Without, il cacciatore che ogni notte ululava le storie delle sue imprese.Dopo un’altra notte di caccia senza alcuna preda, Shaggy se ne andò dal Branco e si unì a Without. Era stufo di un Consiglio che si perdeva in chiacchiere, a dire cosa c’era e cosa non c’era nella legge del Branco e intanto le femmine, i cuccioli ed anche i lupi cacciatori soffrivano la fame.Fa accolto bene da Without, perché non era uno sciacallo, ma un lupo che veniva a riconoscere i suoi meriti.Nella notte allora si udirono due canti. Il primo diceva:

Io sono Without – out – out – outQuando Without aveva concluso il suo canto, si udiva:

Io sono Shaggy – yyy – yyy – yyyche caccia con Without – out – out – oute ho lasciato il branco imbelle – eee – eeeper avere sempre la pancia piena – aaa

Non ci fu niente di nuovo per un po’ di tempo nelle colline di Seeonee. Poi le cose precipitarono. Succede sempre così. Anche gli avvenimenti più insoliti diventano quotidianità e non meritano particolare attenzione, finché altri fatti non vengono a scuotere gli abitanti della Giungla.Una sera Without e Shaggy si avvicinarono al recinto del villaggio per spingere un piccolo di bufalo nella Giungla ed ucciderlo. Entrare fu facile, ma non immaginavano il baccano che le bufale fecero appena si accorsero della loro presenza. Poi si mise anche il toro Rama e le sue urla scuotevano il cielo. Poi fu la volta dei cani.Sul ciglio della foresta, dove finisce la pianura, vi erano gli sciacalli in attesa. Si vedevano solo i loro occhi. Si tenevano pronti a scappare.Con un balzo Without abbatté il piccolo di bufalo e, con l’aiuto di Shaggy, lo uccise. Stavano trascinandolo fuori dal recinto, aprendosi la strada con ringhii, morsi e zampate, quando videro il Fiore Rosso, il fuoco. Gli uomini lo scagliarono contro i lupi. Without, preso dal terrore, abbandonò la preda, saltò il recinto e corse a nascondersi nel buio della foresta. Ma non fu così per Shaggy che rimase fermo, abbagliato e terrorizzato.La Giungla lo sentì guaire di spavento e di dolore, si udì il suo ringhio spegnersi in un rantolo. Un cane gli aveva piantato i denti nella gola.

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Without cantò anche quella sera:

Io sono Without – out – out – outresponsabile solo di se stesso – ooo – ooo – ooola giungla sappia ed ammiri – iii – iii – iiile imprese del Senza Branco – ooo – ooo – ooo

Poi fu il silenzio, quasi che tutti, compreso Without, aspettassero di sentire la voce di Shaggy.Bagheera, che molto aveva visto ed udito durate la sua esistenza, ringhiò:- Il dolore in Without ha superato la barriera fatta di bravura, furbizia e

coraggio e lo ha raggiunto nel cuore. Si sente colpevole. Ora, o ritornerà nel Branco o diverrà più cattivo.

Without non ritornò in seno al Branco, ma continuò a cacciare con più impeto.Uccideva tutto quello che gli capitava a tiro, avesse fame o fosse sazio. Alla sera non raccontava più le sue imprese ai sciacalli: ora se volevano avere il diritto di spolpare le ossa della selvaggina che aveva ucciso, dovevano sottostare ed accettare i suoi scherzi maligni e crudeli.Malaqui, fratello di Tabaqui, era particolarmente preso di mira. Malaqui era uno sciacallo grande e grosso, un po’ tonto, a cui piaceva ridere e mangiare.Without, una notte, passò il limite con lui. Gli allungava un osso pieno di carne, ma quando si avvicinava per sporparlo, glielo portava via. Così per quattro , cinque volte, mentre gli occhi di Malaqui si facevano sempre più vacui e fissi.Tabaqui avvisò Without:- Attento lo stai facendo impazzire!Without ringhiò più forte ed in maniera sprezzante, prese l’osso e lo buttò su un formicaio.Peggiore dispetto non poteva essere fatto ad uno sciacallo e Malaqui impazzì dalla rabbia.Ora tutta la Giungla sa che quando uno sciacallo impazzisce non ha più paura di nessuno e, con la bava alla bocca, attacca chiunque incontri. Fu un fuggi, fuggi generale ed anche Wiyhout scappò, col muso sanguinante per una zampata di Malaqui.La Giungla fu avvisata che uno sciacallo impazzito girava uccidendo per uccidere, senza alcuna necessità, non per fame, ma solo perché Without lo aveva reso pazzo.Nelle colline di Seeonee, per una settimana, non vi fu né pace né legge. Non c’era più tempo per cacciare, chiacchierare e poltrire, ma bisognava stare

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rintanati ed essere pronti a scappare se si avvicinava Malaqui, l’impazzito per rabbia.Anche il popolo del veleno e quello dell’aria avevano paura. Chua, il topo, e Chuchandra, il topo muschiato, non si fidavano più di lasciare le loro tane sotterranee.Il Branco degli uomini non faceva più uscire le mandrie dal recinto.Tutto ebbe termine quando Malaqui cadde nel fiume Wingunga e fu divorato da Jacala, il coccodrillo. Lo annunciò, con particolare baccano, Danzee l’uccello tessitore, che lo vide cadere nell’acqua. Baloo e Bagheera, questa volta appoggiati da Hathi l’elefante, da Kaa, il pitone, oltre naturalmente da Akela, decretarono ufficialmente.- Without ha violato la legge della Giungla, portando in essa lo scompiglio.La sentenza fu:- Che Without, il Senza Branco, colui che aveva scelto di essere responsabile

solo di se stesso, lasci subito le colline di Seeonee, per avere infranto la legge della Giungla che non permette si dia pazzia anche ad uno solo dei suoi abitanti.

Tabaqui, con mal celata soddisfazione, si incaricò di portare la notizia a Without che, quando seppe che la sentenza era stata pronunciata da tutti, capì che doveva andarsene.Ma lui era Without e lasciò il terreno di caccia del popolo libero del Branco di Seeonee, con un ultimo dispetto.Cacciò tutto un giorno ed una notte fino a crollare dalla stanchezza. Dispose tutte le carogne intorno alla Rupe del Consiglio per significare che quello era un Branco di lupi pellagrosi simili ai sag, cani incapaci di cacciare.Poi cantò forte:

Io sono Wiyhout –out – out – outil Senza Branco – ooo – ooo – oooresponsabile solo di se stesso – ooo – ooo – oooVa a Darkwood, la foresta scura –aaa – aaa -a mostrare la sua abilità – aaa – aaa Il nibbio Rann che porta la notte – eee – eeeporterà le notizie delle imprese – eee – eeeDi Without, il Senza Branco – ooo – ooo – ooo

Guadò il fiume Waingunga molto a nord, in direzione opposta a Khanhiwara, perché volle andare nella foresta di Darkwood, della quale poco si sapeva.Vi entrò deciso, con il piede pesante e rumoroso: voleva che gli abitanti di Darkwood sapessero che stava entrando un nuovo cacciatore.Darkwood rispose con il silenzio e l’indifferenza: non venne l’uccello calderaio, né lo sciacallo che, come si sa, sono quelli che diffondono le notizie.Venne solo il silenzio.Per quattro giorni furono fruscii, vaghi odori difficili da fiutare, nessuna pista calda e non si imbatté in alcuna selvaggina. Vide solo delle carogne spolpate.La fame lo rese teso e si arrabbiò con se stesso per non avere imparato da Baloo il linguaggio dei vari popoli della Giungla e poter chiedere notizie.Finalmente fiutò una preda, l’aspettò al varco e scattò con tutta la potenza dei suoi muscoli. Spiccò il salto, ma fu fermato a mezz’aria da una zampata secca e potente. Ruzzolò sanguinante. Di fronte a lui un lupo dal pelo irto azzannava un cerbiatto.

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Il lupo dal pelo irto cominciò subito a mangiare, senza mai distogliere lo sguardo da Without e ringhiando ogni qualvolta questi accennava a muoversi.Finito di mangiare, svanì nel folto della foresta senza parlare. A Without non rimase che leccarsi le ferite e spolpare le ossa della carcassa come fosse uno sciacallo Il tempo passava , il pelo gli si arruffava e la pelle gli si piagava. Stava patendo la fame.Conobbe per la prima volta la paura.E continuò a conoscere la paura, che come liana pesante scende su chi la prova, lo avvolge e gli impedisce di muoversi.Però era giovane, forte, abile e ce la fece. Imparò a cacciare in silenzio, portandosi dentro la paura, perché a nessuno interessava cosa facesse e come riuscisse a sopravvivere uno che dichiarava di essere responsabile solo di se stesso, che non chiedeva aiuto e non ne dava.Tutti a Darkwood erano responsabili solo di se stessi. Non c’era un orso pieno di pulci, né una pantera nera che si occupassero della educazione dei cuccioli, né si udiva lo stridio delle Bandar-log. Ma soprattutto non c’era il Branco.Incontrò solo qualche gibbone solitario che seguiva con occhi rossi pieni di sangue chiunque passasse sotto il suo albero.Continuò a cacciare e ad avere paura.Un giorno uccise un daino, ma sentì dietro di sé un ringhio sordo. Era un lupo femmina accucciato davanti alla tana. Dietro di essa si vedevano i cuccioli. Non giocavano, aspettavano. Lasciò le ossa con molta carne attaccata e se ne andò.Tornò tre giorni dopo con una altra preda. Dovette lasciarla lontano dalla tana perché la femmina gli impediva di avvicinarsi troppo.

Seguitò così per settimane, finché i cuccioli divennero lupacchiotti e cominciarono a seguirlo.Cominciò loro ad insegnare a cacciare e perse la paura, perché uno che insegna a cacciare non può avere paura.La femmina, attenta, vigilava.Poi venne il tempo del nuovo parlare e ci furono altri cuccioli e altri lupi e Without si ritrovò sopra una Rupe del Consiglio a dare un nome ai lupi e a sorvegliare che la legge del Branco fosse rispettata.Steso sulla Rupe, amava ripetere:“Voi conoscete la legge, voi conoscete la legge…Guardate bene, o lupi!”.

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E le madri, ansiose, ripetevano il grido: “Guardate, Guardate bene, o lupi!” mentre presentavano i loro cuccioli per l’accettazione nel branco.Un giorno capitò, sotto alla Rupe, un lupacchiotto grigio che spingeva davanti a sé un cucciolo di sciacallo, facendo un baccano infernaleWithout ringhiò forte e disse:- Chi sei tu che ti permetti di portare uno sciacallo in mezzo al Branco? Sei

diventato spregevole o dimentichi la legge come le scimmie?Il lupacchiotto, irritato più che impaurito, rispose:- Sono stufo di cacciare con fatica un piccolo daino, per poi vedermelo

mangiare da questo sciacallo. Che anche lui sia responsabile di se stesso e per gli altri, imparando a cacciare o sia mandato via dal terreno di caccia di Darkwood.

- Hathi, l’elefante selvaggio, ti deve essere montato con una zampa sulla testa. Uno sciacallo non è tenuto a rispettare la legge del Branco, perché non è un lupo e non appartiene a nessun Branco. Deve rispettare solo la legge della Giungla e la legge della Giungla gli permette di essere uno sciacallo e di non cacciare ma di spolpare le nostre prede. Perciò lui lo può fare. Stupido di un lupacchiotto grigio, lascialo andare. Ognuno è responsabile a suo modo della legge della Giungla: lo sciacallo come sciacallo, il lupo come lupo, il daino come daino. Questa è la legge della Giungla.

Convocò immediatamente il Branco e, assiso sulla Rupe del Consiglio, disse:- Io sono Without, colui che era senza Branco e do questo testamento al

Branco Libero di Darkwood.Sii responsabile di te stesso imparando bene a cacciareSii responsabile per gli altri tuoi fratelli, insegnando loro a cacciare, secondo le legge del Branco, affinché il Branco possa esistere. Senza il Branco non ci sarebbe chi ti ascolta e chi ti dà aiuto, non potresti parlare a nessuno e a nessuno portare aiutoSii responsabile con gli altri se vorrai mantenere viva la legge della Giungla. Ognuno a modo suo, se vuoi che la Giungla viva e vivendo ti permetta di essere il popolo libero del Branco di Darkwood.

Scese dalla Rupe del Consiglio, si distese vicino agli altri lupi e da allora divenne un lupo morto secondo la legge del Branco.

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STORIA DI KEPTUP, L’AVVOLTOIO DELLA TORRE DEL SILENZIO

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Erano appollaiati su un ramo di peepul al bordo dell’immenso parco di Malabarhill a Bombay e stavano guardando il mare, quando un avvoltoio passò sopra di loro, volando tutto sbilenco. Batteva solo un’ala, le destra, mentre teneva la sinistra aperta, distesa e immobile. Volava dritto davanti a sé, dirigendosi verso il mare. Non riusciva a mantenere la quota e si abbassava sempre più scivolando d’ala.- Ma che sta facendo? Si schianterà nel mare!Gridò il cucciolo d’avvoltoio chiamato Hidefly.Keptup, il vecchio avvoltoio, appollaiato vicino a lui, non rispose. Guardò l’avvoltoio che si infilava in mare, sollevando uno sbuffo d’acqua, senza mostrare particolare interesse.- Meglio per lui – commentò.- Come meglio per lui? Perché volava in quella maniera? Perché non si è

accorto che finiva in mare?Disse, tutto agitato, Hidefly.- Perché era un avvoltoio della Dakhma- E cosa è un avvoltoio della Dakhma? Keptup non rispose, ma si voltò a guardare all’interno del parco. Con un saltello, aprendo solo un poco le ali, anche Hidefly si girò sul ramo e, con ansiosa petulanza, ripetè:- Che cosa è una Dakhma?- Hai mai sorvolato il parco di Malabarhill? Esso non è solo una distesa di

piante tropicali, ma il posto dove vengono compiuti sacrifici.Prese fiato e continuò:- Vi è nel mezzo una costruzione circolare, come una torre, vuota all’interno,

salvo un ampio gradone. Lì, i Parsi, espongono i loro morti. Li espongono perché noi ne mangiamo le carni prima che si corrompano e rendano così impuri i quattro elementi che costituiscono il creato: la terra, l’acqua, l’aria e il fuoco. Attraverso noi i cadaveri tornano ad essere vivi. Quella torre si chiama Dakhma o Torre del Silenzio ed gli avvoltoi che si cibano delle carni esposte vengono conosciuti come avvoltoi delle Torri del Silenzio.

- Ma è un compito magnifico quello degli avvoltoi! Stupendo! Fare in modo che una cosa morta ridiventi viva con il nostro intervento e non vengano inquinati la terra, il fuoco, l’acqua ma, specialmente l’aria che ci sostiene. Lo diventerò anch’io!

- Io ero un avvoltoio della Torre del Silenzio. Guarda le mie penne! Non vedi? Non cessano mai di tremare, sono sempre percorse da un fremito. Non sono mai ferme. Questo è il segno, il marchio che non mi lascerà più. Vedendo questo tutti sanno che sono stato un avvoltoio della Torre del Silenzio.

Parlando sottovoce, rivolgendosi più a se stesso che ad Hiidefly, continuò:- Per questo mi chiamo Keptup, che significa Colui che si è tirato fuori.

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- Ma perché accade questo? Perché volava tutto di sghimbescio con una sola ala? Perché quell’avvoltoio si è suicidato? Perché si è suicidato! Vero?

- È l’attesa che consuma.Keptup cominciò a raccontare , con voce piatta, senza sfumature emotive:- Una attesa che si ripete troppo spesso per poterla sopportare. Tutto ha

inizio quando la processione funebre entra nel fitto del bosco che circonda la Torre del Silenzio. Non sono i suoni, né i canti, né lo stridere delle ruote del carro sul sentiero ghiaioso, né i colori dei shari del corteo, sono gli odori che annunciano che una altra avventura ha inizio. Dapprima l’odore dei fiori recisi, poi quello del corpo morto, nudo, avvolto in un lenzuolo bianco. Allora gli avvoltoi della Torre del Silenzio si alzano in volo dal parco di Malabarhill, macchiano di nero il celeste intenso del cielo e vanno a posarsi silenziosi sull’orlo esterno della torre, raggiungendo coloro che oramai più non si muovono di là. Questo è il momento più terribile dell’attesa, dove la tensione si fa insostenibile. I movimenti del corpo sono ridotti al minimo. L’ansia è dentro di te. Un leggero fremito delle ali, l’alzare una zampa per appoggiarla sullo stesso posto: raramente vi è qualche cosa di più evidente. Il muso immobile e gli occhi fissi su un punto della gradinata dove sarebbe stato posto il cadavere, nudo, tolto anche il lenzuolo, sui nudi sassi screpolati dal sole e graffiati dagli speroni. Vi è una gerarchia, un turno tra gli avvoltoi, si conosce in precedenza a chi tocca compiere il rito del pasto del cadavere. Ciononostante gli avvoltoi della Torre del Silenzio sono tutti lì, sia quelli cui sarebbe toccato di portare a compimento il rito funebre mangiando le carni del morto, sia gli altri che avrebbero dovuto attendere il prossimo turno, sia quelli che non avrebbero mai più partecipato ad un banchetto, ma solo vissuto l’attesa; perché l’attesa è sempre di tutti. Si tratta di una attesa speciale, non è quella degli avvoltoi della prateria e della Giungla che attendono, volando in cerchio di sentire l’odore della morte.

Fece una lunga pausa, lasciando libero sfogo al tremito delle penne. Hidefly, immobile, aspettava.- Tutto quello che si può sapere attraverso l’odore prima e la vista poi, lo si

conosce già. Ho osservato molti corpi nel gradone della Torre. È il mistero che ogni singolo corpo porta dentro di sé e che la morte rende, in un certo senso, definitivo che rende l’attesa degna di essere vissuta, assaporata fino a sentirsene pervasi. Le ali ripiegate, frementi, le zampe ben piantate sull’orlo della Torre e tutto il corpo immobile , pervaso da brividi come di febbre.

Keptup tacque. Tenne lo sguardo fisso verso la Dakhma, perso nei ricordi. Hidefly non lo disturbò con domande , ma ancora non riusciva rendersi conto come una cosa bella, che rendeva importante l’avvoltoio rispetto ad ogni altro genere di animali che fossero mangiatori di carne o di erba, popolo del veleno o dell’aria, divenisse una avventura terribile, così piena di incubi.- Un individuo non è tenuto insieme solo dai tendini, dai muscoli, dalle ossa,

dalla pelle, ma tutti i suoi organi – riprese Keptup – tutte le sue cellule sono in rapporto tra loro. Un rapporto unico, irripetibile, poiché l’insieme di questi legami determina una configurazione specifica: determina quello che è una persona in quel dato momento. I battiti di un cuore innamorato determinano una particolare configurazione che influisce su tutto quello che una persona è. La paura, la gioia, la passione, l’odio, la creatività sono tutte configurazioni. Una persona in un dato momento è una di queste

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configurazioni, legate da una unica coerenza che comprende corpo, intelligenza, emozioni. Le configurazioni si susseguono l’una all’altra e la persona è di volta in volta la configurazione che in quel momento domina. L’uomo è in maniera particolare tutto ciò. La morte non fa altro che bloccare una determinata configurazione, l’ultima che ha posseduto la persona viva e la fissa. Così rimane, finché il corpo non si altera e si decompone rompendo tutti i legami tra cellule ed organi. Ma perché questo succeda ci vuole tempo. Deve trascorre un po’ di tempo dopo la morte. L’ho imparato nella Dakhma: gli avvoltoi della Torre del Silenzio, mangiando un corpo, si cibano anche della configurazione che è rimasta fissata nella morte. Non solo la carne, ma la personalità entra in loro. Ora vado a cibarmi di un corpo, che cosa troverò? Che sogni, quali desideri sono rimasti fissati nella morte? Mi ciberò di amore, di odio, di pensieri malvagi, di passioni o di quali rimpianti? Cosa diverrò dopo essermi saziato? quali esperienze proverò? Questo succede all’avvoltoio della Torre del Silenzio: è destinato a rivivere dentro di se quel momento della persona che la morte ha come congelato. E l’avrebbe rivissuto finché la carne mangiata non fosse divenuta la sua carne, le sue ali, le sue zampe, tutto se stesso. Questo è il destino dell’avvoltoio della Torre del Silenzio: divenire colui ci cui si ciba. Chi sarei divenuto? Come si sarebbe manifestato in me il mistero di quell’uomo di cui mi ciberò tra un momento? O sarei giunto troppo tardi e avrei trovato solo della carne vuota? Questa è l’ansia della attesa. L’avvoltoio gioca tutto se stesso ogni volta, perché ogni volta perderà se stesso, la sua identità: ogni volta diverrà un altro. Dove sorge una Torre del Silenzio, vi sono sempre molti sussurri e fremiti, che pervadono le piante e gli animali. La natura trasmette a tutti coloro che hanno orecchi per sentire il senso del mistero della vita e della morte. Bisogna sapere ascoltare, andare al di là della bellezza che si può ammirare, al di là del suo valore scientifico, al di là della possibile utilizzazione pratica delle cose…

Keptup si interruppe di improvviso, stanco di parlare o forse per arrestare il fremito che tutto lo pervadeva.Hidefly non riusciva a capire tutto, ma lo percepiva tutto ciò, e , pur avendo molte domande che gli arrovellavano nella testa , rispettò il silenzio e attese. - Amore, odio, esaltazione, tristezza, grettezza, generosità, essere di volta in

volta tutto, ma non permanere mai, vivere tutte le esperienze, ma disperdersi in esse.

Un’altra lunga pausa, mentre il tremito aumentava.- Ecco che cosa sono gli avvoltoi della Dakhma: sono destinati a non avere

esperienze proprie se non l’attesa. Ogni avvoltoio vive e consuma in totale solitudine queste esperienze che assume con la carne. Esse non sono comunicabili, sono tante cose, troppe per sopportarle. Si finisce per impazzire. Spesso si immedesima talmente in un personaggio che non vuole e non può più liberarsene. Ne diviene schiavo. Per questo il cielo è talvolta solcato da un avvoltoio che vola veloce, battendo freneticamente le ali, finché cade a terra esausto per non più rialzarsi. O rimane fermo sul bordo della torre fino a morire di inedia. O lo puoi scorgere che giocherella con una foglia. Talvolta rimane immobile nel cielo finché il vento lo sostiene e poi cade sfracellandosi. Ho visto avvoltoi scagliarsi violentemente contro un sasso, beccandolo fino a rovinarsi per sempre il becco. Ma la fine più tormentosa spetta a coloro che vogliono aumentare con un ritmo sempre più veloce le esperienze. L’ansia di cambiare diviene talmente frenetica da

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non potersi accontentare di assumere una nuova identità con il cibo, ma la riproduce dentro di sé. Questi avvoltoi rimangono allora immobili, in perenne attesa, e questa li ucciderà lentamente. Pochi riescono ad interrompere il ciclo delle esperienze e questi fuggono dal Dakhma e sono quelli che si vedono appollaiati sugli alberi delle piazza di Bombay. Li riconosci perché li vedi fermarsi su qualche ramo e poi senza una ragione alzarsi in volo per tornare a posarsi sullo stesso posto. Essere solo se stessi è un limite, non esserlo però significa essere soli ed in attesa perenne di un qualche cosa che non si conosce.

Hidefly non sepeva cosa dire, aveva la gola secca ed era confuso. Lontano verso la Torre del Silenzio, Keptup vide avvoltoi librarsi e avvertì la confusione nella mente del suo giovane compagno.Per la prima volta avvertì che la sua esperienza poteva divenire qualche cosa di diverso e non solo solitudine e angoscia.Si accorse che Hidefly soffriva, cresceva, imparava, chiedeva. Hidefly esisteva. Lo percepì nello sfogo del suo parlare ed allora si alzò in volo.Hidefly lo seguì. Volarono in alto finché tutta Malabarhill fu sotto di loro, visibile con un unico colpo d’occhio e Keptup disse:- Hidefly, guarda quanto è belloPoi salirono ancora e tutta la baia di Bombay fu sotto di loro:- Hidefly, guarda quanto è grande.Salirono ancora e, con un unico sguardo, videro la Dakhma , Malabarhill, Bombay e, all’orizzonte, l’isola di Elephanta, dove sorgeva il tempio dedicato a Shiva:- Hidefly, guarda perché tutto è sacro.Poi scese con le ali strette , quasi in picchiata e andò a posarsi sullo stesso ramo del peepul. Hidefly, che lo aveva seguito come un’ombra si posò vicino a lui.- Bello, grande, sacro: hanno un senso se tu rimani te stesso. Se cambi

sempre avrai solo sensazioni labili e provvisorie, non sarai mai Hidefly. Abbi il coraggio di essere te stesso, anche se per esserlo dovrai rinunciare a qualche esperienza.

Dopo un tempo così lungo che non riusciva a ricordare, il tremito delle penne di Keptup, per un attimo cessò.

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ANCHE I FRATELLI ROSSI DEL POPOLO LIBERO DEL BRANCO DI SHINDU HANNO FAME

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Tutto cominciò con la grande paura, quando, all’est delle colline di Seeonee, scoppiò un incendio di immense proporzioni ed il Fiore Rosso divorò la foresta che sorge al di là del fiume Shindu. Fu Chil, l’avvoltoio, a portare la notizia e Hathi, l’elefante, avutane conferma da Rann, il nibbio, dichiarò, secondo la Legge della Giungla, la tregua del fuoco, durante la quale è vietato cacciare l’animale che fugge.I lupi del Branco del Popolo Libero di Seeonee videro passare attraverso il loro territorio di caccia tutti i popoli della foresta. Fuggivano alla rinfusa, mischiati tra loro cani, antilopi, buoi selvatici, ogni specie di scimmia, sciacalli, tigri , pantere e perfino elefanti.Tutti c’erano, proprio tutti: il popolo degli alberi, quello dei veleni, dei mangiatori di carne, dei mangiatori di erba, il popolo dell’aria e quello che vive sotto terra come il topo.Con essi arrivò un Branco di lupi dal pelo rossiccio. Erano in pochi: qualche femmina, alcuni cuccioli e solo sette lupi capaci di cacciare. Si fermarono stanchi, affamati, con il pelo sporco e malandato sulle rive del fiume Waingunga.- Appartengono, senza alcun dubbio, al Popolo Libero dei lupi.Sentenziò Baloo, l’orso bruno sonnacchioso, che era andato ad annusarli e ad accertarsi che lingua parlassero- Vengono da ShinduCompletò Bagheera, la pantera nera, che aveva accompagnato Baloo nell’ispezione e conosceva molte cose, per avere girato il mondo, quando era stato prigioniero del Branco degli uomini.Tabaqui, il malevolo sciacallo, riferendo la notizia a Phao, Capo del Branco di Seeonee, commentò:- Sarà, ma il loro canto di caccia non è eguale al vostro. Chissà se anche loro

lasciano un po’ di carne attaccata alle ossa della selvaggina?Perché, in definitiva, era solo questo che interessava al popolo degli sciacalli: la carne che rimaneva attaccata alle ossa.Finché durò la tregua del fuoco i due branchi si ignorarono. Quello di Shindu aveva scelto, come Rupe del Consiglio, un grande masso, vicino al fiume e lontano dalla Rupe dl Consiglio del Branco di Seeonee e molto più a nord di dove abitava il Piccolo popolo delle Rupi, le api.Solo i cuccioli dei due branchi, che non avevano ancora mai cacciato,, dopo un giorno di avanzate, reciproche annusate e rapide, se non precipitose, ritirate, cominciarono a giocare e schiamazzare insieme.Però una Tregua del Fuoco, nella Giungla, non può mai durare a lungo, poiché “dopo un po’ la fame vince la paura”, come soleva sentenziare Baloo.E così, anche quella volta, Hathi, l’elefante, proclamò il passato pericolo e Danzee, l’uccello tessitore, lo annunciò con forti stridii a tutta la Giungla.La caccia, per i Branchi del Popolo Libero dei lupi, ricominciò.

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La grande paura del Fiore Rosso aveva fatto giungere molte prede nelle colline di Seeonee e dove prima cacciava un solo Branco, ora ve ne erano due.Spazio e selvaggina ce ne erano per tutti, anche perché i Lupi del Branco di Shindu non cacciavano per dispetto, come i Dhole di Dekkam, i cani rossi, ma lo facevano rispettando la legge.E così i due Branchi poterono continuare ad ignorasi.Ogni tanto, qualche cucciolo correva da mamma lupo, quando, per una unghiata di troppo, aveva il muso sanguinante.Phao, Capo del Branco di Seeonee, sentenziava: “cose da cuccioli”, e “cose da cuccioli” gli faceva eco Phali, Capo del Branco di Shindu, dalla Rupe del Consiglio posta vicino al fiume.L’unico a lamentars, era Kaa, il pitone, perché lo schiamazzare dei cuccioli non lo lasciava dormire, come era suo costume quando doveva digerire il topo che aveva inghiottito vivo. Si arrabbiava e pensava che, appena digerito il topo, avrebbe mangiato tutti i cuccioli di lupo, senza distinzione di Branco.Di notte, quando la luna era alta nel cielo, lungo il fiume Waingunga e le colline di Seeonee si sentivano distintamente due canti di caccia

CANTO DI CACCIA DEL BRANCO DI SEEONEE

All’annuncio dell’alba, il Sambhur belòUna, due volte e ancora!

Un lupo ritornò cauto, ritornò cautoper passar parola al Branco che attendevae noi cercammo, e trovammo, latrammosulla sua pistaUna, due volte e ancora!

All’annuncio dell’alba il Branco dei lupi gridòuna, due volte e ancora!

Piedi nella Giungla che non lasciano traccia!Occhi che vedono al buio…buio!

Voce…dategli voce! Ascoltate, ascoltate!Una, due volte e ancora!

CANTO DI CACCIA DEL BRANCO DI SHINDU

Siamo il Popolo Libero di Shindu,il più grande fiume che si conoscaove Jacala ha la sua casae ove abbondano i Mangiatori di erba.

E tu, Milghai, mucca azzurra,presta attenzione al nostro pelo rossoperché quando lo vedrairimarrà come ultima immagine.

Siamo il Popolo Libero di Shindu

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i coraggiosi lupi dal pelo rosso.

I lupi del Branco di Shindu non capivano e quelli di Seeonee disapprovavano.Baloo ascoltava e scuoteva la testa:- La legge del Branco è il Branco. Non c’è Branco senza legge, non c’è legge

senza Branco. Quando ci sono due canti di caccia vi sono due branchi e due leggi.

Bagheera commentò:- Per la serratura rotta che mi ha liberata, due popoli liberi in solo terreno da

caccia, prima o poi significa sangue.Non passò molto tempo che due giovani lupi, appartenenti ai due branchi, si

trovarono ad inseguire la stessa antilope.Nessuno dei due poteva e voleva cedere, poiché c’era di mezzo l’onore del rispettivo Branco.Infatti, se i cuccioli giocavano fra loro, i vecchi lupi si ignoravano, per i giovani cacciatori era una continua sfida di bravura, i cui risultati venivano comunicati alla Giungla da Tabaqui, lo sciacallo, che trovava molto opportuna questa situazione, poiché i giovani lupi, più intenti alla caccia che a mangiare le prede, lasciavano molta carne attaccata alle ossa.Lo scontro tra i due giovani lupi fu violento e fu uno scontro fisico, poiché cozzarono con le teste, quando si lanciarono per l’ultimo salto sulla preda.Il cozzo fece rumore e la Giungla zittì.Il silenzio fu rotto da ringhii poco promettenti. Attorno ai due litiganti, dopo pochissimo tempo, si trovarono tutti i giovani lupi dei due Barnchi.Non ci furono discorsi, ma soffi e cupi brontolii, zanne scoperte e labbra che si inscrespavano e lasciavano intravvedere bianchi aguzzi denti.La battaglia fu evitata all’ultimo momento, poiché piombò proprio in mezzo ai due gruppi la massiccia sagoma di Baloo, seguito da Bagheera con una espressione poco promettente per tutti.Ma quello che pose fine ad ogni velleità di lotta, fu l’apparizione improvvisa ed inaspettata di Kaa, il pitone dagli occhi che incantavano.In seguito Kaa raccontò questo episodio come un atto di coraggio, in realtà era precipitato dal ramo dell’albero dove stava schiacciando il solito pisolino, quando Baloo aveva fatto tremare la terra e la pianta con il suo peso.Nessun lupo, per quanto grande fosse la sua testardaggine e la sua rabbia, avrebbe mai osato affrontare un orso, una pantera nera e un pitone, ma i brontolii a mezza gola durarono a lungo.Poi, poiché niente c’era da spartire essendo nel frattempo l’antilope scappata senza un graffio, i lupi si allontanarono alla chetichella.La notizia, come d’abitudine, fu portata ai due Capi Branco dagli sciacalli, invidiosi e speranzosi che dalle liti altrui saltasse fuori qualche cosa di buono per loro.

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Phao dall’alto della Rupe del Consiglio di Seeonee disse “cose da lupacchiotti”. “Cose da lupacchiotti” gli fece eco Phali dalla Rupe del Consiglio di Waingunga.- “Cose da lupacchiotti?” È sempre più facile e anche più tranquillo non volere

accorgersi dei fatti nuovi per non dovere affaticarsi ad affrontarli.Sbuffò Baloo, quando andò dai due capi per sollecitare un incontro sotto una unica Rupe del Consiglio.- Quando un capo non fiuta l’odore del Fiore Rosso, il fuoco, finché è ancora

lontano , morirà bruciato lui e tutto il suo Branco.Concluse, sentenziando, Bagheera.Ma nessun consiglio, per quanto buono, è valso mai a convincere qualcuno che non vuole essere convinto.Bagheera lo sapeva anche troppo bene e per questo concluse con il suo solito:- Per le serratura rotta che mi ha liberata!Due giorni dopo, però, Phao e Phali videro rientrare dalla caccia alcuni lupi sanguinanti, con i segni di denti e di artigli.Quella sera gli ululati durarono a lungo ed i canti di caccia sembravano tramutarsi in minacciosi canti di guerra.Tutti gli avvoltoi, gli sciacalli, le iene e quanti altri si nutrono di carogne sembravano, tutto ad un tratto, aversi dato appuntamento in quello che era stato il terreno di caccia del Popolo Libero del Branco di Seeonee: significava che si attendevano una guerra , con molti morti e quindi molte carogne da spolpare.Li videro anche le mamme lupo e spinsero, senza tanti complimenti, i cuccioli in fondo alle tane e guardarono i maschi del Branco con un’aria che chiedeva: “Vediamo se sanno combinare qualche cosa di meglio che una stupida guerra”.Ma non era facile neppure riunire due Branchi sotto una sola Rupe del Consiglio. A memoria di lupo, nessuno vi aveva mai provato.- Due ululati sono diversi tra loro di un ululato e un sibilo, specie quando i due

ululati provengono dallo steso terreno di caccia.Disse Baloo, grande conoscitore dei linguaggi della Giungla.È questo era proprio il caso.I lupi, specie i più giovani, non capivano le esitazioni dei capi:- Si faccia una bella battaglia, il più forte vinca e lo sconfitto se ne vada

sanguinante e con la coda fra le gambe.Tanto si sa, i giovani sono sempre sicuri di essere loro i più forti.Phao e Phali, forse perché più saggi, forse, solamente, perché più vecchi e stanchi di lotte e molto meno sicuri della vittoria, forse per tutte queste cose messe insieme, accettarono le proposte di Baloo:1. Si faccia un unico Consiglio.2. Venga tenuto presso la Rupe del Consiglio del Branco di Seeonee3. Nessuno sieda però sulla Rupe, perché nessuno è riconosciuto Capo da tutti

i due Branchi4. Phali, Capo branco di Shindu, dia inizio all’incontro con l’ululato rituale:

“Ascoltate, ascoltate, o lupi!”Così fu fatto.Il Consiglio unificato per i due Branchi iniziò in una notte di Maggio, mentre splendeva la luna piena sopra gli alti alberi della Giungla.Phao parlò:- Un Branco di un Popolo Libero deve avere una legge, un canto di caccia e un

territorio per fare all’amore, dove vi siano tane perché le femmine possano figliare, dove allevare i cuccioli e dove ci sia abbastanza selvaggina. Le

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colline di Seeonee, che si stendono lungo il fiume Waingunga, sono il territorio del Branco di Seeonee. Lupi del Branco di Shindu, dovete andarvene!

Il silenzio si protrasse per molto tempo, solo Bagheera, accovacciato poco lontano, si permetteva un brontolio appena udibile.Phali rispose:- La legge della Giungla dice anche che il tuo territorio è dove cacci e dove

hai posto la Rupe del Consiglio. Così è stato per noi. Secondo la legge, quindi, le colline di Seeonee, specie la parte vicino al Waingunga, è anche il nostro territorio di caccia e nessuno può mandare via da qui il Branco del Popolo Libero di Shindu.

- Non è possibile cacciare quando si è così vicini da sentire l’odore delle tane calde di un altro Branco. Il territorio di Seeonee non è divisibile in due parti.

Concluse Phao.Il problema era posto e non sembrava facilmente risolvibile.Ci furono grandi pause e ripetizioni degli stessi concetti espressi dai Capi. Le ripetizioni in tali situazioni sono inevitabili: un po’ perché nessun lupo era abituato a discutere per trovare una soluzione, un po’ perché dicendo qualche cosa, anche solo leggermente diversa da quella espressa dai Capi, si pensava di indebolire la posizione del Branco, un po’ perché, più di uno, riteneva ancora che la migliore soluzione fosse la lotta senza esclusione di colpi.In realtà non c’era dialogo, ma solo proclami e slogan.Non si riuscì mai a sapere con certezza chi trovò la soluzione, anche perché, molto probabilmente, fu Lakshami, una femmina, il cui nome significa “felicità”.- Quando Mor, il pavone, è appollaiato su di un ramo, si possono ammirare i

colori delle sue piume, splendenti d’oro e d’azzurro con bronzei riflessi. Quando però vola per cacciare, le sue ali sono di un solo colore.

Le decisioni furono le seguenti:1. I Branchi sarebbero rimasti divisi, ognuno con la sua legge, il suo canto di

caccia e la sua Rupe del Consiglio.2. Alcuni dei lupi del Branco di Seeonee sarebbero andati a cacciare con i

fratelli del Popolo Libero di Shindu, così come parte dei lupi del Branco di Shindu, sarebbe andati a caciare con i fratelli del Popolo di Seeonee.

3. Tutti i cuccioli di ambedue i branchi sarebbero andati a scuola da Baloo e Bagheera.

4. Ci sarebbe stato un unico territorio per due BranchiL’accordo tenne, tranne qualche piccola scaramuccia dovuta a troppa competizione tra i giovani lupi.Tenne finché ci fu selvaggina.I cuccioli si moltiplicavano aumentando le bocche da sfamare, mentre diminuivano i mangiatori di erba.Si sentiva la tensione crescere e la competizione si faceva sempre più costellata di cattiverie. I gruppi misti, validi quando si trattava di cacciare insieme, divenivano litigiosi quando si trattava di dividere la preda.Era una tensione che, a poco a poco, si diffondeva in tutti gli abitanti della Giungla come una epidemia.Gli sciacalli diventavano sempre più maligni ed invadenti man mano che diminuiva la carne attaccata alle ossa delle prede.Il popolo dei veleni cacciava con più rabbia e Kaa, il pitone, non disdegnava i cuccioli di lupo che furono costretti a restare vicini alle madri, dentro le Tane Calde per non essere mangiati. Il tempo dei giochi era finito.

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Le Bandar-log non erano mai quiete ed infastidivano il popolo dei mangiatori di carne, gettando loro addosso ogni sorta di oggetti, spaventando così la selvaggina.Baloo aveva un bel predicare l’indifferenza verso il popolo senza legge, sempre più spesso si sentivano grida acute ed improvvise e si trovavano corpi di scimmie con i segni di zanne nella gola.Non era possibile continuare così e perciò vi fu un altro incontro dei due Branchi presso la Rupe del Consiglio del Popolo Libero del Branco di Seeonee.- Ascoltate, ascoltate, o lupi!Gridò Phali, dando inizio alla riunione.Phao, come sua abitudine, entrò subito in argomento:- Non c’è selvaggina a sufficienza nel territorio di caccia. Che i fratelli del

Branco di Shindu ritornino nel loro vecchio territorio.- È giusto, una decisione va presaDichiarò Phali, dopo avere pensato a lungo e senza sbilanciarsi.Subito dopo accaddero numerosi avvenimenti che sbalordirono tutti, compreso Hathi, l’elefante silenzioso, che si bagnava con i suoi tre figli nel fiume Waingunga.Dal cerchio di lupi che si era accovacciato intorno alla Rupe si alzarono brontolii. Una voce più forte delle altre, gridò:- Ho cacciato ed ucciso il primo mio cervo col fratello rosso del Branco di

Shindu e non ci separeremo.Una altra voce riuscì a farsi sentire in mezzo al baccano:- Ho dormito nella stessa tana di mio fratello dal pelo grigio del Branco di

Seeonee e non ci separeremo.Disse Phao:- In Consiglio non vi è diritto di parola per i lupi dai piedi teneri.La risposta fu secca:- Si sta decidendo anche della nostra sorte e se la legge del Branco proibisce

di intervenire a coloro che già sopportano i rischi della caccia, si cambi la legge del Branco.

Era una sfida all’autorità ed i Capo branco con i lupi più vecchi, quelli che avevano una femmina e dei cuccioli, cominciarono a ringhiare ed a mostrare i denti.- Da due branchi siamo diventati uno e così anche di due leggi se ne deve

fare una e nuovaSi ululò dalle file per niente intimorite dei giovani lupi.Ai cuccioli non sembrava vero di poter andare a schiamazzare lontani dalle zampe della mamma, vicini ai fratelli maggiori, i giovani lupi, che stavano protestando.A dire il vero, anche la maggior parte delle femmine non sembrava chiaramente appoggiare i capi branco ed i vecchi lupi.I giovani lupi sempre più baldanzosi e incattiviti lanciarono la loro proposta:- Si vada a cacciare a Sarnath.Questa volta lo stupore che pervase il Consiglio fu enorme. Si sentì solo il barrito di Hathi incredulo per la inaudita proposta.Al nord delle Tane Fredde, dove si davano spesso appuntamento le Bandar-log, le scimmie, proprio sul limitare del terreno di caccia di Seeonee, si trovava Sarnath, il paradiso delle gazzelle: il luogo ove era vietato cacciare e dove nessun popolo di mangiatori di carne poteva entrare.

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Era una delle più vecchie leggi della Giungla, proclamata dopo un così lungo periodo di carestia, che se ne era perso il conto. Essa diceva:“Viene stabilito che il popolo dei mangiatori d’erba debbono avere un posto protetto dove potersi riprodurre e moltiplicarsi in pace. Così i mangiatori di carne avrebbero sempre avuto cacciagione”Nel silenzio stupefatto che seguì alla proposta, parlò Baloo:- Non si infrange, perché ci sono delle difficoltà, una legge della Giungla,

perché allora terminerà il dominio dei deva, dei della buona sorte, e inizierà l’impero degli asura, dei della mala sorte. La Giungla così si vendicherà e poi morirà.

Rajas, l’inquieto, uno dei giovani lupi dal pelo rosso, replicò forte:- Taci, pidocchioso e manesco Baloo, vecchio orso, mangiatore di Mhowa. La

tua legge serve solo a spaventarci con il ricordo della grande carestia e tenerci buoni perché voi – e indicò i Capi branco ed i vecchi lupi – perché voi possiate continuare a comandare. Noi non siamo cab, cani, e le nostre zanne sono buone anche per gli asura, se veramente esistono. La Giungla siamo noi.

- Sarnath è stata costituita per quando il Branco ne avesse avuto bisogno. Ora ne ha.

Aggiunse Raga, l’oscuro, per la tinta della sua pelliccia.Si vide Bagheera aprire del tutto gli occhi, socchiudere la bocca, mentre i muscoli delle zampe si irrigidivano e le unghie, tutte scoperte, cominciavano a grattare la terra.Baloo lo calmò:- No, Bagheera! Se hanno il coraggio di mettere in discussione, non le leggi

del Branco, ma quelle della Giungla da noi sempre rispettate, vuol dire che il nostro tempo è finito e comincia il loro. Che siano fortunati!

Da allora Baloo e Bagheera non interferirono più, si allontanarono dalla Rupe del Consiglio ed abbandonarono anche le colline di Seeonee.Phao dichiarò: - Consideratemi come un lupo morto, perché io non guiderò la caccia dentro

SarnathPhali, per solidarietà, fece lo stesso.La notte fu ancora lunga e l’alba vide nella Rupe del Consiglio, insieme, Rajas, l’inquieto, e Raga, l’oscuro, e queste furono le nuove leggi.1. Siamo un unico branco2. Hanno diritto di parlare in consiglio tutti coloro che hanno partecipato ad

una caccia, però perdono contemporaneamente il diritto di giocare durante le riunioni del Consiglio (così i cuccioli ed i lupacchiotti che cominciavano a dare fastidio, con la loro irrequietezza, furono sistemati).

3. Si potrà cacciare nel Sarnath solo finché non tornerà sufficiente selvaggina nelle colline di Seeonee e lungo il Waingunga

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4. Le cacce all’interno di Sarnath dovranno essere guidate da Rajas e Raga5. Le prede non potranno essere mangiate subito dai cacciatori, come diceva

la vecchia legge, ma portate davanti la Rupe del Consiglio per essere divise fra tutti.

Le leggi furono approvate all’unanimità e sembrarono piene di buon senso. I lupi erano sicuri che anche Baloo le avrebbe approvate, se fosse rimasto.Hathi, l’elefante, però, si rifiutò di darne l’annuncio alla Giungla.Quello che nessuno poteva immaginare fu la reazione del popolo dei mangiatori di erba che era abituato a vivere tranquillo in Sarnath.Prima della caccia, furono mandati messaggeri, ma né Danzee, l’uccello tessitore, né Ferao, il picchio rosso, né Ikki, il porcospino furono capaci a spiegare le nuove leggi emanate dall’unico Branco agli abitanti di Sarnath, perché è difficile spiegare la paura a qualcuno che non l’ha mai provata.E così, non furono le poche ed accorte battute di caccia a spopolare Sarnath, ma la paura che le incursioni introdussero nel paradiso delle gazzelle.In Sarnath non vi era più sicurezza: questo capirono i mangiatori d’erba che la abitavano.Fu un fuggi, fuggi generale di antilopi, vacche selvatiche, daini e perfino le volpi, le iene ed gli sciacalli si diedero alla fuga, come se fosse stata annunciata “la Grande Paura” a causa del fiore rosso, il fuoco.E per i lupi del nuovo unico Branco iniziò un periodo particolarmente difficile. Le prede ai piedi della Rupe del Consiglio erano sempre meno ed i canti di caccia si spegnavano nelle gole affamate dei lupi.Alcuni se ne andarono dal terreno di caccia di Seeonee e abbandonarono anche le rive del Waingunga in cerca di migliore fortuna. Ma la maggiore parte di loro non arrivò lontano. Si videro avvoltoi, sempre più numerosi, gettarsi sulle loro carcasse e contenderle alle iene.Se i lupi soffrivano la fame, anche gli altri popoli della Giungla erano trascinati nella stessa sorte.I primi a risentirne furono gli sciacalli che non trovarono più carcasse con attaccato un po’ di carne e cominciarono ad impazzire dalla fame, diffondendo ancora più sgomento e paura.Subito dopo toccò al popolo dei veleni poiché i topi ed i conigli selvatici erano sempre più preda delle iene, degli sciacalli e degli stessi lupi.Poi fu la volta delle Bandar –lok, perché Kaa e Chil tendevano agguati sempre più insistenti ai loro cuccioli.Si avverava la massima di Baloo: “Se manca l’erba, quella che muore non è solo Milghai, la vacca azzurra, ma anche il lupo”Le cose nella Giungla precipitarono e furono proprio le Bandar-log a prendere l’iniziativa.

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Sui lupi piovvero dagli alberi ogni generi di oggetti: pezzi di legno, sassi, noci. Il tutto accompagnato da urla e schiamazzi: tutta la Giungla ne rimbombava.In quelle condizioni era impossibile anche cacciare.Si ricordarono una delle massime di Baloo: “Un popolo senza legge è volubile. Non date loro retta e presto troveranno qualche altro gioco più divertente”Ma quello non era più un gioco, ma una guerra e le Bandar-log non si dimostravano né volubili né senza capi, ma bensì un movimento deciso a raggiungere un preciso scopo.Anche Baloo sbagliava, quando voleva giudicare momenti eccezionali con le regole normali.E lo scopo delle Bandar-log fu ben presto chiaro e fu annunciato a gran voce, con tono duro e non conciliante: “Ascoltate lupi, ascoltate!” Volevano tutti i lupi riuniti presso la Rupe del Consiglio; e, dopo alcune teste rotte e zampe spezzate, l’ottennero.Raga e Rojas fecero appena tempo a sdraiarsi sopra la Rupe, che da un albero di fronte a loro si udì una voce forte:

- Io sono Hamunant, portavoce delle Bandar-log, che vi parla.Come ad un comando tutte le scimmie tacquero e così lupi e gli sciacalli. Gli avvoltoi presero posto sui rami e Kaa, non osò neppure scagliare fuori la sua lingua biforcuta per paura di fare rumore.- Brutti Jashu, animali puzzolenti e sporchi di terra chi credete di essere?

Forse i padroni della Giungla, perché avete una legge, un canto di caccia e un capo? Credete che le decisioni che prendete nella Rupe del Consiglio siano decisioni che debbano valere per tutti i popoli che abitano la foresta? Anche quando portano disgrazie non solo a voi, che le meritereste, ma anche a noi popolo delle piante e al popolo del veleno, a quello dell’aria e al popolo che vive sotto terra?. Credete, perché ci ignorate, che noi non esistiamo? Noi non vogliamo né leggi, né capi perché così ci piace a vivere, e i nostri figli, appena nati, non guaiscono come i vostri, ma, attaccati con le loro mani ai nostri corpi, saltano con noi di albero in albero e da soli strappano dai rami e da sotto la corteccia degli alberi il loro nutrimento. Essere giocherellone e rallegrare così la Giungla è la via delle scimmie, il nostro modo di rispettare la legge della Giungla. La legge del Branco è solo per il Branco.

Il discorso fu lungo, ma nessuno osò interromperlo: minacciose le Bandar-log, erano tutte attorno alla Rupe. Gli sciacalli e gli stessi avvoltoi approvavano quello che stava dicendo Hamunant, se non altro perché vedevano umiliato, finalmente, il fiero Popolo Libero dei Lupi.- Noi, scimmie, diventiamo un movimento quando ci sono dei problemi nella

Giungla che ci riguardano. E la carestia ci riguarda. Poi torneremo senza legge e senza capo, a vivere spensieratamente sui nostri alberi. Ora, noi scimmie diciamo che un terreno di caccia sufficiente per un branco non può

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essere grande abbastanza per due branchi. Se due Branchi si sono uniti e diventati un unico Branco: questo è un loro affare interno. O voi trovate nuova selvaggina cosicché lo sciacallo e l’avvoltoio possano trovare della carne attaccata alle ossa e Kaa topi e conigli selvatici, così da lasciare in pace i nostri figli, oppure un Branco deve andarsene e dove andrà a fermarsi è affare suo e non degli abitanti delle colline di Seeonee e della rive Waingunga.

Fu ancora silenzio: Ora toccava al Popolo Libero dei lupi dare una risposta.Sfidare la Giungla era impossibile e stupido; i lupi compresero che avevano sbagliato entrando nel Sarnath, e, sbagliare anche se in buona fede, era sempre sbagliare. I giovani lupi si accorsero che prendere il potere è facile, comandare è difficile, prendere delle decisioni con il consenso generale è ancora più difficile. Tenere presente, poi, nel prendere decisioni, le conseguenze per tutti gli abitanti della Giungla, è difficilissimo.Per fare questo bisognava non essere superbi ed orgogliosi e questo, per un lupo giovane, era quasi impossibile.Fu deciso di:1. Spedire due giovani lupi a vedere se nel territorio di caccia vicino al fiume

Shindu fosse ritornata la possibilità di cacciare2. Di mandare a cercare Baloo perché ritornasse ad insegnare ai cuccioli. Oltre

che alla legge del Branco e della Giungla ed il linguaggio dei vari popoli, doveva anche insegnare come si fa a prendere decisioni attraverso il consenso, che risultassero utili a tutto il Branco e non dannose per gli altri popoli della Giungla.

I lupi esploratori tornarono con una risposta positiva: il territorio di Shindu era tornato ad essere un buon terreno di caccia.Per una notte i due branchi ulularono insieme:

Fratelli noi siamo – oh – oh - ohLupi rossi e lupi grigi – ih – ih – ihDel Branco di Seeonee – eh – eh – ehE del Branco di Shimdu – uh – uh – uhNoi siamo lupi – ih – ih – ihDel Popolo Libero – oh – oh – oh

Poi si divisero, ma ricordarono:1. Che le leggi del Branco potevano anche essere cambiate2. Che tutti quelli che avevano qualche cosa da dire dovevano poterlo dire3. Che la Giungla è più grande del Branco4. Che i popoli che la abitano non sono come ci fa comodo pensare debbano

essere5. Che due Branchi potevano anche vivere assieme, ma, per fare questo, non

bastavano né la sola buona volontà né le buoni intenzioniHathi, l’elefante, annunciò le nuove leggi alla Giungla ed un suo figlio fu inviato ad avvisare che Sarnath, il paradiso delle gazzelle, era tornato inviolabile ai mangiatori di carne. Un altro figlio fu inviato a cercare Baloo e Bagheera.Le Bandar-log ripresero la loro vita sugli alberi, gridando il loro canto di marcia:

Noi ci lanciamo, a festoni,verso la luna gelosa!Non invidiate le nostre bande giocose?Non vorreste avere altre mani?Non gradireste una coda…così…

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curva come l’arco di Cupido?

Ora siete in collera, ma…non importa.Fratello, ti pende la coda di dietro.

STORIA DI TIARAK, IL LUPO IMPURO

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“Nessuno è uguale a me”, pensa il lupacchiotto nell’euforia della prima uccisione. Era una altra massima di Baloo, l’orso che un tempo abitava le colline di Seeonee, che le femmine del Branco del Popolo Libero dei lupi ripetevano spesso ai loro cuccioli.E proprio così si sentiva, dopo l’uccisione del suo primo cerbiatto, Furkind, il cucciolo così chiamato da mamma lupo perché il preferito.“Ma grande è la Giungla e piccolo è il cucciolo” soleva concludere Bagheera, la pantera nera.E la grande Giungla si manifestò con una spinta terribile che scaraventò Furkind addosso ad un albero.Il lupacchiotto si accorse, per la prima volta, quanto fosse difficile assumere una posizione bellicosa e fiera avendo tutte le ossa ammaccate. Ma a suo onore si deve dire che per lo meno tentò, anche se non valse a nulla.Davanti a lui vi era un lupo dal pelo indefinibile con riflessi ramati, maculato in qualche punto, striato in altri. Ma quello che più lasciò interdetto il lupacchiotto fu il suo muso tutto segnato da cicatrici e due occhi gialli e freddi, che lo fissavano senza lasciare trapelare nessuna emozione e poi lentamente si muovevano per osservare tutta la foresta circostante.- Perché rubi la mia preda? Perché proprio la mia prima preda?Gridò Furkind. Fu come non avesse parlato. Il lupo addentato il cerbiatto per il collo lo trascinava in mezzo alla foresta.Il lupacchiotto tentò di dire “Siamo dello stesso sangue, tu ed io” come segno di riconoscimento e perché, nella frustrazione, non trovò niente altro di meglio da dire e poi pensava che un richiamo alla fratellanza fosse sacro. Ottenne solo che gli occhi del lupo si fermassero un po’ di più a fissarlo, mentre continuava a trascinare la preda nel folto della foresta.Il lupacchiotto, quasi singhiozzando, tentò con il Canto dell’Amicizia. “Metti il tuo muso vicino al mio”. Cosa più stupida in quel frangente non poteva dire, ma doveva pur fare qualche cosa per non scoppiare a piangere. Il lupo, nel frattempo, era già scomparso nella foresta con la preda.Furkind, zoppicando, con le ossa peste e doloranti, piangendo dalla rabbia arrivò alla tana e disse, prima ancora di essere interrogato:- Un lupo, tutto screziato e pieno di ferite, mi ha rubato il cerbiatto che io

avevo abbattuto. Perché? Era la mia prima preda. Perché lo ha fatto? E perché non ha risposto quando gli ho detto che siamo dello stesso sangue?

Quando venne sapere dell’accaduto, la cosa non piacque a Irshidu, l’astuto, capo del Branco di Seeonee. La legge della Giungla parlava chiaro:“ La preda del lupo è il cibo del lupo e egli ne può disporre a suo piacere…Se strappi la preda a chi è più debole, non divorare tutto nel tuo orgoglio: il diritto del branco è anche il diritto del più debole: lasciagli dunque la testa ed il vello”

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Si fece accompagnare da Furkind nel luogo dove aveva ucciso il cerbiatto, fiutò la pista e la seguì.

Irshidu vide, d’improvviso davanti a lui, accovacciato ed immoto, il lupo.Vide i suoi occhi che si soffermarono a guardarlo per un istante, poi scrutarono la foresta.Un attimo di silenziò e poi Furkind sbottò:- È lui! È stato lui!E andò prudentemente a sistemarsi dietro a Irshidu, poiché quegli occhi lo mettevano a disagio.- Perché hai rubato al lupacchiotto il suo primo cerbiatto, senza lasciargli

nulla? È proibito dalla legge.- Il cerbiatto l’ho ucciso io.La sua voce era gelida come i suoi occhi.- Bugiardo! Bugiardo! Sono stato io.Gridò esasperato Furkind e continuò:- L’ho annusato quando era ancora lontano, l’ho inseguito e poi abbattuto con

un solo colpo. Sei un bugiardo!Il lupo non mosse un muscolo, non rispose, ma continuò a fissare Irschidu. Intanto silenziosa, dietro di lui, era comparsa una femmina.Irscidhu avvertì l’aggressività di quell’atteggiamento e, prudentemente, disse:- Per questa volta finisce qui! Ma ricordatevi che questo è il territorio di caccia

del Popolo Libero del Branco di Seeonee.Si girò per andarsene, bloccando, fin sul nascere, le proteste di Furkind.Il lupo e la sua femmina non risposero, immobili guardarono i due allontanarsi.Ma Furkind era cocciuto e pensava di avere ricevuto un grande torto. Appena arrivato vicino alla Tane Calde del Branco, reclamò a gran voce:- Perché non gli hai detto che è un bugiardo? Perché non gli hai imposto di

restituire il mio cerbiatto? Quella era la mia preda e di nessun altro!C’era esplicita una accusa di codardia nel tono della voce del lupacchiotto. Irshidu fece finta di non accorgersene e rispose in maniera distratta:- Perché è un lupo non-sab, impuro, perché dietro di loro c’era una tana con

dei cuccioli e perché non avrebbero esitato a sbranarci.E se andò pensieroso.Furkind corse dalla mamma lupo e chiese:- Che cosa è un lupo non-sab?- Tu ti metteresti nella pelle di un lupo che ha la rogna?- No, perché verrei impestato anch’ioRispose il lupacchotto, dando, istintivamente, una leccatina alla sua pelliccia per assicurarsi che fosse pulita. Aveva ben presente cosa si diceva Baloo ripetesse spesso: “Le chiazze sono la gioia del leopardo, le corna sono l’orgoglio del bufalo. Sii pulito, perché la forza del cacciatore si rivela nelle splendore del suo pelo”

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- Così nessuno si metterebbe nella pelle di un lupo impuro. Sarebbe come degradarsi e doversi vergognare di fronte a tutti i popoli della Giungla…e poi, porta disgrazia.

- Ma è perché è non-sab che ha quegli occhi e tutte quelle cicatrici?Nemmeno mamma lupo poteva rispondere a quella domanda. Lo sapeva solo lui, il lupo non-sab, l’impuro chiamato Tiarak che significa colui che ha dentro l’odio.La sua storia era cominciata quando il Branco dei lupi rossi di Shindu se ne andò dalle rive del Waingunga e dal terreno di caccia delle colline di Seeonee. Allora nessun Branco volle tenere i cuccioli nati dall’incrocio di lupi appartenenti ai due Branchi. Erano considerati cuccioli bastardi , ma quello che veramente risultava inaccettabile era che risultavano non-sab, impuri, per la loro stravagante pelliccia.Essa risultava di un colore indefinibile più simile a quello delle odiate iene che a quella di un lupo: un po’ maculata, talvolta striata, sempre arruffata e a ciuffi di peli. Irrimediabilmente impuro. Nessuno li volle perché nessuno poteva pensare di mettersi dentro la loro pelle.Furono abbandonati e si dispersero. Morirono quasi tutti. Qualcuno pur di mangiare divento cab, cane del Branco degli uomini, custode dei recinti. Solo pochi sopravvissero come lupi randagi e, tra questi, Tiarak. Per potersi nutrire fu costretto a farsi sciacallo, spolpando ossa. Mangiò carogne, divenne perfido mostrandosi sottomesso e strisciando con i forti e prepotente con i deboli. Imparò tutti i trucchi e le cattiverie e così sopravvisse. Ma il prezzo fu un cuore pieno di odio.Ebbe un solo periodo di gioia, quando venne anche per lui il Tempo del Nuovo Parlare e riuscì a conquistarsi una femmina. La chiamò “Occhio di primavera” come il fiorellino rosso che proprio in primavera abbellisce la Giungla.Fu la sua prima ed unica compagna, l’essere a cui si affezionò perché lo accettò così come era: impuro. Da lei ebbe tre cuccioli.Ma la vita, con la nascita dei cuccioli, si fece più difficile: per un lupo impuro e randagio non esiste caccia facile. Quando il suo percorso di caccia si incrocia con quello di un Branco, viene aggredito e scacciato a morsi e zampate. I cuccioli e Occhio di primavera avevano sempre troppo poco da mangiare ed i piccoli spesso guaivano per la fame.Tiarak divenne sempre più spietato e perfido.Spinto dalla fame e senza niente da portare alla tana, un giorno incrociò un uomo, proprio dove finisce la Giungla e cominciano i campi coltivati. Si guardarono e l’uomo gli gettò gli avanzi del suo pasto.Nessuno dei due pensò fosse un gesto straordinario. Non ci pensò l’uomo probabilmente perché anche lui era un randagio impuro. Non se ne accorse Tiarak perché aveva troppa fame e pensava alla fame che c’era nella sua tana.In seguito, ogni tanto, ritornò per rincontrare l’uomo. Non ricevette mai una sassata o una bastonata, come sarebbe stato normale, ma qualche volta degli avanzi di cibo.Una notte tornò e , da lontano, annusò odore di sangue fresco e di fumo di un fuoco che si stava spegnendo. Improvvisamente ricordò: quella era la notte della Tigre, la notte in cui la tigre uccideva l’uomo, senza che questi potesse difendersi e senza nessun altro scopo se non quello di uccidere.

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“Uccide solo nella speranza di uccidere la Paura” affermava Hathi, quando raccontava di Tha, il primo elefante e di come ebbe inizio la Paura nella Giungla per colpa del Primo Tigre.Tiarak corse.Giunse tardi: l’uomo giaceva morto, immerso in una pozza di sangue e la tigre stava dileguandosi nella foresta.Tiarak si lanciò, senza un ringhio, senza preannunciare il suo assalto. Non era gratitudine, nemmeno odio, ma piuttosto ribellione contro un mondo che sempre lo respingeva, facendo morire quelli che non erano cattivi con lui.Fu l’assurdo di una lotta tra una tigre e un lupo per un uomo morto.Ma, talvolta, le cose appaiono assurde a coloro che le vedono e le valutano dall’esterno: per loro due, il lupo e la tigre, furono solo morsi e unghiate che laceravano la pelle. Nessuno seppe più niente della tigre, solo che con il sangue della sua ferita tracciò una pista che attraversava le colline di Seeonee e si dirigeva fuori dal terreno di caccia del Branco. Nessuno né mangiatore di carne, né mangiatore di erba amava incrociare quella pista.Tiarak raggiunse a stento la sua tana e Occhio di Primavera lo curò, ma i segni della lotta con la tigre rimasero nel suo muso come cicatrici, ma, più ancora, nel suo sguardo freddo, sempre vigile che niente più riusciva a commuovere.L’intera cucciolata morì un po’ di stenti, un po’ mangiata dalle iene.Tiarak e Occhio di Primavera rimasero insieme e venne per loro ancora il Tempo del Nuovo Parlare e nacquero dei nuovi cuccioli.Tiarak trovò una tana ben riparata, nascosta proprio appena dentro il terreno di caccia del Branco di Seeonee. Tiarak promise a se stesso ed a Occhio di Primavera che i cuccioli sarebbero cresciuti fino a divenire lupi e che da quel posto non se ne sarebbe andato. Egli, Tiarak, il pieno di odio, avrebbe cacciato a dispetto di tutto e di tutti e, se fosse stato necessario, anche contro tutti.Questo era il lupo nel quale si imbatterono Furkind, il lupacchiotto, e Irschidu, l’astuto, capo del Branco di Seeonee.Irshidu non era tranquillo: quel lupo impuro non se ne sarebbe andato, perché questo dicevano i suoi occhi. Egli avrebbe cacciato e combattuto, se necessario, nel terreno di caccia del Branco. Immaginava già gli scontri tra i suoi lupi e Tiarak. Ancora peggio sarebbe andata se quei cuccioli, intravisti dietro la femmina, fossero diventati adulti.Se fossero stati ancora vivi Baloo e Bagheera, sarebbe andato da loro, ma essi erano morti e allora, seppure a malincuore , andò a trovare Hathi, l’elefante silenzioso.Lo trovò in riva al Waingunga intento, con i tre figli alle abluzioni quotidiane, operazione per loro indispensabile per tenere refrigerato il loro enorme corpo.Irshidu aspettò paziente che finisse le sue abluzioni e uscisse dall’acqua. Sapeva che non era mai prudente disturbare un elefante mentre si rinfrescava e tantomeno Hathi, il silenzioso.- Si può mandare via un lupo non-sab, impuro, dal proprio terreno di caccia?Gli chiese quando gli sembrò giunto il momento opportuno.- Sì! Ma lui ha il diritto di non andarseneRispose Hathi.- Ma è non-sab, un impuro- Sarà impuro per te e per il tuo Branco, ma non per la Giungla. Per la Giungla

nessun animale è impuro.Irshidu ebbe la conferma, ancora una volta, che la Giungla è più del Branco e che le credenze del Branco, valgono solo per il Branco.

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Irshidu si alzò per andarsene, consapevole che né Hathi né alcun altro animale della Giungla lo avrebbe aiutato ad allontanare Tiarak.- Se tenterai di cacciarlo ci saranno molte piste insanguinate perché è forte

ed ha i cuccioli. Se vuoi la pace, accetta i suoi cucciolli nel Branco, perché allora Tiarak non darà più fastidio, e quando i vostri sentieri di caccia si incontreranno, lui vi lascerà passare per primi. Ma questi sono affari del Popolo Libero del Branco di Seeonee.

Disse Hathi e si tuffò nel fiume, segno che non voleva essere seccato.Irshidu pose la questione al Branco, riunito sotto la Rupe del Consiglio.La discussione fu lunga e animata. Ci fu chi non ne voleva nemmeno sentir parlare poiché un cucciolo di un lupo impuro è impuro: dovevano essere cacciati. Altri stimavano che, poiché i cuccioli non avevano colpa della loro impurità, si poteva permettere loro di restare, ma dovevano rimanere isolati e Tiarak doveva promettere di non disturbare la caccia. Altri, infine, ricordandosi che Tiarak era nato da lupi del loro Branco e da quelli del Branco di Shindu, negarono fossero impuri, ma loro fratelli e quindi si poteva benissimo pensare di mettersi nella loro pelliccia.La conclusione fu questa: “I cuccioli saranno ammessi nel Branco di Seeonee, ma il loro padre Tiarak avrebbe dovuto riscattare la loro impurità offrendo una Nighai, la vacca azzurra.”Hathi si teneva sempre lontano dalle dispute interne dei popoli della Giungla, ma questa volta barrì arrabbiato:- Stupidi lupi, somigliate ai cani e siete ignoranti come un cucciolo di Ikki, il

porcospino, prima che apra gli occhi e gli crescano gli aculei! Se farete questa proposta a Tiarak sarà come dichiarare guerra, perché si arrabbierà e a ragione. Egli non è impuro se non ai vostri occhi strabici e non ha nulla da farsi perdonare. Né lui, né Occhio di Primavera, né i suoi cuccioli. Se volete accettarli, accettatili, se volete cacciarli, cacciateli. Non vi è riscatto per uno che è nato libero e Tiarak e nato libero. Questa è la legge della Giungla.

Furono accettati.Occhio di Primavera ebbe il suo da fare per convincere Tiarak, ma il lupo cedette, quando lei, sdraiata accanto a lui, gli disse: “Vuoi che i tuoi cuccioli crescano randagi, rifiutati ad tutti e soffrano come tu hai sofferto?”Un mese dopo sotto la Rupe del Consiglio, si volse la cerimonia di accettazione dei cuccioli di Tiarak e Occhio di Primavera nel branco di Seeonee.Irshidu dall’alto della Rupe, proclamò: ”Voi conoscete la legge…voi conoscete la legge. Guardate bene, o lupi!”Anche Occhio di Primavera rispose con le altri madri: “Guardate, Guardate bene, o lupi!”, mentre spingeva avanti i suoi cuccioli perché fossero riconosciuti ed accolti.Tiarak ed Occhio di Primavera non si integrarono mai nel Branco, ma ne rispettarono la legge. Tempo dopo, Tiarak vide un suo lupacchiootto ed un altro dal pelo grigio, che allungavano il loro muso, uno verso l’altro, fino a toccarsi le narici.Intanto si udiva cantare il Canto dell’Amicizia.

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IL CANTO DELL’AMICIZIA

Metti il tuo muso vicino al miofinché delle narici senti l’umidore.Poi annusa, prima piano, poi più intensamentee potrai sentire dell’amicizia il dolce odore.

Se stai cacciando un Sambhul veloce,e senti dietro a te qualcuno che ti spronae davanti a te qualcuno che il sentiero ti spianaallargandoti il passaggio tra i cespugli più intricati,annusa prima piano, poi più intensamentee potrai dell’amicizia sentire il dolce odore.

Se nel freddo dell’inverno di una pellicciaforte il tepore puoi provare nelle tana,se nel caldo dell’estate qualcuno ti fa postoperché tu goda con lui l’ombra amica delle piante,annusa prima piano, poi più intensamente,Potrai dell’amicizia sentire il dolce odore.

Se l’oscura notte è trascorsa invano E per la sera niente hai da mangiareE al Branco da raccontare nulla ti rimane,triste non essere e non rimanere da solo,Annusa prima piano, poi più intensamenteE potrai dell’amicizia sentire il dolce odore.

Se ferito e stanco, irsuto ed affamato, incrocerai nel tuo vagare un cervoche divenire può la sospirata preda,perché questo succeda un indugiare a pensareannusa prima piano, poi più intensamentee potrai dell’amicizia sentire il dolce odore.

Prova ancora, coraggio e non aver pauraMetti il tuo muso qui vicino al mio,non senti delle mie narici l’umidoree il dolce dell’amicizia penetrante odore

Se poi il tuo muso vorrai mettere vicinoA quello di un lupo pelato come una rana

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A quello di un lupo rognoso dal pelo sporcoA quello di un lupo dalla pelliccia a macchie

Allora canta con me il Canto dell’amiciziaMetti il tuo muso vicino al mioFinché delle narici senti l’umidorePoi annusa, prima piano, poi più intensamenteE potrai sentire dell’amicizia il dolce odore.

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