il suo capitale umano - Portale Istituzionale

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ANNO IX - n.43 - Settembre/Ottobre 2018 5 È come se una città di oltre 400mila abitanti – facciamo conto Bologna – fosse sdradicata dal proprio territorio e trasferita altrove. La voragine che la- scia è enorme. In questo quadro di riferimento la Consulta dell’emigrazione della Re- gione Calabria, non a caso ha aggior- nato, opportunamente, la propria denominazione in “Consulta dell’e- migrazione dei calabresi all’estero”, segno che l’istituzione regionale ha preso atto della necessità di rivedere assetti organizzativi e obiettivi da raggiungere. Negli ultimi anni la legge istitutiva della Consulta, ormai polverosa, è stata aggiornata a breve distanza di tempo, con due revisioni successive. «I giovani sono venuti in Italia – afferma Maria Rita Liuni – per intraprendere un viaggio diverso da quello affrontato dai loro nonni e genitori, un viaggio per ritrovare, come dice Carmine Abate, la lingua del cuore, quella dei loro familiari che, invece, emigrando, hanno dovuto accantonare, per imparare quella del pane, la lingua straniera che ha dato loro la possibilità di trovare un lavoro, per riappropriarsi della propria dignità. L’obiettivo di questo ritorno è anche quello di mantenere e consolidare l’identità culturale e la memoria della propria origine ma anche di accrescere un forte sentimento di appartenenza che permetta di diffondere, presso le proprie comunità di residenza, l’interesse per la conoscenza della Calabria. «(Ri)appropriarsi della propria identità è una questione fondamentale e vitale perché in fondo significa ritrovare i valori, le tradizioni, gli usi, le consuetudini di cui la nostra Calabria ha una ricca storia e di cui dobbiamo essere orgogliosi. Tutto questo rappresenta il motivo, la vera ragione che ha fatto in modo che le nostre comunità di calabresi, sperse in tutto il mondo, conservassero un vivo e forte legame con la propria terra. Questo legame deve essere rinnovato e i nostri corsi sono delle importanti occasioni per rafforzare e recuperare l’identità e farla diventare un elemento di arricchimento per la valorizzazione della cultura a partire dalla conservazione e diffusione della lingua, e al tempo stesso recuperare le tradizioni. «Gli studenti arrivati dall’Argentina, dal Brasile e dall’Uruguay, sono venuti per ritrovare le loro origini, mossi da un forte interesse per tutto ciò che conoscono già, ma solo attraverso il racconto dei loro cari: visitare il paese di origine delle loro famiglie, abbandonato con la tristezza nel cuore, capire le ragioni dell’emigrazione, incontrare i lontani parenti ancora in vita, sciogliere i dubbi sulla loro identità etnica e capire che cosa c’è di italiano in loro, significa ricostruire il passato della famiglia. (Ri)allacciare un rapporto con il loro passato per imparare ad accettare come propri alcuni aspetti culturali che non appartengono alla società in cui sono nati. E solo recuperando la memoria delle proprie origini si ravviva e si sostiene il senso di appartenenza e di identità alla propria comunità di riferimento». La lingua del cuore, la lingua del pane E migrazione? Storia vecchia ver- rebbe da dire a fronte di quello straripante fenomeno sociale dell’immigrazione che sta vivendo l’Europa, l’Italia in modo particolare. Non ne è estranea la Calabria che dei due aspetti rappresenta un caso esemplare. Il recente Rapporto Italiani nel Mondo 2018 elaborato dalla Fondazione Mi- grantes rivela un dato sorprendente che consegna la Calabria al vertice di una graduatoria insospettata. Stiamo parlando dell’AIRE, il registro degli italiani temporaneamente residenti all’estero. Primo dato: l’indice d’i- scrizione all’AIRE della popolazio- ne italiana è dell’8,5%, quello della Calabria 20,7% – due volte e mez- zo – su una popolazione residente di 1.957.328 abitanti. Significa che al momento attuale ogni cinque ca- labresi uno ha fatto la valigia verso altri lidi. Ritornerà? La probabilità è più “no” che “sì”. Ora è la Legge 8 che definisce reali- sticamente, semplificandole, le re- gole del rapporto tra la Regione e l’altra Calabria. E occorre dire che a questo esito si è pervenuti anche con il significativo contributo degli stessi consultori. Si lasciano al passato certe pratiche inconcludenti come la dispersione a pioggia dei contributi regionali per co- struire invece ipotesi di lavoro rigoro- se che chiamano alla collaborazione le associazioni fra loro. La novità più rilevante è il “Piano degli interventi”, già operativo, che prevede otto grandi progetti finan- ziati con 25.000 euro ciascuno, due per ogni area continentale. Nella sua realizzazione pratica si misure- rà la capacità reale dell’associazio- nismo all’estero di rappresentare e proporre efficacemente la Calabria. È una svolta: il “contributo” diventa “investimento”. Se la Regione perde il suo capitale umano F ono 160.000, a dar credito a una recente ricerca, i giovani in fuga dal- la Calabria negli ultimi quindici anni. Costituisce questo un autentico rovello per il Presidente della Regione, Mario Oliverio e per Orlandino Greco, Consigliere regionale con delega all’emigrazione. C’è, poi, la diffusa consapevolezza che il mantenimento dei rapporti di tipo storico e culturale con le generazioni un po’ più avanti con gli anni, sono destinate ad affievolirsi sempre più, e quindi è fondamentale pen- sare al ricambio se si vuol mantenere un legame identitario con le comu- nità all’estero. Per queste ragioni le scelte del Presidente e della sua Giunta sono d’in- coraggiamento e di sostegno dell’impegno delle Associazioni presenti all’estero rimodulando la dotazione finanziaria complessiva e puntando su obiettivi di forte riconoscibilità e promozione del patrimonio storico, culturale, ambientale della Calabria. Maria Rita Liuni , docente dell’Università per Stranieri “Dante Alighieri”di Reggio Calabria ha accompagnato e guidato i giovani partecipanti al Corso di Cultura e tradizioni della Calabria Aria di festa di questi giovani corsisti “Grazie per tutti questi 15 giorni di felicità”, hanno scritto alcuni

Transcript of il suo capitale umano - Portale Istituzionale

ANNO IX - n.43 - Settembre/Ottobre 2018 5

È come se una città di oltre 400milaabitanti – facciamo conto Bologna –fosse sdradicata dal proprio territorioe trasferita altrove. La voragine che la-scia è enorme.In questo quadro di riferimento laConsulta dell’emigrazione della Re-gione Calabria, non a caso ha aggior-nato, opportunamente, la propriadenominazione in “Consulta dell’e-migrazione dei calabresi all’estero”,segno che l’istituzione regionale hapreso atto della necessità di rivedereassetti organizzativi e obiettivi daraggiungere.Negli ultimi anni la legge istitutivadella Consulta, ormai polverosa, èstata aggiornata a breve distanza ditempo, con due revisioni successive.

«I giovani sono venuti in Italia – affermaMaria Rita Liuni – per intraprendereun viaggio diverso da quello

affrontato dai loro nonni e genitori, un viaggioper ritrovare, come dice Carmine Abate,la lingua del cuore, quella dei loro familiariche, invece, emigrando, hanno dovutoaccantonare, per imparare quella del pane,la lingua straniera che ha dato lorola possibilità di trovare un lavoro,per riappropriarsi della propria dignità.L’obiettivo di questo ritorno è anche quello

di mantenere e consolidare l’identità culturalee la memoria della propria origine ma anchedi accrescere un forte sentimentodi appartenenza che permetta di diffondere,presso le proprie comunità di residenza,l’interesse per la conoscenza della Calabria.«(Ri)appropriarsi della propria identitàè una questione fondamentale e vitaleperché in fondo significa ritrovare i valori,le tradizioni, gli usi, le consuetudinidi cui la nostra Calabria ha una ricca storiae di cui dobbiamo essere orgogliosi.Tutto questo rappresenta il motivo,la vera ragione che ha fatto in modoche le nostre comunità di calabresi,

sperse in tutto il mondo, conservasseroun vivo e forte legame con la propria terra.Questo legame deve essere rinnovatoe i nostri corsi sono delle importantioccasioni per rafforzare e recuperare l’identitàe farla diventare un elemento di arricchimentoper la valorizzazione della cultura a partiredalla conservazione e diffusione della lingua,e al tempo stesso recuperare le tradizioni. «Gli studenti arrivati dall’Argentina,dal Brasile e dall’Uruguay, sono venutiper ritrovare le loro origini, mossi da un forteinteresse per tutto ciò che conoscono già,ma solo attraverso il racconto dei loro cari:visitare il paese di origine delle loro famiglie,

abbandonato con la tristezza nel cuore,capire le ragioni dell’emigrazione,incontrare i lontani parenti ancora in vita,sciogliere i dubbi sulla loro identità etnicae capire che cosa c’è di italiano in loro,significa ricostruire il passato della famiglia.(Ri)allacciare un rapporto con il loro passatoper imparare ad accettare come propri alcuniaspetti culturali che non appartengonoalla società in cui sono nati. E solo recuperando la memoria delle proprieorigini si ravviva e si sostiene il sensodi appartenenza e di identità alla propriacomunità di riferimento».

La lingua del cuore, la lingua del pane

E migrazione? Storia vecchia ver-rebbe da dire a fronte di quellostraripante fenomeno sociale

dell’immigrazione che sta vivendol’Europa, l’Italia in modo particolare.Non ne è estranea la Calabria che deidue aspetti rappresenta un casoesemplare.Il recente Rapporto Italiani nel Mondo2018 elaborato dalla Fondazione Mi-grantes rivela un dato sorprendenteche consegna la Calabria al vertice diuna graduatoria insospettata. Stiamoparlando dell’AIRE, il registro degliitaliani temporaneamente residentiall’estero. Primo dato: l’indice d’i-scrizione all’AIRE della popolazio-ne italiana è dell’8,5%, quello dellaCalabria 20,7% – due volte e mez-zo – su una popolazione residentedi 1.957.328 abitanti. Significa cheal momento attuale ogni cinque ca-labresi uno ha fatto la valigia versoaltri lidi. Ritornerà? La probabilità èpiù “no” che “sì”.

Ora è la Legge 8 che definisce reali-sticamente, semplificandole, le re-gole del rapporto tra la Regione el’altra Calabria. E occorre dire che aquesto esito si è pervenuti anchecon il significativo contributo deglistessi consultori.Si lasciano al passato certe praticheinconcludenti come la dispersione apioggia dei contributi regionali per co-struire invece ipotesi di lavoro rigoro-se che chiamano alla collaborazionele associazioni fra loro.La novità più rilevante è il “Pianodegli interventi”, già operativo, cheprevede otto grandi progetti finan-ziati con 25.000 euro ciascuno, dueper ogni area continentale. Nellasua realizzazione pratica si misure-rà la capacità reale dell’associazio-nismo all’estero di rappresentare eproporre efficacemente la Calabria.È una svolta: il “contributo” diventa“investimento”.

Se la Regione perdeil suo capitale umano

F ono 160.000, a dar credito a una recente ricerca, i giovani in fuga dal-la Calabria negli ultimi quindici anni.

Costituisce questo un autentico rovello per il Presidente della Regione,Mario Oliverio e per Orlandino Greco, Consigliere regionale con delegaall’emigrazione.C’è, poi, la diffusa consapevolezza che il mantenimento dei rapporti ditipo storico e culturale con le generazioni un po’ più avanti con gli anni,sono destinate ad affievolirsi sempre più, e quindi è fondamentale pen-sare al ricambio se si vuol mantenere un legame identitario con le comu-nità all’estero.Per queste ragioni le scelte del Presidente e della sua Giunta sono d’in-coraggiamento e di sostegno dell’impegno delle Associazioni presentiall’estero rimodulando la dotazione finanziaria complessiva e puntandosu obiettivi di forte riconoscibilità e promozione del patrimonio storico,culturale, ambientale della Calabria.

Maria Rita Liuni, docentedell’Università per Stranieri“Dante Alighieri”di Reggio Calabriaha accompagnato e guidatoi giovani partecipanti al Corsodi Cultura e tradizioni della Calabria

Aria di festa di questi giovani corsisti“Grazie per tutti questi 15 giorni di felicità”, hanno scritto alcuni

I dentità culturale e memoria delleorigini. Intorno a questo temasi sono svolti, negli ultimi anni,

i corsi di studio dei giovani di originecalabrese. È stata questa l’iniziativa piùsignificativa che la Regione Calabriaha intrapreso a favore delle propriecomunità residenti all’estero.Un esperimento che ha bisognodi essere incoraggiato perché possaripetersi stabilmente concaratteristiche di partecipazionela più larga possibile e con unadurata temporale di ciascun corsopiù estesa rispetto alle attualidue settimane.

Puntare sui giovani è sicuramentela scelta più efficace. L’emigrazionepiù antica, quella che è partitadalla Calabria, è destinata a esaurirsie se le nuove generazioninon raccolgono l’eredità di memoriae attaccamento dei padri alleproprie radici, si spegneràdefinitivamente quel sentimentodi appartenenza che è baseessenziale per qualsiasi altrodiscorso. Sotto questo profilo,la partecipazione entusiastica deigiovani finora registrata, è rassicurante. Ecco cosa essi scrivono, primanel chiedere l’ammissione al corsoo dopo averlo effettuato.

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R acconta Manuela Frontera«Si va a verificare attraversole interviste, ovviamente

registrate, se e quanto la linguadel paese ospitante abbia modificatoo cancellato la “pronuncia”di alcuni suoni peculiari dellevarietà dialettali analizzate.«Le interviste rappresentano,a mio avviso, la parte piùemotivamente intensa della ricerca:si percepisce la voglia, a volteil bisogno, di raccontarsi,di raccontare, ma soprattuttola gioia di trovarsi di frontea una “paesana” e di poter vederee ascoltare, attraverso i suoiracconti, come è cambiatala loro Calabria. «L’euforia di poter tornare a parlarecon qualcuno la loro lingua,il dialetto, abbatte qualsiasi

barriera e ci si ritrova travolti dailoro racconti, nei loro orticelli(dove fieri continuano a coltivarei prodotti della terra, mostrati conorgoglio), nelle loro case, dovevengo accolta come un’amica fidata,con la promessa di rincontrarsie saluti fatti di abbracci sinceri.Un’esperienza unica.Anche le diverse associazionicalabresi riservano sempreun’accoglienza speciale, radunandoal momento del primo incontrotutti i loro soci, impegnatiattivamente nel “reclutamento”delle persone da intervistare:traspare la voglia di regalarealla memoria futura partedella loro esperienza e dellaricchezza culturale e linguisticache li contraddistingue.Per qualche giorno divengo parteintegrante del loro microcosmo,fino a trovarmi insieme a loro sul

palcoscenico delle Colectividades(Rosario), con abiti tradizionalie la bandiera italiana in mano,ballando insieme la tarantellae vivendo la festa come se fossiparte del gruppo.

«Ogni giorno è una nuovaavventura, una nuova esperienza,ma la sensazione è sempre quelladi trovarmi in un’altra Italia,dove di diverso c’è solo la lingua.

La cultura di origine continuaad essere parte fondamentalee viva di questo popoloe la speranza di tutti, me inclusa,è che anche i discendentipossano farsi portavoce di questaricchezza e perseguire le tradizioni

e i costumi dei propri nonni,senza i quali tutto questo potrebbeandare perso.Mi sento fortunata ad aver potutotestare e conoscere di persona

questa realtà, e poternecondividere per lo meno una parteattraversole mie ricerchemi fa sentire utile alla causa.«Nel frattempo, qualcosa di unicodi queste comunità verrà di certopreservato: le loro voci».

PER ACCEDEREAI CORSII Corsi di Cultura

e Tradizione della Calabriae di Lingua italiana,sono affidati dalla

Regione all’Università”Dante Alighieri”per Stranieri

di Reggio Calabriae all’UNICAL di Cosenza

Sono ammessi i figli di emi-grati calabresi residenti all’e-stero di età compresa tra 18 e35 anni.La struttura dei Corsi preve-de una parte di attività teo-riche con lezioni frontali euna parte di attività labora-toriali e seminariali pressorealtà aziendali presenti inCalabria.Alla chiusura del Corso èconsegnato a ciascun par-tecipante un attestato difrequenza.Per essere ammessi ai Corsioccorre compilare i questio-nari forniti dalla Segreteriadella Consulta degli Italianiall’Estero. Sarà poi il Consul-tore competente per territo-rio a indicare l’accettazioneo meno della richiesta, te-nendo anche conto della dis-ponibilità dei posti.

DIALETTOdeposito di memorieManuela Frontera, ricercatrice presso la cattedra di

Linguistica Generale del prof. Luciano Romitodell’Università della Calabria, è impegnata nel progetto

CMA (Calabrian Migrants in Argentina)con la ricerca sul campo fra le province di

Córdoba, Santa Fe e Buenos Aires che miraa ricostruire le abitudini linguistiche

conservate dagli ultimi emigrati calabresidi prima generazione, nell’uso

dei propri dialetti di origine

Cosa rimane di quei dialettie come si sono evoluti nel tempo?

e si cerca in ogni modo di proteggere dalrigido inverno canadese, con piccole ser-re amatoriali, l’albero di fichi, che im-mancabilmente perisce al clima nord-americano. Infatti fino ad un ventenniofa, prima che le compagnie aeree pones-sero delle restrizioni, non era raro incon-trare nell’aeroporto di Lamezia Terme ilcalabro-canadese, che rientrando dallevacanze estive, portava con sé il famoso

“panaro” di fichi, ben coperto dalle fogliedel frutto stesso.A casa di mia nonna, che abita a Wood-bridge, e in quella di ogni emigrato cala-brese che si rispetti, sono presenti duecucine: una al primo piano, immacolata eintoccabile, fatta di marmi e legni pregia-ti, che ha la mera funzione di mostrarsiagli ospiti; e una nel seminterrato, diqualità inferiore (solitamente è quelladella vecchia casa di St.Clair, il quartieredove in un primo momento si concentròla popolazione italiana), che assolve ap-punto alla funzione di cucina. Inoltre èimmancabile il parquet in ogni stanza,(esclusi cucina e pianterreno), che è trat-tato quasi con religiosità e venerazione,in quanto simulacro del successo econo-mico. Ancora, immancabile è la macchi-netta per il caffè espresso da due tazze,posta ben in evidenza come simbolo diappartenenza alla cultura italiana. Rara-mente si trova questo “feticcio” nelle ca-se degli italiani di seconda e terza gene-razione, in quanto  preferiscono il caffèlungo, tipico del Nordamerica.L’orto dietro la casa rappresenta il lega-me con la terra  d’origine e anche la pos-sibilità di reperire cibo facilmente; riman-da al desiderio di mantenere vive le pra-tiche alimentari della terra d’origine e di

conservare i legami con essa. In realtà, lacucina, grande e bella, rappresenta la li-berazione dall’inedia sofferta in Calabria.Fu la “fame” uno dei motivi propulsori al-la scelta migratoria di quelle famiglie cosìnumerose.Nei miei viaggi ho assistito più volte, trala fine di agosto e gli inizi di settembre,alla conversione dei garages, delle belleed eleganti detached houses di Wood-bridge, in opifici, dove intere famiglie siriuniscono per realizzare la nostra salsadi pomodoro, la cosiddetta “conserva”o “purè”.

Embassy Drive, la strada dove mia nonnavive e dove vi abitano molti altri calabresi,ma anche pugliesi e siciliani, quando si fail purè, diventa teatro di convivialità e ar-monia; si parla in dialetto, si mangia in-sieme al next door (che è sicuramente unrendese o proviene da un altro paesino li-mitrofo) e si fa inevitabilmente un tuffonel passato, ricordando quando questistessi lavori si effettuavano in quei vico-letti strettissimi del centro storico di Ren-de o di Marano Principato o di qualsiasialtro comune del Cosentino.La presenza, poi, degli italiani in Canadaha dato origine a un fenomeno linguisticosingolare: l’italiese, termine coniato daGianrenzo Clivio nel 1975. È il risultato delcontatto tra l’italiano e l’inglese, in cui siadattano e si combinano termini delledue lingue.Spesso e volentieri la L1 si ibrida con la L2,ovvero la lingua inglese, quella ufficial-mente parlata nel paese di accoglienza.Da questa ibridazione nasce l’Italiese. Eallora alla luce di ciò non bisogna stupirsise in una delle case di Woodbridge si sen-te: “dammi na beghiceddra ca pigliu duetomati nella backyarda” cioè “dammi unabusta piccola che vado a raccogliere i po-modori nell’orto dietro casa”! Interessan-te è il termine beghiceddra, da  bag, busta

che se di piccole dimensioni in dialettoviene identificato come busiceddra da quibeghiceddra! Così anche tomati deriva datomatoes e backyarda da backyard. Si po-trebbe approntare un intero vocabolariosui termini italiesi!I simboli di una comunità in sociologia so-no definiti core values e l’aspetto associa-zionistico e religioso sono due identifica-tori molto forti della comunità calabrese.L’associazionismo nella città di Toronto edintorni è importantissimo per la promo-zione e conservazione della nostra culturae del nostro folklore.Infatti, se non fosse per il lavoro costantee vigoroso di queste numerose associa-zioni di provincia e di paese, le nostre tra-dizioni sarebbero scomparse da tempo inun contesto così globalizzato come quel-lo canadese. Della provincia di Cosenza,nella sola città di Toronto,esistono oltreventi circolidi paese.

Abitudini familiarie consuetudini sociali

portate in valigia imbarcandosiverso il Canada, connotano

le comunità dell’emigrazione.Cultura, folclore, religiosità

sono i segni distintivi, esposti,comunque, alle contaminazioni

inevitabili nell’incontrocon realtà diversissime

Angela Zanfino

Le associazioni degli emigrati perno della nostra identità

Francisco Jesus Mangiavalori (Argentina)

aveva scritto: «Condividere abitudini e modi di

vita nel posto in cui vissero i miei antenati

rappresenta un’opportunità unica che non vorrei

lasciar perdere». Ce l’ha fatta: «Sono molto grato di essere riuscito

a vivere questa meravigliosa esperienza e sarei

felicissimo di poterci ritornare al più presto»

Noelia L. Serra, 24 anni, si è laureata in ScienzePolitiche all’Università di Buenos Aires (UBA). «Mio padre è nato in Calabria a Vena Inferiore.È arrivato in Argentina quando aveva quattro anni,con sua mamma. Dopo è venuto mio nonnoe qui è nata mia zia.«Io sono la minore di quattro figli. I miei genitorici hanno trasmesso l’amore per la cultura italianae anche la responsabilità di farla conoscere.«Penso che tutti i giovani dobbiamo conoscerela propria origine, la storia dei nostri genitori,dei nostri nonni, le loro tradizioni, la loro cultura,perché questo è anche un modo di capire tantecose che non abbiamo vissuto ma che oggifanno parte del nostro presente e faranno partedel nostro futuro»

Veronica Morello, figlia di un emigrato giunto

da Fuscaldo (CS) all’età di nove anni, oggi m

olto

attivo nella comunità italiana – è direttore,

fra l’altro del programma radiofonico

“Mattinata italiana,”in onda ogni sabato mattina

per quattro ore – è fortemente impegnata

sul fronte artistico, particolarmente musicale.

La sua maggior passione, facendosi aiutare anche

dagli anziani, è la ricerca della musica popolare

del Sud Italia. Lei stessa “cantora molto brava”

come l’ha definita Edoardo Bennato, durante

un concerto fatto insieme a Buenos Aires, affe

rma:

«Cerco di spiegare in ogni concerto, da dove

viene ogni canzone, di cosa parla, cosa signi

fica

il suo ritmo, come si balla.

«Sento come una specie di “missione, la possibilità

attraverso l’arte di unire le generazioni

e guarire un po’ l’angoscia di quelli che han

no

abbandonato il loro paese»

Politiche nuoveper emigrazione einternazionalizzazioneGiovani di seconda e terza generazione, discendentida emigrati calabresi all’estero, hanno partecipato,con grande entusiasmo, in Calabria, ai corsi di linguaitaliana, storia e cultura regionale. L’esigenza,ora, è di rendere sempre più duraturo il rapportocon le tantissime comunità calabresi nel mondo

«Il mio nome è M

aria Teresa Carus

o Florio

e ho 19 anni. Ap

partengo alla te

rza generazione

di emigrati in Ve

nezuela. Studio

comunicazione

presso l’Universi

dad Católica An

drés Bello a Car

acas,

e sono interessata

a saperne di più

sulla cultura

e la lingua della

Calabria.

«Oltre ad essere

intelligente, estr

oversa e carisma

tica,

ho le competenze

per creare storie

, scrivere proget

ti

che producono u

n benessere socio

culturale.

«Per questo moti

vo vorrei andare

in Calabria

per intraprender

e un progetto au

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che potrebbe pro

muovere la cultu

ra calabresa

e anche il turism

o, quindi: quale

la migliore

occasione per im

parare tutto su q

uesta bella terra

che altrettanto a

ppartiene ai mie

i nonni

e contiene quindi

la mia origine?

»

Maria Candela LolliniGrazie alla Regione Calabrese abbiamo avutola possibilità di partecipare al Corso di Culturae Tradizioni della Calabria presso l’Universitàper stranieri Dante Alighieri di Reggio di Calabria.Abbiamo trascorso insieme ad altre ragazzedall’Argentina, dall’Australia, dal Venezuelae dal Belgio due settimane bellissime, imparandosulla musica, sulla cucina, sulla storia,sul cinema e sulla cultura calabrese. È stataveramente un’esperienza unica e indimenticabile.Il primo giorno a Reggio di Calabria abbiamo fattouna visita guidata presso il Palazzo TommasoCampanella, sede del Consiglio Regionaledella Calabria dove sono esposti i Bronzi di Riaceed altri reperti archeologici. Inoltre la RegioneCalabrese ci aveva preparato delle visite guidateper farci conoscere altri luoghi della Calabria:Tropea, Pizzo, Palmi, Vibo Valentia e Bova.A Pizzo abbiamo visitato la Chiesa di Piedigrottae abbiamo assaggiato il tartufo. A Vibo Valentiasiamo andati al Museo Archeologico pressoil Castello dove si trovano dei reperti archeologicidella Grecia Antica. A Palmi abbiamo visitatola Casa della Cultura “Leonida Repaci” avendol’occasione di avvicinarci al mondo della letteraturacalabrese. A Bova dopo della visita guidataalla Chiesa e al Museo di Scienze naturaliabbiamo assaggiato dei prodotti tipici calabresiveramente ottimi! E anche avevamo avutola possibilità di conoscere la città di Tropeacon la sua bellissima spiaggia.Grazie per tutti questi giorni meravigliosi!»

Si potrebbe continuare a lungo nelle citazioni, ma possiamoesprimere in una sola parola che riassume il sentimento

generale per l’esperienza fatta: “Entusiasmante!”

Nella foto del titolo,Manuela Frontera, a sinistra,in abiti tradizionali

Sopra, nello stand culturaledell’Associazione FamiliaCalabresa di Rosario.Subito sotto, il Gruppo folk“I Strinari di Calabria”

A sinistra,Maria Carnuccio, presidentedell’Associazione Calabresedi La Falda.A destra, Manuela Fronterainsieme al presidentedell’AssociazioneFamilia Calabresa,Antonio e la moglie Lina

Visita dei corsistiad Altomonte (CS)

Ad ogni partecipante un attestato di frequenzaa conclusione del Corso

Q uando i miei bisnonni materni, as-sieme ai figli, nel dicembre del1964 giunsero al porto di Napoli

per salire sulla nave “Queen Frederica”che li avrebbe condotti al Porto Pier 21 diHalifax (Nuova Scozia, Canada), erano per-fettamente consapevoli di aver scelto di vi-vere il resto della loro vita altrove, lontanodalla loro amata Rende (CS), ma erano al-trettanto consapevoli che questa separa-zione dal luogo natio sarebbe stata solo fi-sica, mai mentale, mai culturale. I loro usie costumi, l’arte culinaria, il dialetto e le lo-ro tradizioni, emigrarono con loro.A Woodbridge, che fa parte della città diVaughan,  dove sono stata più volte, il re-tro della casa del calabrese, la backyard,non è adibito a giardino, come quello delcanadese, ma ad orto, dove si piantanopomodori, zucchine, peperoncini piccanti

Luigi, qual èil tuo progetto?

Voglio raccontarvi un aneddoto… Mi trovavo a Boston, per la precisionea Cambridge, nella zona universitaria del M.I.T. e di Harvard, ed ero

andato al Cinema Kendall Square. Proiettavano Le quattro volte, un filmitaliano diretto da Michelangelo Frammartino, che nelle sale italiane nonè stato nemmeno proiettato. Si narra la vita di un pastore nella Calabriainterna, ed è stato girato tra Alessandria del Carretto nell’Alto Jonio e SerraSan Bruno nel Vibonese. Le quattro volte sono rappresentate dalle quattrostagioni che il nostro pastore osserva in silenzio sotto una quercia mae-stosa, fino al giorno della sua morte, in cui è inquadrato nel suo letto ve-gliato dalle sue capre. Sentendomi imbarazzato dagli interminabili silenzi del film mi rivolgevo aimiei compagni di visione, colleghi americani, chiedendo se fossero annoia-ti, visto il ritmo travolgente dei loro film. La risposta fu: «Nemmeno per so-gno Matteo. È affascinante sapere che esiste un mondo così arcaico e pa-cifico al giorno d’oggi. Ma è veramente così la tua Calabria?». Il documen-tario registrò il tutto esaurito per un mese. Lì fui fulminato da un’idea: quel-la di rendere fruibili certe pratiche che noi consideriamo cascami in via diestinzione, ai cittadini colti del mondo postmoderno che li apprezzano peraverli perduti.Ma come rendere fruibili le nostre tradizioni? La mia esperienza negli USAmi ha insegnato tante cose al riguardo. Mi riferisco al finanziamento dellenuove idee, magari idee di giovani che hanno studiato e si sono laureati neitre Atenei calabresi, ma che non hanno i mezzi economici per realizzarle. Equi voglio raccontarvi un altro aneddoto: il mio primo figlio, ormai trenta-settenne, vive in Illinois da quando ne aveva diciannove. Mi aveva chiestodi andare a studiare in uno di quei meravigliosi Campus Universitari cheavevamo visitato durante i miei soggiorni di studio. Io lo accontentai ven-dendo un appartamento di proprietà, e investendo nella sua formazione,una operazione che noi economisti chiameremmo “disinvestimento in ca-pitale fisico e investimento in capitale umano”. Luigi, questo il nome di mio figlio che ora fa il ricercatore al Centro Nazio-nale per Supercomputing all’Università dell’Illinois in Urbana-Champaign,racconta che aveva un compagno di studi, Jawed, il quale durante le lezionisi informava spesso su quale fosse il suo progetto. “Progetto? Quale pro-getto?” rispondeva Luigi, “Io faccio i compiti a casa assegnatimi dai pro-fessori, e seguo le lezioni. Che altro dovrei fare?” Non capiva proprio a checosa si riferisse il suo amico Jawed. Dopo essersi laureato ed essere stato assunto al Centro per Supercompu-ting, una mattina Luigi si avvia ad assistere a un seminario tenuto da unodei fondatori di YouTube, e indovinate un po’ chi era costui? Sì, avete capitobenissimo, il suo compagno di Università Jawed Karim, quello che gli chie-deva dei suoi progetti, e che evidentemente era riuscito a far diventare real-tà il suo progetto. Perché vi ho raccontato questa storia? Perché a mio avviso è un esempiolampante di ciò che serve per creare sviluppo: capacità imprenditoriale daparte dei giovani e propensione al rischio da parte dei finanziatori. Senzaentrambi questi ingredienti (domanda di capitali e offerta di capitali) nonandremo da nessuna parte. La mobilità sociale – il cosiddetto sogno ame-ricano, l’American dream – è purtroppo una caratteristica che stenta ad af-fermarsi nel nostro paese. La nuova ondata di globalizzazione ha stravolto il vecchio modello migra-torio: non c’è più un’andata senza ritorno, ma giovani laureati che partonoe rimangono collegati elettronicamente e attraverso i viaggi low cost allaterra d’origine. L’esempio canonico che si fa al riguardo è quello fornito dall’India, cheospita una parte delle software house collegate alla Silicon Vallley, per-ché i giovani Indiani che hanno studiato nelle università americane, sonoritornati nel loro paese, ma rimanendo in contatto imprenditoriale con iloro professori americani. A questo modello è stato dato il nome di dia-spora. La diaspora è diversa dalla emigrazione, perché rimane il contattocon la terra madre verso cui si aspira a ritornare, senza tuttavia perdereil contatto con la terra di arrivo, quella che ha insegnato loro un nuovo epiù moderno stile di vita.Io credo che la consulta dei Calabresi all’estero dovrebbe servire a raffor-zare questa diaspora: costruire networks che rompano l’isolamento, e con-tribuiscano al cambiamento culturale sia dei luoghi di partenza che dei luo-ghi di arrivo dei migranti.

Matteo MariniOrdinario di Teorie dello Sviluppo Economico Dipartimento di Scienze Politiche Sociali dell’Università della Calabria

il sentimento identitario di appar-tenenza ma anche di tutela dei lorodiritti.

• progetti per aree-paese promossicongiuntamente da più associazio-ni (o da una federazione) con l’o-biettivo della promozione all’este-ro della Regione Calabria, ovvero lapromozione del suo patrimonioculturale e monumentale, dellesue produzioni (comprese quelleoggetto di tutela comunitaria), del-le tradizioni eno-gastronomiche,del territorio e della offerta turisti-ca. Tali progetti possono prevedereazioni diversificate tra cui:

a produzioni e promozioni (anche tra-mite l’istituzione di appositi premi erassegne) di prodotti multimedialiche descrivono la storia, la cultura,le tradizioni, il territorio, il patrimo-nio monumentale della Calabria; lericostruzioni storiche possono an-che riguardare la storia migratoriadei Calabresi (da realizzare anchesotto forma di percorsi virtuali e in-terattivi) così come le esperienze, leattività e le forme di aggregazionedelle comunità calabresi nelle diver-se regioni del mondo;

b festival e rassegne musicali da or-ganizzare all’estero, anche attra-

L e Associazioni iscritte nell’Alboregionale sono oltre 150 dellequali alcune riunite in federa-

zioni – dieci – che operano su basestrettamente volontaristica. Il contri-buto della Regione per le attivitàmesse in campo costitituisce pertan-to un sostegno alla promozione all’e-stero del patrimonio culturale, delleproduzioni e del territorio regionale.Le priorità individuate potranno es-sere perseguite attraverso differentiattività e scelte organizzative tenen-do conto del buon uso delle risorsedisponibili.

Proviamo a individuarle più specifica-mente:• Incontri periodici del Comitato di-

rettivo da svolgere prevalentemen-te in video conferenza;

• attivazione di un sito internet chefavorisca la comunicazione digitalee l’adozione di modalità di comuni-cazione quanto più interattive pos-sibili (anche con la promozione dieventuali blog tematici);

• eventi ed iniziative promossi local-mente dalle associazioni e federa-zioni con l’intento sia di consolida-re i legami tra i Calabresi che vivo-no all’estero e mantenere così vivo

verso eventi itineranti o l’istituzionedi premi, per promuovere la cono-scenza delle tradizioni folkloristi-che della Calabria e l’incontro conle tradizioni folkoristiche locali;

c riconoscimenti da conferire, con larealizzazione di eventi pubblici, aCalabresi residenti all’estero che sisiano distinti in ragione di meritiprofessionali, culturali o politici;

d manifestazioni per la promozionedella cultura eno-gastronomica re-gionale; le iniziative in questionepossono anche prevedere eventi iti-neranti o l’istituzione di premi cosìcome Stage e programmi dedicatialla divulgazione delle tecniche tra-dizionali utilizzate nella produzionee lavorazione di diversi prodotti (es.pane, dolci, salumi, conserve, li-quori…); gli eventi e i programmi di-vulgativi possono anche essereprogettati per essere veicolati at-traverso i canali di comunicazionetradizionali o attraverso il web oprevedere altresì la presenza dichef e testimonial di richiamo;

e manifestazioni e mostre aventi aoggetto la produzione artigianaleregionale con eventuali seminari oeventi dimostrativi delle tecnichedi lavorazione tradizionali in settoriquali, ad esempio, l’oreficeria, laliuteria, la produzione di ceramichee vasellame, la produzione di tes-suti e tappeti...

f percorsi guidati alla scoperta del-le opportunità di partnership eco-nomiche da realizzare nelle regio-ni di maggiore insediamento dellecomunità dei Calabresi nel mon-do; iniziative che possono ancheprevedere azioni di supporto e in-termediazione a favore della na-scita di partenariati istituzionali ecommerciali;

g creazione di siti web finalizzati a:far conoscere e promuovere leesperienze delle comunità dei Ca-labresi nel mondo; consentire for-me di cooperazione a distanza trale diverse comunità e tra queste ei corregionali in Calabria; favorirelo scambio di esperienze e sensi-bilizzare l’opinione pubblica suitemi che riguardano la cittadinan-za, la tutela dei diritti, i servizi ga-rantiti dai consolati, la partecipa-zione politica.

Quale sarà la Città simbolodella Calabria all’estero?L’ intento è di dare grande visibilità alla cultura, le tradizioni, i talenti,i luoghi e la storia della Calabria scegliendo come palcoscenicouna sola città all’estero tra quelle in cui la presenza dei Calabresi o deidiscendenti dei Calabresi è più significativa. Insomma promuovere unasorta di grande festival nel cuore di una città che per il 2019 diventeràuna città simbolo della Calabria cosmopolita.

Si potranno organizzare stands espositivi, spettacoli (musica, danza,recitazione…) mostre, convegni e dibattiti. Si potranno anche promuo-vere forme di collaborazione istituzionale, scambi o forme di collabo-razione tra università (con la mobilità di studenti e docenti), accademiee istituzioni musicali.

Tutte le associazioni e federazioni dei Calabresi all’estero potranno pre-sentare una candidatura attraverso un progetto elaborato sulla basedelle indicazioni contenute nell’apposito Avviso pubblico che sarà pre-disposto dall’ Amministrazione regionale.

COSA FARE NEL PROSSIMO ANNOPer il 2019 ammonta a 300.000 mila euro la dotazione della Regione per le attività

della Consulta dell’Emigrazione e del suo Comitato direttivo, con una indicazione a valorizzarequelle azioni che si ritiene possano assumere un valore strategico e virtualmente propulsive

COSA SERVE PER CREARE SVILUPPOBuenos Aires. La grande festadei Calabresi d’Argentina.Al centro Mario Oliverioaccompagnato alla sua destra,dal Consigliere regionaleOrlandino Greco

Un’immagine dal film Le quattro voltedi Michelangelo Frammartino