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1 PROGETTO WELFAREST Coesione sociale nei nuovi paesi UE, attraverso lo sviluppo di politiche, iniziative e servizi sociali Il sistema sociale in Slovenia Ricerca a cura di FUORI MARGINE CONSORZIO DI COOPERATIVE SOCIALI DI PESARO E URBINO

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PROGETTO WELFAREST

Coesione sociale nei nuovi paesi UE, attraverso lo sviluppo di politiche,

iniziative e servizi sociali

Il sistema sociale in Slovenia

Ricerca a cura di

FUORI MARGINE CONSORZIO DI COOPERATIVE SOCIALI DI PESARO E URBINO

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SISTEMA DI PROTEZIONE SOCIALE IN SLOVENIA Analisi del contesto politico

Unica delle ex repubbliche jugoslave, la Slovenia è entrata a fare parte a pieno titolo nell'Unione Europea nel maggio del 2004. Il mese precedente, il 2 aprile, e’ diventata anche membro della Nato nell’ambito di un allargamento dell’alleanza atlantica che ha inglobato alcuni dei paesi un tempo considerati nemici. Un risultato ottenuto grazie ad una stabilità politica e ad una crescita economica costante. Risultato che viene rivendicato dalla compagine di centro sinistra e dall'ex primo ministro Janez Drnovsek a capo del governo dal 1992 ad eccezione di un periodo di sei mesi nel 2000 quando il paese fu guidato da un esecutivo di centro-destra. Il rapporto della Slovenia con il resto della Jugoslavia è stato sempre caratterizzato da un forte senso di autonomia ed identità diventato ancora più forte dopo la morte di Tito, nel 1980, e la conseguente crisi economica che attanagliava il Paese. Nel 1990 sulla scia dei rivolgimenti in atto nel blocco comunista, in seguito alla caduta del muro di Berlino, si tennero le prime elezioni multipartitiche a seguito delle quali si insediò a Lubiana un governo formato dalla coalizione delle opposizioni (Demos) e guidato dal cattolico Lojze Peterle; la presidenza della repubblica fu affidata però a Milan Kučan, in riconoscimento dell’importante ruolo svolto nella transizione democratica. Nel settembre dello stesso anno, il Parlamento sloveno adottò una “dichiarazione di sovranità”, proclamando il controllo sulla forza di difesa territoriale di stanza in Slovenia. Nel referendum del 23 dicembre la quasi totalità della popolazione si espresse a favore dell’indipendenza, che venne proclamata, insieme a quella croata, il 25 giugno 1991. A differenza che in Croazia, dove in seguito alla proclamazione dell’indipendenza si sviluppò un lungo conflitto armato in Slovenia il confronto con Belgrado si risolse con modesti scontri e con poche vittime. Le forze federali, dopo un fronteggiamento durato pochi giorni, furono infatti costrette a ritirarsi alla fine dello stesso mese di giugno dalla pronta reazione della macchina militare slovena e della popolazione, nonché dal fermo intervento diplomatico della comunità internazionale su Belgrado. Lo stato sloveno venne riconosciuto, insieme con quello croato, nel gennaio 1992. Nello stesso anno la Slovenia avviò una serie di riforme economiche, respingendo tuttavia il modello “ultraliberista” adottato da altri paesi dell’ex blocco comunista. Ammessa alle Nazioni Unite, la Slovenia divenne in seguito membro di altre organizzazioni internazionali, tra cui l’OCSE, il WTO (Organizzazione mondiale del commercio), il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. Dopo la vittoria alle elezioni dell'ottobre 2000, si è formata una coalizione di governo con alla testa il Partito liberal-democratico (Lds), affiancato dalla Lista unita dei social democratici (Zlsd), dal Partito popolare sloveno (Sls) e dal Partito democratico dei pensionati (DeSus),successivamente usciti dalla alleanza. Primo ministro nel dicembre 2002 è divenuto Anton Rop (Lds) che ha sostituito Janez Drnovsek dimissionario dopo essersi candidato alle elezioni presidenziali del 2002. Alle elezioni del 3 ottobre 2004 ha vinto di stretta misura la Coalizione Slovenia, di centro destra, guidata dal Partito democratico sloveno (Sds), il cui leader è Janez Jansa. La coalizione ha ottenuto il 38% dei voti contro il 37% degli alleati di centro sinistra. Nel novembre 2004 il parlamento ha dato mandato a Jansa di formare un nuovo governo. Il nuovo esecutivo comprende 16 ministri, otto dei quali appartengono all'Sds inclusi quelli esteri, interni e dell’economia, e quattro a Nuova Slovenia, partito conservatore guidato da Andrej Bajuk, che ottiene il dicastero delle finanze. Tre portafogli vanno al Partito popolare (Sls, anch'esso di centro-destra) di Janez Podobnik, e uno al Partito democratico dei pensionati (Desus). Il dicastero degli esteri e' tornato a Dimitrij Rupel, che lo occupava prima di essere destituito daRop. Presentando il programma governativo, Jansa ha sottolineato che il più importante obiettivo del suo governo sarà l'adempimento dei criteri europei per l'adozione dell'euro e l'assicurazione di un efficiente uso dei fondi UE. Nel giugno 2004 in effetti la Slovenia ha aderito all'Erm-2 regime valutario che precede l'adesione alla Unione monetaria e il paese spera di introdurre la moneta unica nel 2007. Criticando l'operato del governo uscente di Anton Rop, Jansa ha annunciato alcuni cambiamenti che intende avviare, in particolare accelerando la liberalizzazione economica.

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Punta a rafforzare la competitività del paese attraverso la libera iniziativa economica, senza però modificare il livello di sicurezza sociale raggiunto. Nel mercato del lavoro vuole avvicinarsi al modello in uso nei paesi scandinavi, per questo nella preparazione del programma di cambiamento sono state seguite alcune collaudate buone prassi implementati da questi ultimi. Parlando di politica estera Jansa ha messo tra le priorità la presidenza slovena dell'Organizzazione per la sicurezza e cooperazione in Europa (OCSE) nel 2005 e quella dell'Unione europea nel primo semestre del 2008. Indicatori economici e finanziari. Negli anni successivi alla caduta del regime comunista la Slovenia ha sperimentato una fase di transizione che ha dato vita ad una forte crescita economica evidenziata dall’incremento del PIL (totale e pro capite), con una media del 4.3% per quello che riguarda il periodo 1996 – 2000. Gli anni seguenti si assistente invece ad un lieve calo (2001 – 2.7%; 2002 – 3.4%; 2003 2.3%) dovuto ad una congiuntura economica sfavorevole a livello internazionale. Ciò ha avuto delle conseguenze negative anche nei trend di crescita del mercato del lavoro. Il numero delle persone occupate è infatti diminuito per due anni consecutivi del 1.4%, per le persone anziane si attestava intorno al 23.5% (14.6% per le donne), il più basso di tutta l’UE, mentre quello di disoccupazione è aumentato dal 6.1% al 6.5%. Anche il gap tra occupazione maschile e femminile continua a persistere con una differenza di 9.8 punti percentuali in favore degli uomini. Nonostante il successo delle numerose misure volte a migliorare le politiche attive di occupazione (AEP) il numero degli occupati è rimasto pressoché invariato. Nel 2003 sono stati attuati 12.500 trasferimenti diretti dal programma AEP i quali hanno permesso che il tasso di occupazione non si abbassasse ulteriormente rispetto al 2002. Segni di ripresa cominciano ad intravedersi nei primi 5 mesi del 2004 in cui la media del numero di occupati era del 89.9%, 698.967 persone, dovuta all’aumento dei posti di lavoro nelle imprese e nelle organizzazioni. I lavoratori autonomi, al contrario, continuano a diminuire. Secondo i dati del maggio 2004 erano circa 78.703. Per quello che riguarda invece i settori di impiego, il minore è rappresentato dall’agricoltura con 36.837 occupati (0.6% in meno rispetto al 2003) mentre il maggiore è quello dei servizi con 438.429 occupati (1.1% in più rispetto all’anno passato) il quale continua a crescere. Al secondo posto si trova il settore industriale con 306.088 occupati (0.7% in meno del 2003) di cui 232.832 in campo manifatturiero.

STRUTTURA ECONOMICA

36.837

306.088

438.429

Agricoltura

Industria

Servizi

Si registra anche un aumento nella partecipazione a programmi educativi e di formazione, i quali hanno contribuito a diminuire la cosiddetta disoccupazione strutturale la cui causa principale è il livello di insufficienza, incompletezza e inappropriatezza dell’educazione ricevuta e la relativa mancanza di qualifiche. Il numero dei disoccupati registrati si attestava nel 2003 a 97.674 (11.2% rispetto all’11.6% del 2002) come risultato delle politiche attive di inclusione sociale realizzate dall’Employment Service riguardo ai lavoratori licenziati prima che diventino ufficialmente disoccupati. Nell’arco di un anno è stato trovato un nuovo lavoro a più del 50% delle persone iscritte (principalmente donne anziane con un basso livello d’istruzione).

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L’accelerazione economica avvenuta nel 2004 e nel 2005 ha quindi portato un graduale miglioramento all’interno del mercato del lavoro. L’occupazione ha iniziato nuovamente a crescere (0.4% e 0.6%) e la disoccupazione a diminuire. Nel gennaio 2007 le persone occupate erano 838.005, di cui 473.437 uomini e 364.568 donne evidenziando un aumento del dello 0.6% se comparato a dicembre 2006 (833.005). Il più alto aumento è stato osservato nei settori dell’agricoltura, della caccia e della silvicoltura. Dall’altro lato è diminuito fortemente nel settore della pesca e della piscicoltura. Le persone che lavorano nel settore manifatturiero sono rimaste pressoché invariate rispetto ai mesi precedenti (229.936) così come in quello delle riparazioni (109.185) e del business e degli affitti (72.936). Le Regioni in cui si riscontra il maggior numero di occupati sono: Osrednjeslovenska (263,728), seguita da Podravska (122,556) e Savinjska (105,101). Mentre il più basso numero si riscontra a Zasavska (13,512), Notranjsko–kraška (17,721) e Spodnjeposavska (23,572). Per quello che riguarda invece la disoccupazione, il numero delle persone registrate a gennaio era di 79.969, di cui più della metà erano donne (54%). Se comparato agli ultimi mesi del 2006 si nota un aumento del 2.1% attestandosi intorno all’8.7% (10.6% per gli uomini e 7.2% per le donne). Uno studio comparativo dei tassi di disoccupazione nelle diverse municipalità mostra che i più alti livelli sono raggiunti nelle municipalità di Kuzma (25.1%), seguita da Rogašovci (22.9%) e Turnišče (22.0%), mentre quelli più bassi sono stati osservati a Cerkno (1.2%), Idrija (1.2%) e Gorenja vas – Poljane (2.3%). Labour force, Slovenia, January 2007

Labour force Persons in employment Registered unemployed persons

total persons in paid employment

self-employed persons

Total 917,974 838,005 749,459 88,546 79,969

Men 510,213 473,437 407,663 65,774 36,776

Women 407,761 364,568 341,796 22,772 43,193

Registered unemployment rate, Slovenia, January 2007

XII 06 I 07

%

Total 8.6 8.7

Men 7.1 7.2

Women 10.5 10.6 Note: The data on registered unemployed persons are mediated by the Employment Service of Slovenia.

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Indicatori demografici La Slovenia è uno stato con più di 2 milioni di abitanti di cui il 51% sono donne. Come in tutti glia altri paesi europei si è assistito negli ultimi anni ad un aumento della popolazione anziana. Il gap tra gli anziani (60+) e la popolazione attiva (15-59) è passata dallo 0.35 del 1995 allo 0.36 nel periodo 1998-2000. Mentre le persone sotto i 15 anni sono diminuite dal 18.5% al 16.6%, quelle anziane, sopra i 65, sono aumentate dal 12.1% al 13.6%. I dati si riferiscono ai rapporti dell’UE sui paesi membri all’inizio del 2003, ma la tendenza registrata da studi successivi mette evidenzia il medesimo trend. Il tasso di fertilità è tra i più bassi d’Europa, nel 1999 era del 1.21. Al contrario, l’aspettativa di vita al momento della nascita è molto aumentata, raggiungendo i 71.9 anni per gli uomini ed i 79.1 per le donne. Gli immigrati nel 2000 erano 6.185, di cui il 15% (935) erano cittadini sloveni. L’emigrazione di cittadini sloveni è ugualmente aumentata. Nel 2000 sono emigrate 1.559, persone rispetto alle 776 del ’95. La maggior parte, 815 persone, verso gli stati membri UE di cui 348 in Germania e 157 in Austria, mentre il restante se ne è andato in Canada e negli USA. Population by groups and sex, 30 September 2006

30.6.2006 0:00:00

30.9.2006 0:00:00

Population

TOTAL 2 008 516 2 011 614

Men 985 876 988 397

Women 1 022 640 1 023 217

Citizens of the Republic of Slovenia, excluding citizens temporarily residing abroad

Total 1 955 247 1 956 580

Men 947 766 948 570

Women 1 007 481 1 008 010

Foreigners with permanent residence in Slovenia

Total 29 177 30 500

Men 19 720 20 617

Women 9 457 9 883

Foreigners with temporary residence in Slovenia

Total 24 092 24 534

Men 18 390 19 210

Women 5 702 5 324

Citizens of the Republic of Slovenia

TOTAL 1 986 361 1 987 656

Men 963 794 964 585

Women 1 022 567 1 023 071 Sources: SORS, Ministry of the Interior - Central Population Register, Ministry of the Interior - Administrative Internal Affairs Directorate. Index of the number of population by groups, Slovenia, 30 September 2006

IX 06 IX 01

IX 06 IX 02

IX 06 IX 03

IX 06 IX 04

IX 06 IX 05

Population 100,9 100,8 100,7 100,6 100,4

Citizens of the Republic of Slovenia, excluding citizens temporarily residing abroad

100,4 100,3 100,3 100,2 100,1

Foreigners with permanent residence in Slovenia 230,2 187,4 154,6 139,9 129,5

Foreigners with temporary residence in Slovenia 79,1 86,2 90,1 103,7 94,4

Citizens of the Republic of Slovenia 100,4 100,3 100,3 100,2 100,1

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Indicatori sociali I risultati dello sviluppo in campo sociale sono favorevoli: l’aspettativa di vita si è allungata notevolmente ed il rischio di povertà è diminuito grazie alle riforme che sono state realizzate nel campo della protezione sociale, ad eccezione però di quello sanitario. La principale è quella realizzata in campo pensionistico, innalzando gradualmente l’età pensionabile a 61 anni per le donne e 63 per gli uomini. Nel 2001 la Slovenia si trovava al 29° posto, su 175 paesi, nella graduatoria stimata in base all’Indice di Sviluppo Umano a dimostrazione del miglioramento delle condizioni di vita misurate in base ai valori che quest’ultimo prende in considerazione (scolazzazione, salute e reddito). Nello stesso anno il 25.6% del PIL è stato stanziato per la spesa sociale, nonostante sia ancora sotto la media europea (27.3%). La percentuale del rischio di povertà, considerando il reddito in denaro e servizi, nel 2002 è scesa al 9.9%, 2 punti in meno se si prende in esame solo la parte economica (11.9%) e minore della media UE (15% nel 2001). L’adozione del Programma “Combat Poverty and Social Exclusion” lanciato nel 2000 definisce e riconosce l’inclusione sociale come priorità politica da realizzare. Questo ben si riflette nel NAP 2004-2006 in cui si perseguono gli obiettivi fissati dall’UE per quello che riguarda la lotta contro i due mali del millennio. Grandi miglioramenti si sono ottenuti grazie all’introduzione del reddito minimo e degli assegni familiari, i quali però corrono il rischio di creare elevata dipendenza. Per questa ragione le priorità del NAP puntano ad una reale inclusione lavorativa, attraverso la messa in opera di misure attive nel mercato del lavoro volte a creare occupazione, riqualificazione ed educazione appropriata, condizioni di vita adeguate e diminuzione delle disparità regionali. Inoltre, un’occhiata veloce sui trend disoccupazionali evidenzia una diminuzione costante della disoccupazione a partire dal 2000. Il numero dei disoccupati registrati alla fine di luglio 2004 era di 89.156, 15.000 in meno rispetto a dicembre del 2000, percentuale più bassa dal 1991. Anche il numero dei disoccupati in generale è in costante diminuzione: da 106.601 nel 2000 a 94.739 nel 2004. La tendenza positiva continua anche durante gli ultimi due anni. Come evidenziato per gli altri paesi dell’Europa dell’Est, tale fenomeno colpisce maggiormente i gruppi più vulnerabili e soprattutto i giovani sebbene siano state adottate numerose misure occupazionali ed il trend è in aumento. Di conseguenza anche la situazione occupazionale è in costante miglioramento fino a raggiungendo i massimi livelli nel 2002. Solo nel 2003 il trend si è invertito in senso negativo a causa di circostante macroeconomiche sfavorevoli (bassa crescita economica e recessione nel mercato delle esportazioni) con una diminuzione dello 0.8% arrivando a 777.247 persone. Nei primi mesi del 2004, secondo le recenti statistiche, si notano già i primi segni di ripresa nonostante ci si trovi ancora in una fase di stallo con 777.660 lavoratori occupati.

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STRUTTUTA ORGANIZZATIVA La Slovenia, uscita dal sistema comunista ed entrata in Europa nel 2004 ha dato vita ad una serie di riforme in campo sociale al fine di adattarsi agli standard europei. La Costituzione del 1992 afferma che la Slovenia è uno stato sociale governato sulla base di leggi scritte (art.2), le quali regolamentano 5 ambiti di sicurezze sociale:

Health Protection and Health Insurance Act; Pension and Disability Insurance Act ; Employment and Unemployment Insurance Act ; Family Benefits act ; Social Security Act.

Il potere legislativo nel campo della protezione sociale in Slovenia appartiene alle istituzioni Statali mentre le autorità locali hanno la responsabilità dell’assistenza sociale. Il Ministro del Lavoro, Famiglia e Affari Sociali ed il Ministro della Salute sono responsabili dello sviluppo della politica di protezione sociale e della supervisione della corretta implementazione di tale sistema. Gli schemi assicurativi sono amministrati dalle agenzie stesse: the Health Insurance Agency, the Pension and InvaliditàInsurance Agency e the Employment Agency. I partner sociali sono coinvolti nella gestione delle agenzie, mentre le unità regionali e gli uffici di collocamento locale rappresentano l’aspetto decentralizzato del sistema. Disoccupazione: Riferimento legislativo: Act on Employment and Unemployment Insurance, 1991, emendato nel 1998. Le indennità sono amministrate dagli uffici di collocamento locali, ma è l’ufficio centrale (ESS) che si occupa di tutti i singoli casi di occupazione e disoccupazione, inclusi i lavoratori stranieri. Sono coperti i lav.subordinati, gli autonomi, i lav. statali, ed i membri delle cooperative artigiane e della pesca. Gli assicurati contribuiscono con lo 0.14% del salario lordo, i datori di lavoro con lo 0.06% del libro paga e lo stato fornisce delle sovvenzioni. Eleggibilità: Sono ammessi a beneficiare dell’indennità coloro che hanno lavorato almeno 12 mesi durante gli ultimi 18 mesi e che il licenziamento non sia dovuto per volontà o colpa del disoccupato. Salute e malattia: Riferimento legislativo. Health Care and Health Insurance Act, 1992, emendato più volte negli anni successivi; Occupational Health and Safety Act, 1999, emendato nel 2001; Pension and Disability Insurance Act, 1999. Il Ministero della salute è responsabile della politica sanitaria, della legislazione e degli accordi bilaterali, mentre il National Health Insurance Institute (NHII) si occupa dei singoli casi di assistenza sanitaria, indennità di malattia e cause contro le industrie. L’Istituto è un’istituzione nazionale indipendente. Per quello che riguarda la malattia sono coperti i lavoratori subordinati, gli autonomi ed i coltivatori se assicurati. Il finanziamento avviene per il 6.36% dello stipendio lordo dei lavoratori e il 6.36% lordo del libro paga dei datori di lavoro. Mentre il contributo dello stato si differenzia in “kind and cash”. Il governo paga per la sanità del personale militare, i rifugiati e i detenuti e per la raccolta del sangue, organi, e tessuti per il trapianto. Assegni familiari, di maternità/paternità e Assistenza sociale: Riferimento legislativo: Act on Parenthood Protection and Family Benefits, 2001; Social Assistance and Service Act, 1992, emendato nel 2002. La responsabilità legislativa, di stipulare accorsi bilaterali e di elaborazione dei programmi spetta al ministero competente mentre tutti i compiti gestionali sono affidati a livello locale.

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Sul territorio sono dislocati 62 Social Work Centres (CSW) i quali raccolgono le richieste di indennità e identificano coloro che sono eleggibili, ma l’assegno è erogato direttamente dal ministero. La copertura per la maternità si rivolge a coloro che sono eleggibili ai benefici di maternità e le persone assicurate per il permesso parentale. I lavoratori subordinati contribuiscono con il 10% del loro stipendio lordo; gli autonomi con il 20% dell’assicurazione precedente. I datori di lavoro col 10% lordo del libro paga mentre lo stato finanzia il 92% dei costi dalla tassazione generale. Unico requisito per ricevere gli assegni familiari è la residenza in Slovenia. Il costo è totalmente a carico dello stato. Pensione di vecchiaia e disabilità Riferimento legislativo: Pension and Disability Insurance Act, 1999. I programmi, le leggi e gli accordi bilaterali vengono elaborati dal ministero competente, mentre l’Institute for Pension and Disability Insurance (IPDI) è responsabile del pagamento della pensione di anzianità, disabilità, ai superstiti e di un altre indennità sociali, quali l’assistenza sociale per gli anziani o disabili che non hanno ancora raggiunto le condizioni per il pensionamento. Sono coperte le persone impiegate nel settore pubblico, nell’industri, commercio e agricoltura; i membri delle cooperative della pesca e dell’artigianato, ed i lavoratori autonomi. Il finanziamento è suddiviso tra la persona assicurata (15.50% dello stipendio); il datore di lavoro (media del 8.85% rispetto al libro paga) e lo stato, che copre i costi per i veterani e certi gruppi di assicurati come i poliziotti e gli imprevisti. Pensione di invalidità Sono coperti i lav. dipendenti, gli autonomi, studenti, disabili fisici e psichici, i volontari ed i detenuti. I contributi per le indennità derivanti dall’inabilità temporanea o permanete sono coperti dalla combinazione dell’assicurazione per la vecchiaia, disabilità e malattia, per gli assicurati. Gli autonomi ed i coltivatori invece pagano lo 0.53% per la copertura dell’inabilità temporanea dall’assicurazione per la vecchiaia e la disabilità. Il governo copre gli eventuali deficit. Un importante ruolo è ricoperto anche dalle organizzazioni no-profit e del volontariato il cui ruolo e statuto legale è definito nella Costituzione e nei successivi atti legislativi. All’inizio degli anni ’90 c’è stato un grande incremento nel numero delle associazioni sportive, culturali ed in quelle che forniscono servizi sociali e sanitari. I programmi e le attività da loro svolte sostengono ed affiancano le misure nazionali ed i servizi pubblici che altrimenti non riuscirebbero a far fronte agli innumerevoli e svariati bisogni della popolazione.

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RISORSE FINANZIARIE E LIVELLI DI SPESA La spesa sociale nel 2004 ha raggiunto 1.492.409 milioni arrivando al 24.4% del PIL. Se comparata al 2003 ha avuto un aumento del 3.1% e addirittura del 32.8% rispetto al 1996. In Slovenia il sistema di protezione sociale è di natura contributiva, ossia è finanziato dai contributi versati dai datori di lavoro e dai lavoratori (70%). Nel 2004 i primi ammontano a 27.1% ed i secondi a 39.9%. Il restante è finanziato dal budget statale e da altri (30%). La spesa maggiore è stata a favore degli anziani (43%), servizi sanitari (32.7%), famiglia e minori (8.6%) e disabili (8.1%). Lo Stato cerca di regolare le disuguaglianze relative all’accesso delle diverse risorse e relativi servizi attraverso “gli assegni e le prestazioni sociali” erogati, la cui somma ed il genere sono definiti dalla legge. Mentre le risorse per il loro finanziamento vengono prelevate dalle tasse e dai contributi obbligatori che il cittadino versa nel budget statale o nei fondi pubblici. Il sistema previdenziale è infatti finanziato sulla base di due schemi differenti:

• “Piani di assicurazione”, finanziati principalmente dai lavoratori e dai datori di lavoro. • Le spese per i carichi di famiglia, i servizi e le indennità di assistenza sociale sono

interamente coperti dal bilancio statale. L’aiuto alla persona, alla famiglia e all’affitto sono finanziati dal bilancio degli enti locali. Uno studio comparato tra il sistema sociale europeo e quello sloveno mostra come le risorse dedicate a quest’ultimo rientrino nella media europea in termini di spesa rispetto al PIL.

Mio SIT

1996 2000 2001 2002 2003 2004

Total expenditure 666,318 1,072,763 1,212,967 1,352,603 1,428,178 1,525,206

Social benefits 652,045 1,045,065 1,183,267 1,320,545 1,395,358 1,492,409

Cash social benefits 450,264 716,613 802,514 902,515 942,378 1,000,467

Social benefits in kind 201,781 328,452 380,753 418,030 452,980 491,942

Administration costs 11,913 23,061 25,691 28,308 28,456 29,487

Other expenditure 2,360 4,637 4,009 3,750 4,364 3,310

Total receipts 666,036 1,054,101 1,190,355 1,333,874 1,429,147 1,511,426

Social contributions 472,298 698,593 784,119 887,562 953,622 1,012,933

Employers' social contributions 216,248 284,390 315,947 355,261 387,200 409,795

Social contributions by the protected persons

256,050 414,203 468,172 532,301 566,422 603,138

General government contributions 187,295 331,836 388,269 424,801 457,624 478,287

Other receipts 6,443 23,672 17,967 21,511 17,901 20,206

Mio SIT

1996 2000 2001 2002 2003 2004

Total 652,045 1,045,065 1,183,267 1,320,545 1,395,358 1,492,409

Sickness / Health care 200,804 320,677 371,644 413,242 452,499 488,419

Disability 55,399 93,545 103,242 112,934 115,489 121,416

Old age 287,978 452,227 516,224 589,994 603,914 641,720

Survivors 12,841 20,599 22,190 24,090 23,650 24,744

Family / children 55,255 96,355 105,687 112,834 120,212 128,095

Unemployment 27,821 44,516 43,493 41,573 42,968 46,249

Social exclusion not elsewhere classified 11,947 17,146 20,787 25,878 36,626 41,766

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Finora la Slovenia ha partecipato a 20 progetti nell’ambito dell’iniziativa comunitaria Equal in partenariato con altri enti e organizzazioni europee soprattutto nel settore dell’occupabilità (11), della formazione continua (4), della segregazione di genere (4) e dei rifugiati (1). SERVIZI SOCIALI I servizi e le misure realizzate in campo sociale sono finalizzate alla prevenzione ed alla soluzione dei problemi sociali degli individui, delle famiglie e dei gruppi di cittadini. Tali attività sono destinate alla prevenzione del disagio sociale e comprendono servizi di assistenza nei confronti di coloro che si trovano in stato di bisogno. Includono un primo aiuto sociale, assistenza individuale e alle famiglie, istituzionalizzazione per i casi più gravi, consulenza, cura ed impiego sotto particolari condizioni e assistenza ai lavoratori presso le ditte e negli istituti. Gli stranieri devono possedere il permesso di soggiorno per poter godere di tali servizi. In Slovenia, come negli altri paesi europei, si sta assistendo ad una crescente esternalizzazione dei servizi sociali. Molti di questi sono erogati da organizzazioni non governative su propria iniziativa, mentre altre volte lo stato, identificato e valutato l’interesse pubblico nei confronti di un determinato servizio spesso può decidere di concedere delle sovvenzioni. Questo meccanismo si è rivelato particolarmente efficace e di notevole successo soprattutto quando sono formulati progetti di alta qualità orientati ai bisogni dell’utente. Uno degli obiettivi del Ministro del Lavoro, della Famiglia e degli Affari Sociali è quello di elaborare un nuovo approccio per risolvere le difficoltà sociali. In quest’area un ruolo fondamentale viene esercitato dalle NGO soprattutto per quello che riguarda lo sviluppo di nuovi progetti basati sulle reali necessità dei beneficiari. Grazie ai loro forti legami con la società civile riescono a rispondere in modo preciso alle differenti necessità sia dei singoli individui che dei gruppi. Queste ultime sono in procinto di disegnare un nuovo sistema di welfare in collaborazione col settore pubblico. Dal 1993 il Ministero sta supportando lo sviluppo delle NGO, attraverso la regolarizzazione delle basi legali per il corretto svolgimento delle proprie attività, l’identificazione di specifiche aree di intervento, la fornitura e la redistribuzione delle risorse, la pubblicazione di gare d’appalto pubbliche per ottenere sovvenzioni statali, la concessione di permessi di lavoro assicurando alti standard di esecuzione progettuale. Un incremento nei finanziamenti è avvenuto nel 1996, quando si è raggiunta la somma di 136 milioni. Tuttora il National Programme Social Welfare pone l’accento sull’importanza dei finanziamenti al fine di dare sostenibilità ai progetti realizzati. Occasionalmente le istituzioni pubbliche partecipano all’implementazione dei progetti ma non come componenti del loro servizio pubblico. Il livello di finanziamento è aumentato di anno in anno raggiungendo nel 2006 1.256.483.000,00 tolar. Visto il successo dei progetti realizzati dalle NGO, il Ministero, nel 1998, ha deciso di stanziare un finanziamento multi-anno. Nello stesso anno furono siglati i primi contratti di durata

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quinquennale, assicurando così una certa stabilità ai fornitori. Una volta concluso il contratto, i progetti ricevono un rinnovo del finanziamento per ulteriori 5 anni sulla base di una gara d’appalto pubblica. Sovvenzioni progettuali multi-anno:

YEAR SUBSIDIES (tolars)

1996 136.100.000,00

1997 170.300.000,00

1998 248.500.000,00

1999 347.900.000,00

2000 501.700.000,00

2001 678.033.000,00

2002 872.753.000,00

2003 976.557.516,00

2004 1.269.817.000,00

2005 1.254.271.928,00

2006 1.256.483.000,00

Nel 2006 il Ministero aveva come obiettivo quello di finanziare più di 60 progetti i quali avrebbero costituito un’importante sostegno alle attività fornite dalla rete dei servizi pubblici. Con la stipula di appostiti contratti e convenzioni il Ministero ha assicurato un impiego a circa 190 specialisti di vari settori ed ha coinvolto numerosi volontari, i quali contribuiscono a migliorare la qualità del progetto. I progetti finanziati sono divisi essenzialmente in quattro gruppi:

Riabilitazione sociale dei tossicodipendenti: prevenzione dei rischi e dei problemi derivanti dall’abuso di sostanze stupefacenti e farmaci, riduzione del danno e del numero di tossicodipendenti. I progetti sono realizzati in centri diurni, gruppi di terapia, ambiente in cui il gruppo vive, uffici di informazione e consulenza.

Progetti di sperimentazione e sviluppo di assistenza sociale: centri di trattamento e cura di minori e giovani senza famiglia, speciali programmi di prevenzione per minori con problemi già diagnosticati, numero verde di aiuto, gruppi di mutuo aiuto, centri di accoglienza e riparo per i senza tetto e tutti i progetti finalizzati all’eliminazione delle difficoltà sociali.

Progetti per malati mentali: per le persone affette da disturbi mentali di lunga durata (centri diurni, uffici di informazione e consulenza, programmi di advocacy, gruppi di auto-mutuo aiuto…).

Centri e case per donne e madri: programmi di sostegno psicologico e sociale per donne e minori abusati.

Accanto alla sovvenzione dei progetti pluriennale, a cui è assegnata la quota maggiore dei finanziamenti, il Ministero finanzia un certo numero di progetti mediante apposite gare pubbliche d’appalto annuali, alcuni di importanza minore (progetti A) ed altri più vasti (B). In generale, ogni anno sono finanziati in media dai 150 ai 200 progetti. Anche quest’anno il Ministero continuerà a supportare il lavoro delle NGO attraverso questi sistemi ed altre forme di cooperazione puntando soprattutto ad estendere le aree di intervento, migliorando l’approccio professionale e adattando i progetti ai reali bisogni degli utenti. Allo stesso tempo punta a rinforzare il ruolo del volontariato e a coinvolgere maggiormente le comunità locali in questa sfera di attività come presupposto per lo sviluppo di progetti che rispondano realmente ai bisogni dei cittadini.

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SERVIZI SOCIO-EDUCATIVI PER MINORI Nel 1999 la Slovenia ha ratificato la Convenzione Europea sui diritti dell’uomo, la quale garantisce a livello internazionale anche la tutela dei diritti dei minori. Inoltre questi ultimi, a livello di legislazione nazionale sono definiti all’interno del “Mariane and Family Act”. Se vi sono condizioni di incapacità temporanea o permanete dei genitori di prendersi cura dei propri figli, questi vengono dati in custodia ad altre persone, purchè aventi determinati requisiti. L’obiettivo di questa misura speciale, è garantire al minore lo sviluppo armonico della propria personalità attraverso la cura, l’educazione e la formazione al fine di trovare un lavoro dignitoso e di vivere una vita indipendente, oltre a tutelare i suoi interessi economici ed i suoi possedimenti. I “custodi” sono scelti dal Social Work Centre tra le persone che rispondano a certe caratteristiche (es: non aver perduto la patria potestà, capacità di esercitare i propri diritti…). La Slovenia punta tantissimo sull’educazione dei minori, a partire già da un anno di età affichè questi ricevano un’istruzione adeguata ed acquisiscano le abilità necessarie per inserirsi nel mondo del lavoro in modo che non entrino nel circuito della disoccupazione e, di conseguenza dell’emarginazione sociale e della povertà L’educazione pre-scolastica è realizzata in istituti pubblici e privati; non è obbligatoria ad eccezione dell’ultimo anno che precede l’entrata alla scuola elementare. Gli asili sono dei servizi con lo scopo di sollevare e sostenere la famiglia nell’allevamento e nella cura dei figli, migliorando la qualità della vita di entrambi e creando le basi per uno sviluppo integrato del minore. La responsabilità organizzativa e finanziaria è delle municipalità locali. Al compimento del 6 anno di età i bambini entrano nel ciclo di educazione formale ed obbligatoria, introdotta in Slovenia già a partire dall’epoca dell’impero Austro-Ungarico. La Costituzione stessa garantisce il diritto di tutti i cittadini a ricevere un istruzione di base adeguata e gratuita. Quest’ultima è infatti finanziata dal budget statale. Le Università ed i collegi professionali sono invece autonomi. Finora la Slovenia ha siglato oltre 30 accordi bilaterali, 20 programmi e alcuni protocolli d’intesa. Dal 1992 partecipa attivamente ai progetti realizzati dal Consiglio d’Europa ed è stata coinvolta nei programmi dell’Unesco. Ha inoltre preso parte dal 1999 nei programmi europei Socrates, Leonardo e Youth. Il Ministero dell’Educazione dello Sport collabora con l’OECD dal 2002. Negli ultimi anni la spesa per l’istruzione si è attestata circa sul 6% del PIL. Nel 2002, il 67% della popolazione aveva ottenuto il diploma d’istruzione secondaria. The educational attainment of the population aged 15 and above at the time of census data collection (in percent):

1971 1981 1991 2002

Basic education or no formal education 71.6 59.5 47.9 32.9

(Upper) secondary education or above 28.4 40.1 52.0 67.1

Youth education attainment level (Percentage of the population aged 20 to 24 having completed at least upper secondary education) - Labour Force Survey (LFS)

1996 2000 2001 2002 2003 2004

84.4 87.0 85.9 90.0 90.7 89.7

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Share of public expenditure for formal education in GDP by level of education (%)

* Estimate

Children, pupils and students enrolled in education programmes:

1980/81 1985/86 1990/91 1995/96 2000/01 2001/02 2002/03 2003/04

Pre-school education

71,784 75,669 73,631 66,553 63,328 61,803 58,968 54,515

Basic education 217,806 225,789 225,640 193,914 180,874 177,755 175,743 177,535*

(Upper) secondary education

90,874 80,451 92,060 102,079 104,840 103,528 103,538 103,203

Higher vicational education

- - - - 4,760 6,170 8,796 11,099

Higher education**

27,707 29,601 33,565 45,951 68,427 72,320 72,344 70,774

Data for pre-school education, higher vocational education and higher education refer to the beginning of the school year. Data for basic education and (upper) secondary education at the end of school year. * The beginning of the school year ** Excluding candidates for graduation having student status (absolventi) La conoscenza è il “focus” dello sviluppo, secondo quanto sostenuto dal Governo Sloveno, il quale punta a costruire una società basata sul “sapere” al fine di risponder in maniera deguata ai cambiamenti ed alle esigenze del mercato del lavoro. Ed è proprio su questi principi che si è progettata la riforma del sistema educativo, i cui punti centrali sono:

• Pari opportunità di accesso; • Possibilità di scelta; • Incoraggiare un’istruzione di qualità; • Aumento degli insegnanti, dell’autonomia scolastica e della responsabilità

professionale; • Interculturalità; • Formazione continua.

I minori che con “problemi speciali” ricevono un’assistenza e una cura particolare ed la possibilità di partecipare a speciali programmi che sono adattati ai loro bisogni e sono realizzati da un esperto del settore.

2001 2002 2003*

Total 6.13 6.02 6.09

Pre-school education 0.59 0.59 0.56

Basic education 2.51 2.62 2.69

(Upper) secondary education 1.69 1.48 1.48

Tertiary education 1.33 1.33 1.36

Not allocated by levels 0.01 0.00 0.00

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SERVIZI PER DISABILI In Slovenia, la condizione sociale di coloro che soffrono di disturbi mentali non è migliorata significativamente negli ultimi anni, in particolar modo per quello che riguarda l’accesso ai servizi educativi e al mondo del lavoro. Il processo di integrazione è solo agli inizi e vi è la necessità di espanderlo anche a coloro che soffrono di gravi disturbi. Il processo di de-istituzionalizzazione minorile dovrebbe essere velocizzato in modo da realizzare dei servizi di cura alternativi all’interno della comunità stessa, evitando l’0isolamento del minore. Anche l’accesso al mondo del lavoro è molto limitato e costellato da numerosi ostacoli soprattutto per coloro che soffrono delle forme di disabilità più grave. Le maggiori barriere si riscontrano in campo legislativo poiché il diritto a beneficiare degli assegni di invalidità sono erogati solo a coloro che per il proprio status non riescono a lavorare. Non esiste una definizione comune del termine “intellectual disability”, il quale comprende al suo interno sia i disturbi di apprendimento (learning disability) che il ritardo mentale e si riferisce a tutti quei disturbi di carattere permanente, presenti dalla nascita o sviluppatesi prima dei 18 anni. E’ caratterizzato da una abilità intellettiva inferiore rispetto alla media, da limitazioni funzionali e difficoltà di adattamento. Tale staus è sancito da diversi atti e provvedimenti legislativi tra cui i più importanti sono i seguenti: il Placement of Children with Special Needs Act 2000 (Placement Act); L’ Act on the Social Care of Mentally and Physically Disabled People 1983 (Social Care Act); e l’ Act on the Vocational Rehabilitation and Employment of People with Disabilities 2004 (Vocational Rehabilitation Act). Come detto in precedenza il Social Act è discriminatorio, in quanto lo staus di invalido, se da un lato permette di accedere agli assegni ed indennità sociali, dall’altro presuppone automaticamente l’incapacità a svolgere qualsiasi tipo di lavoro. Essi non sono neppure registrati presso l’Ufficio di collocamento come disoccupati. Esistono diverse procedure per identificare e valutare tale disturbo a seconda che si debba formulare una proposta educativa per minori, occupazionale per adulti o determinare l’accesso agli assegni sociali. Nel primo caso la Placement Commission è responsabile della diagnosi del minore, la quale si suddivide in 5 livelli di gravità: borderline, mite, moderata, grave e profonda. A partire dal 2004 la Rehabilitation Commission è formalmente responsabile della valutazione della capacità lavorativa degli adulti con lieve disabilità. Coloro che invece soffrono di un disturbo moderato, grave o profondo ricevono lo status di invalido in base al Social Care Act sono posti sotto la custodia di un tutore tramite provvedimento del giudice. Ciò provoca una barriera insormontabile nel trovare un’occupazione in quanto perdono i diritti economici e civili. Per questo i giudici sono sempre più propensi ad affidare la custodia a parenti o comunque una custodia parziale e non totale in modo da permettere alla persona di lavorare. Non esistono però statistiche nazionali complete ed aggiornate su tale fenomeno e sui servizi correlati. Dati precisi esistono solo per quello che riguarda i minori perché vengono acquisiti dal sistema scolastico. Si nota come il numero dei minori con disabilità mentale si sia dimezzato nell’ultima decade, passando da 6.245, nel 1990, a 3.351 nel 2002. Il trend evidenziato è quello dell’aumento di centri di cura giornalieri e dell’integrazione di tali minori nelle scuole pubbliche, de-istituzionalizzandoli. Negli istituti infatti vengono collocati solo coloro che soffrono dei disturbi più gravi. Il livello di disabilità diagnosticato determina la tipologia del programma educativo e la scuola, o l’asilo in cui il minore sarà collocato. Nel 2001 il 70% dei minori soffriva di disturbi borderline o moderati, i quali possono iscriversi alla scuola “normale”. Quelli con disturbi lievi in scuole speciali con un programma speciale (2.303 nel periodo 200 – 2001), ed infine i casi più gravi in istituti residenziali. Nel 2000 821 bambini vivevano in 5 istituti di questo tipo. Per quello che riguarda invece la pari opportunità di accesso al mondo del lavoro, nel maggio 2004 sono stati apportati numerosi emendamenti al Vocational Rehabilitation Act, tra cui l’introduzione di sgravi fiscali e contributivi per le aziende che assumono persone disabili, nella misura del 40%, e del “support employment”, simile ad un coach che funge da formatore e supervisore del lavoro realizzato dal disabile, offrendo anche servizi di trasporto e assistenza tecnica. I dati relativi all’impiego e alla disoccupazione dei disabili non sono attualmente

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disponibili anche se si può affermare che quest’ultima è notevolmente aumentata a partire dal 1992. Attualmente vi sono due possibilità di trovare lavoro: essere impiegato a tempo pieno nelle aziende tradizionali o in quelle “protette”. La maggior parte è occupato in queste ultime, anche se non può essere considerato un rapporto di lavoro vero e proprio poiché non hanno un contratto e non ricevono lo stipendio, solo dei “premi”. SERVIZI PER ANZIANI La situazione slovena è molto simile a quella italiana e a tutti gli altri paesi europei. Negli ultimi vent’anni si è assistito ad un vertiginoso aumento della popolazione anziana. Siamo di fronte ad una stransizione demografica che ci ha portato negli ultimi anni ad avere molti più anziani rispetto ai giovani e di conseguenza un totale ripensamento delle politiche pubbliche mediante l’elaborazione di specifici piani e programmi di intervento. Nel 1995 le persone con più di 65 anni rappresentavano il 12.5% della popolazione, 249.046, ora sono quasi raddoppiati. Nel 2004 il numero di pensionati era di 523.854, di cui 58.9% solo di vecchiaia. Gli anziani con più di 80 anni sono sempre più in aumento ed il rischio che si corre è quello di non avere abbastanza strutture pubbliche che possano permettere il ricovero di coloro che non sono più auto-sufficienti o abbastanza denaro per prendersi in carico, tramite il pagamento di una retta in istituti privati, di quelli che non hanno più famiglia. Il Social Welfare Act individua tre tipologie di servizi:

- Institutions for social care, - Old people’s home, - Special Social care institutions.

Le “Case per Anziani” sono prevalentemente auto-finanziate mediante il pagamento di una retta da parte dei residenti. Attualmente vi risiedono 13.800 anziani. Sebbene gli “Istituti di cura” siano definiti dalla legge come “attività no-profit”, l’eccessiva commercializzazione di tali servizi per mancanza di sovvenzioni pubbliche può portare numerosi effetti negativi (es. il massimo numero di pazienti a scapito della qualità dei servizi offerti). Nella case per anziani si avuto inoltre un aumento di persone malate con la necessità di trattamenti medici, riabilitazione e costante supervisione, a cui ovviamente segue l’aumento di personale specializzato con un ulteriore aggravio dei costi. Alcune vengono mandate direttamente dagli ospedali, aumentando la domanda di servizi sanitari specifici, soprattutto quelli di natura infermieristica. Di conseguenza, questi istituti, che inizialmente erano di “social care”, si stanno trasformando in “health care institution”.

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POVERTA’ ED ESCLUSIONE SOCIALE Le ricerche sulla povertà e le ineguaglianze di reddito sono state trascurate per lungo tempo, come in tutti gli altri paesi socialisti, fino al processo di transizione iniziato a partire dalla fine degli anni ’80. Il regime precedente, nel perseguire l’obiettivo del mantenimento della piena occupazione e dell’appiattimento delle disuguaglianze degli standard di vita, non supportava alcuna ricerca che sostenesse una tesi opposta, ossia, che dimostrasse che il sistema attuale avesse fallito e che un’alta percentuale di popolazione vivesse in condizioni di povertà sommersa. All’inizio degli anni ’90 però l’estensione della povertà raggiunse dei livelli talmente elevati che non era più possibile fare finta di niente. Ciò fu dovuto principalmente alle conseguenze economiche negative del processo di transizione da un’economia statale ad un sistema di libero mercato e della guerra all’interno della ex-Yugoslavia, le quali portarono ad un aumento vertiginoso dei tassi di disoccupazione. Quest’ultima, che finora era quasi sconosciuta, colpì gran parte della popolazione nonostante il livello di istruzione e l’esperienza maturata a livello lavorativo. Di conseguenza, la povertà e le disuguaglianze di reddito divennero eclatanti. Ora, con lo stabilirsi di un governo democratico a sistema multipartitico, i cittadini chiedono una valutazione critica della situazione e delle misura adeguate per arginare il fenomeno. Nel 2000 il Governo Sloveno adotta il Programma Nazionale per la lotta contro la Povertà e l’Esclusione Sociale, facendo della prevenzione uno degli obiettivi fondamentali della politica sociale. Tutti i settori che possono contribuire ad alleviare tali condizioni (politiche per l’occupazione, istruzione, salute, assistenza e servizi sociali, alloggi, e politiche per la famiglia) hanno elaborato programmi specifici e sviluppato nuove strategie d’intervento. La qualità e l’approccio integrato e multidimensionale ne sono il fondamento. Al fine di monitorare lo sviluppo sociale nei paesi UE alla fine del 2001 il Consiglio Europeo ha stabilito 18 indicatori statistici. Due anni dopo l’Eurostat ha elaborato una metodologia per le nuove ricerche EU sul reddito e gli standard di vita (UE-SILC). La Slovenia ha condotto per la prima volta questa ricerca nel 2005 con il calcolo degli indicatori che si riferisce al 2004, la quale ha prodotto i seguenti risultati: Basic social cohesion indicators according to EU-SILC, 2004

Income in cash

Income in cash + in kind

At risk of poverty rate (%) 12.1 11.4

At risk of poverty threshold (EUR1)) 5,278 5,516

At risk of poverty threshold (SIT) 1,261,821 1,318,908

At risk of poverty threshold for a household consisting of two adults and two children (EUR1))

11,083 11,585

At risk of poverty threshold for a household consisting of two adults and two children (SIT)

2,649,825 2,769,708

At risk of poverty rate before social transfers (except old-age and survivor's pensions) (%)

25.8 24.8

At risk of poverty rate before all social transfers (%) 42.2 40.9

Inequality of income distribution: S80/S20 quintile share ratio 3.4 3.3

Inequality of income distribution: Gini coefficient (%) 23.8 23.0

1) EUR rate: Eurostat, New Cronos Database.

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Basic social cohesion indicators according to the Household Budget Survey, 2004

Income in cash

Income in cash + in kind

At risk of poverty rate (%) 11.8 10.4

At risk of poverty threshold (EUR1)) 4,615 4,961

At risk of poverty threshold (SIT) 1,103,450 1,186,065

At risk of poverty threshold for a household consisting of two adults and two children (EUR1))

9,692 10,418

At risk of poverty threshold for a household consisting of two adults and two children (SIT)

2,317,245 2,490,736

At risk of poverty rate before social transfers (except pensions) (%) 19.4 17.2

At risk of poverty rate before all social transfers (%) 40.6 37.4

Inequality of income distribution: S80/S20 quintile share ratio 3.4 3.2

Inequality of income distribution: Gini coefficient (%) 24.1 22.4

1) EUR rate: Eurostat, New Cronos Database. Come si evince dai dati sopra riportati, il 12.1% della popolazione slovena vive sotto la soglia di povertà. Il rischio aumenta maggiormente per le donne, soprattutto per quelle che superano i 65 anni di età (26%). L’impatto dei trasferimenti sociali è fondamentale, in quanto se non venissero considerati come reddito, la percentuale raggiungerebbe il 25%. Per quello che riguarda invece il numero dei componenti del nucleo familiare si osserva che le famiglie composte da una sola persona sono le più vulnerabili (44%) indipendentemente dall’età, con le donne che sono più esposte (48%). Un alta percentuale si osserva anche nelle famiglie mono-parentali con almeno un o più figli a carico (21%). Un’altra categoria di soggetti vulnerabili sono le persone inattive, eccetto i pensionati. Tra queste il gruppo più vulnerabile è quello dei disoccupati (25%). Comparando questi dati con quelli delle ricerche condotte negli altri paesi europei, emerge che nel 2004 la Slovenia aveva un basso tasso di povertà – superata solo dalla Repubblica Ceca, l’Olanda e la Svezia. Le ineguaglianze di reddito sono invece misurate dal coefficiente Gini. Quest’ultimo varia da 0 a 100: quando è 0 significa che tutte le persone ricevono lo stesso reddito, mentre quando è 100 solo 1 persona riceve tutto il reddito. Quindi maggiore è il coefficiente Gini, maggiori sono le disuguaglianze. Nel 2004 era il 23.8%, uno tra i più bassi d’Europa. Solo la Svezia e la Danimarca hanno valori inferiori. Coefficiente Gini (misura delle differenze di reddito)

Fonti: European Commission (2002); Statistical Office of the Republic of Slovenia (2002)

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SITUAZIONE OCCUPAZIONALE E POLITICHE DI INCLUSIONE LAVORATIVA L’obiettivo del National Employment Action Plan Sloveno è quello di raggiungere uno sviluppo economico e sociale bilanciato, accompagnato dall’aumento dell’occupazione e degli standard di vita, in linea con gli obiettivi sanciti dal Consiglio Europea di Lisbona (piena occupazione, miglioramento della qualità e della produttività del lavoro, rafforzamento della coesione e dell’inclusione sociale). La disoccupazione è infatti una delle cause principali di povertà e, per i gruppi più vulnerabili è un problema strutturale, nonostante le disparità all’interno del mercato del lavoro siano notevolmente diminuite negli ultimi due anni. La principali cause strutturali possono essere raggruppate nelle seguenti categorie:

Le differenze di genere: il tasso annuo di disoccupazione femminile (7.1% nel 2003) è ancora molto più alto rispetto a quello maschile (6.4%), anche se inferiore alla media europea (10%).

Disoccupazione giovanile: specialmente tra le donne (18.7%, comparato con la media europea del 15.8%) rispetto agli uomini (13.1%).

Disoccupazione di lungo periodo:Sebbene sia diminuita a partire dal 2003 come risultato delle priorità delle politiche per l’occupazione, è ancora al 46%.

Basso livello d’istruzione: Tra i disoccupati registrati, il 45.6% nel 2002 ed il 42.8% nel 2003 sono persone senza un’istruzione professionale di base, le quali nel processo di ristrutturazione del sistema economico non hanno le conoscenze adeguate che gli permettano di trovare un lavoro sicuro.

Disabili: Le persone disoccupate con disabilità ammontano al 14.5% nel 2002 ed a 9.2% nel 2003.

Disparità regionali: Il fenomeno è concentrato maggiormente nell’Est del paese (in Pomurje nel 2004 ammonta al 16.8%).

Lo stautus dei immigrati: La situazione odierna del mercato del lavoro sloveno non è particolarmente favorevole verso i Roma a causa della mancanza delle qualifiche di base e dei pregiudizi nei loro confronti. L’impiego regolare di queste persone è raro, mentre predominano forme irregolari.

Prendendo in esame velocemente i dati relativi ai livelli di disoccupazione degli anni precedenti, si nota che a partire dal 2000 il trend ha subito una costante diminuzione. Il numero dei disoccupati registrati alla fine del giugno 2004 era di 89.156, 15.000 in meno del dicembre 2000, è il numero più basso dal 1991. Anche la media annuale è scesa notevolmente, da 106.601 a 94.739. L’essenza dello sviluppo economico sloveno è rappresentata dalla creazione intensiva di nuove forme di lavoro caratterizzate da un approccio imprenditoriale ed innovativo. La crescita occupazionale inizia a partire dal 1997 e solo nel 2002 e 2003 si arresta a causa della recessione nel mercato delle esportazioni e a delle circostanze macroeconomiche sfavorevoli, presentando degli indici negativi (-0.3% e –0.4% rispettivamente). In quest’ultimo anno infatti il numero degli occupati diminuisce dello 0.8%, arrivando a 777.670 persone. A questo segue un periodo di stagnazione, da gennaio a maggio gli occupati sono aumentati solo di 423 unità (777.670). Possiamo dunque affermare che dal 2000 al 2003 il numero delle persone occupate è diminuito dell’1.2%. Le misure poste in essere dal governo sloveno ed enunciate dal NAP sono rivolte principalmente a:

1. Incoraggiare la costituzione di nuove imprese e promuovere la creazione di nuove forme di lavoro;

2. Promuovere l’adattabilità e la mobilità all’interno del mercato del lavoro;

3. Favorire lo sviluppo del capitale sociale e della formazione continua; 4. Promuovere l’uguaglianza di genere; 5. Combattere le discriminazioni in ambito lavorativo; 6. Diminuire delle disparità regionali.

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1. Incoraggiare la costituzione di nuove imprese e promuovere la creazione di nuove

forme di lavoro. La Slovenia ha posto una speciale attenzione all’introduzione della cosiddetta “cultura d’impresa” al fine di stimolare la creazione, nel prossimo futuro, di nuove forme di lavoro quantitativamente e qualitativamente migliori. Al fine di permettere ciò sono stati realizzati numerosi cambiamenti anche a livello legislativo soprattutto per quello che riguarda i meccanismi di registrazione e di avvio di un’attività d’impresa, notevolmente semplificati, diminuzione delle imposte e fornitura di servizi supplementari di supporto. Le misure poste in essere, volte anche a favorire l’impiego delle persone con disabilità sono le seguenti:

- rimborso di una parte del salario sia per coloro che assumono persone disabili sia per coloro che promuovono nuove forme di occupazione;

- sovvenzioni speciali all’interno del programma “The Disabled Assist the Disabled” per l’assistenza domiciliare delle persone con disabilità;

- sovvenzioni per l’impiego in attività no-profit, programma “One Thousand New Possibilities”;

- l’isituzione di un fondo speciale (Work Found); - conservazione del posto di lavoro in accordo con l’Atto di assistenza alle imprese in

difficoltà; - programmi riservati ai lavoratori licenziati; - programmi di occupazione locale; - rimborso dei contributi sociali versati dal datore di lavoro; - sostegno alla creazione di PMI.

2. Promuovere l’adattabilità e la mobilità all’interno del mercato del lavoro Il trend del numero dei disoccupati registrati è molto variabile in quanto influenzato dai flussi di persone che entrano ed escono dallo “status” di disoccupati evidenziando un aumento della dinamicità e della flessibilità della forza lavoro slovena e di una sufficiente domanda di lavoro. Di conseguenza cambia anche la struttura della disoccupazione acquisendo dimensioni differenti. Possiamo dividere i disoccupati essenzialmente in due grandi categorie:

- gli “occupabili”, ossia coloro che riescono rapidamente a trovare un lavoro sicuro; - disoccupati di lungo periodo.

La situazione attuale del mercato del lavoro sloveno richiede, sia agli occupati che ai “cercatori di lavoro” (jobseekers) maggiore flessibilità e mobilità al fine di rispondere ai continui cambiamenti macro-economici e alle esigenze aziendali. Per questo motivo le politiche nel settore dell’occupazione puntano speciale attenzione all’implementazione di misure che aumentino le capacità di coloro che sono potenzialmente minacciati dalla perdita del posto di lavoro e le abilità dei disoccupati in modo da adattarsi alle esigenze del mercato del lavoro al fine di aumentare la loro “attrattività”. In questo senso si pone il successo della Slovenia nell’implementazione delle qualificazioni professionali, la quale ha permesso la comparabilità internazionale delle qualifiche e l’istituzione di un sistema uniforme di riconoscimento dei titoli professionali acquisiti all’interno del settore economico. Per quello che riguarda il finanziamento dei corsi per l’acquisizione di tali qualifiche, i corsi dei disoccupati sono finanziati totalmente, mentre quelli degli occupati solo parzialmente. Di conseguenza grande enfasi viene posta sulla formazione continua (life-long learning) e professionale. Da due anni il Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali ha infatti portato avanti un programma speciale riguardante le politiche attive per l’occupazione, dapprima nel settore tessile per poi estenderle a quello manifatturiero, alimentare e del legno.

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Anche il Ministero dell’Istruzione, della Scienza e dello Sport sta elaborando nuovi programmi educativi sulla base degli standard occupazionali che soddisfino i bisogni del mercato del lavoro. Nella Risoluzione adottata in merito all’Istruzione Adulta inoltre l’educazione informale viene equiparata a quella scolastica. Attraverso i siti internet e l’Ufficio per l’Impiego nazionale vengono fornite tutte le informazioni relative alla domanda ed offerta di lavoro ai 12 uffici regionali. In tale quadro si inserisce la nuova legge che disciplina i rapporti di lavoro (Labour Relation Act) entrata in vigore il 1 gennaio 2003 la cui caratteristica fondamentale è l’obbligo reciproco dei datori di lavoro e dei lavoratori riguardo all’istruzione e alla formazione, per cui se un lavoratore viene licenziato o perde il lavoro per un qualsiasi motivo ha maggiori possibilità di trovarne uno nuovo, avendo le competenze necessarie ed essendo continuamente aggiornato. La mobilità è invece sostenuta dal Programma Promoting the Mobility of Unemployed Person a favore dei disoccupati che troverebbero un lavoro sicuro ma a 40 km dal luogo di residenza. Il datore di lavoro è quindi obbligato al pagamento della diaria, rimborso delle spese di trasporto, quando assume un disoccupato. 3. Favorire lo sviluppo del capitale sociale e della formazione continua La Slovenia, come tutti gli altri stati membri UE, ha preso coscienza dell’importanza della formazione delle risorse umane al fine di aumentare il numero delle persone con almeno l’istruzione superiore. Allo stesso tempo si è raggiunta la consapevolezza del valore del ruolo della formazione continua, la quale permette il continuo aggiornamento delle competenze e delle abilità dei lavoratori alle esigenze aziendali e di conseguenza aumenta la loro appetibilità e competitività nel mercato. Occorre investire nel capitale sociale, specialmente nel settore privato con la partecipazione dei Partner Sociali con cui dividere le spese e le responsabilità. Gli obiettivi dell’UE da raggiungere entro il 2010 sono:

• Il conseguimento da parte dei giovani con 22 anni o più del diploma d’istruzione superiore;

• La diminuzione del tasso di dispersione scolastica al 10%; • Il raggiungimento della soglia del 12.5% della partecipazione della popolazione

adulta attiva (25 – 64 anni) ai corsi di formazione continua; Al fine di raggiungere tali obiettivi, la Slovenia ha elaborato diversi Programmi Nazionali:

- Strategy of Economic Development for Slovenia 2001-2006; - The State Developmental Programme RS 2001-2006 (2001); - National Programme for the Development of the Labour Market and Employment until

the year 2006 (Official Gazette RS no. 92/2001); - The National Higher Education Programme of the Republic of Slovenia

(O.G. RS no. 20/2002); - The Resolution on the National Adult Education Programme in the Republic of

Slovenia fino al 2010 (O.G. RS no. 70/2004), le cui priorità sono definite nel Single Programming Document of Support from the European Community to Slovenia for the period 2004 - 2006, and on the guidelines and recommendations of the European Union.

Elementary schools for youth and adults, Slovenia, end of the school year 2005/2006

Schools Class units Participants Persons who left elementary education

successfully completed elementary school

without completion

Total 888 9,188 170,913 21,183 436

Regular curriculum 801 8,767 167,616 20,577 418

Special curriculum 58 289 1,735 316 18

Programs for adults 29 132 1,562 290 -

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Elementary schools for youth, Slovenia, beginning of the school year 2006/2007

Schools Class units Pupils

total in the 8-year elementary program

in the 9-year elementary program

Total 855 9,324 166,101 20,833 145,268

Regular curriculum

796 9,037 164,477 20,489 143,988

Special curriculum 59 287 1,624 344 1,280

Pupils in elementary schools and elementary schools with special curriculum in the 8-year and 9-year elementary school program, Slovenia, beginning of the school years 2001/2002-2006/2007

Il principale punto di debolezza dello sviluppo delle risorse umane e delle formazione continua è legato all’alto tasso di dispersione scolastica giovanile. Ciò significa che un elevato numero di adolescenti non porta a termine il proprio percorso educativo, non acquisendo alcun tipo di qualifica professionale. Questa è una delle maggiori cause di vulnerabilità ed esclusione sociale. Nonostante tutto, il sistema scolastico sloveno si è sviluppato significativamente negli anni recenti. A partire dall’anno scolastico 1998/1999 più del 98% dei giovani che ha terminato la scuola obbligatoria si è iscritta a quella secondaria è più del 40% di coloro che si sono diplomati si è iscritto all’università. Nel 2002, la percentuale delle persone di età compresa tra i 25 ed i 64 anni che ha acquisito il diploma superiore ammontava al 75.9%, non raggiungendo però ancora i l’obiettivo stabilito dall’UE, secondo cui entro il 2010 tutti gli Stati Membri dovranno conseguire l’80% per quello che riguarda le persone tra i 25 ed 64 anni e l’85% per i 22enni. La partecipazione ai corsi formazione per gli adulti nel 2002 ha raggiunto l’8.8%, rientrando appieno nella media dei 15.

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I principali sforzi posti in essere finora sono dunque orientati all’aumento dell’occupabilità dei disoccupati e dell’abilità dei lavoratori in modo tale che riescano a conservare il posto di lavoro più a lungo. Gli obietti da raggiungere sono:

- diminuzione dell’abbandono scolastico dal 13% all’11% e l’aumento dei giovani (22enni) che terminano le scuole secondarie, dal 68% ad almeno il 75%, attraverso l’implementazione di nuovi programmi scolastici, di un sistema di certificazione delle conoscenze formali ed informali apprese e la creazione di un network di consulenza per giovani e adulti;

- aumento delle popolazione adulta che ha acquisito il diploma, arrivando all’80%, grazie ad un maggiore investimento da parte delle imprese in tale ambito;

- acquisizione delle qualifiche professionali (NOQ) da parte di almeno il 4% delle persone disoccupate o impiegate con alcun tipo di qualifica secondo il sistema di certificazione nazionale;

- aumento della partecipazione adulta a programmi con la finalità di innalzare il livello culturale ed educativo e promuovere lo sviluppo personale e l’inclusione sociale, la cittadinanza attiva, corretti stili di vita, tutela ambientale e preservazione della cultura e delle tradizioni popolari.

4. Uguaglianza di genere

La Costituzione stabilisce che la Slovenia è una Repubblica democratica basata su uno stato sociale col dovere di garantire a tutti suoi cittadini i diritti umani e le libertà fondamentali nel rispetto della razza, sesso, credenze religiose, orientamenti politici e status sociale, senza discriminazione alcuna. In tale quadro, è proibita qualsiasi discriminazione di genere e, l’uguaglianza tra uomini e donne è riconosciuta come un principio fondamentale di democrazia. Con l’adozione del “Act on Equal Opportunities for Women and Men” nel 2002 e la successiva l’implementazione del “Principle of Equal Treatment Act”, adottato nel maggio 2004, la Slovenia ha posto le basi legali per il riconoscimento ufficiale dell’uguaglianza di genere e l’assicurazione di un equo trattamento in tutte le sfere della vita sociale e lavorativa. La programmazione degli interventi e delle misure specifiche è biennale, come stabilito dall’Act on Equal Opportunities, in cui sono specificati gli obiettivi da raggiungere e le relative attività sulla base di valutazioni e monitoraggi delle misure realizzate nei due anni precedenti. Responsabile della corretta implementazione del piano è l’Ufficio per le Pari Opportunità Tali progetti sono intergrati con altri tipi di interventi complementari e sono finanziati dal Governo, dall’UE e dalle NGO. Uno degli obiettivi da raggiungere è il rafforzamento del dialogo sociale tra tutti i partner coinvolti, soprattutto nei confronti dei sindacati e delle NGO, entrambi di importanza fondamentale per la corretta implementazione ed il costante monitoraggio degli interventi.

Risorse destinate a misure speciali per il periodo 2005 – 2013 suddivise per area di attività (in milioni di dollari)

European

Social Fund European

Grants National Budget

TOTAL

Work 222 - 80 302 Knowledge-based society

- - 49 49

Social welfare - - 28 28 Gender relations

- - 29.3 29.3

Decision-making

- - 3 3

Other - 40 82 82

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TOTAL

222 40 231.3 493.3

Attualmente la Slovenia si trova all’interno della media europea per quello che riguarda la partecipazione femminile nel mercato del lavoro (57.6%) anche ancora le donne incontrano notevoli difficoltà a trovare un’occupazione stabile e regolare ed il tasso di disoccupazione (6.4%) è superiore rispetto a quello maschile (5.7%). 5. Combattere le disuguaglianze in ambito lavorativo Le misure realizzate in questo ambito sono volte all’inclusione socio-lavorativa dei gruppi più vulnerabili della popolazione i quali si trovano in una situazione socio-economica sfavorevole e di conseguenza non sono competitivi ed appetibili sul mercato del lavoro rimanendone esclusi. Tra questi rientrano:

- persone affette da disabilità fisica o psichica; - i giovani disoccupati; - i minori (i quali a causa della povertà e della marginalizzazione sociale sono

fisicamente, mentalmente ed emotivamente minacciati con conseguenze a lUngo termine) e gli adolescenti;

- i senza tetto; - gli immigrati; - persone che vivono con basso reddito (disoccupati e le famiglie monoparentali); - vittime di abusi e violenze; - ex-detenuti e tossicodipendenti.

Uno degli obiettivi del National Programme for Development for the Labour Market and Employment è infatti quello di assicurare pari accesso al mercato del lavoro combattendo qualsiasi tipo di discriminazione. Per quello che riguarda l’impiego di persone con disabilità, ad esempio, la Slovenia finanzia le imprese che assumono disabili con la condizione che il 40% degli impiegati sia disabile come stabilito dall’art.53 del’”Act on Employment-Related Rehabilitation and Employment of Persons with Disabilities” adottato nel maggio 2004 dall’Assemblea Nazionale. Tali imprese sono esonerate dal pagamento dei contributi pensionistici e dell’ assicurazione sanitaria, i quali sono gestiti in un fondo a parte ed utilizzati per lo sviluppo materiale dell’azienda. Approssimativamente il 76% dei disoccupati con disabilità sono di lungo periodo (più di 24 mesi) di cui il 36% ha un’età compresa tra il 40 ed i 50 anni, il 38% ha più di 50 anni e più della metà (55%) ha solo la licenza elementare. Sulla base dell’analisi della situazione attuale, le imprese che occupano persone disabili sono obbligate anche a realizzare corsi di formazione che permettano a queste persone di acquisire e mantenere le competenze necessarie a mantenere il proprio posto di lavoro. Di conseguenza le aziende devono assumere almeno uno specialista se decidono di impiegare più di 3 persone con handicap ed un altro specialista ogni 20 disabili. Le sovvenzioni statali vanno dal 5% al 20% dello stipendio base a condizione però che i risultati lavorativi siano raggiunti. La legge prevede l’istituzione di un fondo per la promozione dell’occupazione delle persone disabili con lo scopo di incoraggiare lo sviluppo del loro impiego e la tutela del posto di lavoro. Prevede inoltre la formazione di appositi centri per l’impiego dove le persone affette da disabilità gravi possono rivolgersi per trovare un lavoro sicuro, protetto e adeguato al loro stato di salute. Di grande importanza è anche l’Act on Labour Relation (2002) il quale stabilisce i diritti e gli obblighi dei lavoratori a frequentare dei corsi di formazione al fine migliorare le proprie abilità lavorative ed acquisirne di nuove in modo tale da mantenere il proprio posto di lavoro e non entrare nel circuito della disoccupazione. La perdita del lavoro infatti spesso porta ad una temporanea o prolungata esclusione sociale.

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Prima del licenziamento di una persona per ragioni economiche o perché il lavoratore non ha raggiunto i risultati attesi, il datore di lavoro deve verificare se quest’ultimo è in grado di essere impiegato in altre mansioni, se può essere qualificato per svolgere un altro lavoro o formato per ricoprire un’altra posizione sempre all’interno della ditta. 6. DIMINUZIONE DELLE DISPARITA’ REGIONALI Nel 2001 la Slovenia ha varato la Regional Development Strategy la quale stabilisce l’implementazione di un piano di sviluppo regionale che preveda uno sviluppo economico, sociale, culturale, sanitario ed ambientale bilanciato in tutte le regioni slovene che sia in grado di assicurare alti standard di vita per l’intera popolazione. Nel 2003 vennero realizzati numerosi cambiamenti organizzativi tra cui l’istituzione di un organo istituzionale col compito di incoraggiare e sostenere la crescita regionale attraverso diversi organi: Government Service for Structural Policies and Regional Development, Council for Structural Plocies, la Public Agency for Regional Development, composta da un network di 12 Agenzie regionali e 37 centri locali, ed il Public Fund for Regional Development. Le Agenzie di Sviluppo Regionale svolgono un ruolo fondamentale in quanto soggetti attuatori e valutatori delle politiche, delle strategie e dei programmi di sviluppo in collaborazione coi Servizi per l’Impiego e gli uffici regionali del Ministero dell’Istruzione, della Scienza e dello Sport. Gli interventi si rivolgono in via prioritarie a quelle Regioni che hanno bassi livelli di sviluppo, a quelle con problemi particolari e specifici ed infine a quelle confinati con le regioni limitrofe, Ungheria, Italia, in cui si ha una maggiore concentrazioni di comunità etniche. Gli obiettivi da raggiungere sono:

- l’aumento della competitività economica, il rafforzamento del capitale sociale e l’innovazione, in rispetto delle peculiarità regionali;

- diminuzione del tasso di disoccupazione e l’aumento dell’occupazione, eliminando le disparità strutturali nel mercato del lavoro.

Ovviamente tale processo di crescita dovrà essere realizzato in maniera graduale. Nel periodo tra il 2000 ed il 2003 la crescita economica è stata raggiunta in quasi tutta la Slovenia eccetto la regione di Zasavje. Il tasso di disoccupazione, fino al 2002, è diminuito in tutte le regioni tranne che in Posavje. Il tasso più alto è stato raggiunto in Pomurje, 17.5%, e in Podravje, 16.2%. Al fine di promuovere tale sviluppo sono stati posti in essere incentivi regionali diretti ed indiretti. Tra i primi rientrano i trasferimenti a favore delle imprese, sovvenzioni crediti e garanzie erogati dal Fondo pubblico per lo sviluppo regionale e la partecipazione a programmi co-finanziati da PHARE. Gli incentivi indiretti sono invece rappresentati da misure e programmi finanziati dal Ministero dell’Istruzione, del Lavoro e degli Affari Sociali. Per accedere a tali risorse, requisito essenziale sono la collaborazione ed il coordinamento tra i diversi istituti, programmi e progetti. Un progetto pilota in tale direzione è stato realizzato a Pomurje nel 2003 col supporto del programma europeo Phare. Importanti programmi vengono infatti realizzati grazie alla partecipazione alle iniziative comunitarie, tra cui Interreg e Equal, indirizzati soprattutto al sostegno e alla creazione di nuove imprese, promozione e sviluppo del capitale umano e sociale e alla formazione continua.

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SISTEMA SANITARIO Il processo di riforma del sistema sanitario sloveno inizia nel 1992 con l’introduzione di una assicurazione obbligatoria e di una volontaria, più la reintroduzione delle pratiche private. La rete del sistema sanitario si divide in: istituzioni pubbliche (ospedali e centri sanitari) e private Entrambi forniscono servizi di sanità primaria. I servizi pubblici comprendono i centri e le stazioni sanitarie All’interno di questi si erogano servizi di base, prima emergenza, medicina generale. I centri privati possono lavorare nella sanità primaria solo dopo avere ricevuto la concessione da parte del governo locale sulla base del consenso del Ministero della salute. Il contratto stipulato conferisce ai privati gli stessi diritti dell’ente pubblico ad erogare servizi, con la sola differenza che questi non possono accedere ai finanziamenti pubblici. Le cure specialistiche secondarie e terziarie sono realizzate negli ospedali, policlinici, istituti universitari e stazioni termali, di cui la Slovenia vanta un ottima fama a livello mondiale. Dal 2003 al 2004 vi è stato un aumento del 5% della spesa pubblica a favore del sistema sanitario, passando da 506.366 milioni di SIT a 531.755 millioni. Health expenditure by functions of health care and sources of funding, Slovenia, 2003 and 2004

2003 2004

total general government

private sectors

total general government

private sectors

mio SIT

Functions of health care and goods 506,366 375,950 130,416 531,755 398,823 132,933

HC.1. Services of curative care 255,219 208,986 46,233 269,467 221,778 47,689

HC.2. Services of rehabilitative care 10,121 6,571 3,551 11,205 7,554 3,651

HC.3. Services of long-term nursing care 38,782 36,635 2,146 42,548 40,291 2,258

HC.4. Ancillary services to health care 13,793 10,387 3,406 14,838 11,183 3,654

HC.5. medical goods dispensed to out-patients

120,544 67,845 52,698 127,061 71,569 55,492

HC.6. Prevention and public health services 18,442 13,593 4,849 20,579 15,274 5,306

HC.7. Health adminst. and health insurance 20,889 13,819 7,070 22,625 14,325 8,300

HC.R.1. Gross capital formation 28,576 18,114 10,462 23,431 16,848 6,583

Current health expenditure by health care providers industries and sources of funding, Slovenia 2003 and 2004

2003 2004

total general government

private sectors total

general government

private sectors

mio SIT

Health care provider industries 477,789 357,836 119,953 508,324 381,975 126,350

HP.1. Hospitals 185,253 165,836 19,417 198,991 178,724 20,267

HP.2.Nursing and residential care facilities 22,646 21,712 934 25,719 24,749 970

HP.3. Providers of ambulatory health care 115,795 75,606 40,189 120,999 79,287 41,712

HP.4. Providers of medical goods 118,245 65,934 52,311 124,569 69,504 55,065

HP.5. Provision of public health programmes 2,565 2,562 2 3,618 3,615 3

HP.6. General health administ. and insurance 21,626 14,556 7,070 23,283 14,983 8,300

HP.7. Other industries 8,492 8,462 30 8,575 8,542 33

HP.9. Rest of the world 3,168 3,168 … 2,570 2,570

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SISTEMA PENSIONISTICO Il sistema pensionistico sloveno si basa essenzialmente su tre macro schemi di finanziamento:

• Pubblico • Fondi pensione collettivi o individuali • Assicurazioni sulla vita

Il ruolo dominate è ricoperto dal Primo Pilastro, quello Pubblico, il quale è obbligatorio ed eroga le pensioni di vecchiaia, invalidità e ai superstiti. E’ obbligatoria nel senso che tutti i lavoratori dipendenti e quelli autonomi sono parte integrante di tale sistema, co-finanziandolo. Tale fondo è amministrato dal Institute for Pension and Disability Insurance (IPDI). Tutte le altre categorie che non hanno un impiego stabile, per esempio studenti e disoccupati, possono rivolgersi al sistema volontario individuale, di cui fanno parte il Secondo e Terzo Pilastro. Il Secondo è stato istituito nel 1192 con il nuovo Pension and Disability Pension Act (PDIA). Inizialmente questo fondo non ha avuto un gran successo, infatti nel 2000 vi erano solo 739 iscritti, a causa della mancanza di incentivi fiscali. Così nello stesso anno venne riformato e furono introdotti degli fondi pensione individuali e collettivi, sempre volontari. Attualmente esistono 16 Fondi pensione. Gli iscritti al Sistema pubblico sono 753.000, mentre quelli al Secondo 82.000, appena l’11%. Infine il Terzo scherma consiste in una sistema di risparmio volontario individuale, per la maggior parte costituito da un’assicurazione sulla vita, gestito dalle compagnie di assicurazione. Il Sistema è principalmente contributivo e, se una persona non riesce a raggiungere i contributi necessari per ricevere una pensione piena oppure durante il periodo lavorativo lo stipendio era estremamente basso, può richiedere un supplemento solo se soddisfa una serie di condizioni (Means-test):

- La pensione è inferiore al minimo previsto (in questo caso la persona deve avere versato tutti i contributi necessari);

- La famiglia in cui vive non ha altri redditi che gli permettano di raggiungere standard di vita dignitosi;

- La famiglia non ha alcuna proprietà. Nel 1999 il PDIA ha inoltre introdotto la Pensione Sociale, un “bonus” per coloro che vanno in pensione oltre l’età pensionabile, 63 anni per gli uomini e 61 per le donne, ed una “penalità” per coloro che invece si ritirano prima. Nella seconda metà del 2006 vi erano poco meno di 30.000 persone occupate che avevano già raggiunto le condizioni per andare in pensione. Queste rappresentano quasi il 15% della popolazione tra i 50 ed i 69 anni che ancor lavora, di cui il 10% ha dichiarato di continuare a lavorare per ricevere una pensione maggiore ed il 40% per aumentare il proprio reddito attuale.

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IL TERZO SETTORE Un’attenta analisi del Terzo Settore è stata realizzata dal dr. Andreja Črnak Meglič nel corso del 2006 e presentata al meeting della Piattaforma Sociale. In Slovenia le organizzazioni non governative possono raggrupparsi nelle seguenti tipologie:

ASSOCIAZIONI: Indipendenti, volontarie, che lavorano per raggiungere per raggiungere obbiettivi comuni.

FONDAZIONI: Organizzazioni istituite con lo scopo di gestire i beni patrimoniali indirizzati al raggiungimento di un fine prestabilito.

ISTITUTI PRIVATI: Operano nel campo dell’educazione, della cultura, dello sport, della salute, della cura dei minori e della protezione dei disabili…il cui obiettivo non è il profitto.

ORGANIZZAZIONI RELIGIOSE: Volontarie, associazioni di privati cittadini che si riuniscono attorno ad una fede comune.

Le principali caratteristiche che accomunano tutte queste tipologie di organizzazioni sono:

Registrazione legale e formale Indipendenza dallo Stato Senza scopo di lucro Autonome Volontarie, composte per la maggioranza da personale volontario.

Solo il 45% fa parte di un network nazionale e l'11% di un organizzazione internazionale. La maggior parte delle NGO opera in ambito locale (36,5%), il 22% a livelo di villaggio o parte della citta, il 20,3% a livello regionale e solamente il 14,2 % a livello statale. La legislazione concede autorizzazioni ad operare nel campo di attivita di interesse pubblico, però solamente un terzo ha questo tipo di concessione. La maggiorparte delle NGO sono registrate per le attivita sportive e ricreative (27,6%), arte e cultura (17,7%), prevenzione e vigilanza incendi (8,7%), sviluppo turistico (7,9%), e solo meno del 1% è registrata per la ricerca, difesa dei diritti, le problematiche degli alloggi, educazione ed impiego. Il 36,6% delle NGO funziona prevalentemente o solamente nell' interesse degli associati e non per il miglioramento delle condizioni della comunità in generale. Il numero delle NGO registrate al 31.03.2005 era così suddiviso:

19.069 associazioni 149 istituti, 449 istituti privati, 645 organizzazioni religiose 22 organizzazioni no-profit e cooperative.

Il ruolo delle NGO in una particolare società dipende dalla tradizione storica, culturale e politica propria di ciascun paese, tra cui rientrano i conflitti politici avvenuti in un determinato territorio tra gli attori chiave. Prima della II° Guerra Mondiale in Slovenia esistevano 8.000 NGO (1938 – 6.014 Associazioni e 1.677 cooperative). In seguito, con l’ascesa al potere del comunismo le NGO vennero messe da parte in quanto lo Stato poneva direttamente ingerenze in tutti gli ambiti della vita privatia dei cittadini. Con la caduta del muro di Berlino nel 1989, la società civile è di nuovo divenuta protagonista attiva, gli anni ’80 si caratterizzano infatti per la proliferazioni di numerose associazioni che continua ancora negli anni ’90, con la nascita di organizzazioni per la difesa ed il sostegno di interessi di particolari gruppi. Sinteticamente, il processo di sviluppo delle Ngo slovene può essere diviso in VI° macrofasi:

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Periodo dello Stato Socialista: Il sistema politico domina la società civile: la sola tipologia di NGO permessa era l’Associazione.

Gli anni ’70: Nascita di numerosi gruppi di interesse con l’obiettivo di sostenere larga parte degli interessi sociali; apertura verso la società civile e maggiore possibilità di istituire associazioni; Indebolimento del controllo statale.

Gli anni ’80 e la nascita di nuovi movimenti sociali: La società civile si sviluppa come alternativa alla struttura politica ufficiale. Dopo il 1988 inizia un processo di differenziazione anche all’interno della società civile stessa ed integrazione di un significativo numero dei protagonisti provenienti dai movimenti sociali all’interno delle parti politiche come promotori degli interessi di particolari gruppi della popolazione e, in seguito, nascita dello Stato Sloveno.

Periodo di transizione dopo gli anni ’90: Creazioni di una svariata tipologia di NGO (Istituzioni, Istituti privati e organizzazioni religiose) e crescita di organizzazioni che riflettono interessi “speciali” (di informazione, sensibilizzazione e coscietizzazione) rispetto a quelle che offrono servizi.

NUMERO DELLE NGO TRA IL 1965 ED IL 2005 Si stima che nel 2005 il numero delle NGO abbia raggiunto la quota di 20 organizzazioni per 1000 abitanti.

6761

8500

1050011000

13984

20334

6919

0

5000

10000

15000

20000

25000

1965 1975 1980 1985 1990 1995 2005

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NGOs’ revenue share in GDP

1995 2004

Slovenia (1995) 1.9 1.9

Average in 32 states1 5.1

Il reddito delle NGO Slovene nel 2004 ammontava a 100.388.000.000 SIT, pari al l’1.6% del PIL. Il reddito delle istituzioni ammontava invece a 11.514.813.000 SIT o 0,18% del PIL. Quindi è possibile stimare il totale del reddito all’1.91% of GDP or 119 billion SIT. Comparando i risultati ottenuti con quelli di una ricerca realizzata nel 1992, in cui la percentuale del reddito ammontava all’1.92% del PIL, si può dedurre che, in 8 anni, la percentuale del reddito delle NGO è rimasta invariata.

NGOs’ revenue share in GDP for individual countries in 1995

Country Revenue Share in GDP

Netherlands 15,3

Belgium 9,5

Ireland 8,2

France 3,8

Germany 3,9

Great Britain 6,6

USA 6,9

Hungary 2,8

Slovenia 1,9

Sulla basa dei dati raccolti in entrambe le ricerche si può affermare che la percentuale di reddito delle NGO Slovene è significativamente inferiore rispetto agli altri paesi analizzati, la cui media si attesta intorno al 4.7%. Sfortunatamente, non esistono dati più recenti.

1 Dati provenienti dal Johns Hopkins Comparative Sector Project raccolti in 35 paesi del mondo, compresi 16 paesi industrilamente avanzati, 14 in via di sviluppo e 5 in transizione dell' Europa Centrale e dell'Est. (L.M.Salamon, S.Wojciech Sokolovski, Regina List: Global Civil Society, An Overview, The Johns Hopkin University, Institute for Policy Studies, Center for Policy Studies, 2003).

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Type of Association Average level of income per organisation in 2004 - according to the type of association (in million SIT)

Hunting 4,5

Fishing 12,0

Fire-fighting 5,6

Disability 26,6

Humanitarian 18,5

Expert 7,3

Artistic and Creative 3,4

Sports 7,3

Other 3,6

Average 5,9

Una comparazione del livello medio di reddito delle associazioni mostra che, il valore nominale, nel 2004, era di 0.7 milioni di SIT meno del 1996. Mentre il valore nominale del reddito tra le maggiori tipologie di associazioni è cresciuto, la media di tutte le altre, le quali rappresentano il 40% del totale, è divisa a metà. Per questo motivo risulta essere più basso rispetto al 2006.

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0 5

10 15 20 25 30 35

State Municipality Public funds Individuals Private business Inheritance Similar

orgs. Non-profitable activities

Profitable activities Membership fees EU funds

Other foreign funds Surplus from previous year

Other

1996

STRUTTURA DI FINANZIAMENTO DELLE NGO

1. State 2. Municipality 3. Public funds 4. Individuals 5. Private busines 6. Non-profitable activities 7. Inheritance 8. Similare organizsations 9. Profitable activities 10. Membership fee 11. EU funds 12. Other foreign funds 13. Surpluses from previous year 14. Other

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33

FONTI PRINCIPALI IN COMPARAZIONE CON GLI ALTRI 32 PAESI

36,3%

30%

20,9%

12,6%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

Public funding

Market generated income

Donations Other

53%

35%

12%

45%

48%

7%

62%

22%

16%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

All countries Developed countries

Developing countries

Market generated income Public funding Donations

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Country Service fees Public funding Donations

EU-15 39 53 8

Netherlands 38 60 2

Ireland 15 78 7

Great Britain 45 47 9

France 35 58 7

Germany 32 64 3

Austria 44 50 6

Italy 53 43 4

Spain 49 32 19

Finland 58 36 6

New EU members 49 29 22

Czech Republic 40 43 17

Hungary 55 27 18

Slovakia 56 21 23

Slovenia 44 (30 /2004) 27 (36,3 /2004) 29 (20,9 / 2004)

La comparazione realizzata a livello internazionale rivela che, in media, il pagamento dei servizi costituisce la primaria fonte di reddito delle NGO, circa il 47%, seguita dal finanziamento pubblico, 42%, mentre le donazioni rappresentano solo l’11%. I dati riguardanti la Slovenia mostrano anche che, sempre nel 2004, il reddito proveniente dalla vendita di beni e servizi è significativamente diminuito, rispetto al 1996, mentre il finanziamento pubblico è aumentato. Infatti la Slovenia rientra tra i paesi in cui l’aiuto pubblico rappresenta una delle principali fonti di reddito anche se i dati evidenziano che questi sono considerevolmente inferiori rispetto agli altri paesi (36.3% - 47%). Per quello che riguarda invece le donazioni e gli sponsor, i dati mostrano che in Slovenia tale fonte di finanziamento è considerevolmente maggiore rispetto a tutti glia altri paesi presi in esame.

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SUPPORTO STATALE

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

finanèna podpora zagotavljanje

prostorov

posojanje kadrov posojanje tehniène

opreme

redno

obèasno

nikoli

Supporto finanziario - con uffici o sale – quadri - attrezzature Spesso ogni tanto mai (Legenda quadro destro)

FINANZIAMENTO A LIVELLO LOCALE

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

letno subv. celotne org. veèletno finan. org. na

osnovi projektov

letno finan. org. na

osnovi projektov

financiranje org. na

osnovi koncesije

ne dobimo tovrstne finanène pomoèije zagotovljeno b.o.

Sovvenzione annuale - Sovvenzione pluriennale - Sovvenzione annuale - Finanziamento sulla base

per progetti per progetti di concessioni

Legenda: Assenza di finanzaimento assicurato il tipo di finanziamento senza dati

Il 55.9% delle NGO riceve spesso finanziamenti, il 28.9% ogni tanto ed il 14.3% mai.

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FINANZIAMENTO A LIVELLO NAZIONALE

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

letno subv. celotne org. veèletno finan. org. na

osnovi projektov

letno finan. org. na osnovi

projektov

financiranje org. na

osnovi koncesije

ne dobimo tovrstne finanène pomoèije zagotovljeno b.o.

Sovvenzione annuale - Sovvenzione pluriennale - Sovvenzione annuale - Finanziamento sulla base

per progetti per progetti di concessioni

Legenda: Assenza di finanzaimento assicurato il tipo di finanziamento senza dati

SETTORI DI IMPIEGO DELLE NGO

Attivita 2003 2004

Servizi per la produzione delle piante 24 23

Pescicoltura 43 33

Educazione 350 308

Disabili 305 382

Organizz. caritative 600 588

Attività e servizi sociali 65 86

Attività delle org. imprenditoriali 0 0

Attività delle associazioni professionali 188 174

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Attività di altre associazioni 846 862

Attività cinematografiche 0 0

Creazione artistica 235 93

Attività culturali 81 73

Attività sportive 1223 1101 Totale 4191 3954

STRUTTURA DELLE NGO NEI DIVERSI PAESI PRESI IN ESAME

Sample according to the activity,

representing the largest share

Countries

Education Belgium, Ireland, Great Britain

Health USA, Netherlands

Social welfare Austria, France, Germany, Spain

Culture and sports Sweden, Slovenia

All activities (balanced) Austria, Finland

Structure of the non-governmental sector in 1996 and 2004

11,6

28,6

3,5 6,2 5,7

12,3 14,3

36,1

3,7 6,8

9,3 7,9

0

5

10

15

20

25

30

35

40

Culture & science

Sports &

recreation

Social

welfare

Protection of

plants &

animals

Business, Professional & class associations

Fire safety and natural disaster protection

Percentage in 1996 Percentage in 2004

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OCCUPAZIONE E VOLONTARIATO

Gli indicatori più significativi per lo sviluppo delle NGO riguardano soprattutto il livello di occupazione e di crescita dei diversi settori. Percentuale di occupazione nel 2004 – secondo le diverse tipologie di organizzazione Type of Organisations Share

Associations 81,7%

Religious Organisations 82,9%

Private Institutes 34,5%

Institutions 73,2%

Total 80,6%

Country Share of employed in the NGO sector in 1995

Netherlands 12,4

Ireland 11,5

Belgium 10,5

Israel 9,2

USA 7,8

Great Britain 6,2

France 4,9

Germany 4,5

Spain 4,5

Austria 4,5

Finland 3,0

Sweden 2,5

Czech Republic 2.8

Hungary 1,3

Slovenia 0,7 / 0,7 also in 2004

Slovakia 0,9

Romania 0,3

Average 4,9

Nel 2004 più dell'80% delle NGO non aveva personale retribuito (80.6%) e solo il 17.1% aveva più di 2 persone impiegate regolarmente. Il numero più basso di occupati lo hanno le organizzazioni religiose, mentre quello più alto gli istituti privati. E' interessante notare che tale percentuale risulta ancora più elevata all'interno delle NGO che lavorano nel settore sociale (ad esempio quelle che si occupano di protezione dei disabili o organizzazioni caritatevoli coivolte in attività sociali...) raggiungendo il 26.7%, sebbene il numero delle NGO attive nel settore si attesti solo al 3.7%. Da ciò si può desumere che le queste NGO sono caratterizzate da maggiore professionalità rispetto alle altre.

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LAVORATORI RETRIBUITI E VOLONTARI IN RELAZIONE AL TOTALE DELLE PERSONE IMPIEGATE NEL 2004, IN %

0,74

0,91

0

0,2

0,4

0,6

0,8

1

1,2

1,4

1,6

1,8

1

Volunteer work converted into the number of employed (full-time)

Employed on basis of payed work

Totale delle ore lavorate dai volontari:

I risultati raccolti evidenziano che, nel 2004, le ore lavorate dai volontari sono arrivate a 1.3 milioni, equivalente al lavoro di 7.125 lavoratori impiegati a tempo pieno.

Il valore di questo lavoro è stato convertito nel valore del lavoro studentesco (pagato a 800 SIT/ora) e ammontava a 11.9 milioni di SIT.

I dati raccolti in questa ricerca sono satti generalizzati e applicati a tutte le NGO slovene.

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IMPIEGATI E VOLONTARI NELLE NGO DEI 35 PAESI ESAMINATI, IN %

The ratio between volunteers and workers with full-time employment

in NGOs, in 35 countries

43%

57%

Employed full-time volunteers

Share of employed, including volunteers, relative to the total

number of employed

2,8%

4,7%

1,2%

1,6%

2,7%

0,7%

0,0% 1,0% 2,0% 3,0% 4,0% 5,0% 6,0% 7,0% 8,0%

All countries

Developed countries

Developing countries

Employed Volunteers

Solamente lo 0.74% della popolazione attiva slovena è impiegata nelle NGO. Se si comparano questi dati con quelli raccolti nella ricerca realizzata nel 1996 si osserva che il numero dei lavoratori retribuiti non è cambiato, nonostante il numero delle organizzazioni sia raddoppiato. La Slovenia infatti è uno dei paesi UE con il più basso numero di occupati nel Terzo Settore. La maggioranza delle NGO, circa l’80%, non ha personale retribuito, così il lavoro volontario costituisce una risorsa di fondamentale importanza raggiungendo lo 0.94% della popolazione attiva.

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NUMERO DI OCCUPATI PER TIPOLOGIA DI ORGANIZZAZIONE

797

50

3338

4 2

4191

588

58

3309

5 3

3344

3954

3301

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

3500

4000

4500

privatni

zavodi

ustanove dru_tva dru_tva dru_tva v

javnem

interesu

mednarodna

dru_tva

Skupaj

2003 2004

Enti privati – Fondazioni – Associazioni Nazionali- Ass. d'interesse pubblico – Ass. Internazionali - Totale

NUMERO MEDIO DI IMPIEGATI PER STAUS GIURIDICO DELL’ORGANIZZAZIONE

0,71 0,36

4,62

0,72 0,78 0 1 2 3 4 5

associazioni Assoc. religiose Enti private Fondazioni assieme

La media dei impieghi per l organizzazione

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RUOLO DELLE NGO Ruolo del Terzo Settore nella produzione di beni e servizi. Ruolo Supplementare Ruolo Complementare Ruolo Primario

Caratteristiche di

base dei servizi

offerti dalle NGO

Espansione dei servizi

offerti dalle NGO, simili a

quelli erogati dal settore

pubblico

Fornitura di servizi

qualitativamente

differenti da quelli offerti

dal settore pubblico.

Mancanza di servivi

pubblici disponibili.

Rapporti tra

settore pubblico e

privato sociale

Asimmetrico –

Caratterizzato dalla

posizione dominante del

settore pubblico.

Simmetrico Asimmetrico –

Caratterizzato dalla

posizione dominante

delle NGO.

Durante il periodo di transizione, intorno agli anni ’90, il ruolo delle NGO è stato prevalentemente Complementare a quello pubblico, differenziandosi a seconda del settore di appartenenza:

o Sport – Ruolo Primario o Cultura e Welfare – Complementare o Educazione, Ricerca e Salute – In questo settore le NGO sono raramente attive.

PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEL WELFARE STATE SLOVENO La tipologia di Stato Sociale attualmente esistente in Slovenia è un mix tra un sistema social-democratico e uno conservativo-corporativo. La direzione intrapresa negli ultimi anni si evince dalla legge “On the public and private partenership” la quale favorisce e sostiene il dialogo con le NGO, sebbene le relazioni tra gli attori della società civile siano caratterizzate da:

o Debolezza e frammentarietà interna, o Autonomia, ma disinteresse delle agenzie di stampa, o Grande influenza della Chiesa Cattolica.

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CRITICHE Esaminando la legislazione slovena si nota che ques’ultima non fornisce alcun supporto alle donazioni a favore delle NGO e nemmeno alle vendita dei prodotti e servizi erogati. Nonostante la legge citata precedentemente, il dialogo tra pubblico e privato sociale non è ha delle precise regole che stabiliscono ruoli e funzioni precise, soprattutto per quello che riguarda la partecipazione ai processi decisionali, di programmazione ed elaborazione delle leggi. Non sono presenti rappresentanti delle NGO negli organi statali consultivi, specialmente in quello dell’Economia e degli Affari Sociali Inoltre la concorrenza tra le NGO è spietata a causa dei pochi fondi messi a disposizione e della partecipazione degli stessi enti pubblici nelle gare d’appalto. Le cooperative, comprese quelle sociali organizzate sotto forma di ente privato o associazione, a causa del fantasma del vecchio corporativismo comunista sono in estinzione o addirittura scomparse. Anche l’organizzazione non è delle migliori: le vecchie NGO sono gestite da burocrazie di “vecchio stampo”, non al passo coi cambiamenti avvenuti sia all’interno del paese che nell’UE.