Il serial (tv) killer di romanzi

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  • 7/22/2019 Il serial (tv) killer di romanzi

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    iamo alla finale: la serie tv sfi-da il romanzo. Nel preceden-

    te scontro del play off avevaeliminato il film: pi com-plessa, pi innovativa e capa-ce di sperimentare linguaggie tecniche della narrazione.Ora resta lavversario supre-mo e qualcuno sostiene cheanche questo pu essere bat-tuto, che la forma di raccontoesemplare in questo inizio diterzo millennio lhanno con-segnata ai posteri gli autori di

    Mad Men o Breaking Badpiuttosto che Julian Barnes oJennifer Egan. Sar anche perquesto che Philip Roth hasmesso di scrivere e nel suotempo infinitamente liberoha rivelato di guardare mol-te serie tv?

    Lesito della partita apparefrancamente incerto e condi-zionato da molti fattori. Il pri-mo il terreno di gioco. Perquanto qui sopra Mohsin Ha-mid ci rassicuri sulla validitdelle serie tv pachistane le-cito avere qualche dubbio. Diquelle latino americane (dal-le telenovelas brasiliane aglisceneggiati argentini) avetetutti conoscenza diretta e po-

    film mi sono sempre sembrati una forma di narrazione molto pi stringata rispetto ai ro-manzi, perch richiedono una grande compressione e da questo punto di vista sono amet strada fra il racconto e il romanzo vero e proprio. Guardare un film equivale a im-mergersi nel suo mondo per unora e mezza, forse due o in casi eccezionali tre. Ma un ro-manzo che si legge in sole tre ore di fatto un racconto, ed molto facile che un romanzoduri cinque volte di pi. La televisione un contenitore pi capiente: episodio dopo epi-sodio, e stagione dopo stagio ne, una serie tv pu andare avanti per decine di ore prima diconcludersi. Lungo la strada, i personaggi e la trama hanno il tempo di svilupparsi , cam-biare rotta, solidificarsi. Nella sua quasi assenza di limiti, la televisione rivaleggia con ilromanzo. A salvare il romanzo un tempo erano le differenze nella qualit della scrittura.I film potevano essere ben scri tti, ma erano pi brevi dei romanzi. In televis ione cera pispazio, ma le storie erano delle cretinate. Il romanzo aveva Orgoglio e pregiudizio, la te-levisione Dynasty. Ma negli ultimi dieci anni la televisione ha fatto passi da gigante: le sce-neggiature sono migliorate moltissimo, cos come la recitazione, la regia e la scenogra-fia.

    Negli ultimi tempi il palinsesto televisivo ci ha offerto numerose serie di una qualitmai vista prima: la magistrale etnografia di The Wire, la strabiliante fantascienza di Ga-lactica, la splendida ricostruzione depoca diMad Men, lavvincente fantasy deIl trono dispade, la lacerante autoanalisi di Girls. Fra laltro, linnalzamento della qualit delle serie

    televisive non confinato a un solo Paese: qui in Pakistan la gente si divora serie pachi-stane, indiane, inglesi e turche (queste ultime doppiate). Grazie alla possibilit di scari-care via internet, anche la serie danese Borgen Il potereha trovato un suo pubblico quida noi. Al momento guardo molta televisione. E non sono lunico, anche fra i miei colle-ghi. Chiedete ai romanzieri di oggi se passano pi tempo davanti alla telev isione o con unlibro in mano, e preparatevi, almeno in certi casi, a sentirli confessare linconfessabile.

    Che tutto questo rappresenti una crisi per il romanzo mi sembra innegabile. Ma unacrisi pu essere unoppor tunit, perch stimola a cambiare. E il romanzo, se vuol e rima-nere tale, deve cambiare continuamente. Deve, per rubare unespressione alla televisio-ne, avere il coraggio di spingersi dove nes suno si mai spinto prima. Per citare la scrittri-ce canadese Sheila Heti: Ora che ci sono queste serie tv impeccabili, gli scrittori di nar-rativa dovrebbero sentirsi pi liberi, non pi obbligati a preoccuparsi troppo dell a tramao dei personaggi, perch il pubb lico ha tutte le trame e i personaggi che vuole con le serietv; i romanzieri quindi possono sperimentare strade nuove, come successe con la pittu-ra quando nacque la fotografia, pi di un secolo fa. Da quel momento c stata unincre-dibile fioritura dellarte, in tante direzioni diverse e affascinanti. Il romanzo dovrebbe fa-re solo quello che l e serie televisive non saranno mai in grado di fare.

    La televisione non il nuovo romanzo. La televisione il vecchio romanzo. Non vuoldire che in futuro i romanzieri dovranno abbandonare la trama e i personaggi, ma che fa-rebbero bene a tenere in consider azione la peculiarit del romanzo. Con il livello di evo-luzione tecnologica a cui siamo arrivati, probabilmente leggere un romanzo vuol dire im-pegnarsi nellatto di trasferimento dati fra due esseri umani basato sul piacere pi im-portante che ci sia, secondo soltanto al sesso. I romanzi sono caratterizzati dalla loro in-timit, che estrema, dall e loro dimensioni, che sono ampie, e dall a loro forma, che lin-guistica e sinestetica insieme. Il romanzo una bestia perversa. La televisione ci offrequalcosa che assomiglia a un microcosmo, fabbricato da un gruppo di persone che sonoa loro volta un microcosmo. Il romanzo ci offre sonorit immortalate in geroglifici, bar-lumi di luce che si rifrange dentro un individuo.

    Il sufismo parla di due vie per la trascendenza: guardare fuori nelluniverso e vedere sestessi e guardare dentro se stessi e vedere luniverso. Le destinazioni possono converge-re, ma la televisione e il romanzo viaggiano in due direzioni opposte.

    Traduzione di Fabio Galimberti - From The New York Times Book Review 2014 The New York Times distributed by The New York Times Syndicate

    tete giudicare se abbiano di-ritto di rivaleggiare con la sa-

    ga dei Buenda diCentanni disolitudine o perfino con Lacasa degli spiritidi Isabel Al-

    CULTDOMENICA 9 MARZO 2014

    llaa Reeppuubbbblliiccaa

    lende (sopravvissuta a un ag-ghiacciante adattamento ci-

    nematografico). Le serie delRamadan trasmesse ogni an-no nel mondo arabo durante

    le lunghe sere del mese di fe-stivit, fidatevi, non reggono

    al confronto con limpiantodi Palazzo Yacoubian. Quan-to allItalia, se si chiede il no-

    me di una serie esemplare 99su 100 rispondono Romanzo

    criminale. Quella per derivada un romanzo di centinaia dipagine e risorge sulle ceneri diun film che non ne aveva sa-puto restituire la complessitdei personaggi n la verit dellinguaggio. Perch una serieitaliana originale possa can-didarsi occorre sperare nel-limminente 1992 prodottada Sky (essendo anche Go-morra una terzogenita).

    Non resta allora che anda-re nel teatro decisivo del con-fronto: gli Stati Uniti, dove sicelebra il miracolo dellArcTv, la narrazione attraversoepisodi che segue un arco, co-pre anni e generazioni, mettesullo sfondo la Storia e in pri-mo piano personaggi com-plessi, spesso in equilibriosulla zona grigia, senza mani-cheismi e, perfino, con qual-che scorrettezza politica.Certo, questa la corniceideale in cui inserire una nar-razione capace di sommaredestini individuali e collettivi.Bene, allora perch non la siusa per un romanzo, per ilGrande Romanzo Americano

    Ecco perch da Mad Men a Dextere Girls lultimo pericolo per la letteraturaarriva dalpiccolo schermo.Chi vincer?

    S

    ILanalisi

    Se le telenovelas si credono Garca Mrqueze Breaking Bad sfida Julian Barnes

    Chiss se pu essereanche per questoche Philip Rothha smesso di scriveree nel suo tempo liberoha rivelato di guardaremolte serie televisive

    I produttori dei network

    hanno avuto molto picoraggio degli editoriMa adesso che vieneil difficile: come farea continuare a innovareancora il genere

    GABRIELE ROMAGNOLI

    IL SERIAL (TV) KILLERDI ROMANZI

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    MOHSIN HAMID

  • 7/22/2019 Il serial (tv) killer di romanzi

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    o di qualsiasi altro Paese? Unadelle possibili risposte che iproduttori televisivi america-ni hanno avuto pi coraggiodegli editori di tutto il mondo,Stati Uniti compresi. Ovun-que la Arc Novel confinatanel pur lussuoso recinto delfantasy. L, grazie anche allemagie di Harry Potter, con-sentito anzi suggerito pro-porre fin dallinizio una trilo-gia che si sviluppa su due mi-

    gliaia di pagine. Per il resto,vorrei vedere la faccia delle-ditor sul cui tavolo arrivasse ilconcept di un contempora-neo Vita e destino, il capola-voro di Vasilij Grossman.

    Nelle sfilate editoriali degliultimi anni vanno il memoir,il romanzo breve e intenso (gi un film), lo scimmiotta-mento della comunicazionevia internet e un pizzico diesoterismo che la pillola va

    gi. Dopodich, ovvio, staalla libert dello scrittore sov-vertire le tendenze, andareper la sua strada e finire nelfosso o girarsi e scoprire diaver determinato la prossimamoda. Gli autori di serie tvhanno avuto coraggio: se tut-to cominciato con I Sopra-no, poi ci sono state quasi sol-tanto variazioni sul tema. Lo-st un altro mondo. WalkingDead un altro ancora. Dr.

    HouseeDextersono lontanis-simi parenti. adesso che vie-ne il difficile: come continua-re a innovare il genere che piha innovato? Da questo pun-to di vista il romanzo ha unvantaggio. La sua morte pre-sunta gi stata dichiaratapi volte, diventando unaspecie di tormentone para-gonabile al ritorno delle mag-giorate: le une non se ne sonomai andate e laltro ha sem-

    pre tossito sul tavolo dellobi-torio.

    Il tempo ha i suoi cicli ed probabile che tra qualche an-no la copertina di un supple-mento domenicale del NewYork Timespossa avere comeimmagine un grande televi-sore e la scritta su fondo neroThe End a simboleggiare lapresunta fine di quello cheoggi ci appare lo strumento dinarrazione pi riuscito. A li-

    mitarne lo sviluppo potreb-bero essere restrizioni che ilromanzo non conosce: misu-re imposte, mediazione di re-gisti e interpreti, nuove tec-nologie. Tutti fattori che gliautori non possono semprecontrollare. Finora ci sonoriusciti con successo, ma soltanto linizio di un con-fronto che pu far bene a en-trambi.

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    PIERGIORGIO ODIFREDDI

    Lo scorso lunedi, 3 marzo, cadevano 32anni dalla morte di George Perec. E loscorso venerd, 7 marzo, lo scrittore

    avrebbe compiuto 78 anni. Tra le sue operericordiamo la famosa La Vita, istruzioni perluso, del 1978, di cui Calvino disse nelleLezioni americane che costituiva lultimoavvenimento nella storia del romanzo.La Vitadescrive un istante nella vita di uncondominio di 100 stanze, distribuite 10 perpiano su 10 piani, alla maniera di unascacchiera. Ledificio abitato da 10 tipologiedi personaggi (A, B, C, eccetera), checompiono 10 tipologie di azioni (1, 2, 3,

    eccetera), in tutte le 100 possibilicombinazioni (A1, A2, A3, eccetera). Ma ladistribuzione di queste combinazioni nellestanze non quella banale della battaglianavale, in cui tutte le occorrenze di una letteraappaiono in ununica riga, e tutte quelle di unnumero in ununica colonna. Bens, ladistribuzione non banale in cui ogni lettera eogni numero occorrono una volta sola inciascuna riga, e in ciascuna colonna.Questa condizione definisce i cosiddettiquadrati alfanumerici, che si possonocostruire facilmente su scacchiere 3 per 3, 4per 4 e 5 per 5. Nel Settecento Eulero prov a

    costruirne su scacchiere 6 per 6, ma nonriuscendoci pens che la cosa fosseimpossibile, e che rimanesse impossibileanche su scacchiere 10 per 10. Nel 1901 GastonTerry prov a mano tutti i casi possibili, econferm che Eulero aveva ragione per il caso6 per 6. Ma nel 1959 Ernst Parker trov colcalcolatore un quadrato alfanumerico 10 per10, e dimostr che Eulero aveva torto per ilcaso 10 per 10. E fu proprio sentendo delrisultato di Parker, che a Perec venne lidea peril suo romanzo a struttura matematica, per ilquale lo ricordiamo nelle nostre Tabelline.

    Tabelline

    Elogio di Perece di un capolavoronato dagli incrocisu una scacchiera

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    ILLUSTRAZIONE DI OLIMPIA ZAGNOLI