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Il segreto di una memoria prodigiosa Tecniche di memorizzazione rapida Matteo Salvo GRIBAUDO

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Il segreto di una

memoriaprodigiosaTecniche di memorizzazione rapida

Matteo Salvo

G R I B A U D O

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Il segreto di una memoria prodigiosa

Testi: Matteo Salvo ([email protected] - www.matteosalvo.com)

Illustrazioni: tutte le illustrazioni sono state disegnate da Barnaba Orrù e colorate da Gaetano Sabella; la di-rezione dei lavori sui disegni è di Mauro Gerbaudo. L’immagine di pagina 83 in basso è stata realizzata daCecilia Vizzini; le immagini di pagina 82-83 sono state realizzate da Mauro Gerbaudo. Le immagini di pag.149 e 222 sono di Shutterstock Images.Foto di Matteo Salvo: Paolo RanzaniRevisione testi: Andrea FioroniProgetto di copertina: JDT (MI)

Redazione GribaudoVia Garofoli, 262 37057 San Giovanni Lupatoto (VR) [email protected]

Responsabile iniziative speciali: Massimo PellegrinoResponsabile editoriale: Franco BustiResponsabile di redazione: Laura RapelliRedazione: Paola Morelli, Claudia PresottoResponsabile grafico: Meri SalvadoriPrestampa: Federico Cavallon, Fabio CompriSegreteria di redazione: Daniela Albertini

Stampa e confezione: Grafiche Busti srl, Colognola ai Colli (VR), azienda certificata FSC-COC con codice CQ-COC-000104

© 2011 GRIBAUDO srlPrima edizione: 2006, 978-88-7906-196-4Prima edizione ampliata: 2011 [8(E)] Seconda edizione: 2012 [6(B)]

© 2013 Gribaudo - IF - Idee editoriali Feltrinelli srl Socio Unico Giangiacomo Feltrinelli Editore srlVia Andegari, 6 - [email protected] - www.feltrinellieditore.it/gribaudoTerza edizione: 2013 [3(C)]Quarta edizione: 2014 [9(P)] 978-88-580-0421-0

Tutti i diritti sono riservati, in Italia e all’Estero, per tutti i Paesi. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa con qualsiasi mezzo e in qualsiasi forma (fotomeccanica, fotocopia, elettronica, chimica, su disco o altro, compresi cinema, radio, televisione) senza autorizzazione scritta da parte dell’Editore. In ogni caso di riproduzione abusiva si procederà d’ufficio a norma di legge.

Ogni riferimento a persone, cose o aziende ha l’unica finalità di aiutare il lettore nella memorizzazione.

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p r e f a z i o n edi Tony Buzan

Chiunque abbia mai provato la frustrazione di aver dimenticato un appuntamento, o abbia mailottato per richiamare alla memoria un fatto importante in un momento cruciale, dovrebbe leg-gere questo libro dalla prima all’ultima pagina.Quando ero all’università, uno dei miei docenti mi ha fatto scoprire la storia dell’allenamento del-la memoria e le varie tecniche di memorizzazione. Ho iniziato a sperimentare queste idee e adapprofondirle, applicandole ai miei studi.Grazie all’esplorazione di questo nuovo, eccitante campo, riuscivo a memorizzare i cento elemen-ti e i quattrocento sottoelementi di un intero anno di studi di psicologia in un solo giorno. Il com-pito di esame che svolsi successivamente fu tanto esatto che fui addirittura accusato di aver co-piato. Questo è il potere dell’allenamento della memoria e, in effetti, ciò che innescò il mio succes-sivo sviluppo delle Mappe Mentali® (un ottimo esempio delle quali troverete nelle pagine di que-sto straordinario libro).La memoria è come un muscolo e può essere rinforzata, tonificata e migliorata esercitandolacon regolarità. Immaginate di riuscire a ricordare il nome, il volto e le caratteristiche di ogni per-sona che avete conosciuto, i fatti e i dettagli di qualunque cosa vi abbiano insegnato... Matteo Salvo ha frequentato a Dubai uno dei miei corsi per istruttori ThinkBuzan Licensed In-structor e sono stato subito colpito dalla sua passione, dalla sua intelligenza e dall’ampiezza del-la sua conoscenza delle strategie di apprendimento e delle tecniche di memoria. Il suo libro vi in-segnerà i principi fondamentali e le tecniche per aumentare la capacità della vostra memoria fi-no al suo massimo potenziale. Leggetelo, mettetelo in pratica e applicatelo a ogni aspetto dellavostra vita: la gratificazione sarà inestimabile!

Tony Buzan*

* Tony Buzan è l’inventore delle Mappe Mentali®, ed è l’autore di riferimento a livello mondiale per la mente, la ca-

pacità creativa e l’apprendimento. Ha ideato il World Memory Championships (Campionato mondiale della me-

moria, N.d.T.) ed è presidente dell’organizzazione ThinkBuzan.

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Devo ricordare! Fatico a ricordare, non ho più la memoria di una volta! Ci sforziamo di ricordaree diventa un dovere ricordare. Ma il dovere non sempre è legato al piacere. Ci siamo spesso sen-titi dire: «Devi studiare», «Devi applicarti di più», «Devi concentrarti», «Devi trovare in te la moti-vazione». Ma è realmente possibile trovare in se stessi la motivazione? La motivazione è legata al-la volontà. Tutti dicono: «Se una persona ha volontà è motivata ad applicarsi con costanza inuna determinata situazione». Possiamo vedere lo sportivo che si esercita ogni giorno o il giova-ne che sta per ore al computer. Ma che cosa spinge queste persone a impegnarsi con determina-zione e costanza? La motivazione è legata ai bisogni e questi bisogni danno luogo ai comporta-menti. L’animale è “motivato” alla caccia perché ha fame. I bisogni sono un’espressione di disagioe occorre fare qualche cosa per risolverlo. Finché un bisogno non è soddisfatto non si è contenti.Se per una persona fare carriera in un’azienda è un bisogno cercherà di soddisfarlo. Si possonoosservare gli stessi comportamenti ma il bisogno sottostante è diverso. Una persona compera unorologio perché deve leggere l’ora, l’altra perché è un oggetto prezioso. Che cosa spinge la perso-na a studiare, a dover ricordare formule, nomi e concetti? I bisogni non sono gli stessi: per unopuò essere uscire da una situazione economica non soddisfacente, per l’altro diventare un famo-so scienziato. In ogni caso il comportamento è indirizzato verso una gratificazione, verso un van-taggio; se non vi fosse un interesse, per quale motivo una persona dovrebbe impegnarsi in un’at-tività? Alcune persone hanno bisogno di avere un utile immediato, a breve termine, mentre altresono in grado di vedere i vantaggi anche nel lungo periodo. Se però il giovamento è molto dila-zionato nel tempo e vi sono grandi difficoltà per raggiungerlo è possibile demotivarsi e quindinon applicarsi. Se vogliamo che qualcuno si applichi e provi passione e interesse per ciò che stafacendo, è opportuno dotarlo di strumenti per facilitargli il compito. Soltanto con i giusti stru-menti si aumenta la probabilità che raggiunga un obiettivo e ne veda i vantaggi.Per scavare è meglio usare la pala che le sole mani. Ancora meglio usare una scavatrice cheuna pala. Perché non fornire a chi deve ricordare uno strumento più efficace per studiare? Per-ché non insegnargli a ricordare divertendosi?

Da oltre venti anni mi interesso di apprendimento. All’inizio degli anni Ottanta assistetti, per laprima volta, a un esempio di tecniche per la memoria. A tenere un corso su apprendimento e me-moria era un mio amico, il professor Cesare Cornoldi, dell’Università di Psicologia di Padova. Il suo

p r e s e n t a z i o n edi Enrico Rolla

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interesse di studio è sempre stato la memoria. La sua dimostrazione mi aveva colpito; avevo ca-pito come usando una semplice tecnica fosse possibile ricordare meglio e in modo divertente. Uno dei concetti di base per facilitare l’apprendimento è creare una situazione educativa in cuil’allievo impari facendo il minor numero di errori e sia immediatamente gratificato se segue uncomportamento corretto. L’attento insegnante sa come usare la lode, come stimolare lo studen-te dandogli suggerimenti e trasferendogli competenze. Sta facilitando il percorso di apprendi-mento dello studente, gli crea una strada ampia e facilmente percorribile.Sempre alla ricerca di strumenti che possono essere d’aiuto ad apprendere mi incuriosirono al-cuni corsi sulla memoria e mi ricordai della dimostrazione che mi fece Cornoldi. Vidi in questicorsi la possibilità di fornire a studenti e professionisti in genere degli strumenti per apprenderecon maggior facilità e quindi avere di fronte a loro una strada spianata. Mi misi alla ricerca del-le scuole che si interessano di mnemo-tecniche e mi fu consigliato il nome di Matteo Salvo.Lo invitai a venire al mio centro con l’intenzione di dare l’opportunità agli psicologi che ho in for-mazione di conoscere le mnemotecniche.Quando conobbi Matteo, mi resi immediatamente conto che faceva il suo lavoro con grandepassione e interesse. Trasferiva immediatamente il desiderio di conoscere e saper applicare glistrumenti per ricordare.Organizzai una dimostrazione e fui impressionato da come riusciva a ripetere e ricordare qua-lunque sequenza di numeri gli dicessi. È impressionante vedere una persona che è in grado di ri-cordare qualsiasi tipo di informazione senza difficoltà.Proposi ai miei studenti il corso e furono molto interessati. Ho visto che avevano molto interes-se nell’usare le “mappe mentali”. Questo strumento mi è anche stato utile in terapia, per aiutarela persona a prendere decisioni o a definire il proprio problema.Mi rendo conto che imparare queste tecniche non è facile, richiede costanza e applicazione. Mauna volta imparate possono essere di grande aiuto allo studente o al professionista per percor-rere più facilmente la strada che ha nome “Vita”.

Enrico Rolla*

* Enrico Rolla, nato a Viù (TO) il 06/07/48, è direttore e fondatore dell’Istituto Watson di Torino per la psicoterapia

cognitivo- comportamentale e la consulenza psicologica. Possiede diploma ISEF e laurea in psicologia consegui-

ta presso l’Università di Padova nel 1978. In tanti anni ha aiutato moltissime persone a liberare se stesse da distur-

bi comportamentali di ogni genere. È riconosciuto dalla stampa per le sue numerose pubblicazioni. Ricordiamo

tra i suoi titoli più famosi Piacersi non piacere (S.E.I., 1988), Lo scomportamento (S.E.I., 1994), Il problema non è

mio è tuo (S.E.I., 1998) e Così non mi piaccio (Gribaudi, 2005).

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Questo libro ha uno scopo preciso: rendere l’apprendimento un’attività piacevole e ricca disoddisfazioni. Troppe volte, infatti, capita di dimenticare informazioni alle quali abbiamo dedicato molto tem-po. In alcune situazioni veniamo addirittura pervasi da una sensazione di frustrazione, dovutaal fatto che il risultato ottenuto non rispecchia minimamente né l’impegno né le ore di studio.Quanta soddisfazione e serenità potrebbe dare invece il fatto di avere un buon metodo? Sarem-mo certi che tutto quello che abbiamo imparato con queste strategie sarà a nostra disposizio-ne in qualsiasi momento della nostra vita! La notizia più bella, in tutto questo, è che non dovremo studiare nulla di nuovo. Infatti la let-tura del libro sarà semplicemente un viaggio alla scoperta delle capacità meravigliose cherisiedono già dentro di noi.Abbiamo già un’ottima memoria e un’otti-ma capacità di imparare… dobbiamosoltanto esserne consapevoli. Purtroppo,però, sono solo pochi coloro che hannoavuto la fortuna di ricevere insegnamentisu come funzionano le tecniche di memo-ria, le metodologie di studio, le tecniche dilettura veloce o su come sfruttare meglio lerisorse a nostra disposizione. Prima di andare insieme alla ricerca diquel qualcosa di straordinario che giaceancora sopito, è utile sapere come è strut-turato il libro.

• Innanzitutto è diviso in tre parti:1. la prima descrive come funziona la

memoria: una volta compreso il suofunzionamento potremo infatti trarnebenefici maggiori;

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«Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza.»

Dante

Struttura del libro, diviso in tre parti.

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2. la seconda è dedicata alle applicazioni pratiche. C’è un’enorme differenza tra “sapere” e “sa-per fare”. Per questo motivo, impareremo attraverso diversi esercizi e memorizzeremo testi,formule matematiche o chimiche, numeri, concetti, nomi e visi di persona, lingue straniere,discorsi e altre informazioni utili nella vita quotidiana;

3. la terza parte è dedicata alla concentrazione e alla preparazione mentale.

• Anche per questo testo vale l’interessante scoperta di Vilfredo Pareto, che formulò la leggedel "20/80". È molto importante e dice che, mediamente, solo un 20% delle azioni che faccia-mo sono quelle che ci portano l’80 % del risultato che desideriamo. Sono state condotte mol-te ricerche sull’argomento ed è emerso che tale rapporto ha risvolti in quasi tutti i settori. In-fatti, statisticamente, è solo il 20% dei vestiti che abbiamo nell’armadio quello che indossia-mo l’80% delle volte; è il 20% delle persone presenti nella nostra mailing list a ricevere l’80 %delle e-mail che scriviamo ed è solo il 20 % dei venditori di un’azienda a produrre l’80% delfatturato. E infine, se ci concedessimo una giornata di divertimento, sarà circa un 20% diquella giornata a darci l’80% della felicità. Se applichiamo la legge a questo libro, scoprire-mo che sarà solo il 20% delle parole scritte a fornirci l’80% dei concetti. La parte rimanenteviene detta "struttura di supporto" ed è costituita da esempi o frasi che hanno la finalità direndere più comprensibile il libro. Per ottimizzare l’apprendimento e successivamente il ricor-do delle nozioni importanti, in ogni capitolo troverai la parte “20/80”.Questa racchiude i concetti base e sarà rappresentata attraverso un particolare tipo di schemacreativo che chiameremo “mappa” all’inizio di ogni capitolo; serve per averegià l’idea dei concetti che affronteremo e quindi, per orientarsi meglio. Succes-sivamente, a fine capitolo troverai lo spazio perannotare le informazioni e i concetti che ri-tieni particolarmente importanti per te eche pensi che ti daranno il più grossovantaggio. Se vuoi, in attesa di affronta-re il capitolo sulle mappe puoi già anno-tarli sotto forma di schema creativo. Percapirne il funzionamento basta osservar-ne un paio. La comprensione sarà imme-diata in quanto costituiscono il modonaturale con il quale la nostra mente ela-bora le informazioni.

• Alla fine di ogni parte, troverai gli eserciziche ti permetteranno di interiorizzare la tec-nica. Ovviamente, è diverso apprendere daun libro rispetto a imparare attraverso un cor-

Introduzione

Focalizzare l’attenzione sul 20% più importante.

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so, in quanto niente è più efficace del vivere le esperienze in prima persona. Sarebbe come cer-care di imparare a praticare uno sport leggendo dei testi. Tuttavia, svolgendo bene gli esercizi,riuscirai a sviluppare un’abilità notevole nell’applicare le tecniche. Sono le azioni che fai con leconoscenze che hai quelle che determinano la differenza. Da sola, la teoria, se non è seguita daazioni precise, consistenti e orientate in una determinata direzione, serve a poco. Gli esercizi rap-presentano la chiave del risultato: costituiscono il “20/80” dell’apprendimento del metodo.Quindi, prima di passare a un argomento successivo, è importante aver assimilato quello pre-cedente. Una frase che rende bene questo concetto è: “imparare talmente bene una cosa da po-tersene dimenticare!”. La sola lettura del testo ti porterà a sapere.Svolgere gli esercizi con passione, determinazione e curio-sità ti permetterà di interiorizzare il metodo per sem-pre. È esattamente come quando ci si cimenta inqualcosa di nuovo: all’inizio bisogna rifletteresui movimenti e pensare bene a tutto quelloche stiamo facendo, successivamente i ge-sti vengono naturali e spontanei.

• Il libro riporta diverse applicazioni inmodo da soddisfare le esigenze e la cu-riosità di ogni lettore. Se senti che un ar-gomento non rientra tra le tue prefe-renze, puoi scegliere di eseguire ugual-mente gli esercizi. Questo ti permetteràdi allenarti e, applicandoti anche su con-tenuti di scarso interesse per te, sarà poimolto più facile e immediato riuscire in ciòche ti interessa veramente.

• Ti garantisco che, se soltanto per un mese, avrai la costanza di cercare e scoprire le tue capa-cità, applicando le tecniche apprese per un’ora soltanto al giorno, alla fine di questo periodo tistupirai di quello che sarai in grado di fare in modo totalmente automatico.

• Nel libro compaiono metafore sportive, esempi visivi e immagini al fine di rendere i concettiimmediati alla comprensione: quello che voglio trasferirti è un metodo semplice da usare enon nozioni puramente teoriche sul funzionamento del cervello. Su questo argomento ci so-no già infiniti trattati di medicina.

Da adesso potrai renderti conto del fatto che avere una buona memoria non è un privilegio dipochi ma una risorsa che hai sempre avuto! Buona scoperta!

Introduzione

Gli esercizi sono la chiave del risultato.

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p a r t e 1Come funziona la memoria

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Quante volte ci è capitato di dire «non miricordo!»? Quasi sempre, purtroppo, succe-de nei momenti meno opportuni. Ma allo-ra, come è possibile riuscire a immagazzi-nare le informazioni che ci servono, aven-do sempre la certezza di ricordarle?Quando acquistiamo un nuovo computero un qualsiasi elettrodomestico ci vieneconsegnato insieme un voluminoso ma-nuale di istruzioni; ciascuno di noi, quandonasce, viene al mondo con uno strumentodalle risorse infinite e dalle capacità mera-vigliose, ma nessuno ci fornisce un analo-go manuale. Inoltre, dal momento chequesto prezioso strumento è di serie, e nonè un optional, a volte non gli si riconoscel’importanza che effettivamente ha e l’at-tenzione che merita. Si preferisce cercareun ausilio esterno ricorrendo ad apparec-chi elettronici, ad agende o rubriche, dan-do alla nostra mente responsabilità inquantità sempre minori. Eppure, la nostramente possiede potenzialità straordinarie,ma, dal momento che non vengono utiliz-zate, si sente quasi sprecata.Consideriamo un esempio per renderemeglio questo concetto: immagina di pra-ticare a livello agonistico il tuo sport prefe-rito. Ricaveresti soddisfazione dalla vittoriacontro un avversario alle prime armi? Sicu-

ramente no! Questo perché per vincerenon ti devi quasi impegnare e non c’è quel-la competizione che ti stimolerebbe a tira-re fuori il meglio di te. La Public Agenda Foundation ha pubblica-to l’inquietante risultato di una ricerca con-dotta in numerose aziende: meno di un la-voratore su quattro lavorava sfruttandopienamente le proprie capacità e, di conse-guenza, il restante 75 e più per cento rico-nosceva che avrebbe potuto essere moltopiù efficace. Sul lungo periodo però, nonesprimere il proprio potenziale porta a unostato di costante insoddisfazione.Immagina la sensazione che prova la tuamente quando le viene chiesto di cimen-tarsi in cose che sono di gran lunga al disotto delle sue potenzialità.Uno dei metodi più utilizzati per impararequalcosa è quello di leggere, sottolineare einfine ripetere: può anche dare buoni risul-tati, ma presenta grandi svantaggi e sicura-mente porta via molto tempo. Inoltre è po-co efficace; infatti, nonostante il tempo im-piegato, se non si ritorna sull’argomento adistanza di tempo, ci si rende conto chebuona parte di quelle informazioni si sonovolatilizzate. Lo svantaggio più grande èche si tratta di un metodo quasi passivo,un’operazione meccanica dove si cerca di

«Ed è chiaro che da me non hanno imparato nulla, bensì proprioe solo da se stessi molte cose e belle hanno trovato e generato.»

Socrate

c a p i t o l o 1Le basi

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assorbire le informazioni per inerzia, senzasfruttare la creatività, la capacità di crearecollegamenti, la curiosità e l’emozione del-la scoperta. In questo caso, se potessimopensare la mente come un’entità di formasferica, potremmo immaginarla come sevenisse bombardata di informazioni. Noinon lo sappiamo, ma stiamo lavorandocontro noi stessi. È come se volessimo an-dare in una direzione con la nostra macchi-na e, mentre acceleriamo, teniamo con-temporaneamente il freno a mano tirato.È una conseguenza naturale il fatto che lamente cerchi di proteggersi da questa tor-tura e si chiuda, rifiutando le informazioni.Questo è uno dei motivi per i quali, a volte,al processo dell’apprendimento è associatauna sensazione di noia o di difficoltà.

senza il suo aiuto, saremmo in difficoltà equindi, sentendosi molto importante, ten-derà a dimostrare quanto è in grado di fa-re! È esattamente la stessa differenza chec’è tra quando facciamo qualcosa perchédesideriamo farlo e quando invece ci vieneimposto di farlo.

Dal momento che non vogliamo soltantoassimilare le informazioni velocemente, maanche trattenerle a lungo termine, pren-diamo come riferimento coloro che mo-strano questa capacità in modo moltospiccato. Dopo qualche istante di riflessio-ne, ci rendiamo conto che costoro non so-no così rari ma, anzi, che ne siamo stati par-te anche noi: ci riferiamo ai bambini.In un istituto di ricerca americano si è sco-perto che durante la gestazione usiamodal 90 al 95% delle potenzialità per lo svi-luppo del corpo. In questa fase la mentesfrutta tutte le sue capacità. Dopo la nasci-ta, pare che, anche se non ce ne rendiamoconto, impariamo più cose nei primi tre an-ni di vita che in tutta la parte rimanente.Purtroppo, arrivati ai 7 anni, utilizziamonon più del 5% delle nostre potenzialità!

1.1 | Come funziona la memoria

Apprendimento attivo: la mente cerca le informazioni.

Apprendimento passivo: la mente rifiuta le informazioni.

Se invece di bombardare la nostra mente,le chiedessimo di aiutarci a comprenderequello che stiamo affrontando, essa, anzi-ché chiudersi, tenderebbe a espandersi perconoscere e imparare nozioni nuove. Utilizzerebbe la sua creatività, la sua capa-cità di collegare tra loro gli argomenti in viadi apprendimento e quelli che già cono-sce. La nostra mente si rende conto che,

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Questo succede perché interiorizzandoschemi e regole limitiamo la nostra capaci-tà di apprendere. Alcuni pensano che ilbambino impari così tanto proprio perchéla sua memoria è una “tabula rasa”, ma inrealtà le caratteristiche che più lo aiutanosono ben altre.Facendo riaffiorare lo “spirito bambino” checiascuno di noi conserva almeno in parte,potremo riscoprire quelle qualità che cihanno aiutato così tanto in questo proces-so dell’apprendimento.Pensiamo a un bambino di circa 3 anni eanalizziamo il suo modo di apprendere.• Innanzitutto, impara giocando e diverten-dosi. Questo è molto importante perché,quando ci divertiamo, stimoliamo molto lenostre capacità sensoriali e, inconsapevol-mente, registriamo tutto quello che stiamovivendo. Nessuno di noi ha difficoltà a ri-cordare qualche esperienza che lo ha di-vertito molto, e non penso che qualcuno sisia mai messo a “ripassarla” per ricordarlameglio. Alcuni, probabilmente, potrebberopensare che è difficile divertirsi studiando:sono totalmente d’accordo se il metodoutilizzato è quello tradizionale di leggere,sottolineare e ripetere! Probabilmente lestesse persone, alla fine della lettura del li-bro, penseranno che imparare non solo è

una questione di metodo, ma è anche faci-le e divertente.Ricordi quanto a scuola trovavi più stimo-lante imparare qualcosa in modo attivo,piuttosto che attraverso noiose ore di spie-gazione? Credo fermamente che uno deimetodi più efficaci di apprendimento sia ilsistema definito nel mondo anglosassonelearning by doing o training on the job. Unafrase che spiega molto bene questo con-cetto è: «Dimmi e dimenticherò, fammi ve-dere e ricorderò, fammi fare e sarà parte dime per sempre!». Con l’esercizio, la motiva-zione, l’entusiasmo e la voglia di imparareotterrai risultati straordinari. Il segreto ènell’azione. L’eccellenza, infatti, può matu-rare solo attraverso l’esperienza pratica, enon può derivare dalla semplice lettura diun libro! Questo è il motivo per cui esegui-re gli esercizi è necessario per far diventareil metodo parte integrante di noi!Una prova di tutto questo risiede nella di-versità dei risultati che si ottengono cer-cando di imparare una lingua straniera at-traverso l’ascolto di lezioni teoriche, oppu-re recandosi nel Paese in cui si parla quellalingua e cercando di “viverla”.• Altra caratteristica, tipica dei bambini, èl’estrema curiosità verso la vita: per unbimbo ogni cosa è da scoprire. Molte vol-te i genitori si arrabbiano quando i loro fi-gli smontano i giocattoli che hanno rice-vuto in regalo. Eppure, pensando a quan-do eri bambino, ricordi quanto era affasci-nante comprendere tutto nella sua com-pletezza, che cosa si nascondeva dentrole cose, che cosa le faceva muovere o pro-durre un determinato rumore? La nostramente era alla ricerca di informazioni evoleva capire e scoprire cose nuove.

Come funziona la memoria | 1.1

Imparare giocando e divertendosi

rende lo studio più efficace e veloce.

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Predisponendocicon la stessa cu-riosità nei con-fronti di un te-sto da studiare,faremo uscire la

mente da quellasensazione di tor-

pore che provaquando le viene impo-

sto qualcosa. Sarà molto piùfacile imparare proprio perché le stiamochiedendo di aiutarci.• Un bambino fa grande uso della propriacreatività. Per lui la realtà non è quella og-gettiva, ma vive in un mondo fatto spessodi cose immaginarie. Ti è mai capitato diosservarlo mentre gioca con gnomi o ami-ci immaginari o combatte contro guerrierimedioevali e di esserti stupito notandoche la spada che brandisce è in realtà unsemplice pennarello? Con tutto ciò, nonsto dicendo che perderemo di vista la real-tà oggettiva delle cose, ma anzi che andre-mo ad aggiungere alla rappresentazionedel reale la capacità di intuire e di scorgeremolteplici soluzioni alle difficoltà che in-contreremo. La creatività è fondamentalenel problem solving, ed è importante a tal

punto che, in molte aziende, organizzanocorsi proprio per svilupparla. Le finalità so-no molteplici: dalla ricerca di nuovi prodot-ti alla scoperta di nuove forme pubblicita-rie che siano accattivanti e coinvolgenti.Dedicheremo più avanti un’intera parte altema dello sviluppo della nostra creatività.• Il bambino esterna le sue emozioni. Haimai notato quanto poco tempo basti a unbambino per passare dal sorriso al piantoe viceversa? Qualcuno potrebbe pensare:“Che nesso c’è tra questo e la memoria?”.Un nesso fortissimo! La nostra memoria,infatti, è anche emotiva.Tutto quello che suscita una forte emozioneviene registrato automaticamente. Pensa aqualcosa che ti è successo moltissimo tem-po fa, qualcosa che non avesse particolareimportanza, ma che, ancora oggi, ricordimolto bene. Sicuramente questo avveni-mento ti aveva suscitato una forte emozio-ne. Non è un caso chesi dica: il primobacio non siscorda mai!Tutto que-sto persugger i reche durantel ’ a p p r e n d i -mento è utile faremergere e smuovere le nostre emozioni in modo da facilitare ilricordo di quello che desideriamo. • Inoltre un bambino ha molta fiducia nel-le persone e in particolar modo nei suoigenitori che per lui sono figure provenien-ti da un mondo del tutto meraviglioso, eche possiedono tutte le risposte e tutte lesoluzioni ai suoi problemi.

1.1 | Come funziona la memoria

Mantieni alta la curiosità

e vai “alla scoperta”

del testo.

Lasciati attraversare

dalle emozioni.

Scopri e sviluppa sempre di più il tuo lato creativo.

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Oggi abbiamo a disposizione molte più in-formazioni rispetto a quante ne avevanoloro. Le più grandi scoperte sul funziona-mento del cervello sono molto recenti. Èstato calcolato che più del 95% delle cono-scenze che abbiamo risale agli ultimi 25anni. Nel 2002 presso l’Università Vita-Salu-te San Raffaele di Milano sono stati condot-ti degli studi che hanno portato alla con-clusione che praticamente chiunque è ingrado di ricordare qualsiasi tipo di informa-zione, e che le tecniche per migliorare lamemoria possono essere apprese da tutti.Eseguendo una risonanza magnetica delcervello di chi è intento allo studio, è statoinoltre scoperto che, utilizzando il metodoclassico “leggo, sottolineo e ripeto”, le areecerebrali utilizzate non sono quelle mag-giormente coinvolte nella memorizzazio-ne, nella rielaborazione delle informazionie nei collegamenti tra le idee. È singolarepensare che proprio le parti cerebrali piùutili per memorizzare non vengono utiliz-zate. Sarebbe come pensare di fare unviaggio in macchina e anziché farla muo-vere grazie al motore, la spingessimo! Nonostante si dica che le tecniche di me-morizzazione possano essere apprese datutti, non credo che riescano a dare a tuttigli stessi risultati. Infatti, l’esperienza accu-mulata in questi anni mi ha insegnato cheottiene ottimi risultati solo chi ha profondemotivazioni per imparare, la voglia di met-tersi in gioco e chi sa che non si finisce maidi conoscere cose nuove.Mi è capitato di tenere dei corsi in aziende,o a gruppi, in cui i partecipanti erano pre-senti perché costretti per dovere e non permotivazione personale. Lo stesso si può di-re per alcuni studenti che frequentavano il

Come funziona la memoria | 1.1

Per quanto riguarda le cose che impareraicon la lettura di questo libro, è necessarioavere, come i bambini, una fiducia totale indue direzioni: la prima è verso le tecniche everso i concetti che verranno illustrati e laseconda, importantissima, verso te stesso.

Fiducia verso le tecnicheScopriamo insieme perché. È importante sa-pere che quanto troverai in queste paginenon è nulla di nuovo né, tanto meno, di miainvenzione. Le tecniche di memorizzazionerisalgono all’antichità: pensa che le prime te-stimonianze risalgono al 500 a.C. Si narra cheil poeta greco Simonide di Ceo sia stato il pri-mo a sviluppare l’arte della mnemotecnica.(Vedi appendice 1, pag. 279).In seguito Cicerone inventò un metodoper ricordare le sue lunghe orazioni senzabisogno di supporti o appunti scritti. NelXVI secolo Giordano Bruno scrisse il tratta-to De umbris idearum, interamente dedica-to alle mnemotecniche. Celebre per le sueprodigiose capacità mnemoniche fu anchePico della Mirandola. Questi personaggi non possedevano dicerto le moderne nozioni sul funziona-mento della nostra mente, ma si erano resiconto che, facendo un particolare tipo diassociazioni, riuscivano a ricordare tuttoquello che desideravano.

Abbi fiducia nelle

tue potenzialità

e nel metodo.

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corso più perché spinti dai genitori chenon per loro interesse. Ovviamente nonsempre si vedevano i risultati. Infatti, l’uni-co requisito necessario per imparare beneil metodo non è né l’età, né il titolo di stu-dio, ma solo il desiderio e la volontà dichiedere qualcosa in più a se stessi per ren-dere migliore la propria vita. Risultati comericordare elenchi di centinaia di informa-zioni o numeri di 40 cifre con facilità sonoalla portata di tutti: come in tutte le cosebasta volerlo fare.Considera, per esempio, una persona disuccesso, che si è realizzata ed è riuscita avivere la vita che desiderava. Probabilmen-te alla domanda «Qual è la chiave o il se-greto del tuo successo?» ti risponderà confrasi del tipo: «Quello che mi ha portato araggiungere i miei sogni è stato credere inquello che faccio; fare le cose con tantapassione; superare le difficoltà e gli ostaco-li sapendo che sono parte della vita e che,spesso, proprio nelle difficoltà ci si rendeconto delle proprie possibilità; impegnarsimolto perché si riceve in base a quanto si èdisposti a dare; avere fede nella vita e viver-la con entusiasmo», e così via. Sinceramen-te non credo nella bacchetta magica e intutto quello che promette risultati straordi-nari senza richiedere impegno.Per affrontare l’apprendimento in modo ef-ficace è necessario avere uno scopo chevada oltre l’impegno fine a se stesso. Chistudia con la sola finalità di superare unesame avrà una motivazione totalmentediversa rispetto a chi studia sapendo chel’esame rappresenta soltanto un passaggioper arrivare alla laurea e realizzare il sognodi diventare un professionista affermatonel settore per il quale ha studiato.

Il pilota di Superturismo Alex Zanardi èl’esempio illuminante di questo concetto.Dopo l’incidente in cui perse entrambe legambe, durante un’intervista espresse ildesiderio di tornare a camminare per poterancora prendere suo figlio Niccolò in spal-la. Ebbene, non solo è tornato a cammina-re, ma ha anche ripreso a gareggiare conuna macchina dotata di comandi manualie, nonostante il limite fisico, ha vinto addi-rittura il campionato italiano! Questa è laforza che deriva dalle emozioni. Solo avereuno scopo importante ci può aiutare acompiere imprese straordinarie. Alcunevolte neppure la medicina o la fisica riesco-no a spiegare come possano avvenire re-cuperi in tempi a dir poco incredibili. L’au-tore di diversi libri sullo sviluppo delle risor-se umane Anthony Robbins sostiene: “Sehai un forte “perché”, il “come” lo trovi sem-pre». Il “perché” di Alex Zanardi era, eviden-temente, molto forte.

Fiducia verso te stessoOltre che nelle tecniche, è necessario averetanta fiducia in se stessi. Innanzitutto, è be-ne essere consapevoli del fatto che, se i ri-sultati che abbiamo ottenuto fino a ogginon ci soddisfano, è solo perché non ave-vamo a disposizione il giusto metodo.Henry Ford, fondatore della omonima so-cietà di automobili, diceva: «Sia che tu cre-da di farcela, sia che tu creda di non farce-la, hai comunque ragione!».Questa frase racchiude l’importanza di cre-dere in se stessi. Pensa a un’esperienza cheha rappresentato per te una grande sfidadalla quale sei uscito vincente: sicuramen-te ce l’hai messa tutta, attingendo a tutte letue risorse. Quando si crede fermamente di

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1.1 | Come funziona la memoria

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riuscire e si hanno forti motivazioni, le diffi-coltà che si presentano lungo il percorsovengono affrontate come un’opportunitàper tirare fuori il meglio di sé. Quando inve-ce si pensa di non riuscire, a volte siamonoi stessi a crearci difficoltà e ostacoli, op-pure cerchiamo scuse e giustificazioni peril nostro fallimento proprio per trovareconferma a quello che pensiamo. In effetti,anche se il contenuto di questo libro trattale tecniche di memoria e le metodologie distudio, sii consapevole del fatto che lagrande differenza nel risultato è sempredovuta all’atteggiamento mentale con ilquale affronterai l’apprendimento. Sicura-mente riuscirà a ottenere molti più risultatiuna persona che non conosce nulla delletecniche, ma che ha una forte motivazione,piuttosto che una che conosce molto be-ne le tecniche, ma non ha voglia di impe-gnarsi per ottenere un certo risultato.

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Come funziona la memoria | 1.1

Ognuno di noi conosce certo qualcunoche in questo può essere di esempio: per-sone prive di mezzi ma che, grazie alla mo-tivazione e al desiderio di realizzarsi, riesco-no ad affermarsi in ambiti in cui altri, puravendo a disposizione tutti gli strumentinecessari, non riescono minimamente.Tutto questo è dovuto al fatto che l’atteg-giamento mentale influisce per l’80% sul ri-sultato finale. Infatti è proprio il nostro at-teggiamento a darci quell’impulso che cisprona a comportarci in un modo piutto-sto che in un altro; è questa la prima com-ponente di quello che possiamo chiamareciclo dell’autorealizzazione. Osserviamo in-fatti l’immagine della pagina seguente.Immaginiamo di trovarci di fronte a unanuova sfida e di affrontarla in due modi di-versi: il primo, con un atteggiamento pessi-mistico, e l’altro invece in modo estrema-mente appassionato, entusiasta e con tan-ta voglia di riuscire. Consideriamo gli estre-mi opposti proprio per amplificare le diffe-renze nel risultato: in mezzo, ovviamente, sicollocano tutte le possibili sfumature. Iniziamo il percorso con un atteggiamentopessimista. Con questo tipo di atteggia-mento, quanto utilizzeremo del nostro po-tenziale, delle nostre risorse interne, dellanostra energia e del nostro entusiasmo? Si-curamente molto poco! Con queste risorse

L’atteggiamento positivo è la base

di ogni risultato di successo.

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e potenziale che tipo di azioni faremo? Sa-ranno azioni determinate, focalizzate sul-l’obiettivo, o azioni blande con un pensieroin mente del tipo “Mah… vediamo comeva!”? Ovviamente azioni del secondo tipo!E queste azioni, a che tipo di risultato por-teranno? Certamente a un risultato scarso!E questo risultato, successivamente, comeandrà a influenzare il nostro atteggiamen-to? Certo in modo ancora più pessimistaportandoci, probabilmente, ad affrontarele difficoltà successive pensando “Tantonon riuscirò, anche la volta scorsa non so-no riuscito!”. Questo è un circolo viziosoche, estremizzato, porta alla mancanza direazione agli stimoli esterni. Hai presentequelle persone che alla domanda «Comestai?» rispondono sempre «Si tira avanti»?

La cosa meravigliosa è che tale ciclo fun-ziona a nostro vantaggio quando usiamoun atteggiamento positivo. Ti è mai suc-cesso di affrontare qualcosa e desiderarla atal punto che il solo pensarla suscitava in teemozioni di soddisfazione e un senso digratificazione infinita? Pensa all’atteggia-

mento che avevi in quei momenti. Sonoconvinto che avevi una forte dose di deter-minazione, sicurezza personale, coraggio,entusiasmo e passione. Pensa all’energia,alle azioni cariche di motivazione e di vo-glia di riuscire che avevi in quel momentograzie a quel tipo di atteggiamento! Quelleazioni, sicuramente, ti hanno portato a unrisultato. Se era quello desiderato, ricorde-rai molto bene la soddisfazione che ti hadato, l’entusiasmo che hai provato e la for-te dose di autostima che hai ricevuto. Diconseguenza quell’atteggiamento ne èuscito rafforzato. Se il risultato non è statoquello desiderato, ma comunque ci haimesso tutto te stesso, la coscienza è a po-sto, quindi la volta dopo ripartirai di nuovocon la voglia di riuscire, con un atteggia-mento positivo, sapendo che cadere è par-te del percorso per arrivare a eccellere.Se dovessimo parlare a un grande talentodello sport, o di qualsiasi altro ambito rea-lizzativo, ci dirà esattamente la stessa cosa.Non si può riuscire senza mettere in contodi cadere. Ma da una caduta possiamo im-parare che cosa dobbiamo fare per riuscirela volta successiva. Dopo la conquista deltitolo di Campione del mondo di MotoGP,al suo primo anno con la Yamaha, a Valen-tino Rossi è stato domandato: «Vincere vabene, ma perdere? Che cosa c’è dietro unasconfitta?». La risposta fu: «Da una sconfittasi riescono sempre a trovare nuove motiva-zioni e tanta grinta in più!». Questo dovreb-be farci riflettere sul diverso modo di af-frontare le difficoltà per riuscire a realizzarei propri sogni. Vincent Lombardi, l’allenato-re della gloriosa squadra di football deiGreen Bay Packers, che dopo anni di insuc-cessi divenne addirittura il riferimento e il

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1.1 | Come funziona la memoria

Atteggiamento

Risultati

Potenziale

Azioni

ciclo dell’autorealizzazione

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Page 25: Il segreto di una memoria prodigiosa - Matteo Salvo · prima volta, a un esempio di tecniche per la memoria. A tenere un corso su apprendimento e me-moria era un mio amico, il professor

modello da emulare per gli avversari, dice-va: «Non importa quante volte si cade, l’im-portante è rialzarsi dopo essere caduti!». Quindi, iniziamo a credere fortemente nel-le nostre potenzialità e nelle nostre risorse,come i bambini. Ciascuno di noi è una per-sona così straordinaria che su tutta la Terranon ne esiste un’altra uguale!Un’altra caratteristica che ha il bambino, in-fatti, è tanta determinazione e voglia di riu-scire. Pensiamo, per esempio, a un bambi-no che vuole salire su un divano. Non è sor-prendente quanti tentativi fa prima di riu-scire e quanto sia tenace in questo? Nonc’è nulla che lo possa distogliere.Se i genitori, nel vederlo tentare e non riu-scire, mossi a compassione lo prendesseroin braccio e lo mettessero a sedere sopra ildivano, quale sarebbe la sua reazione? Si

metterebbe a piangere e scenderebbe im-mediatamente. Il suo obiettivo non è “sali-re” sul divano, ma “riuscire a salire” sul diva-no! Ti sfido allora ad avere la stessa tenacia,lo stesso atteggiamento di fronte a ogniesercizio e la stessa voglia di riuscire, con laconsapevolezza che tutto quello che dàgrandi soddisfazioni non è quasi mai di im-mediata realizzazione. Affronta le difficoltàcon un atteggiamento positivo e sapendoche ogni “caduta” è solo un passo avantiverso la realizzazione di ciò che desideri.Infine, affrontiamo l’intero percorso conentusiasmo, che è quello che ci permettedi imparare divertendoci. Ti è mai successo di fare qualcosa di impe-gnativo accanto a una persona che ema-nava entusiasmo e voglia di fare, che ti in-coraggiava e faceva il tifo per te? È qualco-sa di meraviglioso! Inizia a tifare per te. Anch’io, mentre stoscrivendo, sto pensando al momento in cuileggerai queste righe e tifo per te pensan-do ai tuoi prossimi successi. Ricorda bene,quindi, gli ingredienti necessari per ottene-re risultati: fiducia, creatività, determinazio-ne, lasciarsi trasportare dalle emozioni, unatteggiamento positivo e tutto l’entusia-smo che sei in grado di provare!Bene! Siamo pronti per iniziare il viaggio...Nella pagina seguente abbiamo ripetuto lamappa presente all’inizio di questo capito-lo: puoi prenderne spunto per costruire latua prima mappa personale.

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Come funziona la memoria | 1.1

La determinazione: concentrati sulla vetta e non sulle difficoltà.

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Come funziona la memoria | 1.1Sp

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