Il Savoiardo #2

16
Savoia Briciole di verità Il giornalino ufficiale del Liceo Scientifico di Pistoia “Amedeo di Savoia Duca d’Aosta” ANNO 5 N° 2 NOVEMBRE-DICEMBRE 2011 IN QUESTO NUMERO: ATTUALITA’ Missioni di pace, ora sì che prima no (pag.2) La colpa è solo del maltempo? (pag.2) Il denaro pubblico (pag.3) Bot, Btp, Tvb (pag.3) Moralmente tuteliamo la morale (pag.4) Il signor Nico Sberlu abbandona le stan- ze (pag.4) Mindbook : a cosa stai pensando? (pag.5) Una violenza che nasce tra noi (pag.6) EVENTI Lucca chronichles (pag.6) Benigni va al parlamento (pag.7) NELLA SCUOLA Chi è quello sconosciuto? (pag.78 Io studente (pag.8) La globalizzazione e il ruolo dell’Europa nel mondo (pag.9) Pulsing (web) radio source (pag.9) Utilità delle materie scolastiche, il lati- no (pag.10) Concorso PANINO 2012 (pag.10) ARTE E DINTORNI Robert Wyatt - Rock Bottom(pag.11) Il giardino dei ciliegi (pag. 11) My fairy king (pag.12) Midnight in Paris (pag.13) Suggerimenti natalizi (pag.13) SATIRA SATURA Riso in pillole(pag. 14) Lettera a Babbo Natale (pag.14) SPORT Giorgio Tesi Group: sognare fa bene (pag. 15) Sicurezza su ruote (pag.15) ULTIMA Intervista (pag.16) La prospettiva del quarto piano (pag.16)

description

Il secondo numero del giornalino ufficiale del liceo scientifico di pt!

Transcript of Il Savoiardo #2

Page 1: Il Savoiardo #2

Savoia Briciole di verità

Il giornalino ufficiale del Liceo Scientifico di Pistoia “Amedeo di Savoia Duca d’Aosta” ANNO 5 N° 2 NOVEMBRE-DICEMBRE 2011

IN QUESTO NUMERO: ATTUALITA’ Missioni di pace, ora sì che prima no

(pag.2) La colpa è solo del maltempo? (pag.2) Il denaro pubblico (pag.3)

Bot, Btp, Tvb (pag.3) Moralmente tuteliamo la morale (pag.4) Il signor Nico Sberlu abbandona le stan-

ze (pag.4) Mindbook : a cosa stai pensando? (pag.5) Una violenza che nasce tra noi (pag.6)

EVENTI Lucca chronichles (pag.6)

Benigni va al parlamento (pag.7)

NELLA SCUOLA Chi è quello sconosciuto? (pag.78 Io studente (pag.8) La globalizzazione e il ruolo dell’Europa

nel mondo (pag.9) Pulsing (web) radio source (pag.9) Utilità delle materie scolastiche, il lati-

no (pag.10) Concorso PANINO 2012 (pag.10)

ARTE E DINTORNI Robert Wyatt - Rock Bottom(pag.11) Il giardino dei ciliegi (pag. 11) My fairy king (pag.12) Midnight in Paris (pag.13)

Suggerimenti natalizi (pag.13)

SATIRA SATURA Riso in pillole(pag. 14) Lettera a Babbo Natale (pag.14)

SPORT Giorgio Tesi Group: sognare fa bene

(pag. 15) Sicurezza su ruote (pag.15) ULTIMA Intervista (pag.16) La prospettiva del quarto piano (pag.16)

Page 2: Il Savoiardo #2

2

È il lontano settembre 1969 , quando il popolo libico, a seguito di una rivolta popolare capeggiata da Muʿammar el-Gheddāfī riesce a detronizzare il vecchio leader della Libia, re Idris, ponendo fine a una monarchia e dando il via a una linea politica di nazionalizzazione delle risorse e ricchezze libiche sotto il totale comando di Gheddafi. Ed è ormai lon-tano, per la velocità degli avvenimenti che avvengo-no in questi tempi, il febbraio del 2011, quando, a seguito delle numerose rivolte popolari avvenute sul-le coste mediterranee dell’Africa, in Egitto, Tunisia, Algeria, Marocco, per citarne solo alcune, il popolo libico insorge in manifestazioni popolari di protesta verso il loro “presidente” Gheddafi. Le rivolte sono soffocate nel sangue dal ferreo leader. Tuttavia que-sto atto di forza e violenza non fa altro che peggiora-re le cose: il popolo riesce ad organizzare una rivolta di grandi dimensioni che porta alla liberazione di al-cune città dal giogo governativo. In aiuto alle perso-ne in rivolta arriva la NATO che inizia un intervento militare di solo supporto aereo (bombardamenti e lanci di approvvigionamenti) in appoggio ai rivoltosi. Gli stati intervenuti sono le maggiori potenze dell’occidente tra cui anche l’Italia, che fornisce le sue basi aeree ai caccia francesi e inglesi. Dopo pochi mesi i rivoltosi hanno già liberato la maggior parte della Libia e si avviano alla conquista della città nata-le del loro ex leader (Sirte) che si ritiene rifugiato li. Egli, spalleggiato da un piccolo numero di fedeli e

soprattutto da numerosi mercenari, resiste presso Sirte. Finalmente dopo un’accanita resistenza, anche l’ultimo baluardo dell’ex governo cade. la Libia è finalmente libera! Il 20 ottobre 2011 Gheddafi viene rintracciato in un tunnel da un gruppo di ribelli e selvaggiamente giu-stiziato senza alcun processo, e tutto ciò non indigna le potenze d’occidente (forse perché Gheddafi si è portato nella tomba un gran numero di segreti legati ai leader europei che lo avevano sempre accolto a braccia aperte).Ma questo non è il tempo delle riven-dicazioni né dei sospetti, questo è il tempo della Li-bia libera che, come Tunisia e Egitto, si avvia ad apri-re un periodo di democrazia eleggendo il proprio rap-presentante. È una tappa importante per il popolo africano e per l’economia e la cultura mondiale, per-ché il modello democratico caratteristico dei paesi più evoluti del mondo si sta a poco a poco diffonden-do nei paesi africani. Speriamo che questo periodo democratico e di relativa pace si protragga più a lun-go dei soli due governi (monarchia e dittatura) che hanno guidato la Libia dopo che nel 1951 aveva, con l’aiuto degli USA, dichiarato la sua indipendenza dal colonialismo Italiano. Ma ancora una domanda mi frulla per la testa … perché noi paesi occidentali “portatori di pace” siamo intervenuti in Libia e non nei paesi dove sono avvenute le stesse violenze? For-se la pace ha cambiato identità e adesso è solo mero guadagno …

Missioni di pace, ora sì che prima no

ATTUALITA’

La colpa è solo del maltempo? “L’Italia del fango sta mostrando il suo ghigno. Il cit-tadino è solo. L’Italia del cemento lo sta seppellendo vivo. Non c’è governo, non c’è opposizione, ma un comitato di affari che si spartisce il Paese. Oggi mi sento impotente, la distruzione di Genova era annun-ciata. Ho visto la mia città trasformata in fanghiglia”. Queste le dure parole di Beppe Grillo. Il 4 Novembre 2011 si sono riversati su Genova cinquecentocinquan-ta millimetri di pioggia. Il torrente Bisagno è straripa-to, e i torrenti Sturla e Fereggiano hanno rotto i pro-pri argini. Le strade si trasformano improvvisamente in fiumi in piena, l'acqua trascina via le automobili. Sei persone perdono la vita, morti affogati nel fango. Di fronte ad un tale catastrofico evento, che sconvol-ge e stordisce gli italiani, ci poniamo la domanda: si poteva evitare? Forse. I furiosi cittadini genovesi per prima cosa puntano il dito contro il sindaco Marta Vincenzi. Ritengono che scuole e uffici dovessero ri-manere chiusi il 4 Novembre, e che lo straordinario episodio meteorologico non sia stato adeguatamente annunciato. In realtà il sindaco chiarisce che la scelta di avere tenuto aperte le scuole elementari ha evita-to la circolazione dei bambini e dei loro accompagna-tori in città offrendo loro un rifugio sicuro mentre il centro di Genova veniva travolto da una quantità e-norme di acqua. Era stato inoltre fatto tutto il possi-bile nei due giorni precedenti il disastro per attivare tutte le misure di protezione civile per la fase di al-lerta meteorologica 2. Tuttavia, sottolinea la prima

cittadina, le precipitazioni sono state eccezionali, mai caduta una pioggia così a Genova. Un fenomeno di proporzioni monsoniche. Se così ingenti quantità di pioggia si riversano in poche ore su una città fatta come Genova, e collocata dove è Genova, senza po-ter avere il tempo di mettere in pratica efficaci piani di evacuazione, i disastri sono pressoché inevitabili. Si può parlare di cattiva informazione? I cittadini for-se non conoscevano il significato di "allerta meteoro-logica 2"? O forse il problema sta ancora più a monte? Perchè nel 2011 i fiumi straripano devastando le città e uccidendo i cittadini? In effetti, una risposta c'è. A Genova mancano 400 milioni di euro per i lavori della messa in sicurezza del Bisagno, innocente torrentello in estate, mostruoso fiume in autunno. Certamente c'è la crisi , ma le alluvioni del Bisagno dal 1945 al 1970 sono costate molto di più di quanto sarebbe co-stato occuparsi del fiume a tempo debito. A Genova negli anni '70 iniziarono i lavori di costruzione dello "scolmatore", uno svincolo che raccolga circa 450 me-tri cubi di acqua del fiume in piena per deviarli altro-ve. Questi lavori non sono mai stati conclusi, interrot-ti ripetutamente per mancanza di fondi, restando ancora oggi infangati dopo i tagli selvaggi della rifor-ma. Non si può individuare un unico responsabile, la colpa è un testimone scottante che viene passato di mano in mano. In chi possiamo avere fiducia per il futuro? Per il momento, confidiamo nel bel tempo.

Giorgio Prete

Clara Ciampi

Page 3: Il Savoiardo #2

3

Il denaro pubblico

«La situazione economica e finanziaria dell'Italia è molto preoccupante», ha affermato il commissario europeo agli Affari economici, Olli Rehn durante la conferenza stampa al termine dell'Ecofin (Consiglio Economia e finanza), dicendo che l'Italia deve ap-provare al più presto le misure promesse. Siamo in crisi, anche se ci costa ammetterlo: sui giornali impazzano articoli sull’argomento in cui compaiono nomi quasi marziali per quei molti che di economia non si intendono, come «spread» …Spettatori ignari, dall’altra parte della televisione potrebbe chiedersi "oh il che l’è???". Non ci dobbia-mo preoccupare, tanto anche i nostri politici non lo sanno, potrebbero rispondere altri..e invece no! Dobbiamo informarci per riuscire a capire ciò che sta accadendo alla nostra economia. Ma questa pa-rola è una delle tante sconosciute come Btp, Bot..insomma roba per i messaggini? Forse no.. BOT-BTP-CTT Lo Stato per finanziarsi emette titoli del Tesoro, cioè li vende con aste, a cui partecipano grandi banche o istituti di credito. - Bot: è un Buono Ordinario del Tesoro,ovvero un titolo senza un pagamento periodico degli inte-ressi, chiamato cedola. Dura al massimo 12 mesi. -Btp: è il Buono del Tesoro Poliennale, un certifica-to di debito con valenza superiore a un anno. -Ctt: sono Certificati di credito del Tesoro, che hanno una durata di 7 anni. Il termine Bund, molto sentito in questi giorni, si riferisce ai titoli del Tesoro tedeschi, ritenuti molto sicuri e per questo presi come riferimento.

Spread Tecnicamente è solo la differenza tra due rendi-menti, ma più nello specifico è usato per indicare la differenza tra i titoli di stato di due Paesi, quindi per quanto ci riguarda tra i nostri e quelli tedeschi, presa la Germania come il paese più solido e affida-bile.

Agenzie di rating Agenzie specializzate che valutano l’affidabilità dei titoli di stato, es. Standard & Poor’s, Moody’s. Più essi sono affidabili, più gli altri Paesi sono incenti-vati a comprarli, fornendo liquidità allo Stato che li emette. Classi di rating Valutazioni espresse dalle agenzie di rating: - Standard - Moody's - Aaa Livello minimo di rischio - Aa Debito di alta qualità - A Debito di buona qualità ma soggetto a rischio futuro - Baa Grado di protezione medio - Ba Debito con un certo rischio speculativo - B Debito con bassa probabilità di ripagamento - Caa, Ca Investimento ad alto rischio - C Realistico pericolo di insolvenza

Declassamento Passare ad una classe di rating inferiore. Significa che gli investimenti sui titoli dello Stato in questio-ne sono più rischiosi e quindi gli altri Paesi chiedo-no interessi più alti come garanzia.

Bot, Btp, Tvb

“In tempi di crisi bisogna sacrifi-carsi”. Ok, sono d’accordo, ma bisogna sacrificarsi tutti. Perché il parlamento italiano spende 1,5 miliardi di euro all’anno, mentre il parlamento francese e quello inglese spendono rispettivamen-te 880 e 624 milioni di euro all’anno? Eppure il numero di membri è simile. Perché il Parla-mento spende 140 milioni/anno in pensioni a ex parlamentari, ma le entrate in questo settore sono solamente 12 milioni/anno? L’istituto del Formez ha compiu-to un monitoraggio per conto del ministero della pubblica ammini-strazione che segnala 72000 auto blu in Italia per un costo di 650 milioni di euro all’anno. Non sa-ranno un po’ troppe queste mac-

chine? Perché all’Inghilterra ne bastano solo 195? Questi possono essere chiamati solo in un modo: sprechi di denaro pubblico. Ma non voglio parlare solo del Parla-mento (perché la lista di sprechi sarebbe molto lunga). Parliamo del TAV: buffonata che ci costa più di 7 miliardi di euro e che darà la possibilità alle merci di v iagg iare da l Portoga l lo all’Ucraina alla velocità della luce. Chi non intuisce la sua grande utilità? Ma vogliamo di-menticarci del leggendario (perché tanto più di leggenda non sarà mai) ponte sullo Stret-to? Sono stati spesi 4,5 miliardi di euro e alla fine non si farà (allora mi viene da domandarmi a chi sono stati dati questi sol-

di…). Ma il top del top è stato dato nelle spese per la difesa. Dal primo governo Prodi fino ad oggi sono stati spesi 16 miliardi di euro per 131 aerei, modello F35 (cacciabombardieri a decollo corto e atterraggio verticale). Fin qui tutto a posto, se non fos-se che dopo nove anni di svilup-po e quattro di produzione la stabilità della progettazione del velivolo non è stata ancora di-mostrata e il budget iniziale è stato sforato del 64%. Prima di mettere le mani nelle tasche degli italiani (e ne sono rimasti davvero pochi con i vestiti…) diamo un’occhiata a chi mette le mani nelle tasche dello stato.

Stefano Agostini

Giulia Pagano e Rebecca Borsi

Page 4: Il Savoiardo #2

4

Moralmente tuteliamo la morale!

Il signor Nico Sberlu abbandona le stanze Tanto tempo fa, in un regno italico poco più che cen-tenario, nascevano i primi canali televisivi. Erano programmi divertenti oppure per bambini, tutte cose che oggi non esistono quasi più. E non esistono più perché qualcuno ha pensato di sostituirli con gentil-donne che si apprestano ad andare in piscina o diret-tamente a fare la doccia. Ora, questo qualcuno, che ha anche un nome, che noi celiamo con l'acronimo di Signor Nico Sberlu, ha ritenuto FONDAMENTALE inse-rire queste nuove tipologie di programmi. Risultato? L'unico neurone dell'uomo italico s'è bloccato su pal-pebre abbassate, bocca aperta e gocciolina di bava (stile Homer Simpson alla parola "ciambelle"). Ma non è finita qui. Le donne? Quelle donne che, in quanto casalinghe, rimangono a casa ogni giorno? "Sono un pericolo, dobbiamo fermarle!" pensò il Signor Nico Sberlu. E come fare? Molto semplice: soap operas e reality shows. Tutto condito da telegiornali di gossip. "Almeno la gente si interesserà a queste futilità e io potrò farmi gli affari miei in santa pace" confidò il Signor Nico Sberlu ai suoi collaboratori. E sembrava che tutto stesse andando per il verso giusto, quando qualcosa si intromise. All'inizio sembrava soltanto una piccola zanzarina, ma era dura a morire: a niente servì uno strano editto, che per sbaglio sembrava

interessare le popolazioni dell'Est Europa. Si provò quindi a contrastarla con spray antizanzare marca FEDE o con insetti più grossi (una vespa, ad esempio). Ma niente. La zanzara tornò da capo, come fosse l'an-no zero della sua vita. E cominciò a pungere il Signor Nico Sberlu, ormai in età avanzata. Ma il signore no-stro non voleva darsi per vinto e provò l'ennesima controffensiva. "Com'è possibile che un insetto così piccolo mi stia dando così tanti problemi?" diceva tra sé e sé. Ed eccola, la grande controffensiva: lingue di manzo per rinforzarsi e lei, la scaccia-zanzare. E sembrò essere la soluzione giusta. Finalmente, più nessuna zanzara avrebbe disturbato le notti di sonno del Signor Nico Sberlu. Ma poi, in una notte di mezz'estate, nel pieno dei sogni, il Signor Nico Sberlu si svegliò improvvisamente, grondando di sudore. "E' solo un sogno" disse, e si ributtò sul letto; ma appena alzò lo sguardo verso l'alto, vide una scritta rosso san-gue impressa sul soffitto: SERVIZIO PUBBLICO. La zan-zara era tornata e non era più da sola. Adesso era solo, solo contro tutte quelle zanzare: non aveva più via di liberazione. Fece un ultimo, disperato tentati-vo di liberarsi, ma fu tutto inutile: il Signor Nico Sber-lu scappò a gambe levate, lasciando per sempre le sue stanze.

Gianmaria Maiorano

Un’azione e un effetto. Tutto il mondo si basa sulla concatenazio-ne di questi due fattori, tutte le nostre azioni hanno degli effetti e ognuno di noi agisce per uno sco-po; ma cosa accade quando qual-cuno agisce spinto, non dalla con-sapevolezza degli effetti possibili, ma da un senso di morale ? Il mondo viene sconvolto, tutto sembra perdere senso logico: sia-mo talmente abituati a vivere se-condo schemi rigidi di convenienza che ormai la semplice morale non è nemmeno più contemplata fra le ragioni dell’agire. Spesso un’azione morale viene giudicata illecita: la giusta e mo-rale denuncia di atti dannosi per la società o per il singolo uomo in Italia è solitamente definita “fare la spia” e , dato che a tutti noi sta a cuore essere “figli di Maria”, ci teniamo ben alla larga dal portare alla luce inganni e misfatti, e se qualche spia birichina con manie da agente segreto “ turpemente canta” tutti i fatti come un uccel-lo a primavera ecco cosa accade… Raphael Rossi, quasi trentenne, viene assunto presso l’azienda di gestione di rifiuti di Torino per occuparsi dei conti. In seguito a un

meticoloso controllo dei bilanci, si accorge di una spesa inutile che l’azienda si apprestava a sostene-re per un macchinario; subito si mobilita per evitare questo spreco di denaro pubblico, ma ecco che, come puntualmente accade, so-praggiunge l’offerta di una maz-zetta. “Strano” ma vero, Raphael rifiuta e si accorda con la polizia per in-castrare i malfattori. Sembrerebbe quasi una storia a lieto fine, ma attenzione, per ogni eroe ci sono mille criminali e così Raphael, dopo aver fatto risparmiare 4.200.000 euro al comune rifiutan-do una mazzetta da 125.000 euro, si ritrova senza lavoro (alla fine del mandato l’incarico non è stato rinnovato) ad affrontare da solo un processo contro i malfattori con tutte le relative spese legali, con il comune che rifiuta di costituirsi parte civile e quindi di partecipare alle spese legali. Fortunatamente alcune persone tengono ancora agli eroi e si ado-perano per tutelarli: il comune è stato costretto in un secondo mo-mento a costituirsi parte civile da una raccolta firme presentate su “il Fatto Quotidiano”. Recente-

mente Raphael è stato incaricato dal neo-sindaco di Napoli De Magi-stris della gestione dei rifiuti a Napoli, compito arduo che solo il nostro incorruttibile Raphael può svolgere. Ben diverso è il trattamento per gli eroi all’estero: in Inghilterra un uomo ha ricevuto un elogio pubbli-co per aver garantito il corretto svolgimento di un concorso pubbli-co denunciando l’ennesimo furbet-to esperto nella diffusa arte del copiare; un atto semplice se mes-so a confronto con il rifiutare 125.000 euro, solo che in Inghilter-ra l’atto semplice è stato elogiato mentre in Italia l’atto largamente lodevole non è stato appoggiato (almeno non subito), ma in qual-che modo punito. Ed ecco che su quella lunga nave che porta lontano non si imbarca-no solo i cervelli ma anche la mo-rale che, non tutelata ma sbeffeg-giata, scappa e fugge via dall’Italia.

Bosso Johan Andrey

Page 5: Il Savoiardo #2

5

Mindbook: a cosa stai pensando?

Quando vi tirano giù dal letto ogni mattina in che “status” siete? Vi sentite pieni d'energia e pronti ad affrontare giornata? Coraggio! Le vacanze di Natale sono vicine, così finalmente potrete alzarvi tardi la mattina e passare quanto tempo volete davanti al computer. Oppure non accenderlo affatto. L'avrete notato di sicuro: i giorni in cui non vi connettete a nessun social network sono molto più lunghi, più den-si di attività, di parole e di pensieri. Eppure eliminare totalmente Facebook e affini richiederebbe, almeno a me, un sacrificio notevole, mi sentirei un po' più isolata. Teoricamente è una scelta ascetica e nobile ma nella pratica non so quanto possa risultare effica-ce. Molto meglio diminuire il tempo, dedicargli pochi minuti giornalieri. Soluzione perfetta fino a quando si è fuori casa, in compagnia o a fare ciò che ci piace. Ma quando la scelta è tra FB e i libri di scuola? Dicia-mo la verità: a volte il senso del dovere se ne va a spasso. Foto di sconosciuti che altrimenti non degne-remmo di uno sguardo, status sentimentali che cam-biano più spesso che nelle soap-opere, eventi assurdi a cui è vanamente richiesta la nostra partecipazione. Alcuni giorni qualsiasi cosa è più degna della nostra attenzione rispetto ai compiti. I social mettono a contatto realtà molto diverse e scommetto che anche sulle vostre home saranno parecchio frequenti casi di liti esplosive. Si tratta per lo più di persone che si insultano gratuita-mente, raggiun-gendo un tale nu-mero di commen-ti, da dimenticare la causa originaria della loro diatri-ba. In Io e Annie di Woody Allen c'è una scena memo-rabile che mi tor-na sempre in mente quando vedo qualcuno “discutere” su Facebook. I due protagonisti sono in coda al cinema, dietro di loro c'è un uomo che sta esponendo, in maniera saccente e a voce molto alta, le sue opi-nioni. Giunto al limite della sop-portazione Allen intraprende con lo sconosciuto un'a-nimatissima con-versazione. Nei

forum o su Facebook, è un po' come se fossimo tutti in coda per comprare il biglietto del cinema. Lo spa-zio che utilizziamo, anche se sembra privato, è in realtà esposto al giudizio di molti. Non è quindi possi-bile pretendere di dire la propria opinione senza ac-cettare la replica di chi ne ha una diversa. Soprattut-to se c'è la possibilità che ciò che diciamo ferisca la sensibilità di qualcuno. Si tratta di non lasciare il cer-vello offline e ricordarsi che le solite regole di buona educazione valgono anche quando sono filtrate attra-verso schermo e tastiera. Il parere più illuminante sulla questione l'ho però ricevuto da mia nonna. Quando mi ha visto ridere da sola davanti al compu-ter, dopo avermi lanciato uno sguardo compassione-vole, ha sospirato: “Grazie al Cielo non ho dovuto vivere in un mondo dove l'azione più frequente è par-lare con persone che non sono nella tua stessa stan-za”. Compiendo il tragico errore di rileggere ciò che ho scritto mi è sembrato piuttosto chiaro che, pur avendo parlato parecchio, non ho detto niente di concreto. Che sia proprio questo il punto nel mondo dei social network ?

Angela Felicetti

Page 6: Il Savoiardo #2

6

EVENTI

Andrea Carbone

Lucca chronichles Dopo mesi e mesi di ansiosa attesa (o anche no, direbbe chi non c'è andato), finalmente il 28 ottobre è arrivato... e bisogna ammettere che quest'anno al lucca comix han-no superato se stessi: ben 5 giorni di manifestazione, in cui il prolife-rare incontrollato degli stand di videogiochi non ha impedito un numero esorbitante di presenze (che domenica sono arrivate ad oltre 100000... Fortunatamente quel giorno non c'ero) e, soprat-tutto, di cosplayers! Difatti sono stati avvistati (e fotografati fino alla cianosi) nella più tranquilla giornata di lunedì (che è stata ovviamente promossa da "giorno scolastico" a "ponte" per l'occasio-ne) una miriade di personaggi go-thicheggianti di dubbia provenien-za, una manciata di squadre mili-tari (con costumi derivati proba-bilmente dall'uso improprio di e-quipaggiamenti da soft air), e la solita folla di otaku inferociti che hanno preso d'assalto il japan pa-lace dopo 40 secondi dall'apertura. Per quanto riguarda i "contenuti",

per così dire, delle esposizioni, purtroppo quest'anno abbiamo assistito ad un declino degli stand dei negozi singoli, a causa dell'ar-rivo in massa degli enormissimi banchi dei fornitori, che hanno proposto le merci a prezzo legger-mente più basso per fare un pò di lealissima concorrenza. Inoltre il lucca games, elemento centrale del comix, è stato letteralmente sommerso dalle ditte di videogio-chi, con stand di dimensioni im-probabili (come quello della Atari che occupava da solo praticamen-te un quarto dello spazio disponi-bile) e tavoli per la distribuzione gratuita di lattine di red bull da 5 cl gestiti da hostess semisvestite (il cui complessivo senso logico non è immediatamente percepipi-bile) che hanno relegato gli stand più importanti (quelli di giochi da tavolo & dadi) ad un angolino di-menticato in cui però la densità di persone era probabilmente supe-riore a quella di una favela brasi-liana. Per quanto riguarda invece il lato japponofilo della faccenda,

a me è sembrato ci fossero ancora più fumetti che negli anni passati (forse perchè ho trovato un nume-ro di FMP che cercavo da 3 an-ni...), e anche sul fronte peluches & gadgets i soliti noti del japan palace non ci hanno fatto mancare nulla nemmeno quest'anno (compresi dei giganteschi maiali rosa brillantinosi che nessuno sano di mente avrebbe mai il coraggio di comprare). Da notare il fatto che nei giorni della manifestazione era disponi-bile anche una app gratuita per i-phone, dedicata a far capire qual-cosa ai poveri visitatori della di-sposizione degli stand e delle con-ferenze che, anno dopo anno, ri-mangono figure mitologiche in luoghi irraggiungibili come "lo stand di piazza jblfglgglg" annun-ciato in modo puntualmente in-comprensibile dagli altoparlanti. In ogni caso, da affezionato del lucca comix, posso dire che anche quest'anno è andata più che bene.

Comunicato stampa. La strage di Firenze - due ambulanti senegalesi morti e tre feriti gravemente - commes-sa ieri da un estremista (poi suicidatosi) originario della nostra provincia e aderente all'organizzazione fascista Casa Pound, ferisce e addolora le nostre coscienze di cittadini e di uomini, che lavorano in associazioni e co-munità impegnate in azioni e progetti di solidarietà verso chi nel bisogno chiede e ricerca speranza. L'episodio avviene a pochi giorni da un pogrom contro un campo di Rom, accusati ingiustamente di stupro, che ha semi-nato distruzione e terrore. Non accettiamo che il nostro Paese regredisca verso un passato mai dimenticato di discriminazioni, di perse-cuzioni e di stermini del diverso, ma dobbiamo constatare con amarezza che questi atti di barbarie e di violen-za sono i frutti avvelenati dell'odio per gli immigrati, della xenofobia e del razzismo che si sono lasciati proli-ferare e diffondere. Ci sono infatti gravi responsabilità delle istituzioni, che si sono dimostrate incapaci di pro-gettare e realizzare modelli concreti di integrazione e di inclusione, rifiutando o limitando perfino i diritti di cittadinanza. Anzi in nome della sicurezza, si sono fatte leggi che calpestano la dignità di uomini, donne e bambini venuti in Italia in fuga da guerre e carestie, in attesa di un permesso di soggiorno. Riteniamo fondamentale perseguire la ricerca di soluzioni positive, non dettate dalla paura, ma dalla volontà di riconoscere senza distinzioni gli immigrati come persone da rispettare pienamente nella loro digni-tà umana, che possono contribuire alla crescita del Paese e della società. Nell'esprimere totale solidarietà agli immigrati colpiti da tanto odio e intolleranza, non possiamo che ricordare le parole di un grande maestro e profeta, don Lorenzo Milani, ispirate all'amore e all'uguaglianza; Non discuterò l'idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste divisioni. Se voi però avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un

lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri.

Una violenza che nasce tra noi

don Massimo BiancalaniComunità ecclesiali di Vicofaro e di Bonelle-Ramini

Mauro Matteucci Centro di Documentazione e di Progetto "Don Lorenzo Milani" di Pistoia

Paolo Carrara Fondazione Un Raggio di Luce Onlus Pistoia,14/12/2011

Page 7: Il Savoiardo #2

7

Benigni va al parlamento Scrivere di Benigni è difficile. Si cade ormai nello scontato a commentare i suoi spettacoli, interventi, le sue trasmissioni per il fatto che il suo essere così immediato, diretto, sintetico, conciso lo rendono una figura di cui tutti vogliono parlare. Ciò che in effetti succede. Potete leggere qualsiasi recensio-ne, commento, parere, rivedere quante volte volete i suoi spettacoli, la Divina Commedia recitata, i suoi fre-quenti interventi in programmi televisi-vi in diretta nazio-nale come ad e-sempio l’ultimo intervento al parla-mento europeo. Questa volta l’ha fatta grossa. Eh si, perché se già ci eravamo divertiti ad ascoltare le bat-tute e la sottile ironia che si cela dietro le sue osser-vazioni durante Sanremo o Vieni via con me, questa volta la cosa si fa seria. Invitato al parla-mento europeo per celebrare il 150° a n n i v e r s a r i o dell’unità d’Italia in un momento critico per la nostra nazione, dove il peso dei mercati incombe e la politi-ca non riesce a tro-vare una soluzione fattibile. Lo show si apre con una battu-ta sulla condizione della sua gamba, ingessata a cau-sa di una persona che in Italia ha deciso di fare un passo indietro, inaspettatamente. La solita allegria che porta con se in Italia si trasmette anche ai rap-

presentanti dell’Unione Europea presenti a Bruxelles, in un tripudio di applausi e di facce di persone impor-tanti che non riescono a trattenere le risa. Prosegue poi con la lettura del XXVI canto dell’Inferno, dove si trova Ulisse, inventore dell’inganno; fra la lettura

delle terzine e il loro commento, Ben i gn i e log ia l’Italia, lodandola per ciò che ha dato e ha fatto nel passa-to, per la cultura, le innovazioni e gli aiuti che ha dato all’Europa. La sua ironia è per-vasa da una sincera speranza e fiducia nel futuro dell’Italia e il suo discorso sobrio e diretto e-sorta tutti i presenti al parlamento ad avere un atteggia-mento altrettanto positivo. E’ la serata degli alti e bassi, dell’Italia che può creare, «il paese della resurrezione», una storia di rinasci-te fra le lacerazioni che Benigni riper-corre passando con talento dalla Roma antica alla battaglia vinta contro il terro-rismo, dagli impera-tori a Moro, Berlin-guer e Napolitano. Fra le grandi e pic-cole opere, Benigni non cita Berlusconi fra gli sfasci, non gli piace essere sconta-to. Ancora una volta Benigni ci ammalia

con la sua autoironia che si riflette su tutto il paese, ricordandoci che a volte è meglio non prendersi trop-po sul serio.

Lorenzo Lucherini

COSA SI OTTIENE DAL RICICLAGGIO DEI RIFIUTI?

Con 500 lattine si costruisce una bicicletta;

Con 15 bottiglie di plastica si fa un maglione in pile;

Con 13 scatolette in accaio si fabbrica una pentola;

9 scatoloni su dieci sono prodotti con cartone riciclato;

Il 60% delle bottiglie è di vetro riciclato;

L’industria italiana del mobile ricicla 2/3 milioni di tonnellate di legno;

Tritando i bicchierini del caffè, nascono le matite.

Page 8: Il Savoiardo #2

8

NELLA SCUOLA

Chi è quello sconosciuto?

Io studente

Mi riferisco a te... che stai giusta-mente leggendo il Savoiardo, guar-dati intorno. Che tu sia in corrido-io, in classe o in aula magna, note-rai sicuramente qualcuno da solo, seduto senza far niente o in piedi che mangia qualcosa, ma senza qualcuno con cui parlare. Egli ma-gari non ha voglia di chiacchiera-re, magari preferisce la compagnia del muro a quella di un'altra per-sona o magari si sente lasciato in disparte, emarginato. Nel primo caso forse è meglio lasciar perde-re, ma nella seconda e nella terza occasione credo che buona cosa potrebbe essere il prendere in considerazione l'idea di parlare con quel solitario, di provare ad aprirci un dialogo. Aspetta, mi stavo dimenticando che a te forse non importa niente, anzi… ti di-verte, avere qualcuno da prendere in giro, qualcuno da considerare inferiore a te, qualcuno che per te conta meno di zero. Ma con questo atteggiamento, che molte persone mantengono fino a risultare odiose (nel nostro liceo se ne contano in grandi quantità), ci pensi mai a ciò

che prova la persona che ti fa tan-to ridere, che prendi di mira...? Magari ride anche lui, e la sua mente ti manda in un posto parti-colare (noto a tutti), ride per ten-tare di integrarsi anche se ciò si-gnifica essere considerato un idio-ta. Nessuno è immune, tutti in un modo plateale o subdolo ci diver-tiamo a sparlare di altre persone senza pensare alle conseguenze delle nostre parole, delle nostre azioni. Certo si discute tanto di razzismo, di omofobia...ma come possiamo parlarne se noi stessi, nel nostro piccolo, continuiamo ad ignorare molti nostri coetanei, a sbefeggiarli. Tu, ragazza che per andare a scuola durante la notte passi più tempo a truccarti che a dormire, sei tu la ridicola. Tu, che compri dei jeans da 100 euro (peraltro uguali ai miei comprati a 15 euro al mercato) e che te ne vanti, sei tu il ridicolo. Quella per-sona che viene mortificata di con-tinuo ed emarginata avrebbe mol-to da dire, molto da insegnarci e molto da voler condividere, però non è abbastanza alla moda, non

va al Lidò, legge un libro invece di fumare, non si è mai ubriacato e tutto ciò lo rende una persona con la quale ci si vergogna di andare in giro. Un ragazzo del genere viene definito un RIMASTO... Ebbene, credo che rimasta sia la persona che giudica senza conoscere, che ha pregiudizi, che si ritiene supe-riore, che crede di essere in grado di dare giudizi perchè è "figa"...si, sono questi i rimasti, rimasti all'e-tà di 5 anni o giù di lì. Si rivela interessante scoprire alla fine che spesso ognuno di noi è considerato uno sfigato o un rimasto da qual-cun altro senza saperlo. Per il tuo gruppo di persone sei simpatico e divertente e ti senti un dio, ma per un altro gruppo magari sei solo una persona ridicola che trova piacere nel sentirsi adulata. Dia-mine, la maggior parte di noi ana-graficamente è quasi adulta... perché non iniziare anche a com-portarci come tale ?

Alberto Buongiovanni

Bosso Johan Andrey

Sento gli occhi pesanti, gli arti pesanti, tutto il mio corpo si rifiu-ta di rispondere agli impulsi nervo-si: sono sicuro che se non fossi a sedere starei già baciando il pavi-mento; sono sorpreso di essere capace di formulare un pensiero in questo stato, figuriamoci seguire una lezione di Inglese o Latino! Eppure sono qui, dove tutto si con-fonde, dove tutto segue diversi schemi che a noi sembrano essere guidati dall’entropia. Mi giro. Alla mia sinistra, ecco! C’è sempre…: bocca semiaperta, sguardo perso nel vuoto, braccia calate giù lungo il corpo - no, non preoccupatevi, non è uno zombi—il mio compagno di banco affronta l’ennesima giornata di scuola. La mia attenzione si sposta sulla pro-fessoressa. Sembra l’unica piena di vita nell’aula; mi domando co-me faccia: un giorno o l’altro le chiederò se usa una qualche droga speciale per esibire tanto vigore.

Un flebile impulso anima improvvi-samente il mio compagno di banco che con epica impresa volta il ca-po verso di me e spalanca la boc-ca; i suoni non sono riconducibili ad una frase di senso compiuto… eppure una parte di me è in grado di rispondere e così, con l’ultimo impulso che la vita sembra conce-dermi, formulo la mia risposta nella stessa antica lingua dei no-s t r i p r i m i t i v i a n t e n a t i . “Smettetela di parlare e seguite la lezione!” Il monito dell’insegnate giunge repentino. Non ho la forza di parlare, non ho la forza di dirgli che il breve scambio di versi gut-turali fra me e il mio compa-gno non si può definire “parlare”. Dolce suono che si spande… dolce vibrare che tutto ferma: ecco la campanella che invita energica-mente la prof. ad abbandonare l’aula! Il corpo si fa vigoroso, mi alzo, mi sento in grado di sollevare il mondo. Con fare impetuoso cor-

ro e mi dimeno da un angolo all’altro dell’aula. E’ una corsa contro il tempo la mia: devo rac-contare tutto a tutti del pomerig-gio passato, prima che giunga il prof. Un piede dopo l’altro, velocemen-te corro; improvvisamente il rapi-do e leggero passo si fa pesante, non ho più forza, la condizione di coma riemerge bruscamente e spazza via ogni mia energia . Il prof. alle mie spalle è ormai giunto ed io, con i piedi che sem-brano incollati al suolo, con titani-ci sforzi mi riaccomodo al mio po-sto. La giornata continua…

Page 9: Il Savoiardo #2

9

La globalizzazione e il ruolo dell’Europa nel mondo

Di tanto in tanto capita che anche nella nostra scuola si parli di presente. In effetti, è strano per noi liceali, così abituati ad immergersi in latine filosofie (ITI do-cet), però, qualche volta, riusciamo a tornare al mon-do reale e ciò che ci circonda diventa un briciolo più lucido. Per chi ha partecipato alla prima conferenza federalista in aula magna, infatti, dovrebbe essere più chiara quale sia la situazione degli stati europei e da cosa derivi la globalizzazione. Prima di tutto, co-me ha spiegato il prof. Masini, in Europa esiste una moneta unica, ma ventisette economie diverse e ciò comporta una maggiore speculazione sugli stati euro-pei; di fatto, il debito pubblico sovrano degli stati europei non può essere ripagato stampando moneta (come avviene invece, per esempio, in Giappone), poiché ogni stato fa capo alla Banca Centrale Europe-a. Quindi è molto più facile per gli speculatori guada-gnarci. Una soluzione proposta per la risoluzione del problema sono i cosiddetti Bond Europei, che vedono ancora restia la Germania alla loro introduzione: l’utilità del Bond Europeo è quella di mescolare i de-biti pubblici di tutti gli stati europei, in modo che la speculazione sia scoraggiata. Se lo speculatore voles-se comprare un pezzo di debito pubblico europeo,

non saprebbe più se si ritrova in mano il debito pub-blico italiano, spagnolo o tedesco. Poi ha parlato di globalizzazione, dicendo che la Globalizzazione è la stretta integrazione di tutte le aree del mondo dal punto di vista economico, culturale e politico; un evento che si manifesta in una data area del pianeta ha ripercussioni in tutto il mondo. Questo fenomeno, grazie al grande sviluppo della tecnologia, soprattut-to nel settore delle comunicazione, ha reso il pianeta "più piccolo" di quanto lo sia mai stato storicamente. Infine, su una domanda riguardante un ipotetico ri-torno alla moneta nazionale rivoltagli da uno dei ra-gazzi presenti all’incontro, ha risposto che l'abbando-no dell'euro determinerebbe ripercussioni troppo gra-vi sull'economie dei paesi europei che fino ad oggi sono riusciti a competere nei mercati globali grazie alla forza e alla stabilità dell'euro; inoltre, più che i piccoli paesi, i grandi paesi (prima fra tutti la Germa-nia) risentirebbero particolarmente dell'uscita dall'euro, in quanto hanno fondato su questa moneta gran parte della loro crescita recen-te. Gianmaria Maiorano

Nelle ultime settimane, è stata rilevata da ALMA (un array di 20 radiotelescopi situato in Cile) una sorgente di onde radio (virtuali) in formazione dalle parti del nostro Liceo, che presenta caratteristiche intermedie tra una stella a neutro-ni, un'iniziativa studentesca e un tentativo di conquistare il mondo (si, hanno puntato i telescopi a terra per rilevare una sorgente dall'Italia), e, grazie a calcoli di triangolazione estremamente pre-cisi e al tunnel della Gelmini (visto che lo abbiamo pagato dovrà pur servire a qualcosa!), essa è stata localizzata all'interno del sito-nebulosa www.spreaker.com, an-che se potrebbero esserci propag-gini di tale fonte che si estendono addirittura sino alla galassia-facebook (nell'ammasso stellare "gruppo del liceo", per esempio). Purtoppo, gli studi fino ad ora con-dotti rivelano la deludente assen-za dei piccoli omini verdi ipotizza-ti dalla scienziata Nobel-I-wanna-be Jocelyn Bell, ma gli abitanti della pulsar in questione ci assicu-rano che, pur non essendo verdi, emetteranno radiazioni di pubbli-co interesse, che dovrebbero esse-re organizzate in "puntate" della durata di più o meno 1800,00 se-

condi e che saranno ricevibili al ritmo di circa una al mese. Riportiamo qui di seguito alcune dichiarazioni rilasciate dai diretti interessati un paio di miliardi di anni fa e che ci sono giunte adesso (non tutte le radiazioni sono veloci come i neutrini...) dall'oggetto (virtualmente) spaziale battezzato Radio Pulsar: "non preoccupatevi, la conquista del mondo è solo un obbiettivo secondario... Voglio dire, siamo qui innanzitutto per fare informazione ed intratteni-mento in modo alternativo! Quindi potete ascoltare senza paura di invasioni aliene... per ora..." Leila Es Sebar, rappresentante d'istitu-to, redattrice del Savoiardo, diret-trice della radio, futura imperatri-ce del mondo e sorella di Luke Skywalker. "Faremo vera informazione, impar-ziale e senza nemmeno l'ombra di orientamento politico" Lorenzo Melocchi, addetto alle notizie flash e mangiabambini onorario. "Questa sarà una radio fatta dagli studenti, per gli studenti, con gli studenti, sugli studenti, tra gli studenti, negli studenti, agli stu-denti.... Ehm... Cosa stavo dicen-do?" Luca Cei, tecnico del suono,

addetto al montaggio, alla musica e a tutto il resto. "Secondo me era meglio chiamarla Savoradio... Era pure un anagram-ma..." Michele Marchioro, opinio-nista, supervisore dei contenuti e addetto alla macchinetta del caf-fè. "Beh non è un una cosa facile... La materia degenere di neutroni per-de subito stabilità, ed è difficile trasmettere senza che... *suono di un lampo gamma*" Andrea Carbo-ne, tecnico addetto al campo ma-gnetico, gravitazionale e alle altre cose inutili. E ci saranno anche le imitazio-ni! ... Oppure no?..." Altea Baldi, direttrice della pagina facebook e della sezione pubblicitaria, unico membro della sezione pubblicita-ria. "Insomma, si potrebbero dire tante cose della nostra radio, ma proba-bilmente la migliore è: ascoltate-la!" Johan Andrey Bosso, addetto alla sezione curiosità, capo della sicurezza e comandante dei man-giabambini. Gli esperti consigliano quindi di puntare i radiotelescopi verso Pi-stoia, oppure semplicemente di accendere il computer.

Andrea Carbone

Pulsing (web) radio source

Page 10: Il Savoiardo #2

10

Utilità delle materie scolastiche: il latino

[Proseegue a pag. 3]

A cosa diamine serve il latino? La risposta potrebbe apparire ovvia: assolutamente a niente, è una lingua morta. Ma siamo sicuri che sia proprio così? E’ chiaro che l'antica lingua romana in senso colloquiale è in disuso da qualche secolo ma ha ancora, a mio parere, una certa utilità. Innanzitutto il metodo di studio con il quale si impara una lingua complessa come il latino insegna ad affrontare qualsiasi difficoltà nell'apprendimento di un'altra materia. Inoltre alla radi-ce della lingua italiana c'è proprio la lingua latina (si, lo so, sono un genio) e conoscere questa radice consente di ampliare il proprio vocabolario, di apprendere l'origi-ne delle parole che usiamo e (cosa più importante) di conoscere le nostre origini, la cultura sulla qua-le si basa il nostro paese. Pensia-mo ad un esempio pratico; pensia-mo alla medicina...la conoscenza del latino o del greco può facilita-

re l'apprendimento di certe nozio-ni legate al nome degli strumenti o delle malattie. Certo, non tutti vogliono diventare degli stimati dottori, non tutti trovano in que-sto idioma una vera utilità... In realtà quasi nessuno, anch'io ho molte difficoltà in questo. Eppure io credo che molti di noi (me com-preso) vogliano autoconvincersi che se studiano (chi più chi meno) come dannati il latino, questo por-terà loro dei frutti. Vogliamo po-ter dire che saper tradurre corret-tamente una versione ci migliora, e ci diciamo "Chissà magari prima o poi mi servirà...". Non sarà così, più verosimilmente a nessuno dei nostri futuri datori di lavoro im-porterà qualcosa di sapere che abbiamo studiato per 5 anni il lati-no e che ci muoviamo agili agili tra perifrastiche passive e ablativi assoluti (purtroppo non è il mio caso...), di questi tempi non inte-resserà a molto di loro neanche il nostro titolo di studio (soprattutto

se abbiamo qualche appoggio, ev-viva la meritocrazia!). Dobbiamo comunque renderci con-to che questa materia si presenta in molti altri ambiti coma la psico-logia, la filosofia, l'arte e quindi chi vuole conseguire i suoi studi in questi rami universitari dovrebbe conoscere bene il latino senza por-si troppe domande. Esso è utile in un certo senso anche per la mate-matica poichè comporta lo svilup-po di una certa capacità logica. Il latino, in conclusione, fa parte di un bagaglio culturale che do-vrebbe essere tenuto davvero in considerazione; anche se una lin-gua come l'inglese (sicuramente molto più viva del latino!) fa da padrona alla comunicazione mon-diale, la lingua latina rappresenta le nostre origini e se non hai dei professori che riescono a fartela odiare profondamente essa può anche piacere e dare molte perso-nali soddisfazioni.

CONCORSO PANINO 2012

Ma siete proprio sicuri che valga la pena sbuc-ciarvi i gomiti, stirarvi lo sternocleidomastoi-deo, rompervi la terza vertebra, solo ed e-sclusivamente per comprarvi la vostra misera e banale merendina dal paninaro, e di conse-guenza sprecare tutta la ricreazione per fare lotta greco-romana? Io preferisco portarmi da casa il mio paninozzo "F-S-N-S" (Finocchiona Stracchino Noci Senape) e mangiarmelo in santa pace nell'intervallo seconda-terza ora. Ma ora il mondo sta per cambiare definitiva-mente, sta per svolgersi una terza Rivoluzione Copernicana (se sapete quali sono state le prime due, rivolgetevi alla nostra simpaticissi-ma rappresentante Leila, e lei vi premierà adeguatamente con un bel bicchiere di succo d'anatras). Nel caso non lo sapeste, quest'anno si svolgerà il concorso "Panino 2012", in cui una ricetta scelta dagli studenti, sarà poi preparata e messa in vendita da Claudio. Funziona così: ogni classe inventa un panino ( con qualun-que metodo: votazioni democratiche, lotta cruenta, etc...) e lo manda alla nostra reda-zione attraverso la cassetta di nonna Irma. In seguito il nostro amato paninaro esaminerà le ricette, e quella migliore e più fattibile sarà

in vendita nelle sue scatolone di plastica bianca al primo piano. E allora sì che varrà la pena sacrificare le più svariate parti del corpo per la merenda, perchè questa merenda sarà proprio IL PANINO 2012!!

Page 11: Il Savoiardo #2

11

ARTE D’INTORNI

Robert Wyatt - Rock Bottom (Rykodisc) 1974

[Proseegue a pag. 12]

Forse questo album non sarebbe lo stesso, se quella sera del 1973 Robert Wyatt, già eclettico batterista-cantante dei Soft Machine, non si fosse ubriacato e di conseguenza non fosse caduto da una finestra del quarto piano di un palazzo, restando paralizzato dalla vita in giù. Il materiale esisteva già dal '72, ma Wyatt lo rielaborò in ospedale, e così l'incidente filtrò inevi-tabilmente quest'opera. Piuttosto che considerarlo una successione di canzoni, si dovrebbe ascoltare l'album come un blocco unico, una suite di 40 minuti, in cui le parole non sono legate da nessi logici, ma fluttuano nella loro valenza fonica, per cui la voce dello stesso Wyatt diventa uno strumento a tutti gli effetti. Pur rimanendo aderente alla commistione jazz - pro-gressive rock, già sperimentata nei Soft Machine e nei Matching Mole, l'autore opera qui una considerevole virata verso un approccio più naturale alla musica, abbandonando gli esperimenti dadaisti e artificiosi dei vecchi Soft, proponendo composizioni che rispec-chino l'interiorità profonda dell'uomo. L'album rap-presenta il lungo e faticoso viaggio nelle profondità del mare e la risalita, metafora del cammino dell'uo-mo nella sua mente, difficile da penetrare quanto lo è l'abisso marino; inutile sottolineare l'ovvio nesso tra la caduta "fisica" e quella "mentale" dell'autore-uomo. E l'atmosfera è proprio marina: quando si ascolta

Rock Bottom si galleggia in una musica liquida, a trat-ti soffocante, a tratti disperata, a tratti piena di spe-ranza e di luce. Dall'affondare silenzioso di "Sea Song", si passa alla scomparsa degli ultimi bagliori in "Last Straw", l'abisso pieno di strane creature di "Little Red Riding Hood Hit The Road", il buio pesto e soffocante di "Alifib/Alifib" e, infine, la risalita di "Little Red Robin Hood Hit The Road", in cui la luce finale del suono caldo di bordone inonda la vita di dolci affetti umani. Per questo disco Wyatt mise insieme un gruppo di turnisti di primo ordine: Mike Oldfield alla chitarra, Fred Frith (degli Henry Cow) alla viola, Hugh Hoppes (Soft Machine) e Richard Sinclair (Caravan) al basso. Wyatt suona di tutto: percussioni, tastiere, chitarra, e lo fa bene e appassionatamente, come solo sa chi non sa suonare niente, e quindi tutto. Chiunque può ascoltare questo album, perchè è fatto dall'uomo per l'uomo, alla sola condizione di lasciarsi trasportare dal suono, rimanere "flaccidi e rilassati". "Il dottore era stupefatto. Mi disse: ‘Doveva essere proprio ubriaco per rimanere così rilassato mentre cadeva dal quarto piano'. Se fossi stato appena un po' più sobrio, probabilmente oggi non sarei qui: avrei teso tutto il corpo per la paura e quindi mi sarei fra-cassato". [Fonti: OndaRock] Luca Cei

Il giardino dei ciliegi Sabato 26 novembre ho avuto l’occasione e il piacere di assiste-re ad uno spettacolo teatrale mol-to interessante, di cui vi vorrei parlare. Si tratta de “Il giardino dei ciliegi”, di Checov, messo in scena al Metastasio di Prato. Per cominciare, il titolo dell’opera si riferisce al giardino della tenuta di una famiglia aristocratica russa che vede venduto il suo possedi-mento ipotecato all’asta. Il nuovo acquirente è un mercante arric-chito, Lopachin, che rappresenta il trionfo borghese, di contro alla progressiva decadenza della classe nobiliare. Il punto che mi ha maggiormente colpito, in cui si coglie una Russia che è in conti-nua trasformazione alla fine dell’Ottocento, è rappresentato dal discorso che lo studente ideo-logizzato, Trofimov, fa ad Anja, la figlia della vecchia proprietaria della tenuta, nonché la ragazza

che lo ama: “Tutta la Russia è il nostro giardino. Tutta la terra è grande e bella, e piena di posti meravigliosi. Senta, Anja: suo padre, suo nonno e tutti i suoi antenati erano proprietari di schiavi. Possedevano anime. Lei non sente che da ogni ciliegia del vostro giardino, da ogni foglia, da ogni tronco, la scrutano creature umane?Non sente le loro voci… Governare anime vive ha defor-mato tutti voi e quelli che hanno vissuto prima di voi. Tanto che sua madre, lei, suo zio, non vi rendete più neanche conto di vivere in debito, alle spalle degli altri, alle spalle di tutta quella gente che non ha mai avuto il diritto di oltrepassare la soglia della vostra proprietà. Noi siamo in ritardo di almeno due secoli: non abbiamo creato nulla, non abbiamo un rapporto col nostro passato, noi filosofiamo soltanto,

ci affoghiamo nella malinconia o beviamo vodka. Così è chiaro che per poter vivere nel presente bisognerebbe espiare le colpe del proprio passato, ucciderlo, termi-narla una volta per tutte: e questo lo si può fare soltanto lavorando indefessamente, con sofferenza.” Questo è l’appello della società che si sta trasformando in Rus-sia, della borghesia nascente, ma è anche un monito universale a vivere un rapporto problematico col passato, costruendo attiva-mente attraverso il lavoro il pro-prio futuro. La regia e la traduzione del testo originale è di Paolo Magelli, che è anche il direttore del Metastasio e l’ideatore del progetto di forma-zione di una compagnia fissa di giovani attori, in collaborazione con il Teatro Stabile della Sarde-gna. La sua resa dell’opera è estremamente innovativa, e quel-

Page 12: Il Savoiardo #2

12

My fairy king

Maria Letizia Caselli

Un uomo di circa trentacinque anni, con corona in testa e un microfono come scettro, do-mina indiscusso in camera mia. Egocentrico? Lui poteva esserlo. Eccentrico? Senza dubbio. Omosessuale? Lo era. Questi elementi regnavano sovrani nei suoi concerti, che l’impareggiabile frontman è riuscito sempre a trasformare in veri e propri spettacoli tea-trali grazie all’innato talento da palcoscenico, facendo gua-dagnare a lui e al suo gruppo il titolo di miglior live-band della storia. Come non ricor-darselo al pianoforte con in-dosso la sgargiante giacca gialla e gli immancabili panta-loni bianchi mooolto attillati con la striscia rossa sui fian-chi? E chi non ha mai visto il video mentre danza con un a s p i r a p o l v e r e , c o m e un’autentica housewife? Giovanissimo, comprò una chitarra a buon mercato nella speranza di imitare il suo ido-lo: Jimi Hendrix. Allora non avrebbe mai potuto sapere che sarebbe diventato il re del rock, osannato dalla sua corte di fans (e anche dai critici di tutto il mondo). Per sette anni visse con una donna, ma una volta capito il suo orientamento sessuale si fece difensore di quei diritti che a quel tempo erano anco-ra un tabù. Nei suoi primi con-certi si vestiva solo e unica-mente con tute aderenti bianche e nere come a di-mostrazione del suo stile di vita, della sua decisione, di quella scelta che lo ha portato alla morte. Prima di incontrare quello che divenne suo compagno ebbe una miriade di avventure di una notte con numerosi uomini, una delle quali gli sarebbe stata purtroppo fatale. Che cos’è che ancora oggi tiene vivo il suo mito? Il suo indiscusso talento musicale, certo; la sua lungimi-ranza nella scelta di portare all’estremo le sperimen-tazioni canore, fino a sovrapporre centinaia di regi-strazioni vocali in brani dal respiro universale. Fu soprattutto la natura controversa e stridente di un’anima che appare come smarrita, la conflittualità

insita nella sua identità, sessuale e non, nella sua appartenenza culturale, nella difficile gestione di una malattia, l’AIDS, che allora era considerata una di-sgrazia, motivo di vergogna e causa di isolamento sociale. 300 milioni di dischi venduti, 707 concerti in tutto il mondo, uno dei suoi migliori album rimase per 550 settimane in vetta alle classifiche. Quel poster, ormai deteriorato agli angoli dal tempo, non l’ho comprato. Era già là, come se mi stesse a-spettando. Mia madre prima di me era una sua fan. Quel re che aveva come trono un palco, ha incantato lei come ora sta incantando me. Generazione dopo generazione il suo mito non crolla; “Who wants to live forever?”

lo che mi ha colpito è come sia riuscito a renderla così attuale. Si tratta, infatti, di un teatro “dell’azione”, in cui non vi è spa-zio per confrontarsi col vuoto esi-stenziale, in cui la continua frene-

sia degli attori che corrono da una parte all’altra del palco ripro-duce i ritmi frenetici di oggi, ed è tanto moderna quanto la sceno-grafia che fa da sottofondo, che con i suoi ponteggi riproduce un

vero e proprio cantiere, da cui il giardino “dei ricordi e del passa-to” è tagliato fuori (si vede soltan-to la porta da cui vi si accede).

Azzurra Di Palma

Page 13: Il Savoiardo #2

13

Gil è uno sceneggiatore hollywoodiano alle prese con il suo primo romanzo. Egli è convinto di essere nato "troppo tardi", in un'epoca sbagliata: i tempi d'oro erano quelli di Parigi negli anni '20. Ed è proprio a Parigi dove passa le sue vacanze in compagnia del-la futura sposa Inez e dei genitori di lei, che non so-no chiaramente contenti del futuro genero. L'inaspet-tato incontro con il pedante e saccente Paul, vecchia conoscenza di Inez, e la sua compagna, crea le circo-stanze per cui a mezzanotte Gil si smarrirà da solo per le vie di Parigi. In questi luoghi magici il protago-nista rivivrà la sua epoca d'oro, partecipando a feste di Scott e Zelda Fitzgerald, ascoltando le massime e i consigli di Hemingway, gli sproloqui di Salvador Dalì a proposito dei rinoceronti, partecipando persino alle scenate di gelosia di Picasso. L'esperienza di rivivere nel passato cambierà la vita a Gil, che scoprirà final-mente la vera identità di un artista e scrittore. Wo-ody Allen riesce nel suo scopo: omaggiare la magica città di Parigi come aveva già fatto per Manhattan. E lo fa con una storia brillante e surreale, accompa-

gnando le immagini delle caratteristiche vie parigine e i boulevard con immancabili note jazz che si con-fanno perfettamente ai ruggenti anni Venti. Ormai un pò invecchiato Allen si limita a stare dietro la cine-presa ma non ci manca perchè, come già avvenuto in più di un suo film, il suo parlare un pò balbettante, la sua insicurezza, tutte le sue paranoie e il suo razioci-nio le ritroviamo nel protagonista che il regista fa rapportare con dei morti di tutto rispetto, conceden-dosi persino di umanizzarli con un umorismo e uno smalto ritrovato. "Midnight in Paris" è quello, fra gli ultimi, ad aver incassato di più e ad aver ottenuto più consensi dalla critica. Dovuto questo al distacco della pellicola dalle precedenti, più pessimistiche e certo non frizzanti come lo è questa. Insomma Woody Allen ritorna sugli schermi e lo fa giocando su un interroga-tivo che tutti noi ci siamo posti almeno una volta nel-

la vita: quale sarebbe stata la mia epoca d'oro?

"Midnight in Paris"

Francesca Tesi

Oh oh oh! Per i nostri cari lettori, ecco una superfantasticosa lista di film natalizi per entrare nella giusta at-mosfera: I migliori film:

“Nightmare Before Xmas”

“Love actually”

“Il Grinch”

“Mamma ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a NY” (viva la donnina dei piccioni!)

“Miracolo della 34^ strada”

“Una poltrona per due” (tanto ce lo sorbiamo tutti gli anni!)

“Jack Frost”

“Senti chi parla adesso”

“Polar Express”

Suggerimenti natalizi

ARIETE: Attento a quel candito dentro al panettone: potrebbe costarti la vita! ACQUARIO: Questo anno per te niente regalo, ritenta il prossimo anno: sarai più fortunato! PESCI: Il tuo albero di Natale seccherà molto presto: ricorda di annaffiarlo! TORO: La Befana ti odia! GEMELLI: Una renna ha defecato nel tuo giardino? Babbo Natale è passato! CANCRO: Lascia fare i buoni propositi per l’anno nuovo!

LEONE: Non fare il tirchio! Spesa minima: 2 euro! VERGINE: Ci raccomandiamo: non smentirti proprio in questo perio-do! BILANCIA: Attento alla Bilancia! SCORPIONE: Non comprare ovi di Pasqua! SAGITTARIO: Ops! Sono finite le caramelle e anche le bischerate: per te solo carbone! CAPRICORNO: Non c’è speranza…

Sotismall, Capino, Rachefia

“SIMPATICO” OROSCOPO PRE-FESTE!

Page 14: Il Savoiardo #2

14

SATIRA SATURA

Riso in pillole

Azzurra di Palma

Riso in pillole: no, non è un nuovo modo per mangiare meno. Dediche ai nuovi rappresentanti d'istituto:

Sicari vince il concorso "Lampada 2011": batte in volata Carlo Conti.

Mazzone al potere proprio come il suo eroe. Se il buongiorno si vede dal mattino…

Salta il torneo di calcetto all'assemblea: il Pacini è cresciuto.

Es Sebar rappresentante d'istituto: annientato il record di Obama. Nella scuola (ma anche no):

Bonacchi dice: !Non vi lascierò mai, miei adorati liceali!". Grande massa di studenti in fila davanti all'ufficio della preside per chiedere il cambio di scuola.

Classe del Prof. Izzo protesta dalla preside: "Vogliamo più latino e meno educazione fisica!".

Il Prof. Gaiffi gira coi braccialetti bianco-neri: non gli hanno ancora spiegato che la prima in classifica è l'Udinese.

Vuota l'aula magna alla conferenza sul Federalismo: la gente aveva paura di non capire il comizio di Bossi.

4°D in trasferta a Lisbona. Ritorno in campo neutro.

La scuola si tinge di rosso: attaccati volantini comunisti del Savoiardo. Già spariti i bambini dell'asilo vicino alla scuola. Venerdì prossimo grigliata mista di carne!

Maiorano sostituisce Malpensanti sul giornalino: Savoiardo mai caduto così in basso!

Gianmaria Maiorano

Caro Babbo Natale, sono ancora qui a scriverti una lettera che diventa sempre il pretesto per fare il punto sulle buone intenzioni per l’anno che sta per arrivare. I desideri di felicità per tutti, un pianeta più sano e pulito dove poter crescere, la pace nel mondo. Ecco,per quest’anno li eviterei. Non vorrei parlarti di questi argomenti e altri nodi che le varie categorie del mondo non sono ancora riusciti a sciogliere. Non vorrei farlo neanche quest’anno perché oramai ho capito… Lo so che non esisti, l’ho sempre saputo. So che sei solo il frutto dell’insopprimibile desiderio umano di delegare le proprie responsabilità e di arrendersi davanti alle sconfitte; l’ho capito che sei soltanto un “dio” minore inventato a uso e consu-mo natalizio. Mi è davvero dispiaciuto arrendermi davanti a questa evidenza. Se voglio cambiare le cose, devo rimboccarmi le maniche e darmi da fare perché la felicità non si trova sotto l’albero, ma bisogna costruirla giorno per giorno e se si sbaglia, è tutto da rifare; nessuno ti regala niente. Siamo sempre noi con i no-stri sogni, se ne abbiamo, e con la nostra volontà a dover preparare un futuro migliore di quello che si profila all’orizzonte. Intorno a noi il male ha la voce più grossa, ma c’è tanto bene in silenzio che sta aspettando che gli sia restituita. Ciao Babbo Natale, grazie comunque. Ti ricorderò sempre come quel buffo at-tempato bontempone extra-large inventato per pubblicizzare una notissima e gasatissima bevanda analcolica perché, ahimè, solo questo sei.

Page 15: Il Savoiardo #2

15

Giorgio Tesi Group: sognare fa bene!

SPORT

Quest’anno tutti gli appassionati di basket di Pistoia possono sognare: la squadra creata dal ds Iozzelli e da coach Moretti, anche se solo dopo 12 giornate, è prima in campionato. Ciò non accadeva dal tempo della Kleenex salita in A1. Il primato è dovuto a un cambiamento sia a livello difensivo che a livello of-fensivo: se la difesa non si basa più sulle abilità dei singoli (come succedeva l’anno scorso con Varnado), ma sul collettivo con il risultato di una delle migliori del campionato, l’attacco non utilizza più l’asse play-pivot, ma preferisce il giro di palla veloce e al limite dei 24 secondi. A questo c’è da aggiungere il talento dei due americani: Hardy è una scoperta di Pistoia

dal campionato NCAA e al momento detiene il prima-to di media punti in stagione, mentre Jones, arrivato a Forlì lo scorso Gennaio, contribuì fortemente alla loro salvezza ed è uno dei giocatori che subisce più falli a partita. Ma non dobbiamo dimenticarci anche di “Jack” Galanda e di Donte Mathis che, grazie alla loro esperienza, tengono la squadra in partita anche nei momenti più bui. Il tutto amalgamato dai compri-mari Toppo, Yango, Gurini e Saccagi. Quindi non ci resta che sognare: quest’anno si punta in alto!

Stefano Agostini

Sicurezza su ruote Le vicende degli ultimi tempi, che hanno caratte-

rizzato in negativo il mondo degli sport su ruote,

hanno riportato in primo piano il tema della sicu-

rezza. Con ciò non mi riferisco esclusivamente alla

morte di Marco Simoncelli, ma anche ad altri atleti

che hanno perso la vita durante le loro competizio-

ni: Dan Wheldon è morto pochi giorni prima del

campione italiano in una gara della IndyCar Se-

ries; Wouter Weylandt è deceduto a maggio duran-

te il Giro d’Italia; andando indietro di circa un an-

no in MotoGP perde la vita il pilota Shoya Tomiza-

wa, e l’elenco sarebbe ancora lungo tornando in-

dietro negli anni.

La cosa sorprendente per gli sport di motori, e in

particolare per le due ruote, è che i piloti raggiun-

gono velocità a tratti molto elevate stando sempli-

cemente seduti sulla sella, senza protezioni latera-

li o frontali: essi dispongono soltanto delle loro

tute che, quando si tratta di una scivolata

sull’asfalto per perdita di aderenza o per un errore

del pilota, sono sufficienti a garantirgli

l’incolumità o quanto meno a limitare i danni, tal-

volta, infatti, possono rompersi un polso o slogarsi

una spalla. Purtroppo, quando invece un’altra mo-

to travolge il corpo del pilota caduto, la tuta può

fare ben poco, magari può arrivare a limitare alcu-

ni danni ma l’impatto è così violento da lasciare

poche speranze. Per quanto riguarda il ciclista bel-

ga non si sa di preciso quale sia stata la causa

dell’incidente, forse problemi meccanici, forse

distrazione, fatto sta che per il ventiseienne dopo

l’incidente non c’è stato niente da fare, inutile il

ripetuto massaggio cardiaco operato immediata-

mente dallo staff medico. Anche in questo caso le

protezioni di cui il ciclista dispone sono nulle : una

volta dopo lo scontro egli poteva soltanto sperare.

Poi, Dan Wheldon è morto in seguito ad un maxi-

incidente che ha coinvolto ben quindici vetture. In

tale circostanza la situazione cambia rispetto alle

precedenti perché il pilota è protetto

dall’abitacolo; purtroppo l’eccessiva velocità che

si raggiunge sui circuiti dalle competizioni della

IndyCar Series, la struttura e le caratteristiche

della macchina hanno prodotto ciò che si sarebbe

potuto evitare.

Gli esempi sarebbero ancora molti dalla Formula1

al ciclismo, dalla MotoGP agli ovali americani. Ma

ciò che più conta è notare che in questi sport

l’abuso di tecnologia abbia portato a conseguenze

talvolta fatali per gli atleti.

Senza dubbio negli ultimi anni sono stati compiuti

passi da girante in quanto a sicurezza con la dimi-

nuzione dell’effetto suolo e il rafforzamento degli

abitacoli in Formula1. Ciò che a mio parere è e

sarà difficile da risolvere è il problema delle prote-

zioni per ciclisti e motociclisti in caso di incidenti

diversi da semplici cadute. Speriamo che in futuro

gli ingegneri riescano a trovare il modo per ridurre

i brutti episodi che quest’anno hanno caratterizza-

to quelli che sono sport in grado di offrire grande

spettacolo ed emozioni.

Niccolò Castelli

Page 16: Il Savoiardo #2

16

Elena Marzialetti

Nome e cognome: Michele Scarpellini

Da quanto tempo lavori al liceo? Da parecchio... dal’99

Come ti rovi con ragazzi e colleghi? Bene

Quale scuola hai frequentato? Scuola Agraria

Qual è il tuo film preferito? Mi piacciono molto i film gialli

Quali letture preferisci? Non leggo molto

Quali sono i tuoi hobby? Guardo molto sport in TV, mi piace andare in bicicletta e viaggiare

Hai degli animali domestici? No, non ne ho.

Qual è il tuo viaggio ideale? Al di là di ciò che si vede

Hai un motto? “Non dire topo prima d’averlo nel sacco”

Lascia un messaggio al Savioardo: auguri...boh... siate prudenti, sempre. E non dare mai nulla per scontato.

INTERVISTA DEL MESE: Michele, il filosofo

Nell’ampio e variopinto panorama di personaggi che popolano la nostra scuola, una particolare categoria è quella dei bidelli. Li vediamo ogni mattina aggirarsi tra le mura scolastiche, alcuni intenti a pulire altri semplicemente a medi-tare seduti alle loro cattedre, ma di loro spesso sappiamo poco o nulla...

La redazione: Alberto Buongiovanni, Alessandro Bonistalli, Andrea Carbone, Angela Felicetti, Azzurra Di Palma, Clara Ciampi, Elena Marzialetti, Francesca Tesi, Francesco Biagioli, Gabriele Sgueglia, Gianmaria Maiorano, Giorgio Prete, Giuditta Mitidieri, Giulia Lorenzini, Giulia Pagano, Giulio Guercini, Greta Mazzei, Irene Princi, Johan Andrey Bosso, Leila Es Sebar, Leonardo Natali, Letizia Caselli, Letizia Chiti, Lorenzo Luche-rini, Lorenzo Melocchi, Luca Cei, Michele Marchioro, Monica Pagni, Niccolò Castelli, Rachele Landini, Re-becca Borsi, Stefano Agostini.

La prospettiva del quarto piano La signora del quarto piano si

strinse nello scialle, sul terrazzo

del suo appartamento, e guardò in

giù. Era circondata da lucine acce-

canti, inquietanti renne di carta-

pesta ingombravano i giardini, in

strada una massa informe di com-

praregali si scontrava, sbandava e,

di conseguenza, sbraitava. Qua e

là spiccava lo squallore massimo

del Babbo Natale appeso alla gron-

daia.

“C'è poco da fare” pensò “Noi ita-

liani siamo fatti così e ci piace

strafare, non siamo contenti se il

pensiero per l'altro non lo trasfor-

miamo in smania consumistica e il

festeggiamento in una corsa a chi

sfodera il faro più appariscente.”

La signora del quarto piano non

era una comunista-che-vuole-

rovinarci-pure-le-feste, solo che le

piaceva guardare in giù e si senti-

va un po' un moderno oracolo

quando cercava in quella strada le

sorti del suo paese. In quegli ulti-

mi giorni aveva assistito ad un di-

battito tra alcuni intellettuali che

parlavano di “grande fiducia per il

governo delle eccellenze” mentre

altri, più disincantati, scuotevano

la testa ripetendo ”nelle mani

delle banche, ecco dove siamo

finiti!” e infine tutti venivano zit-

titi dai vecchini che, con amarez-

za, constatavano di averlo preso

un'altra volta in tasca. E poi anco-

ra, le era parso di vedere svolgersi

sotto il suo terrazzo i fatti di fi-

renze, e osservare inerme la mor-

te di Samb e Diop e dopo di senti-

re l'odore acre del fumo e le urla

dei bambini in fuga dalle loro rou-

lotte in fiamme. L'anno ormai si

stava chiudendo e il cuore della

signora del quarto piano si faceva

piccolo piccolo quando si rendeva

conto che questa volta proprio non

lo sapeva cosa sarebbe successo.

Quel paese era 50 anni che se lo

vedeva passare sotto il balcone e

l'aveva visto barcollare tante vol-

te, e trascinarsi stanco ed esaspe-

rato, ma non poteva nascondere di

esserne innamorata perchè ne co-

nosceva la forza, la bellezza, la

straordinaria capacità di rinasce-

re. Perciò quella sera, sul suo ter-

razzo, la signora del quarto piano

era speranzosa, ed era felice. Det-

te un'ultima occhiata alle luci che

illuminavano a giorno il viale e

rientrò in casa.“Nonostante tutto”

pensò “ E' natale.”

Giuditta Mitidieri

A MODO NOSTRO , VI FACCIAMO I NOSTRI MIGLIORI AUGURI. SPERIAMO CHE I VOSTRI

CUORI SIANO CANDIDI/TI E LE VOSTRE MENTI POSSANO GODERE A PIENO DEL MERI-

TATO RIPOSO NATALIZIO!