IL RUOLO DELL’UE NELL’ISTRUZIONE -...

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LE RICADUTE NEL SISTEMA ITALIANO IL RUOLO DELL’UE NELL’ISTRUZIONE L’Aquila, 7 maggio 2016 Pier Giorgio Basile Corso di preparazione al Concorso per titoli ed esami, D.D.G. n. 105-106-107 del 23 febbraio 2016

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L E R I C A D U T E N E L S I S T E M A I TA L I A N O

IL RUOLO DELL’UE

NELL’ISTRUZIONE

L’Aquila, 7 maggio 2016

Pier Giorgio Basile

Corso di preparazione al Concorso per titoli ed esami,

D.D.G. n. 105-106-107 del 23 febbraio 2016

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Indice

A - IL DIRITTO COMUNITARIO

B - IL RUOLO DELL’UE NEL SETTORE DELL’ISTRUZIONE E DELLA FORMAZIONE

C - EUROPA - ITALIA

D - ERASMUS PLUS

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RIFERIMENTI

• http://europa.eu/about-eu/index_it.htm

• http://ec.europa.eu/education/index_it.htm

• http://europa.eu/eu-law/index_it.htm

• http://ec.europa.eu/index_it.htm

• Come funziona l’UE

• http://www.consilium.europa.eu/it/home/

• EQF

• http://www.erasmusplus.it

• F.Brotto, Europa e enti multinazionali. I Trattati europei,

l’istruzione e la formazione

• S.Pace, Obbligo e prospettive europee

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A - IL DIRITTO COMUNITARIO

Caratteristiche, competenze e principi dell’agire

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UN’UNIONE DI DIRITTO

L’Unione europea è un’unione di diritto. Ciò significa che ogni azione

intrapresa dall’UE si fonda sui trattati, che sono stati approvati

volontariamente e democraticamente da tutti gli Stati membri dell’UE.

I trattati sono negoziati e concordati da tutti gli Stati membri dell’UE, e

successivamente ratificati dai parlamenti nazionali o tramite referendum.

I trattati

fissano gli obiettivi dell’Unione europea,

definiscono le norme per le istituzioni dell’UE,

stabiliscono le modalità per l’adozione delle decisioni

e descrivono le relazioni tra l’UE e i suoi Stati membri.

Essi sono stati modificati ogni volta che nuovi membri hanno aderito

all’Unione. Inoltre sono stati modificati, di tanto in tanto, per riformare

le istituzioni dell’Unione europea e per attribuirle nuove sfere di

competenza.

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NOTA 1 - LO STATO DI DIRITTO

Lo Stato di Diritto è caratterizzato dalla massima

tutela della sfera della libertà, oggi garantita anche

dalle Corti Internazionali. In uno Stato di diritto vige

il principio di rigida separazione dei poteri, in vista

della tutela dei diritti e delle libertà degli altri poteri e

del corpo sociale. La Costituzione prevede dei sistemi

di controllo tra i poteri cui si aggiunge in genere una

quarta figura di garanzia (presidente della

Repubblica, monarca, ecc.) che non è un potere dello

Stato. Lo Stato di Diritto prevede poi la

partecipazione diretta dei cittadini a tutti e tre i poteri:

giuria popolare; referendum propositivo (potere

esecutivo); referendum abrogativo (legislativo). Il

rapporto che lega i soggetti pubblici ai soggetti privati

è di tipo verticale.

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UN TERTIUM GENUS

La caratteristica unica dell’UE è che i 28 paesi aderenti, « pur conservando la propria natura di nazioni

indipendenti e sovrane, hanno unito le loro “sovranità” per accrescere le proprie dimensioni e trarre

vantaggio dalla maggiore forza così acquisita. Nella pratica, mettere insieme le sovranità significa che gli

Stati membri delegano alcuni dei loro poteri decisionali a istituzioni comuni da loro stessi create, in

modo che le decisioni su questioni specifiche di interesse generale possano essere prese

democraticamente a livello europeo.

L’UE quindi si trova a metà strada

tra il sistema compiutamente federale proprio degli Stati Uniti

e il sistema di cooperazione intergovernativa non vincolante che caratterizza le Nazioni Unite»

rispetto alle quali, non ci sono cessioni di sovranità (ossia attribuzione di poteri legislativi) fatta

eccezione per le sanzioni per le violazioni della pace

Ne consegue che, a differenza di organizzazioni internazionali (come l’ONU), il diritto comunitario

attribuisce dei diritti e impone dei doveri non soltanto agli Stati membri, ma anche ai cittadini e alle

imprese: diverse norme si applicano infatti direttamente ai soggetti di diritto privato. Il diritto dell'Unione

europea costituisce parte integrante dell'ordinamento giuridico degli Stati membri: è ad essi che spetta in

primo luogo attuare e applicare concretamente le norme europee. Ogni cittadino ha quindi il diritto di

attendersi dalle autorità nazionali di tutti i paesi dell'Unione europea il pieno rispetto dei diritti

conferitigli dal diritto europeo.

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I TRATTATI IN VIGORE

“L’ultimo trattato modificativo (il trattato di Lisbona) è stato sottoscritto a Lisbona il 13 dicembre

2007 ed è entrato in vigore il 1º dicembre 2009. I trattati precedenti sono integrati nell’attuale

versione consolidata, che comprende il trattato sull’Unione europea e il trattato sul funzionamento

dell’Unione europea”.

• Trattato sull'Unione europea (versione consolidata 2012)

• Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (versione consolidata 2012)

• Trattato che istituisce la Comunità europea dell'energia atomica (versione consolidata 2012)

• Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (2012)

Il trattato di Lisbona

Firma : 13 dicembre 2007

Entrata in vigore : 1° dicembre 2009

Finalità : rendere l'UE più democratica, efficiente e preparata per affrontare i problemi di portata

mondiale, come il cambiamento climatico, parlando con un'unica voce.

Principali novità: maggiori poteri per il Parlamento europeo, modifica delle procedure di voto del

Consiglio, iniziativa dei cittadini, un presidente permanente del Consiglio europeo, l'istituzione di un

alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e di un servizio diplomatico dell'UE.

Il trattato di Lisbona definisce chiaramente:

• le competenze dell'UE

• le competenze dei paesi membri

• le competenze condivise.

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IL RECEPIMENTO

Ogni Stato si dota di meccanismi per decidere se e in che modo una norma internazionale deve entrare

nell’ordinamento interno.

Per le consuetudini,

l’Italia non ha dovuto modificare la Costituzione in direzione internazionale. Essa ha infatti delle norme-cerniere,

per gli artt.10, 11 e 117.

Art.10 - L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente

riconosciute […].

Art. 11 - L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di

risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di

sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le

organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Art. 117 - La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei

vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali.

Per i trattati,

invece, la Costituzione non prevede norme per il loro recepimento nel nostro ordinamento. Esistono però due

regole:

Regola generale: i trattati devono trasformarsi in leggi dello stato; dunque occorre una produzione legislativa dello

stato,.

Per prassi: il legislatore adotta una legge, un decreto, un regolamento o circolare, ossia un atto normativo che

recepisce questo trattato. Dunque, la norma non riproduce quella internazionale ma rinvia ad essa “ordine di

esecuzione”. Solitamente tale atto normativo si compone di soli due articoli.

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NOTA 2 - FONTI INTERNAZIONALI

Fonti di diritto della comunità internazionale sono la

consuetudine e il trattato o convenzione:

La consuetudine ha portata erga omnes. Essa è composta da

due elementi: diuturnitas (comportamento ripetuto nel

tempo), opinio iuris (la convinzione che quel comportamento

sia doveroso)

Il trattato (o convenzione) spesso viene a codificare una

norma che è già consuetudinaria. Anche il trattato,

comunque, è fonte primaria.

Esiste comunque una gerarchia delle fonti: tra il trattato e le

fonti previste dal trattato.

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IL DIRITTO DERIVATO

Per realizzare gli obiettivi stabiliti nei trattati, l'UE adotta diversi tipi di atti legislativi. Questi ultimi

comprendono regolamenti, direttive, raccomandazioni e pareri. Alcuni sono vincolanti, altri no.

Alcuni si applicano in tutti i paesi dell'UE, altri solo in alcuni di essi.

Esistono vari tipi di atti legislativi, ciascuno con modalità di applicazione diverse:

▶ il regolamento è un atto direttamente applicabile e vincolante in tutti gli Stati membri. Non è

necessario che sia recepito dagli Stati membri nel diritto nazionale, sebbene possa essere

indispensabile modificare le leggi nazionali vigenti per evitare incompatibilità con il regolamento;

▶ la direttiva è un atto che vincola gli Stati membri, o un gruppo di Stati membri, a realizzare un

determinato obiettivo. Di solito, per avere efficacia le direttive devono essere recepite nel diritto

nazionale. L’aspetto più importante è che la direttiva indica chiaramente il risultato da raggiungere e

lascia a ciascuno Stato membro la facoltà di decidere in merito alla forma e ai mezzi da applicare a

tal fine;

▶ la decisione può essere rivolta agli Stati membri, a gruppi di persone o persino a singole persone

fisiche e giuridiche. Essa è obbligatoria in tutti i suoi elementi. Le decisioni sono usate, ad esempio,

per regolamentare proposte di fusioni tra società;

▶ le raccomandazioni e i pareri non sono vincolanti.

La giurisprudenza dell'UE è composta dalle sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea, la

quale interpreta la legislazione dell'UE.

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L’ITER LEGISLATIVO

Il processo decisionale dell'UE è la cosiddetta "procedura legislativa ordinaria" (ex "procedura di

codecisione"). Il Parlamento europeo, eletto direttamente, approva cioè la legislazione dell'UE

congiuntamente al Consiglio (formato dai governi dei 28 Stati membri).

La procedura è avviata dalla Commissione. Quest’ultima, nella fase in cui prende in

considerazione il lancio di una proposta d’azione, spesso invita governi, imprese, organizzazioni

della società civile e singoli cittadini a trasmettere pareri sull’argomento. Tali pareri sono

utilizzati per redigere una proposta della Commissione, che viene poi presentata al Parlamento e

al Consiglio. La proposta può essere stata formulata su invito del Parlamento, del Consiglio

europeo, del Consiglio o di cittadini europei, oppure può essere presentata su iniziativa della

Commissione.

La Commissione propone la legislazione e la attua dopo che è stata approvata.

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COMMISSIONE EUROPEA

Membri: un gruppo o "collegio" di commissari, uno per ciascun paese dell’UE

Presidente: Jean Claude Juncker

Anno di istituzione: 1958

Sede: Bruxelles (Belgio)

Sito web: Commissione europea

La Commissione europea è il braccio esecutivo politicamente indipendente dell'UE. È l'unico organo cui compete

redigere le proposte di nuovi atti legislativi europei. Inoltre, attua le decisioni del Parlamento europeo e del Consiglio

dell'UE.

Cosa fa la Commissione?

Propone nuove leggi

La Commissione è l’unica istituzione dell’UE a presentare al Parlamento europeo e al Consiglio disposizioni legislative da

adottare e:

tutela gli interessi dell’UE e dei suoi cittadini su questioni che non possono essere gestite efficacemente a livello nazionale

si avvale, per gli aspetti tecnici, di esperti e dell’opinione pubblica.

Gestisce le politiche e assegna i finanziamenti dell’UE

Stabilisce le priorità di spesa dell’UE, unitamente al Consiglio e al Parlamento.

Prepara i bilanci annuali da sottoporre all’approvazione del Parlamento e del Consiglio.

Controlla come vengono usati i fondi, sotto l'attenta sorveglianza della Corte dei conti.

Assicura il rispetto della legislazione dell'UE

insieme alla Corte di giustizia garantisce che il diritto dell’UE sia correttamente applicato in tutti i paesi membri.

Rappresenta l'UE sulla scena internazionale

Fa da portavoce per tutti i paesi dell’UE presso gli organismi internazionali, in particolare nei settori della politica

commerciale e degli aiuti umanitari.

Negozia accordi internazionali per conto dell’UE.

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PARLAMENTO EUROPEO

Ruolo: organo legislativo dell’UE eletto a suffragio universale con competenze di vigilanza e di bilancio

Membri: 751 deputati (membri del Parlamento europeo)

Presidente: Martin Schulz

Anno di istituzione: 1952 quale Assemblea comune della Comunità europea del carbone e dell’acciaio; 1962 quale Parlamento

europeo, con le prime elezioni dirette nel 1979

Sede: Strasburgo (Francia), Bruxelles (Belgio), Lussemburgo

Sito web: Parlamento europeo

Il Parlamento europeo è l'organo legislativo dell'UE che è eletto direttamente dai cittadini dell'Unione ogni cinque anni.

Cosa fa il Parlamento europeo?

Il Parlamento europeo ha tre funzioni principali:

Legislazione

adotta la legislazione dell'UE, insieme al Consiglio dell'UE, sulla base delle proposte della Commissione europea

decide sugli accordi internazionali

decide in merito agli allargamenti

rivede il programma di lavoro della Commissione e le chiede di presentare proposte legislative

Supervisione

svolge un controllo democratico su tutte le istituzioni dell’UE

elegge il presidente della Commissione e approva la Commissione in quanto organo.

discute la politica monetaria con la Banca centrale europea

rivolge interrogazioni alla Commissione e al Consiglio

effettua monitoraggio elettorale

Bilancio

elabora il bilancio dell’Unione europea, insieme al Consiglio

approva il bilancio di lungo periodo dell’UE, il "quadro finanziario pluriennale".

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IL CONSIGLIO DELL’UE

Anno di istituzione: 1958 (come Consiglio della Comunità economica europea)

Sede: Bruxelles (Belgio)

Sito web: Consiglio dell'UE

Nel Consiglio i ministri dei governi di ciascun paese dell'UE (competenti per la materia in discussione) si

incontrano per discutere, modificare e adottare la legislazione e coordinare le politiche. Sono autorizzati a

impegnare i rispettivi governi a perseguire le azioni concordate in tale sede.

Assieme al Parlamento europeo, il Consiglio è il principale organo decisionale dell'UE.

Non va confuso con:

il Consiglio europeo - riunione trimestrale in cui i leader dell'UE si incontrano per delineare in senso ampio le

direttrici politiche dell'Unione

il Consiglio d'Europa - non è un'istituzione dell'UE.

Cosa fa il Consiglio?

Negozia e adotta le leggi dell'UE, assieme al Parlamento europeo basandosi sulle proposte

della Commissione europea

coordina le politiche dei paesi dell'UE

elabora la politica estera e di sicurezza dell'UE sulla base degli orientamenti delConsiglio europeo

firma accordi tra l'UE e altri paesi o organizzazioni internazionali

approva il bilancio annuale dell'UE insieme al Parlamento europeo.

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MODALITÀ DI CONDIVISIONE DELLE RESPONSABILITÀ

TRA L’UE E I SUOI STATI MEMBRI

I trattati elencano i settori politici in cui l’UE può adottare decisioni. In alcuni settori politici

l’UE ha competenza esclusiva, nel senso che le decisioni sono adottate a livello di UE dagli

Stati membri riuniti nel Consiglio e nel Parlamento europeo.

In altri settori politici le competenze decisionali sono condivise tra l’Unione e gli Stati membri.

Ciò significa che, se la legislazione è trasferita a livello di UE, tali leggi hanno priorità. In

caso contrario, se non è stata adottata alcuna legislazione a livello unionale, i singoli Stati

membri possono legiferare a livello nazionale. La competenza concorrente interessa

numerosi settori.

In tutti gli altri settori politici le decisioni rimangono di competenza degli Stati membri.

Perciò, se un settore politico non è menzionato in un trattato, la Commissione non può

proporre una legge in tale settore. Tuttavia, in alcuni ambiti come il settore dello spazio,

l’istruzione, la cultura e il turismo, l’Unione può sostenere l’azione degli Stati membri. In

altri, quali gli aiuti all’estero e la ricerca scientifica, l’UE può condurre attività parallele tra

cui programmi di aiuto umanitario.

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COMPETENZE ESCLUSIVE

L’UE è da sola responsabile nei seguenti settori:

unione doganale

norme che regolano la concorrenza all’interno del mercato unico

politica monetaria dei paesi che utilizzano l’euro

conservazione delle risorse biologiche del mare nel quadro della politica comune della pesca

politica commerciale comune

mercato unico

conclusione di accordi internazionali laddove previsto dalla legislazione dell’UE

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COMPETENZE CONCORRENTI

L’UE e I suoi Stati membri condividono la responsabilità nei seguenti settori:

▶ coesione economica e sociale

▶ aspetti della politica sociale definiti nel trattato di Lisbona

▶ agricoltura e pesca, tranne la conservazione delle risorse biologiche del mare

▶ ambiente

▶ protezione dei consumatori

▶ trasporti

▶ reti transeuropee

▶ energia

▶ creazione di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia

▶ problemi comuni di sicurezza in materia di sanità pubblica, per quanto riguarda gli aspetti

definiti nel trattato di Lisbona

▶ ricerca, sviluppo tecnologico e spazio

▶ cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario

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RUOLO DI SOSTEGNO E COORDINAMENTO

Settori nei quali la responsabilità principale appartiene agli Stati membri e nei quali l’UE può

svolgere un ruolo di sostegno e coordinamento:

▶ tutela e miglioramento della salute umana

▶ industria

▶ cultura

▶ istruzione, formazione professionale, gioventù e sport

▶ turismo

▶ protezione civile

▶ cooperazione amministrativa

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COMPETENZE PARTICOLARI

L’Unione può adottare misure per garantire che i paesi dell’UE coordinino le proprie politiche

economiche, sociali e occupazionali a livello comunitario.

La politica estera e di sicurezza comune dell’UE è caratterizzata da aspetti istituzionali

specifici, quali la partecipazione limitata del Parlamento europeo e della Commissione

europea nel procedimento decisionale e l’esclusione di qualsiasi attività legislativa. Tale politica

è definita e attuata dal Consiglio europeo (formato dai capi di Stato e di governo dei paesi

dell’UE) e dal Consiglio (formato da rappresentanti di ogni paese dell’UE a livello ministeriale).

Il presidente del Consiglio europeo e l’alto rappresentante dell’Unione per la politica estera e di

sicurezza rappresentano l’UE in materia di politica estera e di sicurezza comune.

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I PRINCIPI DELL’AGIRE

TUE (Versione consolidata)

Articolo 5 (ex articolo 5 del TCE)

1. La delimitazione delle competenze dell'Unione si fonda sul principio di attribuzione. L'esercizio delle

competenze dell'Unione si fonda sui principi di sussidiarietà e proporzionalità.

2. In virtù del principio di attribuzione, l'Unione agisce esclusivamente nei limiti delle competenze che le

sono attribuite dagli Stati membri nei trattati per realizzare gli obiettivi da questi stabiliti. Qualsiasi

competenza non attribuita all'Unione nei trattati appartiene agli Stati membri.

3. In virtù del principio di sussidiarietà, nei settori che non sono di sua competenza esclusiva l'Unione

interviene soltanto se e in quanto gli obiettivi dell'azione prevista non possono essere conseguiti in misura

sufficiente dagli Stati membri, né a livello centrale né a livello regionale e locale, ma possono, a motivo

della portata o degli effetti dell'azione in questione, essere conseguiti meglio a livello di Unione. Le

istituzioni dell'Unione applicano il principio di sussidiarietà conformemente al protocollo sull'applicazione

dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità. I parlamenti nazionali vigilano sul rispetto del principio di

sussidiarietà secondo la procedura prevista in detto protocollo.

4. In virtù del principio di proporzionalità, il contenuto e la forma dell'azione dell'Unione si limitano a

quanto necessario per il conseguimento degli obiettivi dei trattati. Le istituzioni dell'Unione applicano il

principio di proporzionalità conformemente al protocollo sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di

proporzionalità.

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IL PRINCIPIO DI PROSSIMITÀ

Articolo 1 (ex articolo 1 del TUE)

[…]

Il presente trattato segna una nuova tappa nel processo di creazione di un'unione sempre

più stretta tra i popoli dell'Europa, in cui le decisioni siano prese nel modo più

trasparente possibile e il più vicino possibile ai cittadini.

Esso tutela le specificità nazionali e rispetta le identità di ciascuno stato membro nel rispetto del

conseguimento dell’azione comunitaria. Formalmente introdotto dal trattato Maastricht, ma

già riconosciuto dalla Corte, che aveva autorizzato alcuni stati membri a mantenere in vita

norme parzialmente difformi alla disciplina comunitaria, in nome dell’esigenza di rispettare

determinate peculiarità scio-culturali nazionali o regionali.

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ISTRUZIONE E FORMAZIONE NEI TRATTATI UE

http://eur-lex.europa.eu/summary/glossary/education.html?locale=it

Istruzione

Ciascun paese dell'UE è responsabile dell'organizzazione dei propri sistemi di istruzione e di formazione e del

contenuto dei programmi di insegnamento. A norma dell'articolo 165 del trattato sul funzionamento dell'Unione

europea (TFUE - Titolo XX - Istruzione, formazione professionale, gioventù e sport), l'Unione europea (UE)

contribuisce allo sviluppo di un'istruzione di qualità incoraggiando la cooperazione tra i paesi dell'UE e, se

necessario, sostenendone e completandone l'azione (principio di sussidiarietà).

F.Brotto

I Trattati europei e l’istruzione

La costruzione della Comunità Europea ha riguardato il settore dell’educazione solo a partire dagli anni ‘70,

passando per una fase sperimentale prima di approdare ad una base legale per la cooperazione nel 1992, con gli

articoli 126 e 127 del Trattato di Maastricht. Passando per le successive riformulazioni ed integrazioni

apportate al Trattato, sia ad Amsterdam (1997) che e a Nizza (2001), l’articolo 126 rimane sostanzialmente lo

stesso (cambia solo il numero di riferimento: 149), fino a giungere alla sua nuova formulazione nell’art. 165

del Trattato di Lisbona, firmato il 13 dicembre 2007, ma entrato in vigore solo il 1 dicembre 2009, dopo la

ratifica da parte degli Stati membri.

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A - ARTICOLO 165 (ISTRUZIONE)

(ex articolo 149 del TCE)

1. L'Unione contribuisce allo sviluppo di un'istruzione di qualità incentivando la cooperazione

tra Stati membri e, se necessario, sostenendo ed integrando la loro azione nel pieno rispetto

della responsabilità degli Stati membri per quanto riguarda il contenuto dell'insegnamento e

l'organizzazione del sistema di istruzione, nonché delle loro diversità culturali e linguistiche.

L'Unione contribuisce alla promozione dei profili europei dello sport, tenendo conto delle sue

specificità, delle sue strutture fondate sul volontariato e della sua funzione sociale ed

educativa.

2. L'azione dell'Unione è intesa:

- a sviluppare la dimensione europea dell'istruzione, segnatamente con l'apprendimento e la

diffusione delle lingue degli Stati membri;

- a favorire la mobilità degli studenti e degli insegnanti, promuovendo tra l'altro il

riconoscimento accademico dei diplomi e dei periodi di studio;

- a promuovere la cooperazione tra gli istituti di insegnamento;

- a sviluppare lo scambio di informazioni e di esperienze sui problemi comuni dei sistemi di

istruzione degli Stati membri;

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A - CONTINUA

- a favorire lo sviluppo degli scambi di giovani e di animatori di attività socioeducative e a

incoraggiare la partecipazione dei giovani alla vita democratica dell'Europa;

- a incoraggiare lo sviluppo dell'istruzione a distanza;

- a sviluppare la dimensione europea dello sport, promuovendo l'equità e l'apertura nelle

competizioni sportive e la cooperazione tra gli organismi responsabili dello sport e proteggendo

l'integrità fisica e morale degli sportivi, in particolare dei più giovani tra di essi.

3. L'Unione e gli Stati membri favoriscono la cooperazione con i paesi terzi e le organizzazioni

internazionali competenti in materia di istruzione e di sport, in particolare con il Consiglio

d'Europa.

4. Per contribuire alla realizzazione degli obiettivi previsti dal presente articolo:

- il Parlamento europeo e il Consiglio, deliberando in conformità della procedura legislativa

ordinaria e previa consultazione del Comitato economico e sociale e del Comitato delle regioni,

adottano azioni di incentivazione, ad esclusione di qualsiasi armonizzazione delle disposizioni

legislative e regolamentari degli Stati membri;

- il Consiglio, su proposta della Commissione, adotta raccomandazioni.

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B - ARTICOLO 166 (FORMAZIONE PROFESSIONALE)

Invece, per quanto riguarda la formazione professionale, con il solo adeguamento

dell’appellativo utilizzato (“Unione europea” invece di “Comunità europea”), il testo dell’art.

127 del Trattato di Maastricht compare immutato nel testo dell’art. 166 del Trattato di Lisbona,

Articolo 166 - (ex articolo 150 del TCE)

1. L'Unione attua una politica di formazione professionale che rafforza ed integra le azioni degli

Stati membri, nel pieno rispetto della responsabilità di questi ultimi per quanto riguarda il

contenuto e l'organizzazione della formazione professionale.

2. L'azione dell'Unione è intesa:

- a facilitare l'adeguamento alle trasformazioni industriali, in particolare attraverso la formazione

e la riconversione professionale,

- a migliorare la formazione professionale iniziale e la formazione permanente, per agevolare

l'inserimento e il reinserimento professionale sul mercato del lavoro,

- a facilitare l'accesso alla formazione professionale ed a favorire la mobilità degli istruttori e

delle persone in formazione, in particolare dei giovani,

- a stimolare la cooperazione in materia di formazione tra istituti di insegnamento o di

formazione professionale e imprese,

- a sviluppare lo scambio di informazioni e di esperienze sui problemi comuni dei sistemi di

formazione degli Stati membri.

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B - IL RUOLO DELL’UE NEL SETTORE

DELL’ISTRUZIONE E DELLA FORMAZIONE

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LO STRUMENTO E IL METODO

Il maggiore strumento sviluppato in

seno all’UE per rendere concreti gli

intendimenti dei Trattati in materia

di istruzione e di formazione

professionale sono i Programmi di

cooperazione europea

Il metodo, quello del MAC (metodo

di coordinamento aperto)

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NUOVE SFIDE

All’inizio degli anni 90, l’Unione si trova già a doversi confrontare con nuove sfide :

Opportunità: La caduta del blocco sovietico (1989) fa intravvedere la possibilità di allargare l’Unione ai

Paesi dell’est (cosa che avverrà 15 anni dopo), passando da 375 milioni di abitanti a circa mezzo miliardo,

superando così gli Stati Uniti, il Giappone, il Canada e l’Australia insieme (450 milioni) e divenendo il più

grande mercato interno al mondo.

Rischi: La globalizzazione sempre più forte delle economie e degli scambi che ne esige un adattamento in

profondità e rafforza il bisogno di un’azione comune degli europei non solo per affrontare in maniera più

adeguata una concorrenza internazionale sempre più forte, ma anche per difendere i valori e un modello di

sviluppo europei. Globalizzazione, infatti, significa anche veloce delocalizzazione delle produzioni, rottura

del rapporto luogo di produzione/luogo dell’accumulazione, possibilità di sfuggire ai controlli fiscali ed

ambientali spostando le produzioni in zone del Pianeta depresse, con salari bassi, senza vincoli per la tutela

né dei lavoratori né dell’ambiente…

Di fronte alle sfide che l’Unione deve affrontare, il Consiglio europeo di Copenaghen (21 e 22 giugno 1993)

richiede alla Commissione europea di presentare un libro bianco su una strategia a medio termine in

favore della crescita, della competitività e dell’occupazione. Jacques Delors presenta questo testo nel

dicembre 1993 al Consiglio europeo di Bruxelles che stabilisce un piano di azione per gli anni avvenire.

Il primo documento che sancisce la collaborazione europea sono le Linee guida per l’azione comunitaria nel

campo dell’educazione e della formazione adottate dalla Commissione il 5 maggio 1993.

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IL LIBRO BIANCO DI DELORS

Nel dicembre del 1993 la Commissione adotta il Libro bianco: "Crescita, competitività, occupazione: le sfide

e le vie da percorrere per entrare nel XXI secolo".

Il libro Contiene numerose indicazioni di politica economica che i singoli Stati membri e la Comunità nel suo

complesso dovrebbero seguire per combattere un fenomeno che negli ultimi venti anni ha afflitto l’Europa: la

disoccupazione.

Riguardo la disoccupazione tecnologica (nei suoi connotati di fenomeno strutturale) il rapporto ne individua la

causa principale nell’ “inadeguato livello dell'istruzione e della formazione professionale di fronte sia ai rapidi

mutamenti della tecnologia, che alla sfida portata al sistema europeo dalla globalizzazione dell'economia”.

La formazione e l'istruzione vengono quindi considerati degli strumenti di politica attiva del mercato del

lavoro anche in relazione alla lotta alla disoccupazione giovanile e a quella di lunga durata.

Principio fondamentale alla base di ogni azione riguardante la formazione deve essere, la valorizzazione del

capitale umano lungo tutto il periodo della vita attiva.

L'obiettivo è quello "di imparare a imparare per tutto il corso della vita".

Per agevolare il passaggio dei giovani dalla scuola alla vita professionale, vanno ampliate le forme di tirocinio

ed apprendistato presso le imprese e, ad integrazione di ciò, vi è bisogno di corsi di formazione professionale

brevi ed a carattere eminentemente pratico organizzati in centri specializzati.

Un’opera di riorganizzazione del sistema educativo e formativo che richiede risorse e il coinvolgimento delle

imprese.

“La ricchezza delle nazioni – afferma Delors - è basata in misura sempre crescente sulla creazione e sullo

sfruttamento delle conoscenze”.

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IL LIBRO BIANCO DELLA CRESSON

Verso la società cognitiva. Insegnare e apprendere - 1995

“E' ormai chiaro che sia le nuove possibilità offerte agli individui che lo stesso clima d'incertezza chiedono a ciascuno

uno sforzo di adattamento, in particolare per costituire da sé le proprie qualifiche, raccogliendo e ricomponendo

conoscenze elementari acquisite in svariate sedi. La società del futuro sarà dunque una società conoscitiva. E' in

questa prospettiva che si profila il ruolo centrale dei sistemi d'istruzione, e quindi in primis degli insegnanti”

I tre "fattori di cambiamento"

L'estensione a livello mondiale degli scambi,

L’avvento della società dell'informazione

Il rapido progresso della rivoluzione scientifica e tecnica.

Obiettivo: contribuire, tramite le politiche dell'istruzione e della formazione degli Stati membri, a orientare l'Europa

sulla strada della società cognitiva.

Per eliminare i possibili effetti nocivi di questi tre fattori, l’istruzione e la formazione

a) Rivalutare la cultura generale, cioè della capacità di cogliere il significato delle cose, di capire e di creare, è la

funzione di base della scuola, nonché il primo fattore di adattamento all'economia e all'occupazione.

b) Sviluppare l'attitudine all'occupazione, cioè un'impostazione di tipo più aperto, più flessibile. Che consista in

particolare nell'incoraggiare la mobilità dei lavoratori - dipendenti, insegnanti, ricercatori - e degli studenti = necessità

del riconoscimento delle conoscenze acquisite all’interno dell’UE (una “tessera personale delle competenze”)

c) Garantire l'accesso alla formazione nell'arco di tutta la vita.

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5 obiettivi generali:

1) Favorire l'acquisizione di nuove conoscenze: innalzare il livello generale delle conoscenze

incoraggiando l’acquisizione di conoscenze nuove e di nuovi modi più flessibili di

riconoscimento delle competenze, compreso quelle non formali (per esempio attraverso la

creazione di carte personali delle competenze, la generalizzazione dell’ECTS…). .

2) Ravvicinare la scuola e l'impresa: sviluppare l'apprendimento in Europa sotto tutti gli aspetti

sviluppando l’apprendimento in tutte le sue forme (per esempio attraverso la creazione di reti di

centri di tirocinio/apprendistato, attraverso la mobilità degli apprendisti/tirocinanti, la

realizzazione di uno statuto europeo dell’apprendista…). .

3) Lottare contro l'emarginazione: offrire una seconda opportunità tramite la scuola.

4) Possedere tre lingue comunitarie: un marchio di qualità.

5) Trattare sullo stesso piano l'investimento a livello fisico e l'investimento a livello di formazione.

IL LIBRO BIANCO DELLA CRESSON

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INTANTO…

Le condizioni strutturali del cambiamento dei sistemi formativi inducono riforme strutturali

Sulla spinta delle esigenze di mutamento dell’assetto produttivo europeo e del suo assetto sociale, i

Paesi dell’Unione negli anni ’90 hanno avviato un profondo processo riformatore sulla base di tre

assiomi:

Decentramento (avvicinare ai cittadini l’amministrazione della Cosa pubblica)

Autonomia (riconoscere ampi spazi di autonomia alle amministrazioni decentrate così che avessero

i mezzi giuridici, “le potestà”, per agire e potessero essere responsabili dei risultati ottenuti)

Accessibilità sistemi di formazione (consentire ad un numero sempre crescente di cittadini di

possedere le “competenze chiave” per poter esercitare la propria “cittadinanza attiva” ed essere

produttivi nel sistema economico).

Pertanto, negli ultimi anni, nei Paesi dell’UE le riforme della scuola si sono sempre intrecciate

con il decentramento amministrativo insieme al conferimento dell’autonomia alle istituzioni

scolastiche

Salvatore Pace

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STRATEGIA DI LISBONA

È la risposta la risposta voluta dai Capi di Stato e di governo (nel Consiglio Europeo di Lisbona del

marzo 2000) per le sfide che l’Europa doveva affrontare in quegli anni, visti gli scenari

internazionali e globalizzati che si andavano delineando.

Obiettivo strategico: entro il 2010, l’Europa sarebbe dovuta “diventare l'economia basata sulla

conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica

sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale.”(Conclusioni della

Presidenza, punto5).

Per perseguirlo:

viene riconosciuto il ruolo fondamentale dell’istruzione e formazione

si riconosce la necessità di trovare modi per orientare le politiche nazionali per l’istruzione e per

la formazione professionale verso alcuni obiettivi comuni e condivisi

si assume il principio dell’apprendimento lungo l’arco di tutta la vita (lifelong learning). Creare

“possibilità di apprendimento e formazione adeguate ai gruppi bersaglio nelle diverse fasi della

vita: giovani, adulti disoccupati e persone occupate soggette al rischio che le loro competenze siano

rese obsolete dai rapidi cambiamenti”.

Strumento privilegiato: il metodo di coordinamento aperto

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IL METODO DI COORDINAMENTO APERTO

È uno strumento giuridico non vincolante (soft law). Si tratta di una forma di politica

intergovernativa che non si traduce in misure legislative vincolanti per l’UE e non richiede ai

paesi dell’UE di introdurre o modificare le loro leggi.

Tale metodo ha fornito un nuovo quadro di cooperazione tra i paesi dell’UE per far convergere le

politiche nazionali verso alcuni obiettivi comuni. In base a questo metodo intergovernativo,

i paesi dell’UE sono valutati da altri paesi dell’UE (peer pressure)

e la Commissione si limita a svolgere un ruolo di sorveglianza.

Il Parlamento europeo e la Corte di giustizia non svolgono praticamente alcun ruolo nel

processo del metodo di coordinamento aperto.

Esso viene utilizzato in settori che rientrano nella sfera di competenza dei paesi dell’UE, quali

l’occupazione, la protezione sociale, l’istruzione, la gioventù e la formazione professionale.

Si basa principalmente su:

identificazione e definizione congiunta di obiettivi da raggiungere (adottati dal Consiglio);

strumenti di misura definiti congiuntamente (statistiche, indicatori, orientamenti);

«benchmarking», vale a dire l’analisi comparativa dei risultati dei paesi dell’UE e lo scambio

delle migliori pratiche (procedura monitorata dalla Commissione).

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LE PROPOSTE

Istruzione e formazione per vivere e lavorare nella società dei saperi

25. I sistemi europei di istruzione e formazione devono essere adeguati alle esigenze della società

dei saperi e alla necessità di migliorare il livello e la qualità dell'occupazione. Dovranno offrire

possibilità di apprendimento e formazione adeguate ai gruppi bersaglio nelle diverse fasi della

vita: giovani, adulti disoccupati e persone occupate soggette al rischio che le loro competenze

siano rese obsolete dai rapidi cambiamenti. Questo nuovo approccio dovrebbe avere tre

componenti principali:

lo sviluppo di centri locali di apprendimento,

la promozione di nuove competenze di base, in particolare nelle tecnologie dell'informazione,

e qualifiche più trasparenti.

26. Il Consiglio europeo invita pertanto gli Stati membri, conformemente alle rispettive norme

costituzionali, il Consiglio e la Commissione ad avviare le iniziative necessarie nell'ambito delle

proprie competenze, per conseguire gli obiettivi seguenti:

27. Il Consiglio europeo chiede al Consiglio "Istruzione" di avviare una riflessione generale sui

futuri obiettivi concreti dei sistemi d'istruzione, incentrata sulle preoccupazioni e priorità comuni

nel rispetto delle diversità nazionali, per contribuire ai processi di Lussemburgo e di Cardiff e

presentare al Consiglio europeo una relazione di più ampia portata nella primavera del 2001.

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GLI OBIETTIVI PER GLI STATI MEMBRI

un sostanziale aumento annuale degli investimenti pro capite in risorse umane;

il numero dei giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno assolto solo il livello più basso di studi secondari e che non

continuano gli studi né intraprendono altro tipo di formazione dovrebbe essere dimezzato entro il 2010;

le scuole e i centri di formazione, tutti collegati a Internet, dovrebbero essere trasformati in centri locali di

apprendimento plurifunzionali accessibili a tutti, ricorrendo ai mezzi più idonei per raggiungere un'ampia gamma

di gruppi bersaglio; tra scuole, centri di formazione, imprese e strutture di ricerca dovrebbero essere istituiti

partenariati di apprendimento a vantaggio di tutti i partecipanti;

un quadro europeo dovrebbe definire le nuove competenze di base da fornire lungo tutto l'arco della vita:

competenze in materia di tecnologie dell'informazione, lingue straniere, cultura tecnologica, imprenditorialità e

competenze sociali; dovrebbe essere istituito un diploma europeo per le competenze di base in materia di

tecnologia dell'informazione, con procedure di certificazione decentrate, al fine di promuovere l'alfabetizzazione

"digitale" in tutta l'Unione;

entro il 2000 dovrebbero essere individuati i mezzi atti a promuovere la mobilità di studenti, docenti e personale

preposto alla formazione e alla ricerca, sia utilizzando al meglio i programmi comunitari esistenti (Socrates,

Leonardo, Gioventù) eliminando gli ostacoli, sia mediante una maggiore trasparenza nel riconoscimento delle

qualifiche e dei periodi di studio e formazione; dovrebbero altresì essere adottati provvedimenti per rimuovere

entro il 2002 gli ostacoli alla mobilità dei docenti e attirare docenti di alto livello;

dovrebbe essere elaborato un modello comune europeo per i curriculum vitae, da utilizzare su base volontaria,

per favorire la mobilità contribuendo alla valutazione delle conoscenze acquisite, sia negli istituti di insegnamento

e formazione che presso i datori di lavoro.

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NOTA 3 - IL CONSIGLIO "ISTRUZIONE, GIOVENTÙ, CULTURA E SPORT"

I settori contemplati di cui si occupa il Consiglio "Istruzione, gioventù, cultura e sport" rientrano nelle competenze degli Stati membri. Il ruolo dell'UE in materia di istruzione, gioventù, cultura e sport consiste pertanto nel fornire un quadro di cooperazione tra gli Stati membri per lo scambio di informazioni ed esperienze negli ambiti di comune interesse.

Come lavora il Consiglio "Istruzione, gioventù, cultura e sport"?

Il Consiglio "Istruzione, gioventù, cultura e sport" è composto dai ministri responsabili dell'istruzione, della cultura, della gioventù, dei media, della comunicazione e dello sport di tutti gli Stati membri dell'UE. La composizione precisa del Consiglio dipende dagli argomenti discussi in una determinata sessione.

Alle sessioni del Consiglio partecipa anche un rappresentante della Commissione europea, generalmente il commissario per l'istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù.

Il Consiglio "Istruzione, gioventù, cultura e sport" si riunisce tre o quattro volte all'anno, di cui due in formazione piena.

Politica in materia di istruzione, gioventù, cultura e sport

Il Consiglio adotta per lo più misure di incentivazione e raccomandazioni. Le iniziative approvate dal Consiglio, come i programmi Erasmus+ o Europa creativa, possono tuttavia avere un impatto diretto sui cittadini dell'UE. In alcuni casi, dove i trattati lo consentono, il Consiglio può anche adottare atti legislativi, ad esempio in materia di audiovisivi e di reciproco riconoscimento dei diplomi.

Inoltre, il Consiglio "Istruzione, gioventù, cultura e sport" partecipa attivamente al monitoraggio dei progressi compiuti sugli aspetti della strategia Europa 2020 relativi all'istruzione e ai giovani, nonché alla definizione del contributo che il settore culturale può apportare a un'Europa più innovativa, e si adopera altresì per garantire che il potenziale dell'Europa come centro globale per la produzione di contenuti digitali creativi contribuisca pienamente all'agenda digitale stabilita nell'ambito di Europa 2020.

Le azioni dell'UE in materia di istruzione, gioventù, cultura e sport sono intese a preservare il patrimonio culturale europeo, a sostenere i suoi settori culturali e creativo, a incoraggiare la mobilità degli studenti e degli insegnanti e a promuovere l'attività fisica e l'inclusione sociale mediante lo sport.

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BARCELLONA 2002

Su impulso del Consiglio europeo di Lisbona viene adottato il programma “Programma di lavoro sul follow up circa gli obiettivi dei sistemi di istruzione e formazione in Europa” (Relazione congiunta del Consiglio Istruzione e della Commissione Consiglio europeo di Barcellona, 2002).

Piano di lavoro dettagliato che fissa i temi chiave da affrontare per realizzare i tre obiettivi strategici e i tredici obiettivi specifici connessi che sono stati concordati.

I tre obiettivi strategici sono:

1. migliorare la qualità e l’efficacia dei sistemi d’istruzione e di formazione;

2. agevolare l’accesso di tutti ai sistemi d’istruzione e formazione;

3. aprire i sistemi d’istruzione e formazione al resto del mondo.

I tredici obiettivi specifici sono:

1. migliorare l’istruzione e la formazione per insegnanti e formatori;

2. sviluppare le competenze per la società della conoscenza;

3. garantire l’accesso alle TIC per tutti;

4. attrarre più studenti agli studi scientifici e tecnici;

5. sfruttare al meglio le risorse;

6. creare un ambiente aperto per l’apprendimento;

7. rendere l’apprendimento più attraente;

8. sostenere la cittadinanza attiva, le pari opportunità e la coesione sociale;

9. rafforzare i legami con il mondo del lavoro e della ricerca e con la società in generale;

10. sviluppare lo spirito imprenditoriale;

11. migliorare l’apprendimento delle lingue straniere;

12. aumentare la mobilità e gli scambi;

13. rafforzare la cooperazione europea.

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I BENCHMARK DEL 2003

Uno degli sviluppi più significativi del processo inaugurato dal Consiglio di Lisbona è

l’approvazione (esemplificativa del MAC) nel 2003 da parte del Consiglio (istruzione) dell’UE

dei 5 livelli di riferimento del rendimento medio europeo (i benchmark) da raggiungere entro il

2010 in aree considerate prioritarie per gli obiettivi di crescita e di coesione sociale.

I livelli:

l’aumento del 15% dei laureati in matematica, scienze e tecnologie

riduzione dell’abbandono scolastico

promozione dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita

completamento del ciclo d’istruzione superiore

competenze di base (alfabetizzazione).

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RACCOMANDAZIONE 2006: LE COMPETENZE CHIAVE

Raccomandazione del Parlamento e del Consiglio del 18 dicembre 2006 relativa a

competenze chiave per l'apprendimento permanente

Contesto ed obiettivi

“Dato che la globalizzazione continua a porre l'Unione europea di fronte a nuove sfide,

ciascun cittadino dovrà disporre di un'ampia gamma di competenze chiave per adattarsi

in modo flessibile a un mondo in rapido mutamento e caratterizzato da forte

interconnessione.

L'istruzione nel suo duplice ruolo — sociale ed economico — è un elemento determinante

per assicurare che i cittadini europei acquisiscano le competenze chiave necessarie per

adattarsi con flessibilità a siffatti cambiamenti.

In particolare, muovendo dalle diverse competenze individuali, occorre rispondere alle

diverse esigenze dei discenti assicurando la parità e l'accesso a quei gruppi che, a causa di

svantaggi educativi determinati da circostanze personali, sociali, culturali o economiche,

hanno bisogno di un sostegno particolare per realizzare le loro potenzialità educative.

Esempi di tali gruppi includono le persone con scarse competenze di base, in particolare

con esigue capacità di scrittura, i giovani che abbandonano prematuramente la scuola, i

disoccupati di lunga durata e coloro che tornano al lavoro dopo un lungo periodo di

assenza, gli anziani, i migranti e le persone disabili”.

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LE COMPETENZE CHIAVE

Le competenze sono definite in questa sede alla stregua di una combinazione di conoscenze, abilità e

attitudini appropriate al contesto. Le competenze chiave sono quelle di cui tutti hanno bisogno per la

realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione.

Il quadro di riferimento delinea otto competenze chiave:

1) comunicazione nella madrelingua;

2) comunicazione nelle lingue straniere;

3) competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia;

4) competenza digitale;

5) imparare a imparare;

6) competenze sociali e civiche;

7) spirito di iniziativa e imprenditorialità; e

8) consapevolezza ed espressione culturale.

Le competenze chiave sono considerate ugualmente importanti, poiché ciascuna di esse può contribuire a

una vita positiva nella società della conoscenza. Molte delle competenze si sovrappongono e sono correlate

tra loro[…]. Vi sono diverse tematiche che si applicano nel quadro di riferimento: pensiero critico,

creatività, iniziativa, capacità di risolvere i problemi, valutazione del rischio, assunzione di decisioni e

capacità di gestione costruttiva dei sentimenti svolgono un ruolo importante per tutte e otto le competenze

chiave.

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RACCOMANDAZIONE 2008 - L’EQF

“…RACCOMANDANO AGLI STATI MEMBRI:

1) di usare il Quadro europeo delle qualifiche come strumento di riferimento per confrontare i livelli delle

qualifiche dei diversi sistemi delle qualifiche e per promuovere sia l'apprendimento permanente sia le pari

opportunità nella società basata sulla conoscenza, nonché l'ulteriore integrazione del mercato del lavoro

europeo, rispettando al contempo la ricca diversità dei sistemi d'istruzione nazionali;

2) di rapportare i loro sistemi nazionali delle qualifiche al Quadro europeo delle qualifiche entro il 2010, […];

3) di adottare misure, se del caso, affinché entro il 2012 tutti i nuovi certificati di qualifica, i diplomi e i

documenti Europass rilasciati dalle autorità competenti contengano un chiaro riferimento — in base ai

sistemi nazionali delle qualifiche — all'appropriato livello del Quadro europeo delle qualifiche;

4) di adottare un approccio basato sui risultati dell'apprendimento nel definire e descrivere le qualifiche e

di promuovere la convalida dell'apprendimento non formale e informale, secondo i principi europei comuni

concordati nelle conclusioni del Consiglio del 28 maggio 2004, prestando particolare attenzione ai cittadini

più esposti alla disoccupazione o a forme di occupazione precarie, per i quali tale approccio potrebbe

contribuire ad aumentare la partecipazione all'apprendimento permanente e l'accesso al mercato del lavoro;

5) di promuovere e applicare i principi di garanzia della qualità nell'istruzione e nella formazione […];

6) di designare punti nazionali di coordinamento[…].

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CHE COS’È L’EQF

L’EQF è un quadro comune europeo di riferimento che collega fra loro i sistemi di qualificazione di

paesi diversi, fungendo da dispositivo di traduzione utile a rendere le qualifiche più leggibili e

comprensibili tra paesi e sistemi europei differenti.

Due sono i suoi principali obiettivi:

promuovere la mobilità transfrontaliera dei cittadini

e agevolarne l’apprendimento permanente.

La Raccomandazione[…] stabilisce due date limite:

il 2010 per rapportare i propri sistemi nazionali di qualificazione all’EQF

e il 2012 per introdurre nei singoli certificati di qualifica un riferimento al livello corrispondente

dell’EQF.

L’EQF collegherà i quadri e i sistemi nazionali di qualificazione di vari paesi basandosi su un

riferimento comune europeo: i suoi otto livelli, che prendono in considerazione l’intera gamma di

qualifiche previste, da un livello di base (Livello 1, ad esempio uscita dall’istruzione primaria) ai livelli

più avanzati (Livello 8, ad esempio i dottorati). In qualità di strumento per la promozione

dell’apprendimento permanente, l’EQF include tutti i livelli delle qualifiche acquisite nell’ambito

dell’istruzione generale, professionale e accademica.

https://ec.europa.eu/ploteus/sites/eac-eqf/files/broch_it.pdf

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LA NOZIONE DI COMPETENZA

ALLEGATO I - Definizioni

Ai fini della presente raccomandazione, si applicano le seguenti definizioni:

a) «qualifica»: risultato formale di un processo di valutazione e convalida, acquisito quando l'autorità

competente stabilisce che i risultati dell'apprendimento di una persona corrispondono a standard

definiti;

f) «risultati dell'apprendimento»: descrizione di ciò che un discente conosce, capisce ed è in grado di

realizzare al termine di un processo d'apprendimento. I risultati sono definiti in termini di

conoscenze, abilità e competenze;

g) «conoscenze»: risultato dell'assimilazione di informazioni attraverso l'apprendimento. Le conoscenze

sono un insieme di fatti, principi, teorie e pratiche relative ad un settore di lavoro o di studio. Nel

contesto del Quadro europeo delle qualifiche le conoscenze sono descritte come teoriche e/o

pratiche;

h) «abilità»: indicano le capacità di applicare conoscenze e di utilizzare know-how per portare a termine

compiti e risolvere problemi. Nel contesto del Quadro europeo delle qualifiche le abilità sono

descritte come cognitive (comprendenti l'uso del pensiero logico, intuitivo e creativo) o pratiche

(comprendenti l'abilità manuale e l'uso di metodi, materiali, strumenti);

i) «competenze»: comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o

metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e personale. Nel

contesto del Quadro europeo delle qualifiche le competenze sono descritte in termini di

responsabilità e autonomia.

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E, PRIMA… LA DECISIONE EUROPASS

Decisione n. 2241/2004/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 15 dicembre 2004 relativa ad un quadro

comunitario unico per la trasparenza delle qualifiche e delle competenze (Europass)

Che cos’è

È un insieme di cinque documenti per far capire chiaramente e facilmente le tue competenze e qualifiche in Europa.

- Due documenti di libero accesso compilati dai cittadini europei:

Curriculum vitae ti aiuta a presentare le tue competenze e qualifiche in modo più efficace.

Passaporto delle lingue è uno strumento di autovalutazione delle competenze e delle qualifiche linguistiche.

- Tre documenti rilasciati da enti d'istruzione e formazione:

Europass mobilità registra le conoscenze e le competenze acquisite in un altro paese europeo;

Supplemento al certificato descrive le conoscenze e le competenze acquisite dai possessori di certificati

d'istruzione e formazione professionale.

Supplemento al diploma descrive le conoscenze e le competenze acquisite dai possessori di titoli d'istruzione

superiore.

Obiettivo

Aiutare i cittadini a presentare le proprie competenze e qualifiche in modo più efficace per trovare lavoro o

maturare un'esperienza di formazione;

Aiutare i datori di lavoro a comprendere le competenze e le qualifiche della forza lavoro;

Aiutare gli enti d'istruzione e formazione a stabilire e comunicare il contenuto dei programmi formativi.

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PRIMA ANCORA… IL QCER

Lanciato nel 2001 dal Consiglio d’Europa, il Quadro Comune Europeo di Riferimento per le

Lingue (QCER) è uno strumento che ha tre scopi principali:

Fornire ai professionisti delle lingue in tutta Europa, una base comune per l'elaborazione di

programmi di studio delle lingue, linee guida per il curriculo, esami, libri di testo, ecc.

Aiutare a superare gli ostacoli nella comunicazione derivanti dai diversi sistemi educativi

presenti in Europa.

Definire livelli di competenza su cui misurare i progressi dell’apprendente in ogni fase

dell'apprendimento e durante tutta la vita.

È progettato per supportare l'insegnamento e l'apprendimento delle lingue straniere

nell'istruzione formale, il suo schema descrittivo e i livelli di competenza potrebbero essere

applicati anche alle esigenze linguistiche e alle competenze comunicative dei migranti adulti, ma

solo dopo un'attenta interpretazione e un costante adattamento: come indica il suo titolo, il

framework è una cornice di riferimento, non uno strumento normativo.

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NOTA 4 - IL CONSIGLIO D’EUROPA

Istituito con il Trattato di Londra, del 1949, Il Consiglio d'Europa è la principale organizzazione

di difesa dei diritti umani del continente.

Include 47 Stati membri, tra cui i 28 membri dell'Unione europea

La sede istituzionale è a Strasburgo, in Francia, nel Palazzo d'Europa. Lo strumento principale

d'azione consiste nel predisporre e favorire la stipulazione di accordi o convenzioni

internazionali tra gli Stati membri e, spesso, anche fra Stati terzi. Le iniziative del Consiglio

d'Europa non sono vincolanti e vanno ratificate dagli Stati membri.

Nel 1950 emana la Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU), un trattato

internazionale volto a tutelare i diritti umani e le libertà fondamentali in Europa. Tutti i 47 paesi

che formano il Consiglio d'Europa, sono parte della convenzione.

La convenzione ha istituito la Corte europea dei diritti dell'uomo, volta a tutelare le persone

dalle violazioni dei diritti umani. Ogni persona i cui diritti sono stati violati nel quadro della

convenzione da uno Stato parte può adire alla Corte. Si tratta di una novità, in quanto ha

conferito diritti alle persone in un contesto internazionale. Le sentenze che hanno riscontrato

violazioni sono vincolanti per i paesi interessati. Il comitato dei ministri del Consiglio d'Europa

vigila sull'esecuzione delle sentenze.

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INOLTRE…

Dopo il Memorandum sull’istruzione e formazione permanente della Commissione Europea del 2000, nel 2009 CEDEFOP ha

pubblicato le Linee Guida Europee per la validazione dell’apprendimento non formale e informale (European Guidelines

for validating non-formal and informal learning

Nelle Linee Guida vengono utilizzate le seguenti definizioni:

apprendimento formale: apprendimento erogato in un contesto organizzato e strutturato (per esempio, in un istituto d’istruzione

o di formazione o sul lavoro), appositamente progettato come tale (in termini di obiettivi di apprendimento e tempi o risorse

per l’apprendimento). L’apprendimento formale è intenzionale dal punto di vista del discente. Di norma sfocia in una

convalida e in una certificazione.

apprendimento non formale: L’apprendimento non formale è dispensato sul luogo di lavoro o nel quadro di attività di

organizzazioni o gruppi della società civile (associazioni giovanili, sindacati o partiti politici). Può essere fornito anche da

organizzazioni o servizi istituiti a completamento dei sistemi formali (quali corsi di istruzione artistica, musicale e sportiva o

corsi privati per la preparazione degli esami). Non porta solitamente a certificazioni ufficiali

apprendimento informale: apprendimento risultante dalle attività della vita quotidiana legate al lavoro, alla famiglia o al tempo

libero. Non è strutturato in termini di obiettivi di apprendimento, di tempi o di risorse dell’apprendimento. Nella maggior

parte dei casi l’apprendimento informale non è intenzionale dal punto di vista del discente.

Le Linee Guida non hanno valore legale (gli stati membri non sono cioè obbligati ad applicarle) tuttavia possono essere applicate

su base volontaria dagli stati e agenzie formative che le ritengono utili. può pertanto non essere riconosciuto, a volte dallo

stesso interessato, come apporto alle sue conoscenze e competenze

Secondo CEDEFOP, linee guida a livello europeo sono necessarie per poter rendere compatibili i diversi sistemi che sono stati

sviluppati o sono in via di sviluppo nei diversi paesi (p.22).

Cedefop (Centro Europeo per lo Sviluppo della formazione professionale http://www.cedefop.europa.eu/) è un’agenzia

dell’Unione Europea che diffonde informazioni e svolge ricerche sulla formazione professionale e più in generale

sull’apprendimento lungo tutto l’arco della vita.

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NUOVE SFIDE PER L’EUROPA 2020

CONSIGLIO EUROPEO 25 E 26 MARZO 2010

“Negli ultimi due anni abbiamo affrontato la peggiore crisi economica mondiale dagli anni '30 del secolo

scorso. Tale crisi ha invertito la tendenza di molti progressi compiuti dal 2000. Adesso ci troviamo di fronte a

livelli di debito eccessivi, crescita strutturale fiacca e disoccupazione elevata. La situazione economica sta

migliorando ma la ripresa è ancora fragile”.

La strategia Europa 2020 mira a una crescita che sia: intelligente, grazie a investimenti più efficaci

nell'istruzione, la ricerca e l'innovazione; sostenibile, grazie alla decisa scelta a favore di un'economia a basse

emissioni di CO2; e solidale, ossia focalizzata sulla creazione di posti di lavoro e la riduzione della povertà. La

strategia s'impernia su cinque ambiziosi obiettivi riguardanti l'occupazione, l'innovazione, l'istruzione, la

riduzione della povertà e i cambiamenti climatici/l'energia.

L'UE si è data cinque obiettivi quantitativi da realizzare entro la fine del 2020. Riguardano l’occupazione, la

ricerca e sviluppo, il clima e l'energia, l'istruzione, l'integrazione sociale e la riduzione della povertà.

portare almeno al 75% il tasso di occupazione delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni;

investire il 3% del prodotto interno lordo in ricerca e sviluppo;

ridurre le emissioni di gas serra almeno al 20%, portare al 20% la quota di energie rinnovabili e aumentare

l'efficienza energetica del 20%;

ridurre il tasso di abbandono scolastico a meno del 10% e portare almeno al 40% il tasso dei giovani laureati;

ridurre di 20 milioni il numero delle persone a rischio di povertà o di esclusione sociale.

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MODALITÀ DI ATTUAZIONE

Gli obiettivi della strategia Europa 2020 sono sostenuti anche da sette iniziative faro a livello europeo e nei

paesi dell'Unione europea:

Unione dell'innovazione;

Youth on the move;

l'agenda europea del digitale;

un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse;

una politica industriale per l'era della globalizzazione;

l'agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro;

La Piattaforma europea contro la povertà .

Attuazione della strategia nel quadro del semestre europeo

Gli Stati membri sono stati invitati a tradurre gli obiettivi Europa 2020 in obiettivi nazionali. Tutti gli anni, in

aprile, essi pubblicano i loro programmi nazionali di riforme nei quali espongono le azioni intraprese per

raggiungere tali obiettivi nazionali.

La Commissione è responsabile per la valutazione dei progressi. Essa presenta ogni anno un esame della

crescita, valuta l’agenda di riforme degli Stati membri e presenta delle raccomandazioni specifiche per ogni

paese.

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ANCHE PER L’ISTRUZIONE,

UN NUOVO QUADRO STRATEGICO

Il bilancio degli obiettivi effettivamente conseguiti per il 2010 non è soddisfacente

Il Rapporto Congiunto del Consiglio e della Commissione Europea sull’implementazione di “Istruzione

e formazione 2010” del 18 gennaio 2010 rileva:

Solo un parametro sia stato adeguatamente raggiunto

l’aumento del 15% dei laureati in matematica, scienze e tecnologie

Scarsi i miglioramenti nei tre parametri

della riduzione dell’abbandono scolastico,

della promozione dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita

e del completamento del ciclo d’istruzione superiore.

Peggioramento nel parametro relativo alle

competenze di base (alfabetizzazione).

Sulla base delle proposte della Commissione, all’interno della strategia Europa 2020, il Consiglio

dell’UE approva nel maggio 2009 il “Quadro strategico per la cooperazione europea nel settore

dell’istruzione e della formazione (ET 2020)”, nel quale sono fissate nuove priorità e corrispondenti

livelli di riferimento da raggiungere per il 2020.

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GLI OBIETTIVI STRATEGICI

I quattro obiettivi strategici sono i seguenti:

1. L’apprendimento permanente e la mobilità devono diventare una realtà, con sistemi di

istruzione e formazione professionale più reattivi al cambiamento e al resto del mondo.

2. La qualità e l’efficacia dell’istruzione e della formazione devono essere migliorate prestando

maggiore attenzione al miglioramento del livello delle competenze di base come la lettura, la

scrittura e il calcolo, rendendo la matematica, le scienze e la tecnologia più allettanti, nonché

rafforzando le competenze linguistiche.

3. L’equità, la coesione sociale e la cittadinanza attiva vanno promosse in modo che tutti i

cittadini, a prescindere dalla propria situazione personale, sociale o economica, possano

continuare a sviluppare le competenze professionali per tutta la vita.

4. La creatività e l’innovazione, nonché l’imprenditorialità, dovrebbero essere incoraggiate a tutti

i livelli di istruzione e formazione, dato che questi sono fattori chiave per uno sviluppo

economico sostenibile. In particolare, gli individui dovrebbero essere aiutati

ad acquisire le competenze digitali,

a sviluppare lo spirito d’iniziativa, l’imprenditorialità e la sensibilità ai temi culturali.

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I PARAMETRI DI RIFERIMENTO

Per l'istruzione sono stati fissati a livello europeo i seguenti parametri di riferimento per il 2020:

almeno il 95% dei bambini dai 4 anni all'inizio della scuola dell'obbligo dovrebbe frequentare

la scuola materna

meno del 15% dei 15enni dovrebbe avere risultati insufficienti in lettura, matematica e scienze

meno del 10% dei giovani dai 18 ai 24 anni dovrebbe abbandonare gli studi o la formazione

almeno il 40% dei 30-34enni dovrebbe aver completato un percorso di istruzione superiore

almeno il 15% degli adulti dovrebbe partecipare all'apprendimento permanente

almeno il 20% dei laureati e il 6% dei 18-34enni con una qualifica professionale iniziale

dovrebbe aver trascorso una parte degli studi o della formazione all'estero

almeno l'82% dei 20-34enni con almeno un diploma di maturità deve aver trovato un lavoro

entro 1-3 anni dalla fine degli studi.

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LE MODALITÀ E LE NUOVE PRIORITÀ

La Commissione europea controlla i progressi generali e, in collaborazione con le autorità nazionali, valuta

come migliorare gli indicatori.

Il periodo fino al 2020 è diviso in una serie di cicli di lavoro.

Per il periodo 2016-2020, sono state identificate una serie di nuove priorità per la cooperazione europea nel

settore dell’istruzione e della formazione, in forma di relazione congiunta, adottata sia dal Consiglio dei

ministri dell’Istruzione che dalla Commissione nel novembre del 2015.

Le sei priorità per il periodo 2016-2020 sono:

• capacità e competenze di alta qualità per l’occupabilità, l’innovazione, la cittadinanza attiva e il benessere

(ad esempio, la creatività, lo spirito di iniziativa e il pensiero critico);

• istruzione inclusiva (che contempli la crescente diversità degli studenti), uguaglianza, non

discriminazione e promozione delle competenze civiche (ad esempio, la comprensione reciproca e i valori

democratici);

• istruzione e formazione aperta e innovativa, pienamente inserita nell’era digitale;

• un forte sostegno agli educatori (per esempio un migliore processo di selezione e formazione, nonché lo

sviluppo professionale continuo);

• trasparenza e riconoscimento delle competenze e delle qualifiche per facilitare l’apprendimento e la

mobilità del lavoro (ad esempio mediante il quadro europeo di riferimento per la garanzia della qualità );

• investimenti sostenibili (esplorando tra l’altro le potenzialità del piano di investimenti per l’Europa),

rendimento ed efficienza dei sistemi di istruzione e formazione.

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NOTA 5 - DIREZIONI GENERALI E SERVIZI

La Commissione è suddivisa in "direzioni generali" (DG) e servizi. In questa pagina,

ogni DG è classificata in base alle politiche di sua competenza. I servizi si occupano di

questioni amministrative più generali o hanno un mandato specifico, come la lotta

antifrode o l'elaborazione di statistiche.

[…]

Istruzione e cultura (EAC)

La direzione generale Istruzione e cultura, o DG EAC, è il servizio della Commissione

europea che si occupa di istruzione, formazione, gioventù, sport, lingue, e cultura .

Le attività condotte nel campo dell'istruzione e della formazione sono definite

dall'apposita strategia 2020 (ET2020), nell'ambito della strategia Europa 2020,

finalizzata a promuovere la crescita e l'occupazione in Europa, nonché a favorire lo

sviluppo delle competenze richieste dal mercato del lavoro.

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C - EUROPA -ITALIA

La matrice «europea» è alla base del

processo riformatore (a suo modo

organico) che ha attraversato il sistema

scolastico italiano, a partire dalla Legge

59/2003 (legge Moratti).

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1. DECENTRAMENTO, AUTONOMIA, ACCESSIBILITÀ AI

SISTEMI DI FORMAZIONE

Le linee di sviluppo dettate dall’Europa ( decentramento –autonomia - accessibilità ai sistemi di

formazione) nel nostro sistema ordinamentale disegnano un percorso riformatore, dalla fine degli anni ‘90

ai giorni nostri, organico e conseguente: Riforma e decentramento P.A. – L. 59/97 (Bassanini)

Competenze degli EELL su scuola – Dlgs 112/98

Autonomia scuola – DPR 275/99 (Berlinguer)

Elevamento obbligo – L. 9/1999 (Berlinguer)

Istituzione organismi di valutazione di sistema (INVALSI) Dlgs 258/1999 (Berlinguer), modificato in

seguito fino al DPR 80/2013 (SNV).

Riforma Titolo V della Costituzione – L. 3/2001

Definizione dei LEP per la formazione e l’istruzione – L. 53/2003 (Moratti)

Accessibilità ai sistemi formativi – Dlgs 76/2005 (Moratti)

Integrazione scuola-formazione/lavoro – Dlgs 77/2005 (Moratti)

Prolungamento dell’obbligo e Centri Territoriali Permanenti – L. 296/2006 (Fioroni)

Riforma ordinamenti – L. 133/2008 (Gelmini) e decreti collegati DPR 89/2009 (Regolamento infanzia e primo ciclo)

Dpr 87/88/89/2010 (Regolamenti secondo ciclo)

Dpr 211/2010 (Indicazioni nazionali Licei)

Direttiva Miur 65/2010 (Linee Guida Istituti Professionali)

DECRETO 16 novembre 2012, n. 254 (Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia e del

primo ciclo d'istruzione)

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2. LIFELONG LEARNING E OBBLIGO SCOLASTICO

2.1. La Legge Berlinguer

La Legge 9 del 1999 (Berlinguer - De Mauro) prolunga l’obbligo scolastico a

10 anni, introducendo “l'obbligo di istruzione e formazione fino al

diciottesimo anno di età, a conclusione del quale tutti i giovani possano

acquisire un diploma di scuola secondaria superiore o una qualifica

professionale”.

Con questa legge, Berlinguer adeguava pienamente l’Italia alle

raccomandazioni europee mostrando di cogliere il nesso tra l’obbligo

scolastico (che si sviluppa all’interno del più complesso e completo sistema di

istruzione e formazione) e il generale riordino dei cicli scolastici (legge

30/2000, cosiddetta Riforma Berlinguer, mai entrata in vigore perché abrogata

dalla cosiddetta Riforma Moratti, legge 53/2003).

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2.2. Gli interventi della Moratti

Benché la legge 53/2003 (riforma Moratti) abbia abrogato la 9/1999, ripropone però pienamente l’impostazione

di quest’ultima dando luogo a due fondamentali decreti delegati:

il Decreto Legislativo 15 aprile 2005, n. 76 ("Definizione delle norme generali sul diritto-dovere

all'istruzione e alla formazione, a norma dell'articolo 2, comma 1, lettera c., della legge 28 marzo 2003, n. 53")

e il Decreto Legislativo 15 aprile 2005, n. 77 ("Definizione delle norme generali relative all'alternanza

scuola-lavoro, a norma dell'articolo 4 della legge 28 marzo 2003, n. 53").

Il D.lgs.76/05 Art.1 (Diritto-dovere all'istruzione e alla formazione)

1. “La Repubblica promuove l'apprendimento in tutto l'arco della vita e assicura a tutti pari opportunità di

raggiungere elevati livelli culturali e di sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abilità,

generali e specifiche[…]

2.L'obbligo scolastico di cui all'articolo 34 della Costituzione, nonché l'obbligo formativo, introdotto dalla legge

17 maggio 1999, n. 144, articolo 68 e successive modificazioni, sono ridefiniti ed ampliati, secondo quanto

previsto dal presente articolo, come diritto all'istruzione e formazione e correlativo dovere.

3.La Repubblica assicura a tutti il diritto all'istruzione e alla formazione, per almeno dodici anni o, comunque,

sino al conseguimento di una qualifica di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno di età. Tale diritto si

realizza nelle istituzioni del primo e del secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e di formazione,

costituite dalle istituzioni scolastiche e dalle istituzioni formative accreditate dalle Regioni e dalle Province

autonome di Trento e Bolzano, anche attraverso l'apprendistato […]

2. LIFELONG LEARNING E OBBLIGO SCOLASTICO

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2.3. L’intervento di Fioroni

Con la legge finanziaria 2007 (296/2006) si ristabilisce che “L'istruzione impartita per almeno dieci

anni è obbligatoria ed è finalizzata a consentire il conseguimento di un titolo di studio di scuola

secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo

anno di età. L'età per l'accesso al lavoro è conseguentemente elevata da quindici a sedici anni”” (art. 1,

c. 622).

Con il DPR 139/2007 vengono fornite indicazioni di dettaglio; esso è poi accompagnato da tre allegati

a) un documento tecnico in cui si sottolineano le Raccomandazioni del Parlamento e del Consiglio

europeo del 18 dicembre 2006 sulle competenze chiave per l'apprendimento permanente; il

collegamento con il quadro europeo dei titoli e delle qualifiche (EQF); gli assi culturali;

l’interdipendenza tra saperi e competenze; le metodologie istituzionali per favorire l’obbligo;

b) gli assi culturali (dei linguaggi, matematico scientifico-tecnologico, storico-sociale). Per ognuno

vengono indicate le competenze di base a conclusione del percorso, e per ogni competenza di base

vengono elencate le competenze specifiche, le abilità-capacità e le conoscenze;

c) le competenze chiave di cittadinanza (imparare ad imparare, progettare, comunicare, collaborare e

partecipare, agire in modo autonomo e responsabile, risolvere problemi, individuare collegamenti e

relazioni, acquisire e interpretare l’informazione).

2. LIFELONG LEARNING E OBBLIGO SCOLASTICO

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3. LE COMPETENZE-CHIAVE

Indicazioni nazionali primo ciclo 2012

Il sistema scolastico italiano assume come orizzonte di riferimento verso cui tendere il quadro

delle competenze-chiave per l’apprendimento permanente definite dal Parlamento 14 europeo

e dal Consiglio dell’Unione europea (Raccomandazione del 18 dicembre 2006)

Linee Guida Istituti Professionali

Il Regolamento sul riordino degli istituti professionali esplicita il nesso tra l’identità degli Istituti

professionali e gli indirizzi dell’Ue nel richiamare la Raccomandazione del Parlamento

e del Consiglio d’Europa 18 dicembre 2006 sulle “Competenze chiave per l’apprendimento

permanente” e la Raccomandazione 23 aprile 2008 sulla costituzione del “Quadro europeo

delle qualifiche per l’apprendimento permanente” (EQF).

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(S.Pace)

A questo punto appare chiaro un ulteriore elemento strutturale che scaturisce dall’adeguamento

del sistema scolastico italiano alle direttive europee. Essendo i curricoli europei molto diversi tra

loro e non essendo chiaramente omologabili per questioni di tradizioni culturali, di quadri

disciplinari di riferimento, di sistemazione ordinamentale e politica (federale, centralistica,

locale, autonoma …) non è possibile una unificazione del sistema basata sulla valutazione delle

conoscenze acquisite.

E’ invece possibile rintracciare solidi e concreti caratteri di unitarietà se si parte invece dalle

competenze che sono, per loro natura, indipendenti dai contenuti specifici dell’apprendimento

ma fortemente incardinate nel processo di maturazione della persona sul piano

dell’autocoscienza, della responsabilità e dell’autonomia. Va da sé, quindi, che – ferma restante

la vecchia “ pagella” intesa come documento di certificazione degli apprendimenti disciplinari –

assume una valenza fortemente innovativa il modello di certificazione delle competenze come

documento di raccordo tra i sistemi scolastici europei e tra questi e il mondo del lavoro.

4. LA CERTIFICAZIONE DELLE COMPETENZE

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4.1. NORMATIVA ITALIANA SULLA CERTIFICAZIONE: RIEPILOGO

Il Dpr. 275/1999, Regolamento dell’autonomia:

Nell’articolo 4, afferma che nell'esercizio dell'autonomia didattica le istituzioni scolastiche individuano le

modalità e i criteri di valutazione degli alunni nel rispetto della normativa nazionale.

Nell’articolo 8, stabilisce che il Ministero deve definire gli indirizzi generali circa la valutazione degli

alunni, il riconoscimento dei crediti e dei debiti formativi.

Nell’articolo 9, afferma che per l'ammissione ai corsi e per la valutazione finale possono essere fatti valere

crediti formativi maturati anche nel mondo del lavoro, debitamente documentati.

Nell’articolo 10, annuncia che il Ministero adotterà nuovi modelli per le certificazioni, con indicazioni di

conoscenze, competenze, capacità acquisite e crediti formativi riconoscibili.

La Legge 53/2003 proponeva soluzioni tecniche poi ricusate dalle scuole, come l’introduzione del Portfolio. È

la legge che delega il Governo alla definizione delle norme generali sull'istruzione:

L’articolo 3 riguarda specificatamente la valutazione, sia degli apprendimenti sia della qualità del sistema

educativo di istruzione e di formazione.

Si parla di valutazione esterna effettuata dal servizio nazionale; di valutazione interna che rientra nella

responsabilità degli insegnanti; di valutazione per la certificazione finale che avviene attraverso gli esami di

Stato su prove organizzate dalle commissioni d'esame e su prove predisposte e gestite dall'Istituto nazionale

per la valutazione, sulla base degli obiettivi specifici di apprendimento del corso ed in relazione alle

discipline di insegnamento dell'ultimo anno.

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L’Accordo Stato Regioni del 2004, definisce gli standard formativi minimi (competenze di base) per il

conseguimento della qualifica professionale. Le competenze vengono articolate su 4 aree (dei linguaggi,

scientifica, tecnologica, storico-socio-economica).

Il DM 139/2007, all’art.4 regola la certificazione dell’assolvimento dell’obbligo di istruzione per coloro che

hanno compiuto il 18esimo anno di età. Nelle linee guida (che costituiscono parte integrante del DM) sono

contenute indicazioni in merito ai criteri generali per la certificazione dei saperi e delle competenze ai fini

dei passaggi a percorsi di diverso ordine, indirizzo e tipologia nonché per il riconoscimento dei crediti

formativi, anche come strumento per facilitare la permanenza nei percorsi di istruzione e formazione.

Il Dpr. 122/2009 “Considerata la raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio 18 dicembre 2006

relativa alle competenze chiave per l'apprendimento permanente (2006/962/CE); Considerata la

raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio 23 aprile 2008 sulla costituzione del Quadro

europeo delle qualifiche per l'apprendimento permanente (EQF); Considerata la decisione n. 2241/2004/CE

del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 dicembre 2004, relativa ad un quadro comunitario unico

per la trasparenza delle qualifiche e delle competenze (Europass); …

Il DM 9/2010, segna l’adozione di un modello di certificazione dei saperi e delle competenze. Costituisce il

primo formato ufficiale per la certificazione dei saperi e delle competenze seppure solo per l’assolvimento

dell’obbligo d’istruzione. Non si utilizza il voto in decimi come avrebbe potuto far presupporre la legge

169/2008, ma secondo lo stile europeo, si utilizza “il livello”: di base, intermedio, avanzato.

La C.M. n.3 del 13 febbraio 2015 avvia l’adozione sperimentale dei nuovi modelli nazionali di certificazione

delle competenze nelle scuole del primo ciclo di istruzione.

4.1. NORMATIVA ITALIANA SULLA CERTIFICAZIONE: RIEPILOGO

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5. IL CLIL

Il termine CLIL, introdotto da David Marsh e Anne Maljers nel 1994, è l’acronimo di Content and

Language Integrated Learning, apprendimento integrato di contenuti disciplinari in lingua

straniera veicolare.

Promosso dal Libro bianco della Cresson, l’apprendimento di una materia attraverso una lingua

straniera viene considerato un approccio educativo che può favorire il plurilinguismo dall’UE e

dal Consiglio d’Europa (cfr. cap.8 “Diversificazione Linguistica e Curricolo” del Quadro Comune

Europeo di Riferimento per le Lingue).

Le norme inserite nei Regolamenti di riordino (DPR 88 e 89/2010) prevedono l'obbligo, nel quinto

anno, di insegnare una disciplina non linguistica (DNL) in lingua straniera secondo

la metodologia CLIL.

In particolare per i Licei la disciplina non linguistica deve essere compresa nell’area delle attività

e degli insegnamenti obbligatori per tutti gli studenti o nell’area degli insegnamenti attivabili dalle

istituzioni scolastiche nei limiti del contingente di organico ad esse annualmente assegnato.

Per gli istituti tecnici invece la disciplina non linguistica deve essere compresa nell'area di

indirizzo del quinto anno, e deve essere insegnata obbligatoriamente in lingua inglese.

Da ricordare inoltre che nei Licei Linguistici l’insegnamento di discipline non linguistiche (DNL)

in lingua straniera è prevista già a partire dal terzo anno del corso di studi.

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D- ERASMUS PLUS

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ERASMUS PLUS ED E.T.2020

La strategia Europa 2020 sottolinea l'importante ruolo svolto dall'istruzione e dalla formazione

nel raggiungere i propri obiettivi. L'UE svolge quindi un ruolo chiave nel sostenere e integrare

gli sforzi per migliorare e modernizzare i sistemi di istruzione e di formazione dei paesi dell'UE.

Gli obiettivi, gli strumenti e le modalità per il lavoro congiunto a livello dell'UE sono delineati

nel quadro strategico noto come Istruzione e formazione (ET) 2020.

Questo aspetto politico è completato dal programma Erasmus+ (2014-2020), che consente

agli studenti, ai tirocinanti e ai docenti di trascorrere del tempo all'estero per aumentare le

proprie competenze e l'occupabilità

e agli istituti di istruzione di lavorare insieme superando i confini per innovare e migliorare la

qualità dell'istruzione.

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CHE COS’È

Erasmus Plus è il programma dell’Unione europea per l’Istruzione, la Formazione, la Gioventù e

loSport 2014-2020

Il programma, approvato con il Regolamento UE N 1288/2013 del Parlamento europeo e del

Consiglio, combina e integra tutti i meccanismi di finanziamento attuati dall’Unione Europea

fino al 2013:

il Programma di apprendimento permanente (Comenius,Erasmus, Leonardo da Vinci,

Grundtvig)

Gioventù in azione

i cinque programmi di cooperazione internazionale (Erasmus Mundus, Tempus, Alfa,

Edulink e il programma di cooperazione bilaterale con i paesi industrializzati)

Comprende inoltre le Attività Jean Monnet e include per la prima volta un sostegno allo Sport

Il programma integrato permette di ottenere una visione d’insieme delle opportunità di

sovvenzione disponibili, mira a facilitare l’accesso e promuove sinergie tra i diversi settori

rimuovendo le barriere tra le varie tipologie di progetti; vuole inoltre attrarre nuovi attori dal

mondo del lavoro e dalla società civile e stimolare nuove forme di cooperazione.

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OBIETTIVI E PRIORITÀ POLITICHE

Nell’ambito del Programma Erasmus + le proposte presentate dovranno riferirsi alle priorità

politiche comuni trasversali e alle priorità previste per i diversi settori identificate dalla

Commissione Europea.

La rilevanza delle candidature proposte rispetto alle priorità politiche e settoriali sarà oggetto di

valutazione e avrà un peso determinante nell’attribuzione del punteggio finale.

Nella stesura della candidatura è sicuramente utile prendere accuratamente visione delle schede di

valutazione qualitativa elaborate dalla Commissione Europea, utilizzate da tutte le Agenzie

nazionali.

Priorità politiche comuni trasversali:

Obiettivi della Strategia Europa 2020

Obiettivi Education and Training 2020

Riconoscimento delle qualifiche e trasparenza

Educazione all’imprenditorialità

ICT e Risorse educative a distanza (OER) – ( v. Opening up education , il Piano d’azione

lanciato a fine 2013 dall Commissione europea per l’innovazione e le competenze digitali)

Multilinguismo

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OBIETTIVI SPECIFICI

Migliorare livello delle competenze e abilità fondamentali (cooperazione forte tra istruzione, formazione e lavoro)

Promuovere qualità, innovazione, eccellenza, internazionalizzazione per Istruzione e Formazione

Realizzare uno Spazio europeo dell’apprendimento permanente, integrare riforme politiche nazionali e strumenti di trasparenza e riconoscimento; diffusione buone prassi

Favorire la cooperazione fra Istituti europei nel settore IFP e istruzione superiore; rendere più attraente il sistema IF europeo e sostenere cooperazione e mobilità con Paesi partner

Promuovere la diversità linguistica e la consapevolezza interculturale dell’Ue

Promuovere l’eccellenza nelle attività di Insegnamento e ricerca sull’integrazione europea (Jean Monnet

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SETTORI DI INTERVENTO

Istruzione scolastica

Istruzione e formazione professionale

Istruzione superiore

Apprendimento degli adulti

Gioventù

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PRIORITÀ PER IL SETTORE SCUOLA

Ridurre l’abbandono scolastico precoce

Migliorare il raggiungimento di competenze di base

Rafforzare la qualità nell’educazione e nella cura della prima infanzia

Migliorare la professionalità dell’insegnamento

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OBIETTIVI

Nello specifico gli obiettivi Erasmus+ per l’istruzione scolastica prevedono:

Migliorare le competenze del personale della scuola e rafforzare la qualità dell’insegnamento e

dell’apprendimento

Ampliare la conoscenza e la comprensione delle politiche e delle pratiche educative dei paesi

europei

Innescare cambiamenti in termini di modernizzazione e internazionalizzazione delle scuole

Creare interconessioni fra istruzione formale, non formale, formazione professionale e mercato

del lavoro

Promuovere attività di mobilità all’estero per gli alunni e lo staff delle scuole, anche a lungo

termine

Accrescere le opportunità per lo sviluppo professionale e per la carriera del personale della

scuola

Aumentare la motivazione e la soddisfazione nel proprio lavoro quotidiano

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ATTIVITÀ

Azione chiave 1 (KA1) Mobilità per l'apprendimento per il personale docente e non che lavora

nella scuola di invio;

Azione chiave 2 (KA2) Partenariati Strategici per la cooperazione tra scuole, enti locali

/autorità regionali e altri settori;

eTwinning comunità on-line che offre servizi per gli insegnanti, alunni e dirigenti scolastici,

formatori di insegnanti e insegnanti in formazione iniziale.

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AZIONE CHIAVE 1 - MOBILITÀ PER L’APPRENDIMENTO

Chi può candidarsi

• Tutti gli Istituti scolastici statali, comunali o paritari, che forniscono istruzione generale, professionale o tecnica a ogni livello, dall’istruzione pre-scolare a quella secondaria superiore di qualsiasi indirizzo, sia generale che tecnico o professionale.

• Un consorzio composto da minimo due scuole coordinate da un’autorità scolastica locale/regionale. I membri possono essere soltanto scuole.

Attività possibili

Un progetto di mobilità può comprendere una o più delle seguenti tipologie di attività in uno dei Paesi partecipanti al Programma:

• Attività di insegnamento. Questa attività permette a tutto il personale docente di insegnare presso una scuola partner europea. Gli istituti di invio e di accoglienza devono essere scuole con sede in diversi paesi tra quelli aderenti al programma.

• Corsi strutturati o eventi di formazione. Partecipazione a conferenze, seminari, corsi strutturati

• Job shadowing. Periodo di osservazione presso una scuola partner o in un altro ente competente in materia di istruzione scolastica

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RUOLO DELLA SCUOLA E PROGETTO DI MOBILITÀ

Erasmus+ non prevede la possibilità di candidature individuali. È l’istituzione scolastica che presenta

un unico progetto di mobilità per il proprio staff docente e non docente, di ogni livello scolastico:

possono partecipare alle attività di mobilità il dirigente scolastico, gli insegnanti, il personale

tecnico-amministrativo. L’Istituto presenta un’unica richiesta di sovvenzione per un progetto che può

prevedere le tipologie di attività con una diversa durata, diverse destinazioni, diversi partecipanti a

seconda delle esigenze formative della scuola.

La scuola è pienamente responsabile della gestione del progetto. I nominativi dei singoli partecipanti

e i dettagli del corso non sono richiesti nel modulo di candidatura.

Un progetto di mobilità è composto dalle seguenti fasi che dovranno essere descritte nella

candidatura:

Preparazione

Include gli accordi pratici, la selezione dei partecipanti, la disposizione di accordi tra i partner e i

partecipanti, la preparazione linguistica/interculturale prima della partenza

Attuazione delle attività di mobilità

Follow up

Questa fase comprende la valutazione delle attività, il riconoscimento dei risultati di apprendimento

dei partecipanti, la diffusione e l’utilizzo dei risultati del progetto.

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AZIONE CHIAVE 2 - PARTENARIATI STRATEGICI

I Partenariati strategici fanno parte dell’Azione Chiave 2, Cooperazione per l’innovazione e lo

scambio di buone pratiche. Sono progetti di cooperazione transnazionale di piccola e larga

scala che offrono l’opportunità alle organizzazioni attive nei settori istruzione, formazione e

gioventù, a imprese, enti pubblici, organizzazioni della società civile etc. di

- cooperare al fine di attuare e trasferire pratiche innovative a livello locale, regionale,

nazionale ed europeo

- modernizzare e rafforzare i sistemi di istruzione e formazione

- sostenere effetti positivi e di lunga durata sugli organismi partecipanti, sui sistemi e sugli

individui direttamente coinvolti.

Leggi gli obiettivi dei Partenariati Strategici nel Settore Istruzione e Formazione

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APPROCCIO, OBIETTIVI, PRIORITÀ

Approccio settoriale o transettoriale

È possibile mantenere un approccio settoriale e costruire il progetto su obiettivi politici, sfide e

bisogni del settore Istruzione scolastica, oppure aprire l’istituzione alla cooperazione con

organizzazioni provenienti da settori diversi.

E’ possibile fare un partenariato tra SOLE SCUOLE

Obiettivi e priorità

E’ importante che ogni partenariato strategico persegua almeno una priorità politica comune

trasversale o una priorità tematica settoriale

Priorità settoriali Educazione Scolastica

Ridurre l’abbandono scolastico precoce

Migliorare il raggiungimento delle di competenze di base

Rafforzare la qualità nell’educazione e nella cura della prima infanzia

Migliorare la professionalità dell’insegnamento

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CHI PUÒ CANDIDARSI

Qualsiasi istituto pubblico o privato, con sede in un paese partecipante al Programma:

• un istituto di istruzione superiore

• una scuola/istituto statale o paritario

• un Ente non-profit, associazione, ONG

• una piccola, media o grande impresa, pubblica

• un ente pubblico a livello locale, regionale o nazionale

• camere di commercio, industria, artigianato/associazioni professionali e sindacati;

• un istituto di ricerca

I Paesi Terzi nei Partenariati Strategici nell’ambito Scuola-Università-Università-Adulti possono

essere partner di un progetto se e solo se la loro partecipazione apporta un valore aggiunto

rilevante al progetto. I paesi terzi non possono essere coordinatori e non concorrono a determinare

il numero minimo di partner richiesto.

IMPORTANTE: non è eleggibile la partecipazione di un’organizzazione di in paese terzo in un

Partenariato Strategico tra sole scuole

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DUE TIPI DI PARTENARIATI STRATEGICI

Partenariati strategici per l’innovazione

Devono sviluppare risultati innovativi e/o disseminare e mettere in pratica prodotti o idee

innovative preesistenti. Possono candidarsi gli istituti scolastici di ogni ordine e grado e/o

qualsiasi organizzazione attiva in ambito istruzione, formazione, gioventù e mondo del lavoro

interessata a cooperare nel settore istruzione scolastica.

Caratteristiche

Il partenariato deve essere composto da almeno 3 organizzazioni di 3 paesi diversi tra quelli

partecipanti al Programma.

La candidatura relativa all’intero Partenariato viene presentata solo dal coordinatore alla propria

Agenzia nazionale.

I partner delegano il coordinatore ad agire a loro nome durante l’attuazione del progetto

attraverso un mandato che deve essere allegato alla candidatura o inviato al più tardi con

l’accordo finanziario.

La gestione della valutazione qualitativa dell’intero progetto è affidata soltanto all’Agenzia

nazionale del coordinatore.

L’erogazione del finanziamento è affidata interamente al coordinatore.

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Partenariati strategici per lo scambio di buone pratiche

Per creare o consolidare reti e confrontare idee, pratiche, metodi, e produrre risultati finali che devono essere

disseminati in maniera proporzionale rispetto agli obiettivi e alla dimensione del progetto.

MODULO KA219 – Partenariati strategici solo tra scuole

Solo istituti scolastici di ogni ordine e grado >> Modulo KA219

Questo tipo di partenariato può essere composto anche solo da 2 paesi tra quelli partecipanti al programma,

permette la realizzazione di progetti anche su piccola scala ed è di più facile gestione dal punto di vista del

finanziamento.

Non è eleggibile la partecipazione di un paese di altre parti del mondo, non aderenti al programma – nella Guida

denominati paesi partner – in un partenariato tra sole scuole.

MODULO KA201 – Partenariati strategici istruzione scolastica

Scuole e altre organizzazioni coinvolte nel settore istruzione scolastica >> Modulo KA201

Qualsiasi organizzazione attiva in ambito istruzione, formazione, gioventù e mondo del lavoro interessata a

cooperare nel settore istruzione scolastica >> Modulo KA201

Partenariati che promuovono la cooperazione tra autorità scolastiche a livello locale/regionale, scuole e altri

soggetti del territorio (ex Comenius Regio). Questo tipo di partenariato può essere composto anche solo da 2

paesi.

Caratteristiche

La candidatura relativa all’intero Partenariato viene presentata solo dall’istituto coordinatore alla propria

Agenzia nazionale, la quale valuterà il progetto nel suo insieme.

DUE TIPI DI PARTENARIATI STRATEGICI

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ATTIVITÀ POSSIBILI

Erasmus+ offre una grande flessibilità in termini di attività. È importante pianificare

attentamente ogni attività in relazione agli obiettivi del progetto e alla richiesta di

finanziamento. Tutte le attività devono essere svolte nei paesi delle organizzazioni

coinvolte nel partenariato.

Alcuni esempi di attività possibili:

• Sviluppo di pratiche innovative: metodi, curricula, programmi, strumenti di apprendimento a

distanza

• Cooperazione con attori diversi: del settore pubblico, del mondo del lavoro e della società

civile

• Networking, scambio di esperienze e buone pratiche

• Incontri di progetto (incontri tecnici per la programmazione e l’implementazione del progetto)

• Mobilità per formazione, insegnamento, apprendimento se danno valore aggiunto al progetto

• Opere d’ingegno e Eventi moltiplicatori ( solo nel caso di Partenariati strategici per

l’innovazione)

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MOBILITÀ ALL’INTERNO DEI PARTENARIATI

La mobilità non rappresenta il focus del progetto ma è possibile pianificarla, purchè apporti

valore aggiunto all’interno del progetto. Oltre agli incontri di progetto tra partner – comunque

previsti e con voce di budget dedicata – è possibile pianificare eventi di formazione

congiunta, visite di studio, attività di progetto tra gruppi di alunni, scambi linguistici e anche

mobilità di lunga durata dello staff, per insegnamento e formazione, o mobilità per studio

degli alunni.

Mobilità a lungo termine da 2 a 12 mesi

• Insegnamento e formazione per lo staff

• Mobilità per studio degli alunni

Gli alunni delle scuole superiori possono frequentare una parte dell’anno scolastico presso un

istituto europeo partner, sulla base di un learning agreement volto a concordare il programma

di studio e il riconoscimento dell’esperienza al rientro in Italia. La reciprocità non è

obbligatoria. Gli alunni devono avere almeno 14 anni ed essere iscritti regolarmente a scuola.

Mobilità a breve termine da 5 gg a 2 mesi

• Eventi di formazione congiunta per staff

• Attività di progetto congiunte fra gruppi di alunni (non è previsto limite d’età)

• Mobilità mista (virtuale e fisica) dei discenti