IL RUOLO DELLA PERSONALITÀ NEL RISCHIO SUICIDARIO IN ... · Dall’analisi dei dati era emerso...

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CONVEGNO “LO STATO DELL’ARTE NELLA PREVENZIONE, CURA E RIABILITAZIONE DEI DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE E L’OBESITÀ” • 14/15/16 giugno 2018, Lecce RISULTATI Dall’analisi dei dati emerge come ci siano evidenti correlazioni tra rischio suicidario e tratti di personalità. In particolare il rischio di suicidio correla positivamente con Harm Avoidance, negativamente con Reward Dependence, Persistence, Self Directedness e Cooperativeness. Inoltre, il rischio di suicidio e i tratti di personalità si distribuiscono diversamente nelle varie sottocategorie diagnostiche associandosi, tuttavia, il medio e alto rischio a una più alta Harm Avoidance e a più basse Reward Dependence, Persistence, Self Directedness e Cooperativeness. CONCLUSIONI I dati ottenuti appaiono tanto più interessanti se si analizzano approfonditamente le dimensioni della personalità coinvolte. L’Harm Avoidance, più alta nei soggetti con medio/alto rischio di suicidio, seppur misura di una polarità opposta a quella dell’impulsività, è indice di apprensività con insolita sensibilità alle critiche e alle punizioni. La Reward Dependence, più bassa nei soggetti con medio/alto rischio di suicidio, è indice di preoccupazione per la reazione delle altre persone al proprio comportamento e misura la sensibilità ai segnali sociali. La Persistence, più bassa nei soggetti con medio/alto rischio di suicidio, misura la capacità di perseverazione e quindi di determinazione e costanza, nonostante la frustrazione e la fatica. La Self Directedness, più bassa nei soggetti con medio/alto rischio di suicidio, misura la forza del Sé, l’insieme degli autoconcetti che il soggetto ha interiorizzato circa la propria capacità di gestire la realtà. È indice di maturità, forza, autosufficienza, responsabilità, presenza di obiettivi ed efficacia, ricchezza di propositi e di risorse. La Cooperativeness, più bassa nei soggetti con medio/alto rischio di suicidio, è indice di empatia, tolleranza, capacità supportiva, compassione e lealtà. Misura in modo attendibile il livello di sentimento sociale sviluppato dall’individuo. Lo studio della personalità, dunque, può fornire informazioni importanti sulla presenza di ideazione suicidaria e rischio di suicidio. E questo è importante sia ai fini diagnostici, e dunque preventivi di comportamenti autolesivi e autosoppressivi, ma anche per la necessità di elaborare strategie terapeutiche che necessariamente devono comprendere interventi integrati biologiche e psicologiche in grado di modificare tratti più profondi e persistenti di semplici complessi sintomatologici. BIBLIOGRAFIA Cloninger, CR, Przybeck, TR, Svrakic, DM & Wetzel, RD (1994), The Temperament and Character Inventory (TCI): a Guide to its Development and use, St. Louis, MO, Centre for Psychobiology of Personality Fassino, S, Delsedime, N, Novaresio, S, Abbate Daga, G (2005). Psicoterapia e neuroscienze: crescenti evidenze etiche. Implicanze per la Psicologia Individuale. Riv. Psicol. Indiv., n. 57:13-29 Renna, C (2016). Valutazione del rischio suicidario in soggetti con disturbo dell’alimentazione. Lavoro scientifico in forma di Poster presentato in “La Psichiatria Sociale tra Tradizione e Innovazione” • Congresso Nazionale SIPS • Lecce, 22-23 Settembre 2016 INTRODUZIONE Numerosi studi rilevano un’alta percentuale di suicidio in soggetti affetti da disturbo dell’alimentazione (Franko et al, 2004; Milos et al, 2004). Un dato significativo è che nei disturbi dell’alimentazione si riscontra molto spesso una comorbidità con altre patologie psichiatriche oltre a complicanze mediche, condizioni che in sé comportano un aumentato rischio suicidario (Mann et al, 1999; Lesage, Boyer & Grunberg, 1994). In una precedente ricerca gli autori avevano valutato il rischio di suicidio e la sua distribuzione nelle diverse categorie di disturbo dell’alimentazione tramite la selezione di alcuni item del Beck Depression Inventory 2 (BDI 2, Beck et al, 1976) e del Symptom Checklist 90 - R (SCL 90 R, Derogatis, 1997) che erano stati elaborati al fine di ricavare un indice di rischio suicidario. Inoltre, era stata indagata la relazione tra rischio suicidario e i sintomi specifici e aspecifici, l’autostima l’impulsività. Dall’analisi dei dati era emerso come il 42% dei soggetti presentasse un rischio di suicidio basso, il 23,5% medio, il 34,5% alto. All’interno delle sottocategorie diagnostiche il più alto rischio di suicidio apparteneva ai soggetti affetti da anoressia nervosa binge-purge, seguiti dai bulimici, i soggetti affetti da alimentazione incontrollata e gli anoressici restricter. La presenza di rischio di suicidio si accompagnava a una maggiore gravità della sintomatologia specifica e aspecifica, a una più elevata impulsività e ad alterazioni relazionali. OBIETTIVI Lo scopo della ricerca è quello di valutare le possibili relazioni che intercorrono tra il rischio suicidario e i tratti di personalità in soggetti affetti da disturbo dell’alimentazione. La personalità secondo il modello di Cloninger è suddivisa in due domini di base, il temperamento e il carattere. Il temperamento si riferisce alle risposte automatiche agli stimoli emozionali quale componente della personalità ed è ereditabile e stabile nel corso della vita. Il carattere si riferisce alle esperienze di apprendimento che derivano dalla capacità di comprendere le relazioni tra gli eventi e riorganizzarle concettualmente. METODO Il campione è costituito da 200 soggetti affetti da Anoressia Nervosa, Bulimia Nervosa e Binge Eating Disorder (BED) secondo il DSM 5 che sono stati sottoposti a valutazione multidimensionale presso il Centro per la Cura e la Ricerca sui Disturbi del Comportamento Alimentare (DSM, ASL Lecce). La diagnosi di disturbo dell’alimentazione è stata eseguita mediante colloqui psichiatrici e interviste semistrutturate basate sui criteri del DSM 5. A tutti i soggetti sono stati somministrati numerosi strumenti psicometrici tra cui il Temperament and Character Inventory (TCI – Cloninger et al,1994), che misura i concetti di temperamento e di carattere che secondo il modello psicobiologico sintetizzano un’ampia varietà di discipline scientifiche, come la biologia evoluzionistica, la genetica, le neuroscienze, la teoria dell’apprendimento, la sociologia e la filosofia, ognuna delle quali contribuisce alla comprensione dello sviluppo e della struttura della personalità (Fassino et al, 2005). Il temperamento viene valutato attraverso quattro dimensioni: ricerca di novità (Novelty Seeking), evitamento del danno (Harm Avoidance), dipendenza dalla ricompensa (Reward Dependence) e persistenza (Persistence). Il carattere viene valutato attraverso tre dimensioni: autodirezionalità (Self Directedness), cooperazione (Cooperativeness) e autotrascendenza (Self Trascendence). IL RUOLO DELLA PERSONALITÀ NEL RISCHIO SUICIDARIO IN SOGGETTI CON DISTURBO DELL’ALIMENTAZIONE CATERINA RENNA *, VERONICA VANTAGGIATO ** **PSICHIATRA , CENTRO PER LA CURA E LA RICERCA SUI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE • DIPARTIMENTO DI SALUTE MENTALE – ASL LECCE CATERINARENNA @GMAIL .COM *PSICOLOGA , ONLUS SALOMÈ • LECCE INFO @SALOMEONLUS .IT

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CONVEGNO “LO STATO DELL’ARTE NELLA PREVENZIONE, CURA E RIABILITAZIONE DEI DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE E L’OBESITÀ” • 14/15/16 giugno 2018, Lecce

RISULTATIDall’analisi dei dati emerge come ci siano evidenti correlazioni tra rischio suicidario e trattidi personalità. In particolare il rischio di suicidio correla positivamente con HarmAvoidance, negativamente con Reward Dependence, Persistence, Self Directedness eCooperativeness. Inoltre, il rischio di suicidio e i tratti di personalità si distribuisconodiversamente nelle varie sottocategorie diagnostiche associandosi, tuttavia, il medio e altorischio a una più alta Harm Avoidance e a più basse Reward Dependence, Persistence, SelfDirectedness e Cooperativeness.

CONCLUSIONII dati ottenuti appaiono tanto più interessanti se si analizzano approfonditamente ledimensioni della personalità coinvolte.

� L’Harm Avoidance, più alta nei soggetti con medio/alto rischio di suicidio, seppurmisura di una polarità opposta a quella dell’impulsività, è indice di apprensività coninsolita sensibilità alle critiche e alle punizioni.

� La Reward Dependence, più bassa nei soggetti con medio/alto rischio di suicidio, èindice di preoccupazione per la reazione delle altre persone al proprio comportamentoe misura la sensibilità ai segnali sociali.

� La Persistence, più bassa nei soggetti con medio/alto rischio di suicidio, misura lacapacità di perseverazione e quindi di determinazione e costanza, nonostante lafrustrazione e la fatica.

� La Self Directedness, più bassa nei soggetti con medio/alto rischio di suicidio, misura laforza del Sé, l’insieme degli autoconcetti che il soggetto ha interiorizzato circa lapropria capacità di gestire la realtà. È indice di maturità, forza, autosufficienza,responsabilità, presenza di obiettivi ed efficacia, ricchezza di propositi e di risorse.

� La Cooperativeness, più bassa nei soggetti con medio/alto rischio di suicidio, è indice diempatia, tolleranza, capacità supportiva, compassione e lealtà. Misura in modoattendibile il livello di sentimento sociale sviluppato dall’individuo.

Lo studio della personalità, dunque, può fornire informazioni importanti sulla presenza diideazione suicidaria e rischio di suicidio. E questo è importante sia ai fini diagnostici, edunque preventivi di comportamenti autolesivi e autosoppressivi, ma anche per lanecessità di elaborare strategie terapeutiche che necessariamente devono comprendereinterventi integrati biologiche e psicologiche in grado di modificare tratti più profondi epersistenti di semplici complessi sintomatologici.

BIBLIOGRAFIACloninger, CR, Przybeck, TR, Svrakic, DM & Wetzel, RD (1994), The Temperament and CharacterInventory (TCI): a Guide to its Development and use, St. Louis, MO, Centre for Psychobiology ofPersonality

Fassino, S, Delsedime, N, Novaresio, S, Abbate Daga, G (2005). Psicoterapia e neuroscienze:crescenti evidenze etiche. Implicanze per la Psicologia Individuale. Riv. Psicol. Indiv., n. 57:13-29

Renna, C (2016). Valutazione del rischio suicidario in soggetti con disturbo dell’alimentazione.Lavoro scientifico in forma di Poster presentato in “La Psichiatria Sociale tra Tradizione eInnovazione” • Congresso Nazionale SIPS • Lecce, 22-23 Settembre 2016

INTRODUZIONENumerosi studi rilevano un’alta percentuale di suicidio in soggetti affetti da disturbodell’alimentazione (Franko et al, 2004; Milos et al, 2004). Un dato significativo è che neidisturbi dell’alimentazione si riscontra molto spesso una comorbidità con altre patologiepsichiatriche oltre a complicanze mediche, condizioni che in sé comportano un aumentatorischio suicidario (Mann et al, 1999; Lesage, Boyer & Grunberg, 1994). In una precedentericerca gli autori avevano valutato il rischio di suicidio e la sua distribuzione nelle diversecategorie di disturbo dell’alimentazione tramite la selezione di alcuni item del BeckDepression Inventory 2 (BDI 2, Beck et al, 1976) e del Symptom Checklist 90 - R (SCL 90 R,Derogatis, 1997) che erano stati elaborati al fine di ricavare un indice di rischio suicidario.Inoltre, era stata indagata la relazione tra rischio suicidario e i sintomi specifici easpecifici, l’autostima l’impulsività.

Dall’analisi dei dati era emerso come il 42% dei soggetti presentasse un rischio di suicidiobasso, il 23,5% medio, il 34,5% alto. All’interno delle sottocategorie diagnostiche il piùalto rischio di suicidio apparteneva ai soggetti affetti da anoressia nervosa binge-purge,seguiti dai bulimici, i soggetti affetti da alimentazione incontrollata e gli anoressicirestricter. La presenza di rischio di suicidio si accompagnava a una maggiore gravità dellasintomatologia specifica e aspecifica, a una più elevata impulsività e ad alterazionirelazionali.

OBIETTIVILo scopo della ricerca è quello di valutare le possibili relazioni che intercorrono tra ilrischio suicidario e i tratti di personalità in soggetti affetti da disturbo dell’alimentazione.

La personalità secondo il modello di Cloninger è suddivisa in due domini di base, iltemperamento e il carattere.

Il temperamento si riferisce alle risposte automatiche agli stimoli emozionali qualecomponente della personalità ed è ereditabile e stabile nel corso della vita. Il carattere siriferisce alle esperienze di apprendimento che derivano dalla capacità di comprendere lerelazioni tra gli eventi e riorganizzarle concettualmente.

METODOIl campione è costituito da 200 soggetti affetti da Anoressia Nervosa, Bulimia Nervosa eBinge Eating Disorder (BED) secondo il DSM 5 che sono stati sottoposti a valutazionemultidimensionale presso il Centro per la Cura e la Ricerca sui Disturbi del ComportamentoAlimentare (DSM, ASL Lecce). La diagnosi di disturbo dell’alimentazione è stata eseguitamediante colloqui psichiatrici e interviste semistrutturate basate sui criteri del DSM 5. Atutti i soggetti sono stati somministrati numerosi strumenti psicometrici tra cui ilTemperament and Character Inventory (TCI – Cloninger et al,1994), che misura i concetti ditemperamento e di carattere che secondo il modello psicobiologico sintetizzano un’ampiavarietà di discipline scientifiche, come la biologia evoluzionistica, la genetica, leneuroscienze, la teoria dell’apprendimento, la sociologia e la filosofia, ognuna delle qualicontribuisce alla comprensione dello sviluppo e della struttura della personalità (Fassino etal, 2005). Il temperamento viene valutato attraverso quattro dimensioni: ricerca di novità(Novelty Seeking), evitamento del danno (Harm Avoidance), dipendenza dalla ricompensa(Reward Dependence) e persistenza (Persistence). Il carattere viene valutato attraverso tredimensioni: autodirezionalità (Self Directedness), cooperazione (Cooperativeness) eautotrascendenza (Self Trascendence).

IL RUOLO DELLA PERSONALITÀ NEL RISCHIO SUICIDARIOIN SOGGETTI CON DISTURBO DELL’ALIMENTAZIONECA T ER IN A REN N A*, VERO N IC A VA N T A G G IA T O ** **PSICH IATRA, CEN TRO PER LA CU RA E LA RICERCA SU I DISTU RB I D EL CO M PO RTAM EN TO ALIM EN TARE • DIPART IM EN TO D I SALU TE MEN TALE – ASL LECCE • CATER IN AREN N A@G M A IL.CO M

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