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IL RUOLO DEL TERRITORIO COME ELEMENTO IL RUOLO DEL TERRITORIO COME ELEMENTO DI DI VALORIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI VALORIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI AGROALIMENTARI: AGROALIMENTARI: IL CASO DEI PRODOTTI TIPICI E LOCALI IL CASO DEI PRODOTTI TIPICI E LOCALI

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IL RUOLO DEL TERRITORIO COME ELEMENTO IL RUOLO DEL TERRITORIO COME ELEMENTO DIDI

VALORIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI VALORIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI

AGROALIMENTARI: AGROALIMENTARI:

IL CASO DEI PRODOTTI TIPICI E LOCALIIL CASO DEI PRODOTTI TIPICI E LOCALI

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• Negli ultimi anni la visione sull’agricoltura e sullo sviluppo delterritorio rurale è andata molto cambiando tra gli operatori e tra glistudiosi della materia.

• Da un’agricoltura produttivista si sta progressivamente passando aun’agricoltura postpost--produttivistaproduttivista inin cuicui lele attivitàattività classificabiliclassificabilicomecome servizioservizio (turistico(turistico ee ambientaleambientale primaprima didi tutto,tutto, mama ancheanchelogisticologistico oo informativoinformativo--educativoeducativo)) acquistanoacquistano crescentecrescenteimportanzaimportanza rispettorispetto aa quellequelle didi produzioneproduzione didi benibeni..

Alcune considerazioni introduttive

importanzaimportanza rispettorispetto aa quellequelle didi produzioneproduzione didi benibeni..

• Le componenti immateriali (la conoscenza, la reputazione, lerelazioni) diventano la chiave per la competitività dell’impresaagricola e dei territori in cui la stessa opera

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• In questo contesto si posizionano i prodotti tipici sono caratterizzati dall’assumere l’origine territoriale come elemento base di qualificazione e differenziazione.

• Questi prodotti sono il risultato dell’azione congiunta di risorse collettive materiali e immateriali, strettamente legata alle specificità dei territori di provenienza

• Per questi prodotti il vantaggio competitivo non deriva di per sé dalle condizioni di produzione ma dalla natura stessa del prodotto, ancorato ad un territorio, alle sue peculiarità pedoclimatiche, tecniche e organizzative, e a un insieme definito di produttori selezionati nel corso del processo storico di specificazione del prodotto stesso, elementi sintetizzabili nel concetto di terroir

• I ricercatori francesi coniugano nel termine terroir il concetto di sintesi tra savoir(sapere) e savoir faire (sapere fare), esprimendo bene l’interazione che sussiste tra il territorio e il fattore umano, come sua espressione, relazione fondamentale nella territorio e il fattore umano, come sua espressione, relazione fondamentale nella produzione del bene prodotto tipico.

Tali prodotti vengono, quindi, intesi come componenti dell’identità di un territorio, frutto delle sue risorse

produttive, naturali e culturali, capaci di evocare un senso di appartenenza al territorio stesso.

Il territorio diventa elemento fondante della tipicità attribuendo al prodotto un valore di differenziazione collegato alle qualità

organolettiche, all’origine geografica delimitata o alla tecnica di lavorazione tradizionale.

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Una prima definizione di prodotto tipico 0

• I prodotti tipici hanno una forte connotazioneterritoriale, forteforte èè ilil riferimentoriferimento allaalla localitàlocalità

anzichéanziché lala globalità,globalità, all’identitàall’identità anzichéanziché

all’omologazioneall’omologazione..all’omologazioneall’omologazione..

• Per essere più precisi, varie sono le definizionidi prodotto agroalimentare tipico ma tutteinvariabilmente ruotano attorno al legame delprodotto col proprio territorio.

• L’origine territoriale è dunque elemento base diqualificazione e differenziazione.

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• La segnalazione dell’origine territoriale, agevola la realizzazionedegli scambi attraverso la riduzione di una componente diincertezza informativa (asimmetria informativa) e rappresenta quindiun repèrerepère collectifcollectif..

L’origine territoriale comeL’origine territoriale come

RepèresRepères collectifcollectif

(punti di riferimento collettivi)(punti di riferimento collettivi)

• Dunque l’origine territoriale diviene un dispositivo di segnalazionedella qualità, ed è suscettibile di orientare l’azione sia di chi producecome “punto focale” verso cui orientare la propriaorganizzazione produttiva e commerciale, che di chi consumacome elemento rilevante nel processo di selezione dei prodotti.

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La presenza di un riferimento all’origine territoriale permette infatti

al consumatore di collegare il prodotto:

• Ad un territorio geografico, aspetto di grande importanza per leproduzioni agricole e agroalimentari (a differenza di quanto accadeper la pressoché totalità delle altre merci) in considerazionedell’influenza che i fattori di vocazionalità dei luoghi fisici diproduzione (climi e microclimi, caratteristiche dei terreni, ecc.)hanno sulle caratteristiche dei prodotti;hanno sulle caratteristiche dei prodotti;

• Ad un ambiente antropico, con riferimento particolare all’impiego ditecnologie di carattere specifico e tradizionali (“fatto come unavolta”), al riferimento a particolari culture di produzione e “saperfare”, alla stessa possibilità di poter legare indubitabilmente ilprodotto a una comunità di imprese ed agenti territorialmente definiti(e dunque non delocalizzati).

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Le dimensioni della tipicità

1. la specificità delle risorse locali (naturali e umane) impiegate nel processo produttivo;

2. la storia e la tradizione produttiva;

3. la dimensione collettiva e la presenza di conoscenza condivisa a livello locale;

4. il legame con l’ambiente geografico.

Un prodotto agroalimentare tipico è dunque l’esito di un processo

storico collettivo e localizzato di accumulazione di conoscenza

contestuale che si fonda su di una combinazione di risorse territoriali

specifiche sia di natura fisica che antropica che dà luogo a un

legame forte, unico e irriproducibile col territorio di origine.

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Dal punto di vista economico i prodotti tipici possono essere inseriti in categorie diverse in funzione della modalità d’acquisto da parte del consumatore.

Essi possono essere considerati:

Specialty Goods (caratteristiche uniche con una forte identificazione del marchio)

Cultural Goods (Dotati di componenti simboliche e comunicative forti e biunivoche)biunivoche)

Lo stesso consumatore “medio” individua come elemento imprescindibile che determina la “tipicità” dei prodotti agroalimentari la presenza di un vincolo tra prodotto e

territorio.

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Valore dei prodotti tipici

• Il valore del prodotto tipico non trova immediatacorrispondenza con il prezzo che esso riesce a spuntaresul mercato in un determinato momento.

• Il prodotto tipico può generare un valore d’usoindiretto: esso è sempre espresso da un prezzo pagatoda un consumatore attuale, ma non è riferito al prodottoda un consumatore attuale, ma non è riferito al prodottoin quanto tale

Il Lardo di Colonnata genera valore non soltanto per

le vendite del prodotto, ma anche per il fatto che

esso attiva un insieme di attività che beneficiano del

flusso turistico a esso collegato: esercizi di ristorazione,

sagra estiva, visite di turisti.

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Valore dei prodotti tipici• Il prodotto tipico può generare un valore ereditario: difficilmente

questo valore, la cui quantificazione monetaria non è certamente agevole, potrà essere pagato da un consumatore attuale sotto forma di un prezzo più elevato

Il Pecorino a latte crudo delle Montagne e Valli Pistoiesi

esprime una cultura della caseificazione, legata

a una tradizione locale e a uno stile di vita oggi “aa una tradizione locale e a uno stile di vita oggi “a

rischio di estinzione”.

• Il prodotto tipico genera un valore di esistenza, legato a risorse specifiche che possono essere sia di tipo fisico, che di tipo antropico, quali la cultura e le tradizioni locali.

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• È necessario dunque tenere conto che il valore totale del prodotto tipico va ben al di là del valore incorporabile nel prodotto stesso e remunerabile dal prezzo che un consumatore attuale può pagare per il prodotto.

Valore dei prodotti tipici

Il supporto alla creazione di Il supporto alla creazione di

mercatimercatiLa remunerazione mediante La remunerazione mediante

sussidiosussidiomercatimercati

L’operatore pubblico, amministrazione

locale, può essere legittimato a realizzare un’azione di supporto ai

processi di valorizzazione del prodotto tipico sul mercato finale:

Fornitura di consulenze o di finanziamenti per la realizzazione di

un marchio collettivo o di una denominazione di origine.

sussidiosussidio

Talvolta la valorizzazione sul mercato del prodotto tipico non è sufficiente

per compensare i produttori dei costi di produzione che sostengono. In tali

situazioni l’operatore pubblico puòvalutare l’opportunità di intervenire a supporto del sistema di produzione

del prodotto tipico mediante meccanismi non di mercato come, ad

esempio, incentivi monetari o aiuti agli investimenti.

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Le diverse accezioni della tipicità

• Non esiste una definizione univoca di tipicità, ma livelli diversi di

tipicità, determinati dalla differente quantità e qualità dei vincoli

legati al prodotto, seppure in presenza di un minimo comune

denominatore rappresentato dal legame con il territorio

• Al riguardo, i prodotti tipici sono normalmente classificati in duemacro categorie:

quelli coperti da una denominazione

riconosciuta, definita dai regolamenti

comunitari;

quelli che si legano ad una data area geografica, a determinate modalità di

produzione, alla tradizione di un territorio e che, oltre al riconoscimento di fatto, non presentano ben definite

credenziali di tipo formale.

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La valorizzazione dei prodotti tipici

• Nel caso dei prodotti tipici, la valorizzazione non è solo questioneindividuale della singola impresa ma presenta degli aspetti dicarattere più generale

• Può infatti contribuire alla remunerazione delle risorse endogene alterritorio che sono coinvolte nel sistema produttivo del prodottotipico o comunque interessate a esso in misura più o meno diretta, ein questo modo consentire la preservazione del sistemain questo modo consentire la preservazione del sistemasocioeconomico- ambientale che genera il prodotto tipico stesso.

• In sostanza si può individuare un circolo virtuoso delle relazioni traprodotto tipico, sistema locale e contesto esterno.

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La tutela comunitaria dei La tutela comunitaria dei

prodotti tipiciprodotti tipici

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• L’impegno politico dell’Unione Europea per il settoreagroalimentare si è caratterizzato, fin dagli anni ’90, perun forte orientamento verso una strategiastrategia delladella qualitàqualità

deidei prodottiprodotti alimentari,alimentari, che si è concretizzato conl’istituzione di un articolato sistema di identificazione etutela dei prodotti tipici. AA partirepartire daldal 19921992,, infatti,infatti,

l’Unionel’Unione EuropeaEuropea haha introdottointrodotto unun sistemasistema didi tutelatutelal’Unionel’Unione EuropeaEuropea haha introdottointrodotto unun sistemasistema didi tutelatutela

delledelle indicazioniindicazioni geografichegeografiche cheche rappresentarappresenta unun

elementoelemento fondamentalefondamentale deldel modellomodello europeoeuropeo

d’agricolturad’agricoltura e che ha consentito e consente ancora losviluppo economico e sociale delle aree rurali e lasalvaguardia dell’ambiente e dei paesaggi, mantenendoattività sostenibili sul territorio

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La tutela comunitaria dei prodotti tipiciLa tutela comunitaria dei prodotti tipici

• La Denominazione d'Origine Protetta (DOP) identifica la denominazione di un prodotto la cui produzione, trasformazione ed elaborazione devono aver luogo in un'area geografica determinata e caratterizzata da una perizia riconosciuta e constatata.

• In l'Indicazione Geografica Protetta (IGP), il legame con il territorio è

A partire dal 1992, il Consiglio ha adottato un quadro giuridico relativo alla protezione

delle IGP e delle DOP Reg. (CEE) n. 2081/92 –

ed uno relativo alle STG – Reg. (CEE) n. 2082/92

• In l'Indicazione Geografica Protetta (IGP), il legame con il territorio è presente in almeno uno degli stadi della produzione, della trasformazione o dell'elaborazione del prodotto. Inoltre, il prodotto gode di una certa fama.

• Una Specialità Tradizionale Garantita (STG) non fa riferimento ad un'origine ma ha per oggetto quello di valorizzare una composizione tradizionale del prodotto o un metodo di produzione tradizionale.

Incoraggiare le diverse produzioni agricole. Proteggere i nomi dei prodotti contro gli abusi e le imitazioni.

Aiutare i consumatori fornendo loro delle informazioni sul carattere specifico dei prodotti.

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«denominazione d'origine», il nome di una regione, di un luogo determinato o, in casi eccezionali, di un paese che serve a designare un prodotto agricolo o alimentare:

— originario di tale regione, di tale luogo determinato o ditale paese,

— la cui qualità o le cui caratteristiche sono dovute essenzialmente o esclusivamente ad un particolare

«indicazione geografica», il nome di una regione, di un luogo determinato o, in casi eccezionali, di un paese che serve a designare un prodotto agricolo o alimentare:

— come originario di tale regione, di tale luogo determinato o di tale paese e— del quale una determinata qualità, la reputazione o altre caratteristiche possono essere attribuite a tale origine geografica e

sono dovute essenzialmente o esclusivamente ad un particolare ambiente geografico, inclusi i fattori naturali e umani, e

— la cui produzione, trasformazione e elaborazione avvengono nella zona geografica delimitata;

possono essere attribuite a tale origine geografica e- la cui produzione e/o trasformazione e/o elaborazione avvengono nella zona geografica delimitata.

Le denominazioni divenute generiche non possono essere registrate. Si intende per

«denominazione divenuta generica» il nome di un prodotto agricolo o alimentare

che, pur collegato col nome del luogo o della regione in cui il prodotto agricolo o

alimentare è stato inizialmente prodotto o commercializzato, è divenuto il nome

comune di un prodotto agricolo o alimentare nella Comunità.

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• Diversamente dalla denominazione di origine protetta e dall’indicazione geografica,l’indicazione Specialità Tradizionale Garantita (STG), secondo quanto stabilito dalreg. 509/2010, non si riferisce ad un'origine territoriale ma ha per oggetto la

composizione tradizionale del prodotto o il metodo di produzione tradizionale.

La specificità è l’elemento o l’insieme di elementi che distinguono nettamente

un prodotto da altri analoghi appartenenti alla stessa categoria mentre

considera tradizionale, un uso sul mercato comunitario attestato da un periodo

di tempo di almeno 25 anni, che denoti cioè un passaggio generazionale.

• Per tutelare questi prodotti l’Unione europea ha creato un meccanismo di• Per tutelare questi prodotti l’Unione europea ha creato un meccanismo diregistrazione istituendo un registro, periodicamente aggiornato delle specialitàtradizionali garantite riconosciute a livello comunitario.

• Tale registro distingue due tipologie di specialità tradizionali garantite, a seconda chel’uso del nome del prodotto o dell’alimento sia o meno riservato ai produttori cherispettano il relativo disciplinare.

• Per figurare in tale registro il prodotto deve essere ottenuto utilizzando materie primetradizionali oppure essere caratterizzato da una composizione tradizionale o aversubito un metodo di produzione e/o di trasformazione che rispecchia un tipotradizionale di produzione e/o di trasformazione.

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La necessità di un nuovo quadro legislativo La necessità di un nuovo quadro legislativo

comunitariocomunitario

• Il quadro legislativo comunitario originario si è dimostratonegli ultimi anni poco adatto a rispondere a una serie dimutamenti intervenuti all’interno dell’Europa e a livelloglobale.

• I cambiamenti legislativi, l’allargamento a dieci nuovi paesi ein particolare le richieste sotto forma di contenziosi introdottein particolare le richieste sotto forma di contenziosi introdottepresso l’Organizzazione Mondiale del Commercio da parte dipaesi terzi (Australia e Stati Uniti, in particolare), hannodimostrato la necessità di un cambiamento globale.

• Il recepimento di tale necessità ha portato il 20 Marzo 2006all’adozione da parte del Consiglio dei Ministri dell’UE deiregolamenti 509/2006 e 510/2006.

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Le novità introdotte dal Reg. 510/2006Le novità introdotte dal Reg. 510/2006

• Il nuovo regolamento 510/2006 chiarisce e semplifica le norme relative alle indicazioni geografiche e alle denominazioni di origine dei prodotti agricoli e alimentari,

• Il nuovo regolamento rende più snella la procedura di riconoscimento delle indicazioni geografiche con una abbreviazione dei tempi per le opposizioni e con un maggiore coordinamento tra istituzioni nazionali e comunitarie.

• La modifica della procedura di riconoscimento si è resa necessaria a • La modifica della procedura di riconoscimento si è resa necessaria a seguito della mole di domande di registrazione presenti presso i servizi della EC e tenuto conto dei gravi ritardi per le registrazioni a cui si è assistito negli ultimi anni.

• Le principali modifiche introdotte, infatti, riguardano le norme che disciplinano la procedura di presentazione delle indicazioni geografiche non comunitarie. In particolare, i produttori dei paesi terzi potranno presentare domanda di registrazione direttamente alla EC, anziché passare attraverso i governi nazionali

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Procedura di registrazioneProcedura di registrazione

• La domanda di registrazione può essere presentata esclusivamente da

un’associazione.

• La domanda di registrazione comprende almeno:

a) il nome e l'indirizzo dell’associazione richiedente,

b) il disciplinare di cui all’articolo;

c) un documento unico contenente la denominazione, la descrizione del prodotto,

la descrizione del legame del prodotto con l'ambiente, etc…la descrizione del legame del prodotto con l'ambiente, etc…

• La domanda di registrazione è inviata allo Stato membro sul cui territorio è

situata la zona geografica.

• Lo stato membro dopo aver effettuato i dovuti accertamenti, invia alla

Commissione la documentazione o rigetta la richiesta

• A decorrere dalla data della presentazione della domanda alla Commissione il

medesimo Stato membro può accordare solo in via transitoria alla

denominazione una protezione ai sensi del presente regolamento a livello

nazionale

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Procedura di registrazioneProcedura di registrazione

• La Commissione esamina con i mezzi appropriati la domanda presentata per stabilire se sia giustificata e soddisfi le condizioni previste dal presente regolamento. Detto esame dovrebbe essere effettuato entro il termine di 12 mesi.

• La Commissione rende pubblico ogni mese l’elenco delle denominazioni oggetto di una domanda di registrazione, nonché la data di presentazione alla Commissione.

• Quando, in base all'esame effettuato, ritiene soddisfatte le condizioni del presente regolamento, la Commissione pubblica nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea il regolamento, la Commissione pubblica nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea il documento unico e il riferimento della pubblicazione del disciplinare

• Nel termine di sei mesi dalla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, ogni Stato membro o paese terzo può opporsi alla registrazione proposta, presentando alla Commissione una dichiarazione debitamente motivata.

• Se non riceve opposizioni ricevibili la Commissione procede alla registrazione della denominazione, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.

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Ai sensi del Reg. 510/2006 il disciplinare comprende Ai sensi del Reg. 510/2006 il disciplinare comprende

almeno i seguenti elementi:almeno i seguenti elementi:

a) il nome del prodotto agricolo o alimentare che comprende la denominazione d'origine o l'indicazione geografica;

b) la descrizione del prodotto agricolo o alimentare mediante indicazione delle materie prime, se del caso, e delle principali caratteristiche fisiche, chimiche, microbiologiche o organolettiche del prodotto agricolo o alimentare;

c) la delimitazione della zona geografica

d) gli elementi che comprovano che il prodotto agricolo o alimentare è originario della zona geografica delimitata

e) la descrizione del metodo di ottenimento del prodotto agricolo o alimentare e, se del caso, i e) la descrizione del metodo di ottenimento del prodotto agricolo o alimentare e, se del caso, i metodi locali, leali e costanti, nonché gli elementi relativi al confezionamento, quando l'associazione richiedente, deve aver luogo nella zona geografica delimitata per salvaguardare la qualità o garantire l’origine o assicurare il controllo;

f) gli elementi che giustificano:

• i) il legame fra la qualità o le caratteristiche del prodotto agricolo o alimentare e l’ambiente geografico

• ii) il legame fra una determinata qualità, la reputazione o un’altra caratteristica del prodotto agricolo o alimentare e l’origine geografica

g) il nome e l'indirizzo delle autorità o degli organismi che verificano il rispetto delle disposizioni del disciplinare, e i relativi compiti specifici;

h) qualsiasi regola specifica per l’etichettatura del prodotto agricolo o alimentare in questione;

i) gli eventuali requisiti da rispettare in virtù di disposizioni comunitarie o nazionali.

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EtichettaturaEtichettatura

Le diciture «denominazione d’origine protetta» e «indicazione geografica

protetta» o i simboli comunitari ad esse associati devono figurare

sull’etichettatura dei prodotti agricoli e alimentari, originari della Comunità,

che sono commercializzati con una denominazione registrata.

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La revisione del sistema di tutela dei La revisione del sistema di tutela dei

prodotti tipici: prodotti tipici:

dal Green dal Green PaperPaper al Pacchetto Qualitàal Pacchetto Qualitàdal Green dal Green PaperPaper al Pacchetto Qualitàal Pacchetto Qualità

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Molti agricoltori dell’UE sono costantemente alla ricerca di opportunità

originali e inesplorate per creare nuovi sbocchi di mercato e massimizzare i

profitti. Tra queste si possono citare:

• puntare su prodotti di “qualità superiore” che offrono al consumatore

qualcosa di più dei requisiti minimi, sia in termini di caratteristiche speciali

come il sapore, l’origine, ecc., sia riguardo al metodo di produzione;

• suscitare la fiducia dei consumatori nei confronti dei sistemi di qualità

dell’UE

• aiutare i consumatori a scegliere e/o a decidere se pagare di più per un dato • aiutare i consumatori a scegliere e/o a decidere se pagare di più per un dato

prodotto;

• tutelare le denominazioni dei prodotti alimentari, dei vini e delle bevande

alcoliche

• registrare le denominazioni dei prodotti tradizionali grazie a un regime UE

inteso a promuovere i cibi e le bevande tradizionali;

• promuovere prodotti tipici delle regioni ultraperiferiche dell’Unione

• stabilire norme di commercializzazione a livello UE in svariati settori al

fine di definire certe qualità dei prodotti

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LIBRO VERDE

sulla qualità dei prodotti agricoli: norme

di prodotto, requisiti di produzione e

sistemi di qualità

COM(2008) 641

Il libro verde è una riflessione su come instaurare il quadroIl libro verde è una riflessione su come instaurare il quadroPolitico e normativo più adatto per tutelare

e promuovere la qualità dei prodotti agricoli senza imporre costi od oneri aggiuntivi.

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LIBRO VERDE

sulla qualità dei prodotti agricoli: norme

di prodotto, requisiti di produzione e

sistemi di qualità

COM(2008) 641

Con riferimento ai prodotti tipici il Libro Verde ha posto l’attenzione in particolare su:Con riferimento ai prodotti tipici il Libro Verde ha posto l’attenzione in particolare su:�la protezione ed il controllo,� i criteri per la registrazione,

�la protezione delle indicazioni geografiche dell’Unione Europea nei Paesi Terzi; �la promozione di metodi di tutela alternativi;

�la gestione dei prodotti utilizzati come ingredienti in prodotti trasformati;� l’eventuale inserimento all’interno dei disciplinari di criteri di sostenibilità ambientale;

� l’origine delle materie prime �la semplificazione del sistema delle denominazioni

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Dall’avvio delle consultazioni iniziate con il Libro Verde, circa 560contributi sono stati ricevuti, e sulla base di essi, la CommissioneEuropea ha elaborato una serie di opzioni in materia che sonostate pubblicate nella Comunicazione sulla politica di qualità dei

prodotti agricoli (Com.2009/234, del 28 maggio 2009) contenentegli orientamenti strategici per la revisione della politica europeaper la qualità.Tali orientamenti, soggetti all’opinione del Consiglio dei Ministri edelle altre Istituzioni comunitarie, dovevano essere concretizzati indelle altre Istituzioni comunitarie, dovevano essere concretizzati inuna proposta legislativa entro la fine del 2010.

Ambiti fondamentali individuati in questo documento �miglioramento della comunicazione sulla qualità dei prodotti agricoli; �la maggiore coerenza tra loro i diversi strumenti della politica di qualità dell’UE; �rendere più semplice l’uso e la comprensione dei vari regimi sia agli agricoltori che ai consumatori.

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Proposte: Semplificazione e armonizzazione

• unificare i tre regimi (per i vini, le bevandealcoliche e i prodotti agricoli e alimentari) in ununico sistema normativo e di fondere insieme idue strumenti DOP e IGP.

• Per quanto riguarda la disciplina del segnodistintivo Specialità tradizionale garantita (Stg) laCommissione europea aveva avanzato laproposta di abolirla a causa dello scarsosuccesso ottenuto con le sole 20 registrazioni afronte delle circa 900 Dop e Igp registrate.

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• Tali indicazioni sono state frutto di una attentaanalisi che ha portato

“pacchetto qualità” del 2010

un insieme di quattro proposte normative riunitecon l’obiettivo di garantire la qualità aiconsumatori ed un prezzo equo agli agricoltori

del 2010

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Insieme di 4 proposte (escluso x il vino e le bevande alcoliche)

1. Proposta di regolamento sui regimi di qualità (si pone l’ accento sulla protezione ex-officio )

2. Modifica regolamento1234/2007 sugli standard di

I contenuti del Pacchetto qualità

2. Modifica regolamento1234/2007 sugli standard di mercato →(norme di commercializzazione )

3. Nuove linee guida sull’ etichettatura 4. Nuove linee guide sugli schemi volontari di

certificazione (credibile ed affidabile )

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• per le Dop e Igp la Commissione haha abbandonatoabbandonato l’ideal’idea inizialeiniziale didi

fonderlefonderle inin unauna unicaunica definizionedefinizione, accogliendo il principio della“protezione“protezione exex--officio”,officio”, cheche riconoscericonosce agliagli StatiStati membrimembri

l’obbligol’obbligo didi metteremettere inin attoatto azioniazioni amministrativeamministrative ee giuridichegiuridiche

perper prevenireprevenire oo fermarefermare l’usol’uso improprioimproprio delledelle DopDop ee IgpIgp..

• Anche per quanto riguarda le Specialità Tradizionali Garantite, la

In sintesi G

• Anche per quanto riguarda le Specialità Tradizionali Garantite, laCommissione haha desistitodesistito daldal cancellarlecancellarle, poiché vengonomantenute prevedendo alcune importanti modifiche, tra cui, adesempio, la possibilità di registrare solo quelle che riguardanoprodotti trasformati e con riserva del nome. Tuttavia, viene previstoun periodo transitorio fino al 2017 per quelle senza riserva di nome,come il caso della Pizza napoletana Stg e della Mozzarella Stg.

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Regolamento UE 1151/2012

• Semplifica ulteriormente le procedure• Nuova categoria di prodotti → ‘’‘’prodottiprodotti di montagna” di montagna”

• La commissione ha fino al 4/1/2014 la possibilità di presentare due relazioni

1. Sui nuovi schemi di etichettatura 2. Prodotti dell’ agricoltura delle isole

• Riduzione procedure di registrazione,uso dei loghi DOP • Riduzione procedure di registrazione,uso dei loghi DOP E IGP

• Aumento da 25→30anni il tempo min di presenza sul mercato di un prodotto non ancora dop e igp → solo riconoscimento con riserva di nome

• Abroga i regolamenti del 2006

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• Per tutelare la produzione vitivinicola di qualitàin ambito comunitario fu introdotto, con il RegCEE 823/87 integrato poi dal Reg. (CE)1622/2000, il concetto di vini di qualità prodotti inuna regione determinata (Vqprd).

La tutela dei vini di qualitàLa tutela dei vini di qualità

una regione determinata (Vqprd).

• In Italia rientrano nei VQPRD i vini DOC eDOCG anche se la classificazione dei vini inItalia è stata precedentemente regolamentatadalla legge 164/1992, che ha sostituito laprecedente Legge n° 930/63.

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La tutela dei vini di qualitàLa tutela dei vini di qualità

In Italia, il dpr n. 930 del 1° luglio 1963 ha introdotto la disciplina delle denominazioni d'origine per i vini: Doc e Docg.

La legge 10 febbraio 1992, n. 164, ha introdotto in Italia una nuova disciplina delle denominazioni d'origine dei vini. Essa riprende molte delle disposizioni di tutela delle denominazioni stesse già contenute nel dpr n. 930/1963, in alcuni casi ampliandone la portata, introducendo le Igt: indicazioni geografiche tipiche.

Vini realizzati in aree delimitate, in conformità ad un disciplinare. (Legge 164/92)

Vini DOC

Vini DOCG

Vini DOC di notorietà nazionale ed internazionale, soggetti a norme e controlli più severi. (Legge 164/92)

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• La principale rivoluzione rispetto a tali prodotti èstata introdotta con la riforma dell’OCM vino conil reg. n. 479 del 2008 che ha esteso la prassi

procedurale di registrazione e di protezione

delle DOP-IGP anche ai vini a

La tutela dei vini di qualitàLa tutela dei vini di qualità

delle DOP-IGP anche ai vini a

denominazione. La riforma, infatti, prevede cheanche per i vini venga istituito un registro delledenominazioni gestito a livello comunitario.

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I Prodotti agroalimentari tradizionali

• Il Libro Verde sulla qualità dei prodotti agricoli enfatizzacome i consumatori siano sempre più alla ricerca diprodotti tradizionali e, al tempo stesso, gli agricoltorisiano alla ricerca di opportunità originali e inesplorateper creare nuovi sbocchi di mercato e massimizzare iper creare nuovi sbocchi di mercato e massimizzare iprofitti, tra le quali si menzionano innanzitutto quelleofferte dalla possibilità di puntare su prodotti di qualitàsuperiore che offrono al consumatore qualcosa di più deirequisiti minimi, sia in termini di caratteristiche specialicome il sapore, l’origine, ecc., sia riguardo al metodo diproduzione.

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Prodotti tradizionali evocativiProdotti tradizionali evocativi

Prodotti agroalimentari i cui metodi di

lavorazione, conservazione e

stagionatura sono consolidati nel tempo,

secondo regole tradizionali, per un

periodo non inferiore ai venticinque

Prodotti Prodotti tradizionalitradizionali

periodo non inferiore ai venticinque

anni. (D.M. 18 luglio 2000)

I prodotti tradizionali sono in continua I prodotti tradizionali sono in continua crescita. Al 2004 hanno superato la soglia dei crescita. Al 2004 hanno superato la soglia dei 4000 prodotti tradizionali e circa il 50% ha un 4000 prodotti tradizionali e circa il 50% ha un nome che evoca il territorio anche attraverso nome che evoca il territorio anche attraverso

locuzioni dialettalilocuzioni dialettali

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Altre forme di valorizzazione delle

produzioni locali

i Marchi collettivi Geografici

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Che cosa sono?

• Sono una particolare tipologia di marchi in cui il titolareassume il ruolo di fiduciario e garante.

• A differenza del marchio individuale o d’impresa, ilmarchio collettivo non serve a ricondurre un prodotto a

un’impresa bensì a garantire l’origine, la natura o la

qualità di determinati prodotti e pertanto esprime uncollegamento con una pluralità di imprese, quellecollegamento con una pluralità di imprese, quelleimprese cioè che svolgono o sono in grado di svolgere lapredetta funzione di garanzia.

• Tali marchi si caratterizzano, dunque, per la separazionetra uso e titolarità del marchio e sono promossi da

Regioni, Enti locali, Enti parco, associazioni pubblico-

private (consorzi, consorzi d’area localizzati in zonedelimitate, cooperative).

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Nell’ambito dei marchi collettivi territoriali è possibile distinguere tra:

• Marchio regionale, istituito con legge regionale anche per più categorie merceologiche di prodotto, per identificare le produzioni agricole locali, soprattutto quelle ottenute dai programmi di agricoltura integrata;

• Marchio istituito con provvedimenti delle Amministrazioni locali e di

cui sono titolari le Camere di Commercio per identificare le produzioni agricole tipiche dei territori di Province, Comunità produzioni agricole tipiche dei territori di Province, Comunità montane, Comuni e altri Enti locali;

• Marchio d’area: marchio dei Consorzi d’area, localizzati in una zona delimitata per lo svolgimento di attività esterne di promozione e vendita dei prodotti delle imprese consorziate tramite un ufficio comune

• Marchio dei Consorzi di tutela dei prodotti tipici, affidato in gestione, in seguito a legge nazionale, ai Consorzi riconosciuti con decreto ministeriale.

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E’ importante ricordare che G

• Marchi individuali e marchi collettivi non siescludono a vicenda; uno stesso prodottopuò essere contemporaneamentecontraddistinto dagli uni e dagli altri e, acontraddistinto dagli uni e dagli altri e, aseconda dei casi, i primi possono esserepiù o meno visibili dei secondi.

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Analisi dello scenario delle produzioni tipiche in Italiaproduzioni tipiche in Italia

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Ripartizione territoriale delle

denominazioni registrate

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La diffusione delle DO in Europa per

tipologia di prodotto

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Il mercato della tipicità agroalimentare in ItaliaIl mercato della tipicità agroalimentare in Italia

A questi bisogna aggiungere 36 prodotti per i quali

L’Italia è in testa alla classifica dei prodotti registrati dell’Unione

Europea con 244 prodotti DOP e IGP

I vini DOC sono 335 mentre quelli IGT sono 115.

L’Italia è il secondo produttore di vino in Europa con oltre 400 vini a

marchio (DOC, DOCG, IGT) che rappresentano il 60% della

produzione nazionale di vino.

è in corso la procedura di registrazione

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Solo nel 2013, l’Italia ha registrato 13

nuovi prodotti di cui 4 DOP e 9 IGP.

Salame felinoFicodindia di San ConoMela rossa cuneo

Pan forte di Siena

Salmerino del trentino

Agnello del centro Italia

Trote del Trentino

Pasta di Gragnano

Melone Mantovano

Maccheroncini di Campofilone

Cono

Pecorino di Picinisco

Puzzone di Moena/Spretz Tzaorì

Cozza di Scardovari DOP

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La distribuzione regionale dei prodotti DOP La distribuzione regionale dei prodotti DOP --

IGPIGP

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I 244 prodotti DOP e IGP

italiani:

97 Ortofrutta e cereali

43 Oli

OLI

18%FORMAGGI

20%

Prodotti tipici: il paniere italiano dati Prodotti tipici: il paniere italiano dati

aggiornati al 2012aggiornati al 2012

43 Oli

44 Formaggi

35 Salumi e preparati di

carne

25 Altro quali condimenti,

prodotti da forno e carni

fresche

ORTOFRUTTA

E CEREALI

40%

ALTRO

7%

SALUMI

15%

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Nel Nord Italia si concentra l’88 % del fatturatocomplessivo delle produzioni Dop e Igp denotandouna fortissima specializzazione territoriale che siesplica nella produzione di prosciutti (ES:prosciutto diParma) e formaggi (ES:Parmigiano Reggiano).

A questa regola fanno eccezione i comparti degli oli dioliva,dei prodotti di panetteria, delle spezie e dellecarni fresche, i quali predominano soprattutto nel Sudcarni fresche, i quali predominano soprattutto nel Sude Centro Italia.

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Quote di mercato di alcuni Dop e IgpQuote di mercato di alcuni Dop e Igp

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I prodotti tipici e tradizionali della Regione Campania

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13 DOP

Caciocavallo Silano

Cipollotto Nocerino

Fico bianco del Cilento

Mozzarella di Bufala Campana

Olio extravergine di oliva Cilento

Olio extravergine di oliva Colline Salernitane

Olio extravergine di oliva Irpinia - Colline dell'Ufita

Olio extravergine di oliva Penisola Sorrentina

Olio extravergine di oliva Terre Aurunche

Pomodorino del Piennolo del Vesuvio

Pomodoro S. Marzano dell'Agro Sarnese-nocerino

DopDop e e IgpIgp della Campaniadella Campania

Pomodoro S. Marzano dell'Agro Sarnese-nocerino

Provolone del Monaco

Ricotta di Bufala Campana

8 IGP

Carciofo di Paestum

Castagna di Montella

Limone di Sorrento

Limone Costa d'Amalfi

Nocciola di Giffoni

Vitellone Bianco dell'Appennino Centrale

Melannurca Campana

Marrone Roccadaspide

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La Campania è l’unica regione d’Italia ad avere le

Tra le IGP in corso di registrazione presso la Unione Europea con

Protezione Transitoria Nazionale

regione d’Italia ad avere le STG

�Mozzarella�Pizza Napoletana

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Prodotti tradizionali campaniProdotti tradizionali campani

• I prodotti inseriti, ai sensi del DM MiPAF 350/99, nell’Elenco delle produzioni tradizionali,

ad oggi risultano essere ben 305, di cui 125 a carattere evocativo

• Questi rappresentano un patrimonio non solo in termini di cultura e tradizione, ma anche per

le potenzialità di sviluppo in termini economici.

Carni fresche e Bevande

Analcoliche,

Prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati

43% Grassi1%

Formaggi10%

loro derivati12%

Analcoliche, distillati e liquori

5%

Paste fresche e prodotti di

panetteria etc23%

Preparazioni di pesci, molluschi

e crostacei 2%

Prodotti di origine animale

4%

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Potenzialità e criticità dei marchi di Potenzialità e criticità dei marchi di

tutela sul mercato italianotutela sul mercato italiano

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• Sempre più numerose sono le catene della ristorazione

che stanno puntando alla qualità cambiando lentamentela loro offerta alimentare con un occhio di riguardo allaproduzione biologica e al prodotto tipico.

• La produzione a DO nel canale della ristorazione è

passata dal 2,7% del 2004 al 4,4% del 2011.

• Il “localismo” delle multinazionali dell’Horeca in Italia sta

Commercializzazione tramite Commercializzazione tramite HorecaHoreca & Fast & Fast FoodFood

• Il “localismo” delle multinazionali dell’Horeca in Italia stamuovendo i suoi primi passi. (vedi es. McDonald’s,Autogrill)

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Digitale & Cultura del Cibo Digitale & Cultura del Cibo

• La comunicazione digitale può giocare un ruoloimportante nella diffusione della cultura DOP eIGP, grazie all’utilizzo dei social media e, inparticolare, dei blog e social network, i qualiconsentono di diffondere ampiamente e inmaniera veloce, facile ed economica, i varimaniera veloce, facile ed economica, i varicontenuti.

• Come dimostra anche la recente ricerca Nielsen eNM Incite nell’ultimo Social Media Report, siriscontra un ulteriore incremento di tempo spesosu questa tipologia di siti da parte degli utenti dellarete

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ITALIAN SOUNDINGITALIAN SOUNDING

L’L’ItalianItalian soundingsounding è il fenomeno di imitazione è il fenomeno di imitazione

dei prodotti italiani nel mondo, i quali portano dei prodotti italiani nel mondo, i quali portano

marchi che marchi che

«suonano italiano»«suonano italiano»

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Italian SoundingItalian Sounding

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Italian sounding e contraffazione

• CONTRAFFAZIONE

-illegale

-può essere perseguita

giuridicamente

-violazione del marchio

ITALIAN SOUNDING-non illegale

-non può essere contrastato con un

intervento giudiziale

-Utilizzo etichette, simboli che -violazione del marchio

registrato, delle indicazioni

geografiche (DOP,IGP..)

-Utilizzo etichette, simboli che

evocano all’italianità

-utilizzo improprio di immagini,

marchi, colori, bandiera, nomi

geografici tradotti

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Il mercato dell’Italian sounding in USA (2003)Il mercato dell’Italian sounding in USA (2003)

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Vendite di falsi DOP e IGP italiani nel Vendite di falsi DOP e IGP italiani nel

mercato americanomercato americano

Million $Million $Million $Million $

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La sostenibilità ambientale delle produzioniLa sostenibilità ambientale delle produzioni

• Il sistema delle DO è chiamato a confrontarsi coltema della sostenibilità ambientale, soprattuttoin sede europea, e dovrà ricoprire una posizionecentrale all’interno delle discussioni.

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Indagine Indagine EurobarometroEurobarometro (2012): cosa pensano gli (2012): cosa pensano gli

europei della sicurezza alimentare, della qualità europei della sicurezza alimentare, della qualità

degli alimenti degli alimenti

• Nella ricerca sulla sicurezza alimentare e la qualità dei prodotti, condotta da Eurobarometro emerge che i cittadini europei percepiscono la qualità come il primo fattore nella scelta del cibo.

• Tuttavia, la media europea di coloro che conoscono i loghi DOP e IGP è del 14% , mentre 15% e 34% rispettivamente per STG e IGP è del 14% , mentre 15% e 34% rispettivamente per STG e

biologico.

• Le percentuali sono relativamente più alte solo se si guarda all’Italia con il 36% e 32% degli intervistati che riconosce i prodotti a marchio. Il dato forse più preoccupante che emerge dal sondaggio è la scarsa conoscenza dei prodotti DOP IGP da parte dei più giovani.

• Nella fascia 15 – 24 anni infatti, la provenienza geografica degli alimenti è importante solo per il 57% degli intervistati, valore che sale al 90% per il totale del campione intervistato.