IL RISTORANTE DEL VINO - Enrico Bernardo · Come se avessero improv- ... Ma se ne fregano. Non...

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21 Domenica 9 febbraio 2014 ATTUALITÀ @ commenta su www.liberoquotidiano.it Enrico Bernardo, vincitore a soli 27 anni del titolo di miglior sommelier del mondo [u.s.] ::: Stile & stiletto La tuta diventa fashion, ma occhio agli scivoloni Finalmente si sono convertiti alla tuta sia quelli che si ostinavano a dire che era un capo adatto agli abitanti da Firenze in giù, sia quelli con la puzza sotto il naso che la deni- gravano tanto da sostenere che bisognava te- nerla chiusa in palestra. Si è convertita alla tuta persino la Milano e dintorni più provin- ciale sempre attenta al bel vestito, anche per portare fuori il cane. Tanto che ormai si ve- dono tutti in tuta. Come se avessero improv- visamente compreso pregi e virtù della tuta, da utilizzare in libertà come capo informale (e soprattutto comodo) nel tempo libero, per stare in casa, ma anche per uscire, come in- segnano le star hollywoodiane, che la indos- sano spesso e volentieri fuori dal set, consa- pevoli di finire in tenuta sportiva sulle coper- tine di tutto il mondo. Ma se ne fregano. Non devono dimostrare a nessuno di saper por- tare lo smoking o i tacchi alti da red carpet, di sapersi vestire con cura per un appuntamen- to di lavoro, un aperitivo o la prima di uno spettacolo teatrale, ecc. Attenzione, però: a Milano si sono conver- titi non perché si siano svegliati improvvisa- mente e abbiano avuto un’illuminazione su quanto i pantaloni felpati e la giacca con il cappuccio siano comodi quando non si va in ufficio, per andare a fare una passeggiata, a comprare i giornali o per andare a far cola- zione la domenica mattina. E non perché im- provvisamente si sentano liberi... di indossa- re quel che vogliono senza temere di essere giudicati. E no, troppo facile. Sono mesi che le riviste di moda propongono le tute più fa- shion in tutte le salse. Ma ad alcuni neppure questo era bastato. Solo quando si sono tro- vati di fronte alla loro boutique di riferimento con la tuta in vetrina, hanno alzato le mani in segno di resa. E il passa parola tra i «clan» ha fatto il resto. Ora nella città meneghina sono tutti in tuta. Per andare dove? Ovunque. E a tutte le ore. Quando un capo diventa fashion, la città della moda sembra non conoscere la misura. E qualcuno di loro si dimentica pure di guardarsi allo specchio. Sta bene, sta male, non importa. «Fa tendenza». Tanto che gli stilisti la definiscono la nuova divisa… dei soldatini. Ma attenzione agli abbinamenti, gli scivo- loni sono dietro l’angolo. Alle modaiole più audaci va ricordato che la si può indossare anche con i tacchi, purché non sia il classico modello con cui si va in palestra. Quella usa- tela sul tapirulan. di DANIELA MASTROMATTEI ::: MISKA RUGGERI PARIGI Qui il vero omphalos del mon- do, il centro di tutto, è l’immortale in- venzione di Dioniso, il vino generato- re di forze, consolazione dai dolori, fonte d’ispirazione creatrice - persino il teatro, in fondo, nasce così. E tutto è al suo servizio, come nelle antiche ce- rimonie bacchiche, Menadi a parte. Il personale, la cucina, la decorazione, l’arte della tavola... Tanto che i menù - «Sur les routes d’Italie et de France» e «Sur les routes du monde» - presen- tano i vini e non i piatti. Il cliente sce- glie, ovviamente al bicchiere per non finire ubriaco sotto il tavolo e con la carta di credito prosciugata, tra mi- gliaia di etichette (e il turnover di bot- tiglie è continuo) e poi lo chef (1 stella Michelin) prepara a sorpresa il cibo da abbinarvi. Un concetto rivoluzionario di wine restaurant inventato con grande suc- cesso di critica e di pubblico a Parigi (Il Vino, Boulevard de la Tour Mau- bourg 13) dal milanese - ma di origini lucane - Enrico Bernardo, en- fant prodige del vino: miglior sommelier d’Italia, d’Europa e del mondo (titolo que- st’ultimo conquistato ad Atene nel 2004 ad appena 27 anni, il più giovane della storia). Che a pranzo - altri im- pegni permettendo (lo scorso weekend, per esempio, era a Ginevra con un gruppo di facoltosi americani per una «degustazione verticale» di Bordeaux, dagli anni Trenta in poi) - è sempre presente in sala a sorvegliare le scelte degli ospiti, mentre a cena si trasferisce nell’altro suo ristorante, Goust (Rue Volney 10, a pochi passi da Place Vendôme), aperto da un an- no e subito inserito dal Financial Ti- mes tra i top ten del 2013. Qui si scel- gono le specialità mediterranee dello chef spagnolo José Manuel Miguel - dall’uovo con tartufo piemontese e salsa agli spinaci e dal riso ai ricci di mare fino al filetto di triglia prima ge- lato e poi cotto con l’olio bollente in modo da «caramellare» le squame - e il sommelier, immaginifico tiranno, impone il vino. I grandi cru come splendidi sconosciuti. Talvolta pre- sentati in bicchieri totalmente neri per sfidare l’abilità e le papille del cliente, magari convinto di assapora- re un bianco mentre sta sorseggiando un rosè. Con Enrico Bernardo, infatti, gli abbinamenti non sono mai scontati e le scoperte dietro l’angolo. Ecco qual- che esempio, con la relativa motiva- zione. Ostriche «Garibaldi» con Rie- sling Dietz 2010: «Mi piace l’amaro tuosità del foie gras, lasciando in estasi il palato». Scorza nera al pistac- chio zuccherato e filato alla liquirizia con Moscato d’Asti di Bera: «Un ma- trimonio che gioca sulla freschezza, risulta aromatico, dolce e disinvol- to!». Nella capitale francese da oltre 12 anni - è stato anche capo sommelier al Four Seasons George V - ormai Enrico, ragazzo simpatico e alla ma- no («Qui, nel centro della Parigi degli affari, la crisi si sente di certo meno che in Italia, la gente della moda e alla moda non rinuncia a pasteggiare con un buon vino, ma non dimentico mai da dove sono partito e che i miei ge- nitori ricevono una pensione da 800 euro»), è un guru mondiale della sommellerie dalle mille attività e un marchio di qualità. Nel quartiere di Saint-Germain-des-Prés, dall’altro la- to della Senna - la mitica Rive Gauche amata dagli intellettuali di sinistra, ma teatro anche delle follie giovanili di un Barney Panofsky, il protagoni- sta del capolavoro del canadese Mor- decai Richler (a proposito, per rivive- re un’atmosfera bohemienne d’antan è perfetto l’Hotel Verneuil al numero 8 dell’omonima via) - ha aperto una boutique d’eccellenza (Champagnes & Vins, in rue St. Sulpice), dedicata alle bollicine e agli stessi grand crus che si trovano nei suoi due ristoranti. Inoltre, insieme ad architetti specia- lizzati, progetta cantine personalizza- te per i privati all’insegna del design italiano; tiene una scuola di degusta- zione con corsi in francese; ha dise- gnato la linea di bicchieri «The First» prodotta dalla cristalleria Schott Zwiesel 1872 e un cavatappi che por- ta il suo nome; scrive libri (Saper gu- stare il vino e I migliori vini del Me- diterraneo sono stati tradotti da Mon- dadori, Le vin tout simplement è il suo ultimo saggio) e ha una rubrica set- timanale sul quotidiano Le Figaro. In- somma, persino tra i cugini transal- pini, che di solito ci amano poco e ancor meno quando si tratta di eno- gastronomia, il Maestro del vino è lui. La sfida vincente di Enrico Bernardo IL RISTORANTE DEL VINO Il cliente sceglie il calice e il piatto arriva a sorpresa Così il miglior sommelier del mondo ha sedotto Parigi ::: CHI È PARIGINO D’ADOZIONE Nato a Paderno Dugnano (Milano) il 9 dicembre del 1976, single, vive a Parigi da oltre 12 anni I TITOLI Master of Port Iyaly (1995), miglior sommelier della Lombardia (1996), d’Italia (1997), d’Europa (2002) e del mondo (2004, il più giovane della storia) LA CARRIERA Ha lavorato al Grand Hotel di Stoc- colma e ai Troisgros di Roanne, è stato chef sommelier al ristorante «Le Cinq» del Four Seasons Hotel George V di Parigi. Nel 2007 ha aperto il ristorante «Il Vino» (con una sede a Parigi e una a Courchevel, in Savoia), nel 2013 «Goust» I LIBRI Per Mondadori: «Saper gustare il vi- no» e «I migliori vini del Mediterra- neo» DEGUSTAZIONI A Roma la fiera delle migliori etichette Si conclude oggi, presso il Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia a Roma, la quattro giorni de «I migliori vini italiani», l’evento ideato da Luca Maroni. Protagonisti della sessione di degustazione di oggi i vini dell’Enoteca Regionale dell’Umbria, presentati da Maroni e Riccardo Cotarella, enologo e consulente di fama internazionale. L’obiettivo della manifestazione è ren- derla ancora più fruibile già dal nome - prima si chiamava «Sensofwine» - e le- garla a filo diretto allo storico «Annuario dei migliori vini italiani», guida edita ogni anno da 21 anni da Maroni e dalla quale vengono selezionati gli oltre 80 espositori presenti all’evento. La degu- stazione sarà tradotta in LIS da un inter- prete dell’Associazione Gruppo Silis, per far conoscere e apprezzare anche alla comunità sorda il mondo della produ- zione e della degustazione vinicola. del Campari associato al fruttato dell’arancia in perfetta combinazione con lo iodio dell’ostrica. Le note d’agrumi del Riesling e la sua fre- schezza equilibrano la sensazione grassa dell’ostrica». Cavolo farcito al foie gras con consommé di Bel- lota e tartufo nero con un Gevrey- Chambertin Pierre Diamoy Clos Tamisot 2009: «È un matrimonio raffinato, che risulta estremamente gourmand. La freschezza e il tanni- no del Pinot noir equilibrano l’un-

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21Domenica 9 febbraio 2014ATTUALITÀ

@ commenta su www.liberoquotidiano.it

Enrico Bernardo, vincitore a soli 27 anni del titolo di miglior sommelier del mondo [u.s.]

::: Stile & stiletto

La tuta diventa fashion, ma occhio agli scivoloni Finalmente si sono convertiti alla tutasia quelli che si ostinavano a dire che era uncapo adatto agli abitanti da Firenze in giù, siaquelli con la puzza sotto il naso che la deni-gravano tanto da sostenere che bisognava te-nerla chiusa in palestra. Si è convertita allatuta persino la Milano e dintorni più provin-ciale sempre attenta al bel vestito, anche perportare fuori il cane. Tanto che ormai si ve-dono tutti in tuta. Come se avessero improv-visamente compreso pregi e virtù della tuta,da utilizzare in libertà come capo informale(e soprattutto comodo) nel tempo libero, per

stare in casa, ma anche per uscire, come in-segnano le star hollywoodiane, che la indos-sano spesso e volentieri fuori dal set, consa-pevoli di finire in tenuta sportiva sulle coper-tine di tutto il mondo. Ma se ne fregano. Nondevono dimostrare a nessuno di saper por-tare lo smoking o i tacchi alti da red carpet, disapersi vestire con cura per un appuntamen-to di lavoro, un aperitivo o la prima di unospettacolo teatrale, ecc.

Attenzione, però: a Milano si sono conver-titi non perché si siano svegliati improvvisa-mente e abbiano avuto un’illuminazione su

quanto i pantaloni felpati e la giacca con ilcappuccio siano comodi quando non si va inufficio, per andare a fare una passeggiata, acomprare i giornali o per andare a far cola-zione la domenica mattina. E non perché im-provvisamente si sentano liberi... di indossa-re quel che vogliono senza temere di esseregiudicati. E no, troppo facile. Sono mesi chele riviste di moda propongono le tute più fa-shion in tutte le salse. Ma ad alcuni neppurequesto era bastato. Solo quando si sono tro-vati di fronte alla loro boutique di riferimentocon la tuta in vetrina, hanno alzato le mani in

segno di resa. E il passa parola tra i «clan» hafatto il resto. Ora nella città meneghina sonotutti in tuta. Per andare dove? Ovunque. E atutte le ore. Quando un capo diventa fashion,la città della moda sembra non conoscere lamisura. E qualcuno di loro si dimentica puredi guardarsi allo specchio. Sta bene, sta male,non importa. «Fa tendenza». Tanto che glistilisti la definiscono la nuova divisa… deisoldatini.

Ma attenzione agli abbinamenti, gli scivo-loni sono dietro l’angolo. Alle modaiole piùaudaci va ricordato che la si può indossareanche con i tacchi, purché non sia il classicomodello con cui si va in palestra. Quella usa-tela sul tapirulan.

di DANIELA MASTROMATTEI

::: MISKA RUGGERIPARIGI

Qui il vero omphalos del mon-do, il centro di tutto, è l’immortale in-venzione di Dioniso, il vino generato-re di forze, consolazione dai dolori,fonte d’ispirazione creatrice - persinoil teatro, in fondo, nasce così. E tutto èal suo servizio, come nelle antiche ce-rimonie bacchiche, Menadi a parte. Ilpersonale, la cucina, la decorazione,l’arte della tavola... Tanto che i menù- «Sur les routes d’Italie et de France»e «Sur les routes du monde» - presen-tano i vini e non i piatti. Il cliente sce-glie, ovviamente al bicchiere per nonfinire ubriaco sotto il tavolo e con lacarta di credito prosciugata, tra mi-gliaia di etichette (e il turnover di bot-tiglie è continuo) e poi lo chef (1 stellaMichelin) prepara a sorpresa il ciboda abbinarvi.

Un concetto rivoluzionario di winerestaurant inventato con grande suc-cesso di critica e di pubblico a Parigi(Il Vino, Boulevard de la Tour Mau-bourg 13) dal milanese- ma di origini lucane -Enrico Bernardo, en -

fant prodige del vino:miglior sommelierd’Italia, d’Europa e delmondo (titolo que-st’ultimo conquistatoad Atene nel 2004 adappena 27 anni, il piùgiovane della storia).Che a pranzo - altri im-pegni permettendo (loscorso weekend, peresempio, era a Ginevracon un gruppo di facoltosi americaniper una «degustazione verticale» diBordeaux, dagli anni Trenta in poi) - èsempre presente in sala a sorvegliarele scelte degli ospiti, mentre a cena sitrasferisce nell’altro suo ristorante,Goust (Rue Volney 10, a pochi passida Place Vendôme), aperto da un an-no e subito inserito dal Financial Ti-mes tra i top ten del 2013. Qui si scel-gono le specialità mediterranee dellochef spagnolo José Manuel Miguel -dall’uovo con tartufo piemontese esalsa agli spinaci e dal riso ai ricci dimare fino al filetto di triglia prima ge-lato e poi cotto con l’olio bollente inmodo da «caramellare» le squame - eil sommelier, immaginifico tiranno,impone il vino. I grandi cru comesplendidi sconosciuti. Talvolta pre-sentati in bicchieri totalmente neriper sfidare l’abilità e le papille delcliente, magari convinto di assapora-re un bianco mentre sta sorseggiandoun rosè.

Con Enrico Bernardo, infatti, gliabbinamenti non sono mai scontati ele scoperte dietro l’angolo. Ecco qual-che esempio, con la relativa motiva-zione. Ostriche «Garibaldi» con Rie-sling Dietz 2010: «Mi piace l’amaro

tuosità del foie gras, lasciando inestasi il palato». Scorza nera al pistac-chio zuccherato e filato alla liquiriziacon Moscato d’Asti di Bera: «Un ma-trimonio che gioca sulla freschezza,risulta aromatico, dolce e disinvol-to!».

Nella capitale francese da oltre 12anni - è stato anche capo sommelieral Four Seasons George V - ormaiEnrico, ragazzo simpatico e alla ma-no («Qui, nel centro della Parigi degliaffari, la crisi si sente di certo meno

che in Italia, la gente della moda e allamoda non rinuncia a pasteggiare conun buon vino, ma non dimentico maida dove sono partito e che i miei ge-nitori ricevono una pensione da 800euro»), è un guru mondiale dellasommellerie dalle mille attività e unmarchio di qualità. Nel quartiere diSaint-Germain-des-Prés, dall’altro la-to della Senna - la mitica Rive Gaucheamata dagli intellettuali di sinistra,ma teatro anche delle follie giovanilidi un Barney Panofsky, il protagoni-sta del capolavoro del canadese Mor-decai Richler (a proposito, per rivive-re un’atmosfera bohemienne d’antanè perfetto l’Hotel Verneuil al numero8 dell’omonima via) - ha aperto unaboutique d’eccellenza (Champagnes& Vins, in rue St. Sulpice), dedicataalle bollicine e agli stessi grand crusche si trovano nei suoi due ristoranti.Inoltre, insieme ad architetti specia-lizzati, progetta cantine personalizza-te per i privati all’insegna del designitaliano; tiene una scuola di degusta-zione con corsi in francese; ha dise-gnato la linea di bicchieri «The First»prodotta dalla cristalleria SchottZwiesel 1872 e un cavatappi che por-ta il suo nome; scrive libri (Saper gu-stare il vino e I migliori vini del Me-diterraneo sono stati tradotti da Mon-dadori, Le vin tout simplement è il suoultimo saggio) e ha una rubrica set-timanale sul quotidiano Le Figaro. In-somma, persino tra i cugini transal-pini, che di solito ci amano poco eancor meno quando si tratta di eno-gastronomia, il Maestro del vino èlui.

La sfida vincente di Enrico Bernardo

IL RISTORANTE DEL VINOIl cliente sceglie il calice e il piatto arriva a sorpresaCosì il miglior sommelier del mondo ha sedotto Parigi

::: CHI È

PARIGINO D’ADOZIONENato a Paderno Dugnano (Milano) il9 dicembre del 1976, single, vive aParigi da oltre 12 anni

I TITOLIMaster of Port Iyaly (1995), migliorsommelier della Lombardia (1996),d’Italia (1997), d’Europa (2002) e delmondo (2004, il più giovane dellastoria)

LA CARRIERAHa lavorato al Grand Hotel di Stoc-colma e ai Troisgros di Roanne, èstato chef sommelier al ristorante«Le Cinq» del Four Seasons HotelGeorge V di Parigi. Nel 2007 haaperto il ristorante «Il Vino» (conuna sede a Parigi e una a Courchevel,in Savoia), nel 2013 «Goust»

I LIBRIPer Mondadori: «Saper gustare il vi-no» e «I migliori vini del Mediterra-neo»

DEGUSTAZIONI

A Roma la fiera delle migliori etichetteSi conclude oggi, presso il ComplessoMonumentale di Santo Spirito in Sassiaa Roma, la quattro giorni de «I migliorivini italiani», l’evento ideato da LucaMaroni. Protagonisti della sessione didegustazione di oggi i vini dell’EnotecaRegionale dell’Umbria, presentati daMaroni e Riccardo Cotarella, enologo econsulente di fama internazionale.L’obiettivo della manifestazione è ren-derla ancora più fruibile già dal nome -

prima si chiamava «Sensofwine» - e le-garla a filo diretto allo storico «Annuariodei migliori vini italiani», guida editaogni anno da 21 anni da Maroni e dallaquale vengono selezionati gli oltre 80espositori presenti all’evento. La degu-stazione sarà tradotta in LIS da un inter-prete dell’Associazione Gruppo Silis, perfar conoscere e apprezzare anche allacomunità sorda il mondo della produ-zione e della degustazione vinicola.

del Campari associato al fruttatodell’arancia in perfetta combinazionecon lo iodio dell’ostrica. Le noted’agrumi del Riesling e la sua fre-schezza equilibrano la sensazionegrassa dell’ostrica». Cavolo farcitoal foie gras con consommé di Bel-lota e tartufo nero con un Gevrey-Chambertin Pierre Diamoy ClosTamisot 2009: «È un matrimonioraffinato, che risulta estremamentegourmand. La freschezza e il tanni-

no del Pinot noir equilibrano l’un -