Il Risorgimento esoterico

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AGORÀ CULTURA RELIGIONI TEMPO LIBERO SPETTACOLI SPORT COME REAGIRE ALL IDEOLOGIA DEL «GENERE»? PAOLA RICCI SINDONI er un paradosso culturale e storico il femminismo radicale di marca anglosassone (ma non solo), che ereditava dal suo glorioso passato la rivendicazione orgogliosa della differenza tra i sessi, ha ormai accolto l’idea dell’uguaglianza di genere, vista come definitivo affrancamento dal peso della biologia (che determina naturalmente chi è femmina e chi è maschio), in nome di una vittoria della libertà individuale che può decidere di volta in volta il suo orientamento sessuale. Dal canto suo la Chiesa, da sempre bersagliata come portatrice di pratiche maschiliste e di utilizzazione generica dell’uguaglianza come strumento di potere del più forte, è oggi la voce più forte della differenza tra i sessi, come risorsa antropologica ed etica. Come è potuto accadere tutto questo? Chi voglia chiarirsi le idee di questo complicato intreccio, che ha degli inquietanti risvolti sul piano dei costumi e del senso comune, prenda in mano un agile libro a firma di una giovane storica, Giulia Galeotti ("Gender-Genere. Chi vuole negare la differenza tra maschio-femmina? L’alleanza tra femminismo e Chiesa cattolica", edizioni Viverein), che con linguaggio chiaro e convincente ci conduce dentro i complicati meandri di questa strana avventura culturale del "gender", divenuto ormai paradigma intoccabile nelle commissioni anti-nataliste dell’Onu e dell’Ue e che rappresenta sinistramente uno degli ultimi grimaldelli con cui scalzare la classica visione antropologica, segnata dalla differenza biologica e dalla uguaglianza culturale (sempre da ricercare e rivendicare) tra maschio e femmina. La questione del "genere" – va subito detto – non è tanto o non solo materia di dibattito intellettuale, né solo una disciplina accademica (in pochi anni già consolidata), ma è soprattutto un modello culturale invasivo, entrato all’interno dell’immaginario collettivo, sempre più abituato a pensare che la differenza sessuale ha sempre seminato discriminazione e intolleranza (per cui vale la pena eliminarla), mentre la scelta del proprio orientamento di genere potrà finalmente creare le condizioni di parità e di uguaglianza. Cinema, letteratura, televisione ci hanno ormai abituati a questo cambio di paradigma, accettato supinamente senza ulteriori prove d’appello, se è vero che qualche giorno fa, l’8 marzo, si celebrava la festa della donna in un talk show affollato di trans… Come reagire? Ripartendo dalle giovani generazioni, più capaci e libere da pregiudizi culturali, a cui indicare che differenza e uguaglianza non sono antinomiche, come esprimono tante credenti studiose di pensiero "al" femminile che si rifanno alla concezione biblica e magisteriale in tema di antropologia duale; che le teorie del "gender" appiattiscono e omologano, diventando ancora una volta il segnale inquietante di una cultura a una sola dimensione, di un pensiero monologico, ideologico e totalitario. Va detto anche che l’uguaglianza non significa uniformità, ma parità, come bene precisa Giulia Galeotti, mentre la differenza è portatrice della forza creativa del numero "due", capace di esprimere dialettica, critica, reciprocità, legame simmetrico, tutto ciò insomma che potenzia quell’intreccio fecondo e mai sciolto di natura e di cultura. P A Roma spiritualità in Festival Con «Divinamente Roma» torna per il terzo anno nella capitale il festival della spiritualità diretto da Pamela Villoresi. Il filo rosso di questa edizione sarà il "Timor di Dio": «Oggi – riflette Pamela Villoresi – in cui si sono creati molti pregiudizi, trovare spunti di riflessione e di conoscenza dell’altro aiuta. Ma l’intento del festival è anche quello di far conoscere luoghi di culto chiusi da tempo». Come ad esempio la chiesa di Santa Caterina dei Funari, dove il 30 marzo Evelina Meghnagi sarà la protagonista di "Di voce in voce", un viaggio tra le pieghe meno note dell’universo ebraico, dai canti in giudeo- spagnolo della fine del ’400 a melodie del nord Africa e della tradizione italiana. L’appuntamento inaugurale del festival avrà luogo il 27 marzo ai Musei Capitolini con "Il cammino dell’anima" dei musicisti Anton Dressler e Uri Brener. Veltroni: «Pasolini, caso da riaprire» «Per questo, come per altri fatti della orribile stagione del terrore, si deve continuare a cercare la verità». È quanto chiede in una lettera, indirizzata al ministro della Giustizia Angelino Alfano e pubblicata ieri dal "Corriere della Sera", Walter Veltroni a proposito dell’omicidio dello scrittore Pier Paolo Pasolini. Nel suo intervento Veltroni spiega che su alcuni reperti del delitto, «il paletto insanguinato, i vestiti, il plantare, oggi le nuove tecnologie investigative consentono, come è avvenuto per via Poma, di riaprire casi del passato». D’altronde, secondo l’esponente Pd occorre anche riconsiderare quanto affermava il presidente del tribunale dei minori, Alfredo Carlo Moro, spiegando il senso della sentenza contro Giuseppe Pelosi, unico colpevole dell’omicidio. Secondo Moro, Pelosi «non era solo» all’Idroscalo dove Pasolini trovò la morte. Una tre giorni senese per Italo Calvino Il 19 settembre 1985 moriva a Siena, nell’ospedale Santa Maria della Scala, Italo Calvino. La città toscana a 25 anni da quella data ricorderà il grande scrittore anche in piazza del Campo con una serie di iniziative che si svolgeranno dal 17 al 19 settembre prossimi. Il programma di "Calvino in Campo"prevede tra le iniziative (molte delle quali sono ancora in fase di ideazione) giochi letterari, quiz, maratona di lettura di alcuni testi dello scrittore e improvvisazioni. Ma anche conversazioni con personalità della cultura dedicate alla leggerezza in diverse possibili declinazioni; spettacoli teatrali o letture drammatizzate tratte da opere dello scrittore; mostre fotografiche, di libri e un convegno con i maggiori studiosi di Calvino. «L’idea di fondo – spiegano dal Comune – è di coinvolgere, durante questi tre giorni, l’intera collettività senese, per far diventare Siena "la città di Calvino"». Il caso Libri e film per Nicolas, il monello buono di Goscinny PAGINA 26 Arte Una grande mostra per il Rinascimento «precoce» di Siena PAGINA 27 Musica Addio a Wolfgang, nipote di Wagner e «re» di Bayreuth PAGINA 29 Sport Paralimpiadi: l’Italia chiude con l’oro PAGINA 31 I CATTOLICI E L’UNITÀ D’ITALIA/8. Per il sociologo delle religioni Massimo Introvigne «il processo unitario fu guidato da menti massoniche» Risorgimento esoterico DI ANDREA GALLI el lato esoterico degli avve- nimenti dell’800 italiano, Massimo Introvigne, diretto- re del Cesnur, si è occupato a lungo nei suoi studi da sociologo delle reli- gioni. E, in quanto torinese, con un occhio speciale sul lato occulto di u- na città che ha avuto un ruolo di pri- mo piano nella lotta contro il papa- to. Siamo figli di un Risorgimento eso- terico? «Bisogna distinguere tra Unità d’Ita- lia e Risorgimento: il progetto dell’U- nità non è stato esclusivamente eso- terico o massonico o laicista, perché c’erano ovviamente anche grandi cattolici – pensiamo al beato France- sco Faà di Bruno o a Rosmini – che sposavano questa causa e la giudica- vano cruciale per lo sviluppo dell’I- talia, in un mondo in cui andavano affermandosi i grandi Stati nazionali. Il Risorgimento è stato invece una modalità di realizzare l’Unità segna- ta da forze che, approfittando del fatto che si sarebbe costruito uno Stato nuovo, volevano plasmarlo se- condo i propri ideali massonici o pre-massonici. Uno Stato simile alla città che avevano già sognato i Rosa- croce del ’600: totalmente svincolata da una tradizione religiosa specifica e in particolare, giacché si trattava dell’Italia, dalla tradizione cattolica. Uno Stato frutto di ingegneria socia- le, caratterizzato dal relativismo del- le idee e delle religioni». Garibaldi e Mazzini sono i nomi che vengono subito in mente. «Infatti, quest’ideologia viene perse- guita in modo particolarmente con- sequenziale da chi aveva frequentato la massoneria internazionale. In un personaggio come Garibaldi è facile trovare riferimenti a tal proposito, con una buona dose di violenza nei confronti della tradizione cattolica e con elementi estremi, per esempio l’idea di sostituire il cattolicesimo con lo spiritismo, che Garibaldi col- tivò molto seriamente, diventando primo presidente della Società spiri- tica italiana, oltre che gran maestro della massoneria. Lo stesso vale per Mazzini, che aveva frequentato altri ambienti, magari non direttamente massonici, ma con forti interessi e- soterici. In lui troviamo un’utopia più ispirata alla sostituzione del cri- stianesimo con spiritualità orientali, con l’idea di reincarnazione, ecc.». Come giudicare l’atteggiamento dei "cattolici" Savoia? «Il progetto risorgimen- tale non è pensato ini- zialmente dai Savoia, ma da altri che poi trovano in casa Savoia uno stru- mento. Casa Savoia è in- teressante perché da quando decide di diven- tare una dinastia di re- spiro europeo, nel ’500, si presenta come un im- pasto singolare di catto- licesimo e di esoterismo. I Savoia ri- nascimentali, in cui sono presenti fi- gure che hanno aspirazioni di santità e favoriscono la Chiesa, sono gli stes- si che costruiscono un mito per ac- creditarsi fra le case reali europee: quella della loro discendenza dai fa- raoni egizi, che nel clima rinasci- mentale di riscoperta di spiritualità pagane e precristiane funzionava molto bene. Il museo egizio verrà molto dopo, con Napoleone, però che Bonaparte scelga Torino per creare questa istituzione non è ca- D suale. Nella corrispondenza di fine ’600 tra il beato Sebastiano Valfré e Vittorio Amedeo II di Savoia, di cui il Valfré era confessore, si nota tutta l’ambivalenza del nobile sabaudo. Che da una parte manifesta un ane- lito cattolico, dall’altra riempie la corte di maghi e astrologhi. Un’am- bivalenza che ha quindi radici molto antiche e che si manifesta clamoro- samente nell’800». Carlo Alberto "re tentenna" anche per quanto riguarda il rapporto con la Chiesa? «In Carlo Alberto resta viva, direi, u- na cattolicità di fondo. All’inizio sembra assecondare i progetti – pen- siamo all’espulsione dei gesuiti – di forze che si possono definire proto- massoniche, perché in realtà la mas- soneria nel Regno di Sardegna, vieta- ta da Vittorio Emanuele I nel 1814, si ricostituisce con la sua regolarità for- male solo nel 1859, anche se era già esistita nel ’700 e diversi nobili man- tenevano rapporti con logge francesi e di altre parti d’Europa. Poi, quando vede che ne vogliono fare uno stru- mento di una politica anti-cattolica a senso unico, Carlo Alberto saluta e se ne va. Ci sono lettere in cui scrive: "Il mestiere di Re mette in pericolo la salvezza della mia anima"». Vittorio Emanuele II appare molto meno ambiguo… «In lui la vocazione esoterica di casa Savoia, di cercare la propria gran- dezza in un disegno alternativo al cristianesimo, in un’ingegneria so- ciale che ha una forte matrice mas- sonica, prevale. Ciò non impedisce che nella famiglia il filone cattolico continui, pensiamo a figure come Maria Cristina o Maria Clotilde. Del resto, i casi di famiglie reali che an- noverano gran massoni e grandi cat- tolici non sono isolati. Prendiamo per esempio il libro di Jean Van Win su Leopoldo I del Belgio come "re massone". Poi si arriva a Baldovino, di cui sembra si voglia aprire una causa di beatificazione. Lo stesso di- scorso si può fare per la famiglia rea- le brasiliana. Diciamo che Casa Sa- voia ha sempre tenuto un piede nel- la santità e uno nella scomunica». Il ruolo dominante dei "piemonte- si" nell’Unità – che tanto è stato di- scusso sotto il profilo economico e politico – che ricadute ha avuto ne- gli equilibri massonici del nuovo Stato? «Occorre sempre distinguere fra la massoneria come istituzione forma- le con le sue logge e la mentalità massonica, che è relativista, laicista, antidogmatica e portatrice in Italia di un’idea di nazione astratta che cerca fondamenta alternative rispet- to alle radici cristiane e al rapporto strettissimo con la Chie- sa cattolica che invece ha sempre caratterizzato il nostro Paese. Se parlia- mo di logge massoniche in senso stretto, il Pie- monte è alle origini della ricostituzione della mas- soneria che, dopo la ca- duta di Napoleone e la restaurazione, era stata vietata in quasi tutti gli Stati pre-unitari. Il pro- cesso va dalla creazione della Loggia Ausonia a Torino nel 1859 alla fonda- zione subito dopo, sempre a Torino, del Grande oriente italiano che ha come primo gran maestro il pie- montese Costantino Nigra, strettissi- mo collaboratore di Cavour. Se am- pliamo il discorso alla mentalità massonica, questa è al cuore del Ri- sorgimento – distinto, appunto, dall’unità – così come lo interpreta e lo promuove la cultura piemontese dominante, con effetti che si fanno sentire ancora oggi». MARTEDÌ 23 MARZO 2010 Vittorio Emanuele II a cavallo in un ritratto di Domenico Induno. Sotto, Massimo Introvigne A NZITUTTO E DITORIALE «Il progetto nazionale non è stato solo laicista, perché c’erano anche grandi cattolici – da Faà di Bruno a Rosmini – che sposavano questa causa. Ma le modalità del processo furono invece segnate da forze che, approfittando della costruzione di uno Stato nuovo, volevano plasmarlo secondo i propri ideali antireligiosi»

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Massimo Introvigne - Avvenire 23.03.2010

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AGORÀCULTURARELIGIONITEMPO LIBEROSPETTACOLISPORT

COME REAGIREALL’IDEOLOGIADEL «GENERE»?

PAOLA RICCI SINDONI

er un paradosso culturalee storico il femminismoradicale di marca

anglosassone (ma non solo),che ereditava dal suo gloriosopassato la rivendicazioneorgogliosa della differenza tra isessi, ha ormai accolto l’ideadell’uguaglianza di genere,vista come definitivoaffrancamento dal peso dellabiologia (che determinanaturalmente chi è femmina echi è maschio), in nome di unavittoria della libertàindividuale che può decideredi volta in volta il suoorientamento sessuale. Dalcanto suo la Chiesa, da semprebersagliata come portatrice dipratiche maschiliste e diutilizzazione genericadell’uguaglianza comestrumento di potere del piùforte, è oggi la voce più fortedella differenza tra i sessi,come risorsa antropologica edetica. Come è potuto accaderetutto questo? Chi vogliachiarirsi le idee di questocomplicato intreccio, che hadegli inquietanti risvolti sulpiano dei costumi e del sensocomune, prenda in mano unagile libro a firma di unagiovane storica, Giulia Galeotti("Gender-Genere. Chi vuolenegare la differenza tramaschio-femmina? L’alleanzatra femminismo e Chiesacattolica", edizioni Viverein),che con linguaggio chiaro econvincente ci conduce dentroi complicati meandri di questastrana avventura culturale del"gender", divenuto ormaiparadigma intoccabile nellecommissioni anti-natalistedell’Onu e dell’Ue e cherappresenta sinistramente unodegli ultimi grimaldelli con cuiscalzare la classica visioneantropologica, segnata dalladifferenza biologica e dallauguaglianza culturale (sempreda ricercare e rivendicare) tramaschio e femmina. Laquestione del "genere" – vasubito detto – non è tanto onon solo materia di dibattitointellettuale, né solo unadisciplina accademica (inpochi anni già consolidata),ma è soprattutto un modelloculturale invasivo, entratoall’interno dell’immaginariocollettivo, sempre più abituatoa pensare che la differenzasessuale ha sempre seminatodiscriminazione e intolleranza(per cui vale la penaeliminarla), mentre la sceltadel proprio orientamento digenere potrà finalmente crearele condizioni di parità e diuguaglianza. Cinema,letteratura, televisione cihanno ormai abituati a questocambio di paradigma,accettato supinamente senzaulteriori prove d’appello, se èvero che qualche giorno fa, l’8marzo, si celebrava la festadella donna in un talk showaffollato di trans… Comereagire? Ripartendo dallegiovani generazioni, più capacie libere da pregiudizi culturali,a cui indicare che differenza euguaglianza non sonoantinomiche, come esprimonotante credenti studiose dipensiero "al" femminile che sirifanno alla concezione biblicae magisteriale in tema diantropologia duale; che leteorie del "gender"appiattiscono e omologano,diventando ancora una volta ilsegnale inquietante di unacultura a una sola dimensione,di un pensiero monologico,ideologico e totalitario. Vadetto anche che l’uguaglianzanon significa uniformità, maparità, come bene precisaGiulia Galeotti, mentre ladifferenza è portatrice dellaforza creativa del numero"due", capace di esprimeredialettica, critica, reciprocità,legame simmetrico, tutto ciòinsomma che potenziaquell’intreccio fecondo e maisciolto di natura e di cultura.

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A Romaspiritualitàin Festival

◆ Con «Divinamente Roma»torna per il terzo anno nellacapitale il festival dellaspiritualità diretto da PamelaVilloresi. Il filo rosso di questaedizione sarà il "Timor diDio": «Oggi – riflette PamelaVilloresi – in cui si sono creatimolti pregiudizi, trovarespunti di riflessione e diconoscenza dell’altro aiuta.Ma l’intento del festival èanche quello di far conoscereluoghi di culto chiusi datempo». Come ad esempio lachiesa di Santa Caterina deiFunari, dove il 30 marzoEvelina Meghnagi sarà laprotagonista di "Di voce invoce", un viaggio tra le pieghemeno note dell’universoebraico, dai canti in giudeo-spagnolo della fine del ’400 amelodie del nord Africa edella tradizione italiana.L’appuntamento inauguraledel festival avrà luogo il 27 marzo ai Musei Capitolini con "Il cammino dell’anima" dei musicisti Anton Dressler e Uri Brener.

Veltroni: «Pasolini, caso da riaprire»

◆ «Per questo, come per altrifatti della orribile stagione delterrore, si deve continuare acercare la verità». È quantochiede in una lettera,indirizzata al ministro dellaGiustizia Angelino Alfano epubblicata ieri dal "Corrieredella Sera", Walter Veltroni aproposito dell’omicidio delloscrittore Pier Paolo Pasolini.Nel suo intervento Veltronispiega che su alcuni reperti deldelitto, «il palettoinsanguinato, i vestiti, ilplantare, oggi le nuovetecnologie investigativeconsentono, come è avvenutoper via Poma, di riaprire casidel passato». D’altronde,secondo l’esponente Pdoccorre anche riconsiderarequanto affermava il presidentedel tribunale dei minori,Alfredo Carlo Moro, spiegandoil senso della sentenza controGiuseppe Pelosi, unicocolpevole dell’omicidio.Secondo Moro, Pelosi «non era solo» all’Idroscalo dove Pasolini trovò la morte.

Una tre giornisenese per ItaloCalvino

◆ Il 19 settembre 1985 morivaa Siena, nell’ospedale SantaMaria della Scala, Italo Calvino.La città toscana a 25 anni daquella data ricorderà il grandescrittore anche in piazza delCampo con una serie diiniziative che si svolgerannodal 17 al 19 settembre prossimi.Il programma di "Calvino inCampo"prevede tra le iniziative(molte delle quali sono ancorain fase di ideazione) giochiletterari, quiz, maratona dilettura di alcuni testi delloscrittore e improvvisazioni. Maanche conversazioni conpersonalità della culturadedicate alla leggerezza indiverse possibili declinazioni;spettacoli teatrali o letturedrammatizzate tratte da operedello scrittore; mostrefotografiche, di libri e unconvegno con i maggioristudiosi di Calvino. «L’idea difondo – spiegano dal Comune –è di coinvolgere, durante questitre giorni, l’intera collettivitàsenese, per far diventare Siena "la città di Calvino"».

■ Il casoLibri e film perNicolas, il monellobuono di Goscinny

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■ ArteUna grande mostraper il Rinascimento«precoce» di Siena

PAGINA 27

■ MusicaAddio a Wolfgang,nipote di Wagnere «re» di Bayreuth

PAGINA 29

■ SportParalimpiadi:l’Italia chiude con l’oro

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I CATTOLICI E L’UNITÀ D’ITALIA/8. Per il sociologo delle religioni MassimoIntrovigne «il processo unitario fu guidato da menti massoniche»

Risorgimentoesoterico

DI ANDREA GALLI

el lato esoterico degli avve-nimenti dell’800 italiano,Massimo Introvigne, diretto-

re del Cesnur, si è occupato a lungonei suoi studi da sociologo delle reli-gioni. E, in quanto torinese, con unocchio speciale sul lato occulto di u-na città che ha avuto un ruolo di pri-mo piano nella lotta contro il papa-to.Siamo figli di un Risorgimento eso-terico?«Bisogna distinguere tra Unità d’Ita-lia e Risorgimento: il progetto dell’U-nità non è stato esclusivamente eso-terico o massonico o laicista, perchéc’erano ovviamente anche grandicattolici – pensiamo al beato France-sco Faà di Bruno o a Rosmini – chesposavano questa causa e la giudica-vano cruciale per lo sviluppo dell’I-talia, in un mondo in cui andavanoaffermandosi i grandi Stati nazionali.Il Risorgimento è stato invece unamodalità di realizzare l’Unità segna-ta da forze che, approfittando delfatto che si sarebbe costruito unoStato nuovo, volevano plasmarlo se-condo i propri ideali massonici opre-massonici. Uno Stato simile allacittà che avevano già sognato i Rosa-croce del ’600: totalmente svincolatada una tradizione religiosa specificae in particolare, giacché si trattavadell’Italia, dalla tradizione cattolica.Uno Stato frutto di ingegneria socia-le, caratterizzato dal relativismo del-le idee e delle religioni».Garibaldi e Mazzini sono i nomi chevengono subito in mente.«Infatti, quest’ideologia viene perse-guita in modo particolarmente con-sequenziale da chi aveva frequentatola massoneria internazionale. In unpersonaggio come Garibaldi è faciletrovare riferimenti a tal proposito,con una buona dose di violenza neiconfronti della tradizione cattolica econ elementi estremi, per esempiol’idea di sostituire il cattolicesimocon lo spiritismo, che Garibaldi col-tivò molto seriamente, diventandoprimo presidente della Società spiri-tica italiana, oltre che gran maestrodella massoneria. Lo stesso vale perMazzini, che aveva frequentato altriambienti, magari non direttamentemassonici, ma con forti interessi e-soterici. In lui troviamo un’utopiapiù ispirata alla sostituzione del cri-stianesimo con spiritualità orientali,con l’idea di reincarnazione, ecc.».Come giudicare l’atteggiamento dei"cattolici" Savoia? «Il progetto risorgimen-tale non è pensato ini-zialmente dai Savoia, mada altri che poi trovanoin casa Savoia uno stru-mento. Casa Savoia è in-teressante perché daquando decide di diven-tare una dinastia di re-spiro europeo, nel ’500,si presenta come un im-pasto singolare di catto-licesimo e di esoterismo. I Savoia ri-nascimentali, in cui sono presenti fi-gure che hanno aspirazioni di santitàe favoriscono la Chiesa, sono gli stes-si che costruiscono un mito per ac-creditarsi fra le case reali europee:quella della loro discendenza dai fa-raoni egizi, che nel clima rinasci-mentale di riscoperta di spiritualitàpagane e precristiane funzionavamolto bene. Il museo egizio verràmolto dopo, con Napoleone, peròche Bonaparte scelga Torino percreare questa istituzione non è ca-

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suale. Nella corrispondenza di fine’600 tra il beato Sebastiano Valfré eVittorio Amedeo II di Savoia, di cui ilValfré era confessore, si nota tuttal’ambivalenza del nobile sabaudo.Che da una parte manifesta un ane-lito cattolico, dall’altra riempie lacorte di maghi e astrologhi. Un’am-bivalenza che ha quindi radici moltoantiche e che si manifesta clamoro-samente nell’800».Carlo Alberto "re tentenna" ancheper quanto riguarda il rapporto conla Chiesa?

«In Carlo Alberto resta viva, direi, u-na cattolicità di fondo. All’iniziosembra assecondare i progetti – pen-siamo all’espulsione dei gesuiti – diforze che si possono definire proto-massoniche, perché in realtà la mas-soneria nel Regno di Sardegna, vieta-ta da Vittorio Emanuele I nel 1814, siricostituisce con la sua regolarità for-male solo nel 1859, anche se era giàesistita nel ’700 e diversi nobili man-tenevano rapporti con logge francesie di altre parti d’Europa. Poi, quandovede che ne vogliono fare uno stru-

mento di una politica anti-cattolicaa senso unico, Carlo Alberto saluta ese ne va. Ci sono lettere in cui scrive:"Il mestiere di Re mette in pericolo lasalvezza della mia anima"».Vittorio Emanuele II appare moltomeno ambiguo…«In lui la vocazione esoterica di casaSavoia, di cercare la propria gran-dezza in un disegno alternativo alcristianesimo, in un’ingegneria so-ciale che ha una forte matrice mas-sonica, prevale. Ciò non impedisceche nella famiglia il filone cattolico

continui, pensiamo a figure comeMaria Cristina o Maria Clotilde. Delresto, i casi di famiglie reali che an-noverano gran massoni e grandi cat-tolici non sono isolati. Prendiamoper esempio il libro di Jean Van Winsu Leopoldo I del Belgio come "remassone". Poi si arriva a Baldovino,di cui sembra si voglia aprire unacausa di beatificazione. Lo stesso di-scorso si può fare per la famiglia rea-le brasiliana. Diciamo che Casa Sa-voia ha sempre tenuto un piede nel-la santità e uno nella scomunica».

Il ruolo dominante dei "piemonte-si" nell’Unità – che tanto è stato di-scusso sotto il profilo economico epolitico – che ricadute ha avuto ne-gli equilibri massonici del nuovoStato?«Occorre sempre distinguere fra lamassoneria come istituzione forma-le con le sue logge e la mentalitàmassonica, che è relativista, laicista,antidogmatica e portatrice in Italiadi un’idea di nazione astratta checerca fondamenta alternative rispet-to alle radici cristiane e al rapporto

strettissimo con la Chie-sa cattolica che inveceha sempre caratterizzatoil nostro Paese. Se parlia-mo di logge massonichein senso stretto, il Pie-monte è alle origini dellaricostituzione della mas-soneria che, dopo la ca-duta di Napoleone e larestaurazione, era statavietata in quasi tutti gliStati pre-unitari. Il pro-

cesso va dalla creazione della LoggiaAusonia a Torino nel 1859 alla fonda-zione subito dopo, sempre a Torino,del Grande oriente italiano che hacome primo gran maestro il pie-montese Costantino Nigra, strettissi-mo collaboratore di Cavour. Se am-pliamo il discorso alla mentalitàmassonica, questa è al cuore del Ri-sorgimento – distinto, appunto,dall’unità – così come lo interpreta elo promuove la cultura piemontesedominante, con effetti che si fannosentire ancora oggi».

MARTEDÌ23 MARZO 2010

Vittorio Emanuele II a cavallo in un ritratto di Domenico Induno. Sotto, Massimo Introvigne

A N Z I T U T TOE D I TO R I A L E

«Il progetto nazionale non è stato solo laicista, perché c’erano anche grandi cattolici – da Faà di Bruno a Rosmini – che sposavano questa causa. Ma le modalità del processo furono invece segnate da forze che, approfittando della costruzione di uno Stato nuovo, volevano plasmarlo secondo i propri ideali antireligiosi»