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Il RISCHIO AMBIENTALE. L’AMBIENTE: DEFINIZIONI E SUOI CARATTERI. prof. Massimo Riolfatti 9 settembre 2016 Università degli Studi di Padova A. A. 2015-2016 Master in Comunicazione delle Scienze

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Il RISCHIO AMBIENTALE. L’AMBIENTE:

DEFINIZIONI E SUOI CARATTERI.

prof. Massimo Riolfatti 9 settembre 2016

Università degli Studi di Padova A. A. 2015-2016

Master in Comunicazione delle Scienze

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Programma del seminario

• L’Ambiente e i suoi caratteri. Il rischio ambientale • Definizione di Pericolo e di Rischio. Gli elementi

ambientali e i loro effetti sulla salute dell’uomo. Sistemi per la definizione della qualità ambientale. L’inquinamento.

• Esempi di applicazione su rischi alimentari, cancerogeni, da esposizione a pesticidi e a metalli pesanti.

• I rischi da campi elettromagnetici: l’elettrosmog.

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SICUREZZA • Sicurezza: indica l’insieme dei mezzi tecnici

pubblici e privati, per proteggere i cittadini dai rischi.

• Condizione di chi è sicuro di sé ed ha fiducia in se stesso, nelle proprie capacità e possibilità, l’assoluta attendibilità, la certezza.

• Sicurezza: rappresenta l’assenza di pericoli o rischi e la condizione di chi è tranquillo senza preoccupazione, di chi sente di non correre alcun pericolo o rischio.

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PERICOLO e RISCHIO • Pericolo: capacità, potenzialità, proprietà

che una data condizione possa comportare un effetto dannoso o produrre effetti nocivi;

• Rischio: probabilità dell’accadimento di una certa dimensione di effetti o conseguenze indesiderate o meglio che si possa esplicare la potenzialità nociva nelle condizioni di uso o di esposizione.

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Definizione del rischio

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Stima del rischio

Analisi del rischio

•Identificazione dei pericoli

•Valutazione del rischio

Valutazione delle opzioni

•Sviluppo di opzioni risolutive

•Analisi delle opzioni

Gestione del rischio

•Descrizione •Realizzazione •Monitoraggio e valutazione

•Revisione

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Processo di stima del rischio

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Raccolta dei dati e valutazione

Raccolta e analisi dei dati importanti

Identificazione dei contaminanti e delle condizioni di interesse

Stima dell’esposizione

Analisi del rilascio dei contaminanti

Identificazione della popolazione esposta

Identificazione delle vie di esposizione

Valutazione delle concentrazioni di esposizione in funzione delle vie di esposizione

Valutazione dei livelli di contaminanti in funzione delle vie di esposizione

Stima della tossicità

Raccolta di dati qualitativi e quantitativi

Determinazione di valori di tossicità

Caratterizzazione del rischio

Caratterizzazione della capacità di evenienza di effetti sanitari nocivi

Stima dei rischi cancerogeni

Stima dei rischi non cancerogeni

Valutazione dell’incertezza

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Fasi della valutazione e della gestione del rischio ambientale a fini sanitari

Risk Assessment 1. Identificazione del rischio 2. Valutazione dose-risposta 3. Valutazione dell’esposizione

4. Caratterizzazione del rischio

Risk Management 5. Valutazione del rischio 6. Percezione e comunicazione del rischio 7. Controllo dell’esposizione 8. Monitoraggio del rischio

Tratto da: ARPAT (a cura di), 2004, Epidemiologia Ambientale.

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ANALISI DEL RISCHIO E VALUTAZIONE DEL RISCHIO

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ANALISI DI RISCHIO

Procedura sistematica per la stima di tutti i fattori di rischio significativi che intervengono in uno scenario di esposizione

causato dalla presenza di pericoli

ovvero

La stima delle conseguenze sulla salute umana e sull’ambiente di un evento potenzialmente dannoso, in termini di probabilità che le

conseguenze si verifichino.

Introduzione

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Introduzione

PERICOLO (HAZARD)

“Una situazione con la potenzialità di causare un danno”

RISCHIO (RISK)

“La probabilità che un effetto avverso avverrà sotto definite condizioni”

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Pericolo e rischio

È più alto il rischio di morire in un incidente aereo o colpiti fatalmente da un fulmine in un giorno tempestoso? La morte a seguito di un incidente aereo, secondo l’Harvard Centre of Risk Analysis, avviene con una probabilità di 9 su 10 milioni, contro 2 su 10 milioni di essere fulminati La stima del rischio è innanzitutto una esperienza quotidiana di tutti noi, inserita in contesti anche molto diversi. In secondo luogo è una procedura tecnica che risponde ad alcuni principi generali: il rischio è definito come combinazione della probabilità, o frequenza, con cui si manifestano effetti avversi, e dell’entità (magnitudo) degli effetti stessi (Royal Society, 1992). .

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Ruolo dell’A. R. nella gestione ambientale VALUTAZIONE E GESTIONE DEL RISCHIO

RISCHIO STIMATO

PROCESSO DI BONIFICA

RISCHIO ACCETTABILE

LIMITE DI RILEVABILITA’

COSTI TOTALI

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AZIONI PER LA GESTIONE DEL RISCHIO

Ruolo dell’A. R. nella gestione ambientale

ELIMINAZIONE TRASFERIMENTO

MANTENIMENTO RIDUZIONE agendo su:

SORGENTE ad es., sostituendo una sostanza chimica con un’altra, bonificando il suolo, ecc. PERCORSO ad es., facendo sbarramenti, mettendo dei filtri ai camini, ecc. BERSAGLI ad es., informando i soggetti esposti, educare ad atteggiamenti che minimizzano l’esposizione, limitare l’utilizzo di una sostanza pericolosa, ecc.

MONITORAGGIO E VERIFICA DEI RISULTATI RAGGIUNTI

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Scala di gravità del Danno - D

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Valore Livello Danno

4 Gravissimo Infortunio o episodio di esposizione acuta con effetti letali o totalmente invalidanti – Esposizione cronica con effetti letali o totalmente invalidanti.

3 Grave Infortunio o episodio di esposizione acuta con effetti di invalidità parziale – Esposizione cronica con effetti irreversibili e/o parzialmente invalidanti.

2 Medio Infortunio o episodio di esposizione acuta con inabilità reversibile – Esposizione cronica con effetti reversibili.

1 Lieve Infortunio o episodio di esposizione acuta con inabilità rapidamente reversibile – Esposizione cronica con effetti rapidamente reversibili.

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Scala delle Probabilità - P

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Valore Livello Probabilità

4 Altamente probabile

Esiste una correlazione diretta tra pericolosità dell’infortunio o dell’episodio rilevata ed il verificarsi del danno.

3 Probabile L’infortunio o l’episodio può provocare un danno, anche se non in modo automatico o diretto.

2 Poco probabile L’infortunio o l’episodio rilevato può provocare il danno, solo in determinate circostanze.

1 Improbabile L’infortunio o l’episodio può provocare il danno solo per la concomitanza di più eventi poco probabili ed indipendenti.

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STIMA DEL RISCHIO

R(ischio) = D(anno) x P(robabilità)

4 8 12 16

3 6 9 12

2 4 6 8

1 2 3 4

Danno

Pro

babi

lità

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Scala delle Priorità

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Definizioni

ADI: acceptable daily intake (dose giornaliera accettabile). Dose: quantità di sostanza somministrata (peso/kg peso corporeo). Dose assorbita: dipende dalla via di somministrazione (inalazione, dermica, ingestione). IARC: International Agency for Research on Cancer. LC50: concentrazione che causa il decesso del 50% degli organismi considerati. LCLo: concentrazione più bassa che causa il decesso. LD50: dose che causa il decesso del 50% degli organismi considerati. LDLo: dose più bassa che causa il decesso. LOEL: lowest observed effect level (la più bassa dose con effetto tossico osservato). LOAEL: lowest observed adverse effect level (la più bassa dose alla quale è stato osservato un effetto indesiderato nella specie più suscettibile). NOEL: no observed effect level (dose massima a cui non si osservano effetti tossici nella specie più suscettibile in sperimentazioni a lungo termine). NOAEL: no observed adverse effect level (dose massima a cui non si osservano effetti avversi – indesiderati – nella specie più suscettibile, in genere in sperimentazioni a lungo termine).

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Definizioni PEL: permissible exposure limit (limite di esposizione permesso, OSHA). REL: recommended exposure level (livello di esposizione raccomandato, NIOSH). STEL: short-term exposure limit (limite per esposizione di breve termine). TCLo: concentrazione minima che determina un effetto tossico. TDP: transferable discharge permits (permessi negoziabili di inquinamento/emissione). TLV-TWA: threshold limit value-time weighted average (valore limite soglia medio ponderato nel tempo di lavoro - 8 ore al giorno - della concentrazione di una sostanza nell’aria; va considerata come la massima esposizione tollerabile nella pratica professionale). Tossicità acuta: correlazione tra l’effetto letale e la dose di tossico DL50 (dose letale per il 50% del campione considerato). Tossicità sub-acuta: si determinano i valori di NOEL, NOAEL, LOAEL. USEPA: US Environmental Protection Agency.

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Inquinamento - Interazioni

In presenza di altre sostanze un inquinante può avere sulla salute umana: stesso effetto; effetto maggiore “sinergia”; effetto minore “antagonismo”.

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AMBIENTE E FATTORI AMBIENTALI

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1. Ambiente globale}

2. Ambiente comportamentale, sociale, naturale e fisico

3. Ambiente sociale, naturale e fisico

4. Ambiente naturale e fisico

5. Ambiente fisico

5 4 3 2 1

L’ambiente in senso stretto: ambiente fisico e naturale includente gli elementi introdotti ad opera dell’uomo

L’ambiente in senso lato

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Gli elementi ambientali • Aria • Acqua • Suolo • Energia

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AMBIENTE E IMPATTO SULLA SALUTE

• L’ambiente è costituito da tutti i fattori fisici, chimici e biologici esterni alla persona, e tutti i comportamenti correlati (es. il lavaggio delle mani), ma con l’esclusione di quegli ambienti naturali che non possono essere ragionevolmente modificati.

• La definizione esclude i comportamenti non correlati all’ambiente, come i comportamenti associati all’ambiente sociale e culturale, e genetici e parti dell’ambiente naturale ( es. le pressioni culturali sullo stile di vita, la disoccupazione).

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"Capacità di adattamento omeostatico dell'individuo al

suo ambiente"

Approccio adattativo

"Capacità dell'organismo di esplicare le funzioni che gli sono richieste nel suo

contesto biologico e sociale"

Approccio sociale

"Uno stato di completo benessere fisico, psichico

e sociale, e non semplicemente l’assenza

di infermità"

Approccio percettivo

Salute

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Approccio Oggettivo "Uno spostamento dalla condizione fisiologica

normale dell' organismo sufficiente a produrre

segni o sintomi"

"Diminuzione o assenza di benessere; condizione di malessere o sofferenza"

Approccio Soggettivo

"Fenomeno tipicamente evolutivo verso un esito che può essere, a seconda dei casi, la guarigione, la morte o l' adattamento a nuove

condizioni di vita"

"Un processo che insorge come risultato di un'azione sull’organismo di uno stimolo (straordinario) nocivo, dell'ambiente interno o esterno,

caratterizzato dalla diminuzione delle capacità di adattamento dell'organismo vivente all'ambiente esterno, con una mobilitazione

contemporanea delle sue forze difensive"

Approccio Ambientale

Malattia

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INQUINAMENTO AMBIENTALE

L'inquinamento ambientale avviene quando una contaminazione produce danni misurabili agli organismi viventi,

alle popolazioni, o alle comunità biologiche.

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INQUINAMENTO Variazione di concentrazione o l'introduzione o il decremento, sia naturale sia di origine antropica di sostanze chimiche, organismi viventi o fattori fisici nell'ecosistema tale da comportare danni reversibili e irreversibili o fastidi sia a livello della biocenosi sia del biotopo tanto a breve che a lungo termine. Alterazione non desiderabile delle caratteristiche fisiche, chimiche o biologiche dell'aria, dell'acqua e della terra, che può essere pericolosa - lo diventerà – per la vita umana e per quella di altre specie, nonché per le condizioni ambientali e culturali, e che deteriora – deteriorerà – le risorse di materie prime (National Academy of Science)

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Definizione 1: L’inquinamento come misura

Gli inquinanti sono sostanze naturali o estranee (a un ambiente) scaricate in quantità eccessiva (Connell, 1981)

Relatore
Note di presentazione
Volendo scomporre questa definizione, si trovano tre elementi: le sostanze naturali o estranee, la fase di scarico, la quantità eccessiva. Il dato più appariscente è la quantità eccessiva, mentre l’azione dell’uomo non è immediatamente percepibile, a meno di non attribuirne automaticamente la responsabilità degli scarichi. (in questo modo però non sapremmo come inserire le eruzioni vulcaniche). Al di là del ruolo dell’uomo, muovendo da questa definizione, si possono individuare quattro passaggi per riconoscere l’inquinamento
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Conseguenze

• Classificare l’inquinante natura • Stabilirne l’origine fonte • Individuarne le modalità di diffusione • Misurarne la quantità misure

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Natura degli inquinanti

• fisica (radiazioni = centrali nucleari; temperatura = scarichi acque di raffreddamento; campi elettromagnetici)

• chimica (metalli non essenziali; nuovi composti di sintesi)

• biologica (escrementi dagli allevamenti; introduzione di nuove specie)

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Immissione nell’ambiente Fonte

A) Diretta: (scarichi, fuoriuscite accidentali) B) Indiretta: richiede un certo periodo di tempo fra l’immissione dell’inquinante e la sua diffusione in un altro ambiente (rifiuti urbani e agricoli che arrivano al mare). C) Diffusa: rilascio in quantità sufficienti e su un’ampia area della superficie terrestre (DDT, petrolio).

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Gli inquinanti sono sostanze che si trovano in ambiente come risultato,

anche parziale, dell’azione dell’uomo, e che hanno effetto

deleterio sui viventi (Moriarty, 1988)

Definizione 2: L’inquinamento come effetto negativo dell’azione

dell’uomo

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Definizione 3: L’inquinamento come alterazione, dipendente dall’azione

dell’uomo, degli ecosistemi

• L’inquinamento, da un punto di vista biologico, è una modificazione sfavorevole dell’ambiente naturale che appare, in tutto o in parte, come sottoprodotto dell’attività umana, con effetti diretti o indiretti che fanno variare: a) i criteri di ripartizione dei flussi di energia, b) i livelli di radiazione, c) la costituzione chimico fisica dell’ambiente, d) l’abbondanza delle specie

Ramade (1965)

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ELEMENTI DA CONSIDERARE

• Visione biologica, riferita all’ecosistema, ma con la possibilità di cambiare scala in relazione all’organizzazione biologica (dalla molecola alla comunità).

• Analisi di sistemi complessi: necessità di competenze diverse.

Nota: l’Ecotossicologia non è stata considerata, per l’impossibilità, in questo contesto, di considerare assieme e gli aspetti fisiologici e quelli ecologici

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CONCETTI DI CHIMICA AMBIENTALE

• Sostanze caratterizzate da elevata solubilità in acqua possono ragionevolmente essere capaci di alterare maggiormente l'ambiente acquatico.

• Sostanze caratterizzate da elevata capacità di adsorbimento su carbone attivo, possono ragionevolmente essere capaci di avere maggiori effetti sul suolo (in particolare sugli strati superiori dove i livelli di carbonio organico sono elevati ed è significativa la capacità di scambio con altri comparti.

• Sostanze caratterizzate da bassa solubilità in acqua e alta tensione di vapore possono ragionevolmente essere capaci di ripartirsi maggiormente nell'atmosfera (da altri substrati).

• Sostanze con coefficiente di ripartizione n-ottanolo/acqua elevato (n-ottanolo simula adeguatamente i fluidi e i tessuti biologici) possono ragionevolmente essere capaci di bioaccumulazione nei pesci che vivono in acque contaminate e, per estrapolazione, in altre specie.

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Schema dei meccanismi di trasporto e dei processi di trasformazione di una sostanza chimica nei principali comparti

ambientali

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AMBIENTE SANITARIO AMBIENTE:

complesso dei fattori fisici, chimici, sociali che possono avere influenza sullo stato di salute dell'uomo.

1. STATO DI SALUTE: 1. stato di benessere fisico, psichico, sociale

dell'uomo e non solo assenza di malattia. 1. STATO:

1. equilibrio di tipo dinamico (evoluzionistico). 1. INFLUENZA:

1. effetto significativo e distinguibile (apprezzabile).

DEFINIZIONE

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Qualità ambientale • Funzione del target:

– vegetali, animali, uomo, beni ambientali o culturali – uso specifico dell’elemento ambientale (aria, acqua,

suolo, ecc.) • In genere individua le condizioni dell’ambiente

che non provocano danno di alcun tipo agli organismi viventi, alle popolazioni, alle comunità biologiche, né deteriora beni ambientali o culturali e consente gli usi consentiti dell’ambiente.

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• Elementi ambientali che possono essere modificati da interventi di tipo regolamentatorio a breve o lungo termine, tali da ridurre l’impatto sanitario dell’ambiente, senza intervenire sugli individui.

SU QUALE AMBIENTE INTERVENIRE

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CRITERIO SANITARIO DI QUALITÀ AMBIENTALE

• CRITERIO: rassegna delle conoscenze scientifiche che associano, generalmente le concentrazioni degli specifici inquinanti, sia da soli che in combinazione con altri inquinanti, a identificabili effetti nocivi alla salute, al benessere dell'uomo e al suo ambiente.

• Relazione esistente tra esposizione ad un

inquinante ed il rischio o la grandezza dell'effetto indesiderabile sotto specifiche circostanze definite dalle variabili ambientali e ricettrici.

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Evidenze scientifiche di possibili effetti

Sono ricercate per mezzo di: • studi epidemiologici; • studi sperimentali in vivo su animali; • studi sperimentali in vitro su campioni

cellulari.

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Variabili • possibilità che la sostanza venga assorbita • dose ed esposizione • relazione dose-effetto, concentrazione-effetto • soglia di tossicità • dose accettabile • specie biologica in studio • variabili individuali • assuefazione e sensibilizzazione al tossico • popolazione esaminata • momento della somministrazione • ambiente fisico

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Risposte biologiche all'esposizione di un

inquinante

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CLASSIFICAZIONE DEGLI EFFETTI CRITERI

ORGANICI – Effetti su differenti sistemi o

organi – Modificazioni che appaiono alla

radiografia – Cancerogenesi – Effetti sulla fecondità e

riproduzione – Mutagenesi – Effetti sul feto

FUNZIONALI

– Irritazione – Alterazione funzionale degli

organi – Cambiamento del

comportamento – Modificazioni sul consumo degli

alimenti o del peso corporeo

BIOCHIMICI – Modificazioni quantitative dei

costituenti dei liquidi biologiici e escreti

– Modificazioni delle attività enzimatiche o iso-enzimatiche

– Effetti immunochimici – Metabolismo delle sostanze

tossiche DIVERSI – Effetti fastidiosi: odori – Effetti anestetici – Sensazioni di malessere – Allergie – Assopimento – Dipendenza

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EFFETTI E RISPOSTE

• Effetto: indica il danno, o la funzione biologica compromessa dall’azione del tossico (per es., sopravvivenza, mobilità, velocità di crescita)

• Risposta: la frazione di organismi esposti che mostrano determinato effetto dovuto all’azione tossica (% di incidenza)

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Curva di tossicità

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Superficie risposta-concentrazione-durata

a) risposta-concentrazione

b) tempo-concentrazione

c) risposta-tempo

Relatore
Note di presentazione
a) indica la classica curva concentrazione (o dose)-risposta ottenuta trattando un gruppo di organismi con differenti concentrazioni o differenti dosi della stessa sostanza chimica e osservando l’effetto entro un determinato periodo di tempo (solitamente 24 h). Curva sigmoide, non sempre simmetrica. Di particolare interesse, in esperimento a breve termine, è il 50% di incidenza e la concentrazione o dose che provoca questo effetto. LC50 (concentrazione mediana letale); LD50 (dose mediana letale); IC50 (concentrazione mediana di inibizione); EC50 (concentrazione mediana di effetto); EC01 (livello più basso di effetto). b) ad una fissata incidenza di effetto, si osserva il tempo per raggiungere questa risposta come funzione della concentrazione o della dose. In questo caso, il tempo corrisponde al tempo di sopravvivenza del 50% (tempo mediano di sopravvivenza) degli organismi trattati, e al tempo di morte del restante 50%; questo tempo è spesso chiamato tempo mediano di morte, LT50. Se LT50 → 0 (tempo di sopravvivenza tende all’∞), la curva intercetta l’asse x asintoticamente nel valore LC50 incipiente o soglia di concentrazione letale. Queste curve asintotiche possono essere più di una, suggerendo diversi meccanismi di azione. c) ad una fissata concentrazione o ad una dose costante, si osserva il cambiamento della risposta al variare del tempo di esposizione.
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Variabili che influenzano le curve dose-risposta

• Vie di esposizione: – tasso di assorbimento – organi esposti

• Sesso – livelli di tessuto adiposo – sistema riproduttivo – effetti teratogeni

• Età – muscolatura – metabolismo – velocità di respirazione – sensibilità di vari organi

• Interazione tra sostanze chimiche diverse – sinergismo – potenziamento – antagonismo

• Modalità di interazione fra sostanze tossiche – funzionale – chimica – disposizione – via recettore

• Genotipo

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Valutazione della accettabilità

• Dose senza effetto nocivo alcuno

– disturbi dell’accrescimento – manifestazioni cliniche di malattia – modificazioni del tasso di mortalità – effetti biochimici e fisiologici negativi – danneggiamento evidente di organi e tessuti – effetti negativi sulla riproduzione

• Dose che causi una o più risposte anormali • Dose senza effetto osservato (NOEL) • Fattore di sicurezza

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Definizione di linee-guida per sostanze chimiche con dose soglia di tossicità

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FORMULAZIONE DEL CRITERIO

A) Definizione degli effetti sanitari critici

B) Costruzione curve:

C) Individuazione:

D) X fattore di sicurezza

E) Definizione:

Dose-risposta

Dose-effetto

Livelli di assenza di effetto o di effetto non osservato

1) Livelli di sicurezza

2) Dosi di assunzione globale giornaliera

LINEE GUIDA

LIMITI DI TOLLERABILITÀ O DI ACCETTABILITÀ

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Valori del fattore di incertezza UF secondo quanto previsto da US EPA (tratto da: Di

Molfetta et al., 1999)

UF Condizioni di utilizzo 10 Estrapolazione di valori sulla base di sperimentazioni affidabili relative ad esposizioni prolungate

alla vita media umana. Questo valore tiene quindi conto della variabile sensibilità della popolazione umana

100 Estrapolazione di valori sulla base di sperimentazioni affidabili relative ad animali, non essendo disponibili o essendo inadeguati i dati sull’uomo. Questo fattore tiene quindi conto dell’estrapolazione dei risultati dagli animali all’uomo

1000 Estrapolazione di valori di esposizione cronica di animali sull’uomo. Questo fattore intende quindi considerare la differenza di effetti cronici sull’uomo rispetto a quella sugli animali

10000 Questo fattore tiene conto dell’incertezza dell’estrapolazione di valori soglia che hanno dimostrato l’insorgere di effetti negativi al NOAEL

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Stima del rischio per sostanze cancerogene

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STIMA DEL RISCHIO PER SOSTANZE CANCEROGENE

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Linee guida OMS (tratto da: Grilli, 1992)

Livello di rischio incrementale Rischio per tutta la durata di vita Applicabilità < 10-6 Trascurabile Esposizione della popolazione generale

10-6 – 10-5 Accettabile Ad es. farmaco di grande utilità e di prevedibile bassa frequenza di assunzione

10-5 – 10-4 Tollerabile Esposizione professionale > 10-4 Inaccettabile Nessuna

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Criteri di classificazione dell’evidenza qualitativa di potenzialità oncogena per

l’uomo secondo IARC (tratto da: Grilli, 1990)

Gruppo Caratterizzazione sostanza/effetti Gruppo 1 Cancerogeno accertato per l’uomo: vi è evidenza sufficiente di cancerogenicità per l’uomo

in studi epidemiologici adeguati che escludono il ruolo del caso, del confondimento e della distorsione dello studio

Gruppo 2 A Probabile cancerogeno per l’uomo sulla base di evidenza limitata in studi epidemiologici e di evidenza sufficiente nei piccoli roditori

Gruppo 2 B Possibile cancerogeno per l’uomo sulla base di evidenza limitata nell’uomo e di evidenza non sufficiente nell’animale oppure evidenza sufficiente nell’animale e di evidenza inadeguata nell’uomo

Gruppo 3 Non classificabile (evidenza inadeguata) Gruppo 4 Probabile non cancerogeno per l’uomo sulla base di evidenza che suggerisce l’assenza di

cancerogenicità nel roditore e nell’uomo e, in certi casi, sulla base dell’evidenza che suggerisce l’assenza di cancerogenicità nel roditore e l’inadeguatezza o la mancanza del dato sull’uomo, in presenza di altri dati rilevanti

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La classificazione della IARC 1 L’agente è cancerogeno per l’uomo 2A L’agente è probabilmente cancerogeno per l’uomo 2B L’agente è possibilmente cancerogeno per l’uomo 3 L’agente non è classificabile per quanto riguarda la cancerogenesi nell’uomo 4 L’agente è probabilmente non cancerogeno per l’uomo

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Esempi di agenti classificati dalla IARC

Classificazione Esempi di agenti Cancerogeni

Usualmente basata su una forte evidenza di cancerogenicità nell’uomo.

Asbesto, Bevande alcoliche, Benzene, Radon, Tabacco, Radiazione solare, X e g.

Probabilmente cancerogeni

Usualmente basata su una forte evidenza di cancerogenicità negli animali.

Scarichi dei motori Diesel,

Lampade e lettini solari (evidenza limitata nell’uomo), Formaldeide Bifenile policlorurato (PCB).

Possibili cancerogeni

Usualmente basata su una evidenza nell’uomo considerata credibile, ma per la quale altre

spiegazioni non possono essere escluse.

Caffè, Scarichi dei motori a benzina, Esalazioni di saldature, Campi magnetici ELF.

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Classificazione qualitativa della pericolosità per l’uomo di gruppi

di sostanze, secondo quanto previsto da US EPA (tratto da: Di

Molfetta e Aglietto., 1999)

Categoria Comportamento A Sostanza cancerogena per l’uomo B1 Sostanza probabilmente cancerogena per l’uomo (esiste un numero limitato di dati sulla

cancerogenicità della sostanza) B2 Sostanza probabilmente cancerogena per l’uomo (gli studi effettuati sugli animali non

sono sempre applicabili all’uomo) C Sostanza possibilmente cancerogena per l’uomo D Sostanza non classificabile come cancerogena per l’uomo E Sostanza non cancerogena per l’uomo

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Standards sanitari per l'ambiente Approccio per la loro definizione

• Livelli di condizioni ambientali desiderabili che promuovono la salute umana e il benessere.

• Livelli di condizioni ambientali accettabili che non sono ideali, ma il cui impatto è neutrale sulla salute e il benessere.

• Livelli di condizioni ambientali incompatibili che, se mantenuti, potrebbero provocare effetti dannosi sulla salute e sul benessere.

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Aspetti pratici del controllo del rumore Ambiente di vita

Livelli desiderabili di condizioni ambientali che promuovono la salute umana e il benessere. Assenza di disturbo del sonno - Livelli notturni: 35 dB(A) continui, 50 dB(A) di picco. Livelli permissibili di condizioni ambientali che non sono ideali, ma che non hanno effetto rilevante sulla salute o sul benessere. Risveglio di una significativa percentuale di persone - Livello notturno: 45 dB(A) continuo, 55 dB(A) di picco. Livelli incompatibili di condizioni ambientali che, se mantenute, potrebbero avere effetti negativi sulla salute e il benessere. Modificazioni elettroencefalografiche e disturbo al sonno in almeno il 50% delle persone esposte.- Livelli notturni: 55 dB(A) continui, (70 dB(A) di picco). [Si raccomanda l'installazione di finestre speciali per ridurre la trasmissione del rumore].

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Inquinamento atmosferico

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Parametri meteorologici

Quando si deve prevedere l’effetto di un’emissione sull’ambiente, oltre ai parametri caratteristici dell’emissione (tipo di sorgente e regime di funzionamento) è indispensabile considerare le condizioni meteorologiche nelle quali essa avviene. In relazione al tipo di sorgente, all’inquinante e all’obiettivo dello studio si deve valutare la scala spaziale del fenomeno, cioè l’ambito entro il quale esso manifesta i suoi effetti e si esaurisce.

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LA DISPERSIONE DEGLI INQUINANTI AL CAMINO

La dispersione degli inquinanti è un fenomeno importantissimo perché consente di ridurre la concentrazione degli inquinanti ed impedire una loro ricaduta nelle vicinanze del punto di emissione, dove risulterebbero in tal caso estremamente concentrati. In funzione delle condizioni di stabilità dell’atmosfera, dell’altezza di emissione e della velocità del vento è possibile valutare il grado di dispersione degli inquinanti emessi al camino di un qualsiasi impianto, in particolare si possono presentare le seguenti condizioni: atmosfera neutra, instabile, stabile, inversione termica in quota, inversione termica al suolo

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Fattori di dispersione I fenomeni responsabili della dispersione sono la turbolenza (meccanica e convettiva) ed i fenomeni molecolari. Tra zo e zi prevalgono i fenomeni turbolenti, ad altezze inferiori o superiori la turbolenza non è completamente sviluppata, perciò diviene importante anche il trasporto molecolare. La turbolenza atmosferica è regolata da una serie di fattori come il vento, la stabilità atmosferica, la conformazione del suolo e l’altezza di eventuali ostacoli, le circolazioni atmosferiche verticali (Zannetti, 1990). In generale la turbolenza di origine meccanica, salvo i casi di orografia estremamente complessa, influenza la dispersione sulle brevi distanze dal punto di rilascio, dove può rappresentare anche il fattore dominante. La turbolenza termodinamica influenza, invece, il fenomeno della dispersione a seconda della scala dei fenomeni meteorologici coinvolti. Per quanto riguarda i fenomeni di variazione della qualità dell’aria per immissione di sostanze inquinanti, studiati tipicamente entro distanze di qualche decina di chilometri, l’influenza si ha attraverso la struttura termica verticale dell’atmosfera (stabilità).

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Fattori di dispersione

Il vento è un altro parametro responsabile della dispersione. A questo proposito è necessario distinguere tra vento geostrofico, prodotto da un gradiente di pressione, e i fenomeni di circolazione locale, come le brezze terra-mare e mare-terra, le brezze di valle, le isole di calore prodotte da aree urbane, in relazione alla diversa potenzialità di dispersione degli inquinanti atmosferici e all’ampiezza della zona interessata (Zannetti, 1990). Sono state proposte equazioni che interpretano il comportamento di un fluido newtoniano, comprimibile e soggetto al campo gravitazionale nei più bassi strati dell’atmosfera e che sono la base per esplorare i processi che influenzano la turbolenza atmosferica.

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Classi di stabilità

La quantità di turbolenza nell'ambiente aria ha effetti significativi sulla risalita e dispersione degli inquinanti atmosferici. Detta quantità può essere classificata in incrementi definiti noti come "classi di stabilità". Le categorie più comunemente utilizzate sono le classi di stabilità di Pasquill, suddivise in A, B, C, D, e F. La classe A denota le condizioni di maggior turbolenza o maggiore instabilità mentre la classe F definisce le condizioni di maggior stabilità o minore turbolenza.

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Classi di stabilità

A Condizioni estremamente instabili

Extremely unstable conditions

B Condizioni moderatamente instabili

Moderately unstable conditions

C Condizioni leggermente instabili

Slightly unstable conditions

D Condizioni di neutralità Neutral conditions

E Condizioni leggermente stabili

Slightly stable conditions

F Condizioni moderatamente stabili

Moderately stable conditions

G Estremamente stabile Estremely stable

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ARIA E INQUINAMENTO

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Condizione in cui l'atmosfera esterna contiene sostanze in concentrazione e qualità che sono dannose all'uomo e al suo ambiente. (WHO, 1968)

DEFINIZIONE DI INQUINAMENTO (I)

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DEFINIZIONE DI INQUINAMENTO (II)

D. Lgs. 152/2006 (art. 268, co. 1, lett. a)): “ogni modificazione dell’aria atmosferica, dovuta all’introduzione nella stessa di una o più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da ledere o da costituire un pericolo per la salute umana o per la qualità dell’ambiente oppure tali da ledere i beni materiali o compromettere gli usi legittimi dell’ambiente”.

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DEFINIZIONE DI INQUINAMENTO (III)

Presenza nell'aria atmosferica di sostanze estranee alla sua normale composizione. Si distinguono inquinamenti chimici, biologici e radioattivi. Primario: sostanza identica a come viene emessa. Secondario: combinazioni chimiche di 2 o più elementi.

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PROBLEMA DI RILEVANZA MONDIALE

Storicamente : INTERESSE NEL CORSO DEL NOVECENTO

(Sulla spinta dei primi disastri epidemiologici) Primi studi (seconda metà del novecento): Nascita legislazione specifica :

ANNI ’60, ITALIA: LEGGE 615 del 13/07/1966 (I° provvedimento nazionale)

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COMPONENTI AEREI IMPLICATI PROC. VITALI

OSSIGENO Processi respirazione, combustioni interne Iperpresenza: abnorme combustione Ipopresenza (<12-15%) : anossia e morte

ANIDRIDE CARBONICA

Prodotto processi respirazione Prodotto ossidazione combustibili Prodotto ossidazione sostanze organiche Sottratta da piante/superfici idriche

AZOTO

In condizioni di alta pressione (embolie) OZONO

Effetto scudo (contro raggi solari U.V)

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DESTINO DEGLI INQUINANTI NELL’ATMOSFERA

Condizionato da caratteristiche termico-dinamiche ambientali :

CONVERSIONE TERMICA INVERSIONE TERMICA DA RADIAZIONE INVERSIONE TERMICA DA STASI CARATTERISTICHE TERRENO

- INDIVIDUO ADULTO 6-9 litri/minuto = 10-13 m3/die (a riposo) fino a 130 litri/minuto (sotto sforzo)

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FORMAZIONE DELLO SMOG

Smog riducente: inversione termica da radiazione, elevata Ur nebbia inquinamento atm. smog

Smog ossidante o fotochimico: inversione termica da stasi, bassa Ur irraggiamento solare intenso reazioni chimiche smog

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SMOG

Smog riducente (gas carbonici/solforici, goccioline nebbia acida

etc.) Smog fotochimico

(ozono, ossidi di azoto e carbonio, idrocarburi etc.)

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INQUINANTI AMBIENTALI

Origine NATURALE pollini, spore, batteri, materiali litoidi

(INQUINAMENTO IN EQUILIBRIO CON LA NATURA) Origine ANTROPICA

da riscaldamento domestico da attività industriale/lavorativa da traffico veicolare

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UNITÀ DI MISURA

ppm (parte per milione) ppb (parte per miliardo) μg/m3 (microgrammi per metro cubo)

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PRINCIPALI INQUINANTI

GASSOSI CO: incolore, inodore, non irritante, si lega all’emoglobina SOX: Irritante, solubile, più pericoloso per gli asmatici NOx: Brunastro, odore pungente, penetra nelle vie respiratorie, più pericoloso per asmatici O3:incolore, irritante, insolubile, penetra profondamente nelle vie respiratorie ALDEIDI BENZENE: (COV) Cancerogeno CFC: distruzione della fascia di Ozono

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FONTI DEGLI INQUINAMENTI ATMOSFERICI

Traffico veicolare: CO, Pb, ossidi di zolfo e azoto, benzene (tipo di motore, regime del motore) Impianti termici: ossidi di S, C e N (tipo di combustibile, efficienza dell’impianto) Industriali: anidride solforosa, ossidi di azoto, Cl, fluoro, polveri… Altri: incenerimento, macchine agricole odori ecc.).

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SORGENTI INQUINANTI PRINCIPALI Sostanze principali emesse

PROCESSI DI COMBUSTIONE materiale particolato ossidi di zolfo ossido di carbonio idrocarburi ossidi di azoto aldeidi PROCESSI DI COMBUSTIONE

PARTICOLARI (R.S.U.) polveri metalliche (Pb, Cd, Hg, Be,

...) alogenuri acidi PCB diossine IPA asbesto

MOTORI A COMBUSTIONE INTERNA

materiale particolato idrocarburi idrocarburi parzialmente ossidati ossidi di azoto ossidi di zolfo composti di piombo IPA PROCESSI PRODUTTIVI materie prime (S.O.V., polveri, ...) sottoprodotti prodotti

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PRINCIPALI INQUINANTI CORPUSCOLATI Piombo: disturbi allo sviluppo, maggiore rischio per fumatori… IPA: probabile cancerogeno ASBESTO POLVERI SOSPESE (PTS): Particulate Matter (PM), PM10, PM2,5

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SVILUPPO DEGLI INQUINANTI: ULTIMI 40 ANNI

Anidride solforosa Piombo “Fumi neri”

Ozono Benzene PM10

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Inquinamento atmosferico: fonti

Grandi centri urbani (agglomerati): Traffico veicolare; CO2, CO, NOx, Idrocarburi, benzene PM10 e PM2,5 O3 CFC (responsabili della diminuzione dell’ozono stratosferico). Sono in diminuzione: Pb, SOx, amianto. L’inquinamento atmosferico è caratterizzato da molte sostanze.

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Effetti sanitari

Bronchite cronica Asma Riniti allergiche Neoplasie al polmone.

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RAPPORTO CON LA SALUTE

Valutato con studi epidemiologici che stimano la diversa incidenza delle malattie negli esposti e nei non esposti: Danni maggiori all'apparato respiratorio.

ACUTI: apparato respiratorio, congiuntive, intossicazioni. CRONICI: bronchite, enfisema, insuff. circolo dx, tumori.

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Qualità dell’aria per vari inquinanti Ossidi di zolfo (SOx) Valore Limite giornaliero : 125 μg/m3 (da non superare più di 3 volte/anno) Valore Limite orario: 350 μg/m3 (da non superare più di 24 volte/anno)

Ossidi di azoto (NOx) Valore Limite annuale per la protezione della salute umana di 40 μg/m3

Monossido di carbonio (CO) Valore Limite, stabilito come massimo della media mobile su 8 ore, di 10 mg/m3.

Ozono (O3) Soglia di Informazione (SI) oraria di 180 μg/m3 Obiettivo a Lungo Termine (OLT) per la protezione della salute umana di 120 μg/m3

Particolato atmosferico (PM) PM10 Valore Limite (VL) annuale: 40 μg/m3 Valore Limite (VL) giornaliero: 50 μg/m3 (da non superare più di 35 volte/anno) PM2,5 Valore Obiettivo (VO) annuale: 25 μg/m3 (Valore Limite (VL) dal 2015)

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Qualità dell’aria per vari inquinanti

Benzene (C6H6) Valore Limite (VL) annuale per la protezione della salute umana, pari a 5 μg/m3

Elementi in tracce (Pb, As, Cd, Ni) Valore Limite (VL) annuale Piombo di 0.5 μg/m3 Arsenico di 6.0 ng/m3 Cadmio di 5.0 ng/m3 Nichel di 20.0 ng/m3. Valori Obiettivo (VO) annuali

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Il nuovo decreto legislativo 152/06

ha abrogato e sostituito le seguenti principali norme:

D.Lgs 152/1999 sulla tutela delle acque

DPR 203/1988 sulle emissioni in atmosfera derivanti da impianti industriali e di pubblica utilità

Legge 36/1994 sulle risorse idriche

Legge 183/1989 sulla difesa del suolo

D.Lgs 22/1997 sulla gestione dei rifiuti in generale

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PARTE PRIMA: disposizioni comuni (artt. 1 – 3)

PARTE SECONDA: procedure per la valutazione ambientale strategica (VAS) per la valutazione d’impatto ambientale (VIA), e per l’autorizzazione ambientale integrata (IPPC) (artt. 4 – 52)

PARTE TERZA: norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione, di tutela delle acque dall’inquinamento e di gestione delle risorse idriche (artt. 53 – 176)

PARTE QUARTA: norme in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati (artt. 177 – 266)

PARTE QUINTA: norme in materia di tutela dell’aria e di riduzione delle emissioni in atmosfera (artt. 267 – 298)

PARTE SESTA: norme in materia di tutela risarcitoria contro i danni all’ambiente (artt. 299 – 318)

• è costituito da 318 articoli, suddivisi in 6 parti e da 45 allegati.

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Il D.Lgs. n. 152/2006, è costituito da: 318 articoli, suddivisi in:

6 “parti” I: Disposizioni generali II: Valutazione Ambientale Strategica, Valutazione di Impatto Ambientale III: Difesa del suolo, tutela e gestione delle acque IV: Rifiuti e bonifiche V: Tutela dell’aria VI: Danno ambientale

45 allegati

Dimensione ed articolazione

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TITOLO I EMISSIONI DA

IMPIANTI E ATTIVITÀ

(ARTT. 267 – 281)

TITOLO II IMPIANTI

TERMICI CIVILI (ARTT. 282 – 290)

TITOLO III COMBUSTIBILI

(ARTT. 291 – 298)

10 ALLEGATI

D.LGS. n. 152/2006 PARTE V Norme in materia di tutela

dell’aria e di riduzione delle emissioni in atmosfera

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Titolo I Prevenzione e limitazione delle emissioni in atmosfera di impianti e attività (artt. 267 – 281)

abroga e sostituisce: il d.P.R. n. 203/1988 i d.P.C.M. 21 luglio 1989 e 25 luglio 1991 il d.m. 12 luglio 1990 il d.m. n. 107/2000 il d.m. n. 44/2004

Titolo II Impianti termici civili (artt. 282 – 290) abroga e sostituisce quel che restava della legge

615/1966 e il d.P.R. 1391/1970 Titolo III Combustibili (291 – 298)

abroga e sostituisce il d.P.C.M. 8 marzo 2002

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Inquinamento delle acque

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Tipi di inquinamento

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Inquinamento da organismi patogeni: batteri, virus, ecc. Inquinamento da carico organico: il materiale organico si decompone assorbendo l'ossigeno dall'acqua provocando quindi asfissia. Solamente nel caso di tenori poco elevati, i corsi d'acqua sono in grado di rigenerarsi.

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Inquinamento da sali minerali: questo inquinamento rende l'acqua non potabile e inadatta all'irrigazione. Per la depurazione sono necessari interventi specifici, in generale non semplici.

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Inquinamento da fertilizzanti: i costituenti principali sono a base di potassio, fosfati, nitrati, ecc.. Essi favorisco-no la formazione per fotosintesi di materie organiche che si depositano sui fondali provocando la proliferazione delle alghe.

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Inquinamento da sostanze oleose: la pellicola che si forma alla superficie dell'acqua ostacola la riossigenazione pur catturando anche l'ossigeno presente nell'acqua.

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Inquinamento da agenti tossici: esso è in generale provocato da sali metallici e da prodotti chimici complessi di sintesi. Inquinamento da sostanze radioattive.

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Inquinamento da torbidità: esso è dovuto in generale per immissione di materiali fini nell'acqua appartenenti alla classe granulometrica dei limi e delle argille. Inquinamento termico: acque di raffreddamento di processi industriali.

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Definizione

Per refluo liquido si intende, usualmente, un’acqua che dopo essere stata utilizzata in diversi processi e/o attività (industriali, civili, agricole ecc.) ha perduto le caratteristiche qualitative originarie, divenendo inidonea ad un utilizzo diretto.

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TIPI DI ACQUE DI RIFIUTO

Acque civili Acque industriali:

derivanti da attività produttiva Acque agricole:

derivanti da attività del settore primario, in particolare zootecnico.

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Caratteristiche dei reflui

Chimiche Organiche Inorganiche

Fisiche Disciolte Sospese Sedimentabili Non sedimentabili

Biologiche Biodegradabili (velocemente o lentamente) Non biodegradabili

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Classificazione delle acque di rifiuto

(sulla base del tipo di sostanza contenuta e degli effetti)

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Acque con caratteristiche i cui parametri indica-tori sono di carico autoctono, la cui provenienza è prevalentemente ascrivibile alla natura stessa dei terreni attraversati dal corpo idrico: pH, temperatura, conducibilità elettrica, durezza to-tale, solfati, cloruri, azoto nitrico, ossigeno di-sciolto, sodio, ferro, manganese.

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Acque di rifiuto le cui caratteristiche sono asso-ciate a parametri indicatori di carico ottico, di va-ria origine (naturale, domestica, industriale), ca-ratterizzati dal fatto di produrre effetti di altera-zione della limpidezza delle acque: torbidità, ma-teriali grossolani, materiali sedimentabili, mate-riali in sospensione totali, materiali in sospensio-ne volatili, colore.

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Acque di rifiuto le cui caratteristiche sono asso-ciate a parametri indicatori di carico antropico, la cui origine è legata alle diverse attività umane, provenendo essi dagli scarichi idrici inevitabilmente connessi con gli insediamenti urbani o industriali: BOD5, COD, COD5, fosforo totale, azoto ammoniacale, azoto nitroso, sostanze estraibili in etere di petrolio (oli e grassi animali - vegetali e minerali), tensioattivi anionici, fo-sforo (ortofosfato).

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Acque di rifiuto le cui caratteristiche sono asso-ciate a parametri di carico batterico, derivano dalle deiezioni umane ed animali, nelle quali sono sempre presenti in abbondanza: coliformi totali, coliformi fecali, streptococchi fecali, solfito riduttori.

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Acque di rifiuto le cui caratteristiche sono asso-ciate a parametri di carico tossico, la cui prove-nienza è prevalentemente ascrivibile agli scari-chi industriali (metalli tossici, cianuri, fenoli), ma in parte è anche attribuibile ai reflui agricoli (pe-sticidi) ed a sostanze in decomposizione (sol-furi); tutti questi parametri producono effetti dan-nosi sugli organismi umani e la loro presenza nelle acque, in concentrazioni superiori ai limiti, le rende inadatte ad usi potabili, agricoli, ricreati-vi ed, in alcuni casi, anche industriali: As, Cd, Cr totale ed esavalente, Hg, Ni, Pb, Cu, Zn, cianuri, solfuri, solfiti, fenoli totali, pesticidi, fluoruri, cloro libero, sostanze persistenti pericolose, PFAS

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PARTE TERZA “Norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione, di tutela delle acque dall’inquinamento e di gestione delle risorse idriche”

(artt. 53-176)

E’ costituita da 4 sezioni…

SEZIONE I

Norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione (artt. 53 – 72)

Abroga e sostituisce L.n. 183/1989 “Norme sulla difesa del suolo”

SEZIONE II

Tutela delle acque dall’inquinamento (artt. 73–140)

Abroga e sostituisce il D.Lgs.n. 152/1999 “Disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento”

SEZIONE III

Gestione delle risorse idriche (artt. 141 – 169)

Abroga e sostituisce la legge Galli L.36/94 “Disposizioni in materia di risorse idriche”

SEZIONE IV

Disposizioni transitorie e finali (artt. 170 – 176)

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Sezione II: Tutela delle acque dall’Inquinamento Titolo I: Principi generali e competenze (artt. 73-75) Titolo II: Obiettivi di qualità (artt. 76-90) Titolo III: Tutela dei corpi idrici e disciplina degli scarichi (artt. 91-116) Titolo IV: Strumenti di tutela (artt. 117-132) Titolo V: Sanzioni (artt. 133-140)

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Allegati alla Parte Terza Allegato 1: Monitoraggio e classificazione delle acque in funzione degli obiettivi di qualità ambientale. Allegato 2: Criteri per la classificazione dei corpi idrici a destinazione funzionale. Allegato 3: Rilevamento delle caratteristiche dei bacini idrografici e analisi dell’impatto esercitato dall’attività antropica. Allegato 4: Contenuti dei piani – Parte A Piani di gestione dei bacini idrografici – Parte B. Piani di tutela delle acque. Allegato 5: Limiti di emissione degli scarichi idrici. Allegato 6: Criteri per l’individuazione delle aree sensibili. Allegato 7: Parte A – Zone vulnerabili da nitrati di origine agricola; Parte B – Zone vulnerabili da prodotti fitosanitari. Allegato 8:Elenco indicativo dei principali inquinanti. Allegato 9: Aree protette. Allegato 10: Analisi economica. Allegato 11: Elenco indicativo delle misure supplementari da inserire nei programmi di misure.

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RISCHI ALIMENTARI

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Rischi

Pesticidi Errori di alimentazione

OGM Tossine di origine batterica

Additivi Micotossine

Errori di alimentazione Pesticidi

Tossine di origine batterica Additivi

Micotossine OGM

Percepiti dal consumatore Reali

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Studio dell’accettabilità di una molecola (1)

SOSTANZA

esattamente definita, purezza, impurezze

CONDIZIONI DI ESPOSIZIONE

esattamente definite, specie animali, via di somministrazione (orale,i.v., i.p.) forma (prodotto puro, ij solvente, con razione)

TOSSICITÀ

ACUTA

e valutazione della DL50

RISCHIO INACCETTABILE

NO

RISCHIO NON INACCETTABILE

segue (2)

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Studio dell’accettabilità di una molecola (2)

TOSSICOLOGIA GENETICA, METABOLISMO,

FARMACOCINETICA

RISCHIO INACCETTABILE

NO

RISCHIO ACCETTABILE

(metaboliti noti e innocui)

DUBBIO (metaboliti ignoti o di

dubbia innocuità)

segue (3)

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Studio dell’accettabilità di una molecola (3)

TOSSICITÀ SUBCRONICA, PROVE DI RIRPODUZIONE

RISCHIO INACCETTABILE NO

RISCHIO ACCETTABILE

DUBBIO

TOSSICITÀ CRONICA RISCHIO INACCETTABILE

NO

RISCHIO ACCETTABILE

(no cancro, no effetto mutageno o teratogeno)

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ATRAZINA • NOEL = 1 mg/kg p.c. • F.S. = 1.000 • Apporto della sostanza con l’acqua: 10% • Acqua bevuta o assunta per giorno: 2 L • Peso corporeo: 60 kg • 1*60*10/1000*100*2=0,03 mg/L/d

• D.P.R. 236/88: 0,1 µg/L • Ordinanza Ministero della Sanità 101/88: 1,0 µg/L

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VALUTAZIONE DEL RISCHIO SANITARIO PER ESPOSIZIONE AL

BENZENE

Esposizione di lavoratori americani dell'industria della gomma: 300 mg/m3

8 ore/giorno - 240 giorni/anno - 8,5 anni Rischio relativo associato di leucemia per i lavoratori: 5,6

Esposizione media della popolazione nell'arco della vita equivalente a quella dei lavoratori:

Tasso di mortalità nazionale USA per leucemia: 0,007 Rischio associato con una esposizione nell'arco della vita a 1 μg/m3:

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STIMA DEL RISCHIO CANCEROGENO Esposizione a bassi livelli di benzene

Rischio unitario (RU) per esposizione a 1µg WHO 1987 - 4 x 10-6

WHO 1996 - 6 x 10-6

US EPA 1994 - 1 x 10-5

US California 1991 - 2.9 x 10-5

Stime CCTT- ISS 1995 Casi di leucemia nella popolazione italiana nei prossimi 75 anni (dal

1994) : 17-246 casi/anno da benzene di origine veicolare (da 3 a 50 su 1.000

casi di leucemia)

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Sviluppo delle prove sperimentali e delle relative valutazioni sui residui di pesticidi

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Saggi tossicologici (tra cui tossicità a breve, medio e lungo termine, metabolismo, mutagenesi, teratogenesi, cance-rogenesi, ecc.) (Norme di Buona Pratica di Laboratorio)

Prove agronomiche ambientali a)(comportamento nelle piante, nel terre-no,

nell’ambiente; di degradazione, assorbimento, trasporto, mobilità; effetti collaterali ambientali)

b)Efficacia (tipo di formulazione, dose, e-poca) (Norme di Buona Pratica Agricola)

Dose sprovvista di effetti tossici (DSET)

(NOEL) (mg/kg/p.c.g.)

Dose Giornaliera Accettabile (DGA – ADI)

(mg/kg/p.c.g.)

Residuo Massimo Risultante (mg/kg)

(Norme di Buona Pratica Analitica)

Limite teorico tossicologico ammissibile

(mg/kg) Residuo massimo legale

(mg/kg)

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VALUTAZIONE DEL RISCHIO SANITARIO DA MERCURIO

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Concentrazione nei pesci 100 – 200 μg/kg

Dieta a base di pesce 3 – 90 g/d

500 – 700 μg/kg (200 – 1500 μg/kg)

INTRODUZIONE

< 20 μg/d 0,3 μg/d 135 μg/d

PTWI: 0,3 mg Hg (0,2 mg MeHg) 43 μg/d (301 μg/sett)

~ 43 μg/L Hg nel sangue (200 μg/L = livello di rischio)

Consumo pro-capite nazionale di pesce: 240 g/sett, 35 g/d

INTRODUZIONE (#) 168 μg/sett, 24 μg/d

Limite legale: 0,7 mg/kg (#)

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Concentrazione nel pesce Consumo di pesce Introduzione Hg

non predatori < 350 μg/kg

23 g/sett 8,05 μg/sett

predatori < 2,2 mg/kg

2 g/sett 4,4 μg/sett

Introduzione settimanale totale

12,45 μg/sett (1,78 μg/d)

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Definizione di valori limite basata su una protezione a più livelli.

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Tumori – Epidemiologia SCENHIR, 2006

• L’evidenza epidemiologica complessiva suggerisce che l’uso dei telefoni cellulari di durata inferiore ai 10 anni non comporti incrementi di rischio né per tumori cerebrali, né per neurinomi del nervo acustico

• Dai dati finora disponibili sembra che non vi siano incrementi del rischio di tumori cerebrali tra gli utilizzatori di lunga durata, con l’eccezione dei neurinomi del nervo acustico per i quali c’è evidenza limitata di una debole associazione

• I risultati di Interphone forniranno maggiori evidenze, ma alcuni problemi rimarranno probabilmente aperti

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Tumori – Studi di laboratorio SCENHIR, 2006

• Gli studi sull’incidenza di tumori in animali da laboratorio non hanno prodotto evidenze in supporto dell’ipotesi che i campi a RF possano indurre tumori, rafforzare l’effetto di cancerogeni noti o accelerare lo sviluppo di tumori trapiantati

• Dalla ricerca in vitro non emergono indicazioni affidabili riguardo alla possibilità che le RF possano influenzare i sistemi cellulari a livelli non termici di esposizione.

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Sintomi SCENHIR, 2006

• L’evidenza fornita da studi scientifici non supporta l’ipotesi di una relazione tra esposizioni a RF inferiori ai limiti regolamentati e sintomi neurovegetativi (a volte definiti come “sindrome da ipersuscettibilità ai campi elettromagnetici”)

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Effetti sul sistema nervoso e riproduttivo

SCENHIR, 2006

• Gli studi attualmente disponibili sugli effetti neurologici e sugli effetti riproduttivi non indicano rischi sanitari per esposizioni inferiori ai limiti raccomandati nelle linee guida

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Limiti di esposizione La protezione rispetto agli effetti sanitari accertati (effetti acuti) si realizza con la definizione dei limiti di esposizione, ossia di quei “valori di campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico, considerati come valori di immissione che non devono essere superati in alcuna condizione di esposizione.

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Valori di attenzione La protezione rispetto agli effetti a lungo termine si realizza con la definizione di valori di attenzione, ossia di quel “valore di campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico considerato come valore di immissione che non deve essere superato negli ambienti abitativi, scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze prolungate”.

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Obiettivi di qualità Ai fini di una progressiva minimizzazione dell’esposizione ai campi elettromagnetici, sempre nell’ottica di una protezione da effetti a lungo termine e nella logica della “prudent avoidance”, sono stati introdotti gli obiettivi di qualità, ossia valori di campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico, considerati come valori di emissione degli impianti e delle apparecchiature, da conseguire nel breve, medio e lungo periodo. Tali obiettivi di qualità sono rappresentati dai criteri localizzativi, gli standard urbanistici, le prescrizioni e le incentivazioni per l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili per ottenere nel tempo una riduzione delle esposizioni.

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Limiti di esposizione,valori di attenzione e obiettivi di qualità - Tabella 1

Vengono riportati i limiti di esposizione del DPCM 8/07/03 (100 kHz- 300 GHz)

Intensità di campo elettrico E (V/m)

Intensità di campo magnetico H (A/m)

Densità di potenza D (W/m2)

Limiti di esposizione

0,1 < f < 3 MHz 60 0,2 --

3 < f < 3000 MHz 20 0,05 1

3 < f < 300 GHz 40 0,1 4

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Limiti di esposizione,valori di attenzione e obiettivi di qualità - Tabella 2

Vengono riportati i valori di attenzione del DPCM 8/07/03 (100 kHz- 300 GHz)

Intensità di campo elettrico E (V/m)

Intensità di campo magnetico H (A/m)

Densità di potenza D (W/m2)

Valori di attenzione

0,1 MHz < f < 3 GHz 6 0,016 0,10 (3 MHz – 300

GHz)

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Limiti di esposizione,valori di attenzione e obiettivi di qualità - Tabella 3

Vengono riportati gli obiettivi di qualità del DPCM 8/07/03 (100 kHz- 300 GHz)

Intensità di campo elettrico E (V/m)

Intensità di campo magnetico H (A/m)

Densità di potenza D (W/m2)

Obiettivi di qualità

0,1 MHz < f < 3 GHz 6 0,016 0,10 (3 MHz – 300

GHz)

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Limiti di esposizione,valori di attenzione e obiettivi di qualità

Vengono riportati i limiti di esposizione, valori di attenzione e obiettivi di qualità del DPCM 8/07/03 (50 Hz).

Campo elettrico (kV/m)

Campo di induzione magnetica

(μT)

Limite di esposizione* 5 100

Valore di attenzione** -- 10

Obiettivo di qualità** -- 3

* Valore efficace ** Mediana dei valori nell’ arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio

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Limiti di base raccomandati dall’ICNIRP

• Campi elettrici e magnetici ELF – Lavoratori J < 10 mA/m2

– Popolazione J < 2 mA/m2

• Campi elettromagnetici a radiofrequenze

– Lavoratori SAR < 0.4 W/kg – Popolazione SAR < 0.08 W/kg

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Livelli di riferimento raccomandati dall’ICNIRP a 50 Hz

• Lavoratori – Campo elettrico 10 kV/m – Induzione magnetica 500 mT

• Popolazione – Campo elettrico 5 kV/m – Induzione magnetica 100 mT

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Scientific evidence?

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Sufficient evidence

• when a positive relationship is observed between the exposure and the effect investigated.

• when the effect is replicated in several studies by independent investigators or under different protocols, and when there is a consistent exposure-response relationship.

• when confounding factors could be ruled out with reasonable confidence.

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Limited evidence

• when the evidence of the effect is restricted to a few studies, or when there are unsolved questions regarding the adequacy of the design, conduct or interpretation of the study

• when in the studies confounding factors could not be ruled out with reasonable confidence

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Inadequate evidence

• when the studies are of insufficient

quality, consistency or statistical power to permit a conclusion

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Evidence suggesting lack of effects

• when no effects are reported in several studies by independent investigators under different protocols involving at least two species or two cell types and a sufficient range of field intensities

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Strength of evidence for selected biological effects from exposure to RF fields (EMF-NET Report on RF Cancer, Marino et al., Jan 2006)

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Type of biological effect and/or potentially affected biological system Evidence for effects (Classification based on studies published by the year (2000)

CARCINOGENICITY STUDIES

Exposure to RF fields alone Evidence suggesting lack of effect: Later studies further strengthens the previous conclusion

Combined exposure to RF fields with a known genotoxic agents Inadequate evidence: Later studies do not give support to the suggested association

Studies exposing genetically especially tumour-prone animals to RF fields nadequate evidence: Later studies do not give support to the suggested association

Development of transplanted tumours Evidence suggesting lack of effect: No relevant recent studies

Mortality Evidence suggesting lack of effect: Later studies further strengthens the previous conclusion

IN VIVO STUDIES ON GENOTOXIC EFFECTS

Gene mutations Evidence suggesting lack of effect: Later studies further strengthens the previous conclusion

Structural changes at the level of chromosomes:Micronucleus Limited evidence: The later studies do not give further support to the suggested association

DNA Damage/effect assessment Inadequate/Limited evidence: The later studies do not give further support to the suggested association

SOME OTHER POSSIBLY CANCER-RELATED IN VIVO STUDIES

Ornithine Decarboxylase (ODC) Inadequate evidence: No relevant studies available

Gene expression (Heat Shock Proteins) Limited evidence: The later studies have given some support to the suggested association

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Strength of evidence for selected biological effects ELF exposure

(EMF-NET Report on ELF, Jutilainen et al., Jan 2006)

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