Il Restauro del Grande Scheletro in cera del 1785 al Museo ...

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Il Restauro del Grande Scheletro in cera del 1785 al Museo di Storia Naturale “La Specola” di Firenze Opificio delle Pietre Dure di Firenze Settore di Restauro dei Materiali Ceramici, Plastici e Vitrei

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Il Restaurodel Grande Scheletroin cera del 1785al Museodi Storia Naturale“La Specola” di Firenze

Opificio delle Pietre Dure di Firenze

Settore di Restauro dei Materiali Ceramici, Plastici e Vitrei

In una grande vetrina girevole è esposto ilmodello in cera, realizzato da Clemente Susinie da Francesco Calenzuoli nel 1785, di uno scheletro di gigante alto 210 centimetri. Il modello è stato realizzato da un calco delloscheletro originale che, si racconta, non poteva essere esposto in piedi perché affetto da osteoporosi. Sull'identità della persona gigantesca il cui scheletro è servito per la realizzazione di questo modello vi sono varie supposizioni, tutte però aneddotiche, tramandateoralmente dal popolo ma non provate da alcun documento: per alcunicorrisponderebbe a un uomo soprannominato"Bambino di Castello", un sobborgo di Firenze, mentre per altri a un certo Palazzi, un dipendente comunale addetto all'accensioneserale dei lampioni stradali, funzione allaquale, grazie alla sua notevole statura, avrebbe provveduto senza bisogno di scale, cosa necessaria invece per i suoi colleghi"normali".

L’opera è composta da un’armaturametallica, ricoperta da uno strato di pitturaa calce o cementite, sulla quale è stataapplicata la forma in cera. La strutturametallica àncora l’opera alla sua base chesi inserisce in una vetrina realizzata inlegno e vetro. La base è dotata di unmeccanismo a manovella che nepermetteva la rotazione per poterapprezzare lo scheletro in tutte le sueparti.

I danni principali sono dovuti aproblematiche intrinseche allacostruzione e locazionedell’opera. L’anima metallica,infatti, blocca l’opera ad unastruttura rigida che subiscecontinue sollecitazioni dovutesoprattutto al calpestio e alpassaggio dei mezzi ditrasporto.

Oltre a questi movimenti di tiposussultorio, la struttura in ferro nonè vincolata in nessun altro punto senon nella base, perciò tende aflettersi e a creare dilatazioni,contrazioni e tensioni nella massacerosa che hanno portato allaformazione di crepe, fratture, microfessurazioni, distaccamento dellacera dalla struttura interna eformazione di scaglie.

Riassumendo: le cause principali del degrado erano l’oscillazione, imovimenti sussultori e l’ancoraggio rigido della struttura metallica sulla base.Questi aspetti hanno provocato il rischio concreto di un collasso.Il nostro lavoro si è concentrato sulla progettazione e realizzazione di unnuovo supporto meccanico che avesse caratteristiche di robustezza eelasticità e che non apportasse disturbo estetico nella lettura dell’opera. Perla realizzazione di questo meccanismo abbiamo scelto il plexiglass, unmateriale resistente e completamente trasparente dotato di una certaflessibilità.

Il supporto è costituito da una strutturacomposta da tre montanti ancorati alla basedell’opera per mezzo di sei viti con pernofilettato in acciaio zincato M6 (Ø foro 8 mm).Le viti si inseriscono nei sei fori effettuati nelretro della base rotante (alle spalle delloscheletro) per mezzo di sei rispettive boccolein ottone, assicurate nei fori con resinaepossidica.Sui sostegni verticali sono montate tre centineorizzontali, assicurate attraverso viteriacromata. Dalle tre centine partono sei bracciche, inserendosi in alcune cavità delloscheletro, lo assicurano garantendocontestualmente funzione di sostegno e dibloccaggio.

I sei bracci sono stati realizzati seguendo perfettamente dei prototipi ricavati con profili in polistirolo,calibrati in situ. Due bracci con funzione di sostegno si inseriscono nel bacino, al di sotto delle cresteiliache, in maniera da sostenere in parte il peso dell’opera ed alleviare la gravità sulle gambe. Altri trebracci hanno invece funzione di bloccaggio e cingono le ossa delle braccia in maniera da limitarnel’oscillazione. Un terzo braccio, con funzione di supporto, si inserisce sotto il cranio, agganciando l’Atlante,la prima vertebra cervicale.IL NUOVO SUPPORTO IN PLEXIGLASS è perfettamente modellato sui prototipi

in polistirolo.

1. Consolidamento2. Integrazione3. Riposizionamento4. Incollaggio5. Pulitura 3

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Dopo la pulitura lo «Scheletrone», come è stato soprannominato, è stato consolidato con iniezioni di resina vinilica. Inquesta fase, le porzioni decoese sono state riportate nella corretta posizione attraverso delle fasciature e un gradualeapporto di calore. Poi, le integrazioni formali realizzate con miscele paraffine sintetiche sono state ritoccate con colori avernice in maniera da denunciare l’intervento di restauro.

CURIOSITA’

Durante le fasi di pulitura abbiamo scoperto che lascatola cranica fu sfondata, forse a causa di unincidente in una movimentazione e, stranamente, iframmenti furono abbandonati all’interno delcranio senza che si fosse provveduto alriposizionamento e alla loro sutura. Il cranio eradunque visibile al suo interno. Rimuovendo leporzioni rotte, e l’ingente accumulo di polvere, ci èstata riservata anche un’ulteriore sorpresa e nellacavità della testa abbiamo trovato questo bigliettoche citava:

Grazie al registro nazionale deinumeri usciti al lotto, siamo riusciti adatare la rottura della testa alla metàdel 1800

6·38·57·28·88Rovinava questa scultura quando

usciva questi numeri (al Lotto)

Il Restaurodel Grande Scheletroin cera del 1785al Museodi Storia Naturale“La Specola” di Firenze

Soprintendente Opificio delle Pietre Dure: Marco Ciatti

Direzione e coordinamento: Laura Speranza

Direzione tecnica: Francesca Kumar

Restauro: Shirin Afra e Filippo Tattini

Immagini fotografiche: Shirin Afra e Filippo Tattini

Fornitura supporti in Plexiglass: Ditta Mape System

Curatore della sezione Cere Anatomiche del Museo di Storia Naturale “La Specola“: Claudia Corti

Funzionario tutela di zona SABAP: Daniele Rapino

Opificio delle Pietre Dure di Firenze