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97 IL REGNO DI DIO SI INSTAURA CON LA SECONDA VENUTA DI GESU CRISTO CAPITOLO 6 : LA PARUSIA DEL SIGNORE. Prodotti gli avvenimenti descritti nei capitoli anteriori, che formano parte di quello che si denomina "giorno del Signore”, andiamo ora a studiare l'evento costituito per la "Parusia" del Signore come tale. La "Parusia" ha il senso di "venuta in gloria", come i greci applicavano questa parola alle visite dei re alle province. Vedremo come è descritto nel Nuovo Testamento questo avvenimento, e quali sono gli elementi principali che lo compongono. 1) Apparirà un segno nel cielo . Prima che in qualche modo possa visualizzarsi a Gesù Cristo, apparirà nel cielo un segno che Matteo denomina "il segno del Figlio dell'uomo": Matteo 24,30: “Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria.” La "Didaché (dottrina) dei dodici Apostoli", menziona il segno: "Allora appariranno i segni della verità. Innanzitutto sarà visto il segno nel cielo, dopo quello della tromba, ed in terzo luogo la resurrezione dei morti.” Non ci sono maggiori precisioni sulla natura di questo segno, ma sarà visto da tutta la terra, poiché la conseguenza sarà il lamento di tutte le tribù dell'orbe. 2) Si vedrà al Figlio dell'uomo venendo sulle nuvole . Dopo il segno, appare in presenza di tutta la terra la figura di Gesù Cristo, visibile nel cielo, sopra le nubi, cioè, nell’alto del cielo: Matteo 25,31: “Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria.”

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IL REGNO DI DIO SI INSTAURA CON LA SECONDA VENUTA DI GESU CRISTO

CAPITOLO 6: LA PARUSIA DEL SIGNORE.

Prodotti gli avvenimenti descritti nei capitoli anteriori, che formano parte di quello che si denomina "giorno del Signore”, andiamo ora a studiare l'evento costituito per la "Parusia" del Signore come tale. La "Parusia" ha il senso di "venuta in gloria", come i greci applicavano questa parola alle visite dei re alle province. Vedremo come è descritto nel Nuovo Testamento questo avvenimento, e quali sono gli elementi principali che lo compongono. 1) Apparirà un segno nel cielo. Prima che in qualche modo possa visualizzarsi a Gesù Cristo, apparirà nel cielo un segno che Matteo denomina "il segno del Figlio dell'uomo": Matteo 24,30: “Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria.” La "Didaché (dottrina) dei dodici Apostoli", menziona il segno: "Allora appariranno i segni della verità. Innanzitutto sarà visto il segno nel cielo, dopo quello della tromba, ed in terzo luogo la resurrezione dei morti.” Non ci sono maggiori precisioni sulla natura di questo segno, ma sarà visto da tutta la terra, poiché la conseguenza sarà il lamento di tutte le tribù dell'orbe. 2) Si vedrà al Figlio dell'uomo venendo sulle nuvole. Dopo il segno, appare in presenza di tutta la terra la figura di Gesù Cristo, visibile nel cielo, sopra le nubi, cioè, nell’alto del cielo: Matteo 25,31: “Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria.”

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Matteo 26,64: “«Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico: d'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra di Dio, e venire sulle nubi del cielo».” Marco 13,26: “Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria.” Marco 8,38: “Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».” Luca 17,24: “Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno.” Luca 21,27: “Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande.” Apocalisse 1,7: “Ecco, viene sulle nubi e ognuno lo vedrà; anche quelli che lo trafissero e tutte le nazioni della terra si batteranno per lui il petto. Sì, Amen!” Nel brano di Matteo 26,64 Gesù cita al Salmo 110 ed al profeta Daniele: Salmi 110,1: “Renderò grazie al Signore con tutto il cuore, nel consesso dei giusti e nell'assemblea.” Daniele 7,13-14: “Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno, simile ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui, che gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto.” Con questo Gesù riconosce apertamente che egli è il Messia ed il Signore, quello che costituisce per gli ebrei la bestemmia decisiva. Si identifica pienamente col Figlio dell'uomo descritto per Daniele, applicando le sue profezie alla sua missione. Vediamo alcune precisioni su questa visione di Gesù nel cielo: *Viene con gran potenza e gloria: La "gloria di Dio" comprende tutta la maestà, la potenza e la santità di Dio, e già dall'Antico Testamento si menziona una manifestazione visibile, come l'irradiazione folgorante dell'essere divino, che nel Libro dell'Esodo prende la forma di una nuvola, oscura durante il giorno e luminosa di sera (Esodo 14,19-20;16,10) e che incorona il monte Sinaí come un fuoco divoratore (Esodo 24,16-17). Gesù Cristo, come Figlio di Dio, possiede la gloria di Dio in lui: Ebrei 1,2-3: “In questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo. Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati si è assiso alla destra della maestà nell'alto dei cielo.” Cristo è il "Signore della gloria” (1 Corinzi 2,8), e la gloria di Dio rifulge sul suo viso: 2 Corinzi 4,6: “E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo.” Gesù mostrerà questa gloria a tutti i suoi apostoli durante la sua trasfigurazione: Matteo 17,1-2: “Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce.” La Seconda Lettera di San Pietro interpreta la trasfigurazione come una visione anticipata della gloria di Gesù nella sua Parusia:

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2 Pietro 1,16-18: “Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce.” La maestà e la gloria di Cristo sono rivelate per la luminosità del suo volto e di tutto il suo corpo ed anche le vesti. Nelle visioni di Givanni nell'Apocalisse si conferma questo aspetto dello splendore divino: Apocalisse 1,12-15: “Ora, come mi voltai per vedere chi fosse colui che mi parlava, vidi sette candelabri d'oro e in mezzo ai candelabri c'era uno simile a figlio di uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d'oro. I capelli della testa erano candidi, simili a lana candida, come neve. Aveva gli occhi fiammeggianti come fuoco, i piedi avevano l'aspetto del bronzo splendente purificato nel crogiuolo. La voce era simile al fragore di grandi acque.” Ma la descrizione più chiara di Gesù Cristo nella sua Parusia la troviamo anche nell'Apocalisse: Apocalisse 19,11-16: “Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; colui che lo cavalcava si chiamava «Fedele» e «Verace»: egli giudica e combatte con giustizia. I suoi occhi sono come una fiamma di fuoco, ha sul suo capo molti diademi; porta scritto un nome che nessuno conosce all'infuori di lui. È avvolto in un mantello intriso di sangue e il suo nome è Verbo di Dio. Gli eserciti del cielo lo seguono su cavalli bianchi, vestiti di lino bianco e puro. Dalla bocca gli esce una spada affilata per colpire con essa le genti. Egli le governerà con scettro di ferro e pigerà nel tino il vino dell'ira furiosa del Dio onnipotente. Un nome porta scritto sul mantello e sul femore: Re dei re e Signore dei signori.” *Queste descrizioni rivelano qualcosa di fondamentale, oltre la vera immagine che mostrerà il Signore: Gesù Cristo sarà senza dubbio pienamente riconosciuto per tutti, nessuno potrà dubitare che è il Verbo di Dio, il Signore dei Signori, il Re dei Re. Sarà una manifestazione chiara della sua gloria, della sua maestà, della sua divinità. *Il brano di Luca 17,24 già menzionato riconosce anche che il Figlio dell'uomo si assomiglierà ad un "lampo brillando da un capo all’altro del cielo." In sintesi, tutti i passi che descrivono la Parusia, parlano sempre di una visione di Cristo glorioso nel cielo, sulle nubi, ma in nessun caso si menziona la possibilità che il Signore arrivi alla terra e rimanga in lei. Tratteremo già un po' più avanti i possibili eventi che seguono a questa apparizione di Gesù. 3) Si lamenteranno nella terra: la conversione dell'Israele. Apocalisse 1,7: “Ecco, viene sulle nubi e ognuno lo vedrà; anche quelli che lo trafissero e tutte le nazioni della terra si batteranno per lui il petto. Sì, Amen!” Davanti alla visione di Gesù Cristo nella sua Parusia sono lamenti e lutto, espressi per la parola greca "kopto" che significa letteralmente "battersi il petto”. Questa espressione si applica sempre nel Nuovo Testamento con l'accezione di lamento, di dolore davanti alla morte, di segno di lutto. Si battevano il petto quelli che piangevano la morte della figlia del capo della Sinagoga (Luca 8,52), come le donne di Gerusalemme che videro passare a Gesù portando la croce (Luca 23,27). L'Apocalisse ripete testualmente la frase di Matteo: Matteo 24,30: “Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli.”

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Apocalisse 1,7: “Ecco, viene sulle nubi e ognuno lo vedrà; anche quelli che lo trafissero e tutte le nazioni della terra si batteranno per lui il petto.” L'espressione greca "fyle", tradotta per "tribù della terra”, si riferisce alle tribù non israelite. In questo versetto si aggiunge tra quelli che vedranno Cristo "anche quelli che lo trafissero”, brano di Zaccaria 12,10. Di questa relazione con la profezia di Zaccaria, si ottiene un indizio molto forte sul momento in cui succederà la conversione degli ebrei come nazione a Cristo, in mezzo alla conversione anche di molti pagani. Vediamo il brano del profeta Zaccaria in forma più estesa: Zaccaria 12,10-13,1: “Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito. In quel giorno grande sarà il lamento in Gerusalemme simile al lamento di Adad-Rimmòn nella pianura di Meghìddo. Farà il lutto il paese, famiglia per famiglia: la famiglia della casa di Davide a parte e le loro donne a parte; la famiglia della casa di Natàn a parte e le loro donne a parte; la famiglia della casa di Levi a parte e le loro donne a parte; la famiglia della casa di Simeì a parte e le loro donne a parte; così tutte le altre famiglie a parte e le loro donne a parte». In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l'impurità.” Quando gli ebrei sopravvissuti al giudizio di Dio vedano negli eventi che accompagnano alla Parusía di Gesù il compimento delle profezie dell'Antico Testamento e ricevano l’effusione dello Spirito Santo, prenderanno coscienza della suo colpa rispetto "a chi trafissero" (Cristo), lo riconosceranno come il primogenito di Dio e ci saranno lamenti e lutto in ogni famiglia dell'Israele. Allora riceveranno il perdono di Dio, sotto la figura di una fonte che laverà il peccato della Casa di Davide. Si realizzerà in questo momento il mistero annunciato per San Paolo nella Lettera ai Romani rispetto alla conversione degli ebrei: Romani 11,25-32: “Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi: l'indurimento di una parte di Israele è in atto fino a che saranno entrate tutte le genti. Allora tutto Israele sarà salvato come sta scritto: Da Sion uscirà il liberatore, egli toglierà le empietà da Giacobbe. Sarà questa la mia alleanza con loro quando distruggerò i loro peccati. Quanto al vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto alla elezione, sono amati, a causa dei padri, perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili! Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia per la loro disobbedienza, così anch'essi ora sono diventati disobbedienti in vista della misericordia usata verso di voi, perché anch'essi ottengano misericordia. Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per usare a tutti misericordia!” La figura che presenta l'apostolo nella prima parte di questo Capitolo 11 è quella di un olivo, la cui radice santa è lo stesso Dio che sostiene ai rami, il popolo eletto. Ma, il popolo ebreo, esemplificato per i rami originali dell'olivo, prende una posizione differente rispetto alla prima Venuta di Cristo e la sua proclamazione del Vangelo: Romani 11,7-8: “Che dire dunque? Israele non ha ottenuto quello che cercava; lo hanno ottenuto invece gli eletti; gli altri sono stati induriti, come sta scritto: Dio ha dato loro uno spirito di torpore, occhi per non vedere e orecchi per non sentire, fino al giorno d'oggi.” La maggioranza dell'Israele, indurita, non riconobbe in Gesù Cristo la venuta del Messia atteso, mentre un resto, denominati "gli eletti", accettarono Gesù e si trasformarono nella Chiesa, il vero Israele, prolungamento dell'antico, fautore della sua elezione e le sue promesse. I primi furono tagliati dall'olivo, mentre le genti che riconobbero anche Cristo come il Salvatore e Messia, si unirono alla prima Chiesa formata per quel resto di ebrei fedeli, tutto questo sotto l'immagine di rami di oleastro che sono innestati nell'olivo naturale e si nutrono della linfa della sua radice.

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Ma Paolo rivela che questi rami tagliati (ebrei increduli ed induriti), se non rimangono in quell'incredulità può Dio innestarli di nuovo nella sua Chiesa: Romani 11,23-24: “Quanto a loro, se non persevereranno nell'infedeltà, saranno anch'essi innestati; Dio infatti ha la potenza di innestarli di nuovo! Se tu infatti sei stato reciso dall'oleastro che eri secondo la tua natura e contro natura sei stato innestato su un olivo buono, quanto più essi, che sono della medesima natura, potranno venire di nuovo innestati sul proprio olivo!” Ritornando al "mistero" rivelato nei versetti 25-29, abbiamo un dato cruciale per sapere quando si produrrà la fine dell'indurimento dell'Israele e la sua conseguente conversione: quando “tutte ("pleroma" in greco) le genti ("eznos") siano entrate ("eis-erjomai"). È molto importante stabilire con la massima certezza il significato di questo "pleroma delle genti." La parola greca "pleroma" ha in primo luogo un'accezione di riempire materialmente qualcosa: Marco 6,43: “E portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci.” Marco 8,20: “«E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette».” 1 Corinzi 10,26: “Perché del Signore è la terra e tutto ciò che essa contiene (pleroma).” Pertanto, in che cosa consisterà questo "pleroma" delle genti alla quale si riferisce Romani 11,25? Evidentemente rappresenta un numero determinato di non ebrei che dovrà raggiungersi; in base agli avvenimenti che si svilupperanno alla fine dei tempi, crediamo che questo numero rappresenta santi cristiani, tanto una quantità determinata che sarà viva nei tempi della Parusía e che sarà rapita all'incontro con Cristo, per ritornare alla terra con Lui, così come ad una cifra definita di santi morti che vivranno la prima resurrezione con la venuta di Cristo glorioso. Precisamente la parola greca "eis-erjomai" ha qui l'accezione di “entrare al regno di "Dio" o alla “Vita eterna", come in questi esempi: Matteo 19,23: “Gesù allora disse ai suoi discepoli: «In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli.” Marco 9,43: “Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile.” Atti 14,22: “Rianimando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede poiché, dicevano, è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio.” Pertanto rimane chiaro che questo "pleroma" (“pienezza”) si riferisce al numero di santi che entreranno al Regno di Dio, tanto al terreno come al celestiale. Entrambe le quantità di cristiani santi sono solo conosciute per Dio, ma la sua necessità è molto chiara: la pienezza dei santi vivi è necessaria affinché ritornino con Cristo nella Parusía, dopo avere vissuto la Seconda Pentecoste ed avere partecipato nelle Nozze dell'Agnello, e governeranno ed evangelizzeranno al resto dell'umanità sopravvissuta nella terra. Diremmo che è la Chiesa terrena rapita e purificata, rappresentata per i 144.000 eletti di Apocalisse 7,1-8. Invece, la pienezza dei santi morti è quella che le anime che stanno nel cielo aspettano che si raggiunga, affinché arrivi il glorioso momento della sua resurrezione, la prima, con la Parusía del Signore. È l'anelito che esprimono le anime dei santi e martiri in Apocalisse 6, 9-11 (quinto sigillo), chi sperano che si completi il numero dei suoi compagni e fratelli (il "pleroma"). Questi santi risuscitati, insieme a Gesù Cristo, stabilendo la sua dimora alla Gerusalemme celestiale, aiuteranno al governo del Regno di Cristo sulla terra, a partire dalla "comunione dei santi”. È la grandiosa visione di Apocalisse 7,9-17. Questo lo studieremo in dettaglio nel seguente Capitolo.

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Questo tempo di formazione del numero necessario di santi delle genti (ed anche di alcuni ebrei convertiti come vediamo che hanno entrato nella Chiesa in tutti i tempi del cristianesimo), è quello che Gesù denomina "i tempi dei pagani" ("eznos" in greco): Luca 21,24: “Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti.” Pertanto, questo "tempo" dei “pagani o genti” è un tempo nel quale Dio sceglie tra quelli chiamati per la predica del Vangelo, ai santi, ai cristiani che cercano di vivere la sua fede in maniera piena. Il Libro dei Atti degli Apostoli c'esprime questa idea in un discorso di Giacomo: Atti 15,14-18: “«Fratelli, ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome. Con questo si accordano le parole dei profeti, come sta scritto: Dopo queste cose ritornerò e riedificherò la tenda di Davide che era caduta; ne riparerò le rovine e la rialzerò, perché anche gli altri uomini cerchino il Signore e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio nome, dice il Signore che fa queste cose da lui conosciute dall'eternità.” Giacomo chiarisce il discorso anteriore di Pietro, indicando il piano di Dio: ha scelto tra i non ebrei (pagani) un popolo che lo accetta come il suo Dio, cioè, non ha fatto un'elezione collettiva come lo fece con tutto l'Israele, bensì realizzò una chiamata ed elezione individuale ad ognuno. Si riferisce ad una profezia di Amos (9,11 ss.) presa in forma libera, dove si annuncia la conversione delle genti. Nel Capitolo seguente si studierà in dettaglio la missione che porteranno a termine quelli che conformano questa "pienezza" dei santi della Chiesa delle genti. C'è un altro aspetto relazionato con quello che abbiamo descritto anteriormente che riveste somma importanza; lo rivela la Seconda Lettera di Pietro: 2 Pietro 3,9-12: “Il Signore non ritarda nell'adempiere la sua promessa, come certuni credono; ma usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi. Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli con fragore passeranno, gli elementi consumati dal calore si dissolveranno e la terra con quanto c'è in essa sarà distrutta. Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi così, quali non dovete essere voi, nella santità della condotta e nella pietà, attendendo e affrettando la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli si dissolveranno e gli elementi incendiati si fonderanno!” Da una parte vediamo che la promessa della Parusia non è che si ritarda, ma è Dio che ha pazienza e spera che si arrivi alla "pienezza" dei santi necessari, tanto i vivi negli ultimi tempi, come i morti le cui anime stanno nel cielo. Ma la cosa più importante è la rivelazione che segue: la santità e la pietà dei cristiani non sono solo necessarie per aspettare il Giorno del Signore che verrà all'improvviso, ma permette di affrettare o accelerare la Parusia. Perché questa accelerazione? La risposta è molto semplice, alla luce di tutto quello visto sopra: perché nella misura che si completi più rapidamente il numero dei santi stabilito per Dio ("pleroma"), si produrrà prima la Venuta in gloria del Signore. Da molti secoli si parla nella Chiesa che sorgeranno i "santi o apostoli dagli ultimi tempi." È molto chiaro quello che esprime, per esempio, il gran santo mariano San Luigi Maria Grignion di Monfort, nel "Trattato della Vera Devozione a Maria": “58. Saranno veri apostoli degli ultimi tempi, ai quali il Signore delle virtù darà la parola e la forza per operare meraviglie e riportare gloriose spoglie sui suoi nemici; dormiranno senza oro né argento e, ciò che più conta, senza preoccupazioni, in mezzo agli altri sacerdoti, ecclesiastici e chierici; e tuttavia avranno le ali argentate della colomba, per andare con la pura intenzione della gloria di Dio e della salvezza delle anime, dove lo Spirito Santo li chiamerà, e non lasceranno dietro di sé, nei luoghi dove avranno predicato, che l'oro della carità che è il compimento di tutta la legge. (Rom. 13,10). 59. Infine, sappiamo che saranno veri discepoli di Gesù Cristo, che camminando sulle tracce della sua povertà, umiltà, disprezzo del mondo e carità, insegneranno la via stretta di Dio nella pura

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verità, secondo il santo Vangelo, e non secondo le massime del mondo, senza darsi pensiero né fare accettazione di persona, senza risparmiare, ascoltare né temere alcun mortale, per quanto potente. Avranno nella loro bocca la spada a doppio taglio della parola di Dio; porteranno sulle loro spalle lo stendardo insanguinato della Croce, il crocifisso nella mano destra, la corona del Rosario nella sinistra, i sacri nomi di Gesù e di Maria sul loro cuore, e la modestia e la mortificazione di Gesù Cristo in tutta la loro condotta. Ecco i grandi uomini che verranno, ma che Maria formerà per ordine dell'Altissimo, per estendere il suo impero su quello degli empi, degli idolatri e dei maomettani. Ma quando e come ciò avverrà?... Dio solo lo sa: noi dobbiamo tacere, pregare, sospirare e attendere: Exspectans exspectavi (Sal 40,2).” Di queste considerazioni sorge la gran importanza di formare, senza sperare più, a cristiani che vogliano compromettersi con la sua fede, portandoli all'esperienza spirituale profonda, verso il cammino dell'esperienza mistica, secondo lo segnala la spiritualità tradizionale della Chiesa. Questo cammino si rivela oggi accessibile a tutti i cristiani, senza distinzione del suo stato di vita, a partire dall'esperienza dello Spirito Santo, come si sta dando nei nuovi movimenti della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. Può vedersi al riguardo la nostra contribuzione, secondo quello che abbiamo sviluppato nella nostra Scuola di Preghiera e Crescita Spirituale (www.it.contempladores.com.ar). 4) Gesù Cristo verrà accompagnato per i suoi santi. C'è una serie di testi biblici che rivelano che nella sua Parusia il Signore non ritornerà solo, ma lo farà accompagnato per i suoi santi: 1 Tessalonicesi 3,12-13: “Il Signore poi vi faccia crescere e abbondare nell'amore vicendevole e verso tutti, come è il nostro amore verso di voi, per rendere saldi e irreprensibili i vostri cuori nella santità, davanti a Dio Padre nostro, al momento della venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi.” In questa supplica di Paolo, l'apostolo chiede che il Signore permetta ai cristiani di Tessalonica crescere nella virtù della carità per santificarsi, per affrontare il giudizio di Dio ("stare davanti a Lui") che si produrrâ nella Parusia del Signore, momento nel quale verrà accompagnato dai suoi santi. Sembrerebbe che qui si stabilisca la condizione di santità per fare parte dei santi che accompagneranno Gesù. Si rivela anche che la volontà suprema di Dio per i cristiani è la sua santificazione: 1 Tessalonicesi 4,1-3a: “Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù: avete appreso da noi come comportarvi in modo da piacere a Dio, e così già vi comportate; cercate di agire sempre così per distinguervi ancora di più. Voi conoscete infatti quali norme vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù. Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione.” Nella Seconda Lettera ai cristiani di Tessalonica Paolo si espressa ancora più in relazione a questo tema: 2 Tessalonicesi 1, 3-12: “Dobbiamo sempre ringraziare Dio per voi, fratelli, ed è ben giusto. La vostra fede infatti cresce rigogliosamente e abbonda la vostra carità vicendevole; così noi possiamo gloriarci di voi nelle Chiese di Dio, per la vostra fermezza e per la vostra fede in tutte le persecuzioni e tribolazioni che sopportate. Questo è un segno del giusto giudizio di Dio, che vi proclamerà degni di quel regno di Dio, per il quale ora soffrite. È proprio della giustizia di Dio rendere afflizione a quelli che vi affliggono e a voi, che ora siete afflitti, sollievo insieme a noi, quando si manifesterà il Signore Gesù dal cielo con gli angeli della sua potenza in fuoco ardente, a far vendetta di quanti non conoscono Dio e non obbediscono al vangelo del Signore nostro Gesù. Costoro saranno castigati con una rovina eterna, lontano dalla faccia del Signore e dalla gloria della sua potenza, quando egli verrà per esser glorificato nei suoi santi ed esser riconosciuto mirabile in tutti quelli che avranno creduto, perché è stata creduta la nostra testimonianza in mezzo a voi. Questo accadrà, in quel giorno.

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Anche per questo preghiamo di continuo per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e porti a compimento, con la sua potenza, ogni vostra volontà di bene e l'opera della vostra fede; perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo.” Paolo dà grazie a Dio per l'aumento della fede e la carità nei Tessalonicesi, cioè, per la sua crescita in santità, la quale è provata attraverso molte persecuzioni e tribolazioni. Per questo l'apostolo crede che Dio, nel suo giudizio giusto, giudicasse questi cristiani degni di entrare al suo Regno e pagherà loro le sue tribolazioni con sollievo il giorno della sua manifestazione ("apocalisse" in greco) dal cielo, assieme ai suoi angeli. Qui anche ci rimane chiaro che la realtà di Cristo, della sua gloria, della sua potenza e della sua giustizia, che rimanevano nascosti nel cielo al nostro sguardo, diventeranno palesi con segni straordinari. Il Libro dell'Apocalisse, nel Capitolo 19, mostra la visione del grandioso quadro del ritorno di Gesù: Apocalisse 19,11-16: “Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; colui che lo cavalcava si chiamava «Fedele» e «Verace»: egli giudica e combatte con giustizia. I suoi occhi sono come una fiamma di fuoco, ha sul suo capo molti diademi; porta scritto un nome che nessuno conosce all'infuori di lui. È avvolto in un mantello intriso di sangue e il suo nome è Verbo di Dio. Gli eserciti del cielo lo seguono su cavalli bianchi, vestiti di lino bianco e puro. Dalla bocca gli esce una spada affilata per colpire con essa le genti. Egli le governerà con scettro di ferro e pigerà nel tino il vino dell'ira furiosa del Dio onnipotente. Un nome porta scritto sul mantello e sul femore: Re dei re e Signore dei signori.” Tutti i dettagli di questa descrizione riflettono la gloria e la potenza di Gesù Resuscitato che ritorna alla terra con la sua piena maestà divina, per assumere il suo Regno come il Signore di signori e Re di re. Il testo ci dice che si trova accompagnato per "gli eserciti del cielo", i cui componenti sono “vestiti di lino bianco e puro”. Chi sono i membri di questa milizia celestiale? Vediamo che ci dice un altro brano dell’Apocalisse: Apocalisse 19,7-8: “Rallegriamoci ed esultiamo, rendiamo a lui gloria, perché son giunte le nozze dell'Agnello; la sua sposa è pronta, le hanno dato una veste di lino puro splendente». La veste di lino sono le opere giuste dei santi.” I santi qui descritti, che hanno partecipato delle Nozze dell'Agnello (vedere Capitolo 4.C), accompagnano a Gesù facendo parte del suo esercito, riconosciuti per le candide vesti. Qua ci sarebbe una prima conferma che quelli che ritornano con Gesù sono i santi che furono rapiti (vedere Capitolo 4.A), poiché essi, d’accordo al nostro sviluppo, sono quelli che prendono parte, come Chiesa Terrena, delle Nozze dell'Agnello con lei come Sposa. Troviamo anche altre fonti bibliche per affermare questa ipotesi: Nel Capitolo 4 vedemmo come nella trasfigurazione del Signore, interpretata come un annuncio del suo ritorno in gloria nella sua seconda Venuta, si trova accompagnato per Mosè ed Elía. I due testimoni di Apocalisse 11,3-12 sono chiaramente descritti coi tratti di questi due profeti, indicando con molta certezza che loro, che sono rapiti al cielo, saranno quelli che ritorneranno accompagnando Gesù nella sua Parusia. Allo stesso modo analizziamo il passo di Zaccaria 4,1-14, che si riferisce alla descrizione dei due testimoni menzionati come "i due olivi che stanno vicino al candelabro tutto d’oro sono i due consacrati che assitono al Signore di tutta la terra", e che nel passo di Zaccaria rappresentano ai poteri politico (re), e religioso (sommo sacerdote), addetti di ricostruire il Tempio di Gerusalemme nei tempi escatologici, e che saranno parte dei santi rapiti che ritornano con Cristo. Un altro brano giâ visto e che vogliamo ricordare è quello di Apocalisse 12,5, dove la donna incoronata di stelle partorisce un figlio maschio che è subito rapito verso Dio, che nella nostra interpretazione simbolizza i santi che saranno preservati dalla tribolazione con il rapimento.

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Il destino di questo "figlio maschio" collettivo è che deve “governare a tutte le nazioni con scettro di ferro", e, ovviamente, per potere compiere questa missione deve scendere necessariamente dal cielo fino alla terra. Anche le azioni di Mosè c'apportano luce alla figura del rapimento e del ritorno assieme al popolo di Dio. Vediamo alcuni testi: Esodo 34,4-5;27-30: “Mosè tagliò due tavole di pietra come le prime; si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano. Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore disse a Mosè: «Scrivi queste parole, perché sulla base di queste parole io ho stabilito un'alleanza con te e con Israele». Mosè rimase con il Signore quaranta giorni e quaranta notti senza mangiar pane e senza bere acqua. Il Signore scrisse sulle tavole le parole dell'alleanza, le dieci parole. Quando Mosè scese dal monte Sinai - le due tavole della Testimonianza si trovavano nelle mani di Mosè mentre egli scendeva dal monte - non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui. Ma Aronne e tutti gli Israeliti, vedendo che la pelle del suo viso era raggiante, ebbero timore di avvicinarsi a lui.” Mosè sale ad un monte alto, e si trova con la presenza di Dio. Riceve la missione di fare conoscere al popolo di Dio la sua Legge, e quando ritorna dopo un tempo considerabile, il suo viso è raggiante, con una lucentezza che può occultarsi solo per un velo. Vediamo quanti elementi simili ci sono nel rapimento ed il ritorno degli eletti, del quale questa scena può considerarsi come un tipo. Esplorando la Scrittura appaiono altre citazioni sull'evento dell'accompagnamento dei santi nella Parusía del Signore: Giuda 14-15: “Profetò anche per loro Enoch, settimo dopo Adamo, dicendo: «Ecco, il Signore è venuto con le sue miriadi di angeli per far il giudizio contro tutti, e per convincere tutti gli empi di tutte le opere di empietà che hanno commesso e di tutti gli insulti che peccatori empi hanno pronunziato contro di lui».” La "Didaché" o "Dottrina dei Dodici Apostoli" formula un annuncio simile: "E allora appariranno i segni della veritâ: primo segno l'apertura nel cielo, quindi il segno del suono di tuba e terzo la resurrezione dei morti; non di tutti, però, ma, come fu detto: "Verrà il Signore e tutti i santi con lui. Allora il mondo vedrà il Signore venire sopra le nubi del cielo." Di questo testo spicca senza dubbio l'impressione che farebbero anche parte di quegli eserciti del cielo i santii risuscitati, che è molto possibile, benché il destino di essi non sarebbe di rimanere nella terra, bensì con Gesù nella Gerusalemme celestiale, come vedremo nel Capitolo seguente. Nell'Antico Testamento il profeta Zaccaria descrive un'azione che lascia intravedere la seconda Venuta di Gesù coi suoi santi e l'instaurazione della Nuova Gerusalemme Terrena: Zaccaria 14,1-9;16: “Ecco, viene il giorno del Signore in cui le tue spoglie saranno spartite in mezzo a te. Io radunerò tutte le nazioni per far guerra a Gerusalemme, la città sarà presa, le case saranno saccheggiate, le donne violentate; metà della città sarà deportata, ma il resto del popolo non sarà sterminato dalla città. Poi il Signore si farà avanti e combatterà contro quelle nazioni, come egli combatté tante volte nel giorno della battaglia. In quel giorno i suoi piedi si poseranno sul monte degli Ulivi, che sta di fronte a Gerusalemme, a oriente, e il monte degli Ulivi si spaccherà a metà, da oriente a occidente, tanto da formare una grande valle; metà del monte si ritirerà verso settentrione e l'altra metà verso il meridione. Voi fuggirete per la valle dei miei monti, poiché la valle dei monti si estenderà fino ad Asal; fuggirete come fuggiste per il terremoto ai giorni di Uzzia, re di Giuda; il Signore, il mio Dio, verrà e tutti i suoi santi con lui. In quel giorno non ci sarà più luce; gli astri brillanti ritireranno il loro splendore. Sarà un giorno unico, conosciuto dal Signore; non sarà né giorno né notte, ma verso sera ci sarà luce. In quel giorno delle sorgenti usciranno da Gerusalemme; metà delle quali volgerà verso il mare

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orientale e metà verso il mare occidentale, tanto d'estate quanto d'inverno. Il Signore sarà re di tutta la terra; in quel giorno il Signore sarà l'unico e unico sarà il suo nome. Tutti quelli che saranno rimasti di tutte le nazioni venute contro Gerusalemme, saliranno di anno in anno a prostrarsi davanti al Re, al Signore degli eserciti, e a celebrare la festa delle Capanne.” Le nazioni nemiche si riuniscono per lottare contro Gerusalemme (la lotta contro la vera Chiesa nella fine dei tempi, prima per Babilonia e dopo per l'Anticristo). L'apostasia è quasi generale, benché rimanga un resto fedele a Gerusalemme (la Chiesa). Allora appare l'intervento poderoso di Dio stesso che facilita in primo luogo la sfuggita del suo resto fedele in forma prodigiosa (crediamo che questa fuga è figura dello rapimento degli eletti), e dopo va alla battaglia con tutti i suoi santi. Quindi il profeta descrive l'arrivo della nuova Gerusalemme terrena, dalla quale usciranno sorgenti di acque vive, ed il Signore regnerà su tutta la terra. Le nazioni si convertiranno e saliranno a Gerusalemme per prostrarsi davanti al Re, al Signore degli eserciti. In questa visione profetica, senza dubbio, si riconoscono una quantità di elementi contenuti nell'Apocalisse, benché, come già abbiamo commentato, la rivelazione ai profeti, in consonanza con quella di tutto l'Antico Testamento, solamente aveva la portata di una restaurazione messianica terrena, rimanendo ancora nascosta la visione di un Regno celestiale ed eterno, quella che appena sarà rivelata con chiarezza per Gesù Cristo nella sua prima Venuta al mondo. È anche possibile che il "esercito del cielo” che accompagna al Signore glorioso includa angeli, come rivela la Scrittura: Matteo 25,31: “Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria.” Qui si presenta solennemente il momento in che Gesù giudica nella sua Parusia agli uomini che compongono le nazioni della terra, come vedemmo nel Capitolo 3, e si menziona che l'accompagnano i suoi angeli. 5) Gesù Cristo sconfiggerà l'Anticristo ed i suoi alleati. Vedemmo nel capitolo passato il culmine del giudizio di Cristo sui vivi con il flagello della settima Coppa, quando dal trono di Dio sorge l'esclamazione che chiude il compimento della sentenza divina: "É fatto!". Questo giudizio sui vivi lascia preparata la terra per l'instaurazione del Regno di Dio, a partire dalla Nuova Gerusalemme Terrena, la Chiesa purificata e santa. Il Capitolo 19 dell'Apocalisse ci presenta il trionfo finale del Re di Re e Signore di Siggnori, con la potenza della spada affilata che esce dalla sua bocca che è la Parola di Dio che emerge dal Verbo incarnato, visto da un altro angolo, dall'intervento sovrano di Dio. Abbiamo già definito sopra che non è Cristo che produce in forma diretta la morte della parte dell'umanità che non è destinata a sopravvivere nella terra, ma è la stessa violenza scatenata per gli uomini, indotti al male per la tentazione di Satana, quella che opera come strumento della giustizia di Dio. Nella visione di Giovanni si presenta questa vittoria come un banchetto di uccelli rapaci, ispirato nel passaggio di Ezechiele 39,17-20: Apocalisse 19, 17-21: “Vidi poi un angelo, ritto sul sole, che gridava a gran voce a tutti gli uccelli che volano in mezzo al cielo: «Venite, radunatevi al grande banchetto di Dio. Mangiate le carni dei re, le carni dei capitani, le carni degli eroi, le carni dei cavalli e dei cavalieri e le carni di tutti gli uomini, liberi e schiavi, piccoli e grandi». Vidi allora la bestia e i re della terra con i loro eserciti radunati per muover guerra contro colui che era seduto sul cavallo e contro il suo esercito. Ma la bestia fu catturata e con essa il falso profeta che alla sua presenza aveva operato quei portenti con i quali aveva sedotto quanti avevan ricevuto il marchio della bestia e ne avevano adorato la statua.

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Ambedue furono gettati vivi nello stagno di fuoco, ardente di zolfo. Tutti gli altri furono uccisi dalla spada che usciva di bocca al Cavaliere; e tutti gli uccelli si saziarono delle loro carni.” Il quadro che si presenta è veramente spaventoso: come la Gran Meretrice ed i re che fornicavano con lei si ubriacavano col sangue dei santi e martiri cristiani, Apoc. 17,6, ora i ucelli mangiano la sua carne. Allo stesso modo che nel cielo c'è stato un banchetto nuziale nelle nozze dell'Agnello con la sua Chiesa, la Sposa santa e casta, nella terra c’è un banchetto di morte, provocato per le forze del male che finiscono divorate per la sua stessa malvagità. Nell'ultimo atto della sua gran frode, l'Anticristo aveva mandato ai re della terra, che cominciavano già a dubitare di lui davanti ai flagelli che colpivano la terra e che non poteva fermare, ambasciatori posseduti per spiriti di demoni che realizzavano segni prodigiosi affinché non dubitassero che il suo signore era realmente Gesù Cristo che era ritornato alla terra. (vedere Sesta Coppa, Apoc. 16,12-16). È il trionfo finale del Re di Re quello che ci presenta questa scena culminante della Parusia: i poteri politici della terra che ancora rispondono al falso Cristo rimangono insieme a lui, abbagliati per le sue ultime manifestazioni prodigiose, sotto la figura di una riunione che li convoca nel luogo chiamato Armaghedòn in ebreo, preparati per la battaglia finale. Ma non c'è battaglia, non c'è confronto, poiché la spada della Parola di Dio ha potere soprannaturale per creare e dare la vita, come per distruggere e portare la morte; gli ubbidisce il cosmo, che coi suoi cataclismi finisce coi seguaci della Bestia, che rimarranno in attesa del Giudizio Finale. Invece, il destino finale per le due Bestie, l'Anticristo ed il Falso Profeta, è immediato: sono precipitate all'inferno (lago di fuoco e zolfo), dove al momento della fine del mondo si riuniranno col Diavolo (Apoc. 20,10), e con tutti i dannati (Apoc. 20,14). Potrebbe supporrsi per la descrizione del versetto 19,20: "Ambedue furono gettati vivi nello stagno di fuoco, ardente di zolfo", che sarebbero i primi condannati che passerebbero per la resurrezione dei suoi corpi, come un anticipo della terribile punizione eterna che soffriranno tutti essi. Gli avvenimenti che producono la fine dell'Anticristo sono le forze della natura, come si narra nella settima Coppa. Quello che vuole mostrare il testo profetico con questa nuova visione, parallela agli avvenimenti del settimo flagello, è che è Cristo, Giudice supremo, che esegue la sentenza, e quello che succede non sono circostanze fortuite provocate per cataclismi naturali. Il controllo e la potenza sono del Signore, e nessuno può opporsi al compimento dei disegni eterni del Padre. Culmina di questa maniera il grandioso quadro della Parusia di Cristo che presenta l'Apocalisse insieme al resto del Nuovo Testamento, che sarà seguito per l'instaurazione del Regno di Dio, come l'esamineremo nel seguente capitolo. 6) I cristiani sopravvissuti nella terra lodano a Dio. Si è prodotta la manifestazione della parusia di Cristo, con la grandiosa visione del Figlio dell'uomo nel cielo. E nella terra si alza il canto di coloro che sono stati liberati dall'Anticristo e cominciano a vedere il nuovo tempo che viene: Apocalisse 15,2-4: “Vidi pure come un mare di cristallo misto a fuoco e coloro che avevano vinto la bestia e la sua immagine e il numero del suo nome, stavano ritti sul mare di cristallo. Accompagnando il canto con le arpe divine, cantavano il cantico di Mosè, servo di Dio, e il cantico dell'Agnello: «Grandi e mirabili sono le tue opere, o Signore Dio onnipotente; giuste e veraci le tue vie, o Re delle genti! Chi non temerà, o Signore, e non glorificherà il tuo nome? Poiché tu solo sei santo. Tutte le genti verranno e si prostreranno davanti a te, perché i tuoi giusti giudizi si sono manifestati».” Perché affermiamo che stiamo in una scena terrestre? In principio, le persone che si vedono si denominano come "quelli che hanno vinto la Bestia", pertanto si trovavano nella terra soffrendo la

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tribolazione sotto l'impero dell'Anticristo. E rimangono ancora lì, come lo dimostra il suo canto: "tutte le genti verranno”; se ci sono nazioni formate per genti, è che stanno nel mondo, ed esse andranno dove sono riuniti i fedeli cristiani vincitori. Il cantico si assimila a quello di Mosè dopo di attraversare il mare Rosso ed essersi liberato dei persecutori egiziani (Esodo 15,1-9). Si celebra che i cammini di Dio sono giusti, e che negli avvenimenti che si succederono si è manifestata quella giustizia, per cui i pagani e gli increduli riconosceranno a Dio, temendolo e glorificando il suo nome. È l'anticipo della gran conversione che si produrrà tra i sopravvissuti delle genti (delle nazioni), come conseguenza della Parusia del Signore, che darà principio all'instaurazione del Regno di Dio terreno, come lo svilupperemo nel seguente capitolo. 7) Purificazione e trasformazione della terra. Con i flagelli che devastarono il regno dell'Anticristo, che come spieghiamo sono state le conseguenze derivate della terribile conflagrazione nucleare con la quale fu distrutta la Gran Babilonia, rimane un mondo distrutto in parte, e sommamente inquinato, con radiazione atomica sparsa ovunque, con la nuvola di polvere ancora galleggiando nell'atmosfera che continua a cadere a poco a poco sul suolo ed i mari come pioggia radioattiva. A questo è stato sommato il tremendo terremoto finale e la grandine gigante, per quello che è evidente che non si trova nella terra il migliore ambiente per la continuità della vita dei sopravvissuti. Ma Gesù Cristo si è manifestato con tutta la sua potenza, visibile nella terra intera, quello che ci fa pensare che il nuovo eone che comincerà, era di pace e giustizia nel mondo, lo farà a partire da una purificazione e trasformazione della terra, lasciando dietro le sequele dell'orribile contesa trascorsa. Nell'Antico Testamento troviamo visioni profetiche di questa terra desolata per il "Giorno di Yahveh", e della sua meravigliosa restaurazione posteriore nel regno Messianico: Isaia 24, 1-13: “Ecco che il Signore spacca la terra, la squarcia e ne sconvolge la superficie e ne disperde gli abitanti. Avverrà lo stesso al popolo come al sacerdote, llo schiavo come al suo padrone, alla schiava come alla sua padrona, al compratore come al venditore, al creditore come al debitore, a chi riceve come a chi dà in prestito. Sarà tutta spaccata la terra, sarà tutta saccheggiata, perché il Signore ha pronunziato questa parola. È in lutto, languisce la terra; è squallido, languisce il mondo, il cielo con la terra perisce. La terra è stata profanata dai suoi abitanti, perché hanno trasgredito le leggi, hanno disobbedito al decreto, hanno infranto l'alleanza eterna. Per questo la maledizione divora la terra, i suoi abitanti ne scontano la pena; per questo sono bruciati gli abitanti della terra e sono rimasti solo pochi uomini. Lugubre è il mosto, la vigna languisce, gemono tutti. È cessata la gioia dei timpani, è finito il chiasso dei gaudenti, è cessata la gioia della cetra. Non si beve più il vino tra i canti, la bevanda inebriante è amara per chi la beve. È distrutta la città del caos, è chiuso l'ingresso di ogni casa. Per le strade si lamentano, perché non c'è vino; ogni gioia è scomparsa, se ne è andata la letizia dal paese. Nella città è rimasta la desolazione; la porta è stata abbattuta, fatta a pezzi. Perché così accadrà nel centro della terra, in mezzo ai popoli, come quando si bacchiano le ulive, come quando si racimola, finita la vendemmia.” È terribile il quadro della desolazione che si presenta in questa profezia di Isaia. Non c'è classe sociale che si salvi da queste calamità, e si spiega chiaramente quale è stato l'enorme male dell'umanità allontanata di Dio: "La terra è stata profanata dai suoi abitanti, perché hanno trasgredito le leggi, hanno disobbedito al decreto, hanno infranto l'alleanza eterna”. La conseguenza di questo atteggiamento produce orrore: "per questo sono bruciati gli abitanti della terra e sono rimasti solo pochi uomini". Troviamo qui forti reminescenze con quello che succedè nella caduta della Babilonia: Apocalisse 18,22: “La voce degli arpisti e dei musici, dei flautisti e dei suonatori di tromba, non si udrà più in te; ed ogni artigiano di qualsiasi mestiere non si troverà più in te; e la voce della mola non si udrà più in te;”

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Immediatamente dopo questa terribile descrizione, si alza la voce ed il canto dei giusti salvati, in forma molto simile al canto dei cristiani sopravvissuti di Apoc. 15,2-4 che esaminiamo prima: Isaia 24, 14-16: “Quelli alzeranno la voce, acclameranno alla maestà del Signore. Gridano dal mare: «Acclamate, pertanto, popoli! Voi in oriente, glorificate il Signore, nelle isole del mare, il nome del Signore, Dio d'Israele. Dagli angoli estremi della terra abbiamo udito il canto: Gloria al giusto». Ma io dico: «Guai a me! Guai a me! Ohimé!». I perfidi agiscono perfidamente, i perfidi operano con perfidia.” Dopo tanta distruzione irromperà il Regno Messianico che trasformerà il mondo desertico e distrutto: Isaia 35,1-10: “Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. Come fiore di narciso fiorisca; sì, canti con gioia e con giubilo. Le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saròn. Essi vedranno la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio. Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi». Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa. La terra bruciata diventerà una palude, il suolo riarso si muterà in sorgenti d'acqua. I luoghi dove si sdraiavano gli sciacalli diventeranno canneti e giuncaie. Ci sarà una strada appianata e la chiameranno Via santa; nessun impuro la percorrerà e gli stolti non vi si aggireranno. Non ci sarà più il leone, nessuna bestia feroce la percorrerà, vi cammineranno i redenti. Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore e verranno in Sion con giubilo; felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto.” Questo passo di Isaia mostra come la natura si rinnova come conseguenza della potenza di Dio, per accogliere ai redenti del Signore. Le acque inquinate non esistono oramai, ma germoglieranno ovunque, ancora nei deserti, sorgenti di acqua pura. Dove c'era suolo spianato per le esplosioni appariranno miti stagni, e lì dove solamente potevano abitare le bestie, ci saranno verdi parchi e giardini. Anche il profeta Ezechiele presenta questa restaurazione, sotto la figura di un'ordine data per il Signore ai monti dell'Israele: Ezechiele 36,8-12: “E voi, monti d'Israele, mettete rami e producete frutti per il mio popolo d'Israele perché sta per tornare. Ecco infatti a voi, a voi io mi volgo; sarete ancora lavorati e sarete seminati. Moltiplicherò sopra di voi gli uomini, tutta la gente d'Israele, e le città saranno ripopolate e le rovine ricostruite. Moltiplicherò su di voi gli uomini e gli armenti e cresceranno e saranno fecondi: farò sì che siate popolati come prima e vi elargirò i miei benefici più che per il passato e saprete che io sono il Signore. Ricondurrò su di voi degli uomini, il mio popolo Israele: essi vi possederanno e sarete la loro eredità e non li priverete più dei loro figli.” Tutto sarà ricostruito nella terra, che ritornerà ad essere pulita e feconda, dando i suoi frutti in abbondanza. Torneranno ad alzarsi le città ed una nuova umanità si moltiplicherà nel Regno di Dio. Anche nell'Apocalisse troviamo indizi di questa trasformazione, sotto diversi simboli, per esempio, il mare, che per il flagello della seconda coppa si era convertito in sangue, immagine dell'impossibilità di vita in lui. Ma nel testo di 15,2-4, che commentiamo nel punto anteriore, vediamo che i sopravvissuti della terra stanno su "un mare di cristallo misto a fuoco", che ci simbolizza una trasformazione profonda. Ugualmente la descrizione dei fenomeni della natura della settima coppa (Apoc. 16,20), c'indica che "le isole scomparirono e i monti si dileguarono", quello che costituisce una forma simbolica di esprimere che c'è una trasformazione nella terra.

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Gli eventi finali del settimo flagello corrispondono all'azione come strumento di Dio della natura, come lo spieghiamo analizzando il Sesto Sigillo, Capitolo 1. Ricordiamo cosa si esprime in questo brano: Apocalisse 6,14: “Il cielo si ritirò come un volume che si arrotola e tutti i monti e le isole furono smossi dal loro posto.” Molto bene può accettarsi che lo stesso cielo o atmosfera terrestre, tanto inquinato con la polvere radioattiva e con la cappa di ozono semi distrutta, sarà pulito e restaurato per la potenza di Gesù Cristo. Di questa maniera tutto rimane preparato nella terra per quello che verrà: il Regno Messianico profetizzato fin dall'antichità.