Il recupero dei rifiuti: produzione o economia, gestione o ... · internazionale ambientale. Verso...

24
Ennio Fiocchi [email protected] 1 Il recupero dei rifiuti: produzione o economia, gestione o diritto Non solo tubi di dentifricio schiacciati, lampadine fulminate, giornali, contenitori, materiali di imballaggio, ma anche scaldabagni, enciclopedie, pianoforti servizi di porcellana: più che dalle cose che ogni giorno vengono fabbricate vendute comprate, l’opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove. …… Dove portino ogni giorno il loro carico gli spazzaturai nessuno se lo chiede: fuori della città, certo; ma ogni anno la città s’espande, e gli immondezzai devono arretrare più lontano; l’imponenza del gettito aumenta e le cataste s’innalzano, si stratificano, si dispiegano su un perimetro più vasto. ……. Il risultato è questo: che più Leonia espelle roba più ne accumula; le squame del suo passato si saldano in una corazza che non si può togliere; rinnovandosi ogni giorno la città conserva tutta se stessa nella forma definitiva: quella delle spazzature d’ieri che s’ammucchiano sulle spazzature dell’altroieri e di tutti i suoi giorni e anni e lustri. Da Italo Calvino, Le città continue. I, in Le città invisibili. Ennio Fiocchi

Transcript of Il recupero dei rifiuti: produzione o economia, gestione o ... · internazionale ambientale. Verso...

Page 1: Il recupero dei rifiuti: produzione o economia, gestione o ... · internazionale ambientale. Verso una governante globale dell’ambiente , e sempre di Federico Antich, Linee evolutive

Ennio Fiocchi [email protected] 1

Il recupero dei rifiuti:

produzione o economia,

gestione o diritto

Non solo tubi di dentifricio schiacciati, lampadine fulminate, giornali, contenitori, materiali di imballaggio, ma anche scaldabagni, enciclopedie, pianoforti servizi di porcellana: più che dalle cos e che ogni giorno vengono

fabbricate vendute comprate, l’opulenza di Leonia s i misura dalle cose

che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove. …… Dove portino ogni giorno il loro carico gli spazzaturai nessuno se lo chiede: fuori della città, certo; ma ogni anno la città s’espande, e gli immondezzai devono arretrare più lontano; l’imponenza del getti to aumenta e le cataste s’innalzano, si stratificano, si dispiegano su un perimetro più vasto. ……. Il risultato è questo: che più Leonia espelle roba più ne accumula; le squame del suo passato si saldano in una corazza che non si può togliere; rinnovandosi ogni giorno la città conserva tutta se stessa nella forma definitiva: quella delle spazzature d’ieri che s’ammucchiano sulle spazzature dell’altroieri e di tutti i suoi giorni e anni e lustri.

Da Italo Calvino,

Le città continue. I,

in Le città invisibili.

Ennio Fiocchi

Page 2: Il recupero dei rifiuti: produzione o economia, gestione o ... · internazionale ambientale. Verso una governante globale dell’ambiente , e sempre di Federico Antich, Linee evolutive

Ennio Fiocchi [email protected] 2

[email protected]

Cell. 338-4846637

Dicembre 2008

Introduzione

La crescita economica, frutto di una spinta industrializzazione1, soprattutto in alcune aree del pianeta, ben evidenziata dall’incremento del prodotto interno lordo (PIL) di questi mercati, è spesso andata “di pari passo con la crescita, in termini quantitativi e di pericolosità, delle emissioni inquinanti”,2 del degrado ambientale, dello sfruttamento delle risorse e delle tensioni connesse3.

Gli effetti ambientali della produzione e dei consumi hanno assunto delle connotazioni tali per cui esulano dall’ambito territoriale di incidenza, ma si estendono fino ad interessare gli ecosistemi delle altre Nazioni, comportando esternalità ambientali internazionali4.

In questo contesto, si inquadra la problematica connessa alla produzione e gestione dei rifiuti, che, negli ultimi decenni, ha assunto proporzioni sempre maggiori, non solo, in relazione al miglioramento delle condizioni economiche e al veloce progredire dello sviluppo industriale, ma anche all'incremento della popolazione e delle aree urbane. La diversificazione dei processi produttivi, inoltre, ha moltiplicato le tipologie dei rifiuti, generando impatti sempre più pesanti sull'ambiente e sulla salute5.

1 Al riguardo si veda Stefano Osualdella, Diritto internazionale dell’ambiente –Globalizzazione dell’economia e globalizzazione del

degrado ambientale-, in http://www.reteambiente.it. 2 Lo stretto rapporto tra produzione e rifiuti è reso, molto bene, dall’inciso: 'What goes in must come out'. Nella relazione: Waste and material flows 2004 -Current situation for Europe, Caucasus and Central Asia- Prepared by: European Topic Centre on Waste and Material Flows, May 2004, viene messo in evidenza comunque: “Available trends suggest a relative decoupling of waste generation from economic growth. Meaning that total generation has stabilised in the last three years. For some sectors and some waste streams there are a direct link between economic activity and waste generation. This seems to be the case for construction & demolition, packaging waste as well as for generation of Municipal waste. For the economic activity in Manufacturing industries there is no direct link between economic growth and waste generation”. Sempre all’interno della relazione, poi, si evidenzia come il flusso, costante e continuo, di materiale che alimenta la nostra società è paragonabile ad una sorta di metabolismo industriale, in cui il rifiuto, come tale, è uno degli elementi di espressione, in particolare l’ultimo anello del sistema, che, per le caratteristiche, quantitative e qualitative, è oggetto, perenne, di discussioni sulle migliori modalità di gestione (libera traduzione). Occorre, a fronte della sostenibilità del sistema, perseguire un disaccoppiamento (decoupling) della produzione dei rifiuti dalla crescita economica, per ridurre le quantità e la pericolosità dei rifiuti prodotti. Si veda inoltre: D. Giardi, V. Trapanese, Uomo ambiente e sviluppo, Geva edizioni, 2006, pag. 65 ss. 3 Al riguardo si rimanda alla copiosa letteratura della “deep ecology” ed in particolare dell’economia dello sviluppo sostenibile. Per una succinta visione della problematica si rimanda a: A. Lanza, Lo sviluppo sostenibile, ed. il Mulino, 2006. Si vedano, anche, i due interventi di Elena Frumento: “Lo stato ambientale e le generazioni future: per una tutela del diritto fondamentale all’ambiente”, ed “Il rischio di degenerazione degli attuali eco disastri in conflitti”, entrambi disponibili in http://www.reteambiente.it. 4 Sulla transnazionalità delle questioni ambientali: S. Osualdella, La transnazionalità delle crisi ambientali. Le cosiddette esternalità ambientali internazionali, in http://www.reteambiente.it. 5 Si veda G. Ronconi, La gestione dei rifiuti alla luce del decreto legislativo 3 aprile 2006, n° 152, in http://www.filodiritto.com/stampa_articolo.php?iddoc=756&idmod_tipi=89&idmodello=3&idtipo=55.

Page 3: Il recupero dei rifiuti: produzione o economia, gestione o ... · internazionale ambientale. Verso una governante globale dell’ambiente , e sempre di Federico Antich, Linee evolutive

Ennio Fiocchi [email protected] 3

Le istituzioni6 si sono così trovate a dover affrontare sul piano amministrativo, gestionale, nonché legislativo un controllo ed una regolamentazione delle tematica relative ai rifiuti, per assicurare un’elevata tutela dell’ambiente e dell’ecosistema7. Nell’espressione di queste finalità e del perseguimento degli obiettivi è riconosciuta, all’ente pubblico, autonomia d’azione, avvalendosi, a seconda delle situazioni, “di accordi, contratti di programma o protocolli d’intesa anche sperimentali”, sia con soggetti pubblici che con soggetti privati o associazioni rappresentative di interessi8. L’approccio ambientale adottato a livello internazionale9, delle problematiche direttamente connesse alla sua salvaguardia, sono sintomo di interesse per l’adozione di strategie globali in grado di sviluppare la sostenibilità ambientale10.

La consapevolezza dell’insostenibilità delle società strutturate sulla cultura dell’usa e getta, espressione di un sistema economico incentrato sulla “propensione al consumo”, fa emergere l’esigenza di ridurre il fabbisogno di nuove risorse ambientali11, con l’applicazione di principi guida12 e criteri di priorità nella gestione dei rifiuti13.

6 Per un sintetico inquadramento giuridico dell’ambiente a livello costituzionale, di alcune realtà europee, e disposizioni internazionale, si rimanda a: Elena Frumento, Lo stato ambientale e le generazioni future: per una tutela del diritto fondamentale all’ambiente, in www.reteambiente.it ; G. Garzia, Costituzione europea e tutela dell’ambiente: riflessioni e problemi aperti, in www.giuristiambientali.it ; A. Savaresi, Consiglio di Europa, Corte europea dei diritti dell’uomo in materia ambientale, in www.reteambiente.it 7 Si rimanda agli art. 177 e 178 del D. Lgs. 152/2006. 8 Si veda art. 178, com. 4, del D. Lgs. 152/2006. 9 Alcuni esempi al riguardo sono: il vertice sui problemi ambientali di Stoccolma (UNCHE), la Conferenza su Ambiente e sviluppo di Rio de Janeiro (UNCED), l’Agenda 21, la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici, (UNFCCC), la Convenzione sulla diversità biologica, la Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta contro la desertificazione nei paesi gravemente colpiti dalla siccità e/o desertificazione, con particolare urgenza in Africa, il Protocollo di Kyoto, il Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile di Johannesburg (WSSD). Per una succinta disamina delle disposizioni internazionali si veda: Federico Antich, Origine ed evoluzione del diritto internazionale ambientale. Verso una governante globale dell’ambiente, e sempre di Federico Antich, Linee evolutive del diritto internazionale dell’ambiente. Verso un modello di protezione ambientale a livello mondiale, entrambi in http://www.reteambiente.it. 10 “…, il degrado ambientale è in continuo aumento e le risorse naturali si stanno esaurendo, minacciando il fondamento della nostra vita e quello delle generazioni future” (così iniziava il documento di incontro dei ministri ambientali del G8 tenutosi ad Otsu un Giappone dal 7 al 9 aprile del 2000). Il miglioramento della gestione dei rifiuti è considerata una delle più grandi sfide ambientali a livello internazionale. Il piano di attuazione approvato al Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile (Johannesburg, settembre 2002) riprende i temi dell'Agenda 21 e auspica ulteriori azioni per “prevenire e ridurre al minimo la produzione di rifiuti e rafforzare quanto più possibile il riutilizzo, il riciclo e l'uso di materiali alternativi innocui per l'ambiente, con la partecipazione delle amministrazioni statali e di tutte le parti interessate, in modo da ridurre al minimo gli effetti negativi sull'ambiente ed accrescere l'efficienza delle risorse”. http://www.johannesburgsummit.org/html/documents/summit_docs/2309_planfinal.htm , in particolare il paragrafo 21. 11 Centrali diventano le indicazioni del Rapporto di Delors, Commissione delle Comunità Europea (1993), pag. 303, che formula gli orientamenti tesi: ad un miglioramento della “produttività naturale” dei prodotti: per esempio maggior rendimento energetico, meno prodotti ad alto consumo di materie prime (automobili più leggere ecc.); una maggior durata dei prodotti: rendendo più convenienti i servizi di riparazione e controllo; un maggior reimpiego e riciclaggio: utilizzando le stesse materie prime o gli stessi componenti con molta maggior frequenza; un miglioramento della tecnologia dei processi produttivi: maggiori produttori di acque di scarico e di rifiuti solidi. 12 I principi della politica comunitaria in materia ambientale sono previsti nell’art. 233 del Trattato che, riprendendo in modo sostanzialmente immutato l’art. 174 della previgente versione del Trattato Amsterdam, in base al quale "La politica ambientale della Comunità in materia ambientale (…) è fondata sui principi della precauzione e dell'azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all'ambiente, nonché sul principio "chi inquina paga"...". La Commissione europea, il 2 febbraio 2000 (COM/2000/0001 def.), afferma che il principio precauzionale possa essere invocato quando gli effetti potenzialmente pericolosi di un fenomeno, di un prodotto o di un processo sono stati identificati tramite una valutazione scientifica e obiettiva, che però non consente di determinare il rischio con sufficiente certezza. Il principio di precauzione, quindi, comporta che le autorità pubbliche, pur in presenza di incertezze scientifiche, sono tenute all’adozione di misure appropriate al fine di prevenire taluni rischi potenziali per l’ambiente, facendo così prevalere le esigenze connesse alla protezione di tali interessi nei confronti di quelli economici (Corte di Giustizia, sentenza 5 maggio 1998, causa C-180/96). Oltre a questi, come ribadito dalla Commissione, valgono i principi generali di una buona gestione dei rischi, ossia: la proporzionalità tra le misure prese e il livello di protezione ricercato; la non discriminazione nell'applicazione delle misure; la coerenza delle misure con quelle già prese in situazioni analoghe o che fanno uso di approcci analoghi; l'esame dei vantaggi e degli oneri risultanti dall'azione o dall'assenza di azione; il riesame delle misure alla luce dell'evoluzione scientifica. Il principio "chi inquina paga", fondato sull'idea che i costi per evitare e riparare i danni all'ambiente debbano essere sostenuti dai soggetti responsabili dei danni e non posti a carico della società nel suo complesso, figura tra i 27 principi che la Dichiarazione di Rio de Janeiro (Rio Declaration on Environment and Development) ha sancito come basilari per implementare una strategia di sviluppo sostenibile. Il principio venne ripreso dalla Commissione il 23 gennaio 2002 (Com (2002) 17 def.), che prevede, tra i suoi principi fondamentali quello per cui chi inquina sia responsabile e quindi "paghi": si legge infatti nella proposta di direttiva che "l'operatore la cui attività ha causato un danno ambientale o la minaccia imminente di tale danno sarà tenuto finanziariamente responsabile, sino ad un

Page 4: Il recupero dei rifiuti: produzione o economia, gestione o ... · internazionale ambientale. Verso una governante globale dell’ambiente , e sempre di Federico Antich, Linee evolutive

Ennio Fiocchi [email protected] 4

Cap. I

L’ecosistema si comporta secondo una logica di ciclicità, garantita dai rapporti organico-funzionali, che legano ed interconnettono fra loro le opposte fasi dell’esistenza, cosicché quanto scartato da un anello del sistema diventa risorsa per un’altra componente. Al contrario, le attività umane (di produzione e di consumo) sono cicli assolutamente aperti, basati su un modello che, a frutto di un prelievo di energia e materia dall’ambiente, necessario per rispondere alle esigenze della collettività o del singolo individuo, fa seguire il rilascio di sostanze di scarto14, designate come rifiuti, per effetto della cessazione di ogni grado di interesse sul bene, che subisce l’azione del disfarsene. I cicli antropici, in quanto tali, sono caratterizzati dalla carenza di momenti di “recupero spontaneo”15. Lacuna che deve essere compensata, in modo indotto, attraverso momenti di regolamentazione e programmazione, coordinandone la dinamica e promuovendone l’interazione tra i vari processi coinvolti, in modo da favorire ed assecondare forme alternative di chiusura dei cicli naturali.

limite determinato, in modo da indurre gli operatori ad adottare misure e a sviluppare pratiche atte a ridurre al minimo i rischi di danno ambientale in modo da ridurre la loro esposizione a tale responsabilità". 13 COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO, AL PARLAMENTO EUROPEO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI - Portare avanti l’utilizzo sostenibile delle risorse: una strategia tematica sulla prevenzione e il riciclaggio dei rifiuti- {SEC(2005) 1681} {SEC(2005) 1682}. Nella Risoluzione 2006/2175(INI), del 13 febbraio 2007, il Parlamento europeo al punto 15: “sottolinea l’importanza centrale della gerarchia dei rifiuti, che stabilisce le seguenti priorità d’azione in ordine decrescente:

- prevenzione; - riutilizzo; - riciclaggio materiale; - altre operazioni di recupero, ad esempio il recupero di energia; - smaltimento;

come regola generale della gestione dei rifiuti finalizzata a ridurre la produzione di rifiuti e le ripercussioni negative sulla salute e sull’ambiente risultanti dalla produzione e gestione dei rifiuti”. 14 Il livello eccezionale di produzione di rifiuti ha assunto dimensioni di una vera e propria emergenza. “Le cause sono da ricondurre all’organizzazione dell’attuale sistema produttivo costruito dai sistemi antropici, in cui gli estremi del processo, produzione ed eliminazione, si sono divaricati sino a superare la capacità di carico del sistema stesso da cui nascono, ed in cui vengono riallocati in forma indifferenziata alla fine della loro utilità economica e funzionale. Nella programmazione del processo produttivo, quindi, non si è tenuto conto dei limiti fisici del sistema, che a loro volta creano delle asimmetrie di informazione, da cui derivano le imperfezioni di mercato per cui, allo stato attuale, sono inficiati molti dei presupposti della teoria economica tradizionale. Infatti, la trasformazione industriale può essere descritta come un processo che, partendo da risorse a bassa entropia (materie prime ed energia), attraverso la “produzione” di beni e il loro “consumo”, le trasforma in rifiuti, cioè in risorse ad alta entropia” estratto da G. Siciliano e D. Verdesca, Valutazione economica ed ambientale delle politiche aziendali di riciclo e riuso dei rifiuti da imballaggio, in Quaderni del Dipartimento di economia Politica dell’Università di Siena, n. 339 dicembre 2001. Al riguardo, Georgescu Roegen, Analisi economica e processo economico, Sansoni Saggi, 1973, afferma in merito:”… ciò che entra nel processo economico rappresenta risorse, naturali dotate di valore, e ciò che è emesso scarti senza valore. Ma questa differenza qualitativa è confermata, anche se in termini diversi, da quel particolare ramo della fisica noto come termodinamica. Dal punto di vista della termodinamica, la materia – energia entra nel processo economico in uno stato di bassa entropia, e ne esce in uno stato di alta entropia”. 15 P. Ficco, La gestione dei rifiuti tra Dlgs 22/97 e leggi complementari –Leggi, interpretazioni, commenti e problemi, Ed. Ambiente, 2004; F. Ferretti e F Messori, Introduzione alle teorie economiche dell’inquinamento, ed Clueb, 2008, p. 105: “Il sistema economico al contrario del sistema naturale non è in grado di auto-regolarsi, necessita di continui scambi con l’esterno (di energie e materie prime) per raggiungere una condizione di utile, direttamente od indirettamente a realizzare gli strumenti, materiali ed immateriali, necessari a soddisfare l’insieme dei bisogni degli esseri umani che lo compongono”.

Page 5: Il recupero dei rifiuti: produzione o economia, gestione o ... · internazionale ambientale. Verso una governante globale dell’ambiente , e sempre di Federico Antich, Linee evolutive

Ennio Fiocchi [email protected] 5

Ulteriori problematiche sorgono, poi, in considerazione alle specifiche e molteplici combinazioni degli elementi, che compongono i beni prodotti, e delle cause stesse d’origine degli scarti, frutto e derivazione dell’attività, produttiva o consumistica antropica. La composita articolazione delle condizioni e dei momenti, da cui originano e/o derivano i rifiuti, è, quindi, così, variegata e composita, da non essere sempre oggetto di facile gestione e controllo16.

Tutto ciò si esprime in un coinvolgimento esteso di un ampio e variegato numero di soggetti, che, più o meno direttamente e per diverse ragioni, sono preoccupati e motivati a contenere e regolamentare la problematica. Da un canto, infatti, c’è l’interesse delle imprese sia nel senso di limitare i quantitativi degli scarti, in quanto componente della produzione non desiderata, che grava sui loro bilanci in termini di costi ed incide sulla loro produttività, sia in considerazione della loro responsabilità nella gestione dei rifiuti, in considerazione della normativa vigente in materia17. D’altro quello della comunità che si fa portatrice e promotrice di interessi diffusi, quali quelli di vivibilità, salubrità, conservazione, preservazione, tutela, salvaguardia, sostenibilità dell’ambiente. Il problema dei rifiuti è, quindi, diventato comune ad un’ampia gamma di soggetti che spazia dai privati, fino ad interessare le autorità pubbliche e le varie organizzazioni, dal più piccolo consiglio comunale, fino alle organizzazioni internazionali18. In quest’ultimo ventennio, si è, quindi, cominciato a prendere coscienza, non più solo a livello territoriale e locale, ma anche ad un livello superiore, della necessità di sviluppare una produzione ed un consumo sostenibile19. Un approccio teso alla sostenibilità, della produzione e del consumo di beni e servizi, favorisce una visione più ampia della portata delle problematiche connesse, affrontate secondo politiche integrate.

16 Sul mercato sono presenti prodotti complessi, composti da una pluralità di materiali e sostanze, che in alcuni casi sono potenzialmente pericolosi. Tali apparecchi, quali, a titolo semplicemente esemplificativo, i RAEE e i VFU, qualora, non gestiti secondo determinate logiche, in grado di garantire la prevenzione ed il recupero delle varie componenti, possono produrre seri rischi all’ecosistema e diventare una fonte di pericolo per la salute dell’uomo. Nel caso dei RAEE, ad esempio, le problematiche sono amplificate per effetto della stessa evoluzione tecnologica del settore. I risultati delle ricerche e le innovazioni applicate al settore hanno consentito di abbattere i prezzi ed in contemporanea hanno migliorato le prestazioni dei modelli commercializzati. Questo ha provocato un sensibile abbattimento della vita media dei Pc che dai 10 anni, del periodo ’60 – ’70, si è abbassata agli appena 2 anni, di oggi. Da un esame del livello di produzione del comparto ITC emerge che il mercato di riferimento è in costante crescita, come rilevato dal rapporto EITO (European Information Technology Observatory), si comprende, quindi, come possa essere alto il rischio che elevati quantitativi di RAEE finiscano in discarica, senza aver subito alcun trattamento preventivo, teso a ridurre le sostanze tossiche, di cui sono composti, con grave rischio di impatto ambientale. Vedi R. Coppolino, Smaltimento di monitor e personal computer –Problemi di gestione-, ARS, n. 106, novembre/dicembre 2005; V. Iaboni e P.G. Landolfo, La raccolta differenziata in Italia, in Energia, Ambiente e Innovazione, maggio-giugno 2008, p. 64. 17 Secondo i dati forniti dall’Istat, in www.istat.it/conti/ambientali/, la spesa totale delle imprese italiane, per sostenere iniziative di protezione dell’ambiente, nel decennio che va dal 1997 al 2006, è passata da 10.330 milioni di euro a 25.512 milioni di euro, con un incremento del 147%. Particolarmente interessanti sono poi i dati relativi alle spese correnti, distinte dagli investimenti, da parte delle imprese italiane, attive nell’industria e nei servizi, per quanto concerne il settore della gestione dei rifiuti. La peculiarità del sistema Italia, caratterizzato dal fatto che il 95% delle imprese italiane attive, nei settori dell’industria e dei servizi (al 2005 circa 4,3 milioni), sono strutturalmente piccole, con un numero di addetti inferiore alle 10 unità, comporta che la gestione dei rifiuti in queste realtà è condizionata da diseconomie di scala, che costringe ad acquisire i servizi di operatori esterni, pubblici o privati, affidando a questi soggetti la gestione delle diverse fasi della raccolta, del trasporto e dello smaltimento o recupero dei rifiuti. La frammentazione del comparto imprenditoriale e la sua disaggregazione, eccezione fatta per alcuni cluster, è una delle ragioni per cui, da parte delle imprese, c’è una minima propensione all’internalizzazione delle attività di gestione dei rifiuti, con il conseguente risultato di privilegiare la delega di queste incombenze all’esterno e al contempo a limitare gli investimenti in tecnologie idonee a contenere e prevenire la produzione di inquinanti. Per maggiori informazioni si rimanda allo studio Istat (2008), Spese delle imprese italiane per la protezione dell’ambiente, pubblicato sul sito indicato sopra e all’elaborato di F. Falcitelli e S. Righi, Le spese e gli investimenti delle imprese italiane per la protezione dell’ambiente, in Ambiente & Sviluppo, 9/2008. 18 Stavros Dimas, commissario per l’ambiente, in un suo intervento ha affermato: “Il volume di rifiuti è cresciuto a dismisura, ad un ritmo superiore a quello della stessa crescita economica. La produzione, lo smaltimento e il riciclaggio dei rifiuti sono problemi che interessano noi tutti: singoli individui, imprese ed enti pubblici”. Al contempo emergono altre questioni: Amedeo Postiglione, European law relating to waste: theory and practice: case law Italy, “A system which is too rigid, bureaucratic and centralised downstream may prove counterproductive for the environment if everything is waste ex ante. The community wants a certain severity in controls but it also wants recycling of that which has a value for the economy, keeping in mind the enormous amount of waste in certain areas which cannot be managed as, for example, in the south of Italy”. 19 E. Concilia, A. Bosso, G. Croce, Produzione e consumo sostenibile: dalla teoria alla pratica, in Ambiente & Sviluppo, 9/2008.

Page 6: Il recupero dei rifiuti: produzione o economia, gestione o ... · internazionale ambientale. Verso una governante globale dell’ambiente , e sempre di Federico Antich, Linee evolutive

Ennio Fiocchi [email protected] 6

Il passaggio, dallo stato di materia prima a quello di prodotto o bene per diventare alla fine rifiuto, genera una serie di impatti sull’ambiente e sul sistema20. Un miglioramento dei processi produttivi, sotto il profilo tecnologico e gestionale, una maggiore razionalizzazione della distribuzione, nonché una maggior consapevolezza della collettività, nelle sue diverse sfaccettature (sia come imprenditore, sia come generico fruitore: consumatore/utilizzatore), sono azioni basilari, ma non bastanti. Un’efficiente ed efficace gestione dei primi due anelli (materie prime e produzione) del ciclo, deve essere, quindi, supportato ed integrato con una politica armonica e razionale di gestione degli scarti e dei rifiuti, onde evitare il ripetersi delle problematiche e degli scandali, scoppiati negli anni ’70 e ’80, frutto di una cattiva ed irrazionale impostazione. Un approccio mirato, teso a prevenire la produzione di rifiuti21, prima di tutto, poi a contenere e a minimizzare i quantitativi di rifiuti destinati all’abbandono, allo smaltimento o alla mera distruzione, tenendo conto degli impatti sia in termini di costi per la collettività, sia quale misura di tutela dell’ambiente e della salute delle specie viventi, sia in termini di sostenibilità del modello di produzione22. Recenti studi hanno posto in risalto come l’economia Europea sia basata su alti livelli di consumo di risorse, di cui circa 1/3 viene convertito in rifiuti ed emissioni. Nello specifico, in quest’ultimo ventennio, per l’Europa a 15 non sono emersi, particolari e consistenti cambiamenti sulla tipologia e sui quantitativi dei materiali usati, per quanto ci sia stato un

20 Una complessiva immagine del ciclo può essere sintetizzata con lo schema sottostante, estratto da www.eeb.org

21 Per definire il concetto di prevenzione si può far riferimento alla interpretazione elaborata dalla OECD Products/Materials Waste

Strict Reduction at Product Recycling Inceneration* Inceneration* Landfilling Avoidance Source Re-use Waste Prevention Waste Minimization Waste Disposal Priority of actions

Fonte OECD 2000, OECD Working Party on Pollution Prevention and Control, Strategic Waste Prevention: OECD Reference Manual, ENV/EPOC/PPC (2000)5/Final, 2000. In www.oecd.org 22 Al riguardo si rimanda al rapporto della Commissione Bruntland del 1987 e ai vari programmi d’azione della Comunità Europea. Il Consiglio europeo di Göteborg (giugno 2001) ha concluso che “occorre modificare la relazione tra crescita economica, consumo di risorse naturali e produzione di rifiuti. La forte crescita economica deve andare di pari passo con un utilizzo delle risorse naturali e una produzione di rifiuti che siano sostenibili [...] http://ue.eu.int/en/Info/eurocouncil/index.htm , e in particolare il paragrafo 31.

Page 7: Il recupero dei rifiuti: produzione o economia, gestione o ... · internazionale ambientale. Verso una governante globale dell’ambiente , e sempre di Federico Antich, Linee evolutive

Ennio Fiocchi [email protected] 7

continuo incremento del livello produttivo, grazie al miglioramento dei processi produttivi23. Secondo le previsioni, nel 202024, l’uso di risorse continuerà ad aumentare, con conseguente incremento, anche, dei quantitativi di rifiuti prodotti e del rilascio di emissioni, secondo l’assunto che tutte le risorse disponibili sul mercato sono destinate a diventare, prima o poi, dei rifiuti ed ogni attività produttiva genera rifiuti.

Al riguardo, per avere una panoramica delle problematiche connesse alla gestione dei rifiuti, prendendo sempre a riferimento l’area dell’Unione europea, emerge che, annualmente, sono prodotti quasi 1,8 miliardi di tonnellate di rifiuti25, che equivalgono a circa 3,5 tonnellate di rifiuti pro-capite.

23 Dai dati si registra un consumo medio di circa 15-16 tonnellate pro-capite all’anno di risorse, comunque un uso non uniformemente distribuito viste le 12 tonnellate dell’Italia e le 38 della Finlandia. Quantitativi trasformati, decisamente, superiori a quelli degli altri neo paesi comunitari, che poi a causa del ritardo tecnologico li gestiscono con minor efficienza. 24 Al riguardo: http://www.eea.europa.eu/themes/waste/about-waste-and-material-resources . Una stima proposta dalla OECD prevede un incremento di produzione dei rifiuti, nel 2020, rispetto alla quota certificata del 1995, di una percentuale pari ad un valore del 45%. 25 La quota si intende comprensiva dei rifiuti derivanti dal settore industriale (850 milioni di tonnellate), dalla produzione di energia e dall’approvvigionamento idrico (127 milioni di tonnellate), dal settore dell’edilizia e delle costruzioni (510 milioni di tonnellate) e dai rifiuti urbani (250 milioni di tonnellate), si veda http://waste.eionet.europa.eu . Nello specifico dal grafico sottostante, estratto dal sito www.eeb.org, si ricava un’immagine dell’incidenza, nel contesto comunitario, delle diverse tipologie di rifiuti sul complesso della produzione totale.

Secondo l’impostazione normativa e conseguentemente amministrativa i rifiuti vengono suddivisi tra urbani e speciali (vedi art. 184 D. Lgs. 152/06). Per quanto riguarda la produzione di rifiuti solidi urbani (RSU), dagli studi in materia, risulta che nell’Europa dell’Ovest si sta progressivamente stabilizzando, anche se a livelli molto alti, mentre sembra stia decrescendo nei paesi dell’Europa dell’Est ed in quelli del centro, come risulta dal grafico, che mette in luce quella che è la produzione di rifiuti solidi urbani (rsu) nell’Europa dell’ovest (EU15-+EFTA), nei nuovi stati membri (NMS12), complessivamente in Europa (total) e nell’Europa a 27 (EU27).

Dal 1980 al 1995 la produzione di rifiuti è aumentata del 10% a fronte di una crescita economica del 6,5%. La media Ue dei rifiuti urbani procapite era di 370 Kg/anno, già nel 1995 il quantitativo medio di rifiuti, prodotto da ogni cittadino europeo, aveva raggiunto i 460 kg. Questa quantità è aumentata fino a 520 kg pro capite nel 2004 ed entro il 2020 si prevede un ulteriore accrescimento fino a 680 kg pro

Page 8: Il recupero dei rifiuti: produzione o economia, gestione o ... · internazionale ambientale. Verso una governante globale dell’ambiente , e sempre di Federico Antich, Linee evolutive

Ennio Fiocchi [email protected] 8

Per tutto il ventesimo secolo, la quantità di rifiuti solidi urbani generati è stata in continuo aumento, sia in termini assoluti che pro-capite. Solo in questi ultimi anni questa crescita si è stabilizzata, mentre in alcuni casi si è avuta, addirittura, una diminuzione (es. caso della Germania, non certo dell’Italia)26. Sintomatico, poi, è il fatto che, fino agli anni settanta, i

capite. In totale, questo corrisponde a un aumento di quasi il 50 % in 25 anni. Tuttavia, esistono notevoli differenze (come si evince dal grafico sovrastante) tra gli Stati membri dell'UE�15 e quelli dell'UE�12. Mentre un cittadino dell'UE�15 ha generato in media, nel 2004, 570 kg di rifiuti, un cittadino dell'UE�12 ne ha prodotti solo 335 kg. Guardando, però, al futuro, entro il 2020 si prevede una crescita dei volumi di rifiuti urbani del 22 % nell'UE�15 e del 50 % nell'UE�12. Per avere un’idea pratica del quantitativo di rifiuti urbani dell'UE prodotti nel 2020 (ossia circa 340 milioni di tonnellate), è stato calcolato che, qualora sparsi, ricoprirebbero un'area equivalente alla superficie del Lussemburgo con uno spessore di 30 cm oppure di Malta con uno spessore di 2,5 m. I dati, sulla produzione di rifiuti solidi urbani, evidenziano come siano stati disattesi gli obiettivi concordati nel V° Programma d’azione sull’ambiente. La Comunità si era prefissata l’obiettivo di perseguire un ambizioso ridimensionamento della produzione di rifiuti solidi urbani, entro la media pro-capite di 300 Kg, in riallineamento con i livelli di produzione di rifiuti raggiunti nell’anno 1985, all’interno della comunità medesima. Ignorata la programmazione, tanto che in alcuni casi si è addirittura registrato un trend in continua crescita, nella fase di stesura del VI° Programma, si è ben pensato di non fissare un valore limite, come in precedenza, limitandosi ad enunciare dei buoni propositi. I rifiuti speciali prodotti dall’industria possono essere di svariate tipologie, a seconda del processo produttivo da cui originano, con specifiche e caratteri di pericolosità variabile, dal non al pericoloso, per cui si richiedono particolari e specifici accorgimenti. I rifiuti generati dal settore manifatturiero sono in continuo aumento, quantunque gli inviti della politica internazionale e comunitaria spronino l’imprenditoria a ridurre i quantitativi emessi, facendo ricorso alle Bat (Best Available Tecnology), introducendo iniziative di minimizzazione dei rifiuti e implementando pratiche sostenibili nel lungo periodo. Questa tendenza alla crescita di produzione di rifiuti, nell’Unione europea, si riscontra anche per quanto concerne i rifiuti da imballaggio, come possiamo ben evincere dal grafico, che raffronta: il totale della produzione dei rifiuti da imballaggio, con il prodotto interno lordo nell’Europa dei 15.

Al riguardo si può consultare: http://themes.eea.europa.eu/IMS/ISpecs/ISpecification20041007131746/IAssessment1152619898983/view_content Particolarmente interessante risulta, poi, il raffronto tra i vari paesi dell’Europa, come ben focalizzato dalla ricostruzione sottostante.

26

Le ragioni della variazione del trend, sono state prese in esame da U. Bardi, Il picco dei rifiuti, in Ambiente e risorse salute (ars) n115, ottobre/dicembre 2007, che rileva tre probabili ragioni di fondo:

Page 9: Il recupero dei rifiuti: produzione o economia, gestione o ... · internazionale ambientale. Verso una governante globale dell’ambiente , e sempre di Federico Antich, Linee evolutive

Ennio Fiocchi [email protected] 9

rifiuti solidi urbani (RSU) erano raccolti in modo indifferenziato per venir, poi, smaltiti direttamente nel o sul suolo, come ammassi incontrollati27.

Anche, per quanto riguarda l’Italia, secondo quanto risulta dall’ultimo rapporto sui rifiuti pubblicato dall’Apat, negli ultimi anni, c’è stato un deciso incremento nella produzione globale di rifiuti, addirittura superiore, in percentuale, al tasso d’incremento del PIL. In Italia, complessivamente, nel 2006 sono stati prodotti oltre 140 milioni di tonnellate di rifiuti, di cui 32,5 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, 56,4 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, 5,3 milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi ed oltre 46 milioni di tonnellate di rifiuti da costruzioni e demolizioni

Fonte: Apat

Come già visto, la produzione dei rifiuti urbani, nel 2006, ha raggiunto 32,5 milioni di tonnellate, con un incremento, rispetto al 2005, superiore al 2,7% (quasi 860 mila tonnellate), da cui si ricava un livello pro capite di circa 550 kg/abitante per anno (11 kg/abitante per anno in più rispetto al 2005).

- Variazione della composizione dei rifiuti. Si favoriscono i rifiuti più leggeri es. la plastica al posto del vetro. - Efficacia del sistema legislativo. Incisività delle politiche e delle programmazioni di prevenzione per il contenimento dei rifiuti. - Rallentamento della crescita economica dei paesi OCSE. Contrazione degli output e quindi dei rifiuti. Questa tendenza non è stata rilevata in Italia, in cui la crescita dei quantitativi di rifiuti prodotti, viene imputata ad un cambiamento delle abitudini dei consumatori e nella crescita del packaging, con potenziale incidenza anche dei mutamenti in atto nella composizione delle famiglie, per il fatto che si sta progressivamente riducendo il numero di componenti e quindi con un maggior richiesta di confezioni più piccole di prodotto. 27 Si veda D. Giardi e V. Trapanese, Uomo ambiente e sviluppo, Ed. Geva, 2006. Si è verificato che, in Italia, la produzione dei RSU è passata dai 14 milioni di tonnellate del 1979, ai 31 milioni di tonnellate del 2004, al riguardo si rimanda a D. Lostrangio e R. Pandolfo, Influenza dell’evoluzione quali-quantitativa dei rifiuti solidi urbani (rsu) sulla gestione degli stessi, in www.ambientediritto.it .

Page 10: Il recupero dei rifiuti: produzione o economia, gestione o ... · internazionale ambientale. Verso una governante globale dell’ambiente , e sempre di Federico Antich, Linee evolutive

Ennio Fiocchi [email protected] 10

Fonte: Apat

L’analisi dei dati di produzione di rifiuti urbani a livello regionale evidenzia una certa criticità nelle regioni del centro nord, in particolare in Toscana (con i suoi oltre 700 Kg), l’Emilia Romagna (677 Kg), Umbria (661 Kg), Lazio (611 Kg), Liguria (609 Kg).

Fonte: Apat

Non meno interessate sono, tuttavia, le regioni del sud, considerato che i maggiori incrementi di produzione, tra il 2005 e il 2006, si sono registrati rispettivamente in Puglia (+5,1%), Sicilia (+4,2%), Basilicata (+4,1%). Sebbene, siano ancora abbastanza contenuti i livelli di produzione pro-capite delle regioni del nord, sintomatici sono gli incrementi registrati in Lombardia (+181 milioni di tonnellate) e Veneto (+106 milioni di tonnellate), tra il 2005 e il 2006.

La gestione dei rifiuti, la cui produzione, come abbiamo visto, è costantemente in crescita, è sempre più un costo in termini ambientali ed economici. L’obiettivo è, da un lato, il

Page 11: Il recupero dei rifiuti: produzione o economia, gestione o ... · internazionale ambientale. Verso una governante globale dell’ambiente , e sempre di Federico Antich, Linee evolutive

Ennio Fiocchi [email protected] 11

necessario disallineamento28 tra crescita economica e aumento degli scarti da consumi e produzione e dall’altro l’ottimizzazione dei sistemi di gestione ai fini della massimizzazione del recupero di materiali dai residui prodotti. Tutto questo nel rispetto dell’ambiente e della salute umana29. La nuova sensibilità e l'evoluzione normativa30 maturate a livello europeo e nazionale stanno ponendo in grande rilievo le politiche di prevenzione e di minimizzazione della produzione dei rifiuti sia presso le pubbliche amministrazioni che i settori dell’industria e del commercio. Poste in pratica le politiche di prevenzione ed azione per il riutilizzo dei rifiuti, si deve favorire il superamento dello smaltimento in discarica, privilegiando il riciclaggio ed il recupero, anche energetico, per quelle frazioni di cui non si individua ulteriore possibilità di sfruttamento. Il recupero, per le sue caratteristiche, intrinseche ed estrinseche, assume, così, connotazioni dalle diverse sfaccettature. In primo luogo, quale metodologia alternativa, rispetto al tradizionale smaltimento in discarica, dei rifiuti, che, da mero e proprio disvalore, possono diventare una risorsa ed in alcuni casi un vero e proprio patrimonio31. In secondo luogo, quale fonte potenziale di 28 P. Chiades e R. Torrini, Il settore dei rifiuti urbani a 11 anni dal decreto Ronchi, in www.bancaditalia.it parlano di disaccoppiamento (decoupling) della produzione dei rifiuti dalla crescita economica, per ridurre la quantità e la pericolosità dei rifiuti prodotti. 29 "Further diversion of municipal waste from landfill to composting, recycling and energy recovery could produce additional reductions in greenhouse gas emissions ranging from 40 to over 100 Mt CO2, equivalent per year". http://themes.eea.europa.eu 30 Per alcuni flussi di rifiuti importanti sono stati inoltre fissati obiettivi di riciclaggio e recupero: è il caso degli imballaggi, dei veicoli fuori uso e dei rifiuti delle apparecchiature elettriche ed elettroniche. A growing share of municipal waste contains electronic or electric products. E-waste is one of the fastest growing waste streams and makes up approximately 4 per cent of municipal waste in the European Union. In the US, between 14 and 20 million PC’s become obsolete every year. The picture is similar all over the world and e-waste is increasing steadily. By Emmanuelle Bournay, in European Topic Centre on Resource and Waste Management, 2006.

http://maps.grida.no/go/graphic/what_is_e_waste

Per ulteriori chiarimenti sui quantitativi e la tipologia di rifiuti prodotti, sulle metodologie di gestione in Europa si rimanda a Oscar Poss in http://reports.eea.europa.eu/92-826-5409-5/en/page015new.html e a Michael St. Maur Sheil in http://reports.eea.europa.eu/92-826-5409-5/en/page036new.html 31 Chiarimenti, ulteriori, sono rimarcati nei considerando della Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 17 giugno 2008, in particolare n. 19, 28, 29. Forse è un poco azzardata la prospettiva di coloro che parlano delle discariche come delle nuove miniere, da

Page 12: Il recupero dei rifiuti: produzione o economia, gestione o ... · internazionale ambientale. Verso una governante globale dell’ambiente , e sempre di Federico Antich, Linee evolutive

Ennio Fiocchi [email protected] 12

reddito, di risparmio e conservazione di materie prime, di contenimento dello sfruttamento e dell’inquinamento ambientale, aspetti su cui si comincia a discutere, ma non ancora debitamente trattati. In terzo, quale moralizzazione dei comportamenti degli individui/consumatori ed anche degli stessi imprenditori/produttori, per non dimenticare della classe politica, che, disattenti agli equilibri dei sistemi, disattendono, più o meno volontariamente, le leggi ed i principi che sovrintendono, regolamentando e regolandolo, l’ordine del complesso Terra. Con la nuova proposta del 17 giugno 2008 il Parlamento europeo si pone l’obiettivo di incrementare il riciclaggio, entro il 2020, del 50% per le frazioni della carta, del vetro, della plastica e dei metalli e del 70% per i rifiuti non pericolosi derivanti dalla costruzione e demolizione.

La percentuale di rifiuti riciclati è minimo, per molti paesi dell’Est, Centro ed Ovest dell’Europa32. Solo in alcune realtà dell’Europa dell’Ovest, il riciclaggio di alcune frazioni è notevolmente incrementato. Nell’Europa a 15, il livello di riciclaggio dei rifiuti urbani, tra il 1985-90, era di appena 11%, nel 1995 era diventato già del 15%, nel 2000 quasi del 30%; attualmente, il 33% è riciclato o utilizzato per la creazione di compost33, mentre la restante frazione in percentuale del 49% è smaltito in discarica e del 18% è incenerito.

Quantità dei rifiuti urbani inceneriti, smaltiti in discarica, riciclati nell’Europa a 15 (Fonte: Eurostat)

cui l’uomo del futuro potrà attingere, per estrarre le materie da sottoporre a trattamento, perché contenenti elementi di valore, ma senza ombra di dubbio, sono un mix di componenti, che per quanto scartati, nel passato e in alcuni casi tuttora, potrebbero o avrebbero, se meglio gestiti, riscontri positivi di impiego. 32 Storicamente lo smaltimento dei rifiuti attraverso la messa in discarica è stato il metodo di trattamento dei rifiuti urbani più diffuso. I rifiuti nel 1990 per il 64% venivano smaltiti in discarica, nel 1995 ben il 67%. Solo negli ultimi due decenni si è osservato un minor ricorso a tale metodo. Nel 2004 è stato messo a discarica il 47% di tutti i rifiuti urbani dell'UE. Nel complesso, si stima un ulteriore calo della quantità di rifiuti urbani messi in discarica; il che riflette gli sforzi compiuti a livello nazionale e a livello europeo. Questo è il risultato di politiche dedicate, mirate ad accrescere il riciclaggio e il recupero dei rifiuti da imballaggio (ad es. la direttiva sugli imballaggi del 1994) e ad evitare l'accumulo di rifiuti urbani biodegradabili nelle discariche (ad es. la direttiva relativa alle discariche di rifiuti del 1999). La percentuale di rifiuti destinati in discarica è destinata a calare, entro il 2020, a circa il 35 %. 33 Sintomatico, al riguardo, è il fatto che il 44% dei rifiuti prodotti continua ad essere smaltito in discarica o bruciato negli inceneritori, con grave sottrazione di terreno libero, ma anche con gravi danni all’aria, all’acqua, al suolo, scaricando ossidi di carbonio (COx) e metano (CH4) in atmosfera e agenti chimici e pesticidi sul terreno e nelle falde acquifere. Unica eccezione a questa tendenza riguarda i rifiuti da imballaggio, per i quali è in atto, da quando è stata emanata la prima direttiva in materia: Dir. 1994/62/CE sui rifiuti da imballaggio, una decisa azione di recupero, sia come riciclaggio che in termini di recupero energetico, come ben possiamo evincere dal grafico:

Per un’esemplificazione delle tendenze e delle politiche di gestione dei rifiuti, attuati, o in via di programmazione, nei vari stati membri si rimanda alla pubblicazione dell’European Environment Agency, The road from landfilling to recycling: common destination, different routes, 2007, in http://eea.europa.eu . Secondo lo studio di F. Brandolini, Quadro attuale del settore, in Ambiente & Sviluppo, 9/2008,alcune realtà quali Germania, Olanda e Danimarca, hanno quasi raggiunto l’obiettivo “discarica zero”.

Page 13: Il recupero dei rifiuti: produzione o economia, gestione o ... · internazionale ambientale. Verso una governante globale dell’ambiente , e sempre di Federico Antich, Linee evolutive

Ennio Fiocchi [email protected] 13

82 83 88 89 95 99 102

106

106

110

117

121

292

285

285

280

280

280

275

264

249

233

209

193

13

1

15

2

16

4

17

1

18

0

19

0

19

5

20

6

21

3

22

4

23

4

24

9

0

100

200

300

400

500

600

700

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

Riciclaggio e altro

Smaltimento indiscarica

Incenerimento

Il settore della gestione e del riciclaggio34 dei rifiuti è in forte crescita, con un fatturato stimato di oltre 100 mrd EUR per l’UE a 25, presenta un’elevata intensità di manodopera e garantisce tra 1,2 e 1,5 milioni di posti di lavoro. L’industria del riciclaggio sta fornendo quantitativi sempre maggiori di risorse all’industria manifatturiera: almeno il 50% della carta e dell’acciaio, il 43% del vetro e il 40% dei metalli non ferrosi prodotti nell’UE derivano oramai da materiali riciclati35.

Treatment of MSW in selected UE Member States in 2006. Source Eurostat

34 Not long ago the amount and composition of waste was such that it could be simply diluted and dispersed into the environment. Most items were reused and only a few remained, that would not decompose naturally. With industrialisation and rising urban density, a new concept followed: collect and dump out of sight. The aim was to eliminate waste or at least protect the population from it. This generally involved either openly burning it or dumping it on specially designated landfill sites. By Emmanuelle Bournay, in European Topic Centre on Resource and Waste Management, 2006. 35 Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato delle Regioni - Portare avanti l’utilizzo sostenibile delle risorse: una strategia tematica sulla prevenzione e il riciclaggio dei rifiuti- {SEC(2005) 1681} {SEC(2005) 1682}

Page 14: Il recupero dei rifiuti: produzione o economia, gestione o ... · internazionale ambientale. Verso una governante globale dell’ambiente , e sempre di Federico Antich, Linee evolutive

Ennio Fiocchi [email protected] 14

Per quanto riguarda l’Italia, l’industria del recupero e del riciclo si sta rilevando un importante settore dell’economia nazionale, con una dinamica in crescita, condizionata dall’innovazione tecnologica per il trattamento e il recupero dei materiali36. Il settore del riciclo è in costante crescita dal 2000 al 2006, tanto che, mentre la produzione industriale ha subito una contrazione dell’1,6%, le attività di riciclaggio sono cresciute dell’8,2% nello stesso periodo37. Le materie secondarie, ottenute per effetto dalla raccolta differenziata dei rifiuti di origine urbana, nonché per altre tipologie di scarti recuperati, tra i quali gli sfridi di produzione, hanno superato, in alcuni settori, l’uso stesso delle materie prime vergini con una tendenza di utilizzo in crescita, negli anni38. Il sistema della raccolta e del recupero può essere distinto in due contesti: il settore dei rifiuti urbani e quello dei rifiuti industriali e speciali.

La raccolta differenziata dei rifiuti urbani, dal 2000 al 2006, ha subito una forte crescita che ha portato al raddoppio del materiale raccolto, passando da 4,1 milioni di tonnellate a 8,3 milioni di tonnellate, con un incremento del 120%. Nello schema sottostante si propone

36 Innanzitutto occorre considerare come la dotazione di infrastrutture di smaltimento sia molto eterogenea tra le diverse aree del paese, visto che nel Nord si colloca gran parte della capacità di termovalorizzazione e degli impianti di compostaggio, altro aspetto da considerare è poi la potenzialità di recupero delle diverse tipologie di materiali da parte dei soggetti e dei sistemi interessati negli specifici processi di raccolta e di recupero (in particolare dal livello di interconnessione e di collaborazione anche tra le aziende operative nel comparto privatistico e in quello pubblico). Da non trascurare è poi il condizionamento della crescita del settore del recupero alla vitalità dei settori produttivi che riutilizzano le materie prime secondarie. 37 Per maggiori e più dettagliate informazioni si consiglia la visione del rapporto Fise Unire sul riciclaggio dei rifiuti: L’Italia del recupero, IX edizione in www.fise.org 38 Si possono citare quali esempi il settore dell’acciaio e dei metalli, in cui l’utilizzo di materiali recuperati rappresenta quasi il 64% della produzione finale, il settore della carta e del cartone con oltre il 55%, il settore della plastica il 18%, il vetro cavo oltre il 50%.

Page 15: Il recupero dei rifiuti: produzione o economia, gestione o ... · internazionale ambientale. Verso una governante globale dell’ambiente , e sempre di Federico Antich, Linee evolutive

Ennio Fiocchi [email protected] 15

una esemplificazione delle principali fasi del ciclo della gestione dei Rifiuti Urbani39, in Italia, con un’indicazione dell’incidenza di ogni singolo aspetto sul contesto complessivo.

Oltre alla problematica dovuta al trattamento di quantitativi consistenti di rifiuti urbani, si incorre nella difficoltà di dover gestire uno scarto di cui non si hanno specifiche di composizione, tanto da risultare ardua l’identificazione delle stesse componenti40.

39 Schema proposto da P. Chiades e R. Torrini, Il settore dei rifiuti urbani a 11 anni dal decreto Ronchi, in www.bancaditalia.it. 40 Normativamente si è cercato di identificare quelle che sono le fonti d’origini di questa tipologia di rifiuto, nel tentativo di contenere e delimitare le potenziali produzioni tarato su un target delineato. Nello specifico, secondo alcuni risultati di indagini proposte nel sito http://waste.eionet.europa.eu/themes/waste/#8

Da qui si impone l’esigenza di implementare e consolidare la raccolta differenziata, quale strumento per consentire un effettivo recupero e efficace valorizzazione degli scarti. La chiusura del ciclo: risorsa-rifiuto, quindi, risulta fortemente influenzata dalle modalità della raccolta, poiché le soluzioni più favorevoli, sul piano ambientale, sono perseguibili solo qualora si persegua una raccolta differenziata. La raccolta differenziata permette di tenere separate, fin dalla fase della raccolta, le componenti merceologiche dei rifiuti, in tal modo massimizzando e ottimizzando il recupero. In questo frazionamento omogeneo le diverse frazioni vengono destinate ai trattamenti di selezione e recupero, la componente organico di regola viene destinata al compostaggio o alla digestione anaerobica, gli scarti a

Page 16: Il recupero dei rifiuti: produzione o economia, gestione o ... · internazionale ambientale. Verso una governante globale dell’ambiente , e sempre di Federico Antich, Linee evolutive

Ennio Fiocchi [email protected] 16

Una risposta positiva è data dall’incremento della raccolta differenziata che, nel 2006, ha conseguito il traguardo del 25,8% della produzione totale dei rifiuti urbani. Tale valore risulta, tuttavia, sensibilmente inferiore rispetto al target del 40%, introdotto con la Legge 27 dicembre 2006, n. 296, da conseguirsi entro il limite del 31 dicembre 2007.

Fonte: Apat

I risultati della gestione differenziata, poi, appaiono decisamente sbilanciati, qualora si considerino le situazioni per macroarea geografica. In valore assoluto la raccolta differenziata, a livello nazionale, cresce di poco più di 700 mila tonnellate, tra il 2005 e il 2006, prevalentemente nelle regioni del nord (+447 mila tonnellate, +8,3%), mentre nel sud la raccolta differenziata è molto contenuta, sebbene sembra sia in atto una propensione ad incrementare i risultati, visto che rispetto all’anno precedente si è registrato un +19%, risultato non eclatante se lo si commisura ai quantitativi totali che restano decisamente modesti (+172 mila tonnellate).

Dall’analisi dei dati relativi alle diverse frazioni merceologiche si evidenzia un incremento, a livello nazionale, della raccolta differenziata della frazione organica (umido+verde) che passa dai 2,4 milioni di tonnellate del 2005 a 2,7 milioni di tonnellate del 2006, con un incremento del +11,4%. Anche per la carta41 si sono conseguiti risultati importanti con circa 2,5 milioni di tonnellate intercettate ed una crescita percentuale, rispetto al 2005, poco al di sotto del 10%. Per lo stesso legno si registra un incremento di oltre il 12%42, mentre è di poco inferiore al 12% per la plastica.

maggior contenuto energetico sono destinati alla produzione di combustibili da rifiuti cd. CDR e CDR-Q (vedi art. 183, com. 1, lettere: f, r, s, t, u, del D. Lgs. 152/06, come modificato dal D. Lgs. 04/08), mentre gli ulteriori residui alla discarica o al termovalorizzatore. 41 Per vari materiali il riciclaggio funziona già bene e i prezzi di mercato elevati fanno aumentare il tasso di riciclaggio. Per citare un esempio, l’utilizzo di carta di recupero per la produzione di nuova carta è raddoppiato nel periodo 1991-2004, passando dal 25% al 50%. Dai dati Istat sul commercio estero e dagli studi pubblicati da Comieco e Assocarta, l'Italia, grazie alla costante crescita delle raccolte differenziate dal 1998 a oggi, la raccolta differenziata è passata da 1 milione di tonnellate nel 1998 a 2,6 milioni di tonnellate nel 2007, è diventata un "esportatore netto" di carta da macero dal 2004. In particolare, nel 2007, l'Italia ha esportato 1.079.000 tonnellate di carta da macero: la Cina è diventato il primo paese di destinazione con 426mila tonnellate (circa il 40% del totale export). 42 In 7 anni, la raccolta dei rifiuti in legno è cresciuta del 720%, mentre il recupero ha superato nel 2007 il 60% degli imballaggi in legno circolanti sul territorio nazionale (contro l’obiettivo del 35% ex Dlgs 152/2006). Il recupero è cresciuto del 12,4% nel solo 2007. www.rilegno.it

Page 17: Il recupero dei rifiuti: produzione o economia, gestione o ... · internazionale ambientale. Verso una governante globale dell’ambiente , e sempre di Federico Antich, Linee evolutive

Ennio Fiocchi [email protected] 17

Raccolta differenziata per frazione merceologica 2002-2006

0,0

500,0

1000,0

1500,0

2000,0

2500,0

3000,0

Fraz.organica

Carta Vetro Plastica Metallo Legno Raee Altri Ingom. Altro

2002

2003

2004

2005

2006

Per quanto riguarda i RAEE (apparecchiature elettriche ed elettroniche), nel 2006 si è raggiunta la quota di 108 mila tonnellate, con un incremento rispetto al 2005 del 5,7%, ed un livello procapite di 1,8 Kg per abitante/anno, ben al di sotto dell’obiettivo della Direttiva 2002/96/CE, che fissa una soglia di 4 Kg per abitante/anno43.

43 Al riguardo si riportano alcune considerazioni estrapolate dal lavoro di A. Vaccari, Rifiuti elettronici, il loro futuro è il riciclaggio, in http://www.ambientediritto.it/dottrina/Politiche%20energetiche%20ambientali/politiche%20e.a/rifiuti_elettronici_vaccari.htm. I rifiuti elettronici, definiti anche “e-waste”, a fine vita potrebbero essere normalmente riutilizzati, aggiornati o riciclati, ma si stima che più del 75% degli stessi sia immagazzinato o buttato, a causa soprattutto della scarsa conoscenza ed organizzazione per la gestione dei diversi materiali in essi inclusi. In effetti, il vero problema dei rifiuti elettronici non è tanto, come si potrebbe pensare, lo spazio che essi occupano, che resta comunque considerevole, bensì il loro potenziale impatto ambientale conseguente alla gestione del loro fine vita, per effetto delle sostanze pericolose contenute nelle apparecchiature unitamente alle plastiche non-biodegradabili. Si pensi che un’apparecchiatura di uso informatico è un insieme estremamente complesso di più di 1.000 diversi materiali, molti dei quali pericolosi (es. piombo, cadmio, mercurio e cromo). Limitandosi ai principali, si riporta, a titolo di esempio, la ripartizione degli elementi presenti in un personal computer con l’efficienza del processo di riciclaggio dei singoli materiali componenti:

Dagli ultimi dati risulta che dal primo gennaio al 30 settembre 2008 sono state raccolte più di 33 mila tonnellate di Raee, che distinte per tipologia di rifiuto danno un 40% di frigoriferi, il 27% di Tv e monitor, il 19% di grandi bianchi (lavatrici e lavastoviglie), il 13,8% di lampade e affini e 0,28% di sorgenti luminose.

Page 18: Il recupero dei rifiuti: produzione o economia, gestione o ... · internazionale ambientale. Verso una governante globale dell’ambiente , e sempre di Federico Antich, Linee evolutive

Ennio Fiocchi [email protected] 18

Per quanto riguarda, poi, i rifiuti da imballaggio, dal 1998, anno di partenza del sistema consortile44, il recupero è passato da 3,6 milioni di tonnellate a oltre 8 milioni di tonnellate, con conseguente minor ricorso all’utilizzo della discarica.

Recupero totale e smaltimento dei rifiuti di imballaggio immessi al consumo (2000-2006)

0

2000

4000

6000

8000

10000

12000

14000

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Immesso al consumo

Imballagi recuperati

Imballaggi smaltiti

Nel 2007, la crescita del riciclo degli imballaggi ha avuto un ulteriore incremento, con risultati particolarmente positivi rispetto all'anno precedente, soprattutto per quanto riguarda le attività di riciclo di alluminio (+10%), carta, (+9,8%) e plastica (+7%).

Con il recepimento delle direttive europee sugli imballaggi, alla fine degli anni ’90 è stato dato avvio in Italia a un sistema di recupero specifico per gli imballaggi, che ha fortemente interagito con la raccolta differenziata dei rifiuti urbani.

Obiettivi al 31/12/08 Direttiva 2004/12/CE D. Lgs. 152/06 Art. 220 Alleg. E

Recupero - Min. 60% - Min. 60%

Nel loro complesso: - Min. 55% - Max 80%

Nel loro complesso: - Min. 55% - Max 80%

Riciclaggio dei materiali da imballaggio

Per ogni materiale: - Min. 60% in peso per il vetro - Min. 60% in peso per carta e cartone - Min. 50% in peso per metalli - Min. 22,5% in peso per plastica - Min. 15% in peso per legno

Per ogni materiale: - Min. 60% in peso per il vetro - Min. 60% in peso per carta e cartone - Min. 50% in peso per metalli - Min. 26% in peso per plastica - Min. 35% in peso per legno

44 DM. 15/07/1998 pubblicato su Gazz. Uff. del 12/08/1998, n 136.

Page 19: Il recupero dei rifiuti: produzione o economia, gestione o ... · internazionale ambientale. Verso una governante globale dell’ambiente , e sempre di Federico Antich, Linee evolutive

Ennio Fiocchi [email protected] 19

Nel 2006, il recupero complessivo di rifiuti da imballaggio, a livello nazionale, ha raggiunto il 66% dell’immesso a consumo, superando, già allora, l’obiettivo del 60% fissato per il 31/12/2008; anche il riciclaggio ha raggiunto l’obiettivo di legge del 55%.

0

66

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Recupero

energetico

Riciclaggio

Risultati conseguiti anche grazie alle convenzioni ANCI-CONAI che hanno permesso la crescita nel tempo della quota di riciclo proveniente dai rifiuti urbani (41% del 2006 contro il 28% del 1998). Il recupero dei rifiuti di imballaggio provenienti da superfici pubbliche risulta quasi raddoppiato tra il 2002 e il 2006, coerentemente con l’incremento della raccolta differenziata. Per quanto riguarda il recupero energetico c'è una stabilizzazione delle quantità avviate a termovalorizzazione, che si attestano sulle 1.268.000 tonnellate, pari al 10% dell'immesso al consumo. Un fenomeno dovuto al fatto che alcune quote di materiali, in particolare carta e legno, sono state destinate ad attività di riciclo.

Per quanto riguarda, invece, i Rifiuti Urbani indifferenziati la forma di gestione più diffusa continua ad essere lo smaltimento in discarica45, anche se nell’ultimo quinquennio è passata da 59,5% al 47,9% del 2006.

45 Se da un lato il riciclaggio e l’incenerimento sono in aumento, in termini assoluti i quantitativi di rifiuti smaltiti in discarica non sono in calo, perché ne vengono prodotti di più. Ad esempio, la quantità di rifiuti di plastica conferiti in discarica è aumentata del 21,7% tra il 1990 e il 2002, anche se la percentuale di plastica smaltita in discarica è scesa dal 77% al 62%. Dal divieto, imposto con l’art 182, com. 2, del D. Lgs 152/06, di smaltimento in regioni diverse da quelle d’origine sono escluse le frazioni di rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata destinate al recupero, per le quali è sempre permessa la libera circolazione sul territorio nazionale, al fine di favorire quanto più possibile il loro recupero, privilegiando il concetto di prossimità agli impianti di recupero (vedi com. 5 art. 182).

Obiettivo di recupero 60%

Obiettivo riciclaggio 55%

Page 20: Il recupero dei rifiuti: produzione o economia, gestione o ... · internazionale ambientale. Verso una governante globale dell’ambiente , e sempre di Federico Antich, Linee evolutive

Ennio Fiocchi [email protected] 20

Fonte: Apat

L’incenerimento pur registrando, rispetto al 2005, una diminuzione dello 0,1%, vede crescere, nel 2006, la quota di rifiuti trattati del 3,1%. Gli stessi trattamenti biologici registrano un incremento del 7% dei rifiuti indifferenziati trattati.

Fonte: Apat

Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti speciali46, invece, la forma prevalente è rappresentata dalle operazioni di recupero di materia (quasi il 49% dei rifiuti speciali, pari ad un quantitativo di 49,4 milioni di tonnellate). Tra le operazioni di smaltimento, la più diffusa rimane la discarica (circa il 19,4% del totale gestito, pari a 19,5 milioni di tonnellate)47.

46 I rifiuti speciali possono essere distinti in 3 categorie principali:

• rifiuti speciali da processi direttamente produttivi, raggruppabili in due grandi categorie: il manifatturiero non organico (comprensivo di chimica organica) e il manifatturiero organico (agroalimentare, carta, legno, tessile);

• rifiuti speciali da costruzioni e demolizioni e da estrazioni e cave; • rifiuti speciali da impianti di trattamento dei rifiuti, acque reflue e industrie dell’acqua.

47 Pure per quanto riguarda i rifiuti speciali si è fatto ricorso in modo massiccio allo smaltimento in discarica. Dai dati Apat risulta che il 56,3% dei rifiuti speciali, 49,4 milioni di tonnellate, è sottoposto a recupero di materia, comprendente le tipologie di recupero descritte dalle operazioni da R2 a R11; il 22,5%, pari a 19,7 milioni di tonnellate, destinato in discarica; il 17%, circa 14,8 milioni di tonnellate, gestito in impianti di trattamento chimico-fisico o biologico e ricondizionamento preliminare; il 3%, quasi 2,7 milioni di tonnellate, come fonte di energia (in impianti dedicati di recupero biogas, valorizzazione biomassa, gassificatori o impianti utilizzanti i rifiuti come combustibile); 1,3%, oltre 1,1 milioni di tonnellate, avviato ad incenerimento senza recupero di energia.

Page 21: Il recupero dei rifiuti: produzione o economia, gestione o ... · internazionale ambientale. Verso una governante globale dell’ambiente , e sempre di Federico Antich, Linee evolutive

Ennio Fiocchi [email protected] 21

Fonte: Apat

Si è avuto, nel 2005, un incremento dell’8,7%, pari a 5 milioni di tonnellate, di rifiuti speciali non pericolosi, avviati ad operazioni di recupero, rispetto al 2004. Incremento dovuto in buona parte alla crescita dei rifiuti avviati all’operazione di recupero R5 “riciclaggio/recupero di altre sostanze inorganiche”, che ha subito un aumento del 17%, pari a 4,6 milioni di tonnellate. Si tratta di rifiuti derivanti da attività di costruzione e demolizione, sottoposti a trattamento, soprattutto in impianti di frantumazione od utilizzati nei ripristini ambientali, nei processi produttivi legati all’industria della costruzioni o in opere di ricostruzione del manto stradale.

Fonte: Apat

Se, poi, consideriamo il processo di recupero dei rifiuti speciali, dettagliandolo sempre rispetto alle singole operazioni di recupero, come previste dall’all. C della parte IV del D. Lgs 152/06, per i rifiuti pericolosi, allora si ha una panoramica di come siano gestiti le oltre 1,5 milioni di tonnellate di rifiuti avviati a recupero. Tra queste metodologie la più diffusa è la R4 “riciclo/recupero dei metalli e dei composti metallici”, che costituisce circa il 40% del recupero totale, pari a 619 mila tonnellate. Altre forme di recupero molto utilizzate sono, poi, R5 “riciclaggio/recupero di altre sostanze inorganiche” con oltre 359 mila tonnellate, pari al 23% del totale, e R2 “rigenerazione/recupero dei solventi” con 231 mila tonnellate, pari al 15%.

Page 22: Il recupero dei rifiuti: produzione o economia, gestione o ... · internazionale ambientale. Verso una governante globale dell’ambiente , e sempre di Federico Antich, Linee evolutive

Ennio Fiocchi [email protected] 22

Fonte: Apat

Nel sistema Italia, la crescita dei rifiuti prodotti continua ad ritmo superiore a quello del Pil, nonché degli altri paesi europei, i quantitativi recuperati, se non per alcune eccezioni, non raggiungono i limiti imposti, mentre negli altri casi non hanno scalzato di molto la quota di trattamento in discarica. Sulla scorta di questi risultati si impone, allora, una riflessione sull’adeguatezza delle politiche in atto e sulle misure programmate a limitarne la produzione e favorirne il recupero. Le diversità territoriali e culturali, il deficit delle politiche ambientali, la frammentazione, la disomogeneità, l’incertezza del quadro normativo, la situazione impiantistica non adeguata sono solo alcune delle ragioni48 che gravano sul comparto, provocando una situazione deficitaria ed in alcuni casi di impasse, che provoca ritardi e carenze, anche rispetto alle altre realtà europee49. Ciò, si traduce e, a volte, sfocia in momenti di tensione ed insofferenza, nelle realtà comunali ed aree metropolitane, senza necessariamente far menzione dell’annosa e ricorrente emergenza campana, per quanto riguarda i processi di gestione e trattamento dei rifiuti. L’utilizzo dei rifiuti come fonte alternativa sta divenendo, sempre più, motivo di interesse, alla luce dell’aumento, ormai inarrestabile, del prezzo delle materie prime, in conseguenza del loro uso massiccio e della disponibilità limitata delle stesse. Lo sviluppo di tale mercato è, quindi, legato proprio al fatto che, oltre al risparmio di risorse, è possibile tramite questa via conseguire significativi vantaggi, in considerazione del fatto che gran parte dei rifiuti, tra cui quelli di origine urbana, rivestono caratteristiche di rinnovabilità, come ufficialmente riconosciuto dalla normativa europea e nazionale.

48 “Al ritardo gestionale si è affiancato lo scarso sviluppo di infrastrutture di smaltimento alternative alle discariche. … Il riclico dei materiali sembra caratterizzarsi come bene pubblico, o più precisamente come un club good, la cui produzione impone rilevanti aggravi di costi per le imprese coinvolte con conseguente incentivo a comportamenti opportunistici, che tenderebbero a generare livelli di produzioni inferiori a quelli ottimali. Vedi P. Chiades e R. Torrini, Il settore dei rifiuti urbani a 11 anni dal decreto Ronchi, in www.bancaditalia.it. D. Lostrangio e R. Pandolfo, Influenza dell'evoluzione quali-quantitativa dei rifiuti solidi urbani (RSU) sulla gestione degli stessi, in www.ambientediritto.it/dottrina/Politiche%20energetiche%20ambientali/politiche%20e.a/influenza_evoluzione_lostrangio_pandolfo.htm si concentra, invece, sull’incertezza quali-quantitativa della produzione di rifiuti. 49 A titolo esemplificativo si riportano i casi della Germania, Olanda e Danimarca che hanno raggiunto l’obiettivo “discarica zero”, per quanto riguarda i rifiuti urbani. Vedi F. Brandolini, Quadro attuale del settore, in Ambiente & Sviluppo, 9/2008.

Page 23: Il recupero dei rifiuti: produzione o economia, gestione o ... · internazionale ambientale. Verso una governante globale dell’ambiente , e sempre di Federico Antich, Linee evolutive

Ennio Fiocchi [email protected] 23

Oltre a ragioni ambientalistiche e naturalistiche, due sono, poi, gli aspetti che rivestono particolare interesse: i possibili vantaggi legati al mercato delle emissioni di gas serra (“emission trading”)50 e quelli di risparmio in termini di acquisto, dall’estero, di materie

50 Secondo la United States Environmental Protection Agency possono in media essere risparmiati approssimativamente 1,67 tonnellate metriche di CO2 equivalente per ogni tonnellata di rifiuti solidi urbani riciclati. Dati diffusi nell’articolo: The impact of source reduction, recycling and composting on greenhouse gas generation, settembre 2007, in www.epa.gov/wastewise Secondo poi I dati elaborati dalla “Agenzia europea dell’ambiente”, divulgati, nel 2008, con lo studio: “Better management of municipal waste will reduce greenhouse gas emissions”, nel sito: http://reports.eea.europa.eu/briefing_2008_1/en/EN_Briefing_01-2008.pdf, nel 2005, le emissioni di gas ad effetto serra, derivanti dalla gestione dei rifiuti, costituivano il 2 % delle emissioni totali dell'Unione Europea. Secondo le proiezioni, le emissioni nette di gas serra derivanti dalla gestione dei rifiuti urbani dovrebbero scendere dal livello massimo di circa 55 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti l'anno, della fine degli anni ottanta, a 10 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti entro il 2020. Si ipotizza che il prospettato aumento dei livelli di riciclaggio ed incenerimento comporterà, quello che viene indicato come, un risparmio (in termini di emissioni di gas serra evitate) che andrà a controbilanciare le emissioni dirette. Per cui, entro il 2020 il 75 % delle emissioni evitate totali sarà dovuto, quindi, al riciclaggio e quasi il 25 % all'incenerimento. Quanto esposto, è stato tradotto e ben rappresentato, dall’Agenzia, nel grafico che ci siamo premurati di riprodurre, qui di seguito:

Tendenze e proiezioni delle emissioni di gas serra prodotte dalla gestione dei rifiuti urbani nell'Unione Europea

Secondo ulteriori fonti si possono conseguire risultati decisamente più ragguardevoli, entro il 2020, qualora si ponga in essere un effettivo e deciso miglioramento nella gestione dei rifiuti, ci si può attendere un contributo, nella riduzione dei gas serra, di una percentuale che si aggira tra il 16-27%. Nello specific, si rimanda all’articolo pubblicato dalla Confederation of European Waste-to-Energy Plants, Recycling and Waste-to-Energy - the magic formula for the Waste Framework Directive, nel giugno del 2008, consultabile nel sito www.cewep.eu A recent study by Ökopol points out that “the sources of CO2equ savings are mainly the avoided primary production from primary resources and the avoided emissions from landfilling”. They calculated that a further 89 million tonnes of CO2equ could be saved per year assuming a recycling scenario of 50% + for municipal waste. This scenario is based on an increase in the average incineration rate to 25% (from 18% in 2005) and a reduction of landfilling to 22% (from 45% in 2005) in EU 27. Prognos found that there is a potential to reduce CO2equ between 145 and 235 million tonnes by 2020. Improved waste management could contribute 16-27% to the European climate reduction targets if clear legislation is applied. This is possible, according to Prognos, if inter alia: - “calorific and biodegradable waste is diverted from landfill - more support is given to recycling and WtE”. In another study, FFact calculated the CO2 equivalent savings if European waste management achieved 60% recycling with the remaining 40% of municipal waste, which cannot be recycled in an environmentally sound way, being treated in efficient Waste-to-Energy Plants. Marja-Riitta Korhonen e Helena Dahlbo, nel loro studio: Reducing Greenhouse Gas Emissions by Recycling Plastics and Textiles into Products, pubblicato nel settembre del 2007 e consultabile sul sito www.environment.f/syke documentano i risultati che si possono conseguire con l’applicazioni della metodica: Life Cycle Inventory (LCI). Tale metodo, fase del più noto Life Cycle Assessment (LCA), è uno strumento standardizzato di gestione ambientale che consente di valutare le emissioni generate nel ciclo di vita di un prodotto, un processo, un’attività, partendo dall’estrazione della materia prima, attraverso la trasformazione, il trasporto, la produzione, distribuzione, uso, re-uso fino allo smaltimento. Per ogni fase della produzione, dell’uso, dello smaltimento si stimano le emissioni in atmosfera, in acqua e sul suolo. Questi sono poi correlati ai potenziali impatti ambientali quali il riscaldamento globale. Per verificare la potenziale riduzione di gas serra di un processo di riciclaggio, comparano le emissioni generate da un processo di produzione impostato sul riciclaggio, con quelle di un processo di produzione che utilizza materie prime vergini. Questo approccio comparativo, tra le due diverse impostazioni produttive, è stato visivamente prodotto nello schema riportato qui di seguito:

Page 24: Il recupero dei rifiuti: produzione o economia, gestione o ... · internazionale ambientale. Verso una governante globale dell’ambiente , e sempre di Federico Antich, Linee evolutive

Ennio Fiocchi [email protected] 24

prime, di cui l’Italia è carente, con ricadute, così, sul comparto economico-produttivo del paese, anche in termini imprenditoriali ed occupazionali51.

GHG= GreenHouse Gas. Come si evince dallo schema sono considerate quattro complessive e generiche fonti di emissioni, due per ogni fase. Per quanto riguarda il ciclo di vita del prodotto riciclato sono parametrite le emissioni totali dedotte dall’intero ciclo di vita di una “unità funzionale” equivalente (a quella prodotta dal ciclo con materia prima vergine) e dal quantitativo di gas serra non prodotto per effetto del riciclaggio (dato dalle mancate emissioni della discarica e dal recupero energetico del rifiuto che non è stato possibile riciclare). Così altrettanto viene fatto per il ciclo di vita del prodotto ottenuto da materia prima vergine. Nel qual caso si considerano le emissioni totali per la produzione con materia prima vergine e poi anche il recupero energetico dalla gestione dello scarto. Il complessivo risparmio di gas serra è quindi dato dall’equazione: B-A+C+D. Allora, quanto B-A+C+D>0 tanto più si ha risparmio di emissione di gas serra. Questa procedura viene poi applicata ad alcuni casi studio (es. plastica, tessile, loro rifiuti e potenziale recupero), con indicazione dei risultati che si conseguono in queste specifiche aree di indagine. Recentemente, nel rapporto “Il riciclo ecoefficiente - Performance e scenari economici, ambientali ed energetici”, un volume sull’economia del riciclo nel mercato globale, curato da Duccio Bianchi, dell’Istituto di ricerche Ambiente Italia, nell’ambito del Kyoto Club e promosso da CIAL, COBAT, COMIECO, COOU, CNA, COREPLA, FEDERAMBIENTE, FISE UNIRE, e MP AMBIENTE, vengono focalizzati gli impatti energetici e ambientali del riciclo in Italia, sintetizzabili in un minor consumo di energia pari a circa 15 milioni di TEP e minori emissioni per circa 55 milioni di tonnellate equivalenti CO2. Tali valori rappresentano rispettivamente circa l’8% del consumo interno di energia e circa il 10% delle emissioni climalteranti. Lo studio, inoltre, afferma che con uno sviluppo del riciclo (più 15% rispetto all’attuale) e con una evoluzione intelligente del sistema di gestione dei rifiuti, al 2020 si potrebbero ridurre: i consumi energetici di ulteriori 5 milioni di TEP (pari al 32% dell’obiettivo nazionale di efficienza energetica al 2020) e le emissioni di CO2 di oltre 17 milioni di tonnellate (pari al 18% dell’obiettivo nazionale di riduzione delle emissioni al 2020) http://www.rifiutilab.it/dettaglio_art.asp?id=1994&menuindex=2 51 Da alcuni articoli pubblicati sui quotidiani: “La Repubblica” e “Il sole e 24ore”, risulta che il fatturato del settore riciclaggio, in Italia, rappresenta una realtà ancora contenuta, con un valore che si aggira tra i 40 e i 50 miliardi di euro, distribuito su un totale di aziende, operanti all’interno del settore, di quasi 3500 unità. Per un confronto con il settore dello smaltimento si rimanda invece al documento: Analisi di redditività: smaltimento dei rifiuti solidi delle acque di scarico e simili, in www.cribis.it .