Il raumplan dI adolf loos la composIzIone dello spazIo · 2016-12-02 · Adolf Loos, Casa per...

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IL RAUMPLAN DI ADOLF LOOS LA COMPOSIZIONE DELLO SPAZIO 01 Atelier Angonese Semestre autunnale 2011 Programma

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Il raumplan dI adolf loosla composIzIone dello spazIo01Atelier Angonese Semestre autunnale 2011 Programma

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Il raumplan dI adolf loosla composIzIone dello spazIo01Atelier Angonese Semestre autunnale 2011 Programma

proGrammaAtelier di progettazione 2° anno

Professore: Walter Angonese

Assistenti: Axel Beck Margherita Pusterla Thomas Tschöll

atelier angonese Università della Svizzera ItalianaAccademia di architettura - MendrisioSemestre autunnale 2011

1° edizione - stampato in settembre 2011

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01Atelier Bow-Wow, Graphic Anatomy,[227] pag.82,83

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PAG. 5ATELIER ANGONESE AAM 2011 Il RAUMPLAN DI ADOLF LOOS

INDICE

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IL TEMA - “RAUMPLAN”

IL PROGRAMMA

CASE DI LOOS - RIFERIMENTI PROGETTUALI

ADOLF LOOS - GRUNDSÄTZLICHES / FONDAMENTI

IL SITO

METODOLOGIA

RIFERIMENTI ICONOGRAFICI / PROGETTUALI

WALTER ANGONESE - GEDANKEN ZUR METHODIK – RIFLESSIONI SUL METODO

JOSEF FRANK - DAS HAUS ALS WEG UND PLATZ

VIAGGIO DI STUDIO “PRAGA / VIENNA” - PROGRAMMA

CALENDARIO ATELIER

BIBLIOGRAFIA

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PAG. 7ATELIER ANGONESE AAM 2011 Il RAUMPLAN DI ADOLF LOOS

TEMA

Il ruolo che Adolf Loos occupa nella storia dell’architettura moderna non può che essere considerato rappresentativo e principale. Egli rimane parallelo ma distaccato dagli esponenti più importanti e significativi del movimento moderno: Walter Gropius, Le Corbusier, Mies van der Rohe, ed altri ancora, secondo i quali, l’opera architettonica di Loos non produrrebbe una rottura netta con gli stili tradizionali e lo storicismo dell’epoca. Il suo rapporto tra progresso e tradizione aveva una visione più complessa che poteva creare incomprensioni o equivoci.

Nella storia dell’architettura è soprattutto ricordato come colui che definì per primo nel suo tempo l’ornamento come un crimine non solo nei confronti dell’architettura ma anche verso la società.

Il contributo probabilmente più importante dato da Adolf Loos fu lo sviluppo di un nuovo concetto di spazio. Far entrare e condurre il pensiero nella terza dimensione, e come lo definì il suo allievo e biografo Heinrich Kulka il “Raumplan”.

Ricordiamo una parte dello scritto di H. Kulka, tratto dalla sua prima monografia su Adolf Loos edita nel 1930, in occasione del suo sessantesimo compleanno:

“In generale fino ad ora la principale preoccupazione degli architetti era la costruzione delle facciate e la disposizione

dei pilastri interni.

La pianta veniva risolta piano per piano proiettato su una superficie, quello che casualmente rimaneva tra i pilastri

lo si chiamava spazio.

Da sempre si aveva la volontà di mettere in relazione gli spazi tra di loro, ma nessuno aveva mai pensato di farlo

in un’altra direzione.

Accade così che nelle abitazioni ci sia una sequenza di spazi collegati.

Al teatro troviamo gallerie o annessi dell’altezza di un piano collocati uno sopra l’altro, che comunicano apertamente

con uno spazio principale e ampio. Loos capì come l’angustia del palco fosse sopportabile soltanto perché si poteva

guardare nel grande spazio principale, così che il collegamento di uno spazio principale più alto con una nicchia

più bassa offre la possibilità di risparmiare spazio e applicò quindi questa intuizione all’architettura residenziale.

Attraverso Adolf Loos venne alla luce un nuovo e superiore concetto di spazio: la libertà di pensiero nelle tre

dimensioni, la progettazione di spazi collocati a livelli differenti, senza il vincolo di piani tutti alla stessa altezza, la

composizione degli spazi idealmente connessi in una totalità armonica e indivisibile e una struttura che pianifica

l’economia dello spazio. A seconda della loro funzione e della loro importanza gli spazi possono avere non solo

grandezze, ma livelli e altezze differenti. In questo modo Loos può creare a parità di mezzi costruttivi più spazio

abitabile. Così, infatti, in un cubo con le stesse fondamenta, con lo stesso tetto e le stesse mura perimetrali vi può

trovare posto un numero maggiore di spazi…”

raumplan

01Candida Hoefer: Conservatoire royal Bruxelles/Koninklijk Conservatorium Brussel III [20]

02Adolf Loos, Casa per Tristan Tzara,Parigi, 1925sezione[117], pag.241

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PAG. 9ATELIER ANGONESE AAM 2011 Il RAUMPLAN DI ADOLF LOOS

PROGRAMMA

proGrammaPREMESSA

Nel nostro Atelier di progettazione durante il primo semestre, saranno esaminate ed approfondite alcune esperienze progettuali di Adolf Loos utilizzando gli strumenti di analisi quali il ridisegno e la costruzione di plastici, con la finalità e l’aspirazione di svelare il principio di pensare lo spazio in tre dimensioni, codificato dal “Raumplan”.Si giungerà quindi alla predisposizione e organizzazione dimensionale di un vero progetto architettonico su scala domestica situato a Mendrisio, in un contesto edilizio comune e noto. Il progetto, una volta acquisite e interpretate le nuove conoscenze durante la fase di analisi e studio, dovrà orientarsi verso lo spazio interno della casa senza però mai negare i riferimenti dimensionali e urbanistici del luogo scelto. Nel secondo semestre lo stesso tema sarà proposto su scala urbana in una città nord europea attraverso la proget-tazione di un blocco edilizio di dieci o più appartamenti. Il luogo: Mendrisio Lavorare sul concetto del “Raumplan” significa porre l’attenzione sulla qualità interna della casa. Adolf Loos rara-mente ha avuto occasione di costruire le sue case in contesti di particolare pregio paesaggistico, spesso sono collocate in un quartiere urbano residenziale.Pertanto la ricerca progettuale, che affronteremo sul sito di Mendrisio, sarà orientata proprio allo sviluppo delle qualità spaziali secondo un processo compositivo che va dall’interno verso l’esterno, svelando così il fascino dell’ambiente intimo e protetto, l’uso della luce che regola l’atmosfera e il valore comunicativo dei materiali nello spazio. Laddove saranno previsti collegamenti con l’esterno come un’uscita o una vista, questa relazione dovrà ri-cordare sempre il pensiero di Loos secondo cui l’interno appartiene a chi abita la casa (privato), l’esterno alla città (pubblico).Questo pensiero di Loos sarà oggetto quindi di approfondimento durante la fase progettuale.Vogliamo dare la possibilità di verificare e riflettere costantemente sulla relazione tra la scelta di un luogo usuale e “comune”, situato a Mendrisio, e un tema di importanza culturale come la progettazione dello spazio, affiancando lo studente durante questo percorso tra la familiarità e lo scoprire, tra ciò che è comune e quello che non lo è. Dopo la presentazione del corso allo studente sarà proposta come primo esercizio la scrittura di un testo associato a un’immagine. Il testo dovrà descrivere uno spazio domestico o dettaglio a lui familiare ed esprimere le percezioni, le sensazioni che questo ambiente trasmette per definirne, infine, il carattere.La stessa esercitazione sarà richiesta anche nel semestre primaverile spostando l’oggetto del testo su uno spazio urbano.

01Adolf Loos, Villa Moller,Wien, 1927[115], pag. 8

Il raumplan dI looscomposIzIonedello spazIo

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PAG. 10 PROGRAMMA

10 case dI adolf loos

01_Villa Steiner, [113], pag.434

04_Villa Moller, [113], pag.428

09_Casa di Tristan Tzara, [113], pag.428

02_Villa Müller, [113], pag.429

05_Villa Mandl, [113], pag.422

07_Casa di Josephine Baker, [113], pag.249

03_Werkbundsiedlung, [113], pag.436

06_Villa Strasser, [113], pag.436

08_Casa Rufer, [113], pag.426

10_Casa Moissi, [113], pag.427

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PAG. 11ATELIER ANGONESE AAM 2011 Il RAUMPLAN DI ADOLF LOOS

PROGRAMMA

semesTre auTunnale Durante il primo semestre gli studenti (trenta) analizzeranno attentamente dieci case dell’architetto Adolf Loos per poi ridisegnarle (scala 1:50) e costruire i modelli in scala 1:20.Dopo questa fase di analisi e studio, ogni studente dovrà singolarmente affrontare un progetto per una piccola casa riproponendo lo spirito del “Raumplan”.La casa sarà situata a Mendrisio e pensata per una piccola famiglia con due bambini con una superficie massima di 200-250 mq.Nella casa sono necessari le seguenti destinazioni:- il vestibolo (zona d’ingresso)- il soggiorno/hall- la sala da pranzo- la cucina - una piccola biblioteca/studiolo con annesso il camino- le stanze dei genitori con i rispettivi bagni - le due stanze dei bambini con bagno in comune- la stanza per gli ospiti.Sono da prevedere inoltre degli spazi accessori come cantine, wc giorno, depositi e un garage dimensionato per due autovetture.Ogni studente dovrà confrontarsi con gli spazi collocati a livelli differenti, la cui composizione ha origine dal continuo e armonico confronto con uno spazio primario, generando così lo spirito tridimensionale.

semesTre prImaVerIleNel secondo semestre il tema si sposterà su scala urbana in una città europea ancora da definire (Amburgo o Copenhagen).Lo spirito rimarrà il medesimo, costruire seguendo il pensiero del “Raumplan” e delle tre dimensioni. Il progetto urbano è costituito da un edificio residenziale con dieci o più appartamenti, i cui spazi sono disposti su livelli differenti attorno ad uno spazio primario e centrale che rappresenta il nucleo dell’appartamento.Durante la progettazione ogni studente dovrà dare particolare attenzione all’aspetto introverso e intimo degli spazi senza mai dimenticare la contestualizzazione semantica dell’edificio all’interno della città.

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PAG. 12 RIFERIMENTI PROGETTUALI

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01Adolf Loos, Villa Müller,Praga, 1928-1930spazio centrale [115], pag.73

02Adolf Loos, Villa Müller,Praga, 1928-1930soggiorno, annesso[115], pag.77

03Adolf Loos, Villa Müller,Praga, 1928-1930vista dalla strada [114], pag.257

04Adolf Loos, Villa Müller,Praga, 1928-1930vista della zona d’entrata[115], pag.70

05Adolf Loos, Villa Müller,Praga, 1928-1930sezione longitudinale[114], pag.258

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PAG. 13ATELIER ANGONESE AAM 2011 Il RAUMPLAN DI ADOLF LOOS

CASE DI LOOS

01Adolf Loos, Villa Moller,Vienna, 1928sala di musica - dettaglio dell`infisso in ottone[116], pag. 259

02Adolf Loos, Villa Moller,Vienna, 1928facciata principale[116], pag. 39

03Adolf Loos, Villa Moller,Vienna, 1928sala da musica - sala da pranzo[116], pag. 39

04Adolf Loos, Villa Moller,Vienna, 1928soggiorno[115], pag. 68

05 / 06Adolf Loos, Villa Moller,Vienna, 1928soggiorno[116], pag. 68 / [105], pag. 243

07Adolf Loos, Villa Moller,Vienna, 1928sezione[117], pag. 254

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04Adolf Loos, Casa per Tristan Tzara,Paris, 1925spazio centrale - soggiorno[114], pag.213

05Adolf Loos, Casa per Tristan Tzara,Paris, 1925vista dalla strada[114], pag.203

06Adolf Loos, Casa per Tristan Tzara,Paris, 1925vista dal giardino[114], pag.212

02 / 03Adolf Loos, Villa StrasserVienna 1919sala da musica - soggiorno /vista dal giardino[105], pag.213 / [105], pag.205

01Adolf Loos, Villa Duschnitz,Vienna, 1916atrio d’ingresso[105], pag.188

RIFERIMENTI PROGETTUALI

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PAG. 15ATELIER ANGONESE AAM 2011 Il RAUMPLAN DI ADOLF LOOS

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01Adolf Loos, Casa Rufer,Vienna, 1922vista dalla strada[114], pag.126

02Adolf Loos, Casa Rufer,Vienna, 1922assonometria degli spazi che si incastrano[117], pag.149

03Adolf Loos, Casa Rufer,Vienna, 1922soggiorno[114], pag.133

04Adolf Loos, Casa Rufer,Vienna, 1922facciate & proporzioni[117], pag.191

05Adolf Loos, Villa Mandl,Vienna, 1917vista dalla strada[117], pag.147

06Adolf Loos, Villa Mandl,Vienna, 1917atrio d’ingresso[114], pag.76

07Adolf Loos, Villa Mandl,Vienna, 1917modello di sezione[113], pag.440

CASE DI LOOS

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01 / 02Adolf Loos, Casa MoissiVenezia, 1923, non realizzatamodello & sezioni01 [117], pag.219 02 [114], pag.170

03Adolf Loos, WerkbundsiedlungVienna 1932spazio centrale[118], pag.243

04Adolf Loos, WerkbundsiedlungVienna 1932modello[113], pag.431

05Adolf Loos, WerkbundsiedlungVienna 1932vista dal giardino[115], pag.82

06Adolf Loos, WerkbundsiedlungVienna 1932assonometria[118], pag.240

RIFERIMENTI PROGETTUALI - CASE DI LOOS

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PAG. 17ATELIER ANGONESE AAM 2011 Il RAUMPLAN DI ADOLF LOOS

adolf loosGrundsätzliches - Fondamenti

Brano tratto da: Adolf Loos, Löckerverlag, Wien 1930

Attenzione alla ricerca dell’originale. Il disegno ti porta a farlo. Non cercare l’originale è spesso la parte più difficile perché il disegno delle idee ti porta lontano. Ma un pensiero mi aiuta. Come vivranno le persone per cui lavoro fra 50 anni in questa casa? Questo pensiero mi ha aiutato a non essere moderno.La buona architettura può essere descritta, non è necessario disegnarla. Il Pantheon si descrive da solo. La Secessione no.L’architettura suscita nell’uomo degli stati d’animo. Il compito dell’architetto è dunque di precisare lo stato d’animo. La stanza deve apparire accogliente, la casa abitabile. Il Palazzo di Giustizia deve apparire al vizio segreto come un gesto di minaccia. La sede della banca deve dire: qui il tuo denaro è custodito saldamente e con oculatezza da gente onesta. All’architetto questo riesce soltanto se si collega a quegli edifici che finora hanno suscitato nell’uomo questo stato d’animo. Presso i Cinesi il colore del lutto è il bianco, per noi è il nero. I nostri architetti non riuscirebbero quindi a suscitare con il nero uno stato d’animo gioioso. Se in un bosco troviamo un tumulo, lungo sei piedi e largo tre, disposto con la pala a forma di piramide, ci facciamo seri e qualcosa dice dentro di noi: qui è sepolto qualcuno. Questa è architettura.Non costruire in modo pittoresco. Lascia questo effetto ai muri, ai monti e al sole. L’uomo che si veste in modo pit-toresco non è pittoresco, è un pagliaccio. Il contadino non si veste in modo pittoresco. Semplicemente lo è.La pianura richiede elementi architettonici verticali; la montagna orizzontali. L’opera dell’uomo non deve competere con l’opera di Dio.Costruire con materiale economico è sempre moderno. Oggi si è diffusa l’idea sbagliata che solo cemento e ferro sono materiali moderni. Portare il materiale da lontano è stata più una questione di denaro che un problema di architet-tura. Nelle montagne si costruisce con il legno, nel deserto con la pietra. In altre zone con mattoni o cemento perché più convenienti che altrove.Si può fare solo qualcosa di nuovo quando si può fare qualcosa di meglio. Solo le nuove invenzioni (illuminazione elettrica, il tetto in legno cemento USF), aprono grosse brecce nella tradizione.La casa deve piacere a tutti. A differenza dell’opera d’arte, che non ha bisogno di piacere a nessuno. L’opera d’arte è una faccenda privata dell’artista. La casa no. L’opera d’arte viene messa al mondo senza che ce ne sia bisogno. La casa invece soddisfa un bisogno. L’opera d’arte non è responsabile verso nessuno, la casa verso tutti. L’opera d’arte vuol strappare gli uomini dai loro comodi. La casa è al servizio della comodità. L’opera d’arte è rivoluzionaria, la casa è conservatrice. L’opera d’arte indica all’umanità nuove vie e pensa all’avvenire. La casa pensa al presente.Soltanto una piccolissima parte dell’architettura appartiene all’arte: il sepolcro e il monumento. Il resto, tutto ciò che è al servizio di uno scopo, deve essere escluso dal regno dell’arte.Basta con la ricerca dell’originale. Ripetiamo sempre le stesse cose. Sempre le stesse case! Non arriveremo mai all’”arte e arte decorativa tedesca” con professori di arti e mestieri. Meglio seguire il proprio tempo, la propria cultura.Non temere di non essere moderno. La verità, ed è stato così per centinaia di anni, ha con noi un legame intrinseco e ha creato quello che si trova attorno a noi.L’individuo umano non è in grado da solo di creare una forma. L’architetto ha cercato di farlo più volte ma sempre con risultati negativi. Forma o ornamento sono il risultato inconscio del lavoro di tutto un popolo, di un intero gruppo culturale. Tutto il resto è arte. L’arte è autonoma volontà del genio. Dio gli ha dato il mandato per farlo.

01Adolf LoosFotografia di Trude Fleischmann, Vienna, 1930[103], pag.17

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SCRITTI

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PAG. 18 MENDRISIO Scala1:5000 0 50 100 250

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PAG. 19ATELIER ANGONESE AAM 2011 Il RAUMPLAN DI ADOLF LOOS

IL SITO

VIa della selVa mendrIsIoSUPERFICIE - 7774m2 / PERIMETRO - 412m

Il Sito - ca. 1930estratto da: parcodivillaargentina.over-blog.it

L’ esperienza e le suggestioni del viaggio-studio a Praga & Vienna con la visita degli edifici più significativi di Adolf Loos saranno trasportate e utilizzate durante la fase progettuale in un ambiente molto diverso che si discosta da quello urbano delle ville di Loos. L’intenzione del nostro atelier è proprio quella di dare l’opportunità allo studente di verificare e riflettere costantemente sulla relazione tra un luogo noto e “comune” e un tema d’importanza culturale come la composizione dello spazio.Il luogo individuato per l’elaborazione del progetto, nel primo semestre, è situato a Mendrisio, al confine sud-est del parco di Villa Argentina e confinante con un’area verde pubblica di particolare pregio a servizio delle scuole elementari e dell’Accademia di Architettura.La facile accessibilità e la vicinanza al contesto accademico rendono il sito particolarmente interessante, permettendo agli studenti di conoscere a fondo il luogo fino a familiarizzare con esso.L’area sarà suddivisa in più lotti al fine di creare un sistema di edifici abitativi progettati secondo parametri fissi. Ogni studente dovrà relazionare e confrontare il proprio pensiero progettuale con quello del suo collega-studente creando cosi un esercizio di discussione tra i rispettivi progetti.Lo studente potrà sviluppare le qualità spaziali del progetto, obiettivo del Raumplan, secondo un processo compositivo e funzionale che va dall’interno verso l’esterno, in quanto l’area scelta è delimitata da vecchie mura in pietra con un’altezza che, in particolare sul fronte di villa Argentina creano un limite fisico e visivo rispetto al contesto edilizio.

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PAG. 20

premesseconTesTo

premesseproGramma

Nel libro di Claudio Magris “Microcosmi” iluoghi appaiono strutturalmente costanti... Al di là della loro importanza, essi si compongono di spazi, di edifici, ma anche di mille fatti, di mille storie, di relazioni... Bisogna esplorarli, dal pae- sino al quartiere della città metropoli-tana, fino alla fine del mondo. Non sussistono più quelle ideologie che legittimavano un operare a priori... L’uomo oggi si è liberato dai preconcetti. E’ importante imparare ad osservare i luoghi per quello che sono, per quello che comuni-cano; luoghi piccoli o grandi che siano, ricchi o poveri, ma pur sempre portatori di un proprio carattere, di una propria memoria...

Il piano dell’abbazia di San Gallo è sinonimo del principio di programmaticità. Il programma è la base del progetto, è necessario comprenderlo, rileggerlo, interpretarlo e criticarlo... Gli architetti hanno delle responsabilità enormi in quanto lavorano all’interno di un campo d’azione che inevitabilmente si spinge oltre l’architettura per poi ritornare ad essa. Proprio come il piano di San Gallo che ha influenzato profondamente l’impianto di tanti monasteri, dal periodo romanico a quello barocco, e che tuttavia non ha costituito una rigida program-maticità, ma ha lasciato che diversi fatti legati al luogo, come la topografia, piuttosto che altri dipendenti da situazioni particolari modificas-sero il piano-programma, dando luogo a tante variazioni della medesima identità. Il piano di San Gallo allora può essere inteso come una figura astratta e sospesa...

METODOLOGIA

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PAG. 21ATELIER ANGONESE AAM 2011 Il RAUMPLAN DI ADOLF LOOS

premesseconceTTo

premesseQuoTIdIano

Donald Judd rappresenta per antonomasia il principio della concettualità, in quanto i suoi lavori e le sue riflessioni si pongono a cavallo tra il mondo dell’arte e quello dell’architettura. Aspetto questo al centro del lavoro dell’architetto. Le opere di Judd, nella loro semplicità e chiarezza, possono sostenere la curiosità del quindicenne e allo stesso tempo accompagnare la riflessione filosofica del settantenne. Sono opere aperte allo sviluppo personale e intellet-tuale, sono fonti per il pensiero che concedono sempre nuove interpretazioni.

Una casa ad Ostuni, la costruzione della quo-tidianità, grande fonte di ispirazione per chi ha gli occhi per vedere, interpretare, capire. La fenomenologia della quotidianità informa sulla vita, sulle abitudini sociali e culturali, sulla stessa contemporaneità.Non sono più le grandi strategie urbane a carat-terizzare i luoghi perché sono venute meno quelle circostanze della vita che in passato l’avevano reso possibile.Il progetto di architettura esteso alla città cioè il disegno urbano, è fatto oggi di piccoli episodi, messi insieme, raccontati come in un film di Fellini, Pasolini, Jarmusch, Wenders, Kaurismäki... E’, in altre parole, la messa in relazione tra le necessità più concrete dell’abitare e altri fatti appartenenti al nostro immaginario. Ogni oggetto, al di là della reale intenzione del proprio fautore, è potenzialmente in grado di generare qualcosa di nuovo, di suscitare interesse e curiosità, proprio come un tubo normalmente impiegato per le acque di scarico che diventa camino... Non è altro che un modo di intendere le cose...

rIflessIonIscala

Un “mini burrone” a Ischia largo quanto basta per il passaggio di una sola persona, un percorso che la ripresa fotografica fa sembrare decisamente più grande, quasi una vallata di montagna. Un’illusione disvelata dalla piccola pianta in basso a sinistra che riporta tutto ad una scala precisa e reale.. Questa immagine introduce al tema della scala in architettura, della sua manipolazione, dell’inganno. Le apparenze , le illusioni rappresentano aspetti che in certe situazioni possono determinare la risoluzione di un progetto.

PREMESSE / RIFLESSIONI

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PAG. 22 METODOLOGIA

rIflessIonIprocesso

Gli studi sul colore di Manfred Alois Mayr sono connotati dalla processualità, l’agire nella pro-cessualità del fare, accettare che certi parametri nel tempo cambino, la capacità di reagire a nuovi fenomeni, insomma accettare di rime-scolare le carte, le costrizioni che avvengono non sempre sono un male, spesso rimettono in gioco una situazione che si dava ormai per acquisita, conferendole una dimensione ancora più interessante.

rIflessIonIIBrIdo

Il giardino portatile di Lois e Franziska Wein-berger parla del tema dell’ibrido, del non chiaro, dell’ambivalente, un fatto di irritazione che può diventare tema progettuale.

rIflessIonIleGITTImazIone

Il paesaggio alla fine è il luogo di legittimazione e verifica dell’intera riflessione progettuale di fronte alle istanze pubbliche o private, oppure semplicemente di fronte ad una costruzione concettuale. E’ importante capire che ciò che conta non è il singolo ma la collettività e che è necessario comportarsi di conseguenza. Una società è composta da tanti individui legati a valori, tradizioni, consuetudini che possono es-sere messe in discussione ma fino ad un certo punto. La cosa difficile è individuare i limiti oltre cui non andare per non diventare di nuovo arbitrari e autoreferenziali.

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PAG. 23ATELIER ANGONESE AAM 2011 Il RAUMPLAN DI ADOLF LOOS

PREMESSE / RIFLESSIONI

rIflessIonIcaso

rIflessIonIroTTura

Il fatto casuale, una bellissima passerella di Ta-dashi Kawamata a Zouz in Engadina, che in un primo momento sembra frutto di una situazione di necessità momentanea, ma non lo é. Essa è un’opera che fa della casualità il principio con-cettuale, di un progetto programmatico, strut-turato e colto.

L’immagine di un balcone attraversato dai rami di una pianta. Le rotture come principio. Cioè evitare che le cose concepite non diventino troppo schick, troppo belle. Evitare che le cose pensate per un luogo, per programma imposto dalle necessità della vita, nonostante la rifles-sione critica, diventino arbitrarie.

rIflessIonIdIaleTTIca

La foto di un ghiacciaio svizzero di Walter Niedermayr riporta in maniera eloquente alla dialettica del progetto. La natura, la distruzione-occupazione delle alpi, il tempo e la dimensione di esso che vi si può leggere. Il fatto che la per-cezione umana è singolare (le persone che, sono presenti nel fotogramma superiore si ritrovano nuovamente protagonisti in quello inferiore). Insomma la dialettica come principio; capire ed analizzare i fenomeni, reagire in contrarietà o in sintonia. Anche la sintonia può essere dialettica.

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PAG. 24

rIflessIonIarTIfIcIale

L’artificialità come strumento di lavoro si pone inevitabilmente in relazione al tema della tras-gressione. L’onestà del progetto, della strut-tura, dei materiali, etc.. non è scontato che sia sempre spinta fino all’ultima conseguenza. In questo caso il concetto di coerenza assume una connotazione più vasta. Se il programma chiede altri approcci ci deve esser lo spazio per metterli in atto.

rIflessIonITIpoloGIco / TopoGrafIcoL’orecchio di Dioniso a Siracusa, oppure l’Eremo di Lalibela in Africa, rappresentano un’altra metafora del lavorare tra approccio tipologico e approccio topografico. Cos’è la tipologia? Dove inizia e dove finisce la topografia? La topografia è sicuramente un fatto naturale, ma è anche artificiale, fatta dall’uomo come la città che è fatta di valli (le strade), di solidi (le case), di vuoti, etc.... A scala più piccola abbiamo una topografia domestica: la casa come città, come diceva Josef Frank nel 1929.

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METODOLOGIA PREMESSE / RIFLESSIONI

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PAG. 25ATELIER ANGONESE AAM 2011 Il RAUMPLAN DI ADOLF LOOS

01Olafur Eliasson “Waterfall 1998”Neue Galerie am Landesmuseum JoanneumGraz, Austria, 2000

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02Olafur Eliasson “Waterfall 1998”Museo Nacional Centro de ArteReina SofiaMadrid, 2003

WalTer anGoneseGEDANKEN ZUR METHODIK – RIFLESSIONI SUL METODO

03Rachel Whiteread, Embankment[211], pag.58

METODOLOGIA

Io credo nel principio della costruzione di un’idea, e non solo a proposito dell’architettura.Normalmente l’idea si associa ad un’illuminazione fulminea del pensiero, una cosiddetta scintilla; credo invece che questa “scintilla” istantanea non coincida con ciò che dobbiamo intendere come “idea”, ma possa piuttosto essere interpretata e definita come “intuizione o sentimento”.In italiano “ideare” significa concepire con la mente, pertanto la costruzione dell’idea inizia da una riflessione, consapevole e mediata dalla propria cultura, su questa “intuizione–sentimento” e questo concepire – attraverso un procedimento di ricerca sull’origine e sui motivi dell’idea – deve tras-mettere dei valori culturali, valori che sono anche l’oggetto del nostro insegnamento. Si tratta di un processo con cui si cerca di trovare le connessioni che permettono di collocare l’”idea” in un contesto.Il nostro sapere e la nostra coscienza non riescono ad interpretare e valorizzare l’“intuizione”, proprio perché an-cora indescrivibile ed inconsapevole. Probabilmente solo i”geni” sono in grado di percorrere il tragitto dall’intuizione all’idea compiuta in brevissimo tempo o addirittura nello stesso istante. Nonostante ciò, dovremmo tenere sempre presente che il comune pensiero crede che avere un’idea è cosa semplice e immediata; quanto spesso ci sentiamo domandare “non hai un’idea al riguardo?”, da qualcuno che si aspetta una risposta immediata?È evidente che questo atteggiamento può condurre verso scelte superficiali e arbitrarie e che, invece, “una buona e solida idea” come base di un’azione architettonica richiede tempo e riflessione.

Dal punto di vista metodologico la costruzione di un’idea non può essere definita con precisione e in maniera prag-matica in quanto fortemente influenzata dalla soggettività, ossia da processi che ne rendono difficile una sistematiz-zazione e canonizzazione.Altrettanto spesso sono fattori concreti o pratici ad orientare verso una particolare scelta in una costante ricerca di comprendere. Esistono però degli strumenti o delle strategie utilizzabili al fine di costruire un’idea. Il primo strumento è la storia poiché, come afferma Immanuel Kant, senza di essa sapere e conoscenza non sono possibili. La storia trasmette infor-mazioni sull’origine di associazioni e riferimenti, essa è sapere collettivo ed è parte della società.Tuttavia un approccio o metodo unicamente orientato alla storia sarebbe inefficace ai fini della costruzione di un’idea.Adolf Loos (al quale quest’anno vorremmo dedicarci intensamente) sosteneva: “Bisogna innanzitutto evocare ciò che si conosce per poter ideare il nuovo”. Per creare questo “ nuovo” sono quindi necessari altri strumenti che si acquisis-cono durante il proprio percorso di vita. Bisogna essere consapevoli, desiderosi di conoscere il più possibile, critici di tutto e di noi stessi, capaci di mettere in relazione e comprendere i fenomeni contemporanei quando sono non ancora storicizzati.

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PAG. 26 RIFERIMENTI ICONOGRAFICI / PROGETTUALI

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01Kazuo Shinohara, House in Higashi-Tamagawa, 1973/1982[202], pag.50

02Kazuo Shinohara, Taniwaka residence [202]

03Walter Pichler, Haus für das Kreuz, 1988

04Eduardo Chillida, Montana Tindaya, Fuerteventura-Spagna, 2002

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PAG. 27ATELIER ANGONESE AAM 2011 Il RAUMPLAN DI ADOLF LOOS

Sir John Soane, Lincoln`s Inn Fields, London 1823, Atrium Section

Walter Angonese - 2011

METODOLOGIA

E’ necessario possedere la capacità di comunicare e farsi capire in ogni situazione, valutando l’atteggiamento migliore da assumere al fine di raggiungere gli obbiettivi che ci si è posti, infrangendo schemi prevedibili, dando sostanza e autorevolezza al concetto e all’idea.

Tutti questi fattori contribuiscono alla costruzione dell’idea, definendo la sovrastruttura per un programma, indicando il percorso da seguire, ma tale processo rimane sempre aperto, dinamico e per non essere indebolito da intuizioni, necessità oggettive o altro, deve essere sempre arricchito da argomenti concreti-sostanziali, dalla riflessione e da una continua verifica che fanno parte del nostro agire culturale. Hermann Czech afferma che “di fronte alla creazione dell’architettura, ad una decisione di natura formale o program-matica deve corrispondere un ragionamento”; solo allora l’architettura diventa sostanziale e non arbitraria.Una volta seguiti o acquisti questi parametri si può mettere in atto una coerente realizzazione dell’idea. Attraverso la “Stimmung”, come sosteneva Adolf Loos nei suoi scritti, il pensiero acquisisce un’entità fisica spaziale e filosofica. In tutto ciò il sapere, l’esperienza e la conoscenza hanno un ruolo fondamentale, ma altrettanto fondamen-tale è riconoscere che il mondo intorno a noi è contraddistinto da “segni” che trasmettono dei messaggi.L’architettura non può evitare questo insieme di segni, essa ha anche una dimensione semantica e che da ogni piccolo dettaglio costruttivo fino alla realizzazione in scala urbana essa trasmette significati, genera pensieri. Tutto questo non va mai dimenticato.Il percorso metodologico dell’atelier è finalizzato a sperimentare entrambi gli aspetti della nascita dell’architettura: la formulazione di un’idea e la sua coerente realizzazione, ricordando che l’uomo deve essere sempre curioso per acquisire lungo il suo percorso di vita, un sapere che vada anche oltre i confini della disciplina, un’autonomia di pensiero e consapevolezza della propria responsabilità sociale.

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01Alberto Ponis, La casa definitiva,Palau 1975, spazio centrale del soggiorno [201], pag.165

02Alberto Ponis, La casa con patio,Stazzo Pulcheddu 1975, patio privato [201], pag.116

03Alberto Ponis, La casa con patio,Stazzo Pulcheddu 1975, terrazza [201], pag.117

04Alberto Ponis, La casa con patio,Stazzo Pulcheddu 1975, assonometria parziale[201], pag.117

05R.M. Schindler, Apartment Building for Pearl Mackey, Los Angeles 1939-40, spazio centrale del soggiorno [203], pag.128

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RIFERIMENTI ICONOGRAFICI / PROGETTUALI

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06Sou Fujimoto,Casa NA, Tokio 2007modello concettuale[221] pag.45

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PAG. 29ATELIER ANGONESE AAM 2011 Il RAUMPLAN DI ADOLF LOOS

07Kazunari SakamotoCasa Machiya, Minase 1970Foto: Shinkenchiku-shaArchitekturmuseum TU-München

06Jean Nouvel, Nemausus Abitazioni popolari, Nimes 1985-1987[229], pag.79

04-05Jose Antonio Coderch,Casa Ugalde, Barcelona, 1951-1953Nimes 1985-1987[228], pag.45 / 47

01-03Pezo von EllrichshausenCasa Poli, Coliumo, Chile, 2005da: plataformaarquitectura.cl, pezo.cl

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PAG. 30

Das moderne Wohnhaus entstammt dem Bohêmeatelier im Mansardendach. Dieses von Behörden und modernen Architekten als unbewohnbar und unhygienisch verpönte Dachgeschoss, dass die Bauspekulation dem widerstreben-den Gesetz mit Mühe entreissen muss, das aus Zufällen aufgebaut ist, enthält das, was wir in den darunterliegenden, planvoll und rationell eingerichteten Wohnungen vergeblich suchen: Leben. Grosse Räume, grosse Fenster, viele Ecken, krumme Wände, Stufen und Niveauunterschiede, Säulen und Balken, kurz all die Vielfältigkeit, die wir im neuenHaus suchen, um der trostlosen Öde des rechteckigen Zimmers zu entgehen. Der ganze Kampf für die moderne Wohnung und das moderne Haus hat im Grunde das Ziel, die Menschen von ihrer gutbürgerlichen Vorurteilen zu be-freien und ihnen die Möglichkeit eines Bohêmewohnens zu geben. Die schön und ordentlich eingerichtete Wohnung in alter oder neuer Harmonie soll zu einem Schreckbild vergangener Zeiten werden.Die Arbeit des Architekten ist nun das Ordnen all dieser Elemente des Dachausbaus zu einem Haus. Ein gut or-ganisiertes Haus ist wie eine Stadt anzulegen mit Strassen und Wegen, die zwangsläufig zu Pätzen führen, welche vom Verkehr ausgeschaltet sind, so dass man auf ihnen ausruhen kann. Die Planung solcher Anlagen war früher - namentlich in England, dem wir die moderne Hausform verdanken - dem Menschen für Stadt und Haus traditionell geläufig, diese Tradition ist aber heute grösstenteils verlorengegangen. Die gute Führung des Weges durch ein Haus verlangt einen empfindlichen Verstand, und ein jeder Architekt kann nicht wieder von neuem beginnen, weshalb es wichtig wäre, diese Tradition wiederzugewinnen. Es ist sehr wichtig, dass dieser Weg ohne auffallende Mittel, ohne dekorativ-plakatartige Mittel vorgezeichnet wird, so dass der Besucher nie auf den Gedanken kommen kann, dass er geführt wird. Ein gut angelegtes Haus gleicht jenen schönen alten Städten, in denen sich selbst der Fremde sofort auskennt, ohne danach zu fragen, Rathaus und Marktplatz findet.Ich möchte as Beispiel ein sehr wichtiges Element in der Anlage des Hauses herausheben, die Stiege. Sie muss so geführt werden, dass man bis zu ihr und auf ihr niemals das Gefühl hat, einen Weg hin und zurück machen zu müssen; man soll immer weitergehen. Hat ein Haus mehr als zwei Stockwerke, so ist wohl zu überlegen, welche Bedeutung diese haben; ist etwa der zweite Stock ein untergeordnetes Dachgeschoss, so sollen die Stiegenarme nicht übereinanderliegen, denn das würde ein Gefühl wie in einem Mietshaus erwecken, und man weiss nie, wann man angekommen ist. Ist aber etwa dieses Geschoss eine Dachterrasse, die mit dem Wohnraum in engem Kontakt stehen soll, so wird man die Stiege möglichst verborgen durch den ersten Stock mit dem Schlafräumen hindurchführen. Jede Wendung der Stiege dient der kontinuierlichen Führung, nicht der Raumersparnis. Der in Quadratmetern gemessene grösste Wohnraum ist nicht immer der brauchbarste, der kürzeste Weg ist nicht immer der angenehmste und die gerade Stiege ist nicht immer die beste, sogar fast niemals. Die Statistik der Grösse von “Wohnflächen” eines Hauses tötet die Architektur, denn im guten Wohnhaus gibt es keine Stelle, die nicht Wohnfläche ist.Die Stiege bildet das Zentrum des hier abgebildeten Wohnhauses. Sie ist so geführt, dass sämtliche Wohnräume auf verschiedenen Zwischenpodesten liegen. Ihr Grundgedanke ist der folgende: Man betritt die Halle auf die Stiege zu. Diese, da sie wieder zurückführt, wendet ihre ersten Stufen dem Eintretenden zu. Während er sie betritt, sieht er auf dem ersten Podest durch eine grosse Öffnung in das wichtigste Zimmer des Hauses, das Wohnzimmer.Von diesem Podest führt sie mit geradem Lauf zu den beiden versteckteren, aber mit dem Wohnzimmer zusam-menhängenden Räumen, Arbeitszimmer und Salon. Hier ist das Wohngeschoss zu Ende. Um dies zu betonen, führt nun die Stiege in umgekehrter Wendung in das nächste Geschoss mit den Schlafräumen, und eine deutliche Teilung des Hauses ist dadurch erreicht.Der rechteckige Wohnraum ist der zum Wohnen ungeeigneteste; er ist als Möbelmagazin sehr praktisch, sonst aber zu nichts. Ich glaube, dass, wenn man ein Polygon wahllos aufzeichnet, sei es mit rechten oder stumpfen Winkeln, dieses, als Grundriss eines Zimmers betrachtet, viel geeigneter ist als der regelmässig-rechteckige. In den Dachat-eliers half der Zufall mit, der fast immer angenehm und unpersönlich wirkt. Praktische Notwendigkeiten dürfen niemals der Anlass sein, eine planvolle Anlage formal zu zerstören, da der Betrachter ihren Sinn nicht verstehen kann, und es ist eben die hohe Kunst des Architekten, Form und Inhalt in harmonisches Gleichgewicht zu bringen.Das rechteckige Zimmer verleitet immer wieder dazu, mit Möbeln Architektur zu treiben. Man will durch Einbau-ten, auffallende Farben und kubische Formen den gänzlich charakterlosen Raum teilen und gliedern, um ihm noch irgendetwas charakteristisches zu geben. Nun besteht aber die Aufgbae des Architekten im Schaffen von Räumen und nicht im Aufstellen von Möbeln und Bemalen von Wänden, was eine Sache des guten Geschmacks ist, den ein jeder haben kann. Es ist eine bekannte Tatsache, dass es in guten Räumen ganz gleichgültig ist, welcher Art die darin aufgestellten Möbel sind, vorrausgesetzt, dass sie nicht so gross sind, dass sie Architekturteile werden. Die Persönlichkeit des Bewohners kann sich frei entfalten. Der Raum wird die Stellen betonen, wo jeder Platz und Weg anzuordnen ist. Der rechteckige Raum trägt viel Schuld an den Auswüchsen unseres modernen Kunstgewerbes, das

Josef franKDAS HAUS ALS WEG UND PLATZ

Brano Tratto da:Das Haus als Weg und Platz Baumeister 8-1931

RIFERIMENTI ICONOGRAFICI / PROGETTUALI

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PAG. 31ATELIER ANGONESE AAM 2011 Il RAUMPLAN DI ADOLF LOOS

oft herbeigezogen werden muss, um durch eine Rosskur ihn auf verhältnismässig billige Art doch noch zu gestalten. Den Mittelpunkt des Hauses bildet der Sitzplatz, die Piazza des Hauses. Jedes Wohnzimmer muss ein Zentrum ha-ben, um das es angeordnet wird und das dem Raum seinen Charakter gibt. Das war in früheren Zeiten viel leichter zu machen, denn da war der Kamin oder - wenn auch schon viel weniger charakteristisch - der Ofen. Heute, wo dieser Mittelpunkt oft entfällt, ist die Grundrissanlage viel schwieriger, denn dieses Zentrum muss architektonisch geschaffen werden. Die vielen Mittel hierzu sind Fenster, Nischen, Pfeiler und anderes. Das Fehlen dieses formalen Zentrum ist es auch, was das rechteckige Zimmer so unbewohnbar macht.Der Weg, der diese einzelnen Plätze in den Wohnräumen miteinander verbindet, muss so abwechslungsreich sein, dass man seine Länge niemals empfindet. Verschiedenartige Beleuchtung, Stufen und anderes sind hier wichtige Hilfsmittel. Das Öffnen einer Tür in einem Raum ist oft von grosser, vielfach vernachlässigter Bedeutung; ich möchte hier beispielsweise erwähnen, dass fast alle Türen falsch angeschlagen sind. Sie legen sich beim Öffnen gegen die Wand und der Eintretende steht plötzlich da, Unruhe verbreitend. Wird aber der Türflügel gegen das Zimmer ge-dreht, so bildet sich bei Eintreten ein natürlicher Vorraum zwischen Tür und Wand und der Raum bleibt ungestört.Ebenso ist es sehr wichtig, ob die Tür zum oder vom éffnenden gederht wird.

All diese Erwägungen sind keineswegs neu, sondern sogar sehr alt, es ist aber notwendig, von Zeit zu Zeit auf diese Dinge hinzuweisen. Ich glaube, dass dies alles Grundlagen sind, die schon in den Architekturschulen zu wenig berück-sichtigt werden. Es wird meist zu viel wert auf Fassaden, Konstruktion und Ökonomie gelegt und selten bedacht, dass eine Schule nicht dazu da ist, Brauchbares zu produzieren, sondern um den Schülern eine gute Grundlage zu geben, auf der sie selbstständig weiter denken können; sie werden aber zu oft mit den Vorurteilen der Lehrer über Leben und Form vollgepfropft und bekommen zu oft schon alle Probleme als gelöst vorgesetzt, die sich, wie eben Konstruk-tion und Sparsamkeit, ihrer eigenen Beurteilung entziehen, da keine Erfahrung vorhanden ist. Damit will ich nicht sagen, dass die konstruktive Erziehung nicht von grosser Bedeutung ist, es handelt sich aber auch hier meist darum, den Schülern ihren Geist und nicht die Kenntnis des Einzelnen beizubringen. Es schiene mir aber viel wichtiger, mit Idealwohnungen jeder Art zu beginnen, das heisst, mit Versuchen, die Räume ohne Rücksicht auf die Ausführbarkeit zu gruppieren, dass sie in die beste gegenseitige Lage kommen und die richtigen Masse und Verhältnisse zueinander haben. Das gibt eine ewig gültige Grundlage, die der praktisch und selbstständig Denkende je nach den Mitteln variiert, wie er es für nötig findet. All unsere Gebrauchsgegenstände, wozu wir auch das Wohnhaus rechnen wollen, sind ja Kompromisse zwischen Zweck, Material, Form, Qualität, Preis und anderem auf einer variablen mittleren Linie. Aber die Regeln für das gute Haus als Ideal ändern sich prinzipiell nicht und müssen nur immer neu betra-chtet werden. Wie tritt man in den Garten ein? Wie sieht ein Weg zum Haustor aus? Wie öffnet man ein Haustor? Welche Form hat ein Vorraum? Wie kommt man vom Vorraum an der Garderobe vorbei ins Wohnzimmer? Wie liegt der Sitzplatz zu Tür und Fenster? Wie viele solche Fragen gibt es, die beantwortet werden müssen und aus diesen Elementen besteht das Haus. Das ist moderne Architektur.

01-04Josef Frank, Haus BeerVienna, 1930[06], pag. 132/133

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PAG. 32 RIFERIMENTI

01Hermine Wittgenstein,Familienerinnerungen, [210]

02La casa Wittgenstein,L.Wittgenstein & Paul Engelmann, Vienna, 1928spazio centrale [210] pag.97

03La casa Wittgenstein,L.Wittgenstein & Paul Engelmann, Vienna, 1928[210] pag.109

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PAG. 33ATELIER ANGONESE AAM 2011 Il RAUMPLAN DI ADOLF LOOS

01Konstantin Melnikow,casa e studioMosca, 1927modello - vista dello studio[205] pag.143

02Konstantin Melnikow,casa e studioMosca, 1927modello - vista dal giardino [205] pag.142

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pianta 2° piano - studio

pianta 1° piano

pianta piano terra

ICONOGRAFICI / PROGETTUALI

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02Luis Barragán,Barragán House and StudioTacubaya - Mexico City, 1947[212] pag.144

01Luis Barragán,Barragán House and StudioTacubaya - Mexico City, 1947[212] pag.139

03L. Mies van der Rohe,Casa Tugendhat, Brünn, 1939/40studio[208] pag.138

04Gordon Matta Clark,Threshold, 1973 [226] pag.87

05Marcel Duchamp,traveller`s folding item (underwood), 1906

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RIFERIMENTI

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PAG. 35ATELIER ANGONESE AAM 2011 Il RAUMPLAN DI ADOLF LOOS

04 / 05Le Corbusier Villa La Roche, Paris, 1910-1929[209] pag.145 / 146

06-07Le Corbusier Unité d’habitation, schizzo e immagine di un tipico modulo “duplex appartment superiour”Marseille, 1947-1952da: blog.pressebook.fr

01 / 02Le Corbusier Villa La Roche, Paris, 1910-1929

03Le Corbusier Casa Currutchet, La Plata, Argentina 1948da: jvercellone.blogspot.com

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ICONOGRAFICI / PROGETTUALI

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03Wolfgang Weinert,Composizione Circolare, 1963[223] pag.138

01Claude Nicolas LedouxProgetto per una casa delle guardie campestri, Parigi, 1789sezione longitudinale[204] pag.126

04Casa del Mantegna,Andrea Mantegna, Mantova, 1476cortile interno

02Claude Nicolas LedouxProgetto per una casa delle guardie campestri, Parigi, 1789calcografia[204] pag.126

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RIFERIMENTI

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PAG. 37ATELIER ANGONESE AAM 2011 Il RAUMPLAN DI ADOLF LOOS

01Joao Vilanova Artigas,Casa Rubens de Medoca, Sao Paollo 1959vista dal giardino[225] pag.55

02 / 03Joao Vilanova Artigas,Casa Rubens de Medoca, Sao Paollo 1959spazio centralesezione trasversale[225] pag.56 / 57

04Joao Vilanova Artigas,Casa Baeta, Sao Paollo 1957,spazio centrale[225] pag.51

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05Atelier Bow-Wow,Pony Garden, Lake Miyagase, 2005[207] pag.188

06Caruso St John architects, The brick house, London, 2005[224] pag.188

ICONOGRAFICI / PROGETTUALI

07Atelier van Lieshout,Minimal steel with red lights,2006

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PAG. 38 VIAGGIO DI STUDIO

28.09. - 02.10. 2011

01Jean Nouvel: Sofitel Vienna, Ristorante

praGa VIenna

Per avvicinarsi in modo immediato e diretto alla persona di Adolf Loos e alla sua opera il nostro Atelier viaggerà a Praga e Vienna. Lo sfondo storico di Vienna in cui Loos si trovava ad operare di ritorno nel 1896 dall’America è una città divisa da un lato dall’architettura storicistica ed ecclettica, stili coltivati dalle accademie e dall’altro lato gli oppositori “ i moderni”, membri della Secessione che proseguì poi con la Wiener Werkstätten, diretta da Gustav Klimt e rappresentata dagli architetti Josef Hoffmann e Joseph Maria Olbrich, tutti allievi di Otto Wagner. Adolf Loos occupò una posizione critica sia contro i conservatori che gli innovatori in quanto egli rimase profonda-mente influenzato dalla cultura anglosassone, dallo stile di vita del “gentleman inglese”, dall’architettura funzionalista inglese e statunitense e dalla sua grande conoscenza e passione verso l’artigianato e il sapere della tradizione. Cercò di indicare quindi una strada da percorrere che rispetta la tradizione e su di essa si costruisce e dà nuova forma alle innovazioni dell’epoca. Questa sua posizione, spesso provocatoria, è rivelatrice di un personale atteggiamento progettuale che, basato su un pensiero funzionale e con il tentativo di arginare l’ornamentazione insensata e superflua delle superfici e degli edifici, si sviluppa attorno ad un fulcro centrale che potrebbe essere definito ”il progettare dall’interno verso l’esterno. Egli elabora una composizione di spazi di diversa altezza, collocati su diversi livelli attorno ad uno spazio primario che sarà codificato come “Raumplan”. A questo concetto di pensare lo spazio e di organizzare un programma funzionale sarà dato la massima importanza durante il nostro viaggio e sarà introdotto dall’architetto viennese Hermann Czech con una conferenza sul tema “Adolf Loos e il suo pensiero”.Un’altra caratteristica che più colpisce nell’opera architettonica di Loos sono la scelta dei materiali e la lavorazione artigianale degli stessi. Per comprendere meglio questo aspetto l’artista Manfred Alois Mayr ci accompagnerà du-rante le visite per poter approfondire questo tema di materialità e colori nell’architettura.L’importanza di Loos, oltre il tema del Raumplan e della materialità in architettura, è il suo grande impegno sulla ri-forma dell’abitare dove ricchezza interiore, piacevolezza dell’abitare, parsimonia erano alcune delle sue linee guida.Un tema che ha avuto una grande rilevanza a Vienna durante il ventesimo secolo e i primi anni del nuovo millennio. Per questo motivo, parallelamente, saranno visitati alcuni edifici significativi della produzione architettonica vien-nese sul tema dell’abitare. Partendo dalla casa di Ludwig Wittgenstein e Paul Engelmann (per la sorella di Wittgenstein), alla Werkbundsied-lung del 1932 con edifici di Josef Hoffmann, Adolf Loos, Thomas Gerrit Rietveld, Ernst Plischke, Margarete Schütte Lihotzky e Richard Neutra, alla casa Beer di Josef Frank nella Wenzgasse, dagli edifici nella Traviatagasse di Raimund Abraham e Carl Pruscha e da quelli nella Pilotengasse di Herzog & de Meuron, Adolf Krischanitz e Steidle Architekten fino ad opere recenti di Hermann Czech e degli ARTEC-Architekten nella Mühlgrundgasse e nella Tokiostraße.In tutti questi progetti diventa visibile uno spirito progressivo sul tema dell’abitare e in alcuni casi appare evidentemente anche il pensiero di Adolf Loos, secondo il quale si crea dalla tradizione per dare forma al nuovo.Il viaggio a Praga e Vienna sarà un’esperienza di studio e d’approfondimento delle opere di Loos e contemporanea-mente una grande occasione per comprendere come i suoi valori architettonici e il principio del Raumplan possono essere nuovamente interpretati, riutilizzati e attualizzati ai giorni nostri in contesti anche differenti.

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PAG. 39ATELIER ANGONESE AAM 2011 Il RAUMPLAN DI ADOLF LOOS

PROGRAMMA

Partenza da Mendrisio

Arrivo a Praga /Visita del centro storico

Visita “Villa Müller“ di Adolf Loos

Pausa Pranzo

Visita della chiesa del “Sacro Cuore di Gesù” di Jose Plecnik

Partenza da Praga in direzione Vienna

Arrivo a Vienna

Lezione introduttiva su Adolf Loos di arch. Hermann Czech al AzW (Architekturzentrum Wien)

Visita “Haus am Michaelerplatz“ di Adolf Loos

Visita “Museum am Judenplatz“ di Jabornegg / Palffy e R. Whiteread

Pausa Pranzo alla trattoria „Trzesniewski“

Visita “Sartoria per uomo Knize“ di Adolf Loos

Visita “American Bar“ di Adolf Loos

Visita “Kleines Cafè“ di Hermann Czech

Visita “Haus Wittgenstein“ di Ludwig Wittgenstein e Paul Engelmann

Visita “Österreichische Nationalbibliothek“ di Johann Fischer von Erlach

Visita “Sofitel Vienna“ di Jean Nouvel

Visita “Volksgarten“ di Peter Nobile, Oswald Haertl (ristrutturazione degli anni 50) e

ARTEC - Architekten con BEHF (ristrutturazione dell’anno 2011 )

Visita “Casa Rufer“ / “Casa Scheu“ / “Casa Steiner“ di Adolf Loos

Visita della “Casa Beer“ di Josef Frank

Visita “Werkbundsiedlung Wien“: casadi Adolf Loos e la casa di Thomas Gerrit Rietveld

Pausa pranzo

Visita dell’atelier degli ARTEC-Architekten

Visita della Galleria “Georg Kargl - Box“ di Jabornegg / Palffy e Richard Artschwager

Visita “Generali Foundation“ di Jabornegg / Palffy

Visita dell’edificio multifunzionale “MQ-West” di Carl Pruscha

Cena Atelier

Una Notte a Vienna. Programma libero: Notte dei musei

Visita del edificio „Bremer Stadtmusikanten“ nella Tokiostraße degli ARTEC-Architekten

Visita degli edifici „Wohnen am Mühlgrund“ di Hermann Czech e degli ARTEC-Architekten

Visita degli edifici nella Pilotengasse di Herzog & de Meuron, Adolf Krischanitz e Otto Steidle &Partner

Visita del edificio nella Traviatagasse di Raimund Abraham e Carl Pruscha

Presentazione del 2° esercizio

Partenza per Mendrisio

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PRAGA

MENDRISIO

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PAG. 40 MATERIALE GENERALEMESSO A DISPOSIZIONE PER GLI STUDENTE SUL SERVER

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PAG. 41ATELIER ANGONESE AAM 2011 Il RAUMPLAN DI ADOLF LOOS

CALENDARIO ATELIER

Presentazione del corso

Primo incontro in atelierLezione inaugurale del prof. Walter AngonesePresentazione esercizio °1, °2 & °3AtelierFormazione dei gruppi di studenti - °3 esercizio

AtelierInizio delle Workshop introduttivo alla modellistica - Danilo Bruno

Inizio Viaggio di studi - Praga & Vienna - partenza MendrisioLezione di Arch. Hermann Czech - “Adolf Loos”Esercizio °2: Consegna & presentazioneFine Viaggio di studi - Vienna - arrivo Mendrisio

AtelierLezione di Walter Angonese - “Semantica & materialità”

1. crITIca InTermedIacritico invitato: Arch. Alberto PonisEsercizio °3: consegna & presentazioneAtelierLezione - Alberto Ponis“Il percorso esterno - il percorso interno” Inizio della costruzione di un modello urbanistico 1:200

Atelier - Presentazione modello urbanisticoLezione di Margherita Pusterla - “Abitare lo spazio”

AtelierLezione di Axel Beck - “Quanto lungo é una scala...”

AtelierLezione di Thomas Tschöll - “Tipo e tipologia”

2. crITIca InTermedIacritico invitato: (da confermare)

AtelierAtelier

AtelierAtelier

AtelierAtelier - ultima revisione sul progetto

AtelierAtelier

Atelier Atelier Atelier - Consegna pianiAtelierAtelier

Atelier - Consegna modelliPulizia AtelierAllestimento Spazio Atelier ( x critica finale / mostra)crITIca fInale critico invitato: (da confermare)

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[101] „Adolf Loos - Landhaus Khuner am Kreuzberg“, Hsgb. Höhere Graphische Bundes-Lehr- u. Versuchsanstalt; Auflage: 1; September 2004;

[102] „Haus Müller“, Hsgb. Museum der Hauptstadt Prag, Prag 2002;

[103] „Adolf Loos, Pläne und Schriften“, Hsgb. Walter Zednicek, Walter Zednicek Verlag, Wien, 1. Auflage, Juli 2004;

[104] „Raumplan versus Plan Libre: Adolf Loos and Le Corbusier, 1919-1930“, Hsgb. Max Risselade, Delft University Press, 1988;

[105] „Adolf Loos, Leben und Werke 1870-1933“, Hsgb. Ralf Bock, Deutsche Verlags-Anstalt, München, 1. Auflage, September 2009;

[106] „Adolf Loos e il suo Angelo: „Das Andere“ e altri scritti“, Massimo Cacciari, Mondadori Electa, Milano, 1981;

[107] „Adolf Loos - Warum ein Mann gut angezogen sein soll“, Hsgb. Peter Stuiber, Metroverlag- Verlagsbüro GmbH, Wien, 2007;

[108] „Adolf Loos - Maßgeschneider modern“, Hsgb. Peter Stuiber, Metroverlag- Verlagsbüro GmbH, Wien, 2010;

[109] „Adolf Loos - Wie man eine Wohnung einrichten soll“, Hsgb. Peter Stuiber, Metroverlag- Verlagsbüro, Wien, 2008;

[110] „Adolf Loos - Warum Architektur keine Kunst ist“, Hsgb. Peter Stuiber, Metroverlag- Verlagsbüro, Wien, 2009;

[111] „Ins Leere gesprochen“, Adolf Loos, Hsgb. Adolf Opel, Georg Prachner Verlag, Wien, 1921;

[112] „Kontroversen: Adolf Loos im Spiegel der Zeitgenossen“, Hsgb. Adolf Opel, Georg Prachner Verlag, Wien, 1985;

[113] „Adolf Loos“, Graphische Sammlung Albertina, Historisches Museum der Stadt Wien, Wien, 1989;

[114] „Adolf Loos. Das Werk des Architekten“, Hsgb. Heinrich Kulka, Löcker Verlag, Wien 1979;

[115] „Loos: Architekt, Kulturkritiker, Dandy“, Hsgb. August Sarnitz, Taschen Verlag GmbH, Köln, 2003;

[116] „Adolf Loos. Kultivierung der Architektur“ , Hsgb. Akos Moravansky, Bernhard Langer und Elli Mosayevbi, gta-Verlag, Zürich, 2008;

[117] „Adolf Loos. Opere e Progetti“, Giovanni Denti e Silvia Peirone, Maggioli Editore, 2011;

[118] „Adolf Loos. 1870-1933, Architettura-utilità e decoro“, Richard Bösel e Vitale Zanchettin, Electa Editore, 2007;

BIBLIOGRAFIA ADOLF LOOS

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PAG. 43ATELIER ANGONESE AAM 2011 Il RAUMPLAN DI ADOLF LOOS

[201] Sebastiano Brandolini, Alberto Ponis Architettura in Sardegna, Skira, 2006.

[202] Kazuo Shinohara, Ernst&Sohn edition, 1996.

[203] James Steele , R.M. Schindler, Taschen, 1999.

[204] Anthony Vidler, Claude-Nicolas Ledoux - Architektur und Utopie im Zeitalter der französischen Revolution, Birkhäuser, 2005.

[205] Künstlerhäuser - eine Architekturgeschichte des Privaten, Deutsches Architekturmuseum. data?

[206] Maria Welzig, Josef Frank (1885-1967) - Das Architektonische Werk, bóhlauWien Köln Weimar, data?

[207] Yoshiharu Tsukamoto+ Momoyo Kaijima, Behaviorology - Atelier Bow- Wow, Rizzoli, 2010

[208] Monografia 2G N.48/49, Mies van der Rohe - Casas Houses,

[209] Le Corbusier le grand, Autore ed editore Phaidon, 2008.

[210] Bernhard Leitner, Das Wittgenstein Haus, Hatje Cantz Verlag, 2000.

[211] Rachel Whiteread - Embankment, Catalogo Tate Publishing.

[212] Van den Bergh-Kim Zwartzs, Luis Barragán - The eye embodied, Pale Pink Pubblishers. 2006

[213] Johannes Spalt, Hermann Czech, Josef Frank 1885-1967, Zusammenstellung und Gestaltung Hochschule für Angewandte Kunst Wien, 1981.

[214] Gaston Bachelard, Poetik des Raumes, Fischerl Taschenbuch Verlag.

[215] Adriano Cornoldi, L’architettura della casa- Manuale di progettazione architettonica. Sulla tipologia dello spazio domestico con un atlante di 100 abitazione disegnate alla stessa scala, Officina edizioni, 1988. [216] Martin Heidegger, Was heisst denken?, Vorlesung Wintersemester 1951/52, Reclam.

[217] Ettore Camesasca, Storia della casa, Rizzoli editore.

[218] Hannes Böhringer, Auf der Suche nach Einfachheit - Eine Poetik, Merve Verlag Berlin, 2000.

[219] Bogdan Bogdanovic, Vom Glück in den Städten, Zsolnay, 2002.

[220] Candida Höfer, Brussels series, Patrick De Brock Gallery, 2006

[221] Sou Fujimoto, 2G N.50, Editorial Gustavo Gili, 2009

[223] Abecedario – La grafica del novecento, Sergio Polano – Pierpaolo Vetta, Electa - 2008

[224] Caruso St.John, Almost Everything, Philip Ursprung, Ediciones Poligrafa 2008

[225] Joao Vilanova Artigas, 2G No.54, Editorial Gustavo Gili, 2010

[226] Gordon Matta Clark, You are the measure, Elisabeth Sussmann, Wittney Museum NY / Yale University Press, 2007

[227] Atelier Bow: Wow, Graphic Anatomy, Toto, 2007

[228] Jose Antonio Coderch, 2G No.33, Editorial Gustavo Gili, 2002

[229] Jean Nouvel – Jean Nouvel, Emmanuel Cattani und Partner, Oliver Boissiere, Artemis Verlags-AG, Zürich 1992

BIBLIOGRAFIA GENERALE

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