Il Rapporto tra filosofia e pedagogia
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AUTORE: TOMIRI GIUSY
LA STORIA DELLA PEDAGOGIA E IL RAPPORTO CON
LA FILOSOFIA
La pedagogia è la scienza che studia l'educazione e la formazione dell'uomo
nella sua interezza. Il suo peculiare fine euristico è l'Uomo che si relaziona
con l'altro da sé e che si relaziona con se stesso (formazione, ciò che
riguarda l'Uomo e la sua esistenza.) Viene spesso utilizzato il termine
formazione sia per indicare l'educazione(ovvero il processo di formazione
globale della personalità) sia l'istruzione(ovvero il processo di trasmissione da
parte di un individuo e di acquisizione di competenze e di conoscenze da
parte dell'individuo che viene istruito). L'educazione ha, infatti, tre coordinate:
Il sapere (le conoscenze).
Il saper fare (le competenze).
Il saper essere (modo il cui un individuo mette in campo il saper fare e
il saper essere)
È molto importante precisare che la Pedagogia sia una scienza influenzata
dalle più alte espressioni culturali che si sono succedute nel corso dei secoli,
come la Filosofia(dalla quale trae moltissimi concetti base),dalla Letteratura
e della Storia. Fin dalla sua prima e remota comparsa sulla terra, l’uomo ha
messo in atto delle procedure educative, trasmettendo l’abitudine e la
capacità di affrontare le situazioni e di sopravvivere al nuovo nato. Il termine
pedagogia deriva etimologicamente dal greco παιδος,che significa fanciullo, e
αγω che significa guidare, condurre, accompagnare. Il Paidagogòs
nell’antica Grecia era il custode del bambino, colui che lo accompagnava a
scuola o in palestra. Successivamente il termine, dal rappresentare lo
schiavo o il liberto preposto all’educazione dei giovani aristocratici, è andato
ad indicare il fatto, l’atto educativo, come evoca il termine Paideia. Nel V
sec. A.C. la Paideia diventa sinonimo di educazione mediante la cultura, il
modello educativo in vigore nell’Atene classica volta a garantire una
socializzazione armonica dell’individuo nella polis, ossia all’interiorizzazione
di quei valori universali che costituivano l’ethos del popolo. Lo spirito di
cittadinanza e di appartenenza costituivano infatti un elemento fondamentale
alla base dell’ordinamento politico-giuridico delle città greche. L’identità
dell’individuo era pressoché inglobata da quell’insieme di norme e valori che
costituivano l’identità del popolo stesso, tanto che il processo educativo era
un processo di uniformazione all’ethos politico. La pedagogia, come
riflessione scientifica sul problema dell’educazione o della formazione
dell’uomo, si afferma in Grecia con i sofisti, iniziatori del pensiero pedagogico
in Occidente. Il loro impegno di maestri è volto a promuovere una cultura
utile, fatta di conoscenze di vario genere (polymathia) e di quelle abilità
dialettiche e retoriche di immediata efficacia pratica nella vita pubblica
(assemblee cittadine e tribunali). L’educazione è intesa come un processo di
conquista della consapevolezza etica. Socrate, con la sua ars maieutica,
vede il lavoro dell'educatore simile a quello della levatrice. Imparare altro non
è che un "tirar fuori" una conoscenza che già esiste nell'individuo, e che deve
essere condotta fuori tramite un processo adatto, e-ducere. Il meglio
dell’insegnamento morale di Socrate fu accolto e continuato da Platone e da
Aristotele. Nei suoi sforzi di restaurare lo Stato su basi razionali, Platone lo ha
concepito come un immenso paedagogium, in cui la filosofia non deve
soltanto indicare nel Bene lo scopo supremo della vita sociale, ma dirigere e
regolamentare anche le manifestazioni più particolari, dai matrimoni alla
proprietà privata. Così Platone si oppone consapevolmente ed
energicamente al nuovo principio, cui risale la responsabilità della crisi della
polis, il soggettivismo sofistico. Per Aristotele il processo educativo consiste
nel fare acquisire l’abitudine alla virtù, ciò che è compito, oltre che
dell’educatore, anche del buon legislatore, poiché lo Stato per Aristotele è il
supremo educatore. Nel 350 a.C. il filosofo,nella Politica, sosteneva che
"l'educazione deve essere un oggetto di controllo pubblico, non privato".1
Con l’inizio dell’Umanesimo e del Rinascimento, anche il problema
dell’educazione assume un nuovo aspetto. All’Umanesimo risale infatti la
creazione della scuola di cultura disinteressata e liberale, formatrice di
umanità. Nella molteplicità degli indirizzi un motivo profondo accomuna tutti
gli innovatori, il concetto cioè che l’istruzione “liberos homines efficit”, e li
prepara a vivere nella comunità. Lo studio delle humanae litterae ha lo
scopo di portare l’uomo a perfezione e questa, per gli umanisti, si esprime
soprattutto nell’azione morale e civile. Nel 1631 il pedagogista Comenio, nel
suo "Didactica magna" ritiene che, al momento della nascita, la natura
conferisca al bambino unicamente i "semi della scienza, della moralità e della
religiosità"2, ma questi diventano di proprietà di ogni uomo soltanto attraverso
l'educazione. Secondo il suo pensiero l'educazione è un'attività necessaria a
stimolare questi semi, che hanno quindi la potenzialità di guidare il processo
di umanizzazione : l'uomo non può divenire tale fino a quando non è educato.
La pedagogia dell’empirismo è rappresentata da J. Locke con i suoi Some
thoughts concerning education. Tutta la sua attenzione è rivolta alla
formazione della personalità del discente attraverso la sua propria
esperienza. “Il fine dell’educazione”, dice in Of the conduct of the
understanding, “non è già di rendere gli uomini perfetti in alcuna scienza,
ma di aprir loro la mente, in modo che siano capaci di riuscire in tutto ciò a cui
1 Aristotele,La politica, pag. 55, a cura di C. Viano, Utet, Torino 1966
2 Comenio, Didactica Magna, pag, 76, 1640
si applicano”3. Di qui il suo disprezzo per le dispute sul metodo migliore, per
le regole, per il formalismo e le cognizioni libresche, per il sapere che non
germoglia dall’esperienza personale. Il filosofo Immanuel Kant apprezza il
fatto che l'educazione sfrutti la natura umana a beneficio della società: "è
piacevole pensare che l'umanità si svilupperà meglio per mezzo
dell'istruzione e che potrà arrivare a dare forma e a convivere con la
differenza. Questa prospettiva rivela una felicità futura per l'umanità." La
teoria kantiana è basata su una forte spinta positiva nei confronti dell'uomo:
la fiducia nell'essere umano porta il pensatore a vederlo come artefice di un
miglioramento della sfera sociale. Con Johan Frederich Herbart si assiste ad
una prima legittimazione della Pedagogia come scienza, come complesso
unitario di conoscenze sottratta ai principi forniti dall’indagine metafisica,
come “scienza pratica applicata – dirà il pedagogista tedesco- perché implica
un riferimento all’esperienza”4 tributaria dell’etica per quanto riguarda i fini e
della psicologia per ciò che concerne i mezzi. Da questo momento inizia il
lungo e tortuoso percorso alla ricerca di una sua identità scientifica e di uno
statuto epistemologico in base al quale la pedagogia possa dirsi realmente
una scienza, quindi una conoscenza teorica, autonoma, indipendente rispetto
agli altri saperi, seppur necessariamente legata a loro data la complessità dei
fatti e dei processi educativi. Riprendendo la distinzione Herbartiana tra la
pedagogia come scienza e l’educazione come arte, come fatto pratico, si
possono ulteriormente distinguere le scienze dell’educazione da quelle
pedagogiche. Le prime sono costituite dall’insieme delle discipline che
studiano il fatto educativo le seconde, invece, dall’insieme delle idee e delle
teorie che sono state elaborate in merito alle dinamiche educative. Nel corso
del Novecento, le mutate condizioni economiche, politiche e sociali
interrogano i saperi pedagogici intorno alle condizioni della società per
3 J. Locke, Some Thoughts Concerning Education,pag, 102, 1693
4 J. Herbart, Pedagogia generale dedotta dal fine dell'educazione, pag. 87, 1806
elaborare proposte educative che promuovano una trasformazione e un
miglioramento della realtà stessa. E’ in questo contesto che John Dewey
sottolinea la stretta relazione che intercorre tra i fatti sociali e i fenomeni
educativi evidenziando, per di più, la funzione sociale e politica
dell’educazione, in quanto “processo di nutrizione, di allevamento, di
coltivazione” dell’individuo. L’idea di Dewey, secondo cui l’educazione è un
fenomeno naturale al pari del nutrirsi e del riprodursi dell’essere umano,può
essere considerata uno dei motivi che spiegherebbe questa presenza
implicita ed esplicita della dimensione pedagogica nel pensiero filosofico. In
questo senso le problematiche educative sono consustanziali alla vita umana
e, quindi, il più delle volte implicite in tutte le dimensioni dell’agire umano. ll
pensiero pedagogico di Dewey si basa su una concezione dell'esperienza
come rapporto tra uomo ed ambiente, dove l'uomo non è uno spettatore
passivo, ma interagisce con ciò che lo circonda. Il pensiero dell'individuo
nasce dall'esperienza, quest'ultima intesa come esperienza sociale.
L'individuo è constante con il suo ambiente, reagisce ed agisce su di esso.
L'esperienza è realmente educativa nel momento in cui produce l'espansione
e l'arricchimento dell'individuo, conducendolo verso il perfezionamento di sé e
dell'ambiente. Un ambiente in cui vengono accettate le pluralità di opinioni di
diversi gruppi in contrasto tra loro, favorisce lo sviluppo progressivo delle
caratteristiche dell'individuo. Le esperienze non devono essere imposte
dall'insegnante, ma nascono dagli interessi naturali degli alunni ed il compito
dell'educatore è quello di assecondare tali interessi per sviluppare attraverso
essi il senso della socialità. L’educazione ,quindi, da atto fondamentalmente
impegnato alla trasmissione di nozioni e semplici istruzioni diventa un
percorso complessivo, mirante a favorire la costruzione della conoscenza. La
scuola è definita come attiva (attivismo pedagogico) in quanto il bambino, che
viene a contatto con una delle difficoltà che il mondo gli pone, tenta di agire
su di esso e cerca di reagire alle conseguenze che derivano dalle sue azioni.
Il bambino mette in atto le sue strategie, elabora congetture per verificare o
falsare le sue ipotesi.5 Le idee di Dewey forniscono supporto teorico al
Costruttivismo,6secondo il quale il programma deve essere sostituito dal
progetto educativo ed in particolare dalla progettazione educativa per
competenze. Nel progetto si descrivono non solo i saperi da trasmettere ma
anche i percorsi educativi da attuare per rendere possibile la formazione delle
competenze che dovranno essere acquisite dai discenti. Intendendo per
competenza la capacità di saper applicare determinate conoscenze in uno
specifico contesto, al fine di raggiungere dei risultati previsti, mediante
l'adozione di comportamenti adeguati. Esiste anche un piano orientativo
teoretico-morale come la prospettiva personalista di Mounier. Egli vede
l'educando nella sua interezza di persona, assumendo come fondamentale il
suo percorso di vita e prendendo come oggetto della riflessione pedagogica
la sfera etica del comportamento unitamente alla dimensione biografica del
suo pensiero.
“Ogni persona ha un significato tale da non poter essere sostituita nel posto
che essa occupa nell'universo delle persone. Tale è la maestosa grandezza
della persona che le conferisce la dignità di un universo; e tuttavia la sua
piccolezza, in quanto ogni persona è equivalente in questa dignità, e le
persone sono più numerose delle stelle.”7
Il senso della pedagogia oggi è proprio quello della cura e della relazione,di
sviluppare un percorso attraverso cui la persona conquista la propria
umanità,la propria irripetibile individualità e la capacità di contribuire
attivamente alla vita sociale e,quindi,alla costruzione del mondo umano.
5 Cfr. Il mio credo pedagogico. Antologia di scritti sull'educazione, Firenze, La Nuova Italia, 1954.
6 Cfr, Jean Piaget, La costruzione del reale nel bambino, 1973, La Nuova Italia, Firenze
7 E. Mounier, Il Personalismo, AVE, Roma 1964, p. 8
Essa trasmette,diffonde e riconferma le culture come valore e forma mentis.
È alla base del loro costituirsi e consolidarsi. Del loro farsi “base comune” di
una determinata societas, la quale a sua volta si radica proprio in quella
visione del mondo che ogni cultura anche è. L’educazione rinsalda le culture
e le interiorizza, le riporta dentro il vissuto individuale. E ciò avviene quando
al soggetto viene riconosciuta autonomia e funzione sociale dinamica e
innovativa. La pedagogia svolge un ruolo fondativo tra le scienze umane in
quanto :
1. ne fissa il focus più alto (la formazione del soggetto nella e per la
libertà)
2. fa emergere il loro senso (quell’emancipazione di cui parla Habermas)
3. elabora la coscienza dei mezzi che operano al solidificarsi delle culture
e dei saperi, partendo dall’educazione come apprendimento, alla base
di tutte le società e le civiltà
La pedagogia,quindi, può essere definita come la ricerca che mira a stabilire i
fini e i metodi del processo educativo, attraverso il quale in una società
avviene la trasmissione delle conoscenze e dei valori da una generazione
all'altra. Un problema ancora dibattuto nell’ambito della pedagogia riguarda la
questione se i fini educativi vadano individuati dalla pedagogia stessa o se
essa debba avere come oggetto di ricerca solo le metodologie educative, in
altri termini se rientri nei suoi compiti quello di trasmettere determinati valori
sociali o quello di suscitare nell’allievo capacità creative e spirito critico
rispetto a quegli stessi valori.
La ricerca pedagogica non è puramente teorica, ma un insieme teorico e
pratico, in questo senso quando si parla di ricerca pedagogica si parla di
ricerca applicata, finalizzata quindi a prendere delle decisioni su come
intervenire nel processo educativo. Questa doppia anima della pedagogia,
teorica e pratica insieme, la caratterizza come scienza interdisciplinare, che
deve avvalersi anche di teorie e metodologie proprie di altre discipline: la
filosofia, la psicologia, la sociologia per definire e giustificare i fini che ci si
propone di raggiungere con il processo educativo. Cioè la precisazione della
conoscenza che si intende promuovere nell'allievo e del perché la si vuole
promuovere. Con questo punto si entra nel campo dei valori, degli ideali e
delle credenze condivisi dal gruppo sociale in cui il discorso pedagogico
viene sviluppato. Ci si confronta cioè con l'ideologia del gruppo sociale, col
fatto che gruppi o società diversi possono avere concezioni diverse della vita,
del mondo, dell'uomo. Ciò significa che alla base di un discorso pedagogico
c'è sempre una scelta ideologica e politica, un punto di vista particolare su
come la realtà dovrebbe essere, che fonda le scelte educative e che può
essere condivisibile o meno, può cioè scontrarsi con prospettive socioculturali
e quindi discorsi pedagogici diversi.
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