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IL RADICCHIO DI TREVISO ALLE NOZZE DI CANA Tiziano Tempesta – Dipartimento TESAF – Università di Padova Le origini del radicchio rosso di Treviso non sono del tutto note. Benché esistano testimonianze della coltivazione di una cicoria nel trevigiano già dal XVI secolo, mancano in realtà prove certe sulle caratteristiche di questa coltivazione e del suo reale grado di parentela con il radicchio che troviamo oggi sulle nostre tavole. E’ stato per un caso piuttosto fortuito che mi sono imbattuto su alcune fonti iconografiche che consentono di riscrivere, almeno in parte, la storia del radicchio trevigiano. Nella primavera del 2006 stavo realizzando un’indagine sul paesaggio agrario veneto. Il mio obiettivo era quello di vedere se, ed in che misura, alcuni elementi del paesaggio storico si possano ancora ritrovare nelle nostre campagne. Ho pensato che la cosa più semplice fosse quella di analizzare le opere dei pittori che hanno operato nel Veneto a partire dal ‘300 fino ai nostri giorni. In altri tempi l’impresa si sarebbe rivelata di difficile attuazione, poiché i quadri dei pittori veneti (specie di quelli più celebri) sono sparsi in tutto il mondo. Per fortuna ai tempi di internet tutto diviene più semplice. Molti musei, specialmente all’estero, oramai da tempo hanno messo in rete le immagini delle opere d’arte presenti nelle loro sale. Ho iniziato così lungo viaggio virtuale, un viaggio assolutamente straordinario nella pittura e nel paesaggio veneto! Pur standomene seduto nel mio ufficio, ho potuto visitare le sale di musei sparsi in tutto il mondo e vedere centinaia e centinaia di quadri dei nostri pittori, finché giunto al Louvre di Parigi, nella sala del rinascimento italiano (la sala della Gioconda di Leonardo…..), mi sono imbattuto nelle “Nozze di Cana” di Leandro da Ponte (detto il Bassano). I da Ponte, erano una famiglia di pittori originari di Bassano. Il più famoso è il padre Jacopo (1515- 1592), che teneva bottega sia a Bassano che a Venezia. Alla sua morte il suo atelier passò inizialmente al primogenito Francesco che però, dopo poco, morì tragicamente per il dolore causato dalla somparsa del padre. La bottega passò a Leandro (1557-1622) che verso la fine del ‘500 divenne famoso e apprezzato come ritrattista. La sua bottega sfornava numerosi quadri, poiché ampia era la committenza, specie di quella nuova tendenza della pittura che si andava affermando anche in Italia sul finire del ‘500, la cosiddetta pittura di genere. Nei quadri, anche quando seguivano l’iconografia tradizionale, trovavano spazio popolani e scene di vita popolare, frutta e verdura, pesci e selvaggina …..ma torniamo al Louvre. Nelle Nozze di Cana di Leandro da Ponte (che è proprio sopra la Gioconda…) tutta la scena si dipana lungo una ideale linea diagonale che collega la scena del miracolo posta in alto sulla destra a…..un cespo di radicchio rosso posto in basso a sinistra che è caduto sul pavimento da una cesta di vimini ricolma di frutta e verdura. Si tratta inconfondibilmente di radicchio rosso di Treviso. Si possono notare le lunghe nervature bianche e le foglie rossastre, si può vedere anche il fittone tagliato alla base. Il prof. Pimpini della Facoltà di Agraria dell’Università di Padova guardando il quadro mi ha confermato che si tratta con ogni probabilità di radicchio rosso di Treviso. Per chi volesse vedere il quadro e verificare di persona non è, comunque, necessario andare fino a Parigi, perché una copia (o forse l’originale) datata 1582 si trova alla Pinacoteca di Vicenza. Il radicchio di Treviso si può vedere anche in altre due opere conservate alla Galleria Sabauda di Torino, una di Francesco e l’altra di Leandro da Ponte. Si tratta di due grandi scene di mercato in cui, in mezzo a molti altri prodotti della campagna, ci sono delle ceste ricolme di radicchio che ha una forma del cespo molto simile a quella che siamo abituati a vedere ai nostri giorni. In questi quadri il radicchio di Treviso viene presentato come uno dei moltissimi prodotti che venivano abitualmente venduti e consumati nelle nostre zone e quindi, presumibilmente, il suo consumo era già ampiamente diffuso. Il radicchio di Treviso sul finire del XVI secolo era perciò conosciuto e presente anche sulle tavole dei veneziani, trasportato in laguna con i burci che, in un altro quadro di Leandro da Bassano conservato a Madrid, vediamo attraccare alla Riva degli Schiavoni carichi di frutta e verdura; gli stessi burci che solcavano il Sile partendo da Porto di Fiera o da Casier per portare nei mercati della Serenissima i prodotti delle nostre terre.

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IL RADICCHIO DI TREVISO ALLE NOZZE DI CANA Tiziano Tempesta – Dipartimento TESAF – Università di Padova Le origini del radicchio rosso di Treviso non sono del tutto note. Benché esistano testimonianze della coltivazione di una cicoria nel trevigiano già dal XVI secolo, mancano in realtà prove certe sulle caratteristiche di questa coltivazione e del suo reale grado di parentela con il radicchio che troviamo oggi sulle nostre tavole. E’ stato per un caso piuttosto fortuito che mi sono imbattuto su alcune fonti iconografiche che consentono di riscrivere, almeno in parte, la storia del radicchio trevigiano. Nella primavera del 2006 stavo realizzando un’indagine sul paesaggio agrario veneto. Il mio obiettivo era quello di vedere se, ed in che misura, alcuni elementi del paesaggio storico si possano ancora ritrovare nelle nostre campagne. Ho pensato che la cosa più semplice fosse quella di analizzare le opere dei pittori che hanno operato nel Veneto a partire dal ‘300 fino ai nostri giorni. In altri tempi l’impresa si sarebbe rivelata di difficile attuazione, poiché i quadri dei pittori veneti (specie di quelli più celebri) sono sparsi in tutto il mondo. Per fortuna ai tempi di internet tutto diviene più semplice. Molti musei, specialmente all’estero, oramai da tempo hanno messo in rete le immagini delle opere d’arte presenti nelle loro sale. Ho iniziato così lungo viaggio virtuale, un viaggio assolutamente straordinario nella pittura e nel paesaggio veneto! Pur standomene seduto nel mio ufficio, ho potuto visitare le sale di musei sparsi in tutto il mondo e vedere centinaia e centinaia di quadri dei nostri pittori, finché giunto al Louvre di Parigi, nella sala del rinascimento italiano (la sala della Gioconda di Leonardo…..), mi sono imbattuto nelle “Nozze di Cana” di Leandro da Ponte (detto il Bassano). I da Ponte, erano una famiglia di pittori originari di Bassano. Il più famoso è il padre Jacopo (1515-1592), che teneva bottega sia a Bassano che a Venezia. Alla sua morte il suo atelier passò inizialmente al primogenito Francesco che però, dopo poco, morì tragicamente per il dolore causato dalla somparsa del padre. La bottega passò a Leandro (1557-1622) che verso la fine del ‘500 divenne famoso e apprezzato come ritrattista. La sua bottega sfornava numerosi quadri, poiché ampia era la committenza, specie di quella nuova tendenza della pittura che si andava affermando anche in Italia sul finire del ‘500, la cosiddetta pittura di genere. Nei quadri, anche quando seguivano l’iconografia tradizionale, trovavano spazio popolani e scene di vita popolare, frutta e verdura, pesci e selvaggina …..ma torniamo al Louvre. Nelle Nozze di Cana di Leandro da Ponte (che è proprio sopra la Gioconda…) tutta la scena si dipana lungo una ideale linea diagonale che collega la scena del miracolo posta in alto sulla destra a…..un cespo di radicchio rosso posto in basso a sinistra che è caduto sul pavimento da una cesta di vimini ricolma di frutta e verdura. Si tratta inconfondibilmente di radicchio rosso di Treviso. Si possono notare le lunghe nervature bianche e le foglie rossastre, si può vedere anche il fittone tagliato alla base. Il prof. Pimpini della Facoltà di Agraria dell’Università di Padova guardando il quadro mi ha confermato che si tratta con ogni probabilità di radicchio rosso di Treviso. Per chi volesse vedere il quadro e verificare di persona non è, comunque, necessario andare fino a Parigi, perché una copia (o forse l’originale) datata 1582 si trova alla Pinacoteca di Vicenza. Il radicchio di Treviso si può vedere anche in altre due opere conservate alla Galleria Sabauda di Torino, una di Francesco e l’altra di Leandro da Ponte. Si tratta di due grandi scene di mercato in cui, in mezzo a molti altri prodotti della campagna, ci sono delle ceste ricolme di radicchio che ha una forma del cespo molto simile a quella che siamo abituati a vedere ai nostri giorni. In questi quadri il radicchio di Treviso viene presentato come uno dei moltissimi prodotti che venivano abitualmente venduti e consumati nelle nostre zone e quindi, presumibilmente, il suo consumo era già ampiamente diffuso. Il radicchio di Treviso sul finire del XVI secolo era perciò conosciuto e presente anche sulle tavole dei veneziani, trasportato in laguna con i burci che, in un altro quadro di Leandro da Bassano conservato a Madrid, vediamo attraccare alla Riva degli Schiavoni carichi di frutta e verdura; gli stessi burci che solcavano il Sile partendo da Porto di Fiera o da Casier per portare nei mercati della Serenissima i prodotti delle nostre terre.

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Fig. 1 Leandro da Ponte, Le nozze di Cana (1582). Pinacoteca Comunale di Vicenza.

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Fig. 2 Francesco da Ponte, Il grande mercato, particolare. Galleria Sabauda di Torino.

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Fig. 3 Leandro da Ponte. Scena di Mercato.

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Fig. 4 Leandro da Ponte. Riva degli Schiavoni. Madrid