Il racconto della mela

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An illustrated book from Emma Donoughue's story "il bacio della strega"

Transcript of Il racconto della mela

Page 1: Il racconto della mela
Page 2: Il racconto della mela

La domestica che mi crebbe mi

diceva che mia madre era instancabile. Diceva che avevo i suoi occhi,

sempre fissi su un impervio orizzonte e le sue lunghe

mani mai ferme.

Page 3: Il racconto della mela

La storia dice che un giorno mia madre

sedeva accanto alla finestra aperta guardando la neve fuori, ricamando corone sulla veste di

battesimo della creatura che aspettava. La domestica l’avvertì che sarebbe morta

se avesse continuato a sedere al freddo, lasciando che la neve entrasse e

spruzzasse il suo lavoro. Mia madre non sembrava

udirla.

Proprio allora l’ago le si conficcò

nel dito, e tre gocce di san-gue macchiarono la neve sulla

cornice d’ebano della finestra. Mia madre disse alla donne

la bambina che aspetto avrà i capel-li neri come l’ebano, labbra rosse

come il sangue, pelle bianca come la neve. Cosa la salve-

rà dal mio destino?

Poi le doglie si impadronirono di

mia madre e se la por-tarono via. Benché io fossi

molto più piccola di lei, ero più forte; non avevo mo-

tivo di rifiutare la vita.

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Page 5: Il racconto della mela

Fu la domestica a

prendersi cura finchè non

fui cresciuta.

le nostre guance bruciavano.

Ogni autunno mi portava la

prima mela del giardino. Non era il

pomo maturo che veniva servito a mio

padre un mese più tardi,

gli saltavo in grembo finchèMan mano che crescevo,

Egli era il mio gioco e il mio grande albero.giardino, farmi dondolare sopra il tappeto erboso.

ma il gusto aspro, quasi insopportabile,della

primizia, così penetrante da farmi tremare.

Quando anche la domestica morì, mi trovò che

vagavo nei corridoi ventosi del castello e mi prese tra

le sue braccia d’ermellino. D’estate gli piaceva portarmi in

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Ma il giorno in cui apparve una macchia rossa sul mio lenzuolo stropicciato, mio padre portò a casa una nuova moglie. Non aveva molti anniun anello. Capivo che era spaventata; mi baciò e parlò dolcemente dinanzi alla corte, ma io potevo dire che sarebbe stata mia nemica. lo strascico di velluto che spettava al suo rango, fi nchè non fu coperta da tutto l’apparato del potere. Ma era me che la gente salutava

Adesso so che mi sarebbe potuta piacere, se ci fossimo incontrate da piccole, con i piedi a bagno nel fi ume. Avrei tenuto la sua mano nella mia,

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Ma il giorno in cui apparve una macchia rossa sul mio lenzuolo stropicciato, mio padre portò a casa una nuova moglie. Non aveva molti anni più di me, ma aveva già sepolto un marito di sangue reale. Aveva i miei colori. Il suo viso era come una pietra preziosa incastonata in

lo strascico di velluto che spettava al suo rango, fi nchè non fu coperta da tutto l’apparato del potere. Ma era me che la gente salutava quando la carrozza passava, ero io che mi specchiavo meglio occhi af ettuosi di mio padre; era mia la prima mela del giardino. Adesso so che mi sarebbe potuta piacere, se ci fossimo incontrate da piccole, con i piedi a bagno nel fi ume. Avrei tenuto la sua mano nella mia,

se non fosse stata appesantita dal rubino rubato al dito appena freddo di mia madre. Avrei potuto amarla, se.... se... se...

C’era spazio per una sola regina nel castello. Sì, consegnai alla nuova arrivata il centinaio di chiavi tintinnanti, la corona ingemmata,

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Page 9: Il racconto della mela

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a.

Page 10: Il racconto della mela

Mio padre era entusiasta di vederci così vicine. Una volta

che venne di notte nella sua camera ci trovò entrambe lì, le gambe intrecciate sul

letto sotto un mare di trine e velluti, mentre ci scambiavamo gli orecchini. Rise

rovesciando la testa all’indietro nel vederci. Non si sono mai viste due così belle

dame nello stesso letto! Esclamò. Ma chi, fra di voi è la più bella?

Ci guardammo, lei ed io, e ci unimmo al coro delle sue risate. é una mia

impressione, ripensandoci adesso,

che nelle nostre voci ci fosse una nota stonata?

Vedi, la sua chioma era nera come il carbone, la mia come l’ebano.

Le mie labbra erano rosse come le sue, le nostre guance pallide

come due pagine contigue di un libro.

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Ma i nostri volti non erano uguali,

nè erano paragonabili.

Rise ancora fragorosamente. Ditemi, chiese, come

posso scegliere fra due tali bellezze? Guardai la mia

matrigna, anche lei mi fissò, i nostri occhi erano come

due specchi opposti che creano un corridoio di riflessi,

vuoto all’infinito. Mio padre sogghignò mentre mi baciava

sulla fronte, mi spinse gentilmente fuori dalla stanza e mi

sprangò la porta alle mie spalle.

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Ma mentre l’anno passava e la matrigna rimaneva snella come il primo giorno in cui egli l’aveva condotta al castello la bocca di mio padre co-minciò a indurirsi. Le proibì di fare qualsiasi cosa eccetto rimanere

sdraiata ad aspettare un figlio, il figlio che egli aveva tanto desi-derato. La mia matrigna giaceva sulla schiena che si indebolì

talmente che potevo vedere le ossa sotto i suoi occhi. Quan-do un altro anno si allungò nella primavera, non era più

la mia matrigna a giacere consunta e malata ma mio padre. Io andavo e venivo dal suo letto, ma egli

era oltre ogni possibilità di cura. Malediceva le sue due mogli che lo avevano abban-

donato e infine, malediceva il figlio che non era

mai venuto.

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Chiamami regina, disse.

Sei la moglie di mio padre,

Sarò regina dopo la sua morte, disse.

Non risposi.

replicai.

Dì che sono la regina,

ripetè,

le dita c

he sbiancava

no

La mia matrigna

mi fece chiamare

nella stanza del trono,

dove sedeva avvolta nell’ermellino, il pugno chiuso attorno allo scettro.

attorno allo

scettro

.

Se davvero

lo fossi,

non ci sar

ebbe biso

gno di aferm

arlo.

Si ere

sse in

pied

i su

l pied

istall

o so

pra d

i me.

Page 15: Il racconto della mela

Nel mom

ento in cui sarò vedova,

disse, potrei cacciarti.

é vero.

Se ti opponi,

disse afabilmente,

potrei farti portare

nella foresta

da un cacciatore

farti strappare il cuore

e chiedergli

di riportarmelo su un piatto.

Carne indigesta, mormorai.

Posso farlo! Ne ho il potere!

Non dissi nulla.

Mi scagliò contro lo sce

ttro,

ma io indietr

eggiai e q

uello

prec

ipitò

al su

olo.

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Page 17: Il racconto della mela

Q u e l l a notte udii molti passi

dirigersi verso la porta di mio padre. Afondai la faccia nel cusci-

no. Aspettai. Non si sentiva un suono nell’oscurità; nessuna ultima parola per me.

Decisi di non rimanere ad aspettare che ciò che il giorno dei funerali avrebbe portato, quali occhi cortigiani avrebbero scintillato di violenza. Decisi di lasciare tutto a lei, e lasciare lei a tutto.

Mi riempii l’abito di pezzi d’oro e fuggii.Se fosse stato ancora inverno quella notte mi avrebbe uccisa; l’aria tiepida fu la mia salvez-za.Più vasta di quanto avessi immaginato la

foresta ospitava creature che non sapevo nominare, cose con occhi d’argento e

denti rumorosi; nonostante tutte le mie pellicce non chiusi occhi

quella notte.

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All’alba ero più smarrita di un pulcinoDopo aver vagato quasi morta di fame

e impazzita per più giorni di quanti potessi ricordare,ebbi la fortuna di essere trovata

al fuoco come un gatto.Mi lasciavano sognare accanto

e lasciavo bruciare la minestra. neanche quando rimanevo intontita

come un’ombra sul muro. Gli uomini non mi chiedevano mai

a cosa pensassi,

davanti ai miei occhi,sempre allungandosi

Si ergeva

da un gruppo di boscaioli.Mi chiesero chi fossi.

per riposare accanto al fuoco

Avevano saputo della morte del re.così glielo dissi.

La verità è più rapida delle menzogna,

Ogni volta che mi fermavo

e ogni altra sera io sfamai loro.Quella sera mi sfamarono,

della mia matrigna. ero aggredita dal pensiero

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Vedi, io sapevo che la mia m

atrigna m

i avreb

be trovata

. Il nostro

legame si

era asso

ttigliato

ma non si era mai ro

tto.

Page 21: Il racconto della mela

In qualche modo sapevo che mi avrebbe ritrovata e uccisa.

Vedi, io sapevo che la mia m

atrigna m

i avreb

be trovata

. Il nostro

legame si

era asso

ttigliato

ma non si era mai ro

tto.

Page 22: Il racconto della mela

Non vi era nulla della moglie che era, quando sorrise. Posso entrare in casa tua? Chiese. Dissi d

i no e mi vo

ltai. M

a dopo a

ver

ravvivato il fuoco, lavato le camicie e tagliato le rape, tornai alla porta, per curiosità e lei era ancora lì.La feci entrar

e un minuto.

Disse

che

ero dimagrita. Dissi che stavo bene. Non parlammo del passato. Ho cominciato a rompere gli specchi, disse. Sedendo acc

anto al fuoco co

n lei,

chiusi gli occhi e mi sentii come ai vecchi tempi. Lei era dietro di me e mi allacciava il corsetto, stringendolo come non avrei m

ai potuto far

e da so

la.

Quando alla fi ne lei arrivò, però, sembrava cambiata. Un giorno d’estate guardai fuori dalla fi nestra

e lei er

a nella

radura

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Page 25: Il racconto della mela

Quando gli

uomini rincasa-

rono, quella sera,

mi trovarono in una

sorta di stupore.

Prima si preoc-

cuparono,

sentendo il mio re-

siro profondo e afannato,

poi si arrabbiarono, vedendo le

rape sul tavolo e niente cibo per

cena. Dissero che la mai matrigna

dveva essere un’incantatrice per

trovarmi in mezzo a una

foresata.

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Page 27: Il racconto della mela

Tras

cors

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oria

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Page 29: Il racconto della mela

Quan-do gli uo-

mini rincasa-rono, quella sera, mi

trovarono rannicchiata intorno al ceppo, sull’erba umida. Mi sollevarono e mi dissero che la mia

matrigna doveva essere una strega per avvelenarmi talemente di indolenza. Mi consigliarono di rimanere in casa e cacciare ogni

visitatore. Ma un pomeriggio, all’inizio dell’autunno, fui stordita da una zaffata di profumo di un’intensità irresistibile. Non potevo

ricordare cosa fosse; sapevo solo che potevo a malapena sopportarlo. Mi voltai, e alla fnestra c’era la mai matrigna, una mela nella mano le-vata. Matrigna, sì, era qualla la parola ma non c’era nulla della madre in lei. La mela era matura a metà.Un lato era verde, l’altro rosso. Ella morse il lato verde, e sorrise. Presi la mela senza una parola, morsi il lato rosso e iniziai a tossire. Paura ed eccitazione si combattevano nella mia gola, e l’oscurità calò sui miei occhi. Caddi al suolo. Era tutto bianco, dove andai; come neve calda, pressata negli angoli e nelle fenditure del mio corpo. Non c’era luce, nè rumore, nè colore. Pen-

sai di essereun tesoro,

conservatoin un luog

sicuro.

Page 30: Il racconto della mela

Q uando rinvenni sobbalzavo

in una bara aperta. La luce del sole pugnalava miei occhi. I

boscaioli mi stavano trasportando giù dalla montagna, fuori dal bosco.

Mi raddrizzai, tossii, mi sedetti.La mia testa girava ancora; pensai di poter svanire di nuovo. Ma nella mia bocca c’era la mela, scivolosa, ancoradura, aspra sui

bordi.

Po t e vo sentire i segni dei

miei denti sulla buccia. La morsi, e il succo scorse lungo gli angoli delle mie labbra. Non era avvelenata. Era la prima mela dell’anno dell’orto di mio padre. La masticai fino ad inghiottirla

e seppi cosa fare.

Page 31: Il racconto della mela

Mi voltai da

quella parte, e cominciai

a camminare. Nel giardino

domandai:Chi eri tu prima di

sposare miopadre?

M i f e c i

mettere a terra e uscii dalla cassa, sorda alle loro pro-teste. Mi guardai intorno finchè vidi il castello, piccolo sullo sfondo della foresta, lon-

tano sulla col-lina.

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