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Il giovane: Buon giorno... Ciao ... Scusami, ma non mi viene in mente come chiamar, se penso che il nostro colloquio viene registrato come base per uno scrio. Quando noi giovani parliamo di te o con te, chiamiamo semplicemente "Gabriele" o "Gabi" (in italiano Gabriella, n.d.t.). Ci dici sempre che sei nostra sorella e parli con noi come tale. In fondo, però, per l'età che hai potres essere nostra madre. Dal Cristo e da te sappiamo che, dal punto di vista spirituale, siamo tu fratelli e sorelle. Questo lo abbia- mo capito. Nelle nostre famiglie o nei vari incontri, oppure nelle aziende dei Crisani delle Origini effevamente ci diamo tu del tu. E quando svolgiamo insieme un lavoro o parliamo con qual- cuno al telefono, in realtà, non ci impor - ta quan anni abbia. E' semplicemente René, Walter, Uli o Gabi; è l'uno o l'altra, che è qui per noi nello stesso modo in cui noi siamo qui per lui o per lei. Ma come dovremmo regolarci quando si parla pubblicamente? Dovrei ora chiamar"genle profetessa", oppure "cara profetessa", oppure "Gabriele" o solo "Gabi"? La voce del cuore, la Verità eterna, l’eterna Legge di Dio, donata dalla profetessa di Dio per la nostra epoca Il Profeta 4a ed., maggio 2015 Nr. 10 Lo strumento fondamentale per meditare e per giungere alla conoscenza di se stessi nella nostra epoca Il giovane e il profeta Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10

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Il giovane:Buon giorno... Ciao ...Scusami, ma non mi viene in mente

come chiamarti, se penso che il nostro colloquio viene regi strato come base per uno scritto. Quando noi giovani parliamo di te o con te, ti chiamiamo semplice mente "Gabriele" o "Gabi" (in ita liano Ga briel la, n.d.t.).

Ci dici sempre che sei nostra sorella e parli con noi come tale. In fondo, però, per l'età che hai potre sti essere nostra madre. Dal Cristo e da te sappiamo che, dal punto di vista spirituale, siamo tutti fratelli e sorelle. Questo lo abbia-

mo capito. Nelle nostre famiglie o nei vari in contri, oppure nelle aziende dei Cristiani delle Origini effettiva mente ci diamo tutti del tu. E quando svolgiamo insieme un lavoro o par liamo con qual-cuno al tele fono, in realtà, non ci impor-ta quanti anni abbia. E' semplicemen te René, Walter, Uli o Gabi; è l'uno o l'altra, che è qui per noi nello stesso modo in cui noi siamo qui per lui o per lei. Ma come dovrem mo regolarci quan do si parla pubblicamente? Do vrei ora chia­marti"gentile­profetessa",­oppure­"cara­profe­tessa",­oppure­"Gabriele"­o­solo­"Gabi"?

La voce del cuore,la Verità eterna, l’eterna Legge di Dio,

donata dalla profetessa di Dio per la nostra epoca

Il Profeta

4a ed., maggio 2015 Nr. 10

Lo strumento fondamentale per meditare e per giungere alla conoscenza di se stessi nella nostra epoca

Il giovanee il profeta

Il portavoce della verità «Il Profeta» Nr. 10

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Il profeta:Perché rendere tutto così com pli­

cato? Dai numerosi colloqui avu ti, sai che la parola "profeta" non è un titolo, ma serve a definire una per sona che ammonisce gli uomini. Il profeta, che è lo stru mento di Dio, deve esprimere ciò che Dio vuole dire, e questo non è sempre piacevo le per gli uomini.

Fino ad ora non ho mai avuto l'im-pressione che voi mi abbiate considera-ta come una persona che ammonisce; da parte mia, ci siamo sempre incontrati come fratelli e sorelle, anche se, come hai detto, abbiamo una bella differen-za d'età. Se il cuore rimane giovane, perché l'anima è divenuta luminosa, poiché è per vasa dalla luce di Dio, l'età non ha quasi alcuna importanza. La co scienza spirituale rimane atti va e ci trasmette continuamente che il corpo spirituale, ossia l'anima lu minosa, non può invecchiare, poi ché lo Spirito di Dio è la vita eterna e quindi la giovinezza eter na. Dato che Dio, il Padre celeste, è il Padre di tutti gli uomini, noi sia mo tutti fratelli e sorelle nel Suo Spirito. Restiamo quindi nella sem plicità, così com'è lo Spirito di Dio: tu e gli altri giovani chiamatemi semplice mente "Gabriele" o "Gabi".

Il giovane:Va bene, grazie. Ho­ pensato­ di­ farti­ domande­ di­

ogni­tipo,­sia­in­merito­ad­argo­men­ti­

specifici,­ sia­ domande­ per­ così­ dire­"scottanti".­Posso­farlo?

Il profeta:Fatti avanti! Sono d'accordo. Metti

da parte la timidezza e l'im barazzo. Vale a dire che mi preparo a sentire di tutto.

Il giovane:Viviamo in un mondo nel quale pro-

prio noi giovani non riusciamo spesso a orientarci. Chiunque cer chi valori etici e morali deve ri c o noscere che non è quasi più pos sibile trovarli. Dove si trova ancora qualcosa di autentico e di vero? Tutto, qualsiasi cosa, è sche ma tiz zato e, ancora prima di accor gersene, si comincia a imitare gli altri oppure ci si è già lasciati inqua drare, divenendo conformi sti in ogni campo della vita.

Se un giovane cerca di vivere in modo individuale, in base alla propria idea dei valori e ai propri criteri di misura, viene marchiato come emar-ginato e ben presto si troverà senza amici. Ma ognuno ha bi sogno di amici e si vorrebbero avere anche esempi da se guire. Anche se io ho amici, cono sco molti che dicono che sia difficile trovare amici veri.

Gabi, tu ci hai detto: "Cercate di non orientarvi su persone, ma te nete sempre nel vostro interiore l'immagine di Gesù di Nazareth, ciò che Egli ha inse-gnato e come ha vissuto. Riferite il Suo insegna men to e la Sua vita al presente,

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poi ché è questo il metro di misura per tutti i tempi e per tutta l'eter nità."

Gabriele, anche tu sei una per sona umana e sai che spesso non è facile prendere Gesù di Nazareth come metro di misura con cui con frontare il modo in cui si svolge la nostra vita odierna. A volte mi immagino come sarebbe la vita di Gesù di Nazareth e come si compor terebbe se vivesse per esem pio oggi tra noi, come giovane.

Gabriele,­ vorrei­ porti­ ora­ la­ se­guente­do­man­da:­se­tu­avessi­la­nostra­età,­ossia­circa­20­anni,­come­sarebbe­la­tua­vita?

Il profeta:Per risponderti devo tornare molto

indietro nel passato. Quando avevo l'età tra i 16 e i 20 anni, il nostro paese era ancora segnato dalle conseguenze della seconda guerra mondiale. Molto era stato distrutto dalle bombe. Nelle città regnava ancora il caos in molti settori, anche se qui e là si comin ciava a ricostruire. La maggior parte delle persone aveva poco denaro, e ciò che le singole persone possedevano serviva per le loro necessità personali. Anche allora c'erano pochi posti di lavoro come appren disti. Non tutti coloro che avevano concluso bene le scuole dell'obbligo pote vano fre quentare scuole su periori, perché da un lato mancavano i mezzi di tra sporto e dall'al-tro il denaro. Alla radio c'erano solo pochi program mi; non tutte le famiglie

possede vano una radio. Non esistevano né tele visione, né computer. Non c'e-rano disco teche, né concerti all'aperto, né tutti i divertimenti di cui dispongono oggi i giovani. Non ci si chiedeva che cosa fosse di moda; ci si vestiva con ciò che si aveva o si riceveva. Tutt avia, anche noi gio vani aveva mo ideali ed idee, anche se non erano così alti ed ave vamo meno pretese di quelle che si hanno ge neralmente oggi.

Com'è stata la mia vita verso i 18, 20 anni?

Ero un tipo molto spontaneo, alle-gro, gioioso e sportivo. A 10, 12 anni, nessun albero era troppo alto per me per non arrampicarmi fino in cima e nessun'acqua troppo pro fon da per non saltarci dentro. Pra ticai tutti gli sport che esistevano allora, come pallavolo, atletica, ginna stica alla sbarra o agli anelli; tutti i tipi di sport di allora erano parte della mia vita. Sia la mia vivacità e la mia gioia di vivere, sia la mia forza fisica e il mio dina mismo potevano esprimersi bene nello sport. Ho sem-pre avuto molti amici, ma anche molti desideri; per esempio desideravo avere una mia casa e una famiglia quando fossi stata adulta. Che tu lo creda o no, un giovane come me non si sognava nemmeno di avere un'auto o una moto come le avete voi; il mio più grande de-siderio era avere una bicicletta nuova, dato che strapaz zavo la bicicletta ben tenuta di mio padre. Come tutte le bi­

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ciclette da uomo, essa aveva in mezzo una stan ga che era troppo alta per me, per cui non riuscivo a farci passare sopra la gamba destra. Per questo la usavo a modo mio, ossia andavo in bi cicletta di tra verso, metten domi di lato alla bi cicletta e in filando la gamba destra sotto la stanga per arrivare al pe dale. Prima di riuscire a restare in equilibrio, sono natural mente ca duta molte vol-te; le mie ginocchia erano spesso più rovinate della bicicletta, sulla quale si vede vano ovviamente le tracce di questi in cidenti. Mio padre non ne era cer tamente contento e diceva che avrei dovuto prendere la bici cletta di mia madre. Ma quella era un vec chio "rottame", con la sella troppo alta per me. Con i soldi gua dagnati come apprendista, mi comprai in seguito una bici cletta, della quale ero molto orgo gliosa.

Verso i 17, 18 anni arrivò l'età in cui si andava a ballare. A quel tem po non c'erano ancora corsi di danza; si imitavano i passi degli adulti. Anche il carnevale era per noi gio vani una bella occasione per co noscere amici con i quali si andava poi a ballare, facendosi fare dalla sarta un "abito da cocktail", ossia un abito da ballo.

Come sai, sono cresciuta in una piccola città nella quale tutto doveva svolgersi secondo le regole del buon costume e della morale. Le amicizie con i ragazzi restavano spesso amicizie. Non finivano nel sesso; per lo meno

non nel mio caso, dato che ero un "terremoto" che preferiva de dicarsi allo sport, compreso il nuoto, piuttosto che abbandonarsi a sogni romantici o ai sentimenti. Tuttavia, mi piaceva anche stare in com pagnia. Se osservo la vostra vita di oggi e la traspongo nell'epoca in cui io avevo 16 o 20 anni e rifletto sui miei sen timenti di allora, penso che anch'io sarei andata in disco­teca, ai concerti all'aperto e e non mi sarei persa tutte le cose che vengono offerte oggi.

Se, invece, traspongo il sapere spi-rituale che ho oggi nella mia epoca di allora tra i 18 e i 20 anni, vedo Gabriele come un tipo di gio vane che avrebbe soppesato e va lutato ogni cosa, senza orientarsi sulla massa. La mia innata spinta verso la libertà e il mio amore per la verità avrebbero contribuito a creare in me un'indipendenza in teriore e una vera consa pevo lezza di me stessa, aiutandomi pro babilmente ad acqui-sire ben presto una certa sovranità. Avrei vissuto in modo completamente diverso dalla Gabi cattolica, anche il suc cessivo matrimonio e la vita in fa-miglia; a quel tempo non avevo infatti la minima idea dei più sottili aspetti delle Leggi di Dio che rendono prezioso proprio un ma tri monio e una famiglia.

Dato che non conoscevo la vita inte-riore, ossia i valori e le Leggi spirituali, ho fatto molti errori, an che con i miei amici e, in seguito, nel matrimonio e

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nella famiglia. Se avessi conosciuto allora gli aspetti delle Leggi divine che conosco oggi, non avrei certamente imitato gli altri, come fece, in molti casi, Gabriele, la giovane ragazzina, dato che non sapeva come fare diversa mente. Pro prio il fatto di imitare gli altri mi ha spesso fatta sbandare, causando cer te liti, insoddisfazioni e contrasti. Se fossi un giovane con sapere spirituale, non mi legherei mai, so pratt utto a nessuna persona, nem meno al mio partner. Non lo sfrutt erei per raggiungere i miei scopi. Nel nostro rapporto mi sfor zerei di essere una compagna alla pari, che può parlare di ogni cosa con il proprio compagno di vita. Lascerei la libertà anche ai miei figli, senza legarli a me; cer cherei di guidarli e non di educarli come era solito allora.

Sono un tipo del segno della bilan-cia, molto attratto dalla com pagnia. Quindi, se fossi giovane og gi, avrei amici, ma non curerei "amicizie super-ficiali", ossia un mo do di stare insieme superficiale ed esteriore, in genere legato a certi scopi.

Già allora per me era impor tante essere fedele in ogni situa zione. La fedeltà è il contrario del legame. Man-tenere la fedeltà vuol dire essere liberi. Mantenere la fedeltà è, anche oggi, la libertà che mi dà la possibilità di parlare di ogni cosa almeno in modo indi retto, se non è possibile farlo di rettamente, a se conda di quanto il mio inter locutore

sia disposto ad accettare e di quanto sia in grado di soppor tare ed elaborare.

Il giovane:Gabriele, la descrizione della tua

gioventù mi ha fatto diventare molto serio. Mi è difficile imma ginare com'e-rano gli anni della tua giovinezza, dopo la seconda guerra mon diale, poiché non ho vissuto in un periodo del ge-nere. In questo caso mi accorgo che chi non ha vissuto queste esperienze non può nem meno per cepire quanto abbia speri mentato una persona che ha vissuto durante il periodo della guerra o del dopo guerra. Com prendo quindi l'inse gna mento del Cristo­Dio, secondo il quale chi non ha espe rienze o non ha i programmi per deter minate situazioni o avveni menti, non è in grado di com­prendere il prossimo in questi aspetti.

Mi hai fatto sorridere quando hai parlato in modo così vivace della tua giovinezza, delle tue scappa telle in bicicletta, di come ti arrampicavi sugli alberi e come hai descritto la tua indole sportiva; fino ad ammettere poi con sin-cerità che hai fatto anche molti errori, dato che non conoscevi gli aspetti delle Leggi divine e spi rituali e avevi ri cevuto un'educazione di impron ta cattolica. Ora mi è anche chiaro come mai sei in grado di imme desimarti così bene in noi giovani d'oggi. Sulla base del tuo attuale sapere divino, della Sapien za

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divi na, hai esaminato la tua gioventù per essere in grado di comprendere meglio i giovani di oggi. Grazie a questo sapere – ossia Sa pienza – puoi quindi esserci di aiuto in molte situazioni. Ti siamo molto grati per i tuoi consigli e per il tuo aiuto.

Il profeta:Sono volentieri a disposizione dei

miei fratelli e sorelle più gio vani. Tutta-via, anche se posso darvi, ossia offrirvi, consigli e aiuti, ognuno di voi decide se li vuole accettare. E soprattutto ognuno deve poi "fare", ossia mettere in pratica, cioè farli divenire realtà. Ciò vale per tutti, per i giovani e per gli adulti, sulla base della Legge del libero arbitrio.

Il giovane:Posso farti un'altra domanda dalla

lunga lista che ho portato con me?Se­con­la­Sa­pienza­divina­di­schiusa­

in­te­ti­immedesimi­nella­tua­giovinez­za,­che­cosa­faresti­dopo­il­lavoro?­Che­interessi­avre­sti?­Quale­giovane,­come­cerche­resti­di­cambiare­il­mondo?

Il profeta:Rispondo alla tua prima do manda: Cosa farei dopo il lavoro, se fossi

giovane?Ai miei tempi chi lavorava non aveva

così tanto tempo libero come oggi. Si lavorava sempre fino alle 18.00 o alle 18.30 e il sabato in ge nere fino alle 14.00 o alle 15.00. Tu mi hai comunque

chiesto cosa farei oggi, se fossi giovane co me te e avessi il sapere spirituale.

Per me sarebbe importante fare un bilancio della mia giornata dopo il lavoro, soppesandomi sulla bi lancia dei miei sentimenti: cos'è andato abba-stanza bene, cosa non è andato tanto bene e che cosa è andato addirittura malissimo? Tutti e tre gli aspetti – ciò che è stato buono, meno buono e ciò che è andato ma lissimo –, li farei passare ancora una volta davanti a me. Gioirei di ciò che è andato bene e, affer man dolo, lo rinfor zerei nel mio con scio. Os ser verei più da vicino ciò che non è andato bene, chieden domi: che cosa c'è nel mio sub conscio, che fa continuamente brutti scherzi al mio conscio, ossia a me stesso? Devi infatti sapere che il subconscio è come un killer che se ne sta in ag guato per "colpire" continua mente i buoni propositi del conscio, ossia per distruggerli e trasci-narci così in ciò che non è buono. Ciò che è andato malissimo, lo affronterei con tutte le forze a mia disposi zione, sopratt utto con la forza del Cristo­Dio, seguendo la traccia che mi porta alla radice, per poi sra dicarla con l'aiuto dello Spirito del Cristo. Pro prio ciò che è andato molto male ci può indurre a com piere azioni che non vorrem mo fare con il conscio. Ciò che è andato molto male è quindi un gi gantesco killer che è sempre in agguato per eliminare i nostri buoni propositi e dirigere il nostro svi lup po verso il negativo.

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Concluderei quindi la mia gior nata con l'aiuto del Cristo­Dio e seguirei la via che ci è stata indicata da Gesù di Nazareth: riconosci i tuoi peccati, pentiti e sistemali e poi non rifarli più. E' essenziale non ripeterli più. Per farlo, abbiamo bi s o gno di una certa misura di forza che ci permetta di mantenere gli aspetti delle Leggi divine nel con scio, dato che il killer, ossia il sub conscio, nel quale è ancora insito e vivo ciò che è andato molto male, cerca con­tinuamente di riprendere il con scio, ossia di indurci a ripetere i vec chi vizi, ciò che non è buono e che pesa sulla nostra anima e sul nostro vero es sere. Anche oggi, che sono più avanti negli anni, mi comporto come avrei agito nella mia gioventù: concludo ogni gior-no consapevol mente la mia giornata.

Il giovane:Si­potrebbe­definire­questo­killer,­

ossia­ il­ subconscio,­ come­ il­ "tenta­tore"?

Il profeta:Hai ragione. In fondo, è così: sia gli

aspetti negativi che abbiamo immesso, sia quelli positivi, sono memorizzati nel nostro subconscio. Inizialmente il subconscio invia continuamente impulsi al conscio da ciò che abbiamo memorizzato, inducen dolo a pensare sempre le stesse o simili cose, poiché le negati vità, che in genere prevalgono

nel subconscio, desiderano ulteriore energia negativa. Il "tentatore", ossia le negatività nel subconscio, con tinuano quindi a stimolare il con scio, per spin-gerlo a pensare nel lo stesso modo negativo. Se l'uo mo, ossia il conscio, agisce poi in modo corrispondente, il conscio immette un ulteriore potenzia-le di energia negativa nel subconscio, aggiun gendolo a quello già pre sente. Se il "tentatore" riesce conti nuamente a indurre il conscio ad agire in modo negativo, il sub conscio si riempie sem-pre più di queste energie. Se esse non vengono smantellate, questa parte del sub conscio sarà un giorno ricolma di questi dati im messi.

Quindi, se l'uomo cede conti nua­mente alla "tentazione", ossia agli im-pulsi negativi che proven gono dal suo subconscio, ubbi den do loro, egli nutre que sto com plesso energetico negativo, lo vi vifica e lo sviluppa, fino a che esso si rafforza. Se, alla fine, il sub conscio è pieno di tali dati, può as sumere il potere e determinare ciò che viene fatto. Ciò significa che il subconscio ha il potere sul conscio e determina in tal modo l'uomo, spin gendolo a fare una de terminata cosa; vale a dire che esso domina l'uomo. Que sti è quindi spinto da una parte e dall'altra e, per quanto riguarda questi aspetti del peccato che lo segnano, non è più padrone di se stesso.

Potremmo anche dire che il sub­conscio è divenuto autonomo: l'uo mo

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esegue ciò che ha immesso da molto tempo nel subconscio.

Se l'uomo si ripropone qualcosa di positivo in merito a una deter minata debolezza, a una deter mi nata ten­denza negativa, questo pro po sito si trova inizialmente nel con scio. Tuttavia, dato che tale pro po sito è quasi privo di potere, non può fare quasi nulla contro i dati me morizzati nel subconscio che pre dominano. Le remore e le obiezioni provenienti dal conscio non pos sono più fare nulla; l'uomo non è in grado di mantenere ciò che si era riproposto, ossia di fare ciò che è be ne. Il killer, ossia il sub conscio, impedisce quindi di com-piere il passo nella direzione positiva, ossia "elimina" il bene che l'uomo si è riproposto e questi non realizza più il suo proposito positivo.

Concludere consapevolmente la giornata serve, tra l'altro, ad analiz zare le negatività ricono sciute e anche ciò che è attivo nel subcon scio, ossia a trovare la radice, a toglierla e a non ripetere più le stesse cose, prima che il subconscio sia colmo. Dobbiamo riproporci conti nua mente gli aspetti buoni, posi tivi, in modo che il nostro pro gram ma positivo, che può essere per esem pio un comandamento di Dio, possa "mettere radici".

Ritorniamo ora alle tue do man de:Cosa farei ancora oggi, se fossi

giovane?

Realizzerei tutto ciò che mi sta a cuore, come dipingere, nuotare, fa­re sport, come per esempio gio care a tennis o praticare altri tipi di sport attuali; sceglierei quelli che non mi ren derebbero dipen dente dagli altri; per esempio non farei sport agonistici per guada gnare soldi. Da un lato, lo sport com pe titivo sopraff arrebbe i miei sentimenti, dall'altro sarei dipen dente da un allenatore e da persone che mi pagano le ore di allenamento e, non per ultimo, da un pubblico che mi dovrebbe esaltare, in modo che io raggiunga una prestazione an cora migliore.

Coltiverei anche le mie amicizie, incontrandomi con gli amici per orga-nizzare insieme qualcosa e per ave re uno scambio. Se iniziassi un'ami cizia più stretta, cercherei di con siderare ogni cosa sotto l'aspetto del la mia libertà che ap prezzo molto; vale a dire che non mi legherei mai ai desideri – e con ciò intendo anche i desideri sessuali – né ai miei, né a quelli dell'altro. La mia libertà sarebbe per me la cosa più im-portante; da ciò deriva che lascerei la libertà anche al mio pros simo, non lo costringerei o non lo convincerei a fare una deter minata cosa, nem meno se ci fossero desi deri sessuali che spingono. Mi sta rebbe a cuore chiarire da dove pro viene questa spinta dei sensi, ossia comprendere che cosa si trova alla base dei desideri che mi spingono.

Inoltre sono sempre stata un tipo che ama la musica. Imparerei a suonare

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uno strumento che corri sponde ai miei talenti. Negli anni della guerra, quando ero bambina, imparai a suonare uno strumento. Dato che era stato com­perato già usato, doveva essere con­tinuamente riparato e accordato. Con il tempo non fu più possibile trovare i pezzi di ricambio e dovetti rinunciare a imparare. In seguito, come giovane donna, cominciai a esercitarmi al piano­forte. Poi venne la chiamata pro fetica e smisi di nuovo di eserci tarmi. All'età di circa 50 anni non ho rinunciato alla musica; ho ini ziato ancora una volta ad imparare e ad esercitarmi. Anche oggi suono di tanto in tanto il pia noforte, na turalmente solo tra pochi intimi. Vado volentieri anche ad ascoltare concerti di musica classica. Come puoi ve dere, la passione per la musica non ha limiti d'età.

Mi chiedi se, essendo giovane con il sapere spirituale che ho oggi, cercherei di cambiare il mondo.

Perché no? Tuttavia, non andrei per strada a manifestare, assumendo atteg-giamenti per in cutere paura e terrore ai miei simili. Cercherei di cambiare prima me stesso, di rendermi conto di che cosa voglio veramente e se la mia meta di vita può contribuire a creare una società spirituale più sovrana e più aperta. Non mi ab bandonerei a idee utopiche, ma mi porrei chiare mete morali, che possono essere realizzate nel la vita e che cercherei poi anche di con seguire. Sai, Martin, chi comincia

a rea lizzare mete etiche superiori nelle piccole cose, diviene un buon esempio e, con il tempo, attira anche le persone che hanno le stesse o simili mete. Tuttavia, non puoi determinare tu se esse man terranno poi ciò che si sono ripro messe. Ci saranno co munque sem pre più persone che si com portano come te e trovano così i valori morali che rendono possibile a una comunità orien tata sui questi valori di mantenerli e di viverli.

Il giovane:Gabi,­che­cosa­faresti­tu,­se­ti­"ve­

nissero­fatte­delle­proposte" oppure se ci fosse un cliente che viene spesso da te e ti invita a bere un caffè, ma tu ti accorgi che in real tà ha in testa ben altro? Non si può sempre rifiutare, per-ché si offende. Come­ti­comporteresti­tu?­E­che­cosa­consiglia­in­questo­caso la­Sapienza­divina?­­

Il profeta:Dicendo "se ti venissero fatte

delle proposte", intendi sicura mente che qualcuno ti fa deter minati inviti, ossia ti assilla. Una persona saggia e sa piente ignore rebbe tali "pro poste" oppure chia rirebbe come le con sidera. Dob biamo imparare a rico noscere che ogni persona ha un livello di coscienza diverso e che ognuno ha program mato e pro gramma il proprio conscio, il sub-conscio, il corpo e anche l'ani ma con i propri senti menti, sen sazioni, pensieri,

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parole ed azioni. I programmi di ogni persona sono il suo livello di coscienza, al quale corrispondono i suoi sentimen-ti, le sue sensazioni, i suoi pensieri, pa-role e azioni. Da ciò deriva che nessuno è in grado di comprendere veramente l'altro, proprio perché ognuno di noi ha un livello di coscienza diverso. Se ciò diviene una certezza per noi e facciamo concretamente quest'esperienza nella nostra vita, ci irri teremo molto meno quando un al tro, come dici tu, "ci fa delle pro poste". Co nosci anche la legge della ri spon denza: ciò che mi dà fastidio nel prossimo si trova allo stesso modo o in modo analogo dentro di me.

Hai detto che un cliente ti invita spesso a bere un caffè e che tu senti che intende ben altre cose. E' giusto, come hai detto tu, che non puoi con-tinuamente rifiutare. Non si dovrebbe rifiutare un invito senza un motivo profondo. Non sarebbe meglio se tu invitassi il cliente a bere un caffè, informandolo allo stesso tem po che porteresti con te alcuni amici? Il cliente è poi libero di de cidersi come vuole e tu puoi trarne le tue conclusioni.

Il giovane:Ho ancora tutta una serie di do­

mande sul mio biglietto. Ti leggo la prossima:

Per­noi­giovani­ci­sono­mode­molto­stravaganti:­capelli­co­lorati,­piercing,­tatuaggi­ e­ determinate­marche­ che­ognuno­"deve"­avere.­Che­cosa­faresti­

tu?­Andresti­in­giro­anche­tu­con­i­ca­­pelli­verdi­e­la­pancia­scoperta,­oppure­porteresti­vesti­bianche­e­svolazzanti?

Il profeta:Posso immedesimarmi bene nei

sentimenti che avevo da giovane. An-che il mondo delle vostre sen sazioni non mi è estraneo. Dato che si do-vrebbe rispettare il libero arbitrio in ogni situazione, voglio parlare solo in modo generico di ciò che predomina nella gioventù odierna; vale a dire che non voglio cambiarvi. Ciò lo deve fare ognuno per se stesso.

Come mi sarei comportata da giovane, se a quei tempi ci fossero state le possibilità e le mode di oggi e non avessi avuto il sapere in merito agli aspetti delle Leggi di Dio? Avrei certamente imitato anch'io gli altri, comportandomi come si compor tano molti giovani di oggi, per non restare in disparte, senza amici. Certamente non mi sarei inflitta il "piercing", perché non ho mai potuto sopportare di bucare e ferire la pelle, nemmeno i piccoli fori nel naso o nelle guance. Non mi è mai passato per la testa di segnare il mio corpo in modo duraturo. Non avrei portato vesti bianche e "svolazzanti" e non le porto nemmeno ora, poiché chi si vuol differenziare dalla massa con vesti particolari ha molte cose da na-scondere. Vuole comportarsi in modo diverso da com'è e vuole na scondere in tutti i modi e con tutti i trucchi chi

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egli è veramente. Per questo si veste in modo diverso dalla massa.

Non voglio assolutamente fare prediche a voi giovani, poiché ognu no dovrebbe trovare da sé la radice dei pro-pri sentimenti, pen sieri e desideri che lo spingono a cambiare nell'esteriore. Che cosa si vuole quin di raggiungere? Se, da giovane, avessi conosciuto le Leggi divine, non avrei certamente ini­ziato a imitare gli altri, poiché il sapere spirituale divino dà, sia ai giovani che agli adulti, la possibilità di ana lizzare i motivi più profondi del proprio com-portamento, di elabo rarli e di superarli, diventando così indipendente e libero. Esa mi niamo quindi insieme i motivi più profondi dei capelli colorati, del piercing e delle marche che ognuno "deve" avere. Iniziamo dalla natura.

L'uomo è un corpo naturale co­stituito da acqua e terra. Se osser­viamo il corpo naturale che è la terra, riconosciamo che cambia solo in base alle stagioni. In primavera la natura si risveglia e fiorisce. In estate vediamo i diversi gradi di maturità dei frutti e in autunno la linfa vitale si ritira. L'inverno porta la fase di riposo, ricoprendo qua e là la terra con una veste bianca, con la neve. Questi cambiamenti nella natura avven gono senza l'interven to dell'uo-mo, ossia in cicli. Se l'uomo interviene nei processi della natura, con incroci, con la mani polazione genetica e con la clona zione, può cambiare le forme este riori della natura, ma le caratte­

ristiche basilari, ossia le strutture spirituali e divine, rimangono.

Qual è il motivo per cui una per sona cambia il proprio aspetto naturale? Che cosa si trova alla base? Perché il singo-lo nega il pro prio essere, si adatta, si defor ma, assume programmi estranei, idee di altri e impiega molta ener gia per apparire come non è? Per ché un uomo ana lizza rara mente i propri schemi di compor tamento e i propri atteggia­menti, per rico noscere se stesso, e diviene quindi una persona che imita gli altri, oppure che si ribella contro singoli o contro la società.

Molti giovani possono essere inseriti in questa categoria. Ad al cuni giovani, per esempio, non piace come si com-portano i propri geni tori, il loro modo di pensare e di parlare. Anche la società in cui vi vono non è loro "congeniale" in molti aspetti. Dato che le idee, le opinio-ni e i concetti del giovane non vengono accettate dai genitori, da altre persone di riferimento e dal la società e i giovani fanno l'espe rienza di es sere considerati incom petenti, inesperti e incapaci di comprendere e perciò di essere ri fiutati, essi si oppongono agli al tri dap prima a parole, con gesti e modi di com portarsi. In seguito, quando devono riconoscere di non essere ugual mente in grado di imporre il proprio modo di vedere le cose e le proprie opinioni, co minciano a ribellarsi e si vestono spesso come ribelli della società. Alcuni pensa no: se non mi ascol tano e non riesco ad

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impormi, ossia se non vengo "rispet-tato" per quello che sono, allora mi dovranno ve dere "come sono" e pre-starmi attenzione in que sto modo. Per que sto molte vol te si tingono i capelli e – sulla base del principio che l'unità rende forti – cominciano a imitare gli altri e a divenire come altri coetanei, indossando i vestiti appariscenti di cui abbiamo parlato e comportandosi in modo diverso dal normale.

Il giovane:Posso dire qualcosa in merito?Noi, ossia i giovani che conosco,

sentiamo tutti che c'è qualcosa che non va, Gabi. Ma cosa possiamo fare? Come­dovrebbe­essere­e­come­può­andare­in­modo­diverso?­E'­questa­la­domanda­alla­quale­non­sap­piamo­rispondere.

Il profeta:La natura ci mostra il corso non

artefatto e coerente della nostra vi ta. Spesso noi uomini vogliamo determi-nare il corso della nostra vita terrena e ci comportiamo in un certo senso come pagliacci, che si presentano al pubblico con vesti scin tillanti di tutti i colori. Ciò non vale solo per i giovani, ma sopratt utto per coloro che preten­dono di essere adulti e che vogliono far credere di essere all'altezza della società.

Osserviamo le stagioni. La pri mavera non vuole essere l'estate e l'estate non vuole essere la prima vera. L'autunno

non vuole essere l'estate e l'inverno non vuole essere l'autunno. Molte persone invece, quando si trovano nel mezzo della propria vita, ossia nell'estate o nella tarda estate, credono di dover esse re la primavera e si atteggiano in modo corrispondente. Scelgono quindi una pettinatura o un abbi gliamento che corrisponde ai gio vani, alla primavera, e non a una persona che si trova nel mezzo della propria vita, nell'estate. Chi si trova nell'autunno della vita vuo­le spesso recuperare la vita dell'età di mezzo, ossia l'estate; per questo si tinge i capelli, si mette i vestiti adatti ai gio-vani, nell'intento di sembrare gio vane. A una tale per sona non im porta se, compor tan dosi in tal modo, dimostra even tualmente la propria imma turità. Ciò che conta è sembra re come non si è. Chi si trova nell'inver no della vita e ha i capelli già bian chi come la neve, spesso non lo vuole accettare. Spera di po ter ca muffare i tratti caratte ristici della propria fase di vita, per re cuperare almeno l'autunno. Si ca muffa, quindi, tingendo i capelli color ca stano o rosso, mettendosi diversi strati di trucco e in-dossando vestiti che mostrino ciò che, in fondo, non è più: una gamba slan ciata in una scarpa elegante. L'im magine che si presenta è invece quella di una gamba invecchiata, spesso segnata da varici, infilata in un paio di scar pe che starebbero bene solo sulle gambe di una per sona che si trova nella fase dell'estate.

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Cari giovani, non siete quindi i soli a indossare un abbigliamento inusuale nella società. Esiste un proverbio ben azzeccato che dice: "I giovani cinguetta-no come han cantato gli anziani". Volete subordinarvi an che voi a queste parole oppure vo lete cambiarle, cominciando ad agi re in modo diverso e creandovi un motto diverso, che dice: "Noi gio vani non cinguettiamo come han cantato gli anziani".

Voi giovani potreste, per esem pio, tener presente quanto segue: se l'uomo ha rispetto di se stesso, cura il proprio corpo e si veste in modo corrispon-dente. Non ho niente contro i jeans e i pullover, purché siano indossati al momento giusto. Solo una persona con un senso estetico, che cura il pro-prio corpo, sceglie un abbiglia mento adeguato. Una tale persona si vestirà anche in modo ordinato, ossia curato. Se rispetti te stesso, vivendo in modo consa pevole, fai attenzione a ciò che pensi, controlli le tue parole e sei con-sapevole che, con i tuoi sen timenti, pensieri, parole ed azioni e anche con tutti i tuoi desideri e le tue passioni, crei la tua stessa imma gine, con la quale hai influsso sul tuo prossimo.

Qual è, in fondo, il motivo per cui ogni età si traveste? Perché una persona vive raramente nel pre sente, sfruttando le proprie gior nate e le proprie ore. Chi non sfrutta le giornate della primavera nel cor so della primavera della propria

vita, creandosi valori interiori, ossia aspirando a princìpi etici e morali su-periori e accettando le regole del buon costume, perde se stesso e fi nisce per alienarsi.

Una tale persona spreca quindi i contenuti di vita che ha portato con sé in questo mondo, conti nuando a riflet-tere su ciò che desidera, ma che non ha e che forse non riceverà mai. Finisce poi eventualmente per ag grapparsi alla televisione, per vivere a livello di pensieri il ruolo di determinati attori, poiché vuole essere come l'attore reci-ta. Oppure cerca la propria "salvezza" nel computer, navigando in ogni an golo in in ternet, per scavare tutto ciò che que sto mondo ha da offrire e trovare una possibilità per in serirsi e imi tare ciò che desidera o che vuole avere. Inoltre cambia il pro prio aspetto este-riore, trave sten dosi e compor tandosi in modo sfrenato.

Pertanto, dato che solo pochi vi ­vono consapevolmente le fasi della propria vita, soltanto pochi superano e adempiono ciò che l'energia della giornata porta loro, mentre i più sono continuamente tesi a recu perare qualcosa che è già passato da tempo. Dato che non lo vogliono ammettere, credono di poter re cuperare qualcosa vesten dosi in modo non adatto a loro.

Cari giovani, volete cinguettare anche voi come gli anziani hanno cantato e cantano per generazioni?

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Oppure volete prendere in mano la vostra vita, accettando i princìpi di una buona educazione e appro prian dovi di valori etici e morali superiori? In tal caso, non cinguett ate come han cantato gli anziani. Tramite voi, e in realtà con l'aiuto dello Spirito di Dio, sorge così una società cristiana con veri valori che è per la vita che si presenta ogni gior no in modo nuovo e anche per la vita dei regni della natura. Da ciò deriva l'unità con tutte le forze positive dell'infinito e l'equi librio tra gli uomini. Scom­pariranno così l'ec cesso di ricchezza e la povertà più misera.

Se prendiamo in esame la nostra società odierna, della quale fanno parte i nostri genitori, consideran dola dal punto di vista delle Leggi divine e del decorso conforme alle Leggi che avvie-ne nella natura, tro viamo una società chiusa, formata da persone isolate che vogliono diffondere le proprie opinioni, da conformisti, da cosiddetti adulti che non divengono mai adulti, dato che anch'essi sono imitatori e clowns, per riuscire alla meglio a restare "all'altezza della società". Se i giovani oltrepassano i limiti, se spezzano questi schemi rigidi, la società si limita a scrollare la te­ sta e alcuni gettano uno sguardo di commise razione su coloro che hanno un particolare taglio di ca pelli o che si sono tinti i capelli, che portano vestiti appariscenti, scarpe con il tacco alto e

mol to altro ancora. Nessuno di coloro che sono dipen denti dalla società si chiede comunque che cosa stia dietro a tutto questo, poiché anch'essi, come ho descritt o nel l'imma gine della natura, non si trovano nel ciclo della pro pria fase di vita, nella propria realtà, ma sono travestiti.

Siamo sinceri, cari giovani: non siete ancora maturi, come non lo sono gli adulti morbosamente att ac cati alla società. Per questo mo tivo, molte volte i giovani e gli adulti si scontrano con opinioni e idee diverse. Alcuni giovani, che sono stati ribelli contro la so cietà e contro coloro che dipen devano da essa, a circa 30 anni sono divenuti conformisti e opportu nisti, si sono lasciati sotto­mettere dalla società, con le sue regole del gioco e la sua morale apparente, di ve nendo individui che sono, come gli altri, alla ricerca di stima, successo, potere e denaro, assillati da tutto ciò. Per quale motivo?

Se analizziamo le richieste dei gio-vani che, per la mancanza di esperienza in genere non sono equilibrate ma sono piuttosto fan tasie, riconosciamo che i giovani, anche se desiderano cambiare mol te cose, non hanno tut-tavia espe rienza su come ciò potrebbe avve nire. Oggi, nemmeno molti ge ni­tori e tantomeno i politici, con il loro desiderio di arrivismo, sono in grado di guidare i giovani, poiché essi stessi non co noscono quelle caratteri stiche

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di vita che rendono stabile una società e le conferiscono un'alta qualità e che sono necessarie per il bene comune in tutti i campi della vita. Tutti coloro che dipen dono dalla società pensano solo a se stessi, in base al principio: "Tutto solo per me; dell'altro, in fondo, non mi importa".

Nella nostra società non esiste la base sulla quale un giovane possa co struire. Sarebbe, per esempio, ne­cessario imparare a compren dere i giovani e le loro caratte ristiche basilari. Sarebbe necessario elabo rare perché si ribellano, perché esprimono la loro oppo sizione con il proprio compor­tamento esteriore. Sarebbe neces sario capire perché un giovane si vuole con-formare all'altro e perché in seguito, a circa 30 anni, si lascia inserire nella società dell'ego che sembra dominare ogni cosa, mett endo da parte i propri ideali e valori, esistenti spesso almeno em brio nalmente, come, per esempio, quelli dell'u guaglianza e della li bertà, per se guire la moda che vige da millenni e che dice: "Io. Io. Io. Tutto solo per me".

Molti giovani credono nella rein­carnazione e sanno che i diversi tratti caratteriali dell'uomo sono stati eredi-tati o provengono da incarnazioni pre-cedenti. Ognuno porta con sé attributi umani diversi in questa vita terrena. I tratti ca ratt eriali attivi nell'uomo dan­ no l'impronta sia all'adulto, sia al gio­vane.

Sia i giovani, sia gli adulti – chi più, chi meno – si sottomettono al confor-mismo esteriore. Ognuno è convinto che la propria idea di so cietà possa servire allo scopo della società. Tut-tavia, se gettiamo uno sguardo dietro al meccanismo del conformismo, percepiamo in quale direzione si sta andando. O si de sidera, nella misura del possibile, una grande fetta della torta della società, oppure si vuole di-venire qual cuno, mantenere la propria po sizione o migliorarla ulterior mente. Rara mente chi dipende dalla società si chiede se ciò che aspira a raggiun gere sia morale op pure no. Alcuni pensano: "Co mun que sia, confor mismo o no quello che conta è che la fetta della torta della società de stinata a me sia possibilmente grande".

Se oggi fossi giovane e avessi questa visione delle cose e cono scessi allo stesso tempo i valori spi rituali e mo-rali superiori, cer cherei sicuramente di imparare a com prendere il prossimo, di ac cettarlo invece di denigrarlo e di mettermi al di sopra di lui; cercherei di vedermi al suo fianco, ossia di essere benevole e tollerante con lui, vale a dire di applicare ciò che sta scritto nel Discorso della Mon tagna: fai tu per primo ciò che vuoi che gli altri facciano a te. Smetterei sicuramente di imitare gli altri e mi comporterei e mi vestirei in base a princìpi morali ed etici nobili. In base alle cono scenze spirituali che ho oggi – per esempio, che il simile

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attira sempre il simile – mi renderei anche conto che potrei trovare amici che aspirino agli stessi ideali.

Solamente conoscendo e adem ­piendo le Leggi divine, i gio vani possono edificare una società mo ralmente va-lida, che non si limiti a coltivare nobili pensieri sul bene comune, parlandone con belle pa role, ma che favorisca attiva mente il bene comune per tutti; di con seguenza, non potreb bero esistere le gravi diffe renze tra i più ricchi e i più poveri. Un giovane che sviluppa i propri valori interiori – insiti in ogni uomo – una volta giunto all'età di 30 anni non si adatterà agli altri, ossia non si la scerà assoggett are dalla società dell'ego con le sue pretese di potere e i suoi pensieri fissati sul benes sere.

Gettiamo ancora una volta un breve sguardo nella natura. La pri mavera è la gioventù. Nessuna foglia e nessun fiore si colorerà di propria iniziativa. Sono belli così come sono. Nessun animale si fa tin gere il pelo o si fa trasformare nella propria specie in qualche altro modo. E' così com'è ed è bello. Se il giovane si veste in modo adatto al proprio tipo e anche in base ai propri valori interiori che sta svilup-pando, potrà esprimere le sue qualità e i valori del suo ca rattere. L'estate, la ma turazione e anche il periodo del raccolto che sta per iniziare, sono poi il simbolo dell'uomo che possiede qualità e capacità, ossia i valori professionali

sviluppati che egli stesso ha acquisito con impegno e costanza, ma anche con il senso per la comunità, rico noscendo e rispett ando le basi etiche e morali. Tali persone si collo che ranno atti vamente nella vita professionale e porteranno frutti, senza pen sare solo a se stessi, ma anche al bene di tutti. Esse sono ricche di espe rienze interiori e hanno buone caratteristiche. Preferiscono il vero bene comune al benessere sfrenato. Tali persone non si limi tano a parlare del bene comune, ma si impegnano affinché tutti pos sano stare bene, nella misura in cui ognu no si impegna ad essere al servizio del bene comune e a so stenerlo qualita tiva mente.

Ognuno di noi sa che chi dan neggia il bene comune dan neggia se stesso; si esclude a poco a poco dallo sviluppo del bene comu ne e si basa solo sul bene del proprio ego. E' così che agisce la società odierna e, come vediamo, essa non è di durata. Se vogliamo una società con valori etici e morali elevati, essa si dovrebbe sviluppare grazie a giovani che non si limitano a ribel larsi, non si mettono in mostra con capelli di tutti i colori, piercing, vestiti appariscenti e con marche che ognuno "deve" avere, ma sviluppano valori in teriori, cioè di un livello ele vato, prendendosi la respon­sabilità per una società caratte rizzata dalla morale.

Una tale società favorisce il senso del bene comune per tutti gli uo mini

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che vogliono pensare e agire in modo conforme al vero bene comune e che sviluppano capacità eccellenti nella famiglia e nella vita professionale.

Il giovane:Ora comprendo molte cose; per

esempio, che non si può creare un mondo migliore con manifestazioni che dicono "vogliamo cambiare tutto" e con la ribellione, ma che, in fondo, ognuno decide che cosa fare della propria vita. Nessuno può fare i passi per l'altro, nessuno può im porre ai propri simili di avere un animo buono oppure valori etici e morali superiori.

Gabi,­hai­parlato­del­confron­to­di­giovani­ribelli­con­la­società.­Spesso­però­ questo­ confron­to­ av­vie­ne­ an­che­con­i­nostri­genitori,­con­i­quali­ci­scontriamo­nella­ sfera­ strett­amente­personale.­Pensiamo­che­spesso­essi­reagi­scano­ sempli­ce­mente­ con­ "ri­strettezza­ di­ vedute"­ e­ ci­mettano­ i­bastoni­tra­le­ruote.­

Il profeta:A questo riguardo vorrei esor tarvi

ad essere comprensivi con i vostri genitori, eventualmente anche con i vostri nonni. Quante volte si sente dire a senso dai gio vani: "I miei genitori si oppongono a tutto. Sono "assurdi". Sono in competenti in materia di giova-ni. Sono andata a vedere nel dizionario che cosa voglia dire "assurdi". Ho tro­vato che "assurdi" vuol dire: "che hanno

abitudini o princìpi estranei e ridicoli ai quali si attengono con ostinazione; strano, bizzarro, stra vagante, pazzo."

Se confrontaste la generazione odierna, caratterizzata dal benes­sere, con le generazioni di un tem po, avreste forse più compren sione per i vostri genitori e per i vostri nonni. Non potete fare un fascio di tutti i genitori e nonni definendoli "assurdi", poiché nelle generazioni passate, ai tempi in cui i vostri non ni e i vostri genitori erano adolescenti, c'erano abitudini di vita totalmente diverse. In particolar modo al tempo dei vostri nonni c'erano princìpi severi e do verosi; una cosa si doveva fare e l'al tra no. Per i giovani non esi ste vano "se" e "ma". Si diceva so lamente "questo si fa" e "questo non si fa", anche riguardo a costumi, a volte troppo severi, sul modo di stare a tavola o di com portarsi in una società abi tuata a un certo modo di espri mersi o che se lo è imposto. Per i bambini molte cose erano un do vere. Salutando gli adulti, e in alcuni casi anche ra gazzi della propria età, il bam bino doveva fare un inchino e la bambina doveva fare una rive renza. C'erano par tico lari vestiti e scarpe per la do menica che non po tevano essere portati durante la settimana. I ge nitori di allora con trollavano se veramente i propri figli per vedere con chi si incon­travano e affinché non avessero rap­porti pre matrimo niali.

I bambini e anche i giovani ave vano in genere poca libertà per sonale. Dove-

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vano generalmen te essere obbedienti e buoni, ossia adatt arsi. Dall'infanzia all'età adulta, la vita era spesso segnata da severità, da norme rigide e divieti, affinché i bambini potessero bril lare come modelli davanti ai pa renti e agli amici.

Non sempre i genitori delle ge­nerazioni di allora erano irre pren sibili nello stesso modo in cui edu cavano i propri figli. Spesso vieta vano ai propri figli ciò che essi si conce devano in segreto; i figli dovevano naturalmente obbedire e lo face vano anche in ampia misu ra. Spesso traevano l'educa zione dei figli dal proprio comporta mento.

Per i vostri genitori, spesso, le regole non sono state più così formali e rigide come per i nonni. Tuttavia anch'essi sono stati soggetti – come direste voi – all'odore stantio delle generazioni passate. Non po tete quindi definire glo-balmente il com portamento dei vostri nonni o anche dei vostri genitori come "assurdo". Esso dimostra l'influsso dell'edu cazione di un tempo, alla quale cer tamente si sottrassero an che alcuni giovani di allora, con grande di sappunto dei loro fami liari che si vergognavano della "pecora nera" nella propria fami­glia. Certamente anche i vostri non ni e i vostri genitori possono raccontarvi come, di tanto in tanto, hanno fatto cose che non dovevano fare, per spirito di con traddizione, come hanno escogitato scherzi e molte altre cose. Tuttavia tutto

ciò è restato un'eccezione nella società del benessere di allora.

Voi giovani siete nati nel mo mento in cui il cosiddetto miracolo economico ha raggiunto il proprio apice, in una società che ha perso quasi comple-tamente i princìpi basilari dell'etica e della morale, per non parlare poi di buone manie re e di particolari modi di compor tarsi. Anche se i vostri geni tori sono cresciuti nel periodo di questo mi racolo economico, sono stati tutta via educati dai loro genitori, che li hanno ampiamente condizio nati con le pro-prie norme. I pro grammi di comporta-mento che si acqui siscono nell'infanzia o nella gio vinezza restano più o meno atti vi per tutta la vita terrena. Molte delle generazioni più vec chie non sono in grado di com prendere il com­portamento dei giovani di oggi, che ha fatto un enorme salto di gene razioni a seguito del mi racolo eco nomico, poiché esse hanno sem pre presente l'imma­gine di edu cazione avuta nel la propria infan zia e nella pro pria giovinezza. Molte volte essi edu cano i propri figli in base a que sto influsso ed influen zano a lo ro volta i giovani con i cri teri e le norme di allora.

Se molti di voi ritengono che i genitori siano incompetenti riguar do ai giovani di oggi, vorrei in vitarvi a riflettere che potrebbe tratt arsi sempli-cemente di man canza di esperienza. I

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vostri geni tori non conoscono il vostro stile di vita, perché "un tempo era tutto diverso". In certi aspetti non sono in grado di comprendervi, poiché non hanno esperienza riguardo a molte cose che sono naturali per voi in questa generazione. Dato che sono insicuri nell'educa zione a causa di questo salto di gene razione, a volte reagiscono in modo eccessivo op pure all'antica, in base appunto al potenziale di ricordi e di esperienze della loro infanzia e della loro giovinezza.

Cosa ne pensate se voi giovani ne parlaste insieme e vi rendeste conto che i vostri genitori non sono appunto cresciuti nella società di oggi? Se volete, par late anche del fatto che, negli anni della loro infanzia e della loro gio­vinezza, i vostri nonni hanno dovuto subire un'edu cazione eccessivamente rigida e dettata da determinate nor me, anche se qualche volta si sott rassero segretamente ad esse. In tal caso, i vostri genitori fecero cose che non erano sempre innocue e che potevano anche essere peri colose; ciò avreb be sicura mente preoccupato molto i loro genitori, se lo avessero sa puto. Anche queste esperienze e questi ricordi di come essi si sono sottratti alla ristret­tezza di un'edu cazione autoritaria ai tempi della loro gioventù, in fluiscono sulla vostra educa zione, poiché essi te mono, in fon do, che anche voi vi compor tiate come hanno fatto loro

un tem po. I timori e le preoccupa zioni dei ge nitori derivano spesso anche dal tenta tivo di proteggervi da even tuali guai. Anche il modo in cui andate in auto e in moto, viag giando spesso a tutta velo cità, è causa di preoccupazio-ne per i vostri genitori. Si preoccupano per il vostro bene e per la vostra vita.

Alcuni genitori, guardando in dietro nel loro passato, si ram ma ricano che la propria gioventù sia stata segnata dalle ombre dell'ec ces siva protezione, dalla costri zione ad obbedire, da limita zioni, divieti, ossia da una pressione auto­ritaria. Sono contenti di non dover far su bire cose analoghe ai propri figli. Altri invece invi diano la libertà dei giovani e ciò che essi si concedono.

Con queste mie parole desidero risvegliare in voi la comprensione per i vostri genitori. Forse, attra verso col-loqui tra voi giovani e in sieme ai vostri genitori, impa rerete a comprendere anche loro. In tal caso, potreste forse capire e provare perché sono così e perché reagi scono in un dato modo. Uno sforzo sincero da entrambe le parti, so prattutto an che da parte di voi gio vani con il mondo delle vostre idee, elimi nerebbe certi giudizi come "assur-di" e "incompetenti" e vi aiuterebbe a vedere voi stessi e i vostri genitori per quello che siete: fratelli e sorelle di diversa età che affrontano insieme questa vita terrena e sono collegati tra loro da diversi aspetti positivi.

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Quando i vostri genitori si tro­veranno nell'autunno della vita e voi sarete adulti, lavorerete e avrete forse voi stessi una famiglia, alcuni dei vostri genitori vi di ranno: sarei contento se, negli anni in cui i miei figli o le mie figlie erano nel l'ado lescenza, non avessi rea­gito in modo così forte; se non aves si detto questo o quello o non li avessi co stretti. Guardando in dietro, anche alcuni adulti rico no scono tuttavia che le cose non pote vano andare diversa­mente da come sono state. A quel tempo era così e anche i figli erano così. Forse alcuni ge nitori pense ranno nel pro prio intimo: in fondo, i miei fi gli erano simili a come sono stato io.

Il giovane:Ci penseremo e ne parleremo.Un'altra­ domanda:­ ascoltando­ le­

notizie­ riportate­ dai­mass­media,­ la­vita­ quotidiana­ di­ noi­ giovani­ gira­solo­intorno­al­prin­cipio­"ses­so,­droga­e­rock'n­roll".­Molte­volte­seguiamo­anche­noi­più­o­meno­questa­moda,­senza­pen­sarci­molto,­a­volte­ci­diver­tiamo­ anche­ a­ "combinarne­ una".­Come­pos­sia­mo­renderci­conto­di­che­cosa­è­giusto­per­noi?

Il profeta:Abbiamo già parlato della no stra

società che, come ho breve mente accennato, si è allontanata dai valori etici e morali. Perché è così? Chi riflette sulla nostra società odierna, su tutti i

"pro e contro" del l'umanità, sullo svi-luppo estre mo nel campo della ricerca e della tec no logia, sulle diverse attività dei mass­media, su tutti gli eccessi co me sesso, droga e "rock'n roll", sul fare soldi, su omicidi e violenza ses-suale e così via e li con sidera alla luce dell'insegna mento di Gesù, del Cristo, vedendo come i giovani sono in balìa di tutto ciò e ne ven gono coinvolti, giunge a ricono scere che i giovani delle genera zioni passate non hanno avuto dei buoni esempi. Generazione do po generazione, il singolo si è orien tato solamente sulla massa e la massa si è orientata sui ricchi. Molti ricchi vive-vano e vivono una vita nell'ec cesso, dettata dal denaro e dal potere, in modo analogo a come avvenne prima del decadimento di molte cosiddette culture elevate.

Chi afferma "io sono cristiano", o addirittura "io sono un'autorità ec­clesiastica, come un cardinale, vescovo, parroco o prete" ecc., do vrebbe anche essere un mo dello di vita o per lo meno un buon esempio per l'adempimento degli insegna menti cristiani, ossia de-gli in se gnamenti di Gesù di Nazareth. Tutt avia, dato che la mag gior parte del le autorità ecclesia stiche non se-gue personal mente i valori spiri tuali ed etici basilari insegnati da Gesù di Nazareth, ma ha piutto sto fatto della propria cosiddetta chiesa cristiana una struttura di potere e di parole vuote che fa molte conces sioni ecclesiastiche

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ai ricchi, i cosiddetti pastori di anime hanno perso la visione globale delle norme cristiane insegnate da Gesù di Nazareth. Di conseguenza anche il lo ro gregge – ossia i loro seguaci che si defi-niscono protestanti o cattolici – hanno perso il collega mento con queste nor-me. La nostra società odierna si trova sul livello più basso, sul quale si sono trovate le "alte culture" di un tempo nel momento del loro decadimento, per poi sgre tolarsi come avvenne con Babilonia e con Roma.

Se l'uomo non ha più valori etici e morali, se le sue necessità premi nenti sono il potere, la stima, la ric chezza, la soddisfazione del cor po attraver so il sesso, l'ingordigia, l'alcolismo fino al consumo di dro ga, egli perde spesso il sentimento che gli indica cosa è giusto e cosa non lo è.

A proposito di sentimenti: se chiedi a una persona dipendente dalla so-cietà che cos'è il sentimento, forse ti risponderà: avere sen ti menti è fuori moda. Devono esse re eliminati, per poter godere la vita senza scrupoli. Ma proprio il sen timento – che non deve essere con fuso con il sentimentalismo – è un dono molto prezioso; è la bi lancia costituita dalla nostra co scien za, sulla quale possiamo soppesare ciò che è giusto e ciò che non lo è.

Per chi elimina i sentimenti tutto è permesso. Non importa se ha ogni settimana due o tre partner diversi,

se commette adulterio o no, se altri soffrono per causa sua, patiscono stenti o vanno in rovina: quello che conta è avere la droga, sia essa il sesso, l'ingordigia, l'al colismo, il potere, la violenza, l'avidità di de naro, l'ingan-no e la menzogna o la giusta dose di stu pefacenti. Se si osservano con un certo distacco i mass media, i film e i programmi televisivi, si nota che quasi tutto si riferisce a omicidi, inganni, amo-re e sesso. Perché la nostra società è arrivata a perdere qualsiasi livello etico e morale? Perché nella società ognuno pensa solo a se stesso o alla propria confes sione religiosa, al proprio partito, al proprio capitale, ai propri piaceri e ai propri beni. Quindi tutto è rivolto solo al bene personale.

Spesso all'uomo non importa come si sente il suo prossimo e co me sta, se riesce a vivere con i pochi beni che ha, come si sente la donna o l'uomo che si ritrovano soli con i loro figli, poiché il partner ha iniziato un'altra storia d'amore; come si sentono i giovani che soff rono sotto l'influsso della droga; come si sente la famiglia che ha dovuto lasciare la propria casa e tutto ciò che aveva, perché non era più in grado di pagare gli interessi, come si sentono i di soccupati e coloro che devono ri­correre all'assi stenza sociale ... Tutto ciò non importa ad alcuno; ciò che conta è es sere dalla parte "giusta", ossia essere il fautore e non la vitti ma. Anche se i

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politici fanno tanti discorsi sui problemi sociali, coloro che dipen dono dall'as-sistenza sociale soffro no sempre più a causa di coloro "che dicono di avere a cuore i pro blemi sociali".

Gesù, il Cristo, ci ha insegnato – e questo dovrebbe essere insegnato anche da coloro che dovrebbe– ro essere di esempio, come i car dinali, vescovi, parroci e preti: ri conosci il tuo comportamento erra to, pentiti e chiedi perdono. Per dona anche il tuo prossi-mo che ha peccato nei tuoi confronti. Ripara agli errori che hai fatto, se è ancora possibile, e poi non ripeterli più. Chi crede in Gesù si atterrà passo per passo a tutto ciò e, come cri stiano, si rende rà conto che deve si stemare il proprio comporta mento errato, del quale fanno parte anche tutti i vizi, compreso quello della ses sualità.

La sessualità eccessiva, l'abuso sui bambini, la violenza, i furti, la tossico-dipendenza dimostrano sempre che l'uomo non riesce più a superare i suoi problemi. Nelle incarnazioni pre-cedenti ogni ani ma ha coltivato più o meno tali ec cessi in veste umana, sia in pen sieri, sia in desideri o anche in azioni. Se ciò non è stato sistemato nei mondi dell'aldilà, essa lo porta di nuovo con sé in questa vita terrena. Invece di riconoscere que ste dege nera zioni, questi vizi dell'ego, e di sistemarli in base all'in segnamento di Gesù, ossia di non ripeterli più, l'uomo continua

non solo a col tivarli, ma li vive spesso fino all'eccesso.

Se queste degenerazioni ven gono coltivate in immagini a livello di pensie-ro, oppure in altri modi diversi – anche scaricandoli su un oggetto – si formano programmi di vizi che rendono l'uomo privo di sentimenti e quindi manovrato dal vizio e privo di coscienza. Egli si ab-bandona quindi alle proprie pas sioni in diversi modi, sia che si tratti di avidità di ricchezze, di po tere, di tendenza alla porno grafia, alla vio lenza sui bambini o di qual siasi al tro tipo di degenera zione che por ta una società alla rovina.

Il giovane:A questo punto mi chiedo: Che­cos'è­

normale­e­che­cos'è­un­vizio?­Dove­si­trova­il­limite?­Come­si­può­riconoscere­quali­aspetti­­sono­in­noi?­Potresti­per­piacere­spie­garlo­ancora­una­volta­più­esatta­mente?

Il profeta:Che cosa sono i programmi dei vizi?

Cominciamo, per esempio, con una sessualità normale, con un normale bicchierino di vino, fu mando una, due, tre, quattro, cin que si ga rette al giorno. Se si pre sentano difficoltà più o meno grandi in azienda, tra amici o in fami-glia e non le risolviamo, con tinuiamo a occuparcene con i no stri pensieri. In tal modo, il volume energetico delle "difficoltà" si ingrandisce. Diviene un pro blema che non solo ci occupa, ma

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che tiene prigionieri i nostri pen sieri per giorni e giorni. Dato che non ne parliamo per ri solverlo, continua a crescere fino a traboccare dal nostro subconscio, eserci tando quindi una gigantesca pres sione sul con scio.

Continuiamo e continuiamo a pen­ sare. Questi pensieri continua no a circolare intorno al nostro pro blema. La pressione diviene sempre più forte. Comincia a stimo lare le nostre normali abitudini di vita. Improvvisa­mente, invece di fumare tre sigarette al giorno, ne fumiamo dieci. Il normale desi derio di un rapporto fisico comincia a spingere e si cerca un oggetto su cui sfogarsi sessualmente. La per sona che si trova sotto questa pres sione vuole solo rilassarsi, ossia scaricarsi. Fino a quel momento ha bevuto uno o due bicchieri di vino al giorno, oppure una birra o due. Ora ricorre a una bottiglia di vino, o even tual mente ad alcolici più forti, oppure deve bere ogni giorno più bottiglie di birra.

Se il problema si rafforza e ne de­rivano più problemi che, per esempio, partendo dal campo professionale si estendono a quello fa miliare oppure, partendo dalla fa miglia coinvolgono il lavoro, op pure partendo dalla cerchia degli amici si estendono nel campo professionale e in quello familiare, questa pressione diviene sempre più forte. La persona che ne è sog getta se ne vuole liberare. Invece di affrontare la

radice del male, che si trova nel campo professionale, in quello familiare o tra gli amici, si stacca per breve tempo da questo campo di tensione, stordendosi con un maggior consumo di tabacco, praticando sempre più spesso la sessua-lità, rilassandosi con l'aiuto di alcolici. In questo modo si for mano i program-mi di voglie e di vizi che, se vengono praticati a lungo, mettono radici nel sub con scio, ma anche nell'anima della persona soggetta.

Se il subconscio è colmo al punto da dominare il conscio, ossia se è dive-nuto autonomo, i programmi di voglie e di vizi divengono pas sioni. L'uomo viene spinto a poten ziare sempre più i propri vizi. Arri va al punto di non riu­scire più a frenare questi vizi. Questi eccessi possono poi portare a furti, tossi codipendenza, brutalità, violenza sui bambini o alla sessualità e a mol te altre cose del genere.

Ciò che è iniziato nel piccolo, con una difficoltà che avrebbe po tuto es-sere risolta fin dall'inizio se l'uomo ne avesse parlato e avesse riconosciuto la propria parte, se avesse trovato la radi-ce e l'avesse sistemata, è ora divenuto una va lan ga che lo travolge e lo spinge ad agire per forza.

Quante volte si sente dire: "Per una volta non succede niente". Tuttavia, una volta può già essere troppo, se si è coltivata una passione a lungo in pensieri e in immagini, fino a che essa arriva a manifestarsi in mo do estre-

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mo, travolgendo l'uo mo, al punto che egli perde il con trollo del le proprie azioni. Il mondo di vino ci ha dato un aiuto per fare in modo che i nostri desideri non di vengano cupidigie e vizi. Ci ha in segnato a non coltivare i nostri desideri, nem meno in pensieri e in immagini, ma ad analizzarli, chie­dendoci: da dove viene la pressio ne e la spinta? Quali difficoltà nella socie-tà, a livel lo familiare, pro fessio nale o scolastico, quali debolez ze personali del singolo si trovano alla radice del problema? Dovrem mo chiederci che cosa otteniamo se permettiamo che le passioni divengano vizi, continuando a coltivarle.

Il mondo divino non ci insegna a combattere i desideri, le passioni e le cupidigie che viviamo real mente o in immagini, bensì ad esaminare la radice di questo com portamento che molte volte è una dege ne razione, e a sistemarla. Esso ci indi ca che non dovremmo accett are una sessualità eccessiva, l'in gordigia, il vizio del bere e la droga come fatalità, convivendo con esse. Ci dice piutt osto che, prima di essere spinti ad esaudirlo, ossia pri-ma che il desiderio divenga un vizio, do vrem mo soppesare il da farsi con la mente, poiché il male si trova dap-prima nella mente, ossia nel conscio. Dovremmo quindi render ci conto della direzione in cui veniamo spinti e che cosa ne rica viamo.

Non dovremmo, quindi, cedere a questi desideri assillanti e a queste passioni e lasciare che avvengano, ma esaminare la radice per poi elimi-narla. Ciò dovrebbe avvenire a livello dei nostri pensieri e quindi a livello di immagini in noi.

Se, dopo aver esaminato e sop­pesato la situazione, abbia mo rico­nosciuto alcuni aspetti delle nostre de-bolezze, dei nostri errori e delle nostre tendenze specifiche che si trovano alla base e ci siamo forse resi conto della colpa di cui ci siamo eventualmente gravati o dove non abbiamo ancora perdo nato da parte nostra, possiamo anche rico noscere come vogliamo invece agire in fu turo. Dalla decisione di non ripetere più le stesse cose o di non soddisfare i desideri eccessivi scaturiscono pro positi di agire secondo valori etici e morali; se li affermiamo ripetuta mente con i no stri pensieri, se li sviluppiamo e li rafforziamo, essi entra-no sempre più nel nostro sub conscio. Di con seguenza, il corpo accoglie sempre più le forze positive ed edificanti; la ten-denza, even tual mente già pre sente nel corpo a causa del pec cato, scompare. In que sto modo l'uomo può liberarsi dalla propria pas sionalità.

Chi cede ai propri programmi di passioni e vizi e li pratica ripetu­tamente, immette questi meccani smi nel proprio sub conscio. Con il tempo, essi cominciano a mano vrare il corpo in modo autonomo e automatico dal

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subconscio. L'uo mo non riflette quasi più e lascia che tutto ciò avvenga, poi-ché il senti mento che soppesa e misura ogni cosa, ossia la coscienza, è stato eli minato. Una tale persona agisce poi in modo incontrollato.

Dovremmo quindi essere desti e sforzarci di non coltivare a lungo tali e si-mili pensieri, de sideri e vizi nella nostra mente, os sia nel con scio, continuando a pensarci, a de siderare e ad immagi­nar ci con cre tamente molte cose.

Sappiamo che tutti i processi, fino a giungere a un delitto pas sionale, hanno inizio dapprima nella mente, ossia nel conscio. L'uo mo viene stimolato, per esempio attraverso programmi tele-visivi o video o altre impressioni dei sensi, a pensare determinati con tenuti; ciò significa che in lui devono essere presenti le stesse o simili tendenze che ha portato con sé da un'altra vita. Se l'uomo comin cia a muovere questi sentimenti e pensieri ne gativi pericolosi e permette che trovino spazio dentro di lui, il subconscio assorbe queste energie che mano vrano poi le funzioni fisiche corrispondenti. Se questo com­plesso ener getico ne gativo, cioè dettato dal peccato, si in grandisce, perché l'uo mo si oc cupa in continuazione di questi senti menti, pensieri, imma gini e de sideri, esso assume sempre più po­tere sull'uomo e fi nisce per ma novrarlo tramite il subconscio che è divenuto auto nomo, ossia l'uo mo vie ne spinto

ad eseguire queste cose, senza potersi controllare con il conscio.

Sentiamo continuamente che per-sone che hanno commesso delitti spinti dalle proprie passioni ven gono tenuti in carcere per anni o decenni. Caro Martin, pensi che in tal modo il loro subconscio si svuoti? Credi che un tale criminale possa liberarsi dalla propria pas sionalità, vale a dire che possa svi­luppare un modo di vivere vera mente positivo, ossia raggiun gere valori etici o morali? Dato che in carcere continua a ritrovare i propri programmi di vizi o di passioni alla televisione che continuano a stimo larlo, quando lascerà il car cere, dopo anni o de cenni, potrà vera mente essere a posto oppure non c'è forse da temere che ripeterà le stesse o simili cose? La reclusione può essere un provve dimento ne cessario, tuttavia, se non si agisce in modo ade guato sul conscio e sul subconscio, in modo che questi programmi autonomi vengano sciolti, un criminale che ha agito spinto dal vizio si rimetterà rara mente a posto.

Il giovane:Gabi, trovo veramente eccezio nale

che spieghi queste cose così chiaramen-te. Per quanto mi riguar da, starò attento a me stesso, in mo do da accorgermi subito quando in me si muove qualcosa in una o nell'altra direzione. Non voglio sci volare in una passione o perdere il controllo di me stesso. Mi im magino

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la mia vita in modo diverso e mi sono riproposto ben altre cose.

Il profeta:Hai detto che "ti immagini la tua vita

in modo diverso e ti sei ripro posto ben altre cose". Con questo intendi che ti sei riproposto una meta di vita più elevata. Una meta chiara, con contenuti corri­spon denti, è essenziale se aspiriamo ad evolverci verso una meta supe riore, ad essere persone di carattere, con valori interiori. Solo se ci poniamo una meta chiara, sulla quale ci orien tiamo, sarà possibile evolversi consapevol mente, ossia svilupparsi verso una meta più elevata.

Ma ritorniamo al nostro tema. Hai parlato anche di "droga e rock'n roll". Vorrei chie derti una cosa: per chè non ballare solo il rock'n roll – senza droga? Perché così tanti giovani ricorrono alla droga? Questo succede perché non rie-scono più a controllare i propri desideri, i propri pensieri e le proprie pas sioni, oppure perché sono estre ma mente delusi dalla nostra società, dato che non rie scono a far valere le proprie idee e i propri desideri. Al cuni si stor­di scono con le droghe, fino a di venire tossico dipendenti, diventano violenti e si armano di spranghe e coltelli. Tut­tavia, tutto ha una causa.

I giovani dovrebbero essere ac colti nel modo giusto nella nostra società. Quest'ultima, invece, è trop po occupa-

ta con se stessa, moti vo per cui impone solo ob blighi ai giovani e li ignora senza comprenderli. Ammett erai cer tamente che le idee e le opinioni dei giovani sono spesso irreali. Ciò non significa, tuttavia, che la società deb ba semplice mente rifiutare que ste richieste immature. In ogni cosa c'è un gra nello di verità o un gra nello di senso. Sarebbe quindi necessario riconoscere il valore delle idee e delle opinioni dei giovani, ossia ela borare quale sia il loro senso, per comprendere i giovani, per so stenerli, per raffor zare i loro aspetti e valori positivi e costruire su di essi. Dalle richieste dei giova ni si potrebbero così svi luppare gli aspetti buoni, co struttivi e profi cui; ed essi, in base al valore delle loro idee ed opinioni, po trebbero a poco a poco inserirsi in una buona società con valori etici e morali.

Mi chiedi come si possa rico noscere ciò che può aiutare a svi luppare i valori etici e morali.

La mia domanda sarebbe: che cos'è essenziale per poter condurre una vita ricca di valori etici e morali? Prima di tutto sarebbe importante chiedersi: che cosa voglio vera men te? Voglio essere diverso dalla mas sa? Oppure voglio essere una per sona dipendente dalla massa, che si lascia trascinare da essa, sen za sapere a quale gregge ap par tiene?

Se vuoi aspirare a conseguire valori etici e morali superiori, do­vresti pensare con la testa a ciò che

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ti occupa al momento, ossia riflet­tere su di esso con la mente, im­maginandolo a livello di pensiero e chiedendoti: che cosa è importante per me? Voglio scomparire nella massa chia mata "società", che è una massa che non riflette, che si lascia spin gere ed è assillata? Voglio quindi nuotare con la corrente del tempo, nella corrente del "mondo" e di tutto ciò che appartiene ad esso, per trarre eventualmente vantag gio dai relitti che vengono por-tati sulla spiaggia dalle onde? Oppure voglio divenire o essere una perso na indipendente, con un carattere forte che, svilup pando i propri valori interiori e di sinte ressati – ossia altruistici – è in grado di divenire una roccia tra le onde spu meggianti della società, ossia della massa? Voglio quindi già oggi ripropor-mi norme per una società più elevata e dive nire o essere una persona che può dire dal la pro pria coscienza: ciò che è usuale nella società odierna non corri sponde ai miei valori e prin cìpi?

Ciò non significa che dovresti re-primere ciò che ti spinge, sia che si tratti di sesso, droga o rock'n roll o di maschere conformiste, o delle mode delle quali hai parlato. Ciò sarebbe sbagliato. Ciò che reprimia mo non è stato superato, ma solo rimandato. In un momento di de bolezza si ripresenta e ci travolge come un'epidemia. Saremo quindi malati delle nostre passioni e ci sfuggiranno di mano le redini della nostra vita terrena. Ti posso solo con-

sigliare di elaborare a poco a poco ciò che ti assilla e che l'in se gna mento cristiano definisce come peccato, ma che potremmo chiama re anche aspetti umani, debolezze, errori, comporta-menti errati. Vale a dire che dovresti tro vare la radice della pressione e della spinta eser citata dai desideri, per poi elimi narla.

Pertanto non si tratta di dire sem­plicemente no a tutte le pas sioni che si presentano, bensì di dire un sì de-terminato a valori etici più ele vati, di riproporsi una vera vita cristiana che corrisponda all'inse gna mento di Gesù, il Cristo. Se lo desideri, ti sarebbe di aiuto lo Spirito del Cristo­Dio, che di-mora in ogni uomo, poiché in merito alla vita cristiana sta scritto: chiedi, e ti verrà dato; cerca, e troverai; bussa, e ti verrà aperto. Riceverai quindi l'aiuto per elaborare, a poco a poco, gli aspetti umani e costruire una vita cristiana con tutte le sue norme eti che e morali più elevate. Allora non sarai più spinto da desideri personali, ma sarai a favore della società cristiana che certamen te si svilup perà, poiché il fallimento di questa cultura dell'ego si profila già all'orizzonte.

Puoi orientarti difficilmente su uomini, nemmeno sulle "emi nenze" ecclesiastiche che dovreb bero essere modelli di vita cri stiana. Se lo desideri, orientati sulla vita di Gesù, che non è stata sem plice. Anche Gesù ebbe le Sue lotte. Ci sono cer tamente buoni libri

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spi rituali, nei quali puoi leggere in che modo le ha superate di volta in volta.

Il giovane:Gabriele, queste risposte alle nostre

domande ci aiutano vera mente.Mi­ interessa­ ciò­ che­hai­ detto­ in­

merito­ ai­ valori­ spirituali­ e­ vorrei­saperne­di­più.­Quali­sono­questi­va­lori­concretamente?­Come­pos­siamo­svilupparli­ e­ rinforzarli­ nei­ loro­ vari­aspetti?

E­ inoltre:­ come­ giovane,­ come­posso­sviluppare­valori­propri,­­­va­lori­nuovi,­senza­orientarmi­sugli­adulti?

Il profeta:Mi hai chiesto quali sono i valori

etici e morali superiori. Comin ciamo con la dose più piccola, per porla poi sempre più in alto.

Sforzati di ascoltare i tuoi simili e cer-ca di dare loro una risposta sincera. Non darti tanta impor tanza nei colloqui. Non essere una per sona che vuole sempre saperla meglio, ma rifletti, chieden-doti se sei veramente all'altezza della domanda e se sei in grado di aiutare e servire con una risposta.

Mantieni pulito il tuo corpo. Sforzati di portare vestiti puliti e ordinati.

Saluta i tuoi simili con pensieri e parole aperti e sii cosciente che anche tu desideri essere salutato nello stesso modo: con un viso chia ro e aperto.

Quando sei a scuola o al lavoro, non prenderti gioco dei tuoi inse gnanti o dei tuoi superiori, né dei tuoi compagni o dei tuoi colleghi. Saresti forse con tento se essi ridessero di te?

Mangia e bevi con buone manie­re e sii consapevole che il ci bo e le bevande che consumi sono un dono fatto dal Creatore ai Suoi figli uma ni tramite la Madre Terra. Tratt a bene gli animali, le piante, tutta la natura, ossia nello stesso modo in cui vorresti essere trattato anche tu. Infatti, tutte le forme di vita del la natura hanno sentimenti e sen sazioni, poiché portano in sé la vi­ta, la facoltà di sentire e per ce pire. Sii consapevole che la Madre Terra ti ha donato il tuo corpo fisico. Chi rispetta se stesso e mantiene pu lito il proprio corpo, apprezza e rispetta anche la Madre Terra. Non farà vo lutamente alcun male né agli animali, né alle piante. Rispett erà anche i minerali e non li sfrutt erà.

Quando incontri una persona non giudicarla, sia che tu la conosca, sia che ti sia estranea, poiché la sua condizio-ne attuale corrisponde al suo attuale livello di coscienza; è la sua individua-lità. Ogni uomo pensa e vive come è al momento; così è la sua immagine personale, che egli determina con i suoi pensieri e con i suoi desideri. Allo stesso modo si presenta a te e ai suoi simili; si veste in modo corrispondente

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e arreda la propria dimora allo stesso modo; vive e si comporta in modo corri­spon dente dentro di essa. Ogni uomo è diverso dall'altro. Questa diversità la definiamo come livello di coscienza del singolo. Anche tu sei diverso dai tuoi simili. Tu hai il tuo livello di coscienza, gli altri hanno il loro. Quale dei due è quello "giusto"? Secondo la Legge di-vina, nessuno dei due, poiché ognuno mette più o meno in mostra le pro prie tendenze negative, ossia ciò che gli è "proprio", ciò che è in lui. Pertanto, ognuno parla, giudica e condanna solo in base ai propri er rori, divenendo così il giudice di se stesso. Gesù disse in merito: "Non giudicate, per non essere giudicati. Infatti, con il criterio con cui giudicate sarete giudicati voi stessi; e con il metro con cui misurate, sarete misurati voi stessi".

Non inviare ai tuoi simili pen sieri carichi di odio e di invidia, poiché nemmeno tu vuoi che gli altri lo fac-ciano con te.

Lascia la libertà ai tuoi simili. Non costringerli a fare ciò che vorresti o che potresti fare tu stesso.

Aiuta il tuo prossimo, quando ri-conosci che ha bisogno di aiuto e ti chiede di farlo. Tuttavia non metterti in mostra per questo. Fallo con umiltà e non pretendere da lui nemmeno un ringraziamento.

Non entrare nel tempio, nella sfera personale del tuo prossimo, cercando di cambiarlo come credi che sareb be bene

per lui. Cambia tu te stesso e impara a rispettare la tua vita; in tal modo avrai anche rispetto per i tuoi simili.

Quando conosci un ragazzo o una ragazza, chiediti per quale sco po. E' forse la sessualità, per sod disfare i tuoi desideri assillanti? Allora chiediti come ti sentiresti se venissi usato tu per lo stesso scopo.

Caro Martin, i nuovi valori, o i valori spirituali – come li chiami tu – sono sempre quelli di un tempo, che ven-gono riportati da tutti gli scritti divini e che Gesù, il Cristo, ci ha insegnato in modo partico la reggiato, vivendoli per noi come esempio. Sono le eterne Leggi divine per questa Terra. Proprio nel Di scorso della Montagna Gesù di Nazareth ci ha dato così tanto! Se se-guiamo i Suoi insegnamenti, che sono molto semplici, ci viene in dicata la via che porta ad una vita più elevata.

Gesù ci insegnò, per esempio: "Non giudicate, per non essere giu dicati". Giudicare significa va lutare o denigrare un altro a livello di pensiero oppure a parole, senza riconoscere la propria parte. Quante volte si sente dire: "Non ho colpa per questa o per quella situa-zione", oppure "io sono innocente". Gesù ci ha tuttavia insegnato ben altro in merito alla trave e alla pagliuzza. Egli disse: "Perché osservi la pagliuzza nell'occhio di tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo

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occhio? O, come puoi dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la tra-ve. Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello". Con queste parole Egli in tendeva che, nel caso di un con flitto, la colpa non si trova da una parte sola. Se crediamo nella legge di semina e raccolta, di causa ed effetto, in caso di lite tra due o più per sone ci deve essere una causa comune, della quale entram bi o più hanno una parte di responsabilità. Se si cerca di dare la colpa solamente a una delle parti, cosa ne è di colui che ha dato origine a questa colpa?

Secondo l'insegnamento di Gesù riguardo alla trave e alla pagliuz za, un complesso di colpa riguarda quin di sempre due o più persone; non può esistere un solo colpevole. Se vogliamo evitare di addossarci una parte di colpa o vogliamo che prevalga la giustizia quando viene incolpato qualcuno, Gesù ci indica la soluzione, la via, ossia il modo in cui dovremmo compor tarci: "Tutto ciò che volete che gli altri faccia-no a voi, fatelo anche voi a loro". Op-pure, viceversa: "Ciò che non vuoi che venga fatto a te, non farlo nemmeno tu ad altri". Certamente non vuoi che altri ti giudichino, ti condannino, ti of-fendano, ti isolino, ti rifiutino e così via. Se non lo vuoi tu, non farlo nemmeno ad altri. Da ciò derivano valori nobili,

ossia gli antichi valori per una società etica cri stiana.

Anche se la legge di semina e rac­colta – chiamata anche legge di "causa ed effetto" – si trova nella Bibbia, molti cristiani la rifiutano. Chi vuole infatti essere correspon sabile di una colpa? Si cerca sempre il meglio per se stessi, mettendo semplicemente da parte la legge di semina e raccolta. Anche le istitu zioni ecclesiastiche si tengono alla larga dall'aspetto della Legge che dice: "Ciò che l'uomo semina, lo raccoglie-rà". Perché? Se riconosces sero questa verità, le eminenze ec clesiastiche dovrebbero essere in ces santemente in viaggio, per chie dere perdono ai propri simili per quanto avvenuto in passato e per quanto avviene anche nel pre sente. Da ciò puoi riconoscere in quale fase culturale si trova la no stra società. Essa chiude gli occhi da vanti alla legge cosmica di causa ed effetto, in particolar modo quando si tratta di aspetti personali. Ri conosce invece l'affermazione scien tifica, secondo la quale non esi ste alcun effetto senza una causa. Vediamo quindi che gli adulti del genere umano dovrebbero prima di tutto maturare per una società piena di valori.

L'uomo non dovrebbe orientarsi su alcun essere umano, ma sempre solo sull'insegnamento di Gesù. Per giustificare il fatto di essere impo­tenti nei confronti dei propri aspetti

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più infimi, si dice spesso: "Gesù era un uomo perfetto, mentre noi sia mo uomini imper fetti". Anche se que sta affermazio ne è giusta, Gesù ci ha tutta-via comandato: divenite perfetti, come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli. Ciò significa che dovrem mo condurre la nostra anima alla perfezione tramite l'aiu to del nostro Redentore, il Cristo. Gesù ci comandò anche di seguirLo; ciò comporta che non dovremmo se guire alcun uomo, bensì com piere i passi che Egli ci ha insegnato. I passi verso una vita colma di va lori, che creerebbe anche una so cietà stabile con norme etiche e morali superiori, sono l'adempi mento graduale dei Comanda menti che Dio ci ha dato tramite Mo sè e del Discorso del-la Montagna di Gesù. Da ciò consegue a poco a poco ciò che ci ha insegnato Gesù: di venite perfetti, come il Padre vostro che è nei cieli.

Riferisco questa Sua afferma zione soprattutto alla nostra anima, che può divenire perfetta anche nell'uomo. Questi ha sempre i pro pri programmi terreni di vita, dei quali ha in fondo bisogno per aff rontare questa esistenza terrena, come per esempio i programmi per muoversi nelle tre dimensioni, per decidersi nella propria profes sione, per soppesare e misurare le cose nel modo giusto, per la geo grafia e la storia, e anche i pro grammi matematici, della musica e quelli ne cessari per applicare altri talenti; fino ad arrivare nell'epoca

odierna, se vuoi, ai pro grammi neces-sari per usare i com puter.

Questi nostri programmi di vita per la nostra esistenza terrena po trebbero anche essere criteri di mi sura per una società cristiana; per esempio: in che modo imposto la mia vita con essi? Se confronto questi programmi di vita con i Co man damenti di Dio e con gli aspetti della Legge del Discorso della Monta-gna di Gesù, a poco a poco mi rendo conto di che cosa voglio fare della mia vita, di come la posso dirigere sempre più su binari più nobili e più fini.

Il giovane:Gabi,­non­è­forse­un­metro­di­mi­

sura­troppo­elevato­per­la­nostra­vita­terrena?­Non­è­sempre­facile­mettere­in­ pratica­ con­ coerenza­ gli­ insegna­menti­del­Discorso­della­Montagna.­Nonostante­gli­sforzi,­non­si­va­avanti­tanto­in­fretta.­La­perfezione­si­vede­purtroppo­ an­cora­ solo­ da­ lontano.­Cosa­ci­puoi­consigliare?

Il profeta:Caro Martin, la perfezione è la meta

alla quale ci porta la via. E la via è un processo, uno sviluppo. La percorriamo passo per passo. Anche l'etica elevata di cui ho par lato non può essere realizzata da un giorno all'altro. Tuttavia la pos­siamo rag giungere solo se lo vo gliamo vera mente. Per questo è ne ces saria una chiara e sincera decisione di base.

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Prima di tutto è quindi neces sario chiedersi: voglio veramente affermare quest'etica? La domanda successiva è: voglio veramente aspi rare a raggiun-gere quest'etica? Se puoi rispondere in modo affer mativo e se sei deciso a lottare per raggiungerla, hai poi biso-gno di una meta. Dopo esserti posto questa meta, puoi anche riproporti i passi quotidiani che, sulla via verso una forma di vita superiore, sono: ciò che oggi mi irrita e mi turba, mi vuol dire qualcosa; è il linguaggio della mia coscienza, che mi dice quali aspetti umani ci sono oggi in me. Qual è e dove si trova la radice di questo moto del mio animo? Il nostro sentimento più sottile ci dice, in genere, dove si può trovare la radice. Se lo chiediamo allo Spirito di Dio in noi, questo senti mento diverrà più chiaro. Egli ci mostra poi qual è la radice.

Forse le nostre irrequietudini sono causate da dissidi con i geni tori, con amici, con colleghi. Non si tratta quindi di sistemare solo le liti, i dissidi, bat-tendosi reciproca mente la mano sulla spalla e cre dendo che tutto vada di nuovo bene, bensì di trovare la radice che era alla base.

E' importante trovare e siste mare la radice, per poter fare i passi verso la meta superiore. Si avanza passo per passo. Si dice sempre: la lotta prece-de la vittoria e questo vale in fondo anche per la lotta con tro la nostra natura umana. Sappi che chi ha fatto i

passi verso questa meta superiore ha un Ac compagnatore unico al proprio fianco: è lo Spirito del Cristo­Dio, che, quale Gesù, ha detto a te e a noi tutti e continua a ripeterci anche co me Cristo: SeguiteMi!

Anche la natura ci mostra che è ne-cessario trovare la radice, per toglierla dal terreno della nostra anima, affinché essa non faccia ri spuntare lo stesso germoglio: se tagliamo semplicemente i fiori o l'erba, dalla radice rispunterà con tinuamente la stessa specie. Lo stesso vale anche per la nostra vita: chi mette solamente da parte i propri pen-sieri spietati e il proprio ego gonfiato, e anche le sue passioni e i programmi dei suoi desideri, non ha nemmeno lonta­namente tolto la radice dal terreno della propria anima e del subconscio. Lentamente, e spesso senza che ce ne accorgiamo, il ger moglio rispunta attraverso i pen sieri negativi, tramite l'ego gonfiato, le passioni e i desideri molto intensi. Para gonando tutto ciò alla natura, si potrebbe dire che ciò che rispunta dalla radice è molto più folto e più forte, poiché è stato nutrito più a lungo. Esso ci può an che sopraffare e in tal caso sarà difficile domarlo.

Il giovane:Ma­non­ci­vuole­troppo­tempo­per­

tutto­ ciò?­ Una­ persona­ che­ vi­ve­ in­questo­modo­non­ha­quasi­più­tempo­libero;­è­continuamente­occupata­con­se­stessa.

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Il profeta:La via dell'autocontrollo non com-

porta alcuna limitazione della vita. Solo inizialmente sembra che sia così. Puoi credermi, perché l'ho sperimen-tato io stessa. Tuttavia, i primi passi per superare se stessi, ossia i propri aspetti umani, sono difficili, poiché certe vecchie abi tudini sono dure da togliere. Devi lavorare su di te, lottare con te stesso e combattere. Tuttavia, una volta compiuti i primi passi verso la meta superiore, sarai divenuto più desto e più chiaro, avrai una coscienza più ampia e sarai in grado di cogliere le cose più rapidamente e più facil mente. Ciò ti aiuta ad essere più vigile con te stesso; in tal modo im pari ben presto a ricono scere che cosa ti occupa, dove si trova la radice e come la puoi sistemare.

Se sistemi rapidamente le cose, po­ trai vivere in modo consapevole, e an­che trascor rere il tempo libero in modo appa gante. Quando hai del tempo libe­ro, sai anche come sfrutt arlo. Pro prio la nostra vita odier na offre ai giovani molte possibilità di fare anche qualche cosa di produttivo o di creativo, di sviluppare i talenti, di seguire i propri hobbies, come per esempio lo sport, la musica, ballare – perché no? – anche il rock'n roll, di stare con gli amici oppure di andare di tanto in tanto in discoteca, con i roller­blaid e lo snow­board, e molte altre cose.

Sappi che tutte queste cose, nella giusta misura, non nuociono ai giovani.

Al contrario: con esse i gio vani possono fare esperienze e maturare per la vita futura, se non eccedono, se soppesano e valutano ogni cosa. In età avanzata essi non parleranno quindi delle proprie privazioni, ma della propria gio ventù, nel corso della quale hanno potuto fare diverse esperienze e maturare, in modo da poter essere sovrani nelle fasi successive della propria vita.

Il giovane:Gabriele, un mio amico pone un'al-

tra domanda: Mi­ accorgo­ di­ es­sere­insicuro­nella­mia­profes­sione.­Cosa­posso­fare?

Il profeta:La risposta per il tuo amico è la

seguente: Chiediti se si tratta solo di insi cu­

rezza, o se invece non hai molta vo­ glia di svolgere questa professione. Oppure la rifiuti addi rittura totalmen-te? L'insicurez za nel campo del lavoro ci dice sempre che dobbiamo ancora imparare qualcosa in merito, oppure, se non siamo adatti a questo tipo di lavoro, che dovrem mo trarne da esso un altro che cor risponda di più ai nostri talenti e alle nostre capacità. In tal modo sare mo più sicuri e lo svolgeremo anche con più gioia. Se rifiutiamo un deter minato lavoro, sia prima di fare una scelta professionale o mentre lo svol giamo, possiamo dire con cer tezza che esso

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in futuro non ci darà gioia, nemmeno se ci permette di guadagna re molto. Il nostro lavoro dovrebbe darci gioia. Il lavoro dovrebbe essere compene trato dalla nostra capacità di svol gerlo. Da ciò ricaviamo sicurezza e, in fondo, anche l'indipen denza che ci porta a sua volta la vera libertà.

Il giovane:Un altro mio amico pone la se guente

domanda:­ Mi­ trovo­ davanti­ ad­ una­scelta­professionale.­Ognu­no­mi­dice­di­fare­una­cosa­diversa.­Io­stesso­sono­ancora­insicuro.­Come­posso­compor­tarmi­nel­mo­do­giusto?

Risposta del profeta:Avviene spesso che altri ci diano

consigli sulla professione che do­vremmo scegliere. Non sempre questi buoni consigli sono altrui stici; ciò signi-fica che si tratta solo di buoni consigli, di un aiuto. Spesso chi ci consiglia vuole realizzare ne gli altri – per esempio nel figlio, nella figlia, in un buon amico o in un'amica – la scelta professionale che egli stesso non ha fatto, ossia i suoi ideali professio nali.

Proprio quando si tratta di una scelta professionale, i giovani do vrebbero svi-luppare a poco a poco da sé la sensibilità che li aiuta a percepire quali talenti e capacità si trovano in loro. Negli anni in cui i giovani fanno le proprie scelte nel campo del lavoro, sono attivi anche determinati talenti, qualità e ca pacità.

Il ritmo della vita di ogni uomo li porta con sé. Non dovrem mo farci costringere da nulla e da nessuno a fare qualcosa. Possiamo accettare i buoni consigli, tuttavia dovremmo allo stesso tempo va lutare quali qualità, o addirittura capacità o talenti abbiamo. Per es sere certi dei talenti che si trovano in ognuno di noi, si potrebbero fare degli stage per informarsi in pra tica sul lavoro adatto a noi. Da ciò deriva una certa sicurezza per sce gliere la propria professione. Forse alcuni di voi, conoscono delle persone che vi possono essere di aiu-to in questo senso, facendovi fare un apprendistato nella propria azienda.

Il giovane: E' un buon consiglio che ci dai. Chi

desidera prendere in mano la propria vita cercherà sicuramente una tale possibilità.

Ho altre domande, anzi ne ho ancora molte. Posso leggerti la se guente?

Tra­i­giovani­attualmente­non­si­può­dire­che­sia­"cool"­parlare­di­Dio.­Il­Dio­della­chiesa­mi­sembra­antiquato.­Non­mi­posso­nemme­no­immaginare­che­viva.­Dio­è­ forse­qualcosa­destinato­solo­alle­persone­anziane?

Il profeta:Hai detto che tra i giovani non si

usa parlare di Dio e, nella tua se conda frase, che "il Dio della chiesa ti sembra antiquato".

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Quale strumento di Dio ho speri­mentato Dio in moltissimi modi. In base alla mia esperienza perso nale, posso quindi assicurarti che Dio non è il Dio della chiesa, che è stato istituzio-nalizzato e quindi reso antiquato. Non c'è da meravi gliarsi se questo Dio della chiesa, che è an tiquato, sia già da tempo privo della vita, che è DIO; per que sto tu non hai l'impressione che EGLI viva veramente. Tuttavia Egli, il vero Dio, l'Eterno, vive! Infatti Egli è la vita!

Anche se si parla molto di Dio, alcuni non l'hanno mai sperimentato.

Nell'Occidente definiamo DIO la vita, l'eterno Essere, la forza onni­presente, la corrente origi naria. Dio è lo Spirito che pervade l'infi nito, che ha dato forma a Se Stesso da Se Stesso, ossia la forma di Dio; è l'eterno Pa-dre, che chiamiamo an che Dio­Padre. Dal l'eterna cor rente originaria, Dio, Dio­Padre creò gli innumerevoli soli e mondi spiri tuali, le sette per sette sfere celesti e i regni spirituali della natura. Egli creò i mondi divini, gli esseri spiri-tuali che vivono ed ope rano nell'eterno Regno, in Dio. La cor rente origi naria è il soffio, la vi ta, che mantiene in vita e com penetra ogni cosa.

Dato che Dio è la vita in ogni cosa, Egli è la vita anche nella ma teria. In ogni uomo, in tutte le ani me, nei quattro elementi che sono il fuoco, l'acqua, la terra e l'aria e in tutte le forze della materia, in ogni atomo, in

ogni molecola è racchiusa l'essenza, la corrente ori ginaria compressa, ossia DIO. Dio è la parola attraverso tutti i livelli di co scienza, come per esempio nel l'irradiazione degli astri, nei re gni della natura, nelle anime e nel l'uomo. Dio è, quindi, la vita in te, in me, in ognuno di noi.

Puoi percepire e riconoscere alcuni aspetti della sostanza ori ginaria spiri-tuale, che opera in ogni cosa e attra-verso ogni cosa già solo osservando la natura nella sua molteplicità: nel risveglio della pri mavera, sperimentan-do gli ele menti, la forza nel canto degli uccelli, nell'evoluzione delle forme della natura nel corso delle stagioni e, in fondo, anche nello sviluppo degli uomini che elevano le proprie ani me a Dio, in modo che esse rag giungano l'eterna giovinezza e trovino la propria esistenza nella corrente originaria di-vina. Puoi così per cepire la giovinezza, il sottile fluido spirituale, in ogni cosa. Spesso ti accorgi così che nonostante alcune per sone anziane siano segnate dagli anni, attraverso di loro si fa varco la spontaneità della cor rente originaria, Dio, l'eterna gio vinez za. Dio, tuo eterno Padre, mio eterno Padre, il Padre di tutti gli esseri divini, anime e uomini, è la spontaneità, la varietà, il dinami smo, ciò che dà forma, la forza e la fonte della forza; Lo puoi sperimen tare nel tuo dinamismo giovane. Questo è Dio, la corrente originaria dentro di te.

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Le chiese istituzionali hanno ve-ramente dato a Dio un'immagine con tratti grossolani e anche crudeli, relegandoLo al ruolo di qualcosa fuori moda. Non per mett ono che il Dio di-namico e on nipresente, che è il fuoco, la luce della parola in ognuno di noi, possa parlare. Le eminenze delle chiese ufficiali non solo festeggiano ogni anno con gli stessi riti determinate festività, ma danno a ogni gior no un'impronta conferi tagli dall'istitu zione ecclesiasti-ca. Spesso le pre diche si assomigliano o sono sempre le stesse, anno dopo anno. La loro funzione religiosa per Dio non è più il servizio quoti diano per il prossimo, ma è spesso il servizio pre-stato alla chiesa. An che se le eminenze eccle siastiche parlano di Dio, non per­mettono che Egli parli e tanto meno che agisca attraverso di loro. Egli non può nemmeno rivelarsi attra verso di loro, poiché hanno un'idea istituzionale di Dio che non è in sintonia con l'eterno Padre, ossia con Dio­Padre.

Dio, nostro Padre, si china verso tutti i Suoi figli, verso di te, verso di me, verso ognuno. Egli desidera che ritorniamo nell'eterno Regno, nei cieli eterni. Per questo Egli ci ha inviato Suo figlio, il Coregnante dei cieli, che è divenuto il nostro Re-dentore. Gesù ha personi fica to l'eterno Padre, poiché disse a senso: il Padre ed Io siamo uno. Ciò significa: Io, Gesù di Nazareth, vivo secondo la volontà dell'eterno Pa dre che è nei cieli.

Osserva la vita di Gesù, renditi con-to di come ha vissuto questo gio vane spontaneo e dinamico, che andava di luogo in luogo con i Suoi discepoli sulle strade impolverate, annuncian-do la lieta novella del l'amore di Suo Padre. Egli si sentiva a casa sotto il firmamento, vede va l'operato di Dio in ogni animale, in ogni pianta, istruiva i Suoi apostoli, discepoli e discepole in merito agli aspetti più dettagliati della Legge dell'universo, stando seduto sotto un albero per istruirli, stando in un campo ad annun ciare a migliaia di uomini la lieta novella della vita, ossia il Discorso della Montagna. Salì sulla barca insieme ad alcuni apostoli ed andò al largo del lago di Genezaret e disse chiara mente la verità ai farisei e agli scribi di allora. Gesù non fu quindi un ammini stratore di parole vuote, ma personificò la sponta neità della vita interiore.

Se osserviamo le autorità ec­clesiastiche dei nostri giorni, con i loro titoli e le loro "eminenze", con i loro abiti talari, il loro vestiario e i loro palaz-zi, ognuno do vreb be in fondo rendersi conto che c'è qual cosa che non va. Da un lato il sem plice Gesù di Nazareth, il Figlio di Dio, e dall'altro le "emi nenze", che rap pre sentano qual cosa con "titoli" che non sono stati insegnati da Gesù. Egli non era come sono loro. Gesù non vuole ciò che essi sono. Il modo in cui inse gnano, parlano, agiscono

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e, in fon do, vivono, non corri spon de all'in se gnamento di Gesù di Nazareth.

In un certo senso anch'io, indi­pendentemente dalla mia età, pos so percepire questa forza di Dio eter na e spontanea, l'eterna gio vinezza, la freschezza dello Spirito, la vita che è unica. Chiunque de pon ga sempre più i propri aspetti umani, chi li sacrifica con l'aiuto del Cristo e fa sempre più ciò che è la volontà di Dio, dischiude in sé la Fonte vivente della forza suprema, che è eterna mente fresca, chiara e gio-vane. In fatti, Gesù ci disse: Se guiteMi! Se Lo seguiamo, facciamo ciò che Dio vuole e speri mentiamo in noi, su di noi e attraverso di noi cose simili a quelle sperimentate dal nostro esempio, ossia Gesù, il Cristo. Non è quindi necessario che tu parli molto di Dio. Fai ciò che Gesù ci ha co mandato ed aff erma il giovane spontaneo, Gesù di Nazareth; in tal modo troverai gioia nel compiere ciò che Dio vuo le. Non sarai più una persona che imita gli altri, dipendente da tante parole vuote, bensì un giovane spontaneo, che rende sempre onore a Dio nei propri pensieri e nel pro prio com portamento, chieden dosi: come si sarebbe comportato Gesù in questa o in quella situa zione; che cosa mi vuole dire nel mio com portamento, tramite i miei pensieri e i miei desideri?

Caro fratello, non orientarti sul Dio antiquato di cui parlano le emi nenze ecclesia stiche, ma fai risor gere il Cri-

sto in te. Egli, il giovane uomo, vuole accompa gnarti.

Dio non è quindi destinato sola­mente alle persone anziane. Dio è per i giovani, Dio è per i co siddetti adulti, Dio è per le per sone anziane. Dio è sempre pre sen te e si dona sempre totalmente. SperimentaLo e viviLo, seguendo Gesù; in tal modo avrai al tuo fian co consape­volmente il migliore Amico.

Il giovane:Quello che dici mi tocca. Si sen te

che racchiude in sé una cer ta vastità, una prospettiva!

Sentendo tutte queste cose e la-sciandole agire su di me, mi vie ne un pensiero: In­che­modo­posso­integrare­nella­mia­vita­ciò­che­Gesù­desidera­da­me,­ossia­mett­erlo­in­sintonia­con­la­mia­vita­quo­tidiana­nell'esteriore?­Non­sono­forse­due­mondi?­Gesù­è­al­mio­fian­co­anche­quando­mi­rivolgo­verso­cose­che­fanno­parte­della­vita­di­noi­giovani?

Io­suono­la­chitarra­e­faccio­musica­con­gli­amici,­ossia­abbiamo­for­mato­una­ piccola­ band.­ Gabi,­ dopo­ tutto­quello­che­hai­detto,­possia­mo­suo­nare­ancora­il­rock?­Pos­siamo­ancora­suonare­e­ballare?­

Il profeta:Come ti ho già detto, tutto entro una

certa misura e con una meta. Certo che puoi suonare e ballare, se tutto ciò non

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diviene un vizio, ossia se non degenera in eccessi. Perché no?

Il giovane:Sono contento che tu mi abbia

spiegato in questo modo come seguire Gesù di Nazareth. Non si tratta quindi di una vita fatta di privazioni. Mi sembra di compren dere che si possono vivere certe cose, se rimangono entro una certa misura e se non ci si perde in esse.

Sul mio biglietto c'è un'altra doman-da fatta da un altro giovane.

Sono un giovane che da poco ha iniziato a lavorare. Come­ posso­ evi­tare­di­divenire­un­professionista­che­risolve­tutto­solo­con­il­proprio­sapere?

Il profeta:Non c'è niente di male ad essere

un professionista. Al contrario, è bene avere capacità professionali nel proprio lavoro. Una buona so cietà ha bisogno di persone che sap piano svolgere bene il proprio la voro e che conoscano bene il pro prio campo di competenza.

Nella nostra società odierna molte cose vengono risolte con il "sapere". Ci si può comunque chie dere se chi vuol sapere tutto lo "sa" veramente, oppure se desidera solo imporre le proprie idee e i propri desideri personali, che non corri spondono alla sua competenza specifica.

Abbiamo già parlato molte volte dello Spirito spontaneo ed onni sciente, che è in grado di rispec chiarci una soluzione con forme alla Legge, ossia consapevole di Dio, in ogni situazio-ne, in tutte le doman de della vita. Mi ricordo ciò che Liobanì, nostra sorella dai mondi spirituali, ha trasmesso a noi tutti, e in modo particolare a voi giovani, per esempio nel libro "LIOBANÌ – Io spiego – metti in pratica?" Essa vi spiega in che modo potete dischiu dere in voi l'Aiutante e Consigliere interiore, trovando con il Suo aiu to la soluzione a determinati pro blemi e la risposta a molte do mande, sia nel campo della scuola, sia in quello professionale o nel tempo libero.

Per la nostra attività professionale vale ciò che riguarda anche ogni altra cosa che facciamo: se la com piamo con il nostro ego, che vuole sempre mettersi in mostra, gonfiarsi ed avere ragione, prima o poi giun geremo ai nostri limiti umani. Con il nostro intelletto non vediamo al di là dei limiti, ossia al di là delle mura dell'orizzonte del nostro sapere. Di conseguenza, facciamo qualcosa che crediamo possa essere la soluzione. In seguito dobbiamo però rico noscere che la nostra soluzione ha portato al fal limento. Questo è ciò che spe ri mentiamo attualmente nel campo dell'economia. Ovunque volgiamo il nostro sguardo, pos siamo notare che molte cose sono negative: è il riflesso

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delle mura delle nostre idee o dei programmi del sapere, il riflesso del nostro ego.

Se Dio per noi non è un Dio an ­tiquato, ossia se non è un pezzo di an-tiquariato che mettiamo in un angolo e che non ha più niente da dirci in merito alla nostra vita, ci renderemo conto che l'intelletto ha sempre dei limiti, poiché è qual cosa di acquisito, di appreso. L'intelli genza, che è DIO, conosce ogni cosa e ci aiuta in ogni situazione, se ci abbandoniamo allo Spirito spon taneo che ci aiuta, adem pien do passo per passo la Sua volontà, che cono sciamo dai Dieci Coman da menti e dal Discorso della Mon tagna. Così facendo, la nostra co scienza si amplia e troviamo accesso all'Aiutante e Consigliere interiore, allo Spirito del Cristo­Dio in noi. Quindi, se fai questi passi, di vieni uno specialista nel tuo campo professionale che lascia agire attraverso di sé l'in telligenza, DIO, ossia che mette l'in telletto, il sapere specialistico, al servizio dell'intel li­genza DIO. A po co a poco, lo spe cialista riesce a ve dere al di là dei limiti, al di là delle mura dell'in tel letto, e trova una so luzione dopo l'altra, cioè passi che l'intel lettuale, ossia chi possiede so lamente sa pere, non conosce, pro­prio per ché si basa soltanto sul pro prio sapere, su ciò che ha appreso.

Il senso della vita è, quindi, di istruire la nostra mente, di svilup pare le nostre

capacità e le nostre qualità, unendole tuttavia con l'intelligenza, DIO, in modo che lo Spirito spontaneo, eterno e onni­scien te possa usare il nostro sapere professionale come stru mento per una società buona, etica ed elevata.

Il giovaneOra ho una domanda di estrema

attualità per molti di noi:Che­cosa­pensi­in­merito­all'ami­cizia­

tra­una­ragazza­e­un­ragazzo?

Il profeta:Avere buoni amici è veramente un

dono che non si dovrebbe so lamente conservare, ma anche col tivare, es-sendo per loro e con loro. I buoni amici condividono gioie e dolori. Essi si aiutano reci pro camente. I buoni amici sono una comunità aperta di amici, nella qua le ognuno può entrare, se è sincero e disposto a coltivare un rap­porto amichevole. In una buona ami-cizia si sviluppano forze positive. Dalle amicizie possono sca turire amici che si aiutano a vicenda e ne può conseguire una crescita interiore più rapida.

Esistono buone amicizie anche tra ragazzi e ragazze, se l'uno o l'al tra non allacciano subito un legame a causa dei forti desideri sessuali. L'ordine della creazione divina prevede che l'uomo e la donna si uniscano fisicamente quan-do entrambi desiderano un bambino. Questa è una m e t a di un'eti ca e di una morale superiori per noi uo mini

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in una società con valori etici e ben funzionante.

Sempre più persone compren­dono a poco a poco che esiste la rein carnazione, che è stata negata a torto per secoli dalle chiese uffi ciali; e quindi credono alla rein carnazione dell'anima; ciò comporta, natu ral­mente, che por tia mo con noi in questa esistenza terrena programmi ne gativi pro venienti da esistenze precedenti, per esempio anche il desiderio di avere rapporti fisici, ossia la ses sualità. In una persona questo desiderio è più marcato, in un'altra meno. L'uno ha desideri sessuali molto forti nel mondo dei propri pensieri, l'altro ha il desiderio di rilassarsi attra verso la sessualità o di legare a sé il partner tramite la vita sessuale. Esistono molti tipi diversi di legami. Tuttavia, ogni legame, anche la sessualità, vuole qualcosa per sé, per l'ego o per il proprio corpo. L'uno vuole vivere continuamente la sessualità per rilassare i propri nervi oppure per go-dere degli stimoli dei nervi, un altro è in grado di sod disfarsi solamente negli ec cessi fisici, ossia nelle forme estreme dei rapporti fisici. Altri ancora hanno dei sensi di colpa dopo aver avuto un rap porto fisico, nel caso in cui abbiano sfruttato egoisticamente il partner nel rapporto. Qual siasi livello di rapporto fisico ci sia, dob biamo sempre chie-derci: qual è la radice di questa spinta? Con tinuan do a esercitare le pratiche

sessuali voglio divenire una per sona che fa sfoggio del sesso, oppure voglio svi­luppare valori etici e morali, cercando di ricono scere le cause della mia spinta, per elabo rarle poi a poco a poco?

Nella nostra epoca non si può dire: puoi unirti sessualmente a un ragazzo o a una ragazza sola mente quando vi sposate e desi derate un bambino. Se ciò fosse così semplice, ossia se fosse così fa cile da realizzare per i presupposti presenti in noi, sarebbe bello, poi ché entrambi sarebbero collegati dall'a-more che dona e che riceve e la loro felicità nel matrimonio reste rebbe priva di ombre. Dato che ognuno porta con sé in questa in carnazione più o meno desideri ses suali, per molte persone è ne cessario uno sforzo enorme per adempiere al principio di cui abbia mo parlato. Alcuni ci riescono; dipende dalle tendenze che abbia mo portato con noi e anche dalla meta che ognuno si è riproposto per la propria vita; altri non ci rie scono, poiché hanno porta-to con sé programmi che agiscono in modo corrispondente. Tuttavia, ciò non dovrebbe servire come giustifi cazione, dicendo a senso: "Ho por tato con me programmi sessuali più forti e quindi devo praticare la sessualità. In fondo, non la posso semplicemente reprime-re". E' giusto che essa non dovrebbe essere re pressa, poiché ciò che viene re presso non è stato elaborato. Dob­biamo co munque ripetere che si tratta di trovare la radice della ses sualità

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eccessiva, per eliminare questa causa di base, dalla quale affiora l'energia corrispondente.

Non dovremmo condannare al cun uomo, né il suo modo di pensare e di agire. Tuttavia, ognuno ha la pos-sibilità di nobi litarsi passo per passo, analizzando a poco a po co il mondo dei programmi che ha por tato con sé ed elaborandolo invece di ingrandirlo, continuando a prati carlo fino a perdere la ca pacità di soppesare e di trovare la giusta misura, cioè la propria co scienza, e abbandonandosi invece alla vita ses-suale, senza preoc cu parsi di come si senta chi viene uti lizzato a tale scopo per essere poi eventual men te messo da parte, sia nel ma trimonio, sia nelle ami cizie basate sulla sessualità. Chi ha una coscien za rifletterà sempre, chie­den dosi che cosa può causare con una ses sualità eccessiva, sia dentro di sé sia nel suo prossimo, e se il suo modo di agire è in sintonia con il rispetto per se stesso e per il pros simo.

I legami vengono spesso stretti tra-mite la sessualità. Dal numero di divorzi esistente oggi si può dedurre se questo "amore" sia suffi ciente per fondare una fami glia, se questo "amore" resista anche nell'educazione dei bambini e se questo "amore" sia in grado di arri vare fino ad un'età avanzata.

Chi vuole creare una famiglia dovrebbe chiedersi: qual è la mia motivazione? Per essere in grado di coltivare un buon matrimonio e una

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buona famiglia è necessario l'affetto interiore; l'attrazione basa ta solo su una sessualità della quale non si può fare a meno – che possia mo chia ­mare semplice men te sesso – non è certamente una buona base. Un buon matri monio ha bisogno di una buona dose di tolleranza, di compren sione reci pro ca, di bene volenza, che è, in fon do, il dare e ricevere, che si esprime poi anche nell'unione fisica.

Esistono quindi molti tipi di ami-cizia tra un ragazzo ed una ra gazza. Se si tratta di una vera ami cizia, sarà un collegamento tra due persone che non è deter minato dalla sessualità. Se si tratta di un'amicizia basata sulla ses sualità, essa sarà caratterizzata da ciò che ho elencato. Se è una vera e pro fonda amicizia interiore, senza il desiderio assil lante di lasciarsi andare nella ses sualità, amplian dola ed inten­sificandola, ne po trebbe derivare un buon matri monio e quindi una buona famiglia, se si sa come col tivarli.

Chi inizia un rapporto di coppia o un matrimonio e crea una fa miglia dovrebbe essere consape vole della responsabilità che ciò com porta. Quan-te sofferenze e pene in teriori e anche esteriori sono causate da matrimoni iniziati in modo superficiale!

Secondo la Costituzione, il ma­trimonio e la fa miglia sono tutelati in modo par ticolare dallo Sta to. Tuttavia, come sono le cose in real tà? Il matrimo-nio e la famiglia vengono tutelati dallo

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Stato – e quale matrimonio? Oggi quasi una coppia su tre ricorre al divorzio e si contrae poi un secon do, un terzo e un quarto matri mo nio. Si formano per breve tempo fa miglie dalle quali nascono dei figli e, poco dopo, questa famiglia si divide.

Conosco il seguente caso: una giova-ne coppia desiderava da molto tempo un figlio. Il bimbo tanto desiderato da entrambi è venuto al mondo ed ha ora un anno e mezzo. Il marito si separa improv visamente dalla famiglia e si tro-va un'amica, con la quale va a vivere. La madre, con il bimbo di un anno e mezzo è ora da sola e deve ricor rere agli aiuti sociali, poiché il ma rito non è in grado di mantenere la propria famiglia e se stesso, vivendo se parato.

In questo caso concreto ci si può chiedere: quale matrimonio o quale famiglia vengono tutelati dallo Stato – il primo, il secondo o il ter zo? In che modo lo Stato pro tegge, per esempio, la madre che vive ora da sola col figlio piccolo? La via d'uscita per queste due persone è forse co stituita dal­l'assistenza sociale? Se è così, questo significa per me essere emarginati. Tut-

tavia, il marito vive con la parte del suo stipendio, che gli spetta per diritto, con un'amica che con divide eventual mente con lui i propri guadagni. Chi condivide con la madre sola e con i figli?

Che cosa dice lo Stato in merito? E' in grado di dire qualcosa? Può introdurre legalmente diritti a tutela della donna abbandonata, madre di figli piccoli? Gli uomini di Stato, i politici, non possono dire nulla in merito, poiché essi – che rappre sentano lo Stato e quindi il po-polo – sono forse migliori? Se gettiamo uno sguardo nella vita privata di alcuni politici, vediamo che molti hanno già divor ziato una o più volte, si sono ri­sposati due o tre volte o vivono insie­me a un'amica. Alcuni man tengono il matrimonio o la famiglia per salvare le appa renze, colti van do allo stesso tempo un rap porto con un'altra donna.

Gli uomini di Stato, i politici, non si devono preoccupare per il lo ro primo, secondo o terzo matri monio conclu-sicon il divorzio; i loro stipendi sono in genere così alti, che potrebbero permettersi un quarto o un quinto divorzio e ini ziare eventualmente un nuovo ma trimonio.*

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* Ho chiesto ad un giurista come si possa conciliare il comportamento dei politici con la Costituzione. Egli mi ha risposto che il matrimonio e la famiglia sono valori parti-colarmente importanti per la Co stituzione. La Corte Costituzionale ha stabilito che il matrimonio debba essere considerato come una "comunità di vita per principio inscin-dibile". Il diritto civile prevede addirittura

espressamente che "il matrimonio viene concluso a vita". La Corte Costituzionale stabilisce inoltre: "I due coniugi possono tuttavia fallire nel compito di vivere in que-sta comunità personale per tutta la vita, sia a causa di disgrazie, sia anche a causa di problemi di cui devono rispondere o a causa di al tro. I matrimoni possono rompersi senza che le leggi dello Stato siano in grado

I politici costituiscono, quindi, un esem pio nell'osservare la Costitu zione, che in fondo essi rappre sentano? Come può un popolo es se re mi gliore, se gli uomini di Stato, i politici, sono a volte peggiori del popolo stesso? Certa mente anche le istituzioni ecclesia stiche hanno benedetto questi matri moni; la chie sa non ha forse ac cettato la promessa di fedeltà fatta dai co niugi? Le emi nenze eccle siastiche che hanno benedetto questi matri moni, testimo-niando la loro pro messa di fedeltà, invece di richia mare questi uomini di Stato all'etica e alla morale, spiegando loro che, in ba se ai princìpi cristiani, il sa cramento, o rispettivamente la pro­messa, mantiene la propria validità, se ne stanno insieme a questi politici nei ranghi più elevati, "allar gano i loro filatteri ed allungano le frange" e permettendo, in fondo, che coloro che "siedono ai posti d'onore nei conviti e i primi posti nelle sinagoghe", incluse le autorità eccle siastiche, si compor tino di nuovo come 2000 anni fa, quan do Gesù definì "ipocriti" gli scribi e i fari-sei, dicendo: "rasso migliate a sepolcri imbiancati; essi all'esterno so no belli a

vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni pu tridume."

L'impegno preso con la chiesa ri-guardo al matrimonio prevede che si dovrebbe rimanere fedeli "fino a che la morte non vi separi". Se gli stes si politici, che sono a capo del popolo e della Costituzione, non si atten go no a questa promessa, chi altri lo do­vrebbe fare? E' meglio non orientarsi su nessuno di loro come esem pio, né sulle autorità ecclesiastiche, né sugli uomini di Stato, nemmeno se chia-mano il proprio partito "cristiano". Il ma trimonio concluso in chiesa diviene forse una frode? Forse l'insegna mento cristiano in merito al ma trimonio vale solo per il popolo e non per i politici? Infatti, le au torità ecclesiastiche se ne stanno nei ranghi superiori insieme a tutti coloro che hanno commesso adul­terio. Quante volte si parla dell'eti ca, che ha come oggetto il com portamento morale dell'uomo, os sia il buon costu-me? Dov'è ri masta, dal momento che nem meno i politici, né le eminenze ecclesia sti che, si attengono ad essa?

Secondo il dizionario, etica si gni­fica "l'insieme delle norme e delle

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di mantenerli o di ristabilire la loro unità. La legge costituzionale che prevede la tutela del matrimonio non garan tisce quindi un matrimonio a vita in modo astratto, bensì in base all'ideologia vigen te. In base a ciò, la Costituzione si basa sull'immagine di un matrimonio civile e di diritto "segnato dal mondo", che pre vede anche che i coniugi possano di vorziare ..."

L'"ideologia vigente" viene definita in modo essenziale anche dai politici re spon sabili. Se essi prendono sempre meno sul serio il valore fondamentale del matrimonio, indeboliscono in tal modo la Costituzione che essi rappre-sentano. Essi sono i rappresentanti di valori fon damentali che essi stessi non rispettano. Hanno quindi una gran parte di re sponsabilità per il declino della morale pubblica.

massime del buon costume, basate su un atteggiamento consa pevole della propria responsa bilità." Sia l'etica di un popolo, sia quella di una categoria di persone che eserci tano la stessa professione, sia quella delle azioni del singolo, dovrebbe essere guidata dall'etica cristiana. Se prendiamo tutto ciò a senso, o addirittura alla lettera, ci rendiamo conto che il buon costu me non solo sta decadendo, ma che è già deca duto.

Cari giovani, ognuno ha il libero arbitrio di accettare un'etica e una morale superiori, ossia i princìpi per un comportamento morale e onesto. Chi parla di etica cristiana e non si at-tiene ad essa è il peggior esempio per i giovani. Se volete con tribuire a creare una società etica e morale migliore, una società con valori più elevati, non orienta tevi né sugli uomini di Stato, sui politici e sul loro comportamento, né su qualsiasi altra persona, bensì, come già detto, su Gesù di Nazareth.

Il giovane:Gabi,­potresti­ripetere­ancora­una­

volta­i­passi­per­sviluppare­valori­etici­e­morali­più­elevati?­Credo­che­siano­importanti­per­noi.

Il profeta:Volentieri, Martin. Rivediamoli an-

cora una volta.

Come possiamo, allora, svilup pare valori etici e morali più elevati passo per passo?

Ripeto:Sforzati di ascoltare i tuoi simili e cer-

ca di dare loro una risposta sin cera. Non darti tanta impor tanza nei colloqui. Non essere una per so na che vuole sempre saperla meglio, ma rifletti, chiedendoti se sei vera mente all'altezza della do­manda e se sei in grado di aiutare e servire con una risposta.

Mantieni pulito il tuo corpo. Sfor zati di portare vestiti puliti e ordinati.

Saluta i tuoi simili con pensieri e pa-role aperti e sii consapevole che anche tu desideri essere salutato nello stesso modo: con un viso chia ro e aperto.

Quando sei a scuola o al lavoro, non prenderti gioco dei tuoi inse gnanti o delle tue insegnanti o dei tuoi supe-riori, né dei tuoi compagni o dei tuoi colleghi. Saresti forse contento se essi ridessero di te?

Mangia e bevi con buone ma niere nella consapevolezza che il cibo e le bevande che consumi sono un dono fatto dal Creatore ai Suoi figli umani tramite la Madre Terra. Tratt a bene gli animali, le piante, tutta la natura, ossia nello stesso modo in cui vorresti essere trattato anche tu. Infatti, tutte le forme di vita del la natura hanno sentimenti e sensa zioni, poiché portano in sé la vita, la facoltà di sentire e per ce pire. Sii consapevole che la Madre Terra ti ha

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donato il tuo corpo fisico. Chi rispetta se stesso e mantiene pulito il proprio corpo, apprezza e rispetta anche la Madre Terra. Non farà volutamente alcun male né agli animali, né alle piante. Ri spetterà anche i minerali e non li sfrutterà.

Quando incontri una persona non giudicarla, sia che tu la conosca, sia che ti sia estranea, poiché la sua condizione attuale corrisponde al suo attuale livello di coscienza; è la sua individualità. Ogni uomo pensa e vive come è al momento; è la sua immagine personale, che egli de termina con i suoi pensieri e con i suoi desideri e così si presenta a te e ai suoi simili; si veste anche in modo cor-rispondente e arreda la propria dimora allo stesso modo; vive e si comporta in modo corri spondente dentro di essa. Ogni uo mo è diverso dall'altro. Questa diversità la definiamo come livello di coscienza del singolo. Anche tu sei di-verso dai tuoi simili. Tu hai il tuo livello di coscienza, gli altri hanno il loro. Quale dei due è quello "giusto"? Secondo la Legge divina, nessuno dei due, poiché ognuno mette più o meno in mostra le pro prie tendenze negative, ossia ciò che gli è "proprio", ciò che è in lui. Pertanto, ognuno parla, giudica e condanna solo in base ai propri errori, divenendo così il giudice di se stesso. Gesù disse in merito: "Non giudicate, per non essere giudicati. Infatti, con il criterio con cui giudicate sarete giudicati voi stessi; e

con il metro con cui misurate, sarete mi surati voi stessi".

Non inviare ai tuoi simili pen sieri carichi di odio e di invidia, poiché nemmeno tu vuoi che gli altri lo fac-ciano con te.

Lascia la libertà ai tuoi simili. Non costringerli a fare ciò che vor resti o che potresti fare tu stesso.

Aiuta il tuo prossimo, quando ri-conosci che ha bisogno di aiuto e ti chiede di farlo. Tuttavia non metterti in mostra per questo. Fallo con umiltà e non pretendere da lui nemmeno un ringraziamento.

Non entrare nel tempio, nella sfera personale del tuo prossimo, cercando di cambiarlo come tu credi che sa rebbe bene per lui. Cambia tu te stesso e im-para a rispettare la tua vita; in tal modo avrai anche ri spetto per i tuoi simili.

Quando conosci un ragazzo o una ragazza, chiediti per quale sco po. E' forse la sessualità, per sod disfare i tuoi desideri assillanti? Allora chiediti come ti sen tiresti se tu venissi usato per lo stesso scopo.

Un buon amico, una buona ami ca, sono persone che non preten dono nulla per se stesse, ma danno invece ciò che si aspettano per sé. Questi sono gli amici di cui ti puoi fidare. Tuttavia tu stesso devi dive nire un tale amico, una tale amica. Le amicizie basate sulla sessualità, senza il rispetto recipro co, possono dare origine a un breve rap-

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porto, ma mai a un buon matrimonio duraturo.

Per un buon rapporto di coppia o per un matrimonio duraturo è necessario di più. Chiediti conti nua mente su che cosa è basata la tua amicizia: sulla sessualità oppu re sul valore etico del rispetto reci­proco? Per un buon rapporto di coppia è necessaria la fedeltà. Sei veramente in grado di essere fedele al tuo prossimo? Dirai "Non lo so, poiché non posso dire oggi che cosa mi capiterà domani".

Da numerosi colloqui avuti con co­niugi ti posso dire: se non perdi mai il rispetto di te stesso e anche il tuo part-ner si comporta nello stesso modo, sai già oggi come ti com porterai domani, qualsiasi cosa si presenti. Per un buon rapporto di coppia e un matrimonio è quindi necessaria la vera fedeltà. Da questa autentica fedeltà dovrebbe svilupparsi l'amore più elevato, ossia l'amore reciproco e non l'amore egoi-stico che si serve del prossimo come di un oggetto, per darsi importanza, per mettersi in mostra, per i propri desideri, per comodità e così via. L'amore elevato è la gioia nel vede re il compagno o la compagna che, gra zie al rispetto per se stessi, non si lasceranno mai andare, né per quanto riguarda l'aspetto fisico, né nel vestire, né nei colloqui che tengono insieme, né in società.

Abbiamo sentito che ognuno ha una propria immagine, che corri sponde al proprio livello di co scienza. Se questa immagine assu me un aspetto curato,

ordinato e piacevole – e se entrambi i partner lo fanno – essa può diventare un'im magine amata; entrambi vedono volentieri l'altro, gli vogliono bene e desiderano essere con lui. Da ciò deri-vano la fedeltà e l'amore.

La base per un buon matrimonio è sempre l'affetto, dal quale deriva il collegamento e non il legame.

Un buon collegamento nel ma­trimonio si manifesta anche nel fatto di poter parlare insieme di ogni cosa e di organizzare insieme la vita nel ma-trimonio e in famiglia. In tal modo si può anche parlare ad altri del proprio matrimonio e della famiglia, dato che non esistono segreti, non c'è nulla che separi o leghi, non esiste nulla che gli altri non possano sapere. In un buon ma trimonio regna la libertà; e la li bertà può nascere solamente dalla fedeltà, grazie alla quale ognuno può fidarsi dell'altro; è un rapporto costante, che non è stato ottenuto e non viene man-tenuto con la sessualità, ma nel quale si aspira insieme a raggiungere i valori su periori che ci sono stati insegnati da Gesù e che Egli ha vissuto come esem-pio per noi. Da ciò deriva, tra l'altro, uno scambio positivo in buoni colloqui, nell'essere l'uno con l'altra e per gli altri; i due partner immettono nella comuni-tà i valori interiori che portano in sé, che sono sempre caratterizzati dall'al trui­smo, sono cioè disinte ressati; per tanto, essi si impegnano in mo do attivo, non solo in famiglia, nella comunità di vita

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o nel proprio am biente, ma anche nel grande Tutt o per il bene di tutti. Essi conducono una vita che porta frutti, che li appaga e li rende felici. Anche se si uniscono fisicamente, ciò non è determinante, perché non usano il rapporto fisico per trattenere e legare il partner, per rilassarsi o per altri scopi. Un tale matrimonio è aperto per una grande famiglia, nel la quale vivono ed operano in sieme persone dagli stessi intenti, come in cielo, così in terra.

Voi giovani tenete presente che entrambi, sia l'uomo che la donna, hanno un livello di coscienza di verso. Ogni livello di coscienza, an che i valori etici e morali più ele vati, ossia i princìpi della nostra vita, si esprimono sempre in im magini.

In molti colloqui ho fatto l'espe­rienza che non è bene vivere il matri-monio in uno spazio molto ristretto. Sarebbe molto meglio – se fosse possibile – che ogni partner avesse il proprio regno, ossia la pro pria stanza o diverse stanze, che può arredare in modo personale. Se possibile, ognuno do vrebbe anche avere un proprio ba­gno. Se vengono al mondo dei bambini, sarebbe bene che anch'es si avessero il proprio piccolo regno. Ognuno di noi – anche i bambini – ha una pro-pria immagine indivi duale, co stituita dal proprio modo di sentire, pensare, parlare, agire e volere. Por tiamo questa nostra immagine individuale anche nel

no stro appar ta mento, dandogli forma, ossia dandogli un'impronta.

La donna, quale principio fem minile della creazione, ha per sua natura un'immagine di com portamento, ab-bigliamento e arre damento diversa da quella dell'uo mo. La donna, la madre che, in base alle proprie quali-tà, si dedica in genere maggiormente all'arredamento della casa o si intrat­tiene nell'appartamento più spesso e più a lungo, per esempio, del ma rito che lavora fuori, arrederà le stanze, l'appartamento, in base all'im magine della propria coscien za. Per quanto un rapporto di cop pia o un ma tri monio possa es sere buono, se la mo glie crea la propria immagine nell'apparta men to e il marito, ve nendo a casa, immette la propria immagine in quella della don-na, appoggiando una certa cosa in un determinato posto oppure spostan do qual cosa, che non corri sponde quin di più all'imma gine della donna, tutto ciò costituisce sempre "una pic cola ferita" per la donna. Que sti eve nti, che presi singolar mente sono insigni ficanti, nel corso del tempo possono essere causa di dissidi e in seguito di gravi litigi. In tal caso l'uno rifiuta l'altro e si può even-tualmente arri vare ad una separazione.

Ciò può essere evitato se ognuno ha il proprio regno, nel quale si può esprimere individualmente. Chi ha rispetto per se stesso rispetterà an che il regno dell'altro.

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Se l'uomo e la donna hanno svi­luppato prima i valori etici e morali più piccoli e in seguito quelli più ele-vati, come per esempio la fe del tà e un amore più elevato, che por tano l'uomo ad amare l'imma gine di sua moglie e la donna quella del marito, entrambi hanno gioia reciproca, poiché il loro com por ta mento è dettato da norme eti che e morali ad alto livello. Da ciò risul ta anche il senso di respon sabilità per i figli. Chi coltiva questa consa­pevolezza di un'etica e di una mora le superiori non porta respon sabi lità solo per la piccola famiglia, ma è un buon respon sabile anche nel campo del lavo-ro e ci si può fi dare di lui. Tali persone non si iso lano dalla società; hanno veri ami ci e col tivano queste amicizie. Sono per sone competenti che por tano nella società una consape volezza basata su valori interiori che la so cietà odierna non conosce più.

Coloro che hanno valori e ideali elevati non diranno mai: "Mia mo glie è invecchiata o mio marito è invecchia-to e quindi mi cerco un partner più giovane". Chi ha l'im pronta di norme etiche e morali elevate trova una nuova conquista in ogni stagione della vita. Dipende solo da come si sfruttano le stagioni della vita. Nell'autunno della nostra vita possiamo con qui stare tante cose positive, come un tempo nell'e-state della nostra esi stenza. Dipende solo da come sfrutti amo le giornate, da ciò che faccia mo con le stagioni

della nostra vita. Chi ha rispetto di se stesso non rim piange né la primavera, né l'estate della vita, poiché ha vissuto in mo do appagato tutte e due le fasi di vita. Le persone che hanno questi valori mantengono la fedeltà.

Se gli uomini di Stato fossero di buon esempio in questo senso, i gio vani ne potrebbero trarre van taggio. Lo Stato non avrebbe più bi sogno di esigere la tutela dei matrimoni e delle famiglie, ma gli uomini di Stato saprebbero in che modo i matrimoni e le famiglie posso-no divenire stabili e come potrebbero essere tutelati in tutti i campi della vita.

Il giovane:Gabi, ciò che hai detto in merito alle

amicizie, ai rapporti di coppia, matrimo-ni, famiglie e sesso mi sem bra estrema-mente importante, per non ingannare se stessi. Per fortuna c'è qualcuno che può dire a noi gio vani come vanno le cose e cosa conta veramente.

A questo punto potrei porti la do-manda di un altro giovane:

Padre­–­madre­–­figli­–­per­tutta­la­vita?­Devo­proprio­farlo?

Il profeta:Una buona famiglia intatta non è

davvero una prigione a vita, come mi sembra di capire che pensi. Il tipo di famiglia che si trova in ge nere nella nostra società non è la famiglia che in-tendo io. I rapporti familiari dovrebbero

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essere un col legamento, nel senso che i ge nitori mantengono la fedeltà. Co me ho già detto, dove esiste il col le ga mento grazie alla fedeltà, c'è anche la libertà. Se ognuno ha la pro pria libertà, perché è sicuro dell'al tro, può esserci anche una buona comunicazione sincera che colle ga, da cui deriva l'aiuto reci proco. In tal caso, un partner non si aspetterà e non pretenderà sempre qualcosa dall'altro, nem me no per quanto riguar­da una sessualità ec cessiva per rilassarsi e soddisfarsi con il corpo del partner. Anche i figli che nasco no da un tale ma tri monio verranno educati nello stes so modo in cui vivono i partner. Se i figli rea lizzano i criteri dei genitori op pure no, questo dipende da loro, poiché non sappiamo quali ten denze essi portano con sé.

Essere liberi non significa la sciare la libertà all'altro affinché ab bia altri rapporti di coppia, oppu re permet-tersi cosid dette "scappa telle" o altro. Libertà si gnifica rispett o dell'altro e di se stesso.

Se i figli vengono educati in que­sto spirito, hanno una buona ba se di partenza per la propria vita. Di pen de poi da loro se sfrutteranno que sta possibilità. Proprio i bam bini piccoli vogliono genitori che si comprenda-no, che siano disponi bili per loro, che diano loro prote zione e una casa nella quale sentano di essere rispettati e, cosa determi nante, dove ricevano da

mangiare e da bere. Anche i figli più grandi – se lo desiderano – andranno volentieri dai genitori, poiché la loro casa rimane un luogo in cui si sentono a casa, ma non diviene la dimora in cui trastullarsi spesso fino ad età avan-zata. Nella natura è come do vrebbe essere nelle nostre fami glie. Quando gli uccellini sono in grado di volare, si costruiscono il proprio nido. Quando i nostri figli sono in grado di vivere da soli, dovrebbero prendere in mano in modo re sponsabile la propria vita, ciò che hanno portato con sé per questa esistenza terrena. Se hanno un buon fondamento, per esempio nella casa dei genitori, e una buona prepa razione professionale, an dran no a trovare vo-lentieri i geni tori per parlare con loro, ma non per essere un peso per loro in età avanzata.

Dipende quindi totalmente da ciò su cui due persone basano il proprio ma-trimonio: sulla vera fedeltà oppure sul cosiddetto "amore", che trova spesso la propria espressione in un'accentuata vita sessuale. Se due persone basano il proprio matrimonio sulla fedeltà, sulla comprensione e sulla libertà, allora il cosiddetto "per tutta la vita" non comporta una prigionia, ma una vita in comune – che è anche a favore dei propri simili, di una società etica e mo-rale o addirittura di un grande gruppo di famiglie, nel quale diverse famiglie operano insieme per la comunità e per una buona società.

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Il giovane:Un'altra­domanda:­quali­mete­mi­

potrei­porre­in­un'amicizia,­senza­farmi­influenzare­dall'ester­no,­dai­film,­dalla­pubblicità,­da­opinioni?

Il profeta:I contenuti e le mete per una buona

amicizia possono scaturire solo dal mondo dei nostri senti menti e dei no-stri pensieri, se ci chiediamo: che cosa collego con la parola "amicizia"? I film, la pub blicità, le opinioni ci possono dare impulsi che spesso non vanno in senso positivo, poiché, quando l'ami cizia de-genera nella sessualità, non esiste più quel collegamento che valorizza un'a-micizia, bensì un legame all'oggetto dei pro pri desideri. Ognuno ha la libertà di "imbastire" da sé la propria vita: l'ago e il filo per farlo sono costituiti da ciò che noi facciamo con i nostri sentimenti e con i nostri pensieri. Questo è ciò che noi siamo.

Il giovane:Sesso­prima­del­matrimonio­– che

cosa­ne­pensi?

Il profeta:E' una domanda delicata, alla quale

non voglio rispondere né con un no, né con un sì, dato che so che esiste la reincarnazione e, quindi, che abbiamo molte vite alle nostre spalle. E' possibile che in una di queste vite ci siamo cari-cati di cosiddetti programmi di desideri

che entrano anche nella nostra anima. Se l'anima non ha sistemato questi programmi totalmente umani, dopo la morte del corpo essa li port erà con sé nelle sfere di sostanza sottile del l'aldilà. Essa porterà poi con sé nelle successive incarnazioni ciò che non ha sistemato nell'aldilà.

Se il programma di desideri è particolarmente attivo nella costel­lazione planetaria che ha condotto l'anima ad incarnarsi, il giovane, nel quale ribollono e fermentano questi programmi, potrà difficil mente porre freno agli ormoni atti vi che lo spingono. Dipende an cora una volta da come ci com por tiamo nei confronti di questa spin ta, ossia se la lasciamo fluire attra­verso i ner vi negli ormoni sessuali, per praticare poi l'atto sessuale con un qualsiasi partner, oppure se il giovane elabora la sessualità. Come già detto, egli la elabora nella mente, valutando che cosa gli porta il fatto di cercarsi un oggetto per i propri desideri sessuali e chiedendosi se è questa la linea etica e morale di vita che desidera seguire o se non vuole invece staccarsi a poco a poco da questi desideri sessuali as-sillanti. Molte volte avviene che, dopo aver iniziato un'amicizia, l'uno si aspetta la soddisfazione sessuale dall'al tro, il giovane dalla ragazza e la ragazza dal giovane. Ognuno do vrebbe quindi chie-dersi: Dove ci porta tutto ciò? Che cosa vogliamo otte nere in questo modo?

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Vogliamo solo sod disfarci a vicenda oppure vogliamo fondare un rapporto di cop pia o un matrimonio? Inoltre: esso potrà essere duraturo se è basa-to sulla sessualità, o non do vrem mo renderci conto entram bi che esiste un altro tipo di amicizia, ossia un'amicizia aperta, che po trebbe li berarci da que-sta passione sessuale? Da ciò potrebbe svilup parsi un collega mento costante, nel quale ognuno ha rispetto per se stesso e per l'altro.

In generale si può dire che, in tutto ciò che facciamo, ciò che conta è come lo facciamo. Ciò vale per tutti i campi della vita, anche per i rapporti fisici.

Credo che chi legge attentamen te questo libretto dal titolo "Il giovane e il profeta" potrà certa mente trarne ulteriori aspetti sui quali, se lo desidera, si potrà orien tare.

Il dinamismo dei giovani si manifesta in diverse attività, anche nello sport e in hobby di diverso tipo. Proprio i giovani, che si tro vano nel periodo burrascoso della loro vita, potrebbero crearsi un'ami cizia sincera e basata sulla fiducia tramite lo sport; questo anche con l'altro sesso, poiché lo sport o gli hobby orientano spesso gli inte ressi su altre cose e, in tal modo, il "divertimen-to" sessuale passa in secondo piano.

Tuttavia, un giovane non do vrebbe reprimere con lo sport o con i propri hobby i pensieri e i desideri sessuali, ma analizzare quale potrebbe essere la radice della propria spinta sessuale. E'

anche importante che il giovane rifletta sulla sua vita futura, sia ri guardo al campo professionale, sia a quello della famiglia, sia su una vera amicizia, sia sulla società. Se ha una buona cerchia di amici con cui parlare, per esprimere con loro ciò che lo occupa, potrà certa­mente smantellare anche in tal modo alcuni desideri sessuali.

Il giovane:Gettando uno sguardo sul foglio

dei miei appunti mi rendo conto che la pros sima domanda affronta un tema completamente diverso.

Dopo­aver­raggiunto­l'apice­della­società­del­benessere,­vivia­mo­ora­in­un­ periodo­ molto­ dif­ cile:­ disoccu­pazione,­ inquina­mento­ ambientale,­guerre,­ malatti­ e,­ cancro,­ manipola­zione­genetica,­corru­zione­nel­campo­della­po­litica­ecc.­Ci­si­sente­completa­mente­ im­potenti.­ Quale­ potrebbe­essere­la­via­d'uscita?

Il profeta:Noi uomini chiediamo sempre quale

sia la via per uscire da si tuazioni diffi-cili. Spesso ci siamo abituati a dare la colpa agli altri, ad accusarli di essere incapaci,di aver fallito e così via. Tutta-via, fino a che puntiamo il dito sugli altri, tutt o resterà così com'è. Le ondate di di soccupazione, inquinamento, guerre, malattie, manipolazione, clonazione e corruzione continue ranno il loro corso, con alti e bassi. Prima si sente una spin-

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ta di miglioramento, poi le situazioni volgono di nuovo al peggio. Chi o che cosa do vrebbe cambiare, perché la spinta positiva possa restare co stante? De vono forse cambiare solo coloro ai quali attribuiamo la re spon sabilità per questa miseria? O non dovreb be forse prendersi ognuno il com pito di divenire diverso da come sono gli altri al mo mento, svi lup pando norme etiche e morali più elevate?

I giovani potrebbero aspirare a ottenere un'adeguata istruzione e una buona formazione professionale, che ognuno dovrebbe arricchire con buone qualità, nella consapevolezza di apportare il proprio contributo nel-la società, non per arrampicarsi sulla scala del successo facendosi largo con i gomiti, bensì mettendo le propria capacità al servizio del pros simo e del vero bene comune, ossia per il bene per tutti. Una persona che ha valori etici e morali elevati non entrerà mai nel giro della corru zione, ma guada gnerà i propri soldi eserci tando bene il proprio lavoro. Sarà anche a favore della natura e rispetterà la vita degli animali, delle piante e dei minerali, riconoscendo che pro prio gli animali hanno sensa zioni molto sottili e percepi scono spesso molto di più rispetto all'uo mo gros­solano. Una persona con valori etici elevati sa che le guerre non avven gono per caso, ma che rap presentano di fat-to un proble ma di intere ge nerazioni. Infatti, chi crede nella reincarna zione

sa che sui campi di battaglia vengono per petrate car neficine che for mano, a loro volta, un magnete per coloro che non hanno trasfor mato la propria in clinazione belli cosa in un atteggia-mento pacifico. Combatt ere la guerra con la guerra significa ini ziare prima o poi una nuova guerra. Ciò non ri guarda solo un deter minato paese, ma anche il singolo.

Le malattie non si presentano per caso. Esse derivano dalla "riserva" di comportamenti errati, debolezze, errori, ossia aspetti del peccato che l'uomo ha portato con sé da incarna-zioni precedenti e che non smantella in questa esistenza terrena, ma che invece nutre con pensieri, desideri ed azioni, atti rando su di sé in tal modo la pro pria sorte, che può essere costi tuita da malattie, pene, sofferenze e molte altre cose.

Molti uomini non sono quindi incan-tatori di serpenti, ma nutrono invece il serpente del destino. In grandiamo il nostro destino conti nuando a nutrirlo con lo stesso cibo, che è costituito dai nostri sentimenti, dai nostri pen sieri, dalle nostre parole ed azioni. Tutto ciò che è snaturato, ogni forma di dege nera zione, come l'inqui namento ambien tale, la manipola zione genetica, la clona zione, la corru zione e molte altre cose deri vano dal mondo di de-sideri che noi stessi abbiamo immesso. Oppure, Martin, credi che proven gano

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da Dio? Non esiste il caso, e quindi nem­meno una di soccupa zione "ca suale". Dobbiamo sempre chie derci: che cosa si trova alla base per ognuno? Non si può imputare tutto sem plicemente agli impren ditori o ai politici, che in fondo han no ricevuto i voti da molti disoc cupati, i quali sono rimasti per molto tempo a guardare ciò che avviene nell'eco nomia e nella politica e in che modo viene affrontata la re spon sabilità in questi campi.

Il singolo può liberarsi da questo conglomerato di ego puro solo se si unisce ad altre persone dagli stessi intenti, non per ripagare con la stessa arma o con la stessa moneta, ma per ricorrere al Discorso della Montagna, comprendendo il signi fi cato della vita. Proprio nel Di scorso della Montagna ritrovia mo le indicazioni per realizzare un sistema economico duraturo, che può tuttavia essere attuato sola mente da una società con valori etici e morali superiori.

Per questo l'uomo dovrebbe iniziare a impegnarsi per svilup pare valori mo-rali più elevati e questo è un compito che riguarda soprattutto i giovani.

Il giovane:I giovani hanno quindi la pos sibilità

di creare un mondo mi gliore!Gabi, in realtà mi sembra che non

sia poi così complicato. Si tratta in fondo, sempre, di non puntare il dito

sui propri simili, ma di battersi il petto, chie dendosi: cosa voglio fare e come mi voglio comportare?

Ora mi è veramente chiaro quan to sia importante il Discorso della Monta-gna per tutto lo sviluppo dell'umanità, poiché dagli insegna menti del Discorso della Montagna, derivano, come hai detto, i princìpi etici e morali per una società più elevata. Là dove si vive e si lavora in base al Discorso della Mon-tagna, può nascere anche un sistema eco nomico ben fun zionante. Esiste già un gruppo di persone che ci stanno provando.

Il Discorso della Montagna non parla di arti marziali che mirano all'autodi-fesa. Ciònono stante, vor rei porti una domanda per me e per molti miei amici:

Un'arte­marziale,­nella­quale­si­im­para­a­difendersi,­è­contro­il­Di­scorso­della­Montagna?

Per­aspirare­a­princìpi­etici­e­morali­superiori,­mi­chiedo­inol­tre:­ci­si­può­difendere­oppure­si­devono­porgere­entrambe­le­guan­ce?

Il profeta:L'arte marziale, nella quale ognuno

impara a difendersi, è una cosa delicata. Credi che la forza si trovi solo nei mu-scoli e nella tattica di combattimento, ossia di mo vimento?

Chi si orienta sempre più sui Co­mandamenti di Dio e sul Di scorso della Montagna sa che nulla ci colpisce per caso. Porgere en trambe le guance non

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significa ac cettare semplicemente i colpi, poi ché an che Gesù disse a senso al soldato che lo colpì: "Se ciò che ho detto non era giusto, dimostra me lo; ma se era giusto, perché mi col pisci?"

Gesù non si è difeso con le armi o con un determinato tipo di com­battimento. Egli ha usato la parola. Potremmo obiettare che non è servita a niente, perché è morto ugualmente in croce. Non sap piamo, però, se questa parola non sia servita a colui al quale era rivolta. La Sua morte in croce non fu voluta solo da un singolo, ma dalla massa del po polo in subbuglio. La via crucis e la crocifissione di Gesù sono stati e sono i peccati di co loro che a quel tempo non Lo hanno compreso e che non Lo compren dono nemme no oggi. Gesù soffrì quale inno cente, per porta-re ai col pevoli la scintilla della libertà, ossia la scintilla redentrice. Noi tutti non siamo senza peccato. Per questo non dovremmo scagliare la pietra sul nostro pros simo, ma armarci della forza dello Spirito eterno ed affidarci con fiducia a Colui che è l'unico in grado di proteggerci: il Cristo in noi, poiché Egli sa che cos'è bene per la nostra anima.

Se voi giovani apprendete una tecni-ca di combattimento e siete in cammino verso valori etici e morali più elevati, cercate di non usarla per distruggere il "nemico", ma aff rontatelo da un lato con la forza della parola e dall'altro con

un corpo ben allenato – non per fargli del male, ma per fermarlo, anche se fosse solo con una mossa che non lo ferisce, né gli causa sofferenza. Te nere ferme le mani o fermare il corpo non significa tagliare l'orec chio con la spada, come fece Pietro ad un soldato.

Da ciò vediamo che, in base alla Leg-ge di Dio, non esiste alcun di vieto, bensì l'aiuto per riconosce re dove ci portano i no stri sforzi che vanno nella dire zione del peccato e i salti mortali del no­stro ego. Perciò non diciamo: "Non farlo", bensì "Chiediti, che cosa vuoi ottenere e che cosa ti por te­rebbe vera mente per la tua futura vita terre na". Lo Spirito di Dio ci ha dato Comandamenti e non divieti.

Il giovane:Gabi, le giornate sarebbero così

belle se noi uomini le sfruttassimo per vivere secondo i Comandamen ti di Dio e per mantenere la pace tra noi. Mi rendo conto io stesso che ci sono giorni che scorrono in modo armonioso; ma poi nei miei pen sieri si presenta qualcosa di distruttivo e poco buono.

Se il mio sguardo si rivolge verso le cose belle su questa terra, verso le pian-te, gli animali, gli alberi ed anche verso le cose pia cevoli, come il sole, l'aria fresca, allora molte volte mi chiedo: da dove viene tutto ciò? Ci è stato donato per aiutarci a superare in una certa mi-sura la scuola di vita terrena, che a volte

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può essere do lorosa? La­natura­è­così­bella­e­pacifica­in­se­stessa.­E'­grave­che­noi­uomini­la­distrug­giamo­in­grande­misura.­Ciò­ che­mi­ spa­venta­ancora­di­più­è­quando­riconosco­dentro­di­me­ tendenze­mal­vage­ e­ distruttive.­Da­dove­ven­gono?

Il profeta:Hai sensazioni molto sottili, se

racconti che nella nostra vita ci sono giornate belle e poi, di tanto in tanto, giorni meno belli. Nella nostra vita ci sono alti e bassi che si susseguono come il movi mento delle onde. L'ondata che ci porta in alto in una deter minata giornata ci fa rico noscere che la nostra esisten za ter rena è bella e costante, se combatti amo le nostre tendenze negative quando ci troviamo nel punto più basso dell'onda o, come le hai chia­mate tu, le nostre ten denze di struttive; e ciò senza com battere con tro il nostro pros simo, ma chiedendoci: da dove vengono questi livelli bassi delle onde?

Superficialmente si potrebbe dire che si trovano nei geni, in una perso-na in modo più marcato, in un'altra meno. Analizzando più profondamente questa affermazio ne, ci si dovrebbe chiedere: chi li ha immesse nei geni? Se ritornassimo indietro fino all'inizio della storia dell'umanità, ci si presen-terebbe sempre la domanda: chi ha im messo nei geni gli aspetti distruttivi, malvagi? In questa analisi – che non

dovremmo concludere dicendo che si tratta dei misteri di Dio, poiché Dio non ha segreti, ma siamo noi che glieli abbiamo attribuiti – ritroveremmo la reincarnazione, ossia ciò che abbiamo causato nelle incarnazioni precedenti e che non abbiamo elaborato in ve-ste umana oppure come anime nelle sfere di purificazione. Ciò che non è st ato sistemato, ossia le tendenze di struttive, avide di potere, negati ­ ve e malvage che abbiamo porta­ to con noi e che caratterizzano anche i geni del nostro nuovo corpo, pos sono divenire attive in parte o totalmente in questa vita terrena.

Pertanto, chi percepisce in mo do sensibile scopre se stesso.

Proprio la primavera, con le piante che germogliano, gli alberi che fiori-scono e gli animali che sono più vivaci, con i raggi del sole che ci riscaldano e l'aria fresca, ci fa sentire più da vicino la vita. Immagina come sarebbe la terra se fos se spoglia e sassosa, come un deserto, senza i meravigliosi ru scelli e le cascate, senza i mari, i fiumi e i laghi, senza le piante, gli animali e gli alberi – come sarebbe la vita? Anche gli uomini sarebbero spogli e duri come il pianeta. Tuttavia non è così; o non si do vrebbe forse dire che non è a n c o r a così? Molte per sone non hanno infatti una coscienza spo glia e dura, simile a un deserto desolato? Molti pensano solo a distruggere ciò che è bello, ciò che Dio ha donato ai

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Suoi figli umani: la terra mera vigliosa con tutte le sue forme di vita, che è ve ra­mente uno zaffiro nel cosmo materiale. La bellezza della terra fa parte della nostra vita. Tuttavia, se non siamo in grado di vivere, distruggiamo tutto ciò che si trova sulla terra e dentro di essa e, alla fine, noi stessi. L'uma nità si trova su questa strada. Essa sta stermi nando se stessa, poiché inquina e distrugge tutto, incluso il mantello protettivo della terra, ossia l'atmo sfera.

Se credessimo veramente in Dio e non ci limitassimo a dire che cre diamo in Lui, ci renderemmo conto che Dio ha donato a noi, che siamo i Suoi figli umani, un meraviglioso zaffiro, ossia la terra, per farci rico noscere in ogni particolare il Suo amore e il Suo sacro operato, nella consapevolezza che noi non siamo solamente eredi di questa mera vigliosa Terra, con tutto ciò che vi ve su di essa e dentro di essa, ma anche gli eredi dell'eterna Patria, che è infinitamente più bella dello zaffiro, ossia della Terra, con le sue piante, gli animali, gli alberi, l'aria, le acque e gli astri. Senza tutto ciò l'uomo non potrebbe vivere. Se noi rico noscessimo che una luce molto più grande, ossia il Cristo nella nostra anima, ci conduce al di là della nostra morte fisica, nella luce eter na, nella fonte assoluta del l'eter no Essere, non ci limiteremmo a dire che crediamo in Dio, ma faremmo anche ciò che Dio vuole.

Chi fa per una volta lo sforzo di analizzare qual è la volontà di Dio, impara a riconoscere la vera vita nel profondo delle parole del Discorso della Montagna; riconosce anche che il Discorso della Mon tagna racchiude in sé il "miracolo economico", che non può essere fermato né distrutto, che non contempla la disoccu pazione, ma è la base stessa dell'unità e dell'evo luzio ne nelle famiglie, nella vita insieme, nella società, nell'eco no mia.

Ciò che ho appena definito "mi ra­ colo economico" è un sistema econo-mico secondo il cristiane simo delle ori­ gini che si basa, in breve, sulla realiz-zazione dei prin cìpi del Discorso della Mon tagna di Gesù; ciò consiste nel non aspirare solamente a ottenere i pro pri vantaggi, lavorando con la forza dell'ego individuale.

Tu, Martin, e voi giovani, siete, come dice la parola stessa, giovani. Se volete, prendetevi il tempo per esaminare il Discorso della Mon tagna in profondità delle sue pa role, senza leggere soltanto la lett era; riconoscerete che proprio il Discorso della Montagna è un'istru­zione pratica per una vita più elevata su questa Terra.

Molte persone, e soprattutto le eminenze dell'istituzione eccle siastica, definiscono il Discorso della Montagna come un'utopia, come un modo di vivere non adatto a questa terra. Se lo esaminiamo in profondità, ci accor-

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giamo che esso è per la Terra; tuttavia non per la società odierna, ossia non per que sto mondo assetato di potere, con il suo desiderio di combattere, con lo sfruttamento, con i ricchi insaziabili e i più miseri tra i poveri. Il Discorso della

Montagna ci indica in ogni dettaglio ciò che anche il nostro Sta to postula nella Costi tuzione. Se lo Stato avesse rispettato la propria Co stituzione, il nostro Paese si sa rebbe avvicinato di alcuni passi al Di scorso della Montagna.

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