IL PRIMO RE D’ITALIA · dolore che da tante parti d’Italia si leva ver-so di noi”. È...

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Intanto, l’11 gennaio, Vittorio Emanuele II in Parlamento pronuncia il suo più celebre di- scorso: “…non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva ver- so di noi”. È l’inizio di un progressivo riarmo (in spregio al trattato di pace del 1849) che spinge il generale austriaco Gyulai il 29 apri- le a varcare il Ticino e giungere a 50 Km. da Torino. I francesi però sbarcano a Genova il 12 maggio, assumono l’iniziativa e battono gli avversari a Montebello (20-21-maggio) e a Palestro (31 maggio). Qui Vittorio Emanuele, alla testa di un reggi- mento di zuavi francesi, si getta coraggiosa- mente in prima linea: “Nel momento del pe- ricolo il mio posto è insieme ai miei”, escla- ma. Sarà nominato sul campo caporale ad honorem degli zuavi. Napoleone III e Vittorio Emanuele II entrano a Milano. Il 9 giugno il Consiglio Comunale vota per ac- clamazione l’annessione della Lombardia al Regno d’Italia ma Vittorio Emanuele non di- mentica che nel 1849, quando l’esercito pie- montese, sconfitto a Custoza, si ritira a Mila- no, Carlo Alberto al balcone di Palazzo Grep- pi venne sfiorato da alcune fucilate e chiede di radere al suolo quel palazzo (fu però con- vinto a recedere). Seguono (24 giugno) le battaglie di Solferino, vinta dai francesi e quella di San Martino, sostenuta dai piemontesi, sempre col loro Re alla testa. Marinai d’Italia 13 Ma Napoleone III decide per un armistizio che Vittorio Emanuele è costretto a firmare a Villafranca di Verona. Cavour si dimette: è stata sua la grande opera diplomatica e po- litica che porta alla corona sabauda, oltre al- la Lombardia, anche Parma, Modena, l’Emi- lia, la Romagna e la Toscana. Il Re, quarantenne, ha un aspetto fisico pro- vato, ha accumulato peso: è precocemente invecchiato. Di statura sopra la media, occhi azzurri, baffi lunghissimi, naso all’insù, pittori e scultori dovranno contraffare le loro opere per rendere l’immagine di un re giovane e forte! Vittorio è geloso (lo è sempre stato) di Garibaldi, ne ammira l’impresa (dei Mille) ma ne sabota i mezzi di sostegno e finge di igno- rarla. Ma coglie al volo l’opportunità e, rag- giunto l’ esercito ad Ancona, si dirige incon- tro all’Eroe dei Due Mondi che, a Teano il 26 ottobre 1860, lo saluta come “Re d’Italia”. A Napoli entrano insieme in una chiesa per assistere ad una funzione religiosa (7 no- vembre) e sembra che la reliquia di san Gen- naro, baciata dal Re per ben cinque volte, sia andata in ebollizione! Il 18 febbraio 1861 a Torino il primo parlamento italiano decreta che, il 17 marzo successivo, Vittorio Ema- nuele II assuma per sé e per i suoi succes- sori “per grazia di Dio e volontà della nazio- ne” il titolo di Re d’Italia. Il 5 giugno Vittorio fa visita al Cavour (che morirà il giorno seguen- te) ma verrà durante criticato perché non parteciperà ai funerali. e dato figli al sovrano: la contessa Della Rocca, la signora Bensa (erano moglie di membri della corte), la baronessa di Duples- sis, discendente di Richelieu, la “maestrina di Frabosa”, Virginia Rho, i cui figli godranno di ampi appannaggi reali. Ma il cuore batte sempre per Rosa che l’11 aprile 1859 è nomi- nata contessa di Mirafiori e Fontanafredda. R e e Primo Ministro si trovano final- mente d’accordo: bisogna andare a fare la guerra in Crimea. Prima di av- venturarvisi, occorrono consensi e conni- venze con le grandi potenze europee: co- sì, il 20 novembre 1855 il Re parte per Pari- gi e Londra (non prima però di sottoporsi al taglio riduttivo dei suoi celebri baffoni a manubrio). Colà incontra la Regina Vittoria che, dopo un primo giudizio negativo, di- verrà una fan del Re d’Italia. Scrive: “Era uno strano uomo, sregolato, spesso sfre- nato nelle sue passioni, specialmente per le donne, ma coraggioso, prode soldato, con un cuore generoso, onesto, con molta energia e grande forza”. Si sussurra che avrà in moglie Mary di Cambridge, cugina della Regina, la quale però declina e, in una lettera, scrive “so- no incline a chiudere un occhio sulla sua mancanza di educazione… convinta che egli sia una brava persona ma ciò non ba- sta”. Dal suo canto Vittorio taglia corto “troppo profumata”. Il 6 dicembre è di nuovo a Torino e alla do- manda cosa gli fosse piaciuto di più in Gran Bretagna risponde “Miss Flora Macdonald, damigella della regina”. I rapporti con Napoleone III si incrinano pericolosamente dopo l’attentato alla vita dell’Imperatore da parte del rivoluziona- rio italiano Felice Orsini (14 gennaio 1858). Cavour invia una lettera di lode per l’ardo- re e l’audacia del sovrano francese, che si decide così agli accordi di Plombières. A tutti è nota la parte svolta dalla cugina di Cavour, la bellissima contessa di Casti- glione ma pochi ricordano il sacrificio della figlia primogenita ed adorata del Re Vittorio, Maria Clotilde che, in base alla terza clausola del trattato, va sposa al cu- gino dell’imperatore, l’anziano libertino Girolamo Napoleone, il 30 gennaio 1859 nella Cappella Reale di Torino. Il Re pian- ge quando vede partire per Parigi “l’ange- lo di casa Savoia”. Laura Bon e la Rosina non sono le uniche donne ad avere amato 12 Marinai d’Italia IL PRIMO RE D’ITALIA Gli anni del Regno Seconda parte di Paolo Pagnottella Vittorio Emanuele II La Contessa di Castiglione Walter Molino in una tavola della Domenica del Corriere del 1960 celebra il centenario dell’incontro di Teano fra il Re Vittorio Emanuele II e Garibaldi avvenuto il 26 ottobre vicino a Teano e preludio all’Unità d’Italia Maria Clotilde di Savoia nel 1890 (1832-1918) La Regina Vittoria d’Inghilterra Adelaide d’Austria, consorte del Re Vittorio Emanuele II

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Intanto, l’11 gennaio, Vittorio Emanuele II inParlamento pronuncia il suo più celebre di-scorso: “…non siamo insensibili al grido didolore che da tante parti d’Italia si leva ver-so di noi”. È l’inizio di un progressivo riarmo(in spregio al trattato di pace del 1849) chespinge il generale austriaco Gyulai il 29 apri-le a varcare il Ticino e giungere a 50 Km. daTorino. I francesi però sbarcano a Genova il12 maggio, assumono l’iniziativa e battono gliavversari a Montebello (20-21-maggio) e aPalestro (31 maggio).Qui Vittorio Emanuele, alla testa di un reggi-mento di zuavi francesi, si getta coraggiosa-mente in prima linea: “Nel momento del pe-ricolo il mio posto è insieme ai miei”, escla-ma. Sarà nominato sul campo caporale adhonorem degli zuavi.Napoleone III e Vittorio Emanuele II entranoa Milano.Il 9 giugno il Consiglio Comunale vota per ac-clamazione l’annessione della Lombardia alRegno d’Italia ma Vittorio Emanuele non di-mentica che nel 1849, quando l’esercito pie-montese, sconfitto a Custoza, si ritira a Mila-no, Carlo Alberto al balcone di Palazzo Grep-pi venne sfiorato da alcune fucilate e chiededi radere al suolo quel palazzo (fu però con-vinto a recedere).Seguono (24 giugno) le battaglie di Solferino,vinta dai francesi e quella di San Martino,sostenuta dai piemontesi, sempre col loroRe alla testa.

Marinai d’Italia 13

Ma Napoleone III decide per un armistizioche Vittorio Emanuele è costretto a firmare aVillafranca di Verona. Cavour si dimette: èstata sua la grande opera diplomatica e po-litica che porta alla corona sabauda, oltre al-la Lombardia, anche Parma, Modena, l’Emi-lia, la Romagna e la Toscana.Il Re, quarantenne, ha un aspetto fisico pro-vato, ha accumulato peso: è precocementeinvecchiato. Di statura sopra la media, occhiazzurri, baffi lunghissimi, naso all’insù, pittorie scultori dovranno contraffare le loro opereper rendere l’immagine di un re giovane eforte! Vittorio è geloso (lo è sempre stato) diGaribaldi, ne ammira l’impresa (dei Mille) mane sabota i mezzi di sostegno e finge di igno-rarla. Ma coglie al volo l’opportunità e, rag-giunto l’ esercito ad Ancona, si dirige incon-tro all’Eroe dei Due Mondi che, a Teano il 26ottobre 1860, lo saluta come “Re d’Italia”.A Napoli entrano insieme in una chiesa perassistere ad una funzione religiosa (7 no-vembre) e sembra che la reliquia di san Gen-naro, baciata dal Re per ben cinque volte, siaandata in ebollizione! Il 18 febbraio 1861 aTorino il primo parlamento italiano decretache, il 17 marzo successivo, Vittorio Ema-nuele II assuma per sé e per i suoi succes-sori “per grazia di Dio e volontà della nazio-ne” il titolo di Re d’Italia. Il 5 giugno Vittorio favisita al Cavour (che morirà il giorno seguen-te) ma verrà durante criticato perché nonparteciperà ai funerali.

e dato figli al sovrano: la contessa DellaRocca, la signora Bensa (erano moglie dimembri della corte), la baronessa di Duples-sis, discendente di Richelieu, la “maestrinadi Frabosa”, Virginia Rho, i cui figli godrannodi ampi appannaggi reali. Ma il cuore battesempre per Rosa che l’11 aprile 1859 è nomi-nata contessa di Mirafiori e Fontanafredda.

R e e Primo Ministro si trovano final-mente d’accordo: bisogna andare afare la guerra in Crimea. Prima di av-

venturarvisi, occorrono consensi e conni-venze con le grandi potenze europee: co-sì, il 20 novembre 1855 il Re parte per Pari-gi e Londra (non prima però di sottoporsi altaglio riduttivo dei suoi celebri baffoni amanubrio). Colà incontra la Regina Vittoriache, dopo un primo giudizio negativo, di-verrà una fan del Re d’Italia. Scrive: “Erauno strano uomo, sregolato, spesso sfre-nato nelle sue passioni, specialmente perle donne, ma coraggioso, prode soldato,con un cuore generoso, onesto, con moltaenergia e grande forza”.Si sussurra che avrà in moglie Mary diCambridge, cugina della Regina, la qualeperò declina e, in una lettera, scrive “so-no incline a chiudere un occhio sulla sua

mancanza di educazione… convinta cheegli sia una brava persona ma ciò non ba-sta”. Dal suo canto Vittorio taglia corto“troppo profumata”.Il 6 dicembre è di nuovo a Torino e alla do-manda cosa gli fosse piaciuto di più inGran Bretagna risponde “Miss FloraMacdonald, damigella della regina”. Irapporti con Napoleone III si incrinanopericolosamente dopo l’attentato alla vitadell’Imperatore da parte del rivoluziona-rio italiano Felice Orsini (14 gennaio 1858).Cavour invia una lettera di lode per l’ardo-re e l’audacia del sovrano francese, chesi decide così agli accordi di Plombières.A tutti è nota la parte svolta dalla cuginadi Cavour, la bellissima contessa di Casti-glione ma pochi ricordano il sacrificiodella figlia primogenita ed adorata del Re

Vittorio, Maria Clotilde che, in base allaterza clausola del trattato, va sposa al cu-gino dell’imperatore, l’anziano libertinoGirolamo Napoleone, il 30 gennaio 1859nella Cappella Reale di Torino. Il Re pian-ge quando vede partire per Parigi “l’ange-lo di casa Savoia”. Laura Bon e la Rosinanon sono le uniche donne ad avere amato

12 Marinai d’Italia

IL PRIMO RE D’ITALIAGli anni del Regno

Seconda parte

di Paolo Pagnottella

Vittorio Emanuele II

La Contessadi Castiglione

Walter Molino in una tavola dellaDomenica del Corriere del 1960 celebrail centenario dell’incontro di Teanofra il Re Vittorio Emanuele II e Garibaldiavvenuto il 26 ottobre vicino a Teanoe preludio all’Unità d’Italia

Maria Clotilde di Savoia nel 1890(1832-1918)La Regina Vittoria

d’Inghilterra

Adelaide d’Austria,consorte del Re Vittorio Emanuele II

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La capitale è trasferitala a Firenze (3 febbraio1865) dove il Re manda a chiamare LauraBon ma ella pretende, ottenendolo, di salireper lo scalone principale: ne scenderà conuna dote per la figlia ed una pensione annuaper lei. Anche a Firenze, profittando delle assenzedella Rosa, frequenta molte donne e sembraabbia un figlio da Emma Ivon, una bellissimaquindicenne (sorpresa poi con un suo aiu-tante di campo, finirà anche in prigione). Vi-sta la riluttanza dell’Austria ad ogni forma diaccordo, stringe alleanza con la Prussia e silancia nella nuova guerra (20 luglio 1866): neseguiranno le disfatte sul mare di Lissa (20luglio) e su terra a Custoza (24 luglio).L’Austria è battuta dalla Prussia e costretta acedere il Veneto (per sfregio, lo consegneràalla Francia che, a sua volta, lo passerà alRegno d’Italia). Garibaldi consegue le unichevittorie italiane, arriva fino a Trento ma, co-stretto a fermarsi per ordine del suo Re, ri-sponde con il celebre, laconico telegramma:“Obbedisco” (9 agosto 1866).Il carattere di Vittorio è ben evidenziato daglieventi successivi. Garibaldi, infatti, eluse lenavi di sorveglianza a Caprera, marcia suRoma e Vittorio è combattuto fra l’ammira-zione e il desiderio di lasciarlo proseguire el’obbligo preso con Napoleone III di proteg-gere il Papa. Garibaldi, lasciato solo, è scon-fitto e fermato dai Francesi a Mentana(1867). Vittorio Emanuele cova sempre in séil proposito di scatenare una qualunqueguerra, purché servisse a recuperare la di-gnità compromessa a Lissa e Custoza. Attende che Napoleone sia impegnato con-tro la Prussia (1870) per liquidare così la que-stione romana.

L’esercito italiano entra nei territori dellaChiesa ufficialmente per proteggere la per-sona del Papa, arriva sotto Roma e, dopouna breve scaramuccia a Porta Pia (20 set-tembre) il generale Cadorna entra nella cittàeterna e costringe il Papa a ritirarsi entro lemura leonine.Vittorio non ama Roma così come pocoaveva amato Firenze, legato come era vi-sceralmente alla sua Torino: arriva a Romasolo il 31 dicembre 1870 per constatare idanni dello straripamento del Tevere e ri-parte la sera stessa.Secondo l’ambasciatore inglese, Sir HenryElliot, Vittorio Emanuele era indifferente aqualsiasi cosa in Italia all’infuori del Pie-monte. Roma diviene capitale del Regnod’Italia il 3 febbraio 1871 e Re Vittorio si sta-bilisce al palazzo del Quirinale, già residen-za estiva dei Papi.Qui, il 7 novembre 1877, sposa la sua Rosa(che, non essendo nobile, non potrà assu-mere il titolo di Regina). Rimpiange co-stantemente le sue radici lontane al puntoda stabilire per testamento che le lenzuo-la del suo letto di morte vengano riportatea Torino.Rimane semplice nei modi di vestire fino al-la trascuratezza, è sobrio, mangia una solavolta al giorno cibi grossolani e popolari.

Ai pranzi di corte non svolge nemmeno iltovagliolo, non tocca cibo e rimane con lemani sull’elsa della sciabola, non nascon-dendo la sua impazienza e la noia. Dice :“Non mi piace governare, lascerei volen-tieri questo compito ai miei ministri. Vengo-no continuamente a chiedermi consiglio ea farmi prendere decisioni. Appena posso,scappo via da loro e vado a caccia, perchéamo l’esercizio all’aria aperta”. Ma nientelo fa imbestialire tanto quanto il fatto chenon ci si fidi della sua parola d’onore.Si ammala alla fine dello stesso anno, pro-prio mentre la Rosina è lontana, anch’ellaammalata di influenza nella sua residenzaalla Mandria.Muore il 9 gennaio 1878 alle ore 14.35: aldito porta l’anello regalatogli da LauraBon. Nonostante gravassero su di lui bentre scomuniche, sembra accertato che ilpapa abbia inviato al suo capezzale un sa-cerdote per la confessione in articulomortis. Viene tumulato al Pantheon il 17gennaio successivo.Lascia 40 milioni di debiti nonostante cheQuintino Sella avesse richiesto ed ottenu-to, dal parlamento, nello stesso anno, unvoto di sanatoria.Molti a corte amavano scherzare sull’ap-pellativo appena coniato di “Padre dellaPatria”, ritenendolo padre (vero) di partedi essa! Garibaldi non è tenero col suo Re;nelle sue memorie lo giudica spinto nontanto da motivi patriottici quanto da egoi-stiche ambizioni dinastiche. Ma si sa chel’Eroe era in cuor suo un repubblicano.La conclusione più efficace la lascerei abuon diritto ad una delle sue donne, Letizia,da lui amata e poi data in moglie al suoamico Rattazzi: “Vittorio era un soldato eun gentiluomo, il che non significa che fos-se galante. Era sensibile all’adulazione,abile, intelligente, di natura buona, di scar-sa cultura soppiantata da un’ottima’intui-zione. Di modi goffi, impacciati, riusciva asbarazzarsi della sua timidezza soltanto incompagnia di donne”.

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14 Marinai d’Italia

Vittorio Emanuele II

Settembre del 1870:la breccia nelle mure di Romanei pressi di Porta Pia

Il Vittoriano