Il presidente Sergio mattarella a locri - Calabria · QUattro annI con papa franceSco La sessione...

16
Periodico dell’Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro - Squillace Fondato nel 1982 dIreZIone redaZIone ammInISTraZIone: Via dell’Arcivescovado, 13 - Tel. 0961.721333 - 88100 Catanzaro Spedizione in a.p.Tabella C Autorizzazione DCO/DC CZ/063/2003 Valida dal 11/02/2003 20 MARZO 2017 - ANNO XXXVI N.4 QUaTTro annI con papa franceSco La sessione invernale della Conferenza Episcopale Calabra Chiaro intento con le Istituzioni per un lavoro di sinergia XXII GIornaTa della memorIa e dell'ImpeGno In rIcordo delle VITTIme InnocenTI delle mafIe Il presidente Sergio mattarella a locri: «Lottare contro la mafia è una necessità per tutti, per la propria dignità, per la propria effettiva libertà» Un incontro di testimonianze ve- nerdì sera al Palazzo della Cultura a Locri ha dato avvio alla XXII edizione della Giornata della memoria e del- l’Impegno promossa dall’Associa- zione “Libera” e in programma il prossimo 21 marzo. Domenica la vi- sita del Presidente della Repubblica Sergio Matarella e la veglia di pre- ghiera presieduta dal presidente della Conferenza Episcopale Calabra, l’ar- civescovo di Catanzaro-Squillace, Vincenzo Bertolone. Tanta la partecipazione dei citadini giunti da più parti del sud Italia. servizi nelle pagine interne Dal 13 al 15 marzo si è riunita, presso il Pontificio Seminario Teologico “San Pio X” di Catanzaro, la Conferenza Episcopale Ca- labra, per discutere un nu- trito ordine del giorno. servizio a p.9 Due encicliche e due esortazioni aposto- liche, 17 viaggi apostolici internazionali e 12 in Italia, tre Concistori, un Sinodo in due tempi sulla famiglia preceduto dalla con- sultazione di tuta la Chiesa universale, un Giubileo straordinario dedicato alla miseri- cordia, la prima riforma della Curia Ro- mana dopo la “Pastor bonus”, portata avanti in maniera collegiale. servizi nelle pp. 2 e 10

Transcript of Il presidente Sergio mattarella a locri - Calabria · QUattro annI con papa franceSco La sessione...

Periodico dell’Arcidiocesi Metropolitanadi Catanzaro - Squillace

Fondato nel 1982

dIreZIone redaZIone ammInIStraZIone: Via dell’Arcivescovado, 13 - Tel. 0961.721333 - 88100 CatanzaroSpedizione in a.p.Tabella C Autorizzazione DCO/DC CZ/063/2003 Valida dal 11/02/2003 20 MARZO 2017 - ANNO XXXVI N.4

QUattro annI con

papa franceSco

La sessione invernale della Conferenza Episcopale Calabra Chiaro intento con le Istituzioni

per un lavoro di sinergia

XXII GIornata della memorIa e dell'ImpeGnoIn rIcordo delle vIttIme InnocentI delle mafIe

Il presidente Sergio mattarella a locri: «Lottare contro la mafia è una necessità per tutti, per la propria dignità, per la propria effettiva libertà»

Un incontro di testimonianze ve-nerdì sera al Palazzo della Cultura aLocri ha dato avvio alla XXII edizionedella Giornata della memoria e del-l’Impegno promossa dall’Associa-zione “Libera” e in programma ilprossimo 21 marzo. Domenica la vi-sita del Presidente della RepubblicaSergio Mattarella e la veglia di pre-ghiera presieduta dal presidente dellaConferenza Episcopale Calabra, l’ar-civescovo di Catanzaro-Squillace,Vincenzo Bertolone.

Tanta la partecipazione dei cittadinigiunti da più parti del sud Italia.

servizi nelle pagine interne

Dal 13 al 15 marzo si èriunita, presso il PontificioSeminario Teologico “SanPio X” di Catanzaro, laConferenza Episcopale Ca-labra, per discutere un nu-trito ordine del giorno.

servizio a p.9

Due encicliche e due esortazioni aposto-liche, 17 viaggi apostolici internazionali e 12in Italia, tre Concistori, un Sinodo in duetempi sulla famiglia preceduto dalla con-sultazione di tutta la Chiesa universale, unGiubileo straordinario dedicato alla miseri-cordia, la prima riforma della Curia Ro-mana dopo la “Pastor bonus”, portataavanti in maniera collegiale.

servizi nelle pp. 2 e 10

220 marzo 2017

apertUra

l’agenda del vescovo

aBBonamento ccp n. 10342889

intestato a “comunità nuova”

€ 25,00 per l’Italia - € 40,00 per l’estero

Direttore Resposabile:mons. raffaele facciolo

Redazione: Francesco Candia (Amministratore)Giovanni Scarpino • Diego MennitiMichele Fontana • Rita Doria

Marcello Lavecchia • Fabrizio MaranoValeria Nisticò • Saverio Candelieri • Anna Rotundo

Periodico dell’Arcidiocesi Metropolitanadi Catanzaro - Squillace

Fondato nel 1982

editore e redazione

arcIdIoceSI metropolItanadI catanZaro-SQUIllace

Via Arcivescovado, 13 88100 - Catanzarotel. 0961.721333

e-mail:[email protected]

[email protected]

Iscritto al n. 2/1982 del Registro della Stampa del Tribunale

di Catanzaro il 16 gennaio 1982.ISSn: 2039-5132

www.diocesicatanzarosquillace.it

I nUovI traccIatI

Son passati 4 anni dall’ele-zione del nuovo Ponte-fice e questo tempo è da

definirsi “tempo delle meraviglie”nella Chiesa!Metodi nuovi nella comunica-

zione, afflato di semplicità, manodelicata che si accosta alle feritedell’uomo per curarle in modo in-dolore. Così Papa Francesco si è af-

facciato alla storia dei nostri tempicon una vicinanza di benevolenzae di comprensione: la distanza deiruoli viene colmata con l’attentoservizio per i poveri da Lui consi-derati “dono primario” di Dio all’u-manità. Non c’è omelia ne intervento

personale in cui non si registranoquesta tensione e questa atten-zione ai poveri. La sua aspirazione di avere una

Chiesa povera è binomio col de-siderio o di servire i poveri, perchétale situazione inglobasse l’evan-gelizzazione presso il popolo diDio. Sono tracciati che hanno sem-

pre caratterizzato la missionedella Chiesa, ma che oggi hannouna rivitalizzazione nuova perchéPapa Francesco li eleva ad ele-menti primari per lo splendoredella Chiesa. Certo la povertà non può essere

totalmente vinta, ma lo sforzo del-l’umanità - espresso in solidarietà- renderà più dignitoso il vivere in-decoroso degli emarginati.Nel futuro che viene, possa il

mondo gridare: “Francesco,padre dei poveri”!

raffaele facciolo

marZo 2017

19 - LOCRI, veglia preghiera con Libera20-22 - ROMA, partecipa ai lavori del Consiglio Perma-nente24 - Via Crucis zona di Serra San Bruno26 - ore 11, Cresime CattedraleCropani, incontro sull’Amoris Laetitia30 - 9.30, S. Messa all’Ospedale ciaccioOre 11.30, S. Messa all’Ospedale Pugliese31 - Via Crucis Squillace Lido

320 marzo 2017

rIfleSSIone

«Di nuovo dall’assorta fronte ituoi pensieri che ritrovi fra ifamigliari oggetti incantano,

ma, carezzevole, la tua parola rivivere giàfa, più a fondo, il brevemente dolore asso-pito di chi t’amò e perdutamente a soloamarti nel ricordo è ora punito».

Gli struggenti versi di Giuseppe Unga-retti sono la porta che si apre sulla Giornatadella Memoria, che martedì vedrà tutta l’I-talia guardare a Locri ed alle manifesta-zioni promosse nella cittadina ionica aricordo delle vittime delle mafie. Un giornonon di lutto, ma di fiducia e di speranza, asottolineare l’importanza della memoria,ponte fra passato e presente e pungolo perla coscienza a non dimenticare i tanti che,per non piegarsi allo strapotere mafioso,sono stati uccisi.

La pubblica memoria di queste nume-rose vittime di mafia, curata con affettuosadedizione da più di vent’anni dall’associa-zione “Libera”, è un modo, formando le co-scienze, per prevenire e contrastare lacultura mafiosa. Per dire mai più: mai piùmorti, mai più delitti. È la consapevolezzada nutrire mentre ci si stringe ai familiaridei caduti in quella che, per molti aspetti, èuna guerra. Memoria è pure un monito anon vanificare tanti dolori e così grandi sa-crifici attraverso un’antimafia a volte solodi facciata, quasi fatta professione. Un’anti-mafia che urla, strepita, s’indigna e poi la-scia che tutto resti com’è, in quel circuitoautoreferenziale che, come scrive il giorna-lista Giacomo Di Girolamo, «mette in mo-

stra le sue icone – il prete coraggioso, ilgiornalista minacciato, il magistrato scor-tato – e non aiuta a cogliere le complessetrasformazioni del fenomeno mafioso, faci-litando impostori e speculatori. Così ac-canto ai tanti in buona fede c’è chi neapprofitta per arricchirsi, per fare carriera oper consolidare il proprio potere, in nomedi un bene supremo che assolve tutto etutti».

Ricordare, però, non significa solo ri-chiamare dei numeri, bensì volti sorridentied eroici anche di fronte alla tragedia: Mat-tarella, Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino,Scopelliti, Lea Garofalo, il piccolo Cocò,preti come don Pino Puglisi e don PeppinoDiana, e tanti laici (giornalisti, imprendi-tori, tutori dell’ordine semplici cittadini),eliminati dalla violenza mafiosa eppure

vincitori proprio a causadella morte.

Sembra utopia, maquesto mondo è esistito.Esiste ancora. È abitatoda gente che non cerca enon ha la gloria dei ri-flettori di effimera mon-danità. Sono i tantiuomini e donne che quo-tidianamente, anoniminel silenzio e nel sacrifi-cio, pur se invisibili, sivestono di normalità.Persone da ammirare,alle quali essere grati; daimitare né più né menodi chi ora non c’è più;forse, quest’ultimi, - no-nostante il loro tragicodestino - da invidiare,perché hanno vissuto ve-

ramente. Testimoni di coerenza e coraggio,di impegno civile e passione cristiana, chegiganteggiano sui pigmei che li hanno uc-cisi e la cui vita è ormai patrimonio di bel-lezza per chiunque voglia cambiare esognare. Proprio come Jorge Luis Borgesscriveva in “Cent’anni di solitudine”:«Ogni persona che passa nella nostra vita èunica. Sempre lascia un po' di sé e si portavia un po' di noi. Ci sarà chi si è portato viamolto, ma non ci sarà mai chi non avrà la-sciato nulla. Questa è la più grande re-sponsabilità della nostra vita e la provaevidente che due anime non si incontranoper caso».

X Vincenzo Bertolone

"vIcInanZa SpIrItUale e Umana" per la vIcenda

del GIovane travolto dal treno

“Quando una vita viene spez-zata, ancor più se giovane, do-vrebbe sempre e comunqueprevalere il sentimento della pie-tas, l’invito al raccoglimento, allacomprensione”. È quanto hadetto l’Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, monsignor VincenzoBertolone, dopo la morte del gio-vane tredicenne investito da untreno a Soverato (Cz) mentrestava attraversando, insieme adue compagni, un tratto di ferro-via. “Questo fatto provoca tantodolore alla mamma, alla famigliae alla comunità di Petrizzi, inti-mamente e duramente provateda questa disgrazia”, aggiunge ilvescovo assicurando “vicinanzaspirituale ed umana” e stringen-dosi ai familiari del giovane, aisuoi compagni di scuola, alpaese nel quale era nato e vi-veva e a quello in cui studiava:“Da quel che mi è stato riferito,siamo tutti più poveri perché ab-biamo perso un ragazzo buono,mite, studioso. Un modello ancheper i suoi coetanei. A chi di do-vere – conclude l’arcivescovo – ilcompito di chiarire che cosa siaaccaduto, a noi quello di dimo-strarci capaci di leggere con sa-pienza questi fatti e di farcisoprattutto in questi tragici avve-nimenti, fratelli e sorelle di chi hapatito il dramma doloroso: la per-dita di un figlio”.

La riflessione dell'Arcivescovo Mons. Vincenzo Bertolone

ricordare per non domeniticare

420 marzo 2017

attUalItà

Le parole del Presidente

Unsaluto cordiale ai cittadinidi Locri e della Calabria,a don Ciotti e agli orga-

nizzatori di questo incontro, alle autoritàcivili e religiose, al Ministro dell'Interno,al Presidente della Regione, alla Presi-dente della Commissione antimafia, alSindaco di Locri e agli altri Sindaci pre-senti, a tutti coloro che partecipano aqueste giornate e, in particolare ai tantigiovani presenti, che rappresentano testi-moni di speranza.

E' con grande partecipazione cheprendo la parola tra voi, familiari dellevittime innocenti delle mafie, in questaterra, così duramente ferita dalla pre-senza della criminalità organizzata.

Una presenza pervasiva, soffocante, ra-pace. Una presenza che uccide persone,distrugge speranze, semina terrore e rubail futuro di questa terra.

Abbiamo assistito alla lettura dei nomidelle quasi mille persone uccise dallemafie: è un elenco, al tempo stesso, dolo-roso e istruttivo.

L'impegno che voi esprimete è stretta-mente legato alla memoria. Memoria eimpegno interagiscono: sono termini cheindicano continuità.

In quell'elenco vi sono sindacalisti, chelottavano per i diritti dei lavoratori e deicontadini.

Vi sono numerosissimi appartenentialle forze dell'ordine e alla magistratura,che combattevano la criminalità organiz-zata con coraggio e capacità.

Vi sono giornalisti, medici, avvocati,imprenditori, commercianti, funzionaripubblici che non si sono piegati alla so-praffazione e hanno rifiutato l'omertà.

Vi sono uomini politici e amministra-tori onesti, che guardavano soltanto al-l'interesse della loro gente. Vi sonoanimatori culturali, esponenti del volon-tariato, sacerdoti, caduti perché diffonde-vano parole di legalità, di non violenza,di riscatto, di resistenza, di perdono.

Vi sono le vittime di faide e di vendettetrasversali. Trucidate per una parentela oun'amicizia.

Vi sono persone inconsapevoli: ucciseperché si trovavano nel posto sbagliato,per uno scambio di persona, perché ave-vano visto cose che si volevano tener na-

scoste.Sono centinaia e centinaia di uomini,

donne e bambini. Sì, tante donne e tantibambini.

I mafiosi non conoscono pietà né uma-nità. Non hanno alcun senso dell'onore,non del coraggio. I loro sicari colpiscono,con viltà, persone inermi e disarmate.

Tra le vittime delle mafie non ci sonosoltanto coloro che le hanno contrastate,consapevoli del pericolo cui si espone-vano.

La mafia, le mafie, non risparmianonessuno. Uccidono, certo, chi si oppone ailoro interessi criminali. Ma non esitano acolpire chiunque diventi un ostacolo alraggiungimento dei loro obbiettivi. Chesono denaro, potere, impunità.

Per questo motivo, la lotta alle mafie ri-guarda tutti. Nessuno può dire: non miinteressa. Nessuno può pensare di chia-marsene fuori.

Lottare contro la mafia non è soltantouna stringente e, certo, doverosa esigenzamorale e civile. E' anche, quindi, una ne-cessità per tutti: lo è, prima ancora che perla propria sicurezza, per la propria di-

gnità e per la propria effettiva libertà.Si tratta di una necessità fondamentale

per chi tiene, insieme alla libertà, alla se-renità personale e familiare; per chi vuolemisurarsi con le proprie forze e le propriecapacità, senza padroni né padrini.

Una necessità per la società, che vuoleessere libera, democratica, ordinata, soli-dale.

Una necessità per lo Stato, che deve tu-telare i diritti dei suoi cittadini e deveveder rispettata ovunque, senza zonefranche, legalità e giustizia.

Le mafie sono la negazione dei diritti.Opprimono, spargono paura, minano i le-gami familiari e sociali, esaltano l'abuso eil privilegio, usano le armi del ricatto edella minaccia, avvelenano la vita econo-mica e le istituzioni civili.

Vendono la droga, inquinano campi eacqua, contaminano alimenti e medici-nali, incendiano boschi, devastano risorseambientali. Le loro azioni criminaliavranno effetti nocivi per generazioni.

Riciclano i proventi illeciti in attività le-gali, falsando la concorrenza e inqui-nando i mercati. Trasformano inun'occasione di arricchimento ogni piùturpe attività: la prostituzione, il trafficodi esseri umani e di rifiuti tossici, il giocod'azzardo, il commercio di armi, delladroga e di organi del corpo umano.

L'Italia ha compiuto passi avanti nellalotta alle mafie. Negli anni sono state affi-nate le tecniche investigative, sono statevarate, seguendo anche l'intuizione di uo-mini illuminati e spesso vittime dellemafie, leggi efficaci, che colpiscono dura-mente i patrimoni mafiosi, premiano la

Il Presidente Sergio Mattarella è intervenuto domenica scorsa a Locri in vista della Giornata della Memoria e dell'Impegno contro le mafie.

le mafIe "Sono la neGaZIone deI dIrIttI”

520 marzo 2017

attUalItà

dissociazione, aggravano le pene, intro-ducono nel codice nuove forme di reati.

Sono state create strutture d'indagine egiudiziarie che consentono una capillareconoscenza sul territorio del fenomenocriminale.

Occorre sostenere il lavoro quotidiano,la rettitudine, la professionalità, l'intelli-genza di tante migliaia di donne e uominidello Stato che ogni giorno - nella magi-stratura e nelle forze dell'ordine - difen-dono la nostra vita sociale, e la nostralibertà personale e familiare, dall'aggres-sione delle mafie, attraverso l'azione diprevenzione e di repressione.

I risultati di questa azione ci sono; esono sotto gli occhi di tutti. E' bene ricor-dare che questa lotta, così dura, è stata eviene condotta sul terreno della legalità,del diritto, senza mai venir meno a queiprincipi che contraddistinguono unoStato democratico.

Ma è necessario non fermarsi. La mafiaè ancora forte, è ancora presente. Con-trolla attività economiche, legali e illegali,tenta di dominare pezzi di territorio,cerca di arruolare in ogni ambiente. Biso-gna azzerare le zone grigie, quelle dellacomplicità, che sono il terreno di colturadi tante trame corruttive.

Accanto agli strumenti della preven-zione e della repressione, bisogna perfe-zionare quelli per prosciugare le paludidell'inefficienza, dell'arbitrio, del cliente-lismo, del favoritismo, della corruzione,della mancanza di Stato, che sono l'am-biente naturale in cui le mafie vivono eprosperano.

I vari livelli politico-amministrativi de-vono essere fedeli ai propri doveri e,quindi, impermeabili alle infiltrazioni ealle pressioni mafiose.

La repressione dell'illegalità è insepara-bile anche dalla resistenza civile.

La lotta al fenomeno mafioso nonavrebbe potuto raggiungere livelli cosìalti senza una profonda consapevolezzadei nostri concittadini, senza un fortecambio di mentalità, senza la promozionedi una nuova cultura della legalità.

I giovani e le associazioni della societàcivile, come Libera, e tante altre, sono statitra i motori di questo radicale e indispen-sabile cambiamento.

Dove prima vi era diffusa omertà, oraspesso vi sono i simboli e le bandieredelle associazioni impegnate contro lamafia. Dove vi era silenzio dettato dal ti-more, o dalla connivenza, ora vi sono leparole, forti e coraggiose, dei nostri ra-gazzi. Dove c'era indifferenza o rassegna-zione, ora si insegna legalità.

Occorre rafforzare e diffondere - perchéprevalga - questa crescita culturale. Uncrescita che deve continuare nel tempo, eche non dobbiamo mai considerare ac-quisita una volta per tutte. Una crescitache presuppone un forte impegno nel-l'ambito educativo e formativo. La scuolaè un terreno decisivo per la formazione dicoscienza civica e per trasmettere il sensodella legalità, e dunque il contrasto alle

mafie.Sarebbe un grave errore pensare che

tocchi soprattutto ad altri, che sia soltantoun problema dello Stato e dei suoi rap-presentanti. E' un compito che riguardaciascuno di noi: nell'agire quotidiano, neicomportamenti personali, nella perce-zione del bene comune, nell'etica pub-blica che riusciamo ad esprimere.

Occorre, infine, un tessuto sociale piùsolido, attraverso l'effettiva possibilità dilavoro e il buon livello dei servizi sociali esanitari. Occupazione e qualità dei serviziassicurano dignità e rendono i cittadinipiù capaci di esser protagonisti. Un tes-suto sociale solido, e rassicurato sottoquesti profili, resiste meglio alle influenzee alle pressioni mafiose.

Come diceva Giovanni Falcone, "la lottaalla mafia non può fermarsi a una solastanza, la lotta alla mafia deve coinvol-gere l'intero palazzo. All'opera del mura-tore deve affiancarsi quelladell'ingegnere".

Questo è l'orizzonte politico, giudizia-rio, di ordine pubblico, culturale, educa-tivo, sociale del nostro impegno contro lemafie.

Cari familiari delle vittime innocenti,voi portate il carico maggiore della vio-

lenza mafiosa. Avete visto padri, madri,figli, fratelli e sorelle, mogli o mariti strap-pati a forza dalla vostra vita, dai vostri af-fetti, dall'intimità domestica. Nei vostrivolti e, ancor più nei vostri cuori, portateuna ferita che non si può rimarginare.

Come sarebbe stata diversa la vostraesistenza senza la violenza della mafia!

Penso a quanti progetti, a quante spe-ranze, a quanti sogni spezzati!

Tutta l'Italia vi deve solidarietà per ilvostro dolore, rispetto per la vostra di-gnità, riconoscenza per la vostra compo-stezza, sostegno per la vostra richiesta diverità e giustizia.

Partecipando, oggi qui a Locri o altrove,in altre manifestazioni per la legalità econtro la mafia, date una testimonianzamorale e civile di come la violenza, la sof-ferenza, la morte e la paura non possonopiegare il desiderio di giustizia e di ri-scatto.

Per questo desidero dirvi che le vostreferite sono ferite inferte al corpo di tuttala nostra società, di tutta l'Italia.

E che il ricordo dei vostri morti, martiridella mafia, rappresenta la base sullaquale costruiamo, giorno dopo giorno,una società più giusta, solidale, integra,pacifica.

Vi ringrazio per esser qui, vi ringrazioper il vostro coraggio.

620 marzo 2017

attUalItà

Papa Francesco "incoraggiala comunità cristiana e ci-vile ad impegnarsi sem-

pre più nella costruzione di unasocietà giusta, libera dai condizio-namenti malavitosi e pacificadove siano tutelati dagli organicompetenti le persone oneste e ilbene comune". E' il messaggio in-viato dal Papa, attraverso il cardi-nale segretario di Stato PietroParolin, ai familiari delle vittimedi mafia radunati a Locri per laGiornata della Memoria e dell'im-pegno. Il messaggio è stato lettoda mons. Nunzio Galantino.

Il Santo Padre - ha riferito mons. Ga-lantino leggendo il messaggio - invia ilsuo cordiale saluto e l'espressione dellasua spirituale vicinanza a quanti sonoconvenuti a Locri in occasione della Gior-nata in memoria delle vittime innocentidelle mafie, per ricordare coloro chehanno perso la vita e manifestare senti-menti di condivisione con i loro familiari.Sua Santità auspica che l'incontro aiuti ariflettere sulle cause delle numerose vio-lazioni del diritto e della legalità, che innon pochi casi sfociano in episodi di vio-lenza e fatti delittuosi". "Con tali voti -conclude il messaggio - Papa Francesco,mentre assicura la sua preghiera perquanti combattono la piaga sociale delcrimine e della corruzione, adoperandosi

per un futuro di speranza, di cuore inviala benedizione apostolica".

Galantino: amministratoriprendano distanze malaffare

"Richiamo alla responsabilità perquanti amministrano a diversi livelli lacosa pubblica, che incontrando questepersone devono sentire forte il bisogno diprendere con chiarezza le distanze dalmalaffare. Deve avvertire forte lo schifodel compromesso e della vicinanza di chivi ha privato di un affetto". Lo ha detto ilsegretario generale della Cei mons. Nun-zio Galantino, ai familiari delle vittimedella mafia radunati per la Giornata dellaMemoria e dell'impegno di Libera, speci-

ficando di essere a Locri a nome ditutta la Chiesa italiana e di parlare anome di Papa Francesco. "Deve es-sere sempre chiaro a tutti - ha detto- che con parole forti e gesti credibilila Chiesa è lontana mille miglia dachi con arroganza e prepotenzavuole imporre logiche di sopraffa-zione e di malavita, da chi a voltecerca in maniera subdola di stru-mentalizzare la Chiesa e le realtàsacre per coprire le proprie male-fatte. Di fronte a chi guida la mac-china della violenza dellasopraffazione e della morte noi dob-biamo fare tutto il necessario per

strappare il volante dalle mani della ma-lavita. Senza risparmiarci". "Il vostrolutto, il vostro dolore e la vostra soffe-renza - ha sostenuto mons. Galantino -non possono e non devono restare chiusinella vostra casa e nella cerchia dei vostriparenti e conoscenti. Il vostro lutto, il vo-stro dolore, la vostra sofferenza, portaticon grande dignità in pubblico, devonocostituire e provocare rimprovero, vergo-gna e condanna per coloro che questi luttilo hanno provocato per realizzare i pro-pri piani di sopraffazione malavitosa.Non siete voi a dover rimanere chiusi nelvostro dolore, devono essere loro a na-scondersi e vergognarsi. Il vostro lutto ilvostro dolore e la vostra sofferenza hannotanto da dire anche a noi".

Il messaggio di Papa Francesco per la giornata della Memoria a Locri:

«Il vostro dolore, la vergogna delle mafie»

Unimpegno senza risparmioper preparare nel modomigliore la XXII “Giornata

della memoria e dell’impegno”. DonLuigi Ciotti non si risparmia affatto. Due,tre, anche quattro incontri al giorno, perincontrare giovani e adulti, sacerdoti elaici, rappresentanti delle istituzioni esemplici cittadini. Ma perché la scelta ditenere a Locri questa iniziativa?“Innanzitutto va detto - afferma don

Ciotti - che Locri è la sede principale, mala “Giornata della memoria e dell’impe-gno” si svolge simultaneamente in 4000posti d’Italia, dove pure verranno letti inomi delle vittime delle mafie e organiz-zati momenti di riflessione e approfondi-mento. L’obbiettivo è diffondere laconsapevolezza e stimolare la corre-sponsabilità, perché le mafie non sonoun problema circoscritto, esclusivo diuna o più Regioni, ma mali annidati – e

alimentati – dalla corruzione morale emateriale di un intero Paese. La sceltadi Locri, e della Calabria in senso lato,perché Libera ha un rapporto di anticadata con questa Regione (voglio ricor-dare che 1998 la “Giornata” si svolse aReggio Calabria e nel 2007 a Polistena)di cui vuole valorizzare gli aspetti postivi,le tante realtà, confessionali o laiche,impegnate per il bene comune. E ri-guardo alla Chiesa, sottolineare l’ade-sione di tutta la Conferenza Episcopale

Calabra, il sostegno costante e concretodi monsignor Oliva e della Diocesi diLocri-Gerace, lo slancio e l’impegno ditante esperienze di Comunità che cer-cano di saldare il Cielo e la Terra, la di-mensione spirituale e l’impegno socialee civile. Nel segno di un Vangelo coe-rentemente e radicalmente vissuto,pronto a denunciare il sopruso, la vio-lenza, l’ingiustizia e mettersi in gioco percontrastarne le cause”.Per don Ciotti i “progressi ci sono stati,

su più piani e più livelli, ma resta ancoramolto da fare. Il contrasto richiede cer-tamente un impegno sul piano repres-sivo e legislativo, e qui vanno registratipassi in avanti – ad esempio il recentedefinitivo riconoscimento della “Gior-nata” del 21 marzo, con tutte le iniziatived’informazione e sensibilizzazione con-nesse – ma anche ritardi che vanno alpiù presto colmati”. g.l.

don cIottI: la lotta alle mafIe comIncIa da Una maGGIore GIUStIZIa SocIale

720 marzo 2017

attUalItà

Unincontro di testimonianzevenerdì sera al Palazzodella Cultura a Locri ha

dato avvio alla XXII edizione della Gior-nata della memoria e dell’Impegno pro-mossa dall’Associazione “Libera” e inprogramma il prossimo 21 marzo. Do-menica la visita del Presidente della Re-pubblica Sergio Mattarella e la veglia dipreghiera presieduta dal presidente dellaConferenza Episcopale Calabra, l’arcive-scovo di Catanzaro-Squillace, VincenzoBertolone.

Una giornata per fare memoria e la me-moria – ha detto iera sera Bertolone - è“un capitale, un patrimonio a cui non sideve mai rinunciare. È il ponte tra passatoe presente; esprime l’omaggio a coloroche hanno dato la vita, ma interpella lanostra coscienza perché il loro sacrificiosia per tutti una lezione che illumini il no-stro presente. Per il presule queste per-sone, vittime innocenti di mafia, non sonodei numeri ma dei “volti, dei volti sorri-denti anche di fronte alla tragedia: preti,laici e persone di vita consacrata, donne euomini, bambini, ragazzi e adulti, forzedell’ordine e magistrati, cittadini qualun-que e lavoratori, professionisti e avvocatifalcidiati dalla violenza gratuita, ma vin-citori. Ogni vita strappata – ha detto - èl’umanità intera, che chiede di restare, dinon essere cancellata dalla memoria (chesarebbe la peggior morte). Volti, quellidelle vittime di mafia, che ci ricordanocome ancora sia calpestato il comanda-mento di non uccidere”.

Facendo memoria di queste persone“possiamo e dobbiamo preparare unmondo nuovo. Un mondo, che, nel pro-getto originario di Dio, era bello e da cu-rare, era un giardino. Un mondo che,nelle mani dell’uomo, troppe volte, si ètramutato in una selva oscura di violenza,nella quale la vita umana non ha valore.Ma nonostante ciò, le forze del malehanno dovuto sempre constatare che dalsangue di ognuno nascono semi buoniche hanno la meglio sulla zizzania, semi-nata dal Nemico. Come dire che dallamorte nasce la vita”, ha evidenziato il pre-sule sottolineando che “la vita è un donoe non possiamo restare inermi di fronte acoloro che la vilipendono, la abbattono, laeliminano, le tolgono dignità. Non pos-siamo restare inermi di fronte alle mafiosee ai mafiosi e ai loro collaboratori, diretti

o indiretti. Lo sappiamo, non è più que-stione regionale o meridionale. Anzi, l’e-picentro delle condotte mafiose non stapiù nelle nostre regioni, ma altrove. Staovunque i mafiosi trovino terreno fertile,cambiando continuamente gli affari-ber-saglio: dall’estorsione alla prostituzione,dalla droga all’affare dei giochi, dallatratta delle persone al traffico di organi datrapianto; dalla violenza criminale alle di-verse forme di sfruttamento”. Quindi, peril presidente dei vescovi calabresi una“memoria pubblica delle vittime di mafiaè un modo per prevenire e contrastare.Un modo per dire mai più. Mai più, maipiù morti, mai più delitti”.

Per l’arcivescovo Bertolone, con la vici-nanza alla vittime innocenti di mafia, “vo-gliamo rompere l'isolamento ed offrireanche esempi alle nuove generazioni per-ché simili omicidi e tragedie non acca-dano più”. Il loro sacrificio “non sia maivanificato da un’antimafia di facciata,quasi fatta professione; dal male che sitrasforma in zizzania ed infesta di sé ilcampo dei frutti. Da un’antimafia, in-somma, che manifesta, urla, strepita, s’in-digna, e poi lascia le cose come stanno.Che resta sempre uguale a se stessa, men-tre la mafia si trasforma”. Dopo aver ri-cordato le parole di Giovanni Paolo II epapa Francesco il presule ha invitato nuo-vamente i mafiosi a “convertirsi” augu-randosi che da questa veglia di preghiera,in ricordo di tutte le vittime delle mafie,“dal loro impegno civile, dall’esempio edall’impegno dei tanti volontari dell’as-sociazione Libera, garanzia di autentica

genuinità di bene fatto per bene, si spri-gionino sogni di bene, di bellezza, di giu-stizia e di speranza come bussole delcuore e progetti di vita che conquistinomenti e cuori e facciano attecchire nelcuore di tutti, soprattutto dei giovani, unaCalabria diversa, un’Italia nuova, unmondo migliore. Per questo sogno par-rocchie come fontane del villaggio, allequali attingere acqua chiara, incontami-nata, benedetta e purificatrice. Sogno gio-vani che, come il buon grano, anche difronte alla civiltà della morte ed al mali-gno che spegne i giusti e santi desideridell’anima, sappiano dire, sì, sì; no, no; ildi più viene dal maligno (Mt 5,37) e, conalto senso civico e di appartenenza, colti-vino gli ideali di bene, di pulito, di cor-rettezza, di trasparenza, di coerenza elasciandosi guidare da Cristo e dalla suaParola che riscaldano il cuore, illuminanola mente e indicano la direzione giustaper cambiare, per andare oltre questo no-stro mondo”. Tutto questo può sembrareutopia, ma non lo è: “questo mondo è esi-stito. Esiste. Quindi potrà esistere. È abi-tato da gente che non cerca e non ha lagloria dei riflettori di effimera mondanità.Sono i tanti uomini e donne che quotidia-namente, nel silenzio e nel sacrificio, purse invisibili si vestono da timidi eroi dellanormalità, alcuni come martiri della fede,altri come ministri e umili servitori delloStato”.

Parole forti riecheggiati anche venerdìsera con la lettura del messaggio di PapaFrancesco affidato al segretario generaledella Cei,mons. Nunzio Galantino. r.i.

Il presidente della Conferenza Episcopale Calabra, Mons. Bertolone, ha presieduto la veglia di preghiera a Locri

«La memoria è un patrimonio irrinunciabile»

820 marzo 2017

chiesa

Dal13 al 15 marzo si è riu-nita, presso il Pontifi-cio Seminario

Teologico “San Pio X” di Catanzaro, laConferenza Episcopale Calabra, per di-scutere un nutrito ordine del giorno.

Approvato il verbale della precedentesessione, i Vescovi si sono intrattenutiancora una volta sul tema del TribunaleEcclesiastico Interdiocesano di ReggioCalabria, ascoltando il Vicario giudi-ziale Mons. Vincenzo Varone che ha il-lustrato i recenti sviluppicaratterizzanti la composizione e il de-licato lavoro dell’Istituto Giuridico Ec-clesiale, secondo le condizioni del motuproprio Mitis Iudex Dominus Iesus diPapa Francesco.

Successivamente, la discussione si èincentrata sulla nuova Ratio per i Semi-nari, (Il dono della vocazione presbite-rale) recentemente promulgata dallaCongregazione del Clero. Il testo, rin-novando una riflessione sui percorsiformativo, educativo e teologico, nei se-minari, ha riscontrato la forte atten-zione dei Vescovi che si sono soffermatia lungo sul tema, coinvolgendo i Rettoridei seminari maggiori di Reggio, Ca-tanzaro e Cosenza, invitati per la circo-stanza. Contestualmente ampia analisiè stata dedicata all’Istituto TeologicoCalabro in vista di una qualificazionesempre maggiore del Corpo Docente edel perfezionamento dei rapporti con ilSeminario.

Con il chiaro intento di quella lealecollaborazione tra le Istituzioni in se-rata, i lavori sono proseguiti con un in-teressante incontro, con il Presidentedella Regione Calabria, on. Mario Oli-verio, e il Direttore Generale del Dipar-timento Formazione, Dott. FortunatoVarone, sulla situazione della Calabriaa partire dal Piano d’Azione 2014-2020,con il Piano regionale d’Inclusione so-ciale e di contrasto alle povertà, appro-vato dalla Regione. Ci si è poisoffermati su altri problemi cruciali delnostro territorio calabrese, quali la sa-nità, il sostegno agli organismi assi-stenziali presenti sul territorio, lasituazione dei beni culturali delle dio-cesi, patrimonio della storia e della vitadi fede di questa regione per il benedella nostra gente.

A seguire, all’interno della CEC, èstata discussa la situazione del porto diGioia Tauro. I Vescovi, consci delle ap-prensioni degli ultimi mesi circa larealtà lavorativa, hanno appreso consollievo della disponibilità delle partisociali interessate a sviluppare serena-mente la riflessione operata in questigiorni dal Prefetto di Reggio Calabria,S.E. dottor Michele di Bari.

Nella seconda giornata i Vescovi,dopo aver espresso la propria vici-nanza, orante e benaugurante, al SantoPadre per il suo quarto anno di pontifi-cato, hanno iniziato i lavori col definirela programmazione del Convegno Ecu-menico Regionale a Cetraro (1°Aprile)e della Scuola di Formazione Regionaleper Operatori di Pastorale Familiaresull’Amoris Laetitia, che partirà nelprossimo anno pastorale e, mediante al-cuni week end mensili, sarà vissuta perdue anni. Attenzione è stata riservataalla Giornata della memoria (19-21marzo p.v.) per le vittime innocenti dimafia e dell’impegno, organizzata daLibera a livello nazionale, che saranno

vissute nella diocesi di Locri-Gerace. LaCEC ha manifestato la piena adesione aquesta iniziativa davvero significativaper il nostro territorio, ed ha assicuratola partecipazione dei Vescovi nei varimomenti previsti, compatibilmente conaltri impegni pastorali.

È stato anche calendarizzato il Con-vegno su “Beni Culturali e Comunica-zione”, previsto per i giorni 5-6 maggiop.v., organizzato dalla CEC, dall’UNI-CAL e dall’Ordine dei Giornalisti dellaCalabria, che si terrà a Rende preso lasede dell’UNICAL.

Nella mattinata del 15, inoltre, l’as-semblea dei Vescovi ha incontrato ilPresidente della Coldiretti, il Dott. Pie-tro Molinaro ed una nutrita giovane de-legazione. Si sono intraviste possibilitàdi sviluppare una maggiore sinergia trala Coldiretti e le comunità ecclesiali ca-labre, nel tentativo di avviare percorsiin cui declinare la relazione giovani, im-migrati e lavoro, volendo coniugaregiustizia economica e giustizia sociale.

Il successivo confronto con la Con-sulta Regionale di Pastorale Giovanileha favorito un vivace e proficuo con-fronto sulle linee di progettazione re-gionale abbozzate dalla Consultastessa, desiderando realizzare un cam-mino comune per le Chiese di Calabria.

In chiusura, i Vescovi hanno volutocommemorare la significativa figuradell’illustre Prof. Luigi Intrieri, laicocattolico, profondo conoscitore dellastoria calabrese e impegnato con dedi-zione nell’associazionismo ecclesiale.

La sessione invernale della Conferenza Episcopale Calabra Chiaro intento con le Istituzioni per un lavoro di sinergia

920 marzo 2017

chiesa

«Michiedo spesso perchétanta fretta per legife-rare sulla eutanasia,

che è comunque provocare la morte, e sitace del tutto senza neppure un cennoprogrammatico per contrastare gli ab-bandoni terapeutici che sono una praticapiù che diffusa e che riguarda decine dimigliaia di malati? Non sarebbe urgenteun sussulto di civiltà per aiutare questi ul-timi a vivere?». Monsignor Vincenzo Pa-glia, presidente della PontificiaAccademia per la Vita, rovescia la que-stione e rilancia il dibattito sul fine vitaadesso che alla Camera dei deputati è ini-ziata la discussione della legge sul testa-mento biologico. «Si sta affermandosempre più», spiega, «una cultura in-dividualista che porta ciascuno di noia pensarsi come un isola, indipen-dente, da tutto e da tutti: ciascuno èpadrone assoluto,ab-solutus, sciolto disé. Tale cultura, un vero e insidiosis-simo veleno, sta distruggendo quel“noi” che è ciascuna persona. E si al-larga sempre più quella cultura delloscarto, di cui parla spesso papa Fran-cesco, che porta, appunto, a scartaretutto ciò che si pensa non valga, com-preso se stessi. C’è bisogno di una verae propria una rivoluzione spirituale eculturale. Nessuno è da scartare. Ladignità è iscritta radicalmente nelcuore di ogni uomo e di ogni donna, inqualsiasi condizione si trovi».

Cosa avrebbe detto a dj Fabo se sifosse trovato a tu per tu con lui?

«Non ci sono parole magiche che risol-vono le situazioni. C’è bisogno piuttostodi creare rapporti e legami duraturi e ap-passionati se vogliamo che le parole giun-gano al cuore e alla mente e aiutino asuperare i momenti difficili. Certo, in quelcaso, avrei cercato di stare accanto a Fabocon amore, come penso hanno fatto i fa-migliari. Ma c’è bisogno di un’atmosferaculturale che ci salvi dalla rassegnazione.Nelle parole di Fabo: “Non ce la facciopiù” non dovevamo leggere una grandedomanda di amore e di senso della vita?

Per tanti mesi ha cercato di venirne acapo, ma noi, l’intera società, non ab-biamo saputo rispondere a quella do-manda, che è rimasta inevasa. C’è bisognodi promuovere una nuova cultura cheporti a considerare la vita di ciascuno dinoi importante per gli altri. Nessuno deveavere il senso di non valere, o che la suavita non valga più. Ciascuno deve sentire– ed essere aiutato a sentire – che è dav-vero importante per gli altri. E la sua vitaè un dono unico».

Alla Camera è iniziata la discussionesul testamento biologico. A questopunto serve una legge?

«Penso che sia augurabile una decisone

condivisa sulle Dichiarazioni Anticipatedi Trattamento. Va però chiarito che tuttociò non riguarda affatto l’eutanasia e nep-pure il suicidio assistito per i quali vadetto un deciso no, anche perché sono giàproibiti dalle leggi italiane vigenti. Men-tre va rispettata la volontà del malato sul-l’accesso o meno alle terapie, volontàgarantita dal dettato costituzionale. Ementre si deve contrastare ogni forma diaccanimento terapeutico, va dato largospazio alle cure palliative per non far sof-frire il malato. Tra queste ultime vi è la“sedazione profonda”, come è avvenutacon il cardinale Martini. La chiarezza inquesto campo è indispensabile anche perevitare pericolose speculazioni».

È favorevole alle DAT (disposizionianticipate di trattamento, ndr) per espri-mere la volontà in merito alle terapie cheuna persona intende o non intende ac-cettare nell'eventualità in cui si trovi incondizioni gravi?

«Ripeto, mi auguro che si giunga ad unaccordo il più largo possibile. È ormaicondiviso che sia riconosciuta la validitàdel cosiddetto testamento biologico, cherappresenta disposizioni preziose per ilmedico perché lo aiutano a sciogliere di-lemmi terapeutici altrimenti irresolubili,purché siano sottoscritte da persone con-sapevoli e informate e tali da non vinco-lare la doverosa autonomia scientifica e

deontologica del terapeuta. Tuttavia,quel che a me pare irrinunciabile –ed è un traguardo che mi augurovenga raggiunto in tutti i casi - èquella alleanza terapeutica tra il ma-lato, il medico, i parenti e gli amiciche resta la via più alta e insieme piùconcreta per dare dignità al viverecome al morire».

Nel dibattito suscitato dal caso didj Fabo alcuni hanno sostenuto chei cattolici sono stati un po’ troppo ti-midi rispetto a casi analoghi delpassato, da Eluana Englaro a Pier-giorio Welby. È così?

«No. Semmai, si sceglie in luogodella contrapposizione ideologica la

via del dialogo e dell’approfondimentoma senza nessuna rinuncia ai principi. Inogni caso, si fa sentire la mancanza di unariflessione più profonda attorno a questitemi che coinvolga il più ampiamentepossibile le diverse parti. Ed è utile tenerpresente l’avvertimento di quel fine e at-tento e giurista che è Gustavo Zagrebeskyche “rispetto ai temi ultimi siamo semprepenultimi”. Va peraltro evitato un giudi-zio morale che leghi senza appello pec-cato e peccatore, come scriveva papaGiovanni. Dobbiamo essere larghi nellacompassione senza diminuire la fermezzanei principi».

*Antonio SanfrancescoFamiglia Cristiana

paGlIa: «SUl BIoteStamento Serve Un accordo ampIo.ma la prIorItà È aIUtare

I malatI a vIvere»I “paletti” di mons. Vincenzo Paglia,

presidente della Pontificia Accademia della Vita

1020 marzo 2017

SpIrItUalItà

Dueencicliche e due esor-tazioni apostoliche,17 viaggi apostolici

internazionali e 12 in Italia, tre Concistori,un Sinodo in due tempi sulla famigliapreceduto dalla consultazione di tutta laChiesa universale, un Giubileo straordi-nario dedicato alla misericordia, la primariforma della Curia Romana dopo la “Pa-stor bonus”, portata avanti in manieracollegiale. Quando Jorge Mario Bergoglio,la sera del 13 marzo 2013, si è affacciatodalla Loggia delle Benedizioni in qualitàdi successore del primo Papa dell’epocamoderna ad aver rinunciato al soglio diPietro, tranne che per (pochi) addetti ai la-vori non era nella lista dei candidati. Inquesti primi quattro anni, il Papa venuto“dalla fine del mondo”, come lui stesso siè definito, ci ha ormai abituato alle sor-prese di quello che, oltre che delle parole,è un magistero dei gesti. Caratterizzatodalla “rivoluzione della tenerezza” e dauna parola – accoglienza – declinata atutto tondo: verso i poveri e gli ultimi,verso i migranti, verso le famiglie e i gio-vani, verso i non credenti e i “fratelli”delle altre religioni. Non è un caso che ilquinto anno di pontificato di Francesco siapra con un anniversario ormai alle porte:il primo anniversario dell’esortazioneapostolica Amoris Laetitia, a conclusionedel suo primo Sinodo, e con l’inizio di unpercorso che – tramite il nuovo Sinododedicato ai giovani – chiamerà ancorauna volta a raccolta la Chiesa cattolica intutte le sue articolazioni. A cominciareproprio dai suoi giovani protagonisti, de-finiti già nel documento preparatoriomaestri nel compito di aiutare la Chiesa aintravedere le strade del futuro.

“Accogliere, discernere, integrare”.Sono i tre verbi dell’Amoris Laetitia, cui

fanno eco altri quattro verbi – “accogliere,proteggere, promuovere e integrare” con-tenuti in quella che si può definire una“Magna Charta” delle migrazioni: il di-scorso del 21 febbraio scorso ai parteci-panti al Forum su migrazioni e pace. Eproprio il dramma dei migranti, vittimedi un Mediterraneo trasformatosi in un ci-mitero, è stato l’impulso per il primoviaggio in Italia di Francesco, a Lampe-dusa, mentre le “carrette del mare” sonostate il fulcro delle meditazioni della ViaCrucis 2016 preparate dal cardinale Gual-tiero Bassetti.

Dai migranti alla famiglia: ha suscitatouna vasta eco, anche mediatica, il recentediscorso alla Rota Romana, in cui il Papaha chiesto – tra l’altro – ai parroci di es-sere vicini ai giovani che scelgono di con-vivere. Quasi un filo rosso tra il suo primoSinodo, in cui ha invitato tutta la Chiesadi porsi “in uscita” partendo dall’ascolto

della difficoltà delle coppie e delle fami-glie, così come sono, con le loro fragilità,e il Sinodo che si celebrerà nel 2018.

La preghiera per la Siria, gli ulivi pian-tati in Vaticano con Perez e Abu Mazen,l’abbraccio con Kirill a Cuba, quello conBartolomeo a Lesbo, il viaggio in Sveziaper il 500° anniversario della Riformaprotestante e il prossimo, ancora allo stu-dio, con Justin Welby in Sud Sudan. Èfuor di dubbio che con Francesco il dia-logo ecumenico abbia conosciuto un’ac-celerazione.

Come per tutta l’opera di riforma av-viata nella Chiesa – e che finora ha pro-dotto il C9, la Segreteria per l’Economia ela Segreteria per la Comunicazione, duenuovi dicasteri (Laici, famiglia e vita eServizio allo sviluppo umano integrale),la Commissione per la tutela dei minori ela Commissione per il diaconato femmi-nile – lo stile scelto da Francesco nell’E-vangelii gaudium, il suo documentoprogrammatico, è quello di avviare pro-cessi, più che occupare spazi. Compiereun tratto di strada insieme, fin dove sipuò, partendo dai legami di amicizia per-sonali o dalla capacità di empatia e pros-simità con chi non incrocia abitualmentei sentieri ecclesiali, come i non credenti.

Sullo sfondo, apparentemente dietro lequinte ma in realtà motore della testimo-nianza personale del cristiano oltre chedella storia – quella macro e quella micro– la misericordia del Buon Samaritano,che si china per versare olio su chi è feritoin vario modo dalla vita.

Come i senzatetto, a cui il Papa ha de-dicato un inedito appuntamento giubi-lare, istituendo la Giornata mondiale deipoveri, o i carcerati, che in una delle istan-tanee più memorabili del Giubileo hannoriempito la basilica di San Pietro con unacompostezza umile e fiera nello stessotempo, più eloquente di tante parole. Per-ché la vita, la sua serietà e il suo peso spe-cifico, si possono apprezzare davverosolo con gli “occhiali” delle periferie,troppo spesso martoriate e dimenticatedalla “globalizzazione dell’indifferenza”.Messe a rischio – come l’intero scacchiere– dalla “terza guerra mondiale a pezzi”,per scongiurare la quale Francesco non sistanca di esortare governi e singoli citta-dini a lavorare artigianalmente per lapace. (sir)

M.Michela Nicolais

QUattro annI dI papa franceSco:“accoGlIenZa” antIdoto a “terZa GUerra mondIale a peZZI”

TABORTudal Volto luminoso come il SoleCon vesti bianche come la neveinviti le nostre animea calarsi nel mistero della luce.

Resteremonella tua mansione dÕamoreper vivere solo di Tecome in un tempio di divino splendore.

Nella dolce pacedel vostro Tabor di luceil cuore proverà dilettoe lÕanima si inebriadella tua divina presenza.

Occulte rimarremoin un mare di lucedove lÕattesa del cielostruggente sarànel misterioso scambio di donitra tempo ed eternità.

Suora Contemplativa

1120 marzo 2017

SpIrItUalItà

C’èuna frase del van-gelo chi in questigiorni mi ha molto

colpito e che rappresenta anche peroggi un grido d’allarme, alla lucesoprattutto della noncuranza dimolti rispetto alla testimonianzaquotidiana della Parola. “Scesodalla barca, egli vide una grandefolla, ebbe compassione di loro,perché erano come pecore che nonhanno pastore, e si mise a inse-gnare loro molte cose” (MC.6.34).Noi viviamo in un Paese Cattolico,dove i quadri dirigenti a vari livellisono espressione di un mondo chesi dichiara formato all’ombra deiprincipi cristiani.

Ai tempi di Gesù non mancavanocerto le guide spirituali, ma la gente eracomunque sbandata, senza bussola.Oggi è la stessa cosa con un pericolo inpiù. In molti si vergognano di parlaredella propria solitudine interiore, privicome sono di un asse portante su cuipoggiare i propri dubbi e sofferenze.Evitano spesso di bussare alle portedella Chiesa per incontrare un maestrospirituale e aprirsi al suo discerni-mento, capace di cogliere la profonditàdelle cose che vi sono attorno.

Non c’è incompatibilità tra responsa-bilità politica, giudiziaria, finanziaria,amministrativa e vangelo. Per un cre-dente dovrebbe essere quest’ultimo in-vece la chiave di volta per far bene ilrappresentante istituzionale; l’autoritàche vigila sul rispetto delle leggi; l’e-sperto di economia; il dirigente dellamacchina pubblica e privata, ecc. Ma ingenerale non è così, al netto di singoleesperienze illuminate.

I valori non negoziabili come la fami-

glia naturale, la differenza di genere, ilrispetto della vita, sono diventati mercedi scambio tra forze politiche dichiara-tesi anche cattoliche. Uno scenario truc-cato e privo degli anticorpi chedovrebbero riparare e mettere in campola sapienza della Parola in ogni conte-sto. La gente così in più occasioni seguel’onda più in voga, perché non tutelata,formata, protetta.

A molti fa comodo che sia così, per-ché la debolezza altrui rafforza il poteredei pochi al comando, smantellandoquei principi di solidarietà sociale soli-tamente sulla bocca di tutti. Ma cosadovrebbe fare o meno un “pastore” chesia laico o religioso? Sicuramente nonbasta la discendenza per essere unaguida di grande prestigio. Discendenzalaica e consacrazione religiosa, hannosempre bisogno di un elemento sog-gettivo necessario a far emergere la dif-ferenza tra una guida e l’altra, così daformare un condottiero più vero, effi-cace, elevato moralmente.

L’elemento soggettivo è il pernointorno a cui ruota le capacità dichi ha responsabilità decisionali edirettive ed esprime la titolarità ef-fettiva di un ruolo apicale di altafattura. Un esponente cristiano,con in mano il timone di un qua-lunque settore pubblico o privato,può non rivestirsi della mente, delcuore, dell’anima, dei sentimenti,dello zelo, che sono di CristoGesù? Se non la fa è un cattivo ti-moniere o comunque non rispondea quelle fonti evangeliche che sonola base su cui realizzare le paginedi storia scritte per il benessere co-mune dell’umanità.

Ci si consegna purtroppo ad unrelativismo che tutto altera in una

materia plasmabile dalle tante defor-mazioni dello spirito e della coscienza.Un modo contorto ben truccato peradeguarsi, giustificandoli, agli sconfi-namenti che avvengono oltre la legalità,la moralità, gli equilibri naturali. Laguida, il pastore sono uno. Cambia ilruolo, ma non la figura centrale. In que-sti giorni si sottolineava opportunata-mente in una catechesi pubblica chenon esistano i pastori progressisti, tra-dizionalisti, semplici, complessi, chiusi,aperti, dotti, ignoranti; quelli dei ricchi,dei poveri, dei “diversi” e dei “nor-mali”, ecc.

Si evidenziava altresì come tali diffe-renze sono artificialmente create dal-l’uomo e che presso Dio esiste solo “ilPastore il Bello, il Buono: Gesù Si-gnore”. Senza quest’ultimo modello diriferimento sarà anche possibile rinno-vare dal punto di vista materiale ilmondo intero, ma non si agirà secondoCristo e quindi si rallenterà la reden-zione, privando l’essere umano dellasua vera dimensione e dei frutti specialiche derivano. Si continuerà a vivere nel-l’emergenza.

Intanto un fiume di parole cerca di af-fievolire una situazione precaria di cuile responsabilità sono in mano alletante false guide, tra l’altro molto bravead ammaestrare “pecore” insicure epaurose. Basta guardarsi intorno! Urgepoter contare su una vera guida, testi-mone nella Parola.

Egidio Chiarella

In dIaloGo …l’incontro con il risorto

Ogni domenica noi facciamo l’incontro con il Risorto, siamo aiutati a ri-conoscere il Signore e a tenere accesa la speranza, quella speranzache ci fa affrontare con energia nuova le situazioni della vita.

Dopo questo incontro con Lui torniamo alle nostre case contenti non peraver assolto a un dovere ma con lo slancio di chi ha qualcosa di bello da con-dividere e incominciamo una nuova settimana di lavoro con la voglia di rac-contare in che modo l’incontro con il Signore ci ha restituito il gusto di vivere.

clotilde albonico

Urge poter contare su una vera “guida”!segnali di fede

1220 marzo 2017

TeRRiTORiO 

Lapresenza autorevole del no-stro vescovo, Sua Eccel-lenza Mons. Vincenzo

Bertolone,ha animato l’ultimo dei cinquedialoghi sul rapporto tra famiglia e so-cietà, letto alla luce dell’Amorislaetitiadipapa Francesco.L’incontro è avvenutodomenica 12 marzo, presso la sala confe-renza del MUSMI di Catanzaro, comeevento di alta formazione realizzatodalla Diocesi in collaborazione con il Mo-vimento Apostolico. Le relazioni, inte-ressanti e capaci di rivedere criticamentegli stereotipi che, spesso, affliggono que-sto tema, sono state di don DomenicoConcolino e di don Franco Isabello.

A moderare l'incontro don FrancescoBrancaccio, Vicario episcopale per laCultura. Le conclusioni sono state affi-date al nostro Arcivescovo.

Don Domenico ha sottolineato comel'amore sia chiamato a incidere neltempo della non credenza, riportando unseme di speranza e soprattutto partendo,non dalle tenebre, ma dalla luce della ve-rità che deve orientare ogni famiglia. Intal senso, l'amore perfetto si trova in Ge-nesi 1-2 dove si rileva la presenza diun'opera di Dio bella, pura (quella cheprecede il peccato dell’uomo). Ora, è aquesta luce, è a partire da questa bellezzaoriginaria che bisogna leggere la storiafatta, spesso, di ferite, di disobbedienza.Non deve avvenire il contrario. La fami-glia va rifondata partendo dalla veritàche Dio ha impresso in essa. Infatti, solouna famiglia santa potrà avere ripercus-sioni positive anche sulla società (Amo-risLaetitia 52). Il teologo si è soffermatosu alcuni testi: la Lettera a Diogneto, cheparla delle prime comunità cristiane per-seguitate, la Lettera di Pietro (1pt 3,11-16) la Iuvenescit Ecclesiae(18)

La relazione di don Franco Isabello,responsabile della Pastorale familiare

diocesana, ha preso spunto dal cap. 9dell’AmorisLaetitiae dal Salmo 22, rile-vando come la famiglia sia il santuariodove Dio abita. Il sacerdote ha ripresol’immagine di Gesù sposo che si donatutto nella Eucaristia e che, come tale, èicona della spiritualità familiare: glisposi, infatti, devono “donarsi” recipro-camente. Importante è, poi, riscoprire lapreghiera, la Messa domenicale. Occorreamare per sempre e chi ama genera vitacon una quotidianità di amore e di sacri-ficio.

Mons. Bertolone, infine, ha conclusol’evento, ringraziando i presenti e gli or-ganizzatori per l'impegno profuso nel

formare le coscienze, compito propria-mente ecclesiale.

Il vescovo ha evidenziato come, oggi,le famiglie siano poco favorite. Per talemotivo, è urgente riscoprirne labellezza,considerando che il matrimonio è similea un ricamo paziente che dura tutta lavita e in cui amore, sacrificio, donazionesi intrecciano.

Ogni famiglia dovrebbe essere unascuola di umanità, di educazione allevirtù, di trasmissione della fede, anche sein essa si sperimentano, a volte, dei li-miti. Molti di essi sono causati dalla crisidi valori condivisi e dalla confusione di-lagante. Tuttavia, non bisogna temere diproporre valori umani. Il nostro pastoreha, infine, sottolineato l’originalità del-l’AmorisLaetitia, unico testo magiste-riale che è frutto del lavoro di due sinodi,e ha esplicitamente invitato i teologi pre-senti, don Francesco Brancaccio e donDomenico Concolino, a pianificare altrieventi formativi in cui la voce teologica siconfronti con quella antropologica sultema, questa volta, della coscienza, comeluogo interiore in cui sempre risuona lavoce del nostro Dio.

Anna Guzzi

GrADI ACCEDIMICIDon Gregorio Nicola Corea,dottore in teologia patristica

Giorno 28 febbraio, alle ore 16,00, nel-l’aula delle tesi della Pontificia Univer-sità Gregoriana di Roma, alla presenzadell’Arcivescovo S.E. Mons. Bertolone edi tanti altri sacerdoti e laici, don Grego-rio Nicola Corea, a conclusione del per-

corso di Dottorato in Teologia Patristica,ha difeso la sua tesi dottorale dal titolo:"I Padri Cappadoci e la divinizzazionedell'uomo complementarietà e attualità",essendo relatore il professore Joseph Ca-rola SJ.

A don Gregorio esprimiamo il nostro au-gurio di cuore per un servizio pastorale sem-pre fruttuoso nella “vigna del Signore”.

a catanZaro Il QUInto dIaloGo SU famIGlIa e SocIetà alla preSenZa dell'arcIveScovo Bertolone

1320 marzo 2017

TeRRiTORiO

CONVEGNO A CATANZARO

Una chiesapovera

per i poveri

Venerdì 24 febbraio2017, nellaparrocchia “Beato DomenicoLentini”, in preparazione alla

sua festa liturgica, si è tenuto il convegnosul tema “Con il Beato Lentini, risco-priamo lo stile della povertà cristiana”.Un tema emergente nell'attualità della no-stra chiesa, soprattutto per l’insistenzaamorevole con il quale è proposto dalSanto Padre Francesco, che più volte haaffermato “come vorrei una Chiesa po-vera per i poveri”.

Il moderatore, don Francesco Brancac-cio, ha presentato il senso dell’iniziativavoluta fortemente dal nostro Arcivescovoed ha introdotto via via i vari relatori. Ilprimo è stato don Nicola Rotundo, che hatrattato il tema “La povertà: virtù, beati-tudine o essenza della persona umana?”.Ha messo in evidenza come Dio ci abbiacreati poveri perché ciascuno metta a ser-vizio dell'altro la sua povertà. Ciascuno èchiamato a fare ricco il corpo di Cristo, ar-ricchendolo di sé, con i beni materiali ospirituali che ha ricevuto dallo Spirito edin obbedienza a Lui.

Don Giuseppe Comi, Parroco ospitante,trattando il tema “Povertà o mendicità inFrancesco d’Assisi”, ha mostrato come ilpoverello ha vissuto in pienezza la po-vertà evangelica, imitando Cristo che, daricco che era, si fece povero per arricchire

noi. Gesù è il Dio povero perché lui è tuttodal Padre e tutto dona al Padre nello Spi-rito Santo. La povertà di Cristo è nel donodella sua volontà al Padre (salmo 40) cheè dono anche del suo corpo (cfr Eb) of-ferto in sacrificio per la nostra redenzione.Francesco si spoglia di tutto per seguireCristo: la povertà è mezzo per raggiun-gere questo fine. Ogni cristiano è chia-mato a fare dono del proprio corpo aCristo perché ne faccia un olocausto diamore per la salvezza dei fratelli.

Il prof. Gaetano Di Palma, ha presen-tato l’impianto biblico del testo “UnaChiesa povera per i poveri? Profili biblicie storico-teologici di un’antica questione”,Napoli 2016, di cui è autore assieme alprof. Pasquale Giustiniani. La povertà, co-mincia da dentro ed è un vero miracolo:basta pensare a Zaccheo, capo dei pubbli-cani che, toccato nel cuore da Cristo, apreil suo cuore ai poveri, rendendoli parte-cipi dei suoi beni.

Il professore Giustiniani, ha eviden-

ziato come il possedere o meno sia statoun problema ricorrente nella storia dellachiesa. Rifacendosi a San Tommaso, ha ri-chiamato il principio che dei beni di que-sto mondo siamo temporaneiamministratori e ricordato che la via mae-stra della perfezione è non possederebeni, mentre le altre sono vie più tortuose.

L’Arcivescovo mons. Bertolone, nelleconclusioni, ha ringraziato il MovimentoApostolico ed i presenti perché credono aqueste iniziative che favoriscono la cre-scita culturale e religiosa del nostro po-polo.

Ha esortato tutti ad un impegno con-creto per coloro che sono privi dell’essen-ziale. “I poveri – ha affermato - sono ilsegreto della speranza perché mangianoogni giorno dalla mano di Dio; sono sa-cramento di Cristo, oggetto di culto comel'Eucaristia e saranno loro che ci accom-pagneranno in cielo”.

Gesualdo De Luca

Consegnato alla città capoluogoil Parco Gaslini. Il primo in-gresso collettivo alla presenza

del sindaco Sergio Abramo è avvenutodomenica 12 marzo.

«Un’area riqualificata – ha precisato ilprimo cittadino - dopo due anni e mezzodi lavori anche se con circa cinque mesidi ritardo con 4 milioni e mezzo di fi-nanziamento europeo del Por Calabria2007-2013 – Asse 8 - Progetti intergrati disviluppo urbano nella quale, è inten-zione dell’amministrazione anche orga-nizzare iniziative culturali ed artistiche,oltre che sportive consentite dai trecampi presenti di basket, calcio e skate-board». Presenti Gianpaolo Mungo, as-

sessore comunale allo sport, WandaFerro, Emilio Verrengia, presidente del-l’Anps – associazione nazionale polizia

di Stato, esponenti del mondo politico edell’associazionismo come il Gruppooperativo Calabria della Scuola italianacani da salvataggio, coordinati dal capi-tano Andrea Barone che ha presentato,in una dimostrazione al pubblico di ob-bedienza a terra gli esemplari Labradordai nomi Sam, Maya, Darko, Amira, Ila,Zoe e Gilda.

La struttura, che beneficia di un si-stema di videosorveglianza, è dotataanche di tavoli di legno grezzo che siprestano per accogliere eventuali pic-nic,panchine in legno, un immobile che saràdestinato a bar e sala conferenze oltreche altalene, scivoli e castello con ponteper la gioia dei piccini.

Il Parco Gaslini impreziosisce Catanzaro lido

1420 marzo 2017

TeRRiTORiO

DoN roCCo FErrIè tornato

alla Casa del PadreIl primo marzo scorso è tornato alla

Casa del Padre il presbitero don RoccoFerri.

Era nato a Catanzaro il 2 ottobre del1958. Dopo gli studi nel Seminario dioce-sano di Squillace, nel Seminario Liceale diReggio Calabria e nel Seminario Regio-

nale “San Pio X” di Catanzaro, è stato or-dinato presbitero il 7 gennaio del 1984.

In diocesi ha svolto le mansioni di ani-matore e di vice rettore nel Seminario diSquillace, e di vice parroco nelle comu-nità di Girifalco e di Stalettì.

In occasione della visita di GiovanniPaolo II a Catanzaro (6 ottobre 1984) haformato e diretto il Coro diocesano.

Le esequie nella chiesa matrice di Sta-lettì sono state presiedute dall’Arcive-scovo metropolita Mons. VincenzoBertolone.

Nelprimo pomeriggio didomenica 12 marzo si èverificato un crollo

nella Chiesa Cattedrale di Catanzaro cheha interessato una parte del solaio dellacappella dedicata alla “Divina Misericor-dia”, meta di preghiera di tanti fedeli.

Nessun danno a persone poiché la Cat-tedrale era stata chiusa dopo le celebra-zioni del mattino.

Ad accorgersi del tutto è stato il parrocodon Sergio Iacopetta che ha informato su-bito l’Arcivescovo metropolita Mons. Vin-cenzo Bertolone.

Ricordiamo che sin dall’inizio del suoservizio in questa Arcidiocesi l’Arcive-scovo Bertolone ha messo in atto tuttoquanto era necessario per intervenire sulDuomo. Rivolge ancora una volta un ap-pello alle autorità istituzionali, perchévenga predisposto al più presto un inter-vento di riqualificazione del tempio, pa-trimonio della diocesi e di tutti i calabresi.

Intanto i Vigili del fuoco, che hannomesso in sicurezza l’area che rimane in-terdetta al pubblico e le opere d’arte cheerano presenti nella cappella, hanno con-statato che dal lato sinistro insistono delleinfiltrazione di acqua piovana che al mo-mento non rappresentano un pericolo,ma bisogna mettere al più presto in sicu-rezza la chiesa e iniziare i lavori di ri-strutturazione.

Dorina Bianchi, sottosegretario al Mini-stero dei beni e delle attività culturali edel turismo, ha chiesto al Segretariato re-gionale di attivarsi immediatamente perpredisporre un primo sopralluogo alDuomo e per quantificare il fabbisogno fi-nanziario. «È stato previsto e concordatocon l’arcivescovo - spiega la Bianchi - unprogetto di restauro generale della Catte-drale per cui è stato stanziato un finan-ziamento a valere sulla prossima

programmazione. Vista l’urgenza delcrollo, ho avuto rassicurazioni affinché ilSegretariato regionale si attivi in ogni ma-niera possibile per reperire ulteriori fondinell’immediato. Il Duomo è un patrimo-nio importantissimo di inestimabile va-lore oltre che una testimonianza di fede».

Per il Consigliere regionale WandaFerro, «Il crollo avvenuto all’interno delDuomo è l’ennesimo disastro annunciato,le cui principali responsabilità sono da in-dividuare nella superficialità e nell’indo-

lenza di chi pensa di avere sempre qual-che problema più importante da risolverementre tutto va in rovina».

«Da oltre quattro anni – ha proseguitola Ferro – sono inascoltati gli appelli dimonsignor Bertolone e da altrettantotempo giace nei cassetti di Regione e Mi-nistero dei Beni Culturali il progetto di ri-strutturazione e messa in sicurezza dellachiesa cattedrale predisposto dalla Dio-cesi, mentre le prime risorse per oltre duemilioni di euro, che pure la Regioneavrebbe individuato, sono bloccate in at-tesa di una firma che nessuno evidente-mente sollecita. Quanto avvenuto, perfortuna senza conseguenze per l’incolu-mità delle persone, sia da monito affinchénon si perda ulteriore tempo per la desti-nazione dei finanziamenti e si consentaalla Diocesi di avviare gli interventi ur-genti e ormai indifferibili di restauro, perscongiurare il rischio di nuovi crolli edevitare l’ipotesi che il Duomo venga in-terdetto al culto».

Un crollo del solaio nella Cattedrale di Catanzaro a seguito delle infiltrazione di acqua piovana

1520 marzo 2017

TeRRiTORiO

Il14 marzo del 2002 la ConferenzaEpiscopale Italiana approvava invia definitiva lo Statuto del Rin-

novamento nello Spirito Santo, sancendol’ecclesialità dell’Associazione e dandonuovo slancio ed entusiasmo nel cam-mino di fede ai tanti aderenti che com-pongono i 1.700 gruppi e comunitàpresenti in Italia. Ogni anno questoevento viene celebrato per ringraziare ilSignore e fare memoria delle sue meravi-glie.

Domenica 12 marzo scorso anche nellanostra Diocesi è stata celebrata la Festadel Ringraziamento, presso i locali del Se-minario Teologico S. Pio X in Catanzaro.

Fin dal mattino i numerosi fratelli e so-relle convenuti per l’incontro sono statiaccolti dal sorrisi e dalla gioia degli ani-matori già presenti. La preghiera comu-nitaria carismatica ha introdotto ipartecipanti nel clima festoso dell’incon-tro, la Parola del Signore ha sciolto e con-solato ogni cuore, donando maggiorefede e un desiderio più profondo dicreare comunione ed unità nella carità.

All’incontro ha partecipato il Dr. Fran-cesco Chiellino, Presidente dell’Associa-zione Cattolica Diocesana e dellaConsulta dei Laici, che al termine dellapreghiera ha espresso la sua gioia peraver potuto condividere un tempo cosìricco di benedizioni del Signore, ricor-dando l’impegno costante a intensificarel’unità fra le diverse associazioni presentiin Diocesi, frutto della varietà dei carismiche lo Spirito Santo continuamente donaalla Chiesa.

La relazione è stata dettata da S.E.R.Mons. Vincenzo Bertolone, ArcivescovoMetropolita, che ha presentato la letteraper la Quaresima: “chi mi darà ali comedi colomba per volare e trovare riposo?”(Sal 55,7). Il Presule ha evidenziato la ten-sione del credente fra il desiderio di fare ilbene e invece il male che si compie, realtàcosì bene sottolineata dall’Apostolo Paolonella lettera ai Romani (7,19), tracciandoun cammino di vita fondato sul discerni-mento (guida spirituale), sulla riconcilia-zione sacramentale, sull’umilericonoscimento della propria debolezzaper accogliere il perdono e l’abbraccio diGesù. In una società che ha cancellato lapresenza del diavolo tentatore e che ha re-lativizzato il male, rendendo tutto appeti-bile, il credente deve riconoscere nel

confessionale il luogo della misericordiadi Dio, dove è possibile fortificarsi e rico-minciare il cammino.

Le parole semplici usate dal Vescovo,gli esempi pratici che hanno scandito ivari passaggi, hanno permesso di seguireogni parola di questa illuminante cate-chesi, accolta con grande gioia.

Al termine della catechesi il Coordina-tore Diocesano Stefania Rhodio ha rin-graziato S.E. facendosi portavoce delsentimento ecclesiale che anima il Rinno-vamento nello Spirito Santo,garantendo,che le parole ispirate contenute nella Sualettera saranno, per questo tempo di Qua-resima, da guida e sostegno per un buoncammino di fede a tutto il Movimento Ec-clesiale.

La mattina è terminata con la Celebra-zione Eucaristica presieduto dall’Arcive-scovo presso la Cappella Maggiore delSeminario.

Nel pomeriggio è stato proiettato unvideo in cui, dopo il saluto di SalvatoreMartinez , Presidente Nazionale RnS, èstato ripercorso il cammino associativodell’anno trascorso , come rendimento di

grazie a Dio per ogni opera compiuta eper le conversioni realizzate nel cuore ditante persone.

DonFerdinando Fodaro, parroco di Ce-nadi, ha introdotto i presenti davanti aGesù, in un tempo di profonda Adora-zione Eucaristica. Alla Sua presenza di-versi fratelli hanno reso testimonianzadelle guarigioni spirituali, fisiche e inter-personali che il Signore ha operato nellaloro esistenza, sono state raccontate congrato stupore le opere che hanno viste im-pegnate numerosi fratelli e sorelle nelleCarceri di Siano e presso l’Oasi della mi-sericordia, e tutti i presenti hanno offertoil proprio contributo personale, come attodi preghiera alla presenza di Gesù, persostenere le opere di misericordia che ilRinnovamento nello Spirito Santo operain Italia e all’estero.

E’ stata una giornata vissuta nella sem-plicità e nella gioia di stare insieme, cheha rafforzato il desiderio di testimoniareancor di più nella propria vita e attraversola comunione fraterna che Gesù è il Si-gnore. Amen, alleluia!

Marcello Lavecchia

rInnovamento nello SpIrIto SantoceleBrata la feSta del rInGraZIamento“Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune…” (At 2,44)

1620 marzo 2017

evenTO

Siè tenuto mercoledì 8 marzopresso l’aula Fausto Squillacedella Facoltà di Sociologia

della Università Magna Grecia di Ca-tanzaro, l’incontro “Io l’8 tutti i giorni. Imille volti della violenza. Storie per ri-conoscere e raccontare la violenza digenere”. Organizzato da FondazioneCittà Solidale, e nello specifico dallacasa di accoglienza il Rosa e l’Azzurro edal Centro antiviolenza "Aiuto donna",in collaborazione con le associazioniMondo Rosa e Attivamente Coinvolte ela stessa Università, ha visto la parteci-pazione non solo di professionisti delsettore ma anche di una rappresentanzadi studenti del liceo scientifico “Sici-liani” di Catanzaro e della facoltà di So-ciologia.

Dopo la proiezione di un video sultema della violenza sulla donna, lad.ssaBongarzone, psicologa e responsa-bile della casa di accoglienza il Rosa el’Azzurro, ha introdotto il dibattitoelencando le varie modalità di violenzaperpetrabile e come essa sia cultural-mente e geograficamente radicata. Esi-stono però realtà di eccellenza, caserifugio, case di accoglienza, che nono-stante le difficoltà economiche in cuiversano per carenza di finanziamenti,possono aiutare le donne, e anche i figli,ad uscire dal circolo vizioso della vio-lenza attraverso un percorso che con-durrà la persona verso la pienaautonomia.

La d.ssa Isolina Mantelli di Mondorosa ha sottolineato che l'8 marzo, con-temporaneamente in 40 paesi, le donnesono in sciopero, manifestando con unasciarpa rosa al collo, per una serie diiniquità che ancora le vede coinvolte,

tra cui soprattutto la violenza da partedi partners o consanguinei. Ha inoltreannunciato che i centri anti-violenzadella Calabria hanno costituito un coor-dinamento che è il volano per incontri eche ha già ottenuto un tavolo tecnicopresso l’Assessorato alle Politiche So-ciali dove sono sono state scri

tte le linee guida dei centri anti-vio-lenza. La parola è poi passata all’avvo-cato Stefania Figliuzzi, Presidentedell’associazione Attivamente Coin-volte, che collabora da anni con Citta'Solidale, la quale ha parlato della rete"Non una di meno” che è riuscita a farsiascoltare a Roma attraverso la costitu-zione di tavoli tematici e ha ricordatoche l’Italia è stata sansionata dalla Cortedi Strasburgo, per non aver ricono-sciuto un caso di violenza su unadonna, a pagare una sanzione di 30.000euro, cifra irrisoria ma segno di una vo-lontà di cambiamento.

È stata poi la volta del dott. LuigiMaria Guzzo, dottorando alla UMG eautore di varie pubblicazioni sul tema,che, dal punto di vista giuridico, hafatto un excursus storico citando la Ri-voluzione Francese e Rousseau, unasentenza che nel 1883 non permise aduna donna di essere il primo avvocatodel foro, fino ad arrivare al 1995, annoin cui la Conferenza Internazionale del-l’Onu ha sancito per la prima volta lapari dignità della donna.

A seguire l’intervento di MariapiaVolpintesta, giornalista e scrittrice di unsaggio sulla violenza sulle donne. At-traverso il metodo giornalistico, per treanni, ha raccolto più di 100 storie di vio-lenza, facendo emergere anche il vis-suto degli orfani di femminicidio. Ha

citato Roberta Lanzino, Barbara Belle-rofonte e Adele Bruno, donne ucciseper mano di uomini “innamorati”, con-centrandosi soprattutto sull’incidenzache possono avere i nuovi media e sul-l’influenza in Calabria della culturandranghetista, che vede la donna cometrofeo e subordinata al sesso cosiddettoforte. L’intervento della mediatrice cul-turale, di nazionalità nigeriana, Jenni-fer Orbune, ha coinvolto i partecipantiemotivamente. Ha raccontato la suastoria: una ragazza nigeriana di 16 anni,arrivata in Italia con il sogno di diven-tare medico e accolta da una zia che l’hacostretta al mondo della prostituzione,minacciandola in caso di opposizionedi rivalersi sui familiari in Nigeria.Dopo un periodo di sofferenza decidedi scappare per vivere quel senso di li-bertà nonostante le condizioni indigentiin cui si è trovata improvvisamente.Dall’incontro con delle persone italianeè partita la sua rinascita. Quella ragazzaè oggi una mediatrice culturale, donna,sposa e mamma che da 14 anni vive inItalia. Da qui lo spunto per parlare dellaschiavitù delle straniere e di come inItalia ci sia la possibilità, attraverso l’art.18 del Testo Unico dell’Immigrazione,di entrare in programmi per la prote-zione delle persone vittime di tratta.

La d.ssa Monica Riccio, psicologa delCentro Aiuto-donna gestito da Città So-lidale, ha infine descritto la realtà e lefunzionalità di questi centri e ha con-cluso sottolineando l’esigenza di unaeducazione all’affettività, affinchè unabbraccio o una carezza non siano unoschiaffo o un atteggiamento peculiar-mente sessuale.

Il saluto del Prefetto, sua Eccellen-zad.ssa Latella, ha sottolineato una col-laborazione ormai consolidata con laFondazione nello specifico ma anchecon tutte le realtà del territorio che si oc-cupano di violenza di genere. È di re-cente stesura, infatti, un protocollo trala Prefettura e Città Solidale per la crea-zione di un percorso rosa all’interno deitriage ospedalieri che tuteli la donna ela metta in condizione di denunciare.

Ha concluso la mattinata Padre PieroPuglisi, Presidente di Fondazione CittàSolidale, il quale ha ringraziato l’udito-rio così attento e partecipe ma anchetutti i relatori e i suoi collaboratori concui in prima linea, ogni giorno, si batteper tutelare i diritti di tanti esseriumani. Nel rivolgere un augurio a tuttele donne presenti, p. Puglisi le ha ancheinvitate a non occupare molto tempo adimostrare ciò che valgono ma a mo-strare ciò che sono.

UUNANA GIorNATAGIorNATA SULLASULLA DoNNADoNNAProMoSSAProMoSSA DALLADALLA FFoNDAzIoNEoNDAzIoNE

CCITTàITTà SSoLIDALEoLIDALE