IL PONTE - parrocchiecorsico.it

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Redazione: P.zza Europa 3-20094 Corsico (MI)- tel. 024479686 Posta Elett.: [email protected] Tempo di Coronavirus, tempo di revisione della vita P ASQUA: U OMINI E D ONNE R INATI A N UOVA U MANITA’ E plausibile afferma- re che possa esserci un risvolto positivo nel dramma legato al COVID-19 che stiamo attraversando? Pro- babilmente è opinabile questo punto di vista, ma come in tutte le co- se che capitano nella vita anche in questa esperienza credo ci sia, come si suol dire, il ro- vescio della medaglia. Sicuramente l’evento del Coronavirus ci ha “ridimensionato”: ha ri- dimensionato il senso di onnipotenza che ta- lora ci spinge fino a quel delirio che ci porta a credere di poter an- dare oltre ogni limite. Sì, noi che ci sentiamo grandi; noi (per inten- dere i mercati) che spo- stiamo con un click enormi capitali; noi che costruiamo armi poten- ti, che siamo avanzati nelle tecnologie, che disponiamo le cose se- condo i nostri program- mi: ora noi, a fronte di tutto questo, ecco che ci siamo trovati in scac- co di un odioso nemico invisibile e infinitamen- te più piccolo di noi, in grado di determinare secondo la sua subdola tattica la nostra vita, il nostro tempo. Un virus capace di vin- cere la nostra ostenta- ta sicurezza che ci ac- ceca quando ci lascia- mo accarezzare dall’il- lusoria convinzione di essere noi a poter di- sporre delle cose e della vita come meglio ci aggrada. Quale insegnamento possiamo trarre, se co- sì si può dire, da que- sta vicenda? Che l’uo- mo è e resta poca cosa, che siamo fragili “ co- me l’erba che germo- glia al mattino: al matti- no fiorisce, germoglia, alla sera è falciata e dissecca” (Sl. 90, 5b-6). Tale vicissitudine pos- sa essere allora per tutti un bagno di umiltà, riscoprendoci sempli- cemente creature, uo- mini e donne, fratelli e sorelle, rinnovando la consapevolezza, così come forse sta succedendo, che la vita ha senso solo dentro a quella rete di relazio- ni che ci costituiscono, tessendone con cura la trama e comprenden- done di nuovo la vitale importanza, tanto che sentiamo fortemente la mancanza delle re- lazioni sociali e comu- nitarie. La loro assen- za ci fa percepire quasi menomati, incompleti. Il secondo esito che questa esperienza ci fa toccare con mano è che noi non siamo padroni del tempo. Ora siamo noi costretti ad ade- guarci a quel tempo che ci vorrà e che re- sta incognito per supe- rare questa situazione. Di solito siamo noi che dettiamo la tabella di marcia, che stabiliamo quanto tempo deve durare una cosa. E per noi abituati a condur- re una vita cadenzata da impegni e attività, anzi dove il tempo si a- degua prevalentemen- te alle nostre attività, al lavoro, agli svaghi; per noi che pianifichia- mo tutto e a lungo ter- mine, tanto da non vi- vere più il presente perché troppo protesi verso il futuro perden- do così di vista l’oggi, di fronte a questo im- provviso blackout nel quale non siamo più padroni del tempo ci sentiamo inquieti e disturbati. Questo dramma in qualche misura ci ha sconvolto i piani so- prattutto verso quel futuro che non riuscia- mo a vedere ancora definirsi e non sappia- mo come si presenterà. L’ulteriore insegna- mento che questa vi- cenda può allora offrir- ci è quello di imparare a badare piuttosto al presente, all’attimo che stiamo vivendo, assu- mendolo pienamente, godendo di esso per- ché è l’unica certezza evidente che sta acca- dendo; del domani non possiamo dire nulla, non ne siamo gli arte- fici, potrà essere solo un dono. Ricordiamoci cosa ci dice Gesù nel discorso della Monta- gna: “Non preoccupa- tevi, dunque del doma- ni, perché il domani si preoccuperà di se stes- so. A ciascun giorno basta la sua pena” (Mt. 6, 34). G odiamo ogni attimo del quotidiano, anche se assomiglia a quello Sant'Adele, Ss.PietroPaolo, SpiritoSanto MONOGRAFICO .............................................. IL P ONTE .............................................................................................................................. appena trascorso e in- terrotto solamente dal riposo della notte; godiamone appieno con quella sapienza che ci invita a vivere ogni cosa come se fos- se la prima volta, l’ul- tima e l’unica. Se il cammino trava- gliato di questa Qua- resima ci porta a que- sta Pasqua così “incon- sueta” cresciuti e con- vertiti anche solo in questi due aspetti (la bellezza delle rela- zioni e il saper valoriz- zare il presente) allora al di là di tutti i disagi sperimentati sarà co- munque vera Pasqua di Resurrezione per tutti noi: uomini e don- ne rinnovati nel cuore, nella testa, nello spi- rito e sicuramente più evangelici. don Gabriele ............. .. ............. n. 15 12 Apr. 2020 Anno I

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Redazione: P.zza Europa 3-20094 Corsico (MI)- tel. 024479686 Posta Elett.: [email protected]

Tempo di Coronavirus, tempo di revisione della vita

PASQUA: UOMINI E DONNE RINATI A NUOVA UMANITA’

E’ plausibile afferma-re che possa esserci un risvolto positivo nel dramma legato al COVID-19 che stiamo attraversando? Pro-babilmente è opinabile questo punto di vista, ma come in tutte le co-se che capitano nella vita anche in questa esperienza credo ci sia, come si suol dire, il ro-vescio della medaglia. Sicuramente l’evento del Coronavirus ci ha “ridimensionato”: ha ri-dimensionato il senso di onnipotenza che ta-lora ci spinge fino aquel delirio che ci portaa credere di poter an-dare oltre ogni limite. Sì, noi che ci sentiamo

grandi; noi (per inten-dere i mercati) che spo-stiamo con un click enormi capitali; noi che costruiamo armi poten-ti, che siamo avanzati nelle tecnologie, che disponiamo le cose se-condo i nostri program-mi: ora noi, a fronte di tutto questo, ecco che ci siamo trovati in scac-co di un odioso nemico invisibile e infinitamen-te più piccolo di noi, in grado di determinare secondo la sua subdola tattica la nostra vita, il nostro tempo.Un virus capace di vin-cere la nostra ostenta-ta sicurezza che ci ac-ceca quando ci lascia-mo accarezzare dall’il-

lusoria convinzione diessere noi a poter di-sporre delle cose e della vita come meglio ci aggrada.Quale insegnamento possiamo trarre, se co- sì si può dire, da que-sta vicenda? Che l’uo-mo è e resta poca cosa, che siamo fragili “ co-me l’erba che germo-glia al mattino: al matti-no fiorisce, germoglia, alla sera è falciata e dissecca” (Sl. 90, 5b-6). Tale vicissitudine pos-sa essere allora per tutti un bagno di umiltà, riscoprendoci sempli-cemente creature, uo-mini e donne, fratelli e sorelle, rinnovando la consapevolezza, così come forse sta succedendo, che la vita ha senso solo dentro a quella rete di relazio-

ni che ci costituiscono, tessendone con cura la trama e comprenden-done di nuovo la vitale importanza, tanto che sentiamo fortemente la mancanza delle re-lazioni sociali e comu-nitarie. La loro assen-za ci fa percepire quasi menomati, incompleti. Il secondo esito che questa esperienza ci fa toccare con mano è che noi non siamo padroni del tempo. Ora siamonoi costretti ad ade-guarci a quel tempo che ci vorrà e che re-sta incognito per supe-rare questa situazione. Di solito siamo noi che dettiamo la tabella di marcia, che stabiliamo quanto tempo deve durare una cosa. E per noi abituati a condur-

re una vita cadenzata da impegni e attività, anzi dove il tempo si a- degua prevalentemen-te alle nostre attività, al lavoro, agli svaghi; per noi che pianifichia-mo tutto e a lungo ter-mine, tanto da non vi-vere più il presente perché troppo protesi verso il futuro perden-do così di vista l’oggi, di fronte a questo im-provviso blackout nelquale non siamo piùpadroni del tempo ci sentiamo inquieti e disturbati.Questo dramma in qualche misura ci ha sconvolto i piani so-prattutto verso quel futuro che non riuscia-mo a vedere ancoradefinirsi e non sappia-mo come si presenterà. L’ulteriore insegna-

mento che questa vi-cenda può allora offrir-ci è quello di imparare a badare piuttosto al presente, all’attimo che stiamo vivendo, assu-mendolo pienamente, godendo di esso per-ché è l’unica certezzaevidente che sta acca-dendo; del domani non possiamo dire nulla,non ne siamo gli arte-fici, potrà essere soloun dono. Ricordiamoci cosa ci dice Gesù neldiscorso della Monta-gna: “Non preoccupa-tevi, dunque del doma-ni, perché il domani sipreoccuperà di se stes-so. A ciascun giorno basta la sua pena” (Mt. 6, 34).

Godiamo ogni attimo del quotidiano, anche se assomiglia a quello

Sant'Adele, Ss.PietroPaolo, SpiritoSanto

MONOGRAFICO

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appena trascorso e in-terrotto solamente dal riposo della notte; godiamone appieno con quella sapienza che ci invita a vivere ogni cosa come se fos-se la prima volta, l’ul-tima e l’unica. Se il cammino trava-gliato di questa Qua-resima ci porta a que-sta Pasqua così “incon-sueta” cresciuti e con-vertiti anche solo in questi due aspetti(la bellezza delle rela-zioni e il saper valoriz-zare il presente) allora al di là di tutti i disagi sperimentati sarà co-munque vera Pasqua di Resurrezione per tutti noi: uomini e don-ne rinnovati nel cuore, nella testa, nello spi-rito e sicuramente più evangelici.

don Gabriele

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n. 1512 Apr. 2020Anno I

Prima di giungere a questa giornata, rammentiamo il “triduo pasquale”, ovvero i tre giorni che ricordano gli ultimi momenti di Gesù sulla terra

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del venerdì santo èl'adorazione della cro-ce. L'immagine del cro-cifisso viene portata solennemente da quattro diaconi lungo la navata centraledel Duomo, verso l'alta-re maggiore: per tre volte la croce viene in-nalzata, mentre si cantal'antifona Ecce lignumCrucis in quo salus mun-di pependit (= ecco il legno della croce, al quale fu appeso il sal-vatore del mondo=) e per tre volte tutti si inginocchiano davanti a essa in adorazione.Nuovamente la croce, dopo essere stata de-posta sui gradini del-l'altare, viene adorata con tre genuflessioni e con un bacio di vene-razione all'immagine del crocifisso. Infine la croce viene innalzata da due diaconi in una solenne ostensione, così che tutti, clero e fe-deli, possano raccoglier-si in un istante di con-templativa adorazione davanti al supremo ge- sto d'amore compiuto da Cristo per la reden-zione del mondo.La veglia pasquale è la celebrazione più so-

pre più alto, dai tre la- ti dell'altare, l'annun-cio della risurrezione: Cristus Dominus resur-rexit!, a cui i fedeli ri-spondono acclaman-do "Deo gratias!".Non quindi il canto del "Gloria", come nella veglia pasquale di rito romano, ma il tripliceannuncio proclamato dall'altare e che dall'al-tare si diffonde in tut-te le direzioni, sta a indicare che la veglia pasquale ambrosiana è giunta al suo momen-to centrale.Il triplice Cristus Do-minus resurrexit della

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...................................... La “Coena Domini” ri- percorre i momen- ti della Passione del Signore, pro- seguirà crono- logicamente nella struttura- zione liturgica peculiare del Rito ambrosiano

surrezione di Cristosubito dopo la Pasqua ebraica, che veniva cal-colata in base al calen-dario lunare babilone-se e cadeva ogni annoin un diverso giorno.

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I cristiani di origine pagana celebravano la Pasqua ogni dome-nica. Nacquero così gravi controversie all'inter-no del mondo cristia-no, che si risolsero nel 325 con il concilio di Nicea in cui si stabilì definitivamente che la Pasqua doveva esserecelebrata da tutta la cristianità la prima domenica dopo la lunapiena seguente l'equi-nozio di primavera. Inoltre nel 525 si sta-bilì che la data doveva trovarsi fra il 22 marzo e il 25 aprile..

LE ORIGINI DELLA "NOSTRA" PASQUA

Come ci aspettava-mo e temevamo, i Riti pasquali si sono svol-ti a porte chiuse a cau-sa dell’attuale emer-genza sanitaria interna-zionale tutte le Cele-brazioni Liturgiche del- la Settimana Santa si sono svolte senza la pre- senza fisica di fedeli.Con oggi, giorno di Pasqua, ci avviciniamo al centro del Mistero, al Mistero della nostra salvezza, vorremmo presentare alcune consi-derazioni che, forse ci aiuteranno a viverlo in modo più profondo, a chiarire ed approfon-dire alcuni aspetti teo-logici e rituali che ab-biamo celebrato in questi giorni della Pas-sione, della Morte/Se-poltura e della Glorio-sa Risurrezione del Si- gnore. Siamo figli della no-stra epoca che spesso, invece di cercare le spiegazioni alle nostre domande spirituali nelle fonti antiche, nella chiesa antica, ci basiamo piuttosto su una certa religiosità, che qualche volta hapoco a che fare con lo spirito liturgico e tan-to meno con la sana tradizione della Chie-sa. Ecco che, motivati da queste riflessioni, abbiamo voluto ripre-sentare l'argomento del Triduo Sacro per capirne meglio la portata. Queste note non voglio-no essere un lavoro scientifico, ma piutto-sto una riflessione tra-sversale sul Mistero della nostra salvezza, racchiuso nelle cele-brazioni, che la tradi-zione della Chiesa ge-losamente ha conser-vato per venti secoli. Partiremo dal Giovedì santo per arrivare alla Veglia della Notte san-ta, appena trascorsa,anche se forse sarebbepiù logico, dal punto di vista dello sviluppo storico, iniziare da questa celebrazione. Essa è infatti il centro intorno al quale ruota non solo il Triduo del-la Pasqua ma tutto l'An-no liturgico.

Caratteristica ambro-siana per tutta la set-timana santa è stato l'uso del colore litur-

gico rosso: più che sul-l'aspetto penitenziale, che ha predominato durante la quaresima, l'accento si sposta quindi sul mistero del Corpo dato e del San-gue sparso, nonché sulla centralità dellacroce e della passione redentrice.

La messa "in Cœna Domini" secondo la liturgia ambrosiana si caratterizza in effet-

ti come primo atto commemorativo della passione del Signore, contesto storico nel quale trova pertinen-te collocazione anche il ricordo dell'istituzio-ne dell'Eucaristia. In-fatti come brano evan-gelico viene proclama-ta la prima sezione della passione secon- do Matteo, dall'ultima cena al rinnegamento di Pietro, quando il gallo canta e sta ormai spuntando il nuovo giorno: la celebrazione vespertina ambrosiana vuole così ricalcare la successione cronologica degli avvenimenti del primo giovedì santo.Dopo la proclamazione della Passione e l'ome-lia dell'arcivescovo, viene cantata un'antifo-na molto particolare: si tratta di un testo an-tichissimo, tradotto direttamente da un originale bizantino del secolo VI e che solo la liturgia ambrosiana possiede in Occidente. In esso si ricorda la mistica cena a cui Cristo invita il fedele e il bacio traditore di Giuda.

Suggestiva è la cor-nice coreografica in cui si svolge questo canto: lo eseguono in-fatti i *pueri cantores, schierati attorno al-l'altare, simbolo di Cristo, come per voler-

in cui era stata inter-rotta la sera precedente.In Duomo, secondo un'antica tradizione, debitamente rinnovata e adottata, è lo stesso arcivescovo che procla-ma solennemente la Passione del Signore: egli, rivestito dei para-menti come per la mes-sa, con in capo la mitra e assistito da sei diaco-ni, legge dalla cattedra il racconto della passio-ne e morte di Cristo.

Il Venerdì Santo inol-tre, nella tradizione

ambrosiana, è giorno "aliturgico": non si cele-bra la messa e, a diffe-renza del rito romano, neppure viene distri-buita la comunione eucaristica. In effetti l'atto liturgico che com-memora la morte del Signore è proprio la solenne proclamazio-ne della Passione da parte dell'ar-civescovo stesso. Il secondo momento della fun-zione

lenne di tutto l'anno li-turgico cristiano: dopo i giorni della passione e della morte di Cristo,

della salvezza e della rivelazione veterote-stamentaria. Terminata la proclama-zione del preconio, il cero pasquale viene collocato di fianco al-l'altare e incensato in segno di venerazione. Si conclude così la pri-ma parte della veglia,e inizia la lunga cate-chesi biblica, compo-sta di nove letture, sei dall'antico testamento e tre dal nuovo.

Dopo l'ultima lettu-ra veterotestamentaria, il sacerdote canta pertre volte e in tono sem-

tradizione milanese trova un interessante parallelo nell'analoga proclamazione concui anche nella liturgia bizantina si annuncia la risurrezione di Cri-sto: è un uso antichis-simo che risale alla li-turgia di Gerusalem-me del secolo V-VI e che attualmente il so-lo rito ambrosiano con-serva fra le liturgie occidentali.

Dopo l'omelia, inizia la terza parte della ve-glia, quella sacramen-tale, prima con l'am-ministrazione del bat-

tesimo e, in caso dicatecumeni adulti, an-che della cresima, e poi con la celebrazio-ne eucaristica.

Dopo aver ricevuto il battesimo, i neofiti, secondo la più antica tradizione, vengono rivestiti di una veste bianca, simbolo della nuova vita di grazia che proviene dalla rige-nerazione battesimale. I riti dell'iniziazione cristiana si concludo-no con il canto delle litanie..

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Ossia l'aiuto ai poveri, la soli-darietà, la fra-ternità e l'amore per gli altri, tanto da sacrificare la propria vita per questi ideali. La datazione della Pa-squa. Il Nuovo Testa-mento narra che Gesù fu crocifisso alla vigilia della Pasqua ebraica. Nei primissimi tempi del cristianesimo, i cri- stiani di origine ebrai-ca celebravano la Re-

RIPERCORRIAMO I GIORNI DELLA FESTA DI OGGI

Coronavirus, riti di Pasqua senza fedeli ma in streaming"

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Il nome "Pasqua" deriva dal latino pascha e dall'ebraico pesah. E' la massima festività della liturgia cristiana, perchè celebra la pas-sione, morte e resurre-zione di Gesù Cristo. Il fatto che il Signore decise di riportare in vita Gesù, ingiustamen-te ucciso, per i fedeli significa che Dio appro-vò le scelte di vita di Cristo.

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dopo il sabato santo, giorno di silenzio e di lutto, la Chiesa si ap-presta a celebrare la ri- surrezione del Signore.Il rito che inaugura laveglia pasquale è la benedizione del nuovo fuoco: infatti, dal mo-mento in cui era stata proclamata la morte del Signore, tutti i lumi del duomo erano stati spenti in segno di lutto. Ora, il sacerdote bene-dice il nuovo fuoco, dal quale attinge la lu-ce per accendere il cero pasquale. Duran-te il tempo pasquale, in ogni chiesa, accanto all'altare, arde il cero pasquale, che, soprat-tutto nella tradizione popolare, ma anche in quella liturgica, vieneconsiderato simbolo di Cristo risorto.

Dal pulpito un dia-cono, alla luce del cero pasquale, canta il pre-conio, un antico testo liturgico nel quale la pasqua di Cristo è poe-ticamente riletta a par-tire da tutta la storia

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lo difendere con la lo-ro infantile innocenzadalle trame del tradi-mento.Dopo la comunione, l'arcivescovo reca pro-cessionalmente l'Eu-caristia a un altare laterale del duomo, detto "altare della ri-serva": qui i fedeli si alterneranno in silen-ziosa adorazione fino all'inizio della veglia pasquale.Anticamente questo

rito era celebrato pro sepultura dominica rapraesentanda, come dicono le vecchie ru-briche, quasi per ripro-durre la sepoltura del Signore: di qui si gene-rò, soprattutto nell'am-bito della religiosità popolare, la devozione della visita ai "sepolcri".Un piccolo particola-re sopravvive di questalettura allegorica della riposizione dell'Euca-ristia: durante la pro.cessione l'arcivescovocopre la pisside avvol-gendola con i lembi del velo omerale. Pare che l'allusione sia al gesto compiuto da Giuseppe d'Arimatea che, secondo i vangeli, avvolse il corpo di Ge-sù nella sindone, pri- ma di deporlo nel se- polcro.

Se la celebrazione vespertina del giovedì santo commemora ilprimo atto della pas-sione del Signore, quella vespertina del venerdì ne è la natura-le continuazione, non-ché il compimento, e trova il suo vertice nell'annuncio della morte di Cristo in cro- ce, con la lettura della passione diMatteo dal punto

*cori di voci bianche

La Pasqua è una festa molto importante anche per gli ebrei. Probabilmente alle sue origini era una festa pastorale praticata dalle popolazioni no-madi del Vicino Orien-te. Quando le tribù se-mite divennero più sedentarie si trasfor-mò in una festa agrico-la, in cui si offrivano leprimizie della mietitu-ra dell'orzo, attraver-so la cottura del pane azzimo.Mosé diede un nuovo significato a questafesta, perchè la fece coincidere con la fuga del popolo ebraicodall'Egitto. Nel capitolo 12 dell'E-sodo, Mosè ordina adogni famiglia, prima di abbandonare l'Egit-to, di immolare un capo di bestiame pic- colo (agnello, pecora o capra) senza difetto,di un anno di età, e dibagnare col suo sangue

mogeniti ebrei le cui a-bitazioni erano segnate col sangue. Nel corso dei secoli, il ri-tuale della Pasqua, pursottoposto a variazioni e a modifiche, rimase sostanzialmente sem-pre uguale e la festa è tuttora celebrata da tut- ti gli Ebrei per la durata di sette giorni..

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gli stipiti e il frontone delle porte delle case. I membri delle famiglieconsumarono il pasto in piedi, con il bastonein mano, pronti per la partenza, che avvennein quella stessa notte,dopo che l'angelo di Dio passò per uccideretutti i primogeniti egi-ziani, risparmiando i pri-

Le uova di Pasqua, i dolci al cioccolato che noi tutti conosciamo, si sono trasformate nel corso degli ultimi decenni in un vero e proprio simbolo di questa festa, con ri-svolti commerciali più o meno apprezzati. La scelta dell’uovo come simbolo della festa di Pasqua ha pe-rò origini molto più antiche, che ci porta-no a ripercorrere se-coli di storia al fine di scoprirle.Prima di giungere al significato della Pa-squa e delle uova nel-la religione cristiana, è infatti necessario compiere un salto

ancora più indietronel tempo, fino alle antiche religioni pa-gane, dove il simbolo dell’uovo era correla-to al significato della vita ed alla sacralitàdella terra stessa.Le popolazioni anti-che consideravano l’uo-vo come una rappre-sentazione dell’unionedella terra con il cielo, che andavano a fonder-si in un’unica creazio-ne. Gli antichi Egizi attribuivano simboli-camente all’uovo lafunzionedi fulcro dei quattro elementi che costituiscono l’univer-so: terra, acqua, aria e fuoco. Nelle tradizioni pagane e mitologiche

l’uovo si accompagna al significato di rinasci-ta, in particolare con ri-ferimento al soprag-giungere della prima-vera, periodo dell’an-no in cui la natura ri-fiorisce dopo il lungo e sterile inverno ed in cui la terra rivive gra-zie ad una ritrovata fertilità: i campi posso-no essere nuovamen-te seminati nella spe-ranza di ottenere ric-chi raccolti. Gli antichi romani sot-terravano un uovo di-pinto di rosso nei cam-pi coltivati in modo da propiziarne la fer-tilità.In seguito, il cristiane-simo ha ripreso la sim-bologia legata all’uovo come simbolo di vita e di rinascita ricolle-gandola al significato stesso della festività

sacra della Pasqua, in cui si celebra la risur-rezione di Gesù Cristo e si rinnova la speran-za nella vita eterna neiCieli. L’uovo racchiude una nuova vita al pro-prio interno, così comeil sepolcro, concreta-mente vuoto, rappre-senta in realtà la pos-sibilità di una rinascitadopo la morte, versola vita ultraterrena.Le uova come dono.Quando e dove nacquel’abitudine di scam-biarsi in dono delle uova in occasione del-la Pasqua? A partire dal Medioevo l’uovo divenne un dono per la servitù. Nello stesso periodo le uova inizia-rono ad essere decora-te in occasione dellaPasqua ed a simboleg-giare dal punto di vi-sta religioso la rinasci-

ta dell’uomo in Cristo.La tradizione di scam-biarsi in dono del-le uova nel giorno di Pasqua ebbe inizio in Germania, ma già dal Medioevo iniziarono ad essere fabbricate delle uova artificiali da offrire in regalo.In Italia l’uovo di Pa-squa si affianca ad al-tri dolci tipici di que-sta festa ad altre prepa-razioni da consuma-re alla fine del pranzo,come la colomba e lapastiera. Nella religione Cristia-no-Ortodossa, le uova di Pasqua di cioccolatosono ritenute una stru-mentalizzazione com-merciale della festività religiosa e per questo motivo la loro diffusio-ne come doni da rega-lare ai bambini risulte-rebbe limitata..

La colomba pasqua-le è un dolce tipico italiano di pasta lievi-tata le cui origini sa-rebbero molto antiche, seppur con il nome co-lomba pasquale ci si riferisce propriamen-te all’idea commercia-le risalente agli anni Trenta del secolo scor-so quando alla Motta, azienda dolciaria già nota per i suoi panet-toni, ebbero l’intuizio-ne di creare un dolce pasquale sulla falsari-ga di quello natalizio.Molti degli ingredien-ti della colomba e del panettone classici so-no infatti gli stessi: farina, uova, burro o altri grassi, zucchero,lievito, arance candi-te. La colomba si ca-ratterizzò all’inizio per l’uso del miele eper la sua coperturadi mandorle e glassa di zucchero. Oggi le

varianti sono molte, con farciture di crema, cioccolato o altro e svariate decorazioni in superficie.La colomba pasquale tra storia e leggendaSe questa è la storia della colomba di Pa-squa moderna, con un passo indietro fino all’età medievale pos-siamo risalire a quelli che sarebbero i natali del dolce, intrisi di elementi leggendari.

Una prima storia della colomba pasqua-le lega il dolce al re dei longobardi (nonché re d’Italia) Alboino il quale dopo tre anni di assedio alla vigilia di Pasqua del 572 con-quistò Pavia rispar-miando però la cittàdal saccheggio perché tra i regali ricevutic’erano degli squisiti pani dolci preparati

a forma di colomba, nell’immaginario cri-stiano-cattolico sim-bolo universale di pace.

Un’altra storia leg-gendaria della colom-ba posticipa le sueorigini a diversi secoli dopo, all’epoca della battaglia di Legnano (1176), quando l’imperatore Federico Bar-barossa venne sconfit-to dalla Lega dei comu-ni lombardi. Secondoquesta versione la colomba pasquale sa-rebbe nata per volon-tà di un condottiero della Lega dei comuni lombardi che in onore della vittoria fece pre-parare dei pani spe-ciali a forma dell’uc-cello per omaggiare le tre colombe che nel corso della dura batta-glia avevano “veglia-to” sulle insegne del-la Lega dei comuni..

Lunedì di Pasqua o Pasquetta

paesi germanofoni, in cui Pasquetta è fe- sta di precetto.

Seconda la tradizio-nein Italia, il lunedì dell'Angelo è un gior-no di festa dedicato alla scampagnata, alpic-nic, e attività al-l'aperto. Una interpretazione di questa tradizione potrebbe essere che si voglia ricordare l'epi-sodio del Vangelo di Luca relativo ai discepo-li diretti ad Emmaus. E proprio per ricorda-re quel viaggio dei due discepoli si trascorre-rebbe, dunque, il gior-no di Pasquetta facen-do una passeggiata "fuori le mura" o "fuo-ri porta".Pasquetta è così anche un'occasione per ap-profittare dei primi giorni della primavera e il fatto che questo gior-no sia festivo offre la possibilità alle persone di sfruttare questo giorno di festa per sta-re all'aria aperta..

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Secondo il racconto del Vangelo, Maria Maddalena si era reca-ta insieme ad altre donne al sepolcro do-ve era stato posto il cor-po di Gesù Cristo, con l'intento di imbalsamar-lo e ungerlo con degli oli aromatici. Davanti alla tomba e nel con-statare l'assenza del corpo di Gesù, un An-gelo che subito le ras-sicurò: Non abbiate alcun timore…so che state cercando Gesù il Crocifisso…ma Egli è risorto come aveva detto. Venite a vedere il luogo dove era stato deposto, cosi annun-ciava la Resurrezione. Civilmente, il Lunedì di Pasqua è un giorno festivo introdotto nel dopoguerra dallo Sta-to Italiano, con lo sco-po di allungare la festi-vità, ma non è un gior-no di precetto, ovvero la religione cattolica non richiede l'obbligo di andare alla Santa Messa. Fanno eccezio-ne la Germania e altri

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LA PASQUA EBRAICAPasqua Ebraica 2020La Pasqua ebraica ha avuto inizio la sera dell’8 aprile e terminerà la sera del 16 aprile.

UN SIMBOLO, L'UOVO

Pasqua, pesachin ebraico,

dura otto giorni(sette nel solo

Israele), ricordala liberazione

del popolo ebrai-co dall'Egittoe il suo esodoverso la Terra

Promessa

Il Seder è il pasto commemorativo che avviene nelle prime due sere di festa e che mette in evi-denza la Redenzione passata e futura del popolo ebraico. In ebraico Seder significa Ordine: è per questo motivo che durante queste due cene vie-ne seguito un ordine rituale di gesti, preghiere e pietanze che ha come rimando spirituale sem-pre quello legato alla fuga dall’Egitto e laconseguente liberazione del popolo. .

TRA SACRO E PROFANO

COLOMBADOLCE COLOMBA

Il dolce pasquale tra leggende, storia e fede