Un Ponte Per Il Territorio

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Classi III IC “Antonino Rallo” IBOOK Maggio 2011 Un ponte per il territorio UN PERCORSO DI RICERCA La realizzazione del presente progetto è stato, per così dire, un atto di indirizzo da parte del Dirigente Scolastico, nel dare assoluta priorità alla valorizzazione dello studio del Territorio da parte della Scuola. Ritengo che in ogni realtà lo studio del territorio sia un modo per riappropriarsi dello spazio, del tempo e della memoria di una Comunità, che non è solo gruppo che vive in uno stesso contesto spaziale, ma è Comunità perché condivide storia, ambiente, cultura, valori. Lo studio sistematico e disciplinare del Territorio che il Collegio ha deciso di compiere risponde appunto all’esigenza di chiarire l’Identità della Comunità Favignanese, trasmettendo alle giovani generazioni saperi e contenuti locali non ufficializzati, ma fortemente percepiti e interiorizzati. Coniugare la tradizione locale con la tecnologia avanzata delle comunicazioni ha reso il progetto pregevole soprattutto per quanto riguarda la risposta dei ragazzi che con i loro interventi hanno superato ogni più ambiziosa previsione di risultato. Un grazie sentito alle docenti Antonella Nastasi e Renata Tedesco e all’esperta professoressa Ermelinda Guarino vera anima della riuscita del “Ponte sul Territorio”. Il Dirigente Scolastico Licia Ingrasciotta Edizione N. 0 VO RALLO Favignana TELEFONO 0923 921281 FAX 0923 921281 Maecenas pulvinar sagittis enim. Renata Tedesco - Docente Classi terze Antonella Nastasi - Docente

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Classi III IC “Antonino Rallo”

IBOOKMaggio 2011

Un ponte per il territorioUN PERCORSO DI RICERCA

La realizzazione del presente progetto è

stato, per così dire, un atto di indirizzo da parte del Dirigente Scolastico, nel dare assoluta priorità alla valorizzazione dello studio del Territorio da parte della Scuola. Ritengo che in ogni realtà lo studio del territorio sia un modo per riappropriarsi dello spazio, del tempo e della memoria di una Comunità, che non è solo gruppo che vive in uno stesso contesto spaziale, ma è Comunità perché condivide storia, ambiente, cultura, valori. Lo studio sistematico e disciplinare del Territorio che il Collegio ha deciso di compiere risponde appunto all’esigenza di ch i a r i r e l ’ I d e n t i t à d e l l a C o mu n i t à Favignanese, trasmettendo alle giovani generazioni saperi e contenuti locali non ufficializzati, ma fortemente percepiti e interiorizzati. Coniugare la tradizione locale c o n l a t e c n o l o g i a a v a n z a t a d e l l e comunicazioni ha reso il progetto pregevole

soprattutto per quanto riguarda la risposta dei ragazzi che con i loro interventi hanno superato ogni più ambiziosa previsione di risultato. Un grazie sentito alle docenti Antonella Nastasi e Renata Tedesco e all’esperta professoressa Ermelinda Guarino vera anima della riuscita del “Ponte sul Territorio”.

Il Dirigente ScolasticoLicia Ingrasciotta

Edizione N. 0

I S T I T U T O C O M P R E N S I V O

ANTONINO RALLOF a v i g n a n a

T E L E F O N O0923 921281 F A X0923 921281

Maecenas pulvinar sagittis enim.

Renata Tedesco - Docente Classi terze Antonella Nastasi - Docente

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NON SOLO UNA QUESTIONE DI FORMA

La scelta di realizzare un libro digitale, da leggersi attraverso l’iPad, rappresenta un modo diverso di concepire il rapporto con la creazione del sapere, aperto ai differenti modi di apprendere dei ragazzi e al futuro stesso della s c u o l a e d e s p r i m e p i ù c o m p i u t a m e n t e l a multimodalità degli approcci utilizzati durante questo percorso.

Ermelinda GuarinoLearning Coach del progetto

e curatrice dell’iBook

DA:I C A N T O N I N O R A L L O

V i a L i b e r t àF a v i g n a n a

Perchè un libro digitale

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FAVIGNANA E I POETI! PAGINA3

IC “Antonino Rallo” Favignana

FAUGNANATi stannu ‘n facci e vardanu’ncantati‘i costi d’a Sicilial ’orizzonti spinna di lontananza a mezzijornu,e Levanzu ,’ u Maretamu, ‘u to’ marigilusi fannu ‘a vardia tutt’intornu.

Scogghiu ‘nfatatu chi fa beddu ‘u celu,‘u suli e ‘u lustr’i luna,quantu voti Erici s’affacciau versu punentiquannu assitatu di tramunti beddisfuava supra ‘a citra i so’ turmenti?

Isolabella, si,sarrà biddruna,‘n mezz’ o’ so’ lagu tutta villi e specchi ;Capri,tutta ciuri e canzunetti,‘ncastrata ‘nta ddu mari di cubaltupenza chi Fougnana……’un si cci metti!

Posti di ‘nnamurati, paraddisi…..sarriti beddi ,ma….chi mi cuntati?‘Na petra vostra è ….sempri ‘na petra!ch’un senti,’un parla….un’àvi nudda vita !

Mentri ‘na petra di Fougnana mia,s’a vardi si rrimina!......e si cci parliti senti….e t’arrispunni…..’mpuisia!

( AURELIO GIANGRASSO)

I CANTUNA

U suli,’n trapanava ‘nta pirrera

perciò un si capia quannu muddari.Matina,mezziornu,siraEra sempre l’ura giusta,l’ura di travagghiari senza sosta:E sutta l ‘ occhiu certu e manu francaa roccia matri figghiava cantunaa beddu cori, a carrittati sani.I muli i purtavanu a scaladunni varcuna ,chini come l’ovu,viaggiavanu versu a terra ferma.Dda i cantuna eranu apprezzatipi fabbricari casi e monumenti.U tempu ancora i cunserva sani.comu testimoni di dda fatica “nfami” e si ci cririti, sciatianu d’amurie ancora culanu di sururi.

(BICE BANNINO)

Maecenas pulvinar sagittis enim. Faugnana di Aurelio Giangrasso

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INDICAZIONI GEOGRAFICHE! PAGINA4

L’isola di Favignana forma con le più piccole (Marettimo, Levanzo, Maraone e Formica) l’arcipelago delle Egadi.

Tale arcipelago è posto a 7 Km dalla costa occidentale della Sicilia fra Marsala e Trapani.

L’isola è riconoscibile per la sua forma di farfalla con le ali spiegate; la piana ad est, il Bosco ad ovest, unite al centro della montagna grossa detta “ Monte di Santa Caterina” alta 315 metri.

Dista da Trapani Km 17, da Marsa la km 13. La sua superficie è Km 19,38, la lunghezza Km 9 e la larghezza

km 4,3. Attualmente conta una popolazione di circa 3000 abitanti.

Indicazioni geograficheL’ISOLA FARFALLA

Cala Rossa Gabbiano

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ETIMOLOGIA! PAGINA5

Favignana fu anticamente chiamata Egusa da Aegades, da cui prende il nome il gruppo delle Egadi. L’arcipelago c o m p r e n d e l e i s o l e d i F a v i g n a n a , L e v a n z o , Marettimo e altre isole minori.Aegades in greco significa isola delle capre e, quindi, la nostra isola acquistò anche il nome di Capraia, ritenendosi che fosse popolata di capre.

Venne poi chiamata Aponiana, infine Favoniana in latino, Fougnana in siciliano e Favignana in italiano.

Questo nome ebbe diversi significati, qualche studioso

afferma che le sia imposto dal vento Favonio: un vento caldo che spira continuamente da ponente.

Qualcuno ancora ritiene che Favonio sia stato il nome di qualche gigante, capo di una tribù dei Feaci, primi abitatori dell’isola.

I nomi di Favignana

I Florio durante un loro soggiorno a Favignana Favignana negli anni ’60

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LO STEMMA

S I M B O L I : a q u i l a , mare, torre.

COLORI: azzurro, nero

Ha tre torri merlate alla g u e l f a , a p e r t e e finestrate di nero, quella di mezzo è sormontata da un’aquila di nero p o g g i a t a s u u n a campagna montuosa, dietro la quale si muove un mare agitato, limitato da una catena di tre monti.

Maggio 2011

DA:I C A N T O N I N O R A L L O

V i a D a n t e 29 1 0 2 3 F a v i g n a n a T PEdizione N. 0

Lo stemma

Gaia descrive lo stemma di Favignana

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I MESTIERI! PAGINA7

A Favignana si praticavano diversi mestieri, che in passato hanno dato occupazione continuativa a molti residenti. Tra gli altri, meritano un grande rilievo quelli legati a l l ’ indus tr ia e s t rat t iva e conserviera. Nell’isola c’è stata, infatti, anche una cultura operaia.Nei primi decenni del ‘900, vi lavoravano circa 600 cavatori e all’inizio degli anni ‘60 si contavano intorno ai 600 lavoratori addetti alle attività industriali locali (cave di tufo e stabilimento ittico).Accanto ad esse ha avuto grande importanza anche il lavoro stagionale delle tonnare, ma non sono da trascurare le attività legate all’agricoltura, alla pesca, al commercio e alla n a v i g a z i o n e . .

L’aspetto socialeUNA COMUNITA’ AUTOSUFFICIENTE TRASFORMATASI NEL TEMPO

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LE CAVE! PAGINA8

Una delle attività più antiche e tipiche di Favignana è stata la produzione di “contuna” (conci di tufo a forma di parallelepipedo) utilizzati come materiale da costruzione.La “pietra bianca” era considerata molto pregiata.Per Favignana dire tufo è dire vita perché legata all’economia,alla storia, all’arte. Le cave sono chiamate “ PATOIS” ”PIRRERE”. Il tufo non ha solo modificato la conformazione morfologica delle coste ma, sotto le mani abili e creative dell’uomo, è stato impiegato in costruzioni e monumenti “come il sarto modella il vestito su misura”.Le persone che lavoravano alla “pirrera” venivano chiamati cavatori.Il cavatore l iberava i l terreno dal “cappellaccio”, quindi cominciava il lavoro di estrazione del tufo in blocchetti (conci), già perfettamente squadrati.

Le cave potevano essere a cielo aperto, ma spesso la roccia veniva attaccata lateralmente con gallerie a livello del mare, al fine di raggiungere il materiale più pregiato,che è sempre il più profondo.Si lavorava dal sotto in su, scavando nello stesso tufo delle tacche cui aggrapparsi mani e piedi,facendo attenzione di lasciare grandi pilastri a sostegno. Il lavoro dei cavatori era un lavoro molto faticoso e poco retribuito. Dalle cave i conci venivano trainati tramite carretti con il mulo al posto dell’imbarco e messi sugli schifazzi e trasportati a Trapani e nelle zone vicine.L’attrezzo principale era “ la mannara”, un tipo di ascia che serviva per rifinire il concio di tufo, altri attrezzi erano lo” zappone” e il “ piccune”.

Il 25 /11/49 fu installata la prima macchina elettrica per tagliare il tufo e così si agevolò il lavoro dei cavatori.

Intorno agli anni ‘70 le case vennero chiuse perché superate dai conci marsalesi più economici, ma meno pregiati.

Le cave di tufo

Giordan riassume le tipologie di cave a Favignana.

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L’AGRICOLTURA E I GIARDINI IPOGEI ! PAGINA9

L’agricoltura non fu una vocazione naturale dei favignanesi, ma fu importata come attività intorno al 1700, quando l’isola apparteneva al marchese Pallavicino. Questi decise di affittare l’intera contrada “la Piana ad un agricoltore originario di Caltanissetta. L’affittuario dissodò il terreno, cercò e trovò pozzi d’acqua, piantò alberi da frutto, vigne, cotone e allevò bestiame. Poi la famiglia Canino, di origine spagnola, prese in affitto parte della contrada “il Bosco” e si dedicò alla coltivazione della vite, dei fichi d’India, dei cereali e degli alberi da frutta. C h i u n q u e p o s s e d e v a u n appezzamento di terreno o una cava abbandonata vi coltivò ortaggi, frutta e a g r u m i , a c q u i s e n d o u n a c e r t a autosufficienza alimentare.Caratteristiche testimonianze di antiche tecniche culturali sono i muretti in pietra di tufo che come una ragnatela fittissima intersecano in ogni senso le zone pianeggianti. È riscontrabile una netta tendenza all’abbandono rapido dell’agricoltura. Si ritiene che le cause di tale abbandono siano molteplici e complesse.

I GIARDINI IPOGEI

I giardini ipogei di Favignana sono il risultato dell’intenso lavoro degli operai del tufo che con la loro arte crearono queste bellissime cave.Luoghi incantevoli, carichi di magia, di colori,di profumi,di suoni e silenzi che ci trasportano nel mondo delle emozioni. N e l l a z o n a furono piantati numerosi alberi da frutto,posti qui con sapienza per essere protetti da forti venti. Qua e là sorgono anche piccole grotte usate un tempo come ricovero dei pirriaturi, estrattori della pietra.

Agricoltura e giardini ipogei

L’agricoltura raccontata da Giada

I giardini ipogei secondo Gianmarco

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LA PESCA! PAGINA10

LA PESCALa pesca è stata l’elemento basilare per l’economia dei favignanesi.Fin dai tempi più antichi gli isolani sapevano trarne dal mare i mezzi di sostentamento per la propria famiglia. Un tipo di pesca speciale è la tonnara. Tra i pesci i più diffussi sono: la triglia, il tordo, la murena, l’occhiata, il dentice, l’orata, la cipolla, la sogliola, lo sgombro, lo scorfano ecc. Fra i crostacei sono il gambero, l’aragosta, il granchio, mentre tra i molluschi la seppia, il polpo, il calamaro. LA MATTANZA

La pesca più importante a Favignana è la pesca del tonno che risale ad una remota antichità.Verso il 1000 gli Arabi che erano in Sicilia inventarono la tonnara. E’un enorme trappola fatta di reti, situata dove si segnalano i passaggi dei tonni. Il lavoro dei tonnarotti inizia in aprile quando vengono poste in mare una serie di reti che possono raggiungere anche i 4 o 5 km a formare le varie camere e, data la loro disposizione, inducono i tonni ad addentrarsi sempre più nelle maglie interne fino ad arrivare alla cosiddetta "camera della morte". In maggio, dalle tonnare, partono le barche, una sorta di chiatte, che agli ordini del Rais parteciperanno alla mattanza. Questa viene compiuta accerchiando le reti e tirandone poco a poco sulle barche i lembi esterni finché affiorano i tonni che vengono presi dalle barche con degli arpioni che causano

la perdita del sangue dei pesci. Questo tipo di pesca va comunque scomparendo a causa della diminuzione della popolazione ittica dei tonni a causa dell'inquinamento crescente del mare, ma soprattutto a causa della pesca di tipo industriale che intercetta i banchi di tonni molto prima che questi si avvicinino alle zone costiere.

Il "Rais", i l capo assoluto della tonnara a bordo della barca "Muciara" p icco la imbarcazione in legno, al centro del quadrato creato dalle barche "Vascelli", con gesti delle braccia dirige i tonnaroti e dà il via alla mattanza. " E' una breve scena di spruzzi, voci, arpioni, pinne, canti di cialome e s u l l ' i s t i n t o d i r i p r o d u z i o n e d e l Tonno prevale l'istinto d i s o p r a v v i v e n z a dell'uomo. I nomi dei rais più famosi sono: Casubolo, che in una sola stagione catturò oltre diecimila tonni per i Florio, Lorenzo Pilo, che fu il primo r a i s s a r d o , L u i g i Grammatico, detto G i o t t o p e r l a precisione, gli ultimi r a i s s ono s t a t i : Spadaro Salvatore e Cataldo Gioacchino.

Pescatori sul molo

I pesci

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RACCOGLITORE! PAGINA11

Il tonno è un pesce marino

della famiglia dei Tunnidi. È l'unico pesce a sangue caldo. Diffuso nell'Atlantico e nel Mediterraneo, vive in branchi e si nutre di pesci . Viene pescato con diversi sistemi, tra i quali il più classico è la tonnara, dando vita a una fiorente industria conserviera. Ne esistono diverse specie: quello del Mediterraneo (Thunnus thynnus), o tonno rosso, ha il corpo lungo fino a 3 m e pesante fino a 600 kg, con coda a semiluna, parti superiori blu-nerastro e parti inferiori biancastre o grigio argenteo; gli esemplari sono in grado di spostarsi per migliaia e migliaia di km a una velocità massima di 80 km/h. Potenti migratori, attraversano l'Atlantico in circa 120 giorni.Altre specie sono più piccole (tonnetti, Euthynnus alletteratus). Il più pregiato (nonostante quello che dice la pubblicità) è però il tonno rosso: le sue carni sono ricercatissime

specie in Giappone, ove è alla base dei piatti di pesce crudo.Una varietà di qualità inferiore è un piccolo tonno che raggiunge i 20 kg e dalla carne meno rosea. Dal punto di vista nutrizionale il tonno è un ottimo alimento perché ipocalorico e dovrebbe quindi entrare nella nostra dieta quasi quotidianamente; inoltre la sua versati l i tà permette di consumarlo come secondo o come base di sughi "proteici". Dal punto di vista alimentare il tonno è molto ricco di proteine e non è molto grasso. Non ha perciò senso usare il tonno sott'olio (anche perché difficilmente l'olio è di grande qualità ). Il miglior modo di introdurlo nella propria alimentazione è di consumare quello fresco o in scatola al naturale.

IL TONNOCARATTERISTICHE, VARIETA’, PROPRIETA’ NUTRITIVE

Il tonno Giulia e il tonno

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RACCOGLITORE

DA:I C A N T O N I N O R A L L O

v i a L i b e r t à F a v i g n a n a

Mattanza 1963

Pesca del tonno, Favignana 1963

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LE RICETTEMaggio 2011

RICETTE DELLA TRADIZIONE

POLPETTE DI TONNOIngredienti: aglio, prezzemolo, formaggio, pane grattugiato, sale, uovo, uva sultanina, pinoli. Esecuzione: mettere il tonno nell’acqua fredda per 10 minuti,toglierlo e asciugarlo per bene e tagliarlo finchè non diventi tipo tritato e amalgamare il tutto. Dare la forma delle po lpe t t e a r ro tondate e s o f f r i g ge r l e leggermente e poi metterle nel sugo.

TONNO AL RAGU’Ingredienti: 1Kg di tonno fresco, in un solo pezzo, 7 dl di salsa di pomodoro, 2 spicchi d’aglio, 1 cipolla, 1 foglia d’alloro, ½ bicchiere d’olio extravergine d’olio d’oliva, ½ bicchiere di bianco secco, zucchero, sale, pepe.Lasciare il tonno a bagno d’acqua fredda e sale per circa 1 ora; poi,asciugatelo bene. Fate appassire la cipolla tritata in un tegame con l’olio, l’aglio schiacciato (che eliminerete) e l’alloro; unite il tonno e rosolatelo dolcemente. Bagnate con il vino e lasciate evaporare; quindi,aggiungete la salsa di pomodoro, un pizzico di zucchero e una spolverata di pepe. Regolate di sale , mescolate e cuocete, su fi a m m a m o d e r a t a , p e r 4 0 m i n u t i , incorporando di tanto in tanto poca acqua calda.

TONNO AL FORNO 1kg,di tonno fresco a fette, 100g di olive snocciolate, 50 g di pangrattato, 1 cucchiaio di capperi, 5 pomodori maturi, 1 rametto di prezzemolo, origano,½ bicchiere d’olio extravergine d’olio d’oliva, sale, pepe. Mettete il tonno in una bacinella, copritelo d’acqua corrente e lasciatelo a bagno per mezz’ora, affinchè si dissangui. Trascorso il tempo indicato, sgocciolatelo e asciugatelo con carta

da cucina. Ungete d’olio una teglia e disponetevi il pesce. Spargetevi sopra i pomodori pelati e tagliati a filetti, i capperi, le olive spezzettate, il p r e z z e m o l o t r i t a t o , i l pangrattato e un pizzico di origano: Salate, pepate e irrorate con l’olio rimasto. Infornate a 180° e cuocete per circa mezz’ora.Servite la pietanza ben calda.

IC ANTONINO RALLOv i a L i b e r t à F a v i g n a n aT E L E F O N O0923 921281F A X0923 921281

Maecenas pulvinar sagittis enim.

Rhoncus tempor placerat. Rhoncus tempor placerat.

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FAVIGNANA

I C A N T O N I N O R A L L OF A V I G N A N A

l’Isola

Progettazione dell’aspetto grafico

e realizzazione dell’iBook a cura di

Ermelinda Guarino

La realizzazione di un libro digitale, da leggersi attraverso l’iPad, esprime la multimodalità deg l i approcc i ut i l i zzat i e rappresenta un modo diverso di concepire il rapporto con la creazione del sapere, aperto alle intelligenze dei ragazzi e al futuro stesso della scuola.

Ermelinda Guarino