America latina. Un ponte lungo 15 anni

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QUADERNI DI CASA AMERICA annoVIII numeri2/3 ITALIA - AMERICA LATINA UN PONTE LUNGO QUINDICI ANNI

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QUADERNI DI CASA AMERICAanno•VIII numeri•2/3

ITALIA - AMERICA LATINA

UN PONTE LUNGO QUINDICI ANNI

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QUADERNI DI CASA AMERICA

anno•VIII numeri•2/3Autorizzazione Tribunale di Genova n. 21208

Abbonamento annuale ordinario € 50, abbonamento sostenitore € 100

Fondazione Casa America - Via dei Giustiniani, 12/4Tel. 010 2518368 - Fax 010 2542183 [email protected] www.casamerica.it

Presidente: Roberto Speciale

Consiglio d’amministrazione: Angelo Berlangieri, Federico Massone, Luigi Merlo, Bernardino Osio, Piera Ponta, Miguel Ruiz-Cabañas, Victor Uckmar (vicepresidente), Stefano Zara

Coordinatrice delle attività: Carlotta Gualco

Direttore Responsabile: Fabrizio De Ferrari

Stampa: Essegraph Srl - Genova

Progetto grafico: Elena Menichini Hanno collaborato: Andrea Gualco, Alessandro Pagano ed Erika NorandoReferenze fotografiche: Bruno Balestrieri, Melissa Bugarini, Eduardo Carrasco, Adrian Daneri-Navarro, SalvatoreVento, Fondazione Casa America.

Realizzazione editoriale© De Ferrari Comunicazione S.r.l. Via D'Annunzio, 2/3 - 16121 GenovaTel. 010 5956111 - 010 587682 - 010 460020Fax 010 0986823 - cell. 348 [email protected]

L’editore rimane a disposizione per gli eventuali diritti sulle immagini pubblicate. I diritti d’autore verranno tutelati a norma di legge.

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L’inizio

EditorialeRoberto Speciale, presidente di Fondazione Casa America 9

Casa America, sigo siendoCarlotta Gualco, coordinatrice di Fondazione Casa America 13

Perché Genova ha sostenuto la nascita di Fondazione Casa America?Giuseppe Pericu, già Sindaco di Genova 16

Il ruolo dell’IILA e dell’Unione latinadi Bernardino Osio, ambasciatore 18

Una sfida per Genova e l’ItaliaVictor Uckmar, vicepresidente di Fondazione Casa America e professore emerito di diritto tributario all’Università di Genova 21

Economia e cultura, un binomio interpretato da Casa AmericaAnna Castellano, presidente Blue Media srl, già assessore del Comune di Genova 22

I primi passidi Pier Luigi Crovetto, professore di letteratura e cultura spagnola dell’Università di Genova 24

Occasioni di conoscenzaAndrea Gualco, già segretario e tesoriere di Fondazione Casa America 27

Gli interlocutori istituzionali:

FCA, il Messico, l’America LatinaMiguel Ruiz-Cabañas Izquierdo, ambasciatore del Messico in Italia e presidente dell’Istituto Italo-Latinoamericano 30

FCA e l’America Latina, 15 anni dopo

Mario Giro, sottosegretario agli Esteri con delega per l’America Latina 35Donato Di Santo, coordinatore del Comitato consultivo per le Conferenze Italia-America Latina 38Giorgio Malfatti di Monte Tretto, segretario generale IILA 40Felice Scauso - già ambasciatore d’Italia in Colombia e Messico 43Fabio Porta - deputato eletto nella circoscrizione America del Sud 46Anna Colombo - consigliere speciale, già segretaria generale del Gruppo dei Socialisti e dei Democratici al Parlamento europeo 49

Sommario

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Francesca D’Ulisse - responsabile America Latina Partito Democratico 52Angelo Berlangieri - assessore alla cultura Regione Liguria 55Giovanni Enrico Vesco - assessore alle politiche per l’immigrazione Regione Liguria 57Marco Doria - Sindaco di Genova 60Piero Fassino - Sindaco di Torino 63Luigi Merlo - presidente dell’Autorità Portuale di Genova 66Paolo Comanducci - rettore dell’Università di Genova 69Alessandra Repetto - responsabile dell’ufficio Internazionalizzazione presso la Camera di Commercio di Genova 71Franco Danieli - già senatore e viceministro agli Esteri 74

I coprotagonisti - testimonianze e proposte a FCA

Silvia Bottaro, presidente associazione “R. Aiolfi” di Savona 79Guliana Calcani, professoressa di storia dell’archeologia dell’Università Roma Tre 81Fabio Capocaccia, presidente del Centro Internazionale di Studi sull’Emigrazione Italiana 83Giovanni Battista Costa, Costa Edutainment 85Giuseppe Crippa, già deputato italiano e console della Bolivia a Bergamo 88Graciela Del Pino, già presidente del Coordinamento Ligure Donne Latinoamericane 90Federico Di Roberto, già ambasciatore d’Italia in Perù 91Ferdinando Fasce, professore di storia contemporanea dell’Università di Genova 95Edith Ferrari Tumay, presidente del Coordinamento Ligure Donne Latinoamericane 97Annita Garibaldi Jallet, presidente dell’Associazione Nazionale Veterani e Reduci Garibaldini 99Maurizio Gidoni, già Confitarma 103Anna Maria Lazzarino Del Grosso, già professoressa della Facoltà di Scienze Politichedell’Università di Genova 105Adele Maiello, già professoressa alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Genova 108Federico Massone, manager LPL Italia 111Gian Giacomo Migone, già senatore e giornalista di Torino 113Giuseppe Monsagrati, già professore di storia contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma 115Michele Marsonet, preside della Scuola di Scienze Umanistiche - Università di Genova 117Roberto Napolitano, presidente della Società economica di Chiavari 119Sandro Pellegrini, storico 123Giovanni Rainisio, già presidente del circolo “Manuel Belgrano” di Imperia 126Giancarlo Rolla, professore di diritto costituzionale dell’Università di Genova 128Eduardo Rozo-Acuña, già preside della facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Urbino 130Carlo Secchi, direttore dell’ISLA e professore all’Università Bocconi di Milano 135Francesco Surdich, già preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Genova 137Maddalena Tirabassi, direttore Centro Altreitalie di Torino 140Giancarlo Torre, storico e collezionista di ex libris 141Salvatore Vento, sociologo 143Stefano Zara, già deputato del parlamento italiano e presidente Confindustria Genova 146

Chi ci ha lasciato: Boris Biancheri, Clara Caselli, Franco Sborgi, Paolo Emilio Taviani 148

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Dall’America Latina - riflessioni e attività

ArgentinaMiguel Angel De Marco, già presidente e membro dell’Accademia Nazionale di Storia di Buenos Aires 155BrasileEdoardo Pollastri - presidente della Camera di Commercio italo-brasiliana di San Paolo 157CileJosé Viera-Gallo, già deputato e senatore della Repubblica del Cile 161ColombiaEnrico Maria Castaldo 163Costa RicaFrancisco Rojas Aravena, rettore dell’Università della Pace di Costa Rica 165CubaErnesto Marziota, presidente del Comitato Gestore dell’Associazione Cuba Italia“Miguel D’Estefano Pisani” 168EcuadorEsther Cuesta Santana, console generale dell’Ecuador a Genova 170MessicoG. Daneri Hernendez, A.I. Gonzales-Ramella, A. Daneri-Navarro 172Luis Alberto de la Garza, professore della Facoltà di Scienze politiche dell’Università Nazionale Autonoma del Messico 175PerùAugusto Ferrero, avvocato, già ambasciatore del Perù in Italia e candidato alla Vicepresidenza della Repubblica del Perù 177Lino Panizza Richero, vescovo della diocesi di Carabayllo e Rettore dell’Università “Sedes Sapientiae” di Lima 179Luis Solari de la Fuente, preside della Facoltà di Medicina dell’Università“Sedes Sapientiae” di Lima e già Primo Ministro della Repubblica del Perù 181Repubblica DominicanaNatacha Sanchez, console generale della Repubblica Dominicana a Milano 184Marcio Veloz Maggiolo, scrittore e già ambasciatore della Repubblica Dominicana in Italia 185UruguayCarlos Abin, scrittore e già ambasciatore dell’Uruguay in Italia 188VenezuelaTullio Cavalli, Camera di Commercio italo-venezuelana di Caracas 192

Artisti e personalità della cultura per l’America Latina

Davide Barilli, scrittore e giornalista 199Eugenio Buonaccorsi, professore di Storia del teatro dell’Università di Genova 202Renzo Calegari, cartoonist 204Eduardo “Mono” Carrasco, muralista 206Marco Cipolloni, professore di lingua spagnola delle università di Genova e di Modena e Reggio Emilia ed esperto di cinema. 208Massimiliano Damerini, musicista e concertista 210Nanda Leonardini, professoressa di storia dell’arte presso l’Università Nazionale Maggiore di San Marcos di Lima 212

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Raffaella Ponte, direttore del Museo del Risorgimento di Genova 214Carlo Repetti, già direttore del Teatro Stabile di Genova 216Raimondo Sirotti, pittore e già presidente dell’Accademia Ligustica di Belle Arti 217

15 anni di diffusione delle lingue

Amina di Munno, presidente dell’associazione Amici di Casa America 221Alejandrina Bolaños Zuniga, insegnante di lingua Quechua 225

Opinioni di giornalisti e scrittori

Domenica Canchano, giornalista Secolo XIX 229Marco Ferrari, giornalista e scrittore 230Federico Guiglia, giornalista e presentatore TV 232Silvana Palumbieri, Rai Teche 234Renzo Parodi, giornalista Secolo XIX 236Carlo Rognoni, già parlamentare italiano e consigliere d’amministrazione RAI 238Teresa Tacchella, già giornalista TGR Liguria 240Pietro Tarallo, giornalista e scrittore 242

Fondazione Casa America e l’Acquario di Genova a Buenos Aires 243

Le attività di Fondazione Casa America - schede:FCA e l’universo femminile. Tina Modotti e Frida Kahlo 247FCA e le migrazioni 248FCA e Cristoforo Colombo e Giuseppe Garibaldi 250FCA e le mostre 251I corsi di Lingue da maggio 2015 253La rivista Quaderni di Casa America 254Tutte le pubblicazioni di Fondazione Casa America 255

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L’ IN IZ IO

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E così abbiamo compiuto quindici annidi attività con Fondazione Casa Ame-rica. Sono tanti e sono pochi. Sonomolti per un’istituzione privata ma diinteresse pubblico che ha contato sulleproprie forze (idee, persone, organiz-zazione) e che ha attraversato, congrandissima difficoltà, la crisi econo-mica e politica ancora in corso ma forsein via di superamento. Il nostro contoeconomico oggi è circa un decimo diquello iniziale e nonostante questo, gra-zie all’impegno di molti e ad una certacreatività, ridimensionando le ambi-zioni ma non la qualità delle iniziative,

abbiamo resistito (di questo si tratta)aspettando e sperando in un ciclo piùfavorevole. Qualche volta ci siamo sen-titi come le foglie su un albero in au-tunno. Diciamo la verità: ci siamo in-ventati di tutto per continuare aproporre un programma culturale ac-cettabile, con umiltà ma senza rinun-ciare alla dignità. Abbiamo sentito peròsempre l’incitamento e il calore dimolte donne e uomini attorno alla Fon-dazione, come quando abbiamo inau-gurato la nuova sede in via dei Giusti-niani il 4 dicembre 2014. In quellaoccasione ci hanno raggiunto più diduecento persone, un numero gran-dioso che abbiamo avuto difficoltà acontenere.Era proprio questa la sfida iniziale: dimo-strare a noi stessi che c’era uno spazioche andava riempito per dar vita non auna struttura burocratica, pilotata, protettae per questo impacciata ma ad una isti-tuzione che potesse reggersi certo anchesulla sensibilità istituzionale locale e na-zionale ma anche sul consenso della co-

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ITALIA - AMERICA LATINA. UN PONTE LUNGO QUINDICI ANNI

Editoriale ROBERTO SPECIALEPRESIDENTE DI FONDAZIONE CASA AMERICA

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munità, dei singoli, italiani e latinoame-ricani, degli esperti delle varie disciplinema anche dei molti che hanno un soloprezioso talento: la passione, la curiosità.E francamente sono stupito anch’io, sfo-gliando la brochure di Fondazione CasaAmerica o guardando il suo sito, diquante e quali iniziative siamo riusciti adorganizzare in questi anni, di quante equali pubblicazioni abbiamo edito, diquanti numeri della rivista Quaderni diCasa America e di quanti corsi di forma-zione linguistica abbiamo attivato.Era anche, lo confesso, una mia sfidapersonale (a me stesso): dedicare le mieenergie, volontariamente come ho sem-pre fatto in questi quindici anni, adun’impresa nuova che non trovavo giàallestita, misurando me stesso, che nellavita precedente avevo svolto altri com-piti, in qualche caso notevolmente di-versi. Non è stato per niente facile ma,debbo dirlo, bellissimo. L’ambizioneera ed è di indicare una strada possibileche possa essere percorsa da altri e dilasciare sì una struttura ma, ancor più,un’idea sulla quale continuare a co-struire. Ho contagiato altri in questaimpresa e da loro sono stato contagiato:donne ed uomini capaci e perbene (nonè così banale!) che hanno, volontaria-mente anche loro, prestato il loro ta-lento e il loro tempo per costruire dalniente un tempio laico in una forestanon sempre amica.Alla fine sono arrivati anche i ricono-scimenti: la Regione Liguria nel novem-

bre 2009 ha formalmente riconosciutola Fondazione quale istituzione culturaledi interesse regionale, nel dicembre 2013il ministero degli Esteri, alla presenzadel Presidente del Consiglio dei MinistriEnrico Letta e del Ministro degli EsteriEmma Bonino, ha dato alla Fondazione,tramite la mia persona, un attestato so-lenne e pubblico, riservato a coloro chehanno dedicato parte della loro vita alrafforzamento delle relazioni Italia -America Latina. È vero, a questo noncorrisponde un automatico e adeguatosostegno economico che ovviamentesarebbe stato e sarebbe gradito ma ri-mane il fatto, incancellabile.Le tante persone che hanno scritto suquesto numero straordinario dei Qua-derni di Casa America sono una partesignificativa di questa legione di co-struttori ma non sono tutti: molti nonhanno potuto, alcuni non ci sono più,altri non sono stati raggiunti o rintrac-ciati ma so che li troveremo alle pros-sime tappe.Quindici anni sono anche pochi peròper riuscire a consolidare un’esperienzae per affrontare in modo maturo i com-piti che ci vengono richiamati dal con-tinente americano e dal suo rapportocon l’Italia e l’Europa. Alcuni, moltiscrivono in questo numero della Rivistadi queste scadenze, ci incitano a fare dipiù e meglio, ad imparare dai nostri er-rori e limiti, avanzano proposte inte-ressanti. Sentiamo l’urgenza di questolavoro futuro e forse la limitatezza degli

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strumenti a nostra disposizione. E peròintanto abbiamo costruito un pontelungo quindici anni tra l’Italia, la Liguriae l’America Latina e più in generale leAmeriche, sul quale sono già passateidee, persone, rapporti, amicizie, colla-borazioni e che ora va, se riusciremo,allargato e consolidato per cogliere me-glio le novità, per intrecciare relazioni,per costruire uno sviluppo sostenibile,per valorizzare le diverse culture e met-terle a disposizione di un futuro co-mune. L’America non è lontana, nonsolo perché le comunicazioni oggi sonopiù facili ma perché è in parte già dentrodi noi. Quando abbiamo iniziato, quin-dici e più anni fa, il continente ameri-cano non era quello che si presenta oggianche se speravamo che lo diventasse.Oggi è quasi ovunque democrazia, ri-

spetto crescente per l’ambiente e la na-tura, crescita economica e sociale, uscitatendenziale dalla povertà estrema. Nonè tutto perfetto, è ovvio, ma ci dob-biamo confrontare con una realtà moltopiù avanzata del recente passato.L’America Latina non è più solo unostudente che deve imparare dagli altrie in particolare dagli europei ma è an-che sempre più un’insegnante che ci fascuola. L’Italia, la Liguria hanno un in-teresse evidente a conoscere e a fre-quentare quei territori.Eppure c’è una contraddizione inspie-gabile e che non so proprio come sipossa affrontare. Infatti mentre diventasempre più chiaro che l’America Latinaè un continente in crescita (da tutti ipunti di vista) e che il nostro Paese hasempre più bisogno di internazionaliz-zazione anche in quella direzione, glienti e gli istituti internazionalistici si af-fievoliscono, diminuiscono o rischianol’asfissia e il pubblico, la politica non lidifendono sufficientemente. In questianni infatti in un panorama già di pe-nuria alcuni di questi enti sono stati let-teralmente cancellati; altri, come l’Isti-tuto Italo-Latino Americano di Roma,rischiano la sopravvivenza. E non parlodi noi. Anche nel mondo delle impresec’è una situazione paradossale. È au-mentata e molto la componente diesportazione e in parte di investimentiesteri e anche di presenza, in AmericaLatina, mentre è diminuita e drastica-mente la sensibilità e l’attenzione delle

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Ettore Antonini, Ricordi, 2009

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imprese verso gli enti internazionalisticie culturali. Perché? Forse pensano chesia più facile fare da soli, ognuno perconto proprio, senza fare sistema esenza uno sguardo lungo? O pensanoche ormai la situazione sia irreversibilee la loro presenza non possa che cre-scere? Se fossero queste le spiegazionitemo che ci troveremmo di fronte adun’evidente miopia perché quell’impo-stazione non consente di durare neltempo e non utilizza anche nell’imme-diato le sinergie possibili per ottenere imigliori risultati. Per l’Italia poi sarebbeuna spiegazione tragica perché nonconsidera il fatto che uno dei nostri van-taggi competitivi anche dal punto di vi-sta economico è proprio la storia, la cul-tura, la capacità di relazioni complessive:se tutto questo non è attivato si compieun errore strategico.In questi quindici e più anni ho misu-rato anche la crescita, a Genova e in Li-guria, di una maggiore consapevolezzadel fattore culturale, turistico, dell’im-portanza d’inserire la città e la regionein un circuito internazionale e tenerealta un’immagine nel mondo. Credoche anche noi come Fondazione CasaAmerica e come Centro in Europa pos-siamo aver contribuito a quel risultato.Da un po’ di anni a questa parte, però,tale consapevolezza mi pare, non vogliodire scomparsa ma certamente dimi-nuita, offuscata. Dipende da un’evi-dente crisi delle classi dirigenti locali?Da un loro ripiegamento eccessivo

nell’immediato che impedisce di co-gliere le opportunità a medio terminee di elaborare una vera visione strate-gica? Qualunque sia la spiegazione, c’èla necessità di una rapida correzione diquesta rotta che porta sugli scogli e nonin mare aperto. Ho sentito quest’odore,ho colto questa brezza sempre più in-sistentemente negli ultimi tempi nelleistituzioni economiche e in quelle po-litiche. Vedo sempre più occhi bassi epersone rappresentative che passanorasenti ai muri per evitare di incrociareper caso coloro che propongono, ma-gari erroneamente e in modo inade-guato, un percorso diverso: mi sbaglio?Non credo che vada mai dimenticatoche Genova e la Liguria sono stategrandi (e gli esempi sono molti e chiari)quando hanno assunto una dimensionenazionale e si sono aperte al mondo,non quando si sono chiuse in se stesse,nei propri angusti confini.C’è ancora un favore allora che chiedo atutti coloro che hanno scritto su questonumero dei Quaderni, a tutti coloro chelo compreranno e lo leggeranno, a tuttiquelli che incontreremo nelle prossimeattività: facciamoci parte attiva nel se-gnalare quel limite e quell’errore che ri-schiano di compiere quelle classi dirigentinella città, nella regione e a livello na-zionale, allarghiamo il coro di chi chiedeuna correzione di quell’impostazioneperdente, contribuiamo assieme a co-struire un’altra strada, anche solo unacreuza, se non riusciamo a fare di più.

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Il contributo che mi è stato richiestoper questo “numero doppio” dei Qua-derni di Casa America dedicato ai 15anni della Fondazione doveva verteresulla nascita di questa Istituzione e sullesue forme di finanziamento. Adempiofrettolosamente al compito, in quantola mia mente corre a un passato più re-cente, e al futuro. Ricordo che collaborai allo studio di fat-tibilità della Fondazione, nel lontano1999, insieme ad Antonio Ducci, diret-tore generale al Parlamento europeo, digrande competenza sui diritti del-l’uomo e al valente giurista LuiginoMontarsolo. Lo studio, introdotto datesti dell’allora Sindaco di Genova Giu-seppe Pericu e da Roberto Speciale,aveva lo scopo di motivare la creazionedi una siffatta struttura a Genova e didelinearne un percorso di attività. Ri-cordo qualche riunione del comitato

promotore, del quale facevano parte,oltre alle istituzioni locali, alcune grandiaziende italiane. A quel tempo nonmancavano le fonti di finanziamento,che furono poi utilizzate per svolgereun programma che, a rileggerlo, stupi-sce per la sua dovizia.Dopo quella esperienza, sono tornataad occuparmi di FCA nel 2012, quandouna formidabile crisi - principalmentedovuta alla contrazione o scomparsadei finanziamenti pubblici e privati - haridotto al minimo la struttura. Ho sceltoquindi di dare volontariamente la miadisponibilità in quanto “coordinatricedelle attività”. Allora, come ora, la miatesta era piena di Europa, dei suoi suc-cessi e delle sue difficoltà. Ero stata unasola volta in Perù, e per una vacanza; lemie erano letture scarse e soprattuttoindirizzate a romanzieri di grande famacome Gabriel Garcia Marquez e Isabel

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Casa America, sigo siendo1

CARLOTTA GUALCOCOORDINATRICE DELLE ATTIVITÀ DI FONDAZIONE CASA AMERICA

1 Sigo siendo (in quechua Kachkaniraqmi) è il titolo di uno splendido film-documentario realizzato nel 2012 dalregista peruviano Javier Corcuera. “Existe en el quechua chanka un término sumamente expresivo y muy común;cuando un individuo quiere expresar que a pesar de todo aún es, que existe todavía, dice: ¡Kachkaniraqmi!” (JoséMaría Arguedas)

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Allende. Così, un po’ casualmente,l’America Latina ha fatto irruzione nellamia vita professionale. Sono venuta a sapere della marcia versola pace e la democrazia di paesi permolti anni avviluppati in guerre internee da soffocanti influenze esterne. Holetto dell’avanzare delle classi medie -penso prima di tutto al Brasile -, al ten-tativo di vari governi di ridurre le di-sparità sociali, di ridare dignità al pa-trimonio storico e culturale originario,di valorizzare terre spesso ricchissimein risorse e biodiversità. Ho incontratopersonalità politiche che sono state pro-tagoniste o testimoni di pezzi di storiacome il governo di Salvador Allende inCile. Ho ascoltato ambasciatori che di-fendevano con orgoglio le scelte “so-cialiste” dei loro paesi, come l’Ecuador,in qualche caso retti da presidenti diorigine india, come Bolivia e Venezuela.Ho conosciuto l’esperienza della CostaRica, della sua scelta di abolire l’eser-cito, creare un’università internazionaleper la pace e tutelare il suo straordinariopatrimonio naturalistico. Ricordo poi lenitide foto dell’avventurosa italiana vis-suta (intensamente) in Messico, TinaModotti; i dipinti pieni di colore, vogliadi vivere e sofferenza di Frida Kahlo. Epoi le splendide foto di Cuba di BrunoBalestrieri, il racconto dell’Università diLima Sedes Sapientiae, costruita damonsignor Lino Panizza, il vescovo li-gure diventato peruviano, e dalla nostraClara Caselli, per dare un futuro a gio-

vani dei quartieri poveri cui altrimentisarebbe stata preclusa un’educazioneadeguata. E a proposito di liguri e italiani in Ame-rica Latina, con Casa America ho co-nosciuto le storie di tanti di loro chehanno contribuito a far crescere paesicosì lontani dall’Italia. Mio bisnonnoera emigrato nell’Illinois, e lì faceva ilmedico. Dovrei aver avuto anche unparente emigrato in America Latina: ri-cordo, molti anni fa, la sua faccia in unavecchia foto in bianco e nero sulla cre-denza in casa dei miei zii. Posava conla moglie di sembianze indie; già allorase ne erano perse le tracce.Infine i latinoamericani qui, una comu-nità numerosa, spesso integrata, a volteno; con alcuni di loro ci siamo confron-tati sui temi del lavoro, della tuteladell’ambiente urbano, delle rimesse,delle culture, le nostre e le loro. E ciòche ho trovato più interessante è statoconoscere le loro esperienze, come lavivace economia informale, la comples-sità dei legami familiari, divisi tra il quie la patria; il loro essere cittadini delmondo, perché a volte la loro presenzain Italia è il capitolo di un viaggio chepotrebbe riportarli dove sono partiti oin un altro paese ancora. A parte la mia esperienza personale, haavuto un senso il lavoro di questi 15anni? Ha un senso proseguirlo? Credoche le tante voci di questo numerodiano già una serie di risposte signifi-cative a questi interrogativi. Ho sentito

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altre voci, altrettanto autorevoli, di capidi Stato e ministri che, riuniti a Romaper la periodica conferenza Italia-Ame-rica Latina e Caraibi, affermavano l’im-portanza di un rapporto con l’Italia. Per una volta abbandonerò le riflessionieconomicistiche sulle opportunità discambi e investimenti che questi paesi acrescita sostenuta rappresentano perun’Italia e un’Europa ancora in affanno

per fare un tributo alla cultura, peraltromezzo eccellente per intrecciare relazionieconomiche. Genova non è solo la portadel Mediterraneo; è anche la porta piùoccidentale del Mediterraneo, base di par-tenza per le rotte atlantiche. “Occuparsidell’America Latina”, per l’Italia e perGenova in particolare è ritrovare un rap-porto e ogni volta scoprire un mondonuovo. Per questo mi addolorano, talvolta, certaindifferenza da parte nostra e certa osti-lità da parte loro, che talora percepi-scono l’Europa come la terra dei con-quistatori. La sintesi tra la “mia”Unioneeuropea e l’America Latina l’ho trovataparlando con un anziano peruviano,dottore in agronomia, che vive da annia Genova. Parlavamo dei sentimenti an-ticolombiani che talvolta riaffiorano inAmerica Latina; quasi che si tentassedi cancellare un passato che ormai faparte indissolubilmente dell’oggi diquei paesi. Il dottore mi disse che invecedi lagnarsi del passato l’America Latinaavrebbe dovuto ispirarsi all’Unione eu-ropea, soprattutto in quanto punto diriferimento per la tutela dei diritti. In questi anni FCA si è impegnata a con-tribuire ad un percorso comune tra Italiae Americhe; sta cercando di continuarea farlo, con pochi mezzi e tanta passionee caparbietà. Insomma, legittimamente,anche Fondazione Casa America po-trebbe affermare: “Sigo siendo!”Senza di essa, saremmo comunque piùpoveri.

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Pantanal in Paraguay

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Ricordo con chiarezza l’incontro nelquale Roberto Speciale mi propose dipartecipare e sostenere come Sindacodella città la nascita della FondazioneCasa America: era il 1998 ed era trascorsoben poco tempo dalla mia elezione.In quel momento, ma credo che l’ogginon sia diverso, era molto forte l’esigenzadi creare collegamenti significativi conaltre parti del mondo: si riteneva che lerelazioni con l’estero fossero troppo de-boli e saltuarie.Roberto Speciale lavorava da tempo alprogetto e aveva intessuto interessanticollaborazioni con organismi del Mini-stero degli Esteri e con diversi paesi delCentro e Sud America.Il riferimento a questi territori del conti-nente americano è per noi genovesi quasiobbligato: da un lato la forte presenza dinostri immigrati in quelle terre; dall’altrola sempre maggiore immigrazioni di su-damericani a Genova e in Liguria. Fattoriche possono generare e consolidare fortirelazioni culturali ed economiche tra lanostra città e questi paesi lontani, ma per

molti aspetti a noi assai vicini. L’idea mientusiasmò. Ritengo che sia un dovere diun Sindaco di una grande città agevolaree cercare di potenziare i legami tra la pro-pria comunità e altre comunità nelmondo. Molte città europee, tra questesoprattutto quelle francesi, gestisconovere e proprie relazioni organiche concittà in altre parti del mondo favorendoforme di arricchimento culturale, di inte-grazione e di positivi rapporti economici. Roberto Speciale offriva a Genova un’oc-casione ottima per assolvere a questocompito: era dovere del Sindaco asse-condare e sostenere il progetto.Il progetto aveva basi solide e nacque esi è sviluppato con le proprie forze.Il tempo trascorso consente di fare in bi-lancio ed è un bilancio di successo.Se si scorre la rassegna degli eventi chein questi anni la Fondazione ha prodottoemerge l’ampiezza dei territori esploratie l’alto livello qualitativo. Il modello della “giornata” dedicata a unpaese ha coinvolto quasi tutti gli stati cen-tro e sudamericani consentendo di fornire

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Perché Genova ha sostenutola nascita di Fondazione Casa America GIUSEPPE PERICUGIÀ SINDACO DI GENOVA

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uno sguardo approfondito sulla loro realtàculturale, sociale ed economica.Gli incontri hanno coinvolto esponentidi assoluto rilievo, sino al livello dellapresidenza degli Stati, e con la ripetutapresenza dei rappresentanti diplomaticie consolari.Non è mancata l’apertura su singoleesperienze culturali: la recente iniziativasulla produzione artistica di Frida Kahloè solo l’ultima di una lunga serie chehanno determinato anche il coinvolgi-mento di artisti italiani nella rivisitazionedi esperienze culturali proprie di altripaesi. L’interazione si è rivelata assai po-sitiva agevolando la creazione artistica.Accanto a iniziative pubbliche CasaAmerica ha svolto un’intensa attività divicinanza e sostegno delle comunità la-tino americane insediate a Genova e inLiguria. Incontri e corsi linguistici ne sonostati il fulcro.In tutti questi anni la Fondazione hasvolto la sua attività con una continuitàe una costanza esemplari. So quanta fa-tica e impegno sia costato a tutti coloroche in Casa America lavorano: conoscole difficoltà incontrate e gli ostacoli su-perati dovuti in molti casi alla sorditàdelle istituzioni. A ben vedere Fondazione Casa Americasi è confrontata con uno dei più significa-tivi e determinanti temi del mondo dioggi: l’integrazione e l’interazione cultu-rale. Tema su cui si affannano teoriche disegno opposto e che assume in contestidiversi connotazioni altamente dramma-

tiche. È ben vero che tali profili sono menoradicali nel confronto con la cultura lati-noamericane e la nostra, tra le quali i mo-tivi di vicinanza sono molteplici, ma nondi meno siamo pur sempre in presenzadi ambienti culturali difformi che debbonocolloquiare; ove il colloquio non si realizzile conseguenze anche in questo caso pos-sono essere fortemente pregiudizievoli:vengono alla mente le difficoltà che in-contrano nel nostro paese le numerosecomunità latino americane a insediarsi ea vivere pacificamente.Il metodo corretto per affrontare questitemi è quello del confronto duraturo neltempo, in un tempo che non può nonessere lungo e continuo: è quello che hafatto Casa America. Credo che un’adeguata indagine socio-logica potrebbe dimostrare come la re-lativa tranquillità sociale a Genova in rap-porto alla presenza dei latinoamericaniqui immigrati possa essere attribuita an-che ai benefici effetti dell’attività svoltada Roberto Speciale e dai suoi collabo-ratori di Casa America.Credo che debba essere un impegnodella città di Genova e della Liguria man-tenere in vita questa Fondazione che hadimostrato di svolgere un ruolo alta-mente positivo e utile. È un richiamo inprimis alle istituzioni pubbliche, chetroppo spesso si soffermano sul contin-gente e non hanno lo “sguardo lungo”che caratterizza la buona amministra-zione; ma anche a tutte le realtà presentinella nostra collettività.

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Dunque quest’anno si celebrano i 15anni di vita di Casa America di Genova.Quindici anni sono ancora pochi se pa-ragonati alla storia secolare di venerandefondazioni civili e religiose della Liguria,ma sono già molti se si considera la moledi buon lavoro svolto in condizioni nonsempre facili da questa ancora gracile mavitalissima Casa America.Ricordiamo con piacere e con nostalgiagli eventi, le persone e le circostanze cheaccompagnarono agli inizi di questo se-colo la nascita di Casa America: ringraziocon calore l’Onorevole Roberto Specialeper avermi richieste queste poche linee,a me proprio perché ebbi la fortuna diessere spettatore e un poco anche pro-tagonista di questo parto.Nel 1999 quando l’Onorevole Speciale sifece promotore della creazione di un’isti-tuzione a Genova che promuovesse lerelazioni tra l’Italia e l’America Latina,occupavo il posto di Segretario Generaledell’Istituto Italo Latino Americano.Lungi dal temere una concorrenza o,peggio, qualche interferenza nelle atti-

vità del “mio” Istituto, aderii con entu-siasmo all’iniziativa. A lungo si dibatté,nelle numerose riunioni preparatorie,se la nuova creatura dovesse essereun’antenna ligure dell’IILA, oppure do-vesse avere anch’essa il carattere di or-ganizzazione internazionale, carattereche poteva presentare qualche vantag-gio ma che la conseguente partecipa-zione degli Stati membri alle sue futureattività avrebbe potuto provocare nonpoche remore e problemi. Si optò perun’organizzazione più snella, di dirittoprivato, indipendente e squisitamenteligure, sia per lo spazio carico di signi-ficati ove avrebbe dovuto principal-mente agire (Genova e il territorio del-l’antica Repubblica), sia per le secolaritradizioni che legano la Liguria a tuttal’America Latina; senza necessaria-mente risalire a Cristoforo Colombo, inogni nazione latino americana i primiitaliani a giungervi furono quasi unica-mente dei liguri.Ma, ricordando questa fase preparato-ria, non possiamo dimenticare due il-

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Il ruolo dell’IILA e dell’Unione Latina BERNARDINO OSIOAMBASCIATORE

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lustri personaggi, liguri purosangue, cheassistettero e facilitarono in tutti i modiil parto che ci donò Casa America: miriferisco al Senatore Paolo Emilio Ta-viani e all’allora Sindaco di GenovaGiuseppe Pericu. Taviani fu prodigo diconsigli e accompagnò i primi passi diCasa America con un’attenzione direiquasi paterna. Il Sindaco Pericu diedeil massimo concreto appoggio all’ini-ziativa in cui vedeva rinnovarsi l’inte-resse antico di Genova per l’AmericaLatina, interesse che purtroppo conti-nuava a scemare: il tramonto delle par-tenze e arrivi di grandi transatlantici nelporto di Genova ne era quasi un sim-bolo. Si deve proprio a Pericu l’averdato a Casa America la prestigiosa sededi Villa Rosazza, ricca per altro di me-morie liguri-latino americane. Si devepure a lui l’aver convinto imprese e isti-tuzioni liguri a contribuire alla gestioneeconomica e alla vita culturale di CasaAmerica. Ricordo non senza rimpiantola presenza di questi due illustri perso-nalità genovesi alla solenne introniz-zazione della nuova creatura nei saloniaffrescati di Villa Rosazza nel giugnodel 2000.Purtroppo nell’autunno del 2000 lasciaiper fine mandato la carica di SegretarioGenerale dell’IILA, ma non senza averprima negoziato che all’IILA dovessesempre essere riservato, per diritto quasidi primogenitura, un seggio nel Consi-glio di Amministrazione di Casa Ame-rica; e non senza aver prima firmato un

accordo di cooperazione tra le due isti-tuzioni onde assicurare futura e lealecollaborazione nel compito sempre piùdifficile di rafforzare le rispettive im-magini e relazioni tra Italia e il subcontinente Latino Americano. Lasciata l’IILA, venni intronizzato Se-gretario Generale dell’Unione Latina,organizzazione Internazionale con sedea Parigi, fondata nel 1953, di cui eranomembri 35 Stati che riconoscevano leloro identità culturali e nazionali nel-l’eredità linguistica, giuridica e artisticalasciata da Roma. Anche in tale vestefirmai un accordo di cooperazione - chedarà poi ottimi frutti - tra l’Unione La-tina e Casa America: sempre nell’ottica,ora ancor più ampia, di proteggere leradici latine dei Paesi Latino Americani,radici messe sempre più a prova, da unlato dalla globalizzazione sfrenata e dal-l’altro dal crescente disinteresse del-l’Italia per l’America Latina.Erano infatti quelli gli anni di un lentoma costante e inspiegabile eclissi dellapresenza italiana nell’America Latina:eppure era in corso una restaurazionedemocratica in quasi tutti i paesi, dopola troppo lunga parentesi dei governimilitari! Proprio in quell’anno 2000avevo visitato numerosi Paesi LatinoAmericani: Cuba, Ecuador, Perù, Argen-tina e Brasile e avevo constatato comela presenza italiana laggiù fosse ormaiun campo di rovine: le ambasciate ri-dotte al lumicino, con scarso personale(faccio un solo esempio: a San Salvador

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all’ambasciata d’Italia contai 3 funzio-nari, compreso l’Ambasciatore, mentrequella di Spagna ne contava 33), le vi-site ufficiali di uomini di governo rare-fatte quando non del tutto scomparse,l’assenza delle imprese italiane dallesuccose privatizzazioni dei servizi pub-blici in atto in quasi tutti i paesi, lascomparsa delle banche italiane (sven-duta a pezzi la mitica Banca Italo Fran-cese per l’America del Sud), l’assenzadi un’intelligente politica culturale taleda riconquistare le élites latino ameri-cane attirate dai più facili studi univer-sitari negli Stati Uniti, le minacce daparte del sistema della “Common Law”per prevalere sugli ordinamenti giuridicilocali di origine romanistica, etc, etc.Mi sia concessa una breve parentesi conun ricordo personale: tali concetti svi-luppai anche nel 2001 in occasione de-gli incontri biennali Italia - America La-tina che avevano luogo a Milano: avevail Presidente della Regione Lombardiaappena finito di esaltare con retoricadannunziana le felici e progressive re-lazioni tra Italia e America Latina,quando toccò a me parlare: non esitaia fare, dinnanzi ad un uditorio scon-certato, il ritratto impietoso del nostrodeclino in quel continente. Fu una doc-cia gelata, ma terminato il mio dire, tuttii colleghi diplomatici accreditati inAmerica Latina e presenti in quella salavennero a complimentarsi con me e asodalizzare.

Cessati i miei incarichi internazionali,Casa America ha avuto la bontà di chie-dermi di continuare a far parte del suoConsiglio di Amministrazione. Ben lietoe molto grato, accettai cotesto onorificoincarico, illudendomi, sino a quando melo consentirà la incombente vecchiaia, dipoter ancora mettere a disposizione diCasa America le mie conoscenze e la mialunga esperienza maturata nei 14 annidi vita diplomatica spesi in differentipaesi di America Latina.

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Fotografia di Tina Modotti - Mujer con Bandera

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Sono molto onorato di essere stato, findalla sua origine, vice presidente dellaFondazione Casa America, anche sepurtroppo la città non ha sempre datoadeguato sostegno all’iniziativa, ma hoavuto modo di apprezzare il nobile im-

pegno costante, fra mille difficoltà, daparte del Presidente Roberto Speciale.La mia attività si è soprattutto svoltanegli sviluppi culturali specie nel settoregiuridico dei Paesi e delle comunitàdell’America Latina così, di conse-guenza la laurea “honoris causa” nel-l’Università di Buenos Aires, attraversocorsi universitari, convegni, diffusionedel “Manuale di diritto tributario inter-nazionale” in edizione spagnola e bra-siliana e delle riviste “Diritto e praticatributaria” e “Diritto e pratica tributariainternazionale”.Spero che questo costituisca un buonriflusso per intensificare i rapporti, oltreche culturali, anche economici con l’Ita-lia e in modo particolare con Genova.

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Una sfida per Genova e l’ItaliaVICTOR UCKMARVICEPRESIDENTE DI FONDAZIONE CASA AMERICA

E PROFESSORE EMERITO DI DIRITTO TRIBUTARIO ALL’ UNIVERSITÀ DI GENOVA

Victor in questo messaggio è stato eccessivamente modesto. In effetti io e tutti noi cisiamo avvalsi della sua grande conoscenza e del suo costante impegno a risolvere iproblemi. Un grazie di cuore.

Roberto Speciale

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Ricordo l’inaugurazione di Casa America,nel giugno 2000, come un segnale positivoper una Genova in crisi: uno dei primiatti a sostegno dell’impegno del Comunea far uscire la città dal cono d’ombradove l’avevano relegata anni di regres-sione economica e demografica.Si era all’inizio della prima giunta Pericu,in cui ero stata chiamata proprio per co-struire una strategia di comunicazionedei cambiamenti necessari e di definizionee promozione di una nuova immagine.Il Sindaco Pericu decise allora di misurarsicon l’inadeguatezza di un modello disviluppo che ad una profonda crisi in-dustriale e portuale univa gravi limiti avedere la bellezza di Genova, la suastoria, la sua cultura e il suo patrimoniocome fattori di sviluppo economico esociale. Non in contrapposizione, ma si-nergici ad un moderno sviluppo indu-striale e portuale.La Giunta decise quindi di definire, attra-verso una Conferenza Strategica e i suc-cessivi Piani Operativi, obiettivi e strumentidi un progetto di governo condiviso.

Fra i punti principali cui giunse l’ampiadiscussione promossa ricordo quello dirilanciare industria e porto, ma di affian-care ad essi cultura e turismo in uno svi-luppo sinergico e quello di rilanciare for-temente un ruolo di Genova come portadel Mediterraneo. Si lavorò intensamentead un progetto di rigenerazione urbana,sostenuto dall’affermazione di un ruolopolitico e culturale a livello internazionale,gestito anche in funzione dello sviluppoeconomico (vedi Genova sede del G8nel 2001 e Capitale Europea della Culturanel 2004).Non si sarebbe tuttavia andati lontanisenza una forte sinergia con istituzionied associazioni cittadine, fra cui la Fon-dazione Casa America è stata una dellepiù attive e propositive. Ha interpretatoin particolare la necessaria sinergia traeconomia e cultura, sostenendo la cre-scente importanza delle relazioni istitu-zionali ed economiche con l’AmericaLatina e costruendo un percorso di riap-propriazione di un grande passato conla valorizzazione, con mostre e innume-

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Economia e cultura. Un binomio interpretato da Casa America ANNA CASTELLANOPRESIDENTE BLUE MEDIA SRL, GIÀ ASSESSORE DEL COMUNE DI GENOVA

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revoli iniziative, dei protagonisti dellastoria e del legame tra Europa e Americhe,da Colombo a Mazzini e Garibaldi.Personalmente avevo lavorato in quelladirezione, contribuendo alla conoscenzadella figura del generale Manuel Belgrano,

nato a Costa d’Oneglia (IM). Ma so-prattutto con il sostegno attivo di CasaAmerica ad un ruolo internazionale diGenova mi sono trovata in sintonia, edho cercato, per quanto era nelle possibilitàdel Comune, di fornire ascolto e sostegnoai primi passi della Fondazione, irti dipiccole o grandi difficoltà quotidiane. Ri-tenevo poi particolarmente apprezzabile,in una fase di aumento dell’immigrazionedal Sud e Centro America, il suo ruolo diservizio, che ha favorito l’integrazione,con corsi e iniziative molteplici. Ha fornitosostegno anche a chi voleva intraprendererapporti con l’America Latina, con se-minari, con i Quaderni e con corsi dispagnolo e portoghese (di cui abbiamofruito anche il collega Gabrielli ed io, permigliorare la nostra comunicazione comeassessori).Ora Genova è coinvolta, come l’Italia el’Europa, in una lunga crisi, ma Genovanon è più solo “la città vicina a Portofino”e i suoi rapporti culturali e commercialisi sono estesi e intensificati.In tutto ciò ha avuto ed ha tuttora unruolo da protagonista la Fondazione CasaAmerica, che è riuscita a intessere legamiistituzionali, culturali e scientifici, a resisterealle difficoltà degli ultimi difficili anni edanzi a rilanciare le sue attività nella nuovasuggestiva sede del centro storico.Gli auguri per il suo successo sono auguriper la città.

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Manuel Belgrano

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Sembra un secolo e sono trascorsi soloquindici anni. La lira era al passo d’ad-dio. Inimmaginabili ancora le spericolateacrobazie dei Lehman Brothers. Nes-suno parlava di subprime, di hedgefunds, derivati. Quanto a Genova simanteneva sul filo di un equilibrio in-stabile. Da un lato, la kermesse delle Co-lombiadi e gli ingenti investimenti pub-blici impiegati nella trasformazione delporto antico, dall’altro l’incipiente G8che le avrebbe dato l’ebbrezza della cen-tralità diplomatica insieme con i tor-menti di una dissennata gestione del-l’ordine pubblico. In sottofondo, la“vocazione americana”. Certo, rivoltaall’indietro. Al mito (discusso) della Sco-perta. Ai vincoli rinsaldati dalla valangadi emigrati che tra Otto e Novecentocambiarono volto e consistenza demo-grafica di interi paesi e regioni. Ma ancheal futuro, frutto del flusso contrario chestava portando nella nostra città (soprat-tutto dall’Ecuador e dalla zona andina)un’umanità giovane, in bilico tra emar-ginazione e integrazione. In questo

clima, Roberto Speciale, pendolare assi-duo tra Roma, Genova e Bruxelles, strin-geva per il progetto di Fondazione CasaAmerica. Chiare le finalità: «assecondarel’accresciuto interesse dell’Italia e del-l’Unione europea verso i paesi dell’AL,nel solco tracciato - sono parole sue -dal vertice dei capi di stato e governodel giugno 1999 a Rio de Janeiro». Alloscopo di «promuovere e sviluppare ildialogo politico, i rapporti economicocommerciali e gli scambi culturali eumani». Programma vasto e generoso.Nelle intenzioni del fondatore, e di chiinsieme con lui cercava di dar corpo alprogetto di fare di Casa America unthink tank, sede di un centro studi chemettesse a sistema le molte e dispersecompetenze presenti nell’Ateneo e nonsolo. Si parlò allora di allestire una bancadati sensibili sull’economia del CentroSud America da mettere a disposizionedi una rete di imprese, non soltanto li-guri. A un centro di produzione edito-riale. S’intavolarono trattative per riunirenelle sale della Fondazione i fondi ame-

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I primi passi PIER LUIGI CROVETTOPROFESSORE DI LETTERATURA E CULTURA SPAGNOLA DELL’UNIVERSITÀ DI GENOVA

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ricani dispersi nelle biblioteche cittadine,per riscattare dall’abbandono lasciti pre-ziosi (la Biblioteca Vetus di MonsignorLunardi - diplomatico vaticano di pro-fessione e straordinario studioso di an-tichità precolombiane che tra il Venti e ilTrenta del secolo scorso aveva riunito unpatrimonio di testi e reperti archeologici-; il fondo Belgrano, esiliato in spazi cie-chi di una sede distaccata dell’Universi-taria) e a tante altre cose ancora. Poi, piùdella volontà poté il contesto. Di qua,c’era l’endemica gracilità produttiva delnostro comprensorio industriale che ren-deva impervio ciò che altrove si presen-

tava semplicemente difficile. Di là unquadro di rovine. Con l’eccezione diMessico e Cile, l’America Latina versavain una crisi profondissima. Default ar-gentino (con i suoi costi su una legionedi piccoli risparmiatori nostrani). La dol-larizzazione in Ecuador. La svalutazione(gestita con indubbia sagacia) del realbrasiliano. Tentazioni populiste che ten-devano a dare risposte autarchiche allacrisi di sistema. Da questo combinato disposto, la ricon-versione. Casa America sarebbe statauna cosa diversa ma non per questomeno significativa. Si parlò allora di un

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Dicembre 2000. Luigi Crovetto parla alla presentazione del libro La Storia del Brasile 1500 - 2000 di Paolo Lingua

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faro acceso sul continente. Di un puntodi riferimento per la colonia di “nuovigenovesi” che sembrava crescere senzasosta. Si allestirono corsi di Italiano L2ma anche di spagnolo, portoghese, que-chua. A Villa Rosazza iniziarono a con-vergere quanti venissero d’Oltreoceanoe quanti si occupassero a diverso titolodi quell’area. Iniziative si sarebbero de-dicate a Colombo e Garibaldi (anelli digiunzione tra i due mondi). In definitiva,si decise di rinforzare le radici comuni.Fu allora che si definì la formula delle“Settimane” dedicate a questo o a quelpaese. Iniziando - non poteva essere al-trimenti - dall’Argentina. Ne ho sotto-mano, mentre scrivo queste righe, il pro-gramma originario. Ambizioso ecoeren te. Una veloce scorsa, a futuramemoria. Il titolo chilometrico (Gli ita-liani in Argentina: i luoghi e le voci: il viag-gio e la nave, l’Hotel de inmigrantes e ilConventillo; il postribolo e il Mercado deabastos; la Boca) voleva esaurientementedeclinare la traiettoria del fenomeno:dal “vendere l’America” - il lancio pub-blicitario con cui s’incoraggiarono lepartenze -, al trasferimento verso i portidi imbarco, fino all’approdo nel portodi Buenos Aires, allo smistamento versola pampa, ovvero in direzione delle pe-riferie della città porto. Il “filo del rac-conto” doveva essere affidato a imma-gini di repertorio: fotografie e sequenzecinematografiche d’epoca, frammenti

d’epistolario, oggetti e reperti. Per lanave, si presentarono le 50 tele di Ari-stide Sartorio, imbarcato sulla La RegiaNave Italia (dal febbraio all’ottobre del1924) in un estenuante periplo tra i portidi sbarco degli immigrati. Quanto al po-stribolo e al mercado de Abastos si ri-propose l’epopea del tango (dalla ideo-logia alla fenomenologia del ballo, apartire dal sentimentalismo lumpen chelo alimentava). Per il quartiere della Boca(omologo e prolungamento della geno-vesissima Boccadasse) si pensò a unaantologica del pittore dei xeneisi, Quin-quela Martín. Da ultimo il Conventillo,la “casa di ringhiera” portegna. A questoluogo mitico della mezcla si dedicò l’al-lestimento al teatro della Corte di Ste-fano (capolavoro del grotesco criollo, incocoliche, pastiche di napoletano e spa-gnolo rio platense) di Armando Discé-polo. Un bell’esempio di collaborazionecon lo Stabile, per l’interpretazione diun ispirato Lello Arena, regia di MarcoSciaccaluga. Fu una serata memorabile.La sensazione era che Casa America cel’avesse fatta. Imponendosi tra le isti-tuzioni culturali della città. Genova nelfrattempo ha confermato la sua voca-zione di “ianua”, di porta sul mondo.Di finestra aperta su quel mondo. CasaAmerica è sempre lì: a osservare, soste-nere, accompagnare questa evoluzione.Nei miei voti sinceri, per trenta, qua-rantacinque e più anni ancora.

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È una considerazione personale e pro-babilmente ovvia… L’aver lavorato per12 anni alla Fondazione Casa Americaè stata un’esperienza formativa e di co-noscenza d’indubbio valore.Collaborare a sviluppare, sin dagliesordi, una realtà culturale come CasaAmerica è stata una lunga sfida, portataavanti con tenacia in prima persona dalsuo Presidente affiancato da collabora-tori e amici, e mi ha permesso di viveretanti momenti di grande soddisfazioneprofessionale ed umana.Ho vissuto la Fondazione sotto due ap-procci principali. L’approccio “tangi-bile” per così dire, è stato il “contatto”con Villa Rosazza, l’edificio che l’haospitata per anni e che ha così aggiuntoalla sua storia secolare anche la nostrabreve parentesi di luogo di accoglienzadi persone e di condivisione di idee ecultura, in questo caso sull’America La-tina, così come lo era stata nei secoliprecedenti di vita ospitando anche notipersonaggi dall’Italia e dall’Europa. Chiaveva affrescato, nel XVII secolo, i saloni

del piano nobile aveva pensato ancheall’America raffigurandola con la clas-sica iconografia di una donna con il co-pricapo di piume, con sullo sfondopalme, uccelli esotici e un panorama divulcani andini.Non subito riconobbi quell’immagine.Quando accadde però, ebbi la convin-zione che la Fondazione stesse facendoun dovuto dono di riconoscenza a que-gli antenati che avevano costruito e ab-bellito la Villa permettendoci un similecontesto.L’altro approccio è stato quello cultu-rale ed umano ovviamente primario vi-sta l’attività svolta.Casa America, ampliando gli orizzontidi conoscenza tra Genova, l’Italia el’America Latina con un “movimentopendolare” di attività, ha coinvolto tantepersone nel nostro Paese così come neiprincipali latinoamericani. Il motore di tutto sono state, e sono,oltre alla passione, l’infinita ricchezzadi temi culturali che l’America Latinaoffre e che Casa America ha in parte

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Occasioni di conoscenza ANDREA GUALCOGIÀ SEGRETARIO E TESORIERE DI FONDAZIONE CASA AMERICA

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potuto affrontare. Temi che hanno le-gato e legano i popoli d’Italia e Americasin “dall’origine” con Cristoforo Co-lombo per poi giungere, attraverso altrefigure storiche e l’emigrazione pionie-ristica ligure e poi di massa italiana,sino ai nostri giorni con l’altra emigra-zione, quella latinoamericana, così ri-levante a Genova.La Fondazione ha fatto conoscere unpo’ di più a tutti noi l’immensa ric-chezza culturale di questo subconti-nente trattando tematiche storiche, po-litiche, sociali, economiche, letterarie,naturalistiche, archeologiche, turistiche,gastronomiche, musicali, architettoni-che, pittoriche... e così via in un calei-

doscopio realmente multicolore e pia-cevolmente abbagliante.Con studiosi, ricercatori, volontari, scrit-tori e saggisti, economisti, registi cine-matografici, musicisti, ballerini, pittori,scultori, fotografi, viaggiatori, collezio-nisti, imprenditori, politici, amministra-tori, diplomatici, religiosi... abbiamo or-ganizzato conferenze, dibattiti, incontri,mostre, rassegne di film e documentari,concerti, rappresentazioni teatrali, pre-sentazioni di libri e di attività nei settoripiù disparati, sviluppato ricerche e pro-getti, pubblicato volumi e una rivistaperiodica... in una serie di concentrateoccasioni di conoscenza e per di piùvissute “dall’interno”…

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Novembre 2013. Tavola imbandita a Villa Rosazza in occasione dell'inaugurazione della mostra fotograficaLa mano sucia de Chevron

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La lunga e ricca serie di attività mi haportato ad incontrare e conoscere de-cine di persone con un coinvolgimentodi forze che ha potuto contare anchesulle quelle di volenterosi ragazzi e ra-gazze che da Italia, Argentina, Brasile,Ecuador, Guatemala, Mexico, Perù, Por-togallo, Spagna, ecc. hanno collaboratotrasmettendo la vitalità e l’entusiasmodi chi vuole far conoscere ad altri il pro-prio Paese.Dalla lista delle tante persone che hopotuto apprezzare e con i quali ho vis-suto momenti da ricordare elenco, con-scio di non citarne molte, il ministrodell’economia del Brasile Guido Man-tega, i sindaci di Managua Dionisio Ma-renco e di Iquique Jorge Soria Quiroga,l’ambientalista ecuadoriana Maria ElizaManteca Oñate, il già presidente del-l’Uruguay Julio Marìa Sanguinetti,l’ambasciatore del Perù Augusto Fer-rero, i maestri Héctor Ulises Passarellae Juan Francisco Mancipe Nuñez, il Di-rettore della Orquesta Sinfónica de laCiudad de Asunción Luis Szarán, lo scrit-tore Marcio Veloz Maggiolo, monsignorLino Panizza, il giornalista Uki Goñi, ilprofessor Franco Sborgi, los zeneizes diBuenos Aires, Montevideo, Guadala-jara, i peruviani del Consejo de Consultadi Genova e il console Jaime MirandaDelizzie... e tanti altri.Un ricordo particolare per Javier Pérezde Cuéllar nel 2003. In quegli anni eraambasciatore del Perù in Francia, maera noto per essere stato Presidente del

Consiglio del suo Paese e soprattuttoSegretario Generale del’ONU tra il1982 e 1991. Ricordo di aver propostodi invitarlo a Casa America e di avertrovato nell’Ambasciata peruviana per-sone attente e collaborative che ave-vano reso possibile la visita. Durantequei giorni a Genova, lo avevo accom-pagnato in tutti i suoi spostamentiavendo la fortuna di coglierne da vicinole qualità. Pérez de Cuéllar mi impres-sionò per la sua cultura, posatezza, edu-cazione e assolute doti di diplomatico.Quando in aeroporto aspettavamo lapartenza del suo volo per Parigi, mi rac-contava, con semplicità, di quandoaveva dialogato come mediatore ONUanche con personalità “controverse”come Saddam Hussein o Kim Il-Sunged io gioivo per una tale occasione diconoscenza davvero rara e quanto maipreziosa.

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Allegoria dell'America. Affresco di Villa Rosazza

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La relazione tra il nostro Paese e l’Italiaè sempre stata solida e basata su affinitàstoriche e culturali e nonostante questo,si può affermare che nell’ultimo annoe mezzo c’è stato un rinnovato interessenel rafforzare i nostri legami. Lo scorso9 marzo, ho avuto l’onore di accompa-gnare il Ministro degli Affari Esteri eCooperazione Internazionale, PaoloGentiloni, nella sua visita in Messico,la quale è stata, per coincidenza, la suaprima visita ufficiale in America Latina.Il ministro ha co-presieduto la Com-missione Binazionale Messico-Italia,meccanismo di alto livello che inquadrala relazione tra i nostri Paesi, e nel qualesi è potuto constatare l’interesse daparte dell’Italia di andare oltre le affinitàtradizionali esistenti tra i nostri Paesi, etrovare nuove strade di cooperazioneper affrontare le sfide del XXI secolo.Così come ha affermato il MinistroGentiloni durante la sua visita, questaè un’occasione eccellente per rafforzarei nostri legami: tanto l’Italia come ilMessico vivono un processo di riforma

strutturale senza precedenti, e questocrea nuove opportunità concrete perrafforzare il dialogo politico, lo scambioeconomico, la cooperazione giuridica,e la relazione culturale tra i nostri Paesi.Le undici riforme strutturali che il Go-verno del Messico ha sviluppato, daquando ha trattato con i principali par-titi politici un Patto per il Messico, pro-vano a conferire alla nostra società glistrumenti per raggiungere il massimopotenziale, a semplificare e a renderepiù efficiente un’amplia gamma di set-tori strategici come le riforme in materiaenergetica, di concorrenza economica,delle telecomunicazioni, in campo tri-butario, finanziario, lavorativo, educa-tivo, di trasparenza, e in materia di po-litica-elettorale, di una nuova legge di“amparo” (ricorso di protezione), e diun nuovo codice di procedure penali.Ognuna di queste riforme rinforzerà ilnostro sviluppo e il nostro impatto sullascena internazionale, ma ciò che hamaggiormente catturato l’attenzione intutto il mondo, e certamente in Italia, è

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FCA, il Messico, l’America Latina MIGUEL RUÌZ-CABAÑASAMBASCIATORE DELMESSICO IN ITALIA E PRESIDENTE DELL’ISTITUTO ITALO-LATINOAMERICANO

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la riforma energetica. Grazie alle proprieleggi secondarie, promulgate nell’agostodel 2014, questa, permetterà la liberaconcorrenza e competenza tra le impresestatali e private tanto nell’esplorazione,produzione e trasformazione di idrocar-buri, così come nella produzione di elet-tricità. Allo stesso tempo in cui reiterache tutti gli idrocarburi continuerannoad essere proprietà della Nazione, questaRiforma crea un quadro legale simile aquello della maggior parte degli altriPaesi latinoamericani e permetterà diaumentare i rendimenti di questa indu-stria e contemporaneamente di promuo-vere la trasparenza, il rendimento deiconti, la protezione ambientale e la pro-mozione delle energie pulite.Ma il nuovo impeto per rinforzare le re-lazioni tra Messico e Italia non si limitaagli aspetti tecnici e commerciali. Il Mi-nistro Gentiloni ne ha dato prova par-tecipando al Festival Internazionale delCinema di Guadalajara dove l’Italia èstata invitata d’onore. Questo evento si

è tenuto nel quadro dell’Anno dell’Italiain America Latina, nel quale sono statiorganizzati una enorme varietà di eventiculturali che nel complesso sottolineanotanto i legami che condividiamo, quantola grande opportunità di nuovi dialoghiartistici tra le nostre culture.In campo culturale, il Messico è prota-gonista di un grande sviluppo artisticoriconosciuto a livello mondiale per la suaqualità. Il paese possiede un’ereditàmolto ricca, prodotto non solo d’arte econoscenze preispaniche, ma anchedella loro combinazione con il bagaglioderivante dalla fase coloniale, elementiche hanno fatto sì che la cultura e l’artecontemporanea nazionali si riflettano inmanifestazioni eterogenee e dinamiche.Negli ultimi anni artisti e creatori mes-sicani si sono distinti negli ambiti piùdiversi. Basti pensare a grandi registi ecineasti come Alfonso Cuarón e Ale-jandro González Iñárritu, che hannovinto i Premi Oscar nel 2014 e 2015 coni loro films “Gravity” e “Birdman”.Come loro, molti messicani brillanosulla scena dell’arte internazionale,quali per esempio Gabriel Orozco, Te-resa Héctor Zamora, Damián Ortega,Pedro Reyes, Carlos Amorales, che sipresentano nei più esclusivi e prestigiosicontesti artistici. Il loro talento ed ef-fervescenza attrae artisti stranieri inMessico, che vi si sono anche stabiliti.Città del Messico offre più di 170 musei,a cui si sono aggiunti nuovi e straordi-nari spazi. Il museo della famosa Fon-

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Febbraio 2014. Incontro Messico-Italia a PalazzoSan Giorgio.

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dazione Jumex, che può vantare un pro-getto artistico fra i più ambiziosi del-l’America Latina, è un edificio conside-rato un gioiello minimalista e fra imigliori costruiti in Messico, opera del-l’architetto britannico David Chipper-field, con una superficie di ben 7.000 m2

che ospita il meglio dell’arte contem-poranea mondiale. Ed ancora, il vicinoMuseo Soumaya, di proprietà di CarlosSlim, che si compone di 70 mila opered’arte, appartenenti a 10 secoli, con la-vori di alcuni indiscussi maestri qualiLeonardo da Vinci, Tiziano, El Greco,Rubens, Picasso, Dalí, Renoir e Rodin.Ed ancora, la fiera d’arte contempora-nea “MACO” di Città del Messico cheriunisce periodicamente circa 1500 ar-tisti di esuberante creatività, paragona-bile ad “ARCO” di Madrid. Inoltre, l’of-ferta museale e cinematografica siconiuga con la produzione teatrale, mu-sicale e importanti festival in altre cittàcome Guadalajara e il Cervantino aGuanajuato. In letteratura, negli ultimimesi infatti una dozzina di autori mes-sicani sono stati tradotti in italianocome: Coral Bracho, Marco AntonioCampos, Valeria Luiselli, David Huerta,Juan Villoro, Julián Herbert, FranciscoHinojosa, Josefina Vicens, Sergio Pitol,José Emilio Pacheco.Tutto ciò rappresenta una magnifica of-ferta culturale, che si va ad aggiungerealle meraviglie naturali e siti turisticipresenti nel paese ed è proprio in que-sta cornice, in questo fiorente clima di

scambio e cooperazione, che spiccal’operato della Fondazione Casa Ame-rica, che con il suo eccellente e lodevolelavoro, da 15 anni si prodiga per inten-sificare il vincolo, sempre più stretto,tra le nostre due realtà, favorendo l’in-tensificazione dei rapporti economici ecommerciali con l’Italia e operando inmaniera dinamica e costante per pro-muovere lo studio ed il confronto traquesti due inestimabili patrimoni arti-stico-culturali. Il suo instancabile operato è dal 2000 unodei fiori all’occhiello nell’opera di conso-lidamento del legame, via via sempre piùsolido e sempre più forte, che unisce ilnostro Paese all’Italia e per questo le siamoinfinitamente grati e riconoscenti, a nomedel nostro Paese e ci permettiamo anchedi aggiungere, a nome di tutto il Conti-nente Latinoamericano.

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Settembre 2014. Presentazion di Frida Kahlo e ilMessico a Palazzo Ducale

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FCAE L’AMERICA LATINA

15 ANNI DOPO

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Fu il Primo Ministro Amintore Fanfaniche per primo si rese conto dell’impor-tanza dell’America Latina per la proie-zione e influenza dell’Italia, grazie an-che ai milioni di emigrati italiani inquelle terre, e come questo potenzialedovesse essere assunto a livello istitu-zionale. Nel 1966 assieme ai governi di Argen-tina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia,Costa Rica, Cuba, Ecuador, El Salvador,Guatemala, Haiti, Honduras, Italia,Messico, Nicaragua, Panama, Paraguay,Perù, Repubblica Dominicana, Uruguay,Venezuela, l’Italia costituì a Roma unavera e propria organizzazione interna-zionale, l’Istituto Italo Latino Ameri-cano (IILA), con lo scopo di rafforzarele relazioni culturali, politiche ed eco-nomiche tra l’Italia e l’America Latina. Nei quarant’anni intercorsi tra la na-scita dell’IILA e l’assegnazione del ca-rattere di strumento di politica esteraalle Conferenze Italia-America Latinae Caraibi nel 2006, sul piano politico-istituzionale, le azioni del nostro Paese

sono state spesso frammentate e di-scontinue. L’intensità dei rapporti delnostro Paese con l’area si deve soprat-tutto all’impegno civile che riunì tuttele grandi forze sociali e partitiche a fa-vore della libertà dei paesi governati dadittature o per la pace in Centroame-rica. Si trattò di episodi della sfera po-litico-sindacale e della società civile, chefurono puntuali, transitori e delegatidalle istituzioni italiane. Agli attori so-ciali si aggiunsero progressivamente gliinvestimenti diretti esteri italiani nellaregione, inizialmente delle grandi im-prese che trainarono le piccole. Un rilancio dell’iniziativa politico isti-tuzionale si è avuto a partire dalla IIIConferenza Italia America Latina e Ca-raibi che si tenne per la prima volta aRoma, nell’ottobre 2007, mentre le dueprecedenti si erano tenute a Milano. LaIII Conferenza Italia-America Latina eCaraibi coincideva con una stagione diparticolare attivismo diplomatico del-l’Italia in America Latina sia a sostegnodi quell’area in consessi internazionali

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I rapporti traItalia e America LatinaMARIO GIROSOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI CON DELEGA PER L’AMERICA LATINA

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sia con l’aumento delle visite ufficialireciproche. Il primo risultato non tardò:l’America Latina fu la parte di mondoche più compattamente sostenne l’Ita-lia nella scelta di Milano come sede diExpò 2015. Le Conferenze Italia-America Latina eCaraibi sono state lo strumento nazio-nale per raccordare tutte le istanze na-zionali, società civile, attori locali e im-prese, verso la regione latinoamericana.Nel dicembre 2013 la VI Conferenza hasancito la sua trasformazione dal for-mato nazionale a quello multilaterale,riconoscendo un ruolo centrale all’IILA.A fine 2014 il Parlamento italiano hapoi stabilito per legge l’obbligo di or-ganizzare biennalmente le conferenze,riconoscendo nell’IILA il principale“motore” istituzionale.L’interlocuzione con l’America Latinadeve essere su ogni ambito. Dovremmocreare occasioni di contatto diretto, conla cultura, il turismo e le imprese, perattirare le nuove classi medie latinoa-mericane in Italia. Questo è ciò che hafatto, in questi anni, Casa America peraumentare i legami, i molteplici aspetti,anche i più inediti tra il nostro Paese etutta la regione latinoamericana. Credo che un ruolo importante e unasfida in futuro per Casa America possariguardare l’ambito dei rapporti tecno-logici-imprenditoriali tra il nostro Paesee la regione e gli scambi economici. Ilnostro modello di PMI e di cooperativeè molto apprezzato e studiato, perché

viene considerato la sintesi tra economiadi mercato che svolge una missione sulterritorio. Le nostre imprese sono moltee vitali ma hanno bisogno del sostegnoistituzionale. Le università italiane hannouna buona reputazione in America La-tina. Infine in America Latina abbiamodecine di milioni di italodiscendenti.Roma non ha mai avuto un grande di-segno su queste comunità. Si tratta didiaspore molte diverse tra loro che in al-cuni casi sono élites del paese e muovonograndi gruppi industriali. Nei rapporti fra Italia e America Latinapermane l’ostacolo della distanza geo-grafica. Tale difficoltà è in parte com-pensata dalla vicinanza che deriva dallanaturalezza e immediatezza di rapportiumani, da radici storiche condivise e daun comune sentire culturale, recente-mente vivificato in modo quasi emble-matico dalla figura del primo ponteficelatino americano nella persona di papaFrancesco. Ci devono avvicinare le esigenze del pre-sente: sia quando si tratti di fronteggiareuna crescente criminalità transnazionaleo si punti a valorizzare le potenzialitàeconomiche e finanziarie di sistemi eco-nomici complementari, sia quando si ri-conoscano le potenzialità delle mobilitàumane rappresentate dai latinoamericaninel nostro paese e dai milioni di italianiche vivono in America Latina. Si tratta di collaborare a produrre know-how, expertise e tecnologie per poten-ziare i livelli di competitività e produtti-

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vità e formazione del capitale umano deinostri paesi. Occorre altresì cooperarenel settore scientifico e della ricerca ap-plicata al fine di migliorare il sistemaeducativo, in grado di fornire quei tecniciindispensabili per il progresso e la so-stenibilità della crescita economica.La strada per avanzare nelle relazionipolitiche con il subcontinente è svi-

luppare un dialogo continuo. Possiamofarlo attraverso le conferenze Italia-America Latina e l’IILA e realtà im-portanti radicate sul territorio comeCasa America. Dobbiamo valorizzareal massimo questi nostri strumenti edadeguarli nelle strategie ai nuovi as-setti globali, facendoli lavorare in ma-niera sinergica.

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Roberto Tonelli - Il Conte Biancamano

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La Fondazione Casa America compie15 anni, e noi tutti siamo contenti e leauguriamo che continui a lungo la suabenemerita attività. Non è immaginabile pensare alla Fon-dazione Casa America senza legarla allapoliedrica e costante attività del suoPresidente, Roberto Speciale. Ed è dalui che vorrei partire in queste mie breviriflessioni.Alcuni anni prima della nascita dellaFondazione Casa America ricevetti l’in-carico dall’allora Responsabile della po-litica estera del Partito Democratico dellaSinistra, Piero Fassino, di organizzare unevento internazionale sul rapporto traItalia e America Latina, dal punto di vistadella sinistra riformista italiana.Era il 1992 e infuriava la polemica sui 500anni dallo sbarco di Cristoforo Colombo:l’evento da cui ci separavano cinque secoliera da considerarsi una scoperta o unaconquista? Oggi sappiamo che ci furonoentrambe le cose e, soprattutto, che allalunga sono state reciproche: l’America,alla fine, ci ha scoperto e conquistato.

Ma allora era diverso e, per trarci d’im-paccio, intitolammo l’evento “La ri-scoperta dell’America Latina”. Deci-demmo che l’evento si tenesse a Genovae, con la collaborazione di José LuisRhi-Sausi allora Vice Direttore del CeSPI,iniziai a lavorare al progetto. Fu in quel frangente che incontrai Ro-berto Speciale, una delle anime politi-che di quella splendida città, appassio-nato viaggiatore, studioso ed estimatoredell’America Latina.L’evento fu una delle più imponenti ecoinvolgenti iniziative italiane versol’America Latina. Iniziativa di cultura edi politica. Vennero delegazioni da tutti ipaesi del subcontinente americano,venne l’ex Presidente dell’ArgentinaRaul Alfonsin, ci collegammo in direttatelefonica con il MAS venezuelano eascoltammo i loro dirigenti mentre sfrec-ciavano sulle loro teste i caccia militaridel primo tentativo (fallito, “por ahora”)di golpe del tenente colonnello HugoChavez. C’erano Occhetto, Napolitano,il Ministro degli Esteri De Michelis…

Ricordi personaliDONATO DI SANTOCOORDINATORE DEL COMITATO CONSULTIVO PER LE CONFERENZE ITALIA-AMERICA LATINA E

CARAIBI

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Genova accolse le delegazioni latinoa-mericane con ospitalità ed affetto, e fuin quella occasione che si avviò la col-laborazione con Roberto Speciale.Credo di poter dire che le profonde ra-dici di una esperienza come Casa Ame-rica affondino anche in quella espe-rienza. Aggiungerei che persino leConferenze Italia-America Latina, in-

sieme alla solida radice milanese, ne haun’altra, più antica, genovese.In questi anni la Fondazione Casa Ame-rica è stata centro nevralgico di iniziativegenovesi, liguri e, a volte, anche nazio-nali. Personalmente ho partecipato (dafruitore o da protagonista) a decine dellesue attività, cercando di contribuire conle idee, le proposte, i contatti interna-zionali (e qualche volta con sottoscrizioniprivate), alla sua esistenza.Voglio ricordare, in particolare, le tanteattività preparatorie della III Confe-renza, quando ero Sottosegretario agliEsteri, che videro tra i protagonisti laFondazione Casa America. Genova di-ventò, in quel periodo, uno dei princi-pali poli di attività che garantirono ilsuccesso della III Conferenza.Un’altra caratteristica della Fonda-zione Casa America che mi piace sot-tolineare è l’essere diventata luogo diincontro e dibattito, libero e aperto, distudiosi, intellettuali, accademici: que-sto è un merito di Roberto Speciale,che ha capito quanto sia importantela reciproca e positiva contaminazionetra politica e cultura.Un altro ricordo personale: l’ultimavolta che mi incontrai con uno dei mag-giori intellettuali e studiosi di cose lati-noamericane, l’Ambasciatore LudovicoIncisa di Camerana, fu proprio a Ge-nova, a Casa America, dove entrambieravamo relatori ad un evento.Un altro pregio e, per me, un ricordo pre-zioso, della Fondazione Casa America.

Maria Regazzoni - Cristoforo Colombo

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Casa America, sotto la sapiente guidadel suo presidente, Roberto Speciale,rinnova, aggiornandone le opportunitàinterattive, le istituzioni che, nel se-condo dopoguerra, hanno pervaso gliinteressi italiani delle istanze politichee sociali dell’America Latina. Il Colum-bianum è il sodalizio genovese, al quale,negli anni Cinquanta del Novecento,dà un contributo di rilievo uno dei piùascoltati pensatori latinoamericani,Leopoldo Zea, interprete delle poten-zialità catartiche e creative delle duesponde dell’Atlantico.Negli anni Novanta del secolo scorso,il Quinto Centenario del Nuovo Mondoè celebrato, a Genova, nella traiettoriadel magistero scientifico di Paolo EmilioTaviani, nella sistematica attuativa diAlberto Bemporad e nell’apogeo arti-stico di Renzo Piano, con il concorsodeterminante dell’Istituto Italo-LatinoAmericano.L’operatività di un assetto istituzionalein grado di corrispondere alle aspetta-tive delle comunità latinoamericane nel

loro processo d’inserimento - in pre-valenza nelle regioni settentrionalidell’Italia - costituisce una riprova dellapropensione civile e solidaristica dellanobile Città di Genova, così profonda-mente legata alle vicende e alle fortunedelle popolazioni d’oltre Atlantico.L’epoca contemporanea nell’AmericaLatina si connota con un aumento dellapopolazione che, rispetto al passato,predilige il proprio insediamento nelletradizionali aree di sviluppo agricolo eindustriale, favorite dal clima e dallarete delle comunicazioni.Nell’ultimo decennio del XIX secolo,l’agibilità delle nuove aree di sfruttamentoagricolo e minerario ha comportato spo-stamenti interni di manodopera, unita-mente all’emigrazione transoceanica. Legrandi aree metropolitane hanno con-sentito la creazione dei partiti politici edei movimenti sindacali e hanno datovita alle moderne democrazie parteci-pative, depositarie dei diritti positivi deicittadini, impegnati a concorrere allarealizzazione di sistemi economici se-

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Cambiamenti in America LatinaGIORGIO MALFATTI DI MONTE TRETTOSEGRETARIO GENERALE IILA

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condo i princìpi della solidarietà, mediantei quali stabilire il raccordo con lo scenariointernazionale.Si compie, in chiave normativa, quantopresagito da José Vasconcelos, l’autoredi Raza cósmica, nei primi decenni delNovecento, quando il viluppo di etnie,credenze e linguaggi lasciavano preve-dere un ordine planetario composito,ma solidale.Le caratteristiche liberali del costituzio-nalismo latinoamericano si riflettononella codificazione dei diritti individualie della separazione fra lo Stato e laChiesa, anche se l’impronta secolariz-zatrice si è attenuata, in alcuni paesi,nel corso del tempo. Le tematiche pre-senti nelle carte costituzionali latinoa-mericane sono quelle riguardanti la li-bertà d’espressione, l’eguaglianza digenere, la famiglia, la sanità, l’econo-mia, i diritti sociali, l’estensione del suf-fragio attivo e passivo, l’adozione dellarappresentanza proporzionale e delleminoranze, l’associazionismo partitico.L’inserimento dell’economia latinoa-mericana nel mercato mondiale, dopoil declino dell’industria estrattiva deimetalli preziosi, alla fine del XVIII secolo,che è stato il fondamento del sodaliziofeudale, ha determinato la razionaliz-zazione dell’agricoltura com merciale diesportazione e la redistribuzione spazialedella proprietà. L’ampliamento del mer-cato interno e il rafforzamento del mer-cato internazionale determinano inno-vazioni tecniche per più significativi in-

vestimenti e nuove modalità di lavoro.Anche l’allevamento si amplia con l’usoestensivo della terra, mediante l’impiegodella tecnologia. Gli investimenti nellestrutture consentono ai paesi dell’arealatinoamericana di promuovere gli scam-bi delle persone e delle merci secondoi convalidati sistemi dei mercati regionali.L’indipendenza economica nazionalesi coniuga con il finanziamento esternodelle opere di pubblica utilità. L’am-pliamento della base tributaria consentealla struttura bancaria di utilizzare il ri-sparmio interno in modo da garantireuna rete di relazioni economiche, valideai fini del miglioramento delle condizionioggettive.Ai fenomeni comuni al mondo occi-dentale, quali il femminismo, l’ecolo-gismo, il pacifismo, i movimenti legatialla specifica collocazione dei loromembri ai rapporti di produzione pro-muovono società più giuste, pluralisti-che e democratiche.La capacità da parte delle leadership tra-dizionali di dare coesione a interessi di-sparati non si risolve ormai più nellegestioni populiste che, per un verso,preconizzano la modernizzazione delsistema organizzativo e rappresentativoe, per un altro verso, utilizzano la caricadella comunicazione suggestiva, ampli-ficata - come osserva agli inizi del No-vecento Aldous Huxley - dai mezzi dicomunicazione, come la radio, la tele-visione e le altre forme mediatiche.Il sistema del mutuo soccorso, proprio

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dei primi decenni dell’immigrazione eu-ropea nell’America Latina, si trasformanella pratica assistenziale da parte delloStato. La crisi della rappresentatività ela sfiducia nei riguardi delle classi poli-tiche dei primi decenni del Novecentosono superate dalle mobilitazioni gover-nate dalle normative in vigore. Sia l’il-lusione rivoluzionaria, sia l’efficienza

tecnocratica delle Forze Armate vengonomeno di fronte al prevalere della disci-plina protestataria e del rivendicazioni-smo consentito dalle leggi, vidimatodalla prassi e dal costume.Il livello delle garanzie giuridiche è taleda allineare l’area latinoamericana alle al-tre grandi regioni del pianeta, impegnatead affrontare le sfide della modernità.

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Il Palacio de Bellas Artes di Cittadel Messico

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In Italia si possono contare sulle dita diuna mano le istituzioni o enti che si oc-cupano con continuità e competenzadell’America Latina. Fondazione CasaAmerica è certamente uno di questi. L’attività che ha svolto dalla sua nascitasotto l’attenta guida dal suo fondatore ePresidente Roberto Speciale per contri-buire ad una migliore conoscenza nel no-stro paese del subcontinente latinoame-ricano nei suoi vari aspetti, storico,culturale, politico, economico, senza ov-viamente trascurare l’andamento delle re-lazioni con l’Italia, è altamente meritevolesoprattutto per una ragione: quella di es-sere totalmente avulsa dallo stereotipoche ha quasi sempre caratterizzato la vi-sione di quella regione nell’immaginariocollettivo italiano. Casa America si è ancheimpegnata nell’analisi del fenomeno dellaemigrazione italiana, partendo dalla primaondata di fine ottocento con un'attenzioneparticolare per quella ligure. Scorrendo l’elenco delle iniziative realiz-zate negli ultimi quindici anni, esposizioni,mostre fotografiche, incontri, settimane

dedicate a singoli paesi, ecc. si rimane sor-presi per la quantità ma ancor di più perla qualità degli eventi, sempre volti a dareun'informazione aggiornata della varie-gata e in costante divenire realtà latinoa-mericana, stimolando una riflessione sucome favorire e articolare una crescita qua-lificata della nostra presenza in quellaparte del mondo alla quale siamo legatida profondi vincoli storici e di sangue mache purtroppo abbiamo negli ultimi de-cenni colpevolmente trascurato perdendoposizioni che sarà difficile se non impos-sibile recuperare.Ciò è avvenuto per ragioni storico-politi-che legate a quel periodo comunementenoto come “mani pulite” che portò allafine della prima Repubblica e alla crisi deipartiti tradizionali e, in particolare, allapratica sparizione della Democrazia Cri-stiana (DC). Quest’ultimo fatto si riper-cosse negativamente sulle nostre relazionicon i paesi dell’America Latina. Va ricor-dato infatti che la DC aveva stretti rapporticon i partiti “fratelli” dei paesi latinoame-ricani, quasi tutti caratterizzati da un bi-

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Quindici anni di relazioni tra Italia e America LatinaFELICE SCAUSOGIÀ AMBASCIATORE D’ITALIA IN COLOMBIA E MESSICO

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partitismo che vedeva confrontarsi un par-tito liberale ed uno conservatore di ispi-razione cristiana.I partiti conservatori vedevano la DC comeun modello per la capillare presenza nelpaese e la lunga permanenza al governosia pure alla guida di molteplici coalizioni.L’interesse dei partiti “fratelli” nei con-fronti della DC era “ricompensato” conuna intensa serie di incontri e visite deirispettivi esponenti politici (ricordo di averconosciuto negli anni ’70 il Senatore Gil-berto Bonalumi quando venne in Perùcome Presidente della Gioventù Interna-zionale) ma, ciò che più conta, influenzòle scelte del governo italiano in favoredell’America Latina. Non è un caso, in-fatti, che nel 1966 nasce a Roma, su ini-ziativa dell’allora Ministro degli EsteriAmintore Fanfani, l’Istituto Italo LatinoAmericano. L’importanza del legame tra DC e i partiti“fratelli” era tanto più significativa inquanto, almeno, fino a qualche decenniofa, essi erano al governo nella maggio-ranza dei paesi della regione. Anche la si-nistra italiana ed in particolare il PCI ave-vano rapporti stretti con i partiti dellasinistra latinoamericana che però solo intempi relativamente recenti sono assurtia responsabilità di governo.Con la fine della Prima repubblica na-scono i governi a guida Berlusconi soste-nuti da Forza Italia e dalla Lega Nord. Èquasi superfluo sottolineare come en-trambi i partiti fossero completamenteprivi di esperienza e visione internazio-nale, con la conseguenza che l’azione del

governo si concentrasse quasi esclusiva-mente sulle priorità più immediate, Bal-cani, Mediterraneo, ecc. trascurando altrearee del mondo, tra cui l’America Latina,che probabilmente ha pagato il prezzopiù alto in termini di disinteresse da parteitaliana. Un ritorno di attenzione si ebbe con il go-verno Prodi, D’Alema Ministro degliEsteri e Di Santo Sottosegretario perl’America Latina di cui è grande conosci-tore, ma fu purtroppo di breve durata.Per fortuna vi sono segnali di cambiamentonella politica governativa verso l’AmericaLatina come conferma la visita in Messiconel gennaio del 2014, dopo vari decenni,dell’ex presidente Enrico Letta e conse-guente missione di imprenditori in quelpaese. È importante che si prosegua confermezza in tale direzione considerate legrandi opportunità e potenzialità di colla-borazione in svariati settori (politica, eco-nomia, tutela dell’ambiente, lotta alla cri-minalità organizzata) che offre il subcon-tinente latinoamericano. A tal fine sarebbenecessario mobilitare e fare sinergia con levarie istituzioni italiane utilizzare appienolo strumento delle Conferenze Italia-Ame-rica Latina e Caraibi (una ogni due anni,alternativamente a Roma e Milano), spaziodi dialogo aperto e foro ideale per pro-muovere la collaborazione e lo sviluppodelle relazioni tra l’Italia e tutti i paesi del-l’America Latina.I primi quindici anni di vita della Fonda-zione Casa America hanno coinciso ingran parte con un periodo di mio forteimpegno professionale in America Latina,

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sia prestando servizio nei paesi della re-gione, sia al Ministero degli Esteri. Dal1998 al 2002 ho infatti ricoperto la caricadi Ambasciatore in Colombia, successi-vamente in qualità di Vice Direttore dellaDirezione Generale delle Americhe misono occupato prevalentemente del sub-continente latinoamericano e, infine, dal2005 al 2009 sono stato alla guida del-l’Ambasciata in Messico dove ho di fattochiuso la mia carriera dopo più di qua-rant’anni.La mia destinazione in Colombia e Mes-sico e il periodo trascorso al Ministero trale due sedi, mi hanno fatto riprenderecontatto con l’America Latina dove eroapprodato molti anni addietro, nel 1974,assegnato, giovane funzionario, all’Am-basciata d’Italia a Lima dove sono rimastofino al 1978. L’America Latina di alloraera molto diversa da quella di oggi. Inquegli anni erano al governo dittature mi-litari di destra (il Cile di Pinochet, l’Ar-gentina di Videla e regimi più o meno au-toritari in altri paesi). Faceva eccezione ilPerù con un governo militare di sinistrache nazionalizzò le risorse minerarie epromosse una profonda riforma agrariacon l’intento di creare una società piùaperta e democratica e ridurre l’emargi-nazione di gran parte della popolazione,ivi compresa la componente indigena. L’obiettivo era per molti aspetti condivi-sibile ma l’ostilità di molti paesi del con-tinente, tra cui gli Stati Uniti, e molti erroricommessi dai militari nelle realizzazionedel loro progetto li costrinsero dopo dodicianni a restituire il paese ai civili.

La crescita politica ed economica deipaesi dell’America Latina nel suo com-plesso è stata significativa facendoneoggi una delle regioni più dinamichedel pianeta. Poco a poco la democraziasi è affermata ed è oggi presente nellaquasi totalità dei paesi. Va però dettoche l’inesistenza di una vera separa-zione dei poteri, l’insufficiente organiz-zazione della società civile in tutte lesue componenti, il predominio delleélite e dei grandi gruppi economicifanno sì che la democrazia non sempresia veramente sostanziale.Un altro aspetto negativo è quello dellafrequente violazione dei diritti umani neiconfronti di indigeni, donne, giornalisti ein genere di tutti coloro che denuncianofenomeni di corruzione e soprusi.Ma, forse ancora più grave è il fatto chel’America Latina detenga il non invidiabilerecord della diseguaglianza, superiore aquella esistente in Africa. Molto è statofatto per la riduzione della povertà, specieestrema, ma certamente non si è fatto ab-bastanza per ridurre significativamente ildislivello sociale.Occorrerebbero regimi fiscali più incisivi,lotta all’evasione e al sommerso e allaemarginazione ma, soprattutto, bisogne-rebbe che si affermasse pienamente la co-scienza che l’eccesso di diseguaglianzanon è solamente ingiusto e eticamenteinaccettabile ma tende a creare malcon-tento e a provocare tensioni che rischianodi attentare a quella coesione su cui sibasa la civile convivenza ed il corretto fun-zionamento della società.

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Parlare dei quindici anni della Fonda-zione “Casa America” è per me anzi-tutto un motivo di orgoglio e compia-cimento. Orgoglio, per aver fatto partedi questo meritevole e opportuno pro-getto di valorizzazione della straordi-naria relazione umana, sociale, cultu-rale, politica ed economica che uniscel’Italia al continente latino-americano,anche in forza di un contingente diitalo-discendenti che probabilmentesupera in dimensione gli abitanti delnostro Paese. Compiacimento, perchénel corso dei miei lunghi anni di espe-rienza sindacale e politica ho potutoverificare quotidianamente l’assolutaimportanza e necessità di strumentipermanenti e specializzati di coopera-zione in grado di mantenere vivo il rap-porto dell’Italia con l’America Latinaed il suo popolo. “Casa America” è unpo’ questo, e probabilmente molto dipiù; e non è un caso che nasca a Ge-nova, il “porto” per antonomasia dellagrande diaspora italiana nel mondo, cheha avuto sicuramente nel Sudamerica

la sua destinazione prevalente oltre chela prima in ordine di tempo. E siccomenessun sogno che voglia trasformarsiin realtà fluttua nell’etere, avendo alcontrario bisogno di braccia e gambeper potersi concretizzare, a questa av-ventura dobbiamo dare qualche voltoe alcuni nomi, e - mi sia permesso -uno su tutti: Roberto Speciale è l’arte-fice e il coraggioso interprete di questo“sogno”, di una sfida iniziata quindicianni fa e ancora oggi viva e dinamicanonostante le enormi difficoltà econo-miche ed una certa sordità da parte diparte di quel mondo delle imprese edelle istituzioni che dovrebbero inveceavere tutto l’interesse a sostenere similiiniziative.Sarà un caso, anzi sicuramente lo è, maè bello pensare che esista anche unnesso nascosto tra i quindici anni di“Casa America” e l’affermazione inAmerica Latina di tanti governi popolarie progressisti che in questo quindicenniohanno dato finalmente forza alle grandiistanze di partecipazione democratica e

Ringraziamento a Casa AmericaFABIO PORTADEPUTATO ELETTO NELLA CIRCOSCRIZIONE AMERICA DEL SUD

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di giustizia sociale proprie di un popolo- quello latino-americano - per troppianni oppresso da assurde disparità eco-nomiche e sociali come anche da violentie terribili regimi dittatoriali.Ebbene, se in Italia abbiamo potuto se-guire da vicino questa fase storica, cheha anche coinciso con un ritrovato ruolodi primo piano anche dal punto di vistaeconomico del continente latino-ame-ricano, lo dobbiamo anche all’espe-rienza ed alle iniziative della Fonda-zione “Casa America”; nel panoramamediocre dei principali mezzi di comu-nicazione di massa ed in un dibattitopolitico interno ed estero spesso domi-nato da stereotipi riduttivi e letturesemplicistiche, il contributo dato dagliamici di “Casa America” si è spesso di-staccato come originale e mai superfi-ciale. È qualcosa del quale tutti noi, ope-ratori che a vario titolo hanno a cuoreo svolgono un’attività che li mette inrelazione continua con questo conti-nente, dobbiamo essere grati a RobertoSpeciale e ai suoi validi collaboratori.Nel corso di questi quindici anni non ab-biamo solo assistito al grande protago-nismo delle democrazie latino-ameri-cane; nel 2001 veniva approvata lariforma costituzionale che avrebbe per-messo per la prima volta il voto attivo epassivo agli italiani all’estero, e nel 2006per la prima volta entravano in Parla-mento diciotto rappresentanti delle no-stre grandi collettività nel mondo. Unaconquista storica, un evento particolar-

mente atteso e seguito dalla grande col-lettività italiana storicamente insediatasiin America Latina; una comunità impor-tante e rilevante, qualitativamente e nonsolo quantitativamente. “Casa America”darà voce e spazio politico agli eletti inAmerica Meridionale; sarà una delleprime istituzioni a comprendere e valo-rizzare la specificità ed il ruolo di questiparlamentari. Prima di me, l’OnorevoleMariza Bafile e il Senatore Edoardo Pol-lastri sono stati invitati ed hanno avutoun ruolo attivo e da protagonisti in diversieventi organizzati dalla Fondazione.Il merito di “Casa America”, probabil-mente, è stato ed è proprio questo: averee offrire una visione a tutto campo diuna realtà, l’America Latina e dei suoirapporti con l’Italia, un binomio che nonpossiamo più ricondurre a letture unila-terali o a interventi superficiali.È con questa lungimiranza che la Fon-dazione “Casa America” in questi annici ha raccontato l’emergere delle nuovepotenze economiche del G20: Brasile,Messico e Argentina, ma anche l’affer-marsi dei Paesi che si affacciano sul Pa-cifico, come l’Ecuador, la Colombia o ilPerù. È con questa saggezza e cono-scenza della storia che il ricordo di Al-lende e delle dittature sudamericane de-gli anni ’60 e ’70 ha fatto parte diemozionanti e significative iniziative dicarattere culturale e politico. È grazie adun approccio correttamente globale erispettoso di ogni specifica realtà che“Casa America” non ha mai tralasciato

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Paesi importantissimi e sbadatamenteconsiderati spesso “minori”, come la Bo-livia o il Paraguay. È con questa costanteattenzione e preoccupazione civile che“Casa America” ha seguito la trasfor-mazione e la crisi di un grande Paesecome il Venezuela o il vivace rapportotra e con i Paesi del Centro-America edei Caraibi. Senza nemmeno dimenti-care l’arte, basti pensare recentementeal lavoro sull’opera della grande artistamessicana Frida Kahlo, e nemmeno losport, e voglio qui ricordare il volumeed il relativo convegno sulle radici “ita-liane” di squadre di calcio sudamericanee sullo ‘sbarco’ in Italia della leva deglioriundi provenienti d’oltreoceano. Gra-zie, allora, a Roberto Speciale e a “CasaAmerica”; un ringraziamento che non

può che riempirsi di un contenuto re-sponsabile e impegnativo, soprattuttose a farlo è un rappresentante delle isti-tuzioni, di quel Parlamento italiano doveoggi siedono sei rappresentanti degliitaliani del Sudamerica e tre del Centroe Nordamerica. Poche settimane fa, in-sieme ai miei colleghi parlamentari elettiin America Meridionale, sono stato inudienza privata da Papa Bergoglio, nona caso il primo Pontefice “italo-latinoa-mericano” della storia della Chiesa cat-tolica; anche questa una coincidenza, oforse un segnale di un mondo che cam-bia e che dovremmo imparare a leggeree osservare con occhi più attenti: quellostesso sguardo al quale “Casa America”ci ha abituato in questi lunghi, ma bre-vissimi, quindici anni!

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Il Pueblo Bernal in Messico

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Papa Francesco, in visita al Parlamentoeuropeo nel novembre 2014 ci ha ri-cordato che : "(...) accanto a un’UnioneEuropea più ampia, vi è anche unmondo più complesso e fortemente inmovimento. Un mondo sempre più in-terconnesso e globale e perciò sempremeno eurocentrico. A un’Unione piùestesa, più influente, sembra però af-fiancarsi l'immagine di un'Europa in-vecchiata e compressa che tende a sen-tirsi meno protagonista in un contestoche la guarda spesso con distacco, dif-fidenza e talvolta con sospetto".È pur vero che a fronte del 20% di quotadi popolazione totale del pianeta chel'Europa rappresentava nel 1950 e al30% di ricchezza mondiale che produ-ceva, nel 2050 saremo rispettivamenteal 7% e al 10%. Rassegnamoci, anchese i nostri governanti non ce lo dicono,siamo diventati piccoli.La Fondazione Casa America di Ge-nova non ha atteso le parole di Bergo-glio per mettersi in movimento e farela sua parte. Negli ultimi 15 anni Casa

America ha ricordato giorno dopogiorno a un pezzo di quell'Europa che,anche se non siamo più il centro delmondo, possiamo e dobbiamo alimen-tare nei nostri concittadini la speranzache la sfida del nuovo ordine mondialesia il rinnovamento, il dialogo, la spe-ranza. E che l'Unione europea può ri-trovare non solo una sua vocazioneeconomica e sociale basata sulla qualità,ma può diventare anche un indispen-sabile riferimento culturale, proprio acausa della sua terribile storia, dellapace e della lezione di riconciliazioneche quella storia ha generato.Dal 2000 a oggi la Fondazione ha orga-nizzato decine di iniziative: conferenze,teatro, presentazione di libri - e fumettid'autore a tema- rassegne cinematogra-fiche, mostre di pittori e di fotografi, corsidi lingua. Genova e dintorni hanno cosìpotuto avvalersi di incontri e dibattiticon personalità dai profili più vari, chehanno contribuito e stanno tutt'ora con-tribuendo al dialogo con il continenteamericano, complesso e composito.

Casa America, l’America Latina e l’Unione EuropeaANNA COLOMBOCONSIGLIERE SPECIALE, GIÀ SEGRETARIA GENERALE DEL GRUPPO DEI SOCIALISTI E DEI

DEMOCRATICI AL PARLAMENTO EUROPEO

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Lo scambio culturale in sé è già impor-tantissimo. Attraverso la cultura, e conle culture, possiamo insieme riaffermarel'impegno per una società libera eaperta alla diversità. Non solo. La cu-riosità reciproca se alimentata al quoti-diano ci spinge a imparare, a interro-garci, a divenire versatili, complessi,flessibili, in una parola più ricchi. Inquesta ricchezza sta anche l'opportu-nità di aprirsi all'espressione e alla lin-gua dell'altro. Le lingue sono infinita-mente di più che un veicolo di scambioverbale, qualunque filologo ve ne par-lerebbe per ore.Ma Casa America non è stata solo que-sto. Rifiutando una collocazione di nic-chia e un po' snob, la Fondazione si è

messa al servizio dei nostri nuovi con-cittadini che arrivano in Liguria e più ingenerale in Italia, soprattutto da alcunipaesi dell'America Latina, facendo inmodo di sostenere il riconoscimento diun'identità plurima in ciascuno di noi. Resto convinta che nel 2015 una societàmoderna, pacifica e capace di costruirsiun futuro si riconosca dal livello di in-terazione (manca una "g" lo so, ma "in-tegrazione" non è più per me una pa-rola esaustiva anzi, incomincia aprocurarmi un certo fastidio...) fra lesue varie comunità, siano esse alloctoneo autoctone; e si distingue anche dallasua capacità nel far sentire tutti partedello stesso progetto, senza richiedereil sacrificio da "tabula rasa" rispetto alla

Auto sul Malecon di L'Avana

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storia, lingua e cultura di origine, chepuò al contrario diventare patrimoniodi tutti. E Casa America l'ha fatto. Spa-ziando da tematiche storiche complessequali la rilettura della scoperta delNuovo Mondo dalla spedizione di Co-lombo, vista anche dalla parte dei vinticon tutto ciò di inammissibile che lacolonizzazione ha comportato. Fino allosport - calcio in particolare - condivi-dendo storia, simboli, protagonisti a ca-vallo sull'Atlantico. E che dire dell'at-tenzione portata alla leggendaria emodernissima figura di Garibaldi, eroedei nostri due mondi, attraverso pub-blicazioni, convegni, opere, testimo-nianze, ricerche persino dei luoghi del-l'iconografia fra i due continenti?E ancora. Da italiana residente in Bel-gio, già membro e Presidente del Co-mitato per gli Italiani all'Estero, debboringraziare la Fondazione e il suo Pre-sidente Roberto Speciale per l'impegnoche hanno profuso nel riconoscere ilruolo della nostra grande comunità inAmerica. Il fenomeno degli italiani al-l'estero è tutt'ora sconosciuto e pococompreso, si spazia a 180 gradi dal piùbieco paternalismo al malcelato fastidio.Casa America ha saputo cogliere primae meglio di altri come gli italiani al-l'estero possano essere una leva perl'internazionalizzazione e la sprovin-cializzazione dell'Italia e possano offriremolto al Sistema Paese per svilupparela propria presenza nel mondo, tenutoconto che oramai lingua e cultura de-

vono far parte della nostra strategia dipromozione, alla stregua di Spagna,Francia e persino Germania.Infine, mi permetto un suggerimentoper i prossimi mesi. Il primo decenniodel nuovo millennio è stato indubbia-mente caratterizzato da una profondatrasformazione del continente latinoamericano. Oltre alle dinamiche politi-che ed economiche, a seguito di un tristeperiodo di rigorosa applicazione dellericette neoliberiste imposte dalla dottrinadi Washington, l'America Latina è stataattraversata da un nuovo modo di con-cepire lo Stato, le politiche pubbliche esoprattutto da un genuino slancio versoun'agenda sociale che punti a politichedi inclusione e eguaglianza. Curiosa-mente e purtroppo, mentre da quel latodell'Atlantico si guardava con interesseal modello europeo, non soltanto quindidal punto di vista dell'integrazione re-gionale e subregionale, l'Unione europeasi impegnava con foga a indebolirlo eindebolirsi.L'Unione europea del dopo maggio2014 sembra voler provare a cambiarepagina, seppur tardi e con timidezza.Forse Casa America potrebbe provarea rimettere insieme esperti, istituzionie autori dei nostri due modelli di svi-luppo sociale, per vedere se siamo an-cora in tempo a darci reciprocamenteuna mano, o se l'America Latina finiràschiacciata fra Stati Uniti e Cina, mentrea noi non resterà che il ricordo "deitrenta gloriosi".

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Poche istituzioni private si occupanocon tanta cura e dedizione dell'AmericaLatina come Casa America di Genova.Ancora meno sono quelle che, almenoin Italia, lo fanno avendo come sola mis-sion quella di approfondire la realtàgeopolitica, la cultura e le nuove ten-denze che in quel continente hannoorigine o trovano lì una loro originaleinterpretazione. A Genova, invece, tuttaquesta ricerca è naturale e quotidianoapprofondimento, costante divulga-zione, strenuo tentativo di fare sistemacon le istituzioni nazionali e locali e conquelle europee e latinoamericane. Città audace, quella della Lanterna,schiacciata sulla montagna e natural-mente protesa verso il mare, pronta astrappare metri e metri di terra ad unelemento naturale che è stato semprecroce e delizia per i suoi abitanti. Marecome fonte di nutrimento e mare comespazio da solcare per arrivare a costruiree a costruirsi una esistenza migliore epiù degna per sé e per i propri cari. Ge-nova è così: o la sfidi con le sue stesse

armi o ti spinge a guardare oltre, nelsuo respingerti verso la grandiosità de-gli oceani. E allora, è un continuo Ita-lia-America Latina, andata e ritorno,con la testa che non si accontenta maidi quel che sembra, alla continua ricercadi ciò che ci unisce anche quando que-sta ricerca sembrerebbe priva di senso.Ho frequentato spesso Casa Americanegli ultimi dieci anni e sono stata col-pita dalla curiosità intellettuale di Ro-berto Speciale, dalla sua profonda cul-tura storica e dalla sua passione maibanale. Villa Rosazza e ora la nuovasede le ho sempre considerate comeuno spazio a disposizione, un luogo dilibertà, un contenitore da riempire conle luci e le ombre del continente. E lìho sempre trovato e continuo a trovaregiovani e meno giovani che studiano esi appassionano a quel che accade oltreoceano, che ne sanno leggere spunti etendenze andando oltre il dato politicoe guardando a cos’è oggi l’America La-tina nell’arte, nella cultura, nella lette-ratura e nel cibo.

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Buon compleannoCasa America!FRANCESCA D’ULISSERESPONSABILEAMERICA LATINA PARTITO DEMOCRATICO

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Ma non avrebbe senso guardare all’oggisenza conservare la memoria di quel cheè stato. Nel settembre del 2013, in occa-sione del 40° anniversario del golpe diPinochet in Cile, Roberto Speciale dedicòl’intero mese ad attività, incontri e proie-zioni sul tema. Casa America ospitò unabellissima mostra di Eduardo Carrasco“Salvador Allende un uomo un popolo,40 anni dopo il Golpe di Pinochet” chefu visitata da Carolina Tohá, la giovane ebrillante Sindaco di Santiago del Cile, fi-glia dell’ex Ministro degli interni e delladifesa nazionale di Allende, José Tohá. In quell’occasione, l’esponente del Par-tido por la Democracia, PPD di Ricardo

Lagos, fu ospite di un evento politicoche concepimmo con Speciale come ri-cordo sì ma anche come riflessione sulpresente. Si parlò del Cile degli anni ’70e delle tante manifestazioni di solidarietàche in ogni sezione di partito o cellulasindacale i lavoratori, gli operai e gli in-tellettuali del nostro Paese attivarono peraccogliere i profughi e rifugiati politicicileni. Speciale ricordò che, a Genova,un lavoro importante e capillare fu svoltodai lavoratori del porto, in particolare daquelli della Compagnia Unica LavoratoriMerci Varie che, alla notizia del colpo distato, misero in atto una serie di azionidi boicottaggio delle navi cilene e di ac-

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Settembre 2013. Roberto Speciale e Carolina Toha�

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coglienza - a volte rocambolesca - deiprofughi che attraccavano sui moli dellecittà liguri. La chiacchierata con Tohàfece riflettere tutti noi: capimmo comeun paese possa voltare pagina dopo unasanguinaria dittatura e possa ricostruireil proprio tessuto sociale e politico. Di-scutemmo sul fatto che, in Cile, moltedelle istituzioni della dittatura siano an-cora lì a testimoniare una storia e unpassato che almeno a livello legislativoè rimasto intatto. Parlammo del nuovoprotagonismo della gioventù latinoame-ricana che in quell’anno e in molti paesidella regione, aveva deciso di tornare inpiazza per reclamare una istruzione gra-tuita e di qualità, strumento indispen-sabile per affrontare le sfide del nuovomillennio. Tohá sollecitò la nostra attenzione sulprofilo della nuova classe dirigente che,dopo quella composta da coloro che com-

batterono contro le dittature, stava lavo-rando alla costruzione di un continentedi pace e di libertà, dove le istituzioni de-mocratiche fossero il motore delle tra-sformazioni e dove la lotta alla povertàestrema e contro le disuguaglianze fossela vera sfida dell’agenda politica. La Sindaco rimase impressionata dallamostra fotografica e documentale diCarrasco. Guardava quelle foto e quelmateriale giornalistico, riconosceva voltidi persone a lei care che erano venutein Italia come rifugiati politici. Demo-cristiani o socialdemocratici non facevadifferenza di fronte alla tragedia di uncontinente. Quanto avrebbero da im-parare coloro che gridano all'invasionedei rifugiati che arrivano sulle nostrecoste perché in fuga dalla follia dellaguerra e dall'avanzata minacciosa delloStato islamico. Ma, appunto, la memo-ria la si coltiva soltanto in pochi luoghidel nostro paese...Roberto Speciale e il suo gruppo, tra iquali mi permetto di ricordare la suastorica braccio-destro Carlotta Gualco,sono tutto questo e molto di più. È perquesto che dopo 15 anni l'esperienzadi Casa America è più significativa chemai. Pur nelle difficoltà legate a unacontingenza che premia chi fa affari inquel continente e tiene meno conto dichi fa cultura con quel continente, Ro-berto, Carlotta e gli altri amici sono lì.A lanciare la loro sfida a tutti noi. Buon compleanno, Casa America ! Gra-zie, Gracias, Obrigada.

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Carolina Toha�

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Desidero complimentarmi per l’intensaattività proposta e realizzata dalla Fonda-zione Casa America che celebra in que-st’anno i 15 anni di attività e di relazioniculturali tra Genova e la Liguria con il ter-ritorio italiano e l’America Latina.Nel ruolo di Assessore al Turismo, Cul-tura e Spettacolo ed in qualità di Com-ponente del Consiglio di Amministra-zione conosco le tante attività svolte inquesti anni che trovano adeguata rap-presentazione, per quanti vorranno rivi-verne la storia e il percorso, nel “sito web”della Fondazione. Nello scorrere la se-zione dedicata alle attività, a partire dallafondazione ai giorni nostri, ogni cittadinopotrà rendersi conto della ricchezza e va-rietà di tali manifestazioni.Tantissimi sono i temi (la cultura, la storia,l’arte, i diritti e i doveri, la salute, l’econo-mia, le relazioni, le forze dell’ordine, ilpaesaggio...), le personalità storiche e con-temporanee, i vari modelli di sviluppodelle nazioni dell’America Latina presen-tate da Casa America nelle diverse inizia-tive (dibattiti, incontri pubblici, mostre...)tali da consentire una utile partecipazione

ai cittadini, operatori economici, studiosie ricercatori e alle stesse istituzioni.Ulteriore menzione meritano la produ-zione letteraria, la qualificata biblioteca,i corsi di lingua spagnola e portogheseofferti quale validissimo contributo allecostruzione di relazioni fra i liguri e ipaesi e le genti dell’America Latina. Da Assessore del Turismo e della Cul-tura ritengo doveroso porre un parti-colare accento al tema dell’accoglienzae dell’ospitalità ed evidenzio come lerelazioni fra liguri e sudamericani(spesso di origine italiana o addiritturaligure) siano in questi anni utilmentesostenute e favorite dall’intenso lavorodella Fondazione Casa America.Se l’attività svolta in questi anni è statacertamente molto positiva e costruttivacredo sia utile però farci carico del fu-turo sforzandoci di dare ognuno uncontributo in termini di idee e progetti.Lo sforzo deve essere quello di far con-vergere (pubblico e privato, istituzionied operatori dei vari settori) su specifi-che aree territoriali per realizzare pro-getti di relazione e scambio fra la Ligu-

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Casa America e Regione Liguria un lavoro sinergicoANGELO BERLANGIERIASSESSORE ALLA CULTURA REGIONE LIGURIA

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ria e l’America Latina. Vere e proprie“missioni di intervento” che producanorelazioni stabili e produttive e svilup-pino buone pratiche che raggiunganoobiettivi definiti e riproducibili.Favorire quindi visite sul nostro territorioper mettere in evidenze le tante eccel-lenze da esportare in America Latina.Un lavoro sinergico fra le istituzione ele attività private che amplifichi sforzie risultati.Una menzione particolare ai giovani. Aloro bisognerebbe rivolgere specificheiniziative per coinvolgerli quali attoriprincipali di un futuro che li riguarda.La naturale predisposizione alla comu-nicazione anche avvalendosi delle “ru-tilanti” tecnologie informatiche vedononelle nuove generazioni le persone piùpredisposte a vivere esperienze di vitae di lavoro nel “mondo”. I giovani op-portunamente aiutati e supportati pos-sono essere un punto di forza per raf-forzare quelle relazioni ed attività fraliguri e latino-americani.Il mio Assessorato è impegnato in que-sti mesi, oltre alle tante attività in am-bito turistico e culturale, alla predispo-sizione della partecipazione dellaRegione Liguria all’importantissimoevento internazionale dell’EXPO Mi-lano 2015. Sarà quello un contenitorericchissimo di opportunità culturali escambi sui temi mondiali del cibo edella cultura che ruota intorno ad esso.Anche attraverso tale irripetibile ap-puntamento si potranno avviare utilie proficui momenti per il consolida-

mento dei rapporti fra Italia e AmericaLatina.I miei più sinceri complimenti a Lei,Presidente Roberto Speciale, perquanto realizzato in questi anni dallaFondazione Casa America e la speranzache nuovi e stimolanti iniziative pos-sano essere realizzate.

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Messico. Chiesa della Candelaria a Tlacotalpan, Veracruz.

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Casa America e l’emigrazione in LiguriaGIOVANNI ENRICO VESCOASSESSORE ALLE POLITICHE

PER L’IMMIGRAZIONE REGIONE LIGURIA

Nel 2005 il mio percorso politico mi haportato a svolgere il ruolo di Assessoredella Regione Liguria con, tra le altre, de-lega ad Immigrazione ed Emigrazione.Sono da sempre interessato alle migra-zioni internazionali, soprattutto per ra-gioni politiche, e quando nel 2005 il Pre-sidente Burlando mi ha voluto al suofianco nella Giunta Regionale, ho chiestoe ottenuto di potermi occupare di questadelicatissima tematica, che ha fortementecaratterizzato la mia attività istituzionale.Nei primi due anni del mandato siamoriusciti ad ottenere il disegno di legge epoi la definitiva approvazione dellalegge regionale n. 7 del 2007, che per laprima volta ha introdotto nel nostroterritorio la cultura dell’integrazione deicittadini stranieri.La Liguria si poneva infatti come unadelle prime Regioni che riuscivano adaffrontare il tema dell’integrazione deicittadini stranieri e più in generale iltema dell’immigrazione sfidando l’ap-proccio nazionale che aveva portato allalegge Bossi-Fini, basato sulla paura del

fenomeno e sull’incapacità di affron-tarlo se non in ottica emergenziale. Nello stesso periodo iniziavo ad occu-parmi delle politiche dell’Emigrazione.L’istituzione della Consulta, la defini-zione delle linee dei Programmi Emi-grazione, le tante relazioni con diversepersone del mondo dell’emigrazionemi hanno profondamente arricchito,portandomi a conoscere e ad appro-fondire le storie dei nostri corregionaliche per esigenza di vita e, a volte, perbisogno di nuove esperienze, hanno la-sciato l’Italia per cercare fortuna e mi-gliori condizioni in nuovi paesi. Le donne e gli uomini che ho incontratonei tanti incontri istituzionali, in occa-sione dei viaggi in Svizzera e in AmericaLatina o durante le visite dei cittadiniemigrati nella nostra Regione, mi hannoconfermato quanto queste persone, ben-ché perfettamente integrate nei nuoviPaesi, rimangano fortemente legati alleloro tradizioni ed alla cultura di origine.Nel mio primo ciclo amministrativo, dal2005 al 2010, grazie anche al sostegno dei

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Consultori dell’emigrazione, la Regioneè riuscita a indirizzare rilevanti risorse alleAssociazioni dei Liguri nel Mondo attra-verso un sistema di finanziamento basatosu un’attenta valutazione dell’impegno edelle capacità di coinvolgere nelle inizia-tive i liguri associati.È stata inoltre finanziata una serie diiniziative rivolte al mondo dell’emigra-zione promosse dai Comuni Liguri edalle Associazioni con sede in Liguria.Soggetti pubblici e privati che, congrande fatica e impegno, continuano aorganizzare specifici eventi per ricor-dare gli emigrati del passato ma anchela nuova “giovane” emigrazione.Nel 2010, a seguito del positivo esitodelle elezioni regionali, sono stato ri-confermato assessore per un secondomandato, mantenendo anche la delegaalle Politiche dell’Immigrazione e del-l’Emigrazione. Purtroppo la grande crisi economicamondiale, che in Italia ha fatto sentire isuoi effetti in modo particolarmentedrammatico, ha fortemente condizionatoquesto secondo ciclo amministrativo. Le contenute risorse ci hanno costrettoad ispirare ogni progetto alla massimasobrietà e a rivedere i contributi all’as-sociazionismo dei liguri nel mondo ri-ducendo gli importi, continuando cosìa testimoniare attenzione per questomondo ma restando in attesa di tempipiù favorevoli per riprendere interventied investimenti.In questo lungo percorso istituzionale

la Fondazione Casa America è stata uninterlocutore fondamentale. Fin daiprimi giorni del mio mandato il Presi-dente Roberto Speciale mi ha offertopiena disponibilità per un lavoro co-mune volto a favorire uno spazio di ri-flessione, discussione e incontro sultema migratorio e in particolare per lerelazioni culturali e sociali fra la Liguriae l’America Latina.Tantissime sono state le iniziative, i di-battiti, le mostre e le proposte realizzateda Casa America che nel tempo si èconfermata come un qualificato puntodi riferimento per i Liguri nel Mondocon particolare riferimento all’area geo-grafica dell’America Latina. Molte di queste iniziative hanno vistodirettamente la presenza, il coinvolgi-mento e il contributo della Regione maanche quando la riduzione delle risorseci ha obbligato a ridurre la partecipa-zione istituzionale, la Fondazione CasaAmerica ha intensificato gli sforzi ed èriuscita a garantire la prosecuzione dellesue molteplici attività.Una citazione speciale merita la grandee qualificata produzione letteraria suitemi dell’emigrazione, sui personaggi,sugli eventi storici, sulle storie personalie collettive. Tale produzione, che appro-fondisce i temi culturali e sociali del fe-nomeno migratorio, è stata ampiamenteutilizzata dal mio Assessorato che ne haacquistato numerosi esemplari per poterliinviare alle Associazioni dei liguri e fa-vorire così la creazione di specifiche bi-

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blioteche a disposizione degli associatidi tutti gli Stati di emigrazione. Gli stessivolumi sono oggi conservati presso gliuffici regionali per consentire anche atutti i liguri di poterne prendere visioneo poterne ottenere copia. L’elenco di talilibri sarebbe troppo lungo e probabil-mente non esaustivo. Voglio però citarein particolare il “Dizionario dei Liguri”testo che riporta le origini dei liguri chefra la fine dell’800 e i primi del 900 sisono avventurati in America Latina. Talitesti consentono di “leggere” le storieautentiche degli emigrati e ci aiutano a

comprendere la portata di tale fenomeno.Chiudo queste mie righe, con cui ho vo-luto ricordare la mia esperienza di As-sessore in occasione della celebrazionedei 15 anni della Fondazione Casa Ame-rica con l’augurio, al Presidente RobertoSpeciale e a tutto il suo team, che nuovitraguardi possano essere raggiunti e fe-steggiati nei prossimi anni e che l’attivitàdella Fondazione, così tenacemente por-tata avanti, possa continuare ad essereil riferimento per tutti i liguri che abitanonella nostra Regione e nei lontani paesidi emigrazione.

Messico. Funivia di Zacatecas, Zacatecas

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La Fondazione Casa America, a 15 annidalla sua costituzione, si è affermata comepunto di riferimento nelle relazioni tra lanostra città e l’America Latina; relazioniantiche e profondamente radicate, che ri-salgono molto indietro nel tempo; vincoliche nell’immaginario collettivo sono le-gati ai nomi di Cristoforo Colombo, diGiuseppe Garibaldi e successivamentealle grandi emigrazioni italiane tra Otto-cento e primi del Novecento, fino ai giorninostri, con il fenomeno dei flussi migratoridi ritorno e con la numerosa presenza dilatinoamericani in Italia e in particolare aGenova.In Sud America le comunità d'originegenovese e ligure hanno contribuitoallo sviluppo dei Paesi di accoglienza ei loro legami con la terra di provenienzahanno alimentato una significativa me-scolanza di costumi e tradizioni. Anchela storia sportiva ha portato alla ribaltacalcistica personaggi, squadre e quar-tieri latinoamericani che sanno forte-mente di Genova e di Liguria come laBoca di Buenos Aires. La migrazione li-

gure e genovese, così intensa nell’en-troterra e lungo le riviere, ha rappre-sentato nel passato anche una voce ri-levante della finanza e dell’economiadel nostro territorio.Queste sono anche le ragioni per le qualila recente emigrazione sudamericana (inparticolare ecuadoriana) verso l'Europa,si è diretta principalmente verso la nostracittà. L'incremento più consistente di cit-tadini stranieri residenti a Genova, infatti,riguarda proprio l’America meridionalecon il 38,9%. La comunità ecuadoriana,tra il 2000 e il 2011, è passata da 3.048 a17.436 persone (al 31 dicembre 2011),che da sole rappresentano un terzo deltotale della popolazione di origine stra-niera nella nostra città. Tra il 2008 e il2012 sono stati 3.059 gli stranieri chehanno ottenuto la cittadinanza italiana.Il maggior numero di “nuovi italiani”sono di provenienza ecuadoriana. Inoltrel’11,4% degli stranieri residenti a fine2012 è nato a Genova, di cui il 37,8% dinazionalità ecuadoriana e il 4,1% di na-zionalità peruviana.

Genova, una città apertaMARCO DORIASINDACO DI GENOVA

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Il modello migratorio tradizionale èstato per molto tempo quello maschile,mentre l'attuale migrazione è prevalen-temente femminile. Il nuovo movi-mento migratorio ha fornito un apportosostanziale alla comunità genovese an-che come importante contributo per ar-restare il declino demografico.Genova è da sempre una città apertaagli scambi e disponibile all'incontrotra popolazioni provenienti da altreparti del mondo.Consolidare la vocazione di Genovacome città dell'accoglienza e del dialogoè l’obiettivo dell’Amministrazione co-munale. Le "vecchie" e le "nuove" com-ponenti della popolazione, insieme, pos-sono contribuire al benessere e allacrescita della comunità. Le differenze trai cittadini devono divenire risorsa e sti-molo, attraverso il confronto, la condi-visione, la tutela dei beni comuni.Questi valori irrinunciabili vanno tra-dotti in politiche e in atti amministrativipuntuali. Le differenze culturali, infatti,possono anche provocare incompren-sioni e queste possono generare conflitti.I servizi pubblici devono offrire quel sup-porto di mediazione culturale che age-vola la convivenza e fa crescere una co-munità multietnica. Rientra in questospirito, ad esempio, l’intesa che abbiamoraggiunto con il Consolato dell’Ecuadorper la collaborazione di operatori ecua-doriani in affiancamento ai servizi socialiper agevolare l’incontro con le famigliesuperando le barriere linguistiche. L’ac-

cordo, reso possibile dalla particolaresensibilità del Consolato, è stato seguitocon scrupolosa e vigile attenzione dalgoverno dell’Ecuador e ha destato moltointeresse sulla stampa e nell’opinionepubblica del Paese latinoamericano.Il Comune intende valorizzazione lapluralità di tradizioni e culture, evitandodi isolarle le une dalle altre, favorendoal contrario l’aggregazione attraversole associazioni, la scuola e i quartieri,partendo dai giovani.Siamo inoltre convinti sostenitori dellanecessità di una legge nazionale checonsenta ai bambini nati in Italia da ge-nitori immigrati di acquisire la cittadi-nanza italiana. Nel frattempo, abbiamopromosso una campagna di informa-zione sui diritti di cittadinanza già oggiriconosciuti, come la possibilità di ot-tenere la cittadinanza al compimentodella maggiore età.Le relazioni tra Genova e l’America La-tina possono crescere anche in ambitoeconomico, portuale e produttivo rinvi-gorendo un’antica tradizione di rapporti.È nostro interesse promuovere Genovanel Centro e Sud America, farne conoscerele attrattive turistiche e allo stesso tempole grandi risorse della portualità, dell’in-dustria, della ricerca tecnologia, rinverdirela conoscenza del patrimonio culturale eartistico della nostra regione, divulgarnela tradizione musicale che reca segni tan-gibili dello scambio con l’America Latina.Vogliamo che Genova venga percepitaanche al di là dell’Oceano come la porta

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d’Europa, una città che affaccia sul marecon il suo grande porto e che, appena cisi inoltra nelle sue strade, offre frequen-temente un colloquio in castigliano dal-l’inconfondibile accento latinoamericano.Casa America, con la sua intensa attivitàdi confronto, approfondimento e cul-tura, offre numerose occasioni di rela-zione tra Genova e l’America Latina,

un patrimonio che mette a disposizionedella Città e delle istituzioni genovesi eliguri. Nel suo “compleanno” auguro aCasa America di rafforzare la propriainiziativa di ponte verso l’America La-tina, a partire da Genova ma guardandoall’Europa perché l’ottica europea èquella che ha scelto giustamente findalla fondazione.

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Genova vista da Castelletto

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Sono contento di poter augurare buoncompleanno (il quindicesimo!), a CasaAmerica. Lo sono per varie ragioni.Innanzitutto perché il nostro paese hasempre bisogno di sprovincializzarsi edi guardare "oltre le porte di casa" edistituzioni come la Fondazione CasaAmerica ci aiutano in questo compitovitale. Un compito importante per unpaese, l'Italia, che ha più italiani"oriundi" (discendenti di italiani) fuoridai suoi confini, rispetto ai circa 60 mi-lioni di cittadini risiedenti. Ma spessosi guarda alla emigrazione italiana conpigrizia mentale ed intellettuale, comese gli anni ed i decenni non passasseroe come se la nostra emigrazione fosserimasta quella dello scorso secolo. Ov-viamente non è così. L'emigrazioned'inizio '900 in Argentina è ben diversada quella del secondo dopoguerra inVenezuela per ragioni storiche e diestrazione sociale. Ma, con il passaredegli anni, le nuove generazioni pren-dono il sopravvento e, quella che fu unaemigrazione per necessità, dettata dalla

disperazione, si è andata tramutando,nei figli e nei nipoti, in una presenzaviva e vitale, in un potente motore diinnovazione e di sviluppo per i paesid'approdo. È una caratteristica degli ita-liani: sapersi integrare, nel lavoro, purmantenendo salde radici culturali e re-gionali. Tutto ciò ha capito, da tempo,la Fondazione Casa America, che ha of-ferto decine di occasioni per guardaree capire l'emigrazione italiana, nei paesidella America Latina, non attraverso lalente -ormai consunta- del folklore,bensì grazie ad una lettura aggiornata,qualche volta inedita, e sempre rigorosadi questo fenomeno. Ricordare, comemi sovviene spesso di fare, le sagge edinascoltate parole di Einaudi sull'emi-grazione italiana oltre Atlantico è partedi questo approccio. In secondo luogo, e forse ancor più im-portante: la capacità tutta genovese diripercorrere le antiche rotte, con occhioe mente moderni per studiare e capireil mondo. Nel caso della Fondazione,quel pezzo di mondo che, dopo la con-

Diplomazie parallelePIERO FASSINOSINDACO DI TORINO

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quista dell'indipendenza, dopo la pa-rentesi tragica delle dittature militari, edopo il cosiddetto "decennio perso", siè affacciata prepotentemente sullascena mondiale: l'America Latina.E' imponente quantitativamente e ine-stimabile qualitativamente la mole diattività pubbliche che la FondazioneCasa America, sotto la spinta costanteed intelligente di una personalità poli-

tica come Roberto Speciale, è riuscita acollezionare in questi 15 anni. Credosiano stati migliaia, se non decine dimigliaia, le persone, i giovani, ed anchei tanti latinoamericani che vivono inItalia, che hanno affollato le sale dellaFondazione per partecipare ad un di-battito, per assistere ad una conferenza,per visitare una esposizione d'arte, perascoltare una testimonianza.

Lo spargitore di allegria

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Se il nostro paese può, a buon diritto,essere considerato uno dei paesi euro-pei con le relazioni più estese e pro-fonde in America Latina lo si deve nonsolo a personalità lungimiranti comeAmintore Fanfani che nel 1966 ebbel'intuizione di creare l'IILA (l'IstitutoItalo-Latino Americano); come RomanoProdi che -soprattutto nel suo secondogoverno- seppe fare della relazione conl'America Latina una priorità della po-litica estera italiana; come SusannaAgnelli o come Ludovico Incisa di Ca-merana, che interpretarono nel modopiù degno e alto queste intuizioni. Losi deve molto anche al fatto che le cittàitaliane, le regioni italiane, hanno sa-puto tessere una loro rete "diplomatica"che, senza intralciare quella nazionale(ed, anzi, spesso divenendone comple-mentare), ha dato contributi importantialla politica estera del paese. Istituzioni prestigiose come la Fonda-zione Casa America, centri studi, Uni-versità, mondo dell'impresa, associa-zionismo e società civile: tutti hannoconcorso, anche se qualche volta conun pizzico di confusione, a far sì chequando, in qualunque paese dell'Ame-rica Latina, si parla di Italia il primosentimento sia di simpatia e di vici-nanza. Tutto ciò non è mai casuale.In terzo luogo perché, e lo dico da Sin-daco, se gli Stati a volte non si capi-scono, i territori possono avere ancherapporti più "rudi" fra loro, ma si capi-scono subito.

Quali sono le collaborazioni, le coope-razioni più efficaci e di successo? Quelleche, lungi dall'essere imposte dall'alto,sono invece prodotte e sviluppate at-traverso il dialogo tra territori. Ciò èparticolarmente vero negli scambi eco-nomici, commerciali ed imprenditoriali.Ma lo è altrettanto nella conoscenza re-ciproca e nello scambio di buone prati-che amministrative e di gestione. Questo è stato, e spero continuerà adessere ancora per molto tempo, il valoreaggiunto di Casa America. Dare inputintelligenti, derivanti da una cono-scenza profonda dei temi e dei paesidell'"altra sponda dell'Atlantico", for-nire momenti di approfondimento e dianalisi arricchente, di taglio divulgativo,ma sempre rispettando e pretendendoun rigore ed un "livello" che ha messoal riparo dalle facilonerie, dagli inna-moramenti temporanei, dai pressappo-chismi passeggeri.Insomma, stiamo parlando di una sortadi diplomazia parallela, delle città, deiterritori, delle istituzioni legate alle re-altà locali che, sommate, costituisconoun unicum prezioso per l'Italia.Sono stato varie volte a Genova, a CasaAmerica, ed ho ospitato a Torino sue at-tività di divulgazione. Ogni volta mi hacolpito la caparbietà e la determinazionedi Roberto e dei suoi collaboratori nelperseguire gli obiettivi prestabiliti e neltessere reti di attività e di conoscenza.Un "buon compleanno" alla Fonda-zione, un grazie, e un buon lavoro!

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I quindici anni di Casa America coinci-dono con il radicale cambio dello scenariocommerciale che lega l’Italia, e Genova,all’America Latina. Quello che sembravaun continente in eterna attesa di riscattoè diventato un insieme di Paesi che cre-scono e che guardano al modello Occi-dentale con diffidenza, cercando una pro-pria, robusta, via allo sviluppo. E non èquindi un caso che, almeno da un de-cennio, l’Italia abbia davvero deciso dimettere il dialogo con questa parte dimondo al centro della sua agenda poli-tico-istituzionale. Si può ben dire, quindi,che Casa America aveva avuto il giustointuito, un fiuto d’altri tempi, che ha an-ticipato i tempi e persino le dinamicheeconomiche.Sull’altalena delle crisi europee, il livellomedio degli scambi commerciali si aggirasui 20 miliardi di euro e i container in ar-rivo dalle sponde atlantiche del Sud Ame-rica sono, al lordo degli svarioni statisticiprodotti dal transhipment, attorno almezzo milione l’anno: i porti liguri at-traggono sostanzialmente la metà del

mercato italiano, Genova un terzo. Ilconto da fare è semplice. Eppure, il ruolodell’Italia rispetto al resto del mondo èmarginale, con una quota di mercato, siain export sia in import, del 2%. Il settoredello shipping, però, dai terminalisti aisingoli agenti fino a quei porti che hannosaputo adeguarsi (in primis Genova), si èfatto trovare pronto e ha saputo cavalcarel’onda crescente.Il punto di svolta, in ogni caso, ora è arri-vato e l’Italia deve compiere un passoavanti. Esperienze come Casa Americapossono agevolare questo processo, nonsolo ricordando come e perché Argentina,Brasile, Venezuela, Cile e Messico presen-tano nelle loro radici parti consistenti didna sanguigno e culturale italiano, maanche perché accelerano quel processodi conoscenza di un mondo che è ancoravisto come distante e arretrato dall’opi-nione pubblica e dagli stessi stakeholder.Un modello di riferimento esiste già, laSpagna degli anni Novanta, quando nonesitò ad apparire persino aggressiva nelsuo piano di penetrazione tra i gangli

Casa America e il porto di GenovaLUIGI MERLOPRESIDENTE DELL’AUTORITÀ PORTUALE

DI GENOVA

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dell’economia sudamericana: i vantaggifurono notevoli, a partire da quel processodi privatizzazione selvaggia a beneficiodei capitali stranieri che oggi sarebbeinimmaginabile. Quell’operazione da un lato creò mono-poli e tensioni sociali. Dall’altro aprì ineffetti la via dello sviluppo grazie agli ef-fetti positivi sul debito pubblico di queiPaesi. Oggi l’assetto politico-istituzionaleè sostanzialmente consolidato sulla viademocratica e le economie nazionali,pubbliche e private, non hanno nulla dimeno rispetto a quelle occidentali. Anzi,hanno forti margini di espansione. Infattiil tasso di crescita si è confermato sul 4%

nonostante ancora oggi quasi 200 milionidi persone vivano sotto la soglia di po-vertà e nonostante incomprensibili ritardisul fronte della tutela dell’ambiente edella lotta al narcotraffico.In questo contesto si inserisce l’esporta-zione italiana, che passa tutta dai porti: ilfenomeno è chiaro a Genova, dove im-port ed export ormai si equivalgono dopoche le importazioni per anni sono state ilquadruplo rispetto alle esportazioni. Na-vigano una decina di miliardi di euro dimerci, per lo più verso Brasile, Messico,Venezuela e Argentina e prevalentementesi tratta di macchine e macchinari, parti eaccessori per autoveicoli, motori, prodotti

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Il Porto di Genova

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derivati dalla raffinazione del petrolio. Dipoco inferiori le importazioni, con merciin arrivo soprattutto da Brasile, Cile, Mes-sico e Argentina e specialmente per me-talli, prodotti dell’agricoltura, carta, oli epellami. Come si può ben capire, il di-scorso non si ferma agli standard cui gliitaliani si erano abituati come la fruttafresca, la frutta secca, la frutta tropicale,le carni, le pietre o il caffè. Se serviva unadimostrazione, il mondo è cambiato.Attorno a questi commerci, dalla se-conda metà degli anni Novanta, è fioritauna serie di accordi istituzionali sia trai singoli stati sia tra associazioni sovra-nazionali, dall’Ue al Wto alle organiz-zazioni economiche dei vari continenti.L’Italia ha tratto benefici dai negoziatitra l’Ue e il Mercosur e ancora moltopotrà raccogliere, a patto che sappiafare sistema e che riesca ad adeguarsi ead assecondare, senza rinunciare ai pro-pri valori, a un mondo che cambia. Ilporto di Genova, con il fenomeno dellemega-navi, ha tracciato una strada:adeguare lo scalo senza impatti e con ildialogo. Può essere un modello per laLiguria e l’Italia alla ricerca di nuovesperanze dall’altra parte del mondo.Infatti, l’uscita dalla crisi e la sponda of-

ferta alla ripresa delle esportazioni nonè scaturita dal caso. I traffici non stannoaumentando, in Italia, al ritmo con cui ècresciuta Genova nel 2014. Semplice-mente i traffici si stanno spostando e sispostano dove il sistema è in grado dioffrire risposte. Genova non è più - enon può più né sperare né sognare diessere - il miglior punto del Mediterra-neo. Non basta più. Genova è parte diun complesso “gioco” mondiale in cuil’America Latina ha un peso completa-mente differente rispetto a quindici annifa e che non offre garanzie. Il recuperodelle esportazioni, in assenza di un calodelle importazioni, ha creato i presup-posti della crescita generale del porto diGenova. Ma nulla può essere lasciato alcaso: il porto di Genova, per costruire ilsuo record, non ha pescato un jolly im-previsto. I risultati sono arrivati perchél’azione continua di benchmark intra-presa dall’Autorità Portuale e dall’interacomunità degli operatori ha saputo af-frontare e offrire risposte a un mondoche è rapidamente cambiato. Come lastoria gli aveva insegnato, lo scalo geno-vese, nel suo complesso, ha reagito e si èmesso sul mercato al punto giusto, ed èandato a cercare nuovi mercati.

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Tra l’Università di Genova e Casa Ame-rica, fin dal momento della sua costitu-zione, la collaborazione è sempre statacostante, intensa e proficua. Spesso susuggerimento della componente univer-sitaria del Comitato scientifico di CasaAmerica, in questi quindici anni sonofiorite molteplici iniziative culturali e dialta divulgazione, che hanno coinvoltodocenti, studenti e cittadini, e hanno fattoconoscere o approfondito aspetti dellamultiforme società latino-americana. Letematiche affrontate sono state le più di-verse, concentrandosi soprattutto nellearee delle scienze sociali (politica, diritto,sociologia) e di quelle umane (antropo-logia, storia, arti, lingua, musica). Moltoè stato fatto, ma molto si potrà ancorafare negli anni a venire. Infatti l’Univer-sità di Genova ha individuato proprionell’America Latina una delle aree pri-vilegiate di intervento nei progetti di in-ternazionalizzazione della didattica edella ricerca. Esistono già collaborazioniimportanti che dovremo rafforzare ed

estendere, costruendo reti con gradi va-riabili di formalizzazione: dagli scambidi studenti, specie attraverso i programmiCinda e Erasmus Plus, a quelli di docenti,dall’istituzione di corsi di laurea e di ma-ster con doppio titolo, alla partnershipcon Università latino-americane per pre-sentare progetti di ricerca congiunti. Sitratta di una sfida ambiziosa: l’Italia haprogressivamente perso, negli ultimi de-cenni, il peso che storicamente avevaavuto, dal punto di vista culturale ed eco-nomico, nei rapporti con molti paesidell’America Latina. E questo non soloe non tanto per le politiche di massicciapenetrazione in quell’area di altre nazionieuropee (in primis Spagna e Germania)o extra-europee (specie Cina e StatiUniti), quanto per la pressoché totalemancanza di una propria politica di in-tervento. Di fronte a tale vuoto di rela-zioni, il terreno è ora fertile per allacciarenuovi legami o ricostituirne di antichi:l’Università di Genova si impegnerà inquesta direzione, sicura di trovare in Fon-dazione Casa America un compagno di

Rapporti con l’Università di GenovaPAOLO COMANDUCCIRETTORE DELL’UNIVERSITÀ DI GENOVA

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strada. E lo posso affermare con cogni-zione di causa, forte dell’esperienza diquesto quindicennio. Nel coltivare infattii miei interessi scientifici, nell’ambitodella teoria giuridica e politica, ho coo-perato strettamente con una molteplicitàdi gruppi di ricerca e di università del-l’America Latina, e mi è capitato soventedi trovare in Casa America un interlocu-tore, attento e affidabile, nel costruire“ponti” di comunicazione tra una riva el’altra dell’Atlantico.

Un ringraziamento non formale va infinedoverosamente, e convintamente, al Pre-sidente della Fondazione, Roberto Spe-ciale, che con garbo ed empatia, con cu-riosità intellettuale, con intraprendenzaed efficacia ha contribuito in modo de-terminante a condurre in porto una granmole di eventi e occasioni culturali, inun’epoca nella quale i fondi pubblici sisono andati progressivamente estin-guendo e talvolta, con loro, anche i pro-getti e le idee.

Porto Antico di Genova

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In occasione dei quindici anni di CasaAmerica, anche la Camera di Commer-cio vuole contribuire al numero deiQuaderni con alcune riflessioni su rap-porti e flussi tra Genova e America La-tina. In questi ultimi anni di forte crisidel mercato interno, le imprese chie-dono sempre più informazioni su comeandare all’estero: se da un lato è veroche in alcuni Paesi (proprio comel’America Latina) la crisi globale si èfatta meno sentire e quindi ci sono op-portunità di business da sfruttare, oc-corre tenere presente che affrontare imercati esteri non è facile e bisogna es-sere “preparati”.Non basta un buon contatto: per elabo-rare una corretta strategia di internazio-nalizzazione è necessario avere un quadrodettagliato della situazione politica, so-ciale, economica del Paese che si intendeaffrontare e, proprio su questi aspetti, laCCIAA svolge un ruolo di supporto e disensibilizzazione per le imprese.Negli ultimi vent'anni il Sud America hacompiuto grandi progressi ed evoluzioni

sul piano politico, economico e sociale esi avvia ora verso nuovi traguardi. All'inizio degli anni Novanta, molti Paesihanno avviato un processo di moderniz-zazione, introducendo riforme strutturalie promuovendo gli investimenti a lungotermine, seppur non sia stato sufficientead evitare importanti default (Messico1994-Argentina 2001-Uruguay 2003).Negli anni Duemila il subcontinente su-damericano è stato un formidabile labo-ratorio di idee ed esperimenti politici eprogresso e sviluppo erano dovuti prin-cipalmente alla crescita generalizzata deiprezzi delle materie prime e al progressivodisimpegno degli Stati Uniti. Ciò ha con-sentito a Paesi come Brasile, Argentina,Venezuela e Cile di assumere un ruolopiù attivo anche a livello internazionale. Oggi, gli effetti postumi della crisi eco-nomica mondiale hanno mostrato aiGoverni come ad un generalizzato be-nessere e ad una sostanziale stabilitàpolitica non siano corrisposte una cre-scita regolare e una riduzione delle di-suguaglianze sociali.

Le opportunità del continentelatinoamericanoALESSANDRA REPETTORESPONSABILE DELL’UFFICIO INTERNAZIONALIZZAZIONE PRESSO LA CAMERA DI COM-MERCIO DI GENOVA

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Sviluppo sostenibile, lotta alla povertà erispetto dei diritti civili e politici delle mi-noranze saranno, dunque, le sfide del fu-turo per il Sud America. Tutto lascia pensare che sarà una regionea “macchie di leopardo”: a Paesi comeCile e Brasile chiamati a fare i conti conle aspettative crescenti di società moltopiù mature ed esigenti che in passato, sene affiancheranno altri come Argentinae Venezuela alle prese col delicato e trau-matico passaggio, in qualche modo, dirottura con i “vecchi” governanti; a Paesisul Pacifico, come Perù e Colombia, cre-sciuti a ritmi vigorosi che dovranno di-mostrare di saper unire boom economicocon maturità politica, a Paesi sull’Atlan-tico, membri del Mercosur, che si trove-ranno a fare i conti con un’integrazionedi fatto ferma al palo. In relazione a nuove prospettive si devecitare come “esperienza di collabora-zione” l’Alleanza del Pacifico: nata nel2012 tra Perù, Cile, Colombia e Messicoha l’obiettivo di creare un mercato co-mune, simile a quello dell’Unione Euro-pea, che garantisca libera circolazione dibeni, servizi, capitali e persone e favoriscacrescita, sviluppo e competitività.Non è proprio vero che l’AP non si ponein contrapposizione con gli altri due bloc-chi regionali, il Mercosur (Argentina, Bra-sile, Venezuela, Uruguay e Paraguay) el’Alianza bolivariana per i popoli delleAmeriche ALBA (Venezuela, Bolivia,Cuba, Ecuador e Nicaragua), anzi si evi-denzia un processo che vede l'America

Latina sempre meno come un continentedai tratti unificanti e sempre più un in-sieme di “Americhe”.Circa i rapporti con l’America Latina, sto-ricamente Genova è stata per tutto l’800la capitale italiana dell’emigrazione. Al-l’inizio del ‘900 venne condiviso grada-tamente il primato delle partenze conNapoli e Palermo. Oltre ad artigiani e pic-coli commercianti, ad alimentare il flussoerano avventurieri, perseguitati politici(siamo all’avvio del Risorgimento nazio-nale), marittimi intenzionati a sbarcareper tentare fortuna nel nuovo mondo(anche Garibaldi compare nelle liste diimbarco diretto in Argentina). Vere e pro-prie colonie genovesi si formano in par-ticolare in Brasile, Uruguay, Argentina,Cile, Perù.Da un punto di vista dei rapporti econo-mici, è stato inevitabile che il sub conti-nente americano sia stato per tanto tempouno dei mercati strategici più importantiper il nostro tessuto imprenditoriale.La situazione è iniziata a cambiare a par-tire dalla fine degli anni ‘90: in parte percolpa dei default verificatisi, in parte perl’affacciarsi sui mercati di nuovi Paesi coninteressanti opportunità o geografica-mente più vicini (bacino del Mediterra-neo, allargamento della UE ad est) o conrisorse finanziarie consistenti (Paesi delGolfo Persico). Questo ha pertanto cam-biato la posizione dell’America Latinanelle strategie di internazionalizzazionedelle imprese genovesi, facendole perdereun “primato”.

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Analizzando i flussi commerciali traGenova e alcuni Paesi si nota una ge-nerale stabilità o lieve flessione per leimportazioni, in forte calo solo per Ve-nezuela e Cile, mentre le esportazionisono in ripresa soprattutto per Argen-tina (per la presenza di commesse in-

dustriali), Brasile, Perù e Cile. Le im-prese genovesi che hanno dichiarato diavere rapporti con l’America Latina siattestano intorno al 3% del totale, conl’unica eccezione del Brasile dove lapercentuale si attesta al 10% e i numerisono stabili rispetto al 2013.

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PAESE NUMERO DI IMPRESEARGENTINA 40BRASILE 75CILE 40COLOMBIA 16CUBA 8ECUADOR 22PERU’ 21URUGUAY 12REPUBBLICA DOMINICANA 9VENEZUELA 24

Nello stilare le proprie strategie di in-ternazionalizzazione le imprese devonosicuramente considerare che gli sviluppipolitici e sociali porteranno (come sem-pre) a delle evoluzioni anche nell’eco-nomia. Il consolidamento di accordi tra i Paesipossono offrire opportunità agli im-prenditori - si ricorda che con la UEsono stati siglati importanti trattati dilibero scambio - e in ultimo ma non ul-

timo, nel novembre 2013 l’Italia è stataaccolta come osservatore nell’Alleanzadel Pacifico.La recente missione del sottosegretarioMario Giro in Uruguay ha confermatola volontà istituzionale di un rilanciogenerale delle relazioni Italia e AmericaLatina: vogliamo quindi essere ottimistiche tutto ciò possa essere una chiavedi volta per aprire nuovi, o meglio ria-prire e consolidare vecchi mercati.

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“Il trasloco dell’IILA rischia di essere l’anti-camera del suo drastico ridimensionamento.La storia di un istituto attivo e glorioso. Unascelta degna di un paese privo di ambizioni”,(Limes, settembre 2010).Con decreto dell’11 novembre 2011,l’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente(IsIAO) è stato assoggettato alla liquida-zione coatta amministrativa; “So che inquesto momento abbiamo grande bisogno dirigore amministrativo e finanziario. Ma conla «liquidazione coatta amministrativa» diquesta istituzione culturale non faremmo unrisparmio. Butteremmo via un investimento”(Sergio Romano, Corriere della sera,05/12/2011)“La raccolta fondi continua a tutt’oggi e ciha aiutato ad arginare le gravi difficoltà ve-nutesi a creare nel 2011-12, per il drasticotaglio di sovvenzioni alla cultura e alle atti-vità internazionalistiche operato da enti pub-blici e privati, locali e nazionali. FondazioneCasa America si è giovata di questa solida-rietà ma non siamo ancora fuori dall’emer-genza” (Roberto Speciale, 2013).Quando Roberto mi ha chiesto di scrivere

sui 15 anni della Fondazione Casa Ame-rica ho subito pensato che non si potevaprescindere da una riflessione relativa aldestino degli Enti Internazionalistici edalla considerazione che ne ha lo Statoitaliano.Nel panorama nazionale che, a differenzadi altri paesi, vede pochissime realtà pri-vate disposte o in grado di sostenere laricerca in questo settore, il principale sog-getto finanziatore è lo Stato, nelle sue variearticolazioni. Nel corso degli anni, con lariduzione delle risorse, si è posto il temadella efficacia dei generosi ed indiscrimi-nati finanziamenti alla pletora di “enti in-ternazionalistici” un tempo esistenti (ri-cordo in merito una indagine conoscitivanelle commissioni affari esteri del Parla-mento). La sacrosanta necessità di otti-mizzazione dell’intervento statale hacomportato una drastica riduzione del nu-mero degli enti e la concentrazione dellesempre più scarse risorse economiche suun numero limitatissimo di istituti.Una scelta dettata da ragioni economiche,ma tuttavia non lungimirante, soprattutto

Tornare ad investire in America LatinaFRANCO DANIELIGIÀ SENATORE E VICEMINISTRO DEGLI ESTERI

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se consideriamo che l’inevitabile corol-lario è stato la fine anche di importantiistituzioni, con decenni di storia, di atti-vità, di credibilità.Certamente alcune criticità andavano af-frontate (ad esempio, in un caso, comeconstatò la Corte dei Conti, si riscontròun costo medio pro-capite del lavoro di65.000 euro annui a fronte di spese per leattività istituzionali di molto inferiori), mala soluzione doveva essere quella di unaridefinizione -secondo parametri ade-guati- delle strutture e non la loro liqui-dazione, o nel migliore dei casi, la loro ri-duzione in uno stato di coma indottopermanente.Razionalità e buon senso potevano adesempio portare a contenere le rilevantispese di locazione delle sedi, concen-trando (è il caso degli enti romani) le di-verse realtà in un unico adeguato conte-nitore, con una unitaria struttura disegreteria, accorpando le biblioteche(come peraltro hanno fatto Camera e Se-nato) etc. etc.Considerazioni amare, queste, che ho vo-luto esprimere, in relazione alla travagliata

vita della Fondazione Casa America; unarealtà importante nella vita genovese enon solo, un luogo di ricerca, di confronto,di relazioni che deve meritare più atten-zione e serenità.Per anni la Fondazione ha svolto una me-ritoria attività, spesso anche in funzionesupplente di altre istituzioni, rinsaldandostorici legami con il continente americanoed in particolar modo con l’America La-tina. E oggi sarebbe gravissimo ridurreattenzione e relazioni con i paesi del sub-continente, proprio nel momento in cuisi verificano profondi cambiamenti nelleloro storiche strategie di sviluppo e di in-tegrazione economica e politica regionale.Basti solo pensare al dinamismo degliStati della Alleanza del Pacifico (Messico,Cile, Perù e Colombia) sempre più attentialle opportunità offerte dalle relazioni conl’Asia e gli Stati Uniti, in contrapposizionealla stasi del Mercosur (Brasile, Argentina,Uruguay, Paraguay, Venezuela).Il rischio è quello di vedere questa areageopolitica caratterizzata da storici legamiidentitari, economici, culturali con l’Italiae l’Europa, volgere lo sguardo verso altri

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Giugno 2007. Il convegno Gli italiani in America Latina

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interlocutori dopo essere stati a lungo so-stanzialmente ignorati. In questo scenariol’auspicio è che l’Italia ritorni finalmentead investire strategicamente in questiPaesi valorizzando tutte le iniziative e leistituzioni che lavorano in tale direzione:dalla conferenza Italia-America Latina

all’incontro dei Parlamenti italiano e la-tino-americani, alla Associazione dei Par-lamentari di origine italiana nel mondo,dall’IILA alla Fondazione Casa America...cui vanno i migliori auguri affinché possaraggiungere la “maggiore età” serena-mente e senza eccessivi patimenti.

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Santo Domingo, foce dell'Ozama

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I COPROTAGONIST I TEST IMONIANZE

E PROPOSTE A FCA

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Frida Kahlo, all'anagrafe MagdalenaCarmen Frieda Kahlo y Calderón (Co-yoacán, 6 luglio 1907 - Coyoacán, 13 lu-glio 1954), pittrice messicana, è statomotivo di indagine e di lavoro svoltodalla Fondazione Casa America di Ge-nova che attraverso il suo presidente -Roberto Speciale - ha voluto dare nuovaluce al rapporto culturale tra Italia e Mes-sico, attraverso la “lettura” della vita edelle opere della Kahlo che hanno ori-

ginato, in quattro sedi liguri, l’esposi-zione di venti opere inedite di altrettantiartisti italiani e stranieri, con la strettacollaborazione dell’Associazione “R.Aiolfi” no profit di Savona. Osservandotali lavori e sfogliando il “catalogo” deiquadri dell’artista messicana, vengonoalla mente alcune riflessioni che, in qual-che modo, ci aiutano anche a capire lavalidità dei rapporti tra culture diverse,in questo caso sud americane.Ogni opera di Frida rappresenta unasorta di “zolla” del nostro destino, cosìlegato alla Terra, alla sua conoscenza.Ha scritto il filosofo Ludwing Wittgen-stein: “Di ciò di cui non si può parlare,si deve tacere”, un intenso, suggestivorichiamo all'onestà intellettuale. Fridavive e conosce la storia del suo Popolo,i canti, i colori, le tradizioni, le contrad-dizioni sociali, le tragedie e Lei stessa èicona di sofferenza, di riscatto. Conoscei silenzi, così diversi tra loro: alcuni sonoorribili essendo di morte, di svuota-mento morale, di disprezzo civile, altrisono piccoli silenzi domestici e di per-dono; altri sono incantati e ci condu-

Il canto della Terra nell'operadi Frida Kahlo, riflessioniSILVIA BOTTAROPRESIDENTE ASSOCIAZIONE “R. AIOLFI” DI SAVONA

Frida Kahlo - Autoritratto come Tehuana, o Diegonei miei pensieri

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cono al bordo delle cime del mondo, aiconfini tra gli Stati. L’amore e la morteparlano nel silenzio, non vogliono lachiacchiera. Anche questo mi pare unariflessione che scaturisce dalla forza deiritratti di Frida, dalla sua comunicazionevisiva. Lei ascolta la musica dell’essere,prima di tutto guarda dentro sé, ma-ieuticamente, poi si rivolge agli altri (lepersone che ama, che frequenta, il Po-polo messicano così ricco di canti, diriti e di silenzi). Il suo rapporto con laTerra è saldo e si lega, in modo laico,con il sacro e con l’attenzione verso ilprossimo. Il voler restituire significatoai suoi paesaggi così antichi, alla rigo-gliosa natura (i vividi pappagalli, i fiorilussureggianti, i sapidi frutti esotici) è,

quasi, una sorta di senso del dovere: èvoler fare un monumento alla natura,una natura ancora sentita come “ma-dre” e non matrigna. Dal suolo dellaterra nascono figure che ne fanno parteintegrante, condividendo le stesse linee,colori accesi, scintillanti, gli stessi gorghitormentati quali specchi diretti tra lacosa e la sua anima. Non a caso Fridaavrà sopra il suo letto uno specchio perguardarsi dentro. In questo sentire la“terra” mi pare che l’artista messicanasi possa avvicinare a Vincent Van Goghche autoritrae se stesso ritraendo la na-tura. Entrambi compiono una ricogni-zione epica e nobile del mondo degliumili, del lavoro, della fatica, anchequella di vivere.

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Gennaio 2015. Inaugurazione a Genova della mostra Color y vida

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Il primo contatto con Casa America risaleal luglio 2007 nel corso della 12° FeriaInternacional del Libro a Lima. L’Italiaera ospite d’onore quell’anno e la Fon-dazione partecipava con il suo Presi-dente, Roberto Speciale e il SegretarioAndrea Gualco. Tra le iniziative era pre-vista anche una conferenza di RobertoSpeciale su Garibaldi, l’eroe dei duemondi che, insieme all’altro grande ita-liano “d’epoca”, Antonio Raimondi, rap-presentava la forza del legame simbolicoe culturale tra l’Italia e il Perù. Da quell’incontro sono nate iniziativecondivise e realizzate in Italia, nellasede della Fondazione stessa e a Roma,ospiti dell’IILA, della Società Geogra-fica, del Museo di Villa Torlonia e diRoma Tre. Dalla presentazione del librodi Giovanni Bonfiglio, Antonio Rai-mondi. L’italiano che esplorò il Perú(Fondazione Giovanni Agnelli - CentroAltreItalie, Torino 2008), all’edizione delnumero 5 della rivista «Quaderni diCasa America», Tra Italia e Perù: l'at-tualità di Antonio Raimondi (settembre2009), fino alle celebrazioni per il cen-

tenario della rivelazione al mondo diMachu Picchu del 2011.Non è sempre facile condividere progetti,soprattutto quando si parte disallineati:la lunga esperienza della FondazioneCasa America, del suo Presidente e delsuo staff da un lato, lo sguardo dellaneofita che si affaccia da poco oltre ilconfine della cultura euro-mediterranea,dall’altra. Poteva essere la premessa pertante idee e nessun risultato, invece hafunzionato. Riflettendo ora su quei mo-menti di interazione, credo che la basesulla quale si sono costruite tutte leiniziative comuni fosse l’entusiasmoche Roberto Speciale contagia, comefosse alle prime armi e non attestato(cosa che potrebbe permettermi, ormai!)su posizioni di rendita. Quell’entusiasmoche ha finito con l’assumere, oggi, quasiun senso negativo come sintomo di in-genuità o di teatralità, ma che nel suosenso primario rappresenta la forzadelle idee. Immaginare Casa Americasenza motivazione ed entusiasmo sa-rebbe impossibile e la vicenda degli ul-timi anni lo dimostra. Di fronte alla

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Antonio Raimondi, l’incontro con FCAGIULIANA CALCANI DOCENTE DI ARCHEOLOGIA CLASSICA, DIPARTIMENTO DI STUDI UMANISTICI

AREA BENI CULTURALI, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI ROMA TRE

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crisi che ha tagliato ovunque fondi erisorse sarebbe stato impossibile conti-nuare a mantenere alta la qualità dellaproposta culturale, forte la volontà nelmantenere quel filo di unione con leculture del mondo che è l’unica garanziaper non retrocedere nel qualunquismoe nel provincialismo, ovvero nell’inciviltà.

Il Perù, con i suoi protagonisti e la suastoria delle scoperte archeologiche, è statoil punto di contatto diretto con una istitu-zione che ti fa partecipare di una dimen-sione ben più grande che non è solo quelladel continente americano, ma della culturadeclinata nel senso più ampio dell’ideadi appartenenza e di cittadinanza.

Luigi Casalino - Antonio Raimondi

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Se la fine di un anno è tempo di rifles-sioni retrospettive, la fine di un secolo -figuriamoci poi se si tratta di un millennio- porta con sé esami di coscienza ancorapiù profondi. Sarà forse per questo (osarà per caso?) che nel nostro Paese siassiste oggi ad un ritrovato interesse perl’epopea dell’emigrazione italiana: il rap-porto con i connazionali all’estero, il pa-trimonio di storie vissute ed il timore didimenticarle, la salvaguardia e la valo-rizzazione di documenti ritrovati ed il ri-schio di ri-disperderli in un banale tra-sloco, o forse tutte queste cose insieme. Risveglio, dopo secoli di colpevole ne-gligenza. Giudizio troppo severo? Forseno, se solo pensiamo al piccolo partico-lare che non esisteva finora (prima cheCISEI si accingesse a farlo) nel nostroPaese, in nessuno dei Ministeri compe-tenti, un archivio nazionale con i nomi ele storie degli emigrati. La ripresa di in-teresse su questi temi non è fenomenosolo nostro: nei Paesi di destinazionedella nostra emigrazione, le terze gene-razioni stanno chiedendo con sempremaggiore insistenza a genitori e nonni,

dopo due generazioni di mimetismo, divalorizzare l’identità famigliare, di rivi-sitare il luogo di origine della stirpe, didissotterrare le radici. A Genova, porto riscoperto come puntodi partenza della nostra emigrazione sto-rica, fioriscono nei primi anni del mil-lennio iniziative diverse, complementaritra loro, e tutte dedicate al grande “tema”della diaspora degli italiani all’estero, ealle sue “variazioni”: le motivazioni delviaggio, il dramma della partenza, la so-litudine dell’arrivo, la faticosa creazionedi comunità nei Paesi di destinazione, laricostruzione dei legami di queste comu-nità con la madrepatria. Ed infine un mu-seo che riconduca il tutto ad unità. Casa America, di cui celebriamo oggi iquindici anni di attività, è stata la prima(2000) di queste iniziative, e si è giu-stamente dedicata al Sud America, de-stinazione prevalente della nostra emi-grazione. Su Casa America non misoffermo, essendo l’oggetto di questapubblicazione, se non per rilevare l’im-portanza del lavoro svolto, e la funzioneessenziale nella creazione di legami cul-

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Genova, un riferimento per l’emigrazione?FABIO CAPOCACCIA PRESIDENTE CENTRO INTERNAZIONALE DI STUDI SULL’EMIGRAZIONE ITALIANA

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turali e sociali tra le due sponde del-l’Atlantico. Qualche anno più tardi na-sce CISEI - il Centro InternazionaleStudi Emigrazione Italiana - primacome Comitato Promotore (2004) poicome Centro Studi strutturato (2006),innestato sulla preesistenza universita-ria dell’Archivio Ligure di Scrittura Po-polare con il suo patrimonio di docu-menti e ricerche. CISEI si dedica allastoria dell’emigrazione nei secoli e allagià citata creazione dell’Archivio on-line degli emigrati italiani. Successiva-mente all’interno di MuMA, in origineMuseo del Mare, si sviluppa il filonemuseale delle Migrazioni, prima con lamostra La Merica, poi con un’intera se-zione, oggi Museo a sé, dedicata a Me-moria e Migrazione (MEM). Il Museo

stesso cambia nome (“del Mare e delleMigrazioni”) e dedica ampio spazio airapporti di specularità tra emigrazionestorica e immigrazione attuale. Su que-sto stesso tema è da tempo (2003) attivoil Centro Studi MEDI’ sull’immigra-zione nel Mediterraneo e, sempre inambito universitario, AREIA, centro diricerca attento agli studi e alle relazionitra Europa e America Latina. Infine unauspicio: il lavoro di questi 15 anni(eventi, convegni, centri studi, archivion-line, musei) unito ad una forte mo-tivazione alla collaborazione tra strut-ture diverse e complementari potrà, sesi vorrà proseguire, fare di Genova ilvero punto di riferimento - unico in Ita-lia - per il tema, storico ed attuale, dellenostre migrazioni.

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Dicembre 2010. Suonatori latinoamericani in un incontro del progetto EDULATINA

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Nato nel 1992 da un investimento pub-blico, l’Acquario di Genova, gestito da Co-sta Edutainment, è ora diventato una delleprincipali attrazioni del capoluogo ligure,con una media annua di oltre un milionee duecentomila visitatori. Giovanni Batti-sta Costa, detto Bacci, responsabile Stra-tegia e Sviluppo di Costa Edutainment,spiega le ragioni di questo successo eguarda oltre i confini europei, in particolareall’America Latina.

Dottor Costa, qual è il segreto dell’Acqua-rio di Genova?Alla base del successo di questa iniziativac’è quell’integrazione tra education e en-tertainment che ci portiamo nel nome. Ilfatto di tenere animali in cattività deveessere controbilanciato da una fortissimamissione educativa. Questo per noi è unvalore, che si traduce anche in un van-taggio per le amministrazioni pubbliche:mettiamo a disposizione dei nostri visi-tatori - che sono tanti - un’offerta edu-

cativa di prim’ordine, una sensibilizza-zione sull’importanza di conservare ilpianeta, che non costano nulla allo Statoe agli enti locali.

Alcuni anni fa uno studio di ConfindustriaGenova individuava nel turismo motivatodalla visita all’Acquario e alla città quellopiù ricco in termini di ricadute di spesa(alloggio, ristorazione ecc.). Più in generale,quali sono le ricadute positive dell’Acqua-rio nella città che lo ospita? In qualità di “grandi attrattori” siamoall’origine di due generi di ricadute. Ilprimo è l’impatto sulla città: non siamosolo noi a dire che senza l’Acquario loscenario di Genova oggi sarebbe moltodiverso, sicuramente peggiore. Insommal’investimento pubblico all’originedell’Acquario è stato ampiamente ripa-gato in termini di promozione della città,sviluppo del turismo e di svariate attivitàcollegate. Occorre anche considerare lavalorizzazione delle parti abitative; è suc-

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Il manager dell’Acquario di Genova con la passione per l’educazione ambientaleIntervista a GIOVANNI BATTISTA COSTA COSTA EDUTAINMENT

A CURA DI C.G.

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cesso anche a Baltimora, e in moltissimealtre città dove c’è un acquario: intornoad esso si generano attività artigianali,commerciali, di ristorazione. Infine, l’at-trattività e il biglietto pagato dai visitatorirendono iniziative come l’Acquario“auto sostenute”, senza necessità di ri-correre all’aiuto pubblico.

Come si situa l’Acquario di Genova nel pa-norama europeo? La vostra esperienza hadato frutti anche fuori dai confini nazionali?Siamo nati come il primo acquariod’Europa; sono poi sopraggiunti altriacquari. Con successivi investimenti,come le nuove vasche dei delfini, ab-biamo riguadagnato il primato. Anchese il nostro business fondamentale èeducare con l’intrattenimento, la nostracompetenza - assai particolare, perché

comprende conoscenze biologiche, tec-nologiche, organizzative - nella ge-stione di un acquario è stata richiestamolto in Italia, sia laddove esistevanogià impianti, sia dove si intendeva rea-lizzarne di nuovi. In Italia siamo pre-senti in sei strutture, e siamo coinvoltiin diverse nuove progettazioni. Tuttivorrebbero un acquario ma per gestirlooccorrono condizioni e competenzespecifiche!Per quanto riguarda l’estero, oltre adacquisire una struttura a Malta e a par-tecipare ad un gara per il Parco ocea-nografico di Valencia, abbiamo collabo-rato per la stesura di progetti e studi difattibilità. Così è stato nel caso dellacittà di Tientsin in Cina; allo studio nonè seguita la realizzazione, sostanzial-mente per mancanza di investitori.

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Mangrovie della Laguna Gri-gri

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E per quanto riguarda l’America Latina? L’America Latina avrebbe ottime op-portunità per accrescere il numero di ac-quari; dispone infatti di uno straordinariopatrimonio in termini di biodiversità e igoverni di molti Paesi hanno sviluppatouna forte sensibilità sui temi ambientaliche bene si sposerebbe con un acquariomodello Genova, che mette al primo po-sto l’educazione e lo sviluppo del terri-torio circostante. Ad esempio Brasile edArgentina non dispongono ancora di ac-quari importanti.Negli anni scorsi abbiamo preso partead alcune missioni imprenditoriali oprogetti di cooperazione allo sviluppo:siamo stati più volte in Brasile (Rio,Iguazú, Manaus) poi in Venezuela e inCile, dove c’era interesse per la realiz-zazione di un acquario a San Antonio.E proprio in Cile, circa cinque anni fa,sono rimasto colpito dall’esperienza diQuillota, città nella regione di Valpa-raíso, circondata da colline coltivate adavocado, pomodori e ulivi. Lì si trovaanche l’Università Cattolica, che contacirca 700 studenti e numerosi centri diricerca e sperimentazione. Il sindaco diQuillota ha deciso di caratterizzare lacittà quale centro del cibo salutare: unsindaco illuminato, precursore nei temidell’Expo di Milano, che ha dato vitaad un’area dove università ed aziendeapprofondiscono insieme le proprietàdi quei prodotti agricoli contro patolo-gie come l’infarto o i tumori. A mio av-viso questo dovrebbe essere il percorsodel dopo Expo 2015. Con un gruppo di

lavoro, a Milano, stiamo cercando di farcapire alle amministrazioni che unavolta terminata l’esposizione non si de-vono semplicemente mettere all’asta lestrutture ma occorre invece creare unasorta di “Festival della Scienza” stabile,dove si riuniscano università, centri diricerca, imprese, associazioni comeSlow Food, insomma tutti i soggetti cheesprimono cultura ed esperienza nelcampo agroalimentare, per fare ricerca,incontri, divulgazione. Per questo pensoad un mega campus, che ospiti studentie ricercatori, aperto al pubblico, con unapiazza, un teatro. Per realizzarlo peròserve una scelta politica e forse è questol’ostacolo principale.

Torniamo all’America Latina. Relazioni incorso, oggi? Stiamo sviluppando importanti contatticon la Città autonoma di Buenos Aires,interessata alla realizzazione di un ac-quario. In questo caso, il rapporto conGenova è fondamentale non solo permettere al centro l’educazione alla con-servazione ambientale, non ancora ade-guatamente valorizzata in un conti-nente che predilige impianti più votatialla spettacolarizzazione. C’è un’altraragione, altrettanto importante: il le-game storico con Genova. Ecco, un ac-quario a Buenos Aires, come è già ac-caduto a Genova, costituirebbe da unlato un polo attrattore di ulteriori turistie dall’altro un formidabile strumentoper accrescere la vivacità dell’area incui è collocato.

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Ricordo bene sul finire degli anni No-vanta del secolo scorso il difficile per-corso e la tenace passione di RobertoSpeciale per ideare e poi costituire laFondazione Casa America. Vi era in lui la convinzione dell’urgenza,nazionale ed europea, di una svolta de-cisa nelle relazioni con il subcontinentelatinoamericano. Senso di urgenza che,a parte poche eccezioni, doveva allorafare i conti con una diffusa pigrizia po-litico istituzionale (ed anche imprendi-toriale). L’America Latina continuavaad essere vista nei suoi aspetti più su-perficiali e in quelli problematici edrammatici, certamente meritevole disolidarietà e di cooperazione, ma senzala visione della necessità di una par-tnership strategica. Nei suoi primi quindici anni Casa Ame-rica è stata fra i riferimenti insostituibiliper quanti hanno invece condiviso que-sta esigenza, ponendosi come punto diincontro e mettendo a disposizione unagrande quantità di eventi, materiali,esperienze e confronti diretti con tantepersonalità di primo piano della realtà

latinoamericana, presentata nella suacomune identità ed al tempo stessonelle sue multiformi articolazioni na-zionali e sociali.Ricordando e scorrendo le attività dellaFondazione mi sono chiesto come siastato possibile, con una struttura e conmezzi limitati, aver realizzato una molecosì impressionante di iniziative con ilconcorso e la partecipazione attiva dipolitici, personalità di Stato, economistie imprenditori, esponenti dei mondidella cultura e delle arti. Un patrimoniocui molti di noi hanno attinto, e cherappresenta una fonte di conoscenza edi ispirazione preziosa per chi vogliacimentarsi con una nuova stagione didialogo e di relazioni con la realtà e lerealtà latinoamericane. Casa America ha poi reso co-protago-nisti i latinoamericani italiani e di origineitaliana, e i nuovi italiani provenienti dal-l’America Latina. Un modo per raccon-tare storie e far uscire alla luce talentipreziosi, che possono essere, in Italia ein America Latina, leve e protagonisti diuna nuova fase di relazioni, scambi cul-

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Fondazione Casa America.Un punto di riferimentoGIUSEPPE CRIPPA GIÀ DEPUTATO ITALIANO E CONSOLE DELLA BOLIVIA A BERGAMO

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turali, commerci e comune crescita de-mocratica ed economica. Né si possono dimenticare i Quaderni.L’ultimo, dedicato alla Bolivia, appro-fondisce la realtà e le straordinarie no-vità di questo paese, incastonato al cen-tro del subcontinente latinoamericano.Ne evidenzia le ricchezze e le varietànaturali unitamente agli enormi (e pococonosciuti) processi di trasformazioneistituzionale ed economica che hannoimposto lo Stato Plurinazionale dellaBolivia all’attenzione e spesso all’ap-

prezzamento anche degli osservatoripiù critici. Vi vengono sollevati alcuniproblemi che la Bolivia presenta alla ri-flessione di tutte le democrazie. Adesempio: come riordinare gli Stati na-zionali incorporando e dando ruolo evoce a nuovi attori territoriali e sociali. Sono le statistiche e l’esperienza diognuno di noi a dirci che siamo entratiin una nuova fase. In qualità di ConsoleOnorario delle Bolivia, ad esempio, negliultimi due anni ho triplicato il rilascio divisti, non più soltanto a operatori nongovernativi o delle Università, ma a im-prenditori. Più in generale il mondo eco-nomico è oggi già molto presente inAmerica Latina. E molti operatori sonosul punto di essere presenti o comunquecominciano a manifestare interesse.L’Italia - attore oggi significativamentecresciuto sulla scena latinoamericana - èchiamata a sollecitare l’Unione Europeaperché superi la perdurante stanchezzanelle relazioni con l’America Latina, de-finendo una nuova e incisiva agendastrategica, ancor più dopo le recenti no-vità nelle relazioni fra Stati Uniti e Cuba. Dunque, grazie e buon lavoro a CasaAmerica, perché continui ad aiutarci atenere aperti gli occhi su questi nuoviprocessi, e a dialogare con i loro prota-gonisti politici, economici e culturali.Anche a questo lavoro è affidata nonpoca parte di un futuro comune piùprospero e sicuro.

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Scorci di La Paz

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Nel febbraio del 2005 ero alla ricercadi una sala per presentare alla città diGenova la nostra neonata associazioneCoordinamento Ligure Donne Latinoa-mericane; così sono arrivata a Villa Ro-sazza, allora sede della FondazioneCasa America. Ho conosciuto RobertoSpeciale, suo presidente, il quale è statolieto di ospitarci. Così l’8 marzo è av-venuta la nostra prima apparizione inpubblico: un bel programma, tantagente, grande festa e l'assaggio delleprelibatezze latinoamericane fatte dallenostre brave socie.Per noi latinoamericani che abitiamo aGenova, Casa America è un punto diriferimento, d’incontro, di conoscenza.I programmi da loro organizzati riguar-dano i nostri paesi nei diversi ambiti:politico, economico, geografico, storico,artistico, culturale, ecc.Casa America, nel trascorso dei suoi 15anni di esistenza, ha pubblicato numerosie autorevoli “Quaderni” su diversi temiche riguardano l'Europa, i paesi latinoa-mericani, le ricerche da loro condotte, ecc.Auspico vivamente che il loro encomia-

bile lavoro vada avanti in beneficio ditutte le persone che amano la cultura eche abbiano voglia di conoscere sempredi più. Oggi Casa America ha cambiatosede, si trova nel Centro Storico di Ge-nova, ragione in più perché sia il puntodi ritrovo dove poter esprimere idee, pen-sieri, arte, cultura, l’incontro di tutti i cit-tadini che hanno bisogno che la nostraGenova diventi una città Metropolitanaed Interculturale.

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Incontro con Casa AmericaGRACIELA DEL PINO GIÀ PRESIDENTE DEL COORDINAMENTO LIGURE DONNE LATINOAMERICANE

Danzatrice

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I flussi della vita mi hanno portato al-l’incontro con il Cile e con il Perù: dueterre, due realtà, con cui oggi sento diavere legami approfonditi e intensi, per-duranti al di là delle esperienze specifi-che di singoli viaggi e soggiorni. Le vicende del servizio diplomatico micondussero in terra peruviana per untempo protratto e vissuto con intensità.Come pure, sempre per incarico del no-stro Ministero degli Esteri, mi trovai asvolgere una missione breve, ma di ri-lievo, nella capitale cilena quando il ge-nerale Pinochet stava lasciando il poteree occorreva gettare le basi per l’avvio deirapporti fra l’Italia ed il regime demo-cratico di cui era imminente l’avvento aSantiago.Ma il mio legame con i due Paesi nonnasce solo dalla mia appartenenza airuoli dei dipendenti della “Farnesina”.Una parte importante è toccata anchealla mia famiglia nel suo ramo materno:i Pescetto, di schiatta savonese. Uno diloro, il mio quadrisnonno Nicolò, giunsead Arica - allora peruviana - verso lametà dell’800; si trasferì più tardi a Lima,

dove concluse la sua vita; quasi un secolodopo, quando giunsi nella capitale pe-ruviana per iniziarvi il lavoro in Amba-sciata, ebbi la gradevole sorpresa di ap-prendere che uno dei più fidaticollaboratori del Presidente BelaundeTerry si chiamava Alberto Pescetto: ci ri-conoscemmo come appartenenti allostesso ceppo e ci legammo d’amicizia.In Cile invece toccò a mio nonno Fede-rico Pescetto, allora ventenne, andare adAntofagasta sul finire del secolo XIX.Aveva il compito di seguire e curare, ne-gli sviluppi e negli esiti, un importanteinvestimento che i suoi zii materni, gliZanelli, avevano effettuato in quelle mi-niere di salnitro, non curanti della di-stanza che separava la loro Savona daquella remota sponda dell’Oceano Pa-cifico (va precisato che non erano né av-venturieri né avventurosi: si distingue-vano invece come solidi amministratoridelle proprie cospicue finanze; comun-que, ogni volta che ripenso alla vicenda,provo un ammirato stupore di fronte alcoraggio imprenditoriale di quella gente:mi basta pensare non solo alle distanze,

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Ricordi dell’emigrazioneitaliana in America LatinaFEDERICO DI ROBERTO GIÀ AMBASCIATORE D’ITALIA IN PERÙ

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ma soprattutto ai limiti delle comunica-zioni dell’epoca!). Il giovane Pescetto co-munque se la cavò bene: tanto che, purcontinuando a seguire gli interessi deglizii nel Cile settentrionale, avviò un’atti-vità propria a Valparaiso dove, in un mo-mento successivo, sposò la figlia di unitaliano proveniente da Zelbio (nell’areadi Como) ed anch’egli protagonista diuna storia di successo economico. Cosìmia madre ed i suoi fratelli nacquero evissero per diversi anni nella grande cittàportuale cilena. Da quel momento la miafamiglia ebbe e continua ad avere unproprio perno in terra ligure ed un altroin su quella riva dell’Oceano Pacifico. Irapporti fra le due componenti restarono- e sono - perseguiti con regolarità: cor-rispondenza, telefonate, e “e-mail” in-sieme, naturalmente, a diversi viaggi.In un tale contesto era naturale per megiungere a percepire con adeguata in-tensità i legami della realtà italiana conquella cilena e peruviana. Mi resi conto,in primo luogo, della stretta vicinanzatra le esperienze storiche che avevanoportato, da un lato, alla nascita delloStato unitario della nostra penisola e,dall’altro, al sorgere dei due Stati sullependici occidentali delle Ande. E ver che,in questi ultimi, la lotta per l’indipen-denza e per il raggiungimento dei confinidefinitivi fu più breve che nel caso ita-liano. Ma l’impulso ad agire così comela sua estrinsecazione, nei modi e nei ri-sultati, avevano avuto origini e caratte-ristiche identiche: lo spirito illuminista,l’avversione all’assolutismo (anche

quando, come in importanti regioni ita-liane, esso aveva i tratti “ragionevoli”del regime asburgico), il ruolo determi-nante delle società segrete; così come,una volta instaurati i nuovi assetti, il pre-dominio per decenni delle minoranzeabbienti in un quadro istituzionale con-trassegnato - tra l’altro - dalla normache escludeva dal diritto di voto coloroche non potevano pagare le imposte di-rette.A Lima come a Santiago, discorrendo dipolitica o cultura ovvero leggendo librie giornali, mi accorgo subito di condivi-dere con immediatezza il retroterra con-cettuale profondo - oserei dire “incon-scio” - delle mie controparti. Ben diversoimpegno devo esercitare, ancorché senzaalcuna nota di spiacevolezza, quando hocontatto con altri interlocutori: per esem-pio, gli anglosassoni e gli slavi malgradol’interesse e l’inveterata simpatia con cuimi accosto ad essi.La prossimità, stabilità dai fattori sto-rico-culturali fra realtà sociali così di-stanti geograficamente, risultò poi raf-forzata in maniera decisiva da unulteriore elemento, concretatosi soprat-tutto nella seconda metà del XIX secoloe nella prima metà del XX secolo: l’emi-grazione italiana al di là dell’oceano.Il Cile e il Perù, mancando delle grandidistese di terre coltivabili esistenti altrovenel continente americano, non si presta-vano all’afflusso massiccio di lavoratoriagricoli in cerca di spazi dove stabilirsi.Entrambe le Repubbliche, peraltro, pos-sedevano importanti ricchezze minerarie

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che, a loro volta, mobilitavano sostan-ziose attività economiche. Si offrivanoquindi prospettive attraenti per quantisapevano e volevano operare, anche mar-ginalmente, nei settori dell’impresa edella finanza. I nostri connazionali, al-l’inizio, non furono ovviamente né capi-talisti né industriali nel senso proprio deltermine: non va dimenticato che eragente magari con qualche risorsa ma, inogni caso, spinta a trasferirsi sotto altricieli proprio perché non disponeva inItalia dei mezzi sufficienti per vivere allivello desiderato. Comunque, nel caso

di nuovi arrivati in terra cilena o peru-viana, non si trattava per lo più di poveri.Erano invece persone che disponevanoper lo più di piccoli peculi nonché di ef-fettive capacità di gestione o di impresaartigianale. Confidavano di sfruttare i lorotalenti in maniera più redditizia nelnuovo ambiente. La scommessa risultòvincente, almeno in larga parte dei casi.I nuovi venuti furono favoriti anche dallaparticolarità del modello sociale ispanico,predominante allora in America Latina:tale assetto - anche dopo il successo deiprogressisti che si erano battuti per l’in-

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Santiago del Cile

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dipendenza di quelle terre dalla monar-chia di Madrid - si fondava su un’aristo-crazia poco portata al lavoro di ognigiorno: le fatiche quotidiane erano com-pito della massa degli indigeni, tenuti (eabituati ad essere tenuti) nella condizionedi subordinati senza volontà né voce incapitolo. Restava così aperto ai soprag-giungenti l’ampio spazio del commerciolocale, dell’artigianato imprenditoriale edella microfinanza. Gli italiani si inseri-rono con successo in questi settori. Do-vettero fronteggiare, specie in Cile, laconcorrenza di tedeschi e inglesi (questiultimi, tra l’altro, muovevano da posizionidi partenza privilegiate sia per le mag-giori disponibilità individuali di denarosia per l’influenza che il Governo di Lon-dra esercitava allora sui dirigenti di Limae, ancor più, di Santiago). Ma i nostriconnazionali non sfigurarono e in diversicasi essi stessi oppure i loro immediatidiscendenti conseguirono situazioni dispicco: nomi come Cogorno, D’Onofrioo Lercari erano pronunciati con ammi-razione e rispetto a Lima quando vi svol-gevo la mia attività. Gli odierni epigoni di quei migranti nonhanno dimenticato le loro radici italiane.Pur essendo a pieno titolo cittadini delCile o del Perù nonché perfettamenteispanofoni, essi mantengono una vivaconsapevolezza della loro italianità e,all’occorrenza, ne fanno stato con deter-minazione. Hanno costituito associazionied entità per molteplici fini: esse sono

variamente denominate ma sono quali-ficate, sempre e con evidenza, come “ita-liane”. Grazie a questi nostri compatrioti(non importa se solo di sentimenti e dicultura oppure, come anche accade, puredi passaporto) la nozione dell’italianitàpermea favorevolmente, pur se indiret-tamente, gli ambienti locali.Così - per vicende storiche, culturali emigratorie svoltesi nell’arco di oltredue secoli - ognuno di noi può intra-prendere il viaggio verso terre affac-ciate sull’Oceano Pacifico e là ritrovarsiin contesti dove, in qualche modo, nonci sentiamo estranei. Non è solo unvantaggio: è una vera ricchezza. Tuttele iniziative e le attività, intese a pre-servarla, come quella in particolare cheFondazione Casa America viene daanni svolgendo, sono benemerite: essemeritano la più favorevole e concretaattenzione.

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Famiglia di nativi, Perù

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Nell’accogliere l’invito a scrivere di CasaAmerica in occasione del suo quindice-simo compleanno, ho subito pensato auna domanda, un apprezzamento, unauspicio. La domanda è: ma che ci fa unesperto di Storia degli Stati Uniti e dellastoria del Novecento come il sottoscrittonel Comitato Scientifico di Casa Ame-rica? La risposta è semplice. È il luogopiù naturale per chi voglia fare Storiadegli Stati Uniti e Storia contemporaneanell’ottica affermatasi su entrambe lesponde dell’Atlantico nell’ultimo quartodi secolo: ovvero una prospettiva com-parata, transnazionale, emisferica, nellaquale i vecchi confini degli stati-nazionelasciano il posto alle fluide dinamicheseguite da uomini e donne, saperi, idee,merci nel corso del tempo. A questa pro-spettiva ho avuto il privilegio di parteci-pare sin da quando fu lanciata, nel lon-tano 1984 con un grande Convegno aBellagio (si veda Reviews in American Hi-story, 1986/4), e poi con i progetti del-l’Organization of American Historians(che nel 1995 volle premiare un mio librocon il suo OAH Foreign Language Book

Prize per il migliore volume di storia de-gli Stati Uniti in lingua straniera). E taleprospettiva ho portato nella cattedra diStoria contemporanea, quando sonostato chiamato a coprirla qualche annofa, proprio per internazionalizzare l’am-biente, con progetti come Beyond the Na-tion: Pushing the Boundaries of U.S. Hi-story from a Transatlantic Perspective(Otto, 2013).L’apprezzamento richiederebbe moltopiù spazio di quello che ho a disposi-zione. Parla da sé il ricco dossier diCasa America di una sessantina di pa-gine nel quale sono riassunte le innu-merevoli iniziative condotte in unquindicennio di intensa attività. La loroqualità è attestata dalle presenze illu-stri che le hanno animate, con la par-tecipazione di osservatori, politici ecolleghi e amici fra i maggiori espertidi questioni latinoamericane a livellolocale, nazionale e internazionale. Quivorrei sottolineare solo tre caratteristi-che notevoli di tali iniziative. La primaè la capacità di tenere insieme la di-mensione scientifica e quella pubblica,

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Casa America. Uno sguardo dal NordFERDINANDO FASCE ORDINARIO DI STORIA CONTEMPORANEA, UNIVERSITÀ DI GENOVA

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la ricerca e la divulgazione. Penso, perfare solo un esempio, ai due bei Di-zionari storico biografici dei liguri inAmerica del Nord e in America Latina.La seconda caratteristica è la capacitàdi tenere insieme passato e presente, iliguri in giro per il mondo tra Otto eNovecento e i migranti nella Genovadi oggi, i rapporti economici e le sfidepolitiche di allora e quelli odierni. La

terza è il fatto meritorio di lavorare co-stantemente alla salutare sprovincia-lizzazione della città, allo sviluppo diun discorso pubblico che restituisca aGenova quella consapevolezza tran-snazionale e globale che ne ha fatto laforza nella sua lunga storia. L’auspicio è che Casa America continuicon lo stesso rigore ed entusiasmo e chele nostre strade si incrocino spesso.

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Grazie alle notizie che pervengono alCOLIDOLAT dai rispettivi Paesi, pos-siamo affermare che il continente Lati-noamericano sta attraversando un'im-portante fase di transizione: in via dipassaggio dal modello “esportatore dimaterie prime” all'altro modello strut-turale più aperto alla domanda socialeed al rinnovamento istituzionale.In questa ottica auspichiamo il consoli-darsi in America Latina di una posizionecomune che veda nell'Italia un partner

privilegiato con il quale dialogare nonsolo per puri obbiettivi di incrementodell'interscambio commerciale ma an-che per estendere ed intensificare i vin-coli di amicizia storici con l'Italia am-pliandoli sempre più al compartoculturale, sanitario, scolastico ecc...Al tempo stesso riteniamo che le grandipotenzialità che l'America Latina pos-siede in termini di riserve naturali edumane possono offrire all'Italia un con-tributo non indifferente allo sforzo peruscire dall'attuale pesante crisi econo-mica: di cui anche noi, donne latinoa-mericane emigrate in Liguria, sentiamotutto il peso a livello delle nostre fami-glie e dei nostri posti di lavoro.In particolare come socie del COLIDO-LAT, con diversissime formazioni e per-corsi di lavoro nei rispettivi paesi di ori-gine e con importanti esperienzeprofessionali maturate in Italia, perce-piamo tutta l'importanza di legaminuovi, di una miglior integrazione, pos-sibilità di crescita comune che la donnalatinoamericana e la sua famiglia pos-sono contribuire a creare e sviluppare

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Rapporti Italia - AmericaLatina: ieri, oggi, domaniEDITH FERRARI TUMAYPRESIDENTE COORDINAMENTO LIGURE DONNE LATINOAMERICANE

Il quetzal, simbolo del Guatemala.

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tra il paese di origine e quello di immi-grazione.Per tale motivo riteniamo che ognisforzo diretto ad una miglior cono-scenza reciproca non può che condurread iniziative utili ad entrambe le partiarricchendone il patrimonio di cono-scenze e progresso sociale.In questo senso le attività del COLIDO-LAT come quelle della Fondazione CasaAmerica, pur nella diversità dei rispettiviobbiettivi istituzionali, si presentanougualmente attente al perseguimento del-

l'interesse comune in una società apertaal contributo di tutti. Riteniamo pertantoche ampie siano le possibilità di collabo-razione tra i nostri due organismi ciascunonella sua specificità della propria organiz-zazione e delle proprie competenze; laconfluenza delle risorse che ci sono pro-prie in termini di competenze, conoscenzedei rispettivi paesi può rappresentare unvalido strumento per avviare e svilupparenuove iniziative e nuovi progetti per ilprogresso della nostra comune società edella terra che ci ha accolte.

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Monumento a José Martí a L'Avana.

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Dieci anni sono già passati da quandosi svolse a Genova un convegno d’im-portanza internazionale dedicato al Ri-sorgimento italiano in America Latina,voluto e curato dalla Fondazione CasaAmerica. Era l’anno del bicentenariodella nascita di Giuseppe Mazzini, ilprimo dei bicentenari (Mazzini, Gari-baldi, Cavour, Vittorio Emanuele) cheavrebbero segnato una sorta d’ascesaculturale e patriottica verso il 150°dell’Unità d’Italia. L’indice di quel vo-lume offre in anteprima una visioneampia dei relatori che poi animerannogli eventi degli anni successivi, una vi-sione per così dire "bolivariana" delcontinente sudamericano, non sologeograficamente ma culturalmente:unito, infatti, dalla ricerca di una suaidentità comune ma anche delle indi-pendenze nazionali, travagliate dal-l’eterno problema delle frontiere. Diparticolare interesse lo studio della ma-

turazione di una giovane classe diri-gente ricca di uomini di scienza, di cul-tura, ma anche d’idee politiche che siespressero in particolare nella famosagenerazione del ‘37.Si erano già preparati a questi eventi imaggiori specialisti nostri e sudameri-cani. È stata soprattutto la figura di Giu-seppe Garibaldi a dominare i lavori,preceduti dai festeggiamenti per i 500anni dalla nascita del Brasile, nel 2000.Nel 2002, a Montevideo, si ricordò ilmatrimonio di Giuseppe Garibaldi e diAna Maria de Jesus Ribeiro, celebratonel 1842. In tutte queste manifestazionifurono implicate le nostre Ambasciate,i nostri Istituti di cultura, presenti a Ge-nova. Apparve quanto fosse grande laconoscenza degli studiosi del Sudame-rica dei nostri padri della patria, princi-palmente di Mazzini e di Garibaldi. Adisseminarne il mito tra le popolazionidi tutto il continente, come testimo-

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La Fondazione Casa Americanel dialogo tra Europa e America Latina: la figura di Giuseppe GaribaldiANNITA GARIBALDI JALLETPRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALEVETERANI E REDUCI GARIBALDINI

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niano monumenti, lapidi, persino noidi città, fu la nostra emigrazione. I lavoridel congresso del 2005 l’hanno ampia-mente rilevato. Il convegno successivo, del 30 luglio2007, fu interamente dedicato a Gari-baldi “liberatore globale”, un titolo au-dacemente moderno, adatto a un eroein ogni luogo celebrato, fuorché forsein patria, dove i “distinguo “ sono tanti.Rimane che Garibaldi è una delle im-magini dell’Italia più esportabile, dallamoderna interpretazione dei suoi ideali,e qui si pensa a Chávez, che poi riportaa Bolívar, al suo potere mediatico chelo fanno supporto pubblicitario digrande successo. Garibaldi appartiene all’America Latinacome l’America Latina appartiene aGaribaldi. Un istituto come Casa Ame-rica non poteva non incontrarsi con lafigura storica e mitica dell’Eroe dei DueMondi, quello italiano e quello latinoa-mericano, come personaggio eponimodell’intreccio tra la cultura di quellaparte dell’Europa che contribuì fisica-mente a fondare l’America Latina -spagnoli, portoghesi, italiani- e il nuovomondo pieno di suggestioni, di spazi,di potenzialità. Un giovane uomo dalla mente aperta,coraggioso e abituato alla vita avven-turosa - Garibaldi aveva 28 anni nel1835 - vi avrebbe trovato il suo habitusfatto di libertà, di vita senza condizio-namenti, di autonomia. Ma non erasenza progetti. Ormai cosciente dellasua vocazione di combattente per un

ideale, amalgamati i messaggi ricevutinegli incontri con i sansimoniani, i mas-soni, i mazziniani, e dall’esperienzadella vita sui mari, a contatto con gliesuli di un’Europa in fermento, luiaveva anche provato sulla sua pelle i ri-schi del mestiere: una condanna amorte lo qualificava come offerto allacausa, e lo designava alla solidarietà dialtri uomini pronti a unirsi a lui. L’esilio, seppur doloroso, fu il segno deldestino fortunato che lo slegò per moltianni dalla sua condizione di capitanomarittimo e di piccolo borghese nizzardo:non gli avrebbe permesso di conquistareun ruolo di primo piano in una societàstrutturata, fervida di elementi rivoluzio-nari ma, più ancora in quegli anni, ditensione verso un ordine devastato dallarivoluzione francese, dall’impero napo-leonico, e da certe correnti liberali nelcampo dell’economia che non potevanonon avere ripercussioni sul sociale. Non era il solo a pensarla in quel modo.I vari nuclei mazziniani dispersi nelmondo, e specialmente a Rio de Janeiroe a Montevideo, erano terreno privile-giato per dare vita a uomini d’azioneche avrebbero portato la rivoluzionenazionale in patria, se guidati da unguerriero il cui ruolo era tanto indefinitoquanto immane: sconfiggere antichedinastie, liberare popoli, istituire la li-bertà. E tra popoli egualmente liberi,stabilire la regola dell’unione e dellapace. Da qualche parte bisognava co-minciare, e fu la congrega di Rio de Ja-neiro a individuare in Garibaldi un gio-

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vane ansioso di combattere che volevaprepararsi a tale compito. Gli diedemodo di iniziare a formarsi come sol-dato e come capitano. Per questo com-pito già aveva le virtù del capitano ma-rittimo, sempre vicino ai suoi marinai,sempre solidale con loro, ma pari ai suoiufficiali, ai suoi amici, tutti di sicura fedemazziniana. Aveva anche il genio del-l’improvvisazione, dell’adattamentoalle circostanze, un intuito straordinariodelle situazioni e delle persone. Fu il Brasile della Rivoluzione farrou-

pilha a regalargli la grande occasione,ma anche la conferma della duplicitàdei potenti, pronti a intendersi con ilpassato nemico per un patto vantag-gioso dalle due parti come fu il trattatodi Poncho verde. Gli anni veramente formativi furonoquelli di Montevideo, dove gli italiani ele altre comunità straniere erano in con-tatto con l’Europa, e la lotta politica piùvicina a quella sognata dell’indipen-denza di un popolo. Formare una Le-gione italiana, imporsi come Generale,incontrare degli ufficiali d’eccezione edegli uomini coraggiosi, ma anche degliamici, è il passaggio tra un esercito no-made e sostanzialmente straniero,quello del Brasile, alla formazione di unesercito che rispecchia l’ideale per ilquale si combatte: la redenzione di unpopolo nell’indipendenza nazionale, inUruguay come in Italia. A ben vederela Legione Italiana di Montevideo è unaprima Italia, per omogeneità di origine(futura nazionalità) e d’intenti. L’idea di un modello comunitario chesi poteva espandere come modello eco-nomico, politico e ideale venne ad altri,e particolarmente interessante è il ten-tativo di un abruzzese, Silvino Olivieri,di cui lo stesso Mazzini consideròl’esperienza interessante: la coloniaagricola e militare di Bahia Blanca, inArgentina, era un nucleo sul modellodel quale si sarebbero dovute creare altecittà, con lo scopo di creare una retepopolata dall’emigrazione europea inuno sterminato Stato federale. Più che

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Monumento di Garibaldi a Chicago

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il modello per l’Italia valeva l’uomo inquesto caso, un combattente coraggiosoa capo della Legione Valiente, legioneitaliana che difese Buenos Aires control’assalto delle province dell’interno. Mal’esperienza di Olivieri era diretta allacolonizzazione, non preparava alla ri-voluzione italiana. Nato in Abruzzo nel1827, Silvino Olivieri muore nel 1856.Aveva appena fondato la città di“Nuova Roma“.Altre esperienze italiane sono invecepiù vicine agli scopi di Mazzini: i fratelliAntonini, Giovanni Battista Cuneo,sono coloro che animano la comunitàitaliana di Montevideo, e ridanno algiovane Garibaldi l’indirizzo, il sensodella lotta che ha intrapreso, in un mo-mento della sua vita in cui ha chiusol’esperienza del Brasile. La fondamen-tale esperienza dell’Uruguay pone l’ac-cento su un aspetto del compimentodell’unità d’Italia spesso sottovalutato:l’importanza dell’emigrazione italiana,dove aleggia una libertà d’idee che nonesiste in Italia. Simbolo di quest’aspettodel Risorgimento può essere proprioGiovanni Battista Cuneo, che lavora perl’emigrazione e rimane, anche dopo ilritorno in Italia, un fervido mazzinianoal punto di essere, per Garibaldi, unadi quelle “coscienze mazziniane “ chesempre lo accompagneranno e forse lotormentarono nella vita. Il mito di Garibaldi è sicuramente il piùlongevo tra quelli che avvolgono i padridella patria, ma anche della maggiorparte degli eroi europei, e del mondo

intero, degli ultimi due secoli. Questospiega che si sia esteso ai suoi discen-denti, cosa sorprendente se si considerache non vi è, giustamente, nessun ruoloistituzionale precostituito per i discen-denti degli esponenti politici. Solo nellamitologia greca i figli degli eroi lo di-ventavano a loro volta. La FondazioneCasa America ha voluto ospitare, nelconvegno del 2005, anche quest’aspettodella vicenda garibaldina. In effetti, ri-sulta sempre più vera la bella definizioneche Frederic Engels diede di Garibaldie che era iscritta, fino a un restauro re-cente, sul monumento che la città di Ta-ganrog gli ha dedicato: “un eroe distampo antico capace di progettare i so-gni e di realizzarli”. Un grande sogno lovissero alcuni dei suoi figli e nipoti: vol-lero tentare di realizzare i suoi sogni nonrealizzati. Si fecero portatori del pro-gramma dell’Italia irredenta, dell’Italiapiù grande, a nome suo vollero ancheessere colonizzatori, dell’Agro Pontino,della Patagonia, nelle nuove Galles delSud australiane. I figli più grandi di Ste-fano Canzio e Teresita Garibaldi tornanoin America Latina e si dedicano ancheloro alla colonizzazione. Ancor prima di tutti, Casa America haaperto la strada a questi studi e procu-rato a studiosi europei e latinoamericanil’occasione di incontrarsi, consacrandoi loro lavori in importanti e forse insu-perabili volumi. Ne sia ringraziata conl’augurio che continui il suo importantelavoro di tramite tra popoli che tanteradici hanno in comune.

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In quindici anni di attività la Fonda-zione Casa America ha saputo conqui-starsi un posto importante nel pano-rama dei rapporti tra l'Italia e l'AmericaLatina svolgendo un ruolo rilevantenell'aggiornamento costante del pub-blico ligure/italiano circa gli avveni-menti e i personaggi più importanti chein detto periodo si sono affacciati nelpanorama latinoamericano.La Fondazione ha dedicato un'impor-tanza particolare ai problemi dell'emi-grazione latinoamericana nel nostroPaese e a quelli della sua integrazione,attenta altresì all'evoluzione in atto coni sempre più numerosi casi di rientro neiterritori di origine. Al tempo stesso nonha mancato di recuperare e richiamareil ricordo storico di eventi e personaggiitaliani che a diverso titolo hanno ope-rato in America Latina e l'importanzache ancor oggi vi rivestono le comunitàformate dai loro discendenti.

Nell'obbiettivo di una sempre maggiore migliore collaborazione tra l'Italia e ilgrande continente latinoamericano ap-pare oggi opportuno considerare congrande attenzione le iniziative avviateda paesi terzi particolarmente interes-sati alle immense risorse naturali del-l'America Latina. Ancora condizionatada insufficienti strutture industriali ingrado di sostituire con propri prodottiquelli d'importazione, in particolare nelcampo delle tecnologie avanzate, granparte dei Paesi latinoamericani è altresìcaratterizzata da rilevanti carenze neicollegamenti interni, stradali e ferro-viari, e marittimi sull'Atlantico ed il Pa-cifico.In forma sempre più organizzata e di-mensioni sempre più ragguardevoligrandi gruppi internazionali, cinesi edaltri, propongono oggi di farsi caricodello sfruttamento e sviluppo indu-striale di grandi aree, ancora intatte, del

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Relazioni Italia-America Latina:l'impegno della FondazioneCasa AmericaMAURIZIO GIDONIGIÀ CONFITARMA

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territorio latinoamericano: nell'intentodi procurarsi grandi quantitativi di ma-terie prime indispensabili ai loro appa-rati produttivi ma al tempo stesso difare dell'America Latina un mercato ingran parte dipendente dalle proprieproduzioni a scapito di quelle locali. L'apparato industriale italiano, ove tem-pestivamente informato ed attivato, è co-munque in grado di partecipare a tali im-portanti progetti garantendo altresì, grazieall'alto livello del suo know-how, il con-temporaneo rispetto delle importanti areenaturalistiche di cui è ancor ricco il con-tinente latinoamericano, fondamentali

per l'equilibrio non solo della sua salutema anche di quella dell'intero pianeta.In tale ottica appare importante che,compatibilmente con le risorse dispo-nibili, la Fondazione Casa America con-tinui a svolgere la sua importante fun-zione di informazione sulle iniziativedirette ad avviare, possibilmente con ilconcorso italiano, ampi territori latinoa-mericani verso il graduale sviluppo emiglioramento delle condizioni di vitadelle popolazioni locali, anche indigene,in armonica collaborazione con ammi-nistrazioni locali rispettose dei principidella libera democrazia.

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Latin Jazz

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Ho ancora vivissimo il ricordo delle gior-nate inaugurali della Fondazione e del-l'entusiasmo che l'iniziativa aveva su-scitato in me, da anni interessata ad ap-profondire in prospettiva storica, insiemeai miei studenti, la conoscenza dellaricca cultura politica e sociale dei paesilatinoamericani, all'epoca ancora cosìpoco presenti, salvo rare eccezioni, tantonell'attenzione dei media nostrani quantonella manualistica generale relativa ainostri corsi universitari. Il progetto allorapresentato da Roberto Speciale e con-cretamente avviato, nel giugno 2000,con una prima serie di incontri dedicatiall'Argentina, era ambizioso e ricco dipromesse: fare di Genova e della Liguria,con significativo richiamo ai grandi padriliguri del vincolo plurisecolare tra l'Europae il continente americano, CristoforoColombo e Giuseppe Garibaldi, un polostrategico, in Italia, per intensificare atutti i livelli, con feconde ricadute bilaterali,le relazioni tra il nostro Paese e l'AmericaLatina, puntando sul dialogo politico,sulla diffusione di una migliore cono-scenza del grande patrimonio culturale

ispano-americano, sulla tessitura di unarete informativa e comunicativa atta afacilitare l'incontro e gli scambi tra i cit-tadini e gli operatori culturali e d'impresaitaliani e latinoamericani. Un programmache intendeva riprendere, sostenere efar ulteriormente fiorire la vocazione in-ternazionale di Genova, valorizzandoquell'apertura alla relazione positiva congli altri popoli del mondo che ha semprecaratterizzato la sua storia, in un mo-mento in cui sia la politica nazionale,sia l'Unione Europea indicavano comeoggetto di attenzione privilegiata e diazioni conseguenti il rafforzamento deilegami con le molteplici realtà istituzionali,economiche e politico-sociali dell'AmericaLatina, in gran parte tornate alla vitademocratica e all'espansione, dopo glianni bui delle dittature e delle crisi. Ilprestigioso sostegno delle più alte isti-tuzioni italiane, la Presidenza della Re-pubblica, la Presidenza del Consiglio, ilMinistero degli Esteri e di esponentidell'imprenditoria privata erano il rico-noscimento del ragionato coraggio edella rigorosa quanto appassionata lun-

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Ricordi di Casa AmericaANNA MARIA LAZZARINO DEL GROSSOGIÀ PROFESSORESSA DELLA FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE ALL’UNIVERSITÀ DI GENOVA

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gimiranza con i quali era stato concepitoe messo a punto. La composizione delConsiglio di Amministrazione e del Co-mitato Scientifico, comprendenti espo-nenti di vertice delle istituzioni locali,dell'imprenditoria pubblica e privata, diistituti culturali e di ricerca internazionalia vocazione specifica e una nutrita pre-senza di docenti universitari riflettevanoe riflettono tuttora, a quindici anni didistanza, con gli inevitabili rinnovamentie arricchimenti, la scelta vincente di pro-muovere sinergie inedite e di ampio re-spiro, puntando su un impegno che findal suo inizio si è qualificato come pratico,scientifico e divulgativo, in una chiaveche in gergo accademico definiremmomultidisciplinare e interdisciplinare. Ri-leggendo un consuntivo delle attivitàsvolte nel primo anno di vita della Fon-dazione, in cui l'interesse si era in buonaparte focalizzato sull'Argentina, troviamola rappresentazione teatrale di una com-media di Armando Discépolo allo Stabiledi Genova, seguita da un concerto dimusiche di compositori di questo paeseeseguito da un celebre bandeonista uru-guayano, uno spettacolo sul Tango, alcunemostre fotografiche relative a Perù, Gua-temala, Argentina, due incontri-confe-renza internazionali, con prestigiosi re-latori sui rapporti tra Italia e Argentina,un ricco convegno internazionale sultema “Alla scoperta delle Americhe:l'epopea dell'Emigrazione”, diverse pre-sentazioni di libri dedicati all'AmericaLatina, un incontro con il Direttore ese-cutivo della Banca Interamericana di

Sviluppo, una conferenza del Sottose-gretario agli Affari Esteri Franco Danielisu La politica estera italiana e l'AmericaLatina, una giornata di presentazionedei programmi europei rivolti all'AmericaLatina in collaborazione con la Com-missione Europea, una mostra di pitturaperuviana, e l'uscita dei primi volumidella collana della Fondazione, tra i qualiil Catalogo della Mostra sul FumettoSudamericano svoltasi a Palazzo Ducale,curata da Renzo Calegari. Questa esplo-sione di iniziative multidirezionali, tuttedi alto o altissimo livello, lungi dall'essereun iniziale fuoco d'artificio dimostrativo,non solo ha mantenuto il suo ritmo in-calzante e la sua energia vitale neglianni seguenti, al punto che è impossibiletentare di ripercorrerne, sia pure in estre-ma sintesi, la varietà delle esplicazioni,del resto ben documentate dai moltiprodotti che ne sono scaturiti, ma èandata incrementandosi nel tempo, mol-tiplicando le forze in campo e le realtàposte sotto il fuoco dell'attenzione, esten-dendo gli oggetti di interesse costanteai fenomeni dell'emigrazione italiananei diversi paesi dell'America Latina ealle comunità di immigrati latinoameri-cani della nostra regione, che con la col-laborazione dei Consolati e delle Am-basciate hanno trovato in Casa America,come era giusto che fosse, una “loro”accogliente casa, che hanno spesso ral-legrato con le loro feste, la loro musica ela loro cultura. Ampio spazio è stato eviene dedicato al cinema, all'arte in ognisua forma, alla storia e all'attualità.

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Per quanto riguarda la mia esperienzadi collaborazione alle attività della Fon-dazione posso dire che alcuni dei ricordipiù gratificanti della mia vita di studiosasono legati alla partecipazione a impresescientifiche di livello internazionale dallastessa messe in atto in occasione dei Bi-centenari della nascita di Mazzini e diGaribaldi, come il grande Convegno su“Il Risorgimento in America Latina”, labella mostra ad esso collegata “Risorgi-mento tra i due mondi”, entrambi sfo-ciati in pregevoli pubblicazioni, il coor-dinamento del lavoro di redazione,affidato a valenti giovani ricercatori, del-l'apprezzato Dizionario storico-biograficodei Liguri in America Latina, le conferenzesu Garibaldi presso le comunità italo-argentine di Buenos Aires e Mar delPlata, nel 2007 e, sempre in tale circo-stanza, la partecipazione a un Convegnocelebrativo del bicentenario garibaldinoorganizzato dall'Istituto di Cultura ita-liana di Montevideo. E ancora: gli inter-venti, in rappresentanza della Fonda-zione, ai simposi organizzati in Spagnadalle Università di Burgos e Valladolid edall'Instituto Interuniversitario de Ibe-roamérica in occasione del quinto Cen-tenario della morte di Cristoforo Co-lombo.Un altro bellissimo ricordo è legato alConvegno del 2010, anno celebrativodei centocinquant'anni dell'impresa deiMille, su “Giuseppe Garibaldi liberatore

globale tra Italia, Europa e America”, lacui seconda sessione si è svolta sullanave-scuola Amerigo Vespucci. Sonostati anni felici per le attività della Fon-dazione, che ha saputo far fruttare almeglio risorse che, seppure mai abbon-danti, pure affluivano in misura baste-vole, intelligentemente richiamate dallavalidità e dal prestigio dei progetti: laricca serie dei volumi della Collana neè testimonianza lampante.La crisi degli ultimi anni, che ha assot-tigliato le disponibilità finanziarie, seha posto un inevitabile freno alle ini-ziative più ambiziose, non ha rallentatoil fervore delle idee, né l'entusiasmo, nél'attività, che prosegue lungo tutte ledirettrici ormai consolidate, forte di unpatrimonio di conoscenze, esperienze,contatti, che ne assicura qualità ed effi-cacia. La mia speranza odierna è chenella nuova sede, da poco inaugurata,prenda avvio un nuovo ciclo, ancora esempre ascendente, come sono oggi inascesa tanti fra i paesi amici latinoame-ricani con i quali i legami si sono fe-condamente rafforzati in questi quindicianni, e che, riprendendo auspicabil-mente l'ascesa anche la nostra Italia, laFondazione Casa America torni, comemerita, ad essere adeguatamente so-stenuta dalle istituzioni nazionali e cit-tadine, quale motore prezioso di vitaculturale e di relazioni dalle ricadute fe-conde, al di qua e al di là dell'Oceano.

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Ho partecipato all’avventura di CasaAmerica, fondamentalmente per duemotivi: perché era una sorta di scom-messa che Roberto Speciale stava facendocon se stesso e la città di Genova e poiperché il tema dello studio dell’emigra-zione ligure era un tipo di ricerca in cuimi stavo esercitando da tempo.Quindi, quando ho ricevuto l’invito diSpeciale, ho aderito subito e con entu-siasmo, cimentandomi anche con lascrittura delle motivazioni per cui eraimportante - e lo penso ancora - perGenova avere un centro che fosse dedi-cato a quel tipo di studi e di iniziative.Poi, mentre mi focalizzavo sempre piùsulla ricerca negli Stati Uniti, la scelta diSpeciale si indirizzava soprattutto neiconfronti dei paesi dell’America del Sud.Questa sua scelta però non mi ha im-pedito di continuare a partecipare, almenoin parte, alle sue iniziative.E, in questi dieci anni, nonostante tuttele difficoltà che un’impresa del generecomporta, come diffidenza, mancanzadi fondi, assenza delle istituzioni pub-bliche e private, ecc., le iniziative sono

state tante. Non ricordo - e me ne scusocon i lettori - la loro esatta sequenza,ma certamente si è passati dalla pre-sentazione/analisi dei testi documentariche ci riferivano di numeri di emigranti,alla presentazione delle storie di gruppi,all’analisi di libri che ci hanno raccontatodi vicende specifiche degli emigrati o diloro comportamenti divenuti poco apoco usuali, nel tentativo di conservarela propria cultura originaria.E sono stati analizzati gli elementi chiavedi questa cultura: la lingua e il cibo. Edato che i temi culturali erano anche imiei, ho partecipato a queste realizza-zioni.Contemporaneamente però le iniziativedi Speciale, sostenute da un team distudiosi, si muovevano a 360°, sì perchéegli coglieva tutti gli stimoli che gli arri-vavano da diverse parti e quindi ci pre-sentava sempre nuove sfide. Ci si cimentòquindi con le trasmissioni della RAI In-ternational, in occasioni di celebrazionedi eventi come il I° maggio o la Festadella Donna (io partecipavo sempre atutto ciò che riguardava l’America Set-

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I primi quindici anni di Casa America ADELE MAIELLOGIÀ PROFESSORESSA DELLA FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE ALL’UNIVERSITÀ DI GENOVA

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tentrionale, anche se avevo anche sco-perto l’Argentina come un interessantecampo di studi). Le interviste che rila-sciavo mi soddisfacevano, anche se infondo non avevamo nessun riscontrodella nostra fatica. Invece, nel primo de-cennio del nuovo millennio fu speri-mentata anche un’altra impresa che,questa sì, ebbe successo: la preparazionedi un dizionario. Prima un dizionariodei Liguri emigrati in America Latina, epoi un dizionario dei Liguri e dei Pie-montesi emigrati negli Stati Uniti e inCanada, lavori per i quali abbiamo creatoun gruppo di giovani ricercatori che ope-ravano in quei paesi.Naturalmente queste opere non pre-tendevano di essere esaustive, ma volleroindividuare, soprattutto e certamente,le maggiori personalità fra gli emigrati:coloro che in qualche modo avevano la-sciato traccia di sé, ma non basta. Infattigli studiosi che parteciparono alla ela-borazione di questi lavori scrissero anchedei saggi che rendevano giustizia a tutticoloro che la storia apparentemente nonaveva ricordato specificamente, ma checomunque avevano creato la trama dellerelazioni che tuttora legano l’Italia aquei paesi e che fanno sì che ad es. fio-riscano le imprese commerciali che va-lorizzano e utilizzano quei legami.Poi ci fu l’avventura, forse mai interrotta,ma ora solo rallentata, dei giovani uni-versitari di origine italiana che venivanoa Genova da quei paesi, per studiare quilingua, cultura e argomenti specifici legatiai loro interessi scientifici. Gli studiosi

come me, che partecipavano al ComitatoScientifico di Casa America, che li ospi-tava, ne erano i responsabili scientifici.Casa America era inoltre un’istituzioneche aveva relazione con tante altre isti-tuzioni che in Italia si occupano sostan-zialmente di due argomenti: gli stranieripresenti oggi sul territorio italiano e lostudio della vicenda migratoria italiana.Certo le preferenze di Speciale e di CasaAmerica si indirizzavano sempre al-l'America Latina: infatti vennero istituiticorsi delle lingue che si parlano là; furonoscritte relazioni e contributi vari sulla ri-vista (altra iniziativa) di Casa America; idiversi paesi di quel continente venneropresentati sotto tutti i loro aspetti; le re-lazioni con i diversi consoli e ambasciatoridi quei paesi furono strette, così comevennero presentati nelle loro sedi romaneanche i libri che venivano prodotti aGenova. Ed ho partecipato anche io aquelle presentazioni, sfruttando l’espe-rienza che avevo accumulato in tantianni di insegnamento universitario.Il gruppo dirigente di Casa America cheaiutò Roberto Speciale, fin dall’iniziodella vicenda era formato da persone digrande spessore culturale e forte dedi-zione, come i fratelli Gualco, Carlotta eAndrea, della moglie di quest’ultimo edi tanti altri giovani che si sono susseguitinella collaborazione al progetto. Lavorarecon loro è stato molto gratificante eanche istruttivo!Non posso certo, in questa sede, ricordaretutto ciò che ha realizzato Casa America,che ha cercato di non trascurare nessuna

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occasione di ricordare le iniziative e rea-lizzazioni degli emigrati italiani nelleAmeriche, ad es. non dimenticandosinemmeno di personaggi importanti, masu cui forse stava calando l’interesse,come ad es. la fotografa udinese TinaModotti, emigrata in California all’iniziodel XX secolo. Sì perché col tempo l’in-teresse di casa America si era allargato eriguardava non solo gli emigrati dalporto di Genova, ma tutti gli italiani,anche perché, col tempo era difficile di-stinguere fra i due gruppi. Finché sitrattò di emigrati della prim’ora, cioèdella prima parte dell’800, si poteva an-cora farlo, ma col passar del tempo lamassa degli italiani sovrastò ed inglobòi liguri, tanto che fu difficile distinguere.E l’interesse di Casa America riflessequesto cambiamento!Insomma la mia esperienza in quest’as-sociazione è stata fortemente positiva:vi ho appreso non solo elementi specificidella nostra storia, ma anche metodi distudio e anche di valorizzazione di questostudio, cosa molto importante per unostudioso che non solo deve ottenere deirisultati gratificanti dalle proprie ricerche,ma anche deve sapersi confrontare conle necessità e gli interessi pubblici!

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La Rodovia in Brasile.

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Dopo molti anni di viaggi e permanenzein America Latina, circa 12 anni farientro a Genova.La mia permanenza in America Latinami ha fatto comprendere quanta “ge-novesità“ e quanta Liguria sia presentenella crescita e nella storia di alcuniPaesi del Sud del Mondo.Mi manca molto il fascino e lo spiritodei Paesi che compongo l’America La-tina ed inizio a ricercare quale possibilitàci sia di riportare a Genova un pocodello spirito e della cultura di quellaimportante parte del mondo.Questa mia ricerca sfocia nel contattocon Fondazione Casa America, nellaquale ritrovo e riscopro vecchie cono-scenze e amicizie.Con Roberto Speciale e con tutto il suostaff troviamo subito una convergenzadi intenti e la volontà di far conoscerea tutti cosa significa cultura, storia, ter-ritorio, di Paesi complessi e multietniciche sono una parte importante delmondo globalizzato.Far parte di una struttura come Fonda-zione Casa America è per me motivo

di orgoglio, far conoscere ai genovesi enon solo la bellezza, la profondità e lacapacità di lottare e risorgere dei popolisudamericani, è una forma d'informa-zione che comprende molte dinamicitàe molte osservazioni.Alcune di queste osservazioni sonomolto vicine anche alle complessità at-tuali del nostro Paese, e alcune formedi reazione alle avversità avvicinanomoltissimo le popolazioni dei paesi SudAmericani a noi. Il lavoro svolto da FCA in questi 15anni è importante e riporta al centrol’interesse Italiano per culture che sonostate la base dello sviluppo dei Paesistessi e sono storicamente importantinella comprensione delle capacità dianalisi e crescita dei Paesi coinvolti.Viaggiare in America Latina, è fonte diriflessione e attenzione: i colori chetroviamo sulle Ande e nelle popolazionidell’Ecuador e del Perù, la postura e laserietà del “Caballero” argentino, il sor-riso e l’allegria delle popolazioni Bra-siliane sono un insieme indimentica-bile.

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America Latina, un insiemeindimenticabileFEDERICO MASSONEMANAGER LPL ITALIA

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Perché indimenticabile? Detto così sem-plicemente diventerebbe uno stereotipobanale.Ma le riflessioni e le attenzioni vannofatte sul sistema di vita che circondaqueste popolazioni, sul tessuto sociale,sulle istituzioni di governo.Per questo non è sbagliato pensare ailoro colori ed alle loro consuetudini edabitudini, perché questa è una parteimportante della loro vita e trasmette achi non conosce quei Paesi una visionepiù serena e semplice.Non dimentichiamoci mai che le po-polazioni Latino Americane hanno unforte attaccamento al proprio Paese eai suoi simboli, e spesso questo fattonasconde le forti tensioni.Tutto questo è stato portato da FCA suitavoli di discussione e attraverso mani-festazioni culturali, sociali e politicheed ha reso un servizio di informazionedi interesse nazionale.FCA sta assolvendo un importante com-

pito, mantenere ed incrementare le re-lazioni fra un area geografica impor-tantissima nel mondo e un piccolocentro come Genova e dintorni, cheperò nel passato ha contribuito attraversouna forte emigrazione alla formazionedi molti territori.Non possiamo dimenticarci del quartieredella Boca a Buenos Aires, o all’altonumero di cognomi liguri che possiamotrovare in tutti gli elenchi telefonici deipaesi del Sud America.Sarà nostalgia, sarà che una parte impor-tante della mia famiglia è brasiliana, maaver la possibilità di lavorare in FCA miconsente di mantenere sempre vivo l’in-teresse e l’attenzione verso quel mondo.Per cui forza FCA, continuiamo la nostrastrada di informazione e conoscenza,anche attraverso la bella idea di creare icorsi di Lingua Spagnola e Portoghese edanche qualche lingua antica come il Que-chua e perseguire il nostro scopo comune:far conoscere l’America Latina in Italia.

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Dopo la caduta del Muro di Berlino vi-viamo una transizione verso una mul-tipolarità sempre più percepibile. Aidue protagonisti del bipolarismo pre-cedente si aggiungono nuovi protago-nisti della politica mondiale con unatendenza più o meno accentuata versoun'integrazione regionale e continentale.Mentre il processo d'integrazione eu-ropea, attualmente più contrastato per-ché identificato con una gestione dellacrisi economica che ha accentuato di-varicazione e sofferenza sociale, è incorso da più di mezzo secolo, quellodell'America Latina è meno evidente.Eppure, l'affermazione oggettiva delBrasile come nuovo protagonista del-l'economia mondiale, una crescente au-tonomia dai condizionamenti di marcastatunitense; lo sviluppo di forme diintegrazione economica come quelladel Mercosur vanno in questa direzione.Questi sviluppi per ora - è bene ricor-darlo - si svolgono nel contesto di unaglobalizzazione per ora dominata dainteressi finanziari e produttivi oggipressoché incontrollati, a cui non cor-

risponde un adeguato sviluppo di nuoveforme di organizzazione istituzionale.Si constati, a questo proposito, l'insuf-ficienza del consiglio di sicurezza del-l'ONU nella sua attuale forma, l'occa-sionalità del ruolo del G 20, la perdurantepermeabilità delle istituzioni di BrettonWoods rispetto alle pressioni dei mercatifinanziari, prevalentemente convogliatedal governo degli Stati Uniti. È in corsoun indebolimento della democrazia invarie parti del mondo. Con queste poche righe ho voluto de-scrivere il contesto storico in cui si collocail prezioso lavoro, svolto in questi anni,da parte di Casa America. Offrire spazioalla cultura dell'America Latina; rappre-sentarne la storia accompagnandone lacrescita politica; rafforzarne le forze cen-tripete, in un luogo non soltanto simboli-camente forte significa anticipare e influiresu iniziative nazionali che non sempre simuovono in questa direzione oltre cheoffrire un esempio importante di capacitàlocale di agire globalmente.A questo proposito vorrei pronunciarmi,nel quadro di questo anniversario, a favore

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FCA, capacità locale di agire globaleGIAN GIACOMO MIGONEGIÀ SENATORE E GIORNALISTA DI TORINO

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di un rafforzamento del rapporto NordOvest anche a questo fine. Genova costi-tuisce per Torino la porta verso mari anchelontani e Torino può servire a Genova inquanto ponte verso il cuore dell'Europa.Questo augurio, ad multos annos, sarebbeincompleto se non riconoscessi a Ro-berto Speciale il merito straordinariodi ideatore e tenace gestore e promotorenon soltanto di Casa America ma di

presso che ogni iniziativa che collegaGenova al resto del mondo. È partico-larmente significativo che egli abbia inogni occasione promosso una prospet-tiva d'integrazione europea che si ri-specchia nello sforzo che in questa di-rezione sta compiendo la stessa AmericaLatina. A noi spetta il dovere di asse-condarne l'impegno in questa non sem-plice fase della vita nazionale.

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Fortezza di San Juan de Ulua, Veracruz

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Come risorgimentista sono convintoche tutto quanto di buono abbia espressol’Ottocento italiano, in particolare du-rante gli anni che precedono la nascitadell’Italia unita, derivi dalla sua proie-zione trans-nazionale e dunque dallasua capacità di collegarsi - volontaria-mente o, più spesso, forzatamente -con le realtà poste al di là dei confinidella Penisola. Alla base c’era la neces-sità, avvertita soprattutto dalle monar-chie, di cercare alleanze e appoggi, mac’era anche l’esigenza di ritrovare icontatti culturali, ideologici e moralicon realtà considerate spiritualmentele più affini: l’esigenza, direi anche, dirientrare nella grande corrente della ci-viltà europea dalla quale l’Italia deisecoli bui e delle dominazioni straniereera rimasta separata.Credo che dell’eredità risorgimentalequesto del rapporto con gli altri popolie paesi sia il valore da conservare e, sedel caso, da riscoprire. Il raggiungimentodell’unità europea, pur così problematicoe per molti tutt’altro che compiuto,

deve proiettare tale valore in altre e piùlontane direzioni. Lo si è fatto in passatoattraverso la disseminazione degli Istitutiitaliani di cultura nel mondo e la pre-senza in Italia di analoghe istituzionistraniere, lo si è fatto sul piano dellaformazione universitaria con l’avvio deiprogrammi Socrates-Erasmus per lamobilità studentesca fuori dei confininazionali. Non c’è dubbio che, pensandoal futuro dei giovani e alla non menoimportante integrazione dei migranti,sia questa la direzione in cui andarespingendosi ben oltre il continente eu-ropeo. Da anni la Fondazione CasaAmerica persegue tale obiettivo, e lo facon passione, competenza e capacitàcreativa, allestendo programmi di studioe conoscenza delle lingue, favorendoincontri, incoraggiando il dialogo, or-ganizzando convegni.In questo campo Genova ha una voca-zione indiscutibile, sia nell’attualità, peri molti contatti che mantiene con lerealtà latinoamericane verso le qualiper molti decenni è stato l’unico ponte

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Risorgimento, [legame] tra due mondiGIUSEPPE MONSAGRATIGIÀ PROFESSORE DI STORIA CONTEMPORANEA DELL’UNIVERSITÀ LA SAPIENZA DI ROMA

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di cui disponesse l’Italia, sia nella suastoria, e particolarmente in quella ri-sorgimentale. Quando si sono dati inatali o si è offerta lunga ospitalità apersonaggi come Garibaldi e Mazzininon si può non guardare all’altra spondadell’Atlantico e sentire verso quei popoliun legame denso di significati. Non acaso molte delle attività culturali dellaFondazione Casa America, dai convegnialle missioni, hanno avuto proprio ilRisorgimento come base ideale in cuirinvenire le origini di una tradizionepiù che centenarie. E qui, se mi è con-sentito, mi sento molto coinvolto pertutte le circostanze in cui Roberto Spe-ciale e i suoi collaboratori mi hannofatto l’onore di offrire un piccolo con-tributo ai loro programmi: penso ai variconvegni sul “Risorgimento in AmericaLatina”, su “Garibaldi liberatore globale”(mai titolo fu più azzeccato), sul “Ri-sorgimento tra due mondi”; e penso aicolleghi di valore che ho avuto la fortuna

di incontrare nella bella Villa Rosazza aPiazza Dinegro (Dinegro, altro nomerisorgimentale), da Salvo Mastellonead Anna Lazzarino Del Grosso, da Zef-firo Ciuffoletti a Cosimo Ceccuti. Incontriscientificamente produttivi, ai quali nonposso non aggiungere le missioni oltreoceano, ultima quella riuscitissima nellaRepubblica Dominicana.Insomma, quella della Fondazione CasaAmerica è stata, è e spero possa essereancora a lungo una bella realtà dellanostra vita culturale e, mi si consenta,anche morale. Qualche pessimista potràdire che in questa Italia questo sarà unbuon motivo per affossarla o per privarladei mezzi necessari per andare avanti(ma mi sembra che a Genova Comunee Regione siano doverosamente orgo-gliosi di questa istituzione). Non locredo possibile, ma se così fosse si trat-terebbe di una perdita secca, l’ennesima,per quello che mi piace definire il co-mune diritto-dovere alla civiltà.

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Luglio 2007 Convegno Giuseppe Garibaldi liberatore globale tra Italia, Europa e Americhe.

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Nel corso degli anni ho avuto più volteoccasione di appurare quanto siano im-portanti per l’Università di Genova leiniziative di Casa America, fondazioneche ha un ruolo attivissimo nella vitaculturale del capoluogo ligure e del-l’intera regione. Ricordo che, quandoricevetti la delega rettorale alle relazioniinternazionali, una delle mie primeesperienze in questo settore fu proprioin compagnia di Roberto Speciale. Nelmese di marzo del 2009 andammoinfatti a Lima per partecipare al ForumItalia-Perù, con la presenza del presi-dente peruviano e di numerosi docentiuniversitari e imprenditori italiani.Casa America svolge dunque un compitofondamentale per lo sviluppo dei rapporticulturali, ma non solo, tra Genova, laLiguria e l’America Latina in generale. E,a tale proposito, una breve premessa:l’Università di Genova ha un forte livellod’internazionalizzazione. Non viene moltonotato dai media locali, genovesi e liguri,ma sulla stampa nazionale spesso appareche siamo ai primi posti in Italia per pre-senza di studenti stranieri e per accordi di

cooperazione internazionale, e ovviamentequesto è un fatto positivo.Circa tremila studenti e il 10% degli im-matricolati dell’Ateneo attualmente pro-vengono da altri Paesi. L’America Latinain generale è sempre stata un settore stra-tegico per la nostra università. E qui vorreinotare che un grande aiuto in tutti i sensici viene dal Ministero degli Esteri, il qualeci fornisce indicazioni e consigli su cosaoccorre fare per migliorare la nostra in-ternazionalizzazione. In questo periodosi sta insistendo in particolare sul Brasileper il programma “Scienza senza frontiere”che è partito da un paio d’anni e consentiràa molti studenti brasiliani di venire inItalia - e anche a Genova - con borse distudio del loro governo.La presenza di Casa America è utile siasul piano operativo sia su quello puramenteculturale, consentendo tra l’altro all’Ateneodi approfondire i contatti con le comunitàlatino-americane di Genova e della Liguria.Abbiamo in particolare utilizzato il CINDA,un consorzio di cooperazione tra universitàeuropee (dell’Europa del Sud in realtà) elatino-americane. Siamo anche stati per

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FCA e Ateneo genovese, insiemeper l’internazionalizzazioneMICHELE MARSONETPRESIDE SCUOLA DI SCIENZE UMANISTICHE DELL’ UNIVERSITÀ DI GENOVA

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molto tempo l’unica università italianapresente in tale consorzio, in compagniadi molte università spagnole, soprattutto,e portoghesi.Non è possibile in uno spazio così brevemenzionare tutte le iniziative di CasaAmerica alle quali l’Ateneo ha contribuitoa vario titolo. Mi limito quindi a menzio-narne alcune cui ho partecipato perso-nalmente. Il convegno “Giornate del-l’Uruguay” (maggio 2006); il convegno“Juan Bosch tra Italia e Repubblica Do-minicana” (novembre 2009); la celebrazionedel centenario della scoperta di MachuPicchu (luglio 2011); le giornate dellaCosta Rica (settembre 2013); “Messico-Italia. Accordi bilaterali e iniziative istitu-zionali, economiche e culturali” (febbraio2014). A queste aggiungo altre due ma-nifestazioni organizzate dal Centro in Eu-

ropa, diretto da Carlotta Gualco, che aCasa America è strettamente collegato.“La Nuova Europa da 15 a 25 Paesi”(maggio 2004), e il convegno internazionale“Genova, la Romania e l’Europa” (gennaio2010), i cui atti sono stati in seguito pub-blicati in volume.I legami di Genova e della Liguria conl’America tutta, settentrionale, centrale emeridionale, sono sempre stati molto in-tensi. Da qui partivano molti dei nostriemigranti, e in molti Paesi di quel conti-nente, dal Canada agli Stati Uniti, dal-l’Uruguay all’Argentina, dal Cile al Perù,sono tantissimi i cittadini che portano uncognome italiano e, spesso, ligure. È ungrande merito di Casa America fornirealla città e alla regione l’opportunità di ri-flettere sulla sua storia in contatto costantecon l’Ateneo genovese e i suoi docenti.

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L'eta� della spensieratezza

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Già tre lustri: Buon Compleanno, CasaAmerica! Più di due secoli di età ci se-parano ma due punti ci accomunanonella nostra attività: far cultura e occu-parci di migrazione.Per prendere a prestito il linguaggioweb di una qualunque home page, achi non ci conosce rispondo alla do-manda: chi siamo? La Società Econo-mica è stata fondata nel 1791 da ungruppo di notabili laici e religiosi del-l'epoca. La sua mission era, ed è tuttora,quella di favorire lo sviluppo economicoe culturale del territorio con il pragma-tismo illuminista che caratterizzava lafilosofia dell'epoca. Ha potenziato l'ar-tigianato attraverso lo sviluppo dellafiliera del legno. Ha dato un impulsoallo sviluppo dell'agricoltura e dell'al-levamento attraverso l'introduzione dimetodi e di conoscenze scientifiche diprovenienza americana e nord europea.Ha favorito la creazione di molte scuolesul territorio con la conseguente alfa-

betizzazione della gente comune e hacreato e gestisce tuttora un'importantebiblioteca aperta al pubblico. Conquesto si è voluto migliorare la qualitàdella vita della gente di Chiavari e delsuo Circondario in un periodo in cuimancava del tutto lo Stato sociale. Haassolto, e continua ad assolvere, a quellache era, ed è, la sua missione socio-culturale. Questa attività non ha certoinfluito sul fenomeno migratorio cheha caratterizzato la seconda metà del18° Secolo e l'inizio del successivo; haperò contribuito a rendere la gente,proveniente prevalentemente dal mondorurale, più consapevole dei propri mezzi,delle proprie potenzialità e delle proprienecessità nel prendere la decisione diemigrare per andare a cercare un lavoroadeguato alle proprie capacità.Quello che poteva sembrare un impo-verimento si rivelò, invece, ben prestoun arricchimento del nostro Territorio.Gli emigranti andavano in cerca di for-

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Auguri Casa Americadalla Società Economica di ChiavariROBERTO NAPOLITANOPRESIDENTE DELLA SOCIETÀ ECONOMICA DI CHIAVARI

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tuna, per lo più la trovavano, spessotornavano ma sempre e, comunque, leloro rimesse e i loro investimenti con-tribuivano a creare un ricco interscambioculturale che si traduceva anche in unosviluppo delle attività produttive, eco-nomiche e finanziarie. Quest'ultima èstata particolarmente fiorente. Grazie,infatti, all'emigrazione nacquero e sisvilupparono Istituti di Credito comela Banca Ghio, Banca Zanone, Bancodi Chiavari e della Riviera Ligure equella di Amedeo Giannini che sarebbediventata la famosa Bank Of America& Italy. Fiorente fu anche l'attivitàedilizia che ha trasformato in parte il

paesaggio di questo territorio e anchequella scolastica nella preparazione deiragazzi che dovevano saper fare di contoper raggiungere gli emigrati che, nelfrattempo, erano diventati imprenditorie commercianti.Tutto questo per dire che la culturadella migrazione ha sempre fatto partedella missione della Società Economica,molto spesso intermediaria nelle vie dicomunicazione e, assieme ai Consolatidel Perù, dell'Ecuador e altri, punto diriferimento tra gli emigrati e la lorogente locale. Ma quando si dice emigratiper le "meriche" si intende - soprattuttoper il Tigullio - parlare con particolare

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senso di affetto e di vicinanza, a quellidell'America Latina e, ancor più, a quellidell'Argentina e del Cile dove più nu-merosa è la collettività giunta ormaialla quarta o alla quinta generazione,ancora fiera delle sue origini. Come si diceva, più di due secoli dopo,Casa America, singolarmente ma nona caso, veniva fondata non in una capi-tale, come avviene negli altri paesi, mabensì a Genova, città simbolo dell'emi-grazione per il suo porto di partenza ditantissimi bastimenti pieni zeppi ditanti emigranti tra cui moltissimi Liguri.A ricordare quella epopea storica, aGenova esiste uno straordinario Museodel Mare e dell'Emigrazione, unico almondo.Oggi Casa America si interessa di questirapporti ma in direzione opposta. Ineffetti, il flusso migratorio in questiultimi decenni si è orientato soprattuttoda parte di popolazioni autoctone sudamericane verso il nostro paese e, inbuona parte, verso la Liguria. La co-munità latino-americana più numerosanella nostra Regione è quella ecuado-riana seguita da quella peruviana. ACasa America il compito di mantenerevivi i loro legami culturali e far conoscerea noi i loro paesi d'origine.In questi primi quindici anni, un periodorelativamente breve, straordinari sonostati l'efficienza e il dinamismo di CasaAmerica. Non passa quasi giorno senzache venga annunciata o ricordata unanuova iniziativa o un nuovo evento.Non si contano tutte le conferenze, i

corsi di lingue iberiche, le tavole rotonde,le mostre fotografiche e di pittura, glispettacoli di teatro, le presentazioni dilibri, film, recital di musica, incontricon personalità del panorama artisticoe della cultura, del mondo politico, so-ciale e imprenditoriale del continenteamericano. In questa eccezionale attivitàculturale, noi, iscritti alla Fondazione,abbonati e assidui lettori dei suoi Qua-derni e del Centro in Europa, abbiamoavuto il piacere di collaborare alla pro-mozione e all'organizzazione di alcunieventi di un certo rilievo e di significatostorico e culturale. Ne citiamo alcuni, iprimi che ci vengono in mente, a titoloesemplificativo.Abbiamo celebrato insieme nel salonedella Provincia a Genova l'anniversariodell'Unità d'Italia con un riferimentoparticolare alle vicende americane diGaribaldi e di altri personaggi del Ri-sorgimento come Giuseppe Mazzini eNino Bixio, anch'essi di origini chiavaresio del Tigullio. Congiunta fu anche la grandiosa gior-nata dedicata al Perù, con la presenzadel suo Console, celebrata nei salonidella Società Economica e conclusasicon un ricevimento da Defilla. In quellaoccasione, di grande interesse fu la con-ferenza della compianta chiavareseprof.ssa Clara Caselli, docente di Eco-nomia all'Università di Lima e di Ge-nova. Tra l'altro, Clara portò il saluto diun altro grande ligure in terra americanache è il fondatore e responsabile del-l'Università di Lima, Monsignor Lino

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Panizza, Vescovo della Diocesi di Cara-bayllo, insignito dalla Società Economicanel 2005 della Fronda d'Oro per il per-sonaggio ligure famoso nel mondo. Parlando di personaggi liguri famosi inAmerica, è stato presentato il dizionariodei cognomi dei primi italiani in Americadel Nord, illustrato dal celebre fumettistaRenzo Calegari, dove tra altri, si narravaanche di Suor Blandina nel Far West edi altre famiglie di origine ligure.Ma non solo di America si è parlato, di-scusso e dibattuto in Società Economicama anche di Europa, di Liguria e di CittàMetropolitana temi sempre di attualità

in questo mondo globalizzato dove, piùche mai, dobbiamo cercare di conservarela memoria delle nostre radici culturali.Per concludere possiamo dire che se siè potuto iniziare, dieci anni fa, ad in-staurare dei rapporti di piacevole colla-borazione tra le nostre due associazioni,è grazie anche alla conoscenza e allastima personale di coloro che ancoroggi presiedono queste due importantiAssociazioni, l'On.le Roberto Specialee il Cav. Dr. Roberto Napolitano.

Grazie, Buon Anniversario e Buon La-voro Casa America!

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Pyramide of Tikal, Guatemala

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In un recente viaggio di studio alle isoleCanarie ho potuto constatare il persisteredell’interesse per la cultura genoveseancora presente in quelle isole atlantiche.Non solo nelle chiese e nei musei esistonoopere d’arte di scuola genovese: pitturee sculture, ma anche nelle bibliotechesopravvivono documenti che testimonianoi legami fra l’antica Repubblica di Genovae la Provincia insulare della Spagna. Il segno di un particolare legame conRecco, paesone che, nel XIII secolo, diedeorigine ad una famiglia di mercanti chesi trasferì ben presto a Genova ove fecefortuna e venne anche iscritta fra le fa-miglie nobili, si trova in un patio dellaCasa de Colòn a Las Palmas de GranCanaria. Si tratta di una riproduzione ri-dotta della scultura all’ingresso del palazzocomunale del centro rivierasco che ri-produce le fattezze di Nicoloso da Recco,navigante e commerciante di spezie chenel 1341 compì un viaggio di riscopertadelle isole Canarie su cui scrisse il grande

Boccaccio. Le fattezze di Nicoloso sonostate sistemate su una tavoletta di legnod’olivo e regalate anni fa dal Comunerecchese all’istituzione culturale della ca-pitale grancanaria.Un altro segno della considerazione delvalore della spedizione di cui era capoNicoloso e della sua narrazione di quantosi andava scoprendo lo si trova nel rin-novato edificio che ospita a Santa Cruzde Tenerife, la capitale dell’isola omonima,in due vetrinette in cui sono espostedelle pelli di leoni marini, una delle merciportate in Portogallo dagli equipaggi diNicoloso ed un accenno al viaggio delnavigatore recchese. Un’ulteriore testimonianza dei legamifra Genova e le Canarie si trova nellacittà di San Sebastian de La Laguna, ca-pitale storica dell’isola di Tenerife, modellodi edilizia insediativa esportato succes-sivamente in molte città americane. Sitratta del grande palazzo della famigliaLercaro, ancora presente con i suoi di-

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Quanto dell’antica storiagenovese è ancora presente alle Isole CanarieSANDRO PELLEGRINISTORICO

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scendenti nella storia di Tenerife moderna.Quella casa è oggi di proprietà del governoinsulare ed è adibita a Casa Museo, sem-pre aperta con le sue dipendenze, allavisita degli interessati. E’ un edificio sei-settecentesco, tipica casa spagnola insu-lare, con una serie di patii interni attornoa cui si svolgeva la vita di una famigliamolto ricca che aveva legami con la cittàdi origine fino a tutto il Settecento. Lotestimoniano ancora visivamente duericche carrozze.La famiglia Lercaro ha lasciato un ric-chissimo archivio famigliare nelle manidi tre diverse istituzioni pubbliche locali.Raccoglie documenti dalla fine del ‘500a tutto l’800 che testimoniano l’esistenza

di problemi famigliari, di affari, commerci,legami interfamigliari. La maggior partedi essi è raccolta nella Biblioteca Univer-sitaria del Campus di Guajara e già dame visionati qualche anno fa per ricavarneun volumetto in cui ho raccolto e duplicatooltre 200 documenti, moltissimi scrittiancora in italiano in pieno Settecento,che testimoniano continui rapporti conGenova. Sia per reclamare il propriotitolo di nobiltà e parti di eredità, sia perchiedere l’invio da Genova a Tenerife diabiti e scarpe adeguati al proprio livellosociale, ma anche per sollecitare fornituredi riso, di materiali speciali per adornarela propria casa.Visitando la Biblioteca universitaria si

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Allegria

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ha la bella sorpresa di scoprire che i fal-doni dell’archivio Lercaro sono stati nelfrattempo passati attraverso più mani diDocenti e studenti che hanno censito idocumenti presenti in ciascuno di essi.Si tratta del primo passo per ordinarlicon una cadenza temporale e quindiper argomenti, temi famigliari, interessilocali, interessi genovesi, interessi mer-cantili aperti sull’Europa ma anche versogli Stati Uniti appena costituiti, e allecolonie spagnole, a seconda della sceltache vorranno effettuare quanti si occu-pano di riordinare questa ricchissimaraccolta documentale che è anche unospaccato secolare della vita insulare. Daalcuni studiosi locali ho avuto la segna-lazione della presenza fra i primi notaireali operanti a Tenerife anche di unoriundo genovese: il notaio BernardinoGiustiniani, di un ramo di quella famiglia,attivo nell’isola per quasi 50 anni. Lasua documentazione, già studiata in locomerita una nuova attenzione anche da

parte nostra. Il notaio “genovese” harogato di preferenza in favore di genovesigià residenti in quella ed in altre isoledelle Canarie o di passaggio con le loronavi. Vi sono altri documenti -in mag-gioranza- stesi a favore di altri cittadini,i primi abitanti della città di San Cristobalde La Laguna per alcuni secoli la capitaledell’isola. Si tratta di atti stesi a favore dicittadini spagnoli, di discendenti deiGuanci originari, di francesi, olandesi,inglesi, fiamminghi. Una testimonianxadi come fin dall’inizio della dominazionespagnola l’isola di Tenerife e le altre seiprincipali dell’arcipelago, siano divenuterapidamente un crogiolo di popolazionidiverse che hanno poi dato vita all’etniacomposita canaria. Un esperimento dicolonizzazione internazionale successi-vamente adottato in altre terre dell’enor-me impero coloniale spagnolo. Anchenella documentazione di altri quattronotai insulari del medesimo XVI secolo,si possono trovare atti riferiti a “mercantigenovesi” presenti e attivi nelle Canariefin dall’indomani della loro integrazionecompleta nella monarchia di Castiglia,a partire dal 1496. Quei documenti ser-vono a testimoniare, ancora una volta, iforti legami esistenti fra Genova ed igenovesi e quelle isole atlantiche chedopo i viaggi di Colombo e di BartolomeoDiaz divennero una base importantedelle rotte atlantiche fra l’Europa, leAmeriche, l’Africa e l’oceano Indiano.Quindi importanti per un piccolo popolodi navigatori e di mercanti qual’era quellogenovese, per secoli padrone dei mari.

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Assemblé

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Quindici anni sono tanti, in un mondo,poi, che cambia così velocemente, sonodavvero una eternità.Casa America, con il suo lavoro, le suepubblicazioni e le sue analisi socio-po-litiche, è diventata nel tempo un puntodi riferimento importante e qualificatoper le Istituzioni, le imprese, le Asso-ciazioni, che hanno interesse per il con-tinente americano.Anche i circoli culturali, come il nostrodi Imperia, dedicato al Generale ManuelBelgrano, liberatore e padre della Patriaargentina, nati molto tempo prima eprecisamente nel 1987, hanno sempretrovato nella FCA un porto sicuro perinformazioni, collaborazioni, documenti,iniziative.La Fondazione, che Tu, Roberto, haifondato fin dalla nascita, si è semprecaratterizzata per profondità culturalee grande apertura.È cresciuta nel tempo, anche di frontea difficoltà finanziarie, perché ha saputosempre volare alto ed avere, pur nelcambiamento continuo economico, so-ciale e politico della società, una solida,

argomentata, linea storico culturale digrande spessore.Ho potuto toccare con mano, avendofatto parte per alcuni anni del comitatoscientifico, quanto varie e qualificatesiano state le iniziative portate avanti,nei diversi settori di intervento, senzamai cadere in strumentalizzazioni diparte o, peggio, in quel "mugugno"continuo diventato sport nazionale.La valorizzazione dell'America Latina,nel mondo ed in Italia, la scopertaattenta e scientifica dell'opera degli Ita-liani in questo continente, la visionedella immigrazione in Italia e in Liguria,come portatrice di grande ricchezzaculturale, economica e sociale, hannodato a Casa America un ruolo moltoimportante nel panorama politico ita-liano.L'Italia ha sempre più bisogno di Am-basciatori nel mondo e, in particolare,in quella parte come il Sud Americache oggi è in grande sviluppo e ribollenella pentola della globalizzazione.Per questo motivo è fondamentale chestrutture come la FCA siano finanziate

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FCA, un porto sicuro anche per le associazioniGIOVANNI RAINISIOGIÀ PRESIDENTE DEL CIRCOLO “MANUEL BELGRANO” DI IMPERIA

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The winner

e sorrette dalle Istituzioni Pubbliche,oltre che da tutti noi.Caro Roberto ho scritto volentieri questepoche righe perché penso che Tu meritida parte nostra un riconoscimento perla quantità, la qualità e l'intensità dellavoro svolto.Senza esagerare, Genova e la Liguria sa-rebbero culturalmente molto più indietrosul terreno dei rapporti internazionali

senza la presenza di Casa America. Unanazione ed una regione con la propriastoria tutta sul mare hanno bisogno dicoltivare sempre di più i propri legamicon altri popoli e altre culture.Per questo motivo spero che Casa Ame-rica possa sempre meglio svolgere ilcompito che si è prefissa.Anche se può risultare un po' vetusto:AD MAIORA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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Alla luce della mia personale esperienza,l’impegno svolto in questi anni dallaFondazione Casa America, non solo aGenova e in Liguria ma anche in ambitonazionale, è risultato particolarmentepositivo per due ragioni. Innanzitutto, per avere favorito - in unasostanziale assenza di iniziative in ma-teria da parte di altri soggetti (pubblicio privati) - una conoscenza della realtàsociale, economica e politica del conti-nente latino americano. Un impegnoche assume non solo una dimensioneculturale, ma rappresenta anche un vei-colo per la miglior comprensione dellastoria e della tradizione di molte migliaiadi nuovi “residenti” liguri, provenientidai paesi dell’America Latina.I numerosi incontri tematici e le setti-mane di presentazione della realtà disingoli paesi hanno presentato unarealtà in profondo cambiamento: assu-mendo come punto di osservazione ilprofilo per me di maggior interesse (larealtà costituzionale di quegli ordina-menti), non può non colpire il possenteprocesso di democratizzazione e di su-

peramento delle dittature militari cheha caratterizzato la quasi totalità degliStati, l’approvazione di testi costitu-zionali evoluti che fanno rientrare apieno titolo il continente americano al-l’interno del costituzionalismo demo-cratico occidentale. Così come non vatrascurato il carattere innovativo di al-cune soluzioni costituzionali (ad esem-pio, l’esperienza dei Tribunali elettorali

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Un continente in evoluzioneGIANCARLO ROLLAPROFESSORE DI DIRITTO COSTITUZIONALE ALL’UNIVERSITÀ DI GENOVA

Morin Robles David - Mostra ex libris Il generale Giu-seppe Garibaldi. Le imprese e i ricordi.

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a tutela della regolarità delle elezioni),nonché la funzione educativa in temadi libertà e di diritti svolta dall’esperienzadella Corte americana dei diritti del-l’uomo che - al pari della nostra Corteeuropea - contribuisce ad elevare glistandard di tutela dei diritti fondamen-tali.In secondo luogo, l’impegno culturaledella Fondazione Casa America ha rap-presentato un valido partner per l’Uni-versità genovese. Come Direttore delCentro di ricerca sui sistemi costituzionalidel Dipartimento di Giurisprudenzadell’Università di Genova, debbo rin-graziare la Fondazione Casa Americaper il patrocinio e la collaborazione (or-ganizzativa e scientifica) data ad alcune

comuni iniziative universitarie: svoltesinelle aule dell’Ateneo o nella sede dellaFondazione. A questo proposito, è statopossibile organizzare interessanti incontrisu temi di interesse, come gli effettiistituzionali della crisi finanziaria del-l’Argentina, le trasformazioni dellaforma di governo di molti Stati versoun’attenuazione del modello “statuni-tense” di presidenzialismo, la nuovaCostituzione bolivariana del Venezuela,le influenze tra il costituzionalismo eu-ropeo e americano nel XIX secolo. Perqueste ragioni mi auguro che la Fon-dazione Casa America possa continuare,pur tra le difficoltà, la sua attività arri-vando alla celebrazione del 30 anno diattività.

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Rio Agua Azul, Agua Azul, Chiapas

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Poter scrivere sulla Fondazione CasaAmerica, per celebrare la sua inaugu-razione quindici anni fa, è un grandeonore e privilegio, considerando ciòche rappresenta per la cultura italo -latinoamericana. Casa America dallasua fondazione è stata l’AmbasciataCulturale latinoamericana non solo inItalia ma nell’Unione Europea. Questaè stata l’ambizione del suo ideatore,fondatore e grande promotore, RobertoSpeciale e, per raggiungere questo obiet-tivo, egli si è impegnato a tempo pieno,senza limiti né sosta. Il risultato, dopoquindici anni di questo impegno, èl’esistenza di una vera e propria, grandeAmbasciata Culturale latinoamericana

con sede a Genova, come dimostratopienamente dalle sue concrete realiz-zazioni culturali, economiche e sociali.Dopo un meditato lungo periodo di pro-grammazione, tentativi e verifiche af-frontate dal suo ideatore, on. Speciale,specialmente con le autorità e istituzionigenovesi, la Farnesina e l’Istituto ItaloLatino Americano, nel 1999 Casa Americasi costituisce formalmente come fonda-zione e comincia a funzionare senzamai fermarsi nella programmazione dieventi e manifestazioni culturali. La sceltadella città di Genova come la sua sedenon è stata casuale ma la conseguenzadella costatazione del suo passato storico,del suo patrimonio culturale e della sin-

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Fondazione Casa America:ambasciata culturale di America Latina in Italia e nell’Unione EuropeaEDUARDO ROZO ACUÑA1

GIÀ PRESIDE DELLA FACOLTÀ DI GIURISPRUDENZA DELL’UNIVERSITÀ DI URBINO

1 Professore Ordinario ed Emerito delle Università Externado de Colombia, Università di Boyacá edell’Università degli Studi di Urbino, dove è stato Preside della Facoltà di Giurisprudenza, Membrodel Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione.

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golarità di essere stata culla del grandescopritore delle Americhe, CristoforoColombo e, in tempi posteriori, il portodi partenza delle grandi emigrazioni ita-liane, tra la fine del diciannovesimosecolo e il primo ventennio del ventesimo,cosi come delle successive ondate emi-gratorie che seguirono la Seconda GuerraMondiale.Casa America, in questo contesto, hapotuto esercitare un’altra funzione fon-damentale, in questo caso in senso con-trario, dall’America verso l’Italia. La Fon-dazione ha sempre voluto contribuire adiffondere nella Penisola una maggioreconoscenza del grande patrimonio storicoe culturale latinoamericano, con il mag-giore degli esiti, come dimostrato dallasua permanente attività editoriale, con-vegnistica e seminariale tecnico-scientificae di informazione socio-economica non-ché dal suo forte impegno nell’organiz-zazione di eventi del massimo livelloculturale nel campo del teatro e dellamusica. Le sue permanenti pubblicazioni,conferenze e tavole rotonde, gli spettacolidi teatro, i recital di musica, la presenta-zione di libri e film, le mostre fotografichee di pittura, gli incontri con i grandiesponenti e personalità della cultura e

del mondo imprenditoriale italo-latinoa-mericano hanno portato la FondazioneCasa America ad essere realmente edeffettivamente una vera e propria Am-basciata Culturale dell’America Latinain Italia in Europa.La Fondazione Casa America ha svoltoe svolge anche un ruolo, una funzionedi grande importanza per l’integrazioneculturale dei paesi latinoamericani e fraquesti e gli Stati europei e, per megliosvolgerla e raggiungere questo obiettivo,Casa America è membro della reteRCCAE, centro direzionale delle CaseAmeriche europee e degli istituti culturalilatinoamericani, di cui fanno parte 75istituzioni da 25 paesi tra cui Argentina,Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Perù,Stati Uniti, Uruguay, Venezuela, Austria,Francia, Germania, Portogallo, Spagna,Svizzera2. I rapporti istituzionali di CasaAmerica si realizzano anche con le rap-presentanze diplomatiche con sede inItalia, con la Farnesina, le Università, imusei e le istituzioni che svolgono unafondamentale funzione per la cono-scenza, a trecentosessanta gradi, del-l’America Latina, tra cui l’importantis-simo Istituto Italo Latino Americano3 eil Centro Altreitalie4. E, nell’America

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2 Fondata nel 2002 come struttura di cooperazione e coordinamento che si riunisce annualmente inEuropa o in America e si propone di scambiare informazioni, opinioni, esperienze, ma anche diorganizzare punti di riflessione comuni su singoli temi come in occasione dell’incontro del 15 e 16ottobre 2009 a Genova (Casa America) sul tema migrazione e cultura nelle Americhe. 3 Organismo internazionale con sede in Roma, di cui fanno parte l’Italia e le venti Repubbliche dell’AmericaLatina, secondo la Convenzione internazionale ratificata dalle menzionate repubbliche nel 1966. 4 Centro di studi e ricerca sulle migrazioni italiane nel mondo, fondato nel 2005 a seguito delle attivitàportate avanti dalla Fondazione Giovanni Agnelli e che, dal 2009, funziona nel contesto dell’AssociazioneGlobus et Locus.

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Latina, la Fondazione Casa Americacollabora con le rappresentanze diplo-matiche italiane presenti, con gli istitutiitaliani di cultura, le scuole italiane, leassociazioni di italiani, i giornali, leriviste e i siti internet in italiano.Come riaffermato, il puntuale funzio-namento e il costante lavoro di CasaAmerica nei quindici anni di esistenzain pro dell’America Latina è stato sem-pre esemplare, ma non potendo entrarea fondo nella materia, si deve almenoricordare che in questi quindici anni laFondazione non si è mai fermata unsolo momento nella programmazionee realizzazione di grandi SettimaneCulturali su tutti i paesi latinoamericani;nell’organizzazione e presentazione di

Mostre e Proiezioni; nella Presenta-zione di libri, non solo di quelli pub-blicati dalla stessa Casa America che,come si rileva più avanti, sono innu-merevoli, ma anche di quelli pubblicatidalle più importanti case editrici italianee americane sull’America Latina e suoirapporti con l’Italia e l’Europa e vice-versa; Conferenze, Incontri e Mani-festazioni sulle più interessanti ed im-portanti tematiche, come sul MacchuPicchu, la Quinua delle Ande, Sullestrade del Pisco, la Cultura e la FilosofiaInca, il Congresso Portuale Internazio-nale, Il Venezuela di Chávez e dopoChávez, il Brasile oggi, il Perù e l’AmericaLatina, solo per menzionare alcune. In questa sintetica memoria, come ul-teriore prova del grande e lodevolelavoro della Fondazione Casa America,è di fondamentale importanza riepilo-gare le sue più importanti pubblicazionidegli ultimi anni:

2015: Bolivia. 2014: Color y Vida: 20 artisti per FridaKahlo; Frida Kahlo: Tra Messico e Italia.2013: Venezuela - Italia: Storia, attualità,futuro - Il pensiero Politico dell’AmericaLatina.2012: Ecuador, Paese del “buen vivir” -Perú. Incontro al futuro - Il calcio tra Italiae America Latina. L’esempio di Genova. 2011: Il Messico - Migranti latinoamericanie sistema finanziario - Porti e Città: Genova,La Spezia, Savona e America. Una strategiaglobale e locale - Italiani a Cuba. 2010: Brasile. Un grande Paese che guarda

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il futuro - Il Viaggio Inaspettato (storia diun gruppo di marinai italiani e ligurimembri dell’equipaggio di 10 navi mer-cantili fatti prigionieri dalle autoritàmessicane allo scoppio della SecondaGuerra Mondiale) - Va là che vai bene(L’emigrazione da Masone e dalla ValleStura verso l’America tra Ottocento eNovecento) - Il Risorgimento italiano.Una grande storia scritta dai giovani -Il Paraguay - Repubblica Dominicana.Juan Bosch e l’Italia. 2009: I primi italiani in America del Nord- Dizionario biografico dei liguri, piemontesie altri - Storie e presenze italiane tra Set-tecento e Ottocento - Un Mare di Sviluppotra l’Italia e America Latina (Porti, trasportie logistica) - Migrazione e cultura in

America e in Europa - Tra Italia e Perù:l’attualità di Antonio Raimondi. - Cuba -Immigrazione e integrazione in Liguria(sulla presenza degli immigrati latinoa-mericani e mediterranei in Liguria). 2008: Argentina - Guatemala - Garibaldi.Iconografia tra Italia e Americhe. 2007: Giuseppe Garibaldi: liberatore globaletra Italia, Europa e America - Il GeneraleGiuseppe Garibaldi e l’America Latina.Le imprese e i ricordi - Italiani in AmericaLatina - Sguardi latinoamericani in Liguria- 500 Anni dopo Colombo - I RapportiCommerciali tra Unione Europea e AmericaLatina. 2006: La Sfida di Colombo. Oltre l’Oceano- Dizionario storico biografico dei Liguriin America Latina. Da Colombo a tutto ilNovecento - Il Grifone e l’Armadillo. L’in-terscambio di immagini culturali tra ledue sponde dell’Oceano - Il RisorgimentoItaliano in America Latina. 2005: Risorgimento tra due Mondi. Im-magini del Risorgimento Italiano inAmerica Latina.

Conclusivamente, con grande sicurezzasi può affermare che un’attività culturalecome la precedente non ha paragoneed è proprio per questo motivo che laFondazione Casa America ben si meritail grande ed eccezionale titolo di Am-basciata dell’America Latina in Italia enell’Unione Europea, e nei riguardi delsuo Fondatore e Presidente, on. RobertoSpeciale, italiani e latinoamericani, au-torità e cittadini dobbiamo essere pe-rennemente grati e riconoscenti.

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I primi quindici anni di Fondazione CasaAmerica rappresentano indubbiamenteun bel traguardo, soprattutto in un ambitodi attività non facile di questi tempi.Molti di noi infatti, e Fondazione CasaAmerica in particolare, hanno cercatodi tenere vivo l’interesse nell’AmericaLatina in un Paese, come l’Italia, doveciò dovrebbe risultare un compito age-vole grazie ai legami storici e culturalitra le due aree. Tuttavia, bisogna prendereatto del fatto che quella che dovrebbeessere una solida alleanza basata suinteressi comuni, anche in campoeconomico, ha perso parte del suo fa-scino sia presso l’opinione pubblicache presso gli imprenditori.In particolare, i temi economici dovreb-bero ricevere una ben maggiore atten-zione da parte italiana sulle potenzialitàdei Paesi latino-americani (e viceversa).Per molti anni abbiamo sostenuto chevi fosse un chiaro interesse da partedelle imprese italiane a guardare al-l’America Latina non solo come mer-cato, ma anche come partner nelle pro-prie strategie di internazionalizzazione.

Tuttavia, a parte l’eccezione rappresen-tata da talune grandi multinazionaliitaliane da anni ben insediate in AmericaLatina, le imprese medie e piccole sem-brano oggi meno interessate di un tem-po, probabilmente a causa della (errata)percezione di una maggiore convenienzaa ricercare opportunità in Paesi piùvicini, nell’Unione Europea allargata opoco distanti dai suoi confini, ovveroin Asia. Abbiamo a lungo anche coltivatoil disegno di esportare il nostro modellodi piccole e medie imprese e dei distrettiindustriali in America Latina, sia perchéritenuto adatto a quei Paesi, sia peravere un interlocutore in sintonia conla nostra realtà imprenditoriale, ma an-che qui i frutti sembrano essere abba-stanza scarsi. La crisi economica poinon ha certo aiutato, obbligando molteimprese più a concentrarsi sulla propriasopravvivenza, che a perseguire strategiedi sviluppo.Infine, va registrata anche una certa di-sattenzione da parte della classe politica,al di là di affermazioni o occasioni difacciata, e comunque con un grado di

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Italia e America Latina, unarelazione che resta strategicaCARLO SECCHI DIRETTORE DELL’ISLA E PROFESSORE ALL’UNIVERSITÀ BOCCONI DI MILANO

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attenzione e perseveranza ben lontanodai nostri “concorrenti” nelle relazionicon l’America Latina, Spagna in primoluogo, ma non solo. Anche da parte la-tino-americana la situazione politica ditaluni Paesi non ha certo aiutato, ali-mentando incertezze che hanno sco-raggiato l’attività imprenditoriale.Tuttavia, è chiaro l’interesse dell’AmericaLatina a diversificare le proprie relazionieconomiche rispetto ai legami con gliStati Uniti, non solo verso l’Asia, maanche e soprattutto verso quella partedell’Europa dove il dialogo anche eco-nomico risulta più facile e dove le com-plementarietà sembrano più evidenti.Analogo interesse permane dal nostrolato, non solo per motivi validi da tempo,ma anche alla luce della necessità distringere alleanze per meglio fronteg-giare le sfide competitive poste dalla

globalizzazione. E ciò va tenuto benpresente guardando verso il futuro, nelmomento in cui sembra che l’economiamondiale stia consolidando la ripresaper lasciarsi alle spalle la crisi economicadegli ultimi anni.È quindi importante riprendere una vi-sione strategica dei rapporti economicicon aree selezionate del mondo concui “cooperare per competere” nell’eco-nomia globalizzata e il potenziale traItalia e America Latina, seppure adattatoai tempi, non sembra mutato rispettoalle analisi che venivano svolte primadella crisi. In tale contesto l’attività diFondazione Casa America può risultarepreziosa nel mantenere un terreno fertilea tali scopi, per cui l’augurio non puòche essere quello di festeggiare ancoramolti compleanni con la soddisfazionedi risultati tangibili per il lavoro svolto.

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Chiosco di piazza, stato di Jalisco

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Il rapporto proficuo e continuo fra Ge-nova e la Liguria e il continente ameri-cano ebbe inizio fin dalle prime spedi-zioni di scoperta ed esplorazione euro-pee, a cominciare dal primo viaggio diColombo, che fu seguito da diversi ma-rinai liguri, ed al tentativo di circumna-vigazione del globo di Ferdinando Ma-gellano, al quale presero parte con ruolidi un certo rilievo navigatori del calibrodi Giovanni Battista Ponzerone e LeonPancaldo. Questi contatti proseguironoininterrottamente nei secoli successiviper raggiungere il loro vertice nel corsodell’Ottocento nell’ambito dell’emi-grazione di massa, un fenomeno cheha portato una massa consistente di li-guri a stanziarsi, molti definitivamentee in diversi casi in posizioni di rilievo,sia nell’America centrale e meridionaleche in quella settentrionale, fornendospesso un rilevante contributo alla cre-scita e allo sviluppo economico, politicoe culturale di quelle nazioni e di quei

territori lasciando in tutti i campi tracceprofonde e significative: uno dei casipiù emblematici si può considerarequello del quartiere Boca di BuenosAires dove ancora oggi si continua aparlare il dialetto ligure. In questi ultimi decenni è andato invecesviluppandosi il fenomeno, altrettantoimportante, dell’insediamento nel ter-ritorio ligure, e soprattutto a Genova,di numerose comunità lationamericane,un fenomeno che ha posto e continuaa porre complessi e delicati problemilegati alle pratiche dell’accoglienza edell’integrazione, come si può dedurre,fra le tante occasioni di dibattito e di-scussione che si sono dipanate sull’ar-gomento in questi ultimi anni, dallalettura degli atti dell’incontro “Dialogosull’immigrazione, approccio europeoe realtà ligure”, svoltosi proprio a Genovail 18 dicembre 2008, e da uno dei Qua-derni di casa America, il terzo, dedicatoa “Immigrazione e integrazione in Li-

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Genova e il continenteamericano: emigrazione ed immigrazioneFRANCESCO SURDICH GIÀ PRESIDE DELLA FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA DELL’UNIVERSITÀ DI GENOVA

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guria”, frutto di una ricerca sulla presenzadegli immigrati latinoamericani e me-diterranei, attenta alle buone pratiche,al dialogo interculturale e al contestonazionale e comunitario. Un quadernoche, accanto ai tanti altri pubblicati nelcorso degli anni, rappresenta una delletante testimonianze dell’ampio spazioche, grazie anche al contributo ed allacollaborazione dei consolati dei paesidi origine delle comunità latinoameri-cane residenti a Genova, ha semprededicato a questi problemi Casa Ame-rica, fin dalla sua fondazione che harappresentato un’intuizione lungimi-rante, sia con giornate di studio e con-vegni, che conferenze, mostre e pub-blicazioni che si sono inserite nell’ambitodi un’attenzione riservata alla storiapiù ampia della presenza italiana nelNuovo Mondo.Questa istituzione ebbe fra l’altro perlungo tempo la sua sede di fronte aquel porto che, non va dimenticato,rappresenta una testimonianza viventedi questa epopea che all’epoca del-l’emigrazione di massa ne fece il puntodi riferimento anche della gran partedegli Italiani che abbandonarono laloro patria per trasferirsi nel continenteamericano. Ma già nei primi decennidell’Ottocento i marinai liguri avevanocominciato ad avere spesso un ruolorilevante nell’America meridionale as-sumendo il controllo del traffico degliestuari e dei fiumi del bacino del Riodella Plata e, per un certo periodo,anche delle rotte commerciali col Brasile,

l’America settentrionale e le Antille. Inparticolare in quel periodo oltre tremilaliguri operarono nella zona del Rio dellaPlata come proprietari, capitani o marinaidi bastimenti e barche per la navigazionea medio e breve raggio, ai quali i governilocali, appena usciti dalle guerre di li-berazione, affidarono spesso la rico-gnizione geografica e topografica deiloro territori, strumento preliminare in-dispensabile per qualsiasi progetto diristrutturazione politica e amministrativanel cui ambito ebbero poi in molti casianche il compito di avviare le primeiniziative di colonizzazione. Ma fu soprattutto dopo il fallimentodella Compagnia Transatlantica, che nel1852 aveva istituito due linee mensili,con partenza da Genova, per Rio deJaneiro e New York, che la rotta per leAmeriche sarebbe entrata gradualmentenei progetti e nelle iniziative degli ar-matori italiani ed in primo luogo diquelli liguri (Vignolo, Frassinetti, Musso,Montebruno, Pratolongo, Danovaro,ecc., fra i primi, seguiti successivamenteda Lavarello, Cerruti, Oneto, Piaggio,Bruzzo, Raggio, ecc.), incrementandoprogressivamente l’interscambio com-merciale col continente americano, masoprattutto i flussi migratori che fra il1871 ed il 1881 avrebbero superato le363.00 unità. Il loro controllo e la lorogestione sarebbe diventato col passaredegli anni un vero e proprio affareperché le navi destinate al trasportodegli emigranti potevano garantire unnolo consistente in grado di compensare

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anche i noli “poveri” o inesistenti deltrasporto di alcuni generi di mercanziee, avendo già guadagnato sul viaggiodi andata, potevano permettersi di ac-cettare noli più bassi nei porti esteri,soffiando in tal modo il trasporto dimerci preziose ad altre navi. Ricordiamoinfatti che già nel periodo compresofra il 1864 ed il 1869 i gruppi armatorialigenovesi più importanti furono in gradodi triplicare, grazie ai profitti accumulaticon queste iniziative (i soli proventi deiquasi 30.000 emigranti diretti a BuenosAires furono, per il periodo 1863-68,36 milioni di lire), il tonnellaggio dellaloro flotta, che passò da 5.428 a 13.700tonnellate di stazza. Tutto questo rese possibile anche uncrescente movimento di persone chevennero a conoscenza delle possibilitàe risorse che offrivano i territori dislocatidall’altra parte dell’Atlantico attraverso

il flusso di informazioni che accompagnòcostantemente il movimento marittimofra i porti delle due sponde alimentandoun massiccio stanziamento di italianinel continente americano, con particolareriguardo in un primo momento soprat-tutto all’Argentina e Brasile e in unaseconda fase agli Stati Uniti. Fra questiemigrati, come abbiamo già sottolineato,i liguri ebbero sempre un ruolo rilevantecome ha ben messo in evidenza un’im-portante iniziativa che Casa Americaha messo a punto nel 2006 con la com-pilazione, frutto di una lungo lavoro diricerca, e la pubblicazione di un preziosoDizionario storico biografico dei liguri inAmerica Latina, contenente, accanto acinque saggi di contestualizzazione delfenomeno, più di 2.100 schede biogra-fiche, relative ad artisti, scienziati, ma-rinai, esploratori, imprenditori, com-mercianti, artigiani, uomini politici.

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Maggio 2009. Convegno Porti Trasporti e logistica

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Fa sempre piacere celebrare gli anni-versari di un’istituzione culturale, etrattandosi di Casa America questo èancora più vero. Ho avuto la fortuna diseguirne le attività fin dagli inizi, invitatadal suo presidente Roberto Speciale afar parte del comitato scientifico poiché,occupandomi di migrazioni italiane, hoaffrontato nelle mie ricerche anchel’America Latina. Rimpiango di averpotuto seguire solo sporadicamente leattività perché purtroppo le distanze inItalia non sono segnate dai chilometri,ma dalle politiche dei trasporti che inquesti ultimi anni hanno allontanatoGenova e Torino. Vorrei qui soffermarmi su alcune dellecaratteristiche che distinguono la Fon-dazione Casa America.La principale direi è la poliedricità delleiniziative rivolte all’America Latina. Nelcorso degli anni la Fondazione è riuscitainfatti a operare in senso culturale, sociale,politico, economico e artistico − e pensoalla ricerca poi pubblicata nel Dizionario

storico biografico dei Liguri in AmericaLatina. Da Colombo a tutto il Novecento,alle belle mostre ospitate nei suoi locali ea quella recentissima su Frida Kahlo −coniugando ricerca e pubblicistica.Venendo a un campo a me più familiare,procedendo a braccio e cercando di ri-cordare gli innumerevoli annunci di ini-ziative portate avanti da Casa Americache puntualmente mi arrivano via mail,non solo si è occupata dell’emigrazioneitaliana nelle Americhe, ma cosa raraper i centri italiani laici, anche di immi-grazione dall’America Latina all’Italia.E anche qui negli anni ha saputo coniu-gare cultura e impegno sociale attraversocorsi e iniziative che hanno coinvolto lecomunità immigrate presenti a Genova.Casa America, come purtroppo moltedelle istituzioni culturali che operanonel nostro paese, in questi anni ha dovutosuperare momenti di crisi, ma ha saputoresistere, mi fa piacere pensare propriograzie alla forza dei suoi progetti.Auguri Casa America!

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FCA, cultura e impegno socialeMADDALENA TIRABASSIDIRETTORE CENTRO ALTREITALIE SULLE MIGRAZIONI ITALIANE

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La mia collaborazione con FondazioneCasa America come promotore e cura-tore delle mostre di ex libris latino ame-ricani e dedicati a Giuseppe Garibaldie alle migrazioni è nata dal desideriodi creare un momento di documenta-zione, di conoscenza, di presentazionee di informazione, per la cittadinanza,studenti, artisti, amanti della grafica,inteso come prima tappa di un costi-tuendo centro di documentazione del

grande patrimonio culturale della graficalatino-americana contemporanea, inprima istanza, della xilografia in parti-colare, la tecnica preferita e diffusa tragli Artisti latino americani, indipen-dentemente dalle fasce d’età, che godedi una grande tradizione popolare sianella diffusione delle immagini che neitesti. Nata per diffondere immagini re-ligiose dirette alla popolazione, con leprime stamperie delle missioni gesui-tiche, il passo al “mondo profano” fubreve. Fondamentale fu la xilografiacome mezzo di illustrazione e di diffu-sione in campo politico-sociale e nellacaricatura politica; ci fa partecipi diun’arte con incidenza politica e socialeove denuncia e satira sociale riflettevanole controversie che animavano l’evolu-zione sociale e politica di molte nazioniLatino Americane per divenire un’arteal servizio della cronaca quotidiana. Inquesta prima fase abbiamo posto at-tenzione all’ex libris, esempio di graficadedicata, sviluppato in epoca coloniale,ed integrato con l’arrivo di artisti emi-grati, ai primi del ‘900, o allontanatisi o

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Importanza dell’incisione nel dialogo con l’America LatinaGIAN CARLO TORRESTORICO DELL’EX LIBRIS E COLLEZIONISTA

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esiliati per gli eventi bellici che colpironol’Europa tra il 1937 ed il 1945. La primamostra “Introduzione all’ex libris LatinoAmericano”, 27 aprile 2004, successi-

vamente esposta a Sestri Levante, nel2007 divenne itinerante in Messico,Città del Messico da metà settembrenel Museo del Periodismo y las artesgraficas, in collaborazione con la Pre-sidente dell’Associazione Messicana diex libris Selva Hernandez e Guadalajarain occasione della Fiera Internazionaledel Libro (29/11 - 07/12 2008). La mostra“Il Generale Giuseppe Garibaldi el’America Latina: imprese e ricordi” 6dicembre 2007 - 11 gennaio 2008, videla sola partecipazione, su invito, degliartisti latino americani e attraverso gliex libris ci mostrò, in questo anno dicelebrazioni garibaldine, come il Ge-nerale Garibaldi sia ricordato nei paesidell’America Latina. Numerose le sediche la accolsero: La Spezia, Ortona,Savona, Oneglia, Caracas, Guadalajara,Managua, El Callao, Lima, Asuncion.Con “Migrazione e cultura in Americae in Europa. Gli ex libris illustrano enarrano”(2009), successivamente itine-rante fuori regione (Chieri), una sele-zione di artisti italiani affronta ed illustrail tema migrazione e cultura. Mostre diex libris a tema furono organizzate perl’Incontro internazionale preparatorioalla IV Conferenza Nazionale Italia -America Latina e Caraibi (2009), e perl’incontro “Cibo e cultura della tavolaitaloamericana”(2013). La conoscenzadegli artisti ha permesso la loro adesionee la donazione delle opere, la collabo-razione del personale di Casa Americaha permesso la riuscita dei momentiespositivi.

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Dicembre 2007. Mostra ex libris Il generale GiuseppeGaribaldi. Le imprese e i ricordi.

Schvarzman Mauricio - Mostra ex libris Il generaleGiuseppe Garibaldi. Le imprese e i ricordi.

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L'intervento che segue è basato su al-cuni ricordi personali in diversi periodi.Comincio con Cuba. Per la generazionedei giovani politicamente impegnati de-gli anni '70 l'America Latina è stata unluogo dell'immaginario ideale soprat-tutto in riferimento alla figura di ErnestoChe Guevara (1928-1967), il modernoGaribaldi che aveva rinunciato a unruolo prestigioso quale era quello di Mi-nistro dell'industria del nuovo governocubano per diffondere la rivoluzione intutto il continente. Ma col passare deglianni Cuba si legò sempre di più al-l'Unione sovietica fino a perdere le suepeculiarità e instaurare un regime a par-tito unico che contrastava con lo spiritolibertario delle origini. Per fortuna il dia-logo avviato ultimamente con gli StatiUniti sembra aprire nuove prospettive.In Cile nel 1973 per protestare contro ilgolpe militare del generale Pinochet -appoggiato dalla CIA dei tempi di Ri-chard Nixon che destituì il legittimo go-verno democratico di Salvador Allende- in tutta Europa si diffuse un movi-mento di solidarietà senza precedenti.

In Italia il sindacato unitario della Fe-derazione Cgil Cisl Uil promosse in tuttoil paese una vasta campagna di solida-rietà (raccolta di fondi a favore delleforze democratiche, sostegno al sinda-cato cileno della CUT). In questa soli-darietà Genova diede un contributo diprimo piano. Ricordo personalmente (inquel periodo lavoravo nella Cisl) gli in-contri di delegati sindacali effettuali alCral dell'Italsider con la partecipazionedei rappresentanti della CUT (CentralUnica de Trabajadores de Chile) in esilio.Ricordo gli incontri col leader sindacalecileno Manuel Bustos (1943-1999) neinove mesi che trascorse in Italia ospitedal Dipartimento internazionale dellaCisl. Qualche anno prima, nel 1971, dastudente universitario alla facoltà di so-ciologia di Trento, avevamo salutato conorgoglio la concessione del Premio No-bel per la letteratura a Pablo Neruda. Ilpoeta nel suo discorso a Stoccoma sa-lutò l'amico “ammirato e caro, il presi-dente della Repubblica Salvador Allendein piena lotta per restituire la nuova in-dipendenza della nostra patria” e ri-

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Ricordi di un impegno che viene da lontanoSALVATORE VENTOSOCIOLOGO

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cordò anche “il cardinale della Chiesadel Cile che mi ha salutato spazzandovia le frontiere delle cose che ci diffe-renziano, delle idee che ci separano edelle lotte che ci uniscono”. A differenzadell'esperienza cubana molto ideologiz-zata, i fatti cileni li sentimmo più vicinia noi, quasi parte della nostra storia,quella della lotta antifascista e della Re-sistenza, infatti nei nostri incontri eranosempre presenti i rappresentanti del-l'ANPI. La sconfitta del governo di Uni-dad Popular porterà inoltre il segretariodel Pci Enrico Berlinguer ad una rifles-sione approfondita (pubblicata in tre ar-ticoli su Rinascita) che getterà le basidella successiva proposta di "compro-messo storico". In Argentina un'altraesperienza di fattiva solidarietà fu quellaa favore delle "Madres de Plaza deMayo" che lottavano per conoscere lasorte dei loro congiunti desaparecidosdurante la dittatura dei militari (1976-83). A questi ricordi si sommano l'espe-rienza personale dell'adolescenza vis-suta in Venezuela dov'ero emigrato conla mia famiglia. Qui avvenne l'incontroideale con la figura del Libertador Si-món Bolívar (1783-1830), molto vene-rata dai venezuelani di tutte le tendenzepolitiche. Invitato da una mia inse-gnante, partecipai alle prime manifesta-zioni democratiche dopo la caduta deldittatore militare generale Marcos PérezJiménez (1952-58). Iniziava una lungastagione dei governi in cui si alterna-vano al potere i democristiani di COPEI(Comité de Organización Política Elec-

toral Independiente) e i socialdemocra-tici di Acción Democrática (AD) con irispettivi leader (stimati per la loro pre-parazione politica e culturale quali Ra-fael Caldera e Rómulo Betancourt), coni quali, nell'ultimo quin dicennio domi-nato da Hugo Chávez Frías e dal suoerede Maduro, non intravvediamo piùnessun legame consistente. Oggi il Ve-nezuela attraversa una cruenta crisi eco-nomica e sociale: dalla scarsità dei ge-neri alimentari alle interminabili code

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La copertina della rivista della FML (I Consigli)

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nei negozi, che si prolungano per interegiornate anche davanti ai distributori dibenzina nonostante il Venezuela sia unodei principali paesi produttori di petro-lio; alla diffusa violenza contro le per-sone e le proprietà. Alla luce di questeesperienze personali ho partecipato conentusiasmo all'apertura della sede dellaFondazione Casa America di Villa Ro-sazza (alla biblioteca ho donato alcunimiei libri di letteratura spagnola). In par-ticolare mi piace ricordare l'incontro suldebito pubblico, organizzato da CasaAmerica in occasione del G8 a Genova,al quale parteciparono numerose per-sonalità latinoamericane che poi rico-priranno importanti ruoli politici nei lorogoverni. Purtroppo il frutto di questeanalisi, come di altre effettuate alla vi-gilia, sono state oscurate dalle violenzescatenate dai black bloc le cui immaginidominarono l'opinione pubblica. Oggila componente latinoamericana è atti-vamente presente nella nostra città, pe-raltro documentata nel 2004 da una ap-profondita ricerca promossa da CasaAmerica in collaborazione con GiulianoCarlini del Cedritt (vedi il nostro volumeI latinoamericani a Genova, De FerrariEditore, 2004). Attraverso interviste inprofondità, questionari per la rilevazionequantitativa, focus group, riprese video,sono state ricostruite le dinamiche deiprocessi migratori e dell'inserimentonella realtà genovese. Il 1999 risultava

l'anno nel quale gli immigrati ecuado-riani superavano i marocchini. Nel 2002nella prima puntata del programma te-levisivo "Genova la memoria il futuro"avevo registrato alcuni momenti dellamessa in spagnolo alla Chiesa dei fran-cescani di Santa Caterina, una novitàche destò l'interesse dei telespettatoriche mi chiedevano spiegazioni. A di-stanza di dieci anni la loro presenza ènotevolmente aumentata, i due mag-giori gruppi hanno avuto la seguenteevoluzione:

PAESI 2000 2014Ecuador 3.048 16.711Perù 1.333 2.797

A questi si devono aggiungere circa2.300 latinoamericani di altri paesi (Re-pubblica dominicana, Colombia, Cile,Bolivia, Brasile, Cuba) per un totale ge-nerale di circa 22.000 cittadini latinoa-mericani regolari. Una presenza cosìmassiccia è dovuta non tanto al ri-chiamo della struttura produttiva dellacittà quanto dalla sua composizione de-mografica (elevato indice di vecchiaia,alto numero di anziani che vivono soli)che richiede interventi assistenziali co-perti in larga misura da donne immi-grate. Nella nostra città ci sono le con-dizioni affinché si possa passare daincontri “tra separati in casa” all'elabo-razione di progetti condivisi.

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Quanto realizzato in quindici anni daCasa America è un piccolo miracolocostituito in primo luogo proprio dalpermanere della sua presenza oggi aGenova. La missione fondante di CasaAmerica è infatti la fertilizzazione dellerelazioni internazionali che necessaria-mente evoca l'apertura al mondo ester-no. Chi conosce Genova e la Liguria sache affermare come valore positivo laloro uscita dai propri confini per ab-bracciare un universo più ampio è im-presa estremamente complessa. Fannopremio sulle possibilità di collegamentoda sempre offerte dal mare e su quelleoggi messe a disposizione dalle nuovetecnologie della comunicazione da unlato l'orografia che costringe tra mare emonti un territorio esteso in lunghezza,isolato dal resto del Nord d'Italia epoco coeso al suo interno, dall'altro lascarsa propensione al nuovo della gensgenovese e ligure. Aggiungerei la grandeparsimonia di questa nelle relazioniche travalichino ambiti familiari, amicalie professionali. Strano per una città euna regione che hanno visto per secoli

l'intraprendenza mercantile e finanziariacome caratteristica del proprio sviluppo.Affidato però quest'ultimo più al singoloaffare che a investimenti di lungo ter-mine che, quando ci sono stati, sonospesso venuti da fuori. In questo am-biente difficile è nata e si è sviluppataCasa America avendo attenzione a rial-lacciare e rinforzare i non pochi intrecciculturali, talvolta ormai laceri, di unterritorio che, a dispetto delle sue chiu-sure, è stato largamente attraversatoda emigrazione e immigrazione di-spiegatesi prevalentemente col mondolatinoamericano. Senza il contributo diCasa America i flussi migratori sarebberorimasti episodi di sradicamento dallamadrepatria piuttosto che occasioni dicreazione di nuove relazioni. Casa Ame-rica ha costruito, spesso a partire dafili esilissimi, ponti e strade sulle valli ei deserti dell'abbandono mettendo incampo iniziative che non hanno di-menticato nessun paese latinoamericanoe hanno sovente solcato il mare evalicato l'Appennino esplorando tuttigli aspetti dell'umano prodigarsi: le arti,

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Alla ricerca di percorsi nuoviSTEFANO ZARAGIÀ DEPUTATO DEL PARLAMENTO ITALIANO E PRESIDENTE CONFINDUSTRIA GENOVA

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la letteratura, in generale la cultura, maanche il commercio, gli affari, la finanza,la storia e la politica. Mi piace guardarea Casa America in questa dimensionedi “esploratore” di percorsi nuovi o disentieri abbandonati che tiene alta aGenova la fiaccola dell'amicizia, dellasolidarietà e della pace fra i popolibasate sulla reciproca conoscenza esugli scambi. Genova e la Liguria sono

ormai attraversate da evidenti sintomidi declino. Sono convinto che, in unmondo sempre più interconnesso, illoro rilancio passi dalle capacità diaprirsi lungo i percorsi tracciati da CasaAmerica piuttosto che implodere in unultimo abbandono all'egoistica autore-ferenzialità. Parados salmente sono piùGenova e la Liguria ad aver bisogno diCasa America che non viceversa.

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Luglio 2012. Julio Maria Sanguinetti parla a Palazzo Tursi, Genova

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Paolo Emilio Taviani, senatore a vitaROBERTO SPECIALE

Ci ha aiutato e confortato nella fasepreparatoria e iniziale di decollo dellaFondazione Casa America ed è statoprezioso. Ci siamo frequentati molto inparticolare negli ultimi anni e si èstabilito tra di noi un intenso rapportodi vicinanza e di amicizia. Gli ho pro-posto quindi di assumere l’incarico dipresidente onorario della Fondazioneed ha accettato subito e con entusiasmo.D’altra parte l’interesse per l’AmericaLatina di Paolo Emilio era naturale, peril grande, dettagliato e scientifico lavoroche ha compiuto su Cristoforo Colombo(ci donò molte copie della sua produ-zione monumentale e imprescindibileper chi vuole studiare il grande Navi-gatore) e per i viaggi che ha compiutoe le numerose lauree honoris causa cheha ricevuto da molti Paesi latinoameri-cani. Ho potuto constatare direttamente

in molte occasioni la conoscenza e lastima che ha circondato Paolo EmilioTaviani in tutta l’America Latina.

Boris BiancheriROBERTO SPECIALE

Ci siamo conosciuti quando era presi-dente dell’ANSA e della FIEG. Ci siamoincontrati più volte ed è emersa, circo-stanza che non conoscevo, la sua origineligure, di Ventimiglia in particolare. Erauna persona di grande sensibilità e divasta cultura. Sono riuscito anche acoinvolgerlo nella presentazione a Romadi un mio libro, proposta che BorisBiancheri ha accettato di buon grado. Isuoi libri scritti negli ultimi anni (Ilnuovo disordine globale. Dopo l’11 set-tembre,Università Bocconi Editore, Mi-lano, 2002; Elogio del silenzio, Feltrinelli,Milano, 2011) danno il senso di unaevidente raffinatezza di pensiero e diuna capacità di narrazione per me ina-spettata. Gli ho proposto di far parte

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Chi ci ha lasciato

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del Consiglio d’Amministrazione diFondazione Casa America anche perusufruire delle sue vaste conoscenze edei suoi consigli ed ha accettato. Rara-mente purtroppo è riuscito ad esserepresente per i suoi numerosi impegniromani ma ci siamo sentiti e consultatisempre. Era una persona che ho stimatomolto e che ricordo con gratitudine.

Franco SborgiROBERTO SPECIALE

Molto è stato detto su di lui come pro-fessore universitario e come studiosodi arte. Poco invece sulla sua passioneper l’America Latina e sul contributoimportante che ha apportato alla Fon-dazione. Ci siamo conosciuti già moltianni fa. L’amicizia si è consolidata inoccasione di una bella mostra sull’artedella Resistenza a Palazzo Ducale. Ac-compagnavo l’amico Antonio Gadés,notissimo ballerino e scenografo spa-gnolo di flamenco e lui ha spiegatotutto con maestria e partecipazione. Halavorato assieme ad altri al Dizionariostorico biografico dei Liguri in AmericaLatina e alle diverse iniziative e pub-blicazioni su Garibaldi e il Risorgimentoitaliano in America Latina e sulla mostrache abbiamo allestito a Palazzo Ducale.Le sue conoscenze ci hanno permessodi scoprire artisti e percorsi culturali diquel continente che ignoravamo. Siamostati assieme a Cartagena das Indias inColombia, in Argentina ed Uruguaysulle tracce di Colombo, Garibaldi e

Mazzini. Ha insistito con me in questeoccasioni per visitare diversi cimiteri diquei Paesi. Mi suonava strano e gliel’hodetto ironicamente. Aveva ragione luiperò: lì si trovavano artisti e opere digrande importanza culturale e attraversoquella lettura si scoprivano dei percorsidi vita. Un uomo mite ma determinatocon qualche limite di organizzazionesul quale abbiamo scherzato più voltema con una forte ironia e con grandespirito di osservazione. Grazie Francoper la tua professionalità e l’amiciziache ci hai dato.

Genova-Lima, andata e ritornoCLARA BENEVOLO E RICCARDO SPINELLI

Tutto ha inizio nel 2000, quando laProf.ssa Caselli si rende disponibile acollaborare, con altri docenti italiani eperuviani, all’ambizioso progetto dicreare una nuova università, senza scopodi lucro, nella periferia nord di Lima.Ne è promotore Mons. Lino Panizza,chiavarese di nascita, Vescovo della Dio-cesi di Carabayllo. Una diocesi con oltredue milioni di abitanti, una condizionesocio-economica difficile e il bisognodi una realtà educativa che ne promuovae sostenga lo sviluppo umano ed eco-nomico. Nasce così l’Universidad Ca-tólica Sedes Sapientiae (UCSS) com-posta da due facoltà, Scienze Econo-miche e Scienze dell’Educazione, rite-nute prioritarie per costruire - nelle pa-role di Mons. Panizza - un “uomo nuo-vo” che sappia essere protagonista

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della sua vita e contribuire allo sviluppodella realtà che lo circonda. Clara Caselli è protagonista e principalepromotrice di questa opera a cui apportala sua competenza e cultura economicae gestionale e la sua grande umanità.Oggi le Facoltà sono diventate sei, lesedi si sono moltiplicate e gli studentisono 7000, tra corsi di laurea e post-laurea. La UCSS è diventata un puntodi riferimento ben oltre i confini delsuo contesto di origine: è un’eccellenzaa livello peruviano nella formazione enella ricerca, con forti legami col territorioe un ruolo sempre maggiore nello svi-luppo culturale ed economico del Paese. Ricordiamo il primo Master in “Econo-mia e gestione dei processi di globaliz-zazione”, organizzato dalla Facoltà diEconomia in collaborazione con laUCSS, l’Università di Trento e lo IULMe cofinanziato dal Ministero dell’Uni-versità e della Ricerca Scientifica. Il ma-ster si è svolto in parte a Lima e inparte a Genova dove gli studenti peru-viani hanno trascorso un semestre distudio e tirocinio. Oltre all’aspetto didattico, la collaborazioneha riguardato anche la ricerca, contribuendoad accrescere l’interesse della comunitàaccademica verso l’America Latina. Un rapporto, tra Genova e Lima conun mutuo arricchimento che, da quelloaccademico, si è presto esteso ad altriambiti. Innanzitutto, dal punto di vistaistituzionale, ricordiamo il proficuo coin-volgimento in diversi progetti della Re-gione Liguria e della Provincia di Ge-

nova, nonché di altre realtà quali laFondazione Casa America. La collaborazione tra Genova e Limadeve pertanto molto alla Prof.ssa ClaraCaselli, prematuramente scomparsa il30 settembre. Ella ha rappresentato peril nostro Ateneo un prezioso ponte conla realtà dei Paesi in via di sviluppo,contribuendo così ad un'apertura cul-turale nei confronti di queste realtà.Chi scrive ne è stato testimone ed èonorato di averla potuta ricordare nellepagine di una rivista che, proprio nelprimo dossier di quest’anno, dedicatoall’internazionalizzazione, aveva ospitatoun suo articolo.

Clara Caselli (1947 - 2013)

Dal 1993 professore ordinario di eco-nomia e gestione delle imprese pressola facoltà di Economia dell’Universitàdove ha iniziato la sua carriera nel 1970come borsista e poi come assistenteordinario e successivamente professoreincaricato.A partire dal 1970 ha svolto un’intensaattività scientifica e professionale conla partecipazioni a gruppi di lavoro in-ternazionali, ha coordinato numerosiprogetti di ricerca ministeriali e del Cnr,è stata componente di comitati scientificie di direzione di riviste, ha svolto attivitàdi formazione e di consulenza per entipubblici (Regione Liguria) e privati.Nell'ambito di una convenzione firmatadall'Università di Genova, nel 2000 èdiventata preside della facoltà di scienze

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economiche dell’Università Sedes Sa-pientiae di Lima - Perù occupandosidella sua organizzazione e promuovendoun’intensa attività di ricerca in loco (suitemi delle piccole imprese e del lorosviluppo, del passaggio dall'informalitàalla formalità, del rapporto con le grandiimprese, delle prospettive dell'economiasolidale), creando altresì una iniziale retedi relazioni con l'America Latina (Co-lombia, Argentina, Ecuador). Nel 2010,lasciata la presidenza della facoltà, assumela direzione della scuola di formazionepost laurea (escuela postgrado).L’attività pubblicistica è stata intensis-sima. Dal 1980 le pubblicazioni scien-

tifiche (tra le quali una decina di libri)sono state oltre 150 e hanno riguardatotematiche molteplici dall’internaziona-lizzazione alla finanza, alle piccole emedie imprese, allo sviluppo territoriale,al turismo, al non profit.Noi la ricordiamo intensamente per lasua collaborazione nel comitato scientificodi Fondazione Casa America, per i suoiscritti nella nostra Rivista, per le numeroseiniziative pubbliche che ha animato neglianni scorso sul Perù e non solo. Nesiamo stati coinvolti nell'amicizia da uncarattere rigoroso nell'operato scientificoma ironico sempre e denso di umanità.Clara, ci manchi molto.

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Fonte della Vita, Monterrey, Nuevo Leon

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DALL’AMERICA LAT INA

RIFLESS IONI E ATT IV ITÀ

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Estoy vinculado con la Fundación CasaAmerica prácticamente desde sus orí-genes. El dinamismo y el contagiosoentusiasmo del On. Roberto Speciale,demostrado con creces durante sus vi-sitas a la Argentina, me sumaron ense-guida a la tarea que la institución des-arrolla en bien de las relaciones entreItalia y América, y particularmente delos vínculos entre Liguria y el NuevoMundo, a la que éste se halla unidodesde el momento mismo del Descu-brimiento.La realización de encuentros de histo-riadores con el objeto de analizar la pre-sencia de Garibaldi en momentos cru-ciales de la historia de Italia y de lospaíses americanos, me permitieron apre-ciar la trascendencia de la labor de estaentidad, concretada entonces en el palaciode Villa Rosazza y ahora en la via deiGiustiniani, ubicada en el mismo centrohistórico de la ciudad, que va muchomás allá de la evocación de los grandespersonajes del pasado, pues se ocupade las expresiones políticas, sociales yculturales de nuestro tiempo.

Recuerdo particularmente el Congresorealizado en noviembre de 2005, acercade “Il Risorgimento italiano en AméricaLatina”, que originó una amplia revisiónde aquel proceso y de su gravitación através del pensamiento y la acción desus principales exponentes. Las figurasde Garibaldi, Giuseppe Mazzini, Gio-vanbatista Cuneo y otros, fueron evo-cadas en relación con la influencia queejercieron en las ideas y en los modosde organización de instituciones queayudaron al proceso de organizaciónnacional de los respectivos países.Otro encuentro importante del que tuvela satisfacción de participar, fue la Con-ferencia Internacional acerca de “Giu-seppe Garibaldi: liberatore globale traItalia, Europa e América”, que se efectuóen julio de 2007, coincidente con la re-alización del encuentro de Grandes Ve-leros, en el que junto a otras bellasnaves del mundo, participó la FragataLibertad, a cuya plana mayor pertenecíen dos ocasiones, y en la que lleguéuna vez más a Génova con motivo dela Gran Regata Colón 92.

ArgentinaUn dinamismo contagioso

MIGUEL ANGEL DE MARCOGIÀ PRESIDENTE E MEMBRO DELL’ACCADEMIA NAZIONALE DI STORIA DI BUENOS AIRES

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Las conferencias, encuentros científicosy literarios, exposiciones de arte, es-pectáculos de bailes de los países deAmérica cumplidos por la Fundaciónhan sido y son muy valiosos. Tambiéndeseo señalar la promoción de diversaspublicaciones, en particular de librosbellamente ilustrados, y la presentaciónde obras de autores americanos, quetienen en Casa America un ámbito na-tural para exponer el fruto de su labor

intelectual. Los argentinos nos hemosvisto beneficiados de la labor que lainstitución realiza.Por todo lo dicho, no cabe sino felicitaren los fructíferos años de vida de la Fun-dación, al On. Speciale, y señalar la laborde todo su equipo, con un recuerdo es-pecial para Andrea Gualco, atento y eficazen esta valiosa empresa cultural a la queauguro éxitos y creciente influencia en elcampo de la cultura italo-latinoamericana.

La plaza del congreso a Buenos Aires

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Quindici possono essere tanti o pochi,ma sicuramente gli ultimi hanno portatoa un forte sconvolgimento di equilibriconsolidati e hanno realmente cambiatoil mondo, imprimendo una svolta enor-me agli assetti politici e geo-economicimondiali. Cito solo due episodi: la gra-vissima crisi internazionale apertasidopo il crollo di alcune principali banchedi affari statunitensi, ma effetto del-l’eccesso di cartolarizzazione e di finanzatossica diffusa a livello internazionale,e l’affermarsi di un radicalismo musul-mano con effetti destabilizzanti a livellomondiale.Per dire che il mondo di oggi è radical-mente diverso dal passato recente, ep-pure in questo lasso di tempo la Fon-dazione Casa America è stata un puntodi riferimento sempre attuale e che anziha precorso molte tendenze dello svi-luppo di una realtà geo-economica

sempre vicina culturalmente all’Italia,ma sotto molti versi poco nota e consi-derata estranea alla vera matrice delpopolo italiano.L’attualità di una istituzione sta nellasua capacità di interpretare i tempi eproporre (nel caso in questione) di-scussioni, dibattiti, iniziative che acui-scono un interesse per i temi trattati eche creano una vera e propria commu-nity su questi aspetti.Ho conosciuto Roberto Speciale e il suoteam diversi anni orsono, nella mia qualitàdi Presidente della Camera di Commercioitaliana a San Paolo del Brasile e di Rap-presentante di Area Mercosud nel Con-siglio di Assocamerestero, l’associazioneche raggruppa le Camere di commercioitaliane all’estero. Subito emersero pro-fonde consonanze tra il progetto culturaledella Fondazione e l’azione e l’originedelle Camere italiane nel mondo.

BrasileQuindici anni dedicati alla scoperta dei tanti volti dell’America Latina

EDOARDO POLLASTRI1

PRESIDENTE DELLA CAMERA DI COMMERCIO ITALO-BRASILIANA DI SAN PAOLO

1 Past President di Assocamerestero e Presidente della Camera di Commercio italiana a San Paolo delBrasile

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In quegli anni l’America del Sud attra-versava fenomeni contrastanti: i postumidi crisi valutarie si intrecciavano conuna “nuova utopia” di creare un mercatounico per i principali paesi della regione(il Mercosul appunto) che apparivacome una risposta effettiva per contra-stare il blocco NAFTA (Canada, USA,Messico) e quindi l’egemonia statuni-tense. I riferimenti erano di fatto Brasilee Argentina, le altre realtà paese risul-tavano molto poco note, il Venezuelaappariva come una terra di contrasti.Casa America cercava di inserire il di-battito geo-economico sulla matricesociale, portava avanti un discorso moltomoderno che, a partire dalle comunitàall’estero, nel nostro caso comunità dibusiness, puntava a valorizzare e rinvi-gorire un interesse concreto ed operativoper le realtà Sud-Americane. Per dirla in sintesi cercava di intrecciarestoria e futuro e in questo aveva forticonsonanze con il progetto delle Camereitaliane all’estero, che nate dall’emi-grazione italiana in Sud America sisono poi evolute come moderni centridi business.Ma sicuramente il periodo più fervidodi collaborazione è stato durante glianni in cui sono stato presidente diAssocamerestero e al contempo Sena-tore eletto nella circoscrizione Americadel Sud. Perché in quel periodo hoavuto modo di inserire, all’interno deidiversi eventi di Casa America cui hopartecipato, una più forte e diretta va-lenza di ordine sociale, in quanto la

mia veste istituzionale di parlamentareeletto all’estero mi ha portato anche arappresentare e portare nelle sedi didibattito e di discussione le istanze chepiù direttamente venivano dal mondodel sociale, oltre che da quello delleimprese e delle comunità di affari.Sotto molti versi le iniziative di CasaAmerica hanno aperto piste di discus-sione che erano ben presenti nel nostroPaese all’estero, ma poco noti nel di-battito politico e culturale in Italia. Il Sud America in Italia risponde ancoraa una immagine per molti versi oleo-grafica, la conoscenza dei paesi è moltoapprossimativa, quelle delle possibilitàdi sviluppo delle aziende italiane ancorameno nota. Ciò dipende anche dal fattoche le due grandi economie dell’Area,il Brasile e l’Argentina hanno mono-polizzato l’attenzione (anche per il loroessere importanti destinazioni di flussimigratori) e per motivazioni differentisi presentano di non facile approccio,in particolare dal punto di vista dellasemplice esportazione dei prodotti equesto finisce per considerarle cometerre di opportunità ma molto ostichead un primo approccio. Nel caso poidell’Argentina le vicende legate al suodebito internazionale hanno finito peravere strascichi non positivi sull’im-magine internazionale.Questi aspetti hanno quindi finito peroscurare le grandi potenzialità di altreeconomie con funzione di piattaforma edi cerniera che, magari in maniera più si-lenziosa e meno appariscente, si sono af-

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fermate negli anni: pensiamo al Cile il cuisistema economico è molto più liberaledi quello di altri economie molto piùgrandi e forti, ma anche Panama, per lasua posizione strategica, la Colombia, chepresenta anch’essa grandi potenzialità dipiattaforma logistica, ecc. In linea generale oggi i cosiddetti paesidell’Alleanza del Pacifico (Costarica, Co-lombia, Perù, Cile includendo anche ilMessico), stanno trovando nuova linfaper il loro orientamento più liberale,rispetto a quelli del Mercosud (Brasile,Argentina, Uruguay, Paraguay e Venezuela),

che si caratterizzano per un orientamentopiù protezionista. La grande costruzionedel Mercosud è poi in crisi proprio per letensioni che si sono scatenate tra le dueprincipali economie e per la posizionesempre un poco singolare nei rapportiinternazionali del Venezuela. Nel tempo i paesi dell’Alleanza del Pacificosi sono configurati come economie piùridotte in termini di potenziali di acquistoe di consumo, ma sotto molti versi menocomplesse per un approccio di pura espor-tazione e come hub verso altre economiedell’area o mercato di prova.

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San Paolo

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Ebbene in questo quadro di complessitàle iniziative di Casa America hannoconsentito di scoprire e rendere più fa-miliari in Italia realtà-paese meno note,di intrecciare la storia del business conquella della nostre emigrazione e conla ricchezza di matrici e di tradizioniculturali poco note.Per me che vivo in un paese di circa 200milioni di abitanti, pur essendo per motiviimprenditoriali attento a tutte le trasfor-mazioni dell’area, è stato anche un modoper scoprire aspetti inediti di realtà e po-tenzialità “nascoste”. In ciò è stata molto proficua la collabo-razione con diverse Camere di com-

mercio italiane all’estero di quelle aree,che hanno consentito di rappresentarele effettive potenzialità economichepoco note in Italia. Ecco perché se oggi il complessivo pano-rama delle opportunità-paese dell’AmericaLatina è più chiaro e noto non solo agliimprenditori italiani, ma anche a una fettaimportante della società civile, lo si deveall’azione che ha svolto con acume e lun-gimiranza Casa America, utilizzando tuttele diverse corde (economiche e sociali)per rinvigorire forme di collegamento chein molti casi rimontano a oltre un secolofa, con i fenomeni della grande emigrazioneitaliana nel mondo.

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Spiaggia di Boa Viagem

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Casa America de Génova es un puntode encuentro. Hace honor a la tradiciónde Génova donde se encuentra ubi-cada. No es necesario remitirse a losvínculos históricos entre esa repúblicay el nuevo mundo. Esos vínculos vanmás allá del llamado "siglo de los ge-noveses", que entre 1528 y 1627cuando la política genovesa con AndreaDoria cambia de orientación de Franciahacia España. Se hablaba de Génovacomo poderosa república marítima,puerta de Italia para España y las In-dias, cuyo influjo comercial se extiendemás allá del Mediterráneo occidental.Basta - como chileno - traer a la memo-ria la presencia de la emigración lígure,especialmente en Chile con Juan Bau-tista Pastene y, sobre todo, la enormesolidaridad italiana con la lucha por losvalores democráticos durante los oscu-ros años de las dictadura militares.Fue durante mi exilio en ese país quepude conocer - como un tiempo Mariá-

tegui descubriera la cultura progresistaitaliana, en especial a Gramsci - las lu-chas democráticas del pueblo italiano apartir del fascismo, la formación de larepública y el empeño de las grandescorrientes de opinión por avanzar parahacer realidad los valores de la Consti-tución fundada sobre el trabajo, las li-bertades y los derechos de las personas.Ese compromiso siempre estuvo ani-mado y orientado por una rica reflexiónteórica y política, que se prolonga hoyen el desarrollo del Derecho Público enla Escuela de Génova. Sin olvidar esosgrandes genoveses que contribuyeronal surgimiento de la Italia unida y mo-derna: Mazzini y Garibaldi.Las fuerzas políticas latinoamericanasse nutrieron de esa experiencia, de susgrandes conquistas y también de suscrisis. Todo lo cual se ha reflejado en elproceso de conquistas de una democra-cia que fundada en los principios y pro-cedimientos electorales, sea cada vez

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CileUn haz de experiencias e ideas

JOSÉ ANTONIO VIERA-GALLO GIÀ DEPUTATO E SENATORE DELLA REPUBBLICA DEL CILE

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más plena, deliberativa y participativa,según las características de cada país deAmérica Latina. A medida que el con-tinente avanzaba en el desarrollo, losintercambios con Italia se fueron ha-ciendo más amplios y profundos tantoen el campo económico como político,sin dejar de lado a la sociedad civil,asumieron también la dimensión pro-piamente gubernamental. Lo cual serefleja en la presencia latinoamericanaen diversos eventos en Italia como laFeria del Libro de Turín, los Festivalesde Cine, las Bienales de Arte y Arqui-tectura y próximamente la Expo MilanoNutrire il Pianeta, Energia per la Vita enque la presencia latinoamericana serásignificativa.Por su parte, las empresas italianas hanmultiplicado su presencia en AméricaLatina en múltiples campos como laenergía, las telecomunicaciones y la in-fraestructura, y lo mismo vale para unsin número de joint ventures a nivel dela mediana empresa, donde Italiaaporta su tecnología y su experiencia.Cada vez que se producen estos encuen-tros económicos, políticos, culturales osimplemente humanos, inmediatamentese produce una corriente de empatíapropia de personas que más allá de la co-yuntura que los motiva, se saben conti-nuadores de un mismo compromisoideal vivido en circunstancias diferentes.

Es preciso mantener ese flujo de conoci-miento recíproco y de intercambio de ex-periencias, y en ese terreno crucial sesitúa Casa America en Génova comouna puerta de entrada y de salida, comoun amable espacio que invita a continuaruna tarea que viene de muy lejos y quedebería proyectarse en el futuro. Es unámbito de encuentro progresista al cualmuchos estamnos ligados y agradecidos.

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2013 Giornate del Cile. Da sinistra Donato Di Santo,Roberto Speciale, l'ambasciatore Oscar Godoy Arcaya,José Viera-Gallo

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Il Maestro Francisco Mancipe, Direttoredella Banda Sinfonica Giovanile Muni-cipale della città di Duitama, nella re-gione di Boyacá in Colombia ed io, En-rico María Castaldo, cittadino genovese,residente tra il 2010 e il 2014 nella stessacittà di Duitama, vogliamo trasmetterela nostra esperienza attraverso questonumero doppio dei Quaderni di CasaAmerica, in occasione dei 15 anni dallanascita della Fondazione Casa Americae trasmettere anche i nostri ringrazia-menti alla Fondazione, al suo Presi-dente Roberto Speciale e a tutti i suoicollaboratori.I casi della vita hanno voluto che ilMaestro ed io ci incontrassimo per la-vorare insieme su un progetto volto aorganizzare diversi concerti in Italiadella Banda Sinfonica Giovanile di Dui-tama che era stata invitata a suonare inVaticano durante un’udienza papalepubblica del mercoledì.Non era sufficente un invito del Vati-

cano affinché 50 giovani musicisti, ac-compagnati dal loro vibrante Maestro,riuscissero a trovare i fondi per un viag-gio così costoso. Né le autorità locali,né l'organizzazione Culturama pote-vano giustificare la spesa a cambio deipochi minuti di concerto in Vaticano.Bisognava organizzare dei concerti chepotessero contribuire a giustificare leincessanti richieste di sovvenzione daparte del Maestro Mancipe per i suoigiovani musicisti e per il loro sogno diconoscere e suonare in Italia.Ed è lì che entriamo a ruota, prima ilsottoscritto e poi la Fondazione CasaAmerica con la quale, da subito, si in-staura un rapporto di collaborazione eintesa che va più in là di una semplicerichiesta di appoggio.La triangolazione Mancipe-Castaldo-Fondazione Casa America funziona cosìbene che in breve tempo si riescono adorganizzare quattro concerti, oltre allagià citata performance realizzata in Va-

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ColombiaUn rapporto di collaborazione e d’intesa

ENRICO MARÍA CASTALDO

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ticano. Pochi minuti, che grazie allasimpatia della Banda diventano mol-tissimi minuti durante i quali il saporemusicale colombiano invade di allegriala Piazza di San Pietro. Un evento sto-rico per i bimbi, i giovani e gli accom-pagnatori della Banda. Un MaestroMancipe en plena forma dirigerà ilgruppo con grande motivazione. Andora, Pegli, Camogli e Genova di-ventano quindi tappe importanti dellapresenza in Italia della Banda SinfonicaGiovanile che dopo Roma si dirige inLiguria.Accompagnati sempre da Casa Ame-rica, il Maestro Mancipe e la sua Bandahanno espresso il meglio della musicacolombiana, circondati sempre da un

grande gruppo di persone solidali edamanti della buona musica. Grazie a Fondazione Casa America ilsogno di questi giovani musicisti si èavverato ed insieme al Maestro Man-cipe e al sottoscritto si è dimostrato che,quando esiste motivazione, unione esolidarietà, tutto si può realizzare.Sono passati quattro anni da quel-l’esperienza straordinaria per tutti noima la passione con la quale abbiamolavorato alcuni mesi nell’organizza-zione dell’evento non si è spenta mi-nimamente. Rimane sempre accesagrazie alla sempre e costante attività infavore dei popoli latinoamericani e dellaloro cultura che Fondazione Casa Ame-rica riesce a sviluppare.

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La Banda giovanile di Duitama suona presso la scalinata del Carlo Felice

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La Fundación Casa America de Génovacumple 15 años propiciando el diálogoy el acercamiento cultural de esa ciudady el mundo iberoamericano y, más engeneral, con las Américas. En estos tresquinquenios de una vasta y efectiva con-tribución a un mejor entendimiento po-lítico que abre las puertas a lo económicoy comercial, a las inversiones y a la for-mación y promoción cultural, la CasaAmerica genovesa efectiviza un vínculonatural entre Génova y América Latina.Génova fue la ciudad natal de Colón,en Génova nacieron los primeros bancosy diferentes fórmulas para efectuar pres-tamos con tasas de interés variables.Desde Génova, miles de inmigrantesllegaron a América Latina junto a otrosprovenientes de España y de Europaque han contribuido al desarrollo deAmérica Latina y a mantener ese enlacey vínculo intelectual, cultural y afectivoentre ambas regiones. La Universidad para la Paz surgió hace35 años. Se constituyó en una iniciativa

universal a partir de la decisión del Go-bierno de Costa Rica, en 1980, de crearuna entidad capaz de darle a la huma-nidad una institución de educación su-perior que promoviera la resolución deconflictos y que contribuyera a la tole-rancia y a la coexistencia pacífica, entornoa los valores universales de la Carta deNaciones Unidas. Costa Rica - un paíspequeño ubicado en Centroamérica -ha ubicado los valores de promoción yprotección de los derechos humanoscomo un aspecto central en la construc-ción de la paz. Es un país que decidióabolir sus fuerzas armadas en 1949 yque ha promovido importantes resolu-ciones tendientes a buscar, sobre la basedel derecho internacional, la estabilidady la paz en el mundo. La propuesta cos-tarricense de un tratado internacionalsobre el comercio de armas - aprobadarecientemente por Naciones Unidas yque ha sido ratificada por su AsambleaGeneral - es un aporte más de este paísal dialogo, al multilateralismo y a la co-

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Costa RicaJuntos por la Paz

FRANCISCO ROJAS ARAVENA RETTORE DELL’UNIVERSITÀ DELLA PACE DI COSTA RICA

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operación internacional para la cons-trucción de un futuro en paz.Por iniciativa de la Casa America, juntocon el Municipio y la Universidad deGénova y el Centro de Iniciativa Euro-pea, organizaron un encuentro en elmes de octubre del año recién pasadobajo el título “Juntos por la Paz” Con elfin de aportar ideas a este encuentrofue invitado el Rector de la Universidadpara la Paz, con el fin de intercambiar yaportar ideas entorno a la búsqueda deeste valor universal esencial. Sin paz,no existe ningún derecho sobre nada.Sin paz, no se pueden efectivizar nihacer exigibles los derechos humanosbásicos. Por lo tanto, la paz se constituyeen el eje central de toda política en elmundo. Sin paz, no hay desarrollo hu-mano. Si la paz está ausente, no existeEstado de Derecho como base institu-cional fundamental y precondición parala estabilidad y la gobernabilidad de-mocrática. Sin paz, los derechos hu-manos universales, aprobados por Na-ciones Unidad en 1948, no se puedengarantizar, no se pueden efectivizar y,por lo tanto, las violaciones a los dere-chos básicos, a los derechos de los pue-blos, al derecho al desarrollo y al derechoa la paz misma, son puestos en cuestión.El rol de la Educación para la Paz esesencial, no sólo como lo demuestra elaccionar global de la UNESCO, sinoen contribuciones especificas vinculadasa la enseñanza de la paz en institucionesde educación primaria, secundaria, ade-más de la universitaria.

La Casa America, junto con la Univer-sidad, el Municipio y el Centro de En-señanza Europea, se propusieron re-flexionar sobre algunos nuevos condi-cionantes entorno a la paz, de quéforma la institucionalidad permite unamejor tutela de ella en el contexto globaly regional; y de qué manera es posibleavanzar juntos por la paz. La necesidadde reflexionar sobre los cambios en elsistema internacional, sobre los nuevosactores y la reformulación de los con-ceptos de seguridad, constituyeron eleje de la reflexión que llevó el Rectorde la Universidad para la Paz. En estesentido, destacó que el concepto de se-guridad humana seguía teniendo unavigencia significativa en el contexto deamenazas planetarias, particularmentedel impacto que posee el cambio cli-mático. Es importante recordar que, enforma paralela al diálogo Juntos por laPaz, la ciudad de Génova se encontróinmersa en una situación de crisisurbana como producto de un aluviónsobre la ciudad. Es decir, el cambio cli-mático no es algo que ocurra en “otroslugares”, amenazando la vida de po-blaciones en las islas del Pacífico o conmás huracanes en el Caribe. El cambioclimático lo vivió la ciudad de maneradramática, con un alto impacto en suhermoso centro histórico. Ello reafirmóla necesidad de visualizar las nuevasamenazas globales y la necesidad deuna acción coordinada entre gobiernolocal, estado nacional y sistema inter-nacional, para generar medidas de pre-

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vención y mitigación oportunas frenteal cambio climático, en el cual la res-ponsabilidad nos corresponde a todos.De igual forma, las jornadas de trabajoentorno a Juntos por la Paz posibilitaronestablecer un diálogo con la comunade Génova, que permitió reflexionarsobre el rol de la paradiplomacia, en elcual la coordinación diplomática deprovincias/ciudades - como en el casode Génova y su Casa America - sonesenciales en un mundo global e inter-dependiente. Ello reafirma la necesidadde participación de la sociedad civil enla búsqueda de mejores alternativaspara enfrentar las nuevas y viejas ame-nazas globales, así como promover eldiálogo intercultural, aspecto esencialen la extraordinaria labor de la Funda-ción Casa America genovesa.

Trabajar juntos por la paz es una tareapermanente de la Universidad para laPaz, la cual, a través de sus programasregulares de maestría - ubicados entornoa estudios para la paz; estudios degénero y construcción de la paz; edu-cación para la paz; derecho internacionaly derechos humanos, así como en loreferido a la resolución de disputas;junto con la formación especializadaen medio ambiente y desarrollo soste-nible, con especialidades en seguridadambiental y gobernabilidad, manejosostenible de recursos naturales, políticasde cambio climático y sistemas alimen-ticios sostenibles - posibilitan cumplircon la misión esencial de formar nuevasgeneraciones capaces de enfrentar losconflictos, buscar su transformación ycontribuir a alcanzar los valores uni-versales establecidos en el marco delas Naciones Unidas y los cuatro pilaresbásicos de su accionar en la actualidad:la paz, la defensa de los derechos hu-manos, el cambio climático y el des-arrollo sustentable. Conjuntamente, laCasa America contribuye de maneraesencial en la conformación de un es-pacio de diálogo y comprensión inter-cultural de la mayor importancia desdeGénova hacia Europa y en su vínculocon América Latina y el Caribe. Esfuerzosde trabajo mancomunados como el deJuntos por la Paz, reafirman la vocaciónen pro de la paz de nuestras institucionesy constituyen, en la práctica, un ejemplovalioso de la construcción de la paz aambos lados del Atlántico.

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Francisco Rojas, a destra, a Palazzo Tursi, Genova

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È per me motivo di gran piacere scriverequesto articolo nell’occasione del quin-dicesimo anniversario dalla nascita diFondazione Casa America, a Genova, chericonosciamo come una istituzione digrande importanza per lo sviluppo deirapporti tra le organizzazioni e i popolidell’America Latina e d’ Italia. Questoaspetto è particolarmente rilevante nelcaso di Cuba, dove esiste una discendenzaed emigrazione italiana molto attiva seppurnon di grandi dimensioni. Cuba lo sap-piamo non fu come altri paesi sudamericanioggetto di una grande emigrazione degliitaliani alla fine del secolo XIX e all’iniziodel secolo passato. Riteniamo come una cosa molto impor-tante la rivista Quaderni che stampa re-golarmente Casa America ed i numerimonografici che riguardano i paesi del-l’America Latina. Questi ci permettono

di conoscere in modo approfondito le re-lazioni economiche e politiche di ognisingolo paese con l’Italia, ma anche la si-tuazione sociale, culturale e storica del-l’emigrazione e dei discendenti italianiche si trovano in quel paese. La sua validitàè determinata dal contributo che apportanointellettuali, rappresentanti di organizza-zioni non governative ma anche con fun-zioni politiche e di governo, tutti di uneccellente livello. La sua diffusione inItalia e nel mondo anche attraverso i mo-derni mezzi di trasmissione come la postaelettronica sono la misura più evidentedel suo successo, tutti coloro che lo ricevanopossono essere adeguatamente informati;in definitiva ritengo sia oltre che utilemeritorio.Per le ragioni che ho sinteticamente sopraelencato, sono stato veramente felice chela Dott.sa Loredana Benigni, Segretaria

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CubaIl rapporto di amicizia dei Cubani con la Fondazione Casa America

ERNESTO MARZIOTA PRESIDENTE DEL COMITATO GESTORE

DELL’ASSOCIAZIONE CUBA ITALIA “MIGUEL D’ESTEFANO PISANI”

1 Il Dott. Ernesto Marziota è laureato in Giurisprudenza (1964), è presidente del Comitato Gestore dellaAssociazione Cuba Italia “Miguel D’Estefano Pisani” che attualmente conta circa mille associati tra italodiscendenti, italiani residenti e persone che manifestano interesse e amore per la cultura e la linguaitaliana in tutto il paese. L’autore ha ricevuto l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia, dalPresidente Napolitano, il 16 gennaio 2013. Il suo indirizzo e-mail è: [email protected]

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del Comitato Gestore della Associazionedi Amicizia Cuba Italia “Miguel D’EstefanoPisani” (l’unica organizzazione a caratteresociale di discendenti e italiani residentiesistente in Cuba) sia stata invitata comerelatrice alla conferenza “Italiani di ieri edi oggi a Cuba”patrocinata da FondazioneCasa America il 10 novembre 2010. Furonoinvitati anche l’Ing. Domenico Capolongo,ideatore e curatore della collana in novevolumi sul tema “Emigrazione e la Pre-senza Italiana in Cuba” (Roccarainola2002- 2010), il Dott. Raffaele Ciccarelli,autore di libri e saggi sulla presenza italianaa Cuba e altre personalità. Il risultato di questi sforzi collettivi è statoil libro titolato “Italiani a Cuba”, stampatonell’ aprile 2011. Voglio inoltre con grande piacere ricordareche un momento rilevante delle relazionidella Fondazione Casa America con Cubae la nostra Associazione è stata la visitache il suo presidente Roberto Speciale haeffettuato nel nostro paese in occasionedella XV Settimana della Cultura Italianain Cuba nei giorni 26 novembre - 2 di-cembre, 2012. In questa occasione all’Avananella Casa Garibaldi, sede della SocietàCulturale Dante Alighieri, ha inaugurato epresenziato a tre interessanti esposizioni,sul Generale Giuseppe Garibaldi e l’AmericaLatina, su Cristoforo Colombo Ammiragliodel mare oceano, e in ultimo emigrazionee cultura in America e in Europa. La suapresenza e la sua relazione sono statemolto importanti per far conoscere la suaistituzione e per iniziare le relazioni condiversi promotori della italianità in Cuba. A richiesta della Fondazione, il nostro

Comitato Gestore ha consegnato la ri-cerca ed i documenti sul cubano Brindisde Sala, notevole violinista che fu alunnodel professore Sivori, allievo di Paganiniin Italia. Non vorrei finire questo articolo senzariferirmi ai rapporti tra Cuba e Italia, chenella mia opinione e d’altri membri dellanostra Associazione sono buoni e conti-nuano a dare passi di progresso. Nonabbiamo statistiche disponibili, ma si puòosservare una positiva attività commercialeda parte degli imprenditori italiani che sitrovano a Cuba. Molte ditte italiane hannomostrato il loro interesse per conoscerele possibilità di investimenti nel nostropaese, durante le riunioni avute a Romae Milano l’anno scorso. A livello ufficialeci sono incontri periodici tra i ministeridegli affari esteri su aspetti di interessecomune, con enfasi nella successa visitaufficiale del Ministro degli Affari Esteri,Dott. Paolo Gentiloni Silveri, a Cuba il 11e 12 marzo scorso.In conclusione in questi quindici anniCasa America ha potuto fare conferenze,manifestazioni, pubblicare e diffonderelibri molto utili sui diversi aspetti dellaitalianità che si sono rivelati molto im-portanti per il lavoro di diffusione dellacultura italiana nei paesi dell’AmericaLatina. In prospettiva futura, riteniamo che sia divitale importanza che la Fondazione CasaAmerica possa avere le disponibilità fi-nanziarie necessarie per mantenere i suoicompiti culturali e sociali, ma anche perpoterle potenziare. Il grande lavoro finqui svolto ne fa fede.

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Nel dicembre 2003, il Consolatodell‘Ecuador apre a Genova, dove erapresente una numerosa comunità ecua-doriana. Dopo solo alcuni mesi si rea-lizzerà la prima proficua collaborazionecon Fondazione Casa America e il suoPresidente, Roberto Speciale. Una fattivacooperazione che prosegue costanteper oltre un decennio, affrontando epromuovendo trasversalmente gli ar-gomenti più diversi legati allo statodell’Ecuador ed al suo popolo: dallepolitiche pubbliche, all’interculturalità,alla storia, alla mega-biodiversità, alletematiche ambientali nell’Amazzonia,alle tradizioni, alla produzione cine-matografica, alle prospettive sociali edeconomiche ed alle bellezze turistiche. Quasi ogni anno, dopo l’apertura delConsolato dell’Ecuador a Genova, visono stati uno o più eventi negli elegantisaloni della storica Villa Rosazza, ex-sede di Casa America, riguardanti laRepubblica dell’Ecuador, con modalitàe forme sempre differenti ma sempre

attuali e coinvolgenti non solo per gliecuadoriani ed i latinoamericani, maanche per tutti i cittadini genovesi.A cavallo tra il XX e il XXI secolo, a se-guito di un crescente flusso migratoriodall’Ecuador, Genova diventa la cittàcon la comunità ecuadoriana più nu-merosa d’Italia, dove quasi il 4 percento della popolazione residente è diorigine ecuadoriana, di cui il 25 percento composto da minori.I movimenti migratori hanno molteplicicause e motivazioni, collegati a unaconcomitanza di fattori: familiari, so-cio-economici, storici, ambientali, etc.;e per cercare di governare la complessitàche i processi migratori producono,sono necessari spazi di discussione eriflessioni nei quali poter approfondirele varie tematiche. Fondazione Casa America è una delleistituzioni genovesi più qualificate edimpegnate, nell’analizzare ed affrontarein modo costruttivo e propositivo i temisollevati dai movimenti migratori degli

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EcuadorL’Ecuador e Fondazione Casa America

ESTHER CUESTA SANTANA CONSOLE GENERALE DELL’ECUADOR A GENOVA

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ultimi decenni dal continente americanoverso l’Italia e viceversa, favorendo l’ap-profondimento delle culture e delle tra-sformazioni politiche e socio-econo-miche dei diversi Stati a Sud del RíoGrande. Soprattutto i suoi pregevolistudi sulla migrazione italiana in AmericaLatina degli ultimi 150-200 anni offronouna profondità storica, oltre ad elementiessenziali e preziosi, per meglio com-prendere i movimenti migratori degliultimi anni dai Paesi latinoamericani,verso diverse città italiane. L’importanza dell’analisi sui processimigratori è legata in modo indissolubile

alla possibilità di costruire realtà inter-culturali nelle quali tutti si sentano rap-presentati e partecipi.Fondazione Casa America, proprio perla sua specificità e le sue competenze, èuna delle istituzioni più adatte per con-tribuire alla costruzione di una Genovainterculturale, sempre più aperta e plurale. Sono passati quindici anni dalla nascitadi Fondazione Casa America, in Ecuadored in altri Paesi latinoamericani si fe-steggerebbe con una quinceañera, perora un brindisi per l’ottimo lavoro svolto,con un augurio per i nuovi progetti e lenuove sfide. ¡Feliz Cumpleaños!

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Il barrio las Penas di Guayaquil, Ecuador

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Desde su constitución el 17 de diciembrede 1999, la Fondazione Casa America hatenido una creciente participación e in-fluencia en el ámbito de las relacionesculturales entre Italia y América Latina.Una de sus principales contribucionesha sido la restitución de la verdaderaimagen de América Latina ante Italia yel mundo, desde México a la Patagonia.A través de investigaciones, seminarios,publicaciones, exposiciones, muestras,ciclos de cine; así como también eventosde teatro y música, Casa America hafavorecido de manera fructífera el acer-camiento cultural, y el diálogo entreitalianos y latinoamericanos. Como resultado de las actividades cul-turales y las importantes publicacionesde Casa America sobre México, se es-tableció la oportunidad de tener una

imagen más real y cercana de este granpaís latinoamericano. Desde su historia,su arte y su pujante desarrollo actual,hasta las interesantes e intrigantes his-torias sobre la migración italiana a Mé-xico. Entre marzo y abril de 2006, laFondazione Casa America, organizó laGiornate del Messico que incluyó unamuestra fotográfica sobre México através del archivo fotográfico Casasola yuna serie de eventos sobre la historiaprecolombina y el México actual. Comoolvidar la celebración del Bicentenariodel Inicio de la Independencia de Méxicoy el Centenario de la Revolución Mexi-cana, realizadas en la anterior sede deVilla Rosazza (¡Viva México!), dondetuvimos la oportunidad de presentar laedición italiana del Libro “El Viaje In-esperado” a cargo de la Fondazione Casa

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MessicoTestimonianza su Fondazione Casa Americae sulle relazioni tra Italia e Messico

GIACOMO DANERI-HERNÁNDEZ1

ANA ISABEL GONZÁLEZ-RAMELLA2

ADRIÁN DANERI-NAVARRO3

1 Profesor Investigador, Centro Universitario de Ciencias Sociales y Humanidades, Universidad deGuadalajara, Guadalajara México.2 Profesora, ITESO, Guadalajara México3 Profesor Investigador, Centro Universitario de Ciencias de la Salud, Universidad de Guadalajara,Guadalajara México. Correspondencia: [email protected]

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America y la prestigiosa casa editorialDe Ferrari Editore. Texto que recupera lahistoria de 307 marinos italianos, tri-pulantes de las 10 naves petroleras omercantes italianas que llegaron en1940 a los puertos de Tampico y Veracruz,debido al ingreso de Italia en la segundaconflagración mundial. Un grupo im-portante de descendientes ligures deGuadalajara, viajó con gran entusiasmoa Génova, para compartir culturalmentecon el Embajador de México en Italiala doble conmemoración de México.Es un privilegio para México que estafundación haya destinado varios nú-meros de los Quaderni di Casa Americay otras publicaciones a México y sus

personajes del mundo del arte y la cul-tura. La dedicación de Terre d’America11 “Messico” que incluye artículos rele-vantes sobre la relaciones entre Italia yMéxico, la presencia italiana y el Méxicode hoy, con la colaboración de desta-cados autores como Pino Cacucci, Ema-nuele Bettini, Marco Cipolloni, DavideDomenici y Marco Bellingeri; así comode funcionarios del más alto nivel deambos países y académicos mexicanos.Tina Modotti e il Messico, la publicaciónque acompañó a la exposición fotográfica“Tina Modotti: Un nuovo sguardo, incluyeuna serie de artículos interesantes sobrela vida de esta artista italiana y su rela-ción con políticos y grandes artistas

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Presentazione del volume Il viaggio inaspettato a Villa Rosazza

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como Diego Rivera, Frida Kahlo y DavidAlfaro Siqueiros, en uno de los periodosmás convulsos de la vida de México.Las recientes publicaciones sobre FridaKahlo y México (Frida Kahlo tra Messicoe Italia y Color y Vida: 20 Artisti PerFrida Kahlo), reflejan el creciente interéspor México, su cultura y su arte. Laimagen real del México moderno, sucultura y su gran potencial de desarrolloeconómico, presentado por Casa Ame-rica, contrasta con la imagen deformadaque presentan los medios de comuni-cación en el mundo sobre México. Esaimagen polarizada al mundo del nar-cotráfico y la violencia, en contrapuntoal México de la riqueza cultural y natural,con un pujante desarrollo. La comunidad italiana de Guadalajara,México tiene una especial relación deafecto con la Fondazione Casa America.Desde su primera visita a Guadalajara,el profesor Roberto Speciale, quien tuvola sensibilidad de fortalecer los lazos conla comunidad italiana, prevalentementede origen ligur. No nos olvidamos de laimportante participación que tuvo Italiaen el 2008 como invitado de honor du-rante La Feria Internacional del Libro deGuadalajara, que contribuyó al reforza-miento de esos lazos Biculturales, ademásde ser el lugar donde tuvimos el primercontacto con el Director de la FondazioneCasa America. Un libro y cuatro artículosen los Quaderni di Casa America, reflejanun especial interés, una estrecha cercanía

y el afecto entre nuestra comunidad y elProfesor Speciale. La conmemoraciónde estos 15 años de vida de la fundación,implica un reconocimiento y homenajeal profesor Roberto Speciale, quien hasabido con inteligencia, tenacidad y afectopor América Latina estrechar los lazoshumanos entre Italia y México. A pesarde la grave crisis económica, la visióndel profesor Speciale, ha permitido nosolamente mantener viva la FondazioneCasa America, sino incrementar la calidadde sus actividades, eventos y publicacio-nes, cuyo impacto se visualiza en la opi-nión y visibilidad en los medios masivosde comunicación en el mundo.

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Cittadel Messico

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Hace ya algunos años recibí una invitaciónpara participar en un coloquio internacionalsobre la figura del gran personaje italianoGiuseppe Garibaldi, que organizó CasaAmerica. Hasta ese momento no sabíayo de la existencia de esta importanteFundación, por lo cual me puse a investigarque era y quienes me estaban invitando aeste magno evento.Mi sorpresa fue muy grande, pues a pesarde haber estado en Italia en varias oca-siones, dos de ellas para pasar en aquelpaís mis períodos sabáticos realizandoinvestigación, no conocía la Fundación nisu enorme trabajo sobre las relacionesentre Italia y América Latina.Incluso, a pesar de estar muy cerca deGénova, pues pasé mis dos sabáticos enTurín, nunca había estado en esta ciudadsede de la Fundación. Acepté con muchogusto la invitación para participar en laconmemoración sobre Garibaldi, al ladode distinguidos académicos e investiga-dores de varias partes de América Latina,como representante de México.

Ya en Génova, pude conocer mucho mejorla Fundación y a las personas que se en-cargan de su dirección, y tanto las insta-laciones de la misma como de sus direc-tivos, fueron todo un descubrimiento ma-ravilloso. La Villa que alberga Casa America es unlugar muy bello, la organización del eventofue excelente y sus trabajos una muestrade la importancia de la Fundación en susrelaciones con América Latina, y ahí tuvela oportunidad de conocer toda una granobra patrocinada por la Fundación queda testimonio de las enormes relacionesculturales entre Italia y Latinoaméricacultivadas por esta institución.El resultado del homenaje a Garibaldifue todo un éxito, gracias a la infatigablelabor del personal de la Fundación, espe-cialmente a la diligente dirección de supresidente Roberto Speciale y su equipode trabajo.Pera más allá de este participación, quedégratamente sorprendido de todas las ac-tividades de la Fundación, pues su personal,

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MessicoTestimonio sobre Casa America

LUIS ALBERTO DE LA GARZAPROFESSORE DELLA FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE DELL’UNIVERSITÀ NAZIONALE

AUTONOMA DEL MESSICO

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con pocos recursos ha sostenido una muyamplia organización de eventos de muydiverso tipo para fomentar el conocimientode los fuertes lazos culturales entre Américae Italia.Los quince años de actividad de CasaAmerica se han traducido en una fuentede reconocimiento de los vínculos entreambas partes del mundo. Conferencias,coloquios, seminarios, exposiciones, ciclosde cine, excelentes publicaciones, incluyendosu revista, constituyen un legado muy im-portante para dar a conocer América Latinaen Italia, actividad que, a mi juicio, deberíaincrementarse pues la labor realizada sóloes una muestra de un patrimonio comúnque habría que desarrollar aún más. Desde hace años me he preguntado, apartir de un texto de Luigi Einaudi deprincipios del siglo pasado, el porqué lapresencia de Italia no es tan fuerte enAmérica Latina, a pesar de que importantesolas migratorias provenientes de la pe-nínsula se establecieron por estas tierras.Einaudi señalaba que Italia tenía a muchosde sus hijos repartidos por el mundo,pero no había mucho interés por partede sus gobiernos por vincularse con ellosestableciendo, como hicieron otros paíseseuropeos, escuelas, institutos y centrosculturales para fortalecer los lazos deunión con su país de origen.Aunque la situación ha cambiado desdeentonces, a mi juicio sigue siendo insufi-ciente esta labor. Casa America es porello un baluarte muy importante que de-bería fortalecerse, a través de los InstitutosItalianos de Cultura establecidos en Lati-

noamérica, pues se trata no sólo de dar aconocer la riqueza cultural de nuestrocontinente en Italia, sino de hacer patente,en América Latina, las grandes contribu-ciones italianas entre nosotros.Muchas de las múltiples y variadas acti-vidades organizadas por la Fundaciónhan contado, y cuentan, con la colaboraciónde muchas otras instituciones, incluyendolas embajadas latinoamericanas, sin em-bargo creo que no han tenido una tras-cendencia correspondiente a los esfuerzosrealizados por Casa America y por elloreitero mi idea de que todos los trabajosrealizados por ella deberían de multiplicarsey ser dados a conocer de forma muchomás amplia, a través de las institucionesculturales existentes en diversos paísesde la región.Espero que todo el trabajo realizado enestos quince años de existencia de la Fun-dación Casa America se fortalezca y sigadando frutos, pues el intercambio culturalentre los pueblos es una de las mejoresformas de consolidar un proyecto de mun-do mejor. La realidad actual de los procesos migra-torios, tema abordado con frecuencia enlas actividades de la institución, puedemostrar como este fenómeno de largadata es una forma de enriquecimientomutuo y por ello el ejemplo de CasaAmerica es muy importante para ser emu-lado, como diría un ilustre viajero pia-montés del siglo XIX, Carlo Vidua, la “sanaimitación” y los viajes son una forma deaprender y compartir lo mejor de cadasociedad.

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Me ha sido muy grato ser citado paraconmemorar los 15 años de la fundaciónde Casa America de Génova, ejemplar-mente dirigida por el Presidente RobertoSpeciale. En estos años, la Institución ha desarro-llado innumerables eventos en la VillaRosazza en Génova. En el primero deellos, evocaron al Perú con la muestrafotográfica realizada en el Palacio Ducaly en la sede mencionada sobre la vidacotidiana del Cusco, con fotografías deMartín Chambi. Al año siguiente se efec-tuó la muestra de pintura de tres artistasperuanos: César Fernández, Julia Salinasy Carlos Valdés, cuyas obras fueron ho-mologadas como retratos originales dela realidad cultural de nuestro país.El tercer año se llevó a cabo la semanaperuana, destacándose que la poblaciónde origen lígure representa en el Perú el80% de la descendencia de los italianosen el territorio. En el cuarto año se realizóel encuentro con el gran diplomáticoperuano don Javier Pérez de Cuéllar, ex

Secretario General de las Naciones Uni-das, cuando se desempeñaba como Em-bajador del Perú en Francia.En 2004, se realizó la reseña cinemato-gráfica de diez películas americanas;entre ellas del Perú. El mismo año seproyectó una película de ManuelitaSáenz, la cual narraba la legendariahistoria de amor con Simón Bolívar. Serelató también como fue conocida porGiuseppe Garibaldi. En un ensayo pu-blicado en italiano y español por el Mi-nistero per i Beni e le Attività Culturali, laUniversità degli Studi Roma Tre y la Uni-versidad de Lima, con el logo del 150aniversario de la Unidad de Italia, pre-sentado en la Cámara de Diputados enRoma, narramos cómo el legendariohéroe italiano cuando la conoció enPaita al llegar al Perú, la calificó en susMemorias como la más graciosa y gentildama que jamás había visto y relatóque conocía los más mínimos detallesde la vida de Bolívar. Al momento de lapartida Garibaldi y Manuelita se des-

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PerùGracias Casa America!

AUGUSTO FERREROAVVOCATO, GIÀ AMBASCIATORE DEL PERÙ IN ITALIAE CANDIDATO ALLAVICEPRESIDENZA DELLA REPUBBLICA DEL PERÙ

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pidieron con los ojos húmedos. Cuandovisité dicha casa hace año y medioquedé como Garibaldi profundamenteconmovido.En 2006, hubo un encuentro y debateentre los representantes de los candi-datos a la presidencia de Alan García yOllanta Humala y días más tarde el 4junio de dicho año se realizó en VillaRosazza el acto electoral en el quevotaron 2,395 personas en la circuns-cripción de Liguria. Ese mismo año, alcelebrar la inauguración del monumentoal Almirante Miguel Grau Seminarioen Boccadasse se realizó un encuentropúblico para conocer al héroe de laMarina Peruana. También se efectuarondos homenajes a Giuseppe Garibaldirelacionado con su actividad en Argen-tina, Uruguay y Perú.En 2008 se realizó el homenaje a FranciscoBolognesi, destacado héroe peruano deascendencia italiana, que en la batallade Arica inmortalizó la frase “lucharemoshasta quemar el último cartucho”. En2009, se efectuó el encuentro intelectualsobre Antonio Raimondi, el gran italianoque exploró el Perú. Posteriormente, seefectuó el Congreso de la InterpretaciónCulinaria del Perú y Liguria.En la mañana del 30 de junio de 2011se presentó nuestro libro citado tituladoLa presenza di Garibaldi in Perú. Intervinecomo autor, con el presidente RobertoSpeciale y Giovanni Battista Varnier,

Presidente de la Facultad de CienciasPolíticas, Maria Antonietta Falchi y AnaMaria Lazzarino Del Grosso. En la tarde,presentamos nuestro libro, traducidopor Casa America, La Musica, contesto epretesto nella storia, calificado por estaentidad como un ensayo de músicaclásica fruto de años de apasionada in-vestigación. Tuve el hoor de hacer usode la palabra junto a Patrizia Conti, Di-rectora del Conservatorio Paganini, Ni-cola Costa, Presidente del GOG y Mas-similiano Damerini. En 2011 se celebró el centenario deldescubrimiento de Machu Picchu y en2012 se realizó el encuentro del exPrimer Ministro y Ministro de SaludLuis Solari como Presidente de la Fa-cultad de Ciencias de la Salud de laUniversidad Católica Sede Sapientiae,así como los congresos sobre la Quinuade los Andes y de la Cultura y FilosofíaInca. También se llevó a cabo y la pre-sentación de la revista Perú, incontro alfuturo, por el Embajador Alfredo Aro-semena Ferreyros. Finalmente, queremos recalcar la pre-sencia ese año del ex Presidente delUruguay Julio María Sanguinetti, granamigo que tuvo la gentileza de firmarmeun billete de su país que tenía su es-tampa, y que hoy luce en mi Bibliotecacon el poema manuscrito original Limade Juana de Ibarbourou, que apreciamosencarecidamente.

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Quindici anni della Fondazione CasaAmerica, un tempo apparentementebreve e nel contempo lungo, ricco ditante iniziative e soprattutto di moltiricordi. Per la prima volta a parlarmenefu la nostra indimenticabile e caraprof.ssa Clara Caselli, tra l’altro fonda-trice della nostra Università CattolicaSedes Sapientiae; fu la prima Presidedella Facoltà di Scienze Economiche eCommerciali; in un certo modo anchelei fu un’emigrante. Mi mise al corrente del lavoro e delleiniziative che svolgeva Casa Americaper il continente americano; rimasimolto colpito di quanto la dottoressaClara Caselli mi illustrava e in conse-guenza a ciò, nacque un fruttifera rela-zione di amicizia e collaborazione conl’Università Cattolica Sedes Sapientiaee la Fondazione Casa America. Questacollaborazione tra le nostre istituzionioltre ad essere di carattere culturale, èdi grande amicizia. Questo binomio ciha permesso di portare avanti iniziative

importanti e qualificanti. Il primo ricordopersonale e piacevole è stata la settimanaperuviana che si svolse nel giugno 2002a Genova; quella occasione fu per mefonte di grande apprendimento e micolpì soprattutto la forte partecipazionead una serie di eventi culturali impor-tanti, ai quali ho partecipato con laprof.ssa Clara Caselli portando a co-noscenza come avvenne la fondazionedella UCSS; altro ricordo tra tanti èquello dell’inaugurazione del Chiostrotriangolare di Sant’Agostino; questeoccasioni di collaborazione tra l’Italia eil Perù, mi hanno portato ad una pro-fonda riflessione, anche se in parte laconosco essendo io anche migrante,sulla storia della nostra emigrazione. Altro evento importante, ha visto l’amicoDr. Luis Solari de La Fuente nella suaqualità di importante uomo di Stato,(infatti è stato Ministro della Sanità,Primo Ministro e Presidente del Con-gresso) attualmente Preside della nostraFacoltà di Scienze della Salute della

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PerùUCSS e FCA. Un binomio vincente

LINO PANIZZA VESCOVO DELLA DIOCESI DI CARABAYLLO E RETTORE DELL’UNIVERSITÀ “SEDESSAPIENTIAE” DI LIMA

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Università Cattolica Sedes Sapientiae;è stato attore di una manifestazione digrande respiro visto il tema trattato(“un peruviano di ritorno alle sue originiLiguri”) considerando che egli stessoha antenati di origine ligure. Tra l’altronella sua conferenza espose con grandedovizia di particolari la storia e la grandevitalità dell’immigrazione italiana inPerù, composta dall’80% da gente diorigine ligure, che ha contribuito allacrescita culturale ed economica delPaese dando un importante apportocon illustri personalità.Un altro evento che mi ha colpito e ri-corderò, è stata la presentazione pos-tuma di una delle più brillante pubbli-cazioni che la nostra cara Clara Caselli

ha pubblicato, dal titolo “Perù incontroal futuro”Quaderni di Casa America, edelle presenze tutte importanti e qua-lificanti presenti in quella occasione,che si svolse presso l’istituto Italiano diCultura in Perù, alla presenza dell’Am-basciatore italiano, del direttore dell’Is-tituto Italiano di Cultura di Lima e altreillustri personalità. Al di là delle variepresenze è importante per fare un’ampiariflessione, non tanto in maniera senti-mentale, (credo che la nostra Clara nonlo gradirebbe), quanto sull’importanzadella collaborazione tra l’Italia ed ilPerù; e sulla necessità di una continuacollaborazione che nasce sempre e sicoltiva con l'intercambio di esperienzee di vita.

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Plaza Mayor di Lima

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La Fondazione Casa America fue creadapara el siglo XXI.Ese apelativo por sí solo ya nos hablade una relevancia singular, casi profética.Cuando nació la Fondazione aún no seconocía de la importancia que tendríaAmérica Latina en los primeros veinti-cinco años del siglo XXI. Sin embargo,habiendo nacido para promover el co-nocimiento y el encuentro con América,hecho que ha conseguido con excelenciaen sus primeros quince años, tambiénse ha convertido en un referente im-portantísimo para los tiempos venideros.Es como una ventana hacia el futuro.Usualmente vivimos apasionadamenteel presente, subyugados por las compli-caciones de lo cotidiano, a veces perdiendode vista los pequeños pero grandes acon-tecimientos de la vida y olvidando que elpresente es apenas fugaz. No se creaninstituciones para el presente; se les creaen el presente pero siempre para el futuro. Para mí, que conozco de cerca el trabajoque viene realizando Fondazione Casa

America y su equipo de trabajo quepreside Roberto Speciale, esto es lofundamental de sus obras.Las previsiones de que en el año 2016China se convertiría en la economíamás importante, se cumplieron dosaños antes en octubre del 2014, comoreportara el International MonetaryFund. Esto significa que también seadelantará la previsión de que Chinasería el país más poderoso del planetaen el 2025, cuando superaría en gastode defensa a Estados Unidos. Esto sig-nifica que esto sucederá en cualquiermomento a partir del 2020. Apenasdentro de cinco años.Para ese “mundo nuevo”, nuevas ac-ciones y nuevas formas de relacionarseson indispensables. ¿Casualidad la crisisfinanciera del 2008-2009? ¿Casualidadla elección de un Papa latinoamericano?¿Casualidad la aparición de nuevas yoscuras fuerzas en medio oriente? ¿Ca-sualidad el enfriamiento del crecimientoeconómico en la Unión Europea?

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PerùUna Fondazione per il Secolo XXI

LUIS SOLARI DE LA FUENTE PRESIDE DELLA FACOLTÀ DI MEDICINA DELL’UNIVERSITÀ “SEDES SAPIENTIAE” DI LIMA

E GIÀ PRIMOMINISTRO DELLA REPUBBLICA DEL PERÙ

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Pienso que no, que no es casualidad.Después de la caída del Muro de Berlínhubo una multiplicación de esfuerzosde muchos países para re posicionarseen el “tablero de ajedrez” del mundo,principalmente por medio de una agre-siva geopolítica comercial. El país eu-ropeo que más rápido inició esa diná-mica en América Latina fue España,con sus rapidísimas inversiones en co-municaciones, energía y banca, sin dudatres sectores de alto valor estratégico.A pesar del valor integrador que pudieratener el comercio internacional, la in-

tegración política fue mínima. Reciéncon el siglo XXI y sus espectacularesmanifestaciones ha aparecido, comonunca antes, la necesidad de acercarseentre unos y otros.Ahora ya no hablamos solo de comercio,ahora hablamos de alianzas y aliados.¿Solo para intervenir conjuntamenteen los mercados? No, para unir nacionesante situaciones extremas, como el 11de setiembre del 2001, o la crisis eco-nómica y financiera de 2008-2009, olas nuevas recientes amenazas de vio-lencia internacional.

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Luglio 2014. Inaugurazione a Casa America della festa del sole Intihuatana. Da sinistra Luis Solari, il console del Perù Miguel Ruiz e Carlotta Gualco

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El encuentro que tuvieron Europa yAmérica desde el siglo XV hoy florecenuevamente, pero de un modo total-mente distinto. Si bien es cierto que lasmotivaciones del futuro TransatlanticTrade and Investment Partnership (TTIP)entre Estados Unidos y la Unión Europeason económicas y estratégicas, las nuevasrelaciones entre la Unión Europea yAmérica Latina desde el inicio del pre-sente siglo van más allá.Desde que comenzó el siglo en curso,la Unión Europea y América Latinahan sabido crear, a pesar de estar se-parados por el Océano Atlántico, unacomplementariedad territorial comonunca antes, basada en la ancestral fa-miliaridad e identidad que provocanlos idiomas de origen latino. Sin duda, pesa en la nueva relación, lacreciente importancia de la Cuenca delOcéano Pacífico y que exista una reuniónde importantes países latinoamericanosribereños de esa Cuenca: la Alianza delPacífico, constituida por Chile, Colombia,México y Perú, con nada menos quetreinta países observadores, de los cualesonce son países europeos.A pesar de la gran migración italiana aAmérica Latina en el siglo XIX, Italiaha tenido más una visión comercialhacia la región. Inclusive en mi país,donde la migración italiana fue la másimportante en ese siglo, dando origena importantes grupos económicos y fi-nancieros de amplio desarrollo hastafin del siglo XX, no se vio una relaciónde relevancia geopolítica o estratégica.

Es recién en el siglo XXI, a partir del2003, que se inician conferencias Italia- América Latina en Milán, más co-merciales que dedicadas a otros temas.En el 2007 pasan a Roma y comienza atratarse temas políticos vinculados alas relaciones entre Italia y AméricaLatina, habiéndose instituido recién pornorma legal en el 2014. Que exista un norma legal para las fu-turas Conferencias habla de una rele-vancia totalmente nueva de parte delEstado italiano, con lo cual asumo quese imprime una corriente nueva, másestratégica y dotada de una geopolíticacomercial indispensable para este“mundo nuevo” en que vivimos y vi-viremos.En esa misma línea, mi país ha desig-nado como nuevo Embajador en Italiaa la ex Canciller Eda Rivas Franchini.Ha conducido la Cancillería peruanadesde mayo 2013 hasta el junio 2014 ysin duda trabajará conjuntamente conla Cancillería italiana para llevar la re-lación al más alto nivel de la historiade nuestras relaciones bilaterales. Notodo es comercio y estrategia; al final,pesa más la sólida unión Estos primeros quince años de Fonda-zione Casa America han sido de desafíos.Se acabó ese tiempo. Ahora es el tiempode las tareas. El futuro llega más rápidoy complejo que antes. No me cabe dudaque durante los siguientes 15 años Fon-dazione Casa America seguirá siendoun faro de navegación al encuentro conel futuro.

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Quando si arriva in un paese con la man-sione di rappresentare il proprio, risulta,talvolta, difficile trovare il modo per espri-mere e manifestare tutto quanto la propriacultura è in grado di trasmettere.Ogni nazione, infatti, possiede delle risorsein tutti gli ambiti del sapere e della culturaed io, come rappresentante del mio paese,vorrei dire tante cose, far conoscere idiversi aspetti del mio popolo, come perevitare di sentirci isolati e imparare a con-vivere con le piccole differenze che noiesseri umani di solito creiamo tra di noi ecosì cominciare a vivere in fratellanza conil paese che ti accoglie, nel quale dovraitrascorrere una parte della tua vita e delquale vorresti approfondire i suoi segreti,le sue diversità, trovare un punto d’unioneper entrambi i mondi, quello d’origine equello dove ti sei stabilito.All’improvviso scopri di non essere cosìsola, che ci sono delle persone e delleistituzioni che ti aprono le porte, ti mostranoil cammino e ti tendono le loro mani fa-cendoti capire che proprio su queste dif-

ferenze risiede la diversità e che propriosu questa diversità si trova l’unità; cheuna fratellanza tra i popoli è possibilemalgrado le piccole differenze che ci se-parano perché sono più numerose quelleche ci uniscono.Nel mio caso, quella porta che si è aperta,quella mano che mi è stata tesa come se-gnale d’amicizia e che io strinsi con gra-titudine, è stata quella di Roberto Speciale,è stata “Casa America”. Proprio lì hotrovato quel richiamo alla fratellanza tra ipopoli che mi ha fatto anche sentire lasolidarietà dell’Italia verso i popoli ibe-roamericani. Sono convinta che il ruolo rivestito dalla“Fondazione Casa America” sia stato de-cisivo per conservare questo contatto con-tinuo tra i popoli dell'America Latina e ilpopolo italiano.Oggi, “Fondazione Casa America” festeggiaquindici fruttiferi anni svolgendo questaimportante opera e mi auguro che questopossa protrarsi per tanti altri anni.L’Italia e l’America Latina lo meritano.

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Repubblica DominicanaUn segnale d'amicizia

NATACHA SANCHEZ CONSOLE GENERALE DELLA REPUBBLICA DOMINICANA AMILANO

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Casa America es sin duda la mejor formade estar cerca de cierta memoria. La míase muda en el tiempo a una zona dedonde proceden mis familiares lejanos,los Maggiolo, armadores de buques ygoletas que llegaron a la isla de SantoDomingo a mediados del siglo XIX. Con el apoyo de la fundación que dirigeRoberto Speciale tuve el honor de visitarun mundo nuevo, y de recorrer con elsustento de la Institución, el ámbito demis predecesores por parte de madre.Lleno de regocijo apelo otra vez a lamemoria, compañera de todos mis sueñosliterarios, y reproduzco la visita a los ar-chivos de Génova, veo el mar que sintierala quilla de tantos esquifes desde la pre-historia más lejana del Tirreno.Para mí, Casa America es sin dudas unpuente que se hace inolvidable y fun-damental para que entendamos nuestrallegada a América desde una genéticaque, transformada ahora en recuerdo,nos explica un tiempo, un paisaje, unasensación de luz que se concibe como

refulgente presencia materna en la quenavegan los sueños italianos, y dondelos mismos repercuten como lo hacenlas ondas del mar. Allí entramos encontacto, gracias a nuestros amigos,encabezados por Roberto Speciale, conel aire del tiempo. Buscando el pasadorecorrimos la costa en la que está en-clavada la Génova de los viajes fraguadosen la afanosa cabeza de Colon, en lascartas de marear de su hermano Barto-lomé, en los dibujos y cartas de VesconteMaggiolo, en la experiencia de un marque se hizo humano porque los geno-veses así lo desearon.Mientras dictaba, dentro de los afanesde Casa America, una de mis charlas,experimentaba un sueño americanoobservando los rostros de los asistentes.En muchos de ellos el color dela canela,el grosor de sus labios, signos de lamulatidad, eran parte de una respuestaamericana que apoyada en la mezclaracial generada por la Conquista, veníaa mostrar su hibridación en la misma

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Repubblica DominicanaMemorias de Casa America

MARCIO VELOZ MAGGIOLO SCRITTORE E GIÀ AMBASCIATORE DELLA REPUBBLICA DOMINICANA IN ITALIA

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tierra que pródiga, había percibido lavoz interior de los primeros italianosllegados a la isla de Santo Domingo enel segundo viaje de Colon, pero tambiénla de los primeros africanos llegadosen las naves que durante el mismo

viaje sirvieron como gestores de unasociedad mulata en cierne, y como por-tadores de una apertura racial que en1510 inició con la llegada de africanosun primer modelo de la mezcla quecon la indiada, promovía, sin saberlo

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Monumento di Cristoforo Colombo a Santo Domingo

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quizás la nueva identidad americana.Observé a mi esposa Norma, a mi hijaLarissa y a mi pequeña nieta MaríaFernanda, y entendí cómo las sangresviajan y se establecen en los fenotiposdejando señales del pasado que son ensí mismas historias. Mientras dictaba mi charla, añoraballegarme a Cinque Terre, montada enla cresta que mira hacia el mar, dondelos genoveses de hoy y de ayer, con elmar como testigo, cultivan la vid, ycasi al borde del precipicio han elevadoviviendas y han inventado una nuevaagricultura en la cresta del peñasco queles sirve de base. Cuando llegué a aquellugar maravilloso, ame mucho más misancestros. Pensé en Giovanni BaptistaMaggiolo, quien como armador de go-letas puso una de las suyas, armándolacon cañones que junto a Giovanni Cam-biaso, ayudaron a que la presencia deGénova estuviese presente, el 19 demarzo de 1844, en la primera gesta li-bertaria contra el vecino Haití, iniciandola lucha armada. Mi tatarabuelo era notanto un navegante vestido de libertador,sino un amante de la tierra que le habíademostrado su afecto. Cuando en 1855volvió a Génova, en cuyos archivos re-caude parte de su descendencia, ya novolvió, sino que, lleno quizás de lossueños del padre enfermo, uno de sushijos, enfiló su proa hacia una tierra le-jana de la cual tenía ya una memoriavicaria, la que se transformó en realidadal tocar tierra dominicana. Los Mag-giolo-Giamelli, los Pellerano, casi pa-

rientes por sus relaciones familiares,asentaron la sangre genovesa tambiénpresente en otros migrantes. La listade apellidos genoveses es importante,y fue larga y fundadora.Tengo que salir del recuerdo ajeno, yvolver hacia el recuerdo de días queson casi presentes. Debo pensar enmi amigo Danilo Manera, con cuyocariño se hizo posible mi llegada atierras precursoras, y con él anduveigualmente fisgoneando en muchoslugares que forman parte de mi historiaemocional. Casa America es un objetivo al quelograré arribar otra vez. Mientras tantolo vivo gracias a la gentileza de losamigos que laboran en una mejor rela-ción entre América e Italia; ellos meenvían noticias, avisos de publicacionesnuevas, de concursos y en numerososcasos, de las relaciones con la identidadgenovesa, italiana, en América. ¡Quebuen tipo de relación nos proporciona!Cuando recibimos sus noticias viajamosen un tiempo imaginario para saludarde nuevo a Roberto Speciale, capitán abordo de una empresa de afecto con laque se estrecha esa relación profundaentre América y los que un día pensamosen ser navegantes, en los que navegamosen el sueño de un mar tranquilo, comoel de la Liguria, espejo de gestas, ydueño de una memoria que Casa Ame-rica trata de conservar para que losdescendientes de italianos tengamossueños con los cuales manejar nuestrasinventivas literarias.

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Entre los años 2005 y 2008 fui el Em-bajador Plenipotenciario del Uruguayen Italia. Dediqué los seis meses previosa mi toma de posesión del cargo a es-tudiar el país de destino, al que ya co-nocía bastante a través de la tradiciónfamiliar -mis dos abuelas provenían defamilias originarias de Novara - y porel hecho de haber nacido y vivido hastalos quince años en la ciudad de La Paz,- departamento de Canelones, muypróxima a Montevideo - donde la co-lonia italiana era en verdad muy im-portante y ejercía una influencia decisiva.Mi tío y padrino, don Vicente Andreoni,era italiano -de la Región Liguria- her-mano de Giuseppe, Nito (Benito) yNanni (Giovanni), destacados miembrosde la comunidad en su patria de origen,y auténticos héroes como partigianidurante la Segunda Guerra Mundial.Se comprende entonces que la lenguade Dante y algunas de sus variantesdialectales, la geografía de la penínsulay sus islas, la cocina, la música, la lite-

ratura de Italia, han sido parte de mivida, en especial de mi infancia y miprimera adolescencia.Mientras me preparaba para hacermecargo de la importante misión que elpresidente Tabaré Vázquez me habíaconfiado, al estudiar en forma sistemáticala vida política e institucional, las acti-vidades económicas y productivas, elcomercio, la cultura contemporánea yel funcionamiento en general de la so-ciedad italiana, advertí la importanciaextraordinaria que tenían -tienen- lasRegiones que constituyen la primeragran subdivisión política de ese paísfantástico. Este “descubrimiento” gra-vitaría sobre mi plan de trabajo. Com-prendí que era muy importane procurarun sólido e intenso relacionamientocon los gobiernos regionales y sus de-pendencias administrativas y políticas,sin descuidar, naturalmente los vínculoscon el gobierno nacional, ni -en el ex-tremo opuesto- con las provincias y loscomunes que fuera menester.

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UruguayDías inolvidables, años de cercaníaEn homenaje a Casa America y a la amistad de Roberto Speciale

CARLOS ABIN SCRITTORE E GIÀ AMBASCIATORE DELL’URUGUAY IN ITALIA

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Definida así la idea general, mi primeraelección en orden a desarrollar fuertesrelaciones con las regiones, fue Liguria.Se trata de una de las más importantesde Italia, y por cierto para mí, la máshondamente sentida. Es también unade las dos o tres zonas de Italia queaportaron mayor número de inmigrantesal Uruguay.Poco tiempo después de acomodadoen Roma me dirigí a Génova. La Liguriame recibió ¡y cómo! El gobierno regionalencabezado entonces por el Ing. Claudio

Burlando me esperaba con los brazosabiertos y me benefició con una hospi-talidad inigualable. Tuve la fortuna deconocer allí y cultivar la amistad delpropio presidente, así como la de per-sonas de calidad como Iacopo Avegnoy Giovanni Vesco (detto Enrico)Dejo deliberadamente para el final elencuentro inicial con Roberto Speciale,Presidente de Casa America. Respon-diendo a una invitación suya, lleguéhasta el local donde tenía instalada suoficina. Me sorprendió hablando un es-

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Montevideo

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pañol más que aceptable - a diferenciade mi por entonces todavía dificultosoitaliano - y me favoreció con un tourpor las instalaciones del instituto. Si co-nocen a Roberto no tendrán dificultadesen imaginar que a los pocos minutos deconocernos ya estaba proponiéndomediversa actividades e iniciativas.Fue el comienzo de una amistad de al-tísimo valor: para el Uruguay, para mimisión y, sobre todo, para mí de manerapersonal y fraterna. Estimulado por Ro-berto y con su apoyo incondicional,más el respaldo de la Región, organi-zamos en Génova unas inolvidables“Giornate Uruguaiane” o “Giornatedall’Uruguay”, que se prolongaron du-rante 15 días de intensas actividadesacadémicas, culturales y diplomáticas.En ese marco, y en los salones de laCasa America, realizamos una exposiciónde pintura uruguaya, para lo cual debítrasladar a Genova la totalidad de lapinacoteca de la Embajada y de mi re-sidencia - cuento al pasar pero con or-gullo que entre las telas expuestas secontaban dos firmadas por mi padre.Simultáneamente expusimos una co-lección de 48 magníficas fotografías,ilustrativas de las bellezas de Uruguayy de su condición de País Natural, su-ministradas por nuestro ministerio deTurismo. El notable escultor uruguayo AlejandroAtchugarry se sumó a la empresa apor-tando 7 magníficas obras realizadas enmármoles, que se expusieron en unasalón de la sede del Gobierno Regional.

El virtuoso guitarrista compatriota Gon-zalo Solari - que vive desde hace añosen Arezzo donde dirige una escuela deguitarra- brindó un concierto de subidovalor en el que se incluyeron obras deautores uruguayos alternando con piezasdel repertorio del artista. Exhibimos -siempre al abrigo de la generosa CasaAmerica -, tres filmes uruguayos; miesposa, Margarita Carriquiry, titular en-tonces de la cátedra de Literatura Uru-guaya en la Universidad Católica ofrecióuna conferencia sobre el tema de suespecialidad. Más tarde, nuestra hija

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Piazza dell'Indipendenza a Montevideo

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menor, la actriz Margarita Abin - enbuena parte formada en Italia -, llevó acabo un recital de poesía joven femeninade autoras compatriotas. Por mi parte, me reuní con empresarios,inversores y operadores turísticos res-paldado por la presidencia de la Regióny - nuevamente - la Casa America.Visité la Universidad donde dicté unaconferencia sobre el sistema político yconstitucional de mi país y también enesos días participé de un almuerzo enel Rotary Club de Génova, invitado pornuestro caballeresco Cónsul Honorario,el Dr. Gianni Cuttica, en el que realicéuna exposición acerca de las caracte-rísticas fundamentales de mi patria anteun centenar de comensales.Discreto, diligente y muy eficaz, Cutticame acompañó en todo momento cum-pliendo con altísima calificación su tra-bajo consular; la hospitalidad y la amis-tad de Burlando, Avegno y Vesco merodeó y facilitó una labor que, por suextensión, diversidad y profundidad se-guramente constituyó un evento infre-cuente y excepcional. La amistad deRoberto Speciale, la disponibilidad yapertura de la Casa America y la gentilpresencia del público genovés, que avalócon su presencia, adhesión y aplausolas distintas expresiones de la culturade mi país que se pusieron a su dispo-sición durante esas dos semanas incre-íbles, nos hicieron sentir en casa. Nadie imagina cuán intenso es el sen-timiento que inspira esta sencilla afir-mación. Génova fue el hogar de Uruguay

entonces, y la Casa America, en la prác-tica, en la labor cotidiana y en el cariñode su gente, lo fue para el embajador ysu familia. Me pareció necesario entonces sumarmea la celebración que hoy moviliza a laCasa America, y para hacerlo, nada mejorque dar testimonio del compromiso deesta institución con la cultura, con eldesarrollo de los vínculos con los paísesy los pueblos de nuestro continente, conla maravillosa lengua de Cervantes. Ydar testimonio también de la amistadcon Roberto Speciale, alma mater de lainstitución y amigo fraterno.Cuando terminaba mi misión y estabaa punto de emprender el retorno, unatarde nos reunimos mi mujer y yo , conRoberto y su esposa en un pequeñobar de Riomaggiore. Era difícil hablarporque nos estábamos despidiendo, sinfecha, sin un horizonte cierto. En de-terminado momento, con voz sentidaRoberto me dijo “Carlos, ¡que granvacío nos espera ahora que ustedes sevan..! Tenía razón, padecemos el vacíode la presencia, el abrazo cálido, la pa-labra mano a mano, una cena compar-tida... Pero mi corazón - y estoy seguroque el de mi querido amigo Robertotambién- sigue colmado con las primi-cias siempre renovadas de una amistadque continúa viva, cálida e intacta, sinque la distancia ni el tiempo hayan po-dido aminorar.

¡Gracias Roberto! ¡Auguri Casa America!¡Auguri carissimi compagni!

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Desde Caracas.- Por primera vez en lahistoria de las relaciones entre Italia yAmérica Latina, una conferencia bilateralentre el país europeo y los latinoame-ricanos, que hasta ahora había permitidoalgunos avances a nivel diplomático,ha sido instituida por una ley aprobadadurante la primera semana del mes dediciembre de 2014. Esto significa queen lo sucesivo, no importa cuál sea elgobierno de turno, la conferencia Ita-lia-América latina se hará tendiente aincentivar las relaciones económicas,culturales, comerciales y políticas entrelas dos partes. Hasta entonces, sólo laConferencia Iberoamericana organizadapor el gobierno español tenía estas ca-racterísticas. Italia ahora por lo vistoquiere pasar a la vanguardia, aprove-chando su propia situación de crisiseconómica y la que empieza a vislum-brarse en algunos países de Latinoa-mérica, por lo que de hecho la iniciativapodría ser provechosa para todos. Peroahora se transforma en un evento que,

al ser aprobado por el Parlamento,quiere decir que todos los partidos estánde acuerdo en la importancia de esteevento para reforzar las relaciones bi-laterales. En este sentido Roberto Speciale, creadorde la Fundación Casa America, ubicadaen la importante ciudad portuaria deGénova, que celebra quince años de ac-tividades ininterrumpidas en pro deldesarrollo e intercambio cultural y eco-nómico entre Italia y America Latina,nos señala que “tanto Italia como los di-versos países de Amércia del Sur asomanun abordaje común ante los principalesproblemas que se proponen a partir de losprocesos de globalización. A partir de estaidea estoy convencido que podemos proponeruna serie de best practices de cooperacióninternacional desarrollando roles de altísimoprotagonismo para el desarrollo de una go-vernance global mucho más justa. La apro-bación parlamentaria ocurrida el pasadomes de diciembre, que institucionaliza laConferencia Italia - America Latina con

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VenezuelaConversatorio con Roberto Speciale,presidente de la Fondazione Casa America en ocasión de los 15 años de su fundación

TULLIO CAVALLI CAMERA DI COMMERCIO ITALO-VENEZUELANA DI CARACAS

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cadencia bienal, certifica la fuerte sintoníaentre Gobierno y Parlamento en la particularatención que tiene nuestro país en el conti-nente latino americano y representa unaclaro reconocimiento a la contribución queesta Conferencia pueda ofrecer para el re-fuerzo y consolidación de relaciones conesta importante zona geo política, definiti-vamente estratégica para Italia. Tenemosentonces que asegurarnos que la VII Confe-rencia Italia-America Latina y el Caribeque se desarrollará durante este año 2015sea un éxito y que incluya las múltiples di-mensiones que se entretejen a partir de las

relaciones existentes entre nuestros países.El momento institucional es el adecuadopara el desarrollo de múltiples iniciativas ydesde nuestra Fundación Casa America es-tamos trabajando para impulsarlas.”La Fundación Casa America se consti-tuyó oficialmente el 17 de diciembrede 1999 después de un largo períodode definición y preparación por partede una serie de personalidades repre-sentativas de las instituciones de la ciu-dad, de la Fundación Carige, del IILAde Roma (Instituto Italo-Latino Ame-ricano), con el apoyo del Ministerio de

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Giugno 2011. Fondazione Casa America al Vi Congresso internazionale portuale all'Isola di Margherita,in Venezuela.

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Relaciones Exteriores y de algunas em-presas y sociedades privadas. “La ideade fundar una Casa America en Italia consede en Génova nació al percibir el aumentode interés de nuestro país y de la UniónEuropea hacia América Latina, para pro-mover el diálogo político, las relacioneseconómico-comerciales y el intercambiocultural y humano. En otros países europeos(España, Francia, Bélgica) existen ya es-tructuras semejantes. Ahora Casa Americaestá presente en Italia con una particula-ridad que nos diferencia de otros países,ya que no se constituyó en la capital sinoen el centro-norte del país, en Génova,ciudad definitivamente significativa en lahistoria del continente americano.”La sede de la Fundación Casa Americafue ubicada en la Villa Rosazza y ahoraestá situada en uno de los palacios de laimportante familia de Giustiniani. Desdela sede de marras Speciale nos indicóque el objetivo neurálgico de Casa Ame-rica es fomentar activamente la instru-mentación de un diálogo permanenteentre Italia y América Latina. “Italia, te-niendo raíces culturales en común con Lati-noamérica, posee todas las credenciales paraaprovechar plenamente las oportunidadesofrecidas al intensificarse las relaciones entrelas dos áreas. En América Latina están pre-sentes las más consistentes comunidades deorigen italiano, empezando por las lígures.Forma parte del patrimonio histórico y delimaginario colectivo de Génova asociar laepopeya de Cristóbal Colón y de GiuseppeGaribaldi, “héroe de dos mundos”, a AméricaLatina. En tiempos más cercanos a nosotros,

en época de las grandes emigraciones, entrefinales del ‘800 y en los veinte años inicialesdel ‘900, así como en las sucesivas olas emi-gratorias después de la Segunda GuerraMundial, de Génova partieron los primerosbarcos a vapor y después los barcos llenosde gente lígure y de otras regiones italianas.Nuestra Fundación pretende difundir enItalia un mayor conocimiento del inmensopatrimonio cultural latino-americano (através de iniciativas editoriales, seminarios,debates, actividades específicas en el ámbitodel espectáculo como cine, teatro y música)y divulgar todo lo concerniente a las relacionessocio-económicas. Somos un centro de debateabierto, un lugar de encuentro para los pro-tagonistas de la cultura y de múltiples ini-ciativas emprendedoras de ciudadanos ita-lianos, europeos y latinoamericanos. De estemodo, las relaciones y los intercambios co-merciales que promovemos tienen una nuevae importante oportunidad para entrar enuna red de comunicación y de informaciónmucho más amplia. También deseamos con-tribuir a reforzar la imagen de Génova comociudad abierta al diálogo entre los pueblos,en coherencia con su vocación históricamenteinternacional.”En el amplio repertorio de las actividadesdesarrolladas por la Fundación CasaAmerica en estos quince años, con granparte de los países de la américa hispana,Roberto Speciale verifica, en particular,una sólida relación sostenida con Vene-zuela a través de la Cámara de ComercioVenezolano Italiana CAVENIT, expli-cándonos su funcionamiento. “La CámaraVenezolano Italiana de Comercio ha sido y

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es, sin lugar a todas, una institución pro-pulsora de grandes iniciativas que abrazanel desarrollo y acercamiento económicoentre Italia y Venezuela. Desde su fundaciónen el año 1954 hasta la fecha, la Cámarade Comercio Venezolano Italiana ha operadobajo una filosofía de continuidad y conso-lidación institucional. Forma parte de AS-SOCAMERESTERO, asociación que agrupaa las 81 cámaras de comercio italianas enel extranjero en 55 países del mundo quela asoma a una red de información únicaen el mundo con más de 300.000 contactosde negocios al año y 24.000 empresas aso-ciadas. Es miembro fundador de Fedeuropa(Federación de las Cámaras BinacionalesEuropeas que operan en Venezuela). Poseeseccionales afiliadas en diversos estadosdel país Aragua, Zulia, Portuguesa, Cara-bobo, Lara, Bolívar y Maturín y su fun-cionamiento ha impulsado no solo el des-arrollo regional a partir de actividadespuntuales, sino que ha fortalecido la visión,misión y objetivos de la Cámara bajoperspectivas de integración y desarrolloconjunto que fortalecen su funcionamiento.Con la entrada del siglo XXI, CAVENITha verificado incrementos sostenidos en elintercambio comercial entre Italia y Vene-zuela, en la organización, ejecución pro-ducción y promoción de los más variadoseventos y actividades que colocan a esainstitución entre los primeros diez lugaresde excelencia del sistema cameral en elmundo, convirtiéndola en referencia obligadade crecimiento, productividad, creatividadrendimiento y continuidad en los proyectosque realiza, ya que gran parte de ellos son

diseñados en función de su sustentabilidaden el tiempo, visión que implica un apreciablevalor agregado de los mismos.” Durante todos estos años y junto a CA-VENIT, la Fundación Casa America, hadesarrollado importantes eventos: 2002(Semana Venezolana), 2009 (Encuentrointernacional: Puertos, Transporte y Lo-gística. Un mar de oportunidades entreItalia y América Latina), 2010 (Puertos:Aspectos de Infraestructura y Logística:una oportunidad para las Empresas Ita-lianas), 2010 (Venezuela - Italia: unvínculo que corre en las redes reti hi-tech), 2011 (VI° Congreso InternacionalPortuario Isla de Margarita - Venezuela),2013 (Fondazione Casa America: en-cuentro con las Cámaras di Comercioítalo-latinoamericanas). Fundación CasaAmerica ha presentado en Venezueladiversos eventos públicos y exposiciones:la más importante junto con la Corpo-ración Andina de Fomento en 2008.En la actualidad la Fundación Casa Ame-rica y CAVENIT se encuentran gestandoimportantes actividades para continuarcon el importante diálogo que cada vezreafirma, según Roberto Speciale, “lavital importancia que tiene el desarrollo deAmérica Latina para Italia, país en dondenos encontramos siempre dispuestos parapromover su indiscutible patrimonio cultural,su solidez económica e interceder pacíficamenteen su tránsito político”.En pocas palabras, Fundación CasaAmerica, una institución forjada a basede buenas voluntades y grandes accionespara la promoción de América Latina.

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ARTIST I E PERSONALITÀ DELLA CULTURA

PER L’AMERICA LAT INA

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«He vivido para verlo», ho vissuto pervederlo... Il vecchio mulatto, con il si-garo spento fra le labbra, seduto sulmarciapiede di una scalcinata strada deLa Habana, lo bofonchia come un man-tra. Poi comincia a cantilenare la frase,

la ritma battendo un cucchiaio di allu-minio sulla pietra. Il miracolo, l'utopia,l'eterna illusione si sta materializzando.Eppure diventa, come tutto a Cuba,musica e sogno. Finito il bloqueo, finitala discriminazione? Sarà. Ma lui ne ha

“He vivido para verlo’’DAVIDE BARILLISCRITTORE E GIORNALISTA

L’incontro

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viste troppe per crederci davvero. Troppirospi ha dovuto ingoiare. Delusioni,amarezze, illusioni perdute. Quello deldopo embargo è il futuro dei giovani. Ivecchi fidelisti come lui di pazienza nehanno avuta tanta; anno più, annomeno, poco cambia. Lui lo sa bene, lasua sorte è quella di morire come havissuto, accontentandosi di poco, senzatroppi fronzoli: fagioli e riso per la «co-mida», un sigaro ogni tanto, un tragodi rum della bodega. Nel segno dellaresistenza, la stessa parola, lo stessoconcetto che troppo spesso non vieneperdonato a Cuba: non le perdonanodi esistere e di avere resistito, diven-tando non solo l'ultima rivoluzione del

XX secolo, bensì - forse, e in modi nuovi- la prima del XXI.Quanti ne ho visti di tipi così. Ne ho ri-tagliato storie, piene di gente come lui.Storie che sono diventate trame. E libri.Da “Le cere di Baracoa” a “La nascitadel Che”. Romanzi e racconti rimbalzatidall’Italia a La Habana, finiti nelle bi-blioteche, nelle librerie degli scrittoridell’Uneac. Insieme al numero mono-grafico di Casa America dedicato aCuba, infilato in valigia e distribuito agliamici intellettuali che lo aspettavano.Cuba di ieri, l’Isla che sta cambiandopelle. Gli avaneri, che vivono tra milledifficoltà la transizione, con aspettativeda paese sviluppato e quotidiane difi-

Il castello de los tres Reyes Magos a Cuba

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coltà. Essere a La Habana oggi, vuoldire toccare con mano la voglia di cre-dere che il presente (e il futuro) possanoessere altra cosa: Cuba e la sua gente,piena di problemi e di soluzioni, capacedi resistere a quanto avrebbe piegatoqualunque altro popolo e di farlo col-lettivamente, come d'istinto. «He vividopara verlo», ho vissuto per vederlo... Ilvecchio mulatto, con il sigaro spentofra le labbra, seduto sul marciapiede diuna scalcinata strada de La Habana, lobofonchia come un mantra…

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DAVIDE BARILLI è autore di numerosi libri diracconti e romanzi. La sua opera letteraria com-prende titoli come Musica per lo zar (ed. Guanda),Poltrona per acqua (ed. Diabasis), La casa sultorrente (ed. Guanda), Le cere di Baracoa (ed.Mursia) e La nascita del Che (ed. Aragno). Inna-morato di Cuba e assiduo ospite di manifestazioniculturali organizzate all’Avana, ha tenuto con-ferenze e presentato i suoi libri di ambientazionecubana alla ”Settimana della Lingua italiana”,alla ”Uneac”, Unione scrittori cubani, alla ”Flex”,Università di lingue straniere, alla ”Biblioteca Vi-llena” in plaza de Armas e al Paeseo del Prado,progetto Imagin 3. Invitato dall’Istituto cubanodel libro, ha partecipato alla XXIII esima edizionedella Feria internazionale del libro dove ha pre-sentato alla Casa Garibaldi, ex Union Latina, orasede della Dante Alighieri, i suoi ultimi volumiambientati a Cuba: i racconti La nascita del Che(ed. Aragno), secondo classificato al PremioChiara, Lettere cubane (ed. Fedelo’s) e un librod’arte (intitolato Historietas de mujeres con humo)realizzato a Cuba in edizione numerata con ilpittore Ramon Perez Pereira. Sono intervenuti ladirettrice della Dante Giuseppina Moscatelli,l’ambasciatore Carmine Robustelli, i criticiletterari Gianni Oliva e Giovanni Tesio, il presidentedei narratori cubani dell’Uneac Alberto GuerraNaranjo. Attualmente sta lavorando a tre progetti,tra Cuba e Italia, uno dei quali riguarda un’an-tologia di narratori cubani.

La luce

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Casa America, negli anni, ha svolto unafunzione importante non solo per gliscambi fra Vecchio Continente e NuovoMondo nella sfera della politica, del-l’economia e dei rapporti a livello diStati, ma anche nei settori della lette-ratura, dell’arte e della cultura. In par-ticolare, ha fornito varie occasioni pervalorizzare figure ed eventi che hannotestimoniato il forte legame fra Italia eAmerica Latina per quanto concernel’ambito del teatro. In questa ottica,sono state ricostruite le trionfali tour-nées compiute dal “Grande attore”dell’Ottocento, in Argentina, Brasile,Cile e in altri paesi dell’America delSud, sempre intrecciate a finalità pa-triottiche. E così alcune pagine dei“Quaderni” sono state dedicate a rie-vocare le recite di Adelaide Ristori nel1868 e di Tommaso Salvini nel 1874 aCuba. E ancora è stata illustrata la visitacompiuta - nella stessa isola dei Ca-raibi- dalla “divina” Eleonora Duse nel

1924, alla vigilia della sua morte, conuna emozionante rassegna delle sueeroine in lotta per affermare i propri di-ritti di donne libere contro una societàottusa, repressiva, conformista. Anchei contatti teatrali intercorsi nel Nove-cento sono stati oggetto di opportuneindagini: da una parte è stata richia-mata l’attenzione sul lavoro svolto inBrasile da Ruggero Jacobbi, LucianoSalce e Adolfo Celi per aggiornare lascena di quel grande Paese a metà delsecolo scorso; dall’altra è stata ricordatoil giro in Argentina, Brasile, Uruguay,dal luglio al settembre 1958, della Com-pagnia del Teatro Stabile di Genova, conEnrico Maria Salerno, Valeria Valeri, TinoBuazzelli, Gastone Moschin, sotto laguida del direttore Ivo Chiesa.Un tale reticolo di ricognizioni è di-ventato fondamentale per capire megliola natura dei rapporti fra Italia e Ame-rica del Sud. Nel 2016 il discorso in questa direzione

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Casa America: un ponte fra teatro italiano e scenelatinoamericaneEUGENIO BUONACCORSIPROFESSORE DI STORIA DEL TEATRO DELL’UNIVERSITÀ DI GENOVA

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potrà essere arricchito grazie a un ap-puntamento di grande rilievo: la cele-brazione dei cinquant’anni della scom-parsa di Gilberto Govi, il “mostro sacro”che ha portato all’onore nazionale e in-ternazionale il teatro dialettale genovese.All’interno delle manifestazioni previstedal programma dei festeggiamenti,

Casa America potrebbe dare un pre-zioso contributo: stimolare ricerchesulla tournée che Govi realizzò con stre-pitoso successo in Argentina nel 1926,acclamatissimo dal pubblico locale, e inparticolare dagli emigranti della vecchiaZena che accorsero entusiasti in massaa quelle recite.

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Plaza Francia a Caracas

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Se Renzo Calegari è conosciuto dalgrande pubblico soprattutto come di-segnatore di fumetti western (da nonperdere la recente ristampa di Welcometo Springville) non meno interessante èla sua produzione legata all’AmericaLatina, spesso ispirata da una frequen-tazione con Casa America iniziata alnascere stesso della Fondazione. È in-fatti dell’estate del 2000 la partecipa-zione di Renzo alla mostra sul FumettoSudamericano svoltasi a Palazzo Du-cale; sarà lui a curarne il catalogo, cheinclude una conversazione con HugoPratt e note biografiche di 24 disegna-tori argentini, tra i quali A. Breccia, Copi,G. Mordillo e Quino. Nel 2006 Renzo Calegari regala a Fon-dazione Casa America e agli appassio-nati del genere il fumetto intitolato LaSfida di Colombo. Oltre l’Oceano, che cir-colerà ampiamente in Italia e nelmondo iberoamericano nelle versioniitaliana, spagnola e portoghese. Sono sempre del fumettista chiavaresee del collega Enrico Bertozzi i disegniche illustrano la pubblicazione, in ita-

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Renzo Calegari, il cartoonist a cavallo tra le due AmericheA CURA DI C.G.

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liano e spagnolo, Il Generale GiuseppeGaribaldi e l’America Latina. Le impresee i ricordi, dedicata ai 12 anni di pre-senza di Garibaldi in America Latina,curata da Roberto Speciale e Anna Ma-ria Lazzarino Del Grosso (2007). Calegari torna al Nord America illu-strando il volume pubblicato da FCA Iprimi italiani in America del Nord Dizio-nario dei liguri, piemontesi e altri - Storiee presenze italiane tra Settecento e Otto-cento (2010). In diverse occasioni l’Artista ha stupitonoi e il pubblico disegnando in diretta,con straordinaria rapidità ed efficacia,figure di persone, animali e paesaggicari alla sua iconografia. L’amicizia con la Fondazione ha conferma

quando, nel 2012, fa dono di alcunestampe di suoi disegni (una di esse è quiriprodotta) per sostenere la campagna disolidarietà a favore di Casa America cheattraversa un periodo critico. E la Fondazione saprà contraccambiaresostenendo con altri la meritata con-cessione dei benefici della legge Bac-chelli al grande cartoonist, festeggiatanel dicembre 2014 nella nuova sede divia dei Giustiniani.Sappiamo che Renzo sta lavorando aun nuovo fumetto sulla rivoluzionemessicana e stiamo aspettando impa-zienti di valorizzare questa sua operain una delle nostre manifestazioni ce-lebrative dei 15 anni di FondazioneCasa America.

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Renzo Calegari

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Quando Roberto Speciale mi ha chiestodi scrivere per la rivista Quaderni diCasa America, ho subito pensato chesarebbe stato interessante raccontarecon mie parole il rapporto con quellaimportante Casa di tutti gli americanid’Italia e di altre parti del mondo.Qualche anno fa fui chiamato da Ro-berto a Casa America per la realizza-zione di una mostra dei miei murales eun incontro con i ragazzi del liceo arti-stico di Genova.Quello fu il primo incontro, che si è tra-sformato nel tempo in un vivaio di ini-ziative come presentazione di miei libri,mostre e conferenze sia nella sede diVilla Rosazza che in altre città della Li-guria.Inoltre, conoscendo l’importanza diCasa America, ho spesso accompagnatopersonaggi noti e meno noti del Cile edi altri paesi dell’America Latina ad in-contri a Genova.La mia memoria mi porta a scriverequalcosa sull’Arte muralista in Cile ein Italia, questa forma d’arte che con isuoi colori, come tante manifestazioniartistiche, sono espressione di libertà edemocrazia.

Come ho raccontato tante volte, la na-scita vera del muralismo in Cile comefenomeno di massa e popolare risalealla grande marcia, nel 1969, dal portodi Valparaíso a Santiago, la nostra capi-tale, contro la guerra del Viet Nam eper la libertà di Laos e Cambogia. Inuna vecchia Jeep statunitense della se-conda guerra mondiale in cinque o sei,allora ragazzi, abbiamo fatto l’interopercorso della marcia dipingendo i sassiche si trovavano a fianco della stradache ci portava a Santiago, e nelle cittàin cui si fermava questo grande corteoallegro e variopinto, realizzavamo in-sieme alla gente scritte inneggianti allapace e contro la guerra.Da quella marcia è nato tutto, oggi ilmuralismo in Cile, grazie anche al ri-torno della democrazia, è considerataarte nazionale.Non esiste scuola, facoltà universitaria,ospedale, quartiere e sopratutto sta-zione della metropolitana di Santiagoche non abbia un dipinto fatto su murio in spazi interni o esterni. Non vi negoil mio orgoglio per essere stato in qual-che modo artefice di questo mondo va-riopinto.

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Un mundo lleno de coloresEDUARDO MONO CARRASCOMURALISTA

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Ancora oggi quelle scritte che gridavanolibertà sono l’essenza dell’esistenza diquesta arte. Da quella filosofia, “capita al volo” dalnostro Roberto Speciale, è iniziato ilnostro rapporto di collaborazione chenon si è mai fermato nel tempo.La mia “Storia” con Casa America co-mincia il 5 maggio 2005 con una mostradi “Murales su tele e legno” e la pre-sentazione del mio libro Il sogno dipinto,edito da Hobby & Work.In quell’occasione ho avuto la fortunadi incontrare gli studenti dei licei arti-stici genovesi con i quali abbiamo rea-lizzato “in loco” un piccolo dipinto.Con Casa America avevamo come obiet-tivo della giornata quello di chiedere inconcessione un muro per poter realizzareun murale che ricordi il boicottaggio dellemerci cilene attuato dai portuali genovesiall’indomani del golpe di Pinochet. Nel 2013 per la commemorazione dell’11settembre 1973, Casa America, insiemead altri soggetti organizza “Cile quaran-t’anni dopo”, che comincia con una con-ferenza stampa di Carolina Tohá, figliadel Ministro di Allende, oggi sindaco diSantiago, in cui ha ricordato, commossa,

la sua infanzia di esule. Il 4 settembredello stesso anno si è inaugurata la mostra“Salvador Allende: un uomo, un popolo”,con la presenza del vicesindaco di Ge-nova Stefano Bernini.Inoltre con la partecipazione di OscarGodoy, allora Ambasciatore del Cile inItalia, Donato Di Santo, ex Sottosegretarioagli Affari Esteri e José Antonio Viera-Gallo, già Senatore, Deputato e Ministrodel Governo del Cile.E per finire il 30 novembre 2013 la mostraSalvador Allende: un uomo, un popolo, dame curata, è stata portata a Lavagna, suiniziativa di Fondazione Casa America, eospitata presso il Palazzo Comunale dellacittà, dal 30 novembre all’8 dicembre. Al-l’inaugurazione hanno partecipato il vi-cesindaco di Lavagna, Mauro Caveri, ilpresidente Roberto Speciale e chi scrive.Sicuramente altre mostre, dibattiti, studi,fatti nel tempo da questa “Casa” delmondo latinoamericano a Genova e inItalia ha dimostrato la volontà di CasaAmerica di portare avanti, oltre alla pun-tuale divulgazione della situazione poli-tica del continente a Sud del Rio Bravo,anche una panoramica dell’arte di quellaparte del mondo.Una dimostrazione di questa volontàper la mostra dedicata alla grande FridaKahlo.Ho voluto segnalare solo una parte diquesta lunga collaborazione, che non èsolo di progetti, idee per un futuro mi-gliore ma anche di sogni, perché sicura-mente “no todos los sueños los hemossoñado”..

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Quando quindici anni fa è cominciatoil percorso di attività della FondazioneCasa America la globalizzazione avevagià cominciato a mostrare, anche aGenova, la spettacolare esplosività delleproprie contraddizioni, proiettando lacittà di Colombo e le vicende del suorestyling economico e urbanistico (ri-lanciato proprio dalle celebrazioni peril V centenario del Descubrimiento)verso forme di paradossale visibilitàmediatica (di cui il G8 e i fattacci delG8 sono stati i momenti di più clamo-rosa evidenza). Per le strade della cittàridisegnata dai progetti di riqualifica-zione delle aree produttive dismesse,il segno più evidente di questa plane-taria trasformazione era però demo-grafico, con l'invecchiamento dei resi-denti storici e con nuovi flussi immi-gratori che stavano cambiando voltoed abitudini di interi quartieri dellacittà e di molti settori di attività (assi-stenza e collaborazione domestica, curadegli anziani, edilizia, giardinaggio,trasporto, luoghi di culto e di diverti-mento). Questo afflusso di giovani

stranieri intrecciava un rinnovamentoe un ribaltamento di due rapporti, perla città storici: quello medioevale emoderno con le altre sponde del Me-diterraneo, e quello, più recente (no-nostante Colombo), con le Americhee, in particolare con l'America Latina.Ad un secolo di distanza, le navi a va-pore che a cavallo del Novecento la-sciavano il porto di Genova cariche diemigranti si erano infatti convertite inrotte aeree di arrivo. Casa America èin qualche misura una figlia di questiflussi: è infatti nata a Genova nellostesso anno in cui ci sono nati moltifigli di migranti e di matrimoni misti.Quando oggi li vedo uscire dalle scuoledi molti quartieri di Genova pensosempre che sono i compagni di classee di giochi di Casa America, nata comeloro da un matrimonio misto: da unlato l'interesse (nel mio caso profes-sionale e accademico) per l'AmericaLatina, dall'altro il fatto che sia i pro-motori dell'iniziativa (in primis l'exeurodeputato Roberto Speciale), siamolti dei membri del comitato scien-

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Quindici anni dopoMARCO CIPOLLONIPROFESSORE DI LINGUA SPAGNOLA DELLE UNIVERSITÀ DI GENOVA E DI MODENA E REGGIO

EMILIA, ESPERTO DI CINEMA

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tifico (me compreso) venivano da lunghipercorsi di europeismo e di attivo im-pegno europeista.Coinvolto fin dall'inizio in molte ini-ziative in quanto docente di Lingua eletteratura ispano-americana e in quantopromotore di attività di ricerca e divul-gazione sul cinema e le arti visive (ilCUC e la rivista "La Magnifica Osses-sione"), ho reincontrato con piacerenelle riunioni del comitato scientificodi Casa America sia diversi colleghi (dialcuni dei quali ero anche stato allievo),sia amici e compagni di militanza concui avevo condiviso, per esempio, l'av-ventura del "Circolo culturale AltieroSpinelli", di ovvia ispirazione europeistae federalista.Ritrovarli tutti, nonostante tutto, dallastessa parte di una nuova barricata èstata per me un'emozione positiva. Non

so quanto di questa emozione sonopoi riuscito a tradurre in pratiche virtuosenelle varie iniziative cui ho collaboratonel corso di questi quindici anni. Soperò che Casa America ha accompa-gnato e documentato, pur con moltedifficoltà, un passaggio epocale nellavita della città e nel suo rapporto conla storia e la cultura, proprie e altrui. La sensazione, pur con un divario ditempo più breve, è la stessa che si haleggendo Vent'anni dopo di Dumas. Iproblemi del regno di Francia hannooggi un nuovo volto (il volto di unnuovo re, o di un nuovo cardinale), male coordinate di fondo sono sempre lestesse. I moschettieri nel frattempo sonodiventati più vecchi, ma nell'animo nontanto come nei corpi. Lavoriamo, dun-que, con operosa e ostinata fiducia, perun trentennale...

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People

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Ho avuto da sempre un rapporto distretto legame con l'America Latina.Mio padre era figlio di emigranti to-scani, nato in una frazione di San Paolodel Brasile (oggi inglobata nella città).Rientrò in Italia quando era bambinoma, potendo usufruire della doppianazionalità, alla fine degli anni Trentascappò dal regime, essendo profon-damente antifascista, e tornò a SanPaolo in qualità di ingegnere. Fin daquando ero piccolo mio padre mi de-cantava le bellezze della natura e lacordialità della gente brasiliana. Avevogià un'idea precisa del Sud Americaprima ancora di mettervi piede. Pur-troppo il mio primo concerto in Brasileavvenne quando mio padre non c'eragià più, e non ho avuto la possibilitàdi raccontargli come quelle impressionifossero da me ampiamente condivise. Da allora sono tornato spesso in Ame-rica Latina, dall'Argentina (non possodimenticare la grande impressione cheebbi suonando in uno dei più straor-dinari teatri del mondo, il Colón diBuenos Aires, forse la più bella acustica

che mi sia mai capitata) fino alla Co-lombia, dove ho avuto l'opportunitàdi collaborare con una delle miglioriorchestre sinfoniche del continente, laFilarmonica di Bogotà.Ricordo con particolare commozioneuna tournée Argentina-Brasile, un set-tembre di alcuni anni fa, con una set-timana libera a metà. Approfittai perportare con me la famiglia e unire ilturismo al lavoro: in quella settimanavisitammo uno dei luoghi più incredibilidel mondo: le cascate di Iguazu. Ho poi un rapporto particolarmenteaffettivo con il Guatemala, dove tornoregolarmente ogni due o tre anni, laprima volta fu nel 1995, diventandonequasi cittadino onorario. A Città delGuatemala e ad Antigua (che adoro)ho alcuni tra i più intimi amici dellamia vita. Casa America a Genova è da quindicianni una grande, importante realtà. Èuna sorta di ponte simbolico che uniscequeste due sponde dell'oceano. Perun genovese, che ha nel sangue ilsenso della navigazione e della scoperta

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Un rapporto stretto con l’America LatinaMASSIMILIANO DAMERINIMUSICISTA E CONCERTISTA

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del mondo, è una sensazione impaga-bile poter contare su di una organiz-zazione che porta qui da noi musicisti,scrittori, pittori, esponenti della culturae della scienza direttamente dall'Ame-rica Latina, e ce li fa sentire così vicini.Le iniziative di Casa America fanno

parte integrante da quindici anni deltessuto della città, e per me, così inti-mamente legato a quei territori cosìdensi di storia, di cultura e di bellezzenaturali, rappresentano un sintomo diestrema vicinanza al quale non sapreiassolutamente rinunciare.

Orisha Oshun

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La labor realizada por Casa America alo largo de todos estos años es, verda-deramente, trascendente en el ámbitode la cultura latinoamericano, allá, enItalia, donde confluye una gran cantidadde migrantes procedentes del otro ladodel Atlántico, tarea reconocida por pro-pios y extraños.Dentro de este quehacer, llama la aten-ción su exquisita biblioteca especializaday muy bien organizada en un tema tanamplio y ambicioso, como lo es el deNuestra América -como la llamó JoséMartí para diferenciarla de la Américasajona-, con un trabajo que solo los Ti-tanes son capaces de abordar.Debemos recordar que los países queconformamos Nuestra América son másde 28, distribuidos entre la masa conti-nental y las islas del Caribe, territorioscolonizados y esclavizados, a partir de1492, por más trescientos años, por po-tencias como España, Portugal, Francia,Inglaterra y Holanda para, con poste-rioridad, en una aparente democraciaconseguida a lo largo del siglo XIX,pasar bajo el dominio yanqui.

Las distancias existentes entre cada paísa veces conformados por muchas na-ciones, o dentro de cada Estado, soninmensas, con accesos complejos porfalta de infraestructura vial. Así, eneste panorama donde la miseria luchaen medio del subdesarrollo bajo la ca-tegoría de “Tercer Mundo” o “Paísesen vías de Desarrollo”, cada país hagestado y mantenido su propio devenircultural -por cierto complejo por lamultietnicidad- el cual, en cierta medida,lo transmite a través de diversas publi-caciones que versan en muchas disci-plinas. La mayor parte de estos libros,por lo general, ven la luz gracias al es-fuerzo individual de sus autores conediciones limitadas y pésima distribu-ción, aunque otros “gozan” del apoyode alguna institución o empresa, lo queno significa un éxito rotundo. Estascoyunturas hacen compleja la posibilidadde adquirirlos en sus propios territoriosy peor aún fuera de sus fronteras.Frente a este panorama resulta sor-prendente encontrarse en Casa Americacon una biblioteca muy bien nutrida,

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Tarea de Titanes.Una biblioteca envidiableNANDA LEONARDINIPROFESSORESSA DI STORIA DELL’ARTE DELL’UNIVERSITÀ NAZIONALE MAGGIORE

DI SAN MARCOS DI LIMA

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Allegoria della Repubblica Argentina di Santiago Cogorno esposto a Genova nel maggio 2008 nell'ambitodella Settimana dell'Argentina

envidiable incluso dentro del continenteamericano, referida a Nuestra América,biblioteca que es un lunar en de la mis-ma Europa. Es la labor de un ejércitode hormiguitas silenciosas pero orgu-llosas de su identidad que, con recursoslimitados, construyen en el día a día,este bastión cultural de sabiduría ame-ricana en un espacio geográfico más

allá de los mares. Es una forma deconstruir de la nada, en medio de infi-nidad de adversidades, luchando se-gundo a segundo por nuestra identidad,tal como estamos acostumbrados desdehace más de 500 años.

Gracias Casa America por abrirnos unespacio de esta naturaleza.

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Se note sono ai più le imprese di Giu-seppe Garibaldi e dei suoi compagniin difesa della Repubblica del Riograndedo Sul contro l’impero brasiliano e dellaRepubblica dell’Uruguay contro il dit-tatore argentino Rosas, meno conosciutaè - almeno per quanto riguarda il grandepubblico - la presenza del mazzininia-nesimo in America Latina, a partiredalla figura di Luigi Rossetti, primomazziniano esule in Sudamerica; ancorameno noto il perdurare del “mito gari-baldino” in tutto il continente latino-americano, il cui ricordo è stato tenutovivo fino ai nostri giorni grazie alle co-munità italiane presenti numerosissimein quella parte del mondo. Cercare di colmare queste lacune e te-nere vivo il ricordo delle relazioni in-tercorse in passato tra l’Italia e i paesidell’America Latina, quale strumentodi dialogo e di avvicinamento tra lediverse culture, è uno dei compiti chel’Istituto Mazziniano - Museo del Ri-sorgimento di Genova, ha cercato diportare avanti nell’ultimo decennio,grazie alla sinergia con la Fondazione

Casa America, che ha permesso di or-ganizzare iniziative, manifestazioni eincontri a tema, non solo in occasionedi celebrazioni ufficiali, ma con cadenzaperiodica, dedicate alla cittadinanza eagli studenti delle scuole di ogni ordinee grado, anche in collaborazione conaltri soggetti pubblici e privati, tra iquali l’Associazione Nazionale Veteranie Reduci Garibaldini, sia a livello na-zionale sia a livello territoriale, attra-verso la sezione di Genova - Chiavari“Sante Garibaldi”. Particolare attenzione è stata dedicataproprio alle giovani generazioni di ge-novesi, nativi e non, alla ricerca dellenumerosissime tracce, che i rapportiintercorsi tra i protagonisti del Risor-gimento italiano hanno lasciato nellacultura dei grandi stati rioplatesi, inparticolare per quanto attiene alla let-teratura, alle arti figurative e al pensieropolitico, e viceversa l’influenza e lospazio occupato nella cultura italianadall’America Latina, basti pensare al-l’opera di Edmondo De Amicis e allegrandi ondate migratorie verso il con-

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L’America Latina e il Risogimento italianoRAFFAELLA PONTEDIRETTORE DEL MUSEO DEL RISORGIMENTO A GENOVA

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tinente latinoamericano e viceversa,dall’Ottocento ai nostri giorni.Nel 2011, in occasione del 150° anni-versario dell’Unità d’Italia, i proficuirapporti già avviati negli anni precedentitra l’Istituto Mazziniano - Museo delRisorgimento e Fondazione Casa Ame-rica, hanno avuto modo di consolidarsi,attraverso una sempre più stretta col-laborazione, che ha reso possibile larealizzazione di iniziative congiunte, fi-nalizzate alla diffusione delle conoscenzerelative ai rapporti intercorsi tra i prin-

cipali protagonisti del Risorgimento ita-liano e l’America Latina.Tali attività sono state portate avanticon particolare impegno e con reciprocasoddisfazione, nella profonda convin-zione che far conoscere ad un pubblicosempre più vasto di giovani e non solo- e tenere vivo il ricordo delle relazioniintercorse in passato tra l’Italia e ipaesi dell’America Latina - possa essereuno strumento tra i più efficaci di dia-logo e di avvicinamento tra le diverseculture.

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Monumento a Giuseppe Garibaldi a Buenos Aires

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L'attività pubblica della FondazioneCasa America prendeva il via il 24 giugnodel 2000 al teatro della Corte con larappresentazione dello spettacolo pro-dotto dal teatro stabile di Genova "Ste-fano" opera dell'autore italo argentinoArmando Discepolo, l'inventore del"grotesco criollo" e fratello del grandeautore di tanghi Enrique Santos Disce-polo. Lo spettacolo era diretto da LelloArena e interpretato da una compagniadi attori genovesi, napoletani e di linguaspagnola che ben rifletteva il cosmopo-litismo nel quale era nata e cresciutauna città come Buenos Aires dove la vi-cenda era ambientate, cosmopolitismoche da sempre costituisce la forza ditutta l'America Latina. L'accoglienzache il pubblico numerosissimo del teatrodella Corte fece a tutte le rappresenta-zioni di "Stefano" fu la migliore testi-monianza del desiderio che Genova e igenovesi avevano di riallacciare quel-l'antico legame con le Americhe e cheRoberto Speciale e i suoi collaboratoriavevano con tanto acume e tempismointerpretato. D'altro canto questi quindici

anni di vita di Casa America sono a te-stimoniare un rapporto che, con la primaemigrazione degli italiani in Americanell'800 e 900 e con le migrazioni avve-nute anche in direzione opposta nellaseconda parte del novecento, è diventatosempre più stretto e sempre più desi-deroso di occasioni di incontro, di co-noscenza reciproca. Questo ha fatto diCasa America in tutti questi anni uncentro culturale di primaria importanzae per questo Genova, e non solo, deveessere grata alla fondazione per la fun-zione che ha svolto e continua a svolgerenel sostenere e dimostrare che culturediverse sono soprattutto occasioni reci-proche di arricchimento e di crescita.

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FCA e il Teatro Stabile di GenovaCARLO REPETTI GIÀ DIRETTORE DEL TEATRO STABILE DI GENOVA

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Era il 1987 e come sindaco di Bogliascopensai di organizzare una mostra anto-logica di Eugenio Olivari (1882-1917),artista genovese tra i più significativi.La mostra ebbe risonanza nazionale efu visitata anche da una delegazionedel Ministero dei Beni Culturali.Il loro apprezzamento fu notevole alpunto che mi proposero di trasferirel'esposizione a Buenos Aires nell'ambitodella Settimana della cultura italiana.L'invito fu naturalmente accolto conentusiasmo. L'esperienza argentina fustraordinaria, arricchita da un recital diVittorio Gassman che presso l'aula ma-gna del Liceo Mazzini recitò alcuni cantidella Divina Commedia.La mostra di Olivari fu ordinata in partepresso l'ex palazzo delle Poste e in partein una bella sala della Casa Rosada.Inaugurata dal Presidente Raúl R. Al-fonsín ebbe notevole successo.Oggi, alla luce di quell'esperienza, ritengoprofondamente importante aver vissutodal vivo, materialmente, un rapporto

con una cultura straordinaria e tutta dascoprire. Ho sentito di dover citare quellapositiva esperienza perché legata allatestimonianza che sono lieto di portarea “Casa America”.Dopo anni da quel viaggio in Argentina,sono venuto a contatto con il grandelavoro di Roberto Speciale e della Fon-dazione Casa America.Non si tratta “soltanto” di un'utile col-laborazione che tende a valorizzare ilrapporto tra due realtà così vicine e cosìlontane, ma di un indispensabile sup-porto all'interno delle più disparate at-tività politiche, commerciali e, soprattutto,culturali. Si mettono così in luce le radicidi un rapporto vero, profondo, autenti-camente produttivo.Anche per questo sono lieto di avermodestamente partecipato alla vita di“Casa America”, con il contributo delmio lavoro artistico, contributo modestoma determinato dalla stima affettuosae sentita che nutro per questa importanterealtà di respiro internazionale.

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Esperienze con l’America LatinaRAIMONDO SIROTTI PITTORE E GIÀ PRESIDENTE DELL’ACCADEMIA LIGUSTICA DI BELLE ARTI

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15 ANNIDI D IFFUS IONE DELLE L INGUE

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Fondazione Casa America di Genovacompie quindici anni. Pensiamola alfemminile, una “quinceañera”1. Per tra-dizione ispanica, in molte zone del-l’America Latina si festeggia con granderilievo la data che segna il passaggiodalla fanciullezza all’età adulta. Cele-briamo questo anniversario con l’au-spicio di un passaggio dell’Istituzioneverso attività sempre più mature e ri-marchevoli.Casa America è una realtà e anche unsimbolo. Una realtà per tutto quelloche ha realizzato in questi anni conimpegno, competenza, dedizione e unsimbolo per ciò che rappresenta in Italiae nel mondo. La Casa è, fin dai tempipiù remoti, un rifugio, un luogo privi-legiato che accoglie, protegge, conforta,ripara. Chi la abita stringe la mano al-l’ospite che arriva, al quale offre il calicedel suo sapere e riceve, allo stessotempo, il contributo della cultura altra.Tale è sempre stato l’obiettivo della

Fondazione: stabilire e mantenere undialogo costruttivo fra l’Italia, l’UnioneEuropea e i paesi dell’America Latina.Che la sede per questo dialogo sia Ge-nova è un dato di singolare importanzasia da un punto di vista storico chestrategico nell’attualità. Dal porto diGenova sono partiti negli anni migliaiadi italiani alla volta delle Americhe edal porto-porta di Genova arrivano tut-tora i migranti latinoamericani, e nonsolo, che scelgono di stabilirsi da noi.Fra i tanti compiti che si è prefissi laFondazione, uno di non minore rilievoè stato quello di istituire al suo fiancoun secondo pilastro, che è l’AssociazioneAmici di Casa America, con lo scopo difavorire l’integrazione degli immigrati.Lo strumento principale di questo obiet-tivo è costituito dai corsi di lingue: ita-liano per gli immigrati e straniere pergli italiani. La conoscenza delle lingueè, infatti, alla base di ogni dialogo ed èil mezzo più efficace per lo scambio di

Associazione Amici di CasaAmerica: lingue e integrazione culturaleAMINA DI MUNNOPRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE AMICI DI CASA AMERICA

1 Il festeggiamento del quindicesimo compleanno di una ragazza.

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opinioni e per la comprensione del-l’ambiente che ci circonda. Che ci siano,secondo le statistiche, circa seimilalingue nel mondo, si deve forse alladeflagrazione della Torre di Babele?Troviamo nella Bibbia i versetti che ciparlano della Torre di Babele: “1) Ortutta la terra parlava la stessa lingua eusava le stesse parole”. Gli uomini sispostarono verso il sud e cominciaronoa costruire una città e una torre la cui

cima doveva giungere fino al cielo, maDio volle confondere la loro lingua. “8)Così l’Eterno li disperse di là sulla facciadi tutta la terra, ed essi cessarono dicostruire la città. 9) Perciò a questa fudato il nome di Babele, perché l’Eternocolà confuse la lingua di tutta la terra, edi là l’Eterno li disperse sulla faccia ditutta la terra”2.Ora è chiaro che nessuno potrà maiconoscere tutte le lingue della terra,

2 Nuova Diodati, Genesi 11,1-9.

I fiori di Camilo

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ma in ogni società l’apprendimentodelle lingue straniere può aprire la portaad una maggiore comprensione inter-nazionale, può aiutare a capire altri po-poli e avvicinarsi alla loro mentalità,perché la lingua fa parte della cultura edell’identità dei cittadini di ogni na-zionalità. Avendo ben chiari questi con-cetti nell’organizzazione dei corsi dilingue spagnola, portoghese, inglese eitaliana, chi opera all’interno dell’As-sociazione è teso a moltiplicare gli sforziaffinché i risultati raggiunti nel corso

di questi ormai lunghi anni possanoulteriormente migliorare anche nel coin-volgimento di nuovi discepoli, semprepiù consapevoli dell’utilità delle lingueapprese o da imparare e perfezionare.Con questo obiettivo i corsi proposticomprendono vari livelli, da quello perprincipianti a quello avanzato. Chi fragli studenti-soci volesse conseguire unacertificazione ufficiale, attraverso unapreparazione specifica impartita dai do-centi dell’Associazione, ha la possibilitàdi accedere all’esame per diplomi

Paesaggio a Cholula, Puebla, in Messico

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D.E.L.E e C.I.L.S., ossia attestati di co-noscenza dello spagnolo e dell’italianorilasciati da Istituzioni competenti. Come strumenti di supporto, nonchédi divagazione, gli studenti dispongonodi una biblioteca e una videoteca spe-cializzate. Nel rispetto dello spirito del-l’Associazione, che si prefigge di pro-muovere la partecipazione dei proprisoci alla vita della comunità di cui li sivuole parte integrante, si realizzano in-contri culturali nelle varie forme espres-sive e creative.E così, fra le iniziative di aggregazione,socializzazione e animazione, si pro-muovono seminari, presentazioni dilibri, anche con ospiti stranieri, feste,esibizioni, mostre fotografiche e di di-pinti. Sono state promosse lezioni ditango e di capoeira. Poesia e musicasono stati presentati in un felice con-nubio in più di un’occasione.La fine dei corsi e delle attività è salutataogni anno con un brindisi che accom-pagna la consegna degli attestati di fre-quenza a tutti gli studenti da parte deidocenti. È un momento conviviale chesi celebra con gioia per i risultati raggiuntie viene ad essere, allo stesso tempo,una lezione di gastronomia, poiché ogniospite offre un piatto (e una ricetta)della tradizione culinaria del propriopaese, in modo che si possa, mentre siassaporano, imparare a preparare em-panadas, tortillas, coxinhas, pão de queijo,

caipirinha, quesillo, ecc., ecc...Con tutto questo, un augurio “speciale”per i quindici anni di Fondazione CasaAmerica!

La ragazza con il cerchietto bianco

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Con queste brevissime parole, vorreiesprimere non soltanto ammirazioneper la vostra politica culturale, ma ancheun ringraziamento di cuore per tuttal'accoglienza che mi diede FondazioneCasa America nella città di Genova.In Casa America trovai un'atmosferaculturale intensa sotto tutti i punti divista e soprattutto per quanto riguardala divulgazione e l'insegnamento di Lin-gue e Culture di altri Paesi.Con Casa America condivisi il progettodella lingua Quechua, lingua che tut-t'ora insegno e cultura a cui appartengo.Posso ancora esprimermi sulla lingua ecultura Andino-Inca dicendo che, anchese c'è molto da dire su di essa, parlarnenon si limita alla lingua fine a se stessa

bensì all'indagine sulla antica civiltà Incadel Tawantinsuyo, sulle quattro regionidel continente latinoamericano, sullasua realtà politica, sociale, economica,culturale, ecc., di cui storicamente unpopolo ne diviene ricettacolo tramite lasua lingua. Parlare di comunicazione si-gnifica mettere in evidenza l’architet-tura, l'ingegneria, le scienze ma anchealtre espressioni culturali. Così il que-chua cambia di regione in regione insvariati dialetti e nelle sue tradizioni ar-tistiche, nella letteratura, nel teatro, nellepolitiche di vita, che sono trasmesse an-cora adesso in tutti i popoli dell’AmericaLatina, dialetti ai quali vorrei far riferi-mento come mezzo d’integrazione diquesta civiltà latinoamericana.

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Associazione Amici di Casa America: lingue e integrazioneculturaleALEJANDRINA BOLAÑOS ZUNIGAINSEGNANTE DI LINGUA QUECHUA

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OPINIONI D IG IORNALIST IE SCRITTORI

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Fondaziona Casa America,un luogo d’incontroDOMENICA CANCHANO GIORNALISTA SECOLO XIX

Una casa aperta. Un luogo di incontroe di conoscenza per una città che vuolevivere la multiculturalità come ricchezzae non come un pericolo. Una casa chenel corso del tempo ha ampliato le sue“stanze”. Lì ho visto nascere tante as-sociazioni che sono diventate poi puntodi riferimento per tanti genovesi checredono nel dialogo e che praticanoogni giorno una solidarietà fattiva. Que-sto per me è stato e continua ad essereCasa America. Ho iniziato a frequentarladieci anni fa, quando ho mosso i mieiprimi passi da giornalista. Lì ho avutomodo di conoscere altre realtà del miocontinente, l’America Latina, attraversoincontri, conferenze, letture, mostre, in-somma da quella “casa” ho avuto lafortuna di poter osservare un panoramaculturale a 360º. Ricordo, in particolare,la affollata presentazione nel 2013 delnumero della Rivista di Casa Americadedicata al mio paese di origine, il Perù.Per me è stato come un ritornare acasa. Le immagini, le storie, che arric-chivano quel numero sono state perme un piacere e un motivo di orgoglio,

rinnovando un senso di appartenenzache non va smarrito. Lo stesso orgoglio,lo stesso piacere sono certa l’hannoprovato altri latinoamericani a cui la ri-vista di Casa America ha dedicato diversinumeri nel corso degli anni. Tutto questoè potuto essere grazie all’impegno ge-neroso del presidente Roberto Specialee i suoi più stretti collaboratori, chehanno sempre compreso l’importanzadi comunicare con i media. Per ciò chemi riguarda, posso dire, che il loro sup-porto è stato prezioso nelle esperienzeche ho condotto prima con la paginaMetropoli, inserto del quotidiano LaRepubblica, e ora con la pagina in spa-gnolo e italiano, Génova Semanal de IlSecolo XIX. Questi purtoppo sono tempidi ristrettezze e di rinunce che non ri-sparmiano nessuno. È così la Fondazioneha dovuto rinunciare alla sua sede ori-ginaria, Villa Rosazza, e spostarsi incentro storico. L’importante però nonè la bellezza delle mura ma ciò che inquella “casa” continuerà a vivere: unpatrimonio culturale di cui Genova nonpuò fare a meno.

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Un mondo antico e lontano, un mondoitaliano. È quello che continua a cresceree prosperare in America Latina e se-gnatamente in paesi come l’Argentina,l’Uruguay, il Venezuela, il Paraguay e ilBrasile in cui l’italianità non viene maimeno. Più lo stato italiano si allontanadalle collettività di emigranti e discen-denti, più il senso di appartenenza cre-sce. Casa America ha lasciato il segnosu quel solco oramai desueto, fuorimoda, incompreso. Ha percorso stradesterrate, camionabili, autostrade perscovare associazioni, enti, compagnie,confraternite, società di mutuo soccorsoche ancora oggi perseguono l’idea direstare attaccate alle loro radici. Certo,l’Italia non è più al loro fianco, l’Italiaè un buco nero che vuole dimenticarela sua dolorosa pagine dell’emigrazione.Un tempo lo stato italiano seguì i suoiemigranti costruendo scuole, ospedali,cinema, teatri, organizzando consulte,dando il voto agli italiani all’estero.Oggi quel mondo discosto è quasi unpeso. E dire che potrebbe essere un’ec-

cellenza per lanciare nel mondo il pro-dotto Italia. A me ha stupito l’attacca-mento alla lingua italiana delle nostrecomunità latino-americane. Siamo ilPaese europeo che investe di menonell’educazione alla lingua di Danteeppure l’Italiano resta la quinta linguapiù studiata al mondo. In Uruguayl’Italiano si studia a scuola. Nei liceiitaliani d’Argentina lo stesso. Ci sonoquotidiani in lingua italiana in Uruguaye Venezuela. Ci sono radio, canali tele-visivi, testate, pubblicazioni sparse inogni angolo del continente latino-ame-ricano. C’è la Rai che si accende intante case dove ancora si parla il dialetto,si cucinano i ravioli, ci si perde nelrimpianto delle vite perdute. Quello che ha fatto Casa America è ditenere una porta aperta verso gli italianid’America. Aver messo a sistema quelmondo con varie iniziative, inchieste,pubblicazioni o semplicemente indi-rizzari, contatti, incontri è forse l’ele-mento decisivo che porta a considerareindispensabile uno strumento come

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Gli italiani d’oltreoceanoMARCO FERRARI GIORNALISTA E SCRITTORE

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quello creato a Genova, forse più incisivodi tanti inutili livelli istituzionali. Considero il Dizionario storico biograficodei Liguri in America Latina un’opera

fondamentale per fare il punto su due-cento anni di emigrazioni. Quella ricercaci svela l’essenzialità del rapporto trala Liguria e il continente latino-ameri-cano. Ne esce fuori un puzzle di storiee vicende che possono benissimo com-porre uno, tanti copioni di cinema: daipresidenti della repubblica uruguayanadi origine italiana alle vicende relativeall’apporto ligure all’indipendenza dellarepubblica Dominicana; dagli artisti,architetti e urbanisti che hanno edificatometropoli come San Paolo del Brasile apionieri che si sono spinti in Patagoniae nella Terra del Fuoco. Con questestorie alle spalle si capisce l’anima com-merciale, portuale e marittima che per-mea l’economia ligure. Ma grazie aCasa America abbiamo anche scopertostorie di piccoli e grandi eroismi, di sa-crifici umani e di impegno politico. Ilcontributo migliore che i liguri hannofornito all’America Latina sta proprionella forza delle idee. Se oggi l’AmericaLatina ha una coscienza politica cosìelevata, possiamo dire grazie a coloroche sono partiti da Genova portandodietro il concetto di identità politica,un nerbo che non muore e si distribuisceovunque, per fortuna nostra.

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Da molti anni, e non soltanto negliultimi quindici, il rapporto fra l’AmericaLatina e l’Italia è diventato unilaterale.Quanto maggiore è l’interesse di quelcontinente verso la culla della latinità -America “latina” non per caso essa sichiama-, tanto minore è l’attenzione diRoma verso il Sud del mondo che più lesomiglia e le vuole bene. Che di un rapporto ormai impari si tratti,non lo dicono soltanto le legioni di cal-ciatori sudamericani che vanno per lamaggiore nel campionato di serie, in tuttii sensi, “A”: il meglio del pallone sul pia-neta i giocatori dell’altra parte dell’Oceanocontinuano a considerarlo quello che sivive in casa nostra. Basti sottolineare cheben quattro dei cinque cannonieri deltorneo sono argentini, nell’ordine più omeno ballerino Tévez (Juventus), Icardi(Inter), Higuaín (Napoli) e Dybala (Pa-lermo). Quattro argentini che rappresen-tano il giro d’Italia dei club e che oggifanno insieme l’unico e irripetibile Ma-radona, un altro argentino che già avevacapito tutto negli anni Ottanta col Napoli.

Ma la novità degli ultimi tempi è che ilrapporto d’amore che l’America Latinanutre per l’Italia non è più limitato allosport, peraltro il più popolare di tutticome il calcio, o al mondo dello spettacolo(un nome solo, l’ancora argentina e ce-leberrima Belén). A testimoniare che laquestione italo-latino-americana nonsia moda passeggera, né appagante emolto retribuito lavoro per tutti, dal 13marzo 2013 c’è un esempio, si può bendire, universale e francescano: l’elezionedi Mario Bergoglio a vescovo di Roma.Chi meglio dell’argentino-italiano Fran-cesco riassume tutte le ragioni del perchéun sudamericano si senta così a casa inItalia, al punto da poter diventare Papa?Felice come un Papa. Ma ciò che è da sempre naturale per chiarriva nella Penisola “quasi dalla finedel mondo”, è invece trascurato, sotto-valutato, snobbato, talvolta persino irrisoda chi rappresenta l’Italia ai vari livelli. Le missioni di Stato dei presidenti dellaRepubblica in Sudamerica si contanosulle dita di una mano: un paio tra

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Il 23° Paese dell’America LatinaFEDERICO GUIGLIA GIORNALISTA E PRESENTATORE TV

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Ciampi e Napolitano negli ultimi quat-tordici anni. Per cercare notizie di altedelegazioni politiche e imprenditoriali,cioè guidate dal presidente del Consiglioe dal ministro degli Esteri, che abbianocompiuto viaggi di rilievo nell’Americatanto lontana ma a noi vicina, bisognascavare nei ricordi. Niente che sia rimastoimpresso nella memoria collettiva senzaricorrere all’aiuto dell’archivio o di “goo-gle”, niente che suoni, oggi, come “visitastorica” del recente passato. La verità è che le classi dirigenti in Italiadovrebbero essere presbiti, ossia vederebene da lontano, e invece sono miopi: fa-ticano a guardare al di là del proprio naso.

Altrimenti avrebbero capito ciò che pocheistituzioni, troppo poche, e fra questa laFondazione Casa America a Genova, han-no capito: che l’Italia è il ventitreesimoPaese “ad honorem”dell’America Latina.E che per milioni di sudamericani si diceEuropa, ma si sogna Italia. Si può recuperare il tempo perduto?Forse sì, anzi, certamente no. Ma poco importa. Ci penseranno i lati-no-americani a ricordare sempre e persempre ai distratti italiani che cosa si-gnifica avere due patrie, molti calciatorie un Papa in comune fra l’Atlantico, ilPacifico e il Mediterraneo: perché ancheil mare racconta la leggenda.

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Luglio 2009. Presentazione del volume Ho toccato l'Italia col piede destro. Da sinistra Roberto Speciale, FedericoGuiglia e Carlo Rognoni

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Un “giallo“ di cui il colpevole, o i colpe-voli, non è mai stato trovato, ma non èstato neppure mai cercato. È scomparsoil documentario “Historia della culturalatino-americana” di Mario Sabato, attoconclusivo di un’importante operazioneculturale portata avanti dalla RAI tra il1971 e il 1975. Prima sei film a soggetto del progetto“L’America Latina vista dai suoi registi”importanti opere dei giovani autori diArgentina, Brasile, Cile e Bolivia. Quandole hanno realizzato nessuno di loro avevapiù di quarant’anni, ma i loro primi filmerano già stati apprezzati nel festival in-ternazionali.Dopo il viaggio da Palos de la Fronteradi Cristoforo Colombo che nel 1492 ampliògli spazi del mondo, seguirono altri europeiche portarono la loro storia di negazionedelle altre culture, di dominazione, di in-teressi economici. Da Genova a metàdell’800 e nei primi anni del ‘900 il viaggioal di là dell’Atlantico è di lavoratori chehanno addosso i racconti di un’Europapovera e affamata, e inseguono la speranza

di una vita prospera nelle doviziose e ge-nerose Argentina e Brasile. All’inizio degli anni ’70 del secolo scorsoè la RAI che questa volta offre ai registilatino-americani di raccontarsi, di rap-presentare le loro realtà cariche ditimori. Il responsabile del progetto è ildirigente Alberto Luna che impegnadall’Argentina Mario Sabato con “Colpibassi” , dal Brasile Joaquim Pedro deAndrade con “La congiura” (Os incon-fidentes) , dal Cile Raul Ruiz con “Nes-suno disse niente” (Nadie djo nada),dalla Bolivia Jorge Sanjinés con “Lanotte di San Juan” ( La noche de SanJuan). e ancora dall’Argentina OctavioGetino con “El Familiar” e dal BrasileGustavo Dahl con “Alla ricerca di Maira”E lo fanno attraverso metafore, vecchiestorie delle loro terre: piccoli e grandiracconti che richiamano condizioni ele-vate e infami, grandi e piccoli poteri. Ma non più di due anni più tardi attra-verso la stampa arrivano dai Paesi deiregisti chiamati a questo progetto altriracconti:. le sparizioni senza tracce, le

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Una storia italiana del cinema latino americanoSILVANA PALUMBIERI RAI TECHE

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torture, l’ eliminazione delle opposizionicosì come contemplava il “Piano Solo”. La vocazione di Casa America di con-tribuire a diffondere in Italia una maggioreconoscenza del grande patrimonio cul-turale ispanoamericano, può proprio in-vestire una ricerca in casa nostra, suquesto grande episodio di impegno delnostro Paese, attraverso la produzioneRAI, a raccogliere il racconto dell’Ame-rica Latina raffigurata da suoi stessiartisti. Trovare le tracce di quanto manca,

togliere la polvere di quanto c’è, e pre-sentarlo al pubblico italiano. Dunque ildocumentario “Historia della cultura la-tino-americana” di Mario Sabato conle testimonianze irripetibili di GabrielGarcia Marquez, Octavio Paz, ErnestoVargas Llosa, Ernesto Sabato, e poi AngelRama, Josè Antono Portuondo, DarcyRibeiro, Manuel Scorza, Miguel OteroSilva ed altri ancora. E i vari film mai piùvisti, forse conservati dentro qualchescatola di alluminio.

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Bolivia. Un abitante della foresta.

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Mi chiedo a quale radice vada ascritto ilrelativo disinteresse che la cultura ufficialeitaliana - fatte salve le sacche di specializ-zazione accademica - ha riservato ai feno-meni storici, sociali, economici e di costumeche riguardano il Sud America, o megliol’America Latina. Probabilmente la ragioneva ricercata nella ridondante ed invasivapredominanza presso i nostri atenei epresso gli studenti dei modelli di compor-tamento e di vita del Nord America, inparticolare degli Stati Uniti che hannoesercitato nel secondo dopoguerra unpotere emulativo difficilmente contestabilee contrastabile. A questa che mi apparecome una distorsione visiva e di prospettivastorica, se non proprio una moda alquantocorriva, Casa America ha tentato di rime-diare varando una serie di iniziative destinatea riannodare i fili della memoria spezzatidal tempo e dalla adesione massificata aconvenzioni e a modelli di studio e dicomportamento che tradiscono, lo dico aldi fuori di ogni giudizio di merito, i fortilegami tra l’Italia e la Liguria in particolarecon i Paesi dell’America Latina.

Non basta ovviamente richiamarsi in ma-niera generica alla Storia per ritrovare ilsenso di vicende che non molto tempoaddietro, un secolo o poco più, hannoteso un lunghissimo ponte fra le duesponde dell’Oceano Atlantico, partendodal Mediterraneo fino a sconfinare sulversante opposto del Continente Suda-mericano, quello che si affaccia sull’OceanoPacifico. Se ha un merito, Casa America,è quello di averci amabilmente sollecitati,e talvolta costretti, a respirare l’aria cheaccolse i nostri antenati, i milioni di emi-granti italiani (e torno a dire, Liguri primadi tutti gli altri e spesso in proporzioni piùmassicce) che affrontarono l’ignoto perscoprire l’altra faccia del mondo.Mi è capitato, e ne serbo gratitudine aRoberto Speciale, di visitare Argentina eUruguay al seguito, oggi si direbbe comegiornalista embedded, di una spedizioneorganizzata da Casa America nel 2006.Fu un viaggio di istruzione, supportatodalla presenza di studiosi ed esperti dicose sudamericane, che toccò, fra le altrelocalità, Buenos Aires e Montevideo, le

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Il sentiero della memoriaRENZO PARODI GIORNALISTA SECOLO XIX

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capitali di due Paesi che ancora oggitrasudano quell’italianità, quel comunesenso di appartenenza alla Nazione cheda noi, nella terra di origine, si è purtroppoandato perdendo. Voglio dire che nonc’è come ripercorrere il sentiero dellamemoria, anche e proprio materialmente,per riscoprire una vicenda comune chetutti ci portiamo dentro, spesso senzasaperlo. Gli italiani hanno letteralmentecostruito l’Argentina e i pionieri e glialfieri di quell’impresa ciclopica furono,mi ripeto, i liguri. Ho visitato in altra oc-casione la città di Rosario che conservaevidenti le tracce dell’operosa fatica deinostri antenati che in pochi decenni tra-sformarono un minuscolo agglomeratodi casupole in legno sulla sponde del-l’immenso Rio Parana in una modernae febbrile metropoli di oltre un milionedi abitanti. A Rosario nacque ErnestoChe Guevara che con l’Italia non hanulla da spartire, come pure Leo Messi,Angel Di Maria, Mauro Icardi, Luis CesarMenotti, El Loco Bielsa, tutti artisti delpallone ben conosciuti qui in Italia. Tuttinati e cresciuti nella città della bandieraargentina che per prima la vide sventolarenel 1812. A Rosario le vestigia italiane eliguri sono ancora ben visibili. Una pertutte Il Museo delle Belle Arti “Juan BCastagnino”, intitolato alla memoria delfiglio di immigrati di origine chiavarese,precocemente scomparso nel 1925, mu-nifico mecenate della città. Per non diredell’ospedale Garibaldi, ma si sa: il ge-nerale è più celebre e ammirato laggiùdall’altra parte del mondo, come direbbe

papa Francesco, che nella terra ‘origine. Casa America in questi anni si è adoperataper rafforzare i legami fra l’Italia e le Na-zioni sudamericane, inventando ricorrenze,occasioni di studio, seminari. Richiamandoa Genova personaggi illustri come l’allorapresidente dell’Uruguay Julio Maria San-guinetti, anch’egli di ascendenze chiavaresi.Ha lavorato sul campo, è il caso di dirlo,per abbattere steccati e diffidenze. Mi ri-ferisco alle iniziative di studio e di inse-gnamento dedicate ai nuovi emigranti,coloro che hanno percorso in senso inversoil cammino dei nostri padri. Le decine dimigliaia di cittadini sudamericani approdatinegli ultimi tre decenni a Genova e in Li-guria hanno trovato nella palazzina diVilla Rosazza un punto di accoglienzacordiale e un aggancio facile alla nuovarealtà che andavano ad incontrare. Ignarie spaventati. Corsi di italiano per stranieri(e di spagnolo e portoghese per italiani)hanno saldato le diffidenze. Parlarsi perconoscersi e superare i pregiudizi reciproci.Questa in definitiva è stata, e sono certoche sarà, la missione di Casa America.Tanto più preziosa e difficile in tempi diintolleranze e di nuovi muri innalzati perdividersi e odiarsi.Buon compleanno dunque, Casa Ame-rica e mai augurio fu più sincero. Chegli anni a venire dimostrino che la me-moria non è un optional per intellettualiannoiati, ma è un saggio antidoto, in-dispensabile contro i vecchi e i nuovirazzismi. Scoprire da dove veniamo percapire dove andiamo. La formula èantica ma più che mai valida.

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C’era una volta Rai International… poiarrivò la crisi economica e ispirati dallalogica del risparmio, della spending review,quello che era l’importante contributodella presidenza del Consiglio dei ministrialla Rai perché tenesse alta e rafforzassel’immagine dell’Italia nel mondo, si èprogressivamente ridotto. Oggi palazzoChigi eroga alla Rai un contributo di 7milioni di euro all’anno, quando neglianni delle vacche grasse era di 35 milioni.Il risultato è che l’offerta internazionaledella Rai … ha cambiato nome! Adessosi parla di Rai World. E i più di cento gior-nalisti che contribuivano a mettere inonda programmi originali di informazione,di calcio, di intrattenimento sia televisivisia radiofonici sono stati “rottamati”. Diciamo la verità: anche nei vecchi tempil’offerta dei palinsesti che la Rai mettevain campo sugli schermi di mezzo mondonon è mai stata all’altezza di quella che èl’ambizione di un Paese che ha il piùstraordinario patrimonio culturale, il piùgrande giacimento - come si diceva unavolta - di arte, pittura, scultura, siti ar-

cheologici. Ora è vero che i soldi non ba-stano a fare e garantire la qualità e tuttaviacon pochi soldi è più difficile lavorare,mettere in onda programmi degni di at-tenzione e anche magari di essere esportati.Ed è più difficile vincere il confronto del-l’offerta di audiovisivi con altre importantitelevisioni pubbliche europee. La Francia,la Germania - per non parlare di BbcWorld - non solo diffondono programmioriginali ad hoc in francese, tedesco,inglese, ma questi Paesi si sono dati l’obiet-tivo di far conoscere la loro cultura, di dif-fondere la loro lingua, di far apprezzare ilmeglio delle loro capacità di produzionedi audiovisivi.C’è la possibilità che presto, nei prossimianni, si rimedi al vuoto di immagineche sicuramente ha il nostro Paese ri-spetto alle televisioni di altri Paesi eu-ropei? C’è una frase che il premierMatteo Renzi ha pronunciato che lasciaben sperare. Intanto ha detto che vuoleche la Rai si meriti il riconoscimento digrande azienda culturale europea. “Lapiù grande” ha detto. E poi ha aggiunto:

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C’era una volta RAI InternationalCARLO ROGNONI GIÀ PARLAMENTARE ITALIANO E CONSIGLIERE D’AMMINISTRAZIONE RAI

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“Deve diventare la vetrina del nostroPaese nel mondo”. Un impegno ambi-zioso. Ma soprattutto una sfida per ilnuovo vertice della Rai che Renzi ha inmente. Non c’è dubbio infatti che cam-bierà la legge Gasparri, mandando insoffitta gli attuali criteri di nomina delconsiglio di amministrazione e del di-rettore generale. E arriverà un ammi-nistratore delegato con ampi poteri econ una missione ridefinita. Anche per-ché c’è un’occasione da non perdere.Nel maggio 2016 scade la concessioneventennale del servizio pubblico allaRai. Va dunque presto rinnovata e nelbel mezzo di una straordinaria rivolu-zione tecnologica qual è quella chetutto il Sistema dei Media sta vivendocon l’invasione della Rete, del Web, ilcompito del governo è di rifondare laRai, che da broadcaster deve trasformarsiin Media Company. E anche grazie allapotenza della Rete l’immagine dell’Italiaattraverso gli audiovisivi può sperimen-tare nuove strade.Da ex membro del consiglio di ammini-strazione dell’azienda di viale Mazzinimi permetto di indicare quelle che do-vrebbero essere delle assolute priorità: uncanale in lingua inglese, un canale dedicatoal Mediterraneo e un impegno straordinarioper far arrivare la nostra voce e la nostracultura in America Latina. Perché l’AmericaLatina? Intanto perché dentro di noi sap-piamo bene che se non fossimo europeivorremmo essere latinoamericani! E’ inquel continente che vivono già milioni diitaliani, è in quel continente che parlano

spagnolo, portoghese. E tantissimi parlanoe capiscono l’italiano.Quello straordinario lavoro che fa daquindici anni la Fondazione Casa Ame-rica voluta e presieduta da RobertoSpeciale non può essere lasciata sola,unica testimonianza forte del senso diresponsabilità e di vicinanza culturaleche sentiamo verso quella parte delmondo che ci è tanto cara.Mi piace sperare che la Rai presto“cambi verso” e pensi di poter usareanche quel patrimonio di conoscenzeche abbiamo a Genova, grazie alla Fon-dazione Casa America. E questo persviluppare contenuti, format, fiction cheparlino di noi all’America Latina e del-l’America Latina a noi.Oggi Rai World offre tre canali televisivinei paesi extra europei: Rai Italia, che èun canale generalista con “il meglio”dellaproduzione Rai; Rai News 24, canale diinformazione in diretta 24 ore su 24; RaiWorld Premium che è un canale tematicointeramente dedicato alla fiction italiana.In particolare Rai World Premium, lanciatoall’estero nel 2013, è presente in tre Paesi(Argentina, Repubblica Dominicana, Pa-nama) con circa 30 mila case raggiunte.Rai News 24, con accordi in quattro Paesi(Costa Rica, Repubblica Dominicana, Hon-duras e Uruguay) è disponibile comples-sivamente in 22 mila case. Insomma c’è davvero ancora moltastrada da fare da parte del servizio pub-blico per conquistare all’Italia un postod’onore nel dialogo con tutti i Paesiche fanno parte dell’America Latina.

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Le prime immagini sono in bianco e neroe raccontano di vecchie partenze. Poi, inuovi arrivi e un mondo a colori che daqualche tempo disegna Genova. Viaggi di andata e di ritorno che si intrec-ciano. Con pesanti, e straordinari, bagagliculturali. Le storie di migrazioni di ieri edi oggi si incontrano idealmente ai piedidella lanterna, vicino a quei moli che ri-cordano chi tanto tempo fa si avventuravaoltreoceano e che oggi accolgono la mol-titudine di persone che qui approdano daaltre sponde. Sempre in cerca di fortuna,di un futuro possibile.È un po’ questo il mio personale filo dellamemoria che tratteggia l’evoluzione diCasa America, uno dei centri culturali piùattivi e interessanti del panorama ligure enon solo. E mi piace srotolare questo filoattraverso alcune immagini trasmessedalla Rai in TG e rubriche a livello regionalee nazionale, ma anche diffuse in molticasi in altre parti del mondo. Ben pocacosa rispetto alle innumerevoli iniziativedi produzione e divulgazione culturale diCasa America.

Immagini che raccontano di incontri, mo-stre, spettacoli, concorsi, libri, ricerche,corsi di lingue spagnola, portoghese eitaliano per i nuovi arrivati. E se questoviaggio di conoscenza è cominciato so-prattutto con gli incontri e le iniziativeeditoriali per approfondire la pagina storicadell’emigrazione e di alcuni più o menoconosciuti protagonisti, rigorosamentepoco considerati o dimenticati in patria,nel tempo si è arricchito di nuove occasioniculturali che hanno avvicinato i due mondi,facendo di Genova un “ponte” fra Italiae America Latina. Ricordo per esempio, itemi della pace, dei diritti e della solidarietàche hanno portato alla nascita dell’Asso-ciazione delle donne latinoamericane (ladonna, emerge da uno studio dell’Uni-versità genovese, è l’asse centrale dellamigrazione). Poi, la campagna per i “ni-nos” argentini colpiti duramente dallacrisi, il commercio equo e solidale. I viaggi culturali ripercorrono storie stra-ordinarie, come nelle giornate dedicate aiPaesi latinoamericani, un esempio pertutti la settimana del Messico. Un tuffo

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Genova e la “Merica”, andata e ritornoTERESA TACCHELLA GIÀ GIORNALISTA TGR LIGURIA

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nella storia della rivoluzione messicana,dei suoi leader, personaggi conosciuti suilibri o al cinema come Francisco Madero,Emiliano Zapata e Pancho Villa, della suaavanzata costituzione nata nel 1917 e di-ventata un punto di riferimento per moltiin Europa. Nella vecchia sede di Villa Ro-sazza, gli scatti dei pionieri del reportagefotografico in America Latina, i fratelliCasasola, che raccontano in modo stra-ordinario il movimento degli eventi e ilvolto espressivo dei protagonisti. Tra questiultimi, incontriamo anche la grande foto-grafa Tina Modotti, emigrante udineseapprodata in Messico. Il suo sguardo cimostra altri scatti di quel periodo di grandefermento culturale: l’ingiustizia della po-vertà, la dignità degli operai, l’orgogliodegli indios, il volto malinconico del Mes-sico. E poi, guidati dal canto del quetzal,alla scoperta dei colori del Paese dell’eternaprimavera, il Guatemala, e di un’altra Ge-nova, ma molto più piccola. E la musicadei diversi Paesi: note vibranti, malinconichee sensuali che ci hanno accompagnato ecoinvolto in molte serate.Sulle orme di illustri viaggiatori ed esplo-ratori italiani abbiamo potuto ammirarele bellezze naturalistiche e artistiche diPaesi lontani ma così familiari. In Patagoniauno dei viaggi più recenti, per ripercorrerele strade descritte dal navigatore piemon-tese Giacomo Bove nel suo diario di oltre130 anni fa. Oppure, in compagnia delbotanico e garibaldino milanese Antonio

Raimondi che esplorò il Perù: sua la primacarta geografica del Paese. A lui è dedicatauna pianta, la meraviglia delle Ande.Sempre in Perù, la cultura Inca e lamoderna pedagogia Steineriana che ri-spetta le persone e la natura si incontranoin una scuola di periferia nata per aiutarei bambini che hanno meno. E’ statol’erede di una antica famiglia di “curan-deros” a volere questa scuola ed è lui aportare in Italia una bella riflessione sulconsumismo del nostro tempo che nellacorsa dimentica gli ultimi. Nello scambio di conoscenza, i migrantidi oggi ci fanno assaporare anche il gustoe i profumi di saperi antichi, difesi ecustoditi da oltre cinquemila anni. E leserate profumate a Casa America hannoil sapore intenso della quinoa, cibo es-senziale per le popolazioni andine. I semigustosi sono senza glutine e molto nu-trienti. Per questo la quinoa, la cui produ-zione fu contrastata dai conquistatori spa-gnoli a favore del frumento, in quechuavuol dire “madre di tutti i semi”. La suacoltivazione, nelle numerose varietà, rap-presenta un importante valore aggiuntoper la difesa della biodiversità, accantoalla salvaguardia delle foreste, sempre piùminacciate. Mi sembra di buon auspicionutrire la cultura del cibo sano tramandatoda civiltà millenarie, un tema di dirompenteattualità.Buon compleanno Casa America. E buon lavoro.

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La Fondazione Casa America compie 15anni. E non li dimostra. Ormai quasi mag-giorenne, ha reso manifesto nei fatti e nelsuo impegno culturale una notevole crea-tività e vitalità. Consolidando così il suoruolo di rilievo nel panorama culturale diGenova. In particolare ha portato la vocedell’America nella nostra città riannodandoi vincoli antichi che legano la Superba atutto il continente americano. Una storiainfinita e suggestiva che anche i nuovigenovesi e i giovani hanno imparato aconoscere grazie ai numerosi convegni,incontri, presentazioni di libri, mostred’arte, spettacoli e eventi vari organizzati.Tutte attività che il suo presidente, RobertoSpeciale, ha voluto e ideato con determi-nazione e costanza, creatività e fantasia.Sostenuto dai suoi validi collaboratori edai consigli e dall’operato dei membridel Comitato Scientifico, a cui ho l’onoredi far parte. Sempre aperto al nuovo e at-tento ai cambiamenti sociali, politici eculturali, Roberto Speciale è stato per meun ottimo presidente con cui ho lavoratoin modo proficuo e creativo. In particolare

partecipando alle iniziative di Casa Americalegate al Messico, paese che conosco benee che mi è molto caro, e alla figura diFrida Kahlo, organizzate in occasionedella fortunata mostra delle opere dellapittrice messicana a Palazzo Ducale, cheha riscosso un successo strepitoso.Inoltre la scelta di spostare la sede da VillaRosazza al palazzo di Via Giustiniani è si-curamente vincente. Una sede più centralee gestibile, che si apre al cuore della città,è un ottimo palcoscenico per l’organiz-zazione di incontri di alto profilo che con-sentano una sempre più approfondita co-noscenza delle problematiche del conti-nente americano.

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L’America Latina e la Superba. Una storia infinitaPIETRO TARALLO GIORNALISTA E SCRITTORE

Complesso archeologico di Chichen Itza

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Dal 26 al 28 marzo 2015 una delegazionegenovese composta da Roberto Speciale,presidente di Fondazione Casa America,Giovanni Battista Costa, responsabile del-l’Acquario di Genova, Lorenzo Senes,biologo marino, e Lino De Benetti, si è

recata a Buenos Aires su invito della Cittàautonoma della capitale e in particolaredel deputato Enzo Pagani, presidente dellaCommissione per le opere e i servizi pub-blici, e dell’architetto argentino e asesorEdgardo Salamano.

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Fondazione Casa America e l'Acquario di Genova a Buenos Aires

Uno scorcio di Buenos Aires

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L’occasione è nata per presentare pub-blicamente l’esperienza dell’Acquario diGenova nella sede del Comune di BuenosAires e nel quartiere La Boca. Nel corsodegli incontri si è discusso anche deilegami da rinsaldare e rafforzare tra lecittà di Genova e Buenos Aires e le duerispettive Autorità portuali. In particolareRoberto Speciale ha consegnato all’am-ministrazione della capitale argentina unalettera del Sindaco di Genova che esprimel’interesse a dare un nuovo slancio aglistorici rapporti tra le città.L’amministrazione di Buenos Aires staverificando la possibilità di realizzare unacquario in quella città e in particolarenel quartiere La Boca, avvalendosi del-l’esempio di professionalità ed esperienzadi una struttura di eccellenza come l’Ac-quario di Genova. Nel corso della visita ladelegazione si è incontrata in più occasioni

anche con l’Ambasciatrice italiana in Ar-gentina e con i consiglieri d’ambasciatache hanno appoggiato ed assistito le ini-ziative previste nelle tre giornate dellavisita della delegazione genovese.Si sono svolte infine una visita ed un in-contro nello stadio e nel complesso chia-mato “La Bomboniera” con i massimi re-sponsabili del Boca Juniors, mitica squadradi calcio ma anche fondazione socialeche si è sviluppata dal 1905 ad oggi adopera di immigrati italiani e genovesi inparticolare.Si è dato quindi vita ad un gruppo dilavoro tra le parti e si costituirà nelle pros-sime settimane un comitato di sostegnoalle iniziative previste. Una delegazioneargentina sarà a Genova nei prossimimesi per concretizzare gli impegni dilavoro assunti nel corso delle visite delladelegazione genovese.

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Da sinistra: Giovanni Battista Costa, Lorenzo Senes, Sergio Brignardello, presidente della mesa directiva delBoca Juniors, Lino De Benetti, Roberto Speciale, Enzo Pagani ed Edgardo Salamano

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LE ATT IV ITÀ D I FONDAZIONE CASA AMERICA

SCHEDE

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Nel 2013 Fondazione Casa America haorganizzato a Genova la mostra "TinaModotti. Un nuovo sguardo (Una nuevamirada)" a Palazzo Ducale, in collabo-razione con l'Ambasciata del Messicoin Italia.Tina Modotti nacque in Italia ma gio-vanissima si trasferì prima negli USA epoi in Messico, vivendo lo straordinarioperiodo, fervido di creatività artisticaed intellettuale, che caratterizzò il Mes-sico dopo la Rivoluzione, lavorandocome fotografa e frequentando il mondointellettuale del periodo successivo allaRivoluzione del 1910. La mostra ha avuto un grande successodi pubblico, registrando settemila visi-tatori. Della mostra è stato pubblicatoun catalogo che riproduce alcune dellemigliori fotografie e contiene diversipregevoli interventi sulla vita e l'arte diTina Modotti, sul Messico, sulla Rivo-luzione Messicana e sull'arte rivolu-zionaria. Sono state inoltre organizzatealcune iniziative collaterali, in particolareuna conferenza con lo scrittore Pino

Cacucci, un ciclo di tre proiezioni cine-matografiche dedicate a Tina Modottie al Messico, e un appuntamento ga-stronomico con una cena "a tema mes-sicano".L'anno dopo, il 2014, Fondazione CasaAmerica è tornata ad occuparsi dell'artemessicana dedicando due numeri dellasua rivista Quaderni di Casa Americaalla celebre artista Frida Kahlo. Questa particolare attenzione si spiegacon la concomitanza in Italia di duegrandi mostre dedicate a Frida Kahlo.La prima a Roma presso le Scuderiedel Quirinale, la seconda a Genovapresso Palazzo Ducale. In questo se-condo allestimento erano presenti opereanche del grande pittore e muralistaDiego Rivera. Frida Kahlo è stata nonsolo un'artista importante ma ha avutouna vita eccezionale divenendo neltempo icona del Messico, della messi-canità e straordinaria figura femminile.Fondazione Casa America ha poi orga-nizzato, in collaborazione con l'asso-ciazione R. Aiolfi di Savona e il Centro

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Fondazione Casa America e l’universo femminileTina Modotti e Frida Kahlo

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Fondazione Casa America nel corsodei suoi quindici anni di esistenza hadedicato molta della sua attività al temadelle migrazioni, sia la grande emigra-zione italiana in America Latina e nelNordamerica nei due secoli scorsi, sia

la più recente immigrazione in Italia,in particolare in Liguria, di cittadiniprovenienti da alcuni Paesi del conti-nente latinoamericano. È in questosta un po' lo spirito della Fondazione:voler essere un ponte tra l’Italia e le

in Europa "Color y vida: 20 artisti perFrida Kahlo", una mostra di venti artistiper lo più liguri e italiani che hannodedicato una loro opera, creata apposi-tamente, a Frida. Le iniziative di Fonda-zione Casa America su Tina Modotti eFrida Kahlo hanno molti parallelismi eancor più ne hanno le due artiste che ab-biamo voluto celebrare, e che si sono co-nosciute e frequentate. Il più evidente sututti: il Messico e la sua grande Rivoluzione.Fondazione Casa America ha però volutosoprattutto ricordare il loro essere donne.Tina Modotti e Frida Kahlo sono statepersonalità moderne e protagoniste delloro tempo. Non sono rimaste sullo "sfon-do" dell'epoca e con la loro arte e la lorovita hanno contribuito a cambiare l'im-magine delle donne oggi. Un altro con-tributo dall'America Latina alla nostracultura odierna.

(Alcune copie delle pubblicazioni citatesono ancora disponibili a presso lanostra sede per chi fosse interessato adacquisirle).

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Fondazione Casa America e le migrazioni

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Americhe, con un occhio al passato euno al presente. Per esempio Fonda-zione Casa America ha compiuto unaricerca e i cui risultati sono stati pub-blicati nel 2006 con il volume "Il di-zionario storico biografico dei Liguriin America Latina da Colombo a tuttoil Novecento", un'opera che comprendepiù di 2000 nomi di migranti liguri,noti e meno noti, che si trasferirono inquel continente.Più recentemente si è data vita ad unaricerca ed una pubblicazione "I primiitaliani in America del Nord", anche inquesto caso non mancano nomi sor-prendenti e aspetti curiosi.Una storia interessante è raccontatanel volume "Il Viaggio inaspettato" (DeFerrari editore, 2011), traduzione initaliano del libro "El viaje inesperado"e pubblicato da Fondazione Casa Ame-rica. L'idea nacque da una scoperta,appunto inaspettata, fatta dal presidenteRoberto Speciale durante un suo viaggioin Messico nel 2008 a Guadalajara. Erapresente una nutrita e apparentementeinspiegabile comunità italiana. Il motivoera semplice: molti marinai di navi ita-liane nei porti e nelle acque territorialimessicane furono arrestati ed internatiin Messico nel 1940 nel momento del-l'entrata in guerra dell'Italia nel secondoconflitto mondiale. Quegli italiani sonoi loro discendenti. Una storia troppointeressante per non raccontarla.Alla presenza latinoamericana in Liguriaè stato dedicato il concorso "Sguardi

latinoamericani" indetto da FondazioneCasa America nell'autunno del 2006per le categorie: giornalismo, fotografiae video, riservato a latinoamericani re-sidenti in Liguria. Nel 2011 è stata poi pubblicata la ricerca"Migranti latinoamericani e sistema fi-nanziario" finalizzata a comprendere idiversi aspetti relativi alle rimesse fi-nanziarie dei cittadini migranti verso iloro Paesi di origine. Il passo successivo a questa ricerca èstato il Progetto Edubank. Il Centro inEuropa e Fondazione Casa Americahanno avviato questa iniziativa conuna precisa convinzione: che l'integra-zione dei cittadini migranti nel tessutosociale di un territorio passi anche at-traverso un processo di integrazionebancaria. Si sono così esplorate le dif-ficoltà che i cittadini migranti incontranonel rapporto con il sistema bancarioitaliano. Sono stati poi organizzati in-contri di lavoro e iniziative pubblichetra rappresentanti delle banche, espertidel settore e mediatori culturali permettere a fuoco problemi e soluzionipossibili. Ulteriori progetti di avvicina-mento tra cittadini migranti e le istitu-zioni locali (sui temi della salute, dellacultura, del riciclo) sono stati realizzatitra il 2013 e il 2014, sempre in collabo-razione con il Centro in Europa.

(Alcune copie di queste ricerche e di questepubblicazioni sono ancora disponibili pressola sede di Fondazione Casa America).

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Cristoforo Colombo e Giuseppe Garibaldi

Fondazione Casa America, nel suo in-tento di sottolineare e rinsaldare i rap-porti tra l'Italia e l'America Latina, nonha potuto fare a meno di dedicare alcunedelle sue pubblicazioni e iniziative a duepersonaggi italiani che sono, di questi le-gami, la principale icona: Cristoforo Co-lombo e Giuseppe Garibaldi.Fondazione Casa America nel 2006, in oc-casione del V Centenario della morte delgrande Navigatore, ha organizzato unamanifestazione culturale "500 anni dopoColombo. Mostre e conferenze" duratanove giorni, nella quale sono state allestitetre mostre: la mostra fotografica “Cristo-foro Colombo. Protagonista: il volto” diGiuliana Traverso; la mostra di terrecottecolorate di Umberto Piombino “CristoforoColombo: il mito in un sorriso” nonchéla mostra di pannelli “Cristoforo Co-lombo. Ammiraglio del Mare Oceano”.Sempre in quelle giornate ha avuto luogouna conferenza internazionale alla qualepartecipò anche Cristobal Colón XX, Du-que De Veragua, discendente del GrandeNavigatore; è stata poi presentata la storiaa fumetti "La sfida di Colombo. Oltrel'Oceano" disegnata dal noto cartoonistRenzo Calegari. Ne sono stati in seguitopubblicati gli atti.

Su Giuseppe Garibaldi, e il Risorgimentoin Italia e in America Latina, FondazioneCasa America ha preparato numeroseiniziative e pubblicato molti volumi. Inoccasione del bicentenario della nascitadi Giuseppe Mazzini fu organizzato aPalazzo Ducale, tra il 24 e il 26 novembre2005, il convegno internazionale "Il Ri-sorgimento italiano in America Latina".Pochi mesi dopo venne allestita nei por-ticati di Palazzo Ducale la mostra "Ri-sorgimento fra Due Mondi" di sculture,dipinti, filmati, volumi, documenti e og-getti di Mazzini, Garibaldi provenientidall’Italia e dall’America Latina.Il 30 luglio 2007 fu organizzato a VillaRosazza il convegno internazionale"Giuseppe Garibaldi: liberatore globaletra Italia, Europa e America", svoltosisotto l'alto patronato del Presidente dellaRepubblica, costituito da due tavole ro-tonde internazionali, una delle quali si èsvolta sulla nave Amerigo Vespucci.Sull'Eroe dei Due Mondi è stato ancheindetto, tra il 2007 e il 2008, un concorsoe allestita la mostra ex libris "Il GeneraleGiuseppe Garibaldi: le imprese e i ri-cordi". Una delle più importanti pubbli-cazioni realizzate da Fondazione CasaAmerica è certamente "Garibaldi. Icono-

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Fondazione Casa America e le mostre

grafia tra Italia e Americhe" dove sonoraccolte le immagini e le schede analitichedei monumenti dedicati all’Eroe presentinelle Americhe e testi di esperti italiani e

americani, con più di 200 fotografie.

(Alcune copie di queste ricerche e di questepubblicazioni sono ancora disponibili pressola sede di Fondazione Casa America).

Sin dai suoi esordi Fondazione CasaAmerica ha riconosciuto all'attività ar-tistica un ruolo fondamentale nella co-municazione e nello scambio tra leculture latinoamericane e quella ita-liana. Non è un caso che già durante laSemana Argentina del giugno-luglio2000, la manifestazione che aprì uffi-cialmente l'attività della Fondazione,vennero inaugurate ben quattro mostrefotografiche esposte a Villa Rosazza ea Palazzo Ducale. Sono seguite anche mostre di pittura,scultura, ceramiche, ex libris, docu-menti e oggetti storici e artigianali.Ogni settimana culturale di FondazioneCasa America rivolta ad un Paese del-l'America Latina è stata accompagnatada un esposizione di artisti o fotografidi qualità. In questi quindici anni di storia dellaFondazione, un posto di prestigio èstato assegnato agli ex libris, foglietti chevengono lavorati con diverse tecniche di

incisione con lo scopo originale di per-sonalizzare un libro, ma divenuti semprepiù vere e proprie opere d’arte da colle-zionismo. Fondazione Casa America hacurato tre mostre di ex libris: nel 2004"Introduzione all'ex libris latinoameri-cano" aveva lo scopo di valorizzare leproduzioni artistiche in America Latina;"Il generale Giuseppe Garibaldi. Le im-prese e i ricordi" tra il 2007 e il 2008,sempre con una folta partecipazione diartisti latinoamericani, intendeva cele-brare l'Eroe dei Due Mondi; "Migra-zione e cultura in America e in Europa"(2009) era dedicata alla migrazione sto-rica italiana attraverso l'oceano versol'America Latina. Le mostre di ex librisnon sono rimaste solo in Italia mahanno viaggiato in diversi Paesi: Cuba,Messico, Nicaragua, Perù, RepubblicaDominicana, Venezuela.Una nostra mostra che vogliamo ricor-dare in particolare per la sua impor-tanza è stata quella degli artisti

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Wilfredo Lam e Alfredo Sosabravo, nel-l'ambito delle Giornate culturali suCuba del novembre 2009.Un' altra mostra molto originale è stata,sempre a Villa Rosazza, quella intitolataGenoa, Sampdoria e l'America Latinaallestita nel 2011. Non solo fotografiema documenti, filmati, magliette di cal-ciatori e altri cimeli che ricordano lapresenza di giocatori latinoamericaninella storia delle due compagini calci-stiche della città di Genova.Altre mostre importanti che vogliamo ci-tare sono l’Archivio dei fratelli Casasola,considerati i pionieri del reportage foto-grafico in Messico e in America Latina

(2006) e, nel 2011, e l’esposizione di unapreziosa collezione di 82 maschere nica-raguensi in legno (prestate dall’Istitutodi Storia del Nicaragua e del Centrame-rica) realizzate nel periodo compreso trail XVIII e gli inizi del XX secolo.Il trasferimento della sede della Fonda-zione in via dei Giustiniani non ha ral-lentato l'attività espositiva di CasaAmerica, tant’è vero che, dopo solo duemesi, il loggiato di Palazzo San Giorgiodell’Autorità Portuale di Genova haospitato "Color y vida: 20 artisti perFrida Kahlo" mostra di quadri e scul-ture di artisti che hanno dedicato appo-sitamente una loro opera a Frida Kahlo.

Inaugurazione della mostra di maschere nicaraguensi a Fondazione Casa America

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I volumi arretrati posso essere richiesti scrivendoci ([email protected]) o telefonandoci (010 2518368)

I NUMERI ARRETRATI1) Guatemala2) Argentina3) Immigrazione ed integrazione in Liguria4) Cuba5) Tra Italia e Perù: l’attualità di Antonio Raimondi6) Repubblica Dominicana. Juan Bosch e l’Italia7) Paraguay8) Brasile. Un grande Paese che guarda al futuro9) Italiani a Cuba10) Migranti latinoamericani e sistema finanziario11) Messico12) Il calcio tra Italia e America Latina13) Perù. Incontro al futuro14) Ecuador. Paese del “buen vivir”15) Il pensiero politico in America Latina16) Venezuela - Italia. Storia, attualità, futuro17) Frida Kahlo tra Messico e Italia18) Color y vida: 20 artisti per Frida Kahlo19) Bolivia20/21) Italia - America Latina. Un ponte lungo 15 anni

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Garibaldi. Iconografia tra Italia e AmericheGiuseppe Garibaldi: liberatore globale tra Italia,Europa e AmericaIl Generale Giuseppe Garibaldi e l’America Latina. Le imprese e i ricordiSguardi Latinoamericani in LiguriaGli italiani in America Latina500 anni dopo ColomboLa Sfida di Colombo. Oltre l’OceanoIl volume è pubblicato in tre edizioni (italiano, spagnolo e portoghese)Dizionario storico biografico dei Liguri in AmericaLatina. Da Colombo a tutto il NovecentoIl Grifone e l’Armadillo.L’interscambio di immagini culturali tra le duesponde dell’OceanoIl Risorgimento Italiano in America LatinaRisorgimento tra Due MondiImmagini del Risorgimento Italiano in America LatinaMigrazione e cultura in America e in Europa. Gli exlibris illustrano e narranoUn mare di sviluppo tra Italia e America Latina. Porti,trasporti, logisticaI primi italiani in America del Nord. DizionarioBiografico dei liguri, piemontesi e altri. Storie epresenze italiane tra Settecento e Ottocento

Il Risorgimento italiano. Una grande storia scritta daigiovani. La componente democratico-repubblicanadel Risorgimento. Il ruolo dei LiguriVa là che vai bene. L’emigrazione da Masone e dallaValle Stura verso l’America tra ‘800 e ‘900Il viaggio inaspettatoPorti e città: una strategia globale e localeLa musica. Contesto e pretesto nella storiaTina Modotti e il Messico

Le pubblicazioni di Fondazione Casa America possono essere richieste scrivendoci ([email protected]) o telefonandoci (010 2518368)

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FINITO DI STAMPARE NEL MESE DI APRILE 2015

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