Il Piccolo Speciale Suafrica 2010

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PICCOLO il Supplemento al numero 14 de: “Il Piccolo Giornale” del 2 aprile 2010 Sudafrica 2010 11 Giugno - 11 Luglio A cura di Fabio Varesi Speciale

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Presentazione mondiali di calcio Sudafrica 2010

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Sudafrica201011 Giugno - 11 Luglio

A cura di Fabio Varesi

Speciale

Brucia ancora la sconfitta ai rigori di Berlino. La Francia, come è nel suo stile, non si sente seconda all’Italia, ma ad alzare la coppa sono stati gli azzurri e questo è stato mal digerito soprattutto dal contestato ct Raymond Domenech. Da allora, però, i transal-pini hanno collezionato delusioni e sono arrivati al mondiale sudafricano non senza polemiche. Malgrado tutto, Domenech è ancora al suo posto e c’è in patria chi spera in un grande piaz-zamento.

La Francia, dicevamo, ha faticato a rinnovare la propria nazionale ed agli europei di due anni fa è stata eliminata nettamente al primo turno: battuta nettamente da Olanda e Italia, ha pa-reggiato solo con la Romania ed è tor-nata mestamente a casa.

Stesso copione nelle qualificazioni mondiali: inserita nel gruppo 7, è stata sempre sovrastata dalla Serbia, che ha vinto il girone senza affanno, anche se la Francia è arrivata a un solo pun-

to dagli slavi. Per giocare in Sudafrica, ha poi dovuto battagliare con l’Irlanda di Trapattoni, seconda dietro l’Italia nel proprio girone. Le cose si sono subito messe bene: malgrado una prestazio-ne opaca, i francesi hanno vinto a Du-blino con un gol di Anelka, sfruttando al meglio gli errori sotto porta degli ir-landesi. Ma nel ritorno a Parigi, i tran-salpini hanno palesato tutti i loro limiti e i “verdi” del Trap sono passati in van-taggio grazie Keane. Poi hanno sba-gliato il colpo del ko e quando tutti pensavano alla roulette dei rigori, un’enorme svista arbitrale ha deciso lo spareggio. Durante i supplementari, al minuto 106 la palla finisce in area irlan-dese, Henry sbaglia lo stop e si aggiu-sta la palla con la mano sinistra, poi crossa al centro dove Gallas mette in rete. La terza arbitrale convalida il gol, tra la rabbia dell’Irlanda. Una qualifica-zione arrivata tra le polemiche e guar-da caso, l’unico a starsene in disparte è stato Domenech, che invece a Ber-

lino si era scatenato contro Materazzi. Come cambiano gli atteggiamenti quando gli errori arbitrali sono a favo-re…

La Francia, comunque, resta una nazionale temibile, perché annovera attaccanti di ottimo livello come Hen-ry, Anelka, Benzema e Gignac. Anche a centrocampo è ben fornita grazie a Ribery, Gourcuff e Maluda, mentre in difesa pare avere il suo tallone d’Achil-le e per questo crediamo non possa essere annoverata tra le favorite.

Ma il passaggio almeno agli ottavi non dovrebbe essere in discussione.

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FRANCIAGirone A

Thierry Henry, classe 1977,attaccante del Barcellona e della nazionale francese

Il ct francese Raymond Domenech

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La Celeste (così è chia-mata la nazionale uruguaia-na) è stata l’ultima squadra a qualificarsi a Sudafrica 2010. Dopo un lungo ed estenuante girone di quali-ficazione sudamericano, gli uomini di Oscar Tabarez (ex tecnico di Milan e Cagliari) hanno piegato l’indomita resistenza del Costa Rica. Nello spareggio, l’Uruguay ha vinto in trasferta grazie alla rete di Lugano e nel ri-torno ha pareggiato 1-1 (in gol l’esperto Abreu), ri-schiando qualcosa di trop-po nel finale.

Spareggio che poteva essere evitato se l’Uruguay avesse almeno pareggiato l’ultima gara del girone con-tro l’Argentina di Maradona, che invece si è imposta a Montevideo grazie anche agli errori dei giocatori di casa. In ogni caso la quali-ficazione è arrivata, dopo l’amarezza di quattro anni fa, quando l’Australia di Hiddink fece suo lo spareg-gio a spese dei sudameri-cani.

Una nazionale che da an-ni vive di ricordi, grazie ai due successi iridati del 1930 e del 1950, quando fece piangere l’intero Brasi-le. Ma l’ultimo risultato di rilievo ottenuto ai mondiali risale addirittura al 1970 in Messico, quando le Celeste arrivò quarta. Da allora so-no state poche le parteci-pazioni (solo quattro) e al massimo sono stati rag-giunti gli ottavi di finale.

Nessuno in patria si fa tante illusioni, ma la speranza di tutti è quella di superare al-meno il primo turno. I buoni giocatori non mancano, ma giocano quasi tutti all’este-

ro e per Tabarez non è facile assemblarli e presentare così una squadra competiti-va. Nutrita la rap-presentanza di “ita-

liani”: il portiere Mu-slera (Lazio), il terzino

Caceres (Juventus), il me-diano Gargano (Napoli) e l’attaccante Cavani (Paler-mo). Il ct punta molto anche sulle doti realizzative di For-lan e di Abreu, che con cin-que reti è stato il miglior realizzatore nelle qualifica-zioni.

Ma è sulla tenuta difensi-va che Tabarez punta per passare il primo turno, tutt’altro che facile visto che non esiste sulla carta una nazionale debole. Già nel 2002, Francia e Uruguay finirono nello stesso girone, ma a sorpresa vennero eli-minate da Danimarca e Se-negal. Precedente che la Celeste vuole assolutamen-te cancellare.

URUGUAYIl portiere Fernando Muslera.A lato l’allenatoreOscar Tabarez

L’esultanza dell’Uruguaysubito dopo la qualificazioneottenuta contro il Costa Rica

Per i messicani si tratta della quinta partecipazione consecutiva alla fase finale dei mondiali e questo rap-presenta già un successo. Malgrado risultati non eccel-si, il Messico è sempre stato un osso duro per tutti e in alcuni casi avrebbe meritato miglior fortuna. Come nel 1998 quando perse negli ot-tavi con la Germania, dopo aver dominato la gara e sprecato un numero incredi-bile di occasioni da rete.

Il commissario tecnico Ja-vier Aguirre ha cercato di rinnovare la squadra e non ha corso rischi durante le qualificazioni. Dopo aver ot-tenuto il pass dietro l’Hon-duras, il Messico ha colto il secondo posto nel girone finale dietro gli Stati Uniti e quindi il biglietto per il Suda-frica. I giocatori più rappre-sentativi sono Carlos Vela, che milita nell’Arsenal e Cauthemoc Blanco, miglior cannoniere delle qualifica-zioni con tre reti.

Il Messico, pur non essen-do una nazione calcistica di primo piano, ha organizzato per ben due volte i mondiali

e in entrambe le occasioni ha colto il miglior piazzamento: i quarti di finale. Nel 1970 perse 4-1 con l’Italia e nel

1986 venne piegata solo ai rigori dalla Germania Ovest. Sarà difficile in Sudafrica ri-petere quelle imprese.

Il quarto posto ot-tenuto nelle Confede-rations Cup nello scorso anno ha dato coraggio al Sudafrica, che come Paese or-ganizzatore non vuole fare brutta figura. Ol-tretutto, le imprese della Corea del Sud nel 2002 hanno mo-strato che nel calcio nulla è impossibile, ma alla nazionale del ct brasiliano Joel Santana occorrerà anche molta fortuna.

I sudafricani parte-cipano per la terza volta alla fase finale di un mondiale: nel 1998 e nel 2002 arrivò una rapida eliminazione, ma da allora c’è molta

più esperienza, anche se con poca qualità. Per ottenere buoni ri-sultati, Santana deve

accantonare il bel gioco è puntare su forza fisica e velocità, armi che hanno per-

messo al Sudafrica di fare una buona figura nella Confederations Cup.

La nazionale di ca-sa ha comunque al-cune buone indivi-dualità come Dikga-coi del Fulham, Mo-koena (Portsmouth), Moriri e soprattutto Steven Pienaar del-l’Everton. In più ci sa-rà il pubblico a spin-gere il Sudafrica ver-so gli ottavi. Per una volta il rugby (sport nazionale) cederà la vetrina al calcio, co-me accade nel 1996 quando i “Bafana Ba-fana” vinsero la Cop-pa d’Africa giocata proprio in Sudafrica. Stavolta gli obiettivi sono diversi, ma la voglia di far bene è la stessa.

6 Girone A

SUDAFRICA

MESSICOL’attaccante messicanoCarlos Vela

Steven Pienaar, uno deimigliori giocatori sudafricani

Riuscirà Maradona a eguagliare Za-galo e Beckenbauer? Gli ultimi due so-no fino ad ora gli unici ad aver vinto il titolo mondiale sia in campo che da se-lezionatori. L’ex Pibe de oro dispone di ottimi giocatori, ma raramente è riuscito a dare un gioco alla squadra, che ha faticato tantissimo nelle qualificazioni (quarta con 28 punti in 18 partite). C’è di buono che difficilmente l’Argentina farà peggio e che nel momento decisivo il gruppo si è ritrovato ed è andato a vincere in Uruguay la partita decisiva per la qualificazione.

Ma per ambire a vincere il mondiale, servirà molto di più che sporadiche gio-cate di classe dei tanti solisti argentini. Soprattutto contro l’odiato Brasile, la nazionale biancoceleste dovrà ritrovare l’arma del contropiede, alla base dei successi raccolti negli ultimi trent’anni.

Per la verità, l’Argentina non arriva tra le prime quattro in un mondiale da vent’anni, cioè da Italia ’90, quando un discusso rigore regalò alla Germania il titolo al termine di una delle più brutte finali iridate della storia. Poi solo delu-sioni e rimpianti, a partire dal 1994 quando Maradona venne trovato posi-tivo al testo del doping e la squadra, tra le favorite, si smarrì e perse negli ottavi. Addirittura nel 2002 arrivò una clamo-rosa eliminazione al primo turno, mal-grado la presenza di grandi stelle a par-tire da Batistuta. Quattro anni fa l’ultima beffa: ai quarti l’Argentina mise sotto i padroni di casa tedeschi, ma un errore difensivo costrinse l’Argentina alla rou-lette dei rigori, che premiarono la Ger-mania.

Maradona non è più in campo e non potrà trascinare al titolo una nazionale non eccezio-nale, come accadde nel 1986 in Messico, ma con-fida molto nelle qualità del suo vero erede: Lio-nel Messi. Il giocatore del Barcellona, dopo l’apprendistato di quattro anni fa, è pronto a trascinare l’Argentina alme-no in semifinale, anche perché potrà contare sull’aiuto

di altri grandi elementi del calibro di Aguero (punta dell’Atletico Madrid e genero di Maradona), Tevez (attaccante di Mancini al Manchester City), Lavezzi del Napoli e Mascherano, prezioso cen-trocampista del Liverpool. Poi c’è un certo Diego Milito che, dopo i tanti gol segnati all’Inter, potrebbe tornare utile per il mondiale.

Forse il reparto difensivo non appa-re di grande qualità, ma visto l’attac-co, l’Argentina può segnare sempre un gol più degli avversari. Il Brasile è avvisato…

8 Girone B

ARGENTINA

Lionel Messi,fuoriclasse argentino.

Sopra il ct Diego Armando

Maradona

GRECIA9

Nel 2004 la Grecia ha re-alizzato una delle più gran-di imprese calcistiche della storia: vincere l’Europeo portoghese contro tutti i pronostici. Solo la Dani-marca, ripescata nel 1992, era riuscita a tanto. Pochis-simi i giocatori di livello in-ternazionale di quella squa-dra, modellata ad arte dal santone del calcio tedesco Otto Rehhagel, il condot-tiero del Werder Brema de-gli anni ’80 e ’90, che mise paura al Milan di Sacchi

nei quarti di finale della Coppa Campioni 1988-89.

Dopo quell’exploit, la Grecia si è un po’ smarrita e ha mancato la qualifica-zione ai mondiali del 2006 e due anni fa agli Europei è uscita malamente al primo turno. Ma quando la favola ellenica sembrava definiti-vamente finita, Rehhagel ha riproposto una naziona-le tosta, che è riuscita a cogliere il secondo posto nel girone 2 (molto equili-brato e vinto dalla Svizzera) e a giocarsi tutte le chance nello spareggio con l’Ucrai-na. Una sfida che vedeva la squadra di Schevchenko favorita, anche perché è ri-uscita a strappare lo 0-0 in Grecia. Nel ritorno a Kiev il risultato appariva sconta-

to, ma non per gli ellenici, che si

sono im-p o s t i

c o n

un gol di Salpigidis realiz-zato al 31’ del primo tem-po.

Ad Atene si è tornati a far festa come nel luglio del 2004 dopo il successo, sempre per 1-0, nella finale europea con il Portogallo. Ma l’appetito vien man-giando e la Grecia vuole almeno raggiungere gli ot-tavi, obiettivo fallito nel 1994, alla prima qualifica-zione al mondiale del calcio ellenico.

Il calcio greco è cresciuto anche a livello di club, gra-zie soprattutto al Panathi-naikos, capace di battere l’Inter e la Roma in tempi recenti. La nazionale, però, non ha grandi stelle e deve necessariamente puntare sul collettivo.

I giocatori migliori gioca-no all’estero e sono: Chari-steas (Norimberga), Sama-ras (Celtic), Papastatho-poulos (Genoa), Moras (Bologna) e Gekas (Bayer Leverkusen), autore di 10 gol nelle qualificazioni.

Quattro anni fa la Grecia è arrivata seconda ai mon-diali di basket (davanti ai professionisti americani): nessuno in patria chiede ai calciatori di ottenere tanto, ma di fare una bella figura se lo augurano in molti.

Il ct Otto Rehhagel.Sopra il bomber

Angelos Charisteas

Dopo aver visto i mondiali tedeschi in televisione, la Ni-geria torna protagonista. In-sieme al Camerun, la nazio-nale “verde” ha portato il calcio africano ad alti livelli e solo per sfortuna si è fermata agli ottavi. In particolare, tut-ti ricordano la rocambolesca vittoria dell’Italia di Roberto Baggio nel 1994 negli Stati Uniti, con i nigeriani in van-taggio a pochi minuti dalla fine e raggiunti e poi supera-ti dalle prodezze del fantasi-

sta azzurro. A dire il vero, la Nigeria avrebbe meritato la qualificazione, ma ha gestito male gli ultimi minuti del match con un avversario ras-segnato.

Quella generazione di gio-catori ha anche vinto la Cop-pa d’Africa nel 1994 e l’oro olimpico nel 1996. Rispetto ad allora la Nigeria è sicura-mente meno competitiva, ma arrivare al mondiale è già un successo e tutto quello che arriva è di guadagnato. Per ottenere il pass per il Sudafri-ca, la nazionale diretta da Shuaibu Amodu ha vinto la resistenza di un avversario ostico come la Tunisia. An-che nella Nigeria, i migliori giocatori militano all’estero e sono: Obodo (Udinese) Mikel (Chelsea) e i tre attaccanti ex “italiani” Kanu (Portsmouth), Martins (Wolfsburg) e Obinna (Malaga).

La settima partecipazione consecutiva alla fase finale di un mondiale (l’ottava della sua storia) merita un premio, che simbolicamente può es-sere rappresentato dal quarto

posto colto “fortunosamen-te” (diciamo così) nell’edizio-ne nippo-coreana del 2002.

Cresciuta notevolmente negli ultimi vent’anni grazie alla conduzione tecnica di

allenatori europei, la Corea del Sud rappresenta sempre un avversario ostico, anche se le sue chance di accedere agli ottavi appaiono assai scarse. Affidata a Huh Jung

Moo, la nazionale asiatica si è dovuta scontrare con la Corea del Nord e l’Arabia Saudita in un girone di quali-ficazione molto equilibrato, riuscendo però a vincerlo. Miglior realizzatore è stato Park Ji Sung (5 reti), elemen-ti do valore internazionale che milita nel Manchester United. Gli altri giocatori di buon livello sono Park Chu Young (Monaco) e Oh Beom Seok che gioca in patria nell’Ulsan Hyundai Horang-i.

L’Italia ha incontrato due volte la Corea del Sud: nel 1986, vincendo 3-2 nel primo turno e soprattutto nel 2002, perdendo 2-1 negli ottavi (la famosa partita diretta dall’ar-bitro Moreno…).

10 Girone B

COREA DEL SUD

NIGERIA

L’attaccante Obafemi Martins,

a lato il tecnicoShuaibu Amodu

Park Ji Sung esulta dopo un goalcon i compagni di squadra

Riuscirà sir Fabio Capello a riporta-re la coppa del mondo alla regina do-po 44 anni? Il tecnico italiano è partito con il piede giusto, vincendo a mani basse (9 vittorie e una solo sconfitta) il proprio girone di qualificazione davan-ti a Ucraina e Croazia, riscattando l’eli-minazione agli Europei 2008.

Per i tifosi inglesi Capello rappre-senta un’icona del calcio da quel lon-tano 1973, quando con un suo gol premise all’Italia di espugnare Wem-bley per la prima volta. Dopo quello sgarro, l’Inghilterra intera chiede al tecnico italiano di “riscattarsi” portan-do i bianchi almeno in semifinale, tra-guardo raggiunto per l’ultima volta a Italia ’90.

Nella sua carriera di allenatore, ini-ziata nel 1987, Capello è sempre an-dato a segno alla guida di Milan, Ju-ventus, Roma e Real Madrid ed ora vuole fare pokerissimo anche con l’In-ghilterra. Oltretutto dispone di un gruppo di ottimi giocatori, quindi è lo-gico inserire l’Inghilterra tra le favorite del mondiale sudafrica-no.

La stella dei “leoni” è sicuramente Wayne Rooney, che con 9 gol è stato il capocannoniere nelle qualificazioni e capace di grandi giocate sia in nazio-nale che con il Manchester. Ma il re-parto più forte degli inglesi è il centro-campo, che dispone di due autentici assi come Frank Lampard del Chelsea e Steven Gerrard del Liverpool, che oltre a proporre gioco, sono ottimi stoccatori in zona gol. Niente male an-che la coppia difensiva composta da John Terry e Rio Ferdinand, che garan-tisce una buona copertura alla squa-dra. Ma per andare fino in fondo al mondiale servirà all’Inghilterra un po’ di fortuna, avuta raramente nelle pre-cedenti edizioni. Come nel 1986, quar-to di finale con l’Argentina, deciso dal

famoso gol di mano di Maradona che premiò immeritatamente i

sudamericani. Oppure nel 1990, semifinale con la Ger-

mania, passata in vantag-gio grazie a una clamo-rosa e sfortunata auto-rete, poi raggiunta e dominata dagli ingle-si, ma più precisa ai rigori. Roulette dei ri-gori fatali agli inglesi

anche nel 1998 (ottavo con l’Argentina) e 2006

(ottavo con il Portogallo), mentre nel 2002, nei quar-

ti con il Brasile, un cross sbagliato di Ronaldinho de-

cise una contesa ben giocata dall’Inghilterra. Con un po’ di meritata buona sorte i “bian-chi” potrebbero essere perico-losi per tutti.

12 Girone C

Il ct francese Raymond Domenech

INGHILTERRA

Fabio Capello e sopra,

Wayne Rooney

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Sono sei le partecipazioni consecutive degli Stati Uniti alla fase finale dei mondiali. Nien-te male per una nazione che ha scoperto il soccer solo negli anni ’70 e che ha un campionato non molto competitivo. L’apice del rendimento della naziona-le “stelle e strisce” è stato raggiunto nel 2002, con il raggiungimento dei quarti di finale, persi con molti rim-pianti con la Germania. Ai punti avrebbero vinto gli Usa, ai quali fu negato un netto calcio di rigore.

Quattro anni fa, malgrado il pa-reggio con l’Italia, la squadra è stata malamente eliminata al pri-mo turno e molti in patria hanno pensato alla fine della bella favola calcistica, ma l’impresa alla Confede-rations Cup del 2009 ha riacceso gli en-tusiasmi. In Sudafrica, nella competizione premondiale, gli Usa sono partiti male (ko con l’Italia), ma poi sono arrivati in semifina-le dove hanno battuto addirittura la Spagna per 2-0. E in finale con il favorito Brasile si sono trovati in vantaggio di due gol, prima di cedere alla veemente rimonta della selecao, vittoriosa per 3-2.

Nelle qualificazioni gli Usa di Bob Bradley han-no avuto un cammino spedito e hanno vinto en-trambi i gironi nei quali sono stati inseriti: prima davanti a Trinidad e Tobago (5 vittorie e 1 scon-fitta), poi nel girone finale davanti a Messico e Honduras (6 vittorie, 2 pareggi e 2 ko). Il capo-cannoniere delle qualificazioni è stato Jozy Al-tidore del Villareal con 4 reti.

Il gruppo a disposizione di Bradley è formato da giocatori non eccelsi tecnicamente, ma ve-loci e ostici da contrastare fisicamente. Il mi-glior elemento è sicuramente Landon Dono-van (dei Los Angeles Galaxy), centrocampista offensivo già presente ai mondiali del 2002. Poi ci sono l’eterna promessa Freddy Adu (del Benfica), il già citato Altidore e il milani-sta Oguchi Onyewu, grande protagonista alla Confederations Cup, ma vittima di un grave infortunio ad inizio stagione. Non è detta che il difensore possa recuperare per il mondiale.

Obiettivo minimo degli Usa è il passaggio agli ottavi, impresa alla portata della squadra di Bradley, a patto che giochi al meglio delle proprie possibilità.

STATI UNITI

Bob Bradley tecnico degli Usa

Per la Slovenia l’accesso al mondia-le rappresenta un’au-tentica impresa. Aver eliminato la Russia di Hiddink, semifinali-sta agli Europei del 2008, è un traguardo di grande prestigio per una nazionale sempre ai margini del grande calcio e che anche quando faceva parte della Jugoslavia, non ha mai sfornato grandi giocatori. Quella in Sudafrica è la secon-da partecipazione ai mondiali, dopo quel-la del 2002, alle qua-li aggiungiamo la qualificazione all’Eu-ropeo del 2000.

Nelle qualificazioni ha colto il secondo posto nel girone 3 dietro alla Slovac-chia, ma davanti a

Repubblica Ceca, Ir-landa del Nord e Po-lonia (con 6 vittorie, 2 pareggi e 2 ko). Poi nello spareggio con la Russia ha perso 2-1 a Mosca (prezio-so il gol di Pecnik all’88’) e vinto a Lu-biana grazie alla rete di Dedic e alle parate di Samir Handanovic dell’Udinese.

La punta del Bo-chum e il portiere sono tra gli elementi di spicco della na-zionale di Matjaz Kek, insieme a Mili-voje Novakovic del Colonia, miglior rea-lizzatore sloveno delle qualificazioni con 5 gol. Obiettivo della Slovenia? Fare bella figura, soprat-tutto con le più ac-creditate Inghilterra e Stati Uniti.

14 Girone C

sloveniaSamir Handanovicdifenderà la porta

della Slovenia

L’Algeria torna al mondiale dopo 24 anni. Allora la nazionale africana annoverava un certo Madjer, so-prannominato “il tacco di Allah” dopo aver deciso con una prodez-za, proprio di tacco, la finale di Coppa Campioni del 1987 tra il Porto e il Bayern Monaco (vinta 2-1 dai lusitani). Ma l’Algeria fece par-lare di sé quattro anni prima, nel 1982 in Spagna, quando battè la Germania Ovest con le rete di Ma-djer e Belloumi e venne eliminata con tante polemiche per differenza reti per colpa di una sfida definita troppo “amichevole” tra Austria e la stessa Germania Ovest.

L’Algeria del ct Rabah Saadane ha staccato il pass per il Sudafrica al termine di una battaglia con l’Egitto (poi trionfatore della Coppa D’Africa). Le due nazionali hanno terminato il girone a pari punti (13 in sei gare) e con la medesima dif-ferenza reti (9 gol fatti e quattro su-

bìti). Si è quindi reso necessario uno spareggio, anche questo molto equilibrato e vinto dagli algerini per 1-0 grazie alla rete realizzata da An-tar Yahia al 40’ del primo tempo. I giocatori di spicco della nazio-nale, oltre ad Ya-hia (capocan-noniere del girone con 4 reti), sono gli “italiani” G h e z z a l (Siena) e Meghni (Lazio).

L’attaccante algerino

Abdel Kader Ghezzal

alGeRia

Che dire di una nazionale che per un-dici volte si è piazzata tra le prime quat-tro in un mondiale? Che per forza deve essere inserita tra le grandi favorite di Sudafrica 2010. Stiamo parlando della Germania, capace di ottenere grandi risultati anche quando schiera naziona-li modeste, grazie a una determinazione che poche nazionali possono vantare. Malgrado una generazione non eccel-sa, la Germania è arrivata seconda nel 2002, terza nel 2006 e seconda agli Eu-ropei del 2008.

In bacheca a Berlino ci sono tre cop-pe del mondo (1954, 1974 e 1990) e tre coppe d’Europa (1972, 1980 e 1996), ma anche alcuni rimpianti per le troppe finali perse, soprattutto ai mondiali: 1966, 1982, 1986, 2002.

Nel girone di qualificazione la squa-dra di Joachim Loew ha avuto una mar-cia spedita e soprattutto ha vinto due volte con la più pericolosa rivale: la Russia. Due soli i pareggio, entrambi

con la Finlandia, il secondo a qualifi-cazione ottenuta. Come al solito, il

miglior realizzatore tedesco delle qualificazioni è stato Miroslav Klose con 7 reti, cecchino infallibile del Bayern di Monaco e sempre de-cisivo nelle grandi

competizioni (capo-cannoniere a Germania

2006). La nazionale tede-sca, pur senza avere i fuo-riclasse degli anni ’70, può schierare un buon numero di ottimi giocatori, che in na-zionale danno il massi-mo. Tra questi i

più celebri sono il centrocampista Mi-chael Ballack del Chelsea, la punta esterna Lukas Podolski del Colonia, il terzino d’attacco Philipp Lahm e cen-trocampista Bastian Schweinsteiger, entrambi del Bayern Monaco.

Difficile pensare a una Germania fuo-ri prima dei quarti. Poi può succedere

di tutto, ma quanto è accaduto nelle

utile due edizio-ni del mondia-le, deve ser-vire come avvertimento per gli avver-sari dei tede-schi, che sono riusciti a sov-

vertire il prono-stico e l’anda-mento della ga-ra. Nel 2002 il

quarto con gli Usa fu dominato dalla più fresca nazionale americana, ma la Ger-mania fece due tiri in porta, uno a segno e l’altro finito sul palo, a conferma del proverbiale cinismo dei tedeschi. Nel 2006, sospinta dal tifo si casa, la Ger-mania ha affrontato con coraggio la fa-vorita Argentina e quando sembrava ormai condannata, ha trovato il pareg-gio e ha strappato la qualificazio-ne in semifinale ai rigori. Poi con l’Italia è andata male, ma se Po-dolski non avesse fallito il gol da due passi, la sfida avrebbe avuto un esito differente. In-somma, anche in Sudafrica tutte le favorite dovranno fare i conto con i tede-schi.

16 Girone D

GERMANIAMiroslav Klose,attaccante del Bayern.Nella foto sottoMichael Ballack

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E’ la prima volta che la Serbia partecipa da sola al mondiale. Quattro anni fa era insieme al Montenegro e nelle precedenti sette partecipazioni rappresen-tava la Jugoslavia. Una ter-ra ricca di grandi giocatori, raramente però capaci di formare una squadra vin-cente.

Al mondiale vanta solo due quarti posti (1930 e 1960) e agli Europei ha raggiunto la finale nel 1968, sprecando una grande oc-casione nel primo confron-to con l’Italia. Poi nel re-play, con gli slavi scarichi, gli azzurri vinsero 2-0 e si aggiudicarono il titolo.

L’unico alloro slavo è il titolo olimpico conquistato a Roma nel 1960, anche se si deve ricordare che allora le nazionali dell’Est schie-ravano i migliori giocatori (perché dilettanti), mente quelle occidentali parteci-pavano con le selezioni Under 21.

La Serbia attuale, diretta dal ct Radomir Antic, si an-nuncia avversario ostico per tutti, come ha scoperto

la Francia nel girone 7 di qualificazione. I serbi non hanno mai messo in discus-sione la loro leadership e

hanno vinto meritatamente il raggruppamento, colle-zionando due sconfitte a risultato acquisito.

Obiettivo minimo dei ser-bi è l’accesso agli ottavi di finale, anche se non sarà una passeggiata accedervi visto il valore delle avversa-rie del girone D in Sudafri-ca. Antic punta molto sul gruppo, formato da gioca-tori di grande temperamen-to, ma anche su alcune in-dividualità che hanno affi-nato le loro qualità giocan-do nei campionati stranieri. I leader del gruppo sono si-curamente il centrocampi-sta interista Dejan Stanko-vic, il difensore del Man-chester United Nemaja Vi-dic, Branislav Ivanovic del Chelsea, Aleksandar Kola-rov della Lazio e la punta Milan Jovanovic (Standard Liegi), miglior realizzatore serbo delle qualificazioni con 7 reti.

Nel primo turno del mon-diale i serbi affrontano la Germania, che nel passato ha quasi sempre sbarrato la strada all’allora Jugoslavia (come nel 1974 e nel 1990). I serbi vorranno sicuramen-te vendicare quelle sconfit-te, ma è probabile che do-vranno avere la meglio su Australia e Ghana per ag-guantare il secondo posto del girone.

SERBIA

Dejan Stankovic,trascinatore della Serbia

Nemanja Vidicesulta dopo un gol

I canguri ci hanno preso gusto. Tornati al mondiale in Germania dopo 32 anni, l’Australia ha bissato la qua-lificazione anche in Sudafri-ca, confermando evidenti progressi in uno sport rele-gato sempre in disparte da rugby e tennis. Come quat-tro anni, fa la conduzione tecnica è affidata a un olan-dese, Pim Verbeek, che spe-ra di ripetere le imprese del connazionale Hiddink, capa-ce di portare l’Australia agli ottavi di finale e di perdere con l’Italia non senza rim-pianti e polemiche. Sì, per-ché il rigore assegnato agli azzurri a tempo scaduto su-scitò molte perplessità e condannò una squadra che sul campo non aveva affatto demeritato.

Passare il turno non sarà però facile per gli australiani, che per riuscirci dovranno

giocare al massimo delle possibilità, confidando nel-l’estro dei migliori giocatori, militanti tutti in Europa. Tra questi ricordiamo Bresciano

del Palermo, Cahill (Everton), Kewell (Galatasaray) e Sch-warzer (Fulham).

L’Australia si è qualificata a Sudafrica 2010 dominan-

do il proprio girone asiatico, precedendo Giappone e Bahrain. I migliori realizzato-ri sono stati Cahill e Emerton con quattro reti a testa.

Tornare al mondiale quattro anni dopo l’esor-dio in Germania, è già un grande successo per il Ghana. Oltretutto nell’edi-zione tedesca la nazionale africana arrivò gli ottavi, deve venne eliminata dal favorito Brasile.

Per il ct serbo Milovan Rajevac non sarà facile ripetere quell’exploit: mol-to dipenderà dallo stato di forma dei migliori giocato-ri ghanesi, impegnati nei campionati europei. Il re-parto di maggior qualità è sicuramente il centrocam-po, che può schierare Es-sien del Chelsea e l’interi-sta Muntari, cresciuto molto sotto la guida di

Mourinho. Poi ci sono Agogo (che gioca in Egitto con l’Al-Zamalek) e Amo-ah (del Nac Breda), mi-gliori realizzatori delle qualificazioni con 4 gol a testa e l’udinese Asamo-ah.

Il Ghana, che ha esordi-to ai mondiali proprio con-tro l’Italia (ko 2-0 con le reti di Pirlo e Iaquinta), si è qualificato a Sudafrica 2010 vincendo nettamen-te il girone D con 13 punti, frutto di 4 vittorie, 1 pareg-gio e una sola sconfitta. Il Benin e il Mali non hanno, infatti, mai dato la sensa-zione di poter impensierire la leadership della nazio-nale di Rajevac.

18 Girone D

GHANA

La nazionale australiana esultante dopo la qualificazione ottenuta

Michael Essien,capitano della nazionale ghanese

AUSTRALIA

E’ la mancanza di continuità il tallone d’Achille dell’Olanda. Nazionale in grado di battere chiunque, ma anche di cadere sempre sul più bello. Come è accaduto due anni fa durante gli Europei: dopo aver maltrattato Francia e Italia al primo turno, gli orange hanno perso inaspetta-tamente con la Russia del connazionale Hiddink nei quarti di finale. Difficile dire quanta strada farà l’Olanda in Sudafrica, certamente sarebbe una clamorosa sor-presa non vederla almeno agli ottavi di finale.

Il ct Bert Van Marwijk (che ha preso il posto di Marco Van Basten) può contare su un gruppo di buoni giocatori, ma non di un fuoriclasse in grado di risolvere le partite. Gli olandesi punteranno tutto sul collettivo, sperando di trovare un uomo-gol durante la competizione. Le qualifica-zioni non rappresentano un banco di prova attendibile, vi-sto che gli orange hanno sì vin-to tutte le partite, ma contro avversari di scarso valore in-ternazionale come Norve-gia, Scozia, Macedonia e Islanda.

Sono lontanissimi i tempi dell’Arancia meccanica di Rinus Michels, che schie-rava Cruijff, Rep, Krol e Neskeens (solo per citarne alcuni), ma l’Olanda attuale è lontana parente anche di quella che pun-tava sul trio milanista Van Basten, Gullit e Rajkaard che, a differenza di quella di Cruijff, ha vinto l’unico trofeo internazio-nale in bacheca ad Amsterdam (l’Euro-peo del 1988).

In ogni caso l’Olanda può diventare in-digesta a molte squadra, grazie a un cen-trocampo dinamico e di qualità. L’interista Sneijder e Robben del Bayern Monaco sono tornati a buoni livelli e promettono di fare grandi cose al mondiale. Anche in at-tacco Marwijk ha varie opzioni con Van

Persie (Arsenal), Kuyt (Liverpool) e il milanista Klaas Huntelaar, ma

perso Ruud Van Nistelrooy, manca lo spietato cecchi-no dell’area di rigore.

Il reparto più debole dell’Olanda sembra dunque la difesa, ca-renza che in un

mondiale po-t r e b b e

esse-

re pagata a caro prezzo. In ogni caso, visto il grande equilibrio, anche gli olan-desi possono ragionevolmente puntare

almeno ai quarti di finale, sempre che non ripetano le amnesie di due anni fa. L’ultimo risultato di rilievo dell’Olanda ai mon-diali è datato 1998 in Francia, quando gli orange persero im-

meritatamente ai rigori in semifinale con il

Brasile e poi fini-rono quarti.

20 Girone E

OLANDA

A lato Wesley Sneijder, centrocampista dell’Inter

e della nazionale olandese.Sopra Klaas Jan Huntelar

21

Dopo otto anni la Dani-marca torna al mondiale, il quarto della sua storia. E lo fa dopo aver fatto fuori la Svezia di Zlatan Ibrahomo-vic, sulla carta più accredi-tata di arrivare a Sudafrica 2010. Ma la nazionale di Morten Olsen (colonna della squadra ammirata negli anni ’80), ha anche superato il Portogallo di Cristiano Ronaldo, costrin-gendolo a giocare gli spa-reggi per qualificarsi al Mondiale.

Insomma, risultati di tut-to rispetto per una nazio-nale che spesso è stata la mina vangante nei grandi appuntamenti calcistici. Come dimenticare quanto accadde agli Europei del 1992 in Svezia? La Dani-marca, eliminata nelle qua-lificazioni, è stata ripescata dopo l’esclusione della Ju-goslavia e senza un’ade-guata preparazione, ina-nellò vittorie a raffica, fino alla finale: il 2-0 alla Ger-mania fruttò uno dei suc-cessi più incredibili della storia del calcio internazio-nale. Ma anche nel 2002 i

danesi spedirono a casa già al primo turno i cam-pioni in carica della Francia e ancora più indietro nel tempo, strapparono ap-plausi agli Europei del 1984 in Francia (con Morten Ol-sen in campo), quando

raggiunsero le semifinali. Ora la Danimarca può

schierare poche stelle, ma un gruppo di giocatori de-terminati, che sono cre-sciuti parecchio militando nei vari campionati euro-pei. Su tutti Niklas Bendt-

ner dell’Arsenal, Daniel Agger (Liverpool), il “paler-mitano” Simon Kjaer e il veterano Christian Poul-sen, mediano della Juven-tus. Inserita in un girone non troppo complicato, la nazionale danese può au-torevolmente puntare al-l’accesso agli ottavi e per-ché no pensare di andare ancora avanti, grazie an-che al calore di un pubbli-co non propriamente nor-dico e che segue la propria nazionale ovunque. Quan-do la Danimarca non si qualifica, mancano parec-chio nelle foto coreografi-che i danesi con il volto dipinto di bianco e rosso e soprattutto con indosso gli elmetti dei vichinghi, che li rendono simpatici anche ai tifosi avversari. Il sostegno dei supporters è un’arma in più per la temibile “ban-da” di Morten Olsen.

DANIMARCA

Daniel Agger (in scivolata) e Martin Laursen.Sopra il ct Morten Olsen

E’ stata la prima naziona-le africana a raggiungere i quarti di finale di un mon-diale (persi, tra l’altro, con molta sfortuna e qualche decisione arbitrale discuti-bile).

E’ accaduto a Italia ’90, quando il Camerun di Ro-ger Milla mise paura all’In-ghilterra, dopo che nel 1982 aveva spaventato l’Italia, poi diventata campione del mondo. Dopo un periodo di appannamento, il Camerun è tornato competitivo e sot-to la guida del francese Le Guen punta a passare il pri-mo turno, anche se l’impre-sa non appare agevole.

Nel girone di qualificazio-ne, i “leoni” hanno confer-mato di essere in salute dominando Gabon, Togo e il deludente Marocco. Mi-glior realizzatore è stato l’interista Samuel Eto’o con 9 reti, a conferma del suo ruolo di leader nella propria nazionale. A dargli manforte un manipolo di buoni gioca-tori, che militano tutti in Eu-

ropa: Eric Djemba Djemba (Odense), Geremi (Newca-stle), Rigobert Song (Trab-zonspor) e Pierre Wome

(Colonia), che vuole riscat-tare l’errore dal dischetto che costò al Camerun la qualificazione a Germania

2006. Per Olanda e Dani-marca, un avversario che si annuncia tutt’altro che mal-leabile.

Il Giappone cala il poker. Sono quattro, infatti, le partecipazioni dei nipponici (tutte consecutive) alla fase finale di un mondiale, anche se una sola volta hanno passato il primo tur-no. E’ successo, guarda caso, nel nell’edizione nippo-coreano del 2002, quando i giapponesi si ferma-rono agli ottavi. Impresa che difficil-mente ripeterà in Sudafrica, visto che il Giappone è stato inserito in un gi-rone non certo abbordabile. La na-zionale del ct Takeshi Okada si è qualificata giungendo alle spalle dell’Australia, ma davanti a Bahrein, Qatar e Uzbekistan. Pochissime le individualità di spicco, in un team che punta soprattutto sul collettivo. Il più conosciuto è Shunsuke Nakamura, che gioca nell’Espanyol, ma il ct pun-ta anche su Endo, Nakazawa e Tana-ka, che giocano tutti e tre nel cam-pionato giapponese. E’ inutile negar-lo, l’approdo del Giappone agli ottavi di finale sarebbe una grande sorpre-sa, ma nella storia dei mondiali le squadre asiatiche non sono nuove a certi exploit. Per maggiori informa-zioni, chiedere all’Italia…

22 Girone E

Samuel Eto’o,punta e capitano

della nazionale del Camerun

CAMERUN

GIAPPONE

Shunsuke Nakamura, centrocampista dell’Espanyol e della nazionale giapponese

Quattro anni sono passati troppo in fretta. L’Italia si è piacevolmente abituata a sentirsi campione del mon-do di calcio, ma è arrivato il momento di mettere il palio il titolo, con la consapevo-lezza che sarà dura ripetere il trionfo a Germania 2006.

Molti protagonisti di quel-l’impresa saranno presenti anche in Sudafrica e il timo-re degli appassionati è che si ripeta quanto accaduto nel 1986 ai campioni di Spa-gna: una partecipazione sottotono.

Ma è difficile per il ct Mar-cello Lippi, tornato al timone dopo la breve parentesi Do-nadoni, privarsi di quei gio-catori che hanno fatto salta-re il banco quattro anni fa; oltretutto il nostro calcio non sembra sfornare nuovi ta-lenti e quei pochi (vedi Cas-sano) sono di difficile collo-cazione nella nazionale.

Perciò, non resta che sperare nella voglia di ri-scatto dei senatori, dopo le pesanti critiche ricevute sia agli Europei del 2008 che durante la deludente Confe-derations Cup, giocata lo scorso anno proprio in Su-dafrica.

In verità, gli azzurri hanno brillato poco anche nel giro-ne di qualificazione, pareg-giando con l’unico vero av-

versario per il primato, l’Ir-landa, che oltrettutto occu-pa una posizione di rincalzo nel ranking della Fifa.

Ma Lippi non è un tecnico che si fa influenzare dalle critiche e s icuramente porterà avanti le sue idee, che preve-dono pochi e mirati in-se r iment i

nella rosa che andrà al mon-diale. A meno di colpi di scena, francamente poco ipotizzabili, molti campioni del mondo hanno il posto assicurato: Buffon, Canna-

varo, Grosso, Zambrotta, Camoranesi, Gattuso, Pir-lo e De Rossi. Poi ci sono alcuni dubbi legati alla presenza di Iaquinta (reduce da un lungo infortunio), Perrotta,

Toni e soprattutto Totti, che non ha ancora detto se tor-nerà in nazionale. E Del Pie-ro? Crediamo che la sua presenza sia legata all’even-tuale forfait di Totti: difficile vederli tutti e due in Sudafri-ca. Il nuovo, rispetto a quat-tro anni fa, è rappresentato da Chiellini, Legrottaglie, Marchisio, Quagliarella e forse Borriello, punta tutto-fare del Milan. L’Italia ha sempre fatto grandi cose quando è partita tra lo scet-ticismo generale, quindi è vietato porsi dei limiti, ma un piazzamento tra le prime quattro sarebbe annoverato alla voce impresa.

24 Girone F

ITALIA

Marcello lippi con gli azzurria Coverciano, sotto l’esultanza dopo la vittoria nel 2006

25

Una squadra tosta e difficile da affron-tare. In poche parole, il Paraguay, che non ha mai messo in pericolo la propria quali-ficazione, a differenza delle più blasonate Argentina e Uruguay ed è giunto secondo dietro il Brasile.

Per la squadra del ct argentino Gerardo Martino si tratta della quarta partecipazio-ne consecutiva a un mondiale, l’ottava complessiva della sua storia. Miglior piaz-zamento gli ottavi di finale, raggiunti tre volte: in particolare nel 2002 il Paraguay di Cesare Maldini mise alla frusta la Ger-mania (poi finalista), che fece sua una partita equilibratissima a pochi secondi dalla fine grazie a un gol di Neuville. Sem-pre di misura fu la sconfitta agli ottavi con la Francia nel 1998, che dovette sudare le proverbiali sette camicie per avere la ra-gione della resistenza dei sudamericani.

I paraguaiani vantano anche due Cop-pe America, conquistate nel 1953 e nel 1979, ma solo negli ultimi vent’anni sono diventati una delle nazionali più forti del Sudamerica. Tifosi e staff tecnico sono però allarmati per le condizioni di salute del miglior giocatore del Paraguay, Salva-dor Cabanas, vittima di una sparatoria in Messico. Il giocatore, che milita nella squadra messicana dell’America, è stato operato e se la caverà, ma è difficile (a meno di una ripresa miracolosa) che par-

tecipi al mondiale sudafricano. Per Marti-no sarebbe una perdita pesante. Gli altri giocatori su cui punta il ct sono Barreto dell’Atalanta, Caceres (Libertad), Riveros (Cruz Azul in Messico), Santa Cruz (Man-chester City) e Valdez (Borussia Dort-mund).

Proprio quest’ultimo, insieme a Caba-nas, è stato il miglior realizzatore delle

qualificazione con 5 reti. Il Paraguay ha affrontato l’Italia solo nel mondiale del 1950, venendo sconfitto in un match che comunque condannò le due squadre all’eliminazione al primo turno. Rispetto ad allora i sudamericani sono più forte e per gli azzurri si prospetta un match non facile, contro avversari che puntano a raggiungere almeno gli ottavi.

PARAGUAY Roque Luis Santa Cruz, attaccante del Manchester City e della nazionale paraguaiana

La matricola vuole stupire. La Slovacchia partecipa per la prima volta a un mondiale e vanta lo scalpo dei cugini della Repubbli-ca Ceca, sulla carta più quotati, ma arriva-ti solo terzi nel girone 3 delle qualificazioni. Quando facevano parte della stessa na-zione, cechi e slovac-chi hanno conquistato un titolo europeo (nel 1976 in Jugoslavia) e due finali mondiali (nel 1934 in Italia e nel 1962 in Cile), ma ora ognuno va per la sua strada e dopo anni di dominio ceco, al mo-mento è la Slovacchia ad avere la suprema-zia.

La squadra di Vla-dimir Weiss ha, infatti, vinto con autorità il girone mostrando an-che un gioco moder-

no ed efficace. Vedre-mo se gli slovacchi giocheranno con la stessa baldanza an-che in Sudafrica: in questo caso non sarà

facile batterli e le fa-vorite Italia e Para-guay dovranno fare attenzione a questa matricola del calcio mondiale.

Il miglior giocatore della Slovacchia è si-curamente Marek Hamsik, cresciuto nel Brescia in serie B ed esploso nel Napoli.

Ora è diventato uno degli uomini mercato non solo in Italia. Oc-chi puntati anche su Martin Skrtel, che mi-lita nel Liverpool.

26 Girone F

Marek Hamsik, centrocampista slovacco del Napoli

A volte ritornano. Il mon-diale “riabbraccia” la simpati-ca Nuova Zelanda 28 anni dopo l’esordio avvenuto in

Spagna nel 1982. Allora gli All Whites pagarono lo scotto del noviziato (tre sconfitte in altrettante partite con Brasile,

Unione Sovietica e Scozia) e stavolta sperano almeno di non terminare il primo turno con lo zero in classifica.

Nessuno però, in primis il ct Ricki Herbert (in campo nel-l’82), spera in una qualificazio-ne che avrebbe del clamoro-so. Del resto, in Nuova Zelan-da il calcio è relegato al ruolo di comprimario dal rugby che vede gli All Blacks tra i miglio-ri del mondo. La partecipazio-ne alla fase finale di un mon-diale di calcio è già un grande successo e tutto quello che viene in più è di guadagnato. La Nuova Zelanda (campione continentale in carica), dopo aver vinto il proprio girone dell’Oceania, ha staccato il biglietto per il Sudafrica pie-gando in nello spareggio il Bahrain grazie al gol di Rory Fallon segnato al 45’ (all’an-data finì 0-0). Il capocannonie-re neozelandese delle qualifi-cazioni è stato Shane Smeltz, che ha realizzato 8 gol.

NUOVA ZELANDA

SLOVACCHIA

Ricki Herbert, ct della Nuova Zelanda esulta dopo la qualificazione

In un tabellone di tennis sarebbe certamente la testa di serie numero 1. Il Brasile è il calcio ed anche in Suda-frica parte con i favori del pronostico, anche se le avversarie di buon livello non mancano. Ma nelle ultime quattro edizione del mondiale, solo una volta non ha raggiunto la finale (in Germa-nia nel 2006) ed è difficile pronostica-re un’uscita anticipata dei verdeoro.

La Confederations Cup dello scor-so anno ha dimostrato che il Brasile può vincere tutte le partite, anche quelle che sembrano perdute, come la finale con gli Usa, vinta 3-2 dopo lo 0-2 iniziale. Non per niente la seleção è la nazionale che ha vinto più mon-diali (5), è l’unica ad aver preso parte a tutte le fasi finali e può schierare un numero incredibile di ottimi giocatori. Inoltre, ha vinto il girone di qualifica-zione senza mai andare in affanno.

Il ct Carlos Dunga, carioca dal pragmatismo europeo, ha solo l’im-barazzo della scelta e in ogni caso proporrà in Sudafrica un undici di grande forza e talento. A partire dal portiere, ruolo che spesso in pas-sato ha creato problemi ai brasi-liani. Al momento Julio Cesar è il miglior portiere del mondo e con lui la seleção è diventata ancor più forte. Anche nel re-parto difensivo vi sono gioca-tori di talento e affidabilità, come gli interisti Lucio e Maicon, il romanista Juan, ai quali si è ag-

giunto il giovane rossonero Thiago Silva, che dovrebbe essere convoca-to nei 23 per il mondiale. In mezzo al campo Dunga predilige elementi mu-scolari e tra le pedine inamovibili c’è quel Felipe Melo che è reduce da una stagione negativa con la Juve, ma che con il Brasile non stecca mai una partita. Merito dei compagni di repar-to e di un attacco atomico facile di ri-fornire. Con Kakà e Robinho in squadra, tutto di-venta più sempli-ce: basta servirli con precisione, poi loro in-ven tano s e m -

pre qualcosa di peri-coloso per gli avver-

sari. Poi c’è l’opportu-nista Luis Fabiano, che

con la maglia verdeoro “la mette sempre den-

tro”. Ma ai box scalpitano vere e proprie icone del cal-

cio mondiale come Ronal-dinho e Ronaldo, rinati dalla

proprie ceneri. Il primo ha permesso al Milan

di tornare competitivo, mentre il secondo segna a raffica in Brasi-le con la maglia del Corinthians. Dunga non ha ancora sciolto le riserve sulla loro convocazione, ma non sarà facile tenerli fuori dalla rosa per il mondiale. Più a

rischio, invece, è la presenza in Sudafrica di Pato, che pare non avere ancora trovato il giusto feeling

con il ct. Ma una nazionale che può rinunciare a Pato può esse-

re battibile? Nel calcio nulla è impossibile, ma difficile lo è

certamente…

28 Girone G

Il verdeoro Ricardo Kakà.Sopra Carlos Dunga, alla sua prima esperienza ai mondiali come allenatore

BRASILE

Dopo anni di anonimato, il Portogallo è tornato a far par-te stabilmente del calcio che conta. A 40 anni dalle impre-se di Eusebio (capocanno-niere del mondiale del 1966 e lusitani giunti terzi), il Porto-gallo ha raggiunto di nuovo le semifinali di un mondiale e con un po’ più di fortuna in Germania avrebbe potuto anche giocarsi la finale con l’Italia. Merito del ct brasilia-no Scolari, che nel 2004 ha sfiorato la vittoria nell’Euro-peo di casa. Solo un’incredi-bile Grecia ha negato al Por-togallo il primo successo in-ternazionale della propria storia. Merito anche di un

gruppo di ottimi giocatori, trascinati da Cristiano Ronal-do, la stella del Real Madrid, che per la verità non ha mai dato il meglio di sé in nazio-nale. Stavolta, però, promet-te grandi cose, insieme a compagni di squadra del ca-libro di Pepe (Real Madrid), Nani (Manchester United), Simao (Atletico Madrid), Ri-cardo Carvalho e Deco (Chel-sea). Un gruppo collaudato, che si è fatto ammirare due anni fa nell’Europeo austro-svizzero, ma che si è smarrito proprio sul più bello, al co-spetto della cinica Germania. Una delusione che si è fatta

sentire sul morale dei lusitani, sottotono per lunghi tratti delle qualificazione. Ad un certo punto sembrava che il Portogallo fosse spacciato, ma grazie anche al tracollo della Svezia di Ibrahimovic, è riuscito a strappare il secon-do posto del girone 1 dietro la Danimarca, ma davanti agli svedesi (di un solo punto) e all’Ungheria.

Per arrivare in Sudafrica, la formazione del ct Carlos Queiroz ha dovuto giocare lo spareggio con la Bosnia. Un avversario non impossibile ed infatti il Portogallo, pur senza entusiasmare, ha rag-giunto la qualificazione grazie

a due successi per 1-0 con le reti di Alves (all’andata) e Meireles (in trasferta). Per il Portogallo si tratta della quin-ta partecipazione alla fase finale di un mondiale (terza consecutiva). Obiettivi? Mol-to dipenderà dal rendimento di Cristiano Ronaldo, anche se l’approdo agli ottavi non dovrebbe essere un’impresa titanica. Ma per puntare in alto al Portogallo manca un grande attaccante, problema storico del calcio lusitano, che sforna tanti centrocam-pisti e trequartisti di qualità, ma poche prime punte. Ser-virebbe un certo Eusebio…

29

Carlos Queiroz,allenatore

del Portogallo

PORTOGALLO

Cristiano Ronaldo,stella dei lusitani

Per la Costa d’Avorio tor-nare al mondiale dopo l’esor-dio di quattro anni fa in Ger-mania, è già motivo di soddi-sfazione. Stavolta però la na-zionale africana (che ha eso-nerato il ct bosniaco Valid Halilhodzic) vorrebbe arrivare almeno agli ottavi, anche se vincere la concorrenza del Portogallo non sarà facile.

La Costa d’Avorio (affidata allo svedese Sven Goran Eri-ksson, vecchia conoscenza del calcio italiano) punterà quasi tutte le sue fiches su Didier Drogba, la stella del Chelsea che ha realizzato sei gol nelle qualificazioni e tra-scinato la sua nazionale a do-minare il proprio girone africa-no. Al suo fianco giocano altri ottimi elementi come Yaya Toure (Barcellona), Kolo Toure (Manchester City), Salomon Kalou (Chelsea) ed Emmanuel Eboue (Arsenal), che rendono la Costa d’Avorio una forma-zione pericolosa, anche se un

po’ fragile in difesa. Per spe-rare in una clamorosa qualifi-cazione (al fianco del favorito Brasile), gli africani dovranno giocare la gara della vita con

il Portogallo e vincere la parti-ta. Non sarà facile, ma la squadra di Eriksson ci prove-rà, perché nel calcio nulla è impossibile. Del resto, nessu-

no avrebbe pronosticato la vittoria della Costa D’Avorio nella Coppa d’Africa del 1992. Cristiano Ronaldo e compa-gni sono avvertiti…

Una nazionale che fa ve-nire i brividi agli italiani. La famigerata Corea del Nord torna al mondiale 44 anni dopo la clamorosa vittoria ai danni degli azzurri, che valse agli asiatici l’incredi-bile accesso ai quarti di fi-nale del mondiale inglese a spese proprio dell’Italia.

Quello che accadde in Inghilterra nel 1966 è ricor-dato come la pagina più nera del nostro calcio. Alla nazionale di Rivera, Mazzo-la, Facchetti e Bulgarelli (solo per citarne alcuni) sa-rebbe bastato anche un pa-reggio per andare avanti nel mondiale, ma si fece infilare

dall’ormai celebre Pak Doo Ik, che con un diagonale piegò le mani ad Albertosi.

Poi la Corea fu eliminata dal Portogallo, ma si tolse la soddisfazione di passare in

vantaggio per 3-0 e di met-tere paura ai lusitani, prima di crollare e perdere 5-3.

Stavolta, però, sarà mol-to difficile sfoderare l’effetto sorpresa contro avversari di caratura tecnica nettamen-te superiore ai coreani del nord, allenati da Kim Jong Hun.

Praticamente sconosciu-ti i giocatori nord coreani, che si affidano a Hong Yong Jo (che gioca nel Rostov in Russia) e a Jong Chol Min, capocannonieri delle quali-ficazioni con 4 reti. Obietti-vo? Fare bella figura, so-prattutto con le grandi del girone.

30 Girone G

Didier Drogba,fuoriclasse ivoriano

COSTA D’AVORIO

La Corea del Nord festeggia la qualificazione mondiale

COREA DEL NORD

Adesso o mai più. In do-dici partecipazioni (le ultime otto consecutive), la Spa-gna ha raccolto solo un quarto posto nel 1950 in Brasile.

Sembra incredibile, ma le “furie rosse” non sono mai riuscite ad essere efficaci ai mondiali, mentre agli euro-pei vantano due successi (1964 e 2008) e una finale (1984). Mai come stavolta, però, la Spagna si presenta con i favori del pronostico, con il titolo di campione d’Europa in carica e con il biglietto da visita di dieci successi in altrettante parti-te nel girone 5 di qualifica-zione.

Per la verità il tonfo nel torneo premondiale (Confe-derations Cup 2009) ha su-scitato qualche perplessità sulla tenuta emotiva degli spagnoli, ma la clamorosa e netta sconfitta con gli ame-ricani in semifinale potrebbe

essere solo un caso fortuito. Stavolta la nazionale allena-ta da Vicente Del Bosque, tecnico di buon senso, co-me ha dimostrato alla guida del Real Madrid, vanta otti-mi giocatori in ogni reparto e ha tutte le carte in regola per arrivare almeno in semi-finale. Certo, non dovrà ri-petere gli errori commessi quattro anni fa contro la Francia negli ottavi di finale, quando si consegnò inspie-gabilmente al contropiede dei transalpini.

Dicevamo delle colonne della Spagna, a partire del portiere Casillas (Real Ma-drid) e dal difensore e capi-tano del Barcellona, Puyol. Ma il reparto più invidiato degli iberici è il centrocam-po che può schierare ele-menti del calibro di Fabre-gas (Arsenal), Iniesta e Xavi (Barcellona), Xabi Alonso (Real Madrid). Di grande va-lore anche il tandem d’at-

tacco formato da Fernando Torres (Liverpool) e David Villa (Valencia): il primo ha deciso la finale dell’Europeo 2008 con la Germania, men-tre il secondo è stato il mi-glior realizzatore della Spa-gna nelle qualificazioni con 7 gol.

Insomma, una squadra ben attrezzata, alla quale serve anche quel pizzico di fortuna, che le è spesso mancata ai mondiali. Come nel 2002 quando nei quarti

venne eliminata dalla Corea del Sud per colpa soprattut-to di un arbitraggio a dir po-co “casalingo”. Oppure nel 1994, sempre quarti di fina-le con l’Italia: sull’1-1 gli spagnoli stavano dominan-do la partita e sul più bello vennero castigati da un in-credibile contropiede di Ro-berto Baggio.

Il mondiale di calcio si vince anche con un po’ di buona sorte: vedi l’Italia nel 2006…

32 Girone H

“El Niño” Fernando Torres, campione d’Europa nel 2008

SPAGNA Iker Casillas, portieredel Real Madrid e della nazionale spagnola

Brucia ancora l’elimina-zione di quattro anni fa. La sorprendente Svizzera la-sciò il mondiale 2006 imbat-tuta, agli ottavi a causa dell’eliminazione patita per mano dell’Ucraina solo ai calci di rigore. Ma quel che fece più male è che la nazio-nale rossocrociata non subì neppure un gol nelle quattro partite giocate. Roba da matti. Oltretutto, alla Sviz-zera sarebbe piaciuto tan-tissimo giocare con l’Italia i quarti di finale, traguardo che avrebbe sicuramente meritato. Una delusione che ha avuto ripercussioni nell’Europeo giocato in ca-sa nel 2008: la Svizzera, in-fatti, si fece eliminare al pri-mo turno, giocando sicura-mente al di sotto delle pro-prie possibilità. Inoltre, le qualificazioni al mondiale sudafricano sono partite male, con la squadra del ct Ottmar Hitzfeld che si è fat-ta battere in casa dal debo-le Lussemburgo (unica sconfitta del girone!). Poi però l’esperto e plurideco-rato selezionatore tedesco ha rimesso le cose a posto e la Svizzera ha vinto un gi-

rone 2 molto equilibrato, precedendo di un punto la Grecia, di 4 la Lettonia e di 5 Israele. Sicuramente un ottimo risultato, visto che la

nazionale rossocrociata e sì un buon collettivo, ma privo di grandi individualità. I gio-catori migliori sono i difen-sori Lichtsteiner (Lazio) e

Senderos (Arsenal ed ex Milan), i centrocampisti Behrami (West Ham), Vol-tanthen (Zurigo) e la punta Frei del Basilea, miglior rea-lizzatore svizzero nelle qua-lificazioni insieme a N’Kufo con 5 gol.

Per gli elvetici si tratta della nona partecipazione a una fase finale di un mon-diale, ma solo la terza negli ultimi trent’anni. Per tre vol-te ha raggiunto i quarti di finale, l’ultima nell’edizione casalinga del 1954. Poi il calcio svizzero ha vissuto un lungo periodo di declino e per 28 anni è rimasto fuo-ri di grandi appuntamenti. Da Usa 1994 c’è stata però una rinascita ed ora la na-zionale elvetica può diven-tare un avversario ostico per tutti. In Sudafrica sfide-rà (Spagna a parte) avver-sari non irresistibili e in Sviz-zera si nutre più di una spe-ranza di arrivare almeno agli ottavi di finale, sperando di avere maggiore fortuna ri-spetto a quattro anni fa.

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Omar Hitzfeld, allenatore della Svizzera con Senderos

SVIZZERA

Il bomber Alexander Frei

Dopo dodici anni di assenza, il Cile torna al mondiale. Da quando è stato istituito il girone unico di qualificazione in Sudamerica, staccare il biglietto per la fase finale del torneo iridato diventa un’impresa e il Cile stavolta si è fatto valere. Il ct argentino Marcelo Bielsa ha allestito una nazionale pericolosa, che in Sudafrica vorrà regalare un sorriso a un popolo provato dal tragico terremoto che ha seminato distruzione e morte nel Paese sudamericano. Le migliori indivi-dualità del Cile sono a centrocampo, con il romanista Pizarro e Jimenez del Parma e in attacco grazie alla presenza di Alexis Sanchez (Udinese), Humberto Suazo (punta dei messicani del Monter-rey e capocannoniere cileno delle qua-lificazioni con 9 gol) e l’ultima scoperta Pinilla del Grosseto, in gol a raffica nel campionato italiano di serie B.

Per il Cile si tratta dell’ottava parteci-pazione all’atto finale del mondiale, ma solo una volta ha ottenuto un ottimo

risultato (terzo posto) nell’edizione ca-salinga del 1962, macchiato però dall’arbitraggio disastroso dell’inglese Aston nel match contro l’Italia. Un con-sistente aiuto che spianò la strada ai

cileni e che condannò per l’ennesima volta gli azzurri a lasciare anzitempo il mondiale. In Sudafrica, probabilmente dovrà vedersela con la Svizzera per l’accesso agli ottavi.

Il mondiale sudafricano saluta il ritorno dell’Hondu-ras, che esordì nel 1982 in Spagna. Come allora la na-zionale del ct colombiano Reinaldo Rueda non nutre grandi speranze di qualifi-cazione agli ottavi e punta almeno a fare bella figura contro avversari sulla carta più forti. Del resto, per il cal-cio honduregno essere pre-sente alla kermesse iridata è già un successo. Perché qualificarsi per le nazionali del Concacaf è davvero du-ra. L’Honduras, infatti, ha dovuto giocare ben 16 par-tite: nel primo turno si è qualificato precedendo il più blasonato Messico (4 vittorie e due sconfitte), mentre nel girone finale è giunto terzo (6 vittorie, un pari e 3 ko) dietro a Usa e Messico, conquistando co-sì l’ultimo posto disponibile per il Sudafrica a spese del Costa Rica solo grazie alla miglior differenza reti.

Il giocatore più forte a di-sposizione di Rueda è sicu-ramente l’attaccante David Suazo, ceduto a gennaio dall’Inter al Genoa e torna-

to protagonista nella squa-dra di Gasperini.

Per la veloce punta ge-noana il mondiale è una grande opportunità per

mettere in mostra le proprie qualità. L’Honduras punta anche se Carlos Pavon, mi-glior cannoniere nelle qua-lificazioni con 7 reti.

34 Girone H

Humberto Suazo attaccante

del Real Saragozza e della nazionale cilenaCILE

HONDURAS

David Suazo calciatore honduregno, attaccante del Genoa, esulta con un compagno di squadra