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Immanuel Kant (1724-1804)Immanuel Kant (1724-1804)

“Due cose riempiono

l’animo di ammirazione

e venerazione sempre

nuova e crescente,

quanto più sovente e a

lungo si riflette sopra

di esse: il cielo stellato

sopra di me e la legge

morale dentro di me”

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“Io ho avuto la felicità di conoscere un filosofo,

che fu mio maestro. Nei suoi anni giovanili, egli

aveva la gaia vivacità di un giovane, e questa, io

credo, non lo abbandonò neppure nella tarda

vecchiaia. La sua fronte aperta, costruita per il

pensiero, era la sede di una imperturbabile

serenità e gioia; il discorso più ricco di pensiero

fluiva dalle sue labbra; aveva sempre pronto lo

scherzo, l’arguzia e l’umorismo, e la sua lezione

erudita aveva l’andamento più divertente”

Il ritratto di HerderIl ritratto di Herder

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“Con lo stesso spirito col quale esaminava

Leibniz, Wolff, Baumgarten, Crusius, Hume, e

seguiva le leggi naturali scoperte da Newton, da

Kepler e dai fisici, accoglieva anche gli scritti

allora apparsi di Rousseau, il suo Emilio e la sua

Eloisa, come ogni altra scoperta naturale che

venisse a conoscere: valorizzava tutto e tutto

riconduceva ad una spregiudicata conoscenza

della natura e al valore morale degli uomini”

Il ritratto di HerderIl ritratto di Herder

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“La storia degli uomini, dei popoli, e della

natura, la dottrina della natura, la matematica e

l’esperienza, erano le sorgenti che avvivavano la

sua lezione e la sua conversazione. Nulla che

fosse degno di essere conosciuto gli era

indifferente; nessuna cabala, nessuna setta,

nessun pregiudizio, nessun nome superbo, aveva

per lui il minimo pregio di fronte all’incremento

e al chiarimento della verità. Egli incoraggiava e

costringeva dolcemente a pensare da sé; il

dispotismo era estraneo al suo spirito.

Quest’uomo, che io nomino con la massima

gratitudine e venerazione, è Immanuel Kant: la

sua immagine mi sta sempre dinanzi”

Il ritratto di HerderIl ritratto di Herder

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La filosofia kantiana prende corpo in una serie di scritti il cui

centro è costituito da tre opere pubblicate negli anni Ottanta del

Settecento («decennio critico»): la Critica della ragion pura

(1781), la Critica della ragion pratica (1788) e la Critica della

facoltà di giudizio (1790). Queste opere realizzano il programma

filosofico di un’analisi dell’insieme delle facoltà dell’animo

umano, volta a stabilire i principi a priori (= non empirici) che

determinano il loro funzionamento. La possibilità di conoscere,

quella di agire e quella di giudicare – nelle quali si sostanzia il

comportamento umano in generale –, riposano su determinati

fondamenti a priori che la critica ha il compito di isolare e definire.

Conseguentemente, tale filosofia prende il nome di «filosofia

critica»

Il programma kantianoIl programma kantiano

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AnimoAnimo

Facoltà di conoscereFacoltà di conoscere Critica della ragion puraCritica della ragion pura

Facoltà di giudicareFacoltà di giudicare Critica della facoltà di giudizio Critica della facoltà di giudizio

Facoltà di desiderareFacoltà di desiderare Critica della ragion praticaCritica della ragion pratica

Il programma kantianoIl programma kantiano

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Il programma kantianoIl programma kantiano

“Senza diffondermi ora sull’intera serie delle

ricerche che ho condotto fino alla meta ultima,

posso dire che, quanto all’essenziale del mio

disegno, ho avuto successo e sono ora in grado

di presentare una critica della ragione pura, che

contiene la natura della conoscenza tanto

teoretica quanto pratica, in quanto essa è

puramente intellettuale. Ne comporrò

innanzitutto la prima parte, che comprende le

fonti, il metodo e i limiti della metafisica, e

successivamente elaborerò i principi puri della

moralità. Per quanto concerne la prima parte, la

pubblicherò entro tre mesi circa”

(Lettera a Marcus Herz, 21 febbraio 1772)

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La Critica della ragion pura è in buona sostanza l’esplicazione e la

verifica della seguente intuizione fondamentale circa la natura della

nostra (umana) relazione col mondo: la conoscenza in generale non

è assimilabile ad uno specchio che si limiterebbe a riflettere

passivamente un mondo già costituito senza il nostro intervento,

bensì, innanzitutto, essa costituisce e dispiega il campo entro cui il

mondo, inteso come totalità degli eventi, può presentarsi a noi ed

«esistere» propriamente

La La «rivoluzione copernicana» operata da Kant«rivoluzione copernicana» operata da Kant

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La Critica della ragion pura è in buona sostanza l’esplicazione e la

verifica della seguente intuizione fondamentale circa la natura della

nostra (umana) relazione col mondo: la conoscenza in generale non

è assimilabile ad uno specchio che si limiterebbe a riflettere

passivamente un mondo già costituito senza il nostro intervento,

bensì, innanzitutto, essa costituisce e dispiega il campo entro cui il

mondo, inteso come totalità degli eventi, può presentarsi a noi ed

«esistere» propriamente

La La «rivoluzione copernicana» operata da Kant«rivoluzione copernicana» operata da Kant

Soggetti

oggetti

««Pensiero puroPensiero puro»»

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La Critica della ragion pura è in buona sostanza l’esplicazione e la

verifica della seguente intuizione fondamentale circa la natura della

nostra (umana) relazione col mondo: la conoscenza in generale non

è assimilabile ad uno specchio che si limiterebbe a riflettere

passivamente un mondo già costituito senza il nostro intervento,

bensì, innanzitutto, essa costituisce e dispiega il campo entro cui il

mondo, inteso come totalità degli eventi, può presentarsi a noi ed

«esistere» propriamente.

Tale intuizione che Kant ricorda aver avuto nell’anno 1769, è così

espressa nella Critica della ragion pura:

La La «rivoluzione copernicana» operata da Kant«rivoluzione copernicana» operata da Kant

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“Finora si è creduto che ogni nostra conoscenza

debba regolarsi sugli oggetti; ma tutti i tentativi,

condotti a partire da questo presupposto, di

stabilire, tramite concetti, qualcosa a priori

intorno agli oggetti, onde allargare in tal modo

la nostra conoscenza, sono andati a vuoto. È

venuto il momento di tentare una buona volta,

anche nel campo della metafisica, il cammino

inverso, muovendo dall’ipotesi che siano gli

oggetti a dover regolarsi sulla nostra

conoscenza; ciò si accorda meglio con

l’auspicata possibilità di una conoscenza a priori

degli oggetti, che affermi qualcosa nei loro

confronti prima che essi ci siano dati”

(KrV, Prefazione alla seconda edizione, B 16)

La La «rivoluzione copernicana» operata da Kant«rivoluzione copernicana» operata da Kant

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La questione preliminare (La questione preliminare (LeitfrageLeitfrage) della ) della KrVKrV

Esiste un tipo di conoscenza indipendente dall’esperienza ed anche

da ogni impressione sensibile? Esiste una conoscenza esprimentesi

in giudizi sintetici a priori, ossia un sapere il cui contenuto non

derivi dall’esperienza?

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Esiste un tipo di conoscenza indipendente dall’esperienza ed anche

da ogni impressione sensibile? Esiste una conoscenza esprimentesi

in giudizi sintetici a priori, ossia un sapere il cui contenuto non

derivi dall’esperienza?

La questione preliminare (La questione preliminare (LeitfrageLeitfrage) della ) della KrVKrV

Sì, di fatto siamo in possesso di simili conoscenze: tanto la scienza

matematica (aritmetica e geometria), quanto la scienza fisica sono

diversamente costituite da proposizioni sintetiche a priori, ossia da

giudizi rigorosamente universali e necessari che, senza il concorso

dell’esperienza, realizzano un’estensione della conoscenza degli

oggetti di cui queste scienze trattano

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Il giudizio sintetico a prioriIl giudizio sintetico a priori

Giudizio analiticoGiudizio analitico::a prioria priori

è un giudizio esplicativo, rigorosamente universale e necessario, ma incapace di estendere la conoscenza. Il fondamento del riferimento del predicato al soggetto è costituito dal principio di non contraddizione (es.: tutti i corpi sono estesi)

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Il giudizio sintetico a prioriIl giudizio sintetico a priori

Giudizio analiticoGiudizio analitico::a prioria priori

Giudizio sinteticoGiudizio sintetico::a posterioria posteriori

è un giudizio ampliativo, particolare o generale, capace di estendere la conoscenza. Il fondamento del riferimento del predicato al soggetto è costituito dall’esperienza (es.: questo tavolo è verde; tutti i canarini sono gialli)

è un giudizio esplicativo, rigorosamente universale e necessario, ma incapace di estendere la conoscenza. Il fondamento del riferimento del predicato al soggetto è costituito dal principio di non contraddizione (es.: tutti i corpi sono estesi)

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Il giudizio sintetico a prioriIl giudizio sintetico a priori

Giudizio analiticoGiudizio analitico::a prioria priori

Giudizio sinteticoGiudizio sintetico::a posterioria posteriori

Giudizio sinteticoGiudizio sintetico::a prioria priori

è un giudizio ampliativo, particolare o generale, capace di estendere la conoscenza. Il fondamento del riferimento del predicato al soggetto è costituito dall’esperienza (es.: questo tavolo è verde; tutti i canarini sono gialli)

è un giudizio rigorosamente universale e necessario capace di estendere la conoscenza a priori. Il fondamento del riferimento del predicato al soggetto è il problema fondamentale della critica (es.: 7 + 5 = 12; la distanza più breve fra due punti è una linea retta; tutto ciò che accade ha una causa)

è un giudizio esplicativo, rigorosamente universale e necessario, ma incapace di estendere la conoscenza. Il fondamento del riferimento del predicato al soggetto è costituito dal principio di non contraddizione (es.: tutti i corpi sono estesi)

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La questione fondamentale (La questione fondamentale (GrundfrageGrundfrage) della ) della KrVKrV

Come sono in generale possibili giudizi sintetici a priori?Come sono in generale possibili giudizi sintetici a priori?

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Una volta che la critica della ragione abbia proceduto a scoprire il

fondamento su cui riposa la possibilità di simili giudizi, ossia gli

elementi puramente a priori (= assolutamente indipendenti da ogni

esperienza) della conoscenza, si potrà affrontare il compito

dell’elaborazione di un sistema della ragion pura, ossia offrire

un’esposizione compiuta di tutta la nostra conoscenza a priori

(= parte prima della metafisica)

La questione fondamentale (La questione fondamentale (GrundfrageGrundfrage) della ) della KrVKrV

Come sono in generale possibili giudizi sintetici a priori?Come sono in generale possibili giudizi sintetici a priori?

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La questione finale della La questione finale della KrVKrV

La soluzione della suddetta questione fondamentale ci consentirà

infine di affrontare la questione intorno alla possibilità di una

conoscenza scientifica di quegli «oggetti», cui l’uomo tende

naturalmente, ma che si trovano al di là di ogni esperienza possibile

e che rappresentano lo scopo finale della metafisica (= parte

seconda della metafisica)

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La soluzione della suddetta questione fondamentale ci consentirà

infine di affrontare la questione intorno alla possibilità di una

conoscenza scientifica di quegli «oggetti», cui l’uomo tende

naturalmente, ma che si trovano al di là di ogni esperienza possibile

e che rappresentano lo scopo finale della metafisica (= parte

seconda della metafisica)

La questione finale della La questione finale della KrVKrV

“Questi inevitabili problemi della ragion pura

sono D i o, la l i- b e r t à e l’ i m m o r t a l i t

à. Quella scienza, poi, il cui scopo finale e la cui

intera organizzazione si rivolgono alla soluzione

di questi problemi, si chiama m e t a f i s i c a”

(KrV, Introduzione, III, B 7)

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La questione finale della La questione finale della KrVKrV

È possibile una conoscenza speculativa degli oggetti ultimi della

ragione umana? Posso dimostrare che siamo liberi, che siamo

dotati di un’anima immortale, che esiste un essere originario che ha

prodotto la totalità delle cose? La questione fondamentale e quella

finale si riassumono dunque in questa:

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La questione finale della La questione finale della KrVKrV

È possibile una conoscenza speculativa degli oggetti ultimi della

ragione umana? Posso dimostrare che siamo liberi, che siamo

dotati di un’anima immortale, che esiste un essere originario che ha

prodotto la totalità delle cose? La questione fondamentale e quella

finale si riassumono dunque in questa:

Come è possibile la metafisica come scienza?Come è possibile la metafisica come scienza?

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Il concetto kantiano di metafisicaIl concetto kantiano di metafisica

MetafisicaMetafisica

Parte primaParte prima

a) Critica della ragioneCritica della ragione

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Il concetto kantiano di metafisicaIl concetto kantiano di metafisica

MetafisicaMetafisica

Parte primaParte prima

a) Critica della ragioneCritica della ragione

b) Sistema della ragion puraSistema della ragion pura

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Il concetto kantiano di metafisicaIl concetto kantiano di metafisica

MetafisicaMetafisica

Parte primaParte prima

a) Critica della ragioneCritica della ragione

b) Sistema della ragion puraSistema della ragion pura

Matematica, FisicaMatematica, FisicaEticaEtica

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Il concetto kantiano di metafisicaIl concetto kantiano di metafisica

MetafisicaMetafisica

Parte primaParte prima

Parte secondaParte seconda(scopo finale)(scopo finale)

a) Critica della ragioneCritica della ragione

a) LibertàLibertà

b) ImmortalitàImmortalità

c) DioDio

b) Sistema della ragion puraSistema della ragion pura

Matematica, FisicaMatematica, FisicaEticaEtica

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Il concetto kantiano di metafisicaIl concetto kantiano di metafisica

MetafisicaMetafisica

Parte primaParte prima

Parte secondaParte seconda(scopo finale)(scopo finale)

a) Critica della ragione*Critica della ragione*

a) LibertàLibertà

b) ImmortalitàImmortalità

c) DioDio

b) Sistema della ragion pura*Sistema della ragion pura*

* * == critica trascendentale, propedeutica, trattato del metodo, scienza critica trascendentale, propedeutica, trattato del metodo, scienza speciale (speciale (KrVKrV, , KpVKpV, , KdUKdU))

* * == filosofia trascendentale, dottrina, sistema di tutti i principi della filosofia trascendentale, dottrina, sistema di tutti i principi della ragion pura (metafisica della natura e dei costumi)ragion pura (metafisica della natura e dei costumi)

Matematica, FisicaMatematica, FisicaEticaEtica

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“La filosofia della ragion pura o è p r o p e d e u

t i c a (esercizio preliminare) – che indaga la

facoltà della ragione in ordine a qualsiasi

conoscenza pura a priori, e si chiama c r i- t i

c a – o è il sistema della ragion pura (scienza),

cioè l’intera conoscenza filosofica (vera o

apparente) nella connessione sistematica che

riceve dalla sua provenienza razionale pura, e

prende il nome di m e t a f i s i c a. Questo

nome, però, può esser dato all’intera filosofia

pura, ivi compresa la critica, per raccogliere in

un tutto la ricerca di quanto è conoscibile a

priori e l’esposizione di ciò che costituisce il

sistema delle conoscenze filosofiche pure di

questa specie”

(KrV, B 869)

Il concetto kantiano di metafisicaIl concetto kantiano di metafisica

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“La metafisica, in senso stretto, risulta costituita

dalla f i l o s o- f i a t r a s c e n d e n t a l e e

dalla f i s i o l o g i a della ragion pura. […] Di

conseguenza, l’intero sistema della metafisica si

compone di quattro parti principali: 1) O n t o l

o- g i a; 2) F i s i o l o g i a r a z i o n a l e; 3) C o

s m o l o g i a r a z i o n a l e; 4) T e o l o g i a

r a z i o n a l e. La seconda parte, o dottrina

della natura della ragion pura, si divide physica

rationalis e psycologia rationalis”

(KrV, B 873-75)

L’idea della metafisica della naturaL’idea della metafisica della natura

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L’idea della metafisica della naturaL’idea della metafisica della natura

MetafisicaMetafisicadella naturadella natura

Filosofia trascendentaleFilosofia trascendentale(ontologia)(ontologia)

FisiologiaFisiologia razionalerazionale

ImmanenteImmanente

TrascendenteTrascendente

FisicaFisicarazionalerazionale

PsicologiaPsicologiarazionalerazionale

CosmologiaCosmologiarazionale razionale

TeologiaTeologiarazionalerazionale

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Il concetto scolastico di metafisica (Suarez)Il concetto scolastico di metafisica (Suarez)

SapienzaSapienza

Metaphysica generalisMetaphysica generalis(ontologia)(ontologia)

Metaphysica specialisMetaphysica specialis

a) PsychologiaPsychologia homohomo

b) CosmologiaCosmologia naturanatura

c) TheologiaTheologia DeusDeus

ens communeens commune

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Il concetto aristotelico di Il concetto aristotelico di ««metafisicametafisica»»

Ontologia Ontologia

Teologia Teologia

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Il concetto aristotelico di Il concetto aristotelico di ««metafisicametafisica»»

Filosofia Filosofia primaprima

Scienza dell’essente in quanto essente Scienza dell’essente in quanto essente (conoscenza dell’essere in generale)

Scienza dell’ente più divinoScienza dell’ente più divino(conoscenza del fondamento ultimo dell’essente)

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L’oggetto della L’oggetto della KrVKrV: la facoltà conoscitiva: la facoltà conoscitiva

“benché ogni nostra conoscenza cominci c o n

l’esperienza, da ciò non segue che essa derivi

interamente d a l l’ esperienza. Potrebbe infatti

avvenire che la nostra stessa conoscenza

empirica sia un composto di ciò che riceviamo

mediante le impressioni e di ciò che la nostra

facoltà conoscitiva vi aggiunge da sé sola

(semplicemente stimolata dalle impressioni

sensibili)”

(KrV, Introduzione, I, B 1)

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L’oggetto della L’oggetto della KrVKrV: la facoltà conoscitiva: la facoltà conoscitiva

“[l’esperienza] racchiude due elementi assai

diversi, e precisamente una m a t e r i a della

conoscenza, derivante dai sensi, e una certa f o

r m a, per ordinarla, derivante dalla sorgente

interna del puro intuire e del pensiero, i quali,

solo in occasione della materia vengono posti in

esercizio e messi in grado di produrre concetti”

(KrV, § 13, B 118-19)

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L’oggetto della L’oggetto della KrVKrV: la facoltà conoscitiva: la facoltà conoscitiva

FormaForma del fenomeno del fenomeno(elementi puramente a priori)(elementi puramente a priori)

OggettoOggetto empiricoempirico

MateriaMateria del fenomeno del fenomeno(dato sensoriale)(dato sensoriale)

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L’oggetto della L’oggetto della KrVKrV: la facoltà conoscitiva: la facoltà conoscitiva

FormaForma del fenomeno del fenomeno(elementi puramente a priori)(elementi puramente a priori)

OggettoOggetto empiricoempirico

MateriaMateria del fenomeno del fenomeno(dato sensoriale)(dato sensoriale)

Oggetto della KrV

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L’oggetto della L’oggetto della KrVKrV: la facoltà conoscitiva: la facoltà conoscitiva

“esistono due tronchi dell’umana conoscenza,

provenienti forse da una comune radice, a noi

sconosciuta, e precisamente s e n- s i b i l i t à

ed i n t e l l e t t o; mediante la prima gli oggetti

ci sono d a t i, mediante la seconda essi sono p

e n s a t i”

(Introduzione, VII, B 29)

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L’oggetto della L’oggetto della KrVKrV: la facoltà conoscitiva: la facoltà conoscitiva

“esistono due tronchi dell’umana conoscenza,

provenienti forse da una comune radice, a noi

sconosciuta, e precisamente s e n- s i b i l i t à

ed i n t e l l e t t o; mediante la prima gli oggetti

ci sono d a t i, mediante la seconda essi sono p

e n s a t i”

(Introduzione, VII, B 29)

IntellettoIntelletto (facoltà dei concetti)

FacoltàFacoltà conoscitivaconoscitiva

SensibilitàSensibilità(facoltà delle intuizioni)

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La struttura della La struttura della Critica della ragion puraCritica della ragion pura

KrVKrV

Dottrina trascendentaleDottrina trascendentaledegli elementidegli elementi

EsteticaEsteticatrascendentaletrascendentale

Logica Logica trascendentaletrascendentale

Analitica Analitica trascendentaletrascendentale

Dialettica Dialettica trascendentaletrascendentale

Dottrina trascendentaleDottrina trascendentaledel metododel metodo

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L’estetica trascendentaleL’estetica trascendentale

La parte prima della KrV offre “la scienza di tutti i principi a priori della sensibilità”, ossia l’esposizione dei concetti di spazio e tempo:

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La parte prima della KrV offre “la scienza di tutti i principi a priori della sensibilità”, ossia l’esposizione dei concetti di spazio e tempo:

a) spazio e tempo non sono concetti empirici provenienti dall’esperienza, ossia non sono concetti discorsivi ottenuti per astrazione (come accade ad es. per il concetto di cavallo che è formato sulla base dell’esperienza di vari cavalli);

L’estetica trascendentaleL’estetica trascendentale

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La parte prima della KrV offre “la scienza di tutti i principi a priori della sensibilità”, ossia l’esposizione dei concetti di spazio e tempo:

a) spazio e tempo non sono concetti empirici provenienti dall’esperienza, ossia non sono concetti discorsivi ottenuti per astrazione (come accade ad es. per il concetto di cavallo che è formato sulla base dell’esperienza di vari cavalli);

b) la rappresentazione originaria dello spazio e del tempo non è in generale un concetto, bensì un’intuizione pura (= a priori = non empirica);

L’estetica trascendentaleL’estetica trascendentale

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La parte prima della KrV offre “la scienza di tutti i principi a priori della sensibilità”, ossia l’esposizione dei concetti di spazio e tempo:

a) spazio e tempo non sono concetti empirici provenienti dall’esperienza, ossia non sono concetti discorsivi ottenuti per astrazione (come accade ad es. per il concetto di cavallo che è formato sulla base dell’esperienza di vari cavalli);

b) la rappresentazione originaria dello spazio e del tempo non è in generale un concetto, bensì un’intuizione pura (= a priori = non empirica);

c) spazio e tempo sono rappresentazioni necessarie che si trovano a fondamento di tutte le intuizioni empiriche: come tali, essi non sono alcunché di sussistente per se stesso o di inerente alle cose, bensì costituiscono le condizioni formali soggettive della nostra sensibilità (= forme pure dell’intuizione sensibile), ossia uno dei due modi in cui l’animo umano organizza attivamente e necessariamente il dato sensoriale

L’estetica trascendentaleL’estetica trascendentale

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Due concetti matematici di spazio e tempoDue concetti matematici di spazio e tempo

xx

yy

zz

Spazio euclideo RSpazio euclideo R³³

TempoTempo

Questi concetti non sono originari: la costruzione di ogni concetto di tal fatta è resa possibile dall’intuizione pura dello spazio-tempo

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Realtà e idealità di spazio e tempoRealtà e idealità di spazio e tempo

Spazio e tempo hanno una realtà empirica, ossia esistono, soltanto

in riferimento alla nostra sensibilità: prescindendo da questa nostra

costituzione soggettiva essi vanno considerati oggetti ideali, ossia

si annullano, perdono di significato, e non si può affatto sostenere

la loro esistenza. In effetti non sono delle super-cose che

contengono l’universo (= totalità degli eventi), bensì costituiscono

la condizione per cui qualcosa può mostrarsi ad un essere razionale

finito

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Realtà e idealità di spazio e tempoRealtà e idealità di spazio e tempo

“Il tempo è quindi reale non come oggetto, ma

come il modo della rappresentazione di me

stesso come oggetto. […] Togliendo la

condizione speciale della nostra sensibilità, si

dissolve anche il concetto di tempo: esso infatti

non è proprio degli oggetti in quanto tali, ma

soltanto del soggetto che li intuisce”

(KrV, § 7, B 53)

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La distinzione fenomeno-noumeno è quella più centrale dell’intera

KrV. Per un essere razionale finito (quale noi siamo) il mondo,

come totalità degli eventi, è un che di dato – qualcosa cui siamo

inevitabilmente assegnati: ma proprio perché non siamo stati noi ad

aver creato la materia del fenomeno (= il molteplice dell’intuizione

sensibile che si impone nelle sensazioni), dobbiamo supporre che

questo mondo fenomenico – che si presenta a noi grazie all’azione

congiunta delle nostre facoltà conoscitive – sia apparenza di una

realtà che, necessariamente, ci è del tutto ignota (= X)

Fenomeno e noumenoFenomeno e noumeno

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“Che cosa siano gli oggetti presi in se stessi, a

prescindere dalla intera recettività della nostra

sensibilità, ci è del tutto ignoto. Ciò che noi

conosciamo è soltanto il nostro modo di

percepirli, modo che ci caratterizza e che non

implica alcuna necessità di appartenere ad ogni

essere, sebbene sia proprio di ogni uomo. È solo

con esso che noi abbiamo a che fare. Spazio e

tempo ne costituiscono le forme pure, e la

sensazione, in generale, la materia. […] Anche

nel caso che potessimo portare la nostra

intuizione al sommo grado di chiarezza, non

faremmo per questo un sol passo verso la natura

degli oggetti in se stessi”

(KrV, § 8, B 59-60)

Fenomeno e noumenoFenomeno e noumeno

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FormaForma

FacoltàFacoltà conoscitivaconoscitivasuperioresuperiore

Fenomeno e noumenoFenomeno e noumeno

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FormaForma

FacoltàFacoltà conoscitivaconoscitivasuperioresuperiore

MateriaMateria

Fenomeno e noumenoFenomeno e noumeno

FacoltàFacoltà conoscitivaconoscitivainferioreinferiore

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FormaForma

FacoltàFacoltà conoscitivaconoscitivasuperioresuperiore

MateriaMateria

Fenomeno e noumenoFenomeno e noumeno

Oggetto per noiOggetto per noi((fenomenofenomeno))

FacoltàFacoltà conoscitivaconoscitivainferioreinferiore

Oggetto in séOggetto in sé((noumeno = xnoumeno = x))

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La critica ci insegna anzitutto a considerare il mondo da un duplice

punto di vista: a) come fenomeno in quanto oggetto per noi;

b) come noumeno in quanto oggetto in sé. Se astraiamo dalle

condizioni soggettive del conoscere, ossia dalle forme pure della

sensibilità e dell’intelletto, dobbiamo certo continuare ad

ammettere l’esistenza di una qualche realtà ma di questa non

possiamo dire assolutamente nulla: utilizzando un’analogia,

potremmo dire che la cosa in sé è il mondo così come si

presenterebbe allo sguardo di un essere razionale infinito, ossia

dotato di una intuizione originaria (= creatrice) del mondo: Dio

Fenomeno e noumenoFenomeno e noumeno

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NoumenoNoumeno(cosa in sé)

FenomenoFenomeno(cosa per noi)

Intuizione sensibileIntuizione sensibile(intuitus derivativus)

Intelletto ectipoIntelletto ectipo(intellectus ectypus)

Intuizione originariaIntuizione originaria(intuitus originarius)

Intelletto archetipoIntelletto archetipo(intellectus archetypus)

«M«Mondoondo»»

Fenomeno e noumenoFenomeno e noumeno

==

uomouomo

DioDio

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Il concetto di Il concetto di «conoscenza «conoscenza trascendentaletrascendentale»»

“Chiamo t r a s c e n d e n t a l e ogni

conoscenza che si occupi, in generale, non tanto

di oggetti quanto del nostro modo di conoscere

gli oggetti nella misura in cui questo deve

essere possibile a priori”

(KrV, Introduzione, VII, B 25)

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Il concetto di Il concetto di «conoscenza «conoscenza trascendentaletrascendentale»»

Il concetto kantiano di conoscenza trascendentale è analogo a

quello aristotelico-scolastico di conoscenza ontologica: la

somiglianza consiste nel fatto che entrambe illuminano la struttura

propria di ogni fenomeno; la differenza, invece, consiste nel fatto

che la seconda assume che ciò che si presenta a noi siano le cose in

se stesse e non una loro apparenza: per questa ragione essa ritiene

di poterne isolare e definire la struttura assolutamente, ossia a

prescindere dal fatto che siamo noi a riguardarle; al contrario, la

prima ritiene che non possiamo eliminare la nostra speciale

costituzione soggettiva dalla considerazione del mondo – il quale,

dunque, viene conosciuto nella sua struttura fenomenica proprio

indagando criticamente la natura dell’«occhio» che lo riguarda

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L’idea della logica trascendentaleL’idea della logica trascendentale

Kant definisce la logica come la “scienza delle regole dell’intelletto

in generale”. In quanto logica generale e pura, essa si occupa

tradizionalmente della forma del pensiero, ossia di evidenziare e

stabilire quelle regole che guidano il ragionamento. Prendiamo ad

esempio in considerazione i seguenti teoremi:

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L’idea della logica trascendentaleL’idea della logica trascendentale

Kant definisce la logica come la “scienza delle regole dell’intelletto

in generale”. In quanto logica generale e pura, essa si occupa

tradizionalmente della forma del pensiero, ossia di evidenziare e

stabilire quelle regole che guidano il ragionamento. Prendiamo ad

esempio in considerazione i seguenti teoremi:

a)a) Ogni Ogni uomouomo è è mortalemortale;;b)b) Ogni Ogni italianoitaliano è è uomouomo;;c)c) Ogni Ogni italianoitaliano è è mortalemortale

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L’idea della logica trascendentaleL’idea della logica trascendentale

Kant definisce la logica come la “scienza delle regole dell’intelletto

in generale”. In quanto logica generale e pura, essa si occupa

tradizionalmente della forma del pensiero, ossia di evidenziare e

stabilire quelle regole che guidano il ragionamento. Prendiamo ad

esempio in considerazione i seguenti teoremi:

a)a) Ogni Ogni uomouomo è è mortalemortale;;b)b) Ogni Ogni italianoitaliano è è uomouomo;;c)c) Ogni Ogni italianoitaliano è è mortalemortale

a)a) Tutti i Tutti i cetaceicetacei sono sono mammiferimammiferi;;b)b) Tutti i Tutti i delfinidelfini sono sono cetaceicetacei;;c)c) Tutti i Tutti i delfinidelfini sono sono mammiferimammiferi

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L’idea della logica trascendentaleL’idea della logica trascendentale

Kant definisce la logica come la “scienza delle regole dell’intelletto

in generale”. In quanto logica generale e pura, essa si occupa

tradizionalmente della forma del pensiero, ossia di evidenziare e

stabilire quelle regole che guidano il ragionamento. Prendiamo ad

esempio in considerazione i seguenti teoremi:

a)a) Ogni Ogni uomouomo è è mortalemortale;;b)b) Ogni Ogni italianoitaliano è è uomouomo;;c)c) Ogni Ogni italianoitaliano è è mortalemortale

a)a) Tutti i Tutti i cetaceicetacei sono sono mammiferimammiferi;;b)b) Tutti i Tutti i delfinidelfini sono sono cetaceicetacei;;c)c) Tutti i Tutti i delfinidelfini sono sono mammiferimammiferi

MM Ogni Ogni mm è è pp;;mm Ogni Ogni ss è è mm;;CC Ogni Ogni ss è è pp

Prima figura del sillogismoPrima figura del sillogismo

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L’idea della logica trascendentaleL’idea della logica trascendentale

La logica generale e pura “astrae da ogni contenuto della

conoscenza intellettuale e dalla varietà dei suoi oggetti, non

trattando che della semplice forma del pensiero”: essa dimostra

soltanto le regole per cui date premesse si colleghino

necessariamente ad una certa conclusione e non può servire quale

organo di effettiva produzione di una conoscenza oggettiva.

Insomma: la logica tradizionale ci insegna solo come edificare quel

nesso sistematico tra concetti che costituisce una qualsivoglia teoria

scientifica, ma non se tali elementi siano oggettivamente validi

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L’idea della logica trascendentaleL’idea della logica trascendentale

La questione della logica trascendentale è dunque quella di vedere

se – oltre alle intuizioni pure studiate dall’estetica – non si diano

anche dei concetti puri in grado di riferirsi ad oggetti interamente a

priori e, nel caso, quale sia la loro origine, validità oggettiva ed

estensione

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“noi ci prefiguriamo l’idea di una scienza

dell’intelletto puro e della conoscenza razionale,

per mezzo della quale pensiamo gli oggetti

completamente a priori. Una tale scienza, che

determini l’origine, l’estensione, e la validità

oggettiva di tali conoscenze, deve chiamarsi l o

g i c a t r a s c e n d e n t a l e, perché ha a che

fare soltanto con le leggi dell’intelletto e della

ragione, ma solo in quanto si riferisce a priori ad

oggetti”

(KrV, B 81)

L’idea della logica trascendentaleL’idea della logica trascendentale

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L’analitica dei concettiL’analitica dei concetti

Nell’Analitica trascendentale si tratta quindi, innanzitutto, di

procedere ad una scomposizione della capacità di pensare che miri

a individuare e definire l’insieme degli elementi puri su cui riposa

ogni concreto atto di pensiero, isolando in tal modo l’apporto

specifico dell’intelletto (= facoltà dei concetti) nella fondazione dei

giudizi sintetici a priori

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L’analitica dei concettiL’analitica dei concetti

Ogni atto di pensiero consiste nel collegare una molteplicità di

rappresentazioni, ossia nel raccogliere (= ordinare, unificare) tale

molteplicità sotto una rappresentazione comune. Questa operazione

si esprime in un giudizio (es.: ogni insetto è un animale

invertebrato)

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pensare = concepire = giudicarepensare = concepire = giudicare

L’analitica dei concettiL’analitica dei concetti

Ogni atto di pensiero consiste nel collegare una molteplicità di

rappresentazioni, ossia nel raccogliere (= ordinare, unificare) tale

molteplicità sotto una rappresentazione comune. Questa operazione

si esprime in un giudizio (es.: ogni insetto è un animale

invertebrato)

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La questione iniziale dell’analitica trascendentale è dunque questa:

quali sono le unità originarie mediante cui l’intelletto realizza in

generale la sintesi del molteplice rappresentativo? Quali sono i

concetti più universali (= categorie) entro cui la spontaneità del

nostro animo provvede a raccogliere e unificare il molteplice

dell’intuizione offertogli dalla sensibilità?

L’analitica dei concettiL’analitica dei concetti

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Per individuare l’esatto numero delle categorie (= funzioni

originarie dell’intelletto) occorre disporre di un principio che guidi

alla scoperta del nesso sistematico tra di esse: l’analitica rinviene

tale principio guardando ai prodotti dell’attività intellettuale ed

elabora una tavola che espone tutte le possibili forme in cui due

concetti possono essere unificati in un giudizio. La tavola dei

giudizi è dunque il “filo conduttore per la scoperta di tutti i concetti

puri dell’intelletto”, ossia la ratio cognoscendi della tavola delle

categorie

L’analitica dei concettiL’analitica dei concetti

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Le tavole dei giudizi Le tavole dei giudizi e delle categorie

QuantitàQuantità1. Universali2. Particolari3. Singolari

QualitàQualità1. Affermativi2. Negativi3. Infiniti

RelazioneRelazione1. Categorici2. Ipotetici3. Disgiuntivi

ModalitàModalità1. Problematici2. Assertori3. Apodittici

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Le tavole dei giudizi e delle categorieLe tavole dei giudizi e delle categorie

QuantitàQuantità1. Universali2. Particolari3. Singolari

QualitàQualità1. Affermativi2. Negativi3. Infiniti

RelazioneRelazione1. Categorici2. Ipotetici3. Disgiuntivi

ModalitàModalità1. Problematici2. Assertori3. Apodittici

QuantitàQuantità1. Unità2. Pluralità3. Totalità

QualitàQualità1. Realtà2. Negazione3. Limitazione

RelazioneRelazione1. Inerenza e sussistenza2. Causalità e dipendenza3. Comunanza

ModalitàModalità1. Possibilità – impossibilità 2. Esistenza – inesistenza 3. Necessità – contingenza

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La deduzione trascendentale delle categorieLa deduzione trascendentale delle categorie

Una volta dimostrato che ci sono dodici funzioni fondamentali che

sovraintendono alla sintesi del molteplice rappresentativo e che

queste trovano la propria sede esclusivamente nell’intelletto,

l’analitica deve affrontare l’arduo problema della loro

«deduzione»: occorre giustificare la pretesa, sollevata da questi

concetti, di riferirsi a priori ad oggetti (= validità oggettiva) e,

quindi, stabilire l’estensione di tale diritto dell’intelletto puro

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La deduzione trascendentale delle categorieLa deduzione trascendentale delle categorie

“Io non conosco ricerche intorno ai fondamenti

della facoltà che diciamo intelletto, nonché alla

determinazione delle regole e dei limiti del suo

uso, che siano più importanti di quelle che ho

condotto, nel secondo capitolo dell’Analitica

trascendentale, sotto il titolo di Deduzione dei

concetti puri dell’intelletto; esse mi sono costate

la maggiore e spero non mal compensata fatica”

(KrV, Prefazione, A 16)

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La deduzione trascendentale delle categorieLa deduzione trascendentale delle categorie

La questione della deduzione può essere così formulata: come

possono le categorie – che sono forme soggettive – riferirsi tuttavia

con necessità agli oggetti, ossia alla natura (= i fenomeni) che, dal

punto di vista materiale, non è l’intelletto a creare? Com’è possibile

che la natura obbedisca alle categorie e si manifesti

necessariamente secondo le nostre maniere di pensarla? Infatti, se è

evidente che nessun oggetto può essere da noi intuito altrimenti che

nello spazio-tempo, non è invece affatto chiara la ragione per cui

gli oggetti debbano regolarsi sul metro della nostra facoltà

intellettiva

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La deduzione trascendentale delle categorieLa deduzione trascendentale delle categorie

“Occorre ora spiegare la possibilità di conoscere

a priori, m e- d i a n t e l e c a t e g o r i e, gli

oggetti che possono comunque p r e s e n t a r s

i s o l t a n t o a i n o s t r i s e n s i; di

conoscerli, si badi bene, non secondo la forma

dell’intuizione, ma secondo le leggi della loro

congiunzione. Si deve quindi spiegare come sia

possibile, per così dire, prescrivere una legge

alla natura o meglio, come sia possibile la

natura stessa: perché senza questa capacità

delle categorie, non risulterebbe chiaro come

tutto ciò che può presentarsi ai nostri sensi

debba sottostare a leggi che derivano,

esclusivamente a priori, dall’intelletto”

(KrV, § 26, B 159-60)

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La deduzione trascendentale delle categorieLa deduzione trascendentale delle categorie

La deduzione comincia ribadendo che l’unificazione (conjunctio)

del molteplice rappresentativo è opera esclusiva dell’intelletto; ciò

detto, essa dimostra che i dodici modi dell’unificazione (che

presiedono alla sintesi del molteplice) sono l’articolazione,

l’espressione, di una medesima suprema unità fondatrice –

denominata da Kant “unità sintetica originaria dell’appercezione”

(o anche: “appercezione pura”, “unità oggettiva della

autocoscienza”): la rappresentazione «io penso» – nella quale trova

espressione questa “unità trascendentale dell’autocoscienza” che è

la “sorgente di ogni congiunzione” – è dunque l’atto originario “su

cui poggia la possibilità stessa dell’intelletto”, la ratio essendi delle

categorie e delle funzioni logiche del giudizio

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La deduzione trascendentale delle categorieLa deduzione trascendentale delle categorie

Io pensoIo penso

l’unità, la pluralità, la totalità,l’unità, la pluralità, la totalità,

la realtà, la negazione, la limitazione,la realtà, la negazione, la limitazione,

l’inerenza-sussistenza, la causalità-dipendenza, l’inerenza-sussistenza, la causalità-dipendenza, la comunanza,la comunanza,

la possibilità-impossibilità, la esistenza-inesistenza, la possibilità-impossibilità, la esistenza-inesistenza, la necessità-contingenzala necessità-contingenza

Funzioni logiche del giudizioFunzioni logiche del giudizio

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La deduzione trascendentale delle categorieLa deduzione trascendentale delle categorie

Una volta mostrato il nesso tra categorie e io penso, la deduzione

dimostra come ogni rappresentazione intuitiva debba

necessariamente sottostare all’unità originaria dell’autocoscienza.

Infatti, senza la rappresentazione di questa unità non potrebbe mai

realizzarsi la sintesi empirica delle percezioni: in luogo della

esperienza si costituirebbe una morta sequenza di immagini fisse,

giacché la nostra coscienza – ognora confinata nel fotogramma del

reale offerto dalla percezione – risulterebbe talmente frantumata e

dispersa da essere incapace di riconoscere persino gli elementari

rapporti di successione e coesistenza

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La deduzione trascendentale delle categorieLa deduzione trascendentale delle categorie

Dunque, se una qualsivoglia intuizione sensibile è necessariamente

sottoposta all’unità dell’appercezione e se questa si articola nelle

dodici categorie, è chiaro che queste valgono necessariamente in

riferimento al dato intuitivo

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Tutte le categorie sono articolazioni dell’unità dell’Io penso;Tutte le categorie sono articolazioni dell’unità dell’Io penso;

Tutte le intuizioni sensibili sono sottoposte all’unità dell’Io penso;Tutte le intuizioni sensibili sono sottoposte all’unità dell’Io penso;

Tutte le intuizioni sensibili sono sottoposte alle categorieTutte le intuizioni sensibili sono sottoposte alle categorie

La deduzione trascendentale delle categorieLa deduzione trascendentale delle categorie

Dunque, se una qualsivoglia intuizione sensibile è necessariamente

sottoposta all’unità dell’appercezione e se questa si articola nelle

dodici categorie, è chiaro che queste valgono necessariamente in

riferimento al dato intuitivo

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“Nella deduzione trascendentale delle categorie

non ci incombeva altro compito che quello di

chiarire concettualmente questo rapporto

dell’intelletto con la sensibilità, e, per mezzo di

questa, con tutti gli oggetti dell’esperienza,

chiarendo in tal modo la validità oggettiva dei

concetti puri a priori dell’intelletto e

determinandone insieme l’origine e la verità”

(KrV, A 128)

La deduzione trascendentale delle categorieLa deduzione trascendentale delle categorie

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L’analitica dei principiL’analitica dei principi

La deduzione trascendentale ha dimostrato, in linea di principio, la

validità oggettiva delle categorie e quindi la possibilità di

quell’incontro fra le nostre facoltà conoscitive (sensibilità e

intelletto) che costituisce in generale il fondamento di tutta la

nostra conoscenza. L’Analitica dei principi, muovendo da questo

risultato, dimostra come questo incontro possa concretamente

realizzarsi ed elabora l’insieme di quegli originari giudizi sintetici

a priori ricercati dalla critica

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La deduzione trascendentale ha dimostrato, in linea di principio, la

validità oggettiva delle categorie e quindi la possibilità di

quell’incontro fra le nostre facoltà conoscitive (sensibilità e

intelletto) che costituisce in generale il fondamento di tutta la

nostra conoscenza. L’Analitica dei principi, muovendo da questo

risultato, dimostra come questo incontro possa concretamente

realizzarsi ed elabora l’insieme di quegli originari giudizi sintetici

a priori ricercati dalla critica

Come si realizza in concreto l’applicazione delle categorie al dato fenomenico?

L’analitica dei principiL’analitica dei principi

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Lo schematismo trascendentaleLo schematismo trascendentale

Il problema sorge in quanto l’intelletto, considerato per se stesso, è

un’unità conchiusa di forme dell’unificazione del tutto diversa

dalla molteplice materia offerta dalla sensibilità. Come è possibile

l’incontro e l’armonizzarsi di questi elementi eterogenei che

costituiscono ogni oggetto empirico?

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Dal momento che l’intelletto puro non può agire a priori

direttamente sull’oggetto della sensibilità (il dato percettivo), non

resta altra possibilità che esso vi agisca in maniera universale ma

indiretta: l’intelletto deve condizionare ciò che, nella sensibilità, è

a lui affine, ossia deve lasciare la propria impronta sulla forma pura

universale della nostra sensibilità (= il tempo). Quest’azione di

determinare a priori il tempo è mediata dall’azione di una terza

facoltà conoscitiva, la cui funzione fondamentale viene già

introdotta nel corso della deduzione: l’immaginazione

trascendentale

Lo schematismo trascendentaleLo schematismo trascendentale

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“la sintesi in generale è il semplice risultato

dell’immaginazione, ossia di una funzione

dell’anima, cieca e tuttavia indispensabile, senza

la quale non potremmo a nessun titolo avere una

qualsiasi conoscenza, ma della quale siamo

consapevoli solo di rado”

(KrV, § 10, B 103)

Lo schematismo trascendentaleLo schematismo trascendentale

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“Siamo dunque in possesso d’una

immaginazione pura, come facoltà fondamentale

dell’anima umana, che sta a fondamento di ogni

conoscenza a priori; per suo mezzo,

congiungiamo il molteplice dell’intuizione con la

condizione necessaria dell’appercezione pura.

Ambedue i termini estremi, sensibilità e

intelletto, debbono necessariamente

congiungersi sulla base di questa funzione

trascendentale dell’immaginazione; in caso

contrario, sussisterebbero, sì, fenomeni, ma non

oggetti di conoscenza empirica, quindi

un’esperienza”

(KrV, A 124)

Lo schematismo trascendentaleLo schematismo trascendentale

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FacoltàFacoltà conoscitivaconoscitiva

SensibilitàSensibilità IntuizioniIntuizioni

purepure ((a prioria priori))

empiricheempiriche ((a posterioria posteriori))

puri puri ((a prioria priori))

empirici empirici ((a posterioria posteriori))

IntellettoIntelletto Concetti Concetti

Lo schematismo trascendentaleLo schematismo trascendentale

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FacoltàFacoltà conoscitivaconoscitiva

SensibilitàSensibilità IntuizioniIntuizioni

purepure ((a prioria priori))

empiricheempiriche ((a posterioria posteriori))

puri puri ((a prioria priori))

empirici empirici ((a posterioria posteriori))

IntellettoIntelletto Concetti Concetti

Lo schematismo trascendentaleLo schematismo trascendentale

ImmaginazioneImmaginazione Schemi trascendentaliSchemi trascendentali

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Sotto la guida delle unità offerte a priori dall’intelletto,

l’immaginazione è produttiva, ossia provvede a determinare

secondo regole l’immagine pura di tutti i fenomeni (= il tempo),

forgiando spontaneamente tanti schemi trascendentali quante sono

le categorie. Ogni schema trascendentale offre la rappresentazione

intuitiva di un concetto puro: una rappresentazione pura “per un

verso i n t e l l e t t u a l e e per l’altro s e n s i b i l e”, ossia

quell’unità intermedia – tra l’unità della categoria e quella della

forma pura del tempo – che è il luogo in cui entrambi gli elementi

puri della conoscenza si mostrano unificati

Lo schematismo trascendentaleLo schematismo trascendentale

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“Questo schematismo del nostro intelletto nei

riguardi dei fenomeni e della loro semplice

forma è un’arte nascosta nelle profondità

dell’anima umana, il cui vero impiego

difficilmente saremo mai in grado di strappare

alla natura per esibirlo patentemente dinanzi

agli occhi”

(KrV, B 180-81)

Lo schematismo trascendentaleLo schematismo trascendentale

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La pura attività schematizzante dell’immaginazione produttiva

(= sintesi pura e trascendentale dell’immaginazione, sintesi

figurata) rende dunque ragione, in concreto, della validità oggettiva

delle categorie, ossia del loro riferimento necessario al dato

sensoriale. Tale azione del nostro animo costituisce dunque

l’ultimo fondamento della possibilità dei giudizi sintetici a priori

Lo schematismo trascendentaleLo schematismo trascendentale

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La pura attività schematizzante dell’immaginazione produttiva

(= sintesi pura e trascendentale dell’immaginazione, sintesi

figurata) rende dunque ragione, in concreto, della validità oggettiva

delle categorie, ossia del loro riferimento necessario al dato

sensoriale. Tale azione del nostro animo costituisce dunque

l’ultimo fondamento della possibilità dei giudizi sintetici a priori

Lo schematismo trascendentaleLo schematismo trascendentale

Quali sono i giudizi sintetici a priori più originari?

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La dottrina dello schematismo trascendentale, per quanto non sia

stata da Kant stesso elaborata chiaramente e compiutamente,

costituisce il cuore dell’indagine condotta nella KrV in quanto

consente di dare una risposta concreta alla domanda fondamentale

della critica: “come sono possibili giudizi sintetici a priori?”

I principi dell’intelletto puroI principi dell’intelletto puro

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Infatti, terminata questa breve esposizione, l’analitica cessa per così

dire di scavare il fondamento, per avviare invece la costruzione

dell’intero edificio del nostro sapere metafisico (Sistema della

ragion pura): ciò si realizza nell’elaborazione del complesso di

quei principi dell’intelletto puro che offrono la conoscenza della

struttura di ogni fenomeno (lo scheletro dell’edificio). Tale

ossatura, che è costituita da otto giudizi sintetici a priori, ci offre

dunque la natura formaliter spectata, ossia l’insieme delle leggi

rigorosamente universali e necessarie secondo le quali accade e

deve (müssen) accadere ogni fenomeno particolare (natura

materialiter spectata)

I principi dell’intelletto puroI principi dell’intelletto puro

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Schematismo trascendentaleSchematismo trascendentale

Sistema dei principi dell’intelletto puroSistema dei principi dell’intelletto puro((natura formaliter spectatanatura formaliter spectata))

Ricerca sperimentale delle leggi empiriche della naturaRicerca sperimentale delle leggi empiriche della natura

I principi dell’intelletto puroI principi dell’intelletto puro

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L’estensione dei principi L’estensione dei principi ««metafisicimetafisici»: »: l’esperienza possibilel’esperienza possibile

Dopo aver dimostrato l’origine e la validità oggettiva dei nostri

concetti a priori, l’analitica trascendentale si chiude con una

considerazione generale sul loro uso legittimo (estensione). Le

categorie valgono soltanto in riferimento al fenomeno e non

possono esser riferite con diritto ad oggetti che si trovino al di là di

un’esperienza possibile; senza l’ancoraggio alla sensibilità – ossia

preso per se stesso – l’intelletto puro è «vuoto» ed ogni operazione

conoscitiva che esso tenti conduce al naufragio del sapere

nell’oceano tempestoso dell’illusione metafisica

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L’estensione dei principi L’estensione dei principi ««metafisicimetafisici»: »: l’esperienza possibilel’esperienza possibile

L’uso iperfisico delle categorie conduce la ragione ad impigliarsi in

problemi seducenti, perché degni del massimo interesse, ma solo

apparentemente risolvibili: la seconda parte della Logica

trascendentale, la Dialettica trascendentale, metterà a tema il

fondamento di quella parvenza e della nostra (umana) naturale

inclinazione verso di essa

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La dialettica trascendentaleLa dialettica trascendentale

La seconda parte della Logica trascendentale analizza i

ragionamenti dialettici della ragion pura, ossia l’insieme di quelle

inferenze necessarie che conducono la ragione a forgiare dei

particolari concetti puri, denominati da Kant idee trascendentali.

Questi concetti sono dunque un prodotto necessario della ragion

pura e rappresentano a priori oggetti incondizionati, ossia posti al

di là di ogni esperienza possibile: ciò fa sì che la ragione,

scoprendoli in se stessa, si illuda di poter dimostrare la loro validità

oggettiva (= verità). La Dialettica trascendentale ha dunque un

duplice compito:

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La dialettica trascendentaleLa dialettica trascendentale

a) analizzare l’origine delle idee trascendentali e della naturale

parvenza che ci spinge continuamente a cercare una deduzione

oggettiva per questi concetti cui non possiamo e non potremo

mai sottoporre alcuna adeguata intuizione

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a) analizzare l’origine delle idee trascendentali e della naturale

parvenza che ci spinge continuamente a cercare una deduzione

oggettiva per questi concetti cui non possiamo e non potremo

mai sottoporre alcuna adeguata intuizione

b) dimostrare l’inconsistenza di quelle pretese scienze che si

fondano sulle idee trascendentali ed esporre in che senso questi

concetti della ragione svolgano una funzione comunque

indispensabile per la possibilità della conoscenza empirica

La dialettica trascendentaleLa dialettica trascendentale

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La dialettica trascendentaleLa dialettica trascendentale

“La dialettica sarà divisa in due parti: la p r i m

a si occuperà dei c o n c e t t i t r a s c e n d e

n t i della ragion pura, la s e- c o n d a dei s i l

l o g i s m i trascendenti e d i a l e t t i c i della

ragion pura”

(KrV, B 366)

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Le tre idee trascendentali: anima, mondo e DioLe tre idee trascendentali: anima, mondo e Dio

L’origine delle idee trascendentali è costituita dalla pura attività

dell’io penso che, in quanto facoltà della sintesi, è condotto dalla

sua stessa natura a spingersi oltre i limiti di un’esperienza possibile

verso una comprensione assoluta, incondizionata, del mondo

fenomenico. Allorché l’intelletto cessa, per così dire, di guardare in

basso verso il molteplice empirico offerto dalla sensibilità e risale

da un condizionato all’altro nel tentativo di pensare la totalità delle

condizioni di ciò che esperiamo, esso diviene ragione, ossia la

facoltà dei principi “in senso assoluto”. La ragione è dunque la

facoltà attraverso cui pensiamo necessariamente l’incondizionato e,

precisamente, da tre punti di vista:

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Le tre idee trascendentali: anima, mondo e DioLe tre idee trascendentali: anima, mondo e Dio

a) in quanto totalità dei fenomeni del senso interno

(idea trascendentale di anima, idea psicologica)

b) in quanto totalità dei fenomeni del senso esterno

(idea trascendentale di mondo, idea cosmologica)

c) in quanto totalità assoluta delle cose

(idea trascendentale di Dio, idea teologica)

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Le tre idee trascendentali: anima, mondo e DioLe tre idee trascendentali: anima, mondo e Dio

“Intendo per idea un concetto necessario della

ragione, a cui non può esser dato alcun oggetto

congruente nei sensi. I concetti razionali puri

testé esaminati sono pertanto i d e e t r a s

c e n d e n t a l i. […] Essi non sono il prodotto di

escogitazioni arbitrarie, ma traggono origine

dalla natura della stessa ragione e si riferiscono

pertanto necessariamente all’intero uso

dell’intelletto. Da ultimo, essi sono trascendenti

e varcano i confini di ogni esperienza, nel cui

ambito quindi non è possibile che si riscontri un

oggetto adeguato all’idea trascendentale”

(KrV, B 383)

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FacoltàFacoltà conoscitivaconoscitiva

SensibilitàSensibilità Intuizioni pure Intuizioni pure

IntellettoIntelletto Concetti puri Concetti puri

ImmaginazioneImmaginazione Schemi trascendentaliSchemi trascendentali

RagioneRagione Idee trascendentaliIdee trascendentali

La facoltà conoscitiva superioreLa facoltà conoscitiva superiore

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La facoltà conoscitiva superioreLa facoltà conoscitiva superiore

“Ogni nostra conoscenza scaturisce dai sensi, da

qui va all’intelletto, per finire nella ragione, al di

sopra della quale non si riscontra in noi nulla di

più alto che intervenga a elaborare la materia

dell’intuizione e a ricondurla sotto la suprema

unità del pensiero”

(KrV, B 355)

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L’impossibilità di una scienza dell’animaL’impossibilità di una scienza dell’anima

La psicologia razionale è la scienza che si fonda sull’idea di anima:

essa pretende di poter dimostrare l’esistenza di un soggetto

assoluto dei fenomeni interni e di poterlo altresì caratterizzare

fondatamente come immateriale, semplice (e perciò incorruttibile,

immortale) e personale. La dialettica trascendentale dimostra come

la suddetta pretesa non possa in effetti essere riscattata: la

psicologia razionale è infatti inconsistente perché fondata su di un

paralogisma (= ragionamento errato), che consiste nell’applicare la

categoria di sostanza all’io penso, trasformando la condizione di

applicabilità delle categorie in una “realtà permanente” chiamata

anima

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L’impossibilità di una scienza dell’animaL’impossibilità di una scienza dell’anima

Una volta reificata l’unità dell’autocoscienza è facile dimostrare i

suddetti caratteri come attributi di quella sostanza: la radice

dell’errore della psicologia razionale consiste proprio nel fatto che

essa confonde la datità sui generis dell’io penso (che non è un

fenomeno) con quella naturale di un qualsiasi oggetto empirico

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L’impossibilità di una scienza del mondo: L’impossibilità di una scienza del mondo: le antinomie cosmologichele antinomie cosmologiche

La cosmologia razionale è la scienza che si fonda sull’idea di

mondo: essa pretende di poter sciogliere definitivamente i “quattro

naturali e inevitabili problemi” che necessariamente si pongono alla

ragione allorché considera come data la totalità dei fenomeni del

senso esterno. La dialettica trascendentale confuta questa pretesa

scienza dimostrando che il tentativo di determinare il mondo nel

suo insieme conduce la ragione a cadere in conflitto con se stessa,

ossia in una situazione antinomica nella quale, rispetto a ciascuno

dei quattro problemi fondamentali, essa si trova a poter affermare

due tesi opposte. Allorché consideriamo la totalità dei fenomeni

esterni possiamo dunque legittimamente sostenere:

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L’impossibilità di una scienza del mondo: L’impossibilità di una scienza del mondo: le antinomie cosmologichele antinomie cosmologiche

Primo conflitto delle idee trascendentaliPrimo conflitto delle idee trascendentali

Tesi

“Il mondo ha un suo inizio nel tempo e, rispetto allo spazio, è chiuso entro limiti”

Antitesi

“Il mondo non ha né inizio né limiti nello spazio, ma è infinito così rispetto al tempo come rispetto allo spazio”

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L’impossibilità di una scienza del mondo: L’impossibilità di una scienza del mondo: le antinomie cosmologichele antinomie cosmologiche

Secondo conflitto delle idee trascendentaliSecondo conflitto delle idee trascendentali

Tesi

“Nel mondo, ogni sostanza composta consta di parti semplici, e in nessun luogo esiste qualcosa che non sia o il semplice o ciò che ne risulta composto”

Antitesi

“Nel mondo, nessuna cosa composta consta di parti semplici; e in nessuna parte del mondo esiste alcunché di semplice”

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L’impossibilità di una scienza del mondo: L’impossibilità di una scienza del mondo: le antinomie cosmologichele antinomie cosmologiche

Terzo conflitto delle idee trascendentaliTerzo conflitto delle idee trascendentali

Tesi

“La causalità in base a leggi della natura non è l’unica da cui sia possibile derivare tutti i fenomeni del mondo. Per la loro spiegazione si rende necessaria l’ammissione anche d’una causalità mediante libertà”

Antitesi

“Non c’è libertà alcuna, ma tutto nel mondo accade esclusivamente in base a leggi di natura”

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L’impossibilità di una scienza del mondo: L’impossibilità di una scienza del mondo: le antinomie cosmologichele antinomie cosmologiche

Quarto conflitto delle idee trascendentaliQuarto conflitto delle idee trascendentali

Tesi

“Del mondo fa parte qualcosa che – o come suo elemento o come causa – costituisce un essere assolutamente necessario”

Antitesi

“In nessun luogo – né nel mondo, né fuori del mondo – esiste un essere assolutamente necessario che ne sia la causa”

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L’impossibilità di una scienza del mondo: L’impossibilità di una scienza del mondo: le antinomie cosmologichele antinomie cosmologiche

L’esame di questi conflitti dimostra come sia impossibile decidersi

tra la tesi e l’antitesi di ciascuna antinomia, giacché entrambe

possono essere razionalmente dimostrate muovendo da posizioni

filosofiche opposte (il razionalismo nel caso delle tesi, l’empirismo

nel caso delle antitesi): la radice della situazione strutturalmente

aporetica in cui la ragione viene a trovarsi è dunque nella stessa

idea di mondo la quale, rappresentando un oggetto trascendente,

non è in alcun modo passibile di una deduzione oggettiva. La

pretesa di addivenire ad una conoscenza teoretica conclusiva

intorno alla totalità dei fenomeni esterni è dunque fondata nella

natura della nostra ragione ma non potrà mai essere esaudita

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L’impossibilità di una scienza di DioL’impossibilità di una scienza di Dio

La teologia razionale è la scienza che si fonda sull’idea di Dio

quale ente supremo, originario e perfetto: il concetto di Dio

esprime l’ideale della ragione, il modello alla cui perfezione tutte le

cose esistenti vengono commisurate, e dunque rappresenta la

totalità assoluta di tutte le realtà possibili, l’ens realissimum da cui

derivano e dipendono tutti gli altri enti

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L’impossibilità di una scienza di DioL’impossibilità di una scienza di Dio

Tale scienza pretende anzitutto di poter affermare l’esistenza di un

tale ente e, in secondo luogo, di poter dimostrare alcuni suoi

attributi caratteristici (onniscienza, onnipotenza, personalità). La

dialettica trascendentale dimostra l’infondatezza di queste pretese

confutando le “prove dell’esistenza di Dio” elaborate dalla

tradizione filosofica, che sono raggruppate in tre classi: ontologica,

cosmologica e fisico-teologica

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L’impossibilità di una scienza di DioL’impossibilità di una scienza di Dio

La prova ontologica, la cui prima formulazione risale ad Anselmo

d’Aosta (1033-1109), è la cosiddetta prova a priori,

sostanzialmente accettata dai maggiori esponenti della tradizione

razionalista (Cartesio, Spinoza, Leibniz): essa pretende di ricavare

analiticamente l’esistenza di Dio dal semplice concetto dell’ens

realissimum, argomentando che l’ente assolutamente perfetto non

può mancare dell’attributo dell’esistenza

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L’impossibilità di una scienza di DioL’impossibilità di una scienza di Dio

La prova ontologica, la cui prima formulazione risale ad Anselmo

d’Aosta (1033-1109), è la cosiddetta prova a priori,

sostanzialmente accettata dai maggiori esponenti della tradizione

razionalista (Cartesio, Spinoza, Leibniz): essa pretende di ricavare

analiticamente l’esistenza di Dio dal semplice concetto dell’ens

realissimum, argomentando che l’ente assolutamente perfetto non

può mancare dell’attributo dell’esistenza

Concetto di DioConcetto di Dio

Esistenza di DioEsistenza di Dio

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L’impossibilità di una scienza di DioL’impossibilità di una scienza di Dio

L’errore di questa prova consiste nel passaggio arbitrario dal piano

logico a quello ontologico, dal pensiero all’essere. L’esistenza,

infatti, non è un predicato che qualifichi il concetto di una cosa,

bensì qualcosa che possiamo constatare o indurre solo per mezzo

dell’esperienza. La possibilità logica di un concetto, ossia la sua

incontraddittorietà, non rappresenta ancora la possibilità reale

dell’oggetto in esso rappresentato: posso pensare ciò che voglio ma

finché la percezione non interviene a dimostrare la realtà del

contenuto pensato non posso attribuire l’esistenza all’oggetto che

penso. Dunque, se in generale non è lecito concludere dal concetto

di una cosa alla sua esistenza, a maggior ragione tale conclusione

sarà inammissibile nel caso di un «oggetto» posto per definizione al

di là di ogni esperienza possibile

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La deduzione soggettiva delle idee La deduzione soggettiva delle idee

“Di queste idee trascendentali non è

propriamente possibile alcuna d e d u z i o n e

o g g e t t i v a, del genere di quella condotta per

le categorie. Difatti esse non intrattengono

alcun rapporto con un qualsiasi oggetto che

possa esser dato in modo adeguato e questo

appunto perché non si tratta che di idee. Ma una

deduzione soggettiva di esse, a partire dalla

natura della nostra ragione, era cosa fattibile ed

è quella che è stata fatta nel presente capitolo”

(KrV, B 393)

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La deduzione soggettiva delle idee La deduzione soggettiva delle idee

La dialettica trascendentale dimostra l’impossibilità di una

deduzione oggettiva delle idee offrendo una confutazione di

principio delle scienze che pretenderebbero di offrirci la

conoscenza teoretica degli oggetti rappresentati in quei tre concetti

propri della ragione. Tuttavia la dimostrazione che le idee si

originano necessariamente dalla pura attività della nostra facoltà

conoscitiva, costituisce ad un tempo la loro deduzione soggettiva,

ossia la dimostrazione del fatto che noi esseri razionali finiti non

possiamo non tendere alla determinazione di quei tre oggetti

incondizionati

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La deduzione soggettiva delle idee La deduzione soggettiva delle idee

Questa tendenza presenta un’ambivalenza: lasciata in balia di se

stessa è negativa in quanto autentica radice del dogmatismo

metafisico; purificata dalla critica diviene invece positiva: le idee

assumono in questo caso la funzione di regole che insegnano a

ricercare la massima estensione ed unità sistematica delle nostre

conoscenze empiriche, spronando le scienze a spingersi sempre

oltre i limiti di volta in volta raggiunti

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“E in ciò consiste la deduzione trascendentale di

tutte le idee della ragione speculativa, nella loro

qualità non già di principi c o s t i t u t i v i

per l’estensione della nostra conoscenza a

oggetti non compresi nella nostra esperienza,

ma di principi r e g o l a t i v i dell’unità

sistematica del molteplice della conoscenza

empirica in generale, che è consolidata e

ordinata dentro i suoi limiti; il che non potrebbe

aver luogo senza tali idee e col semplice uso dei

principi dell’intelletto”

(KrV, B 699)

La deduzione soggettiva delle idee La deduzione soggettiva delle idee

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Le conclusioni della Le conclusioni della Critica della ragion puraCritica della ragion pura

Il risultato positivo della ricerca del 1781 è fissato nel corso della

Analitica trascendentale. L’unità tra le forme pure della sensibilità

e i concetti puri dell’intelletto costituisce il fondamento di otto

giudizi sintetici a priori che ci offrono la struttura dell’oggetto

dell’esperienza (natura formaliter spectata): prima di incontrare un

qualsiasi fenomeno noi conosciamo già le sue determinazioni

universali e necessarie, ossia quelle caratteristiche senza le quali

esso non potrebbe mai presentarsi a noi

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Le conclusioni della Le conclusioni della Critica della ragion puraCritica della ragion pura

Il risultato negativo è invece fissato nella Dialettica trascendentale:

allorché la ragione abbandona il campo della possibilità

dell’esperienza essa non può più stabilire nulla di certo intorno agli

«oggetti» che li si trovano: i massimi problemi conoscitivi non

sono suscettibili di una trattazione rigorosamente dimostrativa,

ossia di una risposta teoretica definitiva