Il paesaggio rurale del Piemonte: analisi delle sue...

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La componente agroforestale nella pianificazione di livello comunale in Piemonte - Alba, 27 febbraio 2016 Il paesaggio rurale del Piemonte: analisi delle sue componenti e dei livelli di tutela del Piano Paesaggistico Regionale arch. Alfredo Visentini Regione Piemonte Settore Territorio e Paesaggio

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La componente agroforestale nella pianificazione di livello comunale in Piemonte - Alba, 27 febbraio 2016

Il paesaggio rurale del Piemonte:

analisi delle sue componenti

e dei livelli di tutela del Piano

Paesaggistico Regionale

arch. Alfredo Visentini

Regione Piemonte Settore Territorio e

Paesaggio

La componente agroforestale nella pianificazione di livello comunale in Piemonte - Alba, 27 febbraio 2016

1. Definizione di paesaggio rurale 2. Le componenti del paesaggio rurale nel Ppr 3. Esempi di trasformazione del paesaggio rurale 4. La cornice legislativa 5. Le linee guida UNESCO 6. L’analisi della visibilità 7. Il Catalogo dei Beni Paesaggistici del Piemonte 8. Le buone pratiche e la manualistica 9. Le fonti conoscitive e iconografiche 10. Le guide e i manuali

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DEFINIZIONE DI PAESAGGIO RURALE

Carlo Carrà - Pagliai

2.

1. 1. Definizione di paesaggio rurale Emilio Sereni (1961) “…quella forma che l’uomo, nel corso ed ai fini delle

sue attività produttive agricole, coscientemente e sistematicamente imprime al paesaggio naturale…”

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1. Definizione di paesaggio rurale Codice dei beni culturali e del paesaggio (2004) ha finalmente inserito il

paesaggio rurale tra le componenti meritevoli di salvaguardia all’art. 135, comma 4. Lett. d).

DEFINIZIONE DI PAESAGGIO RURALE

Carlo Carrà – L’attesa

1.

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PSN 2007-2013 Nel Piano strategico nazionale per lo sviluppo rurale MiPAAF il paesaggio rurale - comprensivo degli aspetti agricoli,

forestali, pastorali e insediativi - è definito come il risultato dell’integrazione fra processi economici,

sociali ed ambientali nello spazio e nel tempo.

DEFINIZIONE DI PAESAGGIO RURALE

Carlo Carrà – Casa del Pazzo

1.

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Il paesaggio rurale italiano, frutto di alcuni millenni di storia, è da sempre riconosciuto come uno degli elementi fondamentali dell’identità culturale del nostro Paese. Esso costituisce una risorsa fondamentale, determinando un valore aggiunto per le produzioni con denominazione di origine, configurandosi come elemento chiave per lo sviluppo turistico e per la biodiversità legata agli spazi coltivati e alle specie introdotte dall’uomo e rappresentando un aspetto caratterizzante la qualità della vita nelle aree rurali.

DEFINIZIONE DI PAESAGGIO RURALE

1.

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Il paesaggio rurale in Italia ha radici storiche profonde risalenti al periodo etrusco o alla colonizzazione greca. Fino al secondo dopoguerra il nostro paesaggio agrario era fortemente caratterizzato dai modelli agro-silvo-pastorali tradizionali sviluppatesi nei secoli precedenti, come

sintetizzato da Mauro Agnoletti nella prefazione al volume Paesaggi rurali storici (Laterza, 2010) caratterizzati da:

- una forte promiscuità delle colture; - lo sviluppo del seminativo, con prevalenza di coltivazioni cerealicole; - la presenza di terrazzamenti o la diffusione del sistema siepe-filare.

DEFINIZIONE DI PAESAGGIO RURALE

1.

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La sua struttura si è adattata alla morfologia dei luoghi, originando una

notevole differenza tra forma e insediamento rurale, dovuta anche alle notevoli differenze culturali, sociali, economiche che hanno originato ordinamenti colturali diversi, differenti generi di fabbricati rurali, capaci di offrire molte variazioni anche nella medesima regione.

Si può parlare di identità dei luoghi e di paesaggi identitari, come

riconosciuto anche dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, che nel 2004 ha introdotto nella legislazione italiana tale concetto innovando il quadro normativo sino ad allora vigente in sintonia con la Convenzione Europea del Paesaggio.

DEFINIZIONE DI PAESAGGIO RURALE

1.

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2 . Le componenti del paesaggio rurale nel Ppr Il Piano paesaggistico regionale, recentemente adottato, è impostato su

una lettura per componenti paesaggistiche estese all’intero territorio regionale. Esse sono state raggruppate per ambito di paesaggio e suddivise nelle quattro categorie di lettura nelle quali è articolato il Piano (fisico-naturalistica, storico-culturale, scenico-percettiva e morfologico-insediativa).

Le componenti che formano il paesaggio rurale sono comprese in tutte

le quattro categorie: questo fatto conferma l’importanza che il tema ha nel quadro normativo essendo il paesaggio piemontese permeato dagli aspetti legati alla conduzione agricola delle terre.

2.

LE COMPONENTI DEL PAESAGGIO RURALE NEL PPR

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Il Ppr rappresenta i boschi, quale componente strutturale del territorio, sulla base del Piano Forestale Regionale e degli altri strumenti di pianificazione forestale previsti dalla L.r. 4/2009, “Gestione e promozione economica delle foreste”, utilizzando i dati della Carta Forestale. Finalità: accrescere l’efficacia protettiva dei boschi valorizzare le produzioni locali legate alla presenza del bosco conservare e accrescere le superfici boscate incentivare la gestione attiva delle superfici forestali migliorare le funzioni antierosive, ecologiche, ambientali e paesaggistiche delle formazioni ripariali limitare il rimboschimento, l'imboschimento o gli impianti di arboricoltura da legno su prati stabili, prato-pascoli, aree agricole di montagna e collina, aree umide, brughiere, aree di crinale intervisibili, individuare zone in cui limitare l’estensione dei tagli di rinnovazione,esclusi i tagli a scelta colturale, al fine di evitare interruzioni della continuità della copertura boscata impattanti per il paesaggio. I boschi identificati come habitat d’interesse comunitario, ai sensi della Direttiva 92/43/CEE e che sono ubicati all’interno dei confini dei siti che fanno parte della Rete Natura 2000, costituiscono ambiti di particolare interesse e rilievo paesaggistico e sono oggetto di specifica prescrizione.

Art. 16 – Territori coperti da foreste e da boschi

2.

LE COMPONENTI DEL PAESAGGIO RURALE NEL PPR – ART 16

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Art. 19 - Aree rurali ad elevata biopermeabilità

La prima delle componenti paesaggistiche riferibili al paesaggio rurale è contenuta nell’art. 19 delle Norme Tecniche di Attuazione (NdA) che riguarda le “aree rurali ad elevata biopermeabilità”. Il Ppr ne riconosce quattro categorie:

a. praterie rupicole site oltre il limite superiore della vegetazione arborea b. praterie, prato pascoli di montagna e di collina e cespuglieti c. prati stabili, colture erbacee foraggere permanenti d. aree non montane con diffusa presenza di siepi e filari

2.

LE COMPONENTI DEL PAESAGGIO RURALE NEL PPR – ART 19

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Art. 19 - Aree rurali ad elevata biopermeabilità Tali componenti paesaggistiche sono state tratte dalla Carta Forestale e da

altre coperture del suolo con analisi della Land Cover Ipla 2003 e incrocio con altri tematismi quali le formazioni lineari di campo. In questo caso il Ppr promuove la salvaguardia, il recupero e la valorizzazione delle superfici di elevata bio permeabilità pascolate, gestite come colture foraggiere permanenti per il nutrimento dei capi di bestiame e degli animali selvatici.

Inoltre riconosce l’importanza percettiva e culturale identitaria delle aree a prato stabile e delle formazioni lineari di campo quali i filari e le siepi.

2.

LE COMPONENTI DEL PAESAGGIO RURALE NEL PPR – ART 19

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Art. 19 - Aree rurali di elevata biopermeabilità I piani sottordinati al Ppr quali i piani settoriali, territoriali provinciali e i

piani locali devono approfondire il quadro conoscitivo riconoscendo le formazioni lineari e assicurandone la manutenzione e il ripristino, incentivando il recupero della praticoltura costituita dai prati dei bassi versanti montani, recuperando l’uso per fasce altimetriche diverse (vedi la tradizionale pratica della transumanza d’alpeggio diffusa nelle vallati alpine del Piemonte) con attenzione alla gestione dei carichi massimi ammissibili.

Tali misure devono coordinarsi con il Piano di Sviluppo Rurale.

2.

LE COMPONENTI DEL PAESAGGIO RURALE NEL PPR – ART 19

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Art. 20 - Aree di elevato interesse agronomico Le terre appartenenti alla I e II capacità d’uso dei suoli sono riconosciute per

la loro importanza quale risorsa per uno sviluppo sostenibile. Il Ppr dispone che le stesse siano salvaguardate attraverso il contenimento della crescita degli insediamenti preesistenti e della creazione di nuovi nuclei insediativi e della frammentazione fondiaria.

In queste aree le eventuali nuove edificazioni sono finalizzate alla promozione delle attività agricole e alle funzioni connesse.

2.

LE COMPONENTI DEL PAESAGGIO RURALE NEL PPR - ART 20

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Art. 20 - Aree di elevato interesse agronomico Particolare attenzione deve essere posta dai piani sottordinati in merito alla

perimetrazione dei vigneti e delle risaie a Denominazione di Origine (DOP) e alla individuazione di aree in cui è vietata ogni trasformazione. Eventuali nuovi impegni di suolo ai fini diversi da quelli agricoli devono dimostrare l’inesistenza di possibilità di riuso e riorganizzazione delle attività esistenti. Altre misure riguardano le attività estrattive che devono evitare estesi interventi di sistemazione fondiaria che possano alterare l’aspetto morfologico e il paesaggio.

2.

LE COMPONENTI DEL PAESAGGIO RURALE NEL PPR – ART 20

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Art. 25 - Patrimonio rurale storico

Il patrimonio insediativo di origine rurale con le aree connesse a tali usi, le sistemazioni agrarie e le residue trame di appoderamento antico sono comprese tra le componenti del Ppr di valore storico-culturale.

In particolare le testimonianze storiche del territorio rurale comprendono le aree con permanenza della centuriazione romana, le trame insediative medioevali con presenza di castelli agricoli, i nuclei rurali esito della riorganizzazione agraria di età moderna, le colture e i nuclei rurali esito di riorganizzazione di età contemporanea, i nuclei alpini e le borgate connesse agli usi agrosilvopastoriali, la presenza stratificata di sistemi irrigui.

2.

LE COMPONENTI DEL PAESAGGIO RURALE NEL PPR – ART 25

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Art. 25 - Patrimonio rurale storico

I piani territoriali provinciali individuano: a. Castelli agricoli e grange medievali b. sistemi di cascinali di pianura e case padronali con eventuali pertinenze c. sistemi di nuclei rurali di collina o montagna d. cascine o insediamenti rurali isolati con specifiche tipologie insediative e. sistemi di permanenze edilizie come complessi di case padronali f. sistemi irrigui storici g. assetti vegetazionali tradizionali quali filari, alteni, siepi, ecc.

2.

LE COMPONENTI DEL PAESAGGIO RURALE NEL PPR – ART 25

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Art. 25 - Patrimonio rurale storico

I piani territoriali provinciali individuano il patrimonio rurale da salvaguardare rispetto al quale vietare l’alterazione dello stato dei luoghi in riferimento ad attività estrattive e attrezzature ad alto impatto ambientale.

I piani locali devono garantire la conservazione delle trame storiche dell’appoderamento e gli gli elementi funzionali connessi quali rogge, canali, viabilità, filari alberati, siepi e recinzioni storiche e garantire l’inserimento compatibile delle attrezzature e la coerenza delle sistemazioni agrarie con le tradizionali modalità di conduzione delle terre. Inoltre devono prevedere la mitigazione degli impatti derivanti da nuova viabilità ed edificazioni anche con opportune piantumazioni.

2.

LE COMPONENTI DEL PAESAGGIO RURALE NEL PPR – ART 25

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Art. 31 – Relazioni visive tra insediamento e contesto

Il Ppr riconosce ed elenca i luoghi segnati dalla presenza di particolari elementi caratterizzanti che interagiscono con le parti edificate, coltivate o naturaliformi quali:

a. insediamenti tradizionali con edificati compatti in rapporto con coltivi e. le aree con diffusa presenza di sistemazioni agrarie storiche quali

terrazzamenti e sistemazioni fondiarie.

I piani territoriali provinciali e i piani locali definiscono le localizzazioni dell’edificato nel rispetto della morfologia e delle emergenze visive salvaguardando le visuali panoramiche percepibili dalle strade pubbliche, dai punti belvedere e dai crinali collinari.

2.

LE COMPONENTI DEL PAESAGGIO RURALE NEL PPR – ART 31

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Art. 32 – Aree rurali di specifico interesse paesaggistico

Il Ppr riconosce le aree segnate dalla presenza di peculiari insiemi di componenti coltivate o naturaliformi di specifico interesse paesaggistico-culturale quali:

a. aree sommitali costituenti fondali o skyline b. sistemi agroforestali di particolare contatto tra coltivi e boschi c. sistemi paesaggistici rurali di significativa varietà e specificità, con

terrazzamenti, mosaici a campi chiusi, praticoltura con bordi alberati, alteni, frutteti tradizionali poco alterati da trasformazioni recenti e presenza di insediamenti tradizionali radi integri e tracce di sistemazione agraria. In questa categoria rientrano i Tenimenti dell’Ordine Mauriziano

d. i sistemi rurali con radi insediamenti tradizionali lungo fiume e. i sistemi paesaggistici rurali di significativa omogeneità e caratterizzazione

dei coltivi quali le risaie e i vigneti.

2.

LE COMPONENTI DEL PAESAGGIO RURALE NEL PPR – ART 32

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Art. 32 – Aree rurali di specifico interesse paesaggistico

I piani locali disciplinano le trasformazioni e l’edificabilità al fine di conservare o recuperare la leggibilità dei segni del paesaggio agrario, in particolare ove connessi agli insediamenti tradizionali quali contesti di cascine o di aggregati rurali o agli elementi lineari quali muretti a secco, fossi e canali, siepi, alberate lungo strade campestri.

Inoltre definiscono specifiche normative per l’utilizzo dei materiali e delle

tipologie edilizie nel rispetto del corretto inserimento nel paesaggio circostante in riferimento sia agli edifici esistenti che di quelli di nuova costruzione e altri manufatti quali recinzioni, muri di contenimento e simili.

(Manualistica e Linee guida per la progettazione e il recupero)

2.

LE COMPONENTI DEL PAESAGGIO RURALE NEL PPR – ART 32

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Art. 32 – Aree rurali di specifico interesse paesaggistico

2.

LE COMPONENTI DEL PAESAGGIO RURALE NEL PPR – ART 32

Val Pellice Luserna San Giovanni Località Jallà Esempio di selva castanile caratterizzata dalla presenza di cumuli di pietre composti in volumi compatti costituendo forme variamente organiche tra loro legate dal comune denominatore della tessitura dei muri a secco perimetrali. Un paesaggio rurale unico nel suo genere, quasi un “Paesaggio del castagno” segnato dalla tradizionale pratica dello spietramento che precedeva e migliorava l’attività agricola.

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Art. 33 – Luoghi ed elementi identitari

Sono rappresentati da luoghi costituenti il principale patrimonio storico-culturale e architettonico piemontese e la cui immagine è ritenuta di particolare valore simbolico.

Il Ppr distingue i siti inseriti nel Patrimonio mondiale dell’Unesco e tra questi

i Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato nonché i Tenimenti storici dell’Ordine Mauriziano.

Con DGR 4 agosto 2014 la regione ha dichiarato il notevole interesse

pubblico dei Tenimenti e ha dettato le specifiche prescrizioni d’uso.

2.

LE COMPONENTI DEL PAESAGGIO RURALE NEL PPR – ART 33

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Art. 33 – Luoghi ed elementi identitari

Per i Tenimenti Mauriziani i piani locali devono mantenere la destinazione agricola finalizzando gli interventi al recupero prioritario degli edifici dismessi, garantendo il mantenimento della trama agricola, del sistema irriguo, dei pozzi, delle sorgenti, della viabilità minore e delle formazioni lineari, salvaguardando anche le recinzioni storiche e le alberature diffuse. Le cascine devono essere individuate nei piani comunali quali beni avente valore storico-documentario ai sensi dell’art. 24 della lr 56/77.

Infine sono vietate determinate attività quali nuovi centri aziendali o allevamenti intensivi, impianti di smaltimento, trattamento rifiuti e discariche, impianti di produzione di energia, nuova viabilità o asfaltatura delle strade bianche esistenti

2.

LE COMPONENTI DEL PAESAGGIO RURALE NEL PPR – ART 33

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Art. 40 – Insediamenti rurali

Le aree dell’insediamento rurale sono segnate storicamente dagli usi agricoli, l’allevamento e la gestione forestale. Sono distinti in:

a. aree rurali di pianura o collina (m.i. 10) b. sistemi di nuclei rurali di pianura, collina e bassa montagna (m.i. 11) c. villaggi di montagna (m.i. 12) d. aree rurali di montagna o collina con edificazione rada e dispersa e. aree rurali di pianura (m.i. 14) f. alpeggi e insediamenti rurali d’alta quota (m.i. 15)

2.

LE COMPONENTI DEL PAESAGGIO RURALE NEL PPR – ART 40

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Art. 40 – Insediamenti rurali

I piani settoriali, territoriali provinciali e locali devono stabilire normative atte a:

a. disciplinare gli interventi edilizi e infrastrutturali favorendo il recupero del patrimonio edilizio rurale esistente con attenzione agli elementi di interesse culturale e documentario

b. gli interventi edilizi devono essere collegati al ripristino e manutenzione dei manufatti di interesse ecologico e/o paesaggistico (siepi, pergolati, filari)

c. contenere le nuove edificazioni e gli ampliamenti non finalizzati alle esigenze delle aziende agricole favorendo il recupero edilizio

d. disciplinare gli interventi edilizi per assicurare la coerenza con i caratteri tradizionali del costruito e del contesto

e. disciplinare le altre attività quali agrituristiche e dell’ospitalità f. definire i criteri per il recupero dei fabbricati non più utilizzati lr 9/2003 g. se non è possibile recuperare fabbricati non più utilizzati gli interventi di

nuova edificazione devono essere in continuità con il tessuto edilizio esistente e non costituire nuovi aggregati prevedendo opere di compensazione

2.

LE COMPONENTI DEL PAESAGGIO RURALE NEL PPR – ART 40

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3.

ESEMPI DI TRASFORMAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE

Anche gli interventi connessi alle attività agricole, se non progettati secondo specifici criteri localizzativi, possono alterare il quadro percettivo dell’insieme e le relazioni visive preesistenti. Santuario di Pieve a Ponzone (AL)

Immagine storica tratta dal Volume Conosci l’Italia, 1959

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In altri casi gli elementi del paesaggio rurale si sono conservati integri, seppure si è impoverita la varietà paesaggistica e i filari sono ora più radi. Anche l’insediamento (Murisengo ) ha mantenuto una buona leggibilità dell’impianto originario.

Immagine storica tratta dal Volume Conosci l’Italia, 1959

3.

ESEMPI DI TRASFORMAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE

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Nel caso di Montenarzino, insediamento di crinale visibile sullo sfondo, la varietà delle colture prative è ancora presente. Si nota comunque la riduzione delle alberate e delle siepi campestri .

Immagine storica tratta dal Volume Conosci l’Italia, 1959

3.

ESEMPI DI TRASFORMAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE

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Gli impianti fotovoltaici a terra hanno modificato pesantemente le trame agricole, sostituendosi integralmente alle colture tradizionali e provocando una forte alterazione del quadro paesaggistico La relazione tra insediamento storico e contesto è ora alterata.

3.

ESEMPI DI TRASFORMAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE

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4. La cornice legislativa

Il Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (MIPAAF) del 19 novembre 2012 (n. 17070) ha introdotto l’Osservatorio nazionale del paesaggio rurale, delle pratiche agricole e conoscenze tradizionali.

Tra i compiti attribuiti all’Osservatorio vi è quello di censire i paesaggi e le

pratiche agricole di particolare valore mediante il Registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico, per identificare e catalogare i paesaggi rurali, definendo la loro significatività, integrità e vulnerabilità.

Allo scopo è necessario che un paesaggio rurale debba possedere precisi

requisiti per ritenersi di interesse storico-culturale, tenendo in considerazione anche i valori attribuiti dalle comunità locali a questi luoghi.

Generalmente un paesaggio rurale storico è caratterizzato da ridotto

impiego di meccanizzazione agricola, di sistemi di irrigazione e di concimazione.

Il registro nazionale contiene già le prime schede che per il Piemonte hanno

interessato otto luoghi: la baraggia vercellese e biellese, l’altopiano della Vauda, il bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino, la Cascina San Michele a Bosco Marengo, la vigna Galarei a Serralunga d’Alba, i pascoli arborati di Roccaverano, le policolture storiche della Valle Uzzone e gli alpeggi della Raschera nel monregalese (Frabosa Soprana e Sottana).

4.

IL REGISTRO NAZIONALE DEI PAESAGGI RURALI STORICI

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5 . Le linee guida per l’adeguamento dei piani regolatori e dei regolamenti edilizi alle indicazioni di tutela per il sito UNESCO - Paesaggi vitivinicoli del Piemonte

Recentemente con DGR n. 26-2131 del 21 settembre 2015 la Regione ha

approvato le linee guida che costituiscono uno strumento necessario per indirizzare gli adeguamenti dei piani regolatori e dei regolamenti edilizi in sintonia con le misure di tutela alle quali devono essere improntate le politiche locali.

Il Ppr prevede che per tali siti sia specificata la disciplina relativa agli

interventi di trasformazione, con norme di dettaglio per garantire la tutela delle visuali e delle interrelazioni visive tra “Buffer zone” e “Core zone” e la conservazione e valorizzazione delle tipologie edilizie e tecniche costruttive locali, rimandando ai contenuti delle Linee guida operative allo scopo predisposte.

Sono comunque già vigenti le prescrizioni contenute nell’art. 33: - mantenere l’uso agrario e vitivinicolo in continuità con la tradizione storica

colturale locale - conservare i luoghi del vino e dei manufatti legati alla coltivazione e

produzione vitivinicola (cascine, ciabot, cantine) - tutelare i siti e i contesti di valore scenico e i profili paesaggistici e le linee

dei crinali collinari.

5.

LE LINEE GUIDA UNESCO PER I PAESAGGI VITIVINICOLI

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Tra le misure più stringenti contenute nel documento, articolato in

indicazioni per le prescrizioni che costituiscono la base normativa minima da trasferire nei piani regolatori, vi è il divieto di demolizione o di modifica della destinazione d’uso riferita ai complessi e manufatti di valore storico e documentario, quali i ciabot, infernot, cascine, cantine. Inoltre è richiesto il mantenimento dei caratteri tipologici e della sagoma di tali manufatti.

Tali elementi devono essere censiti dai piani locali all’atto di adeguamento

alle Linee guida. Ulteriori misure riguardano la tutela delle forme di coltivazione legata al

vigneto e di altre forme e tecniche di coltivazione tradizionale, con particolare attenzione all’utilizzo della paleria di sostegno dei filari con divieto di utilizzo di pali in metallo riflettente, il divieto di eliminazione delle siepi campestri, dei filari e delle macchie boscate, la limitazione della modifica dei versanti e della morfologia collinare alle sole sistemazioni agrarie. In particolare deve essere evitata la forma di coltivazione a ritocchino privilegiando le modalità colturali storiche del vigneto a girapoggio, a cavalcapoggio, a spina.

5.

LE LINEE GUIDA UNESCO PER I PAESAGGI VITIVINICOLI

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6.

IL CATALOGO DEI BENI PAESAGGISTICI DEL PIEMONTE

6 . Il catalogo dei Beni Paesaggistici del Piemonte – Prima

parte Nel Ppr i beni paesaggistici sono contenuti nel Catalogo dei Beni

Paesaggistici del Piemonte – Prima parte che contiene otre 300 beni il cui interesse pubblico è stato oggetto di specifico riconoscimento con dichiarazioni o decreti ministeriali emanati dal 1926 in avanti.

Per ogni bene paesaggistico sono state dettate le specifiche prescrizioni

d’uso, nel rispetto di quanto previsto dagli articoli 140, comma 2 e 141 bis del Codice, al fine di assicurare la conservazione dei valori espressi dagli aspetti e caratteri peculiari del bene considerato.

Il lavoro, che ha impegnato la regione e il ministero anche in attuazione

dello specifico accordo e protocollo d’intesa siglato nel 2008, ha portato alla ricognizione di ogni specifico decreto, alla precisa individuazione del perimetro e alla redazione di una scheda contenente ogni utile elemento per l’identificazione e per la conoscenza dei valori espressi all’atto dell’emanazione del decreto, la loro permanenza o trasformazione.

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Il catalogo dei Beni Paesaggistici del Piemonte – Prima

parte 6.

IL CATALOGO DEI BENI PAESAGGISTICI DEL PIEMONTE

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Il catalogo dei Beni Paesaggistici del Piemonte – Prima

parte 6.

IL CATALOGO DEI BENI PAESAGGISTICI DEL PIEMONTE

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Il catalogo dei Beni Paesaggistici del Piemonte – Prima

parte 6.

IL CATALOGO DEI BENI PAESAGGISTICI DEL PIEMONTE

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Il catalogo dei Beni Paesaggistici del Piemonte – Prima

parte 6.

IL CATALOGO DEI BENI PAESAGGISTICI DEL PIEMONTE

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Il catalogo dei Beni Paesaggistici del Piemonte – Prima

parte 6.

IL CATALOGO DEI BENI PAESAGGISTICI DEL PIEMONTE

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7. Analisi della visibilità 7.

[PAYS.DOC]

OSSERVATORIO VIRTUALE DEL PAESAGGIO MEDITERRANEO

L'Osservatorio dei Paesaggi Mediterranei, coordinato dalla regione Andalucia, rappresenta uno strumento di riconoscimento e osservazione dei paesaggi caratteristici del mediterraneo, ponendo in evidenza i processi evolutivi e le tendenze che agiscono sulla loro trasformazione. Per la sua implementazione sono state predisposte una serie di schede di paesaggio, che rappresentano punti di osservazione per ciascuna regione e che evidenziano i caratteri identificativi di ogni area. L’Osservatorio ha dunque la finalità di creare un metodo condiviso per l’individuazione e l' osservazione dei paesaggi, basato su di un vasto database di immagini, che permettano di identificare i differenti scenari e situazioni.

Nelle Linee Guida per l’adeguamento dei piani regolatori e dei regolamenti edilizi alle indicazioni di tutela per il sito UNESCO paesaggi vitivinicoli è inserito uno specifico paragrafo sulla metodologia da applicare per l’analisi della visibilità patendo dai di osservazione inseriti nel Ppr

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L’analisi della visibilità

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8. Le metodologie applicative

8.

LE METODOLOGIE APPLICATIVE

La regione ha elaborato due piani paesaggistici in attuazione del Piano Territoriale del 1997, sperimentando una metodologia di indagine basata sull’analisi delle trasformazioni e sulla permanenza dei fattori storici costitutivi gli ambiti tutelati (Cascine sabaude, patrimonio UNESCO)

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Le metodologie applicative

8.

LE METODOLOGIE APPLICATIVE

Il Piano Paesistico della Zona delle cascine ex Savoia e del parco del Castello

di Racconigi ha introdotto i contesti paesaggistici a trasformazione controllata riguardanti le corti delle grandi cascine storiche e la parte del centro storico compresa nel decreto.

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Le metodologie applicative

8.

LE METODOLOGIE APPLICATIVE

Per garantire il loro rapporto ottimale con il contesto paesaggistico circostante, si sono inserite specifiche aree per gli insediamenti agricoli di nuova realizzazione e per l’ampliamento degli esistenti, prevedendo specifiche barriere vegetali per l’occultamento dei manufatti.

Nel disegno complessivo del piano tale operazione è stata prevista per ripulire le corti delle cascine storiche dai numerosi elementi e manufatti estranei che nel frattempo sono sorti al loro interno.

In particolare le caratteristiche formali e dimensionali delle piantumazioni e la scelta delle specie da utilizzare sono oggetto del piano del verde di competenza comunale, strumento che dovrà comunque privilegiare gli aspetti gestionali futuri e la facilità di manutenzione attraverso l’impiego di alberi di prima grandezza di specie autoctone.

La componente agroforestale nella pianificazione di livello comunale in Piemonte - Alba, 27 febbraio 2016

Le metodologie applicative

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LE METODOLOGIE APPLICATIVE

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9 . Le fonti conoscitive ed iconografiche

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LE FONTI CONOSCITIVE ED ICONOGRAFICHE

Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, pubblicato da Goffredo Casalis tra il 1833 e il 1856 in 28 volumi, riporta una massa di informazioni relative alla vita sociale in riferimento anche alle tradizioni e alla memoria storica

La casa rurale in Italia, Giuseppe Barbieri, Lucio Gambi, Firenze, Olschki

Editore, Firenze 1970 Il disegno del paesaggio forestale, Lassini Paolo, Darko Pandakovic, Il Verde

Editoriale, Milano 1996 Boschi di conifere montani. Indirizzi selvicolturali, Alberto Dotta, Renzo

Motta, Blu edizioni, Torino, 2000 Boschi collinari. Indirizzi per la gestione e la valorizzazione, Ipla, Blu edizioni,

Torino, 2001 Alberi e arbusti. Guida alle specie spontanee del Piemonte, Ipla, Blu edizioni,

Torino, 2002 Tipi forestali del Piemonte. Metodologia e guida per l’identificazione, Ipla,

Blu edizioni, Torino, 2004

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LE FONTI CONOSCITIVE ED ICONOGRAFICHE

Il testo tratta il tema del bosco in termini semplici, sia negli aspetti percettivi, umanistici e di memoria che tecnici. Vengono analizzati alcuni casi anglosassoni, olandesi e croati. Per l’Italia è analizzato il caso del Monte Alpe sull’appennino pavese.

Utile per i criteri metodologici e di approccio al tema.

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10 . Le guide e i manuali 10.

LE GUIDE E I MANUALI

INSERIMENTO EDILIZIO E PROGETTAZIONE DEGLI INTERVENTI

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10.

LE GUIDE E I MANUALI

RECUPERO EDILIZIO

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LE GUIDE E I MANUALI

RECUPERO EDILIZIO

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arch. Alfredo Visentini

Regione Piemonte Settore Territorio e

Paesaggio

Grazie dell’attenzione!

1. Definizione di paesaggio rurale 2. Le componenti del paesaggio rurale nel Ppr 3. Esempi di trasformazione del paesaggio rurale 4. La cornice legislativa 5. Le linee guida UNESCO 6. L’analisi della visibilità 7. Il Catalogo dei Beni Paesaggistici del Piemonte 8. Le buone pratiche e la manualistica 9. Le fonti conoscitive e iconografiche 10. Le guide e i manuali